Angri 80

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Via Don Minzoni, 19/23 Angri Tel./Fax : 081.946439 e-mail: [email protected] sito web: www.puccisas.com LISTE NOZZE Via Dei Goti, 122 Tel. 081. 948537 www. ceramichedacunzo.it Pavimenti Rivestimenti Arredo Bagno Parquet Camini Cucine Pavimenti Rivestimenti Arredo Bagno Parquet Camini Cucine EURO 1,00 - MENSILE INDIPENDENTE A CURA DEL CENTRO INIZIATIVE CULTURALI - ANNO XXIX - Nº 5 - 20 MAGGIO 2011 Via Dei Goti, 122 Tel. 081. 948537 [email protected] Intervista di Luigi D’Antuono e Bartolo Mainardi a pagina 5 servizio a pag. 2 Memoria a pag. 8 Servizio a pag. 10 Servizio a pagina 6 Intervista con il nuovo Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice “Mi impegnerò per una Chiesa unita, vicina alla vita della gente” Il suo impegno pastorale sarà nello stile del Vangelo: chiarezza, semplicità e fiducia nell’uomo, per poter realizzare il cristianesimo “postconciliare”, basato sui valori di accoglienza, apertura, fraternità, rispetto e dialogo con tutti. Intervista con l’architetto Salvatore Orlando sul Piano Urbanistico Comunale “Un Centro polivalente nelle ex Mcm, per rilanciare il paese”. Intervista con l’assessore Giacomo Sorrentino sulle polemiche e le proteste causate dalla zona a traffico limitato in via Amendola e in via Incoronati. «È nostra intenzione di allargare la Ztl a tutto il centro storico». ‘A Tibona, la Violette angrese Solleticato dall’articolo sullo stato di abbandono della villa liberty di corso V. Emanuele, Costantino Scudieri, con la collaborazione di Giovanni Savi, suo coetaneo, ha ricostruito la storia della donna che nell’anteguerra fece costruire il signorile immobile, oggi sotto il vincolo della Soprintendenza. Figaro? Sono io! Intervista con Barbara Mauriello, una giovane donna che, nel salone Gio Style, taglia i capelli alle donne ma… fa anche barba e capelli agli uomini!

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Angri 80, notizie angresi

Transcript of Angri 80

Page 1: Angri 80

Via Don Minzoni, 19/23 Angri Tel./Fax : 081.946439

e-mail: [email protected] web: www.puccisas.com

L I S T E N O Z Z E

Via Dei Goti, 122Tel. 081. 948537

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Euro 1,00 - MEnsilE indipEndEntE a cura dEl cEntro iniziativE culturali - Anno XXiX - nº 5 - 20 Maggio 2011

Servizio a pag. 2

Via Dei Goti, 122Tel. 081. 948537

[email protected]

Intervista di Luigi D’Antuono e Bartolo Mainardi a pagina 5

servizio a pag. 2

Memoria a pag. 8

Servizio a pag. 10Servizio a pagina 6

Intervista con il nuovo Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice

“Mi impegnerò per una Chiesa unita, vicina alla vita della gente”

Il suo impegno pastorale sarà nello stile del Vangelo: chiarezza, semplicità e fiducia nell’uomo, per poter realizzare

il cristianesimo “postconciliare”, basato sui valori di accoglienza, apertura, fraternità, rispetto e dialogo con tutti.

Intervista con l’architetto Salvatore

Orlando sul Piano Urbanistico Comunale

“Un Centro polivalente

nelle ex Mcm,

per rilanciare il paese”.

Intervista con l’assessore

Giacomo Sorrentino sulle polemiche

e le proteste causate dalla zona a

traffico limitato in via Amendola e in via Incoronati.

«è nostra intenzione

di allargare la Ztl a tutto il centro

storico».

‘A Tibona,

la Violette angrese

Solleticato dall’articolo sullo

stato di abbandono della villa liberty

di corso V. Emanuele,

Costantino Scudieri, con la collaborazione

di Giovanni Savi, suo coetaneo, ha

ricostruito la storia della donna

che nell’anteguerra fece costruire il

signorile immobile, oggi sotto

il vincolo della Soprintendenza.

Figaro? Sono io!

Intervista con Barbara Mauriello, una giovane donna che, nel salone

Gio Style, taglia i capelli alle donne

ma… fa anche barba e capelli agli uomini!

Page 2: Angri 80

2Maggio 2011

Appartamenti, box, garage, cave, alberghi, ter-reni e ville: è questo il patrimonio della camor-ra ora affidato alla Prefettura di Salerno e, in

parte, gestito da Comuni ed associazioni

AttuAlità

Contraddizioni angresi 2

Sul numero di aprile 2011 di ANGRI ’80 abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Contraddizioni angresi”, che è piaciuto molto ai nostri concitta-dini. Visto che le contraddizioni ad Angri non mancano, abbiamo deciso di continuare (confidando, anche, nella collaborazione dei nostri lettori), ma con l’auspicio di chiudere al più presto la rubrica per intervenuta mancanza di… contraddizioni.

VECCHI SInDACI: DA BUTTARE o DA ConSULTARE?I nostri lettori ricorderanno l’efficace slogan elettorale di Pasquale Mauri: “Si

cambia davvero”, che si rifaceva a quello di Giampaolo Mazzola (“Finalmente si cambia”) con il chiaro intento di veicolare un messaggio di svolta radicale rispetto al passato; l’allora aspirante Sindaco fu ancora più esplicito durante il comizio con l’on. Casini: “Voglio un’Amministrazione con la testa sulle spalle”, da cui si traeva la logica conclusione che quelle precedenti erano state guidate da Sindaci senza testa.

Dopo le elezioni stessa musica: “…Per lunghi anni Angri ha navigato come un vascello fantasma, con una ciurma di bucanieri che attendevano il nulla per andare all’arrembaggio. Oggi… Angri ha trovato il suo capitano che deve condurla dal mondo irreale al reale, dalla follia alla ragione” (Pasquale Mauri su AnGRI ’80, sett. 2010); “Stiamo ricostruendo questa città dalle macerie lasciate dagli altri!”( Ass. Giacomo Sorrentino su AnGRI ’80, febb. 2011).

Con queste premesse il Sindaco non avrebbe potuto e dovuto bere insieme agli ex Sindaci (politicamente parlando) neppure un caffè; invece, che succede nella seduta di Consiglio comunale del 28 marzo u.s.? Il dott. Mauri (sì, proprio lui) propone di istituire una Consulta destinata a collaborare direttamente con lui e composta, indovinate un po’, dagli ex Sindaci di Angri!

TUTTI PER Uno o… Uno PER TUTTI?In polemica con l’opposizione di destra, il Sindaco Mauri durante il Consiglio

Comunale del 24 settembre 2010 dichiarava: “…. all’interno della mia Giunta ogni qualvolta un assessore porta le proposte le discutiamo e tutti i provvedimenti sono adottati all’unanimità, perché discutiamo dei problemi e alla fine prendiamo decisioni condivise da tutti…..”.

Conoscendo il Sindaco, mi riesce difficile crederci; in particolare, sembra che ciò non sia avvenuto (stando alle giustificazioni ufficiose di qualche assessore) in occasione dell’annullamento del bando di concorso per Comandante dei Vigili Urbani e, di certo, non è avvenuto nella seduta di Giunta del 16 dicembre 2010 allorché è stato approvato il Piano di dimensionamento scolastico, il cui successivo congelamento ha portato alle dimissioni di Caterina Barba: infatti, se, nell’oc-casione, ci fosse stata un minimo di discussione, penso che la prima domanda che Sindaco e colleghi assessori le avrebbero rivolto sarebbe stata quella relativa all’avvenuta, o meno, concertazione con i dirigenti scolastici.

ConCERTARE o non ConCERTARE?A proposito di Caterina Barba, su cui è stata scaricata la colpa della mancata

preventiva concertazione con i dirigenti scolastici, non ho capito perché non ab-bia ricordato al Sindaco che, di fatto, lui il metodo concertativo non l’aveva mai applicato fino ad allora. Anzi!

Per informazioni in merito rivolgersi ai commercianti di Via Amendola e Via Incoronati……

ZTL: PERSEGUITATI E ABBAnDonATI?A proposito di commercianti della ZTL, non comprendo come, in presenza

di questa ferita ancora aperta, i loro dirigenti sindacali, vecchi e nuovi, possano pensare di sottoscrivere (prima di aver chiuso questa lunga e spinosa vertenza) protocolli d’intesa con chi oggettivamente e ingiustificatamente perseguita dei loro colleghi.

Il principio della mutualità e della solidarietà è alla base di ogni associazione, qualunque sia la sua missione; dimenticarselo non paga, anche perché chi dà forza e legittimazione al sindacato sono gli iscritti, non certo la controparte!

UnA ConTRADDIZIonE AnCHE PER AnGRI ‘80?Un attento lettore, incontrato qualche giorno fa in edicola, ha rimproverato

AnGRI ’80 di essere a volte contraddittorio: “Ma come, sull’altro numero, con due articoli, avete duramente attaccato il Sindaco per come aveva organizzato la Cena di beneficenza nel Castello Doria e… preso in giro chi vi aveva partecipato; poi, sull’ultimo numero, pubblicate l’articolo di una insegnante di religione che tesse lodi sperticate per l’iniziativa ed elogia tutti, proprio tutti?”.

La mia risposta è stata: “A prescindere dal fatto che il direttore ha premesso a quell’articolo il classico Riceviamo e pubblichiamo, per far intendere che si trattava di un contributo extra redazionale, dovresti sapere che il nostro slogan è da sempre “AnGRI ’80, il mensile degli Angresi”! E noi siamo coerenti, per cui ben volentieri ospitiamo e, anzi, ricerchiamo i contributi dei nostri concittadini, anche di quelli che la pensano diversamente da noi”.

SPeCChio dei TeMPi di Luigi D’Antuono

Salvatore Or-lando, archi-tetto, mem-

bro della consulta comunale in seno alla quale si evi-denzieranno le li-nee guida del Piano urbanistico comu-nale. Già redattore, agli inizi degli anni ottanta, del Piano di recupero di via Ardinghi, via Fon-tanella, via Giudici e via Risi.

Il Puc è il vec-chio Piano regola-tore generale?

Si. È uno stru-mento che consen-te di immaginare e programmare lo sviluppo economi-co, politico, sociale ed urbanistico del territorio comunale. Un’assunzione di gran-de responsabilità per chi amministra. Impone vincoli ed ha una durata decennale. In pratica, quanto si decide oggi impegna la nostra co-munità fino al 2021, salvo varianti in corso d’opera.

Cosa accadde negli anni ottanta?

Il Consiglio comuna-le approvò il piano di recupero che prevedeva la ristrutturazione e la riqualificazione urba-nistica del comparto indicato.

In particolare?La demolizione dei

vecchi fabbricati e la ri-costruzione delle stesse volumetrie, ricavando-ne più vani, con l’am-pliamento delle strade e l’adeguamento dei sottoservizi, delle aree verdi e dei parcheggi.

Il centro storico raso al suolo?

Eravamo nel dopo terremoto. C’erano fab-bricati fatiscenti, che non avevano alcun va-lore storico. Via Badia si sarebbe intersecata con via Dante Alighieri, con l’abbattimento di un edificio immediata-mente confinante con il piazzale della chiesa

di San Benedetto. Era previsto anche l’abbattimento del fabbricato Smal-done nei pressi del convento delle suore Battistine, con l’allungamento di piazza Annunziata.

Su via Giudici?Avevamo immaginato la creazione

di piccole aree verdi e parcheggi. Ma anche di percorsi pedonali che la col-legavano con via Nuove Cotoniere, il comparto dei cosiddetti quattro palazzi e, quindi, con via Cervinia e via Zurlo.

Perché il progetto non fu portato ad esecuzione?

Gli amministratori non ebbero il coraggio di andare oltre. Ci fu l’af-fermazione degli interessi particolari dei singoli proprietari. L’intervento sarebbe stato realizzato con i fondi della ricostruzione, che avrebbero anche assicurato la realizzazione di tutte le infrastrutture e la costruzio-ne di ulteriori vani, rispetto a quelli abbattuti, di cui sarebbe stato proprie-tario il Comune.

Allora le idee erano chiare. oggi, invece, si ha l’impressione di navigare a vista. oltre la pro-posta dell’Amministrazione non c’è altro. nonostante gli inviti a partecipare alla elaborazione del documento.

Per ora abbiamo le linee guida dell’Amministrazione, che ha optato per uno sviluppo articolato lungo due direttrici: il commercio ed il turismo.

Cosa manca?Una visione organica dello svilup-

po della città. Una rivisitazione della viabilità, con la realizzazione di una sorta di tangenziale, in grado di co-

niugare pedonalizzazione e mobilità. Il tutto grazie al recupero e alla con-giunzione delle strade esistenti.

Un esempio.Via Taurana può essere collegata

a via Santa Maria e, quindi, alla Est Vesuvio.

oltre la viabilità?C’è il recupero dei comparti di via

Ardinghi, Fontanella e dei Goti. Ci sono ancora zone degradate su cui è possibile intervenire con il Piano casa, ristrutturando e riqualificando. Lo stesso vale per via Di Mezzo.

E per le aree industriali dismesse o prossime alla dismissione?

Potrebbero accogliere le strutture sociali.

Tipo?Le cotoniere potrebbero essere

riconvertite, con un progetto di ristrutturazione, in un centro civico polivalente. Se ne recupererebbe il valore storico culturale.

Ristrutturare per ricavarne un centro civico polivalente? Senza abbattere?

Non sempre è necessario abbattere. I capannoni industriali, in genere, possono tranquillamente ospitare pa-lestre o piscine, campi di gioco, piste per il pattinaggio. Nelle cotoniere, in particolare, può essere allocato il centro civico polivalente, con bi-blioteche, sale congressi, auditorium, locali per le associazioni, aree verdi, cinema, teatro, centri di ricerca, spazi ludici e ricreativi, con parcheggi pertinenziali a queste realtà.

Se ne parla da almeno dieci anni. Invano.

Sono strutture assenti sul territorio; rappresentano momenti di aggre-

gazione e di confronto: elementi necessari allo sviluppo del commercio e del turismo.

Chi dovrebbe dirlo al proprietario?

L’Amministrazione comunale. Un intervento del genere è nell’interes-se della comunità.

La proprietà resta al signor Russo. Chi finanzia?

Ci sono varie formule di attuazione dell’inter-vento: privata, pubblica, mista, attraverso una so-cietà di trasformazione urbana, con un project financing.

Sembra una propo-sta da campagna elet-torale.

Non lo è. E ti spie-go perché, illustrandoti il senso della proposta

del centro polivalente nel-le cotoniere. Immagina il territorio comunale come un enorme tappeto pregia-to. Ora, questo tappeto ha, come dire, dei buchi e deve essere rammendato.

I buchi sono le aree in-dustriali cui ci riferivamo prima, non solo le cotoniere. Un intervento come quello descritto eliminerebbe i bu-chi e aumenterebbe il valore del tappeto.

Sembra facile.C’è un ulteriore dato,

spesso ignorato. Il territorio è una risorsa limitata. La riconversione dell’esistente, consente la conservazione delle zone incontaminate.

Un’utopia?No. È già accaduto altro-

ve. Ai magazzini generali del porto di Lisbona; ai grandi magazzini generali di Parigi; ai capannoni ed alle vecchie abitazioni nei pressi della stazione ferroviaria di Monaco di Baviera.

Immaginando e sognan-do abbiamo smarrito le direttrici indicate dall’am-ministrazione: il commer-cio ed il turismo.

Non è vero, abbiamo bi-sogno di sviluppare ancora il ragionamento. Magari sul prossimo numero.

Eugenio Macchia

Intervista con l’architetto Salvatore Orlando sul Piano Urbano Comunale

“Un Centro polivalente nelle ex Mcm, per rilanciare il paese”

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3Maggio 2011 AttuAlità

Angri cerca una classe dirigente per uscire dal guado.

Caro Sindaco,ti scrivo….. anche se avevo deciso di

fermarmi per un po’. Invece, non per colpa mia, sono costretto, di nuovo, a scriverti per segnalare l’approvazione di una delibera di Giunta, secondo me, illegittima e che, di conseguenza, ha prodotto una determina anch’essa sbagliata. Quest’ultima è stata fir-mata dopo pochi giorni la “defenestrazione” del responsabile dell’UOC Programmazione e Risorse, rag. Gerardo La Mura, il che confermerebbe, indirettamente, le voci, molto diffuse, di un suo rifiuto a dare attuazione alla stessa delibera.

Mi riferisco alla delibera di Giunta n. 17 del 25.1.2011, avente ad oggetto: “Affi-damento in via sperimentale del servizio postale alla Postal Service s.a.s.. Atto di indirizzo”, approvata (su proposta della… stessa Giunta) dopo che il giorno prima era stata acquisita al protocollo l’offerta nonché la disponibilità della stessa società.

Quando, nei mesi scorsi, ho ricostruito il papocchio messo su per annullare il con-corso per la nomina del nuovo Comandante della Polizia locale, avevo affermato che, nell’occasione, tu, la Giunta, la Segretaria ed i Funzionari avevate completamente ignorato la riforma Bassanini e le norme successive; debbo dire che ero stato troppo ottimista a ritenere che fosse un errore isolato, visto che dopo qualche settimana si è ripetuta, su un altro versante, la stessa grave illegittimità.

Caro Sindaco,devo essere sempre io a ricordarti che la

Giunta, da alcuni lustri, ha solo poteri di indi-rizzo politico amministrativo, mentre gli atti e la gestione spettano ai funzionari? Nella fatti-specie, era nei poteri della Giunta scegliere di non servirsi più delle Poste Italiane; non era, invece, nei suoi poteri la scelta né le modalità di scelta della nuova società (di esclusiva competenza della burocrazia); di conseguenza, come già detto, è da ritenersi illegittima anche la successiva determina che ha conferito l’incarico alla società.

Quanto alla revoca dell’incarico al rag. La Mura, nominato a gennaio e “ licenziato in tronco” a metà aprile, non è stato pubblicata all’albo pretorio, per cui non è dato conoscere le motivazioni di un decreto, a quanto sembra, senza precedenti (ad Angri, senz’altro) e che ha mortificato, sul piano umano e pro-fessionale, un esperto funzionario del nostro Comune, giudicato incapace ed inefficiente ancor prima che scadesse il già breve periodo dell’incarico.

Lo so che nella logica “padronale” mauria-na tutto è possibile, ma, stante la normativa

vigente, è possibile assumere un tale prov-vedimento senza permettere all’interessato di difendersi e senza aver sentito il Nucleo di Valutazione?

Se pur fosse stato possibile, non c’era un altro modo per raggiungere ugualmente l’obiettivo e, nello stesso tempo, rispettare un pubblico funzionario, stimato da tutti e, a quanto mi risulta, anche dal tuo e suo Assesso-re di riferimento, Giacomo Sorrentino?

Caro Sindaco,questo tourbillon di funzionari nominati,

revocati, allontanati o allontanatisi, non mi sembra aver prodotto un salto di qualità nell’attività amministrativa, anzi…. Nutro la speranza,nell’interesse di Angri, di sbagliar-mi e di non dover, in futuro, evidenziare, né con la matita bleu né con quella rossa, alcun altro decreto o delibera.

Cordiali salutiLuigi D’Antuono P.S. La speranza è morta prima di nascere!

