Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia...

40
Registrazione al Tribunale di Velletri n. 9/2004 del 23.04.2004 - Redazione: C.so della Repubblica 343 - 00049 VELLETRI RM - 06.9630051 - fax 0696100596 - [email protected] Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per gli atti della Curia e pastorale per la vita della Diocesi di Velletri -Segni Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015

Transcript of Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia...

Page 1: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

Regis

trazio

ne al

Tribu

nale

di Ve

lletri n

. 9/20

04 de

l 23.0

4.200

4 - R

edaz

ione:

C.so

della

Repu

bblica

343 -

0004

9 VEL

LETR

I RM

- 06.9

6300

51 -

fax 0

6961

0059

6 - c

uria@

dioce

si.velle

tri-se

gni.it

Mens

ile a c

aratte

re div

ulgati

vo e

ufficia

le pe

r gli a

tti de

lla Cu

ria e

pasto

rale

per la

vita

della

Dioce

si di

Vellet

ri -Se

gni A

nno

12, n

. 10

(123

) - O

ttobr

e 20

15

Page 2: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

22 OttobreOttobre20152015

Il contenuto di articoli, servizi foto e loghi nonché quello voluto da chi vi compare rispecchia esclusivamente il pensiero degliartefici e non vincola mai in nessun modo Ecclesìa in Cammino, la direzione e la redazione. Queste, insieme alla proprietà, siriservano inoltre il pieno ed esclusivo diritto di pubblicazione, modifica e stampa a propria insindacabile discrezione senza alcunpreavviso o autorizzazioni. Articoli, fotografie ed altro materiale, anche se non pubblicati, non si restituiscono. E’ vietata ognitipo di riproduzione di testi, fotografie, disegni, marchi, ecc. senza esplicita autorizzazione del direttore.

Ecclesia in camminoBollettino Ufficiale per gli atti di Curia

Mensile a carattere divulgativo e ufficiale per gli attidella Curia e pastorale per la vita della

Diocesi di Velletri-Segni

Direttore ResponsabileMons. Angelo Mancini

CollaboratoriStanislao FioramontiTonino Parmeggiani

Mihaela Lupu

ProprietàDiocesi di Velletri-Segni

Registrazione del Tribunale di Velletri n. 9/2004 del 23.04.2004

Stampa: Quadrifoglio S.r.l.Albano Laziale (RM)

RedazioneCorso della Repubblica, 34300049 VELLETRI RM06.9630051 fax 96100596 [email protected]

A questo numero hanno collaborato inoltre:

S.E. mons. Vincenzo Apicella, mons. Franco Risi, donGaetano Zaralli, don Antonio Galati, Suore Apostoline Velletri,don Marco Nemesi, Carlo Fatuzzo, Sara Gilotta,Massimiliano Postorino, Marta Pietroni, Pietro Ramellini,Chiara Bertoglio, Chiara Molinari, Claudio Gessi, GiovanniZicarelli, Parrocchia S. Martino Velletri, Maria Teresa PontaraPederiva, Giorgio Innocenti, Fondazione Con il Sud.

Consultabile online in formato pdf sul sito:www.diocesi.velletri-segni.it

DISTRIBUZIONE GRATUITA

In copertina:

Papa Francesco incontra una famiglia

Foto: Siciliani - Gennari, SIR.

- Nuovo processo di nullità matrimoniale:

il Signore Gesù, Giudice clemente,

+ Vincenzo Apicella p. 3

- La Parola del Papa: il lavoro per

Papa Francesco, S. Fioramonti p. 4

- Perdonare, perdonare ed ancora perdonare,

Sara Gilotta p. 5

- Laudato sii, mi Signore: una laica riflessione

sull’Enciclica di Papa Francesco,

Massimiliano Postorino p. 6

- Delle cose si ha la proprietà, della vita

umana no. Gli embrioni non sono cose,

Marta Pietroni p. 7

- Il nodo gordiano del genere: dalla biologia

alla sociologia, e ritorno / 1,

Pietro Ramellini p. 8

- Non bestemmiare,

Chiara Bertoglio p.11

- Sinodo dei Vescovi. XIV Assemblea

Generale Ordinaria: Instrumentum Laboris p. 12

- Le opere di misericordia / 3. Vestire gli ignudi,

Carlo Fatuzzo p. 14

- Giustizia e Misericordia nel Processo

di Nullità Matrimoniale,

Chiara Molinari p. 15

- Anno giubilare / 1: Da una prassi di

riconciliazione ad un appello all’accoglienza,

don Antonio Galati p. 16

- Messaggio del Santo Padre Francesco per la

Giornata Missionaria Mondiale 2015 p. 17

- Caritas Diocesana: Dieci anni della casa

di accoglienza “San Lorenzo” a Velletri,

Giorgio Innocenti p. 19

- Tutta la nostra vita è un... grazie! Tempo di saluti,

a cura delle Suore Apostoline p. 20

- Ordinazione Diaconale di Carlo Fatuzzo.

Testimonianza vocazionale,

Carlo Fatuzzo p. 21

- Per chi ha voglia di credere: L’arte del Condizionale,

don Gaetano Zaralli p. 22- La parrocchia: luogo di annuncio, di proposta

e di accompagnamento vocazionale,

mons. Franco Risi p. 23

- Convegno diocesano “Per abitare la città da cristiani”,

Claudio Gessi p. 24

- Montelanico: Processione in onore di Maria SS.ma del Soccorso,

Giovanni Zicarelli p. 26- Colleferro, Parrocchia S. Bruno: Festa dell’Esultanza, G. Zicarelli p. 27

- E - state all’Acero,a cura delle Suore Apostoline p. 28

- Velletri, Parrocchia S. Martino: gli echidel Grest, a cura della Parrocchia

di San Martino Velletri p. 29

- Sinodo: relique di S. Teresa di Lisieux e

dei genitori esposte a S. Maria Maggiore,

n.d.r. p. 30

- # SPAZIDANONPERDERE,

Fondazione Con il Sud p. 31

- Celebrazioni per l’800° Anno dalla

morte di Papa Innocenzo III,

Stanislao Fioramonti p. 32

- Il Sacro intorno a noi / 17:

Assisi. Eremo di San Masseo della

Comunità di Bose,

Stanislao Fioramonti p. 33

- “... proclamare la libertà degli schiavi”,

M. Teresa Pontara Pederiva p. 36

- Cappella Brancacci, Basilica di Santa

Maria del Carmine, Firenze / 2,

don Marco Nemesi p. 38

- Decreto di Nomina Vescovile p. 37

Page 3: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

33OttobreOttobre20152015

MMentre scrivo Papa Francesco si accinge a presiedere l’Incontro

mondiale delle famiglie a Filadelfia, negli Stati Uniti d’America,

inoltre tutto è pronto per l’apertura della XIV Assemblea generale ordi-

naria del Sinodo dei vescovi, dedicata a “La vocazione e la missio-

ne della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, che si

svolgerà a Roma dal 4 al 25 ottobre prossimo. Questo anno, trascorso

tra i due Sinodi, è stato senza dubbio impegnativo e fecondo per la

grande mole di riflessioni scaturite dalla Relazione finale del Sinodo

straordinario, che è stata arricchita da una serie di interrogativi rivol-

ti alle Chiese locali, le cui risposte sono andate a costituire lo Strumento

di lavoro da sottoporre alla valutazione dei vescovi nell’imminente

Assemblea.

Nel frattempo, però, il Papa ha già dato concreta attuazione ad una

delle riforme più urgenti auspicate lo scorso anno, che consiste nel-

l’adeguamento delle norme che regolano il processo canonico per

riconoscere i casi di nullità del matrimonio, promulgando all’inizio di

settembre la Lettera apostolica Mitis Iudex Dominus Iesus, “Il Signore

Gesù, Giudice clemente”, firmata il 15 agosto, Solennità dell’Assunta.

Già in queste prime parole, che ne costituiscono il titolo, la Lettera

indica un chiaro riferimento alla Misericordia, cui è dedicato l’Anno

Santo straordinario, che si aprirà l’8 dicembre, la stessa data in cui

entreranno in vigore le nuove norme, che innovano un intero capi-

tolo del Codice. Occorre anzitutto sottolineare che questo non signi-

fica affatto ledere o attenuare l’insegnamento per sempre acquisito

sulla indissolubilità del Sacramento del matrimonio, che scaturisce

dalla stessa Rivelazione, in quanto la nullità si verifica solo per la

mancanza accertata di uno degli elementi fondanti del matrimonio

cristiano al momento della sua celebrazione e non per difficoltà soprav-

venute, di qualunque genere siano.

L’intento è, piuttosto, quello di avere come guida costante “la legge

suprema della salvezza delle anime, giacché la Chiesa, come ha sag-

giamente insegnato il Beato Paolo VI, è un disegno divino della Trinità,

per cui tutte le sue istituzioni, pur sempre perfettibili, devono tende-

re al fine di comunicare la grazia divina e favorire continuamente,

secondo i doni e la missione di ciascuno, il bene dei fedeli, in quan-

to scopo essenziale della Chiesa”(Lett.Ap.). Il documento ha già susci-

tato grande interesse e, forse, ancor più grandi aspettative, soprat-

tutto tra coloro che vivono in situazioni di doloroso distacco dalla pra-

tica sacramentale per aver contratto un secondo vincolo matrimo-

niale. Le novità più importanti che vengono introdotte sono sostan-

zialmente di due tipi: quello riguardante la durata dei processi e quel-

lo più propriamente pastorale; dal punto di vista economico in Italia

già vige la norma di ridurre all’essenziale le spese, con il contributo

che la Conferenza episcopale stanzia annualmente per i Tribunali eccle-

siastici.

La brevità è stata perseguita attraverso la riduzione ad un solo gra-

do di giudizio, al posto dei due che erano necessari fino ad oggi, per

accertare definitivamente la nullità di un matrimonio ed anche con

la distinzione tra un processo ordinario ed uno più breve, quando le

due parti siano concordi nel richiedere la nullità e le motivazioni sia-

no particolarmente evidenti. L’aspetto pastorale è rappresentato dal

ruolo che, a partire da questa riforma, è chiamato a svolgere il vesco-

vo diocesano nei processi di nullità matrimoniale: “Affinché sia final-

mente tradotto in pratica l’insegnamento del Concilio Vaticano II in

un ambito di grande importanza, si è stabilito di rendere evidente che

il vescovo stesso nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo,

è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati. Si auspica pertanto

che nella grandi come nelle piccole diocesi lo stesso vescovo offra

un segno della conversione delle strutture ecclesiastiche e non lasci

completamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria

in materia matrimoniale”(Lett.Ap.).

A tale proposito, oltre a ringraziare il Signore che ci siano e siano

mantenute ancora delle diocesi “piccole”, cioè “a misura d’uomo”, si

è portati a pensare che lo spirito della legge sia quello di rendere il

processo meno burocratico e basato esclusivamente su meccanismi

giuridici, pur importanti e necessari. Alla valutazione meramente lega-

le della fattispecie, la presenza del vescovo dovrebbe poter aggiun-

gere un discernimento pastorale, che prenda in considerazione la sto-

ria di quelle persone, il cammino interiore da essi compiuto, i valori

positivi su cui si fonda la loro richiesta, le prospettive che sono loro

dinanzi. In altre parole, decretare la nullità di un matrimonio signifi-

ca non solo accertare oggettivamente dei fatti con testimonianze e

perizie, ma sanare una ferita dolorosamente sentita da chi ha pre-

so coscienza del proprio errore o della propria immaturità ad affron-

tare un cammino così impegnativo come il matrimonio cristiano.

Questo riapre l’altro grande problema che scaturisce dal considera-

re necessariamente come Sacramento ogni vincolo matrimoniale con-

tratto da due battezzati, anche se privi di qualunque esperienza del-

la fede che hanno ricevuto.

Ma questa è altra questione e non si può che auspicare che il pros-

simo Sinodo la prenda in esame.

� Vincenzo Apicella, vescovo

Page 4: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

44 OttobreOttobre20152015

a cura di Stanislao Fioramonti

NNell’udienza generale di mercoledì 19 giu-gno, nell’aula Paolo VI, papa Francescocontinuando la sua catechesi sulla fami-

glia nei suoi vari aspetti ha affrontato il rappor-to che ha il lavoro sulla istituzione familiare e irischi che questa corre se quello manca.Sentiamolo.

“Dopo aver riflettuto sul valore della festa nel-la vita della famiglia, oggi ci soffermiamo sul-l’elemento complementare, che è quello del lavo-ro. Entrambi fanno parte del disegno creatoredi Dio, la festa e il lavoro.Il lavoro, si dice comu-nemente, è necessa-rio per mantenere lafamiglia, per crescerei figli, per assicurare aipropri cari una vita digni-tosa. Di una personaseria, onesta, la cosapiù bella che si possadire è: “E’ un lavoratore”,è proprio uno chelavora, è uno che nel-la comunità non vive allespalle degli altri. Ci sonotanti argentini oggi,ho visto, e dirò comediciamo noi: «No vive de arriba».E in effetti il lavoro, nelle sue mille forme, a par-tire da quello casalingo, ha cura anche del benecomune. E dove si impara questo stile di vitalaborioso? Prima di tutto si impara in famiglia.La famiglia educa al lavoro con l’esempio deigenitori: il papà e la mamma che lavorano peril bene della famiglia e della società.Nel Vangelo, la Santa Famiglia di Nazaret appa-re come una famiglia di lavoratori, e Gesù stes-so viene chiamato «figlio del falegname» (Mt 13,55)

o addirittura «il falegname» (Mc 6,3). E san Paolonon mancherà di ammonire i cristiani: «Chi nonvuole lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3,10). -È una bella ricetta per dimagrire questa, non lavo-ri, non mangi! - L’Apostolo si riferisce esplicita-mente al falso spiritualismo di alcuni che, di fat-to, vivono alle spalle dei loro fratelli e sorelle «sen-za far nulla» (2 Ts 3,11). L’impegno del lavoro e la vita dello spirito, nel-la concezione cristiana, non sono affatto in con-trasto tra loro. E’ importante capire bene que-sto! Preghiera e lavoro possono e devono sta-re insieme in armonia, come insegna san Benedetto.La mancanza di lavoro danneggia anche lo spi-rito, come la mancanza di preghiera danneggia

anche l’attività pratica.Lavorare – ripeto, in mil-le forme – è proprio del-la persona umana.Esprime la sua dignitàdi essere creata aimmagine di Dio. Perciòsi dice che il lavoro èsacro. E perciò la gestio-ne dell’occupazione èuna grande responsa-bilità umana e sociale,che non può esserelasciata nelle mani dipochi o scaricata su un“mercato” divinizzato.

Causare una perdita di posti di lavoro significacausare un grave danno sociale. Io mi rattristoquando vedo che c’è gente senza lavoro, chenon trova lavoro e non ha la dignità di portareil pane a casa. E mi rallegro tanto quando vedoche i governanti fanno tanti sforzi per trovareposti di lavoro e per cercare che tutti abbianoun lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignitàa una famiglia. Dobbiamo pregare perché nonmanchi il lavoro in una famiglia.Dunque, anche il lavoro, come la festa, fa par-

te del disegno di Dio Creatore.Nel libro della Genesi, il tema del-la terra come casa-giardino, affi-data alla cura e al lavoro dell’uomo(2,8.15), è anticipato con un pas-saggio molto toccante: «Quandoil Signore Dio fece la terra e ilcielo, nessun cespuglio campestreera sulla terra, nessuna erba cam-pestre era spuntata – perché ilSignore Dio non aveva fatto pio-vere sulla terra e nessuno lavo-rava il suolo e faceva salire dal-la terra l’acqua dei canali per irri-gare» (2,4b-6a). Non è roman-ticismo, è rivelazione di Dio; enoi abbiamo la responsabilità dicomprenderla e assimilarla finoin fondo. L’Enciclica Laudato si’,che propone un’ecologia integrale,contiene anche questo messaggio:la bellezza della terra e la digni-tà del lavoro sono fatte per esse-re congiunte. Vanno insieme tut-te e due: la terra diviene bella

quando è lavorata dall’uomo. Quando il lavorosi distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e ladonna, quando si separa dalle loro qualità spi-rituali, quando è in ostaggio della logica del soloprofitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvili-mento dell’anima contamina tutto: anche l’aria,l’acqua, l’erba, il cibo... La vita civile si corrompee l’habitat si guasta. E le conseguenze colpisconosoprattutto i più poveri e le famiglie più pove-re. La moderna organizzazione del lavoro mostratalvolta una pericolosa tendenza a considera-re la famiglia un ingombro, un peso, una pas-sività, per la produttività del lavoro. Ma doman-diamoci: quale produttività? E per chi? La cosid-detta “città intelligente” è indubbiamente riccadi servizi e di organizzazione; però, ad esem-pio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani.A volte chi progetta è interessato alla gestionedi forza-lavoro individuale, da assemblare e uti-lizzare o scartare secondo la convenienza eco-nomica. La famiglia è un grande banco di pro-va. Quando l’organizzazione del lavoro la tie-ne in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cam-mino, allora siamo sicuri che la società umanaha incominciato a lavorare contro se stessa!Le famiglie cristiane ricevono da questa congiunturauna grande sfida e una grande missione. Esseportano in campo i fondamentali della creazio-ne di Dio: l’identità e il legame dell’uomo e del-la donna, la generazione dei figli, il lavoro cherende domestica la terra e abitabile il mondo.La perdita di questi fondamentali è una faccendamolto seria, e nella casa comune ci sono giàfin troppe crepe! Il compito non è facile. A vol-te può sembrare alle associazioni delle famigliedi essere come Davide di fronte a Golia… masappiamo come è andata a finire quella sfida!Ci vogliono fede e scaltrezza. Dio ci concedadi accogliere con gioia e speranza la sua chia-mata, in questo momento difficile della nostrastoria, la chiamata al lavoro per dare dignità ase stessi e alla propria famiglia”.

Page 5: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

55OttobreOttobre20152015

Sara Gilotta

IIl pontificato di Francesco appare ormai a tutti come fortemente inno-vativo, se non rivoluzionario , forse anche perché le sue parole toc-cano nel concreto temi ed aspetti che riguardano la vita di tutti e

tutti gli aspetti della vita sui quali il suo intervento, sempre basato sullamisericordia e sull’amore, vuole eliminare o, almeno, ridurre l’aura di pec-cato e di intolleranza che da secoli ha accompagnato atti e comporta-menti che comunque appartengono all’uomo. E mi riferisco in particolar modo a due aspetti del vivere da sempre con-siderati come pec-caminosi ed ancor pri-ma assolutamenteda rifiutare e cioèl’omosessualità e l’a-borto, anche se in que-sto scritto farò riferi-mento solo all’aborto.Perché da donna e damadre credo di poter-mi avvicinare al dram-ma dell’aborto conmaggiore consape-volezza e compren-sione e perché esso,anche quando si veri-fica per cause natu-rali, appare alla don-na come un drammaspesso difficile dacomprendere e dasuperare. C’è infatti in lei un natu-rale amore per lavita che non permettedi non amare da subi-to il figlio che porta ingrembo. Dico questo per cer-care di avvicinarmi inpunta di piedi alla real-tà dell’aborto cerca-to e poi perpetrato, checomunque porta consé sofferenza e sen-si di colpa difficilmente superabili. Quando una donna decide di porrefine alla sua gravidanza, all’apparenza ha motivazioni semplici che sipotrebbero sintetizzare con le parole più ovvie: in questo momento nonmi posso permettere di avere un figlio. In verità sono convinta che dietro ci sia un’ impressionante complessi-tà di motivazioni causate da meccanismi psichici diversi, talora opposti,me tutti egualmente drammatici e che toccano le profondità dell’anima. E, se si può accettare che le difficoltà economiche risultino spesso comela causa scatenante e principale della ricerca dell’aborto, è vero che ladecisione di rinunciare al figlio è l’esito di sofferenze interiori anche pati-te in tempi lontani e mai cancellate o dimenticate. Le sofferenze, per esempio, derivanti da un infanzia dolorosamente vis-suta, che ha impedito alla bambina di diventare una donna serena, pri-ma, e poi madre e che la chiudono in un buio dell’anima da cui nonpuò che nascere altra sofferenza. Dalla quale deriva spesso quella depres-sione che non si può non considerare una delle cause principali dellaricerca dell’aborto. Charles Baudelaire ha descritto in versi mirabili che cosa è la depres-sione e dice: “quando come un coperchio il cielo pesa grave e bassosull’anima gemente in preda a lunghi affanni…. Quando la terra è tra-

sformata in umida prigione, dove, come un pipistrello, la Speranza sbat-te contro i muri … e piange e l’atroce angoscia, dispotica pianta nel miocranio chinato il suo nero vessillo”. Il nero vessillo che impedisce di guar-dare con la serenità necessaria alla maternità che certamente rappre-senta il momento della vita di una donna dove è necessario conside-rare se stessa in funzione del figlio. Oh, sembra facile, perché la maternità, ci è stato insegnato da sem-pre, è il momento più bello della vita, quello che ci renderà vere don-ne realizzate e felici. Senza considerare che sempre di per sé l’attesaè foriera di pensieri e sogni che esprimono l’insopprimibile ansia cheprova ogni donna quando scopre di aspettare un figlio. Se poi la mater-nità non è stata desiderata, allora la donna ne sente il peso talora inso-

stenibile assai spesso vissuto nella più totale solitudine. Le considerazioni e le riflessioni da fare sarebbero molte altre, ma riten-go che, se il Papa opportunamente pone come condizione per ottene-re il perdono dopo un aborto, il pentimento, credo che sia altrettanto cer-to che, per quanto possa accadere che la scelta di abortire, sia avve-nuta con superficiale sicurezza, di quella scelta nessuna donna potràdimenticarsi mai e il pentimento, pur in diverse forme, albergherà sem-pre nell’animo di qualunque donna anche la più convinta del personalediritto di scegliere se tenere il figlio o no. Perché di un figlio si tratta e di un figlio si avrà in modo forse non sem-pre razionale, il ricordo e il rimpianto.Tanto è vero che anche quelle don-ne che per necessità hanno dato il loro bambino in adozione, finisconoper cercarlo per tutta la vita, forse per poter accettare finalmente unascelta di cui mai si sono perdonate davvero. Dunque che il Papa abbiadetto ai sacerdoti tutti di perdonare, è molto importante e certo avrà l’ef-fetto di avvicinare la Chiesa a tutti i suoi figli per primi quelli che sba-gliano.

Nell’immagine del titolo:opera pittorica di Michail Lukasiewicz.

