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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI PIACENZA Area Programmazione Territoriale Infrastrutture-Ambiente PPGR PPGR PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE RIFIUTI SEZIONE E – VALSAT Novembre 2004 Approvata con atto C.P. n. 98 del 22.11.2004 a seguito dell’acquisizione dell’intesa della Regione, di cui all’art. 27 della lr 20/2000, espressa con atto G.R. n. 1053 del 31.05.2004. 1

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI PIACENZAArea Programmazione Territoriale Infrastrutture-Ambiente

PPGRPPGR

PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE RIFIUTISEZIONE E – VALSAT

Novembre 2004

Approvata con atto C.P. n. 98 del 22.11.2004 a seguito dell’acquisizione dell’intesa della Regione, di cui all’art. 27 della lr 20/2000, espressa con atto G.R. n. 1053 del 31.05.2004.

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SEZIONE E – VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

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1 PREMESSA.........................................................................................................................5

2 I RIFERIMENTI NORMATIVI ..............................................................................................6

2.1 Normativa Europea...............................................................................................................6

2.2 Normativa Nazionale............................................................................................................7

2.3 Normativa Regionale............................................................................................................8

3 INDIRIZZI INTERNAZIONALI, COMUNITARI E GENERALI..............................................8

3.1 Protocollo di Kyoto...............................................................................................................8

3.2 6° Programma Comunitarioo di Azione in materia di Ambiente .......................................9

3.3 Programma Triennale Regionale per la Tutela dell’Ambiente (PTRTA) ..........................11

3.4 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Piacenza..................................15

4 PRIMA FASE: RICOGNIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE FINALITÀ DEL PPGR......21

5 SECONDA FASE: VALUTAZIONE DELLE PRIORITÀ DEGLI OBIETTIVI DEL PIANO. .24

6 TERZA FASE: STUDIO DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO...........34

6.1 Dinamica insediativa...........................................................................................................34

6.2 Caratteristiche territoriali ...................................................................................................35

6.3 Aria.....................................................................................................................................36

6.4 Acque .................................................................................................................................44

6.5 Natura e Biodiversità..........................................................................................................54

6.6 Paesaggio............................................................................................................................73

6.7 Rischi naturali e antropici ..................................................................................................85

6.8 Considerazioni sintetiche....................................................................................................88

7 QUARTA FASE: VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI .......................................................92

8 QUINTA FASE: INTEGRAZIONE DEI RISULTATI DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE................................................................................................................................106

9 SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC) – VALUTAZIONE D’INCIDENZA................114

9.1 Gli aspetti normativi.........................................................................................................114

9.2 Gli aspetti applicativi........................................................................................................114

9.3 Il PTCP, gli impianti di smaltimento , i SIC e la valutazione d’Incidenza......................115

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10 RELAZIONE DI INCIDENZA DELLA DISCARICA SITA IN COMUNE DI COLI IN LOC. AVERALDI IN RELAZIONE AL SIC IT4010004 – M. CAPRA, M. TRE ABATI, M. ARMELIO, SANT’AGOSTINO, LAGO DI AVERALDI.............................................117

11 RELAZIONE DI INCIDENZA DELLA DISCARICA SITA IN COMUNE DI OTTONE LOC. VALSIGIARA IN RELAZIONE AL SIC IT4010012 – VAL BORECA M. LESIMA...121

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1 PREMESSA

Sulla base delle indicazioni contenute nei “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti” (Regione Emilia Romagna - Assessorato Agricoltura Ambiente e Sviluppo Sostenibile - Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa Servizio Analisi e Pianificazione Ambientale Ufficio Pianificazione e Gestione dei Rifiuti (DGR 1620/2001), la valutazione del P.P.G.R. è articolata nelle 5 fasi descritte di seguito.

Prima fase: ricognizione degli obiettivi e delle finalità del Piano

Tale fase può essere sintetizzata dalle seguenti azioni:

quali sono gli obiettivi da perseguire (politiche ambientali); quali strumenti normativi nazionali e regionali prevedono tali obiettivi; lista obiettivi derivata (strumento di verifica); indicazione di dove il Piano li ha affrontati.

Nella prima fase del processo di valutazione ambientale occorre riconoscere e specificare gli obiettivi da perseguire con il P.P.G.R. e redigerne una lista che riporti, a fianco di ogni obiettivo, il riferimento legislativo e l’annotazione del capitolo del Piano ove tale obiettivo è specificato, al fine di verificarne la conformità ai riferimenti legislativi.

Gli obiettivi sono suddivisi in 3 gruppi:

1. conoscitivi a supporto del P.P.G.R;2. di riduzione della produzione dei rifiuti;3. di ottimizzazione dei sistemi di gestione dei rifiuti.

Al termine di questa prima fase si otterranno una lista di controllo funzionale a verificare che:

tutti gli obiettivi inderogabili siano stati correttamente definiti nel Piano; per tutti gli obiettivi derogati ne sia fornita la precisa motivazione.

Seconda fase: valutazione delle priorità degli obiettivi del Piano

Per valutazione si intende la costruzione di un giudizio qualitativo comprensivo dei seguenti tre aspetti:

importanza; disponibilità di informazioni adeguate; presenza di punti critici per il suo conseguimento.

In particolare sulla base della precedente fase di ricognizione, sarà possibile effettuare una prima valutazione degli obiettivi del Piano, esprimendo un giudizio che esplicita la rilevanza dell’obiettivo all’interno del Piano e delle strategie di pianificazione adottate, la disponibilità di informazioni per la definizione di quell’obiettivo e la presenza di difficoltà e/o criticità nelle azioni di Piano.

Al termine di questa seconda fase di valutazione si otterrà la lista degli indicatori di Piano valutati in modo da evidenziarne la criticità.

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Terza fase: studio della situazione ambientale di riferimento

La valutazione della situazione ambientale, conseguente alla gestione dei rifiuti, costituirà la base per la definizione delle priorità di Piano.

Gli indicatori costituiscono uno strumento adatto a qualificare e semplificare le informazioni per spiegare e prevedere i mutamenti nel tempo. Con il loro uso è possibile costruire una situazione ambientale di riferimento, effettuare un monitoraggio dei cambiamenti e verificare la rispondenza degli obiettivi di un P.P.G.R. alle esigenze ambientali.

Quarta fase: valutazione degli obiettivi rispetto ad un target di riferimento

Questo momento si concretizza mediante l’assegnazione ad ogni domanda/obiettivo di un target prestazionale che indichi un livello minimo di sufficienza da raggiungere nei singoli aspetti trattati.

Quinta fase: Integrazione dei risultati della valutazione ambientale

In base ai risultati evidenziati attraverso la quarta fase della valutazione ambientale sarà possibile al pianificatore, una volta preso atto degli aspetti delicati e critici presenti nel Piano, individuare una serie di azioni volte all’eventuale miglioramento nelle modalità di attuazione e delle priorità stabilite per gli obiettivi assunti.

L’analisi delle criticità può indirizzare le future azioni di pianificazione anche in relazione alla VIA dei progetti degli impianti di gestione dei rifiuti.

2 I RIFERIMENTI NORMATIVI

2.1 Normativa Europea

La “Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente” è stata approvata il 27 giugno 2001 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità Europee del 21.7.2001 serie L 197/30. Il termine affinchè gli Stati membri mettano in vigore disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva è fissato nel 21 luglio 2004.

Nella Direttiva UE la VAS ha lo scopo di integrare gli aspetti ambientali nei processi decisionali dei «Piani e Programmi » che costituiscono riferimenti per scelte successive e di provvedere che la valutazione ambientale sia considerata nelle scelte finali.L’ambito di applicazione riguarda Piani e Programmi che sono elaborati per i Settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli e per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CEE. Per Piani e Programmi sopraindicati che prevedano l'uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori di Piani e Programmi, la Valutazione Ambientale Strategica è necessaria solo se gli Stati membri determinano che essi possono avere effetti significativi sull'ambiente.

La Direttiva stabilisce che la VAS deve essere effettuata durante la fase preparatoria del Piano o del Programma ed anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura legislativa.

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Deve essere redatto un Rapporto ambientale che comprenda le informazioni che possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione attuali, dei contenuti e del livello di dettaglio del Piano o del Programma. I contenuti degli studi di VAS sono illustrati nell’Allegato I alla Direttiva .

Allegato I - Direttiva 2001/42/CE a)illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Piano o Programma e del rapporto con altri pertinenti Piani o Programmib)illustrazione dello stato attuale dell'ambiente e della sua evoluzione probabile senza l'attuazione del Piano o del Programmac)caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate dalle azioni di Pianod)qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Piano o Programma, compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEEe)obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al Piano o al Programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e ogni considerazione ambientalef)possibili effetti significativi1 sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, architettonico e archeologico, il paesaggio e le relazioni tra i suddetti fattorig)misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del Piano o del Programmah)sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how)nella raccolta delle informazioni richiestei)descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all'Art. 102

j)sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

La proposta di Piano ed il Rapporto ambientale devono essere messi a disposizione delle Autorità, che gli Stati membri devono designare in base alle loro specifiche competenze ambientali e del pubblico. Le Autorità devono esprimere il proprio parere sulla proposta di Piano e sul Rapporto ambientale che la accompagna, prima dell'adozione del Piano o dell'avvio della relativa procedura legislativa.Una nuova relazione di valutazione dovrà essere elaborata ogni sette anni.

2.2 Normativa Nazionale

Al momento non è ancora stata predisposta la normativa Nazionale di recepimento della “Direttiva 2001/42/CE” del 27 giugno 2001, ma è allo studio un disegno di legge quadro nazionale che non prevede, già attualmente, nessun appesantimento nell’ambito delle già complesse procedure di approvazione dei Piani e che sancisce il principio di rendere intrinseca allo stesso processo di formazione delle decisioni la valutazione sulla compatibilità ambientale delle scelte effettuate.

1 detti effetti devono comprendere quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi.2 Art. 10 – Monitoraggio: 1. Gli Stati membri controllano gli effetti ambientali significativi dell'attuazione dei piani e dei programmi al fine, tra l'altro, di individuare tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e essere in grado di adottare le misure correttive che ritengono opportune. 2. Al fine di conformarsi al disposto del paragrafo 1, possono essere impiegati, se del caso, i meccanismi di controllo esistenti onde evitare una duplicazione del monitoraggio.

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2.3 Normativa Regionale

La valutazione preventiva della sostenibilità ambientale e territoriale degli effetti derivanti dalla attuazione del Piano è prevista ai sensi dell’Art. 5 comma 1 della L.R. n. 20/2000 che recita:.

…Art. 5 - Valutazione di sostenibilita' e monitoraggio dei piani1.La Regione, le Province e i Comuni provvedono, nell'ambito del procedimento di elaborazione ed approvazione dei propri piani, alla valutazione preventiva della sostenibilita' ambientale e territoriale degli effetti derivanti dalla loro attuazione, anche con riguardo alla normativa nazionale e comunitaria. 2. A tal fine, nel documento preliminare sono evidenziati i potenziali impatti negativi delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, ridurli o compensarli. Gli esiti della valutazione di sostenibilita' ambientale e territoriale costituiscono parte integrante del piano approvato e sono illustrati da un apposito documento.3. In coerenza con le valutazioni di cui al comma 2 la pianificazione territoriale e urbanistica persegue l'obiettivo della contestuale realizzazione delle previsioni in essa contenute e degli interventi necessari ad assicurarne la sostenibilita' ambientale e territoriale.4. La Regione, le Province e i Comuni provvedono inoltre al monitoraggio dell'attuazione dei propri piani e degli effetti sui sistemi ambientali e territoriali, anche al fine della revisione o aggiornamento degli stessi.

Il riferimento è inoltre costituito dal documento dell’Assessorato Regionale Agricoltura Ambiente e Sviluppo Sostenibile Direzione Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa Servizio Analisi e Pianificazione Ambientale Ufficio Pianificazione e Gestione dei Rifiuti Allegato A “CRITERI ED INDIRIZZI REGIONALI PER LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEI RIFIUTI - Allegato N. 3 Metodologia per la valutazione Ambientale del Piano” (DGR 1620/2001).

3 INDIRIZZI INTERNAZIONALI, COMUNITARI E GENERALI

3.1 Protocollo di Kyoto

In relazione ai gas serra il “Protocollo di Kyoto”, approvato dalla “Conferenza delle Parti” nel dicembre 1997, ma non ancora ratificato dai diversi paesi, stabilisce le prime decisioni per l’attuazione operativa di alcuni degli impegni assunti nell’ambito della “Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici”, approvata nella Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro (giugno 1992) e ratificata dall’Italia il 15 gennaio 1994. Tale protocollo stabilisce in particolare la percentuale di riduzione dei gas serra di origine antropica da raggiungere nel 2010 rispetto al 1990 per CO2, metano e protossido di azoto e rispetto al 1995 per gli altri gas serra. Per l’Italia l’obiettivo di riduzione è il 6.5%.

Nell’ambito del Protocollo di Kyoto vengono definiti i settori considerati prioritari per la riduzione del contributo alle emissioni di gas climalteranti provenienti da attività umane; tali settori sono:

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l’energia, intesa sia come combustione di combustibili fossili nella produzione ed utilizzazione dell’energia (impianti energetici, industria, trasporti, ecc.), sia come emissioni non controllate di fonti energetiche di origine fossile (carbone, metano, petrolio e suoi derivati, ecc.);

i processi industriali, intesi come quelli esistenti nella industria chimica, nell’industria metallurgica, nella produzione di prodotti minerali, di idrocarburi alogenati, esafluoruro di zolfo, nella produzione ed uso di solventi, ecc.;

l’agricoltura, intesa come zootecnia e fermentazione enterica, uso dei terreni agricoli, coltivazione di riso, combustione di residui agricoli, ecc.;

i rifiuti, intesi come discariche sul territorio, gestione di rifiuti liquidi, impianti di trattamento ed incenerimento, ecc.

In Provincia di Piacenza per la valutazione delle possibili azioni da intraprendere per la riduzione delle emissioni di gas serra anche nel contesto del protocollo di Kyoto andrà tenuto in particolare conto il ruolo che la provincia riveste in qualità di produttrice di energia.

3.2 6° Programma Comunitarioo di Azione in materia di Ambiente

La Comunità Europea Con Decisione n.1600/2002/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002 ha istituito il Sesto Programma comunitario di azione in materia di ambiente

Quattro sono le Aree prioritarie individuate per le quali il Sesto Programma definisce gli obiettivi ed elenca le azioni prioritarie da intraprendere come di seguito sintetizzato.

Le quattro Aree prioritarie sono:

1. Cambiamento climatico 2. Natura e biodiversità3. Ambiente e salute 4. Uso sostenibile delle risorse naturali e rifiuti

L’Articolo 8 “Obiettivi e aree di azione prioritarie per l'uso e la gestione sostenibili delle risorse naturali e dei rifiuti” affronta uno degli aspetti più problematici della politica ambientale dell'UE: l'inesorabile accumulo di rifiuti; il Programma propone di sganciare la produzione di rifiuti dalla crescita economica, ad esempio ponendo maggiore enfasi sul riciclaggio e sulla prevenzione della generazione di rifiuti, da perseguire, fra l'altro, mediante una politica integrata dei prodotti. Ulteriori proposte si riferiscono a flussi specifici di rifiuti, come fanghi e rifiuti biodegradabili.In particolare gli obbiettivi da perseguire sono i seguenti

prefiggersi di assicurare che il consumo di risorse e i conseguenti impatti non superino la soglia di saturazione dell'ambiente e spezzare il nesso fra crescita economica e utilizzo delle risorse. In questo contesto si ricorda l'obiettivo di raggiungere, entro il 2010 nella Comunità, la percentuale del 22 % della produzione di energia elettrica a partire da energie rinnovabili affinché l'efficacia delle risorse e dell'energia sia aumentata in modo drastico,

conseguire una sensibile riduzione complessiva delle quantità di rifiuti prodotte mediante iniziative di prevenzione nel settore, una maggiore efficienza delle risorse e il passaggio a modelli di produzione e di consumo sostenibili,

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conseguire una sensibile riduzione delle quantità di rifiuti destinati all'eliminazione nonché delle quantitàdi rifiuti pericolosi prodotte,evitando un aumento delle emissioni nell'aria,nell'acqua e nel terreno,

incentivare il riutilizzo, e per quanto riguarda i rifiuti tuttora prodotti il loro livello di pericolosità dovrebbe essere diminuito ed essi dovrebbero comportare il minimo rischio possibile; occorrerebbe dare la priorità al recupero, segnatamente al riciclaggio; i rifiuti destinati all'eliminazione dovrebbero essere ridotti al minimo ed essere eliminati in modo sicuro il sito di trattamento dei rifiuti destinati allo smaltimento dovrebbe essere situato il più possibile vicino al luogo di produzione dei medesimi, sempreché ciò non comporti una riduzione dell'efficacia per quanto riguarda le operazioni di trattamento dei rifiuti.

Tali obiettivi potranno essere perseguiti attraverso le seguenti azioni prioritarie:a. Elaborazione di una strategia tematica sull'utilizzo e la gestione sostenibili delle

risorse,che comprenda tra l'altro:a)una valutazione sui flussi delle materie prime e dei rifiuti nella Comunità ivi comprese importazioni e esportazioni, per esempio utilizzando lo strumento dell'analisi del flusso delle materie prime;b)un'analisi dell'efficacia delle misure politiche e dell'impatto dei sussidi connessi alle risorse naturali e ai rifiuti;c)la fissazione di traguardi e obiettivi in materia di efficacia delle risorse e di uso ridotto delle medesime, dissociando la crescita economica dagli impatti ambientali negativi;d)la promozione di metodi e tecniche di produzione e di estrazione che incoraggino l'efficacia ambientale e l'utilizzo sostenibile delle materie prime, dell'energia, dell'acqua e di altre risorse;e)l'elaborazione e l'attuazione di un ampio ventaglio di strumenti comprendente ricerca, trasferimento delle tecnologie, strumenti basati sul mercato ed economici, programmi di migliori pratiche e indicatori di efficacia in materia di risorse.

b. Elaborazione e attuazione di misure in materia di prevenzione dei rifiuti e gestione dei medesimi tra l'altro attraverso:

a)l'elaborazione di una serie di obiettivi quantitativi e qualitativi per la riduzione di tutti i rifiuti in questione da raggiungersi a livello comunitario entro il 2010. La Commissione è invitata a presentare proposte riguardo a tali obiettivi entro il 2002;b)l'incoraggiamento a progettare prodotti rispettosi dell'ambiente e sostenibili;c)la sensibilizzazione dei cittadini al contributo che essi possono apportare alla riduzione dei rifiuti;d)la definizione di misure operative volte a incoraggiare la prevenzione dei rifiuti,ad esempio stimolando il riutilizzo e il recupero,e l'eliminazione graduale di talune sostanze e materie prime attraverso misure relative ai prodotti;e)l'elaborazione di ulteriori indicatori nel settore della gestione dei rifiuti.

c. Elaborazione di una strategia tematica sul riciclaggio dei rifiuti,compresi tra l'altro:a)misure intese a garantire la separazione alla fonte, la raccolta e il riciclaggio dei flussi di rifiuti prioritari;b)incoraggiamento alla maggiore responsabilizzazione del produttore;c)sviluppo e trasferimento della tecnologia di riciclaggio e trattamento dei rifiuti rispettosa dell'ambiente.

d. Elaborazione o revisione della normativa sui rifiuti, ivi compresi tra l'altro rifiuti edilizi e di demolizione, fanghi di depurazione, rifiuti biodegradabili, imballaggi, pile e spedizioni di rifiuti .

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3.3 Programma Triennale Regionale per la Tutela dell’Ambiente (PTRTA)

Con Delibera di Consiglio Regionale n.250 del 26 settembre 2001 la Regione Emilia Romagna (Assessorato Agricoltura Ambiente Sviluppo Sostenibile - Direzione Generale Ambiente, Difesa del suolo e della costa) ha approvato il Programma Triennale Regionale Tutela Ambientale 2001 – 2003 (L.R. 3/99).

