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4 Il Congresso nazionale del- l’Aned si terrà dunque nella Sala delle Bandiere del cam- po di sterminio di Mauthausen nella prima settimana (il 3-4- 5) del prossimo maggio. La decisione è stata definitiva- mente presa dal Consiglio na- zionale dell’Associazione de- gli ex deportati politici nei campi di sterminio nazisti nel corso della sua riunione di Bolzano. Una maggioranza pressoché assoluta (un solo voto contrario e una asten- sione) ha approvato la rela- zione del presidente avv. Gianfranco Maris. Il ruolo del campo di via Resia La scelta di Bolzano per di- scutere il senso e il valore sto- rico del Congresso dell’Aned in un campo di sterminio non è stata certo casuale. Qui sor- geva il campo di via Resia dal quale sono transitati migliaia di deportati destinati allo ster- minio. Via Resia - e lo ha sot- tolineato il presidente Maris - ha avuto un ruolo fonda- mentale nel sistema di re- pressione e di annientamento di coloro che si opponevano al regime nazista e fascista; un campo di concentramento nazista oggi non sufficiente- mente conosciuto, ma che de- ve essere riportato alla me- moria degli uomini. Per questo va positivamente considerata la forte iniziativa dell’amministrazione comu- nale di Bolzano per recupe- rare il significato e il mes- saggio che ci viene dal cam- po di via Resia, sorto in una zona di lingue ed etnie diver- se ma che qui hanno saputo combattere una lotta comune. Perché via Resia è stato un campo di transito e di repres- sione anche per chi è nato in queste terre, e ha dato vita ad una opposizione al nazismo da parte della popolazione di lingua tedesca che deve esse- re maggiormente conosciuta. Uno strumento contro la xenofobia Proprio in questa città, il Consiglio nazionale dell’Aned ha voluto affrontare un pro- blema di fondo: come cele- brare e ricordare la tragedia della deportazione nei campi di sterminio mentre si chiude un secolo feroce e se ne apre un altro, che può portare gran- di speranze ma anche altret- tanto grandi pericoli. Gli scampati ai campi di ster- minio - lo ha ricordato il pre- sidente Maris nella sua rela- chi ideali di tolleranza e di fraternità per superare con- trasti e tensione che si fanno sempre molto forti. È neces- sario trasformare queste con- cezioni passive in uno stru- mento positivo che favorisca l’incontro e l’integrazione di popoli diversi, soprattutto nel- la nostra Europa. Il rischio del populismo xenofobo è evi- dente a tutti e non solo in Austria e in Svizzera; e quan- do la xenofobia diventa na- zionalismo tutto può accade- re, come ci insegna la nostra esperienza, e come ci ricor- dano gli attentati razzisti dei nostri giorni. Una riflessione per i giovani del 2000 La memoria della tragedia dei campi di sterminio è certo ne- cessaria, ma non può bastare. Essa ha significato se la sto- ria della deportazione e di cia- scun deportato, di ciascuna deportazione, diventa ragio- namento e riflessione per i gio- vani di oggi. I deportati di 21 popoli che si sono ritrovati nel campo di Mauthausen con le loro storie, lingue e culture di- verse e che hanno saputo re- sistere e vincere, sono un esempio concreto dello spiri- to con cui si deve costruire zione - sono stati per 54 anni non dei reduci, ma dei testi- moni attivi in difesa di una memoria portatrice di valori. Il loro impegno (e dei loro fa- miliari) dalla Liberazione ad oggi è stato quello di far co- noscere soprattutto ai giova- ni l’insegnamento che veniva dai campi di sterminio come quello di Mauthausen: depor- tati di ventun popoli diversi, di altrettante lingue, culture, etnie, resistenze, i quali han- no saputo realizzare una unità che ha contribuito alla disfat- ta del nazismo. Se per i gio- vani del 2000 questo ricordo e questo insegnamento rimarrà vivo e avrà ancora un alto va- lore morale, sarà merito di quello che è stato fatto nel passato e di quello che si può ancora fare in questi anni. Di qui il grande valore del Congresso nazionale dell’Aned all’interno di un campo di ster- minio come quello di Mauthausen, all’inizio del se- colo che si apre. Un secolo destinato a vedere un sempre più vasto incontro di popoli, di culture che si devono in- contrare e di diversità che si devono integrare. Tutto que- sto può però anche portare a nuove drammatiche lacera- zioni. In una società nuova e pluralista - ha ricordato Maris - possono non bastare i vec- A Mauthausen non solo per ricordare L’incontro per favorire l’integrazione di popolazioni e culture diverse - Contro il pericolo del populismo xenofobo. L’alto esempio dei deportati di 21 popoli che sono morti, hanno sofferto, resistito, lottato e contribuito a sconfiggere il nazismo - La relazione di Gianfranco Maris. Il Congresso nazionale dell’Aned deciso dal Consiglio per il maggio 2000 BOLZANO IT Consiglio nazionale Aned 13-14 novembre ’99

