Anno 36 - n. 422 - Novembre 2001 - Lire 2500prima di tutto per utilizzare quella che è stata la mia...

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Anno 36 - n. 422 - Novembre 2001 - Lire 2500 Direzione: Casella Postale 94 - 55046 Querceta (Lucca) - Sped. in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Lucca - Abb. annuo lire 25.000 - Estero il doppio. C’è una sola Versilia: quella bagnata dallo stesso ed unico Fiume 576 PAGINE 1556 VOCI UN’OPERA ENCICLOPEDICA (Continua a pag. 2) L’Almanacco è in libreria! IL PRESIDENTE Poste, così non va Quando Vincenzo Santini il 30 giugno 1858 dette alle stam- pe il primo dei suoi sette volumi intitolati Commentari storici della Versilia centrale, lo dedicò alla memoria dei fratelli Tom- maso, Giuseppe e Pietro Tomei, in quanto illustri discendenti degli antichi Toparchi di Cor- vaia e Vallecchia. Rivolto poi ai concittadini versiliesi avvertì: “Se nella mia opera qualche errore vi si riscontrasse (lo che è facile accadere nell’esposizio- ne di così svariati fatti, di tante date e di tanti nomi) ho fede che i buoni sapranno con modi civili darmene avviso, acciò possa, nel corso dell’opera, re- carvi quelle correzioni che una savia critica mi persuaderà esser necessarie”. Anche Emanuele Repetti, nel suo Dizionario ge- ografico, fisico e storico della Toscana, scritto dal 1833 al 1846, e dedicato al marchese Paolo Garzoni Venturi, ciam- bellano del Granduca, pensò bene di anticipare così l’approc- cio con i suoi lettori: “ Un la- voro cotanto complicato e quasi nuovo non può senza dubbio andare esente da difetti, e dal richiedere correzioni o aggiun- te, le quali mi farò un dovere di riportare in un supplemento, nella lusinga che i benevoli e dotti lettori si vorrano degnare comunicarle all’autore durante la pubblicazione del dizio- nario”. Lo stesso scrivo io oggi, an- che perché la compilazione del- l’Almanacco è stata una fatica superiore alle mie stesse capa- cità e, forse, delle mie forze fisiche. Mi sono testardamente accinto a quest’improbo lavoro prima di tutto per utilizzare quella che è stata la mia espe- rienza di trentasei anni di vita Piazzarsi al 14° posto ai cam- pionati mondiali femminili di ciclismo non è cosa da poco. C’è brillantemente riuscita al primo colpo – terza fra le italia- ne - la pietrasantina Marianna Lorenzoni, di origini arnine, a Lisbona. E ci è riuscita non per caso tant’è che La Gazzetta del- lo Sport, dopo averla definita “bravissima” ha voluto aggiun- gere che la campionessa versi- liese “si è sacrificata con grande spirito di squadra”. Cioè, se avesse potuto fare la sua corsa, il risultato sarebbe stato ancor più lusinghiero. Testimonia La Gazzetta: “Quando mancavano 300 metri alla vetta della secon- da salita, dietro un gruppetto di inseguitrici, tra cui la Luperini e la Cappellotto, ha provato fin quasi all’ultimo a riagganciarsi alle fuggitive, trascinato dalla rivelazione Marianna Lorenzo- ni, capace di tirare ininterrotta- mente per due ore di gara”. E’ comunque arrivata a solo 1’48” dalla medaglia d’oro, la lituana Rasa Polikeviciute. Da aggiun- gere che era partita con una fratturina al braccio sinistro sen- za dirlo a nessuno dal timore di essere lasciata a riposo. Roba da libro “Cuore”. Siamo stati dalla Lorenzoni. Dove trovarla ce l’avevano det- to i suoi felicissimi genitori Renzo e Paola, entrambi nati in Arni. E l’atleta ci ha attesi sulla via Aurelia, al numero 47, dove il marito Fiorenzo Aliverti (un ex corridore ciclista, comasco, da quindici anni in Versilia, quattro giri d’Italia, uno di Fran- cia e uno di Spagna per i colori della Honved-Bottecchia, del- l’Alfalum e dell’Atala, gregario di Beccia, Gavazzi, Panizza e Lecarreta) ha impiantato nego- zio e officina di biciclette. Qui è il suo regno, circondata da affetto e da stima e soprattutto dall’incitamento degli ormai moltissimi sostenitori, primo fra tutti il figlioletto Massimi- liano, undici anni, che a scuola tutti lo invidiano per la sua mamma superstar. Marianna, che aveva ancora dopo una settimana il braccio fasciato, ci ha raccontato la sua storia. Nata nel 1969 è vissuta al Ponterosso e studiato a Sera- vezza dove si è diplomata se- gretaria di azienda. Il suo primo lavoro è stato quello decisivo: entrata all’Aliverti, viste tutte quelle biciclette, ne ha inforcata una e ha provato a pedalare. Fiorenzo, che di ciclismo se ne intende, l’ha incoraggiata, le ha messo su una squadra di una dozzina di ragazze da 18 fino a 32 anni e, con i colori giallo rosso e bianchi, l’ha fatta esor- dire nel 1997 al giro della To- scana. Da allora ha partecipato a quattro giri d’Italia, a tre di Francia e ha corso in Spagna, Portogallo, Belgio e Svizzera. Quest’anno è arrivata ottava al Tour. Mica uno scherzo! Aliverti ha messo su una squadra di prim’ordine dopo aver trovato come sponsor l’Im- mobiliare Luca di Pietrasanta, l’Eurocolor e l’Atet di Viareg- gio e la Kokai di Milano utiliz- zando direttori sportivi come Bortoletto e Calzolari e come preparatore atletico Antonello Molteni. L’occasione di correre ai campionati del mondo di Li- sbona è stata offerta alla Loren- zoni dal commissario tecnico della Nazionale, Rosario Fina, che la stava attentamente se- guendo fino all’ultimo giro di Toscana dove si era piazzata nona. Una volta selezionata, la valutazione del tecnico è stata quella di metterla subito in squadra. Tra le sei messe in strada, del gruppo italiano è arrivata terza. Come esordio non si poteva sperare di meglio. Marianna è soddisfatta di se stessa. E’ una donna semplice, dagli occhi profondi e azzurri, una versiliese di altri tempi che non si è montata la testa. Arri- vata al successo non proprio giovanissima, conta sulle sue forze ancora integre. Avendo cominciato tardi, ha ancora mol- te energie da spendere. Sentire- mo parlare di lei anche nel pros- simo futuro. Intanto si allena. Tre ore al giorno, un centinaio di chilometri sulla strada d’Ar- ni, verso il Cipollaio e la Gar- fagnana, oppure verso Pisa e La Spezia. È di quelle donne che ce la mettono tutta. Conosce se stessa e si sente tranquilla. MARIANNA LORENZONI AI CAMPIONATI MONDIALI DI LISBONA DA ARNI ALLA MAGLIA AZZURRA Nel giro di pochi giorni la Versilia e la sua Banca hanno subito la perdita di due pilastri, Olinto Cervietti e Enrico Tesco- ni. Quando Olinto stava male, Enrico gli spedì dal letto un messaggio di incoraggiamento e di auguri che purtroppo non gli giunse in tempo. Pochi gior- ni dopo se ne andò anche lui. Tesconi era la Pietrasanta del 1908, l’anno in cui nacque, il giorno di S.Giovanni Battista come si chiamava suo padre e come ha voluto chiamare suo figlio. Fabbri i suoi antenati, dal nonno Raffaello, classe 1842 e garibaldino, più di ses- sant’anni di attività da via del Marzocco a via Verzieri, allo stesso suo genitore. Dalla Bot- tega artigiana del 1904 alla fon- deria più antica del capoluogo versiliese. Enrico fu mandato a scuola all’Accademia (come si chia- mava allora lo Stagi) dov’ebbe maestri uomini come Oreste Fabbri e Romano Falzetti, e contemporaneamente tenuto a tirare il maglio come ragazzo di bottega. Licenziato dalla scuola nel 1926, ottenne il voto più alto e un premio di 125 lire, cifra record che solo Quirino Gamba e Mario Pesetti riusci- rono a eguagliare. Era diciot- tenne, ma già tre anni prima aveva collaborato con Elia Bre- sciani e Edmondo Santini alla esecuzione della farfalla in ferro battuto, oggi ben visibile sul negozio antiquario Dati, che per tanti anni ha adornato il cinema teatro Centrale in via Mazzini. Ha tenuto il timone per 76 anni. Ne ha viste di tutte e ha avuto passioni e dolori, perse- cuzioni e grandi affetti. Da gio- vanotto giocava al pallone co- me centromediano nella Fulminante che faceva capo al caffè Pietrasantese della Bice Lazzotti. Quando l’andai a tro- vare per scrivere il capitolo de- dicato al calcio dell’Almanacco Versiliese, mi ricordò tra i cal- ciatori più forti della sua epoca “il Nannini”, con Giulio Laz- zotti in porta, Quirino Gamba, Giorgio Giannelli (Continua a pag. 2) Sono 35 anni che ci serviamo delle Poste. Se non ci fosse stato il servizio postale, Versilia Oggi sarebbe morta dopo pochissimi mesi. Per 16 anni siamo addi- rittura partiti da Roma, perché era lì che si pensava, scriveva e da lì si spediva il nostro gior- nale. Andava – e va – in Argen- tina, negli Stati Uniti, in Cana- da, in Sud Africa, in Australia, in Inghilterra e naturalmente in tutti i paesi europei. Andava – e va – in tutta Italia e, natu- ralmente, anche a Querceta, Ripa o al Marzocchino, tanto per fare i nomi dei centri più vicini al luogo dove si pensa, si scrive e si stampa oggi il giornale. Bene, siamo grati alle Poste della Repubblica, perché, se avessimo dovuto contare sulle vendite in edicola, saremmo morti subito. In edicola, ci an- diamo solo per una questione di prestigio. Le Poste adesso però si sono privatizzate (almeno così dico- no) e da qualche tempo i disgui- di non si contano più. È tutta una lamentela, il giornale non arriva a destinazione con la solita puntualità, non solo, ma spesso, addirittura, non arriva. E così chi paga la quota di ab- bonamento non si vede recapi- tare la prova che i suoi soldi sono stati investiti bene. E il nostro povero direttore è som- merso da continue, fastidiose lamentele. Quando va bene, perché spesso, chi non riceve con puntaualità il giornale, ces- sa di abbonarsi. Da questo mese per di più siamo stati costretti a spedire Versilia Oggi non più da Quer- ceta (a poche centinaia di metri dalla tipografia) ma da Viareg- gio. Abbiamo chiesto il perché: esigenze di organizzazione o di razionalizzazione del servizio. Questo dopo aver reso privato un ente finora pubblico. Da Via- reggio i pacchi vengono tra- sportati a Lucca e da qui pren- dono il volo. Passi per le copie che vanno all’estero o alle varie province d’Italia, ma non si ca- pisce per esempio come la co- pia-civetta che viene spedita alla moglie del direttore, che con lui convive, anziché pren- dere la via più breve (che è la posta di Querceta) se ne vada a Lucca dopo aver sostato a Viareggio. Paradossi del terzo millennio, della riorganizzazione, del ri- formismo spicciolo, ma soprat- tutto della riduzione e della mo- bilità del personale. Così si riduce quello di Querceta, si (Continua a pag. 2) LA SCOMPARSA DI ENRICO TESCONI Finalmente l’Almanacco Versiliese di Giorgio Giannelli, edito da Versilia Oggi, è in vendita in libreria a 52 mila lire. Ci abbiamo lavorato due anni, cominciando tutte le mattine alle cinque. Si tratta di un’opera di 576 pagine con ben 1556 voci o capitoli comprendenti località, fiumi, torrenti, canali, montagne, toponimi scomparsi, contrade, borghi, associazioni artistiche, culturali, musicali, corali, folcloristiche. Balzano fuori i perso- naggi di maggiore spicco che da duemila anni hanno fatto la storia della Versilia. Ci sono liguri apuani, etruschi, romani, granduchi e imperatori, uomini semplici, imprenditori, arti- giani, sacerdoti e scienziati. Dall’A alla C. Si tratta di un primo volume. Riportiamo qui sotto la prefazione scritta nelle prime pagine dell’Almanacco, contenente tra l’altro l’invito a tutti a collaborare per la redazione delle prossime lettere D-Z:

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  • Anno 36 - n. 422 - Novembre 2001 - Lire 2500

    Direzione: Casella Postale 94 - 55046 Querceta (Lucca) - Sped. in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Lucca - Abb. annuo lire 25.000 - Estero il doppio.

    C’è una sola Versilia: quella bagnata dallo stesso ed unico Fiume

    576 PAGINE 1556 VOCI UN’OPERA ENCICLOPEDICA

    (Continua a pag. 2)

    L’Almanacco è in libreria! IL PRESIDENTEPoste,cosìnon va

    Quando Vincenzo Santini il30 giugno 1858 dette alle stam-pe il primo dei suoi sette volumiintitolati Commentari storicidella Versilia centrale, lo dedicòalla memoria dei fratelli Tom-maso, Giuseppe e Pietro Tomei,in quanto illustri discendentidegli antichi Toparchi di Cor-vaia e Vallecchia. Rivolto poiai concittadini versiliesi avvertì:“Se nella mia opera qualche

    errore vi si riscontrasse (lo cheè facile accadere nell’esposizio-ne di così svariati fatti, di tantedate e di tanti nomi) ho fedeche i buoni sapranno con modicivili darmene avviso, acciòpossa, nel corso dell’opera, re-carvi quelle correzioni che unasavia critica mi persuaderà essernecessarie”. Anche EmanueleRepetti, nel suo Dizionario ge-ografico, fisico e storico della

    Toscana, scritto dal 1833 al1846, e dedicato al marchesePaolo Garzoni Venturi, ciam-bellano del Granduca, pensòbene di anticipare così l’approc-cio con i suoi lettori: “ Un la-voro cotanto complicato e quasinuovo non può senza dubbioandare esente da difetti, e dalrichiedere correzioni o aggiun-te, le quali mi farò un doveredi riportare in un supplemento,nella lusinga che i benevoli edotti lettori si vorrano degnarecomunicarle all’autore durantela pubblicazione del dizio-nario”.