L’obiettivo generale della Regione consiste nel migliorare il tenore di vita di tutti i cittadini. La strategia presentata in questo programma intende trasformare il modello di crescita della regione in modo tale da realizzare uno sviluppo sostenibile.Le finalità e gli obiettivi individuati non costituiscono un obbligo giuridico, ma piuttosto degli indicatori dei livelli da realizzare per conseguire un ritmo sostenibile di sviluppo.

Le azioni della Regione a favore dell’ambiente si basano principalmente su disposizioni legislative e misure di controllo applicate dalle autorità pubbliche e dai settori economici.

Per l’attuazione in una strategia di sviluppo sostenibile è necessario un cambiamento radicale praticamente tutti i settori di intervento della Regione. Esso presuppone che la tutela dell’ambiente venga integrata nella definizione e nella attuazione delle altre politiche regionali. Ciò non solo per il bene dell’ambiente, ma, anche e soprattutto, per il bene ed il progresso di tutti gli altri settori.

Tra i settori coinvolti nel Piano vi sono: Ambiente; Urbanistica; Trasporti; Agricoltura; Industria; Turismo; Energia; Sanità.

I temi individuati sono da considerarsi come problemi particolarmente rilevanti, con una dimensione regionale, o addirittura sovraregionale, con un significato particolarmente importante per la qualità e le condizioni dell’ambiente in modo diffuso su tutto il territorio regionale. Gli obiettivi e le azioni indicate rappresentano un quadro di riferimento da perseguire gradualmente ed anche nel medio e lungo termine. Per ciascuno dei temi viene indicato in particolare l’orientamento che dovrà essere seguito per raggiungere uno sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna.

Per ciascuno dei temi – aree problema qui sotto richiamati sono individuati gli obiettivi, le azioni, i settori coinvolti, gli strumenti attuativi e gli attori.

1. Cambiamento climatico;2. Natura e biodiversità:

Protezione natura; Biodiversità; Zone costiere; Degradazione suolo e desertificazione;

3. Qualità dell’ambiente e qualità della vita: Qualità dell’aria; Gestione risorse idriche (acque interne e acque marine e costiere); Gestione rischi industriali; Sicurezza nucleare e radioprotezione;

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Risanamento elettromagnetico: Rischi dovuti a prodotti chimici e OGM;

4. Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti: Gestione ecoefficiente risorse naturali; Gestione rifiuti (urbani e speciali);

5. Ambiente urbano: Sostenibilità urbana; Qualità dell’aria; Rumore.

Per quanto riguarda la politica di gestione dei rifiuti va affermato il principio della "gerarchia dei rifiuti" secondo la quale viene innanzi tutto privilegiata la prevenzione nella produzione dei rifiuti, seguita dal recupero (comprendente riutilizzo, riciclaggio e recupero di energia, privilegiando il recupero dei materiali) e, per finire, lo smaltimento (comprendente l'incenerimento senza recupero di energia e la messa in discarica).

Le azioni da intraprendere si sviluppano lungo diversi assi di intervento:

a. misure specifiche volte a ridurre il consumo delle risorse tramite diversificate modalità: cambiamento della domanda, migliore efficienza di utilizzo, prevenzione degli sprechi ed aumento della percentuale di risorse riciclate e reimmesse nel ciclo economico;

b. integrazione degli obiettivi relativi all'uso sostenibile delle risorse ed alla gestione dei rifiuti nelle politiche settoriali della Regione e degli Enti pubblici quali i trasporti, l’energia, l’industria, l’agricoltura in base ad obiettivi specifici e sviluppando indicatori adeguati:

promozione dell'ecoefficienza attraverso il miglioramento degli impianti, innovazioni tecnologiche, modifiche di processo e prodotto tali da ridurre progressivamente a un quarto (fattore 4) l'uso di energia, materie prime e risorse;

diffusione delle buone pratiche per le imprese; inserimento di considerazioni di efficienza delle risorse nella politica

integrata dei prodotti (IPP), nei programmi di etichettatura ecologica, nelle politiche degli approvvigionamenti "verdi";

c. nella gestione dei rifiuti assegnare priorità all'aspetto della prevenzione sia in termini quantitativi (cioè volume di rifiuti prodotti) sia qualitativi (pericolosità), in base ad obiettivi specifici e sviluppando indicatori adeguati:

individuare sostanze pericolose più problematiche nei vari flussi di rifiuti e favorire la loro sostituzione con sostanze meno pericolose o la progettazione di prodotti alternativi;

integrare gli obiettivi di prevenzione dei rifiuti nella politica integrata dei prodotti, per ridurre il contenuto di sostanze pericolose nei prodotti, ampliare la durate della vita dei prodotti, facilitare il riciclaggio ed il ricondizionamento, ecc.;

d. potenziamento della ricerca, soprattutto su tecnologie e materiali innovativi;e. migliore informazione a cittadini e imprese.

Nella tabella seguente si indicano le possibili azioni da realizzare, gli strumenti attuativi, i settori e gli attori coinvolti.

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Tabella E. 1

4 - Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti4. b Gestione RifiutiTEMI OBIETTIVI AZIONI SETTORI COINVOLTI STRUMENTI ATTORIRifiuti urbani Uso razionale e sostenibile

risorse Prevenzione e riduzione

della produzione di rifiuti con particolare riferimento agli imballaggi

Potenziamento della raccolta differenziata

Incentivazione delle forme di riciclaggio e riutilizzazione dei materiali contenuti nei rifiuti

Completamento del sistema di smaltimento dei rifiuti che non possono essere riutilizzati o riciclati garantendo l’autosufficienza su base regionale e l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili (BAT)con le seguenti priorità:

Incenerimento con recupero energetico (termovalorizzazione)

Trasformazione della componente organica (compostaggio)

Promozione di iniziative nel comparto dell’imballaggio

Promozione mercato dei materiali riciclati

Informazione ed educazione ambientale e al consumo sostenibile

Semplificazione procedure amministrative

Incentivi economici Sviluppo della

pianificazione Promozione sistemi

di gestione ambientale (EMAS)

Politiche integrate di prodotto e Cleaner tecnology

Promozione metodologie “acquisti verdi”

Ambiente Industria Agricoltura Turismo Energia Trasporti Sanità

Monitoraggio e controllo

Relazione Stato Ambiente

Piani provinciali gestione rifiuti (LR 27/94)

VAS Politiche tariffarie Incentivi LCA (Life Cycle

Assessment) e Cleaner Production

Acquisti verdi Marchi ecologici Campagne informative

ed educative (L.R. 15/96 INFEA)

EMAS IPPC Piano energetico

regionale Piano Regionale

Sviluppo Rurale

Amministrazioni Pubbliche

Imprese industriali Aziende smaltimento

e gestione rifiuti Centri di Educazione

Ambientale ONG dell’ambiente e

consumatori ARPA

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Segue Tabella E. 1TEMI OBIETTIVI AZIONI SETTORI COINVOLTI STRUMENTI ATTORIRifiuti speciali Uso razionale e sostenibile

risorse Prevenzione e riduzione

della produzione di rifiuti con particolare riferimento a quelli pericolosi

Incentivazione delle forme di riciclaggio e riutilizzazione dei materiali contenuti nei rifiuti

Definizione del quadro normativo di riferimento per la localizzazione degli impianti di smaltimento

Promozione di tecnologie più pulite

Promozione mercato dei materiali riciclati

Informazione ed educazione

Incentivazione delle forme di certificazione e audit ambientale

Sviluppo della pianificazione

Incentivi economici Promozione di

investimenti finalizzati al recupero ed allo smaltimento di rifiuti e sottoprodotti di provenienza agroindustriale;

Promozione di metodi di produzione che tengono conto delle discipline sulla gestione dei rifiuti agricoli

Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli

Ambiente Industria Agricoltura Turismo Energia Trasporti Sanità

Accordi di programma per:1) il recupero dei rifiuti da traverse e altri manufatti in legno provenienti dallo smantellamento di linee ferroviarie2) per la gestione di alcune tipologie di rifiuti speciali3) per l’utilizzazione del compost

Piano Regionale di Sviluppo RuraleASSE 1 - Misura 1c -FormazioneMisura 1.g – Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli

ASSE 2 - Misura 2.f – Misure agroambientali AZIONE 1 -

Produzione Integrata AZIONE 2 -

Produzione biologica ASSE 2 -Misura 2.f –

Misure agroambientaliAZIONE 7 - Pianificazione ambientale aziendale

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3.4 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Piacenza

La Variante al P.T.C.P. di adeguamento al Dlgs. n.22/97 e alla L.3/99, come prevede l’art.5 della L.R.20/2000, è stata sottoposta a VAL.S.A.T.; tale valutazione è stata articolata in tre fasi:

Prima fase: definizione degli obiettivi; Seconda fase: valutazione qualitativa; Terza fase: valutazione quantitativa.

Per quanto riguarda la Prima fase della VAL.S.A.T. (individuazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale) la variante del P.T.C.P., attraverso l’analisi del territorio provinciale ha definito gli ambiti con valenza ambientale, paesaggistica e territoriale, al fine di assoggettarli a limiti e condizioni d’uso. Tali ambiti costituiscono il punto di riferimento per le scelte progettuali delineate nel P.P.G.R. Il P.P.G.R. infatti di norma solo all’interno delle zone idonee e dopo opportune valutazioni, localizza gli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti urbani.Nella variante al P.T.C.P. sono state individuate le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento sulla base di criteri e relativi indicatori che costituiscono motivo di esclusione della localizzazione per le diverse tipologie di impianti previste dal P.T.C.P. di Piacenza.Le politiche/azioni sono state quindi definite prendendo in considerazione i seguenti diversi fattori escludenti che precludono la localizzazione di impianti:

Fattori derivanti da criteri e vincoli contenti nel P.T.C.P. vigente; Fattori derivanti dalle Direttive regionali e da fonti normative diverse; Fattori derivanti dalle indicazioni del tavolo partecipato Agenda21.

Sulla base dei fattori escludenti sono state elaborate le cartografie di Variante (Tav. vR1.1 Aree non idonee per ogni tipo di impianto di gestione dei rifiuti – Tav. vR2.1 Aree non idonee per tipologia di impianto di gestione dei rifiuti scala 1:50.000).Le aree potenzialmente idonee risultanti dalla lettura delle tavole prima citate verranno approfondite e valutate dal P.P.G.R.

Per quanto riguarda la Seconda fase della VAL.S.A.T., la valutazione qualitativa di compatibilità della Variante al P.T.C.P. ha verificato di conformità delle politiche/azioni della stessa variante rispetto agli obiettivi specifici di sostenibilità attraverso l’analisi dei fattori escludenti definiti dallo stesso P.T.C.P., da Piani sovraordinati e da disposizioni normative, ovvero rispetto ai prima citati criteri.E’ stata così sviluppata una matrice al fine di evidenziare le interazioni tra gli indicatori escludenti e le tipologie di impianto (R) previste dal P.T.C.P. (R1 discarica rifiuti non pericolosi; R2 discarica rifiuti pericolosi; R3 discarica di rifiuti inerti; R4 compostaggio urbani/speciali; R5 impianti di trattamento e stoccaggio rifiuti non pericolosi e pericolosi; R6 impianti di trattamento e stoccaggio rifiuti inerti).Ad ogni interazione è stato dato un giudizio qualitativo e quindi un valore che esprime l’impatto che la politica/azione della Variante viene ad assumere sull’obiettivo specifico valutando l’incidenza degli indicatori rispetto agli impianti previsti dal P.T.C.P.Il risultato del processo di valutazione è costituito da una serie di matrici, organizzate per ciascun fattore di selezione, che evidenziano tutti i possibili punti di interazione (positivi, incerti, negativi) tra le politiche-azioni di Piano e l’obiettivo specifico di sostenibilità ambientale e territoriale; la valutazione qualitativa è quindi effettuata sulla base del peso

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degli ambiti escludenti e degli ambiti escludenti salvo verifica preventiva o previsione in piano di settore che determinano l’incidenza delle aree non idonee.

Per quanto riguarda la Terza fase della VAL.S.A.T., è stato effettuato il confronto fra la valutazione qualitativa effettuata per la variante al P.T.C.P. che da adottare e quella effettuata per il P.T.C.P. vigente ovvero mantenendo la situazione esistente, ciò al fine di giungere alla valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale complessiva della variante che integra quella del P.P.G.R.Di seguito si riportano le seguenti tabelle ove sono sintetizzati i risultati relativi alla valutazione qualitativa sia per lo Scenario del P.T.C.P. vigente che per quello della variante:

Tabella E. 2 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti: criteri e vincoli contenuti nel P.T.C.P.;

Tabella E. 3 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti: disposizioni Direttiva Regionale e fonti normative diverse;

Tabella E. 3 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti: indicazioni del tavolo partecipato Agenda21.

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Tabella E. 2 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti3: criteri e vincoli contenuti nel P.T.C.P.

OBIETTIVI POLITICHE/AZIONISPECIFICI

IndividuazioneIndividuazione aree non idoneearee non idonee

alla localizzazionealla localizzazione di nuovi impiantidi nuovi impianti di trattamento edi trattamento e smaltimento deismaltimento dei

rifiutirifiuti

Indicatori escludenti (I)

SCENARIOPTCP VIGENTE

SCENARIOADOZIONE VARIANTE PTCP

Tipologie impiantistiche (R) Incidenza Tipologie impiantistiche (R) IncidenzaDiscariche Altri impianti di ogni I Discariche Altri impianti di ogni I

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

Sistema dei crinali e della collina (art.8) 0,5 1 1 1 1 1 5,5 0 1 0,5 0 1 0 2,5Assetto vegetazionale (artt.10-11) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Fascia A. Invasi ed alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua (art.14)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Fascia B. Zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua (artt.15-15.1-15.2-15.3)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Fascia C. Rispetto dell’ambito fluviale (zona C2) (art.16) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Fascia di integrazione dell’ambito fluviale (art.17) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Zone di tutela naturalistica (art.20) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Zone calanchive (art.21) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Zone ed elementi di interesse storico-archeologico (art. 23) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Zone di tutela della struttura centuriata (art.24) 0,5 0,5 0,5 1 1 1 4,5 1 1 1 0 1 1 5Zone urbane storiche e strutture insediative storiche non urbane (art. 25)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Zone ed elementi di interesse storico-architettonico e testimoniale (art.27)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Zone interessate da bonifiche storiche di pianura (art.28) 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 3 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 3Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto ed instabilità (art.32)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei (art.35) 0 1 0 0 1 0 2 0 1 0 0 0 0 1Risorgive e sorgenti (art.36) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Parchi, Riserve naturali e Aree naturali protette (art.37) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Progetti di tutela, recupero, valorizzazione fluviale ed ambiti di riequilibrio ecologico (art.39)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 0,5 0 1 0 3,5

Assetto del territorio e compatibilità insediativa - ambiti di intervento e trasformazione urbanistica esclusi (art.42)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Vulnerabilità degli acquiferi (estremamente elevata/elevata) (Tav.A4.1 –A4.2)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

INCIDENZA DELL’INSIEME DEGLI I RISPETTO AD OGNI TIPOLOGIA DI R 16,5 18 17 17,5 18,5 17,5 105 17,5 19,5 17,5 15,5 18,5 16,5 105

3 al di fuori di ampliamenti di impianti per rifiuti urbani già autorizzati in aree perimetrate dal previgente Piano Rifiuti e confermate dal P.P.G.R

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Tabella E. 3 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti4: disposizioni Direttiva Regionale e fonti normative diverse

OBIETTIVI POLITICHE/AZIONISPECIFICI

IndividuazioneIndividuazione aree non idoneearee non idonee

alla localizzazionealla localizzazione di nuovi impiantidi nuovi impianti di trattamento edi trattamento e smaltimento deismaltimento dei

rifiutirifiuti

Indicatori escludenti (I)

SCENARIOPTCP VIGENTE

SCENARIOADOZIONE VARIANTE PTCP

Tipologie impiantistiche (R) Incidenza Tipologie impiantistiche (R) IncidenzaDiscariche Altri impianti di ogni I Discariche Altri impianti di ogni I

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

Aree soggette a rischio idraulico e idrogeologico (L.267/98) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Dominio delle alluvioni affioranti del Fiume Po 1 1 1 0 1 0 4 1 1 1 0 1 0 4PAI (Piano di assetto idrogeologico – Fascia B) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Norme in materia di protezione civile (presenza prescrizioni) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici art. 41 DL 152/99 (fascia di almeno 10 metri dalla sponda di fiumi, laghi, stagni e lagune)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Testo unico della legislazione in materia di beni culturali e ambientali (Titolo I e Titolo II vincolo paesaggistico di cui alla L.431/85 e di cui alla L.1497/39)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Aree sottoposte a vincolo idrogeologico 0 1 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 1Orientamento e modernizzazione del settore agricolo (Dlgs n.228/01)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

Ambiti ad alta vocazione produttiva agricola art. A-19 (L.R n.20/00)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

Centri storici art. A-7; Ambiti urbani consolidati art. A-10; Ambiti da riqualificare art. A-11; Ambiti per i nuovi insediamenti art. A-12 (L.R. n.20/00)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

Fasce di rispetto da strade, autostrade, ferrovie-TAV, elettrodotti, gasdotti, oleodotti, cimiteri, beni militari, aeroporti

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Siti di interesse comunitario (SIC) 1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici art. 21 DL 152/99 (zona protezione pozzi pari a 200m di raggio)

1 1 1 1 1 1 6 1 1 1 1 1 1 6

Aree poste a distanza indicata da centri abitati 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6Aree poste a distanza indicata da nuclei 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6Aree poste a distanza indicata da case sparse 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6Aree poste a distanza indicata da edifici sensibili 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6Aree poste a distanza indicata da centri turistici e/o sportivi di particolare rilievo esistenti e in programmazione

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

INCIDENZA DELL’INSIEME DEGLI I RISPETTO AD OGNI TIPOLOGIA DI R 9 10 9 8 9 8 53 17 18 17 16 17 16 101

4 al di fuori di ampliamenti di impianti per rifiuti urbani già autorizzati in aree perimetrate dal previgente Piano Rifiuti e confermate dal P.P.G.R.

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Tabella E. 4 Analisi sistematica degli indicatori escludenti che precludono la localizzazione di impianti5: indicazioni del tavolo partecipato Agenda21

OBIETTIVI SPECIFICI

POLITICHE/AZIONI

Individuazione aree non idoneealla localizzazionealla localizzazione di nuovi impiantidi nuovi impianti di trattamento edi trattamento e smaltimento deismaltimento dei

rifiutirifiuti

Indicatori escludenti (I)

SCENARIOPTCP VIGENTE

SCENARIOADOZIONE VARIANTE PTCP

Tipologie impiantistiche (R) Incidenza Tipologie impiantistiche (R) IncidenzaDiscariche Altri impianti di ogni I Discariche Altri impianti di ogni I

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

R1 R2 R3 R4 R5 R6 rispetto a tutti gli R

Aree poste a distanza da altri impianti di smaltimento e di trattamento di rifiuti esistenti (per R1, R2, R3, R4 e R5: discarica 5 Km, trattamento termico 5 km, compostaggio 5 km, impianti di trattamento di rifiuti speciali, esclusi gli inerti, con capacità autorizzata superiore a 100.000 tonn./anno 5 km; per R6: discarica 1 Km, trattamento termico 1 km, compostaggio 1 km, impianti di trattamento di rifiuti speciali, esclusi gli inerti, con capacità autorizzata superiore a 100.000 tonn./anno 1 km)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

Aree poste a distanza dalla Centrale Nucleare di Caorso (5 km.)

0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 6

INCIDENZA DELL’INSIEME DEGLI I RISPETTO AD OGNI TIPOLOGIA DI R 0 0 0 0 0 0 0 2 2 2 2 2 2 12

5 al di fuori di ampliamenti di impianti per rifiuti urbani già autorizzati in aree perimetrate dal previgente Piano Rifiuti e confermate dal P.P.G.R.