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Il Congresso nazionale del-l’Aned si terrà dunque nellaSala delle Bandiere del cam-po di sterminio di Mauthausennella prima settimana (il 3-4-5) del prossimo maggio. Ladecisione è stata definitiva-mente presa dal Consiglio na-zionale dell’Associazione de-gli ex deportati politici neicampi di sterminio nazisti nelcorso della sua riunione diBolzano. Una maggioranzapressoché assoluta (un solovoto contrario e una asten-sione) ha approvato la rela-zione del presidente avv.Gianfranco Maris.

Il ruolo del campodi via Resia

La scelta di Bolzano per di-scutere il senso e il valore sto-rico del Congresso dell’Anedin un campo di sterminio nonè stata certo casuale. Qui sor-geva il campo di via Resia dalquale sono transitati migliaiadi deportati destinati allo ster-minio. Via Resia - e lo ha sot-tolineato il presidente Maris- ha avuto un ruolo fonda-mentale nel sistema di re-pressione e di annientamentodi coloro che si opponevanoal regime nazista e fascista;un campo di concentramentonazista oggi non sufficiente-

mente conosciuto, ma che de-ve essere riportato alla me-moria degli uomini.Per questo va positivamenteconsiderata la forte iniziativadell’amministrazione comu-nale di Bolzano per recupe-rare il significato e il mes-saggio che ci viene dal cam-po di via Resia, sorto in unazona di lingue ed etnie diver-se ma che qui hanno saputocombattere una lotta comune.Perché via Resia è stato uncampo di transito e di repres-sione anche per chi è nato inqueste terre, e ha dato vita aduna opposizione al nazismoda parte della popolazione dilingua tedesca che deve esse-re maggiormente conosciuta.

Uno strumento contro la xenofobia

Proprio in questa città, ilConsiglio nazionale dell’Anedha voluto affrontare un pro-blema di fondo: come cele-brare e ricordare la tragediadella deportazione nei campidi sterminio mentre si chiudeun secolo feroce e se ne apreun altro, che può portare gran-di speranze ma anche altret-tanto grandi pericoli.Gli scampati ai campi di ster-minio - lo ha ricordato il pre-sidente Maris nella sua rela-

chi ideali di tolleranza e difraternità per superare con-trasti e tensione che si fannosempre molto forti. È neces-sario trasformare queste con-cezioni passive in uno stru-mento positivo che favoriscal’incontro e l’integrazione dipopoli diversi, soprattutto nel-la nostra Europa. Il rischio delpopulismo xenofobo è evi-dente a tutti e non solo inAustria e in Svizzera; e quan-do la xenofobia diventa na-zionalismo tutto può accade-re, come ci insegna la nostraesperienza, e come ci ricor-dano gli attentati razzisti deinostri giorni.

Una riflessione peri giovani del 2000

La memoria della tragedia deicampi di sterminio è certo ne-cessaria, ma non può bastare. Essa ha significato se la sto-ria della deportazione e di cia-scun deportato, di ciascunadeportazione, diventa ragio-namento e riflessione per i gio-vani di oggi. I deportati di 21popoli che si sono ritrovati nelcampo di Mauthausen con leloro storie, lingue e culture di-verse e che hanno saputo re-sistere e vincere, sono unesempio concreto dello spiri-to con cui si deve costruire