    Lo stesso scrivo io oggi, an-che perché la compilazione del-l’Almanacco è stata una faticasuperiore alle mie stesse capa-cità e, forse, delle mie forzefisiche. Mi sono testardamenteaccinto a quest’improbo lavoroprima di tutto per utilizzarequella che è stata la mia espe-rienza di trentasei anni di vita

    Piazzarsi al 14° posto ai cam-pionati mondiali femminili diciclismo non è cosa da poco.C’è brillantemente riuscita alprimo colpo – terza fra le italia-ne - la pietrasantina MariannaLorenzoni, di origini arnine, aLisbona. E ci è riuscita non percaso tant’è che La Gazzetta del-lo Sport, dopo averla definita“bravissima” ha voluto aggiun-gere che la campionessa versi-liese “si è sacrificata con grandespirito di squadra”. Cioè, seavesse potuto fare la sua corsa,il risultato sarebbe stato ancorpiù lusinghiero. Testimonia LaGazzetta: “Quando mancavano300 metri alla vetta della secon-da salita, dietro un gruppetto diinseguitrici, tra cui la Luperinie la Cappellotto, ha provato finquasi all’ultimo a riagganciarsialle fuggitive, trascinato dallarivelazione Marianna Lorenzo-ni, capace di tirare ininterrotta-mente per due ore di gara”. E’comunque arrivata a solo 1’48”dalla medaglia d’oro, la lituanaRasa Polikeviciute. Da aggiun-gere che era partita con unafratturina al braccio sinistro sen-za dirlo a nessuno dal timore diessere lasciata a riposo. Robada libro “Cuore”.

    Siamo stati dalla Lorenzoni.Dove trovarla ce l’avevano det-to i suoi felicissimi genitoriRenzo e Paola, entrambi nati inArni. E l’atleta ci ha attesi sullavia Aurelia, al numero 47, doveil marito Fiorenzo Aliverti (unex corridore ciclista, comasco,da quindici anni in Versilia,quattro giri d’Italia, uno di Fran-cia e uno di Spagna per i coloridella Honved-Bottecchia, del-l’Alfalum e dell’Atala, gregariodi Beccia, Gavazzi, Panizza eLecarreta) ha impiantato nego-

    zio e officina di biciclette. Quiè il suo regno, circondata daaffetto e da stima e soprattuttodall’incitamento degli ormaimoltissimi sostenitori, primofra tutti il figlioletto Massimi-liano, undici anni, che a scuolatutti lo invidiano per la suamamma superstar.

    Marianna, che aveva ancoradopo una settimana il bracciofasciato, ci ha raccontato la suastoria. Nata nel 1969 è vissutaal Ponterosso e studiato a Sera-vezza dove si è diplomata se-gretaria di azienda. Il suo primolavoro è stato quello decisivo:entrata all’Aliverti, viste tuttequelle biciclette, ne ha inforcatauna e ha provato a pedalare.Fiorenzo, che di ciclismo se neintende, l’ha incoraggiata, le hamesso su una squadra di unadozzina di ragazze da 18 finoa 32 anni e, con i colori giallorosso e bianchi, l’ha fatta esor-dire nel 1997 al giro della To-

    scana. Da allora ha partecipatoa quattro giri d’Italia, a tre diFrancia e ha corso in Spagna,Portogallo, Belgio e Svizzera.Quest’anno è arrivata ottava alTour. Mica uno scherzo!

    Aliverti ha messo su unasquadra di prim’ordine dopoaver trovato come sponsor l’Im-mobiliare Luca di Pietrasanta,l’Eurocolor e l’Atet di Viareg-gio e la Kokai di Milano utiliz-zando direttori sportivi comeBortoletto e Calzolari e comepreparatore atletico AntonelloMolteni. L’occasione di correreai campionati del mondo di Li-sbona è stata offerta alla Loren-zoni dal commissario tecnicodella Nazionale, Rosario Fina,che la stava attentamente se-guendo fino all’ultimo giro diToscana dove si era piazzatanona. Una volta selezionata, lavalutazione del tecnico è stataquella di metterla subito insquadra. Tra le sei messe instrada, del gruppo italiano èarrivata terza. Come esordionon si poteva sperare di meglio.

    Marianna è soddisfatta di sestessa. E’ una donna semplice,dagli occhi profondi e azzurri,una versiliese di altri tempi chenon si è montata la testa. Arri-vata al successo non propriogiovanissima, conta sulle sueforze ancora integre. Avendocominciato tardi, ha ancora mol-te energie da spendere. Sentire-mo parlare di lei anche nel pros-simo futuro. Intanto si allena.Tre ore al giorno, un centinaiodi chilometri sulla strada d’Ar-ni, verso il Cipollaio e la Gar-fagnana, oppure verso Pisa eLa Spezia. È di quelle donneche ce la mettono tutta. Conoscese stessa e si sente tranquilla.

    MARIANNA LORENZONI AI CAMPIONATI MONDIALI DI LISBONA

    DA ARNI ALLA MAGLIA AZZURRA

    Nel giro di pochi giorni laVersilia e la sua Banca hannosubito la perdita di due pilastri,Olinto Cervietti e Enrico Tesco-ni. Quando Olinto stava male,Enrico gli spedì dal letto unmessaggio di incoraggiamentoe di auguri che purtroppo nongli giunse in tempo. Pochi gior-ni dopo se ne andò anche lui.

    Tesconi era la Pietrasanta del1908, l’anno in cui nacque, ilgiorno di S.Giovanni Battistacome si chiamava suo padre ecome ha voluto chiamare suofiglio. Fabbri i suoi antenati,dal nonno Raffaello, classe1842 e garibaldino, più di ses-sant’anni di attività da via delMarzocco a via Verzieri, allostesso suo genitore. Dalla Bot-tega artigiana del 1904 alla fon-deria più antica del capoluogoversiliese.

    Enrico fu mandato a scuolaall’Accademia (come si chia-mava allora lo Stagi) dov’ebbemaestri uomini come OresteFabbri e Romano Falzetti, econtemporaneamente tenuto atirare il maglio come ragazzodi bottega. Licenziato dallascuola nel 1926, ottenne il votopiù alto e un premio di 125 lire,cifra record che solo QuirinoGamba e Mario Pesetti riusci-rono a eguagliare. Era diciot-tenne, ma già tre anni primaaveva collaborato con Elia Bre-sciani e Edmondo Santini allaesecuzione della farfalla in ferrobattuto, oggi ben visibile sulnegozio antiquario Dati, cheper tanti anni ha adornato ilcinema teatro Centrale in viaMazzini.

    Ha tenuto il timone per 76anni. Ne ha viste di tutte e haavuto passioni e dolori, perse-cuzioni e grandi affetti. Da gio-vanotto giocava al pallone co-me centromediano nellaFulminante che faceva capo alcaffè Pietrasantese della BiceLazzotti. Quando l’andai a tro-vare per scrivere il capitolo de-dicato al calcio dell’AlmanaccoVersiliese, mi ricordò tra i cal-ciatori più forti della sua epoca“il Nannini”, con Giulio Laz-zotti in porta, Quirino Gamba,

    Giorgio Giannelli(Continua a pag. 2)

    Sono 35 anni che ci serviamodelle Poste. Se non ci fosse statoil servizio postale, Versilia Oggisarebbe morta dopo pochissimimesi. Per 16 anni siamo addi-rittura partiti da Roma, perchéera lì che si pensava, scrivevae da lì si spediva il nostro gior-nale. Andava – e va – in Argen-tina, negli Stati Uniti, in Cana-da, in Sud Africa, in Australia,in Inghilterra e naturalmentein tutti i paesi europei. Andava– e va – in tutta Italia e, natu-ralmente, anche a Querceta,Ripa o al Marzocchino, tantoper fare i nomi dei centri piùvicini al luogo dove si pensa,si scrive e si stampa oggi ilgiornale.

    Bene, siamo grati alle Postedella Repubblica, perché, seavessimo dovuto contare sullevendite in edicola, saremmomorti subito. In edicola, ci an-diamo solo per una questionedi prestigio.

    Le Poste adesso però si sonoprivatizzate (almeno così dico-no) e da qualche tempo i disgui-di non si contano più. È tuttauna lamentela, il giornale nonarriva a destinazione con lasolita puntualità, non solo, maspesso, addirittura, non arriva.E così chi paga la quota di ab-bonamento non si vede recapi-tare la prova che i suoi soldisono stati investiti bene. E ilnostro povero direttore è som-merso da continue, fastidioselamentele. Quando va bene,perché spesso, chi non ricevecon puntaualità il giornale, ces-sa di abbonarsi.

    Da questo mese per di piùsiamo stati costretti a spedireVersilia Oggi non più da Quer-ceta (a poche centinaia di metridalla tipografia) ma da Viareg-gio. Abbiamo chiesto il perché:esigenze di organizzazione o dirazionalizzazione del servizio.Questo dopo aver reso privatoun ente finora pubblico. Da Via-reggio i pacchi vengono tra-sportati a Lucca e da qui pren-dono il volo. Passi per le copieche vanno all’estero o alle varieprovince d’Italia, ma non si ca-pisce per esempio come la co-pia-civetta che viene speditaalla moglie del direttore, checon lui convive, anziché pren-dere la via più breve (che è laposta di Querceta) se ne vadaa Lucca dopo aver sostato aViareggio.

    Paradossi del terzo millennio,della riorganizzazione, del ri-formismo spicciolo, ma soprat-tutto della riduzione e della mo-bilità del personale. Così siriduce quello di Querceta, si

    (Continua a pag. 2)

    LA SCOMPARSA DI ENRICO TESCONI

    Finalmente l’Almanacco Versiliese di Giorgio Giannelli,edito da Versilia Oggi, è in vendita in libreria a 52 mila lire.Ci abbiamo lavorato due anni, cominciando tutte le mattinealle cinque.

    Si tratta di un’opera di 576 pagine con ben 1556 voci ocapitoli comprendenti località, fiumi, torrenti, canali, montagne,toponimi scomparsi, contrade, borghi, associazioni artistiche,culturali, musicali, corali, folcloristiche. Balzano fuori i perso-naggi di maggiore spicco che da duemila anni hanno fatto lastoria della Versilia. Ci sono liguri apuani, etruschi, romani,granduchi e imperatori, uomini semplici, imprenditori, arti-giani, sacerdoti e scienziati. Dall’A alla C. Si tratta di un primovolume. Riportiamo qui sotto la prefazione scritta nelle primepagine dell’Almanacco, contenente tra l’altro l’invito a tuttia collaborare per la redazione delle prossime lettere D-Z:

  • Novembre 2001 - pag. 2

    ALMANACCO

    DirettoreGIORGIO GIANNELLI

    periodico mensileabbonamenti

    c/c postale 10818557 intestato a«Versilia Oggi» Casella Postale 9455046 Querceta (LU) - Ordinario L.25.000 - Estero L. 50.000 - SostenitoreL. 50.000. Reg. Trib. di Roma n. 11298del 26 novembre 1966 e Trib. di Luccan. 300 del 2 maggio 1978 - Partita IVA01517670467

    In caso di mancato recapito, sirestituisca al mittente che si

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    Editografica - Ripa di Seravezza (LU)Stampa: Graficatre - Ripa di Seravezza (LU)

    La collaborazione a “Versilia Oggi” ègratuita, spontanea e aperta a tutti.

    Numero chiuso in tipografiail 7 novembre 2001

    PRESIDENTE

    vissuta alla direzione di un pe-riodico, che ha avuto tra le suefirme i più importanti e dottiscrittori che hanno fatto capoalla Versilia in quest’ultimomezzo secolo. Inoltre mi sonoaccorto che tutta la letteraturae la saggistica versiliese esisten-te dal tempo del Santini, e ancheprima, ci è giunta in modo di-sorganico, spesso dovuto al ca-so, alla capacità singola di cia-scun autore di informare illettore del suo tempo di quantofaticosamente era riuscito a sco-prire negli archivi durante lesue difficili ricerche. Purtroppouno dei miei collaboratori, forseil più deciso nello stringere itempi, colui che, oltre a scriverei suoi testi, ha voluto rileggeretutto il materiale prodotto, Fa-brizio Federigi, è immatura-mente scomparso in questo frat-tempo. Il vuoto che ha lasciatoè stato enorme, determinantecertamente a provocare il ritar-do dell’uscita di questo primovolume. Dico primo volumeperché qui sono raccolte le vociche vanno dalla lettera A allaC: il resto verrà in seguito.