Page 6: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

66 OttobreOttobre20152015

Massimiliano Postorino*

CC on la gioviale curiosità di un bambino ela timidezza intellettuale di un adolescentealla scoperta delle verità, mi accingevo

a leggere , in riva al mare, l’Enciclica di Papa Francesco,“Laudato sii”. Portavo fra le mie mani quel libroda tanti giorni in cerca dello spirito giusto per leg-gerlo. Sicuramente lo scenario del mare al tramontoavrebbe aiutato le onde del mio pensiero ad ina-bissarsi in un estasi di gioia, come credente, nelrileggere lo spirito francescano del Cantico del-le Creature in un’ottica moderna; tuttavia la miaanima scientifica e quella un po’ dottrinale vole-va analizzare quello scritto come una dissertazionesui problemi ambientali, intendendo per “ambien-te” l’unità di natura e società, come citato dal Papastesso.Mi sedetti allora sul bagnasciuga accanto ad unbambino che giocava con la sabbia e mi abban-donai alla lettura con gli stessi occhi pieni di entu-siasmo e semplicità di quel bimbo.“Laudato sii, mi Signore per fratello Sole e fuo-co, sorella acqua e le stelle, ma soprattutto lau-dato sii mi Signore per Sorella Nostra Madre Terra…”;tante volte avevo letto il Cantico delle Creaturee l’epopea umano-divina , quasi animistica, chelo pervade, ma una contraddizione mi aveva sem-pre colpito: la Terra è al contempo nostra Madree Sorella . San Francesco in questa definizionenon solo capovolge il rapporto uomo-terra e l’an-tropocentrismo che la Chiesa, partendo dalla Genesi,aveva da sempre sancito, ma pone l’Uomo , imma-gine del suo Creatore, come figlio e fratello del-la terra. Come dice Papa Francesco, la terra èesistita dapprima dell’uomo ed ha generato l’uo-mo stesso; lo nutre come madre e rischia , per idanni provocati da esso, di sopravvivere doloro-samente all’autodistruzione del figlio. Questa madre è però anche sorella, cioè un rap-porto da proteggere e coltivare, riconoscendo inlei la grandezza e lo Spirito del Creatore. Il Papaci invita quindi a riconsiderare in modo francescano

quell’antropocentrismo della Chiesa alla luce diun relativismo Uomo-Natura che assume , comeEgli dice, “il carattere di sussidiarietà” , cioè di inter-dipendenza fra uomo e creato, fra essere uma-no ed ogni essere vivente, specie o elemento ina-nimato.In questa visione l’uomo è al centro dell’Universodove lo ha posto Dio o , per gli atei, la ragione,ma proprio perché egli è l’Essere centrale, è pro-prietario del mondo non per possederlo ma percustodirlo, amarlo e rispettarlo. L’uomo, dice Francesco,ha “un’ipoteca sociale” che gli impone di proteg-gere la sua madre terra, poiché “l’ha ricevuta comeprestito generazionale” e dovrà riconsegnarla aisuoi figli ed ai suoi nipoti.Leggendo la prima parte dell’Enciclica mi sentiipervaso dallo stesso spirito francescano, rapitoda quella contemplazione del mondo inteso comeespressione del Creatore ed io come parte respon-sabile ed ammiratrice; paradossalmente miaccorsi che quello stesso concetto non è esclu-sivo della visione cattolica dell’universo, ma è par-te integrante del pensiero greco (Pantarei), del-la filosofia orientale e persino del primitivo animismoafricano. Il bimbo giocava intanto accanto a meed io mi sentivo come lui, accompagnato per manoda Papa Francesco alla scoperta non solo del lega-me che ci unisce al Creatore e all’ambiente, maanche alla comprensione ed individuazione del-l’originale frattura fra società e terra. L’uomo, secondo Francesco, ponendosi egoisticamenteal centro della propria esistenza , ha considera-to “la vita un piacere artificiale, uno stato di annul-lamento di ogni problema”, un Eden da lui stes-so costruito per raggiungere il Nirvana terreno conil minimo sforzo. Per arrivare a questo traguardoin una corsa infinita alla ricerca del piacere e del-l’assenza di sacrifici e problemi, l’essere umanoha dovuto infrangere l’equilibrio con il resto delmondo e con i suoi simili. Ha dovuto e deve per-petrare uno sfruttamento continuo delle risorse natu-rali, patrimonio di popoli che con esse vivevanoin armonia. L’uomo civile ha soggiogato popola-

zioni al fine di sfruttare giacimenti di petro-lio, oro, legname ed ogni cosa potes-se essere utile ad arricchirsi e costrui-re, con la finanza, un mondo diviso indue, ricco e povero. In nome di uno svi-luppo falso e tecnocratico che miravae mira all’esclusivo sempre migliore benes-sere, ha comprato la Politica per poteravere anche l’autorità di sfruttare e diperpetrare una divisione fra Nord e Suddel mondo. Come dice Francesco, “l’uo-mo ha tradito “ il patto fatto con Dio chegli consegnava sorella madre terra percustodirla, per esserne l’espressione piùelevata ad immagine del Padre e conessa raggiungere uno stato di gioia pie-na. Mentre continuavo a leggere, den-tro di me crollavano tutte quelle fintee suggestionate certezze basate sul-lo sviluppo tecnologico del Progresso;tutte quelle illusioni si dissolvevano comei castelli di sabbia che il bimbo accan-to a me aveva costruito con fanta-smagoriche formine.Inizia allora a costruire con lui un altro

castello, con i sassi e la sabbia umida, senza for-mine o moderne palette; alla fine ne realizzam-mo uno bello e resistente solo grazie alle nostremani ed al nostro piccolo sacrificio. Quel semplicegesto mi aveva ricordato che il vero sviluppo edil vero progresso non sono nel raggiungere “lo sta-to di benessere migliore nel minor tempo e sfor-zo possibile”; il vero progresso parte da dentrol’uomo, che possiede la forza , la capacità e lavolontà per migliorarsi e migliorare il mondo rispet-tandolo, senza pagare il dazio di un danno da unaparte per ottenere un beneficio dall’altra. Pensiamo a tutte le nostre comodità: piatti di pla-stica inquinanti per non lavarli; condizionatori pernon soffrire il caldo e riscaldamenti eccessi in inver-no per non dotarsi di abiti più pesanti. Pensiamo all’acqua ed al cibo in eccedenza chegettiamo: oggi non solo mangiamo male ed ecces-sivamente, ma neppure sappiamo sacrificarci adutilizzare meglio il cibo che abbiamo.Tutti questi lussi, dice Francesco, creano disequilibriotra noi ed il creato e se vogliamo salvare noi stes-si e la nostra terra, dobbiamo iniziare una rivo-luzione dentro ognuno di noi, a contrastare unacrisi che prima di essere mondiale ed ambienta-le è societaria ed individuale.Se davvero riscoprissimo la bellezza del creato,non avremmo più bisogno dei nostri “agii”e allafine anche le grandi industrie internazionalisarebbero costrette a prender atto dei cambiamentidel costume societario e non produrre inutilizza-te e rinunciabili comodità.Intanto il sole tramontava sul mare e quel bim-bo, andando via, mi disse: “grazie per aver gio-cato con me” e dentro di me pensai: “grazie a teper avermi prestato i tuoi semplici occhi per risco-prire il mondo”.

*Cattedra di Malattie del Sangue Università degli studi di Tor Vergata, Roma

Nell’immagine del titolo: una elaborazione fotografica dell’artista Erik Johansson.

Page 7: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

77OttobreOttobre20152015

Marta Pietroni

IIl 12 novembre 2003 alle 10.40 uncamion pieno di esplosivo guidato da 2kamikaze esplode davanti alla base mili-

tare italiana dei Carabinieri a Nassiriya, in Iraq.Perdono la vita 28 persone, 19 sono italiani.Stefano Rolla morì in quell’attentato all’età di66 anni, si trovava lì con la sua troupe pergirare un film sulla ricostruzione di Nassiriya.Il suo nome e quello della sua compagna AdeleParrillo sono apparsi di nuovo nei giorni scor-si sui giornali a seguito di un’importante sen-tenza: il 27 agosto la Grande Chambre del-la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgoha bocciato il ricorso presentato dalla Parrillo,riconoscendo come valido l’articolo 13 dellalegge 40/2004 che vieta la sperimentazionesugli embrioni umani. I cinque embrioni appar-tenenti alla coppia non potranno essere dona-ti a fini scientifici, come richiesto dalla don-na. Nel 2002, un anno prima dell’attentato,Stefano Rolla e Adele Parrillo si rivolsero ad una clinica romana per acce-dere alla fecondazione in vitro; furono creati cinque embrioni poi mai impian-tati e crioconservati ancora oggi. Nel 2011, a fronte del divieto previsto dal-la legge 40, e dei ripetuti no dei tribunali italiani, il ricorso della Parrillo arri-va davanti la Corte dei diritti dell’uomo, con l’accusa contro lo Stato italia-no di lesione nei confronti del rispetto della vita privata e del diritto alla pro-prietà privata. Da diverse parti si aspettava l’accettazione del ricorso e quindi un ulterio-re duro colpo alla legge 40, già dilaniata a fior di sentenze, ma questa vol-ta così non è stato, questa volta la Corte di Strasburgo ha riconosciuto ericordato che l’embrione non può essere oggetto di proprietà; il divieto san-cito dalla legge non viola quindi la Convenzione europea dei diritti dell’uo-mo la quale afferma piuttosto che gli embrioni umani non possono essereridotti ad una possesso. Vero è che i giudici europei con questa sentenza,come è giusto che sia, non sono entrati nel merito circa lo statuto dell’embrione,affrontando la questione da un punto di vista procedurale; allo stesso tem-po però quest’ultimo pronunciamento appare come un segnale importan-te proprio per il fatto che i giudici hanno sottolineato che l’embrione uma-no non può essere ridotto a proprietà. Sostanzialmente questo significa cheesso non può essere considerato “cosa”. La parola spetta ora alla Consulta,nel 2014 infatti la Corte Costituzionale aveva rinviato la sentenza proprioin attesa del giudizio di Strasburgo. L’ordinamento giuridico vigente in Italianon permette di produrre embrioni umani a fini di ricerca o sperimentazio-ne, il tutto in vista della loro massima tutela; tra l’altro la possibilità di per-messo circa l’utilizzo gli embrioni come oggetto di ricerca scientifica è riser-vato ai singoli stati. Nel nostro paese è auspicabile un profondo dialogo sociale su tematichetanto delicate, un dialogo e un confronto che non possono prescindere dalpiano antropologico. E come ha ricordato monsignor Galantino, segreta-rio generale della Cei, in occasione del meeting di Rimini 2015, l’antropo-logia è un elemento centrale ed imprescindibile, perché proprio dal modoin cui pensiamo la persona umana costruiamo un certo tipo di società edesistenza individuale. L’embrione umano è una vita umana individuale atutti gli effetti e questo ce lo ha detto proprio la scienza. Partendo da questa verità si ha il dovere di riconoscere a questi soggettitutto il rispetto e la tutela dovuti. Il valore della vita umana non può infattiessere variabile, sarebbe un grave errore attribuire diversa importanza inbase alle varie fasi di sviluppo, soprattutto quando si riconosce meno valo-re proprio ai momenti in cui la vita umana è più debole ed indifesa. In nomedella ricerca scientifica e del bene possibile di molti, come i malati di malat-tie incurabili che vedono nella ricerca scientifica sulle cellule staminali embrio-nali una speranza, non è lecito né giusto sacrificare vite umane nelle fasiiniziali di sviluppo, gli embrioni appunto. La vita di un embrione vale quan-to la vita di una persona già nata. Molti aggirano il problema sostenendoed argomentando a dovere che l’embrione umano non è persona o sog-getto. Dal mio punto di vista questa abusata strategia argomentativa è irri-

levante. Bisogna riconoscere alla vita umana in quanto tale tutto il rispet-to dovuto, non importa se ad essa, in alcune sue fasi, non appartengonola coscienza di sé o altre funzioni. E’ la vita umana in quanto tale ad ave-re dignità, questo si dovrebbe riconoscere anche a livello giuridico e l’es-sere umano che è in grado di ragionare ed avere coscienza di questa immen-sa grandezza ha il dovere di riconoscere e difendere tale valore estendendoloa tutte le fasi di sviluppo. Dopo pochi minuti dal concepimento, ognuno dinoi aveva l’aspetto di un “ammasso di cellule” e quella fase è tanto impor-tante quanto le altre ed è imprescindibile per l’esistenza di ogni uomo. Ilnostro esistere materialmente passa attraverso fasi iniziali delicatissime,che la natura aveva sapientemente riservato nel ventre materno, così custo-dite fino alla venuta alla luce. Ora, l’aver tirato fuori dallo scrigno l’embrione umano lo ha reso vulnera-bile, soggetto alle decisioni dell’uomo adulto, ai suoi desideri, all’impieto-so giudizio di molti che non sanno vedere. Si sono prodotte vite umane arichiesta, molte sono ancora crioconservate, vite sospese, in attesa di unadecisione sul loro destino. Molte sono state prodotte e “sacrificate” per lascienza, molte sono state eliminate perché imperfette. Ma la storia è dasempre piena di orrori ed errori e allo stesso tempo di altrettante lotte por-tate avanti in difesa dell’uomo; lotte culturali per niente semplici, che si scon-trano con un panorama di facile edonismo, con un forte individualismo edoverosa soddisfazione di ogni desiderio. Però a volte, sentenze come quel-la di Strasburgo, portano sollievo nel cuore delle tante persone che dedi-cano la loro esistenza alla difesa della vita umana, riconoscimenti istitu-zionali che danno forza e aprono spiragli. Segnali forti, così come il no chela Gran Bretagna ha pronunciato lo scorso 11 settembre, rigettando la lega-lizzazione del suicidio assistito. Approvare tala legge sarebbe stato un gra-ve errore che avrebbe stravolto irrimediabilmente il rapporto di fiducia tramedico e paziente, rendendo ancora più vulnerabili persone già profondamenteprovate dalla malattia. Un segnale importante per tutta la società civile, che deve ricordare il ruo-lo principe della medicina e dei medici, che hanno il compito di prendersicura dei malati, di curare ed aiutare a vivere meglio e non a morire. Oggile cure palliative offrono una soluzione importante alla sofferenza e alle fasiterminali delle malattie. Tali cure ed un serio sostegno anche psicologicoed esistenziale costituiscono una nuova prospettiva capace di rispettaredavvero la dignità umana, dignità che appartiene sempre all’uomo. Molti sostengono che la vita, in condizioni di estrema sofferenza o di gra-ve handicap può non essere degna di essere vissuta, che costringe l’uo-mo in condizioni di vita non degne; ma questa è un’errata e povera inter-pretazione di ciò che la vita è ed il valore che sempre le appartiene. Morirecon dignità non significa autodeterminazione o eutanasia e non vuol direneanche trovare l’alternativa nell’accanimento terapeutico. L’alternativa èsaper vedere tutta l’immensa dignità che appartiene ad ogni fase della vitaumana, soprattutto a quelle più delicate e vulnerabili, il suo cominciamen-to e la sua fine. Spetta proprio a noi il dovere di difenderle.

Page 8: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

88 OttobreOttobre20152015

Pietro Ramellini

Il Sinodo Ordinario sulla Famiglia, ormaientrato nel suo pieno svolgimento, ha ravvi-vato il dibattito sui temi caldi della pastoralefamiliare e sociale. In particolare, molti sonostati i contributi pubblicati intorno alla teoria,cultura o ideologia del gender, come testimo-niato tra l’altro da alcuni interventi apparsi pro-prio su Ecclesia in c@mmino. Ad esempio, nel numero di gennaio 2015, VincenzoMolinaro ha parlato dello stile sinodale con cuiaffrontare questa e simili questioni, mentre MartaPietroni è intervenuta nel numero di luglio-ago-sto, ricollegandosi tra l’altro alle posizioni delneuropsichiatra e neurochirurgo MassimoGandolfini. Ai loro articoli vorrei ora affianca-re questa riflessione, che si snoda invece trabiologia e sociologia, sullo sfondo delle que-stioni etiche e antropologiche sollevate dal con-cetto di genere.

1. I nodi gordiani e come gestirliDi fronte a qualsiasi problema, una delle tenta-zioni oggi ricorrenti è quella di invocare l’esper-to di turno che, come un antico oracolo, illuminile menti. Nel caso della sfera sessuale e ripro-duttiva, uno degli esperti che vengono invocati piùspesso è il biologo, sperando che riveli le fondamentabiologiche della sessualità su cui costruire ade-guate argomentazioni culturali, ad esempiosocio(bio)logiche o (bio)politiche. I concetti di ses-so e genere, che possiamo provvisoriamente defi-nire come le dimensioni biologica e sociale del-la differenza tra maschi e femmine, non sfuggo-no a questa tentazione. Pertanto, al biologo si chie-derà di chiarire le radici biologiche della sessua-

lità, o di spiegare come un minuscolo cromoso-ma possa determinare un’intera anatomia geni-tale. Tuttavia, se il biologo o la biologa consultati sonoonesti, confesseranno subito la propria impoten-za: infatti, abituati come sono a studiare zebre eproteine, si troveranno in ovvie difficoltà quandoentrano in gioco l’uomo e la sua umanità, e dun-que si parla non di ormoni ma di autocoscienza,ruoli sociali e personalità. Ogni questione umana si presenta dunque allabiologia come un nodo di Gordio a prima vista intrat-tabile. Per dirla in termini attuali, si tratta di pro-blemi complessi e, del resto, oggi tutto è complesso,e ogni questione è filtrata attraverso la comples-sità. Questa situazione può condurre a dispera-re di trovare una soluzione, oppure ad un certofastidio verso parole ormai logore e inflazionate,o persino a quella ragion pigra cui basta aver clas-sificato il problema come complesso per abban-donare la ricerca. Alternativamente, possiamo affron-tare un nodo gordiano distinguendo innanzituttotra complicazione e complessità.In primo luogo, un nodo gordiano è complicato,nel senso che è composto da fili intrecciati ma distin-ti, ciascuno provvisto di capo e coda; fuor di meta-fora, il problema comprende vari sottoproblemi,che sono però indipendenti gli uni dagli altri. Per sciogliere il nodo, si procederà allora dipa-nando un filo alla volta, osservando con sollievoche più fili si tolgono più diventa facile separarei rimanenti. Un gomitolo diventa invece complessose i fili della matassa sono solidali, formando unasorta di ragnatela o tensostruttura che si ristrut-tura ogni volta che si tocca un filo. Ancora più dif-ficile è il caso in cui i fili si fondono tra loro, comein un piatto di spaghetti troppo cotti; in queste situa-

zioni, i vari aspetti del problema sono fusi tra loro,rendendo arduo ogni tentativo di soluzione.Ora, per quanto riguarda la nostra questione, cosascopre il biologo al di fuori della specie umana?Ebbene, nel campo della sessualità troviamo dav-vero di tutto: piante asessuate e funghi con migliaiadi mating types, maschi che diventano femminenel corso dello sviluppo, insetti il cui corpo è maschi-le a destra e femminile a sinistra, e così via. Alcontrario, si potrebbe forse parlare di genere soloin qualche specie animale sociale, provvista di unsistema nervoso plastico. Nell’uomo invece ses-so e genere investono tali e tante dimensioni cheil biologo deve riconoscerne sia la complicazio-ne sia la complessità, e riflettere innanzitutto suimetodi per affrontarla.Per far ciò, torniamo per un momento al mito delnodo gordiano. Di esso esistono due versioni, cheArriano ha riportato nella sua Anabasi diAlessandro. Quella più nota vuole che Alessandroabbia tagliato di netto il nodo, sostenendo cosìdi averlo sciolto. La seconda versione, più intri-gante, narra che a Gordio si conservava un car-ro annodato ad un giogo con una corda di cui nonsi vedeva né capo né coda; Alessandro avrebbeallora estratto un piolo che era inserito nel timo-ne del carro e teneva stretta la corda, allentan-do il nodo e permettendo così di scioglierlo. Quindi, di fronte ad un nodo gordiano si prospettanodue possibilità, due soluzioni nel senso etimolo-gico del termine: la prima, decisionista, consistenel dare un taglio netto al problema, senza preoc-cuparsi di complicazioni e complessità; la secon-da, più paziente, affronta il problema da prospettiveinusuali, pensando lateralmente e ragionando fuo-ri dagli schemi.

continua nella pag. accanto

Page 9: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

99OttobreOttobre20152015

Si potrebbero poi ipotizzare ulteriori approcci, comeungere la corda per farla scivolare meglio, ridi-mensionare l’importanza della questione o devia-re l’attenzione su problemi più urgenti.Proviamo allora ad applicare questi metodi al casodi sesso e genere. In primo luogo, vi è chi vor-rebbe tagliare di netto ogni complicazione e com-plessità, ad esempio tacciando di deviazione chinon rientra nei canoni prefissati e colpendo i devian-ti con uno stigma sociale. Altri provano invece ascendere in profondità per cercare soluzioni ori-ginali. Qualcuno allenta la rigidità del pensiero,spogliandosi dei suoi preconcetti e avviandosi lun-go strade che non si sa dove portano. Altri ancora sospendono il giudizio, temporeggiandodi fronte alle contraddizioni irrisolte. Infine, alcu-ni ritengono che vi siano al mondo problemi piùgravi dell’identità di genere, e a quelli rivolgonol’attenzione.Ora, più che ad un unico nodo, la nostra questioneassomiglia ad un roveto di tanti piccoli grovigli; iltimore è che, tirando da una parte, qualche cap-pio si stringa dall’altra, ingarbugliando ancor piùil problema. Ad esempio, un conflitto teorico suargomenti dalle pesanti ricadute pratiche può con-durre alla paralisi decisionale: qualunque sceltasi compia, si tocca sempre qualche nervo scopertoo qualche interesse di parte. Bisogna allora procedere con prudenza, soppe-sando bene le conseguenze; in ogni caso,occorrono onestà intellettuale, desiderio di capi-re e fiducia disinteressata.Date queste premesse, e vista la varietà di posi-zioni in campo, ho deciso innanzitutto di privile-giare l’ascolto di autorevoli istituzioni internazio-nali e organismi scientifici, come la World HealthOrganization (WHO) e lo statunitense National Instituteof Medicine (NIM); solo occasionalmente ho ripor-tato posizioni di parte. Le prese di posizione uffi-ciali sono infatti il risultato di un lavoro collettivo,di un equilibrio magari instabile, ma meditato econsensuale.Così pure, ho deciso di partire dalle concezionie dalle pratiche più diffuse a livello mondiale. Sevi sono anatomie rare van-no certo tenute presenti, macome eccezioni; se una pic-cola popolazione sostiene con-cezioni particolari sui ruoli digenere, non per questoandranno equiparate a quel-le diffuse nel resto dell’umanità;se una subcultura cercastrade alternative, lo farà comun-que sullo sfondo di una piùampia cultura.Questa duplice scelta correovviamente i suoi rischi; in par-ticolare, il pericolo è quello ditrasformare la maggioranzain unanimità, la media in nor-ma. Oltre alla vigilanza criti-ca, un buon antidoto è allo-ra ricordarsi che spesso le inno-vazioni teoriche e le trasfor-mazioni sociali nascono in peri-feria o in gruppi marginali; d’al-tro canto, tali novità diventano

adulte e si diffondono solo attraverso il confron-to, senza chiudersi in sé stesse. Una società ouna cultura crescono nella misura in cui centroe periferia dialogano.

2. Il concetto di genere (gender)Il primo uso accademico del termine ‘genere’ sitrova nell’articolo Hermaphroditism, Gender andPrecocity in Hyperadrenocorticism: PsychologicFindings di John Money (1955). Già dal titolo sicapisce che il tema coinvolge diversi livelli, dal-l’anatomia alla biologia dello sviluppo, dallafisiologia alla psicologia.In seguito, lo psicologo Robert Stoller ha parla-to del genere come di un “comportamentoappreso da un formidabile insieme di segnali pre-sente in ogni cultura e da un massiccio e intricato,anche se di solito sottile, sistema di ricompensee punizioni nel quale ogni persona vive dalla nasci-ta” (1965). Anche qui troviamo riferimenti che par-tendo dall’etologia umana e dall’antropologia cul-turale arrivano alla psicologia evolutiva e alla semio-tica. Marcia Yudkin, studiosa della transessuali-tà, ha invece proposto (1978) la divisione tra ses-so biologico, genere psicologico e ruolo sessua-le sociale.Lo stesso John Money, lo psicologo e sessuolo-go che aveva introdotto il termine, a trent’anni didistanza dal suo primo articolo è giunto a vede-re il genere come un “termine ombrello che si rife-risce alla totalità della maschilità/femminilità, inclu-so il sesso genitale” (1985). Come si vede, il cam-po semantico si è esteso a tutte le dimensioni del-la differenza sessuale, riducendo il sesso anato-mico ad uno dei tanti aspetti del genere.Recentemente è stato invece sottolineato l’aspettosociologico del genere, probabilmente per influen-za dell’autorevole Technical Paper del WHO del1998. In esso si legge che il genere si riferisce a“ruoli e responsabilità di donne e uomini che sonosocialmente determinati. Il genere è connesso acome veniamo percepiti e a come ci si aspettache pensiamo ed agiamo in quanto donne e uomi-ni, a causa del modo in cui la società è organiz-

zata”. Nel 2001, il NIM ha definito il genere o come“l’auto-rappresentazione di una persona come maschioo femmina, o come il modo in cui le istituzioni socia-li rispondono a quella persona sulla base della suapresentazione individuale di genere” (Wizemann& Pardue 2001); il genere assume qui due fac-ce, l’una psicologica e personale, l’altra socialee quasi istituzionale.A livello giuridico, e siamo ormai alla cronaca, laConvenzione di Istanbul contro la violenza sulledonne del Consiglio d’Europa (2011) afferma nel-l’articolo 3 che il termine significa “ruoli, compor-tamenti, attività, attributi socialmente costruiti cheuna determinata società considera appropriati peruomini e donne”. La società è qui in primo pia-no, esattamente come accade per il sito Web delWHO (2014a). Ecco dunque un bell’esempio dinodo gordiano, in cui si intrecciano i fili di diver-se discipline: anatomia, fisiologia, biologia dellosviluppo, biologia teorica, psicologia, etologia uma-na, antropologia filosofica e culturale, sociologia,diritto, teoria della comunicazione, semiotica, cuipotremmo aggiungere almeno bioetica, morale ereligione. Vediamo allora come trattarlo.

