Anno 1 Numero 2 Marzo Aprile 2016 Periodico di...

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Anno 1 - Numero 2 - Marzo-Aprile 2016 Periodico di divulgazione sporva della Piscina di Bereguardo - Distribuzione gratuita Di Michele Agosta Scommessa vinta!!! Finalmente è usci- to il secondo numero del nostro giorna- le. Siamo immensamente felici di poter proseguire la nostra avventura editoriale. Non nascondo che sono tantissime le difficoltà organizzative per giornalistialle prime armi come noi. Ma questo non ci ha mai scoraggiato. Anzi, visto il vostro apprezzamento alla nostra prima uscita, abbiamo deciso di raddoppiare il formato per lasciare spazio ad un mag- gior numero di argomenti che mi auguro possano interessare. Il secondo quadrimestre è partito sullonda del successo del primo. I corsi di nuoto hanno avuto un ulteriore incre- mento guadagnando ancora rispetto allo scorso anno con un lusinghiero 15 % di aumento. Stesso discorso per quanto riguarda le altre nostre attività (nuoto libero, tennis, calcetto) anche se il margine è ridotto attestandosi al 5% rispetto alla stagione appena trascorsa. Continua, sempre con maggiori con- sensi, la nostra presenza in rete. La pagi- na facebook, il sito internet ed il profilo Google, ci consentono di interagire in tempo reale con tutti voi tenendovi co- stantemente informati sulle nostre inizia- tive. Come nello scorso numero, dopo que- sta pubblicazione cartacea, seguirà il formato digitale sul sito del Azzurra Nuoto Sport Magazine”. Facendo seguito alle vostre numerose richieste ci stiamo organizzando per aumentare la frequenza delle uscite ma al momento cercheremo di mantenere luscita bimestrale del nostro giornale. Non escludo che alcune notizie e articoli di particolare interesse sportivo, anche su nuove tematiche, possano essere pub- blicate direttamente sul nostro sito in modo da renderlo autonomo, dinamico e costantemente aggiornato con i fatti più rilevanti dellattualità sportiva. Grazie a tutti per i preziosi consigli che ci hanno consentito di migliorare il nostro prodotto editoriale. 0 Lo sport è l'ambito per eccellenza in cui si viene a contatto con la competizione. Essa è sempre stata un tratto fondamentale dell'uo- mo….. Si sente spesso parlare di me- tabolismo ma poche volte vie- ne spiegato bene che cos'è e come si calcola! La nostra filosofia sportiva si basa su alcuni concetti fonda- mentali che cerchiamo di insegnare. Mi sono girato verso il pubblico e facevano capolino un buon nu- mero di maglie con i colori della nostra squadra. Il crawl ha origini anti- chissime. Si parlava di un tipo di nuotata in posizione prona a brac- ciate alterne. Esplorare le proprie possibilità, misurare i propri limiti, ripetere per migliorarsi, migliorare le proprie prestazioni. Cooperare, collaborare, intraprendere un progetto comune, comunicare, interagire in una squadra. La rieducazione in acqua è una tecnica rieducativa molto effi- cace, che esiste da ormai molti anni….. È unattività com- pleta, dal carattere non solo sportivo, ma anche ricreati- vo, sociale, esteti- co, terapeutico e riabilitativo. Ancora oggi sono tantissimi gli italiani che hanno pochissima confidenza con lele- mento acqua soprat- tutto al mare. Eccovi 10 regole importanti per aiutarvi a preveni- re incidenti ed evitare che la vostra vacanza si trasformi in un incubo.

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Anno 1 - Numero 2 - Marzo-Aprile 2016 Periodico di divulgazione sportiva della Piscina di Bereguardo - Distribuzione gratuita

Di Michele Agosta

Scommessa vinta!!! Finalmente è usci-to il secondo numero del nostro giorna-le.

Siamo immensamente felici di poter proseguire la nostra avventura editoriale. Non nascondo che sono tantissime le difficoltà organizzative per “giornalisti” alle prime armi come noi. Ma questo non ci ha mai scoraggiato. Anzi, visto il vostro apprezzamento alla nostra prima uscita, abbiamo deciso di raddoppiare il formato per lasciare spazio ad un mag-gior numero di argomenti che mi auguro possano interessare.

Il secondo quadrimestre è partito sull’onda del successo del primo. I corsi di nuoto hanno avuto un ulteriore incre-mento guadagnando ancora rispetto allo scorso anno con un lusinghiero 15 % di aumento.

Stesso discorso per quanto riguarda le altre nostre attività (nuoto libero, tennis, calcetto) anche se il margine è ridotto attestandosi al 5% rispetto alla stagione appena trascorsa.