    Portare avanti questo lavoro,del tutto nuovo almeno in Ver-silia, non è stato facile. Per for-tuna ho trovato validi aiuti inAntonio Bartelletti, LorenzoMarcuccetti, cui va anche ilmerito di aver curato tutta latoponomastica, e Andrea Tene-rini che hanno scritto molti ca-pitoli del presente Almanacco,i più importanti dei quali appa-iono da loro stessi firmati. Al-trettanta disponibilità ho avutoda operatori ed imprenditoriche hanno generosamente vo-luto sostenere questa mia ini-ziativa come Vando D’Angioloe Loris Barsi, nonché da OlintoCervietti, che ebbe già il merito,nel 1964, di promuovere la ri-stampa dei Commentari delSantini. Tra gli amici che hannoaccolto l’invito a scrivere qual-che capitolo di loro competen-za, ringrazio Mauro e Alessan-dro Bramanti, Italino Rossi,Mariano Bertoli, Marino Baz-zichi, Isa Pastorelli, SergioMancini, Giulio Galleni, Ales-sandra Czeczott, Angela Balde-ri, Edgardo Baccili, SabrinaMattei. Importanti sono statil’aiuto nella correzione dellebozze di Chiara Nardini e i con-sigli disinteressati di FrancoBuselli.

    L’idea dell’Almanacco mi èvenuta dal Dizionario del Re-petti che, ponendo i vari capitoliin ordine alfabetico e partendoda un primo volume, poté pub-blicare gli altri cinque nei suc-cessivi tredici anni. Incorag-giante è stato anche quantoscrisse Giosuè Carducci il 30dicembre 1859 a proposito dellaricerca storica locale, da luiconsiderata “il solo mezzo perfare una vera e filosofica storiadello spirito, del costume e delpensiero italiano, quale finoranon è stata fatta e quale purdovrebbe farsi; e non può farsifinché ogni provincia non mettafuori e non presenti i suoi ricor-di, i suoi documenti e gli attisuoi”.

    E’, modestamente, quello cheho cercato di fare, lieto di acco-gliere osservazioni, suggeri-menti e tutte le correzioni del

    Sallustio Piccolomini, VincenzoLazzotti, il Docchi e il Lucchesiin squadra. “Portavamo sul pet-to il simbolo di un fulmine rosso– mi disse – e, quando si vince-va, il nostro premio partita era-no le cosiddette ‘cavallerie’,bottiglie di vino di Candia. Scri-vilo!”.

    Il 12 agosto 1944 era sfollatoa Valdicastello con Giovanninato pochi mesi prima. Quandoi tedeschi tornarono dall’eccidiodi S. Anna lo catturarono. Soloper miracolo sfuggì alla fucila-zione, ma fu prelevato e depor-tato in Germania nei campi dilavoro da dove potè uscire soloalla fine della seconda guerramondiale. Ributtatosi in fonde-ria, contribuì alla ricostruzionedel monastero di Cassino, al-l’abbellimento delle cattedralidi Chicago e di Washington,della chiesa di S. Patrizio a NewYork, tanto per fare qualchecitazione. I disegni delle sueopere principali venivano dise-gnati da artisti locali come Qui-rino Gamba (ancora lui) Ferruc-cio Vezzoni o Franco Miozzo,così come i grandi scultori dellanostra epoca si sono serviti dilui. Fare dei nomi è quasi im-possibile, ma ci proverò: Adam,Bourgeois, Cardenas, Cascella,César, Farband, Friscia, Gilioli,Ipousteguy, Manzù, Martini,Mirko, Noguchi, Papa, Penalba,Pomodoro, Poncet, Ruzic,Stahly, Zadkine. Lontani ormaii tempi dei monumenti ai Cadu-ti, delle statue di Garibaldi, delleopere del regime in Abissiniao dei Pony Express per gliU.S.A.

    La squadra del Pietrasantal’ebbe sempre come sostenitore.Aveva il posto fisso in tribuna,ma spesso gli divertiva starenei popolari tra la curva sud el’ingresso dello stadio. Convin-se il fratello, il maestro MarioTesconi, ad assumere per moltianni la presidenza della società.Sentiva forte il senso dell’ami-cizia. L’avvocato G.B. Canco-gni, monsignor Ruffo Barontini,don Vitè, Gino Ricci, il plurici-tato Quirino, Angiolino DalleLuche, Grisante Coluccini, Gui-do Simi. Cito a memoria secon-do alcune sue confidenze. Ap-passionato lettore, Fiorello Ma-remmani aveva in lui un affe-zionato cliente.

    Tra i fondatori nel 1952 dellaCassa rurale e artigiana, poidivenuta Banca della Versilia edella Lunigiana, Enrico fu ilvicepresidente di Giovanni Bre-sciani, alla cui morte, nel 1964,ne divenne il Presidente, caricache resse per ben 21 anni. Dilui ha scritto Olinto Cerviettinell’Almanacco Versiliese:“Sotto di lui la Cassa ha conti-nuato ininterrottamente a cre-scere, penetrando in gran partedell’economia locale e conqui-stando soprattutto la fiducia ela simpatia della popolazionepietrasantese. Aprì la primaagenzia a Marina di Pietrasanta,inaugurata il 10 giugno 1980.

    POSTE

    cambia il postino, si piglia gen-te che viene da Massarosa o daPontremoli, si manda in pensio-ne chi conosce la sua gente dadecenni, e si impantana il ser-vizio. Già ci aveva pensato l’exsindaco di Seravezza a compli-care le cose, cambiando i nu-meri civici e mettendo in crisitutto il servizio postale del ter-ritorio comunale.

    Le Poste hanno fatto la finedelle ferrovie. Taglia di qui,taglia di là, salta questa, saltaquella stazione, in Versilia, perprendere il treno bisogna anda-re a Viareggio o (meglio) aMassa. Per di più, hanno chiusole biglietterie. E così chi si èvisto si è visto. Tanto il turismopuò attendere, tutti in fila, anzi

    tutti fermi, in autostrada o aipassaggi a livello.

    Il discorso finisce qui. I lettorisono avvertiti. Protestino, sidiano da fare. Se il giornalenon arriva, ce ne chiedano unaseconda copia: gliela rispedi-remo con mille scuse. Ma in-tanto, quando vedono in facciail postino, gli domandino per-ché nel borsone non c’è ancheVersilia Oggi, che è un giornaleche tutti pagano da 35 anni aquesta parte e che non può es-sere buttato nel cassonetto dellanettezza urbana come fosse unpezzo di carta qualsiasi. A noicosta sacrifici enormi, lavoroe fatica.

    Come facciamo tutti i mesiringraziamo intanto gli abbo-nati raddoppiatori-sostenitoriLuigi Pellizzari, Galileo Ventu-rini, Lucia Del Giudice, TeresaPierini, Luana Bazzichi, MarcoMatarazzo, Franca Neri, Mar-cello Macchia, Natalina Gian-netti Avenante, Antonio Guidot-ti, Giacomo Alberini, Maria San-tini, Armando Ricci, Amanno Si-monelli.

    Caro Giorgio,finalmente fra un reclamo e

    l’altro e dopo qualche sentitaprotesta verbale con le Poste,Versilia Oggi ha ritrovato anchela via A. Magnani 13, qui aMestre. Ora voglio sperare chesiano finiti questi strani intoppi.Purtroppo, questo ultimo nume-ro ha portato brutte notizie cheriguardano la cospicua defezio-ne di quei 500 abbonati o me-glio “morosi” che hanno diser-tato in massa di rinnovarel’abbonamento; defezione cheritengo indubbiamente lesivaper il futuro del giornale inquanto 12 milioni di abbona-mento mancanti sono troppi!Non capisco il comportamentodi questa gente che ritengo ol-tretutto priva di buon senso edi educazione in quanto è facilee non costa nulla segnalare allaredazione a tempo debito la di-sdetta dell’abbonamento, maicontinuare a ricevere il giornaleindebitamente. Ciò per me si-gnifica fare i “furbi”che appro-fittano della bontà del Giannelliche buono e fiducioso continuaad inviargli il giornale per mesie mesi senza alcun riscontro,fiducioso forse di ricondurreall’ovile qualche lettore.

    Mi viene in mente una frasesui “furbi” detta da GiuseppePrezzolini: “Dopo aver cono-sciuto i furbi mi vanto di essereun fesso”.

    Carlo Ricci

    Le Poste di Mestree i furbi di casa

    Questi morosiCaro Giannelli,come vede anche se non col-

    pevole, soffro pure io nel trova-re ripetuto ai morosi l’invito aregolare la quota.

    È una questione di obbligoessendo utente del giornale e,come precisa Lei, di educazio-ne.

    Ai nostri tempi (sono del ’20)questi principi ci venivano in-segnati in famiglia e nella scuo-la.

    È conferma alla realtà: i tem-pi sono cambiati! – cambio po-sitivo?

    Lasciamo perdere; accetti lamia solidarietà e i miei più cor-diali saluti.

    Antonio Guidotti

    AGRITURISMOSPERANZADELLAVERSILIADEL FUTURO

    La Versilia è sede di moltepli-ci attività turistiche istallate giàda diverso tempo. È il caso del-l’attività balneare, dell’escur-sionismo alpinistico, della risto-razione e degli alberghi, il tuttorisalente all’Ottocento, epocadove, sulla scia del grand tourd’Italie dei viaggiatori roman-tici, il turismo ha avuto unaforte impennata. Possono esser-ci ancora nuovi esperimenti, frai quali una parte considerevoleè offerta dall’agriturismo cheben s’adatta all’esigenza del-l’uomo moderno di ritrovare unpiù intimo contatto con la naturaed i suoi ritmi, riassaporando ibuoni sapori d’un tempo.

    Acquista un’importanza fon-damentale oggi, in tempi dimucca pazza: l’agriturismo èdi solito una grande fattoria ingrado d’ospitare diverse perso-ne che pagano, non solo perdormirci, ma per parteciparealle attività produttive del-l’azienda, apprendendo così letecniche di coltivazione, adesempio della vite o del grano,che altrimenti non potrebberoconoscere.

    Non è la sola attività, in quan-to si possono fare escursioninelle vicinanze, e questo impe-gna tutta una serie di professioniche vanno dalla guida escursio-nistica o storica agli esperti dibotanica, di biologia eccetera.Spesso sono presenti anche deimaneggi che permettono ai tu-risti di spostarsi nel territorio acavallo, cosa che attira nume-rose persone.

    Nel nostro territorio sono giàpresenti e riscuotono molto suc-cesso: il più importante si trovaa Pian di Lago, vicino Leviglia-ni o a Terrinca, sulla strada diquel fantastico monte che è ilCorchia, proprio vicino alleCoppelle che come scrivonoGitton e la Pastorelli in “I montiscritti” sono delle incisioni aforma di foro sulle rocce cheerano utilizzate dalle popolazio-ni arcaiche anche per dissetaregli spiriti delle montagne.

    Ben vengano queste attivitàparticolarmente vantaggiose perla Versilia, così piena di bellez-ze naturali come le Panie; tuttal’Alta Versilia ne risentirebbepositivamente e creerebbe nuo-vi posti di lavoro e nuova ric-chezza.

    Giulio Galleni

    caso che saranno utilizzate neiprossimi volumi. Eventuali co-municazioni e anche nuove col-laborazioni per le voci e i capi-toli che mi accingo a predi-sporre nei prossimi mesi, vannorivolte a Versilia Oggi, casellapostale 94 - 55046 Querceta(Lucca).

    Fu un presidente incisivo e di-namico, di forte personalità,attaccatissimo all’azienda, tantoche nel 1988 l’assemblea gene-rale dei soci lo nominò all’una-nimità Presidente onorario”.

    Arrivava tutti i giorni alla“banchetta” come si chiamavaallora, a bordo del suo motori-no. Sembrava un ragazzino daicapelli bianchi sbaruffati, occhid’aquilotto, attenti e pronti aogni evento, la battura pronta,arguto, talvolta anche pungente.Non si dava mai per vinto.Quando fondai Versilia Ogginavigavo a vista, editore poveroe ingenuo. Potevo contare solosugli abbonati che, nel 1966,versavano 1000 lire l’anno. Tresole persone mi dettero una ma-no: il presidente della Cassa diRisparmio di Lucca, il com-pianto Giuseppe Sodini, TullioTonini, grazie a Dio vivo e an-cora molto giovane, e lui EnricoTesconi. Non sapevo neancheche esistesse. Lui si, aveva sen-tito parlare bene di me, capì cherazza di lavoro avevo in mente,credette in un giornale che sipotesse affermare in Versilia,l’unico. Mi offrì la pubblicitàdella banca, da sé, spontanea-mente senza che gli avessi chie-sto nulla, neppure attraversoterze persone. Pretese solo chegli dessi l’ultima pagina perchéla banca avesse maggiore visi-bilità e da allora l’ottava paginaè sempre stata sua. Si sarebbemeritato il giornale gratis, einvece, contemporaneamente,volle sottoscrivere un abbona-mento sostenitore al suo indi-rizzo personale, rinnovandolosempre con meticolosa puntua-lità. Era diventato così uno deiMagnifici di Versilia Oggi.

    Non è riuscito a vivere quan-to sua madre Armida Tomagni-ni che tenne duro fino a pochigiorni dai cent’anni, ma forsenon lo desiderava neppure. Eratroppo cambiato il mondo. Lagente non era più quella deisuoi tempi. Ha resistito fino a93 e poi ci ha mollati. Lo rim-piango, presumo di aggiungereche è rimpianto da molti, so-prattutti coloro che avevanosintonizzato il loro orologio conil suo. E’ scomparso un monu-mento, un punto fisso, una co-lonna portante. Lo so che questecose si scrivono sulla spintadell’emozione retorica. Per En-rico Tesconi non è così e sonocerto che coloro che l’hannoconosciuto bene, in questoistante, leggendo queste parole,in cuor loro faranno cenno diconsenso.

  • Novembre 2001 - pag. 3

    NOZZE D’ORO

    Alla luce dei tragici eventiinternazionali e delle diversereazioni pubbliche, vorrei dedi-carmi alla presentazione del mo-vimento pacifista “Donne inNero”: movimento femmini-sta”. Darò anche alcuni “ap-puntamenti” di novembre: pur-troppo con la fine dell’estate laVersilia sembra perdere la con-sueta vitalità e lascia poco spazioal tempo libero della sua gente.