Mi sono appena accorto che, nel frattempo,

la tua Giunta ha battuto un altro record: infatti, a memoria mia e di altre persone che ho interpellato, al Comune di Angri (e non solo) non é mai accaduto che fossero approvate due delibere con lo stesso oggetto e, oltretutto, a soli 5 giorni di distanza l’una dall’altra. Non mi credi ? Vai a verificare! Si tratta delle delibere n. 102 del 31.3.2011 e n. 111 del 5.4.2011: “ Manifestazione contrarietà del Comune alle dispo-sizioni…. ecc. ecc.”.

Non faccio commenti, perché non mi piace infierire; ma un errore così pacchiano rappresenta, oggettiva-mente, un segnale di dilettantismo e superficialità.

Vista la situazione, una sola cosa ti chiedo: risparmiaci, in futuro, le autocelebrazioni tue, dei tuoi asses-sori e dei dirigenti che ti sei scelto.

Lettera aperta di Luigi D’Antuono Caro Sindaco, ti scrivo… /9

Assumono un carattere di tristezza molte tesi, polemiche e considerazioni, che ani-mano l’attuale dibattito cittadino.

Dinanzi ai grandi problemi, che corrodono le ragioni stesse dello stare insieme, appare sempre più necessario recuperare il sistema paese, cioè il principio in base al quale più di trentamila persone devono condividere lo stesso ecosistema. Non è semplice, specie quando modificazioni di regole, ormai consolidate, si accingono ad operare trasformazioni radicali del rapporto tra il cittadino e la comunità.

Infatti il federalismo fiscale, per il quale ormai siamo in fase di avanzata attuazione, muta, con l’ampio collegamento di intrecci tra il cittadino e la società, ruoli e funzioni, ma anche aspettative e trasforma la nostra stessa visione di cittadinanza.

Sembrerebbe che stiamo costruendo una società più semplice. Ma in sostanza essa assume i caratteri spietati della solitudine per la persona e della liquidazione dello stato sociale ed etico.

Le idee, per ora, sono ancora vaghe sulle trasformazioni che il federalismo fiscale provocherà, ma il tempo che ci separa dalla piena realizzazione di quei principi non può essere consumato inutilmente dalle istituzioni e dai cittadini.

Occorre procedere ad una forte operazione di aggiornamento della macchina comu-nale e delle competenze, che il personale deve acquisire. In alcuni casi, e si pensa in primo luogo alle politiche di programmazione economica, tributaria e sociale, bisogna dar vita a nuove specializzazioni e competenze, a dimensioni non più fantasiose della gestione delle risorse ed alla capacità di reperirle, senza danneggiare un tessuto sociale ormai profondamente sfilacciato.

Questa è la preoccupazione maggiore, dinanzi ai problemi che la vicenda federalista apre. E ciò avviene in un clima anche di gravi difficoltà economiche.

Ad Angri le famiglie, in particolare quelle giovani, hanno aperto il fronte della im-possibilità di pagare i ratei dei mutui, contratti per l’acquisto della casa. Al tribunale di Salerno gli incarichi delle perizie tecniche ed i procedimenti civili riguardano proprio problemi di questo genere. È un dato ormai consolidato e di forte impatto sociale, un elemento che nei prossimi anni assumerà forme ancor più rilevanti, se la ripresa eco-nomica non favorirà anche una ripresa del mercato del lavoro. Ma siamo nella logica delle buone intenzioni, dei proclami ai quali non segue una coordinata azione ed un patto di solidarietà sociale.

Una stagione simile, ad Angri come nel resto del territorio, l’abbiamo vissuta solo nel secondo dopoguerra, ma con altre prospettive di crescita e risorse a disposizione.

Bisogna, inoltre, riferirsi anche ad un altro aspetto, che crea profonda ansia per la tenuta del nostro già esangue sistema economico.

La generazione dei pensionati delle M.C.M e delle industrie conserviere, quelle storiche, va lentamente scomparendo. E si chiude anche il prosieguo dell’effetto be-nefico, che quelle risorse hanno per tantissimi anni continuato a produrre nel paese. Molte famiglie, private anche di quel reddito da pensione di un proprio congiunto, attraversano il passaggio strettissimo, la linea di confine che le separa dalla povertà. E la situazione si fa ulteriormente difficile. D’altro canto l’Ente Locale, a caccia di risorse per fare cassa e costruire la nuova dimensione nella logica del federalismo, rischia di provocare davvero il collasso del sistema.

Occorre allora preparare una nuova classe dirigente, politico amministrativa, alle logiche del federalismo fiscale ed alla necessità di mantenere salde le priorità di interventi e di iniziative, per evitare ogni forma di disgregazione del tessuto sociale e del patto di solidarietà.

Proprio questo della priorità degli interventi costituirà, con la difesa dei diritti fon-damentali della persona (penso all’acqua, allo smaltimento dei rifiuti, agli ammortiz-zatori sociali) il banco di prova per una raggiunta coscienza, che non vuole comunque significare adesione convinta, dell’essenza del federalismo.

Francesco Fasolino

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A proposito di affidamento del servizio postale

Un pugno nello stomaco

Affiancato dal nuovo edificio che da alcuni giorni ospi-ta l’emporio Benetton, il vecchio rudere del cineteatro Minerva risalta ancor più in tutto il suo fatiscente degra-do, simbolo di un’Angri che da tempo sembra aver smar-rito la sua voglia di vita sociale e partecipe, rassegnata ad essere un mero borgo dormitorio.

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4Maggio 2011AttuAlità

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Egregio direttore,la volontà dell’amministrazione comunale di fittare dietro

compenso i pochi spazi pubblici aggregativi (Castello Doria, Casa del cittadino, Casa ex combattenti) rappresenta un segnale allarmante. Per due motivi. Il primo evidenzia che le casse comu-nali, nonostante l’effimero sfavillio ostentato, sono all’asciutto. Il secondo mette in luce un atteggiamento amministrativo incoe-rente. Infatti, da un lato si elargisono contributi a favore di talune associazioni (amiche?), mentre dall’altro vengono chiesti soldi agli utenti per usufruire di alcune strutture comunali.

A pagarne le conseguenze le associazioni culturali (quelle vere) che, pur in presenza di tante difficoltà, tentano di ravvivare l’esistente. Quanto approvato dalla giunta prevede che a carico dell’utenza ci sia il pagamento del fitto, la pulizia dei locali ed il versamento di una cauzione. Desta sorpresa, inoltre, che la delibera non preveda la possibilità di locare gli spazi solo per alcune ore, avendo stabilito esclusivamente tariffe giornaliere. Una scelta discutibile, considerato che nella maggior parte dei casi l’utilizzo è temporaneo. L’atto, poi, non fa una distinzione tra chi intende usufruire degli spazi per motivi commerciali, o per eventi straordinari, e chi invece ne necessita per iniziative culturali, anche alla luce di una oggettiva carenza di luoghi al-ternativi. È certamente motivo di orgoglio la presenza dei lasciti immobiliari principeschi.

Quei Doria, forse poco celebrati e ricordati. Il castello messo a nuovo fa gola, vista anche la maestosità e la oggettiva bellezza. E’ anche giusto fissare delle regole per il suo utilizzo, considerato che una gestione impropria ne potrebbe causare il rapido deterio-ramento. Stessa cosa dicasi per le altre due strutture, ugualmente accoglienti. Occorrerebbe innanzitutto stilare un breve, ma chiaro decalogo per il loro utilizzo da distribuire alle associazioni. Una sorta di vademecum in grado di dettare semplici linee guida a cui attenersi, compresa l’indicazione degli uffici comunali a cui rivolgersi per avere informazioni. Una mancanza colmabile.

Dalla lettura della delibera, poi, emerge in particolare la vo-lontà di aprire le sale del castello ai novelli sposi in cerca di un luogo romantico e suggestivo dove coronare il proprio sogno d’amore. Nulla in contrario. Ma chi controllerà le centinaia di invitati, magari poco avvezzi a frequentare luoghi nobiliari, con i pestiferi pargoli al seguito scorazzanti tra le stanze, il fossato e le celle? Il rischio è che dopo la terza cerimonia occorrerà ripartire dalle fondamenta per terminare con la riparazione dell’ultima lampadina. Una eventualità da considerare. Infine, le ex carceri poste al piano terra potrebbero essere sfruttate durante i week-end. Molti, stressati dal logorio della vita moderna, alla ricerca di relax e solitudine le potrebbero trovare ideali. Riflessione e preghiera con corsetta mattutina lungo il fossato: un’idea vincente. Strano che nessuno ci abbia ancora pensato.

Celle fittasi per week end di preghiera

Fa u s t o P o s t i -glione, medico, consigliere pro-

vinciale del gruppo Sinistra per la Provin-cia, membro di quattro commissioni salernita-ne: agricoltura e fore-sta; statuto e regola-mento; lavori pubblici; servizi sociali e sanità. Vicepresidente del con-siglio di palazzo Sant’Agostino. Ma, soprattutto, protagonista del dibattito relativo alla riorga-nizzazione del servizio sanitario nell’Agro nocerino sarnese.

Pessimo momento per la sanità dell’Agro.

Occorre una premessa. Per anni abbiamo sopportato lo sconcio della moltiplicazione degli ospedali. Ogni barone locale si costruiva il proprio sotto casa. Con gli stessi reparti e le stesse offerte in termini di pre-stazioni.

Mica male se non fosse che pro-prio ad Angri non c’è.

Il problema è un altro. In tutto l’Agro manca un centro per grandi ustionati, una rianimazione degna di questo nome. E ci sono tanti disser-vizi legati soprattutto all’ incapacità dei pronto soccorsi di coordinarsi per la gestione delle emergenze. Ti faccio un esempio. Il servizio 118 ha l’obbligo di accompagnare l’assistito all’ospedale più vicino; anche se ma-gari la struttura non è attrezzata per gestire quella particolare situazione. Il paradosso è che la crisi economica ha posto fine a questo sconcio, deter-minando l’azione che avrebbe dovuto porre in essere la politica.

Cioè?Per tagliare la spesa si va verso un

ridimensionamento degli ospedali e delle strutture sanitarie in genere.

Un ridimensionamento ragiona-to, mi auguro.

Sarno e Nocera Inferiore divente-ranno i due poli principali. Il primo perché è più attrezzato, il secondo perché è posizionato meglio. Pagani diventerà, probabilmente, un polo oncologico.

E Scafati?Un centro per la riabilitazione. Così

gestiremo in zona la fase post infarto e post ictus. Evitando la migrazione di intere famiglie verso strutture oltre regione e tagliando anche le spese di cui si fa carico la nostra Asl.

Salterà il pronto soccorso?Conserveremo un posto di primo

soccorso.La differenza?Nel momento in cui diagnosticano

la patologia o il tipo di intervento necessario indirizzano l’ammalato verso l’ospedale attrezzato ed in grado di gestire l’emergenza, non lo trattengono. E poi resteranno gli am-bulatori per le visite specialistiche.

Il pronto soccorso come si di-stingue?

In caso di esistenza del reparto presso l’ospedale, si gestisce diretta-mente il caso.

Tempi di attuazione?Queste sono le intenzioni del

Commissario straordinario. Poi bisogna fare i conti con politici ed amministratori locali che aspirano alla conservazione dell’esistente.

Le ultimissime novità?La commissione sanità provinciale

ha incontrato il commissario straor-dinario dell’Asl, Bortoletti. In quella sede gli ho proposto il rafforzamento della medicina sul territorio. E lui è stato d’accordo.

In pratica?Se tagli i posti letto ospedalieri

devi creare una maggiore possibilità diagnostica sul territorio. E puoi farlo solo con una più stretta colla-borazione tra i medici di base e gli specialisti ambulatoriali dell’Asl. Per farla breve, la collaborazione tra que-ste due categorie dovrebbe garantire un filtro per i ricoveri, evitandoli e prevenendoli.

A proposito di ambulatori spe-cialistici, novità sulla destinazione del centro nei pressi del casello autostradale?

Sarà destinato all’Asl. Ti risparmio la cronaca di come ci siamo arrivati. Per ora siamo in una fase di stasi. Ci dovrebbe essere una sorta di scambio

tra il comune e l’Asl. Al Comune andrebbe l’ex Inam, la struttura fati-scente in via Arnedi; mentre all’Asl quella in via Dei Goti.

La pausa a cosa è dovuta?In pratica i due edifici devono

essere valutati dall’Agenzia delle Entrate. L’Asl deve dei soldi a questa agenzia, la quale si rifiuta di agire fino a quando l’Asl non avrà provveduto al pagamento.

A quanto ammonta il debito dell’Asl?

Ottocento euro. Pensa che in un unico edificio avremo tutti gli uf-fici, molti più ambulatori di quelli già esistenti sul nostro territorio, il servizio 118 e la guardia medica; il tutto con tanto di parcheggi. Colgo l’occasione per ringraziare quanti si sono impegnati in questa battaglia: i sottoscrittori della petizione, il sindaco ed il direttore del distretto, Pino D’Ammora.

Andiamo oltre. Cosa accade a sinistra?

L’unica novità degna di nota è l’Officina delle Idee. Credo che vada oltre la collocazione a sinistra e si caratterizzi per la capacità di fare politica sul territorio. Politica vera, per intenderci. Ti faccio un esempio. Ci stiamo confrontando sul Piano casa, con la partecipazione di tutti i tecnici, non solo di quelli d’area. Sono stati promossi diversi incontri sulla Sanità. Stiamo allestendo una vera e propria campagna elettorale per i referendum. Siamo vicini agli immigrati assicurando loro corsi gra-tuiti di lingua italiana. E queste sono solo alcune delle iniziative promosse dai soci dell’Officina.

Oltre l’Officina?Ci sono le formazioni politiche che

hanno sostenuto Cosimo Ferraioli.

E che sono vicine all’Of-ficina condividendone le iniziative.

Un resoconto dell’espe-rienza in provincia?

Rischio di sorprenderti, ma si è rafforzata in me la convinzione dell’inuti-lità dell’ente. Soprattutto quando penso che in Italia si spendono 14 miliardi di euro per le province e poi c’è la Gelmini che non ha fondi per la ricerca.

Assolverà pure a dei compiti?

Costruzione e manuten-zione delle strade provincia-li e degli edifici scolastici di scuola media superiore; ge-stione della caccia e pesca, degli uffici di collocamento e della motorizzazione ci-vile. È evidente che queste deleghe possono essere attribuire agli enti locali, sopprimendo la provincia, con un notevole risparmio di spesa. In commissione siamo stati impegnati per ore a discutere dei cavalli di Persano e su dove acqui-stare le lepri da destinare al ripopolamento faunistico: cose assurde. E poi non ci sono fondi per la realizza-zione delle opere pubbliche necessarie: penso all’au-ditorium ed alla palestra del nostro liceo classico o all’auditorium del ragione-ria; hai visto quante corse ha tagliato il Cstp? Come Officina delle idee ci stia-mo confrontando anche su queste problematiche.

occorre un approfon-dimento. Ci rivediamo il mese prossimo.

Eugenio Macchia

Intervista con Fausto Postiglione, consigliere provinciale ed esponente della Sinistra locale

“La Provincia? è inutile! Ad Angri, l’unica novità, a sinistra, è Officina delle idee”

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5Maggio 2011 ChiesA

Siamo a Sala Consilina, è la prima domenica di maggio, davanti alla

splendida Chiesa di S. Anna, accompagnati dall’amico Sindaco, dott. Gaetano Fer-rari, per incontrare mons. Giuseppe Giudice, che dal 4 giugno prossimo sarà il Vescovo della diocesi di no-cera e Sarno. Tra poco c’è la Messa (che don Peppino farà il sacrificio di non cele-brare per dedicarsi a noi) e subito capiamo il clima che c’è tra i suoi parrocchiani; arriva una signora che ri-volgendosi al Sindaco dice commossa: “Abbiamo perso don Peppino!”. “Almeno voi avete la consolazione che se lo sono preso i vostri compaesani!”, è la pronta e sintomatica risposta del primo cittadino (abbiamo, poi, scoperto che la signora è originaria di Pagani ed è la sorella dell’ex senatore Gerardo De Prisco).

Poco dopo arriva don Peppino che ci saluta con semplicità e tanta cordialità, ma, nello stesso tempo, ci dice, in modo deciso, che dobbiamo attendere l’ini-zio della Messa per poter iniziare l’intervista, durante la quale il nostro nuovo Vescovo ha da subito e chia-ramente spiegato i suoi in-tendimenti: “il mio impegno pastorale sarà nello stile del Vangelo: chiarezza, sempli-cità e fiducia nell’uomo, per poter realizzare il cristianesi-mo “postconciliare”, basato sui valori di accoglienza, apertura, fraternità, rispetto e dialogo con tutti”.

Si aspettava la nomina a Vescovo?

No, non me l’aspettavo; è stata una grande sorpresa per me sapere che si faceva il mio nome tra i futuri Vescovi

Sappiamo che ha svol-to diversi incarichi, è sta-to responsabile regionale dell’Azione Cattolica . . .

Sì, sono stato anche se-gretario del sinodo ed ho ricoperto anche altri incarichi, che forse hanno contribuito a questa nomina, che, ribadisco, non era nei miei programmi.

Preferisce il momento culturale o il momento dell’azione? A volte le per-sone preparate intellettual-mente non sono uomini d’azione e viceversa…..

Le prospettive pastorali devono avere un fondamento culturale e teologico, altri-menti ce ne andiamo verso la pastorizia. Personalmente ritengo che le due cose va-dano messe insieme, ma, pur essendo una persona che non sottovaluta lo studio (tra l’altro, confesso che mi diletto anche a scrivere poesie) riten-go che l’aspetto pastorale sia primario.

Quali saranno le sue linee pastorali?

La Chiesa non nasce oggi, per cui bisogna sempre porsi in continuità con il lavoro fatto con passione da chi ci ha preceduto ed immerger-si in questo fiume che è la Chiesa, portando ovviamente la propria personalità; sicura-mente sarò molto attento alle parrocchie ed alla ricchezza dei fedeli laici.

Quale Chiesa vuole co-struire e in che modo?

Sicuramente una Chiesa in comunione, una Chiesa presente sul territorio e che sa di non avere tutte le ricette, tutte le risposte, ma che vuole

provocare delle risposte: questa è la Chiesa di Gesù Cristo!

Perché ha scelto il motto “Sicut Christus Dilexit Ecclesiam” (Ama la Chiesa, come l’ha amata Cristo).

Nella mia formazione c’è stato sempre un grande amore per la Chiesa, madre e maestra. Ed anche se qualche volta le mamme fanno qualche errore, non per questo si amano di meno, anzi si amano di più!

Ritiene che la parrocchia sia an-cora la struttura di base che agisce nel territorio, per essere un luogo d’incontro umano prima ancora che un luogo di incontro di fede?

Sì!Nelle parrocchie noi incontriamo l’umanità con le sue gioie ed i suoi dolori e lì facciamo la proposta di fede. Esse devono diventare nuovamente, come diceva Papa Giovanni XXIII, “l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di ieri e di oggi” e dove tutti vanno per ricevere l’acqua.

La sua esperienza di parroco sarà alla base del suo impegno ve-scovile?

Ho sempre detto che io ero il vice-parroco, perché il parroco è il Signore ed io davo solo una mano. Se può servire anche da Vescovo vorrei fare questo: al primo posto ci sarà sempre il Signore, perché guai se noi diventiamo un ostacolo.

Da parroco sono stato sempre pre-sente in chiesa, mi trovavano a tutte le ore. Alcuni mi chiedevano “State in chiesa o state a casa?” ed io risponde-vo che la mia chiesa è una casa. Non ho mai pensato alla parrocchia come a un ufficio, sono stato sempre in parrocchia pronto ad accogliere tutti, anche i naufraghi della vita; così siamo cresciuti insieme io, i ragazzi, i giovani, le famiglie.