Continua, sempre con maggiori con-sensi, la nostra presenza in rete. La pagi-na facebook, il sito internet ed il profilo Google, ci consentono di interagire in tempo reale con tutti voi tenendovi co-stantemente informati sulle nostre inizia-tive.

Come nello scorso numero, dopo que-sta pubblicazione cartacea, seguirà il formato digitale sul sito del “Azzurra Nuoto Sport Magazine”.

Facendo seguito alle vostre numerose richieste ci stiamo organizzando per aumentare la frequenza delle uscite ma al momento cercheremo di mantenere l’uscita bimestrale del nostro giornale. Non escludo che alcune notizie e articoli di particolare interesse sportivo, anche su nuove tematiche, possano essere pub-blicate direttamente sul nostro sito in modo da renderlo autonomo, dinamico e costantemente aggiornato con i fatti più rilevanti dell’attualità sportiva.

Grazie a tutti per i preziosi consigli che ci hanno consentito di migliorare il nostro prodotto editoriale.

0

Lo sport è l'ambito per eccellenza in cui si viene a contatto con la competizione. Essa è sempre stata un tratto fondamentale dell'uo-mo…..

Si sente spesso parlare di me-tabolismo ma poche volte vie-ne spiegato bene che cos'è e come si calcola!

La nostra filosofia sportiva si basa su alcuni concetti fonda-mentali che cerchiamo di insegnare.

Mi sono girato verso il pubblico e facevano capolino un buon nu-mero di maglie con i colori della nostra squadra.

Il crawl ha origini anti-chissime. Si parlava di un tipo di nuotata in posizione prona a brac-ciate alterne.

Esplorare le proprie possibilità, misurare i propri limiti, ripetere per migliorarsi, migliorare le proprie prestazioni. Cooperare, collaborare, intraprendere un progetto comune, comunicare, interagire in una squadra.

La rieducazione in acqua è una tecnica rieducativa molto effi-cace, che esiste da ormai molti anni…..

È un’attività com-pleta, dal carattere non solo sportivo, ma anche ricreati-vo, sociale, esteti-co, terapeutico e riabilitativo.

Ancora oggi sono tantissimi gli italiani che hanno pochissima confidenza con l’ele-mento acqua soprat-tutto al mare. Eccovi 10 regole importanti per aiutarvi a preveni-

re incidenti ed evitare che la vostra vacanza si trasformi in un incubo.

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Pagina 2 Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE

Il crawl ha origini antichissi-me. Si parlava di un tipo di nuo-tata in posizione prona a brac-ciate alterne, sviluppatosi spe-cialmente tra le popolazioni che si stabilirono in prossimità di oceani e di altre fonti d'acqua.

Questa descrizione non si di-scosta poi molto dal nostro crawl di oggi: consiste in una bracciata alternata, in cui il braccio viene portato sopra la spalla, combinata con una battu-ta di gambe caratterizzata da movimenti ascendenti e discen-denti.

Sembra facile, vero?! Ma pro-viamo a metterlo in pratica.

Una volta trovato il galleggia-mento ideale, grazie alla posi-zione di corpo e testa che garan-tiscono un adeguato allineamen-to sulla superficie dell'acqua, è il momento di fare entrare in azione le gambe.

Le nostre gambe hanno fun-zione propulsiva e stabilizzatri-ce, ma la prima delle due carat-teristiche è utilizzata in percen-tuale inferiore rispetto alla se-conda, in quanto la nostra forza nel colpo di gambe diminuisce perché il cuore è in grado di fornire solo una determinata

quantità di sangue ai muscoli che stanno lavorando.

È qui che corrono in aiuto le braccia: si parla di un'azione propulsiva del 70%! Perciò è inutile utilizzare gli arti inferiori come se fossero motoscafi alla massima potenza! Concentria-moci invece sulle braccia che ci consentono di avanzare attraver-so un lavoro eseguito con la massima continuità, evitando pause e punti morti.

Nella bracciata possiamo di-

stinguere quattro fasi: 1. Appoggio/presa: la mano

entra in acqua con la punta delle dita allineate approssimativa-mente con l'asse delle spalle, mentre il gomito si trova ancora in leggera flessione. Avviene un primo affondamento alla ricerca di un "appoggio" in acqua.

2. Trazione: la mano si infila in acqua a poca profondità se-guita dall'avambraccio, azione importante per collocare l'arti-colazione della spalla. La di-stensione del braccio avviene con una traiettoria curvilinea per la ricerca di una nuova resi-stenza e un passaggio sotto al petto. Per l'ottimale posiziona-

mento del gomito (sempre alto) è importante effettuare una fase di rollio, ovvero di torsione del busto ad ogni ciclo di bracciata.