    Il movimento delle “Donnein Nero” è nato nel 1988 a Ge-rusalemme quando donne isra-eliane e palestinesi decisero diincontrarsi per esprimere la loroindignazione verso l’odio di-struttivo della prima intifada,iniziata da un mese. Così ognivenerdì, indossate delle vestinere (in segno di lutto) si reca-vano nella piazza principaledella città santa e rimanevanoper un’ora in silenzio, fianco afianco, protestando pacifica-mente contro la guerra civile.

    La reazione (maschile) a talemovimento fu, naturalmente,negativa: molti uomini (israelia-ni e palestinesi) si avvicinavanoa queste donne per offenderle(e spesso per picchiarle) cercan-do così di annullarne la dignitàumana. Ma la guerra è rimastaad essere per le “Donne inNero” di Gerusalemme (e non)un motivo di lutto, che continua-no a rifiutare in quanto non visi identificano. Con la loro pro-testa pacifista queste donne di-mostrano così che l’allontana-mento dalla logica della guerrapuò avvenire solo all’interno diun processo che incide nellaparte più intima dell’individuo,scardinando la matrice (purtrop-po così umana) da cui si original’odio verso la diversità.

    Ben presto il movimento si èandato diffondendo ed oggi sicontano, in tutto il mondo alme-no 150 città in cui è conosciutoe praticato. Desidererei qui ri-cordare anche le “Donne inNero” di Belgrado per il loroimpegno pacifista durante i tra-gici eventi che hanno indissolu-bilmente segnato il territoriojugoslavo. Infatti, sono proprioloro che dal 1991, in numerosempre maggiore, hanno cerca-to di mantenere in rapporti di-plomatici le varie parti della ex-Jugoslavia che si andavanosempre più allontanando.

    A differenza delle “Donne inNero” di Gerusalemme, la loroè stata, però, un’azione volta asoffocare la pratica della violen-za e, con essa, il sistema patriar-cale. La loro obiezione di co-scienza si è così anche tradottain un aiuto effettivo verso i di-sertori. E l’ONU stessa ne hacapito il valore e l’importanzariconoscendo il movimento conun premio simbolico conferitoproprio l’estate scorsa ad unaloro rappresentante.

    Per quanto riguarda il mioproposito di presentare il fem-minismo attraverso le figure piùnote, credo sia doveroso iniziarecon Olimpe de Gouges, la qua-le, sull’onda liberale della Ri-voluzione francese, stilò nel1791 la Declaration des droitsde la femme et de la citoyienne(Dichiarazione dei diritti delladonna e della cittadina). Dedicòquesto suo scritto alla reginaMaria Antonietta sostenendoche, sebbene fosse la tanto odia-ta regina di Francia, era soprat-tutto una donna e, in quanto

    tale, un’oppressa. Proprio que-sto documento costituì il pro-gramma e la direzione del futu-ro femminismo, i cui fermentisi potevano individuare nei nu-merosi club femministi sorti inquel periodo (non dimentichia-moci che il femminismo è unmovimento dell’età moderna).

    Olympe de Gouge (pseudoni-mo di Marie Gouze) era unadonna di estrazione popolareche, dopo la morte del marito,si trasferì dalla provincia a Pa-rigi, dove poteva dedicarsi allascrittura di opere teatrali. Conl’arrivo della Rivoluzione, siimpegnò ad organizzare gruppidi rivolta (composti da uominie donne) e fu tra coloro checondannarono il terrore portatoda Robespierre. Pagò con lamorte l’averlo accusato di esse-re sanguinario e tirannico: erail 1793 ed era iniziato uno deidecenni più neri della storiafrancese. Sapete quale fu la ra-gione apportata da Robespierreper giustificare la condanna amorte che riservò a Olympe deGouge? “Mancanza di virtùmorali femminili”.

    Era chiaro che i maschi, dopoaver tratto la loro forza propriodalle donne, rinnegarono il lororuolo all’interno della Rivolu-zione Francese imponendo uncatalogo delle virtù morali fem-minili. Ma quale libertà, ugua-glianza e fraternità? Dovremoaspettare (nel mondo occiden-tale) oltre un secolo e mezzoprima di avere dei diritti.

    Appuntamenti.Arte. centro culturale “Luigi

    Russo” di Pietrasanta: ConcettaCormio esporrà dal 10 al 25novembre e Fiorella Bolognadal 1 al 16 dicembre. Aperturaal pubblico: dal martedì al sa-bato dalle 15,30 alle 19.

    Palazzo Caselli (via Verdi,Carrara): Serena Pruno presen-terà la mostra collettiva “Scul-tura in Toscana, Carrara e Fi-renze (segni di pace)”. Aperturaal pubblico: 11:00-23:00; perinformazioni tel. 0585/641394-641422.

    Desidererei ricordare che aPietrasanta abbiamo la possibi-lità di osservare da vicino lestelle: basta andare al nostroosservatorio aperto il lunedìsera, dalle 21 alle 23.

    Altro appuntamento che puòinteressarvi è la “Domenica delmestiere”, un incontro di ma-nualità creativa applicata chesi svolge a Pietrasanta in PiazzaDuomo, dalle 9 alle 20 il 14novembre.

    Belinda GiannessiCara Belinda,leggendo Versilia Oggi sono

    rimasta dispiaciuta per quantotu scrivi su quei terroristi chesono pronti a morire; ad ucci-dersi per uccidere, che primadel terribile evento delle torrine avevano già fatte di tutte. Ionon ho alcuna scusa per loro.

    Ma come si può concepire unfatto simile che ha disorientatoe scioccato quasi tutto il mondoquando migliaia di personehanno trovato un’orrenda mor-te mentre stavano tranquilla-mente svolgendo il loro lavoro,padri e madri che hanno lascia-to orfani a piangerli per tuttala vita?

    Cara Belinda non scusarequelle genti che se pure hannofra loro gente che soffre, si sono

    mischiati a uomini simili allebestie e non dimentichiamociche proprio costoro migliaia dianni addietro misero in croceGesù Cristo e ora, mentre noispendiamo soldi, tempo e intel-letto per ricerche che protegga-no la nostra salute, quelli siapprestano a fare una guerrabatteriologica agendo da vilicol volto coperto.

    Quell’Osama Bin Laden cheè un pazzo esaltato e si credeun dio è riuscito a convincereuna massa di affamati. Sarebbemeglio che con tutti i suoi soldiinvece di acquistare armi diogni genere, aiutasse la suagente, che invece di proteggerlodovrebbe consegnarlo alla giu-

    stizia. In quanto a non difender-ci da lui e dai suoi simili misembra pretendere troppo; dob-biamo invece difenderci ad ognicosto: non si possono stare aguardare in silenzio questi in-sani e insensati criminali.

    È vero, gli americani hannospesso bombardato, ma a voltelo hanno fatto per difendere lalibertà di tutti. Io non possodimenticare il periodo dell’ulti-ma guerra quando noi civilidella linea gotica aspettavamoi bombardamenti nonostante lapaura, che ci avrebbero salvatidalla schiavitù nazista. E nondimenticherò mai il primo paneche ci portarono.

    Ivania Giannotti Bachelli

    Il Magnifico di Versilia OggiRomano Babboni e sua moglieLicia Neri, hanno festeggiatofelicemente le loro nozze d’oronella stessa chiesa di Leviglianidove si sposarono il 30 settem-bre di cinquant’anni fa.

    Erano attorniati da parenti eamici, ma soprattutto dai figliFlorens, Liviana e Francescacon i nipoti Emiliano, Marika,David, Federico e Veronica.Agli arzilli sposini gli auguri ele congratulazioni del nostrogiornale e del suo direttore inparticolare.

    STAZIONI DI DIFESA AL CARDOSOA CURA DELL’UNIVERSITÀ DI PISA

    Il gruppo di ricerca di geolo-gia applicata del dipartimentodi scienze della terra dell’Uni-versità di Pisa, coordinato dalprof. Alberto Puccinelli, si oc-cupa da numerosi anni di feno-meni franosi. Nel 1996, annodella disastrosa alluvione cheil 19 giugno colpì gran partedella Versilia e la Garfagnana,ha avviato un importante pro-gramma di studi (finanziato dalConsiglio Nazionale delle Ri-cerche e dal Ministero dell’Uni-versità e della Ricerca Scientifi-ca) per approfondire la cono-scenza di un fenomeno partico-larmente distruttivo come lecolate rapide di detrito.

    Le colate di detrito sono fe-nomeni estremamente rapidi,difficilmente localizzabili nellospazio e nel tempo e in generedi dimensioni relativamentepiccole, che si sviluppano inoccasione di eventi meteorolo-gici particolarmente intensi econcentrati, raggiungendo ve-locità molto elevate. Tali franehanno la caratteristica di diffon-dersi rapidamente una volta rag-giunta e superata la soglia plu-viometrica critica, ovvero ilquantitativo di pioggia necessa-ria per la loro attivazione. Unavolta innescatesi, le colate con-vogliano gran parte del mate-riale detritico (e dei tronchid’albero sradicati) lungo le astetorrentizie secondarie, determi-nando notevoli trasporti in mas-sa nei fondovalle, che possonoprovocare distruzioni e vittimequalora vengano investiti gliabitati di fondovalle o altre areeantropizzate.

    Quello appena descritto è loscenario che si è manifestato il19 giugno 1996 a Cardoso eFornovolasco, allorché furonodistrutti gran parte degli abitaticon la perdita di 14 vite umane;ma è anche lo scenario che videcoinvolti gli abitati di Malbac-co, Riomagno e Seravezza nelsettembre 1885 (con notevolecontributo anche dei “ravane-ti”), o quello dei più recentiepisodi alluvionali che hannointeressato la zona di Sarno nelmaggio 1998, il Piemonte e laValle d’Aosta nell’autunno2000 e ancora la Lucchesia nelnovembre scorso.

    L’interesse verso questo tipodi fenomeni si è tuttavia mani-festato da non molti anni, pro-babilmente con l’incrementodella popolazione e dell’urba-nizzazione di zone a rischio.Attualmente, la frequenza diquesti episodi è notevolmenteaumentata, anche a causa delsempre più frequente succedersidi eventi piovosi intensi, che sialternano a prolungati periodi

    siccitosi.È in questo quadro che si in-

    serisce lo studio avviato nel1996 dal gruppo di ricerca digeologia applicata di Pisa. Giàall’indomani della disastrosaalluvione, i ricercatori dell’Uni-versità di Pisa iniziarono le pro-prie indagini finalizzandole alcensimento delle frane e all’in-dividuazione e caratterizzazionegeologica e geomorfologica deisiti in cui localizzarono i disse-sti, sia nelle zone dell’Alta Ver-silia che di Fornovolasco.

    Al fine di indagare le causee prevedere e mitigare gli effettidi eventi analoghi a quello del19 giugno 1996, l’Alta Versiliaè diventata, d’altra parte, unimportante laboratorio di ricercascientifica, i cui primi risultati,di notevole interesse, sono statiesposti nell’ambito del VIIIConvegno internazionale sullefrane tenutosi a Cardiff (Galles),nel giugno 2000.

    Le ricerche non si sono tutta-via fermate. È stata avviata unafase di indagini finalizzata allaconoscenza di altri parametriche hanno caratterizzato le fra-ne, ed in particolare i parametrigeotecnici dei materiali costi-tuenti le coperture detritiche.Tale fase, tuttora in corso, pre-vede la realizzazione di nume-rose indagini in sito e presso ilLaboratorio di geologia appli-cata e geotecnica del diparti-mento di scienze della terra.

    Proprio in questi giorni, sonostate avviate, in accordo conl’amministrazione comunale diStazzema, le procedure per l’in-stallazione di due stazioni dimonitoraggio nel bacino delTorrente del Cardoso. Le stazio-ni sono state acquistate dal Di-partimento di scienze della terradi Pisa con il contributo dellaBanca di Credito Cooperativodella Versilia e della Lunigiana,che ha partecipato a questo im-portante progetto, sapendo co-gliere la valenza e la utilità diuno studio approfondito su areeparticolarmente esposte al ri-schio, quali quelle dell’AltaVersilia.

    Le stazioni di monitoraggioconsentiranno l’acquisizionedelle quantità di pioggia, dellepressioni dell’acqua nel terrenoe delle temperature, installatein località Le Prade, poco sopral’abitato di Cardoso, e lungo lastrada comunale Cardoso-Volegno, lungo versanti concaratteristiche analoghe a quellein cui si sono manifestati i dis-sesti del 19 giugno 1996. Lecentraline delle stazioni sarannocollegate, mediante comunica-zione telefonica (modem), allasede del Gruppo di ricerca di

    geologia applicata presso il di-partimento di scienze della terradi Pisa, e consentiranno l’acqui-sizione in ogni momento deidati sulle piogge, sulla faldaacquifera e sulla temperatura,e soprattutto di analizzare larisposta della falda superficialealle precipitazioni, allo scopodi individuare le condizioni diattivazione e le soglie di allarmee innesco.

    Il progetto può essere definitounico nel suo genere; infatti,esistono già in varie zone d’Ita-lia e del mondo monitoraggi sufrane, ma generalmente vengo-no indagate frane di grandi di-mensioni a cinematica assai piùlenta, o, come nel caso di alcu-ne zone alpine, vengono moni-torati i flussi detritici d’alveo.Questo progetto, invece, per-metterà di analizzare l’anda-mento delle pressioni dell’ac-qua nel terreno superficiale inrelazione alle precipitazioni edha come scopo l’elaborazionedi un modello di risposta dellepressioni interstiziali al variaredelle precipitazioni e dell’umi-dità naturale di un terreno cherisulta abbastanza stabile incondizioni naturali, ma che ten-de a fluidificarsi se sottopostoa precipitazioni di intensità par-ticolarmente elevata.