zione - sono stati per 54 anninon dei reduci, ma dei testi-moni attivi in difesa di unamemoria portatrice di valori.Il loro impegno (e dei loro fa-miliari) dalla Liberazione adoggi è stato quello di far co-noscere soprattutto ai giova-ni l’insegnamento che venivadai campi di sterminio comequello di Mauthausen: depor-tati di ventun popoli diversi,di altrettante lingue, culture,etnie, resistenze, i quali han-no saputo realizzare una unitàche ha contribuito alla disfat-ta del nazismo. Se per i gio-vani del 2000 questo ricordoe questo insegnamento rimarràvivo e avrà ancora un alto va-lore morale, sarà merito diquello che è stato fatto nelpassato e di quello che si puòancora fare in questi anni.Di qui il grande valore delCongresso nazionale dell’Anedall’interno di un campo di ster-minio come quello diMauthausen, all’inizio del se-colo che si apre. Un secolodestinato a vedere un semprepiù vasto incontro di popoli,di culture che si devono in-contrare e di diversità che sidevono integrare. Tutto que-sto può però anche portare anuove drammatiche lacera-zioni. In una società nuova epluralista - ha ricordato Maris- possono non bastare i vec-

A Mauthausen non solo per ricordare

L’incontro per favorire l’integrazione di popolazioni e culture diverse - Contro il pericolo del populismo xenofobo. L’alto esempio dei deportati di 21 popoli che sono morti, hanno sofferto,resistito, lottato e contribuito a sconfiggere il nazismo - La relazione di Gianfranco Maris.

Il Congresso nazionale dell’Aned deciso dal Consiglio per il maggio 2000

BOLZANO ITConsiglio nazionale Aned

13-14 novembre ’99

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l’Europa di oggi e il mondodi domani. Questo è il gran-de significato di un Congressodi deportati all’interno del cam-po di sterminio di Mauthausene che i componenti del Consi-glio nazionale hanno piena-mente accolto. Lo ha ricorda-to nel suo appassionato inter-vento il sen. Raimondo Ricci,il quale si è soffermato su quan-to sta avvenendo nel nostroPaese in un momento di gra-vi difficoltà e ha rammentato

quanto sia grande il pericoloper le istituzioni democrati-che anche per il fatto che leforze politiche (e in certi ca-si anche quelle di sinistra) sia-no venute meno ad un serioesame critico della nostra sto-ria e come per questo diventipossibile che il potere vengaassunto da forze nel cui senosono presenti elementi non cer-tamente democratici.

Bruno Enriotti

Le cave della mortefruttarono oltre 17milioni di marchi

Lo sfruttamento bestiale dei deportati

Molti campi di sterminio nazisti vennero costruiti nelle vi-cinanze di cave di pietra e granito che le SS volevano sfrut-tare, utilizzando il lavoro dei prigionieri.A tale scopo, infatti, le SS costituirono a Berlino il 29 apri-le 1938 la “Deutsche Erd-und Steinwerke GmbH” (Fabbricadelle terre e delle pietre a responsabilità limitata).Subito dopo l’occupazione di Vienna, il capo delle SSHeinrich Himmler ispezionò personalmente alcune cave aMauthausen e constatò la possibilità di realizzare nelle vi-cinanze un campo di prigionia nel quale i detenuti potes-sero lavorare, ovviamente senza alcuna retribuzione.Fu a quel punto che iniziarono le trattative con il munici-pio di Vienna per l’affitto delle cave Wienergraben, Marbacher-Bruch, Bettelberg-Bruch e di un’impresa agricola per lasomma di 5 mila marchi all’anno, oltre la partecipazioneagli utili.Un brogliaccio compilato per calcolare le imposte sulla ci-fra degli affari prodotti dal lavoro nelle cave (nella foto)dal 1941 al 1944 permette di giudicare il colossale “rendi-mento” di tutte le cave di granito in un importo comples-sivo di 40 milioni e 750 mila marchi. Il campo di Mauthausencontribuì per ben 17 milioni e 137 mila marchi, pari al 42%.

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Il discorso di saluto del sindaco Giovanni Salghetti Brioli

“La città di Bolzano è orgogliosa di poterospitare nella Sala del Consiglio comu-nale, massima espressione della sua rap-

presentatività, il Consiglio nazionale dell’Associazionenazionale ex deportati politici nei campi nazisti, inpreparazione del 12° Congresso nazionale che siterrà nella Sala delle Bandiere all’interno del cam-po di Mauthausen, nel maggio prossimo”.