3. Spinta: tutto il contributo all'avanzamento è fornito dalla mano, che deve essere aperta, con le dita chiuse e con il palmo ben orientato secondo un piano perpendicolare alla direzione di avanzamento. La traiettoria arri-va a livello della coscia ed es-sendo la più efficace agli effetti propulsivi deve essere massima-mente potenziata.

4. Recupero: avviene fuori dall'acqua, con il braccio in po-sizione flessa, la muscolatura decontratta, il gomito alto e la mano che sfiora l'acqua.

Molto importante la coordina-

zione tra gambata e bracciata. Quella classica prevede un rap-porto di 6:1, ovvero sei gambate per ogni ciclo di bracciata.

Nel crawl la respirazione è determinante dell'intera tecnica di nuotata. Essa è laterale e può avvenire sia a destra sia a sini-

stra, con il capo che deve rima-nere parzialmente sempre in acqua, eseguendo una torsione del collo che farà mantenere una guancia e il corrispondente orecchio immersi. Iniziando a ruotare il capo nella fase di spinta, sarà possibile effettuare l'inspirazione con la bocca.

La rotazione del capo in senso inverso avviene invece al termi-ne della fase di recupero, con il viso immerso inizia l'espirazio-ne, che si può effettuare sia con la bocca sia con il naso.

Lo sviluppo del crawl, come di qualsiasi altro stile, è del tutto personale. Non esistono metodi di riferimento assoluti che vieti-no o consentano delle piccole variazioni nella tecnica. È bene invece "costruire" su noi stessi, attraverso l'allenamento, in base alla velocità natatoria, alla fre-quenza di bracciata ed alla mo-bilità articolare, lo stile più con-sono alla nostra persona.

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continua dalla pagina 1 ……...basti pensare alla teoria sull'origine della specie di Dar-win, la quale dice che gli indivi-dui di una popolazione compe-tono fra loro per le risorse natu-rali, ed in questa lotta per la sopravvivenza l'ambiente opera una selezione in cui vengono eliminati gli individui più debo-li. L'uomo, una volta che la sua vita era ormai al sicuro, non ha comunque rinunciato alla com-petizione, la quale è presente (in modo più o meno evidente) in molte sfere della vita umana, dal lavoro ai rapporti interpersonali, ma è nello sport che essa diven-ta la protagonista, permettendo all'atleta di migliorarsi, di porsi obiettivi ogni volta sempre più alti e di concentrarsi su di essi con dedizione e costanza. Però, se da una parte promuove le capacità di un individuo ponen-dogli delle sfide che lo aiutano a far emergere i suoi talenti, dall'altra essa crea una differen-za tra vincitori e sconfitti. Lo sport infatti non è democratico, non ha tendenze egualitarie, anzi la sua natura è proprio quella di segnare la differenza: la competizione sportiva preve-de vincitori e sconfitti. Se invece ci atteniamo alla nota frase pronunciata dall'arcivesco-vo di Pensilvania in occasione dei Giochi Olimpici di Londra del 1908: “L'importante non è vincere, ma partecipare”, ciò che ne ricaviamo è che nello

sport non esistono sconfitti, poiché lo scopo di quest'ultimo è quello di dare all'atleta la pos-sibilità di misurare se stesso indipendentemente dal risultato. Sappiamo che la realtà è ben diversa. Come già detto prima, la competizione è nella natura dell'uomo e se non è per la so-pravvivenza che si compete, beh allora si compete per vincere. Non importa l'obiettivo, che sia

per la sopravvivenza o per la vittoria, il risultato è sempre lo stesso: si tratta di primeggiare sull'altro. Se vincere non fosse importante, perché un genitore dovrebbe far finta di perdere contro suo figlio? I bambini, nella loro innocenza, dimostra-no appieno questo bisogno inna-to dell'uomo di vittoria. Fortunatamente l'uomo riesce a far fronte ai suoi istinti, perché a differenza degli animali possie-de quella che viene comune-mente chiamata coscienza mora-

le. Per questo è fondamentale trasmettere i giusti valori, in primis per aiutare l'atleta ad accettare la sconfitta, ma soprat-tutto per ridare dignità al per-dente. Il vero sportivo sa che gli avversari sono indispensabili per valutare le proprie capacità; chiunque intende testarle in un determinato sport deve misurare i propri risultati non solo con lo scopo di fare un confronto con i

propri risultati passati, ma anche con i risultati altrui, in particolar modo confrontandosi con chi è ritenuto capace in quello sport (Rafael Nadal, ad esempio, ha sempre ammesso di considerare Roger Federer come il faro-guida del tennis mondiale, con-siderando i suoi incontri contro di lui il metodo migliore per misurare i suoi progressi e il suo stato). In quest'ottica la compe-tizione sportiva nasce proprio dalla collaborazione tra avversa-ri che insieme hanno l'obbligo