Quindi una Chiesa che sia casa e scuola della comunità?

Questo è un concetto di Giovanni Paolo II. Casa e scuola, perché la casa è dove si vive la fraternità e la scuola dove si impara, perché la comunione bisogna impararla.

Tante volte nelle comunità ci sono tensioni, allora diventa casa e come in tutte le famiglie ci sono momenti difficili; ma diventa anche scuola dove si impara a fare il vescovo come ad essere buoni fedeli laici. A volte diamo per scontato che sappiamo fare tutto, invece bisogna imparare sempre, ogni giorno.

nonostante l’impegno del Vescovo Illiano nella nostra diocesi la valo-rizzazione dei laici sembra ancora scarsa...

Sicuramente dobbiamo recuperare la Chiesa del Concilio Vaticano II e il suo concetto di ministerialità diffusa, che comprende vescovi e preti, ma anche (senza nulla togliere a vescovi e preti) i fedeli laici, in assenza dei quali non c’è Chiesa. Su questo sarò fermo, perché nella mia formazione ha inciso molto Paolo VI. Ripeto, senza laici non c’è popolo di Dio. Oggi c’è una certa tendenza a tornare indietro e dobbiamo stare molto attenti ad evitarlo.

L’Azione Cattolica sarà importan-te nella sua pastorale?

Sarà al centro, ma non in modo esclusivo, perché con l’esperienza pastorale ho maturato che ognuno deve recuperare il proprio posto. Non ci sono primogeniture nell’unità perché ognuno può avere il suo viottolo, l’importante è che arriviamo tutti alla stessa fontana. La comunione si costruisce nell’unità rispettando la diversità.

Viviamo un tempo ove c’è un po’di grigiore; dobbiamo recuperare entusia-smo. Abbiamo troppo spiritualizzato e ora ci troviamo con pochi laici, a volte non ci sono proprio più: occorre il recupero del laicato.

La nostra diocesi ha una situazione

sociale complessa: disoccupazione, inquinamento ambientale, camorra, inefficienza della Pubblica Ammini-strazione….

Vengo come pastore e non come

questore o prefetto e il pastore va in cerca delle sue pecore, le conosce una ad una e le ama, anche quella che è ammalata e deve essere portata in brac-cio. Al mattino uscirò come il pastore

a cercare il pascolo e la sera ritornerò e starò dietro al gregge, per riportarlo, senza perdite, all’ovile. I problemi ci sono e so che non posso risolverli io, ma sicuramente sarò attento al territo-rio, affinché ognuno possa conservare la propria dignità.

La lettera di Giacomo invita a mettere in pratica la Parola e a non essere solo ascoltatori, ma spesso l’invito cade nel vuoto.

Bella domanda! L’invito vale per tutti, perché tutti dobbiamo essere in ascolto dell’unico Maestro della Parola, a cominciare da me; perciò ho detto farò il vice Vescovo: non per deresponsabilizzarmi, ma perché noi siamo segno di un Altro. Sicuramente questo ascolto dovrebbe essere più attento, per cui penso che dobbiamo un poco fermarci e recuperare il senso profondo dell’essere cristiano.

nella diocesi c’è il problema delle feste patronali, come pensa di af-frontarlo?

L’esperienza di parroco mi aiuterà molto. Queste cose non si affrontano di petto con i decreti; bisogna far crescere le coscienze e poi i problemi si risol-veranno da soli. Non dobbiamo fare i puri della fede, come se noi avessimo capito tutto e gli altri sono di serie B. Occorre far sì che tutti possano arrivare alla bellezza e purezza della fede. La religiosità popolare bisogna capirla e non distruggerla.

C’è tutto un dinamismo, il Concilio dice: accogliere, purificare, elevare; prima bisogna accogliere, perché se non accolgo, se non conosco non posso purificare (separando quello che va bene da quello che non va) e poi elevare.

Quale sarà il suo stile?Non sarò presente in tutte le cose,

dove non è necessario non andrò, perché devo avere anche il tempo di riflettere e studiare.

Una priorità l’ho già individuata: chiederò a qualcuno dei sacerdoti giovani (penso tre) di venire a vivere con me in episcopio, per sperimentare concretamente la vita comunitaria. Inoltre, sceglierò 12 giovani, due per forania, i quali costituiranno il Consi-glio episcopale giovanile.

Gli orientamenti pastorali della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo” e il documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” danno validi indirizzi, ma, poi, nella pratica . . .

Si fa fatica a tradurli, è vero! Forse in questi anni si è detto troppo e, a volte,

non c’è il tempo di digerire.Bisogna forse recuperare la

passione educativa, il cuore, perché se non ho passione, non educo! Molti hanno dele-gato, a cominciare dai genito-ri, e sono subentrate agenzie che educative non sono.

Questa è la grande sfida! Le strutture ci sono, ma è ne-cessario recuperare il rapporto umano; come diceva Paolo VI: “Non solo maestri, ma testimoni”, sapendo di non avere la bacchetta magica; guai ad avere troppe attese, queste dobbiamo rimetterle a Lui che sempre viene.

Ho una visione cristologica ed ecclesiale; infatti nel mio stemma ci sono luna e sole. Il sole è Cristo e la luna siamo noi, che riflettiamo pallida-mente il sole. L’ecclesiolo-gia del Concilio è a cerchi concentrici e anche l’ultimo cerchio fa parte dell’orbita dell’amore di Dio. Recepire il Concilio Vaticano II, questa è la grande sfida! Recuperare la visione conciliare di una Chiesa amica degli uomini: nessuno deve essere estraneo e va rispettata la libertà di tutti.

Ha qualche timore nell’af-frontare questa nuova espe-rienza?

Spero di essere all’altezza. Vengo dalle parrocchie, dove ho svolto una vita pastorale semplice; so che sarò in una diocesi complessa, ma, a vol-te, nella complessità un po’ di semplicità non fa male.

Non ho paura! Non perché mi fido di me stesso, ma di colui che mi ha mandato.

Il mio segreto pastorale è non tentare di fare molto, ma poche cose, fatte bene e insieme agli altri.

Siamo un piccolo gregge, non siamo più in un mondo dove tutti sono cristiani. Non è vero che parla il vescovo, parla il sacerdote e tutti diven-tano cristiani. Siamo il lievito che rispetto alla massa è nien-te, ma, se è buono, fermenta tutta la massa.

Quando celebriamo la messa diciamo per mia col-pa, quindi non è solo colpa degli altri se qualcosa non va. Pensare sempre che c’è pure la propria parte di colpa aiuta a conservare l’ umiltà e la semplicità, ma anche la fermezza.

Luigi D’AntuonoBartolo Mainardi

Intervista con il nuovo Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice

“Mi impegnerò per una Chiesa unita, vicina alla vita della gente”

Don Peppino Giudice, il primo vescovo di Sala Consilina, è stato sempre un punto di riferimento chiaro e sicuro per i suoi cittadini, oltre ad essere il parroco per i suoi fedeli, con il quale vivere profondamente la spiritualità della fede cristiana.

Le Parrocchie di Sant’Anna e Sant’Antonio hanno avuto una cre-scita notevole attorno alla figura di Don Peppino, che non ha fatto mai mancare la sua parola, il suo contri-buto, la sua guida, per costruire delle comunità coese e forti.

Un ringraziamento di cuore da par-te dell’Amministrazione comunale, che ho l’onore di rappresentare, va al sacerdote e al cittadino che, grazie al suo lavoro, ha lasciato delle solide basi, su cui continueremo a costruire e a progredire, sicuri altresì che non ci farà mancare mai il suo sostegno ed il suo aiuto.

Le comunità della Diocesi di Nocera Sarno hanno trovato una guida determinata e carismatica,

Il saluto del Sindaco di Sala Consilina

tutta affidata a Dio, che insieme a loro contribuirà, come ha fatto a Sala Consilina, a far sviluppare al meglio gli aspetti spirituale e sociali.

Ad Maiora Don Peppino.Gaetano Ferrari

Sindaco di Sala Consilina

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6Maggio 2011AttuAlità

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non poche polemi-che e malumori ha suscitato la

chiusura al traffico delle vie Amendola ed Incoro-nati. In merito abbiamo intervistato l’assessore Giacomo Sorrentino per capire come si regolerà l’Amministrazione co-munale.

Quali reazioni ci sono riguardo alla protesta dei commercianti di via Amendola e via Incoro-nati?

Questo provvedimento adottato dall’Amministra-zione comunale è parte integrante del nostro pro-gramma elettorale, pro-posto in campagna eletto-rale e votato dai cittadini. Pertanto, attuando la zona a traffico limitato, non abbiamo fatto altro che tenere fede ai nostri im-pegni elettorali. Mi preme ricordare che da circa ven-ti anni in ogni campagna elettorale nel programma di ogni candidato sindaco c’era la chiusura del cen-tro storico al traffico. Mai nessuno l’aveva fatto, non so per quale motivo. Noi abbiamo avuto il coraggio di farlo, perché crediamo veramente nel rilancio del centro storico attraverso la chiusura al traffico.

Abbiamo adottato que-sto provvedimento in que-sto modo, perché non si poteva chiudere il centro totalmente; pertanto abbia-mo fatto un’iniziativa spe-rimentale.

Chiaramente la nostra intenzione è di allargare a tutto il centro storico la z.t.l. Questo accadrà quan-do sarà realizzato il par-cheggio che abbiamo già

in progetto nell’area dell’ex villa Montefusco, per la quale abbiamo avviato le pratiche di esproprio. Altro parcheggio sarà realizzato in tutta l’area di fondo Caiazzo, dopo che gli occupanti dei prefabbricati si trasferiranno negli alloggi in fase di ultimazione in località fondo Mes-sina.

Abbiamo già realizzato un par-cheggio di circa 50 posti auto nell’area del I Circolo, prospiciente il prolungamento di Corso Italia.

A via Semetelle, poi, si è proce-

duto all’esproprio di un’altra area all’interno delle ex Mcm, dove il privato sistemerà l’area sotterranea e noi faremo tutta l’area dei par-cheggi.

Ultimate queste opere partirà la zona a traffico limitato per tutto il centro storico.

Si sente parlare della chiusura a tappe del centro storico, cosa significa?

In realtà non è una chiusura a tap-pe. C’è una fase iniziale, che è quel-la in corso, che ha visto la chiusura

di via Amendola e via Incoronati. Occorre ricordare che in queste due strade vigeva il divieto assoluto di sosta e parcheggio. Chiudendo l’ac-cesso al traffico abbiamo eliminato i comportamenti illegali che si per-petuavano da anni lungo le strade, dove non si può parcheggiare.

Inizialmente a favore dei com-mercianti delle due strade avevamo creato dei parcheggi gratuiti sia in piazza San Giovanni sia in piazza Sorrento, ma i maleducati lasciava-no le auto in sosta per ore. Abbiamo apportato molti correttivi al provve-dimento iniziale. Siamo fermamente convinti che il centro storico vada chiuso totalmente.

Ci spieghi perché?È indice di civiltà un centro stori-

co cittadino chiuso.Solo la chiusura di per sé non

basterebbe, c’è evidente bisogna di un rifacimento architettonico?

Certamente. È chiaro che con il piano di ristrutturazione di tutte le zone antiche, con il piano colore, il piano commerciale ci sarà il ri-lancio totale. Già con il rilancio del commercio ci stiamo incamminando verso questa strada.

Rispetto all’attuale crisi econo-mica, non sarebbe stato opportu-no operare una concertazione?

Il calo vendite non è diretta con-seguenza della chiusura del centro storico, è un fenomeno generale. Al-tri negozianti del paese lamentano la stessa cosa.

C’è un negoziante che prima stava in via Amendola, oggi in via Zurlo, e attualmente riscontra un calo ven-dite addirittura maggiore di quando stava in via Amendola.

In qualità di assessore al com-mercio, come valuta quanto è successo recentemente nell’Ascom cittadina, con la sconfessione del-la dirigenza angrese da parte di quella provinciale?

Conosco personalmente il signor Calò e ritengo che sia stato un degno rappresentante di quella categoria. Il periodo in cui abbiamo avuto un rapporto di collaborazione si è di-stinto per la sua attività. Per quanto riguarda la beghe interne non cono-sco alcuna vicenda, non so cosa sia successo. L’unico atto ufficiale che mi è stato recapitato è quello del presidente provinciale che ci ha co-municato la nomina del nuovo presi-dente territoriale nella persona della signora De Gregorio, a cui faccio i miei auguri per una proficua e pros-sima collaborazione.

Carmen Mariagloria Chirico

Intervista con l’assessore Giacomo Sorrentino sulle polemiche e le proteste causate dalla zona a traffico limitato in via Amendola e in via Incoronati.

Molti sono i cittadini che si impegnano per rendere questa città migliore di quello che è e per colmare le grandi lacune che lascia l’Amministrazione comuna-

le quando non sa dare loro delle risposte. Ma da un po’ di tempo Angri ha perso, a mio parere, la

propria identità. È città anonima. Cosa ha che la distingue dalle altre realtà?

Può sembrare un pensiero pessimistico, ma è l’idea di chi vorrebbe vedere una città diversa: una città pervasa da fermen-ti culturali, con servizi e strutture adeguate ai vari ambiti della vita sociale, dove poter vivere nel rispetto delle regole e in quello dell’ambiente. Una città attenta ai problemi dei suoi cittadini. Vi-vibile. Una città in cui anche la vita politica coinvolga sempre più persone, nel rispetto dei valori della democrazia. Un luogo dove il commercio sia incentivato a crescere e ad essere il motore dello sviluppo economico.

Angri sarebbe più viva e meno denigrata anche da chi la fre-quenta. Penso a che tipo di realtà è, oggi, il mio paese. Perché questo anonimato? Perché non c’è più nessun motivo di attrazione verso questo centro? I giovani vanno via. E non solo per lavoro.

Manca qualcosa che ci faccia sentire parte di una comunità attiva, pronta a partecipare alla crescita e allo sviluppo della nostra città.

Al di là degli errori della politica, che non sempre è stata all’al-tezza del proprio ruolo (e questo Angri lo sa bene), ma che do-vrebbe operare per lo sviluppo di un paese, il nostro territorio deve attuare un recupero dell’identità. Dovremmo darci delle linee da seguire per ritrovare un nostro luogo di identificazione. Apparte-niamo comunque alla provincia e il territorio è già di per sé molto frammentario. Perdere l’identità per Angri equivale a non aver più dei punti di riferimento che una volta invece c’erano.

Non possiamo pretendere di migliorare la città se non impegnia-mo le nostre forze. Una fra tutte è il rispetto delle regole. Partiamo da questo. Lo considero una forza, che distingue la persona corret-ta dal furbo, e non una debolezza come lo è per molti.

Abbiamo l’abitudine a trovare sempre un’alternativa alla regola. E così facendo siamo arrivati al punto che comportarsi da cittadino civile, che rispetta le cose, gli altri, le regole del proprio paese, è di-ventato quasi un atteggiamento anomalo, strano, in cui ci sentiamo a disagio. Identità significa voler bene al proprio paese, aiutarlo a crescere in tutti i settori, essere partecipi della vita sociale in qual-siasi sua forma.

La politica in questo ha il dovere di preoccuparsi di migliorare la vita al cittadino. Essa può molto, ma ha bisogno dell’aiuto di tutti. Se tutti rispettassero le regole, se ognuno facesse il proprio dovere, le cose potrebbero essere diverse.

Perché dobbiamo sentirci sempre inferiori ai paesi limitrofi? Il nostro potenziale è di gran lunga superiore a quello degli altri e dob-biamo tirarlo fuori se vogliamo essere cittadini fieri della loro città.

Roberta Smaldone

«è nostra intenzione di allargare la Ztl a tutto il centro storico»

Un paese senza identità

Perché questo anonimato? Perché non c’è più nessun motivo di attrazione verso questo paese? I giovani vanno via. E non solo per lavoro.

Sabato 28 maggio, alle ore 18.00, in piazza don enrico Smaldone, ci sarà la cerimonia di inaugurazione

della statua di don enrico, fondatore della “Città dei Ragazzi”

di Angri. Subito dopo vi sarà una celebrazione eucaristica

nella vicina Chiesa della Confraternita di S. Caterina.

Inaugurazione statua don Enrico Smaldone

Page 7: Angri 80

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ciazione Cultu-rale per la sal-vaguardia dei Beni Artistici e Culturali del Territorio “Pa-nacea”, su invito di ANGRI ‘80, dà vita ad una nuova rubrica dal titolo “Uni-ti nell’Arte”, con l’intento di far conoscere ai lettori i più significativi gio-ielli d’arte e di architettura che c o m p o n g o n o il nostro patri-monio artistico; patrimonio che và preservato e valorizzato, poi-ché fondamen-to della nostra storia e della nostra identità culturale.

Insigne pitto-re settecentesco, Jacopo Cestaro (Bagnoli Irpino 1717 - Na-poli 1778) si forma a Na-poli assieme a Giuseppe Bonito, Gaspare Traversi e Domenico Mondo pres-so la bottega di Francesco Solimena, il più illustre in-terprete dell’arte tardo-ba-rocca napoletana. Sebbene fortemente influenzato dal-le lezioni del maestro, Ja-copo Cestaro elaborò uno stile personale orientato verso il classicismo, infatti è notevole il senso plastico e l’eleganza formale delle sue figure, caratterizza-te dai panneggi rigonfi di pieghe, che contribuiscono alla sapiente resa chiaro-scurale delle scene. Sti-mato e osannato dal clero e dalla nobiltà partenopea, l’illustre maestro bagnole-se, lasciò tracce del suo ge-nio in tutto il Regno delle due Sicilie; come ad esem-pio nella Chiesa del Gesù

a Lecce o nella Chiesa dell’Imma-colata a Fuscaldo in Provincia di Cosenza. Oltre ai soggetti sacri, il Cestaro si occupò anche delle deco-razioni con soggetti profani, legati alla mitologia classica, delle sale di Villa Campolieto ad Ercolano e di alcune sale della Reggia di Caserta, dove operò insieme ai pittori Fedele Fischetti e Costantino Desiderio, na-tivo di Angri.

Il XVIII sec. fu caratterizzato dal barocco, un nuovo stile architettoni-co e pittorico ricco ed elaborato nel-le sue forme, che trovò nel clero e nella nobiltà partenopea, terreno fer-tile per espandersi in tutto il Regno.

Contagiati anch’essi dal fascino irresistibile del barocco, tra il 1763 e 1767 i Padri Domenicani rettori del convento e della chiesa dell’Annun-ziata, decisero di fare una radicale trasformazione del rinascimentale e vetusto complesso, edificato nel 1436 per volere del barone Giovanni Zurlo, signore di Angri.

Nel 1764 durante la ristruttura-zione barocca del Sacro Tempio,

probabilmente su indicazione del Principe Doria, uomo mol-to in vista alla corte borbonica, i padri domenicani commis-sionarono al Cestaro un’An-nunciazione della Vergine, da collocare sull’altare maggiore. Per la realizzazione di questa imponente pala d’altare (fir-mata e datata 1764), il Cestaro realizzò una sorta di “bozzet-to”, un olio su tela ad arco alto, misurante 48 ¾ x 26 ¼ pollici (123,8 x 66,6 centimetri). Pa-ragonando le due tele, emer-gono alcune modifiche operate dal maestro. Infatti nel grande dipinto di Angri, in primo pia-no, è possibile notare un putto sdraiato di fianco, in totale pe-nombra, che tenendo il manico del vaso bronzeo conversa con il putto dallo svolazzante drap-po rosso, posto in piedi dietro un’accennata balaustra, che gli indica con il braccio sinistro teso la Vergine.

