ANNIBALE SULLE ALPI

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ANNIBALE SULLE ALPI Author(s): Franca Landucci Gattinoni Source: Aevum, Anno 58, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1984), pp. 38-44 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20857803 . Accessed: 15/06/2014 09:03 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.73.34 on Sun, 15 Jun 2014 09:04:00 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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ANNIBALE SULLE ALPIAuthor(s): Franca Landucci GattinoniSource: Aevum, Anno 58, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1984), pp. 38-44Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20857803 .

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ANNIBALE SULLE ALPI

II problema storico-topografico delPitinerario seguito da Annibale per attraversare le Alpi all'inizio dell'autunno del 218 a.C. e uno dei piu controversi della storia romana

poiche le nostre due fonti principali, Polibio1 e Livio 2, sono di difficile interpretazione e talvolta in contrasto tra loro cosi da autorizzare ipotesi ambigue e contraddittorie 3.

Credo che queste stesse fonti deb b a no essere analizzate con estrema attenzione

alia luce anche di elementi topografici e strategici, rilevabili dalla conformazione fisica dei territori interessati al passaggio di Annibale, per cercare di ricostruire Fitine rario seguito dal generale cartaginese superando le contraddizioni presenti nelle nostre due fonti storiografiche.

a) Polibio III 47-56.

II testo polibiano e considerato dai moderni un'elaborazione di fonti diverse, sia

filo-puniche, come Sileno di Caleatte e Sosilo di Sparta, sia filo-romane, come Fabio Pittore 4.

Lo storico greco sottohnea, nei cap. 47 e 48, le contraddizioni, gli errori e le esage razioni degli storici che lo avevano preceduto, esaltando la superiority del suo metodo di lavoro che lo aveva indotto a ricercare le testimonianze di chi aveva partecipato agli awenimenti e a recarsi di persona sulle Alpi per ritrovare le tracce del passaggio di

Annibale.

E, dunque,lo stesso Polibio a confermarci che il suo racconto e il frutto di un'atten ta e critica rielaborazione di fonti diverse, in base alia quale egli deve aver ehminato molti particolari da lui considerati semplici frutti della fantasia dei suoi predecessori; alcuni di questi particolari possiamo invece ritrovarli in Livio, che, piu di Polibio, era sensibile agli aspetti aneddotici degli awenimenti narrati: vediamo, infatti, che lo storico latino, parlando della discesa di Annibale lungo il versante italiano delle Alpi, in un contesto analogo a quello polibiano 5, insiste sulla decisione, apparentemente incredihile, di Annibale di sciogliere una ? roccia ? che intralciava il cammino con del Faceto bollente 6, mentre Polibio parla del superamento di questa difficolta senza ac cennare a questo strano stratagemma, che rientra probabilmente nelle esagerazioni da lui denunciate. All'inizio del cap. 47 Polibio ci da una precis a indicazione sul per

1 Pol. Ill, 47-56. 2 Liv. XXI, 30-38. 3 Cfr. R. Dion, La voie Heracleenne et Vitiniraire d'Hannibal, in Hommages a A. Grenier, ? Latomus ?,

VIII, Bruxelles 1962, pp. 527-543, e M. Sobdi, Ellenocentrismo e filobarbarismo nelVexcursus gallico di

Timagene, in CISA, vol. VI, Milano 1979, pp. 49-54 e, ora, in Aufstieg und Niedergang der Romischen

Welt, Berlin-New York 1982, pp. 775 ss. 4 Cfr., ad. es., G. Giannelli, Trattato di Storia romana, Bologna 1976, p. 299, e M. R. Giraud, La

geographie de Tite-Live, in Aufstieg und Niedergang..., cit., pp. 1204 ss. 5 Pol. Ill, 54, 1-2. 6 Lrv. XXI, 37,2.