ognuno nei confronti dell'altro di fare del proprio meglio per generare la miglior sfida possi-bile. Sono molti infatti gli episo-di di rispetto tra atleti, i quali manifestano la loro stima e am-mirazione l'uno nei confronti dell'altro, ma la storia è piena purtroppo anche di momenti in cui viene celebrata l'incapacità di un atleta di accettare la scon-fitta adducendo scuse di ogni tipo piuttosto che riconoscere la superiorità dell'avversario (co-me nella celebre rivalità tra Ros-si e Biaggi, in cui quest'ultimo era solito attribuire la colpa a fenomeni esterni per giustificare la sua sconfitta). Il rispetto per l'avversario e la capacità di accettare le sconfitte sono imprescindibili per dare vita ad una sana competizione in cui non vi è nulla da perdere, ma solo da guadagnare. A questo proposito mi ha colpi-to il pensiero di uno dei ragazzi della nostra squadra di preago-nistica: “l'atteggiamento più sportivo che un atleta può fare nei confronti di un altro atleta sia congratularsi con lui anche se quello uscito vittorioso non sei tu, perché non sempre si vince e a me farebbe piacere ricevere i complimenti degli avversari che hanno gareggiato meglio di me e sapere che io ho dato il massimo per dargli filo da torcere".

Alice De Martini

Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE Pagina 3

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Pagina 4 Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE

Il metabolismo è l'insieme di tutte le modificazioni chimiche e fisiche che si svolgono all'in-terno del nostro organismo: la trasformazione del cibo in ener-gia, la formazione di nuove mo-lecole e componenti cellulari, la produzione di ormoni ed enzimi, ecc. Il metabolismo comprende tanto i processi di demolizione che avvengono nell'organismo (catabolismo), che il processo

opposto (anabolismo) di trasfor-mazione delle sostanze più sem-plici in composti complessi. Semplicemente, il metabolismo è la velocità con cui il nostro corpo brucia le calorie per sod-disfare i suoi bisogni vitali. Il corpo umano è sempre in mo-vimento anche quando non si muove, ma quanto più questo aumenta, tanto maggiore sarà il dispendio energetico.

Il dispendio energetico tota-le rappresenta il consumo totale di energia di un individuo nel corso delle 24 ore e viene espresso in kcal per unità di tempo, ed è la risultante di tre componenti:

1) Metabolismo basale; 2) Termogenesi indotta dalla dieta; 3) il costo energetico dell'at-tività fisica.

Oggi parleremo del metaboli-smo basale che viene definito come la quantità del dispendio energetico che si produce quan-do un soggetto sveglio si trovi

in condizione di rilassamento psichico, a riposo fisico da al-meno 12 ore, in un ambiente teoricamente neutrale (27°-29°), in posizione supina e a digiuno da 10 ore e rappresenta l'energia utilizzata per compiere lavori interni necessari per l'organi-smo. In un individuo sano inci-de per circa il 65-75% del di-spendio energetico totale e di-pende dal peso, dal sesso, dall'e-

tà e soprattutto dall'attività della massa magra dell'organismo.

Il metabolismo basale in stato di riposo è circa 1 kcal/kg di peso (0,9 nelle donne) ogni ora. Dopo i 30 anni subisce un de-cremento costante che arriva al 30% oltre i 70 anni.

Altri fattori che influiscono sul MB sono: la temperatura corporea e ambientale, il tipo di dieta, lo stress, l'abitudine al fumo, la gravidanza e l'accresci-mento. Esistono numerose formule per calcolarlo, delle quali ne segue la più recente indicata dai LARN: Uomini:

MB = 66 + (13.7 x peso in kg) + (5 x altezza in cm) - (6.8 x anni di età)

Donne: MB = 655 + (9.6 x peso in

kg) + (1.8 x altezza in cm) - (4.7 x anni di età).

Esistono numerosi fattori che

possono far aumentare o dimi-

nuire il MB. Sicuramente un incremento di massa magra e di attività fisica rappresentano un forte stimolo per le attività metaboliche. Un maggior nume-ro di cellule muscolari portano ad un innalzamento del MB in quanto il tessuto muscolare ha un'attività metabolica quasi 10 volte superiore al tessuto adipo-so. Inoltre un maggior tono mu-scolare aiuta a bruciare più calo-rie anche durante l 'attività fisi-ca.

Mentre facciamo sport il no-stro metabolismo aumenta note-volmente e rimane molto alto anche per diverse ore dal termi-ne dell'allenamento (fino a 12 ore dopo un'attività particolar-mente intensa). Per accelerare al massimo il metabolismo viene consigliato di eseguire un'attivi-tà mista, caratterizzata cioè da un lavoro ad alta intensità mu-scolare (esercizi con i pesi o a corpo libero) seguito da un'atti-vità aerobica come la corsa, il ciclismo o il nuoto.