Nel bozzetto preparatorio, il putto in penombra, non è raf-figurato e il putto con il drap-po rosso è seduto sul gradino marmoreo del tempio e volge lo sguardo al fiero putto posto alle sue spalle, che gli indica una direzione.

Nel registro superiore della pala di Angri, la coppia di putti abbrac-ciati, che nel bozzetto preparatorio sorregge un plastico drappo verde, è sostituita da un giovane angelo dalle candide vesti, che regge a sua volta un drappo dal colore azzurro.

Il bozzetto preparatorio prove-niente dalla collezione privata di Francesco Romano di Roma, è stato acquistato nel 2002 dalla prestigiosa Casa d’Aste Londinese Christie’s e attualmente è in vendita presso la sede newyorkese al Rockefeller Pla-za (esposto nella sala 1009 stimato tra i 25.000 – 35.000 dollari).

Sergio Amato

L’Annunciazione di Jacopo Cestaro nella

Chiesa dell’Annunziata

“UNITI NELL’ARTE” - Rubrica dell’associazione Panacea

nell’ex aula consi-liare del castello Doria si è svolto

l’incontro sul tema dei 150 anni dell’Unità d’Ita-lia e sul fenomeno del brigantaggio nell’Agro. In occasione dell’evento l’Associazione Panacea ha richiesto e ottenuto l’uso del logo ufficiale del Governo per i festeggia-menti del 150º anniversa-rio dell’Unità d’Italia.

Nella sala adiacen-te all’ex aula consiliare, inoltre, sono stati esposti i lavori che gli studen-ti delle scuole cittadine hanno realizzato sul tema dell’unificazione italiana.

Il presidente di Panacea, Gianni Rossi, alla presenza degli studen-ti, ha letto un passo estrapolato dal sito ufficiale del governo per le ce-lebrazioni riguardante la storia del-la bandiera italiana. Poi il tenente colonnello Giancarlo Forino, con l’ausilio di immagini, ha esposto le circostanze storiche economiche e sociali che hanno caratterizzato gli anni precedenti all’unificazione e ha portato il discorso anche su eventi che hanno interessato Angri e tutto il Sud in quel periodo, similari al fe-nomeno del brigantaggio; partendo dal 1805 quando Napoleone si in-coronava re d’Italia, passando poi al 1844, quando i veneziani sbarcarono in Calabria, fino al 1860 quando il Regno delle due Sicilie con un ple-biscito veniva annesso all’Italia.

È intervenuto per un saluto l’asses-sore Giuseppe Mascolo, ringraziando l’Associazione Panacea per la sua attività culturale ed ha espresso l’au-spicio di un miglioramento della ge-stione del nostro territorio, che deve nascere innanzitutto dalla comunità.

Montesquieu diceva infatti che non sono tanto le leggi quanto la buona volontà degli uomini a cam-biare i destini dei popoli: soltanto cooperando per il superamento dei disagi politici si può puntare al me-glio. E in effetti sono questi gli idea-li che hanno spinto in passato gli uo-mini a lottare per il raggiungimento del bene comune; ideali che anche oggi dovremmo perseguire.

Ilaria Russo

L’Associa-zione Panacea ha coinvolto in tale iniziativa le scuole cit-tadine di ogni ordine e gra-do, sollecitan-do, attraverso i dirigenti scolastici e gli insegnanti, gli alunni a rappresentare l’epopea risor-gimentale con propri elaborati, dise-gni o componimenti che sono stati esposti in mostra nelle sale adiacenti l’aula consiliare nei giorni del 30 e del 1° maggio.

Soddisfatto della manifestazione, il presidente dell’Associazione Pa-nacea, l’artista Gianni Rossi, che ha rilevato la partecipazione quasi tota-le degli Istituti scolastici presenti sul territorio, segno che il Risorgimento che ha portato all’Unità D’Italia è particolarmente sentito dalle giova-ni generazioni e occupa un posto ri-levante e non trascurato nella storia del nostro paese.

Rossi ha voluto ringraziare la Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri per aver concesso il logo ufficiale del tricolore per le celebrazioni del 150° anniversario e lo Stato Mag-giore dell’Esercito per aver auto-rizzato la partecipazione, in veste ufficiale, del Ten. Col. Giancarlo Forino che, in qualità di relatore, ha illustrato le vicende più importanti

I 150 anni dell’Unità d’Italia e il fenomeno del brigantaggio

Dal 30 aprile al 1º maggio scorsi, l’Associazione Culturale “Panacea” ha organizzato un convegno per

le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità D’Italia

che hanno caratterizzato il nostro Risorgimento non-ché quelle del brigantaggio, con particolare riguardo all’espansione del fenome-no nell’Agro.

A latere del convegno e della mostra degli elaborati degli alunni è stato proiet-tato un filmato, proveniente dagli archivi dell’Esercito Italiano, sulla parata milita-re del centenario dell’Unità Nazionale svoltasi a Torino nel 1961.

L’Associazione Panacea intende ringraziare quanti hanno collaborato e parteci-pato alla manifestazione e in particolar modo i Dirigenti Scolastici, gli Insegnanti e gli alunni delle Scuole di ogni ordine e grado presenti nella nostra cittadina.

Alberto Smaldone, Associazione Panacea

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Page 8: Angri 80

8Maggio 2011

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AttuAlità

Dobbiamo dare atto alla redattrice Maria D’Ambrosio della sua

singolare sensibilità per avere ri-scoperto la bellissima palaz-zina di «’A Tibona», sollecitan-do una riflessione su ANGRI ’80 di aprile. L’immobile, conti-guo all’ex fabbrica conserviera Elvea (oggi proprietà dell’in-dustriale conserviero Antonino Russo), armonico in tutte le sue parti, anche a nostro modesto giudizio può essere considerato senz’altro un’opera d’arte. E non a caso è stato posto sotto la tutela della Sovrintendenza dei Beni Culturali.

Le considerazioni della D’Am-brosio, relativamente alla cultura del profitto dei palazzinari nostra-ni, possono certamente essere let-te come un appello a qualche co-struttore più illuminato affinché si presti maggiore attenzione a quel poco di storico ancora presente in questo paese. Non sarebbe un male, tra tanto nuovo cemento, ristrutturare qualche vecchio sta-bile, tra quelli che raccontano il nostro passato. Che piacere, che soddisfazione, invece, apprende-re che anche nelle aree dismesse delle industrie si pensa di realiz-zare nuovi casermoni! Che fos-sero almeno diversi! Niente, tutti uguali, tutti dormitori.

La D’Ambrosio, nel suo inter-vento, fa risaltare tutto il valore storico della villa d’‘A Tibona, e non manca, altresì, di accennare alle traversie della stessa pro-prietaria, legate alla sua attività professionale. Al sottoscritto, che verso la fine di quella storia uma-na era già entrato nel proprio se-condo lustro, pertanto “maturo” per valutare quella professione, il servizio ha risvegliato la me-moria e suscitato l’esigenza di ricostruirne la parte finale - a cui la D’Ambrosio ha solo accennato - che è stata anche più triste.

A tal fine ho chiamato il mio amico Giannino Savi, per rievo-care insieme i nostri ricordi sulla “Bella di giorno”, nostra con-cittadina, dedita a quel mestiere che è il più antico del mondo e certamente non è stato inventato ad Angri.

Erminia Varone, questo era il suo nome, quell’attività se la scelse di sua spontanea volon-tà ed in età adulta. Anche se di famiglia modesta, non fu spinta dai genitori a “buscarsi il pane”, come il grande Eduardo fa dire ad Antonio Marturano alla figlia Filomena. Anche perché, prima

ancora di entrare nel “giro”, aveva provato con il canto, aveva pure studiato, convinta che 1’ugola di soprano le avrebbe aperto le porte dell’arte. Il suo provino al San Carlo di Napoli, che pure ci fu, non fu sufficiente per farla ammettere nell’ambiente del melo-dramma.

A seguito di tale delusione, alla povera Erminia, con le sue idee di volare alto, non restò che di guardarsi meglio nello specchio e capire che con quel bel dono di natura si poteva lo stesso entrare nei piani alti della società. Anche se la sua cultura si limitava alla terza elementare; infatti era il massimo che una famiglia normale si poteva permet-tere a quei tempi, specialmente poi se si trat-tava di una femmina.

E fu senz’altro per la sua vena artistica che la Varone, dopo solo qualche anno di strepi-toso successo nel suo nuovo esercizio profes-sionale, pensò di farsi costruire una villa nel suo paese d’origine. Non una casa qualsiasi, ma un edificio che somigliasse a qualcosa che aveva potuto notare nei suoi viaggi parigini. Intenzionata a calcare le orme della “Signora delle camelie”, voleva farne un salotto, i cui ricevimenti richiamassero appunto quelli di madame Violette Valery.

Purtroppo, all’ormai affermata nostrana “Traviata”, era sfuggito un piccolo partico-lare: non aveva calcolato che Angri non era Parigi. Il suo intento fu un completo falli-mento. II vantaggio della vicinanza della stazione ferroviaria non fu sufficiente. E non fu sufficiente nemmeno la fermata di due treni-diretti, uno proveniente dal Nord e uno dal Sud intorno alle ore 21, espressamente disposta dall’alto. Correva voce, addirittura, che se ne fosse interessato personalmente “Musullino”. Infatti, non tutti gli abituali

frequentatori erano disposti a trasferirsi dal-la città al piccolo paese.

Tuttavia, la Varone volle dare l’ennesima prova del suo attaccamento al paese. Fece costruire un altro palazzo, non lontano dal muro perimetrale della sua villa, i cui appar-tamenti furono fittati a prezzi bassissimi, se non proprio gratuitamente, a famiglie povere di Angri. Oltretutto la Varone si considera-va, a modo suo, di fede cristiana ed il modo per dimostrarlo fu quello di farsi costruire una cappella gentilizia nel cimitero comuna-le; desiderando che i propri resti riposasse-ro nel paese d’origine. Al centro dell’altare c’era un bellissimo Cristo di bronzo lavorato a mano. E non appena 1’opera fu ultimata, vi fece subito trasferire le reliquie dei propri genitori che già da tempo avevano lasciato questo mondo.

Dobbiamo ricordare, ad onor del vero, che la Varone, nei suoi rari soggiorni in paese, non mancò di cedere a qualche pressione. Pur avendo stabilito in cuor suo che non si sarebbe mai concessa ad un compaesano, non riuscì a mantenere tale patto con se stessa; anche perché si trattava di un pezzo grosso del paese che, a fronte di un diniego, avrebbe potuto causarle qualche fastidio. Si raccontava che gli fece anche un prezzo di favore: il servizio fu pagato solo cento lire. Ma il nostro pezzo grosso non si dimostrò all’altezza del proprio ruolo, in quanto pagò la prestazione con una cento lire falsa.

La Varone, a sua volta, non era dispo-sta ad accettare una simile angheria e dopo qualche tentativo di essere risarcita con la giusta mercede, tentativo andato a vuoto, si rivolse a chi di dovere e, nello spazio di 48 ore, il pezzo grosso fu rimosso dal suo alto incarico.

Il fatto, com’era ovvio, divenne di domi-nio pubblico, e i paesani, frequentatori del basolato di piazza Doria, non mancarono di esercitarsi in qualche conto per quantificare quanti servizi della stessa natura erano stati resi per far fronte al costo della palazzina.

Lo stabile era stato costruito da mastu Rafele ‘o mezalengua, un autentico artista della cazzuola, il quale si era confidato, con qualche amico di bevute, che la palazzina era costata circa 30mila lire. Pertanto riuscì facile ai buontemponi calcolare che 30.000

diviso 100 è uguale a 300. II che significava circa un anno di presta-zioni. E qualcuno, non senza sarca-smo, commentava che un braccian-te, con una paga massima di 3,50 lire al giorno, per costruirsi quella casa avrebbe dovuto lavorare oltre 30 anni, conservando 1’intera paga e rinunciando alle spese familiari.

Dopo tale episodio, alla “Signo-ra delle camelie” non restò altro da fare che cambiare i suoi program-mi. Si trasferì definitivamente a Napoli, ove comprò una casa in un palazzo seicentesco, all’inizio di via Poggioreale, subito dopo piaz-za Nazionale, e là restò fino alla fine dei suoi giorni.

Ad Angri ci tornò da morta e fu deposta nella cappella assieme ai genitori. Ma non per molto tempo, in quanto la cappella fu venduta da un erede e i resti della Varone e dei suoi genitori furono depositati nell’ossario comune del cimitero.

Ricordandola pure in età non più giovane e con un’evidente pin-guedine, non dimenticheremo mai la sua bellezza e la scia di profu-mo che lasciava al suo passaggio, quando nella carrozza personale con cocchiere in livrea attraversava via Concilio, ammirata e invidiata da tutte e da tutti, per incontrarsi con mastu Rafele ‘o mezalengua. II punto d’incontro era davanti al cortile di Casa Provenza, ove abi-tava, appunto, il mastro muratore di fiducia di questa grande don-na che nel suo campo lo è stato senz’altro.

Costantino Scudieri

‘A Tibona, la Violette angrese

Solleticato dall’articolo sullo stato di abbandono della villa liberty di corso V. Emanuele, Costantino Scudieri, con la collaborazione di Giovanni Savi, suo coetaneo, ha ricostruito la storia della donna che nell’anteguerra fece costruire il signorile immobile, oggi sotto il vincolo della Soprintendenza.

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9Maggio 2011

Andare in bici

è come dipingere un mondo migliore!

AttuAlità

Un piccolo grande successo per AnGRI ’80! Sul numero di dicembre 2010 ave-vamo segnalato il di-lagare di “manifesto selvaggio”, causato dalla mancanza di tabelloni per le affis-sioni, che, a sua volta, costringeva i dipen-denti delle agenzie funebri a coprire sel-vaggiamente tutti gli altri tipi di manifesti, da quelli dell’Ammi-nistrazione comunale a quelli di associazio-ni, commercianti ed imprenditori.

A seguito delle no-stre critiche, nelle scorse settima-ne sono stati installati numerosi tabelloni sull’intero territorio; ne prendiamo atto con piacere e ne diamo merito al Sindaco Mauri ed all’Ass. Sorrentino. Ora che il più è fatto, per completare l’opera è necessario, però, stabilire, come ha preannunciato il Sindaco sul numero scorso di AnGRI ’80, quali tabelloni destinare in esclusiva alle ditte funebri (se no, saremmo punto e a capo) e, aggiungerei io, l’obbli-go di ridurre la grandezza dei loro manifesti.

Questo episodio, anche se non rilevante, dimostra concretamente, che la critica giornalistica, se seria e documentata, non è deleteria, anzi ha un ruolo importante per la crescita civile della società ed è “molto più utile delle lodi interes-sate” di servili cortigiani; gli stessi che magari sostengono, pure, che AnGRI ’80 non “serve”.

Mi fanno venire in mente “natale in casa Cupiello” e il divertente gioco di parole creato da Eduardo De Filippo: “è una serva tua ma-

Nel nostro Paese le dimissioni sono con-siderate un disonore. In pratica dimettersi da un incarico, qualsiasi, è considerato un segno di debolezza o forse sarebbe meglio dire di “fessaggine”.

Nelle altre culture europee le dimissioni rappresentano un gesto nobile di responsa-bilità, indipendentemente dall’incarico che si svolge. Ha fatto molto scalpore il caso del Ministro della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg che a marzo scorso si è dimesso dall’incarico perché un giornalista aveva scoperto che aveva copiato alcune parti della tesi di dottorato. Prima ha rinunciato al titolo e poi alla poltrona di ministro. Tanto di cappello!

Se fosse successo… in Italia, non sarebbe successo... niente, visto che per problemi ben più gravi ( giudiziari o etici) tutti, o quasi, fanno finta di niente e stanno bene attenti a schiodarsi dalle loro poltrone.

Mi scuso per il paragone, ma è utile per capire le motivazioni che sono alla base di

Un piccolo grande successo

La situazione dell’intero sistema sanitario dell’Agro nocerino sarnese peggiora visibil-mente di giorno in giorno. Dopo gli ultimi agghiaccianti fatti di cronaca (il decesso della nostra giovane concittadina Mariaro-saria Ferraioli, con in grembo due gemelli) e in seguito alle diverse proposte avanzate ed intraprese dal Distretto sanitario locale, l’Officina delle Idee, lo scorso 9 maggio, ha organizzato un incontro con le autorità sanitarie locali, i medici di base, nonché gli esponenti dell’Amministrazione comunale per discutere dell’emergenza sanitaria.

Rammarico per l’assenza delle rappresen-tanze politiche cittadine, con l’unica eccezione rappresentata dalla dottoressa Lina Recussi, consigliere comunale del Partito democratico, nonché medico di base e presidente della Commissione Pari Opportunità, la quale ha messo in evidenza l’urgenza di un confronto tra gli addetti ai lavori e i responsabili anche politici per il potenziamento dei servizi sanitari territoriali che, in seguito alla quasi definitiva chiusura dei reparti dell’Ospedale

un gesto. Quando mi sono dimesso da

presidente della commissione con-siliare di indagine sull’Angri Eco Servizi, il Sindaco mi ha accusato di mancanza di responsabilità ed ho dovuto difendermi da attacchi livorosi ed ingiustificati in quanto le dimissioni erano: da leggere come un fallimento, sia politico che amministrativo, che l’esponente del PD sta ora cercando di addossare alla maggioranza consiliare.

In verità le dimissioni erano semplicemente un atto dovuto e responsabile, dopo che avevo fatto di tutto (con discrezione e senza polemiche) per dare un senso ad una Commissione consiliare d’indagine nata male e, poi, non messa mai in condizioni di operare.

Poi, succede l’imprevedibile!Apprendo delle dimissioni del

Presidente del CDA di Angri Eco Servizi, l’amico e collega Ciro Risi e mi chiedo se anche lui venga ritenuto un fallito dai suoi amici di maggioranza, che lo avevano desi-gnato un anno fa.

Al posto loro, invece di scaricare le colpe sempre sugli altri, una seria riflessione, a questo punto, la farei e prenderei atto della gravità delle condizioni nelle quali versa l’azien-da speciale, per poi decidere, dopo una attenta riflessione in Consiglio Comunale (se si ricordano ancora che esiste), le iniziative da assumere e le scelte strategiche da operare.

Pensavano, forse, che tre poveri cirenei e un consulente (molto vicino, fin troppo, al Sindaco ed a qualche consigliere) avrebbero avuto la bacchetta magica e risolto tutti i problemi, vecchi e nuovi, dell’Azienda?

Cosimo Ferraioli, capogruppo consiliare

Pd-Sinistra

M.Scarlato di Scafati, assumono un ruolo di primaria importanza. Essi funzionerebbero, infatti, come ausilio per gli ormai congestio-nati e sovraffollati complessi ospedalieri del comprensorio.

Il dottore Giuseppe D’Amora, direttore

del distretto sanitario locale, ha riassunto le iniziative sanitarie proposte per il com-prensorio, che attendono ancora una risposta attuativa. Tra queste la creazione di un unico Distretto territoriale con sede in via dei Goti nell’immobile realizzato da qualche anno dal Comune e destinato a centro per anziani.

