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Ministero degli Affari Esteri n.8 Anno 7° - 20 agosto 2012 ECONOMIA, NORMATIVE, OPPORTUNITÀ E OBIETTIVI ALL’ESTERO PER LE IMPRESE ITALIANE Bangkok, dopo le alluvioni l’economia riparte con il nuovo Governo Shinawatra La produzione nelle fabbriche del Paese ha ormai ripreso a pieno ritmo e la ricostruzione dai dan- ni derivati dalle inondazioni si traduce in un’ulteriore opportunità di miglioramento delle infra- strutture del Paese. E il Fondo Monetario dà la sua approvazione alle forti misure di rilancio della domanda interna gestite dal Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Kittirat na-Ranong 4a pagina 4 Thailandia, il raccolto del riso - La popolazione thailandese è costituita quasi per il 70% del da agricoltori che coltivano una terra così ricca che il Paese è al primo posto nel mondo per l’esportazione di tapioca, al secondo per riso e caucciù, al terzo per ananas in scatola (foto Afp) Sommario THAILANDIA Bangkok, dopo le alluvioni l’economia riparte col nuovo Governo Shinawatra pag 4 Nel “Cantiere Thailandia” c’è posto anche per il made in Italy pag 7 Mobilio: il canale di accesso al consumatore passa per le grandi catene specializzate pag 9 Auto: a Rayong cresce la Detroit del mercato ASEAN pag 11 Grande distribuzione: marchio Italia sulle catene del freddo pag 13 Industria della plastica: dominano i macchinari “Made in Japan” pag 14 Sanità: il paziente arriva anche da oltreoceano pag 16 KENYA Nairobi, la crescita c’è, ma servono meno protezioni e più export Secondo la Banca Mondiale il Pil dovrebbe aumentare del 5% nel 2012. Ma il potenziale del Paese potrebbe essere molto più ampio con più investimenti in infrastrutture e meno protezionismo commerciale. 4a pagina 17 Newsletter realizzata dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese - Ufficio I - Promozione e coordinamento delle iniziative di internazionalizzazione del Sistema Paese - [email protected] SERBIA Il polo dell’auto parla italiano pag 21 KENYA Nairobi, la crescita c’è, ma servono meno protezioni e più export pag 17 Ketraco investe nella rete elettrica pag 19 Vitol Oil e Trafigura si spartiscono il mercato petrolifero pag 20 EDITORIALE pag 2 CALENDARIO Prossime iniziative di Internazionalizzazione pag 3

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Ministero degli Affari Esteri

n.8Anno 7° - 20 agosto 2012

E C O N O M I A , N O R M A T I V E , O P P O R T U N I T À E O B I E T T I V I A l l ’ E s T E R O P E R l E I M P R E s E I T A l I A N E

Bangkok, dopo le alluvioni l’economia riparte con il nuovo Governo ShinawatraLa produzione nelle fabbriche del Paese ha ormai ripreso a pieno ritmo e la ricostruzione dai dan-ni derivati dalle inondazioni si traduce in un’ulteriore opportunità di miglioramento delle infra-strutture del Paese. E il Fondo Monetario dà la sua approvazione alle forti misure di rilancio della domanda interna gestite dal Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Kittirat na-Ranong

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Thailandia, il raccolto del riso - La popolazione thailandese è costituita quasi per il 70% del da agricoltori che coltivano una terra così ricca che il Paese è al primo posto nel mondo per l’esportazione di tapioca, al secondo per riso e caucciù, al terzo per ananas in scatola (foto Afp)

Sommario

thailandiaBangkok, dopo le alluvioni l’economia riparte col nuovo Governo Shinawatra

pag 4Nel “Cantiere Thailandia” c’è posto anche per il made in Italy

pag 7Mobilio: il canale di accesso al consumatore passa per le grandi catene specializzate

pag 9Auto: a Rayong cresce la Detroit del mercato ASEAN

pag 11Grande distribuzione: marchio Italia sulle catene del freddo

pag 13Industria della plastica: dominano i macchinari “Made in Japan”

pag 14Sanità: il paziente arriva anche da oltreoceano

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Kenya

nairobi, la crescita c’è, ma servono meno protezioni e più exportSecondo la Banca Mondiale il Pil dovrebbe aumentare del 5% nel 2012. Ma il potenziale del Paese potrebbe essere molto più ampio con più investimenti in infrastrutture e meno protezionismo commerciale.

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Newsletter realizzata dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese - Ufficio I - Promozione e coordinamento

delle iniziative di internazionalizzazione del Sistema Paese - [email protected]

SerBiaIl polo dell’auto parla italiano

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KenyaNairobi, la crescita c’è, ma servono meno protezioni e più export

pag 17Ketraco investe nella rete elettrica

pag 19Vitol Oil e Trafigura si spartiscono il mercato petrolifero

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editorialepag 2

CalendarioProssime iniziative di Internazionalizzazione

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Il Ministero degli Affari Esteri è al fianco delle aziende italiane impegnate a consolidare le loro posizioni nell’area di prossimità geografica al no-stro territorio (Balcani, Europa e Nord Africa) e a penetrare i mercati emergenti più lontani (Asia orientale, Africa sub sahariana, America latina).La Thailandia occupa una posizione strategica nel Sudest Asiatico, sia per la localizzazione geogra-fica, confinante con tutti i nuovi Paesi emergenti della Regione (Cambogia, Myanmar, Laos), sia per la disponibilità di una solida base industriale e agroindustriale, nonché di un’elevata qualificazio-ne delle risorse umane, anche a livello di quadri e manager. Dopo la transizione politica del 2011 e la rico-struzione degli impianti danneggiati dalle pe-santi alluvioni che hanno colpito il Paese nello stesso anno, la Thailandia ha recuperato terre-no, registrando recentemente tassi di crescita economica decisamente elevati che testimonia-no l’esistenza di vaste opportunità per le azien-de italiane, in particolare nei beni di consumo, nelle costruzioni e nella meccanica strumenta-le.Il Paese dispone, infatti, di un’efficiente rete di collegamenti interni ed ha in programma di sviluppare le vie di comunicazione stradali, fer-roviarie e fluviali con i Paesi limitrofi, nel conte-sto di un più ampio progetto di integrazione dei trasporti nella Regione del Grande Mekong e nel quadro dell’impegno dell’ASEAN volto allo

sviluppo delle comunicazioni della regione del Sud-Est asiatico, anche con il sostegno della Banca Mondiale (WB) e della Banca di Svi-luppo Asiatica (ADB). Per quanto riguarda l’Africa, un recente aggior-namento sulla situazione economica del Kenya a cura della Banca Mondiale mostra che il Pil del Paese dovrebbe aumentare del 5% nel 2012. Le potenzialità del Paese, ad esempio sotto il profilo della capacità di esportare nei mercati internazio-nali e di attrarre investimenti (di prossima pubbli-cazione le gare d’appalto per nuovi collegamenti stradali), restano ancora largamente inespresse. Nell’area europea, l’insediamento del nuovo sta-bilimento Fiat in Serbia, ove si è recentemente recato il Ministro Terzi, ha rilanciato il polo auto-mobilistico del Paese e aperto nuove opportunità alle imprese italiane. Tra gli eventi più rilevanti per i prossimi mesi figu-rano la visita del Sottosegretario agli Esteri, Mar-ta Dassù, che dopo le produttive missioni in Bra-sile e Colombia, si recherà in Cile il 4-5 ottobre unitamente a una qualificata presenza di imprese italiane particolarmente interessate alle opportu-nità derivanti dai piani di sviluppo infrastrutturale di quest’importante Paese latinoamericano. Sempre in ottobre, la Farnesina organizzerà la Country Presentation sul Mozambico (16 Ot-tobre) – Paese che sta attirando sempre di più aziende italiane e straniere.