    Gli sforzi dei ricercatori del-l’Università di Pisa hanno comeobiettivo ultimo la quantifica-zione della pericolosità di frananelle zone dell’Alta Versilia,intendendo con questo terminela probabilità che una frana didate caratteristiche avvenga inun determinato luogo e in undeterminato intervallo di tempo.Il raggiungimento di tale obiet-tivo si presenta piuttosto com-plesso, anche perché la magliadelle indagini in sito e dellestazioni di monitoraggio do-vrebbe essere molto fitta edinteressare aree più vaste pos-sibile, con costi certamente as-sai elevati.

    Tuttavia, questa prima impor-tante fase di indagini potrebbecomunque permettere l’indivi-duazione di una soglia pluvio-metrica di innesco delle colatedetritiche, indispensabile per lagestione delle emergenze e perla progettazione di un eventualesistema di previsione e allarme;inoltre, essa costituisce un pri-mo importante tassello per unmiglioramento delle conoscen-ze su queste problematiche, chepotrebbe, in futuro, far sì che iprovvedimenti di prevenzionee mitigazione del rischio, comepure la tutela della pubblicaincolumità, possano avere sup-porti rigorosamente scientifici.

    Roberto Giannecchini

  • Novembre 2001 - pag. 4

    Banca localepartner globale.

    Ciò che contraddistingue il nostro modo di esserebanca è proprio la capacità di essere tante bancheinsieme in una volta sola.

    Per questo oggi siamo la banca più vicina aicommercianti e agli operatori economici, la banca dicasa in oltre 100.000 famiglie, la banca amica deipensionati, la banca aperta ai progetti dei giovani, labanca partner delle imprese su tutti i mercati.

    Una banca aperta alle esigenze di ciascunapersona, ogni giorno, con la stessa cura e attenzione.

    Continuiamo a crescere insieme.

    Più vicini al vostro mondo.

    Lo chiamavano “Il Gaggio”ARIS

    FUNIVIA PER MOSCETA SCELTA PRIORITARIA

    RICORDO DI GIULIO SACCHELLI

    La vita finisce anche per chisembra eterno per la sua pre-stanza fisica e la sua vitalità.Ne è un esempio Aris Bachelli.

    Fino a qualche mese indietroaitante e svelto da scalare mon-tagne ed arrampicarsi sugli al-beri: olivi e qualsiasi pianta dafrutto, ora pare strano e inaccet-tabile che non ci sia più. Eppureun’operazione che sembrava dapoco lo ha portato via.

    Nato a Pozzi ottantadue annifa, lì ha vissuto tutta la sua vitaeccetto per il periodo militareche, con il grado di sergentemaggiore dell’esercito nella se-conda guerra mondiale, lo tennequasi sei anni consecutivi inSardegna. Era un uomo onestoe laborioso, tutto casa e fami-glia. Educatore paziente dei fi-gli, come poi ha fatto con i ni-poti, nel rispetto del prossimo.A Seravezza tutti lo conosceva-no per la sua rettitudine in uffi-cio, l’esattoria comunale, doveha esercitato fino all’età dellapensione e dove ha svolto spes-so veci di capoufficio.

    Verso la gente che aveva bi-sogno si è sempre mostrato di-sponibile. Nonostante frequen-tasse poco la chiesa è statosempre un ottimo cristiano. Te-neva le sue medaglie al valormilitare ben custodite nel cas-

    setto e ne era orgoglioso van-tandosi però di aver fatto soloil suo dovere.

    Per lunghi anni è stato segre-tario della Pubblica assistenzadi Pozzi anche se, oltre ai contiche doveva svolgere nella gior-nata in ufficio, la sera dovevafare quelli che il suo impegnodi segretario lo obbligava a fare.E non si lamentava. Ebbe dalComune di Seravezza la meda-glia dedicata ai protagonisti delsecolo. Nella motivazione silegge fra l’altro: “A coloro, cheanche nei momenti più tragicie impegnativi, hanno saputoscrivere pagine di straordinariovalore umano e sociale, devonoandare il nostro affetto e la no-stra riconoscenza, nella consa-pevolezza che il loro esempioe il loro sacrificio, sono stati esaranno per noi una grande le-zione di vita che ci aiuterà adaffrontare con maggiore sicu-rezza le sfide e le scommesseche i tempi nuovi ci riserveranno”.

    Giulio Sacchelli detto “IlGaggio” era nato a Strettoia nel1945 ed aveva cominciato alavorare all’età di 15 anni, pri-ma come manovale e poi comemuratore, mettendosi subito inluce con gli impresari che loavevano assunto per le doti dicapacità tecnica, di affidabilitàe di onestà personale.

    Il mestiere di muratore oltreche dargli lo stipendio, era lasua passione ed il suo diverti-mento e forse questa rara com-binazione gli aveva permesso,già in giovane età, intorno aivent’anni, di essere consideratoun buon muratore e di averealcuni piccoli privilegi comequello di poter evitare le marcee i servizi più duri durante ilservizio militare, non appena ilcomandante della caserma siaccorse delle sue capacità.

    L’ impresa edile con cui Giu-lio fece la sua maggiore espe-rienza fu quella di Emidio Ago-stini, detto “Gegè”, una dellepiù note nella zona di Strettoiae della piana circostante deldopoguerra. In questa impresainsieme all’Agostini e a molticompagni di lavoro, anch’essinotissimi nell’ambiente edilizioversiliese, quali il Barsi, ilCiambelli, il Mannini e moltialtri, operò sia nelle nuove co-struzioni che nelle ristruttura-zioni di immobili in tutta laVersilia finchè raggiunse lecondizioni per andare in pensio-ne.

    Giulio viveva con la famigliaa Lido di Camaiore ma era qua-si sempre a Strettoia o nei pa-raggi, in quanto essendo cono-sciuto da tutti era chiamato peruna miriade di noli e interventie poteva, dopo il lavoro, curarela casa con terreno e vigna al“Cerro Grosso”.

    Lo conoscevo da molto tem-po ma questi ultimi anni erodiventato suo cliente per diversilavori di ristrutturazione su im-mobili di notevole età e la miastima e amicizia erano cresciutee consolidate durante la pro-gressione dei lavori e la conse-guente reciproca frequentazio-ne. Una dote che ho parti-colarmente apprezzato in lui ,è stata la capacità di capire alvolo quello che si voleva e disuggerire varianti migliorative.

    Ricordo le discussioni siaall’inizio che durante i lavori,e devo dire che quando gli hodato retta ho fatto bene perchéaveva praticamente sempre ra-gione.

    Sul lavoro si muoveva da ma-estro : intanto il clima intornoa lui era sempre allegro; anche

    nei momenti più faticosi nonmancava mai la battuta argutae il colpo d’occhio fulmineo etutti, manovali, idraulici, elet-tricisti, falegnami, ne risentiva-no positivamente, quindi qual-siasi problema si presentassedurante il lavoro era destinatoad essere risolto entro poco tem-po.

    Non c’era solaio, scala, arco,parete o pavimento che non tro-vasse una sua corretta realizza-zione sia funzionale che esteti-ca, inoltre tutti i lavori dal piùumile al più complesso veniva-no affrontati con lo stesso im-pegno ed energia.

    Giulio il Gaggio aveva co-minciato a camminare con dif-ficoltà nel 2000 per dolori alleginocchia, ma questo non gliimpediva di continuare a faretutto quello che ha sempre fatto,compreso salire e scendere daiponteggi durante i lavori, curareil suo podere e frequentare gliamici.

    Tutti avevano notato questasua lotta con la malattia, che simanifestava con dolori alle ar-ticolazioni delle gambe e delbacino e che, nonostante le cure,progredivano nel tempo tra altie bassi.

    Non si arrese e continuò afare la vita di sempre combat-tendo la crescente difficoltà conuna tenacia e un carattere chesuscitava meraviglia.

    A chi gli chiedeva come fa-cesse a continuare a lavoraretanto e magari lo invitava aprendersi un po’ di riposo, Giu-lio rispondeva che non c’era dapreoccuparsi in quanto, a partei dolori alle gambe, lui stavabene. Il 21 di maggio dovevavenire da me per terminare unlavoro: mi telefonò dicendomiche non se la sentiva perché ildolore gli si era esteso allaschiena e non poteva muoversi,entro due o tre giorni pensavadi tornare al lavoro altrimentimi avrebbe mandato un suoamico a finire.

    Pochi giorni dopo moriva al-l’età di 55 anni, amorevolmenteassistito dalla moglie e dallafiglia all’ospedale di Viareggio.

    Nella chiesa di Strettoia gre-mita di persone dagli occhi pie-ni di dolore e incredulità, nelfissare la cassa coperta di fioridove era finita tutta la forza ela capacità di Giulio, mentredon Oscar Perich ne ricordavala figura, un mio amico mi dissea bassa voce: “O’ Sé, sai chedev’essere successo? il Padre-terno forse aveva bisogno di unmuratore e ha chiamato proprioil Gaggio!”.

    Sergio Belli

    Le polemiche sui cimiteri che,soprattutto a Viareggio, inonda-no i giornali, ripropongono allagrande il tema della cremazio-ne. D’altra parte ormai non c’èpiù camposanto degno di questonome. Tombe ricoperte di gra-nito pesante, concezioni funebriultramoderne e fantasie dei so-pravvissuti, rendono difficilepersino il dovuto raccoglimen-to.

    E allora meglio la cremazio-ne, tanto più oggi che si puòdisporre delle proprie cenericome si vuole, salvo giusti eobbligatori regolamenti di ca-rattere igienico-sanitario. Oc-

    Cremazione corre favorire con tariffe age-volate questa nuova pratica delresto ammessa dalla stessachiesa cattolica, prima che sicrei addirittura l’emergenzacimiteriale, ormai satura.

    A quanto ci risulta è disponi-bile l’impianto di Livorno. Gra-diremmo avere qualche infor-mazione a proposito da chi hain uso questo importante setto-re, soprattutto per ragioni isti-tuzionali e ci riferiamo agli enticomunali o alle associazioniassistenziali. Ci dovrebbe esse-re comunque una legge già invigore da anni in base alla qua-le la cremazione è gratuita acarico dell’amministrazionepubblica.

    Caro Giannelli,facendo seguito alla mia pre-

    cedente lettera, su Versilia Oggiè stato scritto in “Parco e antronon possono bastare”. Mi rife-risco a quanto detto da Giusep-pe Vezzoni che le frazioni Car-doso, Volegno e Prunocompreso il comune di Stazze-ma anche nei giorni festivi sonodi una tristezza incredibile.

    Allora ripeto come nella miaprecedente lettera quello chedovremmo fare:

    1. Costruire una funivia comesi crede opportuno per Mosceta; 2. Fermare al Pontestazzeme-se i pullman turistici, facendodell’albergo Milani un bar piz-zeria con nel retro bagni pub-blici, tenuti con tariffe modesteper i turisti;

    3. Stazione di partenza dellafunivia dal Cardoso, dove i tu-risti nell’attesa di salire per Mo-sceta non mancheranno di con-sumare uno spuntino;

    4. Se è più economico, segui-tare la strada di Taglieta fin sottoMosceta, con il servizio di pul-mini, per portare lassù tutti ituristi.

    Credo che solo così le duefrazioni Cardoso e Pontestazze-mese saranno rianimate, altri-menti è inutile piangere sullatristezza dei luoghi.

    Mario Mencaraglia

    Fontanacciofinoa quando?

    Ricordatevi questa data: 19ottobre 2001. Quel giorno è sta-to chiuso, con ordinanza delsindaco di Seravezza, il Fonta-naccio di via Chiusa a Ripa.

    Dopo le analisi batteriologi-che effettuate tre giorni primasenza aver avvertito nessuno,l’acqua da sempre prelevata datutte le famiglie della Versilia,è stata dichiarata “non idoneaa uso potabile”,

    L’ordinanza è stata emessa“in attesa di conoscere”. Vedre-mo adesso i tempi burocraticiper risolvere la situazione. IlFontanaccio è stata ed è l’unicafonte pubblica di sostegno dellapopolazione. I venditori di ac-qua minerale sperano in tempilunghi.

    63 ANNIIl Magnifico di Versilia Oggi

    Mario Bacci e sua moglie An-nita Tardelli di Pozzi, hannocelebrato il 63° anniversario delloro matrimonio. Erano circon-dati da figli, parenti e amici.

    Agli sposini le felicitazioni egli auguri del nostro giornale.

    Una tela di Gaspare Mannuc-ci, pittore fiorentino del ’600,è ritornata restaurata nella chie-sa di Pomezzana. Alla cerimo-nia, che si è svolta domenica 9settembre, erano presenti oltread un folto pubblico locale,autorità e appassionati d’arte.Tra questi don Mario Mencara-glia ha tenuto un’approfonditarelazione sul pittore toscanospiegando il significato e lostile della sua arte.

    Erano presenti anche le arte-fici del restauro del dipinto,Sonia Balderi e Daniela Frati.

    Un’opera d’arte è tornata a Pomezzana“Gaspare Mannucci – ha dettoMencaraglia – è il pittore chepiù di altri ha lavorato a Luccanella prima metà del ’600. Imembri dell’allora Compagniadel S.S. Sacramento di Pomez-zana, abituali frequentatori dellechiese lucchesi, rimasero colpitidalla pittura del Mannucci ecosì gli commissionarono unlavoro adeguato alla lorochiesa”.