Gli esercizi con i pesi aumen-tano indirettamente il metaboli-smo grazie all'aumentata secre-zione di ormoni anabolici e a conseguente aumento di massa muscolare.

Le attività di resistenza inve-ce accelerano notevolmente il metabolismo durante l'esercizio, mantenendolo elevato anche per 4-8 ore; non incidono però mol-to sul metabolismo basale poi-ché tendono a lasciare invariate le masse muscolari.

L'associazione di queste tecni-che di allenamento permette di aumentare notevolmente il me-tabolismo, costruendo muscoli ricchi di capillari e mitocondri. Spero che ora sia un po' più chiaro il concetto di metaboli-smo….

Ciao a tutti!!

NU.TRI.ME di Edoardo Mazzocchi Biologo Nutrizionista

partecipare e far parte

Cooperare, collaborare, intraprendere un proget-to comune, comunicare, interagire in una squa-dra, accettare le differen-ze mantenendo la pro-pria identità, compren-dere le regole ed accet-tarle.

Allenarsi, raggiun-gere le prestazioni

Esplorare le proprie possibilità, misurare i propri limiti, ripetere per migliorarsi, allenar-si sistematicamente, superare la comoda zona delle conoscenze acquisite per accedere alla zona delle potenzia-lità.

cercare la sfida e rivaleggiare

Confrontarsi a sè stessi, agli altri, agli elementi naturali, al materiale, andare alla scoperta dei limiti, vivere emozioni forti, le sfide, nuove e stimolanti avventure, la competizione.

sentirsi bene, in for-ma e in buona salute Ascoltare il proprio corpo, sentirlo in equili-brio, giocare con le forze della terra, otti-mizzare le proprie risor-se personali per sentirsi bene, praticare lo sport con piacere.

sperimentare, scoprire e imparare

Arricchire il proprio repertorio di movimenti, muoversi nella natura e rispettarla, scoprire, apprendere, allenare, acquisire la padronanza di nuovi movimenti, affinare la tecnica sporti-va, capire come si impara

Creare e saper esprimersi

Valorizzare il movi-mento come mezzo di espressione e di comu-nicazione, osare espri-mersi con il corpo, ge-stire i rischi, fare con piacere giochi con con-tatto fisico, sviluppare qualità estetiche.

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L'acquagym, detta anche gin-nastica in acqua o acqua fitness, è una valida forma di attività fisica da fare in piscina ma an-che al mare, da soli o in gruppo, e a qualsiasi età, con un possibi-le ma non indispensabile uso di attrezzature specifiche e di mu-sica. È un’attività completa, dal carattere non solo sportivo, ma anche ricreativo, sociale, este-tico, terapeutico e riabilitati-vo, in grado di alleviare lo stress, divertire, migliorare il tono muscolare e la mobilità articolare, oltre a creare situa-zioni di aggregazione e sociali-tà . Il consumo calorico può essere elevato, in relazione alla profondità dell’acqua e all’in-tensità degli esercizi proposti, quindi si tratta di un’attività utile a chi vuole mantenersi in forma. Ormai diffusissima nelle sue tante varianti (dall’hydro-gag all’acqua zumba passando attra-verso corsi per tutti i gusti e le capacità), questa attività utilizza come attrezzo principa-le l’acqua, che esercita una resistenza circa 12 volte mag-giore rispetto all’aria, obbli-gando i muscoli a “lottare” con-

tro il suo attrito anche quando devono tornare nella posizione di riposo. Il corpo, anche senza l’ausilio di altri supporti, è in grado di variare il carico di la-voro e quindi l’intensità degli esercizi solo sfruttando la resi-

stenza offerta dall’acqua in mo-di diversi. L’utilizzo di partico-lari attrezzi studiati apposita-mente per il lavoro in acqua permette di offrire più varianti, di aumentare l’intensità e di supportare nel galleggiamento chi non è in grado di stare a galla da solo in caso di acqua profonda.

Le lezioni di acquagym posso-no essere svolte in acqua bassa

o alta, in pratica dove i piedi appoggiano sul fondo oppure no. Nel primo caso si auspica che sia immersa in acqua alme-no la parte inferiore del corpo per sfruttare la diminuzione di peso data dal parziale galleggia-

mento. Nel secondo caso invece i movimenti non prevedono appoggio sul fondo e talvolta si ricorre all’utilizzo di particolari galleggianti per favorire il cor-retto assetto del corpo, oltre che per permettere a chi non galleg-gia di beneficiare dell’acqua-gym anche laddove non esista una vasca con acqua bassa. I benefici dell’attività fisica in

acqua: Che sia acquagym o altra for-

ma di attività, compreso cammi-nare in acqua, se praticata con continuità e regolarità, ad esem-pio 40-50 minuti o più (a secon-da delle proprie possibilità fisi-che) 2-3 volte a settimana, può apportare diversi benefici, a vantaggio dei sistemi cardiova-scolare e scheletrico, ma non solo. Altrettanto importanti sono l’aspetto socializzante e le sen-sazioni positive date dalla mag-giore libertà di movimento ap-prezzabile in acqua rispetto alle attività” terrestri”.