Vincenzo Ercole Salazar Sarsfield

Bangkok - La zona commerciale di Siam Square (foto Paolobon140)

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Diplomazia Economica Italiana - n. 8 - 20 agosto 2012 �

Prossime iniziativedi internazionalizzazioneAgosto-ottobre 2012

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DATA EVENTO LUOGO PROMOTORE CONTATTI

27/8–2/9/2012 Fiera FACIM MOZAMBICO Ambasciata d’Italia - [email protected] (Fiera Internazionale (Maputo) Maputo, ICE [email protected] Multisettoriale Campionaria)

12/9/2012 Visita del Direttore Generale ITALIA (Roma) MAE [email protected] dell’OMC Pascal Lamy 4/10/2012 Conferenza ITALIA (Sicilia) Agenzia delle Dogane [email protected] “Iniziativa del Mediterraneo”

4-5/10/2012 Visita del SS CILE (Santiago) MAE [email protected] Marta Dassù con imprese

16-18/10/2012 Country Presentation ITALIA (Roma) MAE [email protected] Mozambico e visita del Ministro degli Affari Esteri mozambicano con autorità economiche

24-25/10/2012 Iniziativa sulle Start-up Israele (Tel Aviv, MAE [email protected] a margine del Vertice Gerusalemme) Italia-Israele

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SiStema Produttivo

Produzione industriale, agricoltura, servizi: i motori dell’economia thai, dopo i danni provo-cati dalle alluvioni dello scorso autunno, hanno ripreso a funzionare a pieno regime e il Pae-se ha ritrovato il forte clima di ottimismo che si era instaurato nell’estate del 2011 a segui-to dei risultati delle elezioni parlamentari che hanno consentito di ritrovare una stabilità po-litica, chiudendo definitivamente la lunga fase di transizione a seguito del colpo di Stato mili-tare del 2006 che aveva estromesso dal potere Thaksin Shinawatra, fondatore del Thai Rak Party che ricopriva la carica di Primo Ministro dal 2001.Vincitrice delle elezioni, Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, a capo di un nuovo partito, il Pheu Thai Party, con lo stesso orientamento del Thai Rak (dissolto nel 2007 da una giunta militare).

La promessa di Yingluck: riprendere la politica del fratello procedendo lungo due binari paralle-li. Una forte attenzione alle classi meno abbienti, principale base elettorale del Pheu Thai. Di qui, ad esempio la decisione di alzare a 300 Baht al giorno (circa 10 dollari) il salario minimo, almeno nelle province più industrializzate del Paese e di alzare i livello di prezzo garantito per l’acquisto di riso agli agricoltori.Ma anche con una forte attenzione a favore del-l’imprenditoria privata con la diminuzione dal 30 al 23 per cento dell’imposta sui redditi societari (in aggiunta all’impegno a scendere ulteriormen-te al 21%) e il varo di un massiccio program-ma di investimenti in infrastrutture. L’obiettivo in questo caso, è di riparare i danni provocati dalle alluvioni ma anche di affrontare in un’ottica di lungo termine la sfida di una più efficace difesa del territorio.

Yingluck Shinawatra è la prima donna a capo del Governo thailandese

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Bangkok, dopo le alluvioni l’economia riparte col nuovo Governo Shinawatra

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In generale la Thailandia dispone di una buona rete di infrastrutture ma ora si apre una nuova sfida: consentire al Paese di trarre i vantaggi de-rivanti dalla sua posizione geografica miglioran-do i collegamenti stradali e ferroviari e per via d’acqua con i Paesi vicini (Malaysia, Myanmar, Laos, Cambogia). Il progetto coincide con quel-lo di integrazione delle vie di comunicazione e trasporto della cosiddetta Regione del Grande Mekong (che in realtà include anche Cina e Viet-nam). E, più in generale, con il grande progetto di sviluppo delle comunicazioni dell’insieme dei Paesi del Sudest Asiatico promosso dall’Asean e supportato da diverse organizzazioni finan-ziarie internazionali tra cui Asia Development Bank e Banca Mondiale.Il principale promotore di questa politica espan-siva che ha raccolto commenti positivi anche da parte del Consiglio Esecutivo del Fondo Mo-netario Internazionale è il Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Kittirat Na-Ranong il quale sottolinea come la Thailandia possa sot-trarsi all’impatto negativo derivante dalla debo-lezza della domanda globale grazie alla forte tenuta di quella interna, con un consumo priva-to che copre più della metà del Pil del Paese. Solido anche l’andamento dei conti pubblici. Le spese di ricostruzione dalle alluvioni dovrebbero tradursi quest’anno un lieve aumento del deficit di bilancio che passerebbe dall’1,5 al 2,5% del

Pil. Ma tutto questo in un contesto molto solido in cui l’incidenza del debito dello Stato sul Pil resta comunque al di sotto del 45 % con tenden-za a diminuire già nel 2013. Contenuti i tassi di riferimento sul mercato monetario, attualmente pari al 3% a fronte di un’inflazione dei prezzi al consumo che il Comitato di politica monetaria della Banca centrale prevede possa salire al 3,7% nel prossimo anno grazie all’andamento sostenuto dell’economia. Consistente anche il volume delle riserve valutarie in crescita inin-terrotta ormai da 15 anni (175 miliardi di USD nel 2011). Si aggiunge l’andamento positivo del mercato del lavoro con una crescita nel numero degli occupati che anche nel 2011 è stata del 3,5% consentendo di mantenere il tasso ufficiale di disoccupazione su livelli molto contenuti infe-riori all’1% della forza lavoro. Va rilevato anche che la Thailandia, da anni, importa manodopera dai Paesi vicini (Laos, Cambogia, Myanmar). In questo contesto le previsioni di crescita del PIL della Banca di Thailandia per l’anno in corso sono attestate al 5 per cento. Ma l’andamento degli ultimi mesi e le stime di altri economisti indicano che il 2012 potrebbe chiudere con un aumento del PIL superiore al 6 per cento. Proprio il Governatore della Banca di Thailan-dia, tuttavia, è ben conscio dei rischi inflazioni-stici che tale crescita potrebbe portare con sè e ai quali anche la discussione in sede di Fmi ha

Il Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Kittirat Na-Ranong supervisiona i lavori di rinforzo di una diga durante l’alluvione del 2011