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corso seguito dal generale cartaginese affermando che questi, dopo aver attraversato il Rodano, si allontano dalla zona costiera, in direzione delFEuropa centrale (ziq ty]V [xsaoyatav ty)<; Eup67T7)<;) 7: egli esclude cosi la possibility che Annibale puntasse direttamente verso le Alpi e, in particolare, verso il passo del Monginevro che e uno

dei piu meridionali della catena alpina e che allora costituiva la via piu normale per andare dalla Gallia Narbonense alia Cisalpina senza tener conto della via costiera, lungo la quale non ci sono passi alpini da attraversare 8.

La stranezza del percorso seguito da Annibale, rispetto alle consuetudini del tempo, e confermata dallo stupore che, secondo Polibio, invase il console Publio Cornelio

Scipione, padre dell'Africano, quando fu informato della direzione presa dal nemico9, tanto che rinuncio ad inseguirlo e preferi tornare in Italia, via mare, per attenderlo nella pianura Padana.

Marciando verso Nord, Annibale, dice Polibio 10, raggiunse in tre giorni un luogo chiamato Isola per la sua posizione alia confluenza del Rodano e dell'Isere, a una distanza di circa 90 chilometri dal punto in cui egli aveva attraversato il Rodano n. Risolta una questione dinastica tra due capi indigeni, con una scorta offertagli dal

vincitore, che egli aveva aiutato, Annibale, secondo Polibio, marcio per dieci giorni lungo un fiume, di cui non e citato il nome, prima di cominciare la salita delle Alpi12.

L'opinione oggi piu. diffusa 13 b che il fiume risalito da Annibale per ottocento

stadi, pari a circa 142 chilometri, fosse Plsere e non il Rodano perche dalle rive di

quest'ultimo non si puo cominciare Pascensione delle Alpi situate ben piu ad Est di tale corso d'acqua. I 142 chilometri lungo Plsere a partire daUa confluenza con il Rodano ci portano nella zona subito a Nord delFodierna Montmelian, dove Plsere riceve come affluente di sinistra PArc 14.

La successiva salita fino al passo alpino duro, secondo Polibio, otto giorni e al nono Annibale si accampo sul valico per due giorni15; Pascensione non fu, per6, con tinua e priva di soste perche per ben due volte il generale cartaginese dovette combat tere contro popolazioni ostili, riuscendo anche a conquistare una ? citta ? nemica 18.

E, quindi, ipotizzabile, che la distanza effettivamente coperta in questi otto giorni, non quantificata da Polibio, sia stata inferiore, e non di poco, ai 142 chilometri coperti nei dieci giorni precedenti, dato che la marcia avvenne in salita e fu disturbata da attacchi di genti ostili, mentre prima Pesercito cartaginese era avanzato in una zona

meno aspra e senza dover combattere, anzi protetto da una scorta indigena.

Polibio, da parte sua, oltre a non darci nessuna indicazione sulla distanza percorsa

7 Pol. Ill, 47, 1. 8 Per i motivi che in genere spingevano ad evitare la via costiera, cfr. R. Dion, La voie Heracleen

ne ..., cit., pp. 529-531. 9 Pol. Ill, 49, 1-2. 10 Ibid., 49, 5 ss. 11 Tutti gli studiosi moderni ritengono accettabile quest a prima parte delPitinerario descritta da

Polibio: cfr., ad es., G. De Sanctis, Storia dei Romani, vol. Ill, 2a ed., Firenze 1968, p. 68; A. Berthelot, Itineraire d'Hannibal a travers la Gaule, REA, XXXVII (1935), pp. 185-204; R. Dion, La voie Heracleen ne ..., cit., p. 536.

12 Pol. Ill, 50, 1: 'Awi^ac; o?ev y)(jtipai<; 8?xa 7uopeo&et<; Tuapo: t6v TCOTa^xov elq 6x

Taxocrfotx; (JTaSCou? ^p^axo Tr]q npbt; "AXrai<; dtva(3oX9j(;. 13 Cfr. R. Dion, La voie Heracleenne ..., cit., p. 536; M. Sordi, Ellenocentrismo e filobarbarismo ...,

cit., p. 49; contra A. Berthelot, Itineraire d'Hannibal..., cit., p. 200. 14 R. Dion, La voie Heracleenne..., cit., p. 536, pensa, invece, che il punto di arrivo dei 10 gg. di

marcia di Annibale lungo l'Isere sia da porre nelle vicinanze di Pont-charra-sur-Bre'da che, perd, dista solo circa 130 chilometri dalla confluenza tra il Rodano e PIsere.