Così ha esordito il sindaco diBolzano, avv. Giovanni Sal-ghetti Brioli, nel suo discor-so di saluto e benvenuto.“Bolzano - ha continuato ilsindaco - è oggi città di fron-tiera, che unisce il mondo cul-turale italiano a quello tede-sco, ma ha rappresentato inpassato una tappa dolorosasulla via della deportazione.Dall’estate del 1944 al mag-gio del 1945, nella nostra città,in via Resia, è stato in fun-zione uno dei quattro campidi transito nazisti verso i la-ger di Oltralpe, dal quale so-no passati più di undicimiladeportati”.

Il ricordo di quegli anni

“Per i presenti, questo miosemplice riferimento riapreuno squarcio indelebile nellamemoria di quegli anni. Giorniaddietro è stata inaugurata unamostra, nella nostra zona in-dustriale, sul villaggio Lancia,un complesso di baracche che

ha ospitato per più lustri cen-tinaia di famiglie operaie. Lamostra è stata allestita su al-cuni vagoni merci. Vagoni fer-roviari che non potevano nonessere ricollegati a quei cari-chi di un’umanità inerme, an-gosciata, ma dignitosa che ve-niva avviata alla deportazio-ne proprio da questa zona”.“E sempre in quelle vie alcu-ne lapidi ricordano l’eccidiodi trentacinque operai e parti-giani il giorno della Libera-zione, il 3 maggio 1945. Lagalleria del Virgolo, nella qua-le scorre la strada stataledell’Abetone e del Brennero,è luogo simbolo del lavorocoatto di quegli anni.”“La città di Bolzano, - ha ag-giunto il sindaco - mettendoa disposizione la propria au-la consiliare al Consiglio na-zionale dell’Aned intende an-che rendere l’onore del ricordoa quei concittadini e conter-ranei, di lingua italiana e te-desca, che hanno pagato unaltissimo prezzo per essersiopposti al fascismo ed al na-zismo. Non sono poche que-

ste elette persone, ed alcunedi esse hanno pagato con lavita la loro scelta”.Il sindaco ha ricordato, a que-sto punto, Josef Mayr Nusser,presidente dell’Azione cat-tolica giovanile tedesca diBolzano, morto per fame e sfi-nimento durante un trasferi-mento verso la deportazione;e Mario Longon, direttore del-lo stabilimento Magnesio, pre-sidente del primo Comitato diLiberazione clandestino, uc-ciso durante un barbaro in-terrogatorio nella sede dellaGestapo. Il sindaco ha ricor-dato anche Don Rudolf Posch,caporedattore del giornale dilingua tedesca “Bozner Tag-blatt” deportato a Dachau, do-ve aiutò numerosi prigionie-ri sudtirolesi.

Il movimento nelle fabbriche

“Anche tra il movimento ope-raio, che si sviluppò nelle fab-briche della zona industrialecittadina, vi sono nobili te-

stimonianze di uomini che,per aver dato il proprio con-tributo alla lotta di liberazio-ne, aiutando ad esempio i de-portati del lager di Bolzano,sono stati puniti con la de-portazione, che per molti si-gnificò la morte. Né sono dadimenticare le decine e deci-ne di altoatesini e sudtirolesiche sono stati rinchiusi nel la-ger di Bolzano per attività an-tinazista o per atti di resistenzadi congiunti e che fortunata-mente sono stati poi liberati”.“Va evidenziato anche il ruo-lo della popolazione di Bol-zano, soprattutto quella deiquartieri operai attorno allazona industriale, che all’in-domani della fine della se-conda guerra mondiale diedeaccoglienza, assistenza e ge-neri di conforto a centinaia diinternati e deportati che al ri-torno dai lager si incammi-navano sulla via di casa”.“La nostra città - ha sottoli-neato l’avv. Salghetti Brioli -ha vissuto in passato momentimolto difficili, anche conflit-tuali e tragici, e la loro me-

Bolzano e Sudtirolo tra memoria e impegno

La città onora cittadinie conterranei di lingua ita-liana e tedesca che hanno pa-gato, anche con la vita, laloro opposizione al fascismoe al nazismo.

