Andrea Renzini MHZ booklet

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EX-BRUN FARNESPAZIO© Galleria del Toro, 1 BOLOGNA Andrea Renzini Volkwerk Folletto "MHZ"

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Andrea Renzini MHZ booklet della mostra c/o EX BRUN

Transcript of Andrea Renzini MHZ booklet

EX-BRUN

FARNESPAZIO©

Galleria del Toro, 1

BOLOGNA

Andrea Renzini Volkwerk Folletto "MHZ"

opening mercoledì 7 dicembre 2011 ore 19.00

MHZ set#1 ore 19.30 _ MHZ set#2 ore 20.30

fino al 17 dicembre 2011

martedì _ sabato su appuntamento

info +39 3386151961

Volkwerk Folletto è un oscuro collettivo che indaga le affinità tra armonia e rumore attraverso l'uso improprio di macchine come aspirapolvere, aerosol, radio in modulazione

d'ampiezza, in un contesto di annullamento reciproco dei confini tra la musica pop e quella sperimentale contemporanea. Così il cattivo maestro Toni Negri introduce il progetto

nel suo saggio contenuto nell'audiolibro "Volkwerk Folletto":

L'immaginazione artistica è sempre libera, anzi è più che libera. Anche nella vita c'è libertà ma c'è sempre un limite allo straordinario, all'eccesso, all'incontenibile - il corpo a corpo con questo limite - il debordare l'eccedente o l'angoscia di subire l'eccesso - sembra invece ossessionare l'immaginazione artistica. Ma proprio perché l'immaginazione, nella specie artistica, si progetta nell'assaporare il limite, per questo diviene una performance […] La performance ha bisogna di strumenti. Qui - con Andrea Renzini - ci troviamo di fronte ad uno strumento aspirante, ad una centrifuga implosiva. "L'aspirapolvere, come meccanismo aspirativo, ha in sé la forza attrattiva di inglobare, di risucchiare al suo interno: una sorta di buco nero della materia in cui confluiscano gli scarti che la nostra superficie, sia domestica che epidermica, produce". Uno strumento pericolosissimo. Mescola la materia e la altera. Mescola anche linguaggi e li altera […]

In occasione della mostra "MHZ" ospitata negli spazi EX-BRUN il collettivo propone una performance sonora basata sull'idea di alterazione/ri-trasmissione. "MHZ" è un

patchwork di onde e frequenze decodificate da Andrea Renzini, con Gian Luca Patini (live electronics) e Paolo Buconi (violino), in due diversi ma contingenti live set. Il primo,

"Lyndon Grinch", è strutturato su un'elettronica scarna e nichilista, un grande mantra di onde radio in AM prodotte da una vecchia radio Brionvega e l'intreccio di due microfoni in

feedback con i rispettivi diffusori. Il secondo, "Alice 100.6 MHz", romantico ed epico nella sua dinamica acustica, è un viaggio radiofonico attraverso la re-interpretazione di un

classico del gruppo francese Daft Punk,"Da Funk", sedimentato nella memoria collettiva, qui ri-strutturato su un lento riff ossessivo ripetuto all'infinito, e contaminato da un'altra

esperienza radiofonica: l'irruzione della polizia politica nella sede di Radio Alice, storica emittente del movimento studentesco, una notte di aprile del 1977, drammatica sequenza

che portò alla fine delle sue trasmissioni. Quell'esperienza viene ri-evocata e ri-trasmessa negli spazi EX-BRUN, in galleria del Toro, a poche centinaia di metri dal luogo in cui si

svolsero quegli accadimenti, in via del Pratello, ma a una distanza temporale di 35 anni. Questi due momenti rappresentano l'ossatura sonora di uno spazio improvvisativo e

riflessivo sul concetto di modulazione del disturbo audio – e sociale – sospeso nell'etere. Completano la mostra la proiezione del video "Lyndon Grinch/Campoceboja" (visibile

solo nei giorni successivi alla performance), lisergica esplorazione di un campo abitato da deformi piante, meta di espiazioni urinali sotto le stelle e segreto simulacro di cataboliti

stupefacenti, a pochi barcollanti passi da un famoso locale di Formentera frequentato negli anni da star del rock-system così come da ingloriosi senzatetto in una continua

contaminazione - trasmissione virale di umane informazioni, e tre disegni ad olio su carta tipografica ispirati a "La Mythologie du Rhin" di Gustave Doré, già pubblicati all'interno

dell'audiolibro "Volkwerk Folletto", edito da Stile Libero, con testo critico di Toni Negri e introdotto da Hans Joachim Roedelius, pioniere della musica elettronica tedesca e

membro fondante del gruppo "Cluster".