15 Pol. Ill, 53,9. is Ibid., 50-51.

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negli otto giorni di marcia in salita, non fornisce elementi sicuri per identificare ne i

luoghi attraversati ne il passo alpino raggiunto da Annibale. In base al raceonto poli biano noi possiamo, quindi, affermare con certezza solo che il passo alpino scelto da Annibale deve trovarsi in una zona distante al massimo un centinaio di chilometri dalla confluenza dell'Arc con l'lsere. Partendo da questa confluenza ci si puo dirigere in effetti verso tre passi alpini: il colle del Moncenisio, il colle del Piccolo San Bernardo e il Col de la Seigne.

II colle del Moncenisio 17 dista circa 109 chilometri dalla base di partenza di Anni bale per Pascensione; il colle del Piccolo San Bernardo 18 ne dista, invece, circa 117, mentre il Col de la Seigne

19 ne dista meno di 100. Una volta accertato che il Col de la Seigne, dei tre, era il piu vicino da raggiungere

per Annibale, accampato alia confluenza dell'Arc con l'lsere, mi sembra opportuno

riprendere il testo di Polibio per vedere se la sua descrizione della discesa di Annibale verso l'ltalia fornisce elementi tali da facilitare una identificazione sicura di questo passo con quello attraversato in quel lontano settembre del 218 a.C. dal generate cartaginese.

Secondo Polibio 20, la discesa, iniziata dopo un discorso di incoraggiamento di Annibale ai suoi uomini, in una zona nella quale era gia caduta la prima neve, si inter

ruppe dinanzi a un terribile passaggio, dove la neve fresca era depositata su un nevaio dell'anno precedente, completamente ghiacciato

e impossible da attraversare se non

scivolandovi sopra 21.

Polibio sembra non renders! conto che la sua descrizione e in re alt a quella di un

ghiacciaio che in quel punto lambiva il sentiero percorso dai soldati di Annibale poiche in settembre nelle Alpi italiane gli unici nevai di grandi dimensioni sono appunto i

ghiacciai e, secondo i geografi 22, Punica valle alpina nella quale un ghiacciaio arriva a toccare il sentiero di fondovalle e la Val Veny che dal Col de la Seigne scende fino ad Entreves di Courmayeur, attraversata dal ghiacciaio del Miage. II Col de la Seigne e,

quindi, Punico dei tre valichi alpini verso i quali poteva dirigersi Annibale a partire dalla confluenza dell'Arc con l'lsere che disti da questo stesso punto meno di 100 chilometri e che sbocchi, sul versante italiano, in un sentiero di fondovalle lambito da un ghiacciaio. Proseguendo, poi, da Entreves di Courmayeur lungo la Dora Baltea si arriva alia pianura Padana vicino all'odierna Ivrea, al confine della zona abitata

dagli Insubri che, secondo Polibio 23, furono il primo popolo, degno di nota, incontrato da Annibale che, attraversando il loro territorio, giunse fino al Ticino dove in ottobre combatte per la prima volta contro un esercito romano in Italia.

Mi sembra, quindi, che il testo polibiano autorizzi l'ipotesi che Annibale abbia

seguito questo itinerario per giungere dalle foci del Rodano fino alia pianura Padana: Pont-St. Esprit

- Isola (90 chilometri circa), Isola - Montmelian (142 chilometri circa), Montmelian - Col de la Seigne (95 chilometri circa), Col de la Seigne

- Pianura Padana

(50 chilometri circa).

i*7 Questo valico e il preferito della scuola francese: cfr. anche per la bibliografia precedente, R. Dion, La voie Heracleenne..., cit., pp. 540-543.