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fatto cenno, tanto da essersi recentemente posto in linea di contrapposizione con il Ministro Kitti-rat. Quest’ultimo vorrebbe che agli interventi del Governo fosse associata una politica monetaria più espansiva, argomentando anche che una ri-duzione di mezzo punto percentuale del tasso di interesse (ora al 3%) potrebbe indebolire il tasso di cambio del Baht e favorire l’export. In questo contesto si collocano anche numerose opportunità per le imprese italiane. Piena en-trata in vigore nel 2015 dell’Asean Economic Community, crescita della classe media, eleva-to tasso di urbanizzazione e diffusa disponibilità di operatori e canali della grande distribuzione interessati a qualificare la propria offerta offrono prospettive di commercializzazione del made in Italy in tutte le principali filiere: moda e sistema persone, filiera arredo, specialità alimentare e altro. Una prova del dinamismo del settore gran-de distribuzione è rappresentata dalla acquisi-zione nel maggio 2011 della Rinascente da par-te del gigante tailandese dei grandi magazzini, Central Retail, che ora si accinge a esportare la formula Rinascente anche su altri mercati asiati-ci aprendo così un canale efficace per molti pro-

dotti di fascia alta del made in Italy. La legislazio-ne thai invece pone al momento il limite del 49% al controllo diretto di attività nel settore retail per gli operatori stranieri.Opportunità a largo raggio sono aperte per la fornitura di tecnologie e macchinari relativi alle filiere forti dell’economia del Paese, che vanno dalla meccanica (auto e due ruote) all’elettronica (la Thailandia è il principale produttore mondiale di hard disk), a quelli tradizionali come l’indu-stria tessile e del mobile e il forte settore agroa-limentare. Considerazioni analoghe valgono per altre attività con elevati tassi di crescita come l’industria delle costruzioni, il turismo (forniture contract) e i servizi ospedalieri. Per valutare le proprie opportunità le imprese italiane possono avvalersi del supporto strategico dell’Amba-sciata italiana e dei servizi dell’Ufficio ex-Ice di Bangkok che svolge un costante monitorag-gio dei settori più interessanti per il made in Italy nonchè della Camera di Commercio italiana in Thailandia a cui aderiscono anche numerosi operatori e organizzazioni locali. <

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Indirizzi utiliAmbasciata d’Italia a BangkokCRC Tower Cancelleria Diplomatica: 40° pianoUfficio Consolare e Visti: 27° piano87 Wireless Road, Bangkok 10330Tel.: +66-2-2504970Fax.: +66-2-2504985E-mail: [email protected]

ICE - Agenzia per la promozione all’estero el’internazionalizzazione delle imprese italianeUfficio di Bangkok14/th floor, Bubhajit Bldg 20 North Sathorn Rd10500 Silom - Bangrak - BangkokE-mail: [email protected]

Tel: (0066) 2 6338491/2 6338355Fax: (0066) 2 6338494

Thai-Italian Chamber of Commerce (TICC)1126/2 Vanit II Building, 16th Floor Room 1601B,New Petchburi Rd., Makkasan, Rajdhevee Bangkok 10400 Thailand Tel: (+66) 2 255 8695 Fax: (+66) 2 253 9896 E-mail: [email protected]: http://www.thaitch.org

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infraStrutture

Lo sviluppo delle infrastrutture e dell’edilizia civile in un Paese che cresce ha consentito il consolidamento, in Thailandia, di una robusta industria delle costruzioni che ormai ha assun-to una statura internazionale, aggiudicandosi, ad esempio, la costruzione del Villaggio degli atleti per i Giochi Asiatici in Qatar e altre impor-tanti commesse (ospedali, grattacieli) nei Paesi del Golfo, oltre a operare nei Paesi vicini come il Laos e la Cambogia con un’attività estesa alle infrastrutture. Una particolarità delle grandi im-prese delle costruzioni tailandese come Italian-Thai Construction (co-fondata da un partner

italiano ma ormai a completo controllo locale) o Sino Thai Pacific, che operano a 360% (edili-zia civile, ferrovie, strade e ponti, dighe), è l’in-tegrazione verticale che si estende in parte an-che ai materiali da costruzione (precompressi in cemento). Considerazioni analoghe valgono per i grandi ‘developer’ del Paese come Land & House Public Company) o Prueksa Real Estate e per il maggior gruppo cementiero del Paese (Siam Cement Group) che produce an-che piastrelle, refrattari, sanitari, rubinetterie ed opera anche nella grande distribuzione specia-lizzata.

nel “Cantiere thailandia” c’è posto anche per il made in italy

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Bangkok - La stazione ferroviaria

Nel Paese operano imprese di costruzione e contractor con un approccio integrato (progettazione, esecuzione, materiali). In particolare, nel settore dell’edilizia civile, la carta vincente è il rapporto con progettisti e studi di architettura. Questo vale anche per le imprese italiane del settore del mobile del segmento “contract” e per i produttori di infissi, sanitari, impiantistica e arredi

Infrastrutture e difesa del territorio: ora partono gli investimenti -1Salvaguarda del territorio Per fare fronte al proble-ma delle inondazioni, nel febbraio di quest’anno, il Governo di Bangkok ha deliberato lo stanziamento di 350 miliardi di Baht (8,5 miliardi di Euro) destina-ti alla costruzione o al rafforzamento di infrastrut-ture di contenimento e regolazione delle acque del fiume che attraversa Bangkok e i principali distretti industriali (Chao Praya), nonché di otto affluenti e di altri 17 bacini idrici nel Paese, oltre alla realizza-zione di un fondo di assicurazione da 50 miliardi di Baht (1,4 miliardi di Euro) per la copertura di premi assicurativi contratti da famiglie e imprese. La realizzazione degli interventi farà capo a un Comitato Strategico costituito all’indomani degli allagamenti del 2011. Secondo un recente rap-porto pubblicato dalla Banca Mondiale, nei prossimi anni la Thailandia dovrebbe inve-stire 755 miliardi di Baht (18 miliardi di euro) per fronteg-giare in modo efficace il pro-blema delle inondazioni.

Trasporti La Thailandia dispone di una ottima rete di infrastrutture per quanto riguarda aeroporti, porti e rete stradale; il punto debole è rappresentato dalle ferrovie. Il progetto più ambizioso è la costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità per collegare Bangkok con le regioni del Nord, Nord Est, Est e Sud, costituendo la tratta thailandese del prospet-tato collegamento con la Cina. La precedenza do-vrebbe essere data a due linee per una lunghezza di quasi 1000 km e un investimento pari a oltre 7 mi-liardi di euro in direzione di Chiang Mai e di Rayong, una delle aree più industrializzate del Paese. Sono in corso trattative con China Railway Costruc-tion per la finalizzazione dei progetti. In parallelo dovrebbero procedere un programma di riqualifi-

cazione della rete ferroviaria esistente con il raddoppio di numerose tratte e l’acquisto di nuovi treni, l’ammodernamen-to della segnaletica e l’amplia-mento della rete metropolita-na di Bangkok.

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Il rapporto diretto con costruttori e progettisti rappresenta oggi la strada privilegiata per le imprese italiane del settore delle forniture per l’edilizia civile: infissi, sanitari, impiantistica e segmento ‘contract’ della filiera arredo. Per le opere di maggiore impegno il gradino di acces-so più elevato sono i “project manager” dei de-veloper immobiliari che coordinano e supervi-sionano il lavoro delle imprese costruttrici, degli studi di architettura e dei principali subappalta-tori. In generale però l’acquisizione dei materiali dipende dalle decisioni dell’azienda costruttrice e dello studio di design che sviluppa il progetto architettonico. Le imprese di costruzioni e gli studi di design più importanti dispongono di una divisione specifica che cura l’aggiornamento dei database su materiali e fornitori, diviso in sezioni di progettazione architettonica. Anche importatori e distributori dei materiali dispon-gono spesso di team specializzati, in stretto contatto con le ditte di costruzione e gli studi di design. In particolare, alcuni grandi operato-ri specializzati come Skulthai e Boonthavorn sono in grado di offrire una gamma completa di materiali per l’edilizia e complementi d’arre-do. Lo stesso avviene per grandi catene come Homepro o SCG Homem, che operano anche

nella distribuzione, ma hanno divisioni specia-lizzate per i grandi clienti e offrono condizioni di prezzo differenziate per studi di design e co-struttori. Una forma di acquisizione abbastanza utilizzata dai costruttori per progetti di dimen-sioni significative è anche il tender. Rubinetterie accessori per bagno, valvole e regolatori I principali produttori sono Siam Sanitary Fittings (Gruppo SCG), Karat Fau-cet. In joint venture con partner locali operano il gruppo italiano Visentin, le tedesche Grohe Siam e Kohler e Bathroom Design. la mag-gior parte degli stabilimenti in questo settore si trova nella provincia di Saraburi. Da rileva-re che il distretto produce non solo rubinetteria per sanitari, ma anche attrezzature utilizzate prevalentemente nell’edilizia (valvole, regola-tori di pressione) e nella gestione di impianti (condizionatori, radiatori) connessi al settore delle costruzioni. Opera in questo segmento (valvole e cilindri) anche il gruppo Cavagna con uno stabilimento a Semut Sakhon in fase di ampliamento dopo che la società italiana ha rilevato anche le quote del partner locale.