Le difficoltà che finora hanno impedito un tale sviluppo sono per lo più di tipo eco-nomico e burocratico (vedi intervista con il dottore Fausto Postiglione in questo stesso numero).

Per quanto concerne l’Ospedale M. Scarla-to di Scafati, dopo il definitivo sventramento dei reparti di pediatria, ginecologia, neurop-sicologia e, più recentemente, del reparto di rianimazione, la struttura sarà trasformata in polo di riabilitazione e punto di primo soccorso. Saranno, inoltre, praticate soltanto visite diurne in alcuni ambulatori specialistici di secondo livello non ancora chiaramente identificati.

Antonella Anna Giacomaniello

dre?.... Tua madre non serve!”, che adattato, potrebbe trasformarsi in : “ Servono i ser-vi?.... I servi non servono (alla società)!”.

Luigi D’Antuono

Cosimo Ferraioli, dopo le proprie dimissioni dalla Commissione d’indagine su Angri Eco Servizi, interviene sulle recenti dimissioni del

presidente del Consiglio d’amministrazione di A.E.O., ingegnere Ciro Risi

“Su Angri eco Servizi vanno fatte scelte serie”

L’Asl deve 800 euro all’Agenzia delle Entrate, che pertanto si rifiuta di valutare l’immobile di via Dei Goti, dove dovrebbero essere trasferiti i servizi

Stallo sul destino degli ambulatori angresi

A proposito del dilagare di “manifesto selvaggio” segnalato sul numero di dicembre 2010

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Page 10: Angri 80

10Maggio 2011

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AttuAlità

Abbiamo incontra-to nel salone Gio Style, in piazza

Don Enrico Smaldone, una giovane donna che ha solleticato la nostra curiosità per la partico-larità del suo mestiere. Si tratta infatti dell’uni-ca donna che ad Angri lavora come “barbiere” e che con estrema disin-voltura maneggia attrezzi che per tradizione hanno usato sempre gli uomini. Raccontando la sua espe-rienza, alla presenza del cordiale titolare del salo-ne, Giovanni Eulogio, ci ha lasciato piacevolmen-te stupiti della naturalez-za con la quale ha com-piuto questa scelta.

Come ha iniziato a la-vorare in questo negozio e qual è stato il suo per-corso professionale?

A soli 14 anni ho co-minciato ad imparare questo mestiere, che ho appreso grazie agli in-segnamenti di Giovanni Eulogio, il mio titolare. Dapprima ho imparato a tagliare i capelli alle don-ne e dopo ho cominciato

a pensare che avrei potuto anche imparare a fare barba e capelli agli uomini.

Quanto hanno contato nella sua formazione gli in-segnamenti di Giovanni?

Senza dubbio sono stati fondamentali. Grazie ai suoi consigli pratici sono cresciuta e migliorata nel mio mestiere. Giovanni è una persona con un certo bagaglio di esperien-ze. Ha lavorato per molti anni al Nord, in particolare a San-remo dove è venuto a con-tatto con realtà emancipate e all’avanguardia. Presto ha importato queste novità anche nel suo salone ad Angri dove ha insegnato questo mestiere a molti giovani “parrucchie-ri” angresi, divenuti ottimi professionisti. Adesso grazie ai suoi consigli sono diven-tata perfettamente padrona della mia professione.

Quando ha pensato di poter apprendere l’arte del-la rasatura e del taglio per uomo?

In realtà questa è stata una scelta maturata in modo spon-taneo e diretto, nulla è stato premeditato. Ho capito ben presto che nella vita non biso-gna precludersi alcuna strada e che bisogna applicare alla

lettera il famoso detto: “Impara l’arte e mettila da parte”. Così Giovanni ha prov-veduto ad insegnarmi anche questo me-stiere, a volte prestandosi in prima perso-na come utente.

Come si sono posti i clienti di fronte ad un “barbiere” donna?

Inizialmente si sono mostrati alquan-to restii, anche perché fare una rasatura significa avere una mano ferma e decisa, che di solito possiede l’uomo; infatti non ho nascosto un certo timore. Poi però alla presenza di Giovanni si sono lasciati servire ed hanno apprezzato a tal punto che oggi mi richiedono loro stessi.

Si sente di aver superato in qualche modo un limite?

Come le ho già detto si tratta di un evento avvenuto in modo naturale e spontaneo nella mia vita per questo non avverto il peso della novità che posso aver portato. Ma non nego che mi sento una persona intraprendente e che osa ol-tre la tradizione e questo potrebbe essere un valido esempio per i giovani che si incamminano nel mondo del lavoro. Bi-sogna saper cogliere tutte le possibilità che la vita ci offre anche quelle meno convenzionali.

Ilaria Russo

Figaro? Sono io!Lo scorso 6 maggio, nella sala degli

affreschi di palazzo Doria, si è tenuto un interessante dibattito organizzato dal Comitato acqua pubblica Angri. Vi hanno partecipato l’avvocato Maurizio Montalto, membro del comitato referen-dario campano, Ciro Annunziata della rete cittadina di Nocera Inferiore e Frate Damiano Lanzone dei Francescani di Angri.

Sebastiano Afeltra, membro del comi-tato cittadino per l’acqua pubblica, ha illu-strato le attività del movimento e ha intro-dotto gli ospiti. L’avvocato Montalto ha voluto rendere chiara la distinzione tra ge-stione del servizio e proprietà del servizio, sottolineando che i paesi del sud del mon-do si aspettano un esito positivo da questa battaglia di civiltà, perché tutti i cittadini hanno diritto all’acqua. Egli ha sostenuto che purtroppo prevale la logica che essa debba essere una merce disponibile solo per chi può commercializzarla (lobby), ribadendo che lo Stato deve invece razio-nalizzare questo bene perché arrivi a tutti evitando sprechi inutili. Il processo di pri-vatizzazione ha avuto inizio con la legge Galli del 1994 e da allora l’unico obiettivo della gestione privata riguarda il profitto smisurato ottenibile consumando più ac-qua possibile. Montalto ha poi dichiarato che si sbaglia clamorosamente quando si parla di liberalizzazione di questo settore perché la rete idrica è unica e una volta assegnatone il servizio, non vi può esse-re concorrenza; si parla di liberalizzazio-ne perché nell’immaginario comune tale concetto ha un’accezione positiva. Egli ha infine asserito che in Parlamento non ci sono forze a favore dell’acqua pubblica poiché da una parte il Governo preme a sostegno delle multinazionali, dall’altra vi è l’opposizione che spinge per un model-lo s.p.a. a capitale pubblico. Ha preso poi la parola Ciro Annunziata che con l’au-silio delle slides ha illustrato tutto l’iter del processo di privatizzazione dal 1994 ai giorni nostri. Interessante è risultata la legge regionale del 1997 con la quale sono stati costituiti gli ATO (ambito ter-ritoriale ottimale) dei quali fanno parte i comuni in base al bacino d’utenza; l’ATO 3 (sarnese vesuviano) del quale fa parte anche il comune di Angri è una macroarea che comprende ben 1 milione e mezzo di persone. Il 29 febbraio del 2000 l’assem-blea ATO 3 ha consegnato la gestione del servizio idrico alla Gori s.p.a., ma, secon-do Annunziata, la data da ricordare è il

15/10/2001 quando l’assemblea ATO 3 ha affidato direttamente il 19% delle quote a questa società. Egli ha menzionato gli esecutori della privatizza-zione non per un senso di rivalsa ma per attribuire le responsabilità: il dottor Alberto Irace ex DS; il dottor Aldo Di Vito, ex sindaco di Nocera Inferio-re; il dottor Pietro Giuliano Cannata, ingegnere, ex assessore all’ambiente della Provincia di Na-poli e infine il dottor Giuseppe Napolitano. Dal 2010 il cda dell’ATO 3 è così composto: senatore Carlo Sarro del Pdl (presidente), dottor Felicio De Luca, l’ing. Antonio Di Maria e il dottor Giuseppe Barbati.

Annunziata ha poi offerto l’esempio del comu-ne di Nocera Inferiore che ha approvato all’una-nimità il passaggio alla Gori contrapposto alla gestione pubblica dell’acqua nel comune di Roc-capiemonte, dove i cittadini hanno impedito l’in-

gresso dei dipendenti della Gori nella sede comunale.

Fra’ Damiano ha evidenziato, nel suo intervento, l’impor-tanza di prendersi cura dell’ambiente e la pre-senza dell’elemento acqua come fonte di vita e di purificazione in tutte le tradizioni re-ligiose. Rimarchevole la lettura e il commen-to dei 9 princìpi della democrazia dell’acqua scritti dall’attivista indiana Vandana Shi-va. È emersa stridente la coscienza civica e dunque le responsabi-lità che essa richiede: l’educazione all’uso dell’acqua e la cittadi-nanza attiva, portatrice sana di comunicazione e non di asservimento al potere. Il referendum si farà e avrà bisogno del raggiungimento del quorum e di due SI ai rispettivi quesiti per poter difendere il no-stro diritto all’acqua.

Giuseppe Afeltra

Intervista con Barbara Mauriello, una giovane donna che, nel salone Gio Style, taglia i capelli alle donne

ma… fa anche barba e capelli agli uomini!

Dibattito promosso dal comitato “Acqua pubblica Angri”

“L’acqua è un bene di tutti, deve rimanere pubblica”

Battendo ai calci di rigori i colleghi di Taranto, la squadra di calcio dei Dottori Commercialisti di Nocera Inferiore è stata ammessa alle fasi finali del Campionato Nazionale di Calcio, che si ter-ranno dal 1º al 6 giugno a Chianciano Terme.

Decisiva, dopo la sconfitta per 2-0 a Taranto, la “remuntada” con il 2-0 a Nocera nei tempi regola-mentari ed il successo dal dischetto.

La fase finale è composta da otto squadre, di cui la metà campane. La rappresentativa, sponsoriz-zata dalla ditta di onoranze Funebri Palumbo di Angri, è l’unica nel genere ad avere sulle maglie tale tipo di singolare sponsor, e partecipa da tre lustri al Campionato Nazionale di Calcio riservato ai commercialisti di tutta Italia.

Si confida ora di eguagliare o magari migliorare il risultato lusinghiero dello scorso anno, quando la squadra dell’Ordine di Nocera Inferiore (che ha nel professionista angrese Salvatore Palumbo uno dei promotori) si è classificata 3ª assoluta alle finali nazionali svoltesi nel mese di luglio in Ca-stellaneta (Francesco Rossi)

Campionato nazionale dottori commercialisti

La squadra dell’Agro ammessa alle finali

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11Maggio 2011

Concorso Nazionale della Città di Cosenza

Un nuovo traguardo per evoluzione danza Teatro

AttuAlità

Evoluzione Danza Teatro c’è. E si vede. Con la velocità di un enorme masso in discesa, Evoluzione Danza Teatro si lancia in nuovi progetti, che vedono come protagonisti gli allievi della scuola.

Le novità sono bollenti, come l’estate e come la voglia del centro danza di continuare il per-corso innovativo cominciato ad inizio anno.

La nuova proposta parte da Roma: il centro D.A.F. (Dance Arts Faculty) sceglie Evoluzione Danza come unica sede, in tutta la Campania. Verrà riproposto, nel centro danza dell’Agro, lo stesso modello didattico già attivo nella capitale. Gli insegnanti esterni, di fama internazionale, in un primo momento ospitati al centro D.A.F. principale (Roma), verranno poi ospitati al centro D.A.F. Campania, ora Evoluzione Danza Teatro.

Gli allievi godranno così della possibilità di studiare, almeno una volta al mese, con nuovi insegnanti e assimilare tecniche e stili differenti.

La seconda grande collaborazione, invece, lascia spazio all’altro volto della danza: l’Hip Hop. Nella settimana che va dal 24 al 30 luglio 2011, Evoluzione Danza sarà impegnata nella IX Edizione dell’evento più atteso dell’estate, LeccEstate danza. La scuola, insieme alla Pepe Mario Production, si occuperanno della sezione Hip Hop Box, una delle discipline che l’evento ingloba.

Grande impegno ma anche grandi soddisfazioni per la scuola di Angri. Durante il concorso di Cosenza, marzo 2011, Laura Signoriello, una delle allieve partecipanti nella categoria del Contemporaneo, è stata scelta per sostenere il provino D.A.F., che ha superato con grande en-tusiasmo. A settembre, la giovane ballerina comincerà a Roma il percorso artistico proprio del nuovo centro.

E non finisce qui. Un altro trionfo viene dalla Ginnastica Ritmica, disciplina accolta a pieno raggio dalla scuola e le allieve. L’impegno profuso ha dato i suoi risultati: Nunzia Orlando, a soli 9 anni, si è qualificata alla selezioni di Ginnastica Ritmica regionale, guadagnandosi la pos-sibilità di partecipare alla gara nazionale, che si terrà il 6 giugno a Pesaro.

C’è qualcosa che si muove nella dimensione sociale dell’Agro nocerino sarnese. La danza, si riscopre il centro propulsore di tante belle novità.

Continuano i la-vori per rendere più funzionale possibile l’organo del Forum dei giovani: lo scorso 2 Maggio si è tenuta l’assemblea al castel-lo Doria alla presen-za dei 25 consiglieri e di pochi giovani iscritti al Forum.

Il presidente Libe-rato Abate ha subito auspicato la massima collaborazione da parte di tutti e dopo aver nominato il vi-cepresidente Fran-cesco Ferraioli, il segretario del con-siglio Gianfranco Iozzino, il tesoriere Giuseppe D’Ambrosio e il segretario dell’assemblea Imma Mauri, ha aperto il lavori. La prima proposta, approvata, basata sull’art. 13 del regolamento, è stata posta all’attenzione del consiglio dal vi-cepresidente Ferraioli: l’istituzione delle commissioni di lavoro.

Si tratta di 5 gruppi di lavoro che sa-ranno composti da 7 membri iscritti al Forum, con propri presidenti e segretari e con l’obbligo delle sedute pubbliche; questi gli ambiti: cultura e spettacolo, po-litiche sociali, ambiente e territorio, sport

“Mercanti della parola”, uomini e donne impegnati quotidianamente nella ricerca di fatti ed eventi della vita reale da raccontare e da rendere noti, frequentemente criticati ed attaccati e a cui, da sempre, purtroppo, sono riservati scarsi riconoscimenti nel campo professionale. Spesso confusi con giornalai o addirittura con i cartolai, i “giornalisti di provincia” di cui parla Pippo della Corte nel suo omonimo volumetto, sono personaggi dotati di grande senso civico e civile il cui ruolo nella società odierna risulta a dir poco fondamentale. Con l’oggettivo, sebbene autobiografico, rigore di chi, da anni, dedica il proprio tempo, la propria fatica e la propria anima a questo “mestieraccio”, Della Corte mette in rilievo luci ed ombre, del giornalista del XXI secolo.

Il suo ultimo lavoro letterario, edito dall’associazione salernitana “Il Medi-terraneo”, è stata presentata lo scorso 29 Aprile nella sala da tè Arthè in via Concilio. L’incontro con l’autore è stato introdotto da Agostino Ingenito al cospetto di Salvatore Campitiello, consigliere Na-

FoRUM DEI GIoVAnI

e attività ricreative. Sono seguite le proposte, en-trambe approvate, del presidente riguardanti la riapertura delle iscrizioni per coinvolgere più gio-vani possibili e l’abolizione dei vincoli numerici della partecipazione alle riunioni dell’assemblea.

Dichiarazioni propositive, di apertura e di maggiore collaborazione con l’assemblea sono scaturite dai consiglieri D’Angelo, Faiella, Ferra-ra e Stile. Infine c’è stata la proposta, anch’essa approvata, del segretario Iozzino concernente un bando, destinato ai giovani iscritti al Forum, per la creazione di un sito web: il vincitore farà parte della commissione stampa.

Giuseppe Afeltra

Giornalisti di Provincia

zionale dell’Ordine dei Giornalisti nonchè presidente dell’Assostampa Valle del Sarno e del concittadino Vincenzo Ruggiero Perrino. L’attore e regista Antonio Grimaldi ha letto alcuni passi del pamphlet. Un pubblico curioso ed attento ha seguito con interesse il dibattito su una delle figure più necessarie della società attuale ma che viene continuamente messa in discussione.

Antonella Anna Giacomaniello

Al momento di an-dare in stampa con il numero di maggio 2011, dal Maestro Barbara Guida, rice-viamo e pubblichiamo per mera deontolo-gia professionale, la seguente rettifica in merito ad alcune sue affermazioni, ripor-tate nell’intervista rilasciata alla nostra redattr ice Angela Ruggiero sul nume-ro di aprile scorso, che, a suo dire, hanno travisato il suo reale pensiero.

“La sottoscritta in-tende smentire le parole attribuitele impropria-

mente dalla redattrice nell’intervista pubblica-ta sul numero di aprile, perché non rispondenti a quanto in realtà dichia-rato. Nell’intervista vie-ne riportata la seguente affermazione: “[...]In-vece il Comune non ha aiutato la realizza-zione del progetto non essendo propriamente favorevole allo svol-gimento di quest’ulti-mo”. Questa frase, è una libera interpretazione della giornalista che ha travisato totalmente le mie parole.

Il racconto e la storia che c’è dietro l’orga-nizzazione e la realiz-zazione di Artiscuola è evidentemente lunga e complessa e ha avuto, come tutte le iniziative

che nascono in territori “diff ici l i” come il no-stro, i suoi t empi e i suoi inceppi burocrat i -ci, come è normale che sia quando si richiede un patroci-nio. Ma ciò non significa assoluta-mente che il Comune si sia mostrato ostile! Inoltre il Sindaco dott. Pasquale Mauri ha da subito valutato l’ini-ziativa come positiva e ha messo a nostra completa e gratuita di-sposizione il castello Doria, che rappresenta il vero elemento di no-

Artiscuola. In merito all’intervista di aprile

Barbara Guida rettifica il proprio pensiero

vità nell’ambito di un Festival per ragazzi.

Credo che queste pre-cisazioni siano da parte mia doverose, non solo per la riconoscenza che devo al Sindaco e a quanti hanno sposato il progetto, ma soprattutto per amore di chiarezza, giustizia e verità.

Artiscuola è un’ini-ziativa bella, positi-

va, rivolta ai giovani, e non merita di es-sere oggetto di fraintendi-menti che ne offuscano lo scopo ed il va-lore. Con que-sto intervento voglio chiarire la posizione dell’evento Ar-tiscuola, a po-chi giorni dalla sua partenza, in modo che si ricrei quel cli-ma di armonia e serenità che ha contraddi-stinto l’intera iniziativa.

Maestro Barbara

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Abbiamo ricevuto la visita di zia Virginia, la sorella di mamma. Si è trasfe-rita in provincia di Ancona nella seconda metà degli anni ottanta. Ed ha osservato da lontano il lento declino del nostro paese.

Quando può torna nei luoghi in cui è vissuta: piazza Crocifisso, il rione Starza, via Papa Giovanni XXIII.

E si ferma da zio Clemente, in via Badia. Per la prima volta l’ho vista sorridere mentre passeggiava per Angri. Sorpreso ed orgoglioso le ho proposto un giro al castello. Temendo le scale ha declinato l’invito. Poi si è convinta quando le ho mostrato l’ascensore che ci ha accompagnati al secondo piano. Non ti dico lo stupore nell’attraversare piazza Annunziata.

Era entusiasta. Tanto che ha avvicinato il sindaco per congratularsi. Auguran-dogli di fare ancora meglio.