3. La definizione del termine ‘genere’Come ho detto, esaminerò solo definizioni fruttodi pubblica deliberazione. Cominciamo con la defi-nizione del WHO, per cui ‘genere’ “si riferisce airuoli, comportamenti, attività, attributi social-mente costruiti che una determinata società con-sidera appropriati per uomini e donne” (2014a).Occorre intanto stabilire se le proprietà definito-rie elencate vadano intese in senso disgiuntivo(i ruoli o i comportamenti o ...) o congiuntivo (i ruo-li e i comportamenti e ...). Ad esempio, per par-lare di genere è sufficiente un ruolo appropriato,senza che sussista tutto il resto? Oppure occor-rono sia il ruolo sia tutto il resto? In altre parole,le proprietà elencate sono necessarie e sufficientiper la definizione? L’impressione è che si tratti diuna definizione puramente orientativa, o una descri-zione in cui ruoli, comportamenti ecc. sono esem-pi di quanto il termine denota.

Ciò potrebbe riflettere difficol-tà insorte nell’accordarsi su unadefinizione rigorosa, la volon-tà di lasciare un certo margi-ne di manovra oppure l’idea cheil termine non sia passibile diuna definizione formalizzata.Al di là di questi aspetti meto-dologici, il WHO dà per scon-tato che le società attribuiscanoruoli ecc. a uomini e donne; equando si parla di società daparte di un organismo inter-nazionale come il WHO, le siintende evidentemente a livel-lo mondiale. Non è poco:significa che, almeno in sen-so descrittivo, le società spar-se in tutto il pianeta riconosconosecondo il WHO una bipolari-tà di base tra uomini o donne.Il secondo punto è che i ruoliecc. sono costruiti.

segue a pag. 10

Page 10: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1010 OttobreOttobre20152015

Anche questo è un fatto interessante: in tempi didecostruzione e postmodernismo, parlare dicostruzione ha qualcosa di eterodosso e alternativo.D’altro canto, il costruttivismo è stato anche cri-ticato come anticamera del relativismo e minac-cia alla teoria della conoscenza (Boghossian 2006).Terzo aspetto notevole, si afferma che la costru-zione del genere è sociale, un’altra posizione con-trocorrente. Mentra il neoliberismo considera lasocietà come una zavorra per il gioco dei mer-cati, e qualcuno proclama addirittua la fine dellesocietà (Touraine 2013), il WHO proclama che lesocietà non solo ci sono, ma hanno la forza di costrui-re aspetti umani tanto profondi e personali quan-to il genere.Un ultimo punto, su cui vorrei ampliare la rifles-sione, riguarda il concetto di appropriatezza, appli-cato ai ruoli ecc. che rientrano nel concetto di gene-re. Quando si parla di appropriatezza e dell’ap-propriarsi, viene subito in mente l’Ereignis di Heidegger(Polt 2005), un termine di cui vale la pena di rico-struire la storia.Nelle lezioni universitarie del 1919, Ereignis deno-ta quelle esperienze così intime che non riuscia-mo ad osservarle in modo obiettivo. Un’esperienzaviva e vissuta, cioè, non mi lascia indifferente; piut-tosto, è un’esperienza che io «approprio» a mestesso, che faccio mia propria. La vita autenticaè dunque quella intessuta di simili eventi di «appro-priazione». Negli anni Trenta del Novecento, si fa strada inHeidegger un secondo concetto: nell’Ereignis rien-trano ora quegli avvenimenti estremi che induconopersone e popoli a prospettare un modo nuovodi dar senso all’esperienza. Dati i tempi storici incui è stata formulata, tale concezione riguarda quel-le emergenze assolute che interpellano l’uomo nel-le sue più intime convinzioni, spingendolo versonuove e inaspettate costellazioni di significato. Heideggercontinuerà a rivedere il concetto anche dopo laSeconda Guerra Mondiale, ma ai nostri fini que-ste due prime concezioni sono le più utili.Soprattutto a livello personale, sentire un ruolo comeappropriato, e quindi farlo proprio, dipende dal sen-so vitale che la persona vi scorge; il genere costi-tuisce allora un’esperienza di vita autentica, al dilà del chiacchiericcio superficiale in cui troppo spes-so dissipiamo la vita. Solo nel contatto profondocon le questioni di senso si può costruire auten-ticamente il proprio genere, a prescindere dal fat-to di costruirlo in modo privato o pubblico, indi-viduale o sociale, dialettico o dialogico, pacificoo conflittuale. La seconda concezione di Heideggerspiega invece come in certe situazioni possanocambiare le attribuzioni di appropriatezza; ad esem-pio, è plausibile che l’attuale crisi di genere rien-tri nella rivoluzione riproduttiva inaugurata da meto-di di regolazione delle nascite e tecniche di ripro-duzione assistita prima inimmaginabili. D’altro can-to, non sembra che occorra per forza un’emer-genza assoluta per un cambiamento significati-vo nei ruoli di genere, perché la sessualità – perquanto importante – è comunque solo una dimen-sione dell’essere umani.

4. La costruzione sociale del generePossiamo ora chiederci in cosa consista la costru-zione sociale del genere. L’enorme letteratura sul-

la costruzione sociale si basa su una metafora costrut-tiva di tipo edilizio (case e chiese) o infrastruttu-rale (strade e ponti) che vale la pena di esplora-re. Secondo una classica distinzione proposta daKant nelle sue Critiche, una costruzione può pro-cedere in due modi. Innanzitutto abbiamo la tec-nica, che costruisce secondo principi, ma vedela costruzione solo come parte di un altro edifi-cio, e secondo finalità, che però sono meramen-te accidentali. Invece, l’architettonica costruisce l’edificio comeuna totalità, cioè come un sistema organico e fina-listico in cui la forma complessiva determina i limi-ti del contenuto e il posto delle parti. Nel nostrocaso, avremmo da un lato società tecniche, in cuila costruzione del genere avviene secondo fina-lità accidentali, producendo un aggregato di ruo-li ecc. meramente giustapposti; dall’altro lato, avrem-mo invece società architettoniche, dove il gene-re è costruito come un sistema la cui finalità pre-scrive contenuto e disposizione dei ruoli ecc.C’è però un problema. Kant stava esaminando lacostruzione di una scienza, condotta dalla ragio-ne secondo le proprie finalità. Vale lo stesso peruna società, e quindi per la cosiddetta ingegne-ria sociale? In caso affermativo, potremmo par-lare di costruzione tecnica o architettonica del gene-re, altrimenti dovremmo cercare un’alternativa. Diquesti problemi si è occupato Popper nel suo sag-gio sulla società aperta (1971). A suo modo di vede-re, si possono prospettare due tipi di ingegneriasociale. Il primo è l’ingegneria utopica, in cui pri-ma si stabiliscono i fini ultimi, poi i mezzi per rag-giungerli; delineato un così il progetto globale perla società, si passa ai piani di azione concreta,da attuare in modo centralizzato e soffocando ognicritica. Il secondo è l’ingegneria graduale, che par-te invece dall’individuazione e dalla lotta controi peggiori mali sociali del momento; i progetti sonopiù limitati, e dunque rivedibili in caso di insuc-cesso, e si possono raggiungere parziali compromessiin modo democratico. Applicando queste rifles-sioni al genere, avremmo da una parte societàutopiche, in cui il genere è una tessera inamovi-bile di un mosaico globale imposto a tutti, e dal-l’altra società che procedono per gradi, in cui ilgenere è uno dei tanti tasselli mobili che vengo-no inseriti ed eventualmente riposizionati demo-craticamente.La distinzione di base, sia in Kant sia in Popper,è dunque tra l’attuazione di un progetto prefissatoin ogni dettaglio e un processo empirico in cui sicompie un passo alla volta, correggendosi in cor-so d’opera. La cosa sorprendente è che il giudi-zio dei due filosofi su queste modalità costrutti-ve è diametralmente opposto: il metodo architettonico,che Kant considera ideale per costruire una scien-za, assomiglia a quell’ingegneria utopica che sfo-cia secondo Popper nella dittatura; evidentemente,la società non è una scienza.Cosa pensare allora della costruzione del gene-re? Innanzitutto dobbiamo distinguere il piano micro-sociologico della costruzione personale del gene-re da quello macrosociologico delle società.A livello microsociologico, secondo Stoller (1965)il genere è un comportamento appreso grazie anumerose «imbeccate» culturali, con le relativericompense e punizioni. L’accento è qui sul con-

trollo sociale, come se – direbbe Foucault – l’im-portante fosse sorvegliare e punire. Non ci si chie-de se la costruzione sia tecnico-graduale o archi-tettonico-utopica, ma si insiste sul fatto che il gene-re viene appreso dalla persona con le buone ole cattive. Il NIM (Wizemann & Pardue 2001) asse-gna invece al singolo un ruolo più attivo: la per-sona si presenta e si rappresenta come maschioo femmina, e le istituzioni sociali rispondono inun processo dialogico o dialettico di costruzionedel genere.A livello macrosociologico, la costruzione dei gene-ri è un processo tanto complesso da costituire mate-ria di studio per la storia delle società. Questa sto-ria deve tener conto che in ogni società vi sonoforze e gruppi differenziati, che portano avanti pro-grammi diversi e spesso conflittuali. Tra questi agen-ti sociali, abbiamo ad un estremo gli indifferenti:persone che per ignavia o pigrizia, per scettici-smo o disinteresse, o perché alle prese con que-stioni più urgenti, non contribuiscono alla costru-zione sociale dei generi. All’estremo opposto tro-viamo chi interviene attivamente per convinzio-ne personale o per professione, come i gruppi dipressione e certe élite. Nel mezzo si collocanoquelli che lasciano andare le cose per il loro ver-so, perché non bisogna forzare il corso della sto-ria. All’interno di ogni società, vi è poi chi com-pete e chi coopera, chi costruisce e chi distrug-ge, chi ha una fiducia di base negli altri e chi vedeminacce e complotti ovunque.Come si vede, ce n’è per tutti i gusti. In tale situa-zione, che contributo può dare ciascuno di noi?Come inserirsi nel dibattito e nei processi di costru-zione sociale? In tempi di pensiero aperto e incom-pleto, la strada migliore è ascoltare e seguire inlibertà la coscienza matura, acquisendo informazioniadeguate per decidere e agire.In ogni caso, è evidente che oggi come in pas-sato vi siano ruoli, comportamenti, attività e attri-buti socialmente costruiti, che una certa societàconsidera appropriati per donne e uomini.Piuttosto, si potrebbe discutere se il genere cosìdefinito debba per forza essere costruito social-mente; si potrebbe alternativamente pensare chela sua costruzione sia un processo personale eprivato, o che il concetto stesso di costruzione nonsia adeguato. È pure ovvio che i generi, nel modoin cui li abbiamo intesi, possano variare nello spa-zio e nel tempo, che lo abbiano storicamente fat-to e lo facciano tuttora. Inoltre, in ogni società laconcezione egemonica o maggioritaria convive conidee alternative o minoritarie, a volte latenti e maga-ri discriminate, a volte agguerrite e in grado di sfi-dare la concezione prevalente. Anche il fatto dichiamare ‘genere’ l’insieme dei ruoli ecc. non creaparticolari problemi. Intanto, perché in tutte le defi-nizioni c’è un elemento di convenzione, e quindiqualunque nome va bene; inoltre, perché il sostan-tivo ‘genere’ contiene un riferimento al genere gram-maticale, e dunque al maschile e femminile.

(Nella seconda parte verranno affrontati i problemi relati-vi al rapporto tra i concetti di genere e sesso, e il loro rispet-tivo contributo alla formazione della personalità)

Nella foto del titolo: foto di Elizabeth Gadd; a pag. 9, foto I manichini, di Bonaveri.

Page 11: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1111OttobreOttobre20152015

Chiara Bertoglio*

Chi veramente minaccia l’identità cristiana dell’Europasiamo noi cristiani fiacchi, dal cuore duro e troppo innamorato delle nostre certezze e

della nostra sazietà.

PPassano davanti agli occhi le immagini dell’orrore, immagi-ni che dicono morte, violenza, abbandono, e la nostra impo-tenza. Il bambino posato dalla marea sulla spiaggia, sim-

bolo di tanti, troppi altri bambini, giovani, adulti e anziani che leonde e l’indifferenza hanno sparpagliato nel Mediterraneo.Le urla, gli spintoni, le proteste dei migranti a Budapest e nei Balcani.Le sequenze interminabili di occhi dall’iride scura, che hanno vistoil male faccia a faccia, e cercano solo un filo di speranza per sestessi e per i loro cari.Fuggono dalla guerra, dalla persecuzione etnica e religiosa, dal-le violenze. Fuggono dalla povertà, dalla mancanza di prospetti-ve. Fuggono da Paesi che il nostro egoismo ha reso insicuri, immi-seriti, depauperati ed instabili. Io non so come aiutarli, cosa fare;la coscienza dell’enormità della tragedia fa sentire inermi e puòprovocare rassegnazione. Ma almeno dobbiamo parlare.Per dire che ci siamo; che riconosciamo con tutte le forze l’uma-nità, la sacralità, l’inviolabilità, la preziosità e l’unicità di ogni nostro

fratello e sorella che è su un barcone o percorre un binario deltreno. Per dire che la loro vita vale quanto la mia o la tua, e nonpossiamo assuefarci a contare a migliaia queste morti atroci.Per dire che anche cercare un po’ di prosperità e di futuro è undiritto, e a maggior ragione si deve poter cercare altrove la pace,la libertà e la vita che il tuo Paese non ti assicura.Per dire ad alta voce una verità fondamentale: invocare l’iden-tità cristiana dell’Europa come baluardo contro i migranti (comeha fatto oggi un premier europeo) è solo una bestemmia.Perché il Cristo è lì, su quei barconi come sulla barca degli apo-stoli. È riverso su quella spiaggia, e il poliziotto che lo raccogliesenza sforzo - è tanto piccolo - è come la Vergine della Pietà diMichelangelo. È nello sguardo di quei fratelli, da cui distogliamoil nostro. Perché “avevo fame, e mi avete dato da mangiare... eroforestiero e mi avete ospitato”.Chi veramente minaccia l’identità cristiana dell’Europa siamo noicristiani fiacchi, dal cuore duro e troppo innamorato delle nostrecertezze, delle nostre ricchezze, delle nostre chiacchiere, della nostrasazietà.

*da “Vino Nuovo” 4 settembre 2015

Nell’immagine del titolo: scena tra profughi e polizia presso la stazionedi Bricske, Ungheria - foto: Reuters.

Page 12: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1212 OttobreOttobre20152015

INSTRUMENTUM LABORIS

Città del Vaticano 2015

I PARTE

L’ASCOLTO DELLE SFIDE SULLA FAMIGLIA

Capitolo I

La famiglia e il contesto antropologico-culturale

Il contesto socio-culturale Il cambiamento antropologico Le contraddizioni culturali Le contraddizioni sociali Fragilità e forza della famiglia

Capitolo II

La famiglia e il contesto socio-economico

La famiglia insostituibile risorsa della società Politiche in favore della famiglia

La sfida della solitudine e della precarietà La sfida economica La sfida della povertà e l’esclusione sociale La sfida ecologica

Capitolo III

Famiglia e inclusione

La terza età La sfida della vedovanza L’ultima stagione della vita e il luttoin famiglia

La sfida della disabilità La sfida delle migrazioni Alcune sfide peculiari La famiglia e i bambini Il ruolo delle donne

Capitolo IV

Famiglia, affettività e vita

La rilevanza della vita affettiva La formazione dell’affettività Fragilità e immaturità affettive La sfida bioetica La sfida per la pastorale

II PARTE

IL DISCERNIMENTO DELLA VOCAZIONE FAMILIARE

Capitolo I

Famiglia e pedagogia divina

Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza La Parola di Dio in famiglia La pedagogia divina Matrimonio naturale e pienezza sacramentale Gesù e la famiglia L’indissolubilità dono e compito Lo stile della vita familiare La famiglia nel disegno salvifico di Dio Unione e fecondità dei coniugi La famiglia immagine della Trinità

Capitolo II

Famiglia e vita della Chiesa

La famiglia nei documenti della Chiesa La dimensione missionaria della famiglia La famiglia via della Chiesa La misura divina dell’amore La famiglia in preghiera

Page 13: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1313OttobreOttobre20152015

Famiglia e fede Catechesi e famiglia L’indissolubilità del matrimonio ela gioia del vivere insieme

Capitolo III

Famiglia e cammino verso lasua pienezza

Il mistero creaturale del matrimonio Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili L’intimo legame tra Chiesa e famiglia La famiglia dono e compito Aiutare a raggiungere la pienezza I giovani e la paura di sposarsi La misericordia è verità rivelata

III PARTE

LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA OGGI

Capitolo I

Famiglia ed evangelizzazione

Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti Tenerezza in famiglia – tenerezza di Dio La famiglia soggetto della pastorale La liturgia nuziale La famiglia opera di Dio Conversione missionaria e lin-guaggio rinnovato La mediazione culturale La Parola di Dio fonte di vitaspirituale per la famiglia La sinfonia delle differenze

Capitolo II

Famiglia e formazione

La preparazione al matrimonio La formazione dei futuri presbiteri La formazione del clero e degli operatori pastorali Famiglia e istituzioni pubbliche L’impegno socio-politico in favoredella famiglia Indigenza e rischio di usura Guidare i nubendi nel cammino dipreparazione al matrimonio Accompagnare i primi anni della vitamatrimoniale

Capitolo III

Famiglia e accompagnamento ecclesiale

Cura pastorale di coloro chevivono nel matrimonio civile o in

convivenze In cammino verso il sacramento nuziale Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali) Il perdono in famiglia «Il grande fiume della misericordia» L’arte dell’accompagnamento I separati e i divorziati fedeli al vincolo Dio non abbandona mai Lo snellimento delle procedure e larilevanza della fede nelle cause di nullità La preparazione degli operatori el’incremento dei tribunali Linee pastorali comuni L’integrazione dei divorziati risposati civilmente nella comunità cristiana La via penitenziale La partecipazione spirituale allacomunione ecclesiale Matrimoni misti e con disparità diculto La peculiarità della tradizioneortodossa L’attenzione pastorale verso le persone con tendenza omosessuale

Capitolo IV

Famiglia, generatività, educazione

La trasmissione della vita e lasfida della denatalitàLa responsabilità generativa Adozione e affidoLa vita umana mistero intangibile La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione

CONCLUSIONE

Page 14: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1414 OttobreOttobre20152015

Carlo Fatuzzo

«Ero nudo e mi avete vestito» (Matteo 25, 36).

OOltre che nei dispositivi elettronici dellapiù avanzata tecnologia, è nell’abbigliamentoche forse è maggiormente visibile lo

smodato consumismo della moderna e opulentasocietà occidentale, ancora non educata a unostile di vita sobrio ed essenziale nonostante ilpeso della crisi economica. Gli armadi delle casespesso straripano di indumenti superflui,acquistati per rincorrere una modao per vanità, e non di rado essi giaccionolì per molto tempo inutilizzati, forsein attesa di essere soltanto gettati perfar spazio ai successivi “colleghi”. Esiste, a onor del vero, un circolo virtuosodi generosa donazione di indumentiancora in buono stato ai più bisognosi,soprattutto grazie ai centri didistribuzione delle Caritas diocesanee parrocchiali e di Istituti religiosi, ingrado di rilevare il polso dellepovertà a livello locale; non mancanoaltresì sporadici casi di illuminataintraprendenza in cui presso alcunecomunità si riescono ad allestire mercatinidell’usato in cui poter vedere garantitoil riutilizzo di abiti in disuso. Ma cosa c’è di ancora più profondoin quest’opera di misericordia, oltrea un pur importante invito a condividereil superfluo col più bisognoso e a«contrastare la cultura dello sprecoe dello scarto, per promuovere unacultura della solidarietà e dell’incontro»(papa Francesco, catechesi all’udienzagenerale in piazza San Pietro,mercoledì 5 giugno 2015)?Innanzitutto, ancora una volta, anchequest’opera di misericordia non è tantoun atto umano da compiere per amoredi Dio, ma è innanzitutto un gestod’amore che le creature hannodapprima ricevuto da Dio stesso, gestosignificativamente raccontato nell’AnticoTestamento quando si descrive ilconfezionamento di tuniche di pellida parte di Dio per l’uomo e la donna(Genesi 3, 21), per sostituire quellerudimentali e insufficienti cinture cheessi avevano frettolosamente ricavateda un improvvisato intreccio difoglie di fico (Genesi 3, 7). «Perché vi affannate per il vestito?Osservate come crescono i gigli delcampo: non lavorano e non filano.

Eppure io vi dico che neanche Salomone, contutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Matteo6, 28-29). Dio riveste ogni Sua creatura,persino l’erba del campo. Ancora oggi Egli dischiudele Sue mani e rende Suoi collaboratori coloroche donano gratuitamente il proprio superfluo:la loro solidarietà diviene provvidenza per chinon possiede nemmeno il necessario, in unacircolazione d’amore che non perderà la suaricompensa. «Fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi» (Tobia 4,16; cfr. Isaia 58, 7; Ezechiele 18, 7) è un comandoche porta con sé importanti conseguenze sul pianosociale: il vestito serve non solo a un bisogno

primario dell’uomo, che èquello di ripararsi dal freddo,bensì conferisce dignità ed esplicital’identità dell’uomo, salvaguardala sua decenza, sostanzia disignificato i valori e le virtù dellamodestia e del pudore.Gesù aggiunge la clausola«perché l’avete fatto a me»all’elenco delle opere dimisericordia, affinché i cristianiricordino sempre che dietro ilvolto del fratello, squisitamentequando è povero e debole, variconosciuta la presenza di Cristo.Non solo: Gesù ha volutodavvero sperimentare, nelcorso della sua vita terrena, quellenecessità delle quali parla nelcapitolo 25 di Matteo. Egli è statoaffamato (al termine di quellaprima “quaresima” nel deserto),assetato (al pozzo di Giacobbee sulla croce) e anche ignudo:prima spogliato per essereflagellato, poi travestito per burladai soldati, infine denudato peressere inchiodato alla croce edepredato di tutte le sue vesti.Ma questa precarietà non eradebolezza, bensì il compimentodi un’opera grandiosa compiutavolontariamente con la Suaonnipotenza: Egli infatti «spogliòSe stesso» (Filippesi 2, 7) affinchénoi potessimo essere «rivestìtidi Cristo» (Galati 3, 27).

Nell’immagine: Le Opere di Misericordia,

part. vestire gli ignudi, Maestro di Alkmaar Chiesa di San

Lorenzo a Alkmaar, Paesi Bassi, circa 1504.