    Il quadro rappresenta il mo-mento della Cena pasquale, conil Cristo circondato dai suoi

    apostoli, segno della devozio-

    ne eucaristica e di una sentitareligiosità da parte della confra-ternita locale. “Di formazionefiorentina – ha spiegato Menca-raglia – la pittura del Mannuccielabora in chiave semplificatae di facile comprensione le no-vità dell’avvenuta riforma cat-tolica rifacendosi ai manieristicome Andrea Del Santo e FràBartolomeo.

    La cerimonia si è conclusacon l’auspicio di altri “ritorni”nell’entroterra versiliese di ope-re e dipinti.

    Massimo Tarabella

    DA RIPA

    A proposito di cimiteri, pro-viamo un senso di rabbia tuttele volte che, dal cavalcavia diQuerceta, osserviamo che tut-tora permane lo stato di degra-do del camposanto vecchio. Èil primo cimitero terragno co-struito in Versilia (1787) dopoil divieto di seppellire nellechiese, situato fuori dai centriabitati.

    Inutile ricordare la presenzadi un’opera d’arte come la“Meditazione” dello scultoreGian Giuseppe Mancini ispira-ta allo stile di Rodin. Vi sonosepolti Marco Borrini fondatoredella società Henraux, il pieva-no Leone Giannarelli e l’unicocaduto versiliese nella battagliadi Adua (1896).

    CARTOLERIA

    GIANNELLI

    al FORTE:

    via Mazzini, N°11

  • Novembre 2001 - pag. 5

    FORTE DEI MARMI: ARNALDO FEDERIGI

    TRA I TANTI NOMI, UNO

    LAUREA

    Siamo di nuovo alle elezionicomunali al Forte dei Marmi.Bertola si ricandida. Il giudiziosul suo operato spetta unicamenteai cittadini che lo elessero nel1998: delusi o soddisfatti, le sortidell’attuale maggioranza dipen-dono da loro. Quella che è lanostra opinione l’abbiamo giàfatta intendere nel corso deglianni passati: decisamente negati-va. Al punto da far rimpiangerequel brav’uomo di Vittorio Car-dini, che pure a suo tempo abbia-mo criticato senza timore reve-renziale, pur ritenendolo unapersona che, se ha commessoqualche errore, l’ha fatto in per-fetta buona fede o, forse, per averdato retta a qualcuno che gli erad’intorno e al quale non potevadire di no.

    Sta uscendo di scena - lo spe-riamo - una giunta che in quattroanni non ha fatto nulla e che sequalcosa sembra aver fatto, l’haereditata dai suoi predecessori. Ilbello è che i suoi assessorini(Gianni Brera li avrebbe chiamatigli “abatini”) se ne vantano percarenza di cultura e, soprattutto,di memoria storica. Va detto an-che che il Bertola vinse solo peri macroscopici errori dei suoiavversari, noi compresi che dem-mo vita a una lista civica che nonaveva né testa né coda. Bertolafu facilitato anche dalla mancataripresentazione del Cardini, stan-co e forse onestamente impauritodal ruolo che aveva scelto quat-tro anni prima. Si ritirò, ma seavesse avuto il coraggio di ri-candidarsi avrebbe vinto a manibasse. Parola dell’unico che gliha fatto una dura opposizione,perché il resto della minoranza,da Molino a Santini, erano lìsolo a far pom pom.

    E allora, per mandare a casaquesto centro-destra inefficiente(che non ha saputo far nullaneppure di “destra”) bisognache il centro-sinistra questa vol-ta sappia scegliere bene il suocandidato a sindaco. Non saràuna cosa facile e del resto i nomiche finora abbiamo sentito faresono tutti da brivido. Mai ap-poggeremmo uno qualsiasi diquesti tanti nomi che abbiamosentito in pubblico e in privato,tra l’altro uomini già bruciatida prove precedenti, riciclatipoliticamente (c’è chi è passatoaddirittura dalla Dc ai Ds) op-pure scelti nella cosiddetta so-cietà civile (che al Forte nonesiste). I padroni al Forte sonoi bagnini, i commercianti e glialbergatori, e adesso persino ivenditori ambulanti sempre sulpiano di guerra. Il bello è chequeste corporazioni non espri-mono nulla al fuori dei loropersonali interessi. Nessun altroosa. In questo, il loro mestierelo sanno fare bene.

    Ecco perché il candidato daopporre al Bertola e ai suoi“abatini” deve avere prima ditutto profonde radici con il vec-chio paese. Non può accadereancora che venga eletto un sin-daco che non sa neppure dovesi trova via Scassi Carli e che,di fronte alla richiesta espressada una signora a Radio Fortedei Marmi di cambiare quel no-me con un altro meno imbaraz-zante (quella signora credevasi trattasse di Scazzi Cazzi) ri-spose: “Si, cara signora, lei haragione, provvederò imme-

    diatamente”. Per fortuna nonprovvide.

    Il problema è adesso di saperese il paese esiste ancora e, so-prattutto, cosa vogliono i pae-sani restati in quattro gatti. Sei fortemarmini, razza in via diestinzione, vogliono che il pa-ese venga amministrato dai fo-restieri, non hanno che confer-mare l’attuale amministrazione.Non fa nulla, e chi non fa nonfalla, assicura che tutto prose-guirà nel bene e nel male (so-prattuto nel male) com’è ades-so. Ma se a qualcuno venissel’ambizione o il desiderio divedere il proprio paese gestitoin modo più garbato e legatoculturalmente alle motivazioniche l’hanno portato al successodi oggi, bisogna che pretendadi avere un sindaco fortemar-mino.

    Il centro-sinistra tutto questolo sa (al centro-destra che glienefrega? Tanto loro erano abituatialle gestioni podestarili!) maha una paura matta delle corpo-razioni o dei cosiddetti benpen-santi e così si sta a masturbarecercando disperatamente uncandidato inoffensivo, buonista,che prenda voti da tutte le parti,magari per piazzargli, dopo leelezioni (com’è già successo)un vicesindaco saccente e di-pendente dai partiti, con asses-sori tutti iscritti ai soliti gruppipolitici. Gesù che errore sarebbeun sindaco buonista che pro-mette tutto e tutti e poi per quat-tro anni tirà a campà.

    Secondo noi un candidato sin-daco dalla faccia pulita il cen-tro-sinistra ce l’ha da almenootto anni. Ce l’aveva già dopoCardini, prima che crescesseroasini pronti a evitare che il can-didato naturale del paese venis-se fatto scendere in campo. Stoparlando di Arnaldo Federigi,fortemarmino doc, che conosceil territorio come le sue tasche,modesto (basta entrare nel suoufficio) uno che è abituato an-che per ragioni professionali aservire e soprattuto ascoltare lagente, alla portata di tutti, checonosce vita, morte e miracolidi ogni singolo cittadino, che èlegato alla cultura e alla tradi-zione dei nostri vecchi, che segli dici chi sei conosceva ancheil tuo nonno. Come un vero eproprio parroco di campagna.

    Il nostro direttore, quand’eraconsigliere comunale del-l’Unione Versiliese, fu l’unicooppositore all’amministrazionedi sinistra tra il 1993 al 1997perchè gli altri membri dellaminoranza scherzavano. Il po-vero Cardini non si dava paceper i nostri attacchi contro lapolitica della sua giunta. L’al-lora maggioranza si è compor-tata anche in modo incivile. Cifu una volta che, per una battutadel nostro direttore a mò di pa-radosso, un gruppo si alzò perprotesta e lasciò l’aula e ci fuperfino chi pretese scuse (scusedi che cosa?). Arnaldo no. Nonera di quel gruppo, non era fa-zioso, sempre pronto al dialogo.Quando rispondeva alle interr-rogazioni era sempre documen-tato, rispettava le posizioni di-verse, ma sulle cose era insintonia. Per esempio, nellacommissione per i senza tetto,si è lavorato sulla stessa lun-ghezza d’onda. Fosse stato per

    lui avremmo acquistato un al-bergo in dissuso e l’avremmodestinato a ospitare coloro cheerano (e forse lo sono ancora)sottoposti agli sfratti, favorendotra l’altro oltre che i diseredati,anche i proproetari di casa cheavevano bisogno di rientrare inpossesso dei loro beni. Insom-ma Arnaldo sarebbe la personacapace di rialzare le sorti delpaese, evitandogli nuove avven-ture e candidature pericolose osconosciute.

    Se la sinistra ha senno il can-didato ce l’ha e questi è uno chepuò farcela. Perdere tempo ariciclare qualcun altro o cercareuno che possa ingannare la co-mune buona fede, sarebbe l’en-nesimo errore definitivo. La-sciare altri 4 anni il Comunealla destra sarebbe lasciarglieloper sempre. Una volta l’eletto-rato può essere portato allo sba-raglio come ha fatto la sinistranel 1997: la seconda volta, oltreche imperdonabile, sarebbe fa-tale. Federigi ha la nostra fidu-cia. Siamo gente che non hanulla a spartire con questa sini-stra che è riuscita persino a farvincere Berlusconi e a darci unFini (erede del fucilatore Almi-rante) alla vicepresidenza delconsiglio (roba da bridivi: ades-so va in America a consegnaremedaglie e titoli di merito,quando i suoi predecessori fu-cilavano la gente che nasconde-va pietosamente i prigionieriamericani!). Siamo però genteche ha dedicato tutta la sua vitaal Forte, che ne ha esaltato lebellezze, che ne ha scritto lastoria e che continua a difender-ne le prerogative. Parliamo anome del nostro passato e dei500 abbonati di Versilia Oggiresidenti a Forte dei Marmi.Siamo certi che tutti la pense-ranno così: meglio un Federigioggi che una gallina domani.

    G.G.

    Nei boschi e prati sopra Retignano

    IL GITARIOdi [email protected]

    Il punto di partenza è sullastrada che sale al Cipollaio daRuosina, al bivio per Retignano(quota approssimativa: 300 m.s.l.m.). Da qui si può proseguirein salita lungo la stessa strada,la cui pendenza regolarissimasembra studiata apposta per lebiciclette e ha lunghi tratti inombra.

    L’itinerario che propongoprende invece a destra, per lastradina che sale a Retignano eprosegue oltre verso Levigliani:pur con una pendenza menoregolare, questa ha il vantaggiodi essere assai meno trafficatae di offrire un panorama moltoaperto sulla valle del Vezza.Sopra Retignano, poi, quandola strada arriva al poggio erbosodove qualche anno fa è statoallestito il campo sportivo, ilpanorama si apre splendida-mente sul Pizzo di Falcovaia,il passo Croce, il Corchia, ilpasso delle Voltoline e la Paniadella Croce: darei qualche cosaper avere una fotografia a cen-toottanta gradi presa da questopunto, con i tetti rossi di Basati,Terrinca e Levigliani immersinel verde dei castagni, il rosa eil grigio della roccia, il biancodel marmo delle cave del Cor-chia e di Cervaiole e l’azzurrodel cielo.

    La stradina prosegue immer-gendosi nel bosco e nell’ultimotratto perdendo un po’ di quota,fino a ricongiungersi con la stra-da del Cipollaio. Qui si prendea destra, continuando a salireper un brevissimo tratto, fino aincontrare una sterrata che sidiparte ancora verso destra,sempre in salita.

    È una strada privata; qualcheanno fa l’avevo trovata in unostato migliore; quest’anno è sca-

    vata dalla pioggia, ma semprepercorribile sui pedali, purchéci si tenga di volta in volta sullato meglio conservato. In set-tembre la salita in bici è resameno agevole dai ricci di casta-gne che costellano il terreno,assai pericolosi per i pneumati-ci. In poco più di un chilometrola stradina sale a una radura(vista sul mare), dove diventaquasi pianeggiante, per ripren-dere subito a salire nel bosco eterminare in breve, dopo duecurve, in vista di una casa chesi raggiunge con la bici in spal-la, per un sentiero a gradini(all’incirca a quota 600 metri).

    Il sentiero prosegue verso de-stra, sempre nel fitto dei casta-gni, prendendo a scendere. Annifa, dopo un breve primo trattoun po’ accidentato si potevasalire in sella; ora il sentiero sipresenta molto sassoso e scava-to per un tratto più lungo, primadi diventare più liscio e final-mente ciclabile.

    Passa accanto a una casettache potrebbe essere quella dellaStrega Marzapane, poi a un’al-tra in rovina, fino a sboccare inuna radura, dove si prende perpochi metri uno stradello a de-stra, piegando subito a sinistraall’altezza di una marginetta. Ilsentiero, progressivamente piùripido ma sempre ciclabile, escefinalmente dal bosco in vistadi Retignano e della sua bellis-sima pieve romanica, dedicataa S. Pietro Apostolo, che meritauna sosta (fondata nell’ottavosecolo, contiene un altare di L.Stagi). Da Retignano con qual-che tornante la strada asfaltatariporta alla strada del Cipollaioda cui si è partiti.

    Pietro Ichino

    A PROPOSITO DI EROSIONE DELLA SPIAGGIA

    Un Paladino da prendere sul serioLo scorso mese abbiamo pre-

    so di mira i Paladini del Nulla,responsabili a nostro giudiziodi non aver sorvegliato che ilconvegno sull’erosione finissein una bufala. Non tutti i Pala-dini sono uguali, né tutti sonodei Vip in cerca di citazione suigiornali. Ne abbiamo conosciu-to uno diverso, sentendolo par-lare a una televisione privatacontro gli accaniti difensori delpotenziamento del porto di Ma-rina di Carrara.