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Una prima analisi dei punteggi riportati nelle Tabella E. 2, 3 e 4 e dai risultati sintetizzati nella Figura 1, evidenzia una maggiore incidenza degli indicatori escludenti rispetto alla localizzazione di impianti, rilevata nello scenario relativo alla adozione della Variante al P.T.C.P. e quindi una maggiore sostenibilità della stessa.

218

158

0 50 100 150 200 250 300

Sce

nar

io P

.T.C

.P. v

igen

te

Sce

nar

io v

aria

nte

incidenza aree non idonee

Figura 1 Valutazione quantitativa dell’incidenza delle aree non idonee alla localizzazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti in base agli indicatori escludenti, con l’adozione della Variante al P.T.C.P. e allo stato attuale con il P.T.C.P. vigente

La specifica Variante al P.T.C.P. è lo strumento che introduce effetti di maggiore tutela sul territorio e sull’ambiente evidenziando:

una uguale incidenza degli indicatori escludenti negli scenari del prima e dopo l’adozione della Variante, per quanto riguarda il sistema dei vincoli del P.T.C.P., avendo infatti la stessa variante confermato le tutele del Piano vigente, apportando comunque chiarezza nell’articolato normativo ai fini di una più corretta applicazione (Tabella E. 2);

un aumento dell’incidenza degli indicatori escludenti con l’adozione della Variante per quanto riguarda i fattori derivanti dalla Direttiva Regionali, da norme nazionali e regionali attualmente vigenti e dalle indicazioni del “Tavolo partecipato Agenda21”.

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4 PRIMA FASE: RICOGNIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE FINALITÀ DEL PPGR

I principali obiettivi del PPGR sono i seguenti:

Obiettivo Descrizione1 Riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti2 Recupero3 Gestione unitaria dei rifiuti urbani4 Definizione di un sistema di gestione per i rifiuti speciali e speciali pericolosi che

consenta di soddisfare il principio di prossimità5 Individuazione di localizzazioni che consentano il contenimento delle ricadute

ambientali delle azioni del Piano attraverso il rispetto delle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale

6 Individuazione delle misure atte ad impedire eventuali effetti negativi o a mitigare gli impatti delle scelte di Piano ritenute comunque preferibili

Ai fini di una corretta gestione dei flussi di rifiuti speciali e speciali pericolosi, inoltre il PPGR si pone i seguenti obiettivi:

Obiettivo Descrizione7 promozione di sistemi tendenti a ridurre la produzione e la pericolosità di rifiuti8 provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione9 riqualificazione ed adeguamento degli impianti esistenti in modo da consentire il

pieno soddisfacimento dei fabbisogni, limitando l’ampliamento e la realizzazione di nuovi impianti non rispondenti ai fabbisogni di trattamento registrati in ambito provinciale

10 assicurare il trattamento e lo smaltimento di rifiuti prodotti in ambito provinciale fatta salva l’opportunità di prevedere, per particolari tipologie di rifiuti, soluzioni di recupero e smaltimento a livello sovraprovinciale in modo da conseguire l’adeguata scala dimensionale (attività questa che dovrà trovare una sintesi a livello regionale)

11 massimizzazione dell’attività di recupero di materia con la conseguente limitazione dello smaltimento in discarica di rifiuti non trattati; tali impianti dovranno essere sempre più dedicati a ricevere rifiuti derivanti da processi di inertizzazione o recupero così come individuati dalle norme tecniche attuative del D.Lgs 22/97

12 limitazione dello smaltimento in discarica dei rifiuti assimilabili agli urbani in ragione delle loro elevate potenzialità di recupero

Le Tabelle seguenti in armonia con quanto previsto dalle indicazioni contenute nei “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti” - Tabelle1 a, b, c, sintetizzano gli obiettivi del Piano Provinciale di Gestione Rifiuti della Provincia di Piacenza e contengono i riferimenti ai contenuti del PPGR relativi.

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Tabella E. 5 Elenco degli obiettivi conoscitivi a supporto del Piano Provinciale di Gestione Rifiuti della Provincia di Piacenza

OBIETTIVI CONOSCITIVI A SUPPORTO P.P.G.R.Tipologia Riferimento

legislativoIndividuazione nel PPGR di Piacenza

a) Stima del trend della produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)

L6 D.Lgs. 22/97 Sez A § 2.1.1

b) Stima del trend della produzione dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non)

LD.Lgs. 22/97

Sez A § 3.1

c) Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R.U. (pericolosi e non)

L D.Lgs. 22/97 Sez A § 2.4.1

d) Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R. S. (pericolosi e non)

L D.Lgs. 22/97 Sez A § 2.2

e) Stima del trend di raccolta differenziata così come definite dalle direttive regionali

L D.Lgs. 22/97 Sez A § 2.1.3

f) Quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale

D7 Sez A § 2.4.1

g) Conoscenza della composizione merceologica dei rifiuti prodotti

I8 Sez A § 2.1.2

h) Conoscenza degli impianti in esercizio per la gestione dei rifiuti

L D.Lgs. 22/97 Sez A § 2.2, § 3.2

i) Definizione secondo i criteri dettati dal PTCP e/o indicati nelle direttive delle aree non idonee alla localizzazione delle differenti tipologie impiantistiche per il trattamento/smaltimento dei rifiuti

D D.Lgs. 22/97 Sez B § 7.1

j) Conoscenza dei siti contaminati da bonificare L D.Lgs. 22/97 Non trattato

k) Analisi delle pressioni esercitate dal sistema di gestione dei rifiuti sull’ambiente

I Sez A § 1.5.7

Tabella E. 6 Elenco degli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti

OBIETTIVI DI PREVENZIONE E RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI

Tipologia Riferimento legislativo

Individuazione nel PPGR di Piacenza

l) Azioni volte alla riduzione della produzione di rifiuti

L D.Lgs. 22/97 Sez B §1.2, §§ 8.2

m) Azioni volte alla riduzione della pericolosità dei rifiuti

L D.Lgs. 22/97 Sez B § 8.2

n) Promozione del risparmio delle risorse naturali non rinnovabili attraverso la diminuzione della loro presenza nei rifiuti

L D.Lgs. 22/97 Sez B § 8.2

o) Azioni volte alla riduzione del volume dei rifiuti L D.Lgs. 22/97 Sez B § 8.2p) Raggiungimento degli obiettivi stabiliti per la

raccolta differenziata L D.Lgs. 22/97 Sez B § 3

6 L= definito per Legge e quindi inderogabile 7 D= derogabile dietro espressa motivazione8 I= di indirizzo

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Tabella E. 7 Elenco degli obiettivi di ottimizzazione dei sistemi di gestione dei rifiuti

OBIETTIVI DI OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI

Tipologia Riferimento legislativo

Individuazione nel PPGR di Piacenza

q) Riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero

L D.Lgs. 22/97L.R. 3/99

Sez B §3

r) Promozione dell’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto

L D.Lgs. 22/97 Sez B §4

s) Promozione della riduzione della pressione sull’ambiente esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti

I

t) Garanzia dell'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)

L D.Lgs. 22/97 Sez B §4

u) Descrizione degli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell' ATO)

L D.Lgs. 22/97 Sez B §1.4

v) Recupero di energia dai rifiuti inceneriti L D.Lgs. 22/97 Sez A §2.4.4.5w) Smaltimento dei rifiuti secondo il principio di

“prossimità”L D.Lgs. 22/97 Sez B §1.4

x) Avvio delle frazioni raccolte in maniera differenziata a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia

L D.M. 29/5/91

Sez B §3

y) Localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti in aree idonee

L D.Lgs. 22/97 Sez B §7

z) Incentivazione alle imprese per una migliore gestione dei rifiuti (es. ecobilanci, certificazioni ambientali)

L D.Lgs. 22/97 Sez B §6,8

aa) Informazione e sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti

L D.Lgs. 22/97 Sez B 8

bb) Promozione dell'uso di materiale proveniente da recuperi durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

I Sez B 8

cc) Preferenza dei progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

D Sez B 7.2

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5 SECONDA FASE: VALUTAZIONE DELLE PRIORITÀ DEGLI OBIETTIVI DEL PIANO

Per ogni obiettivo del P.P.G.R. si sono individuati indicatori ambientali specifici. Gli indicatori possono essere riconducibili a due tipologie principali:

indicatori per il confronto fra alternative, ovvero per il confronto tra lo scenario di riferimento assunto dal Piano Provinciale e la situazione attuale (scenario 0);

indicatori per il monitoraggio nel tempo dell’attuazione del Piano Provinciale.

Gli indicatori sono inoltre caratterizzabili come:

indicatori che costituiscono misure dirette del conseguimento del relativo obiettivo; indicatori che costituiscono misure indirette del conseguimento del relativo

obiettivo.

Infine, gli indicatori sono anche caratterizzabili come:

indicatori su cui il Piano Provinciale ha un’influenza diretta; indicatori su cui il Piano Provinciale ha un’influenza indiretta.

Diversi indicatori sono in realtà riferibili a obiettivi diversi; in tali casi, essi sono ripetuti per tutti gli obiettivi di interesse.

L'organizzazione degli elementi conoscitivi per la integrazione della conoscenza ambientale impiega come riferimento architetturale lo schema DPSIR (Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responses) Lo schema si basa su una struttura di relazioni causali che legano tra loro i seguenti elementi:

D Determinanti (settori economici, attività umane) P Pressioni (emissioni, rifiuti, ecc.) S Stato (qualità fisiche, chimiche, biologiche) I Impatti (su ecosistemi, salute, funzioni, fruizioni, ecc.) R Risposte (politiche ambientali e settoriali, iniziative legislative, azioni di

pianificazione, ecc.).

In questa fase si propone di individuare indicatori ambientali e di sviluppo sostenibile intesi a quantificare e semplificare le informazioni in modo da agevolare, sia da parte dei responsabili delle decisioni che da parte del pubblico, la comprensione delle interazioni tra l’ambiente e i problemi chiave del settore. Tali indicatori dovranno essere quantificati per contribuire ad individuare e a spiegare i mutamenti nel tempo

Gli indicatori devono in tutti i casi e, in particolare , per verificare la congruità degli interventi, essere:

rappresentativi; validi dal punto di vista scientifico; semplici e di agevole interpretazione capaci di indicare la tendenza nel tempo; ove possibile, capaci di fornire un’indicazione precoce sulle tendenze irreversibili;

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

sensibili ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente o nell’economia che devono contribuire ad indicare;

basati su dati facilmente disponibili o disponibili a costi ragionevoli; basati su dati adeguatamente documentati e di qualità certa; aggiornabili periodicamente.

Nella tabella che segue sono elencati gli indicatori individuati, con attribuzione relativa secondo il modello DSPIR.

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Tabella E. 8Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipo (S/P/R)0. Stato attuale della produzione di rifiuti

0a. Produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)

t/annokg/abitante·anno

S

0b. produzione dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non)

t/annokg/abitante·anno

S

0c. smaltimento finale in discarica dei R.U. (pericolosi e non)

t/anno S

0d. smaltimento finale in discarica dei R. S. (pericolosi e non)

t/anno S

0e. raccolta differenziata così come definite dalle presenti direttive regionali

% rispetto a produzione S

0f. Quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale

t/anno% rispetto a produzione

S

0g. composizione merceologica dei rifiuti prodotti

tipologia S

0h. impianti in esercizio per la gestione dei rifiuti n. impianti S0i. criteri dettati dal PTCP e/o indicati nelle

presenti direttive delle aree non idonee alla localizzazione delle differenti tipologie impiantistiche per il trattamento/smaltimento dei rifiuti

S

0j. siti contaminati da bonificare n. siti S0k. pressioni esercitate dal sistema di gestione

dei rifiuti sull’ambienteRSA S

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Segue Tabella E. 8Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipo (S/P/R)1.Riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti

1a. Produzione di rifiuti urbani t/anno Pkg/abitante·anno Pvariazione % rispetto a produzione in t/a anno 2001

R

1b. Estensione della pratica dell’autocompostaggio

n° di abitanti coinvolti R% abitanti coinvolti su popolazione provinciale

1d. Accordi volontari/di programma con enti, associazioni di categoria, operatori economici

SI- NO R

2.Recupero 2a. rifiuti intercettati dai servizi di raccolta differenziata

% su produzione rifiuti provinciale R

2b. rifiuti intercettati dalle raccolte differenziate % su stima presenza nella produzione rifiuti provinciale

R

2c. abitanti serviti dalle raccolte differenziate n° di abitanti serviti R% abitanti serviti su popolazione provinciale R

2e. rifiuti avviati a compostaggio t/a R2f. potenzialità impiantistica di compostaggio

presente in provincia:t/a R

2g. compost da rifiuti prodotto e commercializzato:

t/a Rmc/a R

2i. accordo di programma compostatori – associazione agricoltori:

SI-NO R

2j. potenzialità di recupero di rifiuti inerti n° di impianti R2k. comuni prevedono nei capitolati d’appalto

delle opere di propria competenza l’utilizzo di materiali riciclati

SI-NO R

2l. rifiuti avviati a recupero energetico t/a R

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 8Obiettivo Indicatore Unità di misura Tipo (S/P/R)3.Gestione unitaria del sistema di gestione dei rifiuti urbani

3a. Realizzazione impianti di trattamento e di smaltimento

SI-NO R

3b. gestione unitaria dei servizi di raccolta e trasporto

SI-NO R

3c. gestione unitaria dei servizi di recupero/smaltimento

SI-NO R

4.Definizione di un sistema di gestione per i rifiuti speciali e speciali pericolosi che consenta di soddisfare il principio di prossimità

4a. verifica e aggiornamento dei fabbisogni individuati nel P.P.G.R.

SI-NO R

5.Individuazione di localizzazioni che consentano il contenimento delle ricadute ambientali delle azioni del PPGR attraverso il rispetto delle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale

5a. impianti conformi ai criteri localizzativi n. impianti R

% impianti R

6.Individuazione delle misure atte a impedire eventuali effetti negativi o a mitigare gli impatti delle scelte di Piano ritenute comunque preferibili

6a. rifiuto avviato a discarica tal quale t/a P% su produzione rifiuti P

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 8Obiettivo Indicatore9 Unità di misura TIPO (S/P/R)7.Promozione di sistemi tendenti a ridurre la produzione e la pericolosità di rifiuti

7a. produzione dei R. S. (pericolosi e non) t/anno R

8. Provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione

8a. Ubicazione Impianti di smaltimento Km da luoghi di produzione R

9. Riqualificazione ed adeguamento degli impianti esistenti in modo da consentire il pieno soddisfacimento dei fabbisogni, limitando l’ampliamento e la realizzazione di nuovi impianti non rispondenti ai fabbisogni di trattamento registrati in ambito provinciale

9a. Individuazione fabbisogni impiantisci SI-NO R

10. Assicurare il trattamento e lo smaltimento di rifiuti prodotti in ambito provinciale fatta salva l’opportunità di prevedere, per particolari tipologie di rifiuti, soluzioni di recupero e smaltimento a livello sovraprovinciale in modo da conseguire l’adeguata scala dimensionale (attività questa che dovrà trovare una sintesi a livello regionale)

10a. Fabbisogni impiantistici SI-NO RP

9 per la pianificazione della gestione dei rifiuti speciali, considerato il carattere “non cogente” del Piano, si ritiene di individuare gli indicatori suddetti ma gli stessi non sono oggettivamente quantificabili ai fini di una Valutazione Ambientale del Piano

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Segue Tabella E. 8Obiettivo Indicatore9 Unità di misura TIPO (S/P/R)11. massimizzazione dell’attività di recupero di materia con la conseguente limitazione dello smaltimento in discarica di rifiuti non trattati; tali impianti dovranno essere sempre più dedicati a ricevere rifiuti derivanti da processi di inertizzazione o recupero così come individuati dalle norme tecniche attuative del D.Lgs 22/97

11a. Produzione R.S t/anno P11b. Impianti di smaltimento n. Impianti di smaltimento R

12. Limitazione dello smaltimento in discarica dei rifiuti assimilabili agli urbani in ragione delle loro elevate potenzialità di recupero

12a. Quantità di R.S avviati a discarica t/anno R

9 per la pianificazione della gestione dei rifiuti speciali, considerato il carattere “non cogente” del Piano, si ritiene di individuare gli indicatori suddetti ma gli stessi non sono oggettivamente quantificabili ai fini di una Valutazione Ambientale del Piano

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Nelle tabelle seguenti in armonia con quanto previsto dalle indicazioni contenute nei “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti” - Tabelle 2 (a, b, c), è fornito l’elenco degli obiettivi da valutare.

Tabella E. 9 Domande/Obiettivi conoscitivi

DOMANDE/OBIETTIVO CONOSCITIVI Giudizioa) E’ presente la stima del trend di

produzione degli R.U.? [X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

b) E’ presente la stima del trend di produzione dei R. S. (pericolosi e non)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

c) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R.U.?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

d) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R.S. (pericolosi e non)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

e) E’ presente la stima del trend di raccolta differenziata così come definita dalle presenti direttive regionali?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

f) E’ presente la quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

g) E’ presente l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

h) Sono descritte le caratteristiche degli impianti di gestione dei rifiuti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

i) Sono individuate le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

j) E’ presente l’individuazione e la caratterizzazione dei siti da bonificare?

[ ] SI[X] NO

[ ] aspetto poco rilevante[ ] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

k) E’ presente l’analisi degli inquinanti emessi da tutte le tipologie di impianti esistenti o previsti?10

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[ ] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

10 Gli standard tecnico-ambientali per le principali tipologie di trattamento e smaltimento dei rifiuti, comprese le emissioni attese, saranno inclusi nelle “Linee Guida” che saranno predisposte secondo le previsioni della specifica azione di attuazione (vedi Sez. B § 8)

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Tabella E. 10 Domande/Obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti

DOMANDE/OBIETTIVO DI RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI

Giudizio

l) E’ promossa la riduzione della quantità dei R.U. prodotti (es. campagne di informazione per il conferimento differenziato)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

m) E’ promossa la riduzione della quantità e pericolosità dei R. S. prodotti (es. con tecnologie pulite, ecc.)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

n) E’ promossa la riduzione della presenza di risorse naturali non rinnovabili nei rifiuti (es. materiali litoidi, metalli, ecc.)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

o) E’ promossa la riduzione del volume dei rifiuti prodotti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

p) Sono verificati gli obiettivi normativi sull’entità della raccolta differenziata da effettuarsi secondo le modalità previste dalla presente direttiva?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

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Tabella E. 11 Domande/Obiettivi di ottimizzazione dei sistemi di gestione dei rifiuti

DOMANDE/OBIETTIVO OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI

Giudizio

q) E’ promossa la riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

r) E’ promosso l’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

s) E’ promossa la riduzione della pressione ambientale esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti (ad esempio con le procedure di certificazione ambientale degli impianti) ?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

t) E’ garantita l'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)?

[ ] SI[X] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

u) Sono descritti gli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell'ATO)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

v) E’ promosso il recupero di energia dai rifiuti inceneriti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

w) E’ garantito lo smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” (ad esempio con l’analisi dei costi di trasporto e la riduzione del rischio)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[ ] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

x) E’ garantito che le frazioni raccolte in maniera differenziata siano avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

y) Gli impianti di gestione previsti dal PPGR dei rifiuti sono localizzati in aree idonee?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

z) E’ incentivato l’impegno delle imprese verso una migliore gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

aa) Sono promosse azioni di informazione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[ ] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

bb) E’ promosso l'uso di materiale di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

cc) Sono preferiti i progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate?

[X] SI[ ] NO

[ ] aspetto poco rilevante[X] informazione adeguata[ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

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6 TERZA FASE: STUDIO DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO

La provincia di Piacenza si estende su una superficie di 2589 Km2 ed è collocata nell’area nord occidentale della regione Emilia Romagna, a sud del fiume Po. Il suo territorio è per due terzi montuoso, infatti muovendo a sud del fiume si trova una fertile pianura, quindi colline coperte da vigneti e le montagne dell’Appennino Emiliano Ligure con il monte Bue (1777 m s.l.m) come punto più alto.La struttura amministrativa locale è costituita da 48 comuni e da tre Comunità Montane.