18 Cfr. W. W. Hyde, Roman Alpine route, Philadelphia 1935, p. 37. 19 Ignorato, finora, da tutti gli studiosi. 20 Pol. Ill, 54, 1-2. 21 Ibid., 55, 1-5. 22 Cfr., ad es., R. Wellien, Nuova guida della Valle d'Aosta, Torino 1969, p. 266. 23 Pol. Ill, 56,3.

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b) Livio XXI, 31-38.

Se la narrazione di Polibio, pur mancando, specie nell'ultima parte, di indicazioni

topografiche precise, non presenta contraddizioni e incongruenze al suo interno, non

altrettanto pud dirsi del testo liviano che, a partire dal par. 10 del cap. 31, non solo si distacca dal racconto polibiano, ma descrive un itinerario di difficile, se non impossi ble, comprensione.

Livio, infatti, concorda perfettamente con Polibio nel seguire il cammino percorso da Annibale fino alia cosiddetta Isola, posta alia confluenza tra il Rodano e PIsere. dove il generate cartaginese fece da arbitro in questioni intestine sorte tra gli Allo

brogi, la poplazione celtica li residente. Poi, pero, Livio non accenna affatto alia marcia di dieci giorni lungo un fiume, da identificare con PIsere, descritta, invece, con abbon danza di particolari da Polibio 24, ma al cap. 31, par. 10, afferma: ? Sedatis Hannibal certaminibus Allobrogum, cum iam Alpes peteret, non recta regione iter instituit sed

ad laevam in Tricastinos flexit; inde per extremam oram Vocontiorum agri tendit in

Tricorios, haud usquam impedita via priusquam ad Druentiam flumen pervenit?. Gia il Sontheimer 25, seguito oggi dalla Sordi 26, aveva ipotizzato che Livio avesse

qui operato un cambio di fonte e si fosse servito dello stesso autore piu tardi usato da Ammiano Marcellino, nel suo excursus sulla Gallia21.

Al di la della ricerca delPidentita di questa seconda fonte di Livio, che oggi la Sordi tende ad identificare con Timagene 28, mi preme qui sottolineare che se Livio ha qui combinato due fonti estranee tra di loro, si b trovato nella necessita di adattare l'una alPaltra, creando cosi un itinerario di Annibale privo di coerenza e credibility.

Anche il Dion 29 ha notato che l'itinerario proposto dallo storico latino risulta del tutto incomprensibile quando si distacca dal testo polibiano: infatti Livio, prima affer ma che Annibale si volse verso sinistra (? ad laevam ?), il che presuppone, dalFIsola, una direzione Nord/Nord-Est, poi sostiene che, attraverso vari territori, arrivo ? ad

Druentiam flumen ?, che, corrispondendo all'odierna Durance, si trova in direzione

Sud/Sud-Est dalFIsola stessa, cioe dalla parte opposta rispetto alia svolta a sinistra citata in precedenza 30. Secondo il Dion 31, Livio ha cercato, creando un itinerario

inesistente, di far ritornare Annibale nelle vicinanze del Monginevro, il passo alpino cui si arriva risalendo il cor so della Durance e che era quello allora piu comunemente usato, ma non ha notato che, se Annibale si fosse diretto nuovamente verso il Mongi nevro, dopo essere arrivato fino all'Isola, si sarebbe riavvicinato, e non di poco, al mare,

in contrasto con la sua decisione, gia citata dallo stesso Livio 32, di allontanarsi il piu possibile dalla costa per non rischiare di incontrare truppe romane con le quali non

voleva combattere prima di giungere in Italia. Dal cap. 33 al 37 Livio concorda di nuovo con il racconto di Polibio nella descrizio