Un rendering del progetto Dawei

Infrastrutture e difesa del territorio: ora partono gli investimenti -2Dawei Un’opera infrastrutturale di interesse regio-nale, promossa anche dalla Thailandia e destinata ad avere un grande impatto sulla penisola indoci-nese, è la costruzione del polo portuale e logistico di Dawei in Myanmar, per il quale la giunta birmana ha sottoscritto un Memorandum of Understanding con la società thailandese di costruzioni Italian-Thai con sede a Bangkok. L’iniziativa, oggetto di ripetuti colloqui anche tra i leader politici dei due Paesi, prevede la realiz-zazione - sulla base di uno schema Bot (build, operate, transfer) e secondo un pro-gramma di lavori de-cennale articolato in tre fasi - un porto in acque profonde; un impianto petrolchimi-co; un polo industriale e un complesso resi-denziale.

Il centro di nuova costruzione sarà quindi collegato alla Thailandia tramite una strada e una ferrovia da realizzare come parte integrate del progetto. Verranno poi realizzati un gasdotto ed un oleo-dotto. In considerazione delle notevoli dimensioni dell’iniziativa, i rappresentanti di Italian-Thai sono al momento alla ricerca di investitori, per un finan-ziamento di circa 8 miliardi di dollari per quanto ri-guarda la prima fase di sviluppo. Il progetto ha una

grande valenza inter-nazionale sotto il pro-filo logistico in quan-to consentirebbe di aprire una strada di transito merci da e verso la Cina Occidentale (ma anche da e verso il Vietnam) senza necessità di cir-cumnavigazione dell’Indocina

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arredamento

L’industria thailandese del mobile, secondo quanto emerge da un recente studio commis-sionato da ICE Bangkok, conta più di 2.250 imprese attive nel settore e circa 400mila oc-cupati. Il 70% della produzione consiste di mobili in le-gno, il 20% di mobili in metallo e il restante 10% è costituito da mobili e accessori in materiali misti. L’associazione di riferimento è la Thai Forniture Association, con 400 imprese ade-renti. Allo scopo di arginare il problema della deforestazione, dal 1989 sono state introdotte norme molto restrittive che hanno fortemente limitato la disponibilità di materia prima loca-

le. La maggior parte del legname viene quindi importata dai Paesi limitrofi: Myanmar, Laos e Cambogia. L’industria del mobile in Thailandia, è fortemente orientata verso l’export. Circa il 70% della produzione è destinata ai mercati esteri che sono, in ordine decrescente: Giap-pone, Stati Uniti e Ue. I produttori thailandesi operano prevalentemente su design fornito dai clienti ma una quota valutabile attorno al 30% è in grado di produrre con design (e marchi) propri. Nel comparto illuminazione i principali produttori locali sono Saengudom Lighting e Lamptitude che offrono anche un’ampia gam-ma di prodotti di design.

mobilio: il canale di accesso al consumatore passa per le grandi catene specializzate

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La Thailandia è un importante produttore ma c’è spazio e interesse per il made in Italy nei segmenti alti di mercato

Ceramica: per i macchinari l’Italia resta il punto di riferimentoL’industria della ceramica in Thailandia (come, del resto, in Cina) ha una notevole tradizione. Nel Paese operano tra grandi aziende, ciascuna con diverse fabbriche e una produzione aggregata di 180 milioni di m2. In particolare Thai Ceramic, af-filiata del Gruppo Siam Cement, e Kenzai Indu-stry sono presenti anche sui mercati di Stati Uniti, Giappone, Filippine, India, Arabia Saudita, U.A.E., Qatar e Singapore. Una quota del mercato è co-perta invece dalle importazioni, in particolare dalla Cina, e in misura minore da Giappone e Malesia. Trascurabile la quota dei prodotti made in Italy. In cambio la Thailandia è un rilevante mercato per la fornitura di macchinari per l’industria della cerami-ca nonostante la forte crescita, negli ultimi anni, dell’offerta cinese con alcuni player in forte espan-sione come Keda. Aziende come Sacmi e Barbieri & Tarozzi restano però i punti di riferimento in ter-mini di performance e so-prattutto di affidabilità. A conti fatti, in molti casi, la minore durata di macchine e impianti made in China annulla totalmente i van-taggi in termini di prezzo.

In questo, come in altri settori della meccanica strumentale, un fattore strategico è rappresentato dall’assistenza post vendita. Per i ricambi e componenti (valvole, trasformatori e altro) è importante puntare anche su fornitori locali in quanto i dazi sono (paradossalmente) elevati e possono arrivare fino al 50 per cento. Attualmente anche in Thailandia la nuova frontiera tecnologi-ca per il mercato delle piastrelle, è rappresentata dalla stampa digitale a getto d’inchiostro dove le aziende italiane (e spagnole) mantengono una for-te leadership. Presente sul mercato, con un’attività produttiva in loco, è anche Cover Asia che produce pigmenti e coloranti e le cosiddette “frittole” per l’industria locale, sintetizzando sia materie prime locali che

importate. Da rilevare infi-ne che la Thailandia è un importante produttore ed esportatore di stoviglie in ceramica. Il marchio più conosciuto è Royal Porcelain, ma anche al-tri produttori sono bene inseriti nella grande di-stribuzione mondiale in-cluso il gruppo Ikea.

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Nel settore dei componenti in alluminio il princi-pale produttore locale è Alumayera specializ-zata in facciate e muri non portanti. La gamma dei prodotti include alluminio per uso architetto-nico, finiture di vetro e finiture varie per l’edilizia. Nei componenti in acciaio opera Siam Steel In-dustries che copre sia il settore dei mobili che dei materiali da costruzione. Infine Deesawat Industry e Leowood sono i principali produt-tori ed esportatori di pavimenti e infissi in legno fortemente orientati anche all’esportazione.In questo contesto, come rileva l’ICE, lo spa-zio aperto al made in Italy è evidentemente la fascia alta di mercato, per realizzazioni sia nei canali di retail, con un’ offerta mirata a un pub-blico motivato anche e soprattutto da esigenze di mostrare il proprio status sociale, sia nei ca-nali contract dove l’esigenza dell’acquirente è di “qualificare” gli edifici realizzati. La Thailandia produce, ma importa anche e il valore delle importazioni è in crescita continua. La fascia bassa è ormai dominata dalla Cina seguita, per livelli di qualità e prezzo più eleva-to da Giappone, Stati Uniti e Germania. L’Italia si colloca in sesta posizione, ma con valori in crescita. I canali retail per la produzione locale di mobi-li e complementi d’arredo di qualità medio alta sono dominati da catene di showroom diffuse sul territorio. I market leader del segmento sono SB Furniture, Index Living e Modern-form. SB Furniture in particolare ha più di 150 showroom/distributori in tutta la Thailandia ed è presente anche in Medio Oriente con diverse linee di prodotto che coprono anche le cucine e i mobili da ufficio. Segue, a larga distanza il Gruppo Index con una ventina showroom.