In linea generale, l’attività fisica in acqua aiuta a :

Migliorare la circolazione

sanguigna. Tonificare la muscolatura e i

tessuti. Promuovere il dimagrimento. Migliorare l’apparato respira-

torio. Ridurre inestetismi cutanei,

come la cellulite. Alleviare stress e migliorare

l’umore.

Antonella Simoni

Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE Pagina 5

La squadra di Preagonistica “Azzurra Nuoto Bereguardo” rappresenta ormai il fiore all’oc-

chiello della nostra proposta di corsi natatori. Qui si apprendo-no le tecniche base per diventa-

re nuotatori agonisti, si impara a stare in gruppo e a sfidarsi com-prendendo quali sono le proprie

capacità e si inizia a gareggiare. La squadra abbraccia una vasta gamma di età che spazia dai 7

anni fino ai 18, maschi e femmi-ne e prevede una frequenza di 3 volte a settimana. Ad oggi conta la presenza di 14 atleti: Arianna, Noemi, Margherita, Paola, Ma-tilde, Eleonora, Serena, Aurora, Andrea, Christian, Francesco, Paolo, Marco e Andrea. Tutti i ragazzi sono “cresciuti” all’in-terno dei nostri corsi didattici. La nostra filosofia sportiva si basa su alcuni concetti fonda-mentali che cerchiamo di inse-gnare ai nostri atleti quotidiana-mente:

Lo sport è una palestra di vita;

Il massimo impegno porta ad ottenere grandissimi risultati;

Consideriamo il nuoto come uno sport di squadra;

Cerchiamo di sviluppare la miglior tecnica possibile attraverso la pedagogia dell’azione;

La gara è l’unico mezzo fondamentale per valutare i propri miglioramenti.

La Preagonistica ha l’obiettivo principale di reclutare i bambi-ni/ragazzi più bravi e appassio-nati e indirizzarli al settore ago-nistico. Le gare del circuito UISP e le manifestazioni pro-vinciali organizzate dai vari impianti natatori, sono il banco di prova degli apprendimenti fatti, non sono il fine ultimo della nostra attività, ma un mez-zo per realizzare la trasforma-zione da bambino/ragazzo ad Atleta e orientarli alla prestazio-ne. Nei due anni di vita della nostra squadra abbiamo ormai già affrontato diverse gare, le quali grazie alle ottime presta-zioni dei nostri atleti e al conti-nuo e progressivo miglioramen-to degli stessi ci hanno fatto capire che il percorso intrapreso si sta sviluppando ed evolvendo nel migliore dei modi.

Federico Cazzani

Allenatore Squadra Preagonistica

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Pagina 6 Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE

Lo sport è un concentrato di conoscenza e relazioni umane, prima di tutto.

Poi arriva il muscolo (quello non guidato dall'encefalo) e la fenomenologia dell’irrequietez-za da risultato.

Il giocatore, così come chi segue lo sport, è un insieme di sentimenti e di processi che portano ad amare in maniera differente un ambiente ed uno sport.

La pallanuoto è sommersa: un’arma a doppio taglio. Sì vede per metà e diventa difficile com-prenderla ed appassionarsi. Quindi se si vuole creare un mondo di giocatori e di follo-wers si deve anche dimostrare la bontà dell’insieme che, oltretut-to, vive in un ambiente tremen-

damente umido. La pallanuoto è ricca ed allena

anche al rispetto del prossimo, nonostante la fisicità a volte sia portata allo stremo. E’ difficile vedere una partita senza colpi, senza lotte per prevalere verti-calmente oppure orizzontalmen-te. Si entra in vasca e si spera di uscire.

Un piatto, a volte, che alcuni

palati rifiutano. La categoria amatoriale è nata

per avvicinare un po' tutti alla pallanuoto, pensando di creare un mondo di atleti non agonisti per la scampagnata domenicale.

Grosso errore. Molti ex professionisti si sono

avvicinati a questa, perché han-no solamente fuso il mondo adulto con meno tempo per un agonismo assoluto con una tem-pistica di allenamento inferiore, ma cercando la qualità.

Ogni squadra di questo cam-pionato mostra in campo allean-ze di ottimi pallanuotisti con altri meno esperti e questa cosa rende onore ad entrambi: gioca-re per la squadra, aiutare a cre-scere i meno abili, mettersi a disposizione per imparare e sen-

tirsi bene con sé stessi acquisen-do gli schemi motori di uno sport tra i più complicati. A galleggiare sono bravi tutti, con una persona sulle spalle meno.