Andrea Renzini: radio waves - feedback generator – aerosol

Gian Luca Patini: live electronics - acoustic guitar

Paolo Buconi: violin

VACARME

L’immaginazione artistica è sempre libera, anzi è più che libera. Anche nella vita c’è libertà ma c’è sempre un limite allo straordinario, all’eccesso, all’incontenibile – il corpo a corpo con questo limite – il debordare l’eccedente o l’angoscia di subire l’eccesso – sembra invece ossessionare l’immaginazione artistica. Ma proprio perché l’immaginazione, nella specie artistica, si progetta nell’assaporare il limite, per questo diviene una performance: il limite può essere, per dirlo pomposamente, “dialettico”; più semplicemente è un “uno-due”, una scelta, un’alternativa, un ostacolo da superare, una tensione da esaurire – oppure tutto il contrario: un’immane sofferenza per chinarsi sotto il peso del reale, per esprimere un’interiorità dolorosa. Comunque, l’immaginazione diventa pratica, per questo diventa artistica. Questa impresa la si compie, in realtà, senza sapere dove stia l’uno e dove stia il due – alterare le percezioni non è ancora sperimentare una nuova realtà, creare percepta non è ancora essere immersi in un nuovo mondo. La performance ha bisogna di strumenti. Qui – con Andrea Renzini – ci troviamo di fronte ad uno strumento aspirante, ad una centrifuga implosiva. “L’aspirapolvere, come meccanismo aspirativo, ha in sé la forza attrattiva di inglobare, di risucchiare al suo interno: una sorte di buco nero della materia in cui confluiscano gli scarti che la nostra superfice, sia domestica che epidermica, produce”. Uno strumento pericolosissimo. Mescola la materia e la altera. Mescola anche linguaggi e li altera. E tuttavia sorge il dubbio che, in questo caso, ci sia performance. È capace questo strumento di scontrare un limite, di impegnarsi in quel corpo a corpo, di lottare contro un altro senza alcuna certezza di riuscita, di costruire essere altrimenti da come è? Non sembra. Ma perché allora questo aspirapolvere/folletto piace? Probabilmente il folletto vola attraverso quello strumento inglobante e non vi si fa assorbire. Il folletto reintroduce la dualità. Il folletto utilizza lo strumento non solo in termini inclusivi ma anche in termini eruttivi. La performance qui si dà davvero. È indubbiamente pericoloso, questo folletto che vola avendo assunto le forme pesanti dell’aspirapolvere. Puoi prendere una zuccata, ma non di più. Solo quando il folletto cambia direzione alla sua protesi, l’aspirapolvere diventa pericoloso: simile a un mitra. Un mitra che non ha bisogno di caricatori. Un mitra continuo, onnivago – spara tutt’intorno. Si salvi chi può. La perceptio è assorbita dal perceptum. La performance è divenuta trascendentale. Tutto ciò non mi piace proprio. Cambiamo argomento. Questo folletto suona, fa anche musica. Dio me ne scampi e liberi. Vuol essere grazioso ma non lo è: non è suono ma rumore. Impossibile è il rumore da sostenere. Nell’un caso (l’aspirapolvere) e nell’altro (il mitra), quando li abbiamo spinti all’estremo. Il sospiro asmatico dell’aspirapolvere, il tac – toc – tic del mitra – spegnilo, bloccalo. Ahi, i guaiti sono peggio dell’abbaiare. In entrambi i casi, spinto al massimo, questo è un suono che rompe, che non riesce a finalizzare il disturbo. Non c’è più performance. Non riusciamo a disegnare né un rapporto all’altro, né una sfera neutrale; né un ascolto e neppure una calma nicchia è possibile all’interno di questo rumore… A meno di non cambiare terreno, di mettere insieme mille aspirapolvere. Allora si innalza il tono, le voci si fanno fracasso e gli aspirapolvere si mostrano come tumulto. La fisica lascia spazio alla sociologia, la sociologia lascia spazio alla politica. Una schiera di aspirapolvere avanza come i miserabili che Peachum guida contro la City, o la legione di scope che Micky Mouse non riesce a fermare sul ritmo di Prokofiev “Fantasia” [sperando – questa volta fuor di finzione – che davvero gli aspirapolvere non siano scambiati con mitra]. “Odio la folla, odio il gregge. Mi sono sempre sembrati idioti irresponsabili di infame atrocità… Non mi è mai piaciuta la folla eccetto durante una sommossa… In quei giorni si respirava una grande forza – era come essere pervasi da una poetica grande quanto la natura, ma più incandescente”. L’immaginazione artistica è sempre libera. Crea performance. Ma, affrontando il tumulto deve soprattutto ritrovare suoni distinti, fonemi. Anche il fonema è performance – una performance da giocare insieme. Così la performance, quella che cominciamo a descrivere, è in qualche modo una convenzione ad expandendum. Ma nel caso dell’aspirapolvere non era piuttosto una convenzione ad includendum? Ci siamo andati vicino. Lo sarebbe stato – un vero disastro – se Andrea non avesse, dopo averlo inventato, messo in azione il folletto. Un folletto operoso. Mi fa ridere. Anche ad Andrea, lo fa ridere. Una performance di risate, talvolta garbate, altre volte no. Permettetemi un’altra citazione, un altro ibrido, di Flaubert, come quello di sopra. Il folletto aspirapolvere di Andrea m’assomiglia adesso ad uno zingaro: “davanti ad un accampamento di Bohémiens… ecco la terza volta che li vedo e sempre con un nuovo piacere. È ammirevole quanto essi eccitino l’odio dei borghesi, benché siano inoffensivi come dei montoni. Mi ha fatto molto male vedere della gente che gli tirava dei sassi... Quell’odio deriva da qualcosa di molto profondo e di molto complesso. Lo si ritrova in tutti gli uomini d’ordine. È l’odio che si porta al Beduino, all’Eretico, al Filosofo, al solitario, al poeta. C’è della paura in quest’odio. A me che son sempre per le minoranze, quest’odio mi esaspera. È ben vero che troppe cose mi esasperano, ma il giorno in cui non fossi più indignato, crollerei come una statuetta cui hanno tolto il sostegno”. Un consiglio, in ogni caso: svuotate la poubelle dell’aspirapolvere. Toni Negri, 13 ottobre 2010

la saletta dei disegni con luce stroboscopica

"la Mythologie du Rhin" d'après Gustave Doré # 1, 2, 3 e 4, olio su carta tipografica 50x70 ciascuno, 2011

MHZ acoustic set , still da video, 2011

Lyndon Grinch, still da video, 2010

EX-BRUN

FARNESPAZIO©

Galleria del Toro, 1 primo piano

BOLOGNA

FARNESPAZIO© un progetto di Fabio Farné

www.farnespazio.it

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FARNESPAZIO© è una associazione culturale non profit per la promozione dell'arte contemporanea