Comunità Montana Comuni compresi

Appennino Piacentino Bobbio, Cerignale, Coli, Cortebruganella, Ottone, Piozzano, Travo, Zerba

Valli del Nure e dell'Arda Bettola, Farini, Gropparello, Morfasso, VernascaValle del Tidone Caminata, Nibbiano, Pecorara, Pianello V.T.

La provincia di Piacenza conta 267.064 abitanti (al 2000), 98.407 dei quali concentrati nel territorio del comune di Piacenza, seguito da Fiorenzuola d’Arda e Castel S. Giovanni. I comuni montani concentrano solo il 6,5% della popolazione; tra i comuni meno abitati Caminata, Cerignale e Zerba,

Nella struttura economica della provincia di Piacenza prevale la manifattura che si caratterizza per la presenza di piccole e medie imprese che operano in particolare nel settore meccanico e che ha un peso pari al 14% in termini di unità produttive, forte inoltre a livello locale il settore delle costruzioni con una incidenza superiore al 10%. Nell’ambito dell’industria manifatturiera, ha un peso prevalente, a livello locale, il settore della meccatronica. Considerevole inoltre il peso dell’industria agroalimentare: 15% delle unità produttive; segue per rilevanza il settore del tessile abbigliamento.La piccola impresa risulta dominante. L’artigianato costituisce una quota rilevante del sistema produttivo locale. Notevole appare inoltre la concentrazione territoriale del sistema produttivo locale: il 42% delle imprese censite ed il 45% degli addetti, si concentrano nel comune capoluogo.

6.1 Dinamica insediativa

Il sistema insediativo nella provincia di Piacenza rivela una tendenza alla crescita in termini quantitativi e qualitativi dell’armatura urbana nelle zone di pianura e bassa collina, e al progressivo affermarsi delle aree interne legate alla seconda residenza. Si sono verificati fenomeni diffusi di “polverizzazione insediativa’” connessi, più che alla forza diffusiva dei processi di sviluppo (come nelle zone dell’Emilia centrale), a fenomeni di tipo residenziale.Per quanto riguarda il sistema degli insediamenti produttivi piacentini, si è assistito negli ultimi 15 anni ad un rafforzamento del sistema delle imprese locali in sintonia con le tendenze regionali; inoltre in questo periodo si è assistito al persistere della tendenza alla localizzazione delle attività produttive in corrispondenza degli ambiti ad

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elevata densità demografica e nelle maggiori vie di comunicazione, con l’emergere tuttavia di una contrazione relativa della presenza industriale nel capoluogo e lungo gli assi della Via Emilia Parmense e della Padana Inferiore.

6.2 Caratteristiche territoriali

La pianura, limitata a nord dal corso del Po, occupa il 37,5% del territorio provinciale e si estende fino a circa 200 m. s.l.m. dove i terrazzi fluviali delle principali vallate segnano l’inizio delle prime colline. Il settore collinare rappresenta il 32,9% dell’intera superficie, si estende fino all’altitudine di circa 700 m., oltre la quale si passa al territorio montano, nel complesso il 29,6% del territorio, con rilievi che raggiungono quote superiori ai 1.700 m s.l.m..

Il territorio provinciale è attraversato da quattro vallate principali; da ovest verso est esse sono: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure, Val d’Arda. Inoltre vi sono: Vallongina, Val Chiavenna, Valchero, Valriglio, Valluretta, Vald’Aveto, Val Boreca, Val Vezzeno e Val Stirone Nella zona montana le valli incise dai corsi d’acqua sono stretti meandri scavati nella roccia che si allargano gradatamente, fino a diventare molto ampie nel settore collinare.

Il territorio provinciale si presenta estremamente vario e particolarmente ricco di biodiversità sia per sua natura geologica che per la posizione geografica occupata nel contesto della catena appenninica.La pianura, di origine alluvionale, può essere suddivisa in “Bassa” e “Alta”. La Bassa pianura corrisponde alla porzione di pianura collocata ad est di Piacenza e compresa fra la Via Emilia e la fascia di meandreggiamento del F. Po; essa interessa i comuni di Caorso, Cortemaggiore, Villanova e Castelvetro. È caratterizzata da depositi argilloso-limosi e da una generale morfologia piatta. Le forme naturali che si possono individuare direttamente consistono in una serie di “dossi” più o meno rilevati rispetto alle zone circostanti e rappresentano le testimonianze degli antichi alvei abbandonati dai corsi d’acqua Sono riscontrabili quelli del T. Arda presso Cortemaggiore, e del T. Chiavenna e del T. Riglio presso Caorso. L’Alta pianura si estende nel settore occidentale della provincia, ad ovest del Torrente Nure, dove il percorso del F. Po si snoda relativamente vicino al margine appenninico (conoidi del T. Tidone, F.Trebbia e T. Nure). È formata essenzialmente dalle conoidi alluvionali dei corsi d’acqua che scendono dall’Appennino: il settore orientale dell’alta pianura è costituito dalle conoidi del T. Riglio, T. Chero, T. Chiavenna, T. Arda e T. Ongina. Nel territorio piacentino il passaggio da pianura a collina è abbastanza graduale, quest’ultima è geograficamente compresa tra il margine di pianura e la congiungente Nibbiano-Pecorara-Perino-Bettola-Morfasso.La porzione occidentale della bassa collina è costituita da antichi depositi alluvionali sui quali si è creato un fitto reticolato idrografico, in particolare lungo le scarpate delimitanti i pianalti, dove si possono ancora riscontrare lembi residui di bosco. Gli invasi per la raccolta d’acqua ad uso irriguo sono piuttosto frequenti. Invece, la porzione collinare orientale è caratterizzata da affioramenti più recenti di argille e sabbie delle successioni marine del Pliocene e del Quaternario antico. Il paesaggio appare caratterizzato da una successione di forme arrotondate, sulle quali il paesaggio agrario si è frequentemente sovrapposto. Si tratta di aree interessate da fenomeni diffusi di

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dissesto idrogeologico, dovuti principalmente alla presenza di argille plastiche. Lo scenario ondulato del paesaggio collinare viene interrotto localmente dai calanchi e da alcuni rilievi impostati su substrati litologici resistenti (M.te Dinavolo, M.te Pillerone, M.te Santo, Rocca d’Olgisio, M.te Spettine) circondati da paleofrane e prevalentemente ricoperti da bosco ceduo. Il territorio montano si presenta impostato su differenti strutture e componenti litologiche che conferiscono al territorio forme particolari e diversificate anche lungo le stesse vallate, facendo assumere al paesaggio caratteristiche del tutto peculiari: si passa così da aree rupestri intervallate da prati pascoli dove dominano le imponenti masse ofiolitiche a versanti dominati da coperture boscose, a valli profondamente incise con profili a “V”, a versanti modellati dall’azione degli antichi ghiacciai. La diversificazione del paesaggio risulta accentuato a causa della diversa copertura vegetale e delle condizioni di erosione del suolo: durante i secoli scorsi, i terreni argillosi furono soggetti a disboscamento per favorire le pratiche agronomiche e pastorizie, quindi risultano privi di copertura boschiva, coltivati o ricondotti a prati stabili o ancora interessati da intensi fenomeni erosivi, di denudamento e da frane. Il paesaggio alle quote più alte acquista una fisionomia decisamente montana e offre uno degli scenari ambientali tra i più vari e peculiari sia sotto l’aspetto morfologico che sotto quelli glaciologico, geologico e lacustre, sia, infine, dal punto di vista naturalistico.

6.3 Aria

6.3.1 Caratteristiche meteo - climatiche

Il clima del territorio piacentino può essere descritto come un clima “temperato” o di tipo “C” secondo Koppen (temperatura media del mese più freddo compresa fra -3°C e +18°C). In particolare il territorio di pianura e collina risulta caratterizzato da un clima “temperato” subcontinentale (temperatura media annua compresa tra 10°C e 14.4°C), mentre il territorio montano (al di sopra di 600 m s.l.m. circa) caratterizzato da un clima “temperato fresco”.Tra i fattori geografici che contribuiscono maggiormente a determinare le caratteristiche termiche del clima del territorio piacentino sono essenzialmente la sua collocazione nel cuore della Val Padana occidentale (e quindi la lontananza dalle masse d’acqua mediterranee che ne determina soprattutto il carattere di continentalità) e la presenza del rilievo appenninico il quale, come confine meridionale della Val Padana contribuisce a fornire alla collina piacentina le caratteristiche climatiche di “versante”.Sotto il profilo pluviometrico, il clima del territorio piacentino è caratterizzato dal tipico regime”sublitoraneo” appenninico o padano che presenta due valori massimi delle precipitazioni mensili, in primavera ed autunno, e due valori minimi in inverno ed estate. L’altezza totale annua delle precipitazioni è pari a circa 850-900mm nella fascia di pianura, mentre sale a 1000-1500mm nella fascia della media collina, l’altezza delle precipitazioni subisce a parità di quota un incremento latitudinale, e cioè dipendente dalla prossimità dello spartiacque ligure.

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6.3.2 Situazione climatica anni 1998-2001

I dati meteo11 vengono registrati mensilmente attraverso la Rete Agrometeorologica12

della provincia e dopo aver eseguito un controllo ed una correzione e/o integrazione a posteriori vengono resi pubblici. Il 1998 è stato caratterizzato da condizioni pluviometriche abbondantemente deficitarie con circa 500-600 mm distribuiti in 55-65 giorni piovosi; la temperatura media annuale rilevata in pianura è risultata compresa per lo più tra 11.5°C e 12,5°C, contro valori normali di circa 12,2°C.Il 1999 può essere considerato complessivamente un anno pluviometricamente normale poiché nella fascia di pianura sono stati registrati da 680 a 950 mm di pioggia in 60-70 giorni; la temperatura media della pianura è risultata compresa tra 11.6 e 12.6 °C.L’anno 2000 è risultato leggermente più caldo della media storica (12.9°C la temperatura media) e leggermente meno piovoso. L’anno 2001 si può definire significativamente meno piovoso della media storica; a causa di questa anomalia pluviometrica negativa, il bilancio teorico di umidità si è chiuso con un significativo deficit rispetto alla media storica. La temperatura media dell’anno, contrariamente a quanto avvenuto nel 2000, è risultata leggermente al di sotto della norma, (con un valore medio di 11,7°C, delle stazioni di pianura).Di seguito sono riportate le tabelle con i valori medi dei principali parametri registrati ed elaborati nelle stazioni della Rete di monitoraggio Provinciale.I parametri indicati sono

Sigla ParametroT max temperatura massima assoluta (°C)T min temperatura minima assoluta (°C)T med temperatura media del mese (°C)ESC escursione termica giornaliera media del mese (°C)UMED umidità relativa media del mese (%)PTOT precipitazione totale del mese (mm)PGG numero giorni piovosi (ptot > 1mm) del mese (n°)EPT evapotraspirazione potenziale giornaliera media secondo Blaney – Criddle (mm/g)P-EPT bilancio teorico di umidità, pari a PTOT-EPT (mm)ST10 somma dei gradi – giorno con soglia 10°C (°C)

11 Fonte: “L’andamento del clima sul territorio della Provincia do Piacenza. Riepilogo dell’anno 2001”12 La Rete Agrometeorologica provinciale risulta composta da 28 stazioni meteorologiche operative, di cui 9 elettroniche e 19 meccaniche.I parametri rilevati sono: temperature, pressione, umidità, precipitazioni, velocità e direzione del vento.

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 12

Anno 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001

Stazione Tmax Tmax Tmax Tmax Tmin T min T min T min Tmed Tmed Tmed Tmed ESC ESC ESC ESC UMED UMED UMED UMED

Albareto 33 31.8 34.0 34.0 -6.8 -8.0 -9.0 -8.0 10.47 10.3 11.7 10.8 8.15 7.8 7.9 7.1 68.63 69.3 77.0 7.1

Ancano 35.5 34.0 35.0 34.0 -7 -8.0 -7.0 -7.5 12.43 12.6 13.1 11.8 9.042 8.7 9.0 7.8 72.35 73.2 74.5 7.8

Artana 32.1 28.1 28.2 (29.9) -8.6 -9.8 -11.0 (-10.0) 9.55 9.4 (8.7) 8.587 8.3 (8.2) 68.51 72.8 (70.2)

Bacedasco 36 34.2 35.0 35.0 -5.8 -6.8 -6.0 -6.0 12.27 12.9 14.3 10.7 10.16 9.0 9.3 8.5 73.23 75.6 76.1 8.5

Carmiano 33 32.0 34.0 34.0 -8 -10.0 -12.0 -8.0 10.07 10.3 10.5 10.2 9.808 8.9 9.7 8.3 70.53 70.9 75.3 8.3

Case Basse 35 34.0 34.6 33.0 -9 -7.0 -7.5 -8.0 12.46 12.5 12.1 10.9 9.308 8.9 9.1 8.4 70.24 67.8 72.4 8.4

Castell’Arquato 34.8 33.4 36.0 35.0 -10 -11.0 -9.5 -8.0 11.61 10.9 13.3 11.5 10.28 10.3 10.0 9.3 73.13 73.0 79.3 9.3

Corano 36 36.0 36.0 35.0 -8.2 -10.8 -10.0 -10.0 11.19 11.4 11.7 10.1 11.71 11.0 11.3 10.3 72.08 73.7 74.4 10.3

Cucoleto 33.9 33.3 -7.6 -7.6 12.5 11.0 8.0 7.5 70.8 7.5

Donceto 35.2 34.0 36.0 35.0 -11 -10.0 -10.0 -7.2 10.43 11.8 12.8 11.4 12.28 10.1 10.1 9.2 69.18 79.3 79.4 9.2

Fiorenzuola 35.4 34.6 35.3 36.5 -6.7 -9.9 -8.6 -8.4 12.62 12.6 13.2 11.9 11.09 10.5 10.2 9.8 79.64 81.1 83.5 9.8

Fornello 37.2 35.0 38.0 36.5 -11 -8.0 -9.0 -5.5 11.82 11.4 11.8 11.5 11.78 11.1 11.1 9.9 72.38 78.0 79.4 9.9

Gariga 34.4 33.2 35.0 35.2 -8.1 -11.2 -9.1 -7.7 11.22 11.4 12.6 11.8 11.17 10.9 11.1 9.5 72.73 78.4 75.2 9.5

Montalbo 36 36.0 37.0 35.0 -4 -5.6 -7.0 -6.0 12.25 13.2 13.7 12.0 8.758 8.4 8.8 7.9 69.68 70.1 73.0 7.9

Monterosso 39.2 37.0 37.0 36.0 -6 -5.2 -6.0 -6.0 13.01 13.5 14.4 11.5 9.25 8.6 8.6 7.5 66.58 71.1 73.3 7.5

Monticelli 36.4 32.8 34.4 35.8 -8.7 -11 -10.1 -9.9 11.92 11.8 12.3 11.2 11.66 10.8 10.8 9.9 67.25 67.1 63.7 9.9

Mortizza 35 34.0 36.0 35.5 -8 -10.0 -8.0 -8.0 12.21 12.5 13.6 11.3 10.6 9.7 9.6 8.8 76.04 75.2 75.9 8.8

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 12

Anno 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001

Stazione Tmax Tmax Tmax Tmax Tmin T min T min T min Tmed Tmed Tmed Tmed ESC ESC ESC ESC UMED UMED UMED UMED

Nicelli 32.3 29.9 34.6 31.8 -9.6 -11.0 -13.8 -11.0 9.15 8.8 9.6 8.5 10.48 10.1 10.2 9.5 73.89 79.1 80.1 9.5

Paderna 38 34.0 36.0 36.0 -7 -9.0 -7.5 -7.0 12.42 12.2 12.8 11.7 11.88 9.6 9.5 8.3 73.48 74.7 76.4 8.3

Prato Ottesola 37 35.0 37.0 36.0 -9 -12.0 -8.0 -10.0 10.48 10.8 11.8 11.1 13.25 11.2 11.8 10.3 74.38 76.2 79.5 10.3

Sarmato 36 35.5 37.0 36.0 -9 -12.1 -9.0 -8.0 11.68 12.2 13.1 12.4 11.97 11.5 11.6 10.1 75.85 75.4 75.4 10.1

Selva 33.1 29.2 -15.5 -13.1 9.1 7.9 9.9 9.2 81.3 9.2

Soarza 36.2 35.0 36.5 34.0 -10 -11.0 -10.0 -10.0 11.32 11.6 11.4 10.1 12.17 11.5 11.4 9.7 80.05 79.3 79.6 9.7

Teruzzi 31.5 28.2 31.6 30.7 -10.1 -10.8 -12.0 -11.3 9.55 9.4 7.8 8.8 7.825 7.7 7.8 7.1 73.42 78.5 79.1 7.1

Travazzano 35.8 38.8 34.0 33.0 -6.4 -7.0 -8.5 -7.0 11.74 11.5 8.2 11.0 8.692 8.1 8.2 7.1 66.63 71.3 72.4 7.1

Verago 36.8 36.0 38.0 36.0 -5 -6.2 -7.0 -8.0 12.82 13.0 11.2 11.30 11.14 10.4 11.2 9.9 73.96 77.8 78.7 9.9

Vicobarone 33.7 30.5 32.8 35.2 -6 -8.3 -8.5 -9.0 11.53 11.5 8.2 11.8 8.03 7.7 8.2 8.3 72.84 71.2 73.7 8.3

Vigolo Marchese 35.2 33.8 35.0 34.0 -9.8 -10.0 -11.0 -9.0 11.43 10.9 10.7 10.3 11.34 10.4 10.9 9.8 75.04 76.9 71.5 9.8

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 12Anno 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001

Stazione PTOT PTOT PTOT PTOT PGG PGG PGG PGG EPT EPT EPT EPT P-ETP P-ETP P-ETP P-ETP ST10 ST10 ST10 ST10

Albareto 603.6 715.0 820 717.0 61 73.0 83 76.0 2.2 2.1 2.1 2.1 -195.2 -63.3 38.9 -142.0 1368 1372 1639 1703

Ancano 465.2 677.4 660 590.4 61 70.0 85 73.0 2.4 2.4 2.3 2.3 -424.3 -213.7 -186.0 -321.8 1874 1923 1940 1942

Artana 158.2 2056(1621

)78 108.0 (95.0) 2.0 1.9 (95.0) 862.8 1344 (898) 972.3 976.2 (989)

Bacedasco 56.76 959.0 729 785.5 74 76.0 82 80.0 2.4 2.5 2.4 80.0 -314.2 57.5 -170.0 -60.7 1797 1930 2176 1648

Carmiano 608.2 898.2 813 647.4 68 79.0 89 74.0 2.1 2.1 2.0 74.0 172.9 120.7 90.0 -176.2 1291 1344 1351 1511

Case Basse 466 672.2 799 519.4 59 70.0 81 70.0 2.4 2.4 2.2 70.0 -453.8 -217.1 -1.0 -340.3 1840 1901 1708 1694

Castell’Arquato 495.8 843.6 757 567.6 65 68.0 80 73.0 2.3 2.2 2.3 73.0 -354.4 32.6 -100.0 -319.2 1616 1535 1959 1783

Corano 526 682.2 899 690.2 60 68.0 82 72.0 2.3 2.3 2.1 72.0 -313.1 -153.5 119.0 -134.4 1622 1666 1625 1524

Cucoleto 874 686.4 86 69.0 2.2 69.0 38.1 -170.0 1646 1646

Donceto 578 762.0 706 655.8 72 74.0 89 80.07 2.2 2.3 2.3 80.0 -253.8 -91.1 -129.0 -227.2 1498 1731 1797 1778

Fiorenzuola 561.1 958.8 830 667.6 65 68.0 81 75.0 2.4 2.4 2.3 73.0 -327.3 69.3 -16.0 -245.4 1808 1896 1913 1924

Fornello 554.4 721.0 835 622.2 63 72.0 88 80.0 2.4 2.3 2.1 75.0 -310.3 -116.3 47.2 -267.5 1721 1653 1672 1820

Gariga 585.6 925.2 977 836.8 67 71.0 91 78.0 2.3 2.3 2.2 80.0 -243.5 87.3 149.0 -72.8 1594 1716 1868 1913

Montalbo 529.8 745.6 837 737.3 63 76.0 89 82.0 2.5 2.5 2.4 78.0 -387.0 -167.2 -32.0 -175.3 1918 1927 1963 1894

Monterosso 493.8 916.7 679 649.2 66 73.0 73 71.0 2.5 2.5 2.5 82.0 -427.1 -16.0 -226.0 -236.1 2015 2034 2154 1795

Monticelli 552.6 728.2 715 625.8 69 67.0 80 74.0 2.3 2.3 2.2 71.0 -308.8 -129.2 -98.0 -258.6 1732 1778 1789 1822

Mortizza 412 740.2 686 619.3 55 64.0 74 93.0 2.4 2.4 2.4 74.0 -469.0 -144.8 -185.0 -268.0 1773 1876 2113 1890

Nicelli 890.2 1288 15561153.