24 Ibid., 50,1. 25 W. Sontheimeb, Der Excurs iifter Gdllien bei Ammianus Marcellinus, ? Klio ?, XX (1925), p. 28. 26 M. Sordi, Ellenocentrismo e filobarbarismo..., cit., p. 50. 27 Amm. XV, 10,11: ? Hannibal... Taurinis ducentibus accolis, per Tricastinos et oram Vocontiorum

extremam ad saltus Tricorios venit?. 28 M. Sordi, Ellenocentrismo e filobarbarismo..., cit., p. 52. 29 R. Dion, La voie Heracleenne..., cit., p. 542. 3? II Bourgery (A. Bourgery, TiteLive et le passage des Alpes par Hannibal, ? Revue de Philologie ?,

XII (1938), pp. 120-132) sostiene addirittura che la descrizione data da Livio del flume che egli chiama Druentia non h compatibile con la realta fisica della Durance, e per questo non e disposto a dare a Livio molta credibility sull'episodio in questione.

31 R. Dion, La voie Heracleenne. .., cit., p. 542. 32 Liv. XXI, 31, 2-3.

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ne della ascesa verso il passo aJpino, che anch'egli non nomina, e della discesa lungo il versante italiano, compreso l'incontro con un ghiacciaio che giungeva fino al sentiero

di fondovalle. Anche Livio, come gia PoHbio, non sembra riconoscere il ghiacciaio, che chiama

genericamente ?rupe ?, ma, come ho gia accennato, descrivendo il passaggio delle

truppe cartaginesi, afferma al cap. 37, par. 2: ?milites. . .struem ingentem legnornm faciunt eamque..

. succendunt ardentiaque saxa infuso aceto putrefaciunt?; affer

mazione che e credibile solo in presenza di un ghiacciaio, la cui massa poteva essere

modificata dal calore, mentre risulta del tutto fantasiosa (come infatti ha pensato Polibio che non accenna al particolare dell'aceto bollente) se riferita a una grande ? rupe ?, che non si sarebbe certo sciolta a contatto con un qualsiasi liquido bollente.

II racconto di Livio, coerente con quello polibiano, ma piu ricco di particolari ? fanta siosi ?, ci dimostra che la fonte di Livio, da identificare forse con Celio Antipatro, citato nel capitolo successivo, doveva avere conservato tutti quegli elementi considerati

improbabili da Polibio che li ha eliminati dalla sua narrazione, dopo aver stigmatizzato, al cap. 47 del terzo libro, gli storici contemporanei agli avvenimenti che li avevano utilizzati nelle loro opere 33.

In effetti Celio Antipatro, vissuto in epoca graccana e autore di una monografia sulla seconda guerra punica, di cui restano pochi frammenti, si era probabilmente servito, come lo stesso Polibio, oltre che di fonti annalistiche, anche di fonti filo

cartaginesi in greco e, in particolare, delTopera di Sileno di Caleatte, che, avendo seguito personalmente la spedizione annibalica 34, doveva essere molto ben documentato sulle

difficolta incontrate dai Cartaginesi. Nel cap. 38, invece, Livio, dopo aver cercato di stabilire il numero dei soldati al

seguito di Annibale, afferma che il primo popolo incontrato da Annibale ai piedi delle

Alpi italiane fu quello dei Taurini, e, sempre secondo Livio, tale affermazione era condivisa da tutte le altre fonti 35.

Se cio fosse vero si dovrebbe identificare il passo alpino attraversato da Annibale

con uno di quelli che sboccano nella Val di Susa e, quindi, nel territorio dei Taurini 36: il colle del Monginevro, il colle del Moncenisio o il Col du Clapier; Livio, infatti, basan dosi su questa teoria, esclude che Annibale possa essersi servito di due passi alpini che portavano tra i Salassi, cioe nelPodierna Valle d'Aosta e che egli stesso nomina:

lo ?iugum Poeninum ? e il ? Cremonis iugum ? sulla cui localizzazione torneremo piu

tardi 37. Ma la lettura del testo di Polibio contraddice apertamente la sicurezza di Livio sulla unanimita degli storici a proposito dell'arrivo di Annibale tra i Taurini, poiche egli dice che il generale cartaginese giunse, nella pianura Padana, nel territorio degli Insubri 38. L'itinerario proposto da Livio, che pone il passaggio delle Alpi da parte di Annibale all'altezza della Val di Susa, e, dunque, inficiato da due contraddizioni,