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moria non deve venire meno.È necessario soprattutto chele giovani generazioni ne ab-biano piena conoscenza, e sap-piano cogliere quei valori idea-li di lealtà, umiltà, dura fati-ca, generosità, altruismo, sprez-zo del pericolo, rispetto del-la dignità della persona e del-la sua dimensione comunita-ria, che stanno alla base diogni vivere democratico. Lapace è un concetto astratto senon c’è un impegno corale perla libertà, per la giustizia, peril rispetto vicendevole, per lasolidarietà, per le pari oppor-tunità.L’amministrazione comunaleè impegnata a far conoscere

soprattutto alle nuove gene-razioni questo periodo dellasua storia, perché la convi-venza e la fratellanza fra i po-poli abbiano basi e motiva-zioni profonde.”

Una storia che ci aiuta a crescere

“L’archivio storico comunaleha realizzato una mostra itine-rante di quel periodo, racco-gliendo testimonianze cartaceee anche videotestimonianze,per fermare su nastro la loromemoria, che è anche la no-stra. Si sta predisponendo unbando di concorso di idee in-

Perché la scelta di un luogo-simbolo

La mozione approvata

Il Consiglio nazionale dell’Aned riunito a Bolzano nei gior-ni 13 e 14 novembre ha deciso di convocare il Congresso na-zionale dell’Associazione nel campo di Mauthausen (Saladelle Bandiere) nei giorni 3-4-5 maggio 2000.La scelta di questo luogo simbolico della deportazione in-tende, all’inizio del nuovo millennio, non solo rievocare lamemoria dello sterminio perpetrato dal potere nazista, malevare con forza un grido di allarme in ordine ai segni, ai fe-nomeni di intolleranza, che tuttora contraddistinguono i no-stri tempi e il cui diffondersi, in una epoca segnata da profon-de diversità di progresso, di benessere, di cultura, potrebbecomportare il rischio di ritorno a tempi oscuri della nostrastoria.Le violazioni, inoltre, dei diritti umani fondamentali che sisono verificate e continuano a riprodursi sia nelle situazio-ni di guerra che in pace, rendono necessario un richiamo cri-tico alle esperienze che possono guidare verso la realizza-zione di spazi internazionali di giustizia, idonei a realizzarein termini nuovi la convivenza umana.

Pubblichiamo il testo della mozione finale approvata convoto pressoché unanime (si sono avuti infatti un solo aste-nuto e un solo contrario).

Durcheganglager Bozen

Una veduta del campo di smistamento di Bolzano

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ternazionale, per la realizza-zione di opere da collocarsi neiluoghi cittadini cui ho fatto in-nanzi cenno, e che richiaminoall’attenzione e alla riflessio-ne su quegli eventi.”

Il favore riscontrato dallamemorialistica“Da alcuni anni vengono fa-voriti incontri tra ex deporta-ti e alunni delle scuole italia-ne, tedesche e ladine. Si è rea-lizzato, in collaborazione conla sede Rai di Bolzano, un do-cumentario dal titolo ‘Il lagerdi Bolzano - memorie e te-stimonianze’. Dal 1996 si èavviata una proficua collabo-razione con il Comune di NovaMilanese, dando vita a unaraccolta di video di resisten-za, deportazione e liberazio-ne, giunta alla sua secondaedizione internazionale. Essaha lo scopo di realizzare l’ar-chivio audiovisivo della me-moria, in due punti di raccol-ta, a Bolzano ed a NovaMilanese.I quaderni della FondazioneAuschwitz di Bruxelles han-no ospitato già due articoliche descrivono ad un pubbli-co sempre più vasto la gam-ma delle iniziative della cittàdi Bolzano a sostegno dellamemoria”.

“Proseguiremo su questa stra-da - ha concluso il sindaco -sia per il favore riscontrato,sia per la convinzione che laraccolta di testimonianze e didati ci aiuta a conoscere, a ca-pire, a non dimenticare e anon far dimenticare una sto-ria tragica ma in pari tempogloriosa propria di ogni mar-tirio, e quindi ci aiuta a cre-scere”.