È abitudine diffusa, per produttori locali con marchio thailandese, di aggiungere la specifica “prodotto con componenti d’importazione”, per qualificare la loro offerta. Tutti gli showroom di rilievo dispongono di un team di progettazione per casa e ufficio. In parallelo operano i reparti dedicati alla casa e catene della grande distribuzione come Car-refour, Tesco-Lotus, Big C e catene specializ-zate come HomePro (affiliato al GruppoLand & House), Home Work (Gruppo Central), Cementhai Homemart (Gruppo SCG). Esi-stono poi diversi rivenditori specializzati che si concentrano sulla distribuzione di tipologie particolari di prodotto come cucine, arredo bagno, divani e poltrone, camere da letto. Si concentrano soprattutto nelle grandi città come Bangkok, Phuket, Hua Hin, Nakornrachasima e Chiang Mai, dove è possibile trovare la scelta più ampia e il prodotto di qualità. I negozi di ar-redamento specializzati sono molto orientati e interessati alla produzione italiana. Costituisco-no quindi un ottimo interlocutore per le aziende del nostro Paese, non soltanto in quanto inte-ressati a prodotti di qualità, ma anche perché operano con politiche centralizzate per quanto concerne gli approvvigionamenti. Un buon con-tatto con l’ufficio acquisti di una catena di ne-gozi di arredamento specializzati può costituire un’opportunità facilmente gestibile di distribu-zione dei prodotti in un numero elevato di punti vendita. Tutti i distributori di mobili italiani sono grandi player della distribuzione di mobili in Thailandia. Se ne contano circa una ventina e controllano complessivamente circa 50 negozi.<

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Un classico arredamento thai

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È una grande sfida. Gli accordi Asean hanno identificato il settore dell’auto come uno dei terreni strategici per raggiungere una maggio-re integrazione economica regionale, con ade-guate economie di scala. E, in questo contesto la Thailandia è riuscita a conquistare una posi-zione di indiscussa preminenza, diventando il principale polo dell’industria automobilistica in Asia dopo Cina e India. I numeri innanzitutto: sommando vetture e vei-coli commerciali il mercato Asean vale 2,6 mi-lioni di unità all’anno, con un fortissimo poten-ziale di crescita in quanto il parco circolante di tutti i Paesi è estremamente ridotto rispetto alla popolazione. La produzione, nel 2011 è stata di circa 3 milioni di unità. La Thailandia, da sola, ha coperto più del 50% nonostante il forte ral-lentamento dovuto all’arresto di numerosi im-pianti, dovuto prima all’interruzione - provoca-ta dalle conseguenze dello tsunami del marzo 2011 in Giappone nella fornitura di numerosi componenti delle case automobilistiche nippo-niche che producono i loro modelli nel Paese, e poi, in misura ancora maggiore dalle alluvioni. Ma attualmente la produzione è in netta ripresa e tutte le previsioni indicano che la Thailandia dovrebbe riuscire quest’anno a superare i due milioni di vetture.

Il posizionamento della Thailandia non è ca-suale: il Paese ha saputo rispondere alla sfida dell’abbassamento delle tariffe doganali impo-ste dagli accordi Asean. Ha rinunciato tempe-stivamente alla difese del passato (protezione doganale dei veicoli assemblati localmente) e l’ha sostituita con una politica di forte apertu-ra agli investimenti delle case automobilistiche mondiali, soprattutto giapponesi e dei rispettivi fornitori di componentistica. Con il risultato di aprire le porte anche a un consistente flusso di esportazioni verso i Paesi dell’area e il resto del mondo. Ad esempio, le fabbriche Thailan-desi sono diventate il principale polo mondiale del gruppo Toyota per la produzione di pick up. Contestualmente c’è stata anche la crescita di una consistente rete di componentisti anche locali, alcuni dei quali sono ormai in grado di competere a livello mondiale, come il gruppo Summit con 13mila dipendenti e stabilimenti anche in India. Tra gli altri Paesi Asean, la Ma-laysia, che ha lungamente cercato di supporta-re la crescita di due case automobilistiche lo-cali, Proton e Perdoua con un mercato troppo piccolo e quindi poco competitive, si trova oggi in difficoltà. Mentre l’Indonesia segue a distan-za. Poco rilevante, almeno per il momento, il ruolo di altri Paesi come Filippine e Vietnam.

auto: a rayong cresce la detroit del mercato aSeanQuest’anno la produzione tailandese dovrebbe raggiungere e superare i due milioni di unità, di cui più della metà esportate. Dominano le case automobilistiche giapponesi, ma sta crescendo anche Ford

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Con l’eccezione di Ford - che ha appena an-nunciato la costruzione di un grande stabi-limento da 250 mila vetture - e in misura mi-nore di Chrysler, il polo dell’auto thailandese, localizzato prevalentemente attorno al porto di Rayong, la “Detroit Thailandese”, è tuttora do-minato dalle case automobilistiche nipponiche e questo fatto ha limitato sinora la presenza sul mercato dei produttori italiani di componen-tistica anche se non mancano le opportunità, come confermato da alcune eccezioni. Par-ticolarmente significativa quella della Faber, azienda che produce cilindri per alte pressioni ed è leader mondiale per i serbatoi delle vetture alimentate a metano. Due anni fa ha deciso di avviare uno stabilimento in Thailandia e oggi produce vicino a Rayong i serbatoi per auto-metano destinati all’intero mercato asiatico co-prendo una buona parte del ciclo complessivo di fabbricazione. È riuscita in questo modo a rafforzare il proprio ruolo di principale fornitore di tutte le principali case automobilistiche giap-

ponesi. “La filiera delle auto a trazione ibrida è destinata a crescere in quest’area del mondo ma per partecipare a questo mercato bisogna essere presenti e disponibili anche a cambiare mentalità adottando sistemi di produzione che consentano un effettivo presidio totale della qualità. Adeguandosi anche al sistema di rela-zioni tra committenti e fornitori che caratterizza i costruttori nipponici”, spiega Gian Luigi Cola, Amministratore Delegato di Faber Industries.All’interno del mercato Asean e in particolare in Thailandia, secondo Cola, il segmento dell’au-tometano dovrebbe riuscire nei prossimi anni a coprire una quota pari almeno al 4-5 per cento delle nuove immatricolazioni. In aggiunta, dalla Thailandia, Faber può gestire dalla piattaforma tailandese le altre filiere con la sua gamma di prodotti: contenitori per gas industriali, bombo-le per sport subacquei e così via. <

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L’area industriale di Rayong