    Si tratta del dottor LorenzoSchiaffino di Massa, geologo econsulente di problematicheturistiche. Come la mettiamo,adesso, dopo il convegno diForte dei Marmi ? gli abbiamochiesto a bruciapelo.

    - Se è vero che il mare tra ilMagra e l’Arno avanza solo di0,23 metri per anno (che nonsono pochi) il porto di Marinadi Carrara negli ultimi ses-sant’anni ha già causato unaerosione di 106 metri sullaspiaggia di levante. C’è pocoda stare allegri. Il fenomeno èdestinato a proseguire con lostesso ritmo perché il canaled’imboccatura, mantenuto arti-ficialmente a una profondità di10 metri, blocca il transito disedimenti verso la nostra spiag-gia, mangiando i bagni, le stra-de e i fabbricati. I rimedi sug-

    geriti come i sacchi di sabbiasono risultati del tutto inutili.

    - E i riempimenti di ghiaia?- Inaccettabili sotto il profilo

    estetico e in più anch’essi inu-tili.

    - Si sta realizzando il nuovopiano regolatore portuale, chene dice?

    - Va respinto senza mezzi ter-mini. È stato redatto in modofrettoloso, in spregio dell’am-biente e della funzionalità tec-nica. Va sostituito con un altroche risolva definitivamente esenza equivoci anche la salva-guardia della costa. Noi abbia-mo già pronto un progetto al-ternativo. Il porto di Marina diCarrara ha portato a degliscompensi disastrosi. Bastapensare che la spiaggia a nordè aumentata di 44 metri e a sudha invaso già lo stradone cheun tempo andava alla Torre Ba-lilla. Speravamo che il consigliocomunale di Massa ci potessemettere una pezza.

    - E ora, dopo il voto del con-siglio comunale?

    - La prima osservazione è chenon si può lasciare la decisionesolo a quest’organismo. Massanon può scegliere da sola. C’èla Regione, finora succube dellavolontà degli industriali delmarmo di Carrara. C’è l’altraregione vicina, la Liguria, inte-

    ressata alla trasformazione delporto di La Spezia da militarea marittimo- commerciale. Cisono le spiagge del Cinquale(comune di Montignoso) e delForte dei Marmi.

    E c’è anche un ministro - ag-giungiamo noi - il Lunardi, chepraticamente è mezzo versilieseper avere sposato la signoraFrullani, figlia del dott. Francoe nipote di Cino che fu ancheconsigliere comunale subito do-po la liberazione. È possibileche non sia stato contattatoquesto ministro? È possibile,in un regime che ancora si de-finisce democratico, conoscereil suo autorevole parere?

    Federico Simonelli, figlio diAmanno, presidente dell’Avisdi Pietrasanta e magnifico diVersilia Oggi, si è brillanteme-nete laureato presso la facoltàdi Ingegneria, dipartimento ae-reospaziale dell’Università diPisa.

    Ha sostenuto una tesi sulletecniche di carico nel settoreelicotteristico, relatori i profes-sori Lazzeri e Cavallini. A Fe-derico i complimenti e gli au-guri del nostro giornale.

  • Novembre 2001 - pag. 6

    SPORT: Via G. Carducci 13/15 - Tel. 0584 89656NAUTICA: Via G.B. Vico - Tel. 0584 82747

    Nessuno parla più della Farnocchia - S. Anna

    di Beatrice Garancini

    DECORAZIONI D’INTERNIARTIGIANATO ARTISTICO

    Via Mancini, 14455046 QUERCETA (LU)

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    [email protected]

    su Internet

    sintesi toscana

    FORTE dei MARMI (LU)

    Le convalli del bacino idro-grafico del torrente Mulina e isuoi paesi, Mulina, Stazzema,Pomezzana e Farnocchia, an-drebbero ridenominati “terri-torio dell’eterna attesa”. Neltempo breve non s’intravede unprogetto che possa caratterizza-re per queste frazioni l’annosaaspirazione di vedersi aprire alturismo tramite un varco viarioche valichi la giogaia delleApuane orientali.

    La storica Stazzema - Galli-cano giace dal 1970 abbando-nata e soffocata tra i castagnetisotto il Procinto. Due anni fa,con una sezione ridotta e peropera privata è stata prolungataper poco più di un chilometrofino a casa Giorgini, tagliandotrasversalmente ed in manieradeprecabile il bel verde terraz-zato esistente a valle della si-gnorile casa. Rari ma efficacii solleciti sollevati sulla stampache della storica Stazzema- Gal-licano- Media Valle se ne ri-prenda quanto prima la sospira-ta ultimazione. Nei vari scrittisi ricordano le benemerenzed’impegno del sindaco di Staz-zema Giuseppe Conti, del sena-tore Giovanni Pieraccini, alloraMinistro dei Lavori Pubblici, edei primi ideatori dell’impor-tantissima strada che congiun-gerebbe la frazione di Palagna-na al municipio d’appartenenzaed eliminerebbe definitivamen-

    te il secolare isolamento di que-sta parte di territorio di Stazze-ma, gli ingegneri Pavanetto eOsman.

    Ma è il progetto minore dellavia di fuga San Rocchino-Casoli, quello che fino a pocotempo fa aveva la possibilitàmaggiore di determinare il pri-mo circuito tra i territori di Staz-zema e Camaiore scavalcandola Foce di San Rocchino. L’esi-genza della sua costruzione èstata finora sostenuta dai parerifavorevoli rilasciati da quasitutti gli enti chiamati per leggea concedere le necessarie auto-rizzazioni.

    Solo il Parco delle Apuane haconfermato sempre il suo cate-gorico no. Nel febbraio di que-st’anno è arrivata poi come unfulmine a ciel sereno la letteradi Franco Barberi che ha rimes-so in discussione l’avvio deilavori, nonostante sia disponi-bile da oltre un anno il finanzia-mento. C’è in atto un ripensa-mento, dopo che uno studiogeologico della Regione ha evi-denziato gli elevati rischi chela via dissesti ancora di più ilgià precario territorio.

    Su questo progetto, la politicasi muove in maniera davverosingolare. La sinistra di Stazze-ma rifiuta questa via prefe-rendo ad essa la Farnocchia-

    Sant’Anna, mentre a Camaioresono le forze di centrodestraad osteggiarla, dopo che mesiindietro tutti i raggruppamentipolitici si erano dichiarati con-trari. Sulla stampa Rifondazio-ne Comunista ha definito que-sto progetto “ scelta sciagu-rata”, mentre il consigliere diCamaiore Simona Poletti, d’Al-leanza Nazionale, ha dichiaratoche la via di fuga Pomezzana-Casoli è stata inserita « addirit-tura nel piano di protezionecivile del Comune di Ca-maiore» nonostante che lo stes-so responsabile della protezionecivile del Comune di Camaiore,geometra Antonio Barsotti, siaintervenuto in consiglio comu-nale denunciando la pericolosi-tà dell’intervento. Quindi –continua la Poletti- non è basta-to il no di Barberi, di Barsotti,del nostro ufficio tecnico, dellacommissione lavori pubblici ela scomparsa di documenti trai quali il primo progetto dellaRegione che indicava tutto unaltro tracciato, più breve e me-no costoso”.

    I comitati paesani di Pomez-zana e Casoli, invece, hannofatto un esposto alla procura diLucca affinché i due miliardie 826 milioni stanziati per lavia non siano distratti per altriinterventi, non raccogliendo

    così l’invito di Franco Barberie la sua riconosciuta filosofiad'operare per evitare nuovi di-sastri ambientali. Infatti, i comi-tati non vogliono tener di contodel parere scritto che l’ex re-sponsabile dell’agenzia dellaProtezione Civile ha inviato allaRegione Toscana nel febbraioscorso, in cui avvertiva che lavia di fuga San Rocchino-Casolisi realizzerebbe “su versanti conelevata propensione al disse-sto”, consigliando, parimenti,che lo stanziato finanziamentosia utilizzato per “aumentare lasicurezza dell’attuale viabilitàdi Fondovalle”.

    Come mai ? Non ci si fida piùdi quel “Modello Versilia” cheha contribuito a ricostruire emesso in sicurezza il territoriodella Versilia dopo il 19 giugno’96? Lo stesso Barberi del restoconsigliava di utilizzare il finan-ziamento per rendere maggior-mente sicure le viabilità esistentidei due paesi, che sono spessointerrotte a causa dei ricorrentieventi franosi. I cittadini di Staz-zema non capiscono inoltre co-me sia stato possibile trovare ilfinanziamento di quasi tre mi-liardi per un progetto che indu-bitabilmente ha un interesse in-feriore di quelli che hanno levie Stazzema-Gallicano e Far-nocchia-Sant’Anna.

    Di quest’ultima s’è perdutauna grande occasione di realiz-zarla con la legge del Parcodella Pace. Invece è stata incre-dibilmente eliminata, e nessunoha protestato. Se il finanzia-mento fosse stato ottenuto al-meno per questa strada Farnoc-chia – Sant’Anna, non sisarebbero accentrate sulla via-bilità di fuga per Casoli leodierne ostilità. Per questo siteme che possano essere impu-gnati gli atti, come ha minac-ciato di fare la consigliera diCamaiore Poletti. Il Comunedi Stazzema ora rischia di con-tinuare ad attendere all’infinitola realizzazione di una di questetre strade.

    Per la realizzazione dellaFarnocchia-Sant’Anna avrei lapresunzione di proporre unapossibilità. Passata la soddisfa-zione dell’approvazione dellalegge sul Parco della Pace, cisi è accorti che la legge era peròcarente nella parte del finanzia-mento per la gestione. È statochiesto alla Regione e allo Statoun adeguato intervento ripara-tore. I soldi che sicuramentesaranno concessi al comune diStazzema siano utilizzati peraccendere un mutuo decennaleo ventennale per finanziare fi-nalmente la costruzione di que-sta strada ritenuta da tutti indi-spensabile.

    Giuseppe Vezzoni

    È arrivato anche a TerrincaS. Colombano, proveniente daBobbio. Lui, che imponeva aisuoi monaci di viaggiare a piedi,non ha percorso l’antico trac-ciato della mulattiera che parteda Cansoli ma è salito comoda-mente sulle Alpi Apuane in au-tomobile.

    Lassù, ai piedi del monte Cor-chia, il suo nome era conosciutofino dal 768, quando il nobilelongobardo Tassilone figlio diAutchisio costruì un oratoriodedicandolo alla venerazione.

    Ma lui, personalmente nonc’era ancora arrivato.

    Santo girottolone come S. Pa-olo e papa Giovanni Paolo II,Colombano aveva iniziato a va-gabondare partendo dall’Irlandanel 590, era emigrato in Franciaattraversandola in lungo e inlargo e, poiché era un rompisca-tole, gli avevano dato l’ostraci-smo. Ma lui, invece di tornarein Irlanda, si era trasferito inBelgio, poi in Germania e da lìera passato in Svizzera da dovesi era trasferito in Italia scen-dendo dalle Alpi a Milano, pas-sando a Pavia, da lì a Bobbio,dove il Padreterno gli avevaimposto di fare tappa nel 615.Un ordine così autorevole haimpedito a Colombano di pro-seguire il viaggio verso Terrin-ca, fino a che quei quattro gattidei Colombani hanno ottenutoil lasciapassare il 13 Ottobre2001.

    Ad ossequiare il santo haprovveduto il parroco Antonio,il vicario generale mons. Benot-to, il vicario foraneo D’Angeloe don Mario Cippelli, parrocodi S.Colombano al Lambro consessanta dei suoi parrocchiani.Le autorità civili, precedute dailoro labari, hanno fatto atto divassallaggio, presentando gliomaggi il sindaco di Stazzema,il vicesindaco e l’assessore diS. Colombano al Lambro.

    Dalla pianura versiliese e dal

    mondo sono rimpatriati i terrin-chesi emigrati o i loro eredi che,uniti al popolo, hanno veneratoil loro compatrono accolto inuna chiesa scintillante di luci edi fiori, sapientemente dispostidalle abili mani delle signore,vestali del tempio.

    Le voci della corale si sonoinseguite in un fraseggio di can-ti, a volte sussurrati in un mor-morio, e poi, sorrette dal timbropossente dell’organo, lanciatein una esplosione dell’inno digioia. I maschi più aitanti hannoformato la guardia d’onore etrasportato sul trono il santolungo le vie del paese affinché

    Vogliamo parlare ancora dipadre Franchi di cui abbiamoalcuni ricordi a partire dal1977, quando, annunciandocila morte di padre Gustavo Coc-ci di Terrinca, suo predecessorecome sovrintendente in S.Crocedi Firenze, ne volle commemo-rare l’attaccamento a favoredei versiliesi “senza riguardoper etichette o colori” e soprat-tutto la battaglia per la stradadel Retro Corchia. Ci invitòanche a spoliticizzare il giorna-le “perché la politica divide enon unisce: si sente molto lamancanza di un giornale chesia di tutti i versiliesi, che liunisca tutti, nella salvaguardiadei nostri luoghi, delle tradizio-ni, della civiltà e (perché no)della nostra fede, sempre conlo sguardo rivolto a un progres-so ordinato, democratico ecivili”. Parole testuali sue.

    In una successiva lettera del1978 chiedeva ai versiliesi: 1)se erano ancora a piede liberoi responsabili della costruzionedei due grattacieli di Querceta;2) che ne pensavano degli stu-pri della Caranna e delle Pra-de, piene, al tempo della suagiovinezza, di pioppeti con inidi da scovare, di prati e fossipieni d’acqua e di pesci; 3) chesi smettesse di inquinare il fiu-me dove un tempo ci si lavava-no i “cenci” e oggi ci si scari-

    cano i rifiuti; 4) che si aspetta-va a salvare qualcuna dellevecchie case coloniche dellapiana di un certo valore almenoculturale.