Giocare con un compagno di squadra in categorie superiori ti permette di aspettare l’assist perfetto, un amatore invece do-vrà servire come può e tu, gio-

catore esperto, dovrai considera-re il margine di errore.

L’allenamento qui diventa quindi la volontà di un allenato-re di avvicinare il più possibile questi due mondi, per creare l’alchimia giusta che possa por-tare a qualche risultato.

PN Bereguardo conta tra le fila una buona metà di derivanti da mondi non acquatici o dal nuoto. Un quarto da qualche anno di pallanuoto giovanile, e una piccola porzione di giocato-ri che hanno una buona espe-rienza. Le 8 squadre di que-st’anno dell’amatoriale di serie A presentano almeno 4 squadre composte praticamente solo da agonisti ed ex agonisti che po-trebbero benissimo combattere in una promozione (una di que-ste effettivamente combina le due categorie).

Le altre sono una miscela che però non presenta mai stacchi particolari di risultato.

L’allenamento è fondamenta-le. Due a settimana per il Bere-guardo: non sono tanti. Costrin-gono ad una mole di lavoro maggiore che difficilmente se-para il nuoto dalla palla, quindi richiede il massimo impegno per renderli efficaci.

La classica ripartizione Nuoto/gambe, tecnica, tattica viene miscelata al meglio durante le sere di allenamento, ricercando sempre la qualità, ogni volta elaborata sulla base del numero e delle capacità, con richieste crescenti nell’anno per chi deve imparare l’arte oppure di rifini-ture per chi invece lo zaino lo ha già pieno di anni di vasche e pallonate. Si prova ogni settima-na ad arrivare al meglio alle partite.

Non ho mai visto gli spalti vuoti in PNI, ma molti bambini e adulti tifare.

La settimana scorsa mi sono girato verso il pubblico e face-

vano capolino un buon numero di maglie con i colori della no-stra squadra. Quegli euro, in fondo, potevano essere spesi per una pizza o un aperitivo: invece erano lì, indossate dalle persone, per tifare una squadra che pro-prio in quel momento stava per-dendo contro una blasonata Tre-viglio.

Quindi il risultato conta, ma fino ad un certo punto. Io mi arrabbio se perdiamo ma, il me-tro di giudizio della bontà di questo gruppo, è dato anche dalla cornice intorno all’acqua.

Per la categoria in cui siamo è già questo un successo. La clas-sifica quest’anno ci spinge dopo la metà e come ogni anno cer-chiamo la salvezza che è ad un passo. Ogni anno è a sé, con la speranza che i progetti vadano avanti. Ma ogni tassello buono nella vita di uno sportivo, rende quella vita migliore. Ah, la Pal-lanuoto è complicata.

Pro Recco - Camogli 1958: “Giocavo a centro boa. Subii 17 falli consecutivi. Al diciottesi-mo fischio pensai: finalmente l’arbitro ha espulso il mio av-versario. Macché, aveva caccia-to me” cit. Eraldo Pizzo.

Andrea Ricciardo

Allenatore PN Bereguardo

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Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE Pagina 7

Continua dalla pagina 1 …...in tutto il mondo, ma che

da noi in Italia è ancora triste-mente ed incomprensibilmente sconosciuta.

I suoi benefici sono legati principalmente dalle proprietà fisiche differenti che esistono immergendosi in un fluido.

Innanzitutto la ridotta gravità che consente alle articolazioni di DIASTATIZZARSI ossia alleggerire il loro carico e per-ciò riducendo la sintomatologia infiammatoria e dolorosa.

Inoltre grazie alle presenza del liquido, che ci avvolge comple-tamente, viene favorito il ritorno venoso, perciò un maggior recu-pero di sostanze tossiche che in presenza di uno stato infiamma-torio " intasano " le articolazio-ni.

Altre proprietà fisiche dei fluidi ci consentono un lavoro facilitato in un senso, ma con una serie di resistenze che ci

complicano l'esecuzione degli esercizi e con essi il migliora-mento del tono e trofismo mu-scolare.

Inoltre il fatto di essere quasi come " mamma ci ha fatti " può inibirci inizialmente, perché magari non abbiamo un buon rapporto col nostro corpo, ma in un secondo momento saremo felici della scelta fatta. Questa nudità, infatti, ci consente di riscoprire il nostro corpo sotto una forma nuova, grazie all'esal-tazione della propriocezione. E che cose la propriocezione? La conoscenza del nostro corpo in relazione al mondo è resa possibile dai sensori che sono nella cute e muscoli. Questi ormai fanno fatica a comunicare al cervello, perché gli indumenti da una parte ed una vita sempre meno attiva dall'altra, ci portano a rendere dormienti.