“Anche in camicia e scalzonon ho mai avuto freddo esorridevo sempre: io lottavoper la libertà ed avevo anco-ra i miei vent’anni”. Rispostasemplice e disarmante diQuintino Corradini, nome dibattaglia “Fagioli”, nato aMolina di Fiemme l’11 otto-bre 1924. Catturato dai nazisti la vigi-lia di Natale del 1944, ferito

ad un occhio, con la gambasinistra fracassata, seminudoe senza scarpe, dopo duri in-terrogatori venne trasportatosu un carretto nel Durch-ganglager Bozen il gelido 1°gennaio del 1945 e scaraven-tato (non poteva reggersi inpiedi) in una delle famigera-te celle, la n° 5. Il suo trenoper Mauthausen per fortunanon partì.

La prima tappa verso l’abisso

Il presidente dell’Anpi di Bolzano,sen. Lionello Bertoldi,ha iniziato il suo discorso ricordando un episodio della Resistenza.

L’intervento del presidente dell’Anpi

Bolzano:le baracche del lager

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Durcheganglager Bozen

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“Fagioli e con lui Nella LilliMascagni e Luigi Emer Avio- ha aggiunto il presidentedell’Anpi - sono voci vivedella nostra Resistenza cheoggi accolgono idealmenteassieme all’Anpi i lavori delConsiglio nazionale Aned, fe-lici di avere tutti voi ospiti inquesta città di Bolzano, cheha nella sua storia la soffe-renza, il sacrificio, ma anchela volontà di resistere deglioltre 11.000 donne e uominipassati dal suo Durchgan-glager.”

Una nuova Europadal cuore antico

“La presenza così significa-tiva di questo Consiglio na-zionale Aned rende Bolzanouna città simbolo, con la tri-ste memoria del suo ex cam-po di concentramento il suoDurchganglager, tappa ini-ziale di un percorso per i tan-ti campi di orrore e di ster-minio nazisti, ma la indicaanche come luminoso iniziodi un crogiolo di sofferenzae di Resistenza al fascismoed al nazismo, che ha sapu-to distillare motivi unitari peruna nuova Europa dal cuoreantico e fatto emergere i suoivalori fondanti di pace, li-bertà, giustizia, tolleranza esolidarietà.Noi siamo quindi riconoscentie grati della vostra presen-za.”

La sopraffazionedel fascismo

“Al Consiglio nazionaledell’Aned è offerta nello stes-so tempo - ha ricordato il sen.Bertoldi - la feconda possi-bilità di un incontro, denso

di valore umano e politico,con rappresentanti della po-polazione sudtirolese, che do-vette patire la sopraffazionesnazionalizzatrice del fasci-smo e seppe esprimere, purin condizioni disperate, unaaperta Resistenza al fascismoed al nazismo diffusa sul-l’intero territorio, subendopersecuzioni, arresti, depor-tazioni e condanne a morte;una Resistenza forte degliidentici valori di libertà e digiustizia.”

L’esempio sudtirolese

“L’Italia è presente nella nuo-va Europa e vi ha portato co-me prezioso frutto della suademocrazia, la soluzione po-sitiva del suo problema sud-tirolese e lo può offrire co-me punto di riferimento ainuovi tragici problemi di po-polazioni europee. Noi sappiamo che solo un si-curo e costante riferimentoa quella identità di valori fon-damentali ed irrinunciabili,quei valori posti dalla Re-sistenza alla base della no-stra Costituzione repubbli-cana, ha consentito alla no-stra democrazia ed alla lun-ga Resistenza sudtirolese diraggiungere una soluzionepositiva di livello europeo,respingendo sempre l’egoi-smo nazionalistico.Voi preparate il vostro XIICongresso nazionale - ha con-cluso Bertoldi - e la scelta diuna sede etica come la Saladelle Bandiere a Mauthausenpotrà dare immediatamenteil significato unificante piùprofondo alle parole che ri-volgerete ai popoli del-l’Europa, e alle nuove gene-razioni.”