33 Di questa stessa opinione M. R. Giraud, La geographic . . ., cit., p. 1204, che, perd, non accenna

alia presenza di una seconda fonte nel testo liviano. 34 H. Peter, Historicorum Romanorum Reliquiae, Lipsiae 1914, Coelius T 5. 35 Liv. XXI, 38, 6: ? Taurini Galli proxima gens erat in Italiam degresso (sc. Hannibali). Id cum

inter omnes constet, eo magis miror ambigi quanam Alpes transient?. 36 Cfr. R. Dion, La voie Heracleenne. .. , cit., pp. 531-532. 37 Liv. XXI, 38, 6-7. 38 Pol. Ill, 56, 3: TsXo<;... 7roiY)tfafAevo<; tt)v Bk t&v "AX7re<ov uTreppoXrjv y)filpai<; SexarclvTe,

xaxyjpe toa(jnr)pco? sic, toc 7uepl t6v IlaSov 7ueSta xal to t&v 'Ivt^ppcov e<9-vo<;. L'affermazione di Polibio mi sembra priva di ambiguita come dimostra la Sordi (M. Sordi, Ellenocentrismo e filobarbari smo ..., cit., p. 50, n. 23) ipotizzando che Strabone, IV, 6, 12, 209, nell'elencare i valichi alpini in base al testo polibiano, abbia interpolato Pinciso 7]v 'Avvi(3a<; $l7)Xt>sv, riferito al Monginevro.

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ANNIBALE SULLE ALPI 43

una interna ed una esterna allo stesso racconto liviano, che ne riducono drasticamente

la credibility 39:

1) la combinazione di due fonti diverse Puna dalFaltra rende inspiegabili i movimenti delle truppe cartaginesi che, giunte all'altezza delFIsola posta tra il Rodano e FIsere, improvvisamente sembrano tornare indietro, attraversando luoghi la cui

identificazione in una realta fisica precisa appare molto problematica;

2) il confronto con il testo di Polibio, che contraddice il passo di Livio sulla

pretesa unanimita delle fonti riguardo alia discesa di Annibale tra i Taurini, vanifica il tentativo liviano di eliminare dalla rosa dei possibili passi alpini attraversati dai

Cartaginesi quelli valdostani.

Non si puo, quindi, escludere Fipotesi che Annibale, per giungere in Italia, abbia attraversato uno dei passi alpini dell'odierna Valle d'Aosta, ipotesi che si adattava

perfettamente, come abbiamo gia visto, al racconto di Polibio, in base al quale avevamo

identificato, con relativa sicurezza, il passo alpino scelto da Annibale con il Col de la Seigne.

Anche Livio conosce, e nomina, due passi della Valle d'Aosta e poiche abbiamo dimostrato infondata la ragione per la quale egli li aveva esclusi dalle possibili scelte di Annibale, mi sembra opportuno tornare al passo liviano in questione per identificare i valichi alpini citati dallo storico romano: lo ?iugum Poeninum? e il ?Cremonis

iugum ?. Lo ?iugum Poeninum ? b sicuramente il Gran San Bernardo che in tutte le nostre fonti, storiche e geografiche, b cosi chiamato; ma questo valico alpino b da eliminare dalle nostre ipotesi per la sua posizione, spostata troppo a Nord-Ovest,

perche Annibale potesse giungervi nei tempi di marcia concordemente accettati dalle nostre fonti. Risulta molto piii problematica Fidentificazione del ? Cremonis iugum ?

che, secondo Livio, era indicato da Celio Antipatro come la via del passaggio di Anni bale. La sua citazione del ? Cremonis iugum

? b un unicum nella letteratura latina e,

esaminata a livello morfologico, appare costituita dal nome neutro della II decli

nazione, iugum, e da un genitivo singolare di un nome proprio della III declinazione non altrimenti conosciuto: b forse ipotizzabile che Celio si sia limitato a trascrivere in latino il nome del passo alpino che aveva trovato nella sua fonte greea, dob nel

Fopera di uno di quegli storici al seguito di Annibale, informati sulla toponomastica locale dalle guide indigene utilizzate dal generate cartaginese40.