Page 15: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1515OttobreOttobre20152015

dott.ssa Chiara Molinari

NNegli ultimi decenni si è accentuata laprivatizzazione del matrimonio e del-la famiglia, pertanto, la diminuzione del-

le cause di nullità matrimoniali presso i tribunalinon è solo espressione di un disinteresse a chia-rire la propria posizione, ma un fenomeno col-legato al vivere la fede in chiave intimistica. Ilfatto che le cause di nullità matrimoniali sianoriservate ai tribunali ecclesiastici ne risalta l’im-portanza del matrimonio non solo per i coniu-gi, ma anche per la comunità ecclesiale. I tri-bunali svolgono il processo di nullità matrimo-niale secondo le leggi processuali canoniche chesono da interpretare ed applicare con equità perraggiungere la finalità suprema della legislazionecanonica, cioè la salvezza delle anime. Il codice attuale ha fatto proprie le esigenze dimisericordia e umanità in vista di una giustiziapiù mite e comprensiva, ossia un’ “equitas cano-nica” che ha reso più agile i processi di nullitàed è una caratteristica del diritto canonico chefonda le sue radici nel diritto romano e si basastoricamente sulla dottrina di Aristotele, ma anchenell’esigenza biblica dell’applicazione della leg-ge con misericordia. L’equità serve per l’interpretazione e l’applica-zione delle leggi, aiuta altresì a mettersi in sin-tonia con il significato della legge, colma le lacu-ne normative, non sostituisce la legge proces-suale, ma diventa il mezzo per interpretarla, infat-ti, la giustizia dovrebbe sempre fondarsi sullaverità e non sul sospetto. A volte, gli interessi individuali di rifarsi la vitacon un altro coniuge o sottrarsi ad obblighi finan-ziari, spingono le parti, ad affermare il falso otentare di persuadere gli operatori dei tribuna-li a nome di una falsa misericordia al fine di otte-nere una sentenza favorevole. Quindi, attenzione, tali interessi non devono pre-valere sulla verità da accertarsi nel processo dinullità matrimoniale. Una falsa applicazione delprincipio di giustizia è fonte di incertezza al paridi una giurisprudenza che, per essere pastorale,vuol fare a meno dell’applicazione delle normeprocessuali e sostanziali. Non si può portare pre-giudizio ai dati della fede per sanare gravi situa-zioni, sarebbe un’illusione credere che tutti i matri-moni falliti sono nulli. Cominciamo a preservare la comunità ecclesialedallo scandalo di vedere distrutto il valore delmatrimonio cristiano con la numerosità didichiarazioni di nullità facili che illudono le par-ti circa le vere cause del fallimento del loro matri-monio. Sentenze ingiuste non costituiscono maiuna vera soluzione pastorale, molti fedeli pen-sano che i processi canonici siano mezzi perregolarizzare delle situazioni matrimoniali irre-golari, così, l’intenzione pastorale diventereb-be falsa. A tal proposito, l’art. 65 dell’ Istruzione Dignitasconnubii, applica il principio dell’ ex bono et aequoche spetta al giudice canonico per decidere unacontroversia secondo quanto è giusto ed equo

e lo applica al processo di nulli-tà matrimoniale prescrivendo untentativo di riconciliazione pri-ma dell’accettazione del libel-lo(can. 1505). Occorre, quindi, una verifi-ca se ci sono condizioni ido-nee per una ripresa della vitaconiugale o per la convali-da del matrimonio poichésarebbe inutile tentare la ricon-ciliazione se le cause per lanullità non fossero superabi-li e solo se le parti insistono ola nullità è evidente si inizia il pro-cesso di nullità. Esso non dovreb-be diventare mai il campo di batta-glia dove gli sposi si vendicano ma ilgiudice deve incoraggiarli, affinchè accer-tino la verità, perché la verità esiste e non biso-gna averne paura.L’obbligo di tentare la riconciliazione non fa venirmeno il diritto fondamentale delle parti di pro-

seguire il processo di nullità, così i giudici, nel-l’interpretare le norme processuali, determina-no la verità oggettiva sulla validità o nullità delmatrimonio, dal momento che, il fine primariodei tribunali ecclesiastici è l’esistenza o menodi un sacramento. Ricordiamo sempre che l’in-dissolubilità di un matrimonio sacramentale com-porta l’impossibilità di contrarre nuovo matrimoniomentre il precedente coniuge è in vita e non puòessere abbandonato sulla base di un richiamoalla misericordia di entrambe la parti. La giustizia applicata con equità diventa agileed evita la lentezza, contiene la durata dei pro-cessi nei parametri temporali del can. 1453, eun’eccessiva durata del processo, indipenden-temente dalle cause, è certamente contraria all’e-quità e, soprattutto, alla salvezza delle anime.Un giudice che giudica con equità, terrà contodella persona umana, delle sue esigenze, eser-cita il diritto in maniera più umana, con miseri-cordia, colui che è impegnato nel giudizio, con

la sua fede e la sua coscienza tie-ne conto che una sentenza nonpuò esser emanata con una for-ma di misericordia contraria allaverità, d’altra parte, devetrattare le parti con misericordia,infatti, una sentenza basa-ta su emozioni é ingiusta, per-ché la misericordia del giu-dice va esercitata manifestandocomprensione per le parti, chevivono situazioni di sofferen-

za avendo un matrimonio fal-lito alle spalle.

Deve tener davanti agli occhi nonsolo le parti, ma il Signore della

giustizia, della grazia. Credo che que-sta motivazione sia di grande aiuto. Forse

ci si dimentica di vivere la via della miseri-cordia, la misericordia rende più umana la socie-tà, ecco dunque il “motto” dell’Anno Santo, spe-gnere l’indifferenza, curarsi col perdono, con lariconciliazione, l’accoglienza, è come una nuo-

va risorsa, un nuovo inizio che ci apre al tutto.La misericordia, esprime Papa Francesco,sarà sempre più grande di ogni peccato, nes-suno può porre un limite all’amore di Dio cheperdona. E’ apertura di credito nei confronti dichi ha sbagliato ma intende riparare al male fat-to. Se Dio si fermasse alla giustizia cessereb-be di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomi-ni che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienzainsegna che appellarsi solo ad essa rischia didistruggerla. Per questo Dio va oltre la giusti-zia con la misericordia e il perdono, ciò non signi-fica svalutare la giustizia o renderla superflua,al contrario, chi sbaglia dovrà scontare la pena.Solo che questo non è il fine, ma l’inizio dellaconversione, perché si sperimenta la tenerez-za del perdono. Dio non rifiuta la giustizia mala incorpora in un evento superiore in cui si spe-rimenta l’amore che è a fondamento di una veragiustizia.

Page 16: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1616 OttobreOttobre20152015

don Antonio Galati

LL’8 dicembre di quest’anno avrà inizio l’an-no giubilare straordinario della misericordiaindetto da papa Francesco, che termin-

erà il 20 novembre del 2016.Quest’iniziativa si radica in una storia che ha ormaipiù di 700 anni, perché il primo anno giubilarefu indetto da papa Bonifacio VIII nel 1300, il qualeconcesse l’indulgenza plenaria a tutti coloro chevisitavano, entro l’anno, le basiliche romane degliApostoli Pietro e Paolo.È interessante notare, leggendo la bolla di indizionedi quel primo giubileo, come il papa fa riferimentoad un’antica tradizione secondo cui, anche pri-ma di quell’atto ufficiale, la visita alla basilica diSan Pietro concedeva ai fedeli l’indulgenza ela remissione dei loro peccati. L’atto di papa BonifacioVIII diventa quindi un’approvazione formale eufficiale di una prassi che si riteneva già prece-dente e strutturata, nonché un’estensione di ques-ta facoltà anche alla basilica di San Paolo.Non è questo il luogo per ricercare conferme osmentite di questa tradizione su cui si basa labolla di indizione del giubileo voluto daBonifacio VIII, anche se ciò permettedi cogliere l’occasione per dare unosguardo indietro e individuare quel-lo che può dirsi il terreno in cuiaffonda le proprie radici la pras-si giubilare della Chiesa.Questo non può che essereil terreno fecondo dellaParola di Dio e, in manierapiù specifica, della tradizionegiubilare dell’Antico Testamentoattualizzata nell’evento Cristoe riletta nella prassi della Chiesa. In effetti, qualunque discorsosul senso e il significato del giu-bileo non può dirsi veritiero senon fa riferimento a quelle tradizioni

bibliche rintracciabili, in maniera sintetica, nellibro del Deuteronomio e nella profezia di Isaia,che poi Cristo applica a sé nella sinagoga di Nazareth.Quest’anno giubilare diverrà allora l’occasioneper riscoprire queste radici e il modo con cui riat-tualizzarle nell’oggi della Chiesa, anche alla lucedi quelle indicazioni che papa Francesco ha datoindicendo questo anno giubilare straordinario.Per concludere questo articolo - che è solo diintroduzione al percorso che si vorrà fare duran-te tutto l’anno - è comunque utile, da subito, sot-tolineare quella sorta di tautologia, o ridondan-za di termini, più o meno velata, che è presen-te nell’appellativo che il papa ha dato a questogiubileo: appunto giubileo della misericordia. Definisco questo titolo ridondante o tautologi-co perché ogni giubileo è, in realtà, un periododi misericordia, proprio perché l’origine storicadel giubileo voluto da Bonifacio VIII ha come rife-rimento la prassi dell’indulgenza legata alla visi-ta della basilica di San Pietro a Roma e perché,biblicamente, i giubilei della tradizione ebraicaavevano come obiettivo il condono dei debiti eil ristabilimento dell’equità sociale.

Si può ragionare e discutere sui motivi chehanno portato il papa a fare questa scel-

ta di termini oppure se era più oppor-tuno combinare l’appellativo inmaniera diversa, fatto sta che que-sto appellativo permette di met-tere in risalto in maniera più for-te la valenza misericordiosa diogni anno giubilare e di questoin particolare. In altre parole, è chiaro, visti anchei suoi atti e i suoi discorsi, cheil papa voglia che nella Chiesasi riscopra in maniera più evidente

e chiara la dimensione miseri-cordiosa, sia di Dio nei confronti

dell’umanità, che quella degli uomi-ni con i loro simili, oltre che con il crea-

to. Questa dimensione non è il solo saper per-donare o giustificare, ma è quell’atteggiamen-to più profondo di accoglienza dell’altro con i pro-pri pregi e i propri difetti, e anche peccati, percui l’atto del perdono diventa successivo e con-seguente all’accoglienza.Obiettivo di quest’anno, quindi, può essere, ingenerale, quello di saper riscoprire questa dimen-sione in maniera tale che diventi strutturante perla vita del singolo e, in maniera auspicabile, ancheper l’intera società, la quale entra in un rapportocircolare con il singolo. In altre parole sono vereentrambe queste situazioni: la società influen-za la vita dei singoli; la scelta dei singoli, quan-do sono molti, influenza la società intera. Quando i singoli scelgono di vivere un atteggiamentomisericordioso, cioè di accoglienza dell’altro, que-sti vanno a influenzare l’atteggiamento generaledella società. In questo modo, una società più accogliente, cioèpiù misericordiosa, a sua volta può influenza-re la vita di altri singoli in questa direzione diaccoglienza, in maniera tale che anche chi nonha fatto da subito questa scelta di misericordiasia orientato a farlo successivamente. A loro volta, l’aumento di questi individui por-terà ancora di più la società intera ad aumen-tare il suo spirito misericordioso, ricominciandoquesto circolo virtuoso. Circolo, però, che nonpuò avviarsi senza una spinta iniziale in quel-la direzione. Ecco che allora, la scelta del papadi indire questo giubileo straordinario della mise-ricordia si comprende proprio come lo slancioiniziale, che però ora ha bisogno della scelta deicristiani di strutturare la loro vita nell’ottica del-l’accoglienza e della misericordia. E allora, in altre parole, il giubileo che sta periniziare, più che una prassi che i cristiani devo-no seguire, è un appello straordinario del papaalla responsabilità dei discepoli di Cristo di sce-gliere di cambiare la società, per renderla piùmisericordiosa e accogliente.

Page 17: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1717OttobreOttobre20152015

Cari fratelli e sorelle,

la Giornata Missionaria Mondiale 2015 avvie-ne sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacratae ne riceve uno stimolo per la preghiera e lariflessione. Infatti, se ogni battezzato è chia-mato a rendere testimonianza al Signore Gesùannunciando la fede ricevuta in dono, questovale in modo particolare per la persona con-sacrata, perché tra la vita consacrata e la mis-sione sussiste un forte legame. La sequeladi Gesù, che ha determinato il sorgere dellavita consacrata nella Chiesa, risponde alla chia-mata a prendere la croce e andare dietro aLui, ad imitare la sua dedicazione al Padre ei suoi gesti di servizio e di amore, a perderela vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esisten-za di Cristo ha carattere missionario, gli uomi-ni e le donne che lo seguono più da vicino assu-mono pienamente questo medesimo carattere.La dimensione missionaria, appartenendo allanatura stessa della Chiesa, è intrinseca anchead ogni forma di vita consacrata, e non puòessere trascurata senza lasciare un vuoto chesfigura il carisma. La missione non è proselitismo o mera stra-tegia; la missione fa parte della “grammati-ca” della fede, è qualcosa di imprescindibileper chi si pone in ascolto della voce dello Spiritoche sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristonon può che diventare missionario, e sa cheGesù «cammina con lui, parla con lui, respi-ra con lui. Sente Gesù vivo insieme con luinel mezzo dell’impegno missionario» (Esort.

ap. Evangelii gaudium, 266).La missione è passione per Gesù Cristo e nel-lo stesso tempo è passione per la gente. Quandosostiamo in preghiera davanti a Gesù croci-fisso, riconosciamo la grandezza del suo amo-re che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stes-so momento percepiamo che quell’amore cheparte dal suo cuore trafitto si estende a tut-to il popolo di Dio e all’umanità intera; e pro-prio così sentiamo anche che Lui vuole ser-virsi di noi per arrivare sempre più vicino alsuo popolo amato (cfr ibid., 268) e a tutti colo-ro che lo cercano con cuore sincero. Nel coman-do di Gesù: “andate” sono presenti gli sce-nari e le sfide sempre nuovi della missioneevangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sonochiamati ad annunciare il Vangelo con la testi-monianza della vita; e in modo speciale ai con-sacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spiritoche li chiama ad andare verso le grandi peri-ferie della missione, tra le genti a cui non èancora arrivato il Vangelo.Il cinquantesimo anniversario del Decreto con-ciliare Ad gentes ci invita a rileggere e medi-tare questo documento che suscitò un forteslancio missionario negli Istituti di vita con-sacrata. Nelle comunità contemplative ripre-se luce ed eloquenza la figura di santa Teresadi Gesù Bambino, patrona delle missioni, qua-le ispiratrice dell’intimo legame della vita con-templativa con la missione. Per molte congregazionireligiose di vita attiva l’anelito missionario sca-turito dal Concilio Vaticano II si attuò con unastraordinaria apertura alla missione ad gen-

tes, spesso accompagnata dall’accoglienza difratelli e sorelle provenienti dalle terre e dal-le culture incontrate nell’evangelizzazione, tan-to che oggi si può parlare di una diffusa inter-culturalità nella vita consacrata. Proprio perquesto è urgente riproporre l’ideale della mis-sione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella suaesigenza: il dono totale di sé all’annuncio delVangelo. Non vi possono essere compromessisu questo: chi, con la grazia di Dio, accogliela missione, è chiamato a vivere di missione.Per queste persone, l’annuncio di Cristo, nel-le molteplici periferie del mondo, diventa il mododi vivere la sequela di Lui e ricompensa di tan-te fatiche e privazioni. Ogni tendenza a deflettere da questa voca-zione, anche se accompagnata da nobili moti-vazioni legate alle tante necessità pastorali,ecclesiali o umanitarie, non si accorda con lapersonale chiamata del Signore a servizio delVangelo. Negli Istituti missionari i formatori sonochiamati sia ad indicare con chiarezza ed one-stà questa prospettiva di vita e di azione, siaad essere autorevoli nel discernimento di auten-tiche vocazioni missionarie. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sono anco-ra capaci di testimonianze coraggiose e di impre-se generose e a volte controcorrente: non lascia-tevi rubare il sogno di una missione vera, diuna sequela di Gesù che implichi il dono tota-le di sé. Nel segreto della vostra coscienza,domandatevi quale sia la ragione per cui ave-te scelto la vita religiosa missionaria e misu-rate la disponibilità ad accettarla per quello

continua nella pag. 18

Page 18: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1818 OttobreOttobre20152015

che è: un dono d’amore al ser-vizio dell’annuncio del Vangelo,ricordando che, prima di esse-re un bisogno per coloro chenon lo conoscono, l’annunciodel Vangelo è una necessitàper chi ama il Maestro.Oggi, la missione è posta difronte alla sfida di rispettare ilbisogno di tutti i popoli di ripar-tire dalle proprie radici e di sal-vaguardare i valori delle rispet-tive culture. Si tratta di cono-scere e rispettare altre tradi-zioni e sistemi filosofici ericonoscere ad ogni popolo ecultura il diritto di farsi aiuta-re dalla propria tradizionenell’intelligenza del mistero diDio e nell’accoglienza delVangelo di Gesù, che è luceper le culture e forza trasfor-mante delle medesime. All’interno di questa com-plessa dinamica, ci poniamol’interrogativo: “Chi sono idestinatari privilegiati dell’an-nuncio evangelico?”. La rispo-sta è chiara e la troviamo nelVangelo stesso: i poveri, i pic-coli e gli infermi, coloro che sonospesso disprezzati e dimenti-cati, coloro che non hanno daricambiarti (cfr Lc 14,13-14).L’evangelizzazione rivolta pre-ferenzialmente ad essi èsegno del Regno che Gesù èvenuto a portare: «Esiste unvincolo inseparabile tra la nostra fede e i pove-ri. Non lasciamoli mai soli» (Esort. ap.Evangelii gaudium, 48). Ciò dev’essere chia-ro specialmente alle persone che abbraccia-no la vita consacrata missionaria: con il votodi povertà si sceglie di seguire Cristo in que-sta sua preferenza, non ideologicamente, macome Lui identificandosi con i poveri, viven-do come loro nella precarietà dell’esistenzaquotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ognipotere per diventare fratelli e sorelle degli ulti-mi, portando loro la testimonianza dellagioia del Vangelo e l’espressione della cari-tà di Dio.Per vivere la testimonianza cristiana e i segnidell’amore del Padre tra i piccoli e i poveri, iconsacrati sono chiamati a promuovere nelservizio della missione la presenza dei fede-li laici. Già il Concilio Ecumenico Vaticano IIaffermava: «I laici cooperino all’opera evan-gelizzatrice della Chiesa, partecipando cometestimoni e come vivi strumenti della sua mis-sione salvifica» (Ad gentes, 41). È necessario che i consacrati missionari si apra-

no sempre più coraggiosamente nei confrontidi quanti sono disposti a collaborare con loro,anche per un tempo limitato, per un’esperienzasul campo. Sono fratelli e sorelle che desideranocondividere la vocazione missionaria insita nelBattesimo. Le case e le strutture delle mis-sioni sono luoghi naturali per la loro accoglienzae il loro sostegno umano, spirituale ed apo-stolico. Le Istituzioni e le Opere missionariedella Chiesa sono totalmente poste al servi-zio di coloro che non conoscono il Vangelodi Gesù. Per realizzare efficacemente questo scopo,esse hanno bisogno dei carismi e dell’impe-gno missionario dei consacrati, ma anche i con-sacrati hanno bisogno di una struttura di ser-vizio, espressione della sollecitudine delVescovo di Roma per garantire la koinonia,così che la collaborazione e la sinergia sia-no parte integrante della testimonianza mis-sionaria. Gesù ha posto l’unità dei discepolicome condizione perché il mondo creda (cfrGv 17,21). Tale convergenza non equivale aduna sottomissione giuridico-organizzativa a orga-

nismi istituzionali, o ad unamortificazione della fantasiadello Spirito che suscita ladiversità, ma significadare più efficacia al mes-saggio evangelico e pro-muovere quell’unità diintenti che pure è frutto del-lo Spirito.L’Opera Missionaria delSuccessore di Pietro ha unorizzonte apostolico uni-versale. Per questo ha biso-gno anche dei tanti cari-smi della vita consacrata,per rivolgersi al vastoorizzonte dell’evangeliz-zazione ed essere in gra-do di assicurare un’adeguatapresenza sulle frontiere enei territori raggiunti.Cari fratelli e sorelle, la pas-sione del missionario è ilVangelo. San Paolo pote-va affermare: «Guai a mese non annuncio il Vangelo!»(1 Cor 9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia,di liberazione e di salvezzaper ogni uomo. La Chiesaè consapevole di questodono, pertanto non sistanca di annunciare inces-santemente a tutti «quel-lo che era da principio, quel-lo che noi abbiamo udito,quello che abbiamo vedu-to con i nostri occhi» (1 Gv

1,1). La missione dei servitori della Parola –vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – è quelladi mettere tutti, nessuno escluso, in rappor-to personale con Cristo. Nell’immenso cam-po dell’azione missionaria della Chiesa, ognibattezzato è chiamato a vivere al meglio il suoimpegno, secondo la sua personale situazione. Una risposta generosa a questa universale voca-zione la possono offrire i consacrati e le con-sacrate, mediante un’intensa vita di preghie-ra e di unione con il Signore e col suo sacri-ficio redentore. Mentre affido a Maria, Madredella Chiesa e modello di missionarietà, tut-ti coloro che, ad gentes o nel proprio territo-rio, in ogni stato di vita cooperano all’annun-cio del Vangelo, di cuore invio a ciascuno laBenedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 24 maggio 2015

Solennità di Pentecoste

FRANCESCO

Page 19: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

1919OttobreOttobre20152015

Giorgio Innocenti*

IIl 23 settembre 2005 la nostra diocesi inaugurava la casa di acco-glienza San Lorenzo. Dieci anni. Le storie di tante persone si sonointersecate tra le mura di quell’antico convento. Una struttura che

ha offerto a persone detenute, ex-detenute e ai loro familiari ospitalitàper brevi periodi durante e dopo la detenzione e la possibilità di usu-fruire di permessi premio per riallacciare i contatti con la propria fami-glia e ricominciare a vivere “il fuori”; un luogo in cui ricevere ascolto, soste-gno e da cui sono partiti stimoli alla comunità cristiana e civile ad aprir-si all’accoglienza di persone che avevano scontato o stavano scontan-do una pena.Una piccola realtà, di poco conto, se riportata alla dimensione del pro-blema carcerario e del reinserimento sociale dei detenuti, ma un puntofermo, se si entra nella logica educativa della Caritas che non si pro-pone di praticare la carità ma bensì di promuoverne la pratica nelle comu-nità. In questo senso -intervento non assistenziale, ma promozionale-va letta anche la nascita di Casa San Lorenzo: una “opera-segno”. Segno per i chi ha sbagliato: ricorda che Dio continua ad amarci e lo faanche nel sostegno che sanno darci i nostri fratelli. Segno per ogni cristiano: rammenta che essere fedeli al Vangelo signi-fica praticarlo nella sequela di Cristo che è amore, accoglienza e per-dono. La sequela di Cristo parte da ciò che cristo ha detto: “Non sonoi sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto perchiamare i giusti, ma i peccatori”.Bene, dieci anni possono essere un punto per un bilancio: quanto que-st’opera-segno ha mutato il rapporto delle nostre comunità verso chi stascontando o ha scontato una condanna? Da queste stesse colonne, die-ci anni fa, Sara Bianchini, che tanto si è spesa per la Casa San Lorenzo,annunciava l’inaugurazione con queste parole: “è la casa stessa ad ave-re bisogno di una rete di attenzione e presa in carico che la sostenganel suo esistere quotidiano: perché ci siano persone, famiglie, comuni-tà che si rendano disponibili ad accompagnare i detenuti e le loro fami-glie anche al di fuori del carcere”. Da queste poche parole potremmo trarre un efficace metro di giudizio.Sarò onesto, ho provato ad applicarlo pensando alla difficoltà nel tro-vare un alloggio temporaneo o, ancor peggio, un lavoro ad una delle tan-te persone arrivate al fine pena: mi son detto che quella rete non si èmai creata. Poi mi sono messo alla ricerca di qualche spunto per scri-vere queste righe ed ho trovato traccia di tante comunicazioni, lettereed e-mail, richieste, offerte, discussioni che avevo dimenticato o dellequali non ero a conoscenza. E questi scambi rinvenuti me ne hanno fat-ti tornare alla mente altri dei quali non è rimasta alcuna testimonianzascritta. Ho cominciato a pensare che forse il mio giudizio era stato affret-tato. Quante persone hanno conosciuto in questi anni, direttamente oper via epistolare, altre persone recluse? Quanti hanno discusso e sisono interrogati riguardo a questi temi assieme ai volontari che svolgo-no servizio in carcere? Se pensiamo all’efficienza nel risolvere i problemi,non possiamo dire di aver creato una rete in grado di prendere in cari-co in maniera globale neanche una manciata di casi. Il fiorire di rela-zioni attorno al tema dell’esecuzione penale in generale e attorno a sin-gole persone detenute è però un frutto che questa opera-segno ha sen-z’altro portato. Quando incontriamo una persona che ha commesso unreato scopriamo che, oltre al reato, c’è la persona.