Quei giorni così lontani così vicini

Dove erano le baracche ci sono case di abitazione

È una bella giornata di novembre e Bolzano offre spacca-ti di luminosa bellezza. Frotte di giovani camminano alle-gri e fanno risuonare le vie di accenti italiani e tedeschi.Ognuno va per la propria strada con programmi diversi.Ognuno in questa giornata che si approssima al Duemilapuò decidere qualsiasi cosa: fare acquisti, passeggiare, vi-sitare l’“Uomo venuto dal ghiaccio”, partecipare a un di-battito, prenotare un posto per un concerto serale o unapartita di calcio, eccetera eccetera.Il centro storico è bellissimo, la via dei portici splendida,la piazza delle Erbe brulicante di curiosi e di potenzialiacquirenti. Nella sala consiliare del Comune si svolgono ilavori del Consiglio nazionale dell’Aned. Nel programmaè prevista la visita ai luoghi dove sorgeva, oltre mezzo se-colo fa, un lager nazista. Ora non c’è rimasto quasi piùnulla, soltanto un muro di cinta. Dove erano le baraccheci sono case di abitazione. Il posto è in periferia ed è piuttosto squallido. Un monu-mento, in uno spiazzo, ricorda le vittime della ferocia na-zista. Fra i visitatori, parecchi ex detenuti, fortunosamen-te scampati a questo lager e ai successivi campi di ster-minio. Ognuno ha la sua storia tremenda: fame, freddo,terrore permanente, congiunti bruciati ad Auschwitz o al-trove. Spesso il testimone è il solo superstite di una fami-glia numerosa. Fratelli, sorelle, padri, madri, figli, mogli,mariti, nonni, nipoti, milioni e milioni, non più tornati dal-l’inferno dei lager.A tanta distanza di tempo, può apparire persino irreale chein quegli anni di questo nostro stesso secolo, ci siano sta-ti uomini che indossavano la divisa delle SS e che per que-sto stesso motivo possedevano il diritto di vita e di mortesu altri esseri, uomini, donne, non importa se giovani ovecchi o bambini. Bastava non togliersi il berretto al mo-mento giusto o cadere per terra perché stremati dalla fati-ca o non rispondere prontamente, magari perché si igno-rava il tedesco o per mille altri futili motivi.Durchganglager, campo di “smistamento”, era il lager diBolzano. Smistamento a Dachau o a Mauthausen o a Guseno in altri campi di sterminio. In questo lager, dal ’43 al ’45sono passati migliaia e migliaia di italiani, il 90% dei qua-li non ha fatto più ritorno. Da allora sono trascorsi cin-quantacinque anni e in quella giornata di novembre, inapertura dei lavori del Consiglio nazionale dell’Aned, ilsindaco di Bolzano è intervenuto per dire, fra l’altro, cheper la sua città era un onore ospitare gli ex deportati.Sono lontani, sono vicini quei giorni? I giovani e le ra-gazze che scorrazzano per le strade, che possono stabilireoggi a loro piacere come trascorrere la giornata, devonoricordare che sono costate sangue queste loro libere deci-sioni, queste loro libere espressioni di pensiero, persinoqueste loro libere risate. Guai a dimenticarlo.

Ibio Paolucci

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Folate di idiozia(f.g.)-Folate gelide di antisemitismo. Ferocema soprattutto stupido, pericoloso. Attraversal’intera società, dagli stadi (occhio ai lugubristendardi delle SS e al campo di Auschwitzcome ideale approdo; orecchio ai cori da vol-tastomaco) fino alle scuole, ma anche oltre.Si sprecano le barzellette. Storielline da faraccapponare la pelle. Una è finita stampatasu una bustina di zucchero, tragico diversivoin attesa del caffè: “Ma lo sapete quando èmorto Hitler? Quando gli è arrivata la bol-letta del gas!”. Altre, opera di insegnanti, han-no “deliziato” una gita scolastica in Toscana.Peccato che fra gli studenti ci fosse anche unaragazza ebrea, pietrificata: “Come fanno adentrare trenta ebrei in un baule? In cenere na-turalmente” (e via dicendo).Rodolfo Giaggia, proprietario della “Eureka”di Albosaggia in Valtellina, autore della bat-tutaccia sugli ebrei, dopo la denuncia dell’Aned,si è scusato per la distrazione e si è precipi-tato a distruggere lo stampino della fredduraoltraggiosa. “L’ho presa da Internet, non eramia intenzione nuocere a nessuno - ha spie-gato - non abbiamo mai agito pensando a fi-ni politici o di schieramento”. È la stessa ri-sposta, sembra di sentirli, dei professori diFirenze.Il problema è drammaticamente diverso e ter-ribilmente semplice. Gli interessi di botteganon c’entrano per niente. C’entra la Storia,quella con la S maiuscola. C’entrano il rispetto e il ricor-do di sei milioni di uomini, donne, bambini, arsi dal fuo-co nazista. C’entra la memoria storica che se ne sta an-dando. C’entrano i “cattivi maestri” che seminano la pestee gli allievi distratti e un po’ imbecilli. Quelli che per strap-pare una risata (ma ci sono riusciti?) fanno a pezzi le co-scienze. Piccoli, moderni Goebbels.