    Impossibile infine non ricor-dare l’iniziativa presa da padreFranchi insieme al direttore diVersilia Oggi, di porre sullatomba in S.Croce di padre Eu-genio Barsanti, l’inventore delmotore a scoppio, del busto inbronzo opera di Leone Tomma-si. Una volta compiuto il mira-colo, nello stesso giorno volletenere nello stesso convento undibattito volto a sottolineare ilvalore dell’opera scientificadel religioso pietrasantino.

    All’amico Mario rinnoviamogli auguri di tanta salute e diquella serenità, meritate, chegli possano garantire il prose-guo di una attività meritoriasempre posta al servizio delprossimo.

    Padre Franchiogni strada ed ogni piazzetta nericevesse la benedizione.

    Alla processione, ai festeggia-menti ha dato un particolaretocco di solennità la Filarmoni-ca S. Cecilia di Levigliani ese-guendo impeccabilmente com-posizioni di notevole difficoltà.

    Sui pellegrini che sono staticompagni di viaggio del santonel venire a Terrinca e nel tor-nare a Bobbio, sul paese, suifedeli, sui presenti e sul territo-rio S. Colombano ha tracciatola benedizione in una splendidagiornata di sole.

    Marino Bazzichi

    Che c’entra la Chiesa?Coraggiosa, e quindi sor-

    prendente nota scritta dal“Dialogo”, periodico cattolicodiretto da don Florio Gianni-ni. La riportiamo testualmen-te:

    “Che c’entra la Chiesa? Daqualche anno sono frequenta-mente irritato nel leggere lacronaca locale de Il Tirreno eLa Nazione quando leggo arti-coli nei quali viene ampollosa-mente citata e coinvolta la Chie-sa o anche il Clero o addiritturala Chiesa Versiliese in faccendeche assolutamente sono estra-nee a queste categorie. Per fa-vore, se si tratta di compraven-dita di un terreno da partedell’ufficio amministrativo del-la Curia diocesana di Pisa neiconfronti del Comune di Pietra-santa, perché tirare in balloChiesa, o il Clero locale o dio-cesano per mero affare di dana-ro? È proprio necessario ricor-dare chi di dovere (non solo icronisti, ma chi li informa) chela chiesa (la chiesa versilieseche significa?) e il clero sonotutt’altra cosa che riguarda lasalvezza delle anime e non gliaffari che gli appositi uffici cu-rano?”.

    La nota non fa nomi. Uno lo

    facciamo noi: quello di monsi-gnor Armani, amministratoredella curia (c maiuscola o mi-nuscola?) diocesana di Pisa.Con i soldi dello Stato restauròil Magazzino del Forte e lo ri-vendette. Glielo chiese ancheil parroco, offrendo una cifra incontanti per comprarlo. Mezzomiliardo glielo offrimmo anchenoi di Versilia Oggi. Non ci fuverso. Quel reperto storico(1618) venne venduto senzaportar rispetto al paese. Vendutoa forestieri, naturalmente.

  • Novembre 2001 - pag. 7

    E GLI IMPIEGATI A SPINGERE IN SALITA...

    IL COMUNE CHE METTE LE ROTELLEAltro che scherzi a parte

    Unci crederete, ma anco untempo gli scherzi a parte esiste-vino già e senza tante teleca-mere e televisioni.

    Circa trenta anni fa, lavoravoin fornace dove si producevanomattoni e doppiuni; il titolareera uomo tutto un pezzo e au-toritario, ma quando gli veniain mente di fà dele segate ’unbadava a spese, purché loscherzo fusse bello e soprattuttoche nimo si fesse male. Lo stu-diava anco pe’ de’ ggiorni.

    Una volta, parlando co’ ’nsu’ operaio e mio compagno dilavoro, co’ mansioni di fuochi-sta e abitante li vicino ala for-nace gli fè:

    - Oh Tonino, che ne diresti,se comprassi une po’ di vacche,faccio fa’ le stalle poe comproil fieno, te doppo le custodisci,tanto sei pratico, poi si fanofiglià e i vitelli e il latte si ven-dino e si divide quelo che ciricaviamo, leve le spese. Tantote lavori la notte in fornace,per quelo che fai, quando ilgiorno hai dormito un paiod’ore, sennò ti piglia la noia.

    -Emmaa – gli rispose Tonino– fai tutto te, però se issoldi litiri fori te, a me va bene, ancoperché, cola paga che mi dai,un’ho un soldo da fa cantà unceco, e uni po’ di soldi in piùfan’ sempre comodo.

    Fatto sta che il giorno doppoc’erino già i muratori a tirà su’le stalle.

    I disegni e i permessi, lì infornace, un’esistevino e i mat-toni ’n mancaino di certo. Fi-nito di costruì le stalle in temporecord, il giorno dopo ariva uncarro bestiame e scendono al-cune vacche. Tonino, tutto sod-disfatto, dopo poghi minutiavea già dato il nome a tutte.Per un po’ di tempo andò comeda programma. Ma una matti-na al cambio del turno arivain fornace il principale che lochiama in ufficio:

    -Oh Tono, mi pare che quelevacche lie del latte ne faccinopogo, te che dici da che dipen-de?

    - Pe’ me ne fano assai, ma te,come al solito, se le galline unfan’ du’ ove al giorno un seicontento.

    - Ma, un diceo per quello, man’avrei trova una, guarda mel’hano garantita, ne fa al dop-pio che le altre, te che dici lacompro? Il posto c’è.

    - Guarda omo che ti piglinopel culo, queste ne fanno giàassai.

    - O te, me l’hano garantita es’unne fa per il doppio mi rida-no issoldi.

    - Eo allora comprila tanto lepalanche deno tue.

    - Si io la compro, ma però

    quando la molgi vo’ esse’ pre-sente, c’un vorei tu fessi il furboa fammi sparì qualche paglio-lina di latte.

    - Marianna cane che fiducia,un sei un corno te, sei peggiodi tu pà.

    - Allora stasera la faccio por-ta’ ala stalla.

    La sera a buio, quando Toni-no avea già iniziato il turno dilavoro ariva il camion bestiame,scendono la bestia e la chiudo-no ’ndela stalla. Il principalepoi sale lo scalandrone e vadove Tono svolgeva il suo lavo-ro di fuochista.

    -Oh Omo, la vacca è ’ndelastalla, già custodita, domattinaquando smonti, veni in ufficioche si va assieme a molgila, vo’vede’ il latte che fa.

    All’alba a fine turno, il prin-cipale era già lì in attesa cheil su’ operaio smontasse e primadi andare a letto molgesse quelavacca. “Andiemo omo” – gli fa– e insieme s’avviino verso lastalla. Tono prende sgabello epaiolina, un paio di sbadigli,du’ occhi allampanati di chi afatto nottata.

    -Sie ce ne vole almeno due otre di quele paglioline lie – diceil capo – t’ho ditto che ne fa unfottio!

    Tonino ritorna in casa e pren-de un’altro recipiente, poi vaala stalla apre la porte, semprecol principale lì attaccato pe’controllare che tutto andassebene. Alla fine Tonino sbotta:

    -Io! Io? Te sei matto vedi.Uno scatto si gira, po’ tira vialo sgabello e calci alle paiolinee sene va ’ncazzato, moccoli ealtro fraseggio c’un si po’ ripe-te.

    -Mah! E che garbi deno quelilie ma io poe, da te Tono, vabene che sei stanco, ma per mol-ge una vacca poe, che sarà mai?

    Intanto altri operai da lonta-no aveino assistito ala scena,essì che Tonino era uno calmo,scatti così ’nnavea mai fatti.Uno di questi si avvicina e do-manda quello che era successo.

    -Ma che t’addi’ – esclama ilpadrone. È Tono che invecchiae un dè più bono a molge. De-v’esse sclerotico, si vede chestanotte ha lavorato più delsolito ’ntorno a bruciatori.

    -O se volete che la molgio io– fa uno – sono bono veh! L’hosempre fatto e mi pa’ le vacchel’ha sempre avute.

    -Essì, bravo, fammi questofavore, vedrai che Tono domanelo fa lù.

    L’operaio, raccatta paiolinee sgabello, una sciacquata aicontenitori poi apre la portedela stalla: - Ottiio! E ci rimasefisso con gli occhi sbarrati, oAlbe’ ma è un toro luqqui!

    Caro Giorgio,i lettori di buona memoria

    ricorderanno sicuramente il mioarticolo pubblicato nel mese digiugno dal titolo “La macchinadel Sindaco” nel quale facevopresente che alla Stroscia siamocongestionati dal traffico deimezzi pesanti, e di averlo giàfatto presente a chi di compe-tenza, altrimenti mi sarei messoall’opposizione (anche se nonconto niente).

    Debbo dire che mi associopienamente a chi ha scritto suVersilia Oggi l’articolo: “A daveni l’aria nova”. Qui alle Pra-de, Stroscia compresa, siamol’ultimo vagone di un lungotreno merci. Lo dimostra il fattoche non c’è una luce lungo lastrada, mentre sono state illu-minate via Cugnia, via Giannot-ti e un tratto di via Galleni. Icigli delle strade pieni di erba,carta svolazzante da tutte leparti, pacchetti vuoti di sigaretteseminati per la strada.

    Dal 1975 non andavo più avotare, ma il 13 maggio 2001sono andato a fare il mio dove-re, sperando di vedere un buoncambiamento, ed ho votatol’Alveare. Mi sono pentito, erameglio se avevo continuato aignorare le urne. La nuova am-ministrazione è come le altre.Sul quotidiano il Tirreno holetto diverse notizie riguardantila nuova giunta. Il Sindaco haaffidato deleghe su temi impor-tanti come le problematiche del-la viabilità e traffico a StefanoFaraboschi che è già stato invi-tato non una volta, ma tre volteda Tommaso Bazzichi al qualeaveva promesso che, dopo leferie, sarebbe venuto per vederecome si poteva risolvere il pro-blema delle strade alle Pradema ancora non si è visto.

    Alla Stroscia il traffico pesan-te è diventato super congestio-nato, perché oltre ai mezzi lo-cali, transitano anche quellinazionali che provengono dallaSicilia, Sardegna, Piemonte einternazionali dalla Spagna,Francia, Germania. In certi mo-menti ne passano anche tre, unodietro all’altro e, in fondo allavia Stroscia, si aspetta in attesache sia libera la strada. Ci sono

    anche autisti che non conosconoil codice della strada, non rispet-tando il limite di velocità, cheviene ignorato dai furboni.

    Il Tirreno ci da’ altre notiziebuffe e ridicole, come la parte-cipazione democratica, intesacome delle “ruote” da metteresotto il Palazzo: “Un municipioda portare tra la gente – aggiun-ge Mazzucchi – per il coinvol-gimento dei cittadini, per farconoscere i servizi e garantirea tutti le informazioni necessa-rie, una delega e che muoveràdal metodo adottato in campa-gna elettorale girando tutto ilterritorio per un confronto diret-to con i cittadini e dare risposteadeguate ai bisogni della gente”.

    Tornando a quanto scritto suVersilia Oggi da quello che èandato in municipio senza tro-vare gli addetti al loro posto esi domanda: dove erano gli im-piegati? la risposta è molto sem-plice: gli impiegati erano“impiegati” a spingere il Palaz-zo per le strade dei paesi (nonso come riusciranno a spingerlofino ad Azzano con tanta salita).

    Alla Stroscia il carrozzonenon è ancora passato, ma sedeve transitare da queste partie fare danni a cose e persone, èmeglio che rimanga alla larga,più lontano possibile.

    All’inizio ho scritto che in viaStroscia non esiste nessuna luced’illuminazione mentre sarebbebene che due o tre luci ci fosse-ro. La notte del 22 settembrealle ore tre alcune persone sonoentrate nella mia proprietà tuttarecintata, si sono impossessatidi una scala a pioli appoggian-dola ad una finestra e con untrapano a batteria hanno iniziatoa fare fori nel telaio di legnodella finestra stessa per scardi-narla con l’intenzione di entrarein casa, ma un piccolo rumoree una piccola luce galeotta èservita a dare l’allarme accen-dendo tutte le luci, così, vistisiscoperti, i ladri sono fuggitimolto alla svelta. Ora tra noifamiliari è rimasta la paura cheabbiano a ritornare e così lanotte lasciamo le luci accese,ma poi arriveranno le bolletteEnel salatissime.

    Angelo Silicani

    -Come! Ma che dici, a me mel’hano dato pe’ una vacca,guarda che puppera che ha.

    -Ei e quel coso tra le gambeche sembra la maniglia pe’ lapompa è una vacca moderna?Vi venghino in mente tutte, ma

    quanto avete speso pe’ fa unasegata a Tono? Sarà megliochiude la stalla, perché, se aluqqui comincino a girargli lepuppere, enno guai seri.

    Antonio Bandelloni

    Mostra d’artemunicipale

    Quest’opera d’arte munici-pale è in mostra in Via S.Giorgio, alla Colombaia diPozzi. Titolo: “Ricordo delleelezioni del 13 maggio”. Ope-ra d’avanguardia, anzi avve-neristica, vorrebbe ricordareun antico palo (forse del IIsecolo a.C.) un tempo a soste-gno dei fili della corrente elet-trica. Ne avevamo già parlatonel numero di settembre diVersilia Oggi, nel contesto dialtri argomenti rimasti an-ch’essi tutti inascoltati. Moltii visitatori della mostra, in-creduli.

  • Novembre 2001 - pag. 8

    BANCA della VERSILIA e della LUNIGIANA

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