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Un prodotto fortemente richiesto sul merca-to sono le catene del freddo (banchi refrige-rati) per il mercato retail. Questo, nonostante la scelta del Governo di Bangkok di bloccare la costruzione di nuovi supermercati di grandi dimensioni (concessioni limitate per superfici superiori ai 5mila m2 e bloccate sopra i 10mila m2). Decisione a cui i grandi gruppi del setto-re, come Casino e Tesco, hanno reagito de-cidendo di programmare l’apertura di centinaia di punti vendita di superfici di formato medio e medio piccolo. Come in altri comparti, la fascia bassa di mer-cato è presidiata da prodotti made in China e, in misura minore, da aziende locali. Sulla fascia alta operano anche due gruppi italiani, Iarp e Arnex. La prima ha deciso di puntare sulla pro-duzione in loco aprendo,nel 2009, uno stabili-mento che occupa una superficie di 144mila m2

e che serve l’intero mercato ASEAN. La Arnex invece importa da una fabbrica che ha aperto in Corea del Sud. La localizzazione sul posto è strategica anche per abbattere le tariffe esterne

che colpiscono i prodotti provenienti dall’Euro-pa, mentre per quelli provenienti da altri Paesi Asean oltre che da Cina, Giappone e Corea del Sud valgono tariffe più ridotte grazie agli accor-di di libero scambio conclusi con la Thailandia. I maggiori competitor stranieri, sono Sanyo e Carrier che ricorrono invece a formule di conto-terzismo facendo produrre in loco i prodotti che poi vendono con il proprio marchio. In questo, come in altri comparti sta emergendo la consta-tazione che la concorrenza cinese, nonostante i prezzi, non è imbattibile in quanto gli acquirenti stanno guardando, in misura crescente, ad altri fattori: prestazioni energetiche, durata, affida-bilità. “Chi se lo può permettere, non compra made in China”, sottolinea il country manager della Arnex. Ma la condizione imprescindibile è la capacità di fornire assistenza sul posto, che in parte può essere affidata ai rivenditori locali, soprattutto per le componenti meccaniche.

Un ipermercato Tesco a Bangkok

Grande distribuzione: marchio italia sulle catene del freddo

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aziende

L’industria della plastica è particolarmente ri-levante in Thailandia, in quanto collegata ai settori fondamentali per l’economia del Paese: auto, costruzioni e infrastrutture (tubazioni), elettronica, elettrodomestici, confezionamen-to, imballaggio, beni di consumo diversi (uten-sili e oggetti per la casa, giocattoli). In forte sviluppo alcuni materiali tra cui quelli per la costruzione di pipeline. Il fatturato annuo del settore supera i 10 mi-liardi di dollari. Circa il 70% della produzione è assorbito dal mercato domestico. La quota re-stante dalle esportazioni è per un valore di 3,5 miliardi di dollari con un incremento su base annua del 23,3 per cento.

Il mercato di sbocco principale è il Giappone, che assorbe da solo circa il 21% delle espor-tazioni tailandesi in questo settore seguito da Stati Uniti (9%), Australia, Malaysia, Cina ed Indonesia, ognuno con una quota vicina al 6 per cento.Il Giappone è anche il primo fornitore della Thailandia, con una quota pari al 34% dell’im-port totale seguito da USA (18,9%) e Malaysia (7,5%).Uno dei vantaggi comparativi di cui gode la Thailandia è la disponibilità di materia prima, proveniente da una industria petrolchimica alimentata soprattutto dalle produzione locale riserve di gas. La Thailandia è anche uno dei

Circa metà della produzione di plastica thailandese (in valore) è destinata al settore packaging

industria della plastica: dominano i macchinari “made in Japan”

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Importazioni in aumento ma l’Italia rischia di perdere posizioni. Crescita della presenza cinese ma con una politica di bassi prezzi. Tra gli europei cresce la Germania

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maggiori produttori di gomma e lattice. Secon-do i dati del Plastic Industry Club nel set-tore operano 3.500 imprese. Circa metà della produzione thailandese (in valore) è destinata al settore packaging, il 13% al settore auto e moto, una quota equivalente a elettrodome-stici/elettronica, il 9% alle costruzioni, e il 2% all’agricoltura.Da un punto di vista dimensionale il 90% delle imprese è di piccole dimensione con un capi-tale inferiore a 1,5 milioni di dollari. Tecnologie prevalenti: estrusione e soffiaggio. La Thailandia è importatore netto di macchi-ne per la lavorazione delle materie plastiche e gomma nonostante la presenza di una pro-duzione locale in crescita (incluso un limitato flusso di esportazioni). Il parco macchine pre-sente nel Paese è sufficientemente avanzato in termini di tecnologia e ragionevolmente ef-ficiente grazie alla presenza di imprese lea-der provenienti dal Giappone, Germania, Stati Uniti e in misura più limitata da Italia e Sviz-zera. La fascia bassa, in termini di prezzo, ma anche di qualità/affidabilità/durata è dominata dalle importazioni dalla Cina e Taiwan. In una fascia intermedia si colloca la Corea del Sud.Nel 2011 le importazioni tailandesi hanno tota-lizzato 800 milioni di dollari: un record storico

con un aumento del 42% su base annua. Le esportazioni italiane sono state di 17 milioni. Eppure erano già di 18 milioni tre anni prima, quando l’import tailandese era nettamente inferiore (500 milioni). C’è qualcosa che non va quindi. In tre anni tutti gli altri fornitori pri-ma dell’Italia hanno registrato una crescita: il Giappone è cresciuto da d 216 a 327 milioni, la Cina da 70 a 163. In aumento anche Taiwan, Germania, Corea del Sud e Stati Uniti. In par-ticolare, il dato della Germania (con lo esso trattamento doganale dell’Italia) passata da 72 a 84 milioni dice che per le imprese italiane non c’è solo un problema di dazi, ma anche di minore attenzione al mercato anche in termini di servizi postvendita. In aggiunta le imprese italiane sono penalizzate dalla difficoltà a offri-re condizioni di pagamento competitive.In particolare le forniture del Giappone co-prono in posizione dominante le tecnologie a iniezione, l’estrusione e la termoformatura. Va rilevato peraltro che molte aziende del setto-re sono subfornitrici (o anche filiali) di società giapponesi soprattutto nel settore dei prodotti in plastica per elettronica di consumo, elettro-domestici, auto e moto.

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Importazioni di macchine per la plastica in Thailandia (2011)Paese di provenienza Milioni di dollari

Giappone 327Cina 163Taiwan 93Germania 84Corea del Sud 25USA 20Italia 17

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turiSmo mediCo

L’Ospedale, modernissimo, è accreditato pres-so la Joint Commission internazionale, i medici hanno tutti studiato e/o praticato in Usa, Gran Bretagna, Germania, ed ecco il listino prezzi: operazione all’anca 16.500 dollari, bypass co-ronarico 33 mila dollari, asportazione prostata 7mila dollari, ecc. Ci sono anche le promozioni. In questo momento è proposto uno sconto del 50% sui check up che vanno da 90 a 530 dol-lari a seconda della lista degli esami. Benvenuti nel mondo del “Medical Tourism” thailandese! siamo al Bumrungrad Hospital di Bangkok, struttura che si colloca nella fascia top. Ma nel Paese ci sono decine di altri ospedali privati, di buon livello, con prezzi inferiori che condividono la stessa vocazione: curare pazienti provenienti da tutto il mondo (1,4 milioni ogni anno). Nato da una costola dal turismo tradizionale (an-che i turisti si ammalano) il “Medical Tourism” in Thailandia è diventato rapidamente un’attività autonoma per una convergenza di fattori: ec-cellente tradizione medica (il padre di re Bhu-mibol era medico e aveva studiato a Harvard), mancanza di strutture adeguate in molti Paesi