La bustina dello zucchero con la sconcertante battuta

Giorno per giorno

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Nostalgiae ferri vecchi

(f.g.)-Sciolto il Comitato antifascista di Busto Arsizio suproposta di An con i voti di Forza Italia e di un manipo-lo di leghisti (ma non erano quelli che dovevano stanarei “neri” di casa in casa?). Un colpo a freddo, in perfettostile littorio.Il Comitato per il sindaco della Lega Gianfranco Tosi eradiventato un ferro vecchio. Inutile e per di più fonte dipolemiche. Il fascismo è passato da un pezzo, non è piùil caso di tener in vita un fantasma che, in luogo di uni-re, divideva gli animi. La reazione, sdegnata, di Angioletto Castiglioni, reduceda Flossenburg, si è persa nel gelido silenzio di una cittàspettatrice muta. “Avete fatto la memoria a pezzi”, ha ur-

lato l’ex internato. Gli intrepidi, in silenzio, hanno alza-to il braccio in modo vigoroso, seppellendo l’odiatoComitato.È stato certo per risollevargli lo spirito che Ninetto Pellegatta,ex deputato del Msi, bandiera di An, ha predetto in unalettera “aperta” che verrà presto il giorno in cui BustoArsizio (ma non solo) avrà una strada intitolata a BenitoMussolini. Lo esige la storia, è stata l’acuta intuizionedell’ex missino.Senza confini al senso del ridicolo (e dell’oltraggio), l’e-co della proposta ha bruciato in un lampo una manciatadi chilometri, raggiungendo Rho, città, al pari di BustoArsizio, dal grande passato partigiano. Qui, auspice An,è stato celebrato, fra portate di lessi e fumanti cotechini,il 77esimo anniversario della “marcia su Roma”, un in-contro per riflettere, ha fatto sapere un portavoce della“marcia” (a tavola), “su cosa ha prodotto quell’evento inItalia, cosa può essere riproposto oggi, se qualcosa puòessere riproposto”.Interrogativi per fortuna risolti da un pezzo. Anche perchi dimostra di essere rimasto ai giorni prima di Fiuggi.

La memoria corta

La bomba di via Tasso è tutto tranne che un ful-mine a ciel sereno. Da anni, ogni domenica, in mol-te città italiane hanno luogo festose adunate nazi-ste. Con tanto di svastiche e striscioni antisemiti.Ma avviene nelle curve degli stadi: luoghi ai qualiè stata riconosciuta, non si sa perché, una confor-tevole extraterritorialità. Ormai pochissimi cronistisi ricordano (o hanno voglia) di scriverlo. E mi chie-do quanti italiani sappiano, per esempio, che c’èuna città italiana, Varese, nella quale due volte l’an-no (quando sono ospiti le squadre di basket diBologna) alcune centinaia di tifosi locali inneggia-no alla bomba del 2 agosto. Augurandosi un im-mediato bis. Quando diventa normale ballare suimorti, esaltare le stragi e celebrare i forni crema-tori, è vietato stupirsi se qualche galantuomo, gal-vanizzato dal clima, decide di piazzare una bombacontro la memoria di questi stessi “ebrei bastardi”che, insieme agli “sporchi negri”, sono da anni pro-tagonisti dei più celebrati ritornelli da stadio. Uncalciatore ebreo, Rosenthal, fuggì da Udine primaancora di arrivarci, minacciato dagli ultras locali.Tutto dimenticato in fretta. La bomba di via Tassoha almeno il merito di rinfrescarci la memoria.

Michele Serra

da “l’Unità”, 25 novembre 1999