Il primo cittadino ha fatto un’espressione del tipo: mi sta accusando di non aver fatto il possibile? Come si permette? Poi ha compreso ed ha sorvolato. Si è complimentata anche per la rotonda al confine con Sant’Egidio del Monte Albino e per il magnifico ulivo.

Non ho avuto il coraggio di dirle che è un altro comune. È stata indotta in errore dal rifacimento del manto stradale e della segnaletica orizzontale su via Badia e via Santa Lucia. E credo anche dai lavori in corso su via Papa Giovanni XXIII e piazza Crocifisso. Siamo stati in via Di Mezzo; le ho mostrato i locali che hanno donato nuova luce alla zona.

Con i nipotini abbiamo passeggiato nell’isola pedonale, senza la preoccupazione di dover schivare, con il passeggino, auto e moto. Lei sostiene che i negozianti sono stati fortunati: hanno un’Amministrazione comunale che comprende il valore della pedonalizzazione nel rilancio del commercio cittadino. Ho taciuto sulla disputa in atto.

Sono proprio contento. Zietta ha la capacità di stupirsi. E la prossima volta potrà farlo entrando in città da via Nazionale, guardando

orgogliosa le opere realizzate in quella zona. Grazie anche alle sollecitazioni degli amici del gruppo “La tua Nazionale”. Starai pensando che mi sto comportando da partigiano per difendere

il sindaco. Hai ragione. Lo devo anche a zia Virginia. Ed al suo desiderio di scoprirsi fiera di sentirsi ancora cittadina angrese. Fregandosene del nome o della simpatia di chi amministra o di chi si oppone,

ma badando ai risultati. Alla prossima difesa d’ufficio.

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Lo scorso Primo Maggio l’Angri Skate ha partecipato all’inaugura-zione della villa comunale con una rappresentanza della scuola di pat-tinaggio. Alcuni allievi del gruppo spettacolo hanno eseguito delle coreografie di pattinaggio artistico su rotelle, con la direzione delle allenatrici Pina Iagrossi e Alfano Imma. I piccoli atleti, tra i tre e i tredici anni, non poco emozionati, hanno pattinato sulle mattonelle della “scacchiera” della villa.

Soddisfazione dei genitori e dei dirigenti della scuola, Atorino Lucia e Giovanni Annarumma, per la riuscita dell’evento e per i complimenti venuti dall’assessore al Turismo e spettacolo Giuseppe Mascolo (ex pattinatore, come da lui stesso ricordato nel discorso fatto ai genitori presenti).

I dirigenti dell’Angri Skate, per-tanto, hanno progettato di inserire nel calendario delle proprie attività di pattinaggio, tra partecipazioni a gare e saggio di fine anno, altri eventi del genere che combinano sport e spettacolo, al fine di dare

Io, zia e l’Angri

ritrovata

visibilità a tanti bambini e ragazzi e far conoscere questa disciplina sportiva poco diffusa nella nostra provincia. Per ora il pattinaggio viene praticato dagli allievi all’interno di impianti sportivi coperti; infatti i corsi si tengono nella palestra comunale di via Leonardo da Vinci e nel Palaz-zurro di Pagani; ma se in villa comunale o in un’altra area

In occasione della riapertura della villa comunale

Applaudita esibizione dei ragazzi dell’Angri Skate

verde si potesse realizzare una pista per pattinaggio si potrebbero accon-tentare anche le tantissime richieste di ragazzi ed adulti che possiedono pattini e roller skate.

Giuseppe Afeltra

Quest’anno la partecipazione alla II edizione dell’escursione al Santuario di San Pio di Pietrelcina (BN) dei

gruppi ciclistici campani è stata veramente massiccia. I partecipanti dell’anno scorso, felici per le emozioni provate nel vivere da vicino il fascino dell’avventura, hanno ade-rito in maniera significativa. Ad essi si sono aggiunti altri neofiti, invogliati dai veterani a vivere una giornata di sport memorabile. Già dal mese di marzo l’ansia dell’escursione ha contagiato tutti i nostri campioni.

Per preparare al meglio la passeggiata, per prima cosa, i vari gruppi si sono dati appunta-mento domenicale, sulle strade della Campa-nia, per riunirsi, per amalgamarsi e procedere alla preparazione. I percorsi sono stati vari e mai inferiori ai 100 Km. A dire il vero al plotoncino si aggiungevano anche coloro che, incuriositi dallo spirito allegro che animava il gruppo, non hanno aderito all’iniziativa. Certamente convincere tutti a partecipare è stata, obiettivamente, un’impresa ardua.

L’affascinante escursione mistico - natu-ralistica lungo le antiche strade dei sanniti ha avuto la natura come protagonista lungo un percorso che, con partenza dalla città del Santo, conduce all’antica strada romana caratterizzata da vedute panoramiche sul fiume, sulle colline ricche di vigneti, di messi e di vecchi olmi, e, in parte, sull’Appennino

Ciclo pellegrinaggio Angri – Pietrelcina

meridionale.Un doveroso grazie va all’organizzatore

Luciano Montella che, con tanta pazienza, ha messo insieme circa trenta ciclisti della

Campania che, con immensa gioia, hanno affrontato questo meraviglioso ciclo pellegrinaggio nella terra di San Pio.

Succede che ad Angri non si possa costruire un marciapiede, perché ad un esperto tecnico risulta necessario capire prima se la strada sia pubblica o ad-dirittura privata.

Un paradosso direte voi, ma sembra che l’Amministrazione cittadina non sia in grado di realizzare il marciapiede tanto agognato dai residenti di piazza Trivio, proprio perché al tecnico deve passare il dubbio se, dove è collocato quel minuscolo marcia-piede che costeggia la Chiesa di S. Caterina, il suolo sia di competenza comunale.

Si ipotizza che non sia difficile capire se piazza Trivio sia pubblica o privata. Ora poiché è necessario che ci sia un marciapiede come si deve, per la tutela

dei cittadini che passeggiano per quel tratto già difficile di strada, l’Ufficio Tecnico badi al sodo e dia l’autorizzazione per la costruzione di un marciapiede che aiuti a camminare con serenità.

Marciapiede in piazza Trivio

Il resto, compreso interpretazioni tecniche, siano eventualmente ridimensionate, a meno che l’ente non intende ingrossare i faldoni dell’ufficio legale, con una raffica di cause per danni e distorsioni varie (keplero).

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La classe 3ª E del 1° Circolo Didattico, sotto la guida dell’inse-gnante Antonietta Varone, ha par-tecipato al concorso “Comunicare 1’azione”, indetto dalla redazione di “Insieme”, il mensile di attuali-tà e cultura della diocesi dell’Agro nocerino sarnese. Tutto il gruppo classe è stato premiato e si è clas-sificato “Primo” per la sezione di scuola primaria.

II messaggio costruito dagli alun-ni è stato quello di migliorare 1’am-biente per un futuro migliore e non solo con le parole, ma con un’azio-ne costruttiva e significativa.

L’insegnante Antonietta Varone ed i suoi alunni ringraziano la Re-dazione di Insieme per aver offerto loro un’opportunità per riflettere, elaborare e comunicare un’azione positiva.

La preside, dottoressa Maddalena

Francamentedi Antonino Pastore

LA BUonAnIMA DEL nonno DICEVA…

L’altro giorno mi sono recato nello studio del medico di famiglia per farmi prescrivere alcuni medicinali per il sintomo influenzale di mia moglie. Nello studio c’erano molti mutuati perciò, in attesa del mio turno, mi sono messo a leggere il settimanale “Gente” vecchio di qualche mese.

La mia attenzione si è soffermata sulla rubrica “Persone e fatti” che riportava una notizia sensazionale: Carolina Giuliani, una ragazza di 20 anni, figlia dell’ex sindaco di New York (dal 1994 al 2001) era stata arre-stata per furto di cosmetici. Il valore dei co-smetici rubati era di centocinquanta dollari, l’equivalente di circa 115 euro.

Carolina era stata bloccata alla porta d’in-gresso del supermercato dall’addetto alla sorveglianza. Alla polizia che subito era intervenuta per arrestrarla, la ragazza si era limitata a dire: “Sono un’attrice”.

Gli agenti, con non poco imbarazzo, nel leggere il documento di riconoscimento, scoprivano il suo cognome e la parentela con l’ex primo cittadino repubblicano che, per ridurre la criminalità, era ricorso alla “tolle-ranza zero” nei confronti dei delinquenti.

Al di là di come finirà il processo in corso, sull’immagine di Carolina resterà una mac-chia, mentre al celebre padre resterà il disa-gio ed il danno arrecatogli dalla figlia.

Certamente l’ex sindaco Giuliani si sen-tirà imbarazzato nel presentarsi alla folla, in un’assemblea, a discutere di problemi circa l’onestà.

A volte, non si riesce a capire come mai persone facoltose e ricche cedono alla tenta-

zione dell’appropriazione indebita ricorrendo al furto.

È proprio vero il detto antico che dice “Chi cchiù tene, cchiù vo’”.

Del resto anche la buonanima del nonno centrava il problema quando sentenziava “Chi lassa ‘a via vec-chia p’’a nova, spisso ‘ngannato se trova” (se non vuoi andare incotro a seri rischi, non cambiare mai la vec-chia via dell’onestà, con la nuova strada della disonestà).

Quanta saggezza nelle parole del nonno che alla fine del suo dire ripe-teva “Chi arrobba, se stesso ruina” (chi ruba, una volta scoperto, fini-sce male) ed io aggiungo che oltre se stesso rovina i parenti, in partico-lare i genitori come nel caso dell’ex sindaco sopra menzionato.Concorso “Comunicare l’azione” promosso dal mensile “Insieme”

La 3ª E del I Circolo si classifica 1ª

Pellegrini, ha mostrato vivo entusiasmo e nel-lo stesso tempo commozione, quando le è stata

consegnata dagli alunni la targa della vittoria.Ins. Antonietta Varone

Lo scorso 29 aprile, all’Uni-versità di Fisciano, si è tenuto venerdì l’incontro di presenta-zione dei lavori nell’ambito del Progetto Lauree Scientifiche, che ha interessato vari istituti superiori della provincia di Sa-lerno. Iniziativa a cui il Liceo “La Mura” ha partecipato per il secondo anno consecutivo con un’unica ma sostanziale differenza: quest’anno c’è stata la presenza diretta del MIUR. I progetti del PLS della sezione matematica e statistica si sono svolti in più ambiti: si è parlato di crittografia, di geometria, di algebra, di analisi ma anche di statistica.

Ed è in quest’ultimo campo che il Liceo La Mura si è impe-gnato: gli studenti hanno prepa-rato un questionario da sommi-nistrare agli studenti e ne hanno analizzati i dati. Guidati dal pro-fessor Giuseppe Giordano, che lavora presso l’Università degli Studi di Salerno, e dai docen-ti interni Elio Melucci e Anna

Amirante hanno imparato le nozioni basilari della statistica, che analizza gli aspetti della vita di ogni giorno. Dopo una breve introduzione del coordinato-re del progetto, il professor Antonio Di Crescenzo, e dopo i saluti di benvenu-to e una mini-conferenza del professor Carlo Toffolari, i vari istituti hanno il-lustrato i loro elaborati. E c’è stato di tutto: alcuni giochi di crittografia, dimo-

strazioni avanzate di alcuni dei più im-portanti teoremi matematici, prove per risolvere equazioni non lineari.

Per queste ultime c’era anche il Li-ceo “Don Carlo La Mura”, i cui studen-ti Guido Milanese, Davide Vanacore, Natalina Vaccaro e Carmela Calabrese, hanno illustrato il proprio elaborato tra-mite la visualizzazione di alcune slide e argomentato i risultati ottenuti (G.M.).

Progetto Lauree Scientifiche all’Università di Fisciano

I ragazzi del Liceo “La Mura” ci provano con la Statistica

LUTTo RAioLACi ha lasciati il signor Carmine Raiola, nostro storico lettore e valido

collaboratore, del quale, come giornale e come casa editrice, abbiamo pubblicato negli anni numerose ricerche, articoli e libri sulla storia economica del nostro paese, in particolare sulle storiche Manifattu-re Cotoniere Meridionali; e proprio su queste ultime, recentemente, abbiamo editato la sua opera, frutto di annose ricerche: “Manifattu-re Cotoniere Meridionali. Le origini - Stabilimento di Angri (1833-1920)”, scritta in collaborazione con la nipote Carla Mosca.

Alla famiglia di Carmine e a suo figlio dottor Vincenzo, anch’egli nostro collaboratore, il Centro Iniziative Culturali e la redazione tutta di ANGRI ‘80 si sentono particolarmente vicini e porgono affettuose e sentite condoglianze.

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culturale Officina delle idee, lo scorso 17 aprile, si è svol-ta la 3ª edizione del concorso fotografico Clickangri, avendo come tema “Il castel-lo Doria”: valorizza-re e fare apprezzare la bellezza e l’impor-tanza dell’emblema della nostra città, in sinergia con il Mag-gio dei monumenti, organizzato dall’as-sessorato alla Cultu-ra e spettacolo.

Per l’occasione si è concessa l’apertura del castello durante la mattinata per consen-tire ai partecipanti di girare dal fossato alle sale, dalle prigioni alla torre e cogliere le migliori immagini del castello e dal castello, con la collaborazione della Protezione Civi-le e della Croce Rossa che hanno assistito e vigilato per prevenire qualsiasi incidente.

Circa 80 parteci-panti si sono molto divertiti a fotografare e trascorrere alcune ore all’insegna della cultura; il concorso è stato un successo, e ha fatto un salto di qualità rispetto alle preceden-ti edizioni grazie alla sapiente organizzazio-ne del fotografo Paolo Novi con la collabo-razione del fratello Alfonso (hanno anche curato il corso di foto-grafia presso l’Offici-na delle idee; e molti ne chiedono la secon-da edizione). Il nostro

castello è stato immortalato da 1200 scatti, ma il concorso ha conservato però lo spirito de-gli anni scorsi, di r i u n i r e nello stes-so luogo, nel nostro p a e s e , p e r s o n e accomu-nate dal-la stessa passione per la fo-tografia, per passa-re insieme piacevoli ore chiac-chierando e scam-biandosi osservazioni e punti di vista sulle foto da fare. Sono venuti ad Angri per ClickAngri per-sone da Napoli, Salerno, Sca-fati, Pagani, Castel S. Giorgio, Mercato S. Severino. Altri da tutta Italia hanno mandato e-mail di adesione ma la lonta-nanza li ha scoraggiati.

Tutte le foto sono state pro-

iettate nella sede di Officina delle idee la settimana suc-cessiva e una giuria di foto-

grafi pro-fessionisti (A l fonso Novi, Lel-lo Mosca, Nico Gua-rino, Pa-olo Novi, I m m a D’an tuo-no) e di p e r s o n e esperte di fotografia ( Vi t t o r i -no Testa, E r n e s t o Te r l i z z i , T i z i a n a Chiavaz-zo, Luigi

Giordano) ha scelto le 4 foto vincitrici, premiate in occasio-ne del Premio Città di Angri, svoltosi nel castello il 29 apri-le scorso. Primo si è classifica-to Aldo Mascolo (macchina fotografica reflex canon come premio), secondo Gennaro Mainardi, terzo Rosario Gia-comaniello, quarto Antonino

I care di Lello Alfano

L’altra sera alcuni scapestrati, dei ragazzetti, hanno dato fuoco ai due bidoncini che, ma-leodoranti, facevano bella mostra di sé, proprio davanti all’ingresso del palazzo.

Con l’aiuto di qualche volonteroso condomino abbiamo spento le fiamme. Dopo, sono arrivati anche i vigili del fuoco ed i carabinieri. Mi sono sentito assai sconfortato. Mi sono tornati in mente gli aneddoti raccontati da amici e parenti di via Nazionale. Protagoniste alcune donnette che, a tarda ora, furtivamente spiano se c’è qualcuno nei dintorni e poi, leste leste, come delle pantecane, vanno a gettare un sacco nero, tutte le sere, sul mucchietto del … vicino! Ed anche quanto ci ha raccontato qualche sera prima l’amico Gianfranco, l’assessore all’ambiente: gente che, ovunque, a qualunque ora, su tutto il territorio getta quel che vuole.

Figli degeneri di una cultura e di un’epoca che è ormai è tramontata e che non si arrendono di fronte al fatto che il rispetto delle regole è il primo viatico per stare meglio e bene. La prima polizza assicurativa contro il malaffare e la malavita che, sul rifiuto non gestito e grazie al rifiuto non controllabile, prospera ed allarga la propria tentacolare, pervasiva presenza.

Qualche amico mi osservava che se l’esempio non lo dà l’istituzione . . . e poi spiegava: se io faccio la “differenziata” e poi tutto viene mischiato già dagli operatori addetti alla raccolta o in sede di primo stoccaggio, giù al capannone dell’azienda . . .

A parte il fatto che tutte le volte che sono stato a via Stabia ho visto gli addetti curare (qualcuno maniacalmente) la separazione delle tipologie dei rifiuti; a parte il fatto che spesso ho letto l’avvilimento sul volto degli addetti alla raccolta che trovano di tutto e di più nei bidoncini o tra le buste depositate nei pressi dei parchi e dei condomini, e nonostante tutto cercano di raccogliere e lasciare comunque il sito “pulito” ogni giorno; ebbene, se anche fosse vero (e non lo è), la unica e sola risposta che si può e si deve dare è: fare la separazione dei rifiuti, fare la raccolta differenziata!

Bisogna convincersi che, fatta la propria parte, tutto – ma proprio tutto – ciò che c’era da fare è stato fatto! Non ci sono alibi: neanche uno!

Sono sempre stato colpito dal notevole numero di associazioni di varia natura e dalle più disparate finalità che esistono nella nostra città. Sembra che ce ne siano circa un centinaio e forse più. Quante le famiglie coinvolte: forse un paio di migliaia. Un numero grande. Possibile, mi chiedo, che tutta questa gente non riesce, di fronte ad un problema così banale e che pure ci avvelena l’esistenza, a mobilitarsi e a non soccombere a qualche centinaio di irriducibili fautori del fottersene?

Possibile che tutta questa brava gente, che fa volontariato, che si impegna per vivere e far vivere meglio, non riesca a trovare il modo di convincere ogni giorno almeno un irriducibile ad adeguarsi e a non fottersene per non essere tutti fottuti? Possibile che l’associazioni-smo da noi non riesca a fare meglio che a dare forza ad una sorta di rivendicazionismo popolaresco? Possibile che dall’interno di questo vivace e variegato mondo non riesca a diffondersi e radicarsi la cultura civica del rispetto delle regole, quale fondamento della buona e fruttuosa convivenza sociale?

Possibile che anche queste persone, che pure dimostrano di avere non solo una particolare sensibilità, unita ad una volontà del fare a titolo più o meno gratuito, troppo spesso non riescano ad andare al di là dell’invocare l’intervento deciso e duro dell’autorità?

Sì, lo so: sto chiedendo di vestire i panni di don Chisciotte. Ma si tratta di battersi tutti ed ognuno in una battaglia per la civiltà. Una battaglia che non è una battaglia elettorale. Non riguarda chi ci governa e chi vi si oppone.

Questa è tutta gente che, prima o poi, passa! Questo primo e forte nucleo di volenterosi, può assumersi anche l’onere di educare e formare al senso civico, al rispetto delle regole, se stessi, i vicini e poi anche quelli che hanno legami più laschi. Per vivere meglio noi, adesso. Per dare ai nostri figli la possibilità di cambiare le regole – proprio perché conosciute e sperimentate – se quelle non fossero conformi a giustizia e libertà.