vicini (Myanmar, Cambogia, Vietnam), forte af-flusso dai Paesi del Golfo i cui (ricchi) residenti hanno difficoltà a ottenere i visti per farsi curare in Usa. Si aggiunge un crescente pellegrinaggio di pazienti statunitensi che non potrebbero per-mettersi le stesse cure nel loro Paese: qui tutto costa un terzo o la metà. E i tempi sono rapidi. L’attività si sta industrializzando a ritmo acce-lerato con l’accorpamento delle strutture mino-ri. Si apre così un interessante mercato anche per le aziende italiane nei settori farmaceutico, delle apparecchiature medicali e attrezzature di laboratorio che in Thailandia trovano interlocu-tori di solide dimensioni. È il caso ad esempio di Dusit Medical Group che ormai controlla 29 tra ospedali e cliniche di cui 2 in Cambogia, 20mila pazienti visitati al giorno, 4.700 posti let-to con un fatturato annuo di 4,4 miliardi di dol-lari (inclusi i pazienti thailandesi). E che punta a estendere l’attività nel settore farmaceutico e dei laboratori clinici espandendosi anche su altri mercati asiatici.

Il turismo medico è un settore in espansione. Agenzie specializzate offrono un vasto range di interventi: dall’ortopedia, alla chirurgia estetica, all’ortodonzia

Sanità: il paziente arriva anche da oltreoceanoLa Thailandia punta a conquistare un ruolo dominante nel Sudest asiatico nell’attività del cosiddetto “Medical Tourism”. È in atto una concentrazione tra i gruppi ospedalieri più qualificati. Prezzi estremamente competitivi e un personale medico molto qualificato

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eConomia

Si è svolta a Nairobi la presentazione della se-sta edizione dell’aggiornamento sulla situazio-ne economica del Kenya a cura della Banca Mondiale, e in particolare del gruppo di lavoro sulla riduzione della povertà e sulla gestione dell’economia.La presentazione ha toccato tre punti principali: lo stato attuale dell’economia del paese, le pro-spettive di crescita per il 2012 e lo stato dell’inte-grazione regionale all’interno dell’East African Community (EAC). Dal 2008 al 2011, il Kenya è cresciuto a un tasso inferiore rispetto alla me-dia dell’Africa Sub-sahariana, e rispetto agli al-tri paesi dell’EAC. Tale rallentamento è in parte spiegato dalla brusca caduta del Pil nel 2008 per effetto dei disordini post-elettorali e alla difficile ripresa in un contesto poco favorevole sul pia-no internazionale a seguito delle crisi finanziarie che hanno colpito i Paesi di riferimento per le esportazioni kenyane.

Secondo la Banca Mondiale, le misure ma-croeconomiche attuate nel 2011 dal Governo kenyano in risposta all’instabilità dell’economia mondiale sono appropriate: la decisione, soffer-ta, di aumentare i tassi di riferimento ha raggiun-to l’effetto, desiderato, di rallentare la crescita dei prezzi e di attrarre maggiori flussi di capitale dall’estero, sia pure in un’ottica di breve termine. L’aumento del costo del denaro si è però tradot-to anche in un rallentamento dei prestiti verso i privati. Questo non ha impedito ad alcuni settori strategici, come le costruzioni, di continuare a crescere. Il limite, in questo caso deriva dal fatto che la maggior parte dei materiali e delle attrez-zature specializzate proviene dall’estero, e in particolare dalla Cina. Paese che ha contribuito all’attività del settore anche con un significativo supporto finanziario. Secondo gli esperti della Banca Mondiale restano da superare alcune sfi-de in grado di risolvere i limiti dell’attuale modello

Mombasa

nairobi, la crescita c’è, ma servono meno protezioni e più export

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Export Zones, EPZA si accorda con le banche per finanziare Pmi esportatriciUn ruolo importante per promuovere l’afflusso di investimenti anche dall’estero è la disponibilità di numerosi parchi industriali sottoposti alla regola-mentazione di un organismo apposito: la Export Processing Zones Authority (EPZA) ha anche recentemente annunciato la creazione di specifi-che linee di finanziamento destinate alle pic-cole e medie imprese esportatrici localizzate nelle strutture dedicate alle imprese esportatrici. L’iniziativa è sostenuta dalla African Banking

Corporation (ABC) che ha messo a disposizione 2 miliardi di scellini (24 milioni di dollari) in ag-giunta ai 7 milioni di euro che la Banca per gli Investimenti Europea aveva precedentemen-te accordato all’ ABC e destinandoli allo stesso scopo. Sono inoltre state identificate nuove aree

a Mombasa, Lamu e Kisumu dove sa-ranno create nuove zone economiche speciali. www.epzakenya.com

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di crescita. In particolare il volume delle esporta-zioni kenyane è molto inferiore alle potenzialità del Paese. Attualmente la maggior parte (circa l’87%) riguarda prodotti tradizionali come il caf-fè e il tè che vengono indirizzati verso mercati tradizionali. Ci sarebbe invece ampio spazio per sviluppare altre filiere e ampliare gli orizzonti di mercato in altre direzioni con particolare riguar-do ai BRICS. Gli autori del rapporto prevedono per il 2012 un’ulteriore crescita del Pil pari al 5 per cento. Restano però alcune incognite legate all’andamento del prezzo del petrolio e alla crisi dell’eurozona con i suoi effetti negativi sull’eco-nomia globale. La Banca Mondiale raccomanda perciò la prosecuzione di una politica monetaria restrittiva, in modo da controllare l’inflazione e ridurre la volatilità dello scellino, mentre, sul pia-no delle riforme strutturali, suggerisce di mettere in atto misure che favoriscano il risparmio. Inco-raggia poi il Governo a continuare il programma di contenimento della spesa corrente, dando in cambio la priorità agli investimenti pubblici, in particolare a favore del miglioramento delle in-frastrutture le cui carenze attuali si traducono in un minore afflusso di investimenti stranieri.Per quanto riguarda lo stato dell’integrazione regionale, Banca Mondiale sottolinea come il valore degli scambi tra i Paesi EAC sia cresciu-to negli ultimi dieci anni. Ma raccomanda anche un’accelerazione del processo di integrazione regionale che porterebbe numerosi vantaggi: maggiore resilienza rispetto a crisi economiche esterne, aumento degli investimenti diretti esteri con conseguente diminuzione della disoccupa-zione, un contesto più adatto a promuovere la

crescita della sicurezza alimentare. Per arrivare a questi risultati occorre però, da parte dei diver-si Paesi EAC, un maggiore impegno per ridurre le barriere commerciali non tariffarie. Il Kenya, insieme all’Uganda, è invece il Paese EAC che presenta il maggior numero di restrizioni, rivolte più verso i vicini che verso il resto del mondo. Barriere che, di fatto, si traducono in un au-mento del prezzo dei beni importati, con effetti negativi per le famiglie di reddito medio-basso. Gli esperti hanno sottolineato invece il ruolo di traino che il Kenya può avere nel processo di integrazione regionale, soprattutto grazie alla dinamicità del settore dei servizi: il Paese è in-fatti sede di numerose banche, multinazionali e catene della grande distribuzione che operano nell’intera Regione. Secondo Banca Mondiale le Autorità kenyane dovranno concentrarsi anche sulla creazione di canali e strumenti informativi per consentire ai potenziali investitori di informarsi su leggi e regolamenti commerciali. Dovranno provvedere inoltre a un miglioramento e un rafforzamento della rete dei trasporti. A livello regionale servo-no ulteriori passi nell’ armonizzazione delle re-gole commerciali, anche attraverso la creazione di istituzioni di controllo e l’imposizione di mec-canismi di monitoraggio e sanzionatori. In par-ticolare, per quanto riguarda l’integrazione del settore dei servizi, si è evidenziata l’importanza di rimuovere le restrizioni rispetto alla libera cir-colazione del lavoro e di sostenere il mutuo rico-noscimento dei titoli accademici e professionali.