081 100.0 113 73.0 1.9 1.9 1.8 93.0 187.6 600.4 894.0 440.1 934 902 928 948

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Segue Tabella E. 12Anno 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001

Stazione PTOT PTOT PTOT PTOT PGG PGG PGG PGG EPT EPT EPT EPT P-ETP P-ETP P-ETP P-ETP ST10 ST10 ST10 ST10

Paderna 460.5 862.9 1025 643.6 58 69.0 87 80.0 2.4 2.4 2.3 73.0 -435.8 -11.2 194.0 -263.7 1892 1864 1897 1933

Prato Ottesola 605.4 1023 846 625.9 71 77.0 92 77.0 2.2 2.2 2.1 80.0 -198.5 222.8 68.5 -245.1 1436 1477 1335 1726

Sarmato 535 682.1 893 696.9 58 60.0 85 101.0 2.4 2.4 2.3 77.0 -328.2 -195.9 45.1 -246.2 1746 1910 1933 2091Selva 2139 1671 119 81.0 1.8 101.0 1496 980.0 856 823.9

Soarza 599.8 734.5 696 616.9 85 66.0 80 86.0 2.3 2.3 2.1 81.0 -245.8 -114.5 -91.0 -205.2 1685 1746 1746 1516

Teruzzi 1004 15851228.

082 99.0 67.0 2.0 1.9 1.9 86.0 280.4 872.0 518.0 495.8 1028 956.9 1062 1063

Travazzano 484.4 940 742 598.7 64 71.0 81 74.0 2.3 2.3 2.1 67.0 -374.4 100.7 -37.0 -267.4 1695 1675 1635 1744

Verago 549.4 723 755 716.8 62 75.0 79 81.0 2.5 2.5 2.1 74.0 -352.2 -184.4 -15.0 -159.7 1847 1907 1545 1756

Vicobarone 552.8 764 852 742.3 70 78.0 88 69.0 2.3 2.3 2.1 81.0 -276.2 -63.5 67.6 -161.8 1520 1557 1560 1911

Vigolo Marchese

433 782.8 665 632.6 59 64.0 75 2.3 2.2 2.0 69.0 -415.6 -34.2 -70.0 -198.4 1640 1586 1429 1560

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6.3.3 Qualità dell’aria

I dati relativi alla qualità dell’aria della Provincia di Piacenza sono tratti dal “Rapporto sulla qualità dell’aria nella provincia di Piacenza” del 2000 (ARPA). Inoltre nel corso dell’anno 2001 l’ARPA, in accordo con il comune di Piacenza ha effettuato, un controllo sui contributi delle diverse fonti di inquinamento atmosferico nel territorio del comune di Piacenza.La Tabella E. 13 mostra la Rete di Monitoraggio Provinciale dell’aria nella Provincia d i Piacenza.

Tabella E. 13Stazione Tipologia Parametri controllati

Piacenza - Via Giordani Chimica, BC/u NOX, COPiacenza - P.le Medaglie d’Oro Chimica, BC/u NOX, CO, PTS*Piacenza - Via Piatti Chimica, BC/u NOX, COPiacenza - Pubblico Passeggio Chimica, A/u SO2, NOX, CO, PTS, PM10, HC, O3, H2SPiacenza - P.le Roma Chimica, C/u - B/i SO2, NOX, CO, PTS, PTS, HCPiacenza - Torre Telecom Meteo VV, DV, T, TCastel S. Giovanni- Centro Chimica, BC/u SO2, NOX, O3

Castel S. Giovanni - Pizzo Po Meteo VV, DV, T, UR, Rad., Prec., Press.Castel S. Giovanni - Pievetta Chimica, B/i PTSSarmato Chimica, B/i SO2, NOX

Vernasca - Mocomero Chimica e meteo SO2, NOX, PTS, VV, DV, TVernasca Casa Segata Meteo VV, DV, T, T, UR, Rad., Prec., Press.Lugagnano Chimica e meteo NOX, PTS, VV, DV, T, URFiorenzuola d'Arda Chimica BC/u NOX

Caorso (Enel) Fisica e meteo VV, DV, T, T, UR, Rad., Prec., Int. Exp.

Stazione mobile Chimica e meteoSO2, NOX, CO, PTS, VV, DV, T, UR, Rad., Prec., Press.

Normalmente sono rilevati i seguenti inquinanti:

Biossido di zolfo (SO2) Polveri Totali Sospese (PTS) e polveri con diametro inferiore a 10 m (PM10) Monossido di carbonio (CO) Ozono(O3) Idrocarburi (HC).

Inoltre sono rilevati, sporadicamente, inquinanti particolari, come i solventi aromatici con particolare riguardo per il benzene e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Negli ultimi decenni le emissioni in atmosfera sono mutate sia quantitativamente sia qualitativamente, si è registrata una netta diminuzione delle concentrazioni di biossido di zolfo in atmosfera dovuta all’ abbandono progressivo dell’olio combustibile a favore del gasolio desolforato e successivamente del gas naturale, invece gli ossidi di azoto sono progressivamente aumentati nelle aeree urbane a causa dell'incremento del traffico autoveicolare per poi diminuire (unitamente al monossido di carbonio) con l'applicazione obbligatoria della marmitta catalitica. Contemporaneamente sono comparsi nuovi inquinanti come l'ozono, il particolato inalabile (PM10) ed il benzene.La concentrazione in atmosfera degli inquinanti in area urbana dipende dall'intensità e dalla quantità di emissioni, ma anche dalla conformazione urbanistica della città e dalle condizioni meteorologiche che determinano la maggiore o minore dispersione degli inquinanti una volta emessi e l'attivazione di reazioni fotochimiche. Si ha inoltre una sovrapposizione di effetti: le emissioni locali vanno a sommarsi ai livelli di concentrazioni di fondo che vengono rilevati, anche in aree non direttamente interessate da emissioni di sostanze inquinanti, su scala più ampia.

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Le potenziali fonti di inquinamento atmosferico nella provincia sono:

Emissioni di origine produttiva - industriale Emissioni da traffico veicolare Emissioni civili

Il traffico veicolare rimane comunque la fonte di inquinamento principale in area urbana soprattutto quando ad elevati flussi di traffico corrispondono condizioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti.

Nel corso dell’anno 2000 sono stati registrati superamenti dei livelli di attenzione per gli inquinanti biossido di azoto, polveri totali sospese e ozono. I livelli di allarme non sono mai stati raggiunti. Il numero di superamenti dei livelli di attenzione e di allarme per ciascuna sostanza inquinante, così come fissati dalla normativa vigente (D.M. 15/4/94 e D.M. 25/11/94), sono riportati in dettaglio nella Tabella E. 14.

Tabella E. 14Superamenti dei livelli di attenzione e di allarme 2000

Stazione

NO2 (g/m3) PTS (g/m3) CO (mg/m3) O3 (g/m3)

sup

er.

live

lli d

i atte

nzi

one

supe

r. li

velli

di a

llarm

e

Max

rile

vato

supe

r. li

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llarm

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supe

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rile

vato

sup

er.

live

lli d

i atte

nzi

one

supe

r. li

velli

di a

llarm

ee

Max

rile

vato

Giordani 0 0 186 - - - 0 014.4

4- - -

Medaglie d’oro 1 0 210 - - - 0 0 10.8 - - -

Piatti 0 0 174 - - - 0 0 9.0 - - -Pubblico Passeggio

0 0 133 3 0 172 0 0 8.6 29 0 335

Roma 1 0 229 2 0 152 0 0 12.8 - - -Castel San Giovanni Centro

0 0 153 - - - - - - 56 0 300

Pivetta - 0 - 12 0 225 - - - - - -Fiorenzuola 0 0 198 - - - - - - - - -Mocomero 0 0 98 0 0 90 - - - - - -Sarmato 0 0 157 - - - - - - - - -Lugagnano 0 0 126 0 0 144 - - - - - -

Dai rilevamenti effettuati nel corso del 2000 emerge chiaramente la riduzione dell'inquinamento da monossido di carbonio; così come per il biossido di azoto si evidenziano superamenti in numero ridotto limitatamente all'area urbana. L'ozono rimane un parametro molto critico, mentre le polveri registrano alcuni episodi critici con superamenti del livello di attenzione sia in area urbana che rurale.Sulla base dei criteri di valutazione della qualità dell’aria è stato possibile pervenire a un giudizio sintetico per ogni stazione di monitoraggio. Emerge una sostanziale prevalenza del giudizio di qualità accettabile in tutte le stazioni; in alcune si presentano giorni con giudizio scadente causati prevalentemente da valori elevati dell’ozono (nel periodo estivo) e delle polveri totali (periodo invernale).

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Biossido di zolfo: il giudizio di qualità nel corso dell’anno ecologico (periodo dal 1 aprile al 31 marzo) è per tutte le stazioni buono e si assesta su valori molto inferiori al livello di attenzione stabilito dalla normativa vigente, pari a 125 g/m3.Polveri Totali Sospese: Le medie giornaliere sono mantenute complessivamente entro il livello di attenzione con giudizio di qualità tra buono ed accettabile. La stazione di Mocomero presenta la situazione migliore.Polveri PM10: La normativa prevede l'obiettivo di qualità pari a 40 µg/m3; il parametro risulta costantemente al di sopra dei 40 µg/m3

.Biossido di azoto: L’andamento dei valori massimi giornalieri mostra lo sporadico superamento mentre non è stato registrato nessun superamento del livello di allarme. È stato rispettato il valore limite riferito al 98° percentile (pari a 200 µg/m3). Per questo parametro è evidente la correlazione tra fonti di emissione e concentrazioni misurate: infatti risultano concentrate nell’area urbana sia le sorgenti fisse che quelle diffuse (in particolare il traffico autoveicolare).Monossido di carbonio: emerge il rispetto in tutte le stazioni sia del valore limite per la concentrazione media di un’ora (40 mg/m3) sia del valore limite per la media di otto ore (10 mg/m3). La fonte più rilevante di monossido di carbonio è costituita dagli autoveicoli a benzina che rilasciano emissioni per circa il 70 % nelle aree urbane. Nel corso del 2000 non è stato registrato alcun superamento dei livelli di attenzione, si configura piuttosto un decremento delle concentrazioni di CO, da attribuirsi al rinnovo del parco automobilistico.Ozono: Nel corso del 2000 sono stati registrati numerosi superamenti del livello di attenzione (pari a 180 µg/m3). Non è mai stato comunque raggiunto il livello di allarme. Benzene: Generalmente le concentrazioni di benzene nell’area urbana risultano maggiori in inverno quando il traffico è più intenso e le condizioni meteorologiche più critiche. È significativo il ato relativo al mese di giugno 2000 che è risultato superiore ai valori medi tipici del periodo osservato.

La Provincia effettua anche il monitoraggio aerobiologico grazie alla stazione, gestita dall'ARPA, localizzata a San Lazzaro Alberoni .Il campionamento delle particelle aerodiffuse, la preparazione dei campioni, il metodo di lettura è omogeneo per tutte le stazioni della rete regionale e si basa su standard internazionali.

6.4 Acque

6.4.1 Acque superficiali

I principali corsi d’acqua della provincia sono rappresentati, a partire da ovest: il Tidone, il Trebbia, con il suo affluente Aveto, il Nure, il Riglio, il Chero, il Chiavenna, l’Arda, l’Ongina e lo Stirone.Per la descrizione del reticolo idrografico superficiale è necessario suddividere il territorio provinciale in due settori, posti rispettivamente a nord e a sud della congiungente “diga di Molato” – Bobbio – Farini d’Olmo – Casali di Morfasso.A nord di tale linea i corsi d’acqua raggiungono il Po con andamento SO-NE, mantenendosi quasi paralleli fra loro; nella zona di pianura o della bassa collina il Torrente Tidone (a Mottaziana), il Torrente Luretta (a Rivarossa) ed il fiume Trebbia (a Rivergaro) deviano bruscamente, con rotazione in senso antiorario e passaggio dalla direzione NE alla N, deviazioni probabilmente favorite da recenti movimenti tettonici del substrato.A sud della linea menzionata, nel settore collinare e di montagna, la direzione di deflusso SO-NE appare meno regolare, con frequenti divagazioni verso NO. Questo avviene, oltre che per la pendenza, per le caratteristiche litologiche (gradi diversi di erodibilità, aggiramenti di rocce più resistenti ecc.) e strutturali (giacitura degli strati, presenza di linee di falda, sollevamenti differenziali ecc.) di queste zone in cui il reticolo idrografico è in fase di “ringiovanimento”, cioè di ripresa dell’attività erosiva. Questo fenomeno comporta in alcuni casi anche la riattivazione di frane quiescenti e l’innesco di nuovi fenomeni franosi a causa del progressivo scalzamento dei versanti.

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Il Fiume Trebbia Nasce nell’Appennino ligure, in provincia di Genova e, dopo un percorso di circa 116 Km, confluisce nel Po, a ovest di Piacenza. Ha numerosi affluenti tra cui il più importante è il Torrente Aveto, lungo circa 30 Km, che porta un elevato contributo idrico a causa dell’alta piovosità sul suo bacino (che ha una superficie di circa 257 Km2). Altri affluenti di una certa importanza sono i torrenti Bobbio, Perino e Dorba.Il Torrente Tidone nasce dal Monte Penice (1000 m s.l.m.), in provincia di Pavia, entra in provincia di Piacenza in località Fabbiano. All’altezza di Trebecco è interrotto da uno sbarramento artificiale che da origine all’invaso del Molato, successivamente abbandona la zona collinare e dopo un percorso in provincia di Piacenza di 32 chilometri confluisce nel Po. I suoi affluenti principali sono i torrenti Tidoncello, Chiarone e Luretta a destra e il torrente Morcione in sinistra.Il Torrente Nure ha origine nell’Appennino Ligure, si sviluppa con orientamento SO-NE e confluisce nel Po a est di Piacenza, nei pressi di Roncaglia dopo aver percorso circa 75 Km di cui 43 nella parte montana del bacino che circa 324 Km2). I principali affluenti sono i torrenti Lardana, Lavaiana e Lobbia.Il Torrente Chiavenna Nasce dal monte Taverne e all’altezza di Caorso. Nel tratto di pianura riceve in sponda sinistra i suoi due principali affluenti, il Chero e il Riglio. Il Torrente Arda ha origine dal monte Menegrosa e defluisce con andamento SO – NE; presso Mignano è interrotto da uno sbarramento artificiale ad uso essenzialmente irriguo. Il reticolo idrografico del bacino è composto da due sistemi distinti, riferiti rispettivamente all’Arda e all’Ongina; la confluenza dell’Ongina in Arda avviene poco prima della foce ed è il risultato di un intervento artificiale. Il bacino idrografico dell’Ongina, di forma stretta ed allungata, ha una parte collinare di dimensioni più ridotte rispetto a quella dell’Arda, con un reticolo idrografico poco articolato e per gran parte artificiale nel tratto di pianura.Il Torrente Stirone Nasce in provincia di Parma, a quota 946 s.l.m., nella zona collinare tra il bacino dell’Ongina e quello del Ceno (Taro); confluisce nel Torrente Taro all’altezza di Fontanelle.

6.4.1.1 Carichi inquinanti

Sono stati individuati i principali fattori di inquinamento puntuale e diffuso all’interno dei vari bacini idrografici, al fine di valutarne il carico inquinante direttamente collegato e il peso relativo connesso ad ognuno dei singoli fattori. Si tratta di:

Carichi inquinanti generati, cioè la somma di tutti gli scarichi, diretti ed indiretti, originati all’interno del bacino idrografico drenato dal corso d’acqua e derivanti dal complesso delle attività antropiche esistenti: popolazione residente, attività produttive, attività agro – zootecniche;

Carichi inquinanti veicolati dalla rete fognaria; Carichi inquinanti sottoposti a depurazione; Carichi inquinanti sversati in corpi idrici superficiale, intendendo la differenza fra quanto

potenzialmente generato sul territorio e quanto sottratto dai trattamenti di depurazione, compreso lo spandimento agronomico di fanghi derivanti dai processi di depurazione e dei liquami di origine zootecnica.

A livello provinciale la copertura fognaria, intesa come il rapporto fra la popolazione servita dalla rete fognaria rispetto alla popolazione totale residente, risulta pari all’88%.Nel territorio provinciale sono stati censiti complessivamente circa 650 scarichi fognari terminali, di cui 394 (pari a 61%) risultano soggetti a trattamento depurativo. Oltre l’82% del liquame veicolato dalle reti fognarie pubbliche viene trattato in 51 impianti di depurazione biologica, il 14% subisce un trattamento depurativo parziale in impianti di 1° livello mentre il restante 4% dei liquami totali veicolati dalle reti fognarie viene sversata al suolo o nei corsi d’acqua senza nessun trattamento depurativo in 253 differenti punti di scarico terminale.Il carico inquinante generato sul territorio provinciale è stato stimato nella sua componente organica, espressa come BOD5, e nella componente eutrofizzante come azoto e fosforo.

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Il maggiore contributo al carico organico sversato nei corsi d’acqua origina dallo scarico delle pubbliche fognature (54% del carico totale sversato); segue il contributo della zootecnia con una quota pari al 30%, quello della popolazione civile non servita da rete fognaria, che recapita i propri scarichi direttamente nei CIS con una quota pari al 13% del carico totale mentre ammonta a circa il 2%. Nel caso del bacino “Città di Piacenza”, l’intero carico organico sversato origina dalle pubbliche fognature mentre nel caso dei bacini del Tidone, Nure, Chiavenna, Arda – Ongina oltre il 40% del carico organico sversato è attribuibile all’attività zootecnica.Per quanto riguarda la maggiore componente eutrofizzante dei carichi inquinanti sversati di azoto provengono dalle attività agricole (5'847 kg/d) e zootecniche (2'429 kg/d), invece relativamente al fosforo, oltre al contributo dell’agricoltur4a (512 kg/d) va evidenziato quello che origina dalle pubbliche fognature (404 kg/d).

6.4.1.2 Qualità dei corpi idrici superficiali

Dal 1984 è stato avviato il programma di controllo delle caratteristiche quali – quantitative condotto con criteri omogenei su scala regionale. In Figura 2 è illustrata la rete regionale di controllo delle acque superficiali della provincia di Piacenza (a cura dell’ARPA).