Perciò il consiglio è quello di tuffarsi e provare un nuovo mo-do di lavorare per recuperare

problemi articolari, muscolari, problemi di tipo neurologico esistenti alla nascita o soprag-giunti in un secondo momento.

ANCHE PER CHI NON SA NUOTARE!!!!

Infatti la maggior parte degli esercizi sono fatti deambulando in acqua, solo con la pratica si inseriranno esercizi in sospen-sione attiva e passiva. E molti che hanno iniziato con la riedu-

cazione in acqua nonostante la paura della stessa se ne sono dopo innamorati e hanno voluto imparare anche a nuotare.

Perciò chiedete informazioni

presso la piscina di Bereguar-do ......

Cosa stai aspettando????

Davide Gritti

Page 8: Anno 1 Numero 2 Marzo Aprile 2016 Periodico di ...azzurranuotosportmagazine.weebly.com/uploads/1/3/0/5/...sempre ammesso di considerare Roger Federer come il faro-guida del tennis

Pagina 8 Marzo-Aprile 2016 - AZZURRA NUOTO SPORT MAGAZINE

1° VALUTARE LE TUE CA-PACITA’ NATATORIE

Saper nuotare significa spo-starsi in acqua con il miglior rendimento possibile e riuscire a sostenersi con facilità, in acqua alta, rimanendo in un determina-to punto. Significa inoltre saper eseguire correttamente la respi-razione e cioè: inspirazione con la bocca fuori ed espirazione

con il viso in acqua facendo le classiche bollicine. Chi rimane a galla e si sposta in acqua sempre con la testa fuori dell’acqua (per incapacità di fare la corretta respirazione) è un “potenziale annegato”.

2° MAI DA SOLI IN ACQUA

In acque libere (spiagge o trat-ti di mare non sorvegliati) rima-nere sempre in gruppo. Se si è in acqua da soli basta un cram-

po, una paura improvvisa, una perdita di coscienza o un trauma anche leggero per rischiare la vita.

3° ATTENZIONE AL FRED-DO E AL SALTO TERMICO

La differenza di temperatura tra il corpo umano (37°) e l’ac-qua del mare (18° - 27°) provo-ca una reazione tanto maggiore quanto più l’acqua è fredda e l’entrata è brusca. Quindi, dopo

l’esposizione al sole o comun-que quando si è troppo accalda-ti, è necessario entrare in acqua gradualmente al fine di evitare lo shock termico. Pericolo: idro-cuzione (sincope riflessa).

4° NON ENTRARE IN AC-QUA SE NON TI SENTI IN PERFETTE CONDIZIONI FISICHE

5° NON ENTRARE IN AC-QUA SE NON SONO PASSA-TE ALMENO TRE ORE DA UN PASTO COMPLETO E DUE DA UNO SPUNTINO.

6° MAI BERE ACQUA O BIBITE GHIACCIATE PRI-MA DI ENTRARE IN ACQUA

7° NON ENTRARE IN AC-QUA SE LE CONDIZIONI METEOMARINE SONO DIF-FICILI

Fare gli eroi per farsi vedere dagli amici che si è in grado di

nuotare anche con il mare mos-so o con il maltempo può causa-re gravi pericoli.

8° NON FORZARE MAI LE TUE PRESTAZIONI

Valutare sempre le proprie capacità. Mai spingersi al largo

nel tentativo di raggiungere un’imbarcazione o una boa se non si è dei validi nuotatori. Nuotare al largo è pericoloso e in caso di crampi rimanere tran-

quilli e mettersi sul dorso spo-standosi solo con le braccia.

9° FAI ATTENZIONE A DOVE TI TUFFI

Se vi tuffate dagli scogli è importante controllare sempre la profondità del tratto di mare

scelto per i tuffi che deve essere libero.

10° ATTENTI ALLE APNEE E MAI IPERVENTILARE

L’apnea, anche se fatta per gioco e in poca profondità, è pericolosa e dev’essere sempre seguita a vista da qualcuno in grado di intervenire in caso di malore. Nell’apnea è assoluta-mente bandita l’iperventilazione (atti respiratori rapidi e veloci) poiché tale pratica può portare alla sincope, mentre è consiglia-

to fare delle respirazioni lente e profonde per attuare un buon rilassamento psicofisico pre-immersione. Al primo bisogno di respirare inizia subito la risa-lita. Utilizzate nelle uscite al mare il pallone segnasub.

Articoli di: Michele Agosta, Giulia Coppi Alice Demartini, Edoardo Mazzocchi, Andrea Ricciardo, Federico Cazzani Antonella Simoni, Davide Gritti piscinabereguardo.weebly.com facebook.com/piascinaazzurranuotobereguardo [email protected]