Lamu (foto Kevin Borland)

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enerGia

Il Kenya registra un significativo ritardo nella estensione a dei servizi a rete a un numero più vasto di abitanti. Nei prossimi anni un obietti-vo prioritario indicato dal Governo di Nairobi è quello di collegare alla rete elettrica naziona-le almeno il 10% della popolazione. In questo contesto è stato deliberato lo stanziamento di 116 milioni di dollari al Ministero dell’Energia per espandere la rete di distribuzione di ener-gia elettrica, al fine di raggiungere altre 200mila famiglie. Secondo le previsioni, la Kenian Electricity Trasmission Company (Ketraco) riceverà la maggior parte dei finanziamenti (7,1 miliardi di scellini pari a 83 milioni di dollari); la Kenya Electricity Generating Company (KenGen) riceverà 386 milioni e Kenya Power 1,7 miliardi. Il Governo ha altresì previsto la costruzione di una linea elettrica che collegherà Kenya e Etiopia entro il 2016, con un costo previsto di 1,2 miliardi di dollari. Quest’ultimo progetto pre-vede un finanziamento congiunto di 37 miliardi di scellini (440 milioni di dollari) erogato dalla

Banca Mondiale, dalla Banca Africana per lo Sviluppo e dall’Agenzia francese per lo sviluppo. L’iniziativa prevede la costruzione di una rete di collegamento tra la rete di Ketraco e quella di Ethiopia Electricy Power Company. Il patto consentirà al Kenya di importare 400 megawatts di energia idroelettrica ad un costo più basso. L’Etiopia è infatti il solo paese del-l’Africa Orientale ad avere una riserva energe-tica del 30 per cento. Il Kenya, inoltre, sta guar-dando con interesse un possibile collegamento anche con i paesi vicini quali Tanzania e Zam-bia. Da rilevare che Kenya Power, sta reclutan-do anche personale esperto per la gestione del programma nucleare promosso dal Ministero dell’Energia che prevede la costruzione di un impianto nucleare in grado di generare circa 1.000 MegaWatt - il cui costo iniziale è stimato in 84 miliardi di scellini - in vista del’avvio di un programma su scala più vasta.

Ketraco investe nella rete elettrica

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Operai impegnati nella costruzione di una nuova linea elettrica tra Mombasa e Nairobi (foto cortesia Ketraco)

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finanza

Il Kenya come i Paesi vicini, ha visto nell’ulti-mo anno un radicale cambiamento di scenario in uno dei settori più dinamici: il commercio e la distribuzione dei prodotti petroliferi. In parti-colare Kenol Kobil, società quotata sul listino di Nairobi e leader sul mercato è stata acquisi-ta nel giugno di quest’anno da Puma Oil, con-trollata a sua volta dal gruppo britannico Trafi-gura, terzo operatore mondiale del settore. Kenol Kobil, oltre ad aver conquistato una posi-zione di leadership sul mercato kenyano, aveva esteso negli anni la sua presenza in altri nove Paesi africani: Uganda, Tanzania, Rwanda, Zambia, Etiopia, Burundi, Zimbabwe, Mozambi-co e Repubblica Democratica del Congo. Con-testualmente, la svizzera Vitol Oil, primo trader indipendente mondiale nel settore del petrolio,

ha completato l’acquisizione di Shell Kenya. Questa seconda iniziativa rientra nell’operazio-ne più vasta, da oltre 2,3 miliardi di dollari, con cui ha Vitol ha rilevato gli asset di Shell Afri-ca nel settore downstream in 19 Paesi africani. Entrambe la transazioni dovrebbero concludersi entro quest’anno. Vitol Oil commercializza circa 6 milioni di barili di petrolio grezzo al giorno, con un fatturato di 297 miliardi nel 2011. Trafigura si muove intor-no ai 2,5 milioni di barili al giorno ed è al terzo posto al mondo come operatore indipendente dietro alla svizzera Glencore.

Vitol Oil e Trafigura si spartiscono il mercato petrolifero

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Taveta

GARE AD APPALTO La Banca Africana di Sviluppo finanzia una nuova strada verso la Tanzania

Il Governo di Nairobi ha annunciato che entro il mese di agosto saranno rese note le condizio-ni della gara d’appalto per la realizzazione del nuovo collegamento stradale di 90 chilometri tra Taveta e Mwatate. Al finanziamento con-tribuisce anche la Ban-ca di Sviluppo Africa-na con 10,3 miliardi di scellini (123 milioni di dollari). L’assegnazione dei lavori è prevista pri-ma della fine del 2012.

Taveta è un importante snodo di transito da e verso la Tanzania e con la nuova strada potrà collegarsi in modo efficiente alla nazionale che collega Mombasa con Nairobi.

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Con l’insediamento del nuovo stabilimento Fiat dove è avviata la produzione della 500L, la cit-tà di Kragujevac sta gradualmente ritrovando la vocazione di principale polo automobilistico del Paese che già ricopriva ai tempi in cui ope-rava in loco la grande fabbrica della “vecchia” Zastava. È cambiato però il modello: invece di una sola grande azienda integrata ora si punta a creare attorno allo stabilimento di Fiat Auto-mobili Serbia una costellazione adeguata di imprese fornitrici di lavorazioni e componenti. È in questo contesto che si è svolta quest’an-no la “Fiera Automotive” di Kragujevac in cui erano presenti una ventina di aziende italiane del settore dell’auto tra cui numerose Pmi for-nitrici di Fiat, e Fiat Auto Serbia. Le istituzio-ni ed aziende italiane erano presenti sia con stand espositivi sia in una serie di incontri con imprese locali. All’evento era abbinata anche la presentazione delle nuove iniziative del pro-getto “Destinazione Kragujevac”, promosso da Finest, finanziaria per l’internazionalizzazione delle Regioni del Nordest, con la partecipazio-ne di numerose entità tra cui la Regione Friuli Venezia Giulia, SACE e SIMEST.

Il progetto intende offrire sostegno informativo e operativo alle aziende italiane che vogliano co-gliere opportunità di sviluppo in Serbia. In questo contesto è stato inaugurato anche un Info Point del progetto nella cittadina della Sumadja.Anche nel corso della recente visita del Mini-stro Terzi a Belgrado, che ha avuto luogo lo scorso 30 luglio, è stato riconfermato il pro-gramma d’avanzamento del progetto indu-striale Fiat che porterà dal prossimo mese di settembre all’avvio della distribuzione presso la rete commerciale del nuovo modello di 500L prodotta negli stabilimenti di Kragujevac. Nel corso della visita sono stati evocati, inol-tre, in campo infrastrutturale i programmi di sviluppo dei “Corridoi” multimodali X e XI e il progetto della realizzazione della Metropolita-na di Belgrado. Inoltre, tra i punti essenziali dei rapporti bilate-rali passati in rassegna, particolare attenzione è stata riservata alla collaborazione in campo industriale ed energetico.

il polo dell’auto parla italiano

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