Figura 2 – Rete delle stazioni di rilevamento

La rete delle stazioni di rilevamento è articolata in stazioni di tipo A (corpi idrici significativi) e stazioni di tipo B, è costituita da 16 punti di controllo per la rete della qualità e 5 per la rete delle acque idonee alla vita dei pesci, come illustrati nella seguente Tabella E. 15

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Tabella E. 15Corpo idrico Località Codice Prov. Tipo di controllo

T. Tidone A monte invaso Trebecco (Case Marchesi) 2 BT. Tidone Pontetidone 71 BT. Luretta Strada per Mottaziana 20 BT.Bardonezza SS10 CSG – Bosnasco 75 BT.Boriaco A valle CSG 19 BFiume Po SS412 CSG – Pieve Porto Morone 1 AFiume Po Ss 9 Piacenza – Lodi (MAP) 7 AT.Aveto Ruffinati 5 BF.Trebbia Valsigiara 4 BF.Trebbia A valle Bobbio (monte scarico Piancasale) 126 BF.Trebbia Pieve Dugliara AF.Trebbia Foce Po (presso ex discarica Borgotrebbia) 55 AT.Nure P.te Biana 10 BT.Nure P.te Bagarotto 11 AT.Vezzeno P.te Sariano 24 BT.Ongina P.te SP per Vigoleno 105 BT.Arda Case Bonini 26 BT.Chero P.te str. Chero – Roveleto 14 BChiavenna Caorso – Chiavenna Landi 13 A BT.Riglio P.te str. Caorso – Chiavenna Landi 125 BT.Arda Villanova 15 BT.Ongina Vidalenzo 105 BCavo Fontana Apostolica di Soarza (Villanova) 104 BDiga di Mignano Case Bonini 26 ADiga del Molato Trebecco 2 A

Lo stato ecologico dei corsi d’acqua sopraesposti è stato valutato, ai sensi del D.Lgs 152/99 e 258/00, attraverso la combinazione dell’I.B.E. (Indice biotico esteso) e dal livello di inquinamento dovuto ai macrodescrittori (L.I.M.). Nella Figura 3 sono illustrate le mappe dello Stato ecologico dei corsi d’acqua della Provincia di Piacenza rispettivamente nell’anno 1997 e nell’anno 2000.

Di seguito è riportata la legenda relativa

Classe 1: Stato ecologico elevato

Classe 2: Stato ecologico buono

Classe 3: Stato ecologico sufficiente

Classe 4: Stato ecologico mediocre

Classe 5: Stato ecologico scadente

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Figura 3a Stato ecologico dei corsi d’acqua della provincia di Piacenza – Anno 1997

Figura 3b Stato ecologico dei corsi d’acqua della provincia di Piacenza – anno 2000

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E’ possibile osservare che gli scarichi delle attività umane localizzate nelle aree più antropizzate della fascia pedecollinare e di pianura determinano un notevole effetto inquinante sui corsi d'acqua recettori. Passando dalle fasce montane a quelle di pianura, si assiste ad uno scadimento graduale dello stato ambientale di tutti i corsi d’acqua della provincia. I corpi idrici maggiormente degradati risultano quelli in cui al notevole carico inquinante si associano esigui valori della portata idrica, non sufficienti a ridurre tali carichi attraverso i naturali processi di autodepurazione.Nel 1997 i bacini idrici maggiormente compromessi risultano essere i piccoli torrenti inclusi nei bacini degli affluenti del Tidone, del Chiavenna e dell’Arda – Ongina; la situazione si mantiene tale anche per l’anno 2000 ad eccezione del Torrente Arda che segnala un miglioramento dello stato ecologico, tra le stazioni di Cortemaggiore e di Villanova.Dal confronto con la situazione all’anno 2000 emerge un parziale miglioramento del Torrente Ongina solo tra Vigoleno e la località di Vidalenzio (Soarza). È stato registrato un lieve peggioramento del Torrente Arda, nel tratto a monte dell’invaso Mignano. Inoltre da rimarcare uno scadimento dello stato ecologico delle acque del Torrente Nure, soprattutto dall’origine fino ad oltre la stazione di Ponte Biana. Un altro peggioramento di qualità idrica è quello del Torrente Tidone.Il bacino del fiume Trebbia spicca per l’elevato valore ambientale, nonostante tra il 1997 e il 2000 si registri un peggioramento verso la classe due.

Nella Tabella E. 16 è illustrata inoltre la classificazione delle acque superficiali idonee alla vita dei pesci salmonicoli e ciprinicoli.

Tabella E. 16 Corpo idrico Localizzazione DesignazioneFiume Trebbia Pieve Dugliara CiprinicoliTorrente Aveto Foce in Trebbia a monte di Sanguineto SalmonicoliTorrente Nure A monte Rio Camia SalmonicoliFiume Trebbia Ponte travo SalmonicoliTorrente Arda Sperongia Da designare

La situazione riportata nella tabella precedente è conforme alla situazione registrata nell’anno 1997

6.4.2 Acque sotterrranee

Nella zona di bassa collina ed in particolare nelle porzioni occidentale ed orientale del territorio provinciale, le risorse idriche sotterranee sembrerebbero, a tutt'oggi, modeste ma non si riscontrano forti escursioni stagionali. Le risorse idriche sotterranee di questa zona sono legate alla presenza di falde relativamente profonde (20 –30 m) che, in alcuni casi, vengono ad assumere un comportamento idrologico di tipo artesiano. Dal punto di vista geologico tale situazione si ricollega alla presenza di serie sedimentarie marine ad assetto monoclinale con immersione verso l'antistante pianura (zone di Castell'Arquato, Rezzano di Carpaneto, Sariano di Gropparello, Ziano). Qui le falde acquifere si sono insediate nei livelli permeabili che vengono alimentati in parte dalle precipitazioni meteoriche, ma soprattutto dai vari corsi d'acqua locali, attraverso processi di dispersione delle falde di subalveo. Questo particolare tipo di alimentazione risulta purtroppo esposto al pericolo di inquinamenti.Nella pianura vera e propria le risorse idriche sotterranee risultano, di norma, più cospicue e più uniformemente distribuite. Esse sono identificabili nella falda freatica, presente pressochè ovunque, e molto spesso anche in altre artesiane soggiacenti a questa (sedi naturali di falde acquifere sono le intercalazioni ghiaiose e sabbiose comprese nella coltre di sedimenti fluviali deposti dal Po e dai suoi affluenti appenninici durante l'era quaternaria)E' possibile distinguere tre compartimenti idrogeologicamente differenziati sia per la disponibilità di risorse idriche sotterranee sia per la vulnerabilità delle medesime in rapporto al pericolo di potenziali inquinamenti:

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Settore occidentale: Nelle zone di Borgonovo e Castelsangiovanni, a causa della modesta profondità del substrato marino (da 35 a 50 m), le falde idriche risultano numericamente ridotte (una, due al massimo) e caratterizzate da una bassa resa specifica (portate medie dei pozzi comprese fra 2 e 8 l/s).Settore orientale: nelle zone di Carpaneto ed Alseno la situazione idrogeologica è analoga a quella del settore occidentale del territorio provinciale.Settore centro – settentrionale: si riscontrano condizioni idrogeologicamente migliori, in particolare fra gli alvei del Tidone e dell'Arda: si rileva un notevole incremento dello spessore della coltre alluvionale (60 - 150 m) ed un notevole sviluppo degli orizzonti dei paleconoidi (conoidi del Tidone, del Luretta, del Trebbia, del Nure, del Riglio e del Chero). Le disponibilità idriche sotterranee risultano uniformemente elevate, con un massimo nella fascia impostata sul paleconoide del F. Trebbia. L'unico aspetto negativo di questo ricco sistema idrogeologico, collegato alla conoide del Trebbia, è rappresentato dalla scarsa protezione contro gli inquinamenti.

6.4.2.1 Vulnerabilità degli acquiferi

Nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stata definita una zonazione qualitativa del territorio provinciale per aree omogenee, in funzione del grado di vulnerabilità degli acquiferi (basso, medio, elevato ed estremamente elevato)13:

a) Settore posto ad Ovest del T.Tidone: grado di vulnerabilità Medio e Basso, dovuto essenzialmente agli apporti di materiali fini dei torrenti appenninici.b) Settore Centrale e Sud Orientale: grado di vulnerabilità Alto, dovuto alle alluvioni grossolane delle conoidi del F.Trebbia e del T.Nure (essenzialmente ghiaiose e ghiaioso-sabbiose); le aree più vulnerabili, quelle a grado di vulnerabilità classificato come Estremamente Elevato, sono limitate agli attuali alvei dei principali corsi d’acqua; le aree a grado di vulnerabilità Elevato sono localizzate ai margini degli alvei attuali dei principali corsi d’acqua in corrispondenza delle relative fasce golenali. c) Settore Orientale (Est del T.Nure): in corrispondenza della via Emilia, potenti coperture di natura prevalentemente argillosa, a bassa permeabilità, costituiscono importanti fattori di protezione dell’acquifero più superficiale e tali da caratterizzare l’intera area con un grado di vulnerabilità Basso. Inoltre, la presenza di falde in pressione garantisce un ulteriore ostacolo alla propagazione in profondità di potenziali sostanze inquinanti; A Nord dell’allineamento Caorso, San Pietro in Cerro, Busseto si rientra in un grado di vulnerabilità Medio, fino al limite del dominio dei depositi di pertinenza del fiume Po; più articolata si presenta la situazione attorno agli abitati di S.Giorgio e Pontenure per la presenza di depositi superficiali o affioranti del Torrente Nure caratterizzati da una granulometria grossolana ed un grado di vulnerabilità Alto (questi sedimenti costituiscono un paleoalveo del Torrente Nure avente direzione NE).d) Dominio sedimentario e idraulico del fiume Po: è caratterizzato da un grado di vulnerabilità Alto e/o Elevato, determinato da una soggiacenza ridotta e dalla presenza di litologie superficiali sabbioso-limose.

13 Per vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento si intende la possibilità di penetrazione e di propagazione, in condizioni naturali, di inquinanti provenienti dalla superficie, nei serbatoi naturali ospitanti la falda generalmente libera e da questa, quando possibile, nel sistema acquifero più profondo.

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6.4.2.2 Qualità delle acque sotterranee

Le cause e le modalità di inquinamento freatico sono dovute a svariate fonti. Ovviamente in determinate zone si avranno tipi di inquinamento diverso a seconda delle attività antropiche in essa prevalenti. Poiché le acque sotterranee si spostano con velocità inferiori rispetto a quelle superficiali, i flussi inquinanti si configurano nell’acquifero sotto forma di fasce allungate secondo le linee preferenziali di flusso idrico sotterraneo e le sostanze inquinanti viaggiano con le maggiori concentrazioni nella parte più superficiale della falda idrica. In base ad uno “Studio delle caratteristiche idrodinamiche ed idrochimiche delle acque sotterranee della pianura emiliano-romagnola” (1989) e emerso che le possibilità di inquinamento antropico sono ipotizzabili prevalentemente nelle zone di alta pianura, in condizioni di acquifero libero, dove avviene la ricarica delle falde, mentre nella medio-bassa pianura, in condizioni di acquifero confinato (cioè compresi tra due strati impermeabili), avvengono principalmente i processi evolutivi naturali delle acque sotterranee di infiltrazione più antica.La rete regionale di monitoraggio (illustrata in Tabella E. 17), consta di 57 stazioni di controllo (pozzi ad uso agricolo e civile) localizzate nella fascia di pianura e media collina che riguardano sia i rilievi piezometrici che il chimismo La figura 4 riporta la loro localizzazione.Di seguito sono sinteticamente riportati gli andamenti dei principali parametri chimico-fisici registrati negli anni 1998-2001.

Tabella E. 17 Rete provinciale dei pozzi

Codice Uso Localita Codice Uso LocalitaPc0100 CIVILE Santimento Pc5607 CaorsanaPc0200 CIVILE Rottofreno-C.S. Pc5608 BesuricaPc0401 CIVILE Vallera Pc5609 BorghettoPc0700 CIVILE Gragnano T. Pc5610 MortizzaPc0801 INDUSTRIALE Eridania Pc5611 GerbidoPc0900 CIVILE Caorso-vecchio Pc6300 CIVILE RoncagliaPc1000 CIVILE Quattro case Pc6400 CIVILE Ponte sul nurePc1102 Castelvetro - S. Giuliano Pc6900 CIVILE Veggioletta 2Pc1200 CIVILE Villanova sull'arda Pc7200 CIVILE Galusano di sopraPc1300 CIVILE Chiavenna landi Pc7500 CIVILE ColonesePc1501 CIVILE Gossolengo Pc7700 CIVILE RivaltaPc1700 CIVILE S.giorgio Pp. Pc8000 CIVILE CristoPc1900 CIVILE Roveleto Pc8100 CIVILE CasoniPc2000 CIVILE Barabasca Pc8200 CIVILE BrenoPc2103 Besenzone Pc8300 CIVILE BorgonovoPc2301 AGRICOLO Paderna Pc8500 CIVILE SabbioniPc2400 INDUSTRIALE Fontanafredda Pc8600 MottazianaPc2602 CIVILE Ciriano Pc8700 MunicipioPc2702 Cere' Pc8800 Molza 1Pc2800 CIVILE Chiaravalle della colomba Pc8900 Madonna della nevePc3301 AGRICOLO Alseno-gorra Pc9000 IsolaPc3400 CIVILE Lusurasco Pc2701 CIVILE Fiorenzuola via oberdanPc3600 INDUSTRIALE Casaliggio Pc1401 CIVILE Cortemaggiore-v.

TorricellaPc4100 CIVILE C.s.g.-nizzoli Pc2101 AGRICOLO Bersano-c. Del gobboPc4300 AGRICOLO Ca'merlinoPc4500 CIVILE S.pietro in cerroPc4800 CIVILE San nicolo'-Sc. El.Pc5600 CIVILE GalleanaPc5601 Barriera torino 2Pc5606 Farnesiana 1

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In base al D.Lgs. 152/99 e al D.Lgs 258/00, le classi chimiche dei corpi idrici sotterrane sono definiti i 5 classi:

Classe1: Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche;

Classe 2: Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche;

Classe 3: Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione;

Classe 4: Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti: Classe 0: Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche e

naturali in concentrazioni al di sopra del valore della classe 3.

Le diverse classi qualitative vengono determinate dal valore di concentrazione peggiore riscontrato dalle analisi dei diversi parametri di base o dei parametri addizionali.

TemperaturaSi evidenzia una contenuta escursione termica lungo tutto l’arco dell’anno, tra i 11°C e i 17°C) indice di un buon equilibrio dinamico degli acquiferi più profondi.

Conducibilità elettrica specificaLa conducibilità elettrica, registrata nei pozzi del territorio piacentino, presenta valori che si attestano prevalentemente nell’intervallo 500-700 S/cm.Valori compresi fra 400 e 2500 S/cm si attestano, secondo la normativa, in classe 2, sono stati comunque registrati anche valori intorno a 320-330 nel pozzi di San Nicolo.

CloruriPoiché i cloruri rappresentano uno dei principali termini che contribuiscono alla conducibilità elettrica, la loro distribuzione nelle acque sotterranee presenta, in più zone, evidenti analogie. Nel corso dei quattro anni i valori risultano compresi fra 8 e 25 mg/l.Le uniche eccezioni sono rappresentate dai pozzi di Castel San Giovanni ( PC 4100 e PC 4300, con valori compresi fra 47 e 50 mg/l negli anni ‘98-’01), in accordo con i maggiori valori di conducibilità riscontrate (compresi fra 830 e 1000 S/cm).Quindi le concentrazione dei cloruri si attestano principalmente nei valori previsti dalla classe 1 (25mg/l) e in occasioni meno frequenti in classe 2 ( 250 mg/l).

AmmoniacaLa distribuzione dell'ammoniaca, intesa come azoto ammoniacale, nelle acque sotterranee della pianura emiliano-romagnola risente ampiamente del quadro evolutivo naturale delle acque, indicando chiaramente quindi la sua origine profonda e non la presenza di inquinamento recente. Quando l'azoto giunge in falda, in condizioni ossidate, si presenta sotto la forma nitrica (nitrati). Nel caso le infiltrazioni siano di azoto ammoniacale, esso si trasforma in poco tempo in nitrati.L'ammoniaca è praticamente assente nelle aree di alta pianura, nelle quali si erano invece evidenziate le maggiori concentrazioni di nitrati, mentre è presente in elevate concentrazioni nella medio-bassa pianura, dove si hanno le acque sotterranee più antiche e più protette dagli inquinamenti superficiali.Infatti dalle analisi condotte tra il 1998 e il 2001 sono emersi valori compresi fra 0.05 e0.5 (classe 1 e 2) i superamenti del valore di 0.5, indice di acque di classe 4 sono stati misurati nei pozzi di Chiavenna – Landi nel 2001 (PC1300), di San Pietro in Cerro (PC 2400) nel 1998, con un valore di 1,09 mg/L, e Cristo (PC 8000) sempre nel 1998, con un valore di 0,67 mg/L.

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Solfati La distribuzione areale dei solfati in linea generale è legata alle condizioni idrodinamiche dell'acquifero; essendo una forma ossidata, i solfati sono presenti dove l'acquifero è in condizioni libere, mentre dove subentrano le condizioni confinate si riducono a solfuri e idrogeno solforato.Nel periodo 1998-2001 la variazione media annuale della loro concentrazione descrive una situazione di generale stabilità. I valori stabiliti dalla normativa sono: 25 mg/L per la classe 1 e 250 mg/L per la classe 2. Nel territorio provinciale nel corso dei quattro anni considerati, non sono stati registrati superamenti della classe 2. I valori più alti, compresi fra 50 e 128 mg/L, sono stati registrati nei pozzi dell’area a nord – ovest della provincia (pozzi di Mottaziana, Sabbioni, Breno, Santimento, Rottofreno, Eridania).

FerroLe caratteristiche idrodinamiche dell'acquifero condizionano la presenza nelle acque sotterranee del ferro, che compare in consistenti concentrazioni dove l'acquifero diventa confinato e dove le acque tendono ad evolversi chimicamente.I limiti fissati dal D.Lgs 258/00 sono rispettivamente < 50 g/L per la classe 1 e 200 g/L per le classi 2 e 3. Come nel caso dell’ammoniaca, la distribuzione areale dei valori medi di concentrazione di Fe evidenziano il superamento della classe 4 nella zona a nord-est della Via Emilia, nei pozzi di Castelvetro – San Giuliano, Cristo, Cerè, Caorso, Quattro Case, Chiavenna Landi, Roveleto, Villanova sull’Arda. In particolare nella zona di San Pietro in Cerro (pozzo PC 4500), si osservano tenori in ferro compresi fra 1200 e 2000 g/L, probabilmente legato a fenomeni ossido- riduttivi che ne facilitano la solubilizzazione in acqua. Superamenti della concentrazione massima ammissibile si osservano anche nei pozzi di Madonna della Neve (PC 8900), Rivalta (PC 7700) Gragnano Trebiense (PC 0700), che rappresenta una zona di alta conoide compresa fra il Luretta e il Trebbia.

ManganeseIl Manganese presenta un comportamento molto simile a quello del ferro, pertanto la distribuzione areale è molto simile.Per le acque sotterranee i limiti sono i seguenti:< 20 g/L per la classe di qualità 1, < 50 g/L per le classi 2 e 3. Nei pozzi del territorio piacentino si sono registrati soprattutto valori compresi in classe 1. Superamenti della classe 4, pressoché costanti, nel periodo 1998-2001 sono stati registrati nelle zone di Castelvetro San Giuliano, Cristo, Caorso, Villanova D’Arda, Chiavenna Landi, Rovereto, le punte maggiori si sono registrate nei pozzi di San Pietro in Cerro (PC 4500) e Monticelli D’Ongina (pozzo PC 1000).La principale particolarità del manganese è data da una ulteriore discontinuità della sua distribuzione areale, rispetto a quella già vista per il ferro. La sua presenza non sembra caratteristica di acque di infiltrazione recente e nemmeno di acque fossili. Possono così essere spiegate anche le significative presenze che, localmente, si registrano all'interno dell'alta pianura, come dovute ad aree a circolazione idrica relativamente minore rispetto alle restanti di alta pianura.