L'origine indigena, e non altrimenti nota, del toponimo ?Cremonis iugum? sembra escludere Fidentificazione del valico citato da Celio Antipatro con il Piccolo San Bernardo, ben conosciuto dai Romani con il nome di Alpis Graia, dalla diversa

origine etimologica. Resta dunque il problema di quale valico si nasconda sotto il nome ricordato da Celio e, per identificarlo, si puo tentare una ricerca toponomastica nella zona alpina della Valle d'Aosta per vedere se e dove siano soprawissuti toponimi con la radice Crem-, la cui origine celtica appare certa ai glottologi 41. Legati a questa radice sembrano il toponimo patois Cremeyeu, usato ancora oggi dagli abitanti della Valle d'Aosta per indicare la localita di Courmayeur e queDo del monte che sovrasta la stessa localita: mont Crammont. Se e, dunque, ipotizzabile che il ? Cremonis iugum ?

39 A. Bourgery, Tite-Live el le passage.. ., cit., pp. 131-132. 40 Pol. Ill, 48, 11. 41 E. Forcellini, Lexicon totius latinitatis. V, Onomasticon, Padova 1940, pp. 430-432, s.v. Cremona

e Cremonis iugum; A. Gros, Dictionnaire etymologique des noms de lieu de la Savoie, Belley 1935, p. 190.

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44 F. LANDUCCI GATTINONI

citato da Celio si trovasse proprio nella zona di Courmayeur, dove e testimoniato

Fuso della radice indigena Crera-, deve essere identificato con il Col de la Seigne che, unico, collega direttamente la Francia con questa medesima zona42.

La conclusione cui siamo appena giunti trova conferme anehe dal punto di vista

strategico: infatti risponde al desiderio di Annibale di aJlontanarsi quanto piii possibile dal mare per evitare incontri con i Romani prima dell'arrivo in Italia 43. Essa, inoltre, e coerente con il prosieguo degli avvenimenti che videro svolgersi prima la battagha del Ticino e poi quella della Trebbia, negli ultimi mesi del 218 a.C. 44: infatti Annibale, giungendo dalla Valle d'Aosta nella pianura Padana, si sarebbe trovato a poche decine di chilometri dal Ticino e dalla confluenza di questi con il Po, che egli doveva attra versare per scendere verso gli Appennini. La battagha del Ticino risulta, invece, del tutto incomprensibile nell'ipotesi che Annibale sia sceso in Italia attraverso la Val di Susa, poiche in questo caso la direttrice verso gli Appennini passa subito a sud del

Po, attraverso le zone delle odierne citta di Chivasso e di Alessandria, per giungere direttamente alia Trebbia, come del resto mostra chiaramente anche l'odierno sistema

viario italiano.

A conclusione della mia ricerca mi sembra che Pidentificazione del passo alpino scelto da Annibale con il Col de la Seigne si sia dimostrata perfettamente compatibile con il testo di Polibio, con la toponomastica della Valle d'Aosta e con le successive scelte strategiche di Annibale, mentre le discrepanze con il testo di Livio sono dovute alle contraddizioni e alle incongruenze interne al racconto dello storico patavino.

Franca Landucci Gattinoni

42 Mi si potrebbe obbiettare che dal Col de la Seigne non si gode cpiella panoramica visione della pia nura padana sulla quale insiste soprattutto Livio, ma non h da escludere che Livio abbia semplicemente inserito nel suo racconto un T07ro^ retorico, come sostiene il Garzetti (A. Garzetti, Introduzione alia Storia Romania, Milano 1966, p. 58), senza alcun riferimento a una precisa realta geografica.

43 Liv. XXI, 31, 2-3. 44 Cfr. Lrv. XXI, 45, 48; Pol. Ill, 64, 68.

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