Per quanto la colpa sia orribile quella persona è bella, ha tanto da dar-ci. Questa scoperta lascia all’inizio sconcertati: come si fa a scindere lapersona dal reato commesso? Si può, si impara a farlo. E si impara aparlarne con i propri conoscenti. Pochi giorni fa una persona che ha tenu-to un corso in carcere mi ha scritto informandomi che una sua collega(da noi mai incontrata) è disponibile, se ne avessimo bisogno. Cos’è questa se non una rete che, da un primo contatto, si ramifica aprescindere da noi? Talvolta, come in questo caso, porta frutti vicino anoi, altre volte li porterà lontano, ma non è sterile. Proprio questa cono-scenza, diretta o mediata da pochi passaggi, permette di affrontare il temadella pena in maniera umana e cristiana. Le conferenze, la formazione(che pure sono importanti ed hanno costituito una parte consistente del-l’attività in questi dieci anni) possono agire sugli aspetti razionali ma l’ac-coglienza va vissuta, non può essere solo teorizzata.Fermarsi ai bilanci sarebbe uccidere il futuro, un’esperienza di una deca-de deve necessariamente indirizzare a nuovi orizzonti. Così, proprio inquesto anno, ha preso avvio il progetto “Coltura di libertà” che si pro-pone di creare un’esperienza di reinserimento lavorativo su un terrenoagricolo messo a disposizione dalla Diocesi presso il centro di spiritua-lità Santa Maria dell’Acero che al momento vede impegnate due per-sone che hanno da poco concluso la loro pena. Nell’ambito di questo progetto è stata formulata un’offerta di assunzio-ne anche per tre persone attualmente recluse che, in base a questa offer-ta, hanno presentato richiesta di terminare la pena con una misura alter-nativa al carcere. Si potrebbe dire molto a livello sociologico su quantol’inserimento lavorativo riduca la recidiva o a livello psicologico su comecontribuire col proprio lavoro a produrre qualcosa consenta di riacqui-stare la dignità perduta, ma un cristiano non dovrebbe porsi il proble-ma, il Cristo ci ha mostrato il metodo da seguire: egli si è seduto a tavo-la con i peccatori, ha chiesto loro il cibo, ha chiesto loro aiuto (“Versamida bere!”), ha chiesto loro di essere artefici del proprio cambiamento acominciare da un impegno fattivo (“La tua fede ti ha salvato”). Gesù siavvicina a coloro che sono considerati peccatori chiedendo loro qual-cosa e restituendo loro dignità. “Siate artefici di opportunità, artefici di cammino, di nuove vie”: così risuo-nano le parole di Papa Francesco ai detenuti di Filadelfia nel recenteviaggio oltre oceano. Proprio in quest’ottica si pone il nuovo intervento,in continuità con la storia di Casa San Lorenzo: partire dalle potenzia-lità e dalle risorse delle persone che hanno commesso degli errori perconsentire loro di riscattarsi anche mediante il lavoro. La prospettiva anchein questo caso è pedagogica: una realtà così piccola non può certo occu-pare molte persone ma può senz’altro essere un segno, un segno con-creto della possibilità di fare affidamento sul lavoro di chi in passato asbagliato. Quante volte mi sono sentito dire: “lo so, io lo prenderei, mase poi la gente viene a sapere che è un detenuto?”. L’ultima volta, pochi giorni fa, ho udito queste parole dal responsabiledi un servizio che si svolge accanto ad una parrocchia e quella “gente”di cui il potenziale datore di lavoro si preoccupava era la nostra gente:la gente di chiesa. Ecco, un obiettivo per la prossima decade: che gra-zie agli ottimi cavoli e fragole coltivati da persone con la fedina penalenon immacolata, almeno nelle nostre comunità cristiane, ragionamentidel genere non abbiano più diritto di cittadinanza.

*Caritas Diocesana

Page 20: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2020 OttobreOttobre20152015

a cura delle

Supore Apostoline

IIl Centro di Spiritualità S. Maria dell’Acero della nostra Diocesi

offre, come sappiamo, un servizio di accoglienza per grup-

pi, parrocchie, preti, giovani, ragazzi, famiglie, scout,... è un

luogo di incontro con Dio, con se stessi e con gli altri.

Noi Suore Apostoline siamo a servizio del Centro dal 1981 e nel

corso di questi 34 anni si sono succedute diverse sorelle che

hanno con passione condiviso la vita della nostra Chiesa dio-

cesana, inse-

rendosi anche

nell’animazio-

ne e forma-

zione pastorale

(CDV, UCD,

PG).

Tra queste

sorelle c’è suor

Monica che

saluta questa

realtà perché

chiamata a

continuare a

vivere la mis-

sione voca-

zionale nella

comunità di

Pisa.

Vogliamo rin-

graziare suor

Monica per tutto ciò che con gioia ha saputo dona-

re in questi anni qui in Diocesi. Sappiamo che ogni

partenza porta con sé anche la fatica di lasciare;

tanti i volti, le persone che suor Monica porterà con

sé nella nuova esperienza che presto inizierà.

Da Pisa arriverà suor Donatella che si inserirà nella comunità

dell’Acero e nelle molteplici attività apostoliche. A lei va il nostro

benvenuto perché possa trovare una grande famiglia che la acco-

glie e perché possa continuare a testimoniare e a donare la sua

vita per il Signore e per il bene di ogni vocazione.

Accompagniamo con la preghiera queste nostre sorelle perché

il Signore guidi la loro vita

con la sua forza e la sua

benedizione e a tutti...

Buon cammino!

a cura delle Supore Apostoline

RRingraziamo e salutiamo suor Paola

che è ritornata all’Acero dopo tan-

ti anni (era stata in questa comu-

nità proprio agli inizi e poi è partita per il

Brasile) e che in questi mesi si è inserita

nella realtà diocesana,

condividendo con

semplicità le diverse

proposte e attività

pastorali.

E’ stata una pre-

senza discreta e

silenziosa; conti-

nuiamo ad accom-

pagnarla con la preghie-

ra nel servizio che come

Apostolina è chiamata a

vivere nella comunità di

Castel Gandolfo, certi che

anche lei porta nel cuore

tutto il popolo di Dio di que-

sta nostra Chiesa dioce-

sana.

Page 21: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2121OttobreOttobre20152015

Carlo Fatuzzo

Testimonianza vocazionale

Mi hanno domandato di presentarmi brevementeai lettori di Ecclesia, in vista dell’ordinazione diaconaleche mi preparo a ricevere, a Dio piacendo, il prossimo18 ottobre nella cattedrale di Velletri. Se ho unacosa davvero importante da dirvi, è semplicementela gioia che da sempre mi dà la fede in Gesù:dentro quest’unico Nome è racchiusa tutta lamia vita, con tutte le sue vicende.«Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21),come afferma S. Paolo. Lecircostanze mi hanno datol’opportunità di vivere tanteesperienze molto belle e anchegratificanti, ma una le supera digran lunga e senza dubbio lesovrasta: poter conoscere Dio,gioire della Sua esistenza e dellaSua presenza, ringraziarlo del Suoamore e della pienezza di vita cheEgli regala a chi desideraricambiargli almeno un po’ di questoamore. Scrive ancora S. Paolo: «ciò cheper me poteva essere un gua-dagno, l’ho considerato unaperdita a motivo di Cristo. Anzi,tutto ormai io reputo una perdi-ta di fronte alla sublimità della cono-scenza di Cristo Gesù, mioSignore, per il quale ho lasciato perdere tuttequeste cose e le considero come spazzatura,al fine di guadagnare Cristo e di essere trova-to in lui» (Fil 3,7-9). Nella passione per la Sua Parola contenuta nellaSacra Scrittura, e nell’affascinante proposta di

vita concreta che essa offre– in special modo attraversola carità e il servizio ai fratelli,che è la via preferenzialeper un vero rapportocon Dio – ho sempretrovato la fonte e il centrodella mia spiritualitàpersonale, e la chiave perla sua espressionecomunitaria. Certamente grato

all’esempio di grande fede e vita cristiana dellamia famiglia, devo riconoscere il ruolofondamentale nella mia formazione e nellamaturazione della mia vocazione alla spiritualitàfocolarina, cui sono da sempre molto legato, ispiratriceper anni del mio impegno in molteplici iniziative

di volontariato e nelservizio educativo-formativorivolto a bambini, ragazzie giovani, animato da unmotto biblico che ChiaraLubich mi suggerì perorientare tutta la miaesistenza: «Chi ama suofratello dimora nella luce»(1Gv 2,10). Da tre anni faccio parte dellanostra bella comunitàdiocesana di Velletri-Segni, per servire ilSignore e la Sua SantaChiesa, preparandomi alministero diaconale epresbiterale.

Curriculum essenzialeCarlo Fatuzzo è nato a Siracusa il 26 febbraio1982. Dopo la maturità liceale classica e gli studidi pianoforte e composizione in conservatorioin Sicilia, si è specializzato in paleografia e filologiamusicale e classica a Cremona, dove ha conseguitola laurea specialistica in musicologia e un’ulteriorespecializzazione universitaria in didattica,abilitante all’insegnamento di discipline musicalinelle scuole medie e superiori.All’impiego come insegnante nella scuolapubblica, ha affiancato molteplici esperienzeprofessionali (attività concertistica strumentalee vocale, attività compositiva per laboratori musicalie teatrali universitari, attività didattica specialeper disabili, stages presso archivi, bibliotecheed enti artistici, ricerca scientifica in istituzioniaccademiche, pubblicazione di saggi scientificie divulgativi, ecc.). Ha conseguito infine il baccellieratoin filosofia presso l’Università Gregoriana e quelloin teologia presso l’Istituto Leoniano. Frequentanel seminario regionale di Anagni l’ultimo annodel corso di formazione al presbiterato, iniziatonel monastero basiliano di Grottaferrata.

In occasione dell’ordinazione presbiterale di don Gabriele Ardente,

il Centro Diocesano Vocazioni propone alcune iniziative:

Lunedì 5 ottobre alle ore 21.00 nella parrocchia di S. Bruno in

Colleferro si terrà un incontro vocazionale rivolto a tutti i gio-

vani.

Venerdì 9 ottobre alle ore 16.00 nella medesima parrocchia ver-

rà animata un’ora di adorazione eucaristica, il rosario e la s. Messa.

In preparazione all’ordinazione diaconale di Carlo Fatuzzo e all’am-

missione tra i candidati all’ordine sacro di Damiano Uffredi, il

Centro Diocesano Vocazioni invita tutti a partecipare alla Veglia

di preghiera che si terrà nella Concattedrale Parrocchia S. Maria

Assunta in Segni sabato 17 ottobre alle ore 21.00.

Vi aspettiamo! (CDV)

Page 22: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2222 OttobreOttobre20152015

don Gaetano Zaralli

SStrano a dirsi, in quella seduta che si tene-va presso il grande salone dell’Episcopiodove i parroci della città sogliono

incontrarsi, quella volta tutti erano d’accordo.L’argomento verteva sulla formazione dei futu-ri sposi: risultava essere pressoché inutile orga-nizzare i famosi corsi prematrimoniali alla vigi-lia dei matrimoni… perché certi argomenti o pro-blematiche che interessano i futuri sposiandrebbero affrontate molto prima, magari pri-ma ancora che si formino le coppie, se si vuo-le sperare e giurare sulla durata del futuro vin-colo matrimoniale. Saggia intuizione!…Vorreste ora conoscere a quale conclusione sigiunse in quella circostanza così ben dispostaalle innovazioni?… Le menti entrarono in azione per stabilire il quan-do fare formazione matrimoniale con i giovani,visto che nell’ambito della catechesi tradizionaledai 13 ai venti anni esiste un vuoto assoluto…Iniziò il giro di opinioni e mi fu facile dare un’in-dicazione pratica, allorché fu il mio turno: “Cari confratelli, se solo si riuscisse a sposta-re l’età della cresima dai 13 anni circa ai 16 annie oltre, potrebbe essere già questa la circostanzaper introdurre quegli argomenti che oltre ad assi-curare una conoscenza dettagliata del propriocorpo, oltre a far prendere coscienza della pro-pria sessualità, potrebbe favorire l’educazione

all’amore in senso generico, fino ad arrivaregradatamente a maturare i rapporti amorosi pro-priamente detti.” Mi ascoltarono attentamente i confratelli e, comenon mai, almeno a giudicare dalle parole, dimo-strarono interesse alla proposta. Come sempre,però si giocò col condizionale, “l’idea è in teo-ria accettabile, ma andrebbe vagliata con giu-dizio…” e così, il progetto appena nato morìfra le righe di un verbale. Il condizionale, se bene usato, ha l’effetto mera-viglioso di far sembrare la volontà di chi lo usaaperta al nuovo, senza che alcuno possa pre-tendere da lui la realizzazione di quantosogna. Molti passi dei documenti ecclesiali sonotappezzati di condizionali anche nei passaggipiù importanti, come quando si parla di fami-glia da introdurre nella vita comunitaria della par-rocchia e di genitori da coinvolgere nella cate-chesi normale per bambini. “Si dovrebbe… si potrebbe…!”. Mai che alcu-no scriva: “Ciò di cui si sta parlando qualcunolo sta mettendo in pratica già da tempo…” Mi fece pensare l’osservazione che un ragaz-zo mi rivolse dopo aver letto un mio interven-to sul modo di fare pastorale. Probabilmente diedi a lui l’impressione di agi-re in solitudine, snobbando i confratelli e le varierealtà parrocchiali. Così mi scrisse: “Però, donGaetano, mi permetterai di osservare che setu lasci sempre “cadere il discorso” è difficile chepossa cambiare granché. Ci si potrebbe aspet-tare che tu, magari, vista la tua età e la tua espe-

rienza, possa dare una testi-monianza ai confratelli gio-vani. Altrimenti è naturale che quel-lo che fate tenda a resta-re un’esperienza a sé stan-te, guardata dagli altri conindifferenza, o addirittura consospetto”.

Con i confratelli mi sono piùvolte incontrato e con i piùgiovani mi sono addirittu-ra spinto a offrire loro unapizza da consumare insie-me, mentre fraternamentee liberamente ci si confrontasulle varie esperienze.Purtroppo, non so per qua-le remota causa, gli incon-tri sono diventati spesso scon-tri e le pizze hanno presoil sapore acido delle vivan-de non consumate almomento giusto.

Ormai, supposto ci sia l’in-teresse di farlo da parte di

qualcuno, è possibile consultare quella montagnadi materiale che costituisce il patrimonio di un’at-tività pluriennale di catechesi FAMILIARE sem-plicemente col visitare il sito www.zetagamma.it,In questo momento non ho alcuna voglia di esal-tare, polemizzando, i risultati positivi di un approc-cio con chi si vuole catechizzare. Forse, pro-prio l’età e le esperienze messe insieme mi dan-no finalmente la giusta serenità per guardareoltre le mie stesse aspettative, rincorrendo untraguardo che qualcuno, strana faccenda del-la Provvidenza, si diverte a spostare semprepiù in là.

NOTACEI, Direttorio di pastorale familiare (1993):

N. 109 - “Ai genitori e alle famiglie, nelle quali lavita umana è stata trasmessa, tocca il primo, ilpiù diretto, il meno sostituibile compito educati-vo. I padri e le madri vanno però aiutati in que-sta loro missione...”.

N. 110 - “...Si tratta, cioè, di mettere in atto verie propri itinerari formativi o scuole per genitori,aiutandoli e sostenendoli con il confronto e conl’esperienza altrui, con il consiglio intelligente ecompetente, con l’approfondimento specifico di alcu-ne tematiche particolari, così che diventino sem-pre più capaci di dare ai figli un’educazione pie-namente umana e cristiana”.

Page 23: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2323OttobreOttobre20152015

mons. Franco Risi

LLa parrocchia è il luogo della vita e dellamissione del popolo di Dio. Ogni comu-nità è caratterizzata da una propria sto-

ria, tradizioni, novità e fatiche: è il luogo in cui ognicristiano trova Gesù, Maestro e Signore, e a Luisi affida e orienta il proprio cammino; è il luogoin cui i credenti si formano progressivamente allascuola di Cristo; è il luogo in cui si impara a testi-moniare la propria fede nel nome della SantissimaTrinità. È pertanto fondamentale partire dall’annuncio del-la Parola di Dio. Il primo responsabiledell’annuncio è il parroco. Egli, però, nonè solo in questo servizio: grazie alla col-laborazione di laici formati svolge la fun-zione di insegnare, di santificare e digovernare, in modo che i fedeli si sen-tano realmente parte della comunità. Laprima missione da compiere con sol-lecitudine consiste nell’educare lacomunità all’ascolto della Parola di Dio,alla partecipazione attiva alla CelebrazioneEucaristica e agli altri sacramenti, indi-spensabili per formare la vita spiritua-le di ogni battezzato. Se la comunità par-rocchiale avrà acquisito questa mentalità,diventerà certamente il terreno fertile peruna proposta vocazionale responsabi-le: penso alla scelta di vita sacerdota-le, religiosa e familiare. Ne segue che lo spirito di tutta la pasto-rale è missionario e vocazionale, pro-prio come ha voluto Gesù: «Andate dun-que e ammaestrate tutte le nazioni, bat-tezzandole nel nome del Padre e delFiglio e dello Spirito santo, insegnan-do loro ad osservare tutto ciò che vi hocomandato. Ecco, io sono con voi tut-ti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt28,19-20).L’intera comunità annunciando, proponendo e accom-pagnando, potrà influire in modo concreto su tut-ti i credenti e non credenti, attraverso l’attività diapostolato dei laici che hanno scelto di dedicareil loro tempo al servizio pastorale in comunionecon il sacerdote. È opportuno formare e qualificare tutte le forzevive - religiosi e laici - per quei servizi che nonrichiedono la funzione insostituibile del sacerdo-zio ministeriale e per poter così intraprendere un’at-tiva opera missionaria vocazionale. I laici infattinon sono solo destinatari del ministero pastora-le, ma sono anche i protagonisti attivi della vitadi una comunità, in virtù della loro vocazione bat-tesimale. Tutta la comunità è chiamata a viverela propria vocazione battesimale: è la propostavocazionale che non è lasciata all’iniziativa iso-lata di qualcuno, del sacerdote o di un catechi-sta, ma di tutta la comunità che ne è testimone.Non dobbiamo dimenticare che colui che chiamae prende l’iniziativa è Dio e lo fa chiamando chivuole, quando e come vuole, secondo «la straor-dinaria ricchezza della sua grazia mediante la suabontà verso di noi in Gesù Cristo» (Ef 2,7). La parrocchia, espressione dell’azione in cui lo

spirito si manifesta, raccoglie l’esperienza e i sin-goli carismi che Dio dona ai membri della sua Chiesae che nella parrocchia si rendono visibili agli occhidi tutti. Leggiamo in Nuove vocazioni per una nuo-va Europa: «Se ogni vocazione nella Chiesa è donoda vivere per gli altri, come servizio nella caritànella libertà, allora è anche un dono vivere congli altri. Dunque lo si scopre soltanto vivendo infraternità. La fraternità ecclesiale non è solo vir-tù comportamentale, ma itinerario vocazionale». Ogni itinerario vocazionale, infatti, nasce dal biso-gno di accompagnare coloro che accolgono nel-la propria vita il progetto che Dio ha riservato a

ciascuno. Per prima cosa bisogna educare le comu-nità e le singole persone a fare esperienza con-creta e autentica di preghiera: non devono man-care occasioni in cui la comunità risponde al coman-do di Gesù di chiedere incessantemente a Dio chenon manchino operai nella sua messe.Alla preghiera corrisponde l’azione: chi accom-pagna un cammino vocazionale, deve anzituttofarsi compagno di viaggio e attivare atteggiamentidi fiducia e di dialogo che sono indispensabili persuperare incertezze, paure e offrire chiarimenti uti-li per metter in luce la personalissima chiamatadi Dio nella vita di ogni persona. I protagonisti del dialogo in questa fase sono Dio,la persona interessata, la famiglia e la parrocchia.Ciascuno nella libertà e nella verità deve farsi media-tore dell’unico bene di ogni individuo cioè rispon-dere alla volontà di Dio nella vita. L’accompagnamento spirituale, rivolto non solo allepersone in ricerca, ma anche alle coppie, non è,come abbiamo già detto, prerogativa del prete odella suora o del catechista: tutti i componenti del-la comunità (associazioni, movimenti e gruppi eccle-siali) sono coinvolti nella formazione spirituale deisingoli. Certamente il parroco, si pone su un pia-

no determinante nell’offrire un accompagnamentospirituale personalizzato e qualificato messo in lucedal confronto con la Parola e la celebrazione deisacramenti, sostegni indispensabili per chi è in ricer-ca. La direzione spirituale resta ancora oggi unostrumento valido per un accompagnamentocostruttivo dove la luce dello Spirito opera nel cuo-re della persona un progressivo cammino utile acomprendere la propria vocazione nella Chiesae nel mondo. Il lavoro proposto è certamente impegnativo: occor-re ascoltare la voce del Signore che ci invita inquesto nostro tempo a intensificare la nostra pre-

ghiera al Padre perché continui a mandare buo-ni e santi sacerdoti; a tal proposito scriveva il bea-to Paolo VI: «Ove numerose sbocciano le voca-zioni allo stato ecclesiastico e religioso, là si vivesecondo il vangelo: là vi è segno che vi sono geni-tori fervorosi e buoni, che non solo non temono,ma si sentono ben lieti e onorati di dare i proprifigli alla Chiesa; là vi sono sacerdoti zelanti e fede-li per i quali la continuità del proprio sacerdozioè il primo e più importante programma di una curapastorale; là soprattutto vi sono adolescenti gene-rosi e aperti, puri e coraggiosi che, nutriti di vitaeucaristica e sensibili alla voce di Cristo, sannoalimentare nel loro giovane cuore il desiderio diservire un giorno la Chiesa, e donarsi alle animeper tutta la vita, per riprodurre in sé i lineamentidel buon pastore e seguirne fedelmente leorme». Quanto sono attuali e di grande incoraggiamen-to per tutti queste parole di Paolo VI! Esse ci invi-tano a perseguire nel cammino già intrapreso: con-tinuare a pregare perché nella Chiesa ci siano buo-ni sacerdoti, ferventi religiosi e religiose e santefamiglie che, sull’esempio della Famiglia diNazareth, siano generose e aperte alla vita.