NitratiI nitrati, per loro natura ed origine, forniscono indicazioni sulla natura antropica dell’inquinamento delle acque sotterranee. La loro presenza conferma in linea generale l'esistenza del problema nelle zone di alta pianura in cui l'acquifero è libero e pertanto una maggiore diffusione dei nitrati nelle aree dove tale condizione si presenta più estesa (parte occidentale del territorio regionale).Si può confermare inoltre l'azione diluente delle dispersioni fluviali, che portano al contenimento delle concentrazioni dei nitrati nelle conoidi in cui il fiume alimenta la falda; infatti le concentrazioni di solito aumentano allontanandosi dalle aste fluviali o dalle paleoconoidi verso le aree in cui prevalgono le infiltrazioni dal suolo. I limiti imposti dal D.Lgs 258/00 sono: ≤ 5 mg/L per la classe 1; ≤ 25 mg/L per la classe 2; ≤ 50 mg/L per la classe 3 e > 50 mg/L per la classe 4.Per quanto riguarda nello specifico il territorio piacentino, la classe 4 è stata superata costantemente (nel corso dei quattro anni presi in considerazione) nel pozzo di Alseno – Gorra

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(PC 3301), mentre è stato registrato un peggioramento, dalla classe 3 alla classe quattro nel corso del 2001 nei pozzi in località Eridania (PC 801) e Ca’ Merlino, a nord – ovest della provincia.Nella zona di conoide del Tidone fino alla zona di pianura, sono stato registrati valori compresi fra 26 e 48 mg/L (classe 3, nei pozzi PC 0100, Pc 0200, PC 0801, PC 4300, PC 8200, PC 8500, PC 8600, PC 8800).Rientrano in classe 3 anche i valori dei Nitrati registrati nella zona di pianura che circonda la città di Piacenza, nei pozzi in località Galleana (PC 5600), Barriera Torino 2 (PC5601), Farnesiana 2 (PC5606), Caorsana (PC 5607), Besurica (PC 5608), Veggioletta 2 (PC6900), e nella zona conoide dell’Arda nei pozzi ad uso civile di Lusurasco e a Chiaravalle della Colomba.I valori più bassi, tutti rientranti in classe 1, sono stati misurati nella zona a nord-est della provincia, nei pozzi in località Quattro case, Castelvetro San Giuliano, Caorso Vecchio, Chiavenna –Landi, san Pietro in Cerro, Cortemaggiore, Roveleto, Fontanafredda.

Composti organoalogenatiLa ricerca dei composti organoalogenati ha riguardato principalmente i seguenti composti: cloroformio, metil-cloroformio, tetracloruro di carbonio, trielina e percloroetilene; a questi si sono aggiunti successivamente dibromoclorometano e diclorobromometano.Nella maggior parte delle stazioni di misura si riscontra l'assenza di composti organoalogenati, a conferma che gli inquinamenti da organoalogenati sono di carattere locale.Ciò è dovuto, in alcuni casi, alla presenza di valori anomali o con carattere occasionale, non confermati in tutte le campagne, mentre in altri casi la presenza dei composti organoalogenati è stata riscontrata con una certa continuità, E’ questo il caso del cloroformio, valori superiori alla concentrazione massima (fissata in 0,5 g/L) sono stati registrati nei pozzi di Casaliggio nel 1999 (PC3600), di Ca’ Merlino (PC4300), di Piacenza in loc. Galleana (PC 5600) nel 1999, di Borghetto (PC5604) dal 1998 al 2000, in località Caorsana (PC 5607) negli anni ’98-’01, nel pozzo della località Gerbido (PC 5611) negli anni 1998 e 2001 e negli anni ’98 e ’99 nei pozzi in Località Roncaglia (PC 9600), a Piacenza (Loc. Veggioletta 2, PC 6900), in località Cristo (PC 8000) e Madonna della Neve (PC 8900).Per quanto concerne i metalli quali Arsenico, Cadmio, Mercurio, Cromo e Piombo (microinquinanti di origine antropico - industriale) la loro ricerca non ne ha evidenziato la presenza a livelli superiori ai limiti di rilevabilità delle determinazioni analitiche.Inoltre, nel corso delle campagne di monitoraggio, non sono mai stati riscontrati livelli superiori alle concentrazioni massime previste dal D. Lgs. 258/00

6.5 Natura e Biodiversità

6.5.1 Parchi e aree protette

Nella provincia di Piacenza esistono attualmente 2 aree sottoposte a tutela ai sensi della L. R. 2 aprile 1988,n.11 (e successive modifiche ed integrazioni): la Riserva Naturale Geologica Piacenzano, istituita a tutela degli affioramenti di rocce sedimentarie risalenti al periodo compreso tra 3,5 e 1,8 milioni di anni fa; il Parco Regionale Fluviale dello Stirone.

Denominazione Istituzione Superficie totale

Altitudine Comuni interessati

R.N.G. Piacenzano

D.C.R. n. 2328 del 15/2/95

315 ha

Min:177 m s.l.m.Max :460 m s.l.m.

Castell’Arquato, Lugagnano Val d’Arda, Gropparello, Vernasca e Carpaneto

P.R. Fluvialedello Stirone

L.R. 2 aprile 1988, n.11

1769.15

Min: 75 m s.l.m.Max: 457 m s.l.m.

Parma, Piacenza, Comunità Montana delle Valli del Nure e dell'Arda,, Comuni di Salsomaggiore Terme, Fidenza, Alseno, Vernasca, Pellegrino Parmense.

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Nel territorio della provincia di Piacenza sono presenti 16 Siti individuati dalla Regione Emilia – Romagna come Siti di Importanza Comunitario (SIC) ai sensi del D.P.R. 357/9714 e alle recenti D.G.R. n. 1242/2002 e n.1333/2002.

Per le specie animali che occupano ampi territori, i SIC corrispondono ai luoghi, all’interno della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione.Un primo gruppo di Siti è localizzato lungo la fascia di meandreggiamento del F. Po e lungo alcuni dei suoi principali affluenti (Tidone, Trebbia e Nure) particolarmente importanti per le specie nidificanti di interesse conservazionistico presenti sul territorio piacentino. Altri sono individuati in territori montani caratterizzati da estese formazioni forestali; si tratta di territori che comprendono altri tipi ambientali di interesse faunistico quali brughiere e praterie d’altitudine, cespuglieti, ambienti rupestri, laghi, torbiere, ruscelli e torrenti. La presenza di habitat con carattere di rarità associata ad un’elevata complessità ed eterogeneità ambientale e ad un alto grado di naturalità, fa sì che in tali ambiti si abbia un’elevata ricchezza faunistica e una particolare concentrazione di specie di interesse conservazionistico.

14 Per SIC si intende un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale o di una specie in uno stato di conservazione soddisfacente e che può inoltre contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica Natura 2000, al fine di mantenere la diversità biologica nella/e regione/i biogeografiche di appartenenza.

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Tabella E. 18

SICCodice natura 2000

Superficie (ha)

Specie tutelate Invertebrati Mammiferi Anfibi – rettili Pesci Uccelli piante

Isola De Pinedo IT4010001 1757.93Lycaena dispar, Ophiogomphus cecilia

Triturus carnifex, Rana latastei, Emys orbicularis

Acipenser naccarii, Acipenser sturio, Alosa fallax, Barbus plebejus Chondrostoma genei, Chondrostoma soetta, Petromyzon marinus, Cobitis taenia,Rutilus pigus, Sabanejewia larvata

Marsilea quadrifolia

Monte Menegosa, Monte Lama, Groppo di Gora

IT4010002 3427 Lucanus cervusTriturus carnifex

Anthus campestris, Aquila chrysaetos, Caprimulgus europaeus, Lanius collurio, Lullula arborea, Pernis apivorus

Monte Nero, Monte Maggiorasca, La Ciapa Liscia

IT4010003 852 Rosalia alpinaSalamandrina terdigitata

Anthus campestris, Aquila chrysaetos, Caprimulgus europaeus, Lanius collurio, Lullula arborea, Pernis apivorus

Aquilegia bertolonii

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Segue Tabella E. 18

SICCodice natura 2000

Superficie (ha)

Specie tutelate

Monte Capra, Monte Tre Abati, Monte Armelio, S. Agostino, Lago di Averaldi

IT4010004 6230Austropotamobius pallipes, Lucanus cervus

Salamandrina terdigitata, Triturus carnifex

Anthus campestris, Caprimulgus europaeus, Lanius collurio, Lullula arborea, Pernis apivorus

Pietra Parcellara, Sassi Neri

IT4010005 331Austropotamobius pallipes, Cerambyx cerdo

Triturus carnifex

Anthus campestris, Caprimulgus europaeus, Circus pygargus, Emberiza hortulana, Lanius collurio,Lullula arborea,Pernis apivorus

Meandri San Salvatore

IT4010006 67

Austropotamobius pallipes, Cerambyx cerdo, Lucanus cervus

Miniopterus schreibersii, Myotis bechsteini, Myotis emarginatus, Myotis myotis, Rhinolophus euryale, Rhinolophus ferrum-equinum, Rhinolophus hipposideros

Barbus meridionalis, Barbus plebejus, Chondrostoma genei, Cobitis taenia, Leuciscus souffia

Roccia Cinque Dita

IT4010007 21Caprimulgus europaeus

Castell’Arquato, Lugagnano Val d’Arda

IT4010008 281 Lucanus cervusFalco peregrinus, Lanius collurio

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Segue Tabella E. 18

SICCodice natura 2000

Superficie (ha)

Specie tutelate

Fiume Po dalla Foce del Fiume Trebbia alla Lanca di Mezzano

IT4010009 944.79Austropotamobius pallipes

Acipenser naccarii, Acipenser sturio, Alosa fallax, Barbus plebejus, Chondrostoma genei, Chondrostoma soetta, Cobitis taenia, Rutilus pigus, Sabanejewia larvata,

Isola Serafini IT4010010 785.22

Fiume Trebbia da Perino a Bobbio

IT4010011 353Austropotamobius pallipes

Barbus meridionalis, Barbus plebejus, Chondrostoma genei, Cobitis taenia, Leuciscus souffia,

Ciconia ciconia

Val Boreca, Monte Lesima

IT4010012 4742 Rosalia alpina

Hydromantes ambrosii, Salamandrina terdigitata,

Barbus plebejus Pernis apivorus

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Segue Tabella E. 18

SICCodice natura 2000

Superficie (ha)

Specie tutelate

Monte Dego,Monte Veri, Monte delle Tane

IT4010013 2240 Lucanus cervusCaprimulgus europaeus, Lanius collurio

Bosco Pontone IT4010015 893.86Lycaena dispar, Ophiogomphus cecilia

Triturus carnifex

Acipenser naccarii, Acipenser sturio, Barbus plebejus, Chondrostoma genei, Chondrostoma soetta, Cobitis taenia, Rutilus pigus, Sabanejewia larvata

Basso Trebbia IT4010016 1355

Conoide del Nure e Bosco Fornace vecchia

IT4010017 563

Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio

IT4010018 6118

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Segue Tabella E. 18

SICCodice natura 2000

Superficie (ha)

Specie tutelate

Torrente Stirone IT4020003 2748Austropotamobius pallipes, Lycaena dispar

Myotis emarginatus Rhinolophus ferrum-equinum Rhinolophus hipposideros,

Triturus carnifex

Barbus plebejus, Chondrostoma genei, Cobitis taenia

Alcedo atthis, Caprimulgus europaeus, Charadrius dubius, Delichon urbica, Falco subbuteo, Hippolais polyglotta, Hirundo rustica, Ixobrychus minutus, Lanius collurio, Luscinia megarhynchos, Merops apiaster, Motacilla flava, Muscicapa striata, Oriolus oriolus, Otus scops, Pernis apivorus, Phoenicurus phoenicurus, Riparia riparia, Sylvia borin, Sylvia communis Upupa epops

Rocca d’Olgiso IT4010014 1396Monte Ragola, Lago Moò, Lago Bino

IT4020008

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6.5.2 Fauna

La notevole diversificazione del paesaggio piacentino, determinata dall’alternanza delle condizioni geomorfologiche e climatiche, dalla complessità dei rilievi e del reticolo idrografico, determina la presenza di una varietà di ambienti a loro volta caratterizzati da differenti comunità vegetazionali e faunistiche.L’agricoltura moderna impiegata negli ecosistemi agricoli delle aree pianeggianti costituisce un limite alla ricchezza di specie faunistiche che, in tale contesto, permane più elevata solo localmente e in corrispondenza di particolari biotopi quali ad esempio le siepi, gli incolti, le risorgive, le aree umide e le fitocenosi naturali relitte lungo i corsi d’acqua.Mentre, nelle aree collinari l’agricoltura di tipo estensivo può avere anche effetti positivi sulla presenza faunistica contribuendo alla sussistenza di situazioni ecotonali (ambienti di transizione) nelle quali, generalmente, si determinano maggiore diversità e ricchezza specifica.Nella fascia alto-collinare e montana si hanno, solitamente, comunità faunistiche caratterizzate da maggiore naturalità: in tale ambito permangono aree relativamente integre che consentono il perdurare di processi ecologici e naturali e la presenza di un popolamento faunistico tipicamente appenninico.

Al fine di caratterizzare, dal punto di vista faunistico, il territorio piacentino è opportuno dividere il territorio secondo i diversi habitat presenti:

Ambienti urbanizzati: i centri urbani delle città rappresentano, dal punto di vista ambientale, situazioni del tutto particolari per alcune specie che vi ritrovano le condizioni ideali di sviluppo (abbondante presenza di cibo, mancanza di predatori, protezione e ricovero). Gli edifici ed i monumenti cittadini costituiscono i siti di nidificazione per rondoni (Apus apus) e del balestruccio (Delichon urbica) e per forme inselvatichite di specie domestiche come per esempio il piccione di città (Columba livia) e per la taccola (Corvus monedula). Oltre a queste vi sono specie che hanno dato luogo al fenomeno dell’inurbamento concentrandosi con popolazioni stabili e numerose nelle aree cittadine; questo è il caso dei passeri (Passer domesticus, Passer italiae) e degli storni (Sturnus vulgaris) che solitamente affollano gli alberi dei cortili e dei giardini cittadini.Ecosistemi agricoli delle aree pianeggianti e basso collinari: le specie che popolano gli ambienti coltivati della pianura piacentina sfruttano l’elevata disponibilità alimentare dovuta alla presenza dei seminativi (cereali, leguminose ecc). E’ il caso del corvo (Curvus frugilegus) della cornacchia (Corvus corone cornix), la gazza (Pica pica), la passera mattugia (Passer montanus), l’allodola (Alauda arvensis) e la pavoncella (Vanellus vanellus). Inoltre negli ecosistemi agricoli è comune la presenza di rapaci notturni come la civetta (Athene noctua) e il barbagianni(Tyto Alba). Tra i mammiferi piuttosto diffusi il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e la donnola (Mustela nivalis). Tra le coltivazioni di cereali e leguminose raggiungono le maggiori densità specie come i fagiani (Phasianus colchius), la lepre (Lepus europaus) e la starna (Perdix perdix) che rivestono notevole interesse anche dal punto di vista venatorio. Abitanti tipici degli ambienti umidi il rospo comune (Bufo bufo) e la rana verde (Rana esculenta). Un elemento di diversificazione nell’ambito della pianura coltivata è rappresentato dalle siepi frequentate dal riccio (Erinaceus europaeus) e dall’usignolo( Luscinia megarhyncos).Boschi ripariali: I saliceti e gli ontaneti, ancora presenti lungo le sponde del fiume Po e nelle sue lanche sono abitate stagionalmente da alcune Ardeidi, come Nitticore (Nycticorax nictycorax) e garzette (Egretta garzetta), mentre le formazioni boscose maggiormente differenziate sono preferite dall’Airone cinerino(Ardea cinerea).Boschi della collina e della montagna: i boschi di roverella e castagno, tipici della fascia medio e alto collinare sono l’ambiente elettivo del cinghiale (Sus scrofa), altro mammifero ubiquitario delle aree collinari e montane è la Volpe (Vulpes vulpes) che trova, all’interno delle aree boscate. Negli ultimi hanno è stata segnalata, nelle faggete dell’Alta Val Trebbia, Val Boreca e della Val D’Aveto, la presenza del Lupo (Canis lupus); si tratta di una

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presenza faunistica di assoluto rilievo per rarità, valore naturalistico e conservazionistico. Nelle faggete, caratteristiche della fascia alto collinare e montana, per l’umidità che ne caratterizza il particolare microclima, è abbastanza frequente la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), mentre piccoli mammiferi caratteristici di questi ambienti sono il topo selvatico collo giallo (Apodemus flavicollis) e l’arvicola rossastra (Cletrionomis glareolus), tra gli uccelli il pettirosso e alcuni turdidi.Ecosistemi fluviali: Il corso del Po offre situazioni ecologiche e naturalistiche assai diversificate e costituisce un preciso riferimento per varie specie faunistiche. Ampiamente diffuso è il gabbiano (Larus ridibundus). Durante i “passi” primaverili ed autunnali, è facile avvistare lungo il Po numerose specie di anatre come la canapiglia (Anas strepera), il fischione (Anas penelope), la moretta (Aythya collaris). Tra i pesci è da segnalare la presenza dello storione comune (Acipenser sturio) e lo storione cobice (Acipenser naccarii). Sulle sponde possono svilupparsi canneti e giuncheti che favoriscono la presenza di una comunità faunistica piuttosto sviluppata, tra i pesci si trovano tipicamente specie di Ciprinidi come la carpa (Cyprinus carpio), la tinca (Tinca tinca) e la scardola (Scardinius erythrophtalmus) che sono prevalentemente vegetariane e prediligono i fondali fangosi e ricchi di vegetazione. Diffusi fra la vegetazione di ripa, dove si alimentano e si riproducono, alcuni rallidi come il porciglione (Rallus acquaticus), la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e la folaga (Fulica atra). Nei fiumi appenninici, dal punto di vista dell’ittiofauna è possibile distinguere vari tratti caratterizzati da differenti popolamenti, mentre la fauna minore è composta di specialisti delle acque correnti come larve di insetti (zona dei salmonidi); la specie ittica tipica di questi ambienti è la trota (Salmo trutta). I tratti più a valle, caratterizzati da acque più lente, costituiscono la zona dei ciprinidi.Laghetti e Torbiere: questi ambienti, che rappresentano stadi diversi dell’evoluzione tipica dei piccoli bacini di montagna, rappresentano i luoghi di elezione di tritoni e della rana montana (anfibi acquatici).Ambienti di alta quota: tra le presenze tipiche di questi ambienti va annoverato lo spioncello (Anthus spinoletta) e il prispolone (Anthus trivialis). La Pernice rossa (Alectoris rufa) è il tipico galliforme appenninico, mentre è stata accertata la presenza dell’Aquila reale (Aquila Chrysatos).

Nelle tabelle seguenti sono riportate, rispettivamente, la check-list degli anfibi, dei rettili, dei pesci, mammiferi ed uccelli della provincia di Piacenza.