Don Chisciotte non è ancora morto

Viva don

Chisciotte!Ruggiero. La foto classifi-catasi quinta, di Franco Iacu-zio, è stata offerta in omaggio all’Amministrazione comuna-le ed esposta nel municipio. I premi sono stati sostenuti dall’Associazione Fotografi Professionisti Angresi, dalla Confcommercio, dalla Confe-sercenti e da altri sponsor che hanno creduto nella manife-stazione e si accomunano alle scuole superiori di Angri in un sentito ringraziamento. Dal 25 maggio le foto più belle di Clickangri saranno oggetto di una mostra fotografica che si terrà nel castello Doria in oc-casione del Festival Nazionale delle Arti nella Scuola orga-nizzato da Barbara Guida.

L’associazione culturale Officina delle idee ha al suo attivo già varie manifestazioni culturali (cineforum, concerti, recital di poesie, presentazio-ne di libri) e vari incontri tra cui quello sul 30° anniversario del terremoto del 23 novembre 1980 e quello del 17 marzo scorso per celebrare il 150º anniversario dell’Unità d’Ita-lia, organizzato insieme alla Congrega di S. Caterina, con gli interventi dei prof. France-sco Fasolino, Luigi Montella e Gianni Vitolo.

Sergio Russo

Mascolo (a des.) premiato da Aldo Severino (Confesercenti)

Terza edizione del concorso fotografico Clickangri

obiettivo su palazzo doriaPer valorizzare e fare apprezzare la bellezza e l’importanza

dell’emblema della nostra città, in sinergia con il Maggio dei Mo-numenti, organizzato dall’assessorato alla Cultura e Spettacolo.

La foto di Mascolo

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Lo scorso 9 mag-gio, il Centro per il dialogo

ecumenico e interreli-gioso “Irini” ha orga-nizzato, presso l’au-ditorium della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di viale Eu-ropa, un convegno dal titolo ambizioso: Libertà, responsa-bilità, coscienza ed etica (lettura biblico-teologica).

In primis Don Do-menico D’Ambrosio, parroco della Chiesa di Santa Maria del-le Grazie, che già quest’anno ha ospi-tato una conferenza ecumenica del gruppo “Irini”, ha esordito dicendo: «Porto il mio fraterno benvenuto al Centro per il dialogo ecumenico e interre-ligioso, ringraziando i frati e i pastori per la gradita presenza e per l’impegno pro-fuso per costruire un dialogo profondo e duraturo tra i cristiani della nostra comunità locale».

Prima degli inter-venti dei partecipanti il moderatore, Padre Damiano Lanzone, frate minore del con-vento di San Fran-cesco di via Risi, ha detto: «Stiamo viven-do un tempo di grandi trasformazioni e cam-biamenti nella nostra regione, per esempio con la nascita del Consiglio ecumenico delle chiese campane. Sicuramente si elabo-reranno quanto prima nuovi programmi per intensificare il dialogo interreligioso ed inter-

Convegno del Centro per il dialogo ecumenico e religioso

Sarò diretto, non amo le ipocrisie, soprattutto quelle costruite ad arte per offrire parvenze di società e comuni-tà coese tipo Valle della Bontà ma che celano difatti indi-vidualismi esasperati e finte libertà di maniera. Mi ritrovo come altri trentamila abitanti e poco più a vivere ad Angri, un paesotto cresciuto senza rego-le condivise ed in cui prevale in molti aspetti un’architettura sociale oligarchica che per de-cenni ha disposto come in una sorta di continuità una gestio-ne feudale del vivere sociale in barba a regole e dettami etici e civili e le loro evolu-zioni. Esagero? non direi! La democrazia si sa, a dirla con il pensiero dell’americano John Dewey non è soltanto una for-ma di governo, sarebbe come dire che la propria casa è più o meno una combinazione ge-ometrica di mattoni e di calce; che la chiesa è un edificio con banchi, pulpito e guglia.

Questo è vero, casa e chiesa sono fatte così. Ma insieme è falso: esse sono infinitamente di più (…) La democrazia è una forma di governo solo per-ché è una forma di associazio-ne morale e spirituale”. Nella lettura che ho fatto di Dewey emerge che l’individuo è la società concentrata. Non è sol-tanto la sua immagine o il suo specchio. E’ la manifestazione localizzata della sua vita”. Bel-le parole direte ma tant’è che si vive anche nella necessità di determinare consapevolezza negli altri. Assisto invece nella società angrese a manifesta-zioni di individualismo e del meglio conosciuto “penso per me” che ha ormai assunto pro-

Quando vivere in comunità significa sporcarsi le mani e metterci

la faccia, superando lo steccato dell’ostentato

individualismo.porzioni spaventose. Mò direte vuoi vedere che questa negativa prospettiva esistenziale sia solo riferita al no-stro territorio, è evidente che tale fenomeno coinvolge tutta la società ma visto che l’ambiente in cui viviamo è questo, perché non parlare dei fatti di casa nostra?.

D’altro canto vedo poi una buona aggregazione uma-na soprattutto in contesti parrocchiali ed associativi in cui il senso di comunità seppur limitato a precisi mo-menti, sembra rispettato.

Una contraddizione? Non proprio anche perché ca-pita sovente di ritrovarsi più in un reality con tanto di preconcette forme di partecipazione. E cosi la solidarie-tà come le manifestazioni umane condivise sono annac-quate da posizioni meramente estetiche e di facciata. Un appello agli estetici pseudo riformatori e rivolu-zionari. Abbiamo perso già gran parte dei luoghi di ag-gregazione culturale o forse non li abbiamo mai avuto, ma quella biblioteca come pure quel cinema teatro e un vero centro di aggregazione giovanile potranno mai essere oggetto di discussione e di condivisione degli an-gresi ? o assisteremo come ormai consuetidine ai soliti lamenti angresi, in cui tutto è sbagliato ma poi come per gli ambulatori asl, le scuole e le piazze, i parcheggi e il traffico ma nessuno intende sporcarsi le mani, dele-gando ai soliti distratti? Ps complimenti a chi come per Via Nazionale nei giorni scorsi ci ha messo la faccia per sognare più vivibilità. Alla prossima.

culturale. Il primo e più impor-tante tema del dibattito odierno è la libertà. Essere degli uomini e dei cristiani liberi, comporta essere responsabili ed operosi nella politica e nel sociale, avendo il Vangelo come unico punto di riferimento».

Successivamente è interve-nuta la prima delle tre relatrice, la prof.ssa Marina Kolo-vopoulou, docente presso la facoltà teologica dell’università di Atene, nonché rappresen-tante del Consiglio mondiale della Chiesa ortodossa, che ha affermato: «Sono onorata di essere in Italia. Ringrazio le Chiese del Centro “Irini” per aver voluto che io intervenissi e portassi la mia esperienza. La libertà è un discorso quanto mai attuale. Essa è, per la coscienza umana, lo strumento di dominio sulla natura e sulle passioni effimere. Dobbiamo esercitare il nostro “libero arbitrio” come diceva Sant’Agostino e avere la consapevolezza di poter scegliere. È con la venuta di Gesù Cristo che si è inaugurato il regime della piena libertà di coscienza degli uomini. Non siamo più, come afferma San Paolo, schiavi delle cose di questo mondo, ma uomini liberi».

Poi ha preso la parola la prof.ssa Emilia Mallardo, preside dell’Istituto I.P.I.A. “Paolo Colosimo” di Napoli, rappresentante della Chiesa Battista, dichiarando: «I 4 temi del convegno rappresentano, per noi protestanti, dei capisaldi della fede.

Oggi, all’alba del nuovo millennio, la libertà e la respon-sabilità sono valori, oltre che religiosi, sociali e civili. Come diceva Antonio Gambino, fa-moso giornalista e scrittore, è facile che oggi i giovani, credenti o non, si facciano at-trarre dalle forme più esplicite o più subdole del male, come la corruzione ed il clientelismo perché sanno che c’è una leg-ge, che spesso non è rispettata neppure da chi dovrebbe farla osservare, e dunque si viene facilmente perdonati o blanda-mente perseguiti.

Simile era il pensiero del sociologo Edward Banfield, quando parlava di “familismo amorale”. Finanche per Gior-gio Bocca, editorialista de L’Espresso e de “Il venerdì di Repubblica”, l’etica non esiste più, è solo “un’anticaglia” per collezionisti. In un periodo così duro e difficile, bisogna che la classe dirigenziale si

faccia promotrice di una nuova etica responsabile delle proprie intenzioni».

L’ultimo intervento è sta-to della prof.ssa Elisabetta Barone, preside dell’Istituto I.T.A.S. di Salerno, rappresen-tante della Chiesa cattolica, che ha affermato: «In questo tempo pasquale, lo sguardo dell’uomo deve essere di vita e non di morte, per opera della resurrezione della carne. Li-bertà deriva dall’antico nome del liberto, ovvero dell’uomo libero e non più soggetto alla schiavitù.

Purtroppo, l’uomo di oggi è ancora schiavo, quando non osserva le proprie responsabi-lità morali e civili, per esempio quando distrugge l’ambiente e non salvaguarda il Creato oppure quando si rassegna ai tanti mali della società e non vede che si stanno combatten-do delle guerre assurde, come quella libica, e non prova nulla nel vedere affondare in mare barche cariche di profughi nordafricani.

In questi ultimi mesi, il mar Mediterraneo è diventato la nuova Auschwitz. Eppure ci sono molti esponenti politici, nonché tanti cittadini, che sembrano non curarsi di ciò che sta accadendo. Dobbiamo esercitare maggiormente la co-scienza, affinché diventi luogo privilegiato di discernimento culturale e spirituale».

Sergio Ruggiero Perrino

i capisaldi della fede? Libertà, responsabiità,

coscienza ed etica.

ANZITEATRO - APPUNTAMENTI

- SABATO 21 MAGGIO - ORE 20.00TEATRO ORATORIO S. CATERINA PIAZZA TRIVIOSPETTACOLO: VI VA L’ITALIA?TEATRO, MUSICA E POESIA PER FESTEGGIARE IL 150º DELL’UNITà.IL RICAVATO SARà DEVOLUTO ALL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITEPER I RIFUGIATI.

- VENERDì 27 MAGGIO - ORE 20.00CASTELLO DORIASPETTACOLO DI SCENETTE BREVI NELL’AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE ARTISCUOLE (DAL 25 AL 28 MAGGIO).

Page 16: Angri 80

16Maggio 2011Premio Città di AnGri

Continua la collaborazione tra “Angri 80” e l’organizzazione del “Premio Città di Angri” che consiste nell’intervistare gli “Ambasciatori Angresi”, tutti quei personaggi cioè, che dal 2003 ad oggi hanno ricevuto l’ambito riconoscimento per meriti artistici, professionali, culturali,

sociali... Questo mese incontro Antonio Montella, presidente della “III° Millennio Foundation”

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Dott. Montella, ini-ziamo spiegando agli Angresi di cosa si occupa la Fondazio-ne che Lei da diversi anni Presiede…

Con la “III° mil-lennio foundation” lavoriamo sotto l’egi-da dell’onU, ed ope-riamo in tutte quelle attività che hanno a che fare con le comu-nità montane di tutto il mondo. Il nostro lavoro è apprezzato da tutte le diplomazie del pianeta. Le notizie di carattere generico, sono sul nostro sito - www.tertiomillennio-foundation.org anche se l’elenco delle atti-vità in corso non può essere pubblicato per ragioni di sicurezza. Io, ad esempio, sto seguendo in prima persona un progetto delicatissimo, ma il contenuto – mi duole - non può assolutamen-te essere divulgato.

Peccato, sarebbe stato un interessante scoop giornalistico! Parliamo, invece, di Antonio Montella, e della Angri che ha vissuto in gioventù, prima di arrivare, cioè, a girare il mon-do per questi delicati progetti…

Negli anni 70 An-gri era proprio una bella città, abitata da gente sana. Le ami-cizie erano vere e ci distinguevamo per la nostra voglia di essere semplici, ma animati da tante passioni. Era una città che ruota-va ancora intorno a punti di riferimento stabili: la famiglia, il rispetto delle istitu-zioni, la religione. La mia crescita cattolica vicino a don Alfonso Raiola, abate della parrocchia di San Gio-vanni, mi ha accompa-gnato durante la mia formazione morale e spirituale. Il fervore culturale che animava Angri in quegli anni ha rafforzato i miei

rapporti intersociali aiutandomi ad interagire con la società del tempo.

Però ad un certo punto ha lasciato questa “bella città”…

Ho lasciato Angri appena dopo il terremoto del 1980. Una pagina di storia che ha segnato profondamente la mia vita. Lutti in famiglia, desolazione e dispe-razione mi spinsero ad andare via. Partii per Roma, senza soldi e senza un punto di riferimento, ma venivo animato da un forte istinto che mi diceva che avevo imboccato la strada giusta per cambiare la mia vita.

Direi che il Suo istinto aveva perfettamente ragione. Torna mai ad Angri?

Per i primi quindici anni non sono tornato quasi mai. Viaggia-vo per il mondo e gli impegni lavorativi mi tenevano sempre lontano da Angri ma anche dall’Italia. Adesso almeno una volta al mese torno per essere vicino ai miei genitori anzia-ni. Provengo da una famiglia semplice, modesta e soprattutto onesta. Dai miei genitori ho ap-preso i veri valori della vita. A loro sarò grato per sempre.

Ma Angri è ancora una “bella città”?

Angri oggi è una città che ha perso l’orgoglio dell’appar-tenenza. Ha smarrito la voglia di vivere, condizionata da una classe politica che è diventata affaristica e personalistica, annullando completamente lo sviluppo sociale ed economico di una comunità, anteponendo agli interessi pubblici quelli privati. Ma non tutto è perduto: sotto la cenere dell’indifferenza esiste il fuoco dei giovani che hanno idee e voglia di fare. La speranza è proprio quella

che la classe politica attuale generi “involontariamente” ed inevitabilmente quel cambio di tendenza per rilanciare Angri e le sopite ambizioni degli Angresi.

nonostante la lontananza si interessa di quello che suc-cede in città…

Sempre! Ci sono amici che mi informano e consulto con attenzione i siti internet che parlano della realtà angrese come www.angri.info - www.ideavision.it - e www.ideatv.it

Lei ha avuto in passato anche interessi sportivi ad Angri: ci spiega com’è andata realmente quella faccenda?

Preferisco non parlarne. È stata una dolorosa parente-si della mia vita che mi ha profondamente amareggiato. Volevo costruire un progetto importante per la mia città che poteva trovare un nuovo slan-cio proprio attraverso il calcio. Purtroppo soltanto il Prefetto e l’ex Sindaco Umberto Posti-glione mi aveva capito.

Ha mai incontrato Angresi nei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo?

Ho conosciuto tanti Angresi durante i miei viaggi, e ricor-do tanti simpatici episodi, tra tutti però, voglio raccontare un aneddoto che mi è capitato nel 2003: mi trovavo in Africa, precisamente in Ghana, per un progetto ecologico, e fui invi-tato dal primo ministro locale per una colazione di lavoro. Era presente anche una giornalista italiana, la quale, terminato l’incontro con l’importante uomo politico, volle, a tutti i costi accompagnarmi all’am-basciata del nostro paese per farmi conoscere l’ambascia-tore. La sorpresa più grossa fu

matico: si trattava del dottor Giancarlo Izzo - angrese doc - oggi residente in Umbria. Fu una bellissima emozione per entrambi, e passammo insieme una giornata stupenda.

oggi Lei risiede stabilmente a Lugano: che differenze ci sono tra la città svizzera ed una qualsiasi realtà del Sud Italia quale può essere Angri, soprat-tutto dal punto di vista cultu-rale, artistico e sportivo?

Non c’è assolutamente con-fronto. Sono due mondi e due stili di vita completamente dif-ferenti.

Dall’Italia alla Svizzera, invece, quanto ed in cosa è cambiato Antonio Montella?

La vita ti porta a cambia-menti continui ad Angri come in Svizzera, guai se questo non avvenisse.

Quali sono i Suoi progetti per il futuro?

Tanti. Con la nostra fondazio-ne abbiamo in cantiere progetti fino al 2026!

Ricordo ancora il bellissimo discorso che ha tenuto in occa-sione del Premio Città di Angri - con cui è stato omaggiato qualche anno fa - a favore dei giovani e delle loro iniziative in ogni settore e contro un certo tipo di politica molto “chiuso” e poco propenso alle necessità della popolazione giovanile: la pensa ancora in quel modo?

Certo! Purtroppo da allora nulla è cambiato. I giovani sono costretti a costruirsi un futuro lontano da Angri, e la congiuntura economica attuale contribuisce ad appesantire le difficoltà. Negli ultimi anni la politica non si è mai preoccupa-ta dei giovani, ha lavorato con egoismo, preferendo al bene comune l’interesse dei singoli. Quanti errori commessi! Ai giovani consiglio vivamente di seguire i propri sogni, le proprie aspirazioni e di individuare l’obiettivo e perseguirlo con tutte le proprie forze. Io posso rappresentare un esempio, e mi rendo disponibile per consigli e suggerimenti nei limiti della mia personale esperienza.

Il Premio Città di Angri (www.premioangri.it) festeg-gerà il decennale nel 2012 con una grande iniziativa a cui sa-ranno invitati tutti gli Angresi che si fanno valere nel mondo: Antonio Montella ci sarà?

Spero di esserci! Invitatemi! Mi farebbe molto piacere.

Giuseppe Novi

“Gli Angresi hanno perso l’orgoglio dell’appartenenza”

Perché questa scelta e con quale esito?

Semplicemente perché, negli anni addietro, non c’è mai stata la dispo-nibilità materiale per svolgere mani-festazioni a palazzo Doria. L’esito di questa scelta è stato senza dubbio po-sitivo: Angri deve valorizzare il suo emblema anche attraverso grandi eventi.

Tra le novità di quest’anno: i Gio-vani Talenti Angresi?

Il Premio Città di Angri è un evento in continua evoluzione ed in perenne trasformazione, da quest’anno e fino al 2012 - anno in cui si festeggerà il decimo compleanno della ras-segna - vogliamo tramutare la manifestazione in un festival multidisciplinare europeo, in cui i protagonisti principali saranno proprio i giovani. Da qui l’idea di iniziare il coin-volgimento delle nuove gene-razioni, andando ad omaggiare quelli che abbiamo definito GTA-Giovani Talenti Angresi, personaggi locali che hanno già espresso il talento in vari campi culturali e che, a nostro avviso, “esploderanno” presto definitivamente.

L’anniversario dei 150 anni dell’Unità nazionale è il filo con-duttore di quest’edizione…

Il tema dell’evento cambia annualmente, dopo il “Barocco” dello scorso anno, per il 2011 non potevamo che scegliere il “150° anniversario dell’Unità d’Italia”. La soddisfazione più grande è stata quella di aver otte-nuto, da parte dell’Unità Tecnica di Missione, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’au-torizzazione ad apporre il logo ufficiale delle celebrazioni su tutto il materiale promozionale realizzato. Ad oggi, da quanto mi risulta, il Premio Città di Angri è l’unica manifestazione cittadina che rientra ufficial-mente nell’ambito delle cele-brazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Dopo i numerosi spettacoli ed il successo dell’anno scor-so, non credi che gli spettatori si aspettassero qualcosa di simile anche quest’anno?