Page 24: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2424 OttobreOttobre20152015

Claudio Gessi

SSi è svolto giovedì 15 settembre, pressola Sala “Card. Clemente Micara” della CuriaVescovile, il Convegno diocesano “Abitare

la città da cristiani”, organizzato dalla CommissioneDiocesana per la Pastorale Sociale e il Lavoro,Giustizia e Pace, Custodia del Creato.L’iniziativa è inserita nel percorso preparatorioverso l’appuntamento del 5° Convegno EcclesialeNazionale che avrà luogo a Firenze dal 9 al 13del prossimo novembre.Al Convegno hanno partecipato circa 60 per-sone, in rappresentanza di 12 PARROCCHIE(S. Barbara, S. Bruno e S. Gioacchino – Colleferro,S. Clemente, Madonna del Rosario e S.Martino - Velletri, S. Maria Maggiore e S. Sebastiano– Valmontone, S. Maria del Gesù – Artena,S. Maria Assunta – Gavignano, S. Maria Intemerata– Lariano, S. Maria Assunta – Segni) e 10 traASSOCIAZIONI – MOVIMENTI (Azione Cattolica,Cursillos, Neocatecumenali , Ass. Gesù Risorto,RnS, Confraternita “Gonfalone” Velletri,Associazione Insieme Velletri, Confraternita “Carità,Orazione e Morte” Velletri, Scouts d’Europa eMovimento Focolari)Ai lavori erano inoltre presenti i diaconi Vito Cataldi,Paolo Caponera, Luciano Taddei e FrancoMontellanico. Tra i partecipanti inoltre la presenza

di alcune persone impegnate nell’ambito poli-tico amministrativo: il Vice Sindaco di VelletriMarcello Pontecorvi ed il Consigliere Comunaledi Artena Fabrizio De Castris. Dopo la preghiera iniziale e l’introduzione di Mons.Apicella è toccato a Padre Francesco Occhetta,Gesuita della Civiltà Cattolica, proporre ai pre-senti una puntuale riflessione sul tema del Convegno.Trovate in coda all’articolo la “traccia” dell’interventodi Padre Occhetta. I partecipanti si sono poi divi-si in 5 gruppi di studio. Il convegno si è con-cluso con brevi relazioni dei moderatori dei grup-pi di studio ed una sintesi finale di Claudio Gessi,Direttore Regionale della Pastorale Sociale, ilquale ha riportato i risultati di uno specifico que-stionario sulla situazione della Pastorale Socialein diocesi, compilato dalle parrocchie. Nel prossimo numero di “Ecclesia in C@mmi-no” daremo ampio risalto al lavoro dei gruppi,agli esiti del questionario ed alle risultanze fina-li del Convegno.Intervento di p. Francesco Occhetta S.I. Unasuggestiva definizione della Dottrina Sociale del-la Chiesa (DSC) la definisce come “l’incontrofra il Vangelo e la società”. È per questo chel’esperienza di approfondire la DSC (anche) nel-la vostra esperienza di Diocesi, è una ricchez-za per tutta la Chiesa. Oggi come ieri la sfidaè la stessa: rendere umane le strutture in cuisi incarnano le persone. Attraverso la DSC la Chiesa si immerge nel mon-

do per offrire la propria visione etica e antro-pologica per far fronte alle sfide che minaccia-no la dignità umana. I Papi del Novecento si sono sempre pronun-ciati a livello sociale su temi specifici. La primaenciclica avevo preso posizione sulle condizioniin cui versavano gli operai. Poi la Chiesa si èespressa sul senso del lavoro, sulla dimensio-ne dello sviluppo, sulla pace, sulla giustizia, sul-la finanza, fino ad arrivare ad oggi in cui la Chiesasta riflettendo in particolare sui temi dell’ambientee del post-umanesimo. Frutto maturo di que-sto processo è stata l’elaborazione dellaGaudium et spes (il cui titolo effettivo èCostituzione pastorale sulla Chiesa nel mondocontemporaneo). Questa immersione nel mondo ha innescato dueprocessi: nella riflessione all’interno dellacomunità cristiana il servizio della fede è ormaiinscindibile dalla promozione della giustizia, inol-tre, per usare una definizione nota di Papa Francesco,la Chiesa è in uscita per stare nel mondo con-temporaneo. Nel dialogo col mondo il punto di riferimento percomprendere e fare comprendere la missionedelle DSC rimane per tutti il n. 41 della Sollici -tudo rei socialis in cui si afferma che: La Chiesa“non propone sistemi o pro grammi economicie politici, né manifesta preferenze per gli uni oper gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debi-tamente rispettata e promossa ed a lei stessa

continua nella pag. accanto

Page 25: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2525OttobreOttobre20152015

sia lasciato lo spazio necessario per esercita-re il suo ministero nel mondo. Ma la Chiesa èesperta in umanità1, e ciò la spinge a esten derenecessariamente la sua missione religiosa aidiversi campi in cui uomini e donne dispie ganole loro attività2. È questo il passaggio in cui si sottolinea chela DSC non fornisce risposte tecniche e non rap-presenta una «terza via» tra capitalismo libe-rista e collettivismo marxista, perché “essa appar-tiene […] non al campo dell’ideologia, ma del-la teologia e special mente della teologia mora-le”. Per la Chiesa le due parola antidoto alledisuguaglianze sono comunione e comunità. Lachiesa ribalta la prospettiva in cui si guardanoi problemi da risolvere: non dall’altro verso il bas-so ma dal basso verso l’alto, è da lì che nasco-no politiche inclusive. In uno slogan: con i pove-ri e contro le povertà. La prima dimensione per immergersi nell’azio-ne concreta della DSC è spirituale. Attiene altelos, alla finalità con cui si agisce. Nel Vangelovede chi conosce interiormente… la prima azio-ne da compiere è la lettura attenta del conte-sto che è profondamente cambiato. Ma per far-lo occorre analizzare bene i contesto in cui sivive. Sul piano nazionale per esempio abbia-mo che molte persone celebrano la vita nei cen-tri commerciali. Oppure che ci sono 133 slot machine su 1000

abitanti e questo prelievo indiretto lo paga la pove-ra gente che ha trasformato l’idea di sacrificiocon la scommessa che può cambiare la vita.In un suo recente Rapporto l’Università Cattolicaafferma che 6 giovani su 10 vogliono partire. 6milioni di italiani vivono in una situazione di pover-tà assoluta, nel 2007 erano 2,4 milioni. Cresceesponenzialmente il divario tra i datori di lavo-ro e i lavoratori: nel 1960, prima della crisi, unmanager guadagnava 4 volte più di un lavora-tore; negli anni Settanta, ha iniziato a guada-gnare 40 volte di più; nel 2000, invece, si è arri-vati a stipendi 500 volte maggiori del salario mediodella classe lavoratrice. Un altro paradosso che sta emergendo poneda una parte le scelte che sono a tempo e dal-l’altra la cultura del tatuaggio che marchia la car-ne ed è “per sempre” (13 italiani su 100 si tatua-no). Assistiamo anche alla perdita del patto gene-razionale tra giovani e adulti. Per quale motivo, per esempio, i responsabilidi molti studi professionali, quando un giova-ne fa bene il suo lavoro, è responsabile ed hasuperato un giusto periodo di prova e di tiroci-nio, viene retribuito da te con 500/600 euro? Spesso le ore che un ragazzo passa nel tuo uffi-cio sono tra le 8 e le 10. A volte per un “con-trollo sociale” dei colleghi, anche se ha termi-nato il proprio lavoro, rimane sul posto di lavo-ro per emularsi… Giovani incapaci di far sacri-

fici perché li si dà tutto e si proiettano su di lorotutta l’aspettativa di genitori oppressivi.Per uscire devi però convincerti di un inganno:i consumi e l’«usa e getta dei legami sociali»non possono essere «considerati come unicomodo per cercare la felicità e liberarsi dei con-flitti sociali e politici. È dunque importante chela vostra Diocesi analizzi il contesto e si inter-roghi su cosa fare. La proposta che la Diocesi di Velletri potrà con-tinuare a fare in termini di DSC non è un’azio-ne sociale politica o pensare di delegare allaCaritas il servizio, ma inizia da una riflessionesulla proposta sociale del territorio e dalla fidu-cia di aiutare un gruppo di giovani. Il patrimonio della DSC nel nuovo contesto cul-turale e antropologico deve includere la com-prensione di grossi temi: l’urgenza di ritrovareun nuovo patto tra le generazioni soprattutto intema di lavoro; conoscere il pensiero “post uma-nista” che ha destrutturato l’idea di dignità uma-na, riflettere sul modello di laicità nella politicae quale tipo di integrazione sarà possibile colmondo islamico.

1 Populorom progressio, nn. n. 13.2 Cfr GIOVANNI PAOLO II, «Discorso di apertura del-la Terza Conferenza Generale dell’EpiscopatoLatinoamericano» (28 gennaio 1979).

Page 26: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2626 OttobreOttobre20152015

Giovanni Zicarelli

SSabato 20 settembre, in Montelanico, si è svolta, come ognianno, la solenne processione in onore di Maria SS.ma del Soccorso.Quest’anno particolarmente significativa poiché ricorre il cen-

tenario del Voto che il paese osserva da quando, il 13 gennaio 1915,un devastante terremoto colpì la Marsica, in Abruzzo, e parte del Laziomeridionale, causando oltre trenta mila vittime.La forza del sisma distrusse quasi totalmente anche la parte antica

di Montelanicolasciando peròincolumi gli abi-tanti.Da allora, ognianno, il 13 gen-naio, gli abitantidel paese fannovoto osservan-do un giorno didigiuno e pre-ghiera mentre,in settembre, vie-ne portata in pro-cessione laMadonna delSoccorso, undipinto olio sutela raffiguranteMaria SS.ma colBambino, operadel pittore roma-no VincenzoCamuccini (1771- 1844).Alle ore 21, laSacra Immagine,montata in unasplendida corni-

ce in oro zecchino incorporata alla macchina processionale, è sta-ta esposta all’esterno della Chiesa di San Antonio “Tigri”, in piazzaVittorio Emanuele II, ove i fedeli, tra i quali il sindaco di Montelanico,Raffaele Allocca, insieme a sindaci e altre autorità dei vari comunicircostanti, hanno assistito al rito, celebrato dal parroco don MarcoFiore, che ha dato inizio alla processione.Con l’immagine della Madonna del Soccorso portata in spalla, scor-tata da due carabinieri in alta uniforme, la processione ha attraver-sato ogni zona del paese, passando per antichi vicoli e vie princi-

pali, osservando alcune soste di pre-ghiera, in quel rinnovarsi di suggestioniche rende ovunque il rito della processionemai ripetitivo poiché sempre diverso èl’animo con cui ci si accosta. A precederla, due file di fedeli con can-dele accese, il Complesso Bandistico“Vincenzo Cipriani” di Gorga e don Marcoaccompagnato dal nuovo viceparrocodon Teodoro Beccia e alcuni diaconi echierichetti. A seguire, gonfaloni di comu-ni e congreghe, autorità e una scia difedeli in preghiera.Compiuto il percorso e dopo unasosta nell’affollata piazza VittorioEmanuele II, da cui don Marco ha volu-to salutare e ringraziare tutti gli inter-venuti e i collaboratori, l’Immagine è rien-trata nella chiesa di San Antonio“Tigri” ove è stata ricollocata nella cor-nice prospiciente l’abside a sovrasta-re la navata.

Page 27: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2727OttobreOttobre20152015

Giovanni Zicarelli

CCome ogni anno in ottobre, in Colleferro,presso la parrocchia di San Bruno, si svol-ge la “Festa dell’Esultanza”, per celebrare

la grande accoglienza che il popolo riservò a sanBruno il giorno che questi fece ritorno a Segni,ancora da vescovo, dopo il lungo periodo tra-scorso all’abbazia di Montecassino.Per l’edizione 2015, i festeggiamenti previsti copro-no un arco di due settimane: inizieranno saba-to 3 ottobre, con la solenne Ostensione dellastatua di San Bruno, per concludersi domeni-ca 18 ottobre con il coreografico e ormai tradi-zionale raduno di auto d’epoca. Quest’anno, tra i vari appuntamenti, vi è da segna-lare in particolare quello che può definirsi il momen-to più significativo della festa: il 10 ottobre saràcelebrata l’Ordinazione sacerdotale di donGabriele Ardente (notizia già anticipata con unarticolo nel numero di settembre) che vedrà laParrocchia di San Bruno ospitare per la primavolta tale rito. San Bruno di Segni nacque nel-l’anno 1045 a Solero, oggi in provincia di Alessandriama all’epoca appartenente alla Diocesi di Asti,non essendo ancora, la città di Alessandria, sta-ta fondata; infatti è conosciuto anche come SanBruno (o Brunone) di Asti. Grande teologo dota-to di non comuni doti di esegeta delle Sacre scrit-ture, nel 1079 divenne vescovo di Segni. Nell’anno1082 fu imprigionato nel castello di Vicoli dal con-te Ainulfo di Segni a causa del rifiuto del reli-gioso di sottomettersi all’imperatore Enrico IV,in contrasto con papa Gregorio VII, e quindi diassecondare le pretese del conte sulla Diocesi.Si narra che, durante la prigionia, il vescovo ripe-té per due volte il miracolo delle Nozze di Canamutando l’acqua in vino, cosa che turbò a talpunto il conte Ainulfo che ne decise la scarce-razione. San Bruno, provato da tre mesi di pri-gionia, si trasferì a Roma al seguito di GregorioVII e successivamente di Urbano II per poi, allamorte del pontefice, nel 1099, ritirarsi presso l’Abbaziadi Montecassino di cui, nel 1107, divenne aba-te. Nel 1111, per contrasti con papa Pasquale

II, succeduto ad Urbano II, gli fu imposto dirassegnare le dimissioni da abate diMontecassino e di tornare da vescovo a Segni.Fece il suo ingresso nella città il 13 ottobredel 1111. Le cronache narrano dell’esultanzacon cui il popolo segnino accolse il ritorno diBruno, il quale rimase a Segni fino alla mor-te, avvenuta il 18 luglio 1123. Del santo rima-ne il teschio, oggi custodito come reliquia inun busto d’argento che ne riproduce il volto,conservato nella concattedrale di SantaMaria Assunta di Segni (chiesa del XVII seco-lo) in cui viene esposto nel mese di luglio. Brunosarà canonizzato santo da papa Lucio III nel1181.

Quest’anno il programma della “Festa dell’Esultanza”avrà il seguente svolgimento:Sabato 3 ottobreore 17,00: Ostensione della statua lignea di san Bruno,opera del M° Roberto Campagna (2006). A segui-re, la Santa Messa. Giovedì 8 ottobreore 09,00: pellegrinaggio attraverso lo storico per-corso di via La Mola, circa 5 Km che da Colleferroportano verso la Cappella delle Reliquie di san Bruno,nella concattedrale di Segni;ore 10,00: partenza con le proprie auto dal piazza-le della parrocchia di San Bruno per quanti non pos-sono raggiungere a piedi la concattedrale di Segni;ore 11,00: Santa Messa celebrata nella concattedraleda don Augusto Fagnani, parroco di San Bruno;ore 18,00: nella sala Bachelet, presso la parrocchiadi San Bruno, mons. Leonardo D’Ascenzo, rettoredel Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, proponeuna riflessione sulla vocazione al sacerdozio.Venerdì 9 ottobreore 09,00: Lodi ed esposizione del SS.mo Sacramento; ore 9,30 - 12,00: visita a domicilio agli infermi; ore 17,00: preghiera del Santo Rosario e Santa Messa;ore 18,30: concerto del coro “Kalenda MayaChorus”, diretto dalla Mª Maria Violanti;ore 20,00: cena di fraternità nella sala ricreativa.Sabato 10 ottobreore 17,30: Ordinazione Sacerdotale di don Gabriele

Ardente. La celebrazione sarà presieduta dal vesco-vo mons. Vincenzo Apicella e concelebrata dai sacer-doti della Diocesi. La funzione sarà animata dal coroparrocchiale “Cantate Domino”.Domenica 11 ottobreore 8 – 9,30 – 11,30 – 17,30: Sante Messe;ore 11,30: prima Messa di don Gabriele Ardente;ore 17,30: Santa Messa e, a seguire, solenne pro-cessione con la statua di san Bruno portata in spal-la per le vie del quartiere (Itinerario: chiesa parroc-chiale, via Fontana Bracchi, via Vicinale Bracchi, viaEnrico Toti, via delle Sorbe, via Vicinale Bracchi, viaFontana Bracchi, chiesa parrocchiale). Musiche suo-nate al seguito dalla Banda musicale della città diColleferro.A conclusione: festosi giochi pirotecnici.Domenica 18 ottobreore 11,00: raduno di auto d’epoca, giunto alla VI edi-zione;ore 13,00: pranzo per gli automobilisti del raduno eper chiunque voglia partecipare (gradita la prenotazionetelefonando ai numeri 3478403946 e 3331784072).

Eventuali variazioni saranno comunicate con affis-sioni in parrocchia nonché mediante sito e pagi-na Facebook “Parrocchia di San Bruno”.

La statua lignea di san Bruno.

Pellegrini insieme a don Augusto lungo via La Mola (2014).

Page 28: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2828 OttobreOttobre20152015

a cura delle Suore Apostoline, Velletri

DD urante l’estate l’Acero diventa un pun-to d’incontro con tante persone. Molteparrocchie, gruppi, scout, sono venuti per

vivere un’esperienza di fraternità, di gioia, di pre-ghiera e di comunione!Ne condividiamo alcune che ci hanno coinvol-to e impegnato più da vicino:

Campo ACR “Con Noè dal diluvio all’arcoba-leno”: è sempre bello stupirsi di fronte alla bel-lezza e alla semplicità dei bambini e dei ragaz-zi che si aprono all’incontro con Gesù! Un bel gruppo di ragazzi della nostra diocesi dai6 ai 14 anni, accompagnati da una bella squa-dra di educatori, che con passione hanno dona-to tutto quello che sono, ha vissuto il campo scuo-la ACR guidati dalla figura di Noè. Ogni giornoattraverso la preghiera, le attività e i giochi i ragaz-zi hanno scoperto alcune caratteristiche dellavita di Noè e di Gesù. Il campo scuola è sem-pre un’occasione per fare amicizia con altri ragaz-zi e per crescere nella comunione.

Campo Giovanissimi AC “La tua vita dove l’haiMessa?”: simpatico il titolo del campo scuola tut-to incentrato sulla Messa, e sulla vita, perchéè impossibile staccare la vita dalla Messa... ela Messa dalla vita! Tanti i giovanissimi che conentusiasmo hanno partecipato alle attività pro-poste dagli educatori. Ogni giorno hanno risco-perto come ogni parte della Messa tocca la loroesistenza. Non sono mancati i momenti di gio-co, di festa, e di preghiera.

Campo giovani diocesano “Frammenti e nonfrantumi”: è il IV anno che PG, UCD e CDV col-laborano insieme per preparare il campo scuo-la rivolto a tutti i giovani della nostra diocesi. Quest’annoci siamo lasciati ispirare dal tema del prossimoconvegno ecclesiale di Firenze “In Gesù Cristoun nuovo umanesimo” e pensando di far riflet-tere i giovani sull’umanità di Cristo e quindi sul-la nostra umanità. Come ci ricorda la Gaudiumet Spes (22)”Cristo, che è il nuovo Adamo, pro-prio rivelando il mistero del Padre e del suo amo-re svela anche pienamente l’uomo all’uomo egli fa nota la sua altissima vocazione”. Non siamo frantumi, ma bensì frammenti di Cristo.

La nostra vita è chiama-ta a costruirsi e a spec-chiarsi nell’immagine diCristo. E insieme esse-re Chiesa: frammentidell’unico volto di Cristo.Attraverso le catechesi,il tempo di deserto e di pre-ghiera, l’incontro con i testi-moni, il lavoro e la con-divisione nei gruppi e il con-fronto nei colloqui personali,i nostri giovani si sono mes-si in gioco fino in fondoalla ricerca della verità dise stessi.

Campo vocazionale “Sesai il perché troveraianche il come”: l’esperienzaha coinvolto un gruppo digiovani provenienti da diver-se parti d’Italia, deside-rosi di fermarsi per inter-

rogarsi sulla loro vita e di mettersi alla ricercadella propria vocazione. Guidati dalle riflessio-ni bibliche sulla figura dell’Apostolo Pietro, i gio-vani hanno avuto l’occasione di confrontarsi conla Parola e con se stessi; momenti di preghie-ra, di confronto nei colloqui personali, di attivi-tà, di testimonianza e di servizio sono stati impor-tanti per favorire un clima bello, semplice e fami-gliare. L’esperienza è stata guidata dalle suo-re Apostoline e da una famiglia di Roma che èstata anche una bella testimonianza per i gio-vani.

Esercizi spirituali per adulti “ I Salmi: cami-no dell’uomo con Dio”: è un appuntamento ormaiconsolidato tra le proposte del Centro: giorna-te di preghiera e ascolto che tanti attendono comeuna sosta per rinfrancarsi dal tran tran quotidiano,per attingere nuova linfa spirituale e comincia-re il nuovo anno con rinnovato slancio. Quest’anno sono stati guidati da don Cesare Chialastrie dalle suore Apostoline e le riflessioni verte-vano sul libro dei Salmi e di come questa pre-ghiera dell’uomo e di Dio parli all’uomo e del-l’uomo.

Page 29: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

2929OttobreOttobre20152015

a cura della Parrocchia di S. Martino

“Kaleidos, oltremare ciurma”, ecco cosa si è sentito

riecheggiare per 2 settimane negli ambienti della Parrocchia di

San Martino in Velletri.

In queste 2 settimane tut-

ta la parrocchia si è tra-

sformata in un mondo di

pirati. Sul galeone

“Konfido” si sono imbar-

cati gli oltre 80 ragazzi,

i 20 animatori e tutti i padri;

per recuperare il gran-

de tesoro KALEIDOS.

Tutto il GREST ha mes-

so a fuoco il tema edu-

cativo fondamentale del-

la fiducia.

Partendo dal doblone blu,

segno della fiducia inat-

tesa accordata a persone

diversissime tra loro,

le avventure attraverso

i sette mari sono state

un cammino per impa-

rare a dare e ricevere fiducia. Tema fondante di tutta l’opera di

San Girolamo, la fiducia fece da stimolo per tutti i bambini e i

poveri che il Santo incontrò, insegnando che dare fiducia e rice-

vere fiducia ci rende unici e liberi.

Per questo la comunità parrocchiale, insieme ai padri Somaschi,

hanno così creato un Grest dedicato ai più bisognosi, un Grest

con un orario adatto a quei genitori che lavorano, senza costi

fissi per permettere così a tutti i bambini di vivere 2 settimane

nel Kalos, nel bello, nel rispetto e nell’amicizia una frizzante avven-

tura piratesca.

Per poter mettere su questa bellissima esperienza ci ha sicu-

ramente aiutato la grande eredità che Padre Girolamo ci ha lascia-

to “�con loro voglio vivere e morire” ed è questo che abbiamo

cercato di fare noi animatori insieme ai Padri Somaschi; ed è

grazie a questo stile che abbiamo potuto leggere la gioia negli

occhi di quei bambini e ricevere gli abbracci calorosi delle loro

famiglie.

Page 30: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3030 OttobreOttobre20152015

n.d.r.