Tabella E. 19 Check-list degli anfibi della Provincia di Piacenza

Nome Specie Famiglia Ordine Classe Tritone alpino Triturus alpestris

Salamandridi Urodeli

Anfibi

Tritone crestato Triturus carnifexTritone punteggiato Triturus vulgarisSalamandra pezzata Salamandra salamandraSalamandrina dagli occhiali Salamandra terdigitata

GeotritoneSpeleomantes ambrosii Pletodontiti

Rospo comune Bufo bufoBufonidi

Anuri

Rospo smeraldino Bufo viridisRaganella Hyla arborea IlidiRana appenninica Rana italica

RanidiRana agile Rana dalmatina

Rana verdeRana "esculenta" complex

Rana dei fossi Rana lessonae

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Tabella E. 20- Check–list Rettili della Provincia di PiacenzaNome Specie Famiglia Ordine Classe Lucertola muraiola Podarcis muralis

Lacertidi

Squamati Rettili

Lucertola campestre Podarcis siculaRamarro Lacerta viridisLuscengola Chalcidies chalcidies ScincidiOrbettino Anguis fragilis AnguidiNatrice dal collare Natrix Matrix

Colubridi

Natrice tassellata Natrix tessellataNatrice viperina Natrix mauraBiacco Coluber viridiflavusSaettone Elaphe longissimaColubro liscio Coronella austriacaColubro di Riccioli Coronella girondicaVipera comune Vipera aspis Viperidi

Tabella E. 21 Check–list Pesci della Provincia di PiacenzaNome Specie Famiglia Ordine Classe

Anguilla Anguilla anguilla Anguillidi Anguilliformi

Osteitti

Cavedano Leuciscus cephalus

Ciprinidi

Cipriniformi

Vairone Leuciscius souffia

Sanguinerola Phoxinus phoxinus

Tinca Tinca tinca

Scardola Scardinius erythrophtalmus

Alborella Alburnus alburnus alborella

Lasca Chondrostoma genei

Savetta Chondrostoma soetta

Gobione Gobio gobio

Carassio Carassius carassius

Carassio dorato Carassius auratus

Barbo Barbus plebejus

Barbo canino Barbus meridionalis

Carpa Cyprinus carpio

Carpa erbivora Ctenopharyngodon idellus

Pigo Rutilus pigus

Triotto Rutilus erythrophalmus

Cobite Cobite taeniaCobitidi

Cobite mascherato Sabanejewia larvata

Pesce gatto Ictalurus meles

Ictaluridi SiluroformiPesce gatto punteggiato

Ictalurus punctatus

Pesce gatto nebuloso Ictalurus nebulosus

Trota Fario Salmo trutta

Salmonidi SalmoniformiTrota Iridea Oncorhynchus mykiss

Temolo Thymalluss thymallus

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Tabella E. 22 Check–list MammiferiNome Specie Famiglia Ordine Classe Riccio europeo occidentale Erinaceus europeanus Erinaceidae

Insectivora

Mammalia

Mustiolo etrusco Suncus etruscus

Soricidae

Toporagno comune Sorex araneusToporagno nano Sorex minutusToporagno appenninico Sorex samniticusToporagno acquatico di Miller Neomys anomalusToporagno d'acqua Neomys fodiensCrocidura ventre bianco Crocidura leucodonCrocidura minore Crocidura suaveolensTalpa cieca Talpa caeca

TalpidaeTalpa europea Talpa europaeaRinolofo euriale Rhinolophus euryale

RhinolophidaeChiroptera

Rinolofo minore Rhinolophus hipposiderusRinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinumMiniottero Miniopterus schreibersi

Vespertilionidae

Vespertilio mustacchino Myotis mystacinusVespertilio di Bechstein Myotis bechsteiniVespertilio di Blyth Myotis blythiiVespertilio di Capaccini Myotis capacciniiVespertilio di Monticelli Myotis blythi oxygnathusVespertilio di Natterer Myotis nattereriVespertilio di Daubenton Myotis daubentoniVespertilio maggiore Myotis myotisVespertilio smarginato Myotis emarginatusPipistrello albolimbato Pipistrellus kuhliPipistrello nano Pipistrellus pipistrellusPipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusiiPipistrello di Savi Pipistrellus saviiNottola di Leisler Nyctalus leisleriNottola Nyctalus noctulaSerotino comune Eptesicus serotinusOrecchione Plecotus auritusOrecchione meridionale Plecotus austriacusConiglio selvatico Oryctolagus cuniculus

Leporidae LagomorphaLepre Lepus europaeusNutria Myocastor coypus Capromidae

Rodentia

Scoiattolo Sciurus vulgaris SciuridaeQuercino Eliomys quercinus

GliridaeGhiro Myoxus glisMoscardino Moscardinus avellanariusArvicola rossastra Clethrionomys glareolus

Microtidae

Arvicola di Fatio Microtus multiplexArvicola di Savi Microtus saviiTopo selvatico collo giallo Apodemus flavicollis

Muridae

Topo selvatico Apodemus sylvaticusTopolino delle case Mus domesticusRatto delle chiaviche Rattus norvegicusRatto nero Rattus rattusIstrice Hystrix cristata HystricidaeNutria Myocastor coypus Myocastoridae

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Segue Tabella E. 22Nome Specie Famiglia Ordine Classe Lupo Canis lupus

Canidae

Carnivora

Volpe Vulpes vulpesTasso Meles meles

MustelidaeDonnola Mustela nivalisPuzzola Mustela putoriusVisone americano Mustela visonFaina Martes foinaCinghiale Sus scrofa Suidae

ArtiodactylaCapriolo Capreolus capreolus

CervidaeCervo Cervus elaphusDaino Dama

Tabella E. 23 Check–list Avifauna della Provincia di Piacenza15

SpecieLivello di Protezione

Stato della specie

Dir. Uccelli – Dir. Habitat

Podicipediformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BTuffetto Tachybaptus ruficollis n. acct. Sp.ProtettaSvasso maggiore Podiceps cristatus n. acct. Loc.

Sp.Protetta

Ciconiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BTarabusino Ixobrychus minutus n. acct. Loc. Sp.Protetta Allegato INitticora Nycticorax nycticorax n. acct. Loc. Sp.Protetta Allegato IGarzetta Egretta garzetta n. acct. Loc. Sp.Protetta Allegato IAirone cenerino Ardea cinerea n. irr Loc. S Sp.Protetta Airone rosso Ardea purpurea n. acct. Loc. Sp.Protetta Allegato I

Anseriformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BGermano reale Anas platyrhynchos n. acct. S Sp. CacciabileMarzaiola Anas querquedula n. acct. loc. Sp. Cacciabile

15 Di ogni specie viene indicato: il livello di protezione accordato dalla Legge Nazionale sulla caccia n.157/92; lo stato delle specie, in relazione al pericolo di estinzione, desunto dalla classificazione operata nella “Lista Rossa Nazionale

dei Vertebrati” redatta dal W.W.F. Sulla base di tale classificazione le diverse specie sono considerate: (C) in pericolo in modo critico quando è altissimo il rischio di estinzione in natura nel futuro immediato; (P) in

pericolo quando è altissimo il rischio di estinzione in natura nel prossimo futuro; (V) vulnerabili quando è alto il rischio di estinzione in natura nel futuro a medio termine; (B) a più basso rischio quando lo stato di conservazione non è privo di rischi

l’appartenenza all’elenco delle specie per le quali la Direttiva Habitat (92/43/CEE) richiede l’istituzione di “zone speciali di conservazione” (allegato II) o per le quali necessita una rigorosa protezione (allegato IV)

l’appartenenza all’elenco in allegato I della Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), che riporta le specie di uccelli che necessitano misure di conservazione degli habitat e che richiedono l’istituzione di “zone di protezione speciale”

l’appartenenza agli allegati II o III della Convenzione di Berna (1979) che riportano rispettivamente le specie animali strettamente protette e le specie animali protette, il cui sfruttamento deve essere regolamentato

l’appartenenza a specie migratrici minacciate (appendice I) o in cattivo stato di conservazione (appendice II) individuate dalla Convenzione di Bonn (1979), relativa alla conservazione delle specie selvatiche migratrici.

Nella tabella sono riportate, a fianco del nome specifico, le seguenti sigle e abbreviazioni: N. acct (nidificazione accertata): se sono state rinvenute le covate, i nidi, i pullus o sono stati osservati gli adulti con

l'imbeccata o con materiale per la costruzione del nido; N. irr. (nidificante irregolare): se la specie ha nidificato con certezza in provincia, ma mai in modo costante e continuativo; S (specie stanziale): se compie l’intero ciclo vitale sul territorio provinciale; Loc (specie localizzata come nidificante): se la nidificazione è limitata a settori ridotti del territorio provinciale; Intro (specie introdotta): se la specie è originaria di altre zone ed è presente in quanto introdotta in Italia dall'uomo.

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 23

SpecieLivello di Protezione

Stato della specie

Dir. Uccelli – Dir. Habitat

Accipitriformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BFalco pecchiaiolo Pernis apivorus n. irr. Sp.part.Protetta Allegato INibbio bruno Milvus migrans n. irr. Sp.part.Protetta Allegato IBiancone Circaetus gallicus n. acct. Sp.part.Protetta Allegato IFalco di palude Circus aeruginosus n. acct. Loc.

Sp.part.Protetta Allegato I

Albanella minore Circus pygargus n. acct. Sp.part.Protetta Allegato IAstore Accipiter gentilis n. acct. S Sp.part.Protetta Sparviere Accipiter nisus n. acct. S Sp.part.ProtettaPoiana Buteo buteo n. acct. S Sp.part.ProtettaAquila reale Aquila chrysaetos n. acct. S Sp.part.Protetta Allegato I

Falconiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BGheppio Falco tinnunculus n. acct. S Sp.part.ProtettaLodolaio Falco subbuteo n. acct. Sp.part.Protetta Falco pellegrino Falco peregrinus n. acct. S Sp.part.Protetta Allegato I

Galliformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BPernice rossa Alectoris rufa n. acct. S Sp. CacciabileStarna Perdix perdix n. acct. S Sp. Cacciabile Allegato IQuaglia Coturnix coturnix n. acct. Sp. Cacciabile Fagiano Phasianus colchicus n. acct. intro. S Sp. Cacciabile

Gruiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BPorciglione Rallus aquaticus n. acct. S Sp. Cacciabile Voltolino Porzana porzana n. acct. Sp.Protetta Allegato IGallinella d’acqua Gallinula chloropus n. acct. S

Sp. Cacciabile

Folaga Fulica atra n. acct. Loc. S Sp. Cacciabile

Caradriformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir.Uccelli

C P V BCavaliere d’Italia Himantopus himantopus n. acct.

Sp.part.Protetta Allegato I

Occhione Burhinus oedicnemus n. acct. Loc. Sp.part.Protetta Allegato ICorriere piccolo Charadrius dubius n. acct. Sp.ProtettaPavoncella Vanellus vanellus n. acct. Loc. S Sp. CacciabileBeccaccia Scolopax rusticola n. acct Sp.cacciabile Piro-piro piccolo Actitis hypoleucos n. acct Sp.Protetta Gabbiano reale Larus cachinnans n. acct. S Sp.ProtettaSterna comune Sterna hirundo n. acct. Sp.Protetta Allegato IFraticello Sterna albifrons n. acct. Sp.Protetta Allegato I

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Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 23

SpecieLivello di Protezione

Stato della specie

Dir. Uccelli – Dir. Habitat

Columbiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BColombaccio Columba palumbus n. acct. S Sp. CacciabileTortora dal collare orien. Streptopelia decaocto n.acct.S

Sp.Protetta

Tortora selvatica Streptopelia turtur n. acct. Sp. Cacciabile

Cuculiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BCuculo Cuculus canorus n. acct. Sp.Protetta

Strigiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BBarbagianni Tyto alba n. acct. S Sp.part.ProtettaAssiolo Otus scops n. acct. Sp.part.Protetta Civetta Athene noctua n. acct. S Sp.part.ProtettaAllocco Strix aluco n. acct. S Sp.part.ProtettaGufo comune Asio otus n. acct. S Sp.part.Protetta

Caprimulgiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BSucciacapre Caprimulgus europaeus n. acct.

Sp.Protetta Allegato I

Apodiformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BRondone Apus apus n. acct. Sp.ProtettaRondone alpino Apus melba n. acct. Sp.Protetta

Coraciformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BMartin pescatore Alcedo atthis n. acct. S Sp.Protetta Allegato IGruccione Merops apiaster n. acct. Sp.ProtettaUpupa Upupa epops n. acct. Sp.Protetta

Piciformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BTorcicollo Jynx torquilla n. acct. Sp.part.ProtettaPicchio verde Picus viridis n. acct. S Sp.part.Protetta Picchio rosso maggiore Picoides major n. acct. S

Sp.part.Protetta

Picchio rosso minore Picoides minor n. acct. S

Sp.part.Protetta

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Segue Tabella E. 23

SpecieLivello di Protezione

Stato della specieDir. Uccelli – Dir. Habitat

Passeriformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BCalandrella Calandrella brachydactyla n. acct. Sp.Protetta Allegato ICappellaccia Galerida cristata n. acct. Sp.ProtettaTottavilla Lullula arborea n. acct. S Sp.Protetta Allegato IAllodola Alauda arvensis n. acct. S Sp. CacciabileTopino Riparia riparia n. acct. Sp.ProtettaRondine montana Ptyonoprogne rupestris n. acct.

Sp.Protetta

Rondine Hirundo rustica n. acct. Sp.ProtettaRondine rossiccia Hirundo daurica n. irr. Loc. Sp.Protetta Balestruccio Delichon urbica n. acct. Sp.ProtettaCalandro Anthus campestris n. acct. Sp.Protetta Allegato IPrispolone Anthus trivialis n. acct. Sp.ProtettaSpioncello Anthus spinoletta n. acct. Sp.ProtettaCutrettola Motacilla flava n. acct. Sp.ProtettaBallerina bianca Motacilla alba n. acct. S Sp.ProtettaBallerina gialla Motacilla cinerea n. acct. S Sp.ProtettaMerlo acquaiolo Cinclus cinclus n. acct. S Sp.Protetta Scricciolo Troglodytes troglodytes n. acct. S Sp.ProtettaPassera scopaiola Prunella modularis n. acct. S

Sp.Protetta

Pettirosso Erithacus rubecola n. acct. S Sp.ProtettaUsignolo Luscinia megarhynchos n. acct. Sp.ProtettaCodirosso spazzacamino Phoenicurus ochrurus n.acct. S

Sp.Protetta

Codirosso Phoenicurus phoenicurus n. acct. Sp.ProtettaStiaccino Saxicola rubetra n. acct. irr. Sp.ProtettaSaltimpalo Saxicola torquata n. acct. S Sp.ProtettaCulbianco Oenanthe oenanthe n. acct. Sp.ProtettaCodirossone Monticola saxatilis n. acct. Loc. Sp.Protetta Merlo Turdus merula n. acct. S Sp. CacciabileTordo bottaccio Turdus philomelos n. acct. S Sp. CacciabileTordela Turdus viscivorus n. acct. Sp.ProtettaBeccamoschino Cisticola juncidis n. acct. Sp.ProtettaUsignolo di fiume Cettia cetti n. acct. S Sp.ProtettaSalciaiola Locustella luscinioides n. acct. Loc.

Sp.Protetta

Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus n. acct. Loc.

Sp.Protetta

Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris n. acct.

Sp.Protetta

Cannaiola Acrocephalus scirpaceus n. acct. Loc.

Sp.Protetta

Cannareccione Acrocephalus arundinaceus n.acct.Loc.

Sp.Protetta

Canapino Hippolais polyglotta n. acct. Sp.ProtettaSterpazzolina Sylvia cantillans n. acct. Sp.ProtettaSterpazzola Sylvia communis n. acct. Sp.Protetta

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Segue Tabella E. 23

SpecieLivello di Protezione

Stato della specieDir. Uccelli – Dir. Habitat

Passeriformi L. 157/92lista rossa nazionale

Dir. Uccelli

C P V BBeccafico Sylvia borin n. acct. Sp.ProtettaCapinera Sylvia atricapilla n. acct. S Sp.ProtettaLuì bianco Phylloscopus bonelli n. acct. Sp.ProtettaLuì verde Phylloscopus sibilatrix n. acct. Sp.ProtettaLuì piccolo Phylloscopus collybita n. acct. S Sp.ProtettaRegolo Regulus regulus n. acct. S Sp.ProtettaFiorrancino Regulus ignicapillus n. acct. Sp.ProtettaPigliamosche Muscicapa striata n. acct. Sp.ProtettaCodibugnolo Aegithalos caudatus n. acct. S Sp.ProtettaCincia bigia Parus palustris n. acct. S Sp.ProtettaCincia dal ciuffo Parus cristatus n. acct. Loc. S Sp.ProtettaCincia mora Parus ater n.acct. S Sp.ProtettaCinciarella Parus caeruleus n. acct. S Sp.ProtettaCinciallegra Parus major n. acct. S Sp.ProtettaPicchio muratore Sitta europaea n. acct. S Sp.ProtettaPicchio muraiolo Tichodroma muraria n. acct. S Sp.Protetta Rampichino Certhia brachydactyla n. acct. S Sp.ProtettaPendolino Remiz pendulinus n. acct. Sp.ProtettaRigogolo Oriolus oriolus n. acct. Sp.ProtettaAverla piccola Lanius collurio n. acct. Sp.Protetta Allegato IAverla cenerina Lanius minor n. acct. Loc. Sp.Protetta Allegato IGhiandaia Garrulus glandarius n. acct. S Sp. Cacciabile Gazza Pica pica n. acct. S Sp. CacciabileTaccola Corvus monedula n. acct. S Sp.ProtettaCornacchia grigia Corvus corone cornix n. acct. S

Sp. Cacciabile

Storno Sturnus vulgaris n. acct. S Sp.ProtettaPassera domestica Passer domesticus n. acct. S

Sp.Protetta

Passera mattugia Passer montanus n. acct. S Sp.ProtettaFringuello Fringilla coelebs n. acct. S Sp.ProtettaVerzellino Serinus serinus n. acct. S Sp.ProtettaVerdone Carduelis chloris n. acct. S Sp.ProtettaCardellino Carduelis carduelis n. acct. S Sp.ProtettaFanello Carduelis cannabina n. acct. S Sp.ProtettaCrociere Loxia curvirostra n. acct. Sp.ProtettaCiuffolotto Pyrrhula pyrrhula n. acct. S Sp.ProtettaZigolo giallo Emberiza citrinella n. acct. Sp.ProtettaZigolo nero Emberiza cirlus n. acct. Sp.ProtettaZigolo muciatto Emberiza cia n. acct. Sp.ProtettaOrtolano Emberiza hortulana n. acct. Sp.Protetta Allegato IMigliarino di palude Emberiza schoeniclus n.acct. Loc.

Sp.Protetta

Strillozzo Miliaria calandra n. acct. Sp.Protetta

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6.5.3 Vegetazione

La vegetazione è strettamente dipendente dalle caratteristiche idro-geomorfologiche, geologiche e climatiche del territorio. Il paesaggio vegetale provinciale è regolato principalmente dalla graduale variazione altitudinale delle condizioni climatiche che si esprime in una caratteristica zonazione delle formazioni vegetali potenziali e che prevede il passaggio dalle foreste mesofile caratterizzate dai querceti misti caducifogli (fascia medioeuropea), dalla pianura fino a 800 - 1000 m di altitudine, alle faggete (fascia subatlantica) a quote superiori. L’Appennino piacentino presenta anche una fascia sommitale costituita da arbusteti a mirtilli (fascia oroboreale). La superficie forestale provinciale complessiva (boschi, arbusteti, castagneti da frutto, cenosi di ripa, giovani rimboschimenti) raggiunge circa 78.000 ha (esclusi parchi e pioppeti industriali), di cui solo circa 1.270 ha occupano l’ambito di pianura, quasi 15.000 ha interessano il settore collinare e circa 1.300 ha le aree fluviali.Nella pianura piacentina sono presenti boschi misti e aree arbustate coprono complessivamente circa il 4% della superficie. L’originario paesaggio costituito dalla foresta planiziale è stato profondamente modificato nel corso dei secoli e sostituito da insediamenti urbani e colture agrarie di tipo intensivo. Attualmente nella provincia di Piacenza non si rinvengono i relitti dei boschi planiziali originari, ma quasi esclusivamente alcune grandi siepi con alberi secolari e piccole aree boscate ad alto fusto.Lungo le siepi gli arbusti sono rappresentati principalmente da Sanguinella (Cornus sanguinea), Rosa canina (Rosa canina), Biancospino (Crataegus monogyna), Sambuco nero (Sambucus nigra), Caprifoglio delle siepi (Lonicera xylosteum) e Pallon di neve (Viburnum opulus). Nella fascia alto arbustiva si riscontrano Salici (Salix spp.), Nocciolo (Corylus avellana), Carpino bianco (Carpinus betulus) e Acero campestre (Acer campestre). Dalla fascia ad alti arbusti spiccano gli alberi, solitamente Pioppi neri (Populus nigra), Noci (Juglans regia), Farnie (Quercus robur), Roveri (Quercus petraea), Ciliegi selvatici (Prunus avium).Una estensione non trascurabile