Vista l’importanza del tema

ed il coinvolgimento dei giovani, si è deciso di dedicare un’intera giornata ai ragazzi delle scuole superiori citta-dine. Gli alunni intervenuti hanno dimostrato di gradire la proiezione del capolavoro di Mario Martone “Noi Credevamo”, film incentrato proprio sul tema dell’unità nazionale (recentemente vincitore di 7 David di Donatel-lo, proiettato in un territorio che ancora non ha una sala cinematografica). Per gli spettacoli ed i “nomi grossi” ci sarà tempo, il 2011 è ancora lungo…

Che tipo di difficoltà hai potuto riscontrare nell’or-ganizzazione dell’evento?

Ci sono state grosse difficoltà di interazione e di dia-logo con l’amministrazione comunale, poi, ho constatato che, ad Angri, ancora non esiste una calendarizzazione delle manifestazioni con il serio (e stupido) rischio che gli eventi si accavallino, ed, infine, le solite difficoltà di carattere economico. Al Premio Città di Angri, infatti, il Comune non ha concesso nessun contributo se non l’uso della pinacoteca del Castello Doria e la stampa ed affissione cittadina dei manifesti promozionali.

Senza voler polemizzare, vedo che tante manifestazioni vengono organizzate periodicamente in città e non mi pare che siano tutte a costo zero per l’amministrazione, per cui mi piacerebbe sapere – se esiste – il tipo di criterio applicato per finanziare eventi culturali ed artistici e da chi viene applicato.

Sei un po’ deluso dall’accoglienza riservata all’even-to dall’attuale amministrazione comunale?

Sono dispiaciuto perché non vedo interesse nei con-fronti di un evento che continua a diffondere il nome e l’immagine della città di Angri a livello nazionale ed internazionale. Quest’anno abbiamo ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, un risultato inimmaginabile fino a qualche anno fa, in più il Presidente dell’emiciclo comunitario, ex premier polacco Buzek, ci ha scritto un messaggio di congratulazioni per l’iniziativa di sviluppo territoriale.

Progetti per il futuro?Sicuramente trasformare “il più qualificativo evento

della nostra terra” in un festival dell’arte, della cultura e della creatività che coinvolgerà attivamente nell’orga-nizzazione numerose personalità angresi particolarmente esperte nei settori in cui operano. L’idea ambiziosa è quella di creare nell’orbita del Premio Città di Angri un primo esempio di impresa culturale locale che apporti benefici non solo all’evento, ma a tutta la collettività an-grese con un incremento di consensi e presenze per la città ed una rivalutazione reale del turismo, del commercio, dell’arte, ed ovviamente della cultura non solo ad Angri ma in tutto l’Agro Nocerino Sarnese.

Antonella Anna Giacomanielloquando incontrai il diplo-

Premio Città di Angri

Premiati i Giovani talenti angresi

Quest’anno la manifestazione si è svolta nella pinacoteca del castello Doria

Page 17: Angri 80

17Maggio 2011

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nello scorso mese di gennaio, Vincenzo Precenzano, artista

angrese tra i più noti, ha dato alle stampe Settembre (pubblicato per i tipi dello Studio d’arte Incisori e Gra-fici Salernitani). Si tratta di un lungo racconto biografico, corredato anche da foto e immagini, nel quale l’artista narra episodi della sua vita di uomo e il suo percorso pittorico.

Condividiamo quanto scri-ve nella prima introduzione Enrico Pirro: Settembre non è una biografia oleografica o un arido elenco di fatti. Nemmeno viene fatto un catalogo di opere o di successi artistici (che pure non sono mancati nella lunga carriera di Precenzano).

Piuttosto, l’autore ha preferi-to un approccio più discorsivo, quasi si trattasse di una lunga chiacchierata tra vecchi amici, per ricordare i tempi lontani, gli affetti, le vicissitudini di una vita. Il lettore deve solo pro-cedere nella lettura per essere come irretito dalla narrazione dei fatti, che, per quanto non lo riguardino personalmente, non mancheranno di coinvolgerlo emotivamente.

Ovviamente, la storia perso-nale di Vincenzo Precenzano non può non intrecciarsi con quella collettiva della nostra realtà locale (non solo artistica – segnata dal lungo sodalizio umano e professionale del gruppo Studio d’arte 64), ri-tratta attraverso la rievocazione di personaggi, che più o meno a lungo hanno accompagnato

il percorso d’arte e di vita dell’autore.

Non c’è alcun cedimento alla nostalgia, anzi in diversi punti del racconto, Precenzano sembra preferire un tono più oggettivo (quasi impietoso), soprattutto quando si tratta di svelare storie e aspetti del Meridione povero e contadino, in cui lui stesso si è formato, e che negli anni ha subito un volgare imborghesimento, fatto di mediocrità e di perdita di innocenza e spontaneità.

Per chi conosce la pittura di Precenzano, orientata ad un figurativismo geometrico, non privo di un articolato dinami-smo di linee, e caratterizzata da un cromatismo denso e lu-minoso, non faticherà a notare che la narrazione di Settembre in qualche modo è figlia dello stesso metodo estetico che l’au-tore adotta nella composizione dei suoi dipinti.

Non a caso in Settembre dai fatti (che costituiscono l’insieme del narrato) l’autore

sapientemente isola sensazioni ed impres-sioni, così come dal caotico insieme di un dipinto, egli lascia emergere macchie di colore e figure, che ne orientano il senso.

Come scrive Fran-cesco Fasolino, nella seconda introduzione, un posto non secon-dario occupano le memorie del mondo scolastico (Precenza-no ha insegnato a Na-poli per lunghi anni), «che diviene simbolo di una civiltà e di una concezione del vive-re, cui l’autore riesce a dare vita e colore, rappresentando, con la sua babele della scrittura, la babele stessa della vita».

Vincenzo Ruggiero Perrino

L’artista Precenzano racconta se stesso

Quest’anno, la scelta della location per lo svolgimento del 35° concorso re-gionale per cocktail e long drink è caduta non a caso sulla città di Pompei. L’evento è stato organizzato da Francesco Reder – Fiduciario, in colla-borazione con il con-sigliere Giovanni Di Somma della sezione Campana dell’AI-BES (ass. italiana barmen e sostenitori) che raggruppa più di trecento barmen e barlady di tutta la regione. Le gare si sono svolte all’inse-gna della massima professionalità tra barmen e barlady dell’Aibes, i quali si sono cimentati nella creazione di nuove ricette composte da liquori, distillati, amari,vermout, suc-chi di frutta, acque gassate, spumanti e… tanto ghiaccio!!!; il tutto messo a dispo-sizione dai Soci So-stenitori dell’Aibes, produttori ed impor-tatori delle migliori marche nazionali ed internazionali di prodotti destinati al mercato dell’Hore-ca, il cui presidente è l’instancabile Danilo Bellucci.

La sezione Cam-

pania si distingue per meriti, premi e nomi di spicco su tutto il livello nazionale grazie ai prestigiosi traguardi raggiunti dai barman campani. Il con-corso regionale ha avuto fra i concorrenti il nostro concittadi-no Cosimo D’Andretta che si è aggiudicato il secondo posto nella classifica generale con un cocktail molto innovativo. Infatti dopo l’ultima esperienza lavorativa in riviera adriatica ed in costiera sorrentina, è tornato sulla pedana ed ha sbaragliato tanti validissimi colleghi. Innu-merevoli sono stati i suoi suc-cessi a cui ci ha abituati negli ultimi anni, sin da quando era al comando del Penny Black Irish Pub e del rist. Il Forchet-tone; oggi invece è il barman

dell’HCCA 24 full en-joy bar nella città di Pom-pei.

“ I m i e i obiettivi – ci ha dichiara-to Cosimo D’Andret-ta – sono quel l i d i promuovere il buon bere, m a a n c h e q u e l l o d i diffondere la cu l tu ra del l’uso e degli effet-ti provocati dall’eccesso di cocktail e superalcoli-ci. Promuo-

vere la cultura del bere senza esagerazioni, fra gli amici, nelle associazioni, nelle scuo-

le. Il nostro motto è “Scegli AIBES e sai cosa bevi”, dato che un barman aibes oltre alla professionalità, creatività ed estro nel preparare e scegliere ingredienti giusti, deve anche saper trasmettere la cultura del “bere” nei giovani, saper for-mare e informare i giovani su rischi, pericoli e danni pro-vocati dall’eccessivo uso di alcol specialmente a ragazzi che lavorano o frequentano discoteche e punti di ritrovo giovanili”.

“Il mio Cocktail – ha conclu-so Cosimo D’Andretta – dal nome “Il tuo sorriso nelle mie mani” è un cocktail nato dalla collaborazione con una nota e prestigiosa pasticceria di Angri... «’O sciampagnone». Infatti è un “cocktail dessert” basti pensare che ha come de-corazione il “babà”, preparato con grande maestria dagli amici Gerardo e Gianni, leader della suddetta pasticceria.

Cosimo d’Andretta ancora una volta sul podio

35° concorso Aibes campano per cocktail e long drink

settembre, ovvero il ricordo di una vita

Page 18: Angri 80

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Il destino dell’Angri in serie D passerà per la lot-teria dei play-out. I gri-giorossi si giocheranno la permanenza nella massima categoria dei dilettanti in centottanta minuti di gio-co che decideranno una stagione costellata da mille episodi.

Dai proclami trionfali del contestato presidente Nico-la Varone alla scomparsa del presidente Giovanni Orlando che aveva riabili-tato l’immagine dell’Angri calcistica dopo una gestione scellerata, passando per un rendimento ondivago, fatto registrare dalla squadra del cavallino rampante che nel girone di andata ha mes-so insieme appena undici

punti. Una stagione segnata dalle vicende negative in attesa di scri-vere il lieto fine ad un campionato stregato.

La morte del patron Orlando ha scosso l’intero ambiente calcistico e posizionato un macigno sulle ambi-zioni future dell’Angri. Il massimo dirigente non ha mai fatto mistero di cullare sogni importanti per il calcio angrese e negli ultimi giorni di vita aveva lasciato trapelare la volontà di avviare l’iter per consentire alla com-pagine grigiorossa di poter entrare nel lotto delle formazioni in lizza per un ripescaggio nella “vecchia C2”.

Il destino non è stato benevolo con Giovanni Orlando, morto qualche ora prima dell’impegno dei Grigiorossi sul campo del Gaeta. Proprio di domenica, il giorno che da qualche tempo gli riservava emozioni intense, gioie e amarezze che i suoi ragazzi gli

hanno regalato negli ultimi cinque mesi. Quasi in punta di piedi ha la-sciato la vita terrena, senza clamore, quasi a non voler disturbare.

“Don Giovanni” sapeva, però, che la sua dipartita non poteva passare inosservata perché in cinque mesi è riuscito ad attirarsi le simpatie del “popolo del pallone” con il quale ha condiviso la passione per i colori grigiorossi.

All’apparenza sembrava un burbe-ro, uno duro, uno di quelli che non ti lascia esprimere la tua opinione… apparenza, solo apparenza. Cono-scendolo meglio il “Presidente” era un buono, usava il tono perentorio per imporre le sue decisioni, però, alla fine si scioglieva e con una battuta all’inglese ti toglieva dall’impaccio e capivi che di fronte avevi un uomo dal cuore nobile e dai sani principi.

Luigi d’Antuono

I vertici del set-tore tecnico “ar-bitri-osservatori” della federazione italiana pallavo-lo (Fipav) han-no decretato la promozione che permetterà al no-stro concittadino di visionare gli arbitri nei cam-pionati nazionali. Una promozione sul campo che ha fatto da cornice ad un ulteriore riconoscimento giunto con la par-tecipazione alla 17ª edizione del torneo “Easter”, svoltosi a Loreto (Anco-na).

La manifestazione, di livello internazionale, ha registrato la partecipazione di blasonati club femminili europei e americani che si sono confrontati sui ret-tangoli della riviera dorica. Un incarico di assoluta rilevanza reso ancora più apprezzabile se si conside-ra che D’Antuono è stato ammesso alla kermesse come unico esponente del

Sud Italia. “È stata un’esperienza fantastica – commenta D’Antuono, che in questa occasione sveste i panni di giornalista – perché mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con altri arbitri-osservatori provenienti da diverse parti dell’Italia e di parte-cipare ad un’intensa attività didattica e tecnica con i massimi esponenti del volley nazionale”.

La promozione in serie B arriva dopo cinque anni di esperienza maturata sui campi della Campania e da due anni come responsabile del settore nel comitato provinciale.

“Operare in Campania - spiega Luigi – non è sempre semplice perché la passione e il calore dei tifosi a volte raggiungono livelli simili al calcio anche in considerazione del fatto che in diverse realtà il volley rappresen-ta la massima espressione sportiva”. L’ammissione nella serie cadetta com-porterà un maggiore im-pegno considerato che le designazioni interesse-ranno l’intero territorio nazionale. “Sono orgo-glioso e gratificato della promozione in serie B – continua Luigi – un traguardo storico per la pallavolo campana poiché

per quattro anni non ci sono state promozioni nei ruoli”.

Luigi D’Antuono è stato il primo arbitro angrese nel mondo del volley, una passione coltivata dal 1989 e maturata a seguito di tredici anni di arbitraggio prima di accedere al ruolo di “osservatore” culminato con l’immissione nei ruoli nazionali. “Mi godo questa promozione – chiosa D’Antuono – ma la serie B rappresen-ta un punto di partenza per accedere in futuro nella massima serie”.

L’ASD Angri Pallacanestro ha brillantemente concluso il cam-pionato di serie D con un bilancio di ben 18 vittorie su 28 partite disputate. Abbiamo fatto il punto della situazione con il giovanissimo presidente della compagine angrese, Alfonso Campitiello.

Allora presidente, cominciamo con un commento sulla stagione agonistica appena conclusa.

Sono sicuramente soddisfatto per-ché siamo riusciti a porre rimedio ad un inizio piuttosto deludente, dovuto anche a problemi extra tecnici, che ci hanno costretto al cambio di allenato-re. La prima parte del campionato si è conclusa con 7 vittorie e 7 sconfitte ma ci siamo rifatti ampiamente nel 2011 che chiudiamo, grazie anche all’ottimo lavoro svolto da coach Piervincenzo Costabile, con 11 vit-torie ed appena 3 sconfitte. Solo a causa di un regolamento cervellotico non abbiamo potuto partecipare ai play off, dove avremmo certamente ben figurato.

E adesso quali sono i vostri progetti?

Punteremo senz’altro sul gruppo coeso e compatto che si è creato nella seconda parte della stagione; non avremmo potuto battere squadre del calibro di Casapulla e Minucci Napoli senza una squadra capace di comprendere alla lettera i nostri obiettivi e le indicazioni dello staff tecnico.

Siete una società molto giovane, ma si sente parlare di progetti am-biziosi per il futuro, vero?

Abbiamo appena ottenuto uno storico risultato ma siamo molto ambiziosi e crediamo nel lavoro di gruppo senza tralasciare l’impegno per il sociale. A tale riguardo colgo l’occasione per evidenziare che da

qualche mese si sono uniti a noi due ragazzi ucraini, forse tecnicamente non saranno in grado di giocare in serie D, ma li inseriremo ugualmente nel nostro contesto perché l’idea principale è quella di far crescere la cultura di questo sport così emozio-nante nella nostra città.

Visto che lei parla di emozioni, quale è stata la più significativa di questo anno?

Senza dubbio la vittoria in trasfer-ta, a Napoli, con il di Bello Minucci che ci ha dato la matematica certezza del primo posto nel girone, ma anche le gare interne contro Casapulla ed Ercolano rimarranno nella storia del basket angrese, oltre che nel mio cuore di primo tifoso.

Sappiamo che il campionato di serie D costa molto tra tasse gara e trasferte: come pensa di muoversi per il prossimo anno?

Ci tengo a precisare che le porte sono aperte a tutti i professionisti e gli imprenditori che si vogliono impegnare insieme a noi, a patto che ci sia la seria volontà di partecipare al progetto perché sono un po’ stan-co di gente che, a giugno, promette mare e monti, per poi tirarsi indietro a settembre, quando bisogna aprire i cordoni della borsa. Noi vogliamo diventare un punto di riferimento, innanzi tutto, per i giovani a cui daremo la possibilità di continuare a giocare ad Angri anche dopo la trafila dei campionati giovanili.

Come sono i rapporti con l’am-ministrazione comunale?

Gli amministratori ci sono stati vicino, ma faccio appello in par-ticolar modo al sindaco affinché possa essere al più presto ultimata la struttura di via Stabia, in modo da poter finalmente avere un campo di basket dove potersi allenare con maggiore frequenza ed in orari nor-mali (quest’anno i nostri allenamenti

cominciavano alle 21.30, cioè in tarda serata, con ovvi disagi per tutti i nostri atleti) e poter portare avanti i nostri obiettivi. Credo che con una struttura nuova e con l’ingresso di qualche altro sponsor potremo disputare una nuova grande stagione

Siamo alla fine dell’in-tervista vuole ringraziare qualcuno in particolare?

Sì, lo staff tecnico com-posto da Piervincenzo Co-stabile, Tony Benincasa e Cristian Limodio e poi i dirigenti Angelo Albanese, Angelo Terlizzi, Francesco Ferraioli, Giulio De Vivo, tutti i giocatori -con una menzione particolare per il capitano Gennaro Ferraioli il quale, a 37 anni, ha ancora la voglia di impegnarsi di un ragazzino - e tutti i tifosi che ci hanno costantemente sostenuto; nel nostro piccolo abbiamo raggiunto un risul-tato importante e sono sicuro che... il sogno continua”.

Angri presente nel volley nazionale

Luigi D’Antuono promosso in serie B come osservatore

L’Angri ai play-out

Dai proclami trionfali del contestato presidente Nicola Varone alla scomparsa del presidente Giovanni Orlando L’ASd ha chiuso in bellezza

il campionato di Serie d

Intervista con il presidente Alfonso Campitiello

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GIUGNO 12LUGLIO 03SETTEMBRE 18OTTOBRE 23NOVEMBRE 20

GIUGno 12LUGLIo 10SETTEMBRE 11

oTToBRE 16noVEMBRE 13DICEMBRE 11

MAGGIoSabato 21 Comunale 2 - GallucciDomenica 22 GallucciSabato 28 Gallucci - Comunale 1Domenica 29 Comunale 1GIUGnoGiovedì 02 D’AntonioSabato 04 D’Antonio - PoliniDomenica 05 PoliniSabato 11 Polini - Farmacia nazionaleDomenica 12 Farm. nazionaleSabato 18 Farm. nazionale - ConteDomenica 19 Conte

AMARCoRDTra i tanti ricordi di un tempo, è venuta fuori questa foto conservata gelosamente in una cartella di suor Cristina.

Le Suore Battistine di Angri desiderano che sia pubblicata su ANGRI ’80, dove spesso

leggono gli articoli di Francesco Fasolino.Possa il professore ritornare indietro negli anni, per ricordare

l’infanzia trascorsa nell’Istituto del Beato A.M.Fusco, dove ha appreso la prima formazione del sapere.

Scuola Media “P. opromolla” - Anno scolastico 1971/ 72: (da sin.): sig.ra Maria…., prof. Cinque (Applicazioni Tecniche), sig. Giovan-ni Galizia (Applicato di Segreteria), prof.ssa Lia Cerra, sig.na Rosa Franza

(coll. scol:), prof. Romualdo Santalucia (Preside), sig.ra Rosa Falcone (coll. scol.), prof. Girolamo Pepe (Vice Preside), Sig. Villafranca (coll. scol).

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Il piccolo Gianluca Piselli ha ricevuto il sacramento del battesimo.Auguri a Gianluca, al papà Aniello, alla mamma Maria Iovine, dagli zii

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