DDal 4 al 25 ottobre 2015, durante tuttala durata dell’imminente Sinodo ordinariodei Vescovi dedicato alla famiglia, le Urne

contenenti le reliquie di Santa Teresa del GesùBambino e dei suoi Beati Genitori saranno espo-ste alla venerazione dei fedeli nella Cappelladella Vergine Salus Populi Romani nellaBasilica papale di Santa Maria Maggiore.I genitori della Santa saranno canonizzati il 18ottobre. I coniugi Louis Martin e Zélie Guérinsaranno canonizzati il 18 ottobre da Papa Francescoin Piazza San Pietro. Si tratta dei primi sposi,non martiri, che nella storia della Chiesa giun-gono congiuntamente agli onori degli altari, edè rilevante come proprio nel corso del Sinodosulla famiglia il Santo Padre abbia deciso di cano-nizzarli. “Louis e Zélie hanno dimostrato conla loro vita che l’amore coniugale è uno stru-mento di santità, è un camino verso la santi-tà compiuto insieme da due persone – ha dichia-rato in proposito il Vice Postulatore della Causadi Canonizzazione dei coniugi Martin, il padrecarmelitano Antonio Sangalli . Questo, secondo me, è oggi l’elemento più impor-tante per valutare la famiglia. C’è un bisognoenorme di una spiritualità semplice realizzatanella vita quotidiana”.Le reliquie potranno essere venerate con l’a-pertura della basilica.

Anche l’esposizione delle reliquie in Santa MariaMaggiore assume un significato particolare, datoche è proprio davanti alla Vergine Salus Populi

Romani – da luiveneratissima – cheil Papa ha chiesto dipregare per i frutti deilavori sinodali e pertutte le famiglie delmondo. Le reliquiepotranno essere vene-rate durante il normaleorario di aperturadella Basilica: tutti igiorni, dalle 7 alle 19.(T.C.)

Luigi: Bordeaux, 22 agosto 1823- La Musse, 29lugl io 1894Zelia: Gandelain,2 3 d i c e m b r e1831 – Alençon,28 agosto 1877

Louis Martin e Marie-Azélie(detta Zélie) Guérin, ini-zialmente orientati alla con-sacrazione religiosa, s’in-contrarono presso il ponteSaint Leonard ad Alençone da allora non si separa-rono più. Dal loro matrimonio, cele-brato a mezzanotte del 13luglio 1858, nacquero novefigli, ma solo cinque femminesopravvissero. Tutte diven-nero religiose: la più nota diloro è certamente suorTeresa di Gesù Bambino edel Volto Santo, canonizzatanel 1925 e Dottore dellaChiesa dal 1997. Zélie morì per un cancro alseno nel 1877, mentreLouis, affetto da arteriosclerosie da paralisi, si spense nel1894. Le loro cause dibeatificazione, avviate sepa-ratamente, dalla fase roma-na in poi ebbero percorsocongiunto.

Beatificati sotto papa Benedetto XVI il 19 otto-bre 2008 a Lisieux, sono stati canonizzati da

Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo Teresa-de-Lisieux

continua nella pag. accanto

Page 31: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3131OttobreOttobre20152015

FondazioneCON IL SUD

LLa FondazioneCON IL SUDlancia un nuo-

vo contest fotografi-co gratuito naziona-le sul tema degli spa-zi in disuso o abban-donati, che sono daun parte uno “spreco”inaccettabile e dall’altrarappresentano unagrande opportunitàper i giovani e un’oc-casione di sviluppo perle comunità locali. L’iniziativa è pro-mossa in occasionedella manifestazione “NUOVE PRATICHE CON IL SUD. SPAZI DA NONPERDERE” che si terrà a Palermo dal 15 al 17 ottobre (www.conilsud.it)e che approfondirà il rapporto tra sociale e cultura attorno a quello piùampio dei beni comuni, degli “spazi” di una comunità, intesi sia comeluoghi fisici ma anche come spazi di incontro e di partecipazione, darecuperare e valorizzare.Il contest è promosso in collaborazione con l’associazione culturale foto-grafica P.L.A.I. (Posti e Luoghi Abbandonati Italiani), una delle communitypiù grandi in Europa documenta con la fotografia i luoghi abbandona-ti, attraverso l’URBan EXploration, (URBEX). L’obiettivo del contest è costruire un fotoreportage collettivo dei beni inu-tilizzati in Italia, abbandonati o addirittura a rischio crollo o abbattimen-to per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sulla scorta del-l’esempio de ilbenetornacomune.it. Una iniziativa di comunicazione socia-le che non si limita alla denuncia, ma che invita a salvaguardare e recu-perare questo grande patrimonio, proponendo l’utilizzo comunitario deibeni, contribuendo a promuoverli come luoghi della collettività, affinché

non siano dimenticati, ma al contrario possano diventare sempre piùaccessibili e fruibili.L’invito, rivolto a tutti, è quello di fotografare ville e palazzi storici, exluoghi di culto, castelli e fortezze, beni archeologici, archeologia indu-striale e tante altre tipologie di spazi in disuso, postando le immaginisui propri profili social network (Instagram, Facebook e Twitter) e asso-ciando l’hashtag #spazidanonperdere oppure inviandole all’indirizzo [email protected] con oggetto “Contest #spazidanonperdere”. L’iniziativa sarà presentata durante la manifestazione di Palermo, conla proiezione delle foto e con l’organizzazione di un evento ad hoc: unafesta dedicata alle community di arti digitali in cui gli artisti di Flxer com-munity mondiale di oltre 25 mila visual artist, in collaborazione con LPM– Live Performers Meeting, elaboreranno in un originale dj/vj set le fotodel contest e incontreranno i fotografi e i cittadini coinvolti.Le foto, inoltre, potranno essere utilizzate nei canali della FondazioneCON IL SUD e far parte di reportage-gallerie fotografiche delle princi-pali testate nazionali.

papa Francesco quasi sette anni dopo,il 18 ottobre 2015. Sono i primi sposi a raggiungere insiemela santità ufficialmente riconosciuta.

Storia del primo miracolo avvenutoper intercessione dei coniugi Martin

Pietro è l’ultimo nato di una famiglia di cin-que figli. Nasce a Milano il 25 maggio 2002.Dal primo giorno della sua nascita, pre-senta una grave malformazione polmo-nare, deve rimanere in ospedale e segui-re una terapia intensiva per poter respi-rare. Il padre racconta: «Abbiamo imme-diatamente capito che la malattia era estre-mamente grave e che non c’era alcunapossibilità di guarigione. Ci è stato chie-sto di fargli una radiografia ai polmoni per

verificare il loro stato». Era indispensa-bile una biopsia, ma ciò comportava unrischio enorme per il bambino. Così i geni-tori decidono di far battezzare subito ilneonato. Chiedono quindi a un carme-litano italiano, Padre Antonio Sangalli, diamministrare il sacramento. Il preteoffre loro una piccola immagine dei coniu-gi Martin.Valter e Adele, i genitori del bambino, han-no affidato Pietro all’intercessione dei coniu-gi Martin, Maria Zelia Guérin (1831-1877)e Luigi Martin (1823-1894), genitori di SantaTeresa di Gesù Bambino. uesto miracolo ha permesso la beatifi-cazione della coppia, che ha avuto luo-go il 19 ottobre 2008, nella Basilica di Lisieuxin France, preceduta dalla messa di aper-tura della beatificazione nella basilica diNotre-Dame di Alençon.Pietro Schiliro, il bambino miracolosamente guarito per

l’intercessione dei coniugi Martin

segue da pag. 30

Page 32: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3232 OttobreOttobre20152015

Stanislao Fioramonti

CCostituitosi in Anagni nei primi mesi del2015 e formato da un gruppo di stu-diosi e appassionati di varia provenienza,

il “Comitato 800 anni dalla morte di papa InnocenzoIII” ha preparato un programma di eventi com-memorativi del grande pontefice medievale, nostroconterraneo (nacque infatti a Gavignano nel 1161).Le celebrazioni inizieranno a novembre 2015e si svilupperanno con vari appuntamenti finoal Natale 2016. Per la maggior parte si svolgeranno ad Anagni,in luoghi storici come il palaz-zo della Ragione, sede delComune, il palazzo di BonifacioVIII e la Cattedrale, ma anchela Diocesi di Velletri-Segni, cheha dato la propria adesione alComitato ed è quella di originedi Innocenzo III, è molto diret-tamente e concretamente coin-volta, come sede di molti incon-tri nei luoghi natali del “festeg-giato” (Gavignano, Segni,Rossilli).Gli eventi programmati sono divario genere: conferenze stori-

che sul personaggio celebrato e sulla sua epo-ca, tenute da docenti universitari come GiovanniDiurni, Giulia Barone, Pio Pistilli, Agostino ParaviciniBagliani, Franco Cardini; rappresentazioniteatrali stabili o itineranti su episodi particola-ri della vita del pontefice, come l’incontro in Lateranocon il penitente Francesco d’Assisi e i suoi pri-mi compagni; concerti musicali classici, came-ristici, corali o di formazioni di strumenti anti-chi, tra i quali ricordiamo quelli del duoD’Amico, del pianista Andrea Passigli e dellaformazione di strumenti antichi di Artena.Gli appuntamenti principali sono quello di aper-

tura, sabato 28 novembre 2015,durante il quale sarà presen-tato il volume “Innocenzo III:lettere all’Inghilterra”, scritto daStanislao Fioramonti per ricor-dare due date importantiaccadute 800 anni fa, la con-cessione della Magna ChartaLibertatum da parte del re ingle-se Giovanni Senzaterra (15 mag-gio 1215), considerata daalcuni la antesignana della demo-crazia inglese, e appunto la mor-te di Innocenzo III, avvenutaa Perugia il 16 luglio 1216; quel-

lo di sabato 16 luglio 2016, anniversario del-la morte del pontefice, ricordato con unamessa solenne nella cattedrale anagnina;e quello conclusivo di sabato 26 novembre2016, nel palazzo comunale di Anagni, conun convegno di studi ricco di interventi, ulti-mo quello del prof. Cardini su InnocenzoIII e l’Oriente bizantino e musulmano. Maecco il programma dei principali eventi dell’AnnoInnocenziano.

24 settembre 2015, Anagni, palazzo diBonifacio VIII, h. 17: Conferenza stampadel Presidente del Comitato, dr. Luca Pierron,di presentazione del programma innocen-ziano.

28 novembre 2015, Anagni, palazzo del-la Ragione, h. 17: Innocenzo III e il regnoinglese (prof. G. Diurni, dr. S. Fioramonti).Concerto del duo D’Amico.

30 gennaio 2016, Gavignano, palazzo diCorte, h. 17,30: La figura di Innocenzo III(prof. G. Barone). Concerto della Coraledi Vallecorsa.

21 febbraio 2016, Ferentino, h. 17:Mamorai romani al servizio di InnocenzoIII (prof. P. Pistilli). Concerto del gruppo musi-cale di strumenti antichi di Artena.

7 maggio 2016, Anagni, palazzo della Ragione,h. 16,30: Il papato di Innocenzo III (prof.A. Paravicini Bagliani, prof. G. Giammaria).Recital del pianista Andrea Passigli.

18 e 19 giugno 2016, Segni, palazzo Conti,h. 10: Innocenzo III e Segni (Archivio StoricoInnocenzo III di Segni). Gavignano, L’abbaziadi Rossilli (dr. A. Luttazzi, dr. L. Calenne).

16 luglio 2016, Anagni, Cattedrale, h. 18: S.Messa nel giorno anniversario della morte diInnocenzo III; emissione di francobollo com-memorativo.

22 ottobre 2016, Anagni, palazzo di BonifacioVIII, h. 17: Spettacolo teatrale itinerante preli-minare alle conferenze sull’opera di InnocenzoIII (prof. A. Gioè, dr. S. Fioramonti).

26 novembre 2016, Anagni, palazzo della Ragione:Convegno di studi conclusivo su Innocenzo III,moderato dal prof. De Luca, con interventi deiproff. M. Vendittelli,G. Giammaria, F. Colonna,M. Oldoni, F. Accrocca, L. Cappelletti, G. Alliney,F. Cardini.A complemento delle manifestazioni si svol-geranno mostre (Pergamene della Cattedrale,Fotografica dei luoghi innocenziani,Iconografica di Innocenzo III, pannelli iti-neranti di storia innocenziana), visite gui-date su percorsi innocenziani laziali, con-ferenze di storia dell’Arte su temi innocenziani,curate dalla associazione “Anagni viva”.

In questi mesi il Comitato esecutivo “800 anni Innocenzo III 1216-2016”, presieduto dal dott. Luca Pierron,ha definito il programma per l’anno innocenziano, che sarà anticipato nel 2015 da alcuni appuntamenti incalendario dal prossimo settembre e auspicabilmente concluso nel 2017 con la pubblicazione degli atti riguar-danti l’intero ciclo di incontri e conferenze.Il Comitato ha ottenuto i patrocini delle Diocesi di Anagni - Alatri e di Velletri - Segni, della Provincia di Frosinone,dei Comuni di Anagni, Ferentino, Gavignano, Segni, dell’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) edel FAI (Fondo Ambiente Italiano), che ha già deliberato di inserire Anagni tra le mete delle Giornate FAI diPrimavera 2016. E’ in corso la proposta di patrocinio del Touring Club. Siamo in attesa della decisione sul-l’emissione di un francobollo commemorativo. Significativa è la collaborazione con l’Associazione IdentitàEuropea (http://www.identitaeuropea.it/). BancAnagni è sponsor unico.

Page 33: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3333OttobreOttobre20152015

Stanislao Fioramonti

IIPadri benedettini possedevano nei pressidel convento di San Damiano, un mona-stero – rimaneggiato più volte – con un’ab-

side millenaria dedicata a san Masseo de Platheao de pede Asisii. Il complesso è ai piedi del rilie-vo su cui sorge la città, tra San Damiano, laPorziuncola e Santa Chiara ed è fiancheggia-to dai fossi di Santureggio e di San Masseo. Si raggiunge dalla strada detta Via Petrosa, chedai campi della valle spoletanasaliva a Porta Mojano. Non tutti sono d’accordo sul-la data di fondazione: alcuniparlano del 1059 e altri del 1081.Dal 1130 la chiesa e mona-stero di san Masseo con tut-ti i suoi beni divennero un prio-rato dell’abbazia di SantaCroce in Sassovivo (Foligno),all’epoca potentissima tantoche dipendevano da essa 34chiese e 5 cappelle compre-se nel territorio tra Roma eSpoleto e tra Perugia e came-rino. Solo nel 1503 e fino a pochianni fa il complesso fu incor-porato ai beni dell’Abbazia diSan Pietro in Assisi che neiprimi tre decenni del 900 vi orga-nizzò una scuola di agraria per

l’insegnamento delle nuove tecniche agricoleai contadini della zona.Secondo alcuni san Masseo sarebbe stato unluogo di sosta e di preghiera di San Francesco.Alla cripta (sec. XI) della chiesa di San Masseofarebbe riferimento Tommaso da Celano nellaVita prima, (commissionatagli da papa GregorioIX nel 1228 e approvata il 25 febbraio 1229),al cap. III, come luogo dove il giovaneFrancesco si ritirava a pregare all’inizio dellasua conversione (“Crypta quaedam erat iuxtacivitatem ad quam frequenter euntes… Patrem

suum in abscondito exorabat”).Scrive fra Tommaso: “Già cambiato spiritualmente,ma senza lasciar nulla trapelare all’esterno, Francescorinuncia a recarsi nelle Puglie e si impegna aconformare la sua volontà a quella divina.Si apparta un poco dal tumulto del mondo e dal-la mercatura, e cerca di custodire Gesù Cristonell’intimità del cuore (…). Vi era ad Assisi ungiovane, che egli amava più degli altri. Poichéera suo coetaneo e l’amicizia pienamente con-divisa lo invitava a confidargli i suoi segreti, Francescolo portava con sé in posti adatti al raccoglimento

dello spirito, rivelandogli diaver scoperto un tesorogrande e prezioso. L’amico,esultante e incuriosito, accet-tava sempre volentieri l’invitodi accompagnarlo.Alla periferia della città c’e-ra una grotta, in cui essi anda-vano sovente, parlando del«tesoro». L’uomo di Dio, giàsanto per desiderio di esser-lo, vi entrava, lasciandofuori il compagno ad atten-dere, e, pieno di nuovoinsolito fervore, pregava il Padresuo in segreto (Mt 6,6). Desiderava che nessunosapesse quanto accadeva inlui là dentro e, celando sag-giamente a fin di bene il meglio,

San Masseo de Platea Assisicontinua a pag. 34

Page 34: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3434 OttobreOttobre20152015

solo a Dio affidava i suoi san-ti propositi. Supplicavadevotamente Dio eterno evero di manifestargli lasua via e di insegnargli arealizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lot-ta tremenda, né poteva dar-si pace finché non avessecompiuto ciò che aveva deli-berato. Mille pensieri l’as-salivano senza tregua e laloro insistenza lo gettava nelturbamento e nella soffe-renza. Bruciava interiormentedi fuoco divino, e nonriusciva a dissimulare il fer-vore della sua anima.Deplorava i suoi gravi pec-cati, le offese fatte agli occhidella maestà divina. Le vanità del passato o delpresente non avevano perlui più nessuna attrattiva,ma non si sentiva sicuro disaper resistere a quelle futu-re. Si comprende perciòcome, facendo ritorno al suocompagno, fosse tantospossato da apparire irriconoscibile”.

P. Bernardino Greco OFM, classe 1939, fra-te minore dal 1955, studi teologici in Germania(1968-72) dove ha conseguito il dottorato in Teologia,noto per aver ricostruito in quasi 25 anni (1991-2014) ed aver trasformato in una meravigliosaoasi di spiritualità la Romita di Cesi presso Sangemini

(vedi Ecclesia di marzo 2015), prima ancora diintraprendere questa incredibile opera nel1978 affermò di aver fatto un sogno, legato aSan Masseo, che poi si sarebbe realizzato nel1980. Dopo aver ottenuto i debiti permessi dalProvinciale e dal Definitorio - ed aver firmatoun comodato di vent’anni - prende vita il “Sognodi San Masseo”, con il restauro della struttura

e la creazione di unacomunità dedita alla pre-ghiera, al silenzio, al lavo-ro manuale, nello stile diuna vita semplice, pove-ra e fraterna.L’accordo riguardava ilcomplesso di San Masseoed alcune case colonicheadiacenti da utilizzare perl’ospitalità ed esperien-ze di eremo. Nel corso degli anni la strut-tura è stata gestita da varigruppi di Frati Minori, sem-pre dipendenti dal con-vento di San Damiano.Il 29 agosto 1998, il rap-presentante legaledell’Abbazia di San Pietrofece pervenire ai fran-cescani la disdetta delcomodato, invitandoli aliberare il fabbricato e iterreni entro il 28 febbraio2001. I frati lasciarono quelluogo nell’estate 1999.Così qualche tempo fafra Bernardino ha ricor-

dato quel periodo:“Quando ero a San Damiano (1972-79)… nes-suno mi ordinò per obbedienza di ricostruire eorganizzare San Masseo, una struttura nella cam-pagna di Assisi che dal 1979 al 1989 ha accol-to circa 20.000 giovani provenienti da tutta Europa”.

Acquisito nel 2008 e interamente ristrutturatodalla Comunità di Bose, nell’autunno 2010 vi

si è insediata (a più di 10anni dalla chiusura della pri-ma comunità monastica diSan Benedetto al Subasioa causa del terremoto) unafraternità composta da cin-que fratelli: Mauro, Rupert,Daniele (unico sacerdote),Matteo e Gioele; io vi ho cono-sciuto anche sorella Annadell’orto, temporaneamen-te venuta da Bose. La nuova fraternità è statabenedetta dal vescovo diAssisi il 25 ottobre 2011. Si riteneva che dell’anticachiesa benedettina dell’XIsecolo rimanesse solo la crip-ta romanica, ma la navatae il presbiterio sono inrealtà conservati comeemerge dai restauri attua-li. La chiesa è dedicata a sanMatteo apostolo ed evan-

segue nella pag. accanto

Page 35: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3535OttobreOttobre20152015

gelista; Masseo sarebbe una variante dialetta-le umbra del nome dell’apostolo.La festa liturgica di S. Matteo è il 21 settem-bre.La Comunità monastica di Bose, fondata da EnzoBianchi negli anni del postconcilio (‘70) sulla mon-tagna tra Biella e Ivrea, è una comunità di uomi-ni e donne in ricerca di Dio nel celibato, nellacomunione fraterna e nell’obbedienza alVangelo. Essi vivono la vita cenobitica, che èuna vita semplice, tendente all’es-senziale, fatta di preghiera elavoro. Non c’è infatti un’opera pro-pria della comunità monasti-ca se non quella di credere evivere in colui che Dio ha man-dato: Gesù Cristo. Conseguenteè l’apertura all’uomo, nella con-vinzione che “nulla di ciò cheè autenticamente umano puòessere estraneo al credente”.Senza un progetto particola-re, per un grande dono delSignore, la comunità è com-posta di fratelli e sorelleappartenenti a diverse confessionicristiane. Nel tempo la comunità ha aper-to nuove fraternità a Ostuni,Assisi (San Masseo) e Cellolepresso San Gimignano (Siena).Quella di Assisi si articola indiversi ambienti, spesso indicati con nomi bibli-ci: oltre al vigneto e all’uliveto c’è l’accoglien-za (con il cartello: Chiamate, qualcuno vi apri-rà), la chiesa, la cripta, il refettorio con la cuci-na; la casa rurale con il deposito degli attrezziè…, la moderna foresteria dei laici è chiamataNitra.La fraternità di Assisi è un luogo di silenzio edi accoglienza per chi cerca un tempo per ritro-vare sé stesso e la relazione con il Signore. Ifratelli, nell’ascolto della parola, nella vita fra-

terna, nel lavoro cercano di unire l’ascolto e l’ac-coglienza di chi bussa alla loro porta per con-dividere con loro gioie e speranze, tristezze eangosce. Così con rinnovata fedeltà si perse-gue l’ideale della vita monastica che, come ognivita cristiana, è la carità, l’amore.La giornata è ritmata da tre uffici quotidiani (h.6, h. 12,30, h. 18,30) con dei momenti di pre-ghiera personale e la lectio divina (studio e pre-ghiera dei testi biblici, spesso il Vangelo del gior-

no) in cella per i monaci, in comunità guidatada un monaco per gli ospiti. Il lavoro quotidiano nell’uliveto, nel vigneto e nel-l’orto è una fonte di sostentamento per la comu-nità. Nel lavoro, come nei servizi comunitari enella cucina, si cerca di svolgere il proprio com-pito con semplicità e cura.L’ospitalità è un ministero praticato fin dalle ori-gini della vita monastica, perché accogliendol’ospite si accoglie Cristo. La fraternità di San Masseo pratica l’accoglienza

di tutti, ma soprattutto di chi cerca una sostain disparte o un luogo per saggiare la vita comu-nitaria per confrontarsi con dei fratelli sui pro-blemi che gli stanno più a cuore. La fraternità desidera essere nient’altro che unapiccola oasi posta sul cammino di quanti desi-derano procedere nella vita di ogni giorno nel-la strada verso il Regno.Da S. Masseo sotto Assisi è facile raggiunge-re (45 min. a piedi) i santuari francescani den-

tro le mura cittadine; si risa-le la ripida via Petrosa finoal viale asfaltato VittorioEmanuele II e poi a sinistrafino alla Porta e alla basi-lica di San Pietro, alla Piaggiaomonima, alla piazza infe-riore di S. Francesco e allabasilica inferiore per pre-gare davanti alla tomba delSanto. Vista poi la basilica Superiore,tornando sui propri passisi può percorrere Borgo S.Pietro e via S. Apollinarefino a S. Maria Maggiore,antica cattedrale di Assisidove Francesco si spogliòdavanti al padre, e da lì aPorta Mojano, ridiscen-dendo la via omonimache attraversando il vialeV.E.II prosegue con Via

Petrosa fino a San Masseo. 2 ore in tutto. Conaltre 2 ore di trekking urbano, da San Masseoin 30 min. per un facile sentiero tra gli uliveti siraggiunge il santuario di San Damiano; dopoaver visitato la clausura di S. Chiara e compa-gne, per via San Damiano, Porta Nuova, BorgoAretino, si giunge alla basilica di S. Chiara; daqui per piazza del Comune, chiesa di S, Mariasopra Minerva, via Arco dei Priori, portaMojano, via Petrosa, San Masseo.

Vista

panoramica di

San Masseo.

Page 36: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3636 OttobreOttobre20152015

Maria Teresa Pontara Pederiva*

La disuguaglianza socialenon è un destino,

ma una scelta dice l’economista Krugman.

Ma noi cristiani, come pensiamo di agire?

M., neodiplomata a pieni voti all’ultimo esamedi stato in un liceo scientifico del nord Italia doverisiede da alcuni anni con la sua famiglia pro-veniente da un paese dell’est Europa, nelle pros-sime settimane siederà ai banchi dell’universi-tà Bocconi di Milano, come vincitrice la prima-vera scorsa di una delle ambite borse di stu-dio. L., che proveniva dalla sua stessa regione, haqualche anno in più, diplomato nello stesso liceo,si è laureato in ingegneria meccanica e ha opta-to per un ottimo lavoro in un’industria tedescatanto che fra qualche tempo lo raggiungeran-no anche la mamma vedova e due fratelli chestanno ultimando gli studi.Due storie simili tra loro e forse a molte altre,certo meno conosciute di quelle che la crona-ca sbatte in prima pagina (con tutta la respon-sabilità del caso).Una formazione che tenga conto delle competenzesa quante siano le potenzialità dei ragazzi pro-venienti da altre esperienze: gli studenti asia-tici, per fare un esempio, imparano le lingue (anti-che o moderne che siano, tedesco compreso)con una facilità impressionante e riescono in mate-

matica e fisica molto meglio di tanti coetanei ita-liani.L’ultimo Festival dell’economia che si è svoltoa Trento lo scorso giugno ha affrontato il temadella mobilità sociale, intesa come la possibi-lità o meno di colmare le disuguaglianze: quel-le dinamiche sono più importanti di quelle sta-tiche, nel senso che non conta solo la distan-za fra chi ha redditi più alti e chi li ha più bas-si, ma anche la probabilità di colmare il divarionel corso della propria vita. Se una società sicristallizza, eliminando le opportunità dinamicheal suo interno, le disuguaglianze statiche ten-dono ad aumentare. Eppure nel mondo con-temporaneo è sempre più necessario evitare chele differenze nei redditi si perpetuino e si ampli-fichino. Una figlia esperta in economia internazionalenon rende la mamma competente in questo cam-po, ma c’è una domanda che timidamente vor-rei condividere, da quando ho ascoltato quel-le parole di papa Francesco “quest’economiauccide”: come è possibile che in duemila annidi cristianesimo abbiamo creato un sistema cosìingiusto e bloccato? Un sistema che, in gene-re, non è capace di valorizzare i talenti delle clas-si sociali più basse condannandoli ai gradini piùbassi della scala? Eppure Qualcuno era venu-to “a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a pro-clamare la libertà degli schiavi, la scarcerazio-ne dei prigionieri” (Is 61,1).In quel prestigioso ateneo milanese entreran-no sì molti ragazzi con merito, ma accanto adaltri approdati lì solo perché i genitori han potu-to pagare la retta (e la colf filippina in qualche

caso). L’eredità materiale proveniente dalla fami-glia d’origine è più importante delle capacità per-sonali nel determinare la posizione sociale futu-ra di un individuo. E non solo da noi: persinoin Paesi come gli Stati Uniti dove il figlio di unpovero alcolizzato era riuscito, vincendo prestigioseborse di studio, a diventare avvocato, governatoree poi il presidente Bill Clinton. Ci stiamo evidentementeallontanando sempre più dalla “uguaglianza del-le opportunità” (Joseph Stiglitz ha constatato lafine del cosiddetto “sogno americano”) che dovreb-be caratterizzare uno stato democratico, sen-za distinzione se di radice cristiana o meno.“Una delle cose più tristi delle rimpatriate deicompagni di classe delle elementari è scopri-re che le differenze nei livelli di reddito sono rima-ste le stesse: chi era ricco è rimasto ricco e chiera povero è rimasto povero”, era la constata-zione di Tito Boeri, ordinario alla Bocconi (orapresidente INPS) e direttore scientifico del Festival.Tra le istituzioni atte a favorire la mobilità socia-le, non c’è dubbio che il sistema educativo, chedal 1° settembre ha ripreso la sua attività pergarantire un regolare inizio delle lezioni, si col-loca al primo posto. Ma la scuola è in grado di permettere anche aifigli dei poveri di ricevere un’istruzione di qua-lità, investendo i propri talenti?La risposta, purtroppo negativa, finisce alla lun-ga per condizionare il mercato del lavoro e l’ac-cesso alle professioni. I figli delle classi meno abbienti e di quelle pro-venienti da un paese straniero sono condizio-nati fin dalla scuola primaria e indirizzati pre-

continua nella pag. accanto

Page 37: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3737OttobreOttobre20152015

Bollettino diocesano:

Prot. VSCA 22/2015

DECRETO DI NOMINA VICARIO PARROCCHIALE

DELLA PARROCCHIA DI SAN PIETRO AP. IN MONTELANICO

La Parrocchia di San Pietro ap. in Montelanico ha bisogno dell’apporto di un vicario parrocchiale che aiuti il parroco impegnato anche pressoil Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. Ben conoscendo la vitalità pastorale e liturgica di quella comunità si rende necessaria la nomina di un nuovo vicario.Pertanto per la facoltà datami dal can. n° 557 del Codice di Diritto Canonico, con il presente decreto che ha effetto immediato,

nomino teRev.do Beccia don Teodoronato a Mariano Comense il 07.06.1978ordinato presbitero per la nostra Diocesi il 28.06.2014Vicario Parrocchialedella Parrocchia di San Pietro in Montelanico

Nell’attuare quanto richiesto dal Codice di Diritto Canonico in sintonia con il Parrocodi S. Pietro, ti assista la mia personale fiducia.

Velletri, 28.09.2015 + Vincenzo Apicella, vescovo

Il cancelliere vescovile,Mons. Angelo Mancini

valentemente verso scelte a professionalizza-zione immediata allontanando l’idea di prose-guimento verso studi universitari. Eppure, se esi-stesse l’uguaglianza delle opportunità, quei ragaz-zi riuscirebbero di gran lunga meglio di tanti ram-polli di “buona” famiglia, che pure supportati daogni genere di aiuti, vengono costretti dai geni-tori a ripetere classi su classi.Ammettiamolo con sincerità: non siamo anco-ra capaci di valorizzare i “capaci e meritevoli”come recita il dettato costituzionale.Secondo i dati forniti dal rettore dell’universitàdi Trento, l’economista Paolo Collini, oltre il 70%dei laureati (molti provengono dalle regioni limi-trofe) non è figlio di laureati, e già questo è unfattore in grado di attivare in futuro una certamobilità sociale.La disuguaglianza è cresciuta notevolmente negliultimi decenni, anche in Europa, anche se manmano che si procede verso nord le differenzesembrano attenuarsi tanto che la Danimarca èai livelli minimi.E allora un’altra domanda: se la prospettiva diun giovane americano o italiano dipende di piùdal reddito dei genitori che dalle sue capacitào dal livello di istruzione, che futuro potrà ave-re il figlio di una famiglia povera, se non inter-veniamo rapidamente a cambiare la rotta?Correttivi sono necessari, a prescindere dallapresenza o meno di nuovi arrivati, se non voglia-mo ritrovarci fra 30 anni con la ricchezza di unpaese sempre più concentrata nelle mani di pochis-simi. Un altro dato è di questi giorni: in Trentino il 77%

dei braccianti agricoli proviene dal mondo del-l’emigrazione. Sono le mani di chi approda daterre lontane a raccogliere le nostre preziosemele o l’uva che produrrà gli ancora più pre-ziosi vini e spumanti. E questo si ripete in altreregioni: negli allevamenti (che forniranno il lat-te per i formaggi di eccellenza), nei campi, neicentri di raccolta materiali lavorano ormai solostranieri (e gira ancora la frottola che rubereb-bero il lavoro ..). E lo sanno bene in Germania:miniere e industrie meccaniche (auto ed elet-

trodomestici che fanno il prestigio dell’industriatedesca) non aprirebbero i battenti senza le brac-cia degli emigranti.Il Nobel Paul Krugman diceva “La disuguaglianzanon è un destino, ma una scelta e, se lo voglia-mo, si può far molto per ridurla”. Ma, noi checrediamo alle parole del profeta Isaia, ne abbia-mo davvero intenzione.

*da “Vino Nuovo” 07.09. 2015

segue da pag. 36

Page 38: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3838 OttobreOttobre20152015

don Marco Nemesi*

LLa narrazione prosegue accanto alla Cacciata,sul registro superiore della parete sini-stra, con la grande scena del Pagamento

del tributo di Masaccio, (foto 1) universalmentericonosciuta come una delle più alte espressionidell’arte di Masaccio, databile al 1425 ed ese-guita in 32 “giornate”. Mostra l’episodio in cuiGesù viene fermato all’ingresso della città di Cafarnaoda un gabelliere che gli chiede un tributo; allo-ra egli indica a Pietro un lago dove sulla rivatroverà un pesce che nella gola ha una mone-ta d’argento. Si vede quindi a sinistra Pietro, pic-colo e solitario, che è piegato espressivamen-te a raccogliere la moneta dal pesce dopo averappoggiato la toga a terra. Il gruppo centrale invece mostra Gesù, al cen-tro, che indica a Pietro la riva del lago, attor-

niati dai dodici apo-stoli con aureola,mentre davanti aloro, di spalle, ilgabelliere manifestachiaramente la suarichiesta di denaroallungando la manoaperta e indicando conl’altra la porta cittadina.A destra infine sivede Pietro che con-segna, con una cer-ta solennità, la mone-ta al gabelliere.Emblematico è nelgruppo degli apo-stoli la figura a destra,vestita di color vinac-cia, che appare mol-to ben definita nei linea-menti, con zazzera ebarbetta. Secondo

alcuni potrebbe trattarsidell’autoritratto di Masaccio(che altri individuanoinvece nella scena sot-tostante), mentre altri loindicano come possibi-le ritratto del committenteFelice Brancacci.Questa scena è compostain tre tempi composti peròin un unico spazio sce-nico, entro il medesimopaesaggio. Esso è scan-dito da una serie ditronchi e da varie mon-tagne che sfumano all’o-rizzonte, mentre a destrasi trovano le articolate muradella città composte con

giochi di contrasto tra vuoto e pieno (la logget-ta aggettante, le tettoie, ecc.). Inedito è ancheil trattamento realistico del paesaggio, soprat-tutto nei monti erbosi che sfumano in lontananza. La prospettiva è quindi unica (ed ha il punto difuga dietro la testa di Cristo), ma anche la luce,con le ombre determinate con la stessa incli-nazione dei raggi del sole. Il gruppo degli apo-stoli è disposto nello spazio attorno al Cristo concoerenza e il loro insieme sembra voler ribadi-re la volontà dell’uomo e la sua centralità. Ledue figure monumentali di Pietro e del gabel-liere a destra sono saldamente piantate sul suo-lo e sembra di percepirne la massa plastica per-fettamente sviluppata dal chiaroscuro.La scelta della scena del Tributo viene rappre-sentata raramente dagli artisti tra le storie di Pietroe la sua presenza, oltre che celebrare la sapien-za divina, allude probabilmente all’istituzione delcatasto che sarebbe avvenuta di lì a poco (1427),ma che era già nell’aria: come Cristo accetta lalogica terrena di pagare un tributo, così i citta-dini dovevano sottostare all’obbligo civico di ver-

sare le tasse richieste.La scena successiva è sulmedesimo registro, sullaparete dietro l’altare, emostra la Predica diPietro di Masolino, (foto2) che la eseguì in otto gior-nate. Pietro è raffiguratodavanti a una folla men-tre, con un gesto eloquente,fa una predica. Le espressioni degli astan-ti sono le più varie, dal-la dolce attenzione dellamonaca velata in primo pia-no, al torpore della fan-ciulla e del vecchio conla barba, fino al timore del-la donna in secondo pia-no, della quale si vedo-no solo gli occhi accigliati.Le montagne sembranoproseguire dalla scena pre-cedente del tributo, in un’u-nità spaziale che è pre-rogativa di Masaccio.Le tre teste di giovani die-tro al santo sono proba-bilmente ritratti di con-temporanei, come anchei due frati a destra, e inpassato erano stati attri-buiti a Masaccio. Proseguendo verso destrasi incontra, oltre la fine-stra, il Battesimo dei neo-fiti di Masaccio (foto 3),ambientato in una valla-ta tra colli scoscesi. Su questo lato la luce pro-viene da sinistra, essen-do la finestra ormai da quel-la parte.Foto 1

Foto 2

Foto 3

continua a pag. 39

Page 39: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

3939OttobreOttobre20152015

Alcuni giovani si apprestano a ricevere il bat-tesimo da Pietro: uno è inginocchiato nel fiumee lo riceve a mani giunte (col corpo dall’anato-mia stupendamente modellata), uno già spogliatosta aspettando coprendosi con le braccia men-tre trema per il freddo, un terzo si sta toglien-do gli abiti di dosso. Un quarto ancora, scalzoe dal capo chiaramente bagnato, si sta rivestendoabbottonandosi la tunica blu. Pietro compie ungesto energico ed eloquente (da notare la rota-zione della ciotola nel verso più congeniale allapercezione dello spettatore). I due ritratti dietroPietro sono le figure che erano rimaste coper-te dal 1748, permettendo ai restauratori di vede-re l’aspetto degli affreschi prima dell’incendio edei restauri. Straordinario è il senso dell’acquae l’effetto bagnato sui capelli e sul perizoma delragazzo in ginocchio.Il successivo, grande pannello sul registro supe-riore della parete destra è opera di Masolino emostra due miracoli, la Guarigione dello stor-pio e la resurrezione di Tabita, (foto 4) che secon-do gli Atti avvennero rispettivamente a

Gerusalemme e a Giaffa, ma che qui sono uni-ficati nel medesimo spazio. A sinistra si vedo-no San Pietro e San Giovanni che miracolanouno storpio davanti a una loggia in prospettiva.A destra invece, sul limitare di una casa, SanPietro benedice una Tabita resuscitandola. Il centro della scena è occupato da una visio-ne della Firenze dell’epoca con una piazza inprospettiva, forse piazza della Signoria, dove siaffacciano case merlate con le pertiche appe-se tra le finestre e, in primo piano, passano dueborghesi riccamente abbigliati, che passeggia-no incuranti di quanto avviene intorno. La vita quotidiana è raccontata nei minimi par-ticolari, dagli oggetti che penzolano dalle fine-stre, fino a una serie di passanti sullo sfondo.Il registro inferiore fu l’ultimo ad essere completatoe vi si sente uno stacco per l’assenza di Masolino,

l’evoluzione dello stile di Masaccio e, ovviamente,l’intervento di Filippino.La successiva scena, di grandi dimensioni sul-la parete sinistra, è quella della Resurrezionedel figlio di Teofilo e San Pietro in cattedra(foto 5) ed è per metà di Masaccio (che vi lavo-rò nel 1427) e per metà di Filippino Lippi. Al primo maestro spetta la scena centrale, dalpersonaggio seduto a quello in piedi col vesti-to verde, compreso san Paolo inginocchiato, ela maggior parte della scena della cattedra, daimonaci carmelitani - esclusa la testa di quelloinginocchiato - a Pietro, fino all’estremità; a Filippinoappartengono i cinque fiorentini sulla sinistra,il gruppo centrale, compreso il fanciullo resuscitatoe il bambino, e la testa del monaco in ginocchio,palesemente sostituita. Sicuramente la scena era stata dipinta da Masaccioin misura maggiore, ma la presenza di perso-naggi antimedicei o comunque scomodi ne ave-va resa necessaria una parziale demolizione:nel gruppo centrale dovevano essere presentimolti ritratti della famiglia Brancacci, sostituiti da

Filippino con i membri delle grandi famiglie d’Oltrarnoal tempo di Lorenzo il Magnifico: i Soderini, i Pulci,i Guicciardini, i del Pugliese, assieme ad altrinotabili della cerchia medicea.L’architettura è di Masaccio, con l’invenzione delmuro con specchiature in marmo oltre il qualesi vedono alberi e vasi, che verrà ripresa pun-tualmente da Domenico Veneziano, Andrea delCastagno, Alesso Baldovinetti e Domenico Ghirlandaio.Grandi lacune sono state integrate nel recenterestauro, come nella parte inferiore del San Pietroin cattedra. Sono stati identificati molti perso-naggi dell’epoca. Il gruppo all’estrema destra mostrerebbe FilippoBrunelleschi, Leon Battista Alberti, Masaccio eMasolino; il carmelitano corpulento in piedi, adestra di quello anziano, potrebbe essere un ritrat-to del giovane Filippo Lippi, allievo di Masaccio

della prima ora e padre di Filippino; il fanciulloresuscitato viene indicato da Vasari come un ritrat-to del futuro pittore Francesco Granacci quin-dicenne, che permetterebbe di datare l’interventodi Filippino al 1485; il carmelitano di sinistra èstato indicato come il cardinale BrandaCastiglione; sul lato opposto Teofilo in cattedrasarebbe Gian Galeazzo Visconti e la figura incap-pucciata sotto di lui Coluccio Salutati. La scena successiva, proseguendo versodestra, è San Pietro risana gli infermi con lasua ombra (foto 6) di Masaccio. La composi-zione è molto espressiva: San Pietro, seguitoda San Giovanni, cammina per la strada e alpassaggio della sua ombra guarisce un grup-po di infermi: due sono già in piedi che lo rin-graziano, uno si sta alzando e un quarto, conle gambe deformate, è ancora accucciato a ter-ra e guarda con trepidazione il santo. La figura col berretto rosso è stata riconosciu-ta come ritratto di Masolino, mentre il San Giovannipotrebbe celare un ritratto del fratello diMasaccio, lo Scheggia, seguito da un vecchio

barbuto; l’uomo conla berretta rossa,che si regge sulbastone, è stato indi-cato come possibileritratto di Donatello.Sotto i marmi dell’anticoaltare era nascosta laparte all’estrema sini-stra, con il prose-guimento in pro-spettiva della via ver-so una chiesa con unabella colonna corin-zia e un campanile. L’architettura continuanello sguancio dellafinestra con un ardi-to effetto ottico. Questa scena e la suc-cessiva (Distribuzionedelle elemosine)(vedi la foto del tito-lo) sono collegateda serrati rapportiformali e di prospet-

tiva, col taglio obliquo delle composizioniambientate nelle strade di una città, verosimil-mente Firenze. Alcuni hanno addirittura ipotiz-zato che la strada in questa scena, col palaz-zo in bugnato e la chiesa sullo sfondo, sia BorgoAlbizi, dove vivevano alleati dei Brancacci.A seguire la grande scena della Crocifissionedi san Pietro e disputa di Simon Mago (foto7) di Filippino Lippi, occupa il registro inferioredella parete destra. Fuori dalle mura della cit-tà (Roma, riconoscibile dalla piramide di CaioCestio sulle Mura Aureliane e dagli edifici chespuntano oltre la merlatura) si vede a destra ladisputa tra Simon Mago e i santi Pietro e Paolodavanti a Nerone. Ciò è dovuto alla sfida chePietro propose al mago, di indovinare il suo pen-siero alla presenza dell’imperatore; il gesto di

Foto 4

Foto 5

Foto 6

segue a pag. 40

Page 40: Anno 12, n. 10 (123) - Ottobre 2015 Curia e pastorale per la vita … · 2015. 10. 2. · Ecclesia in cammino Bollettino Ufficiale per gli atti di Curia Mensile a carattere divulgativo

condanna grave ed eloquente di quest’ultimo,con l’idolo pagano abbattuto ai suoi piedi, testi-monia la sconfitta di Simone.A sinistra invece ha luogo la crocifissione delsanto che sta per venire appeso a testa all’ingiù per il suo rifiuto di essere crocifisso comeil Cristo. Il corpo del santo dimostra la straor-dinaria capacità di resa anatomica ormai acqui-sita all’epoca di Lorenzo il Magnifico.La scena è ricca di ritratti. Il giovane col ber-retto all’estrema destra è l’autoritratto diFilippino. Il vecchio col berretto rosso nel grup-po vicino a San Pietro e Simon Mago è Antoniodel Pollaiolo. Il ragazzoche invece sta sotto l’arcoe guarda verso lo spettato-re è il ritratto di Sandro Botticelli,amico e maestro di Filippino.Nella figura di Simon Magoalcuni hanno voluto legge-re un ritratto di DanteAlighieri, celebrato come crea-tore del volgare illustre colquale componevano Lorenzoil Magnifico e Agnolo Poliziano.Il dolce brano di paesaggioche si intravede dal porta-le ad arco della città non haniente a che fare con gli ari-di scenari del primissimoQuattrocento, addolciti gra-dualmente solo in seguito daDomenico Veneziano e altrisull’esempio nordico.Dopo il 1436 la cappella ven-ne ridedicata alla Madonnadel Popolo e vi fu posta latavola della Madonna colBambino, risalente proba-bilmente al 1268 (anno del-la fondazione della chiesa)e tutt’oggi presente sull’al-tare. In passato attribuita aCoppo di Marcovaldo o alMaestro della Sant’Agata, men-tre oggi si parla più cauta-mente di un Maestro dellaMadonna del Carmine. Loscarto tra la parte dipinta daMasolino e Masaccio si è

assottigliato dopo la pulitura, smorzando la pole-mica che contrapponeva il Masolino tradizionalistaal Masaccio innovatore e evidenziando invecele influenze reciproche tra i due. Masolino è di solito inquadrato come continuatoredella pittura tardogotica, o tutt’al più come figu-ra di transizione, mentre Masaccio applica piùrigorosamente le nuove idee che furono alla basedella rivoluzione rinascimentale: definizione spa-ziale precisa, individuazione psicologica degliindividui raffigurati e riduzione all’osso degli ele-menti decorativi. In questo Masaccio fu un pio-niere, che ebbe una straordinaria influenza sia

sugli artisti contemporanei chesu quelli delle generazioni a veni-re. Masaccio usò molto rigo-rosamente la luce per “scolpi-re” le superfici macchiandole dicolori e lumeggiature che crea-vano volumi estremamenteplastici, in uno stile “di getto”che metteva in secondo pianola predisposizione di un dise-gno esatto.Nonostante le evidenti differenze,i due artisti si accordarono suuna serie di punti che desse-ro all’insieme un aspetto armo-

nioso: Organizzazione delle scene in un’unicaingabbiatura architettonica, composta da para-ste corinzie dipinte, reggenti una cornicetta den-tellata. Spesso i paesaggi proseguono tra unascena e l’altra. Adozione di un’unica gamma cro-matica limpida e brillante, pur con le differen-ze di stesura.Unificazione spaziale tra le scene tramite l’usodi un unico punto di fuga negli episodi contigui(come ai lati della bifora) o opposti. La visualerisulta ottimizzata per un ipotetico spettatore fer-mo al centro della cappella. Gli affreschi di Masaccionella Cappella sono senza dubbio “una delle con-

quiste più esaltanti del-la civiltà figurativadell’Occidente”, grazie allasicura spazialità archi-tettata secondo le rego-le della prospettivacoerente, al realismo seve-ro delle figure impregnatedi profondità psicologi-ca e vigore morale, allaricchezza plastica eclassicheggiante ma altempo stesso libera eespressiva. Già CristoforoLandino aveva descrit-to Masaccio come “opi-mo imitatore di natura [...]puro sanza ornato”. Il restauro ha restituitotutto il colore dell’artista,potendo finalmente ricol-locarlo in una linea idea-le che passa da BeatoAngelico e arriva infinea Piero della Francesca,il migliore dei suoi ere-di per la sintesi tra lucee colore.Se la fama di Masaccioha trovato la più forte con-ferma, riguardo a Masolinosi è assistito a una verae propria rivalutazione,con la riscoperta delle sueraffinate sfumature colo-ristiche e la sua altissi-ma qualità pittorica.

*Direttore dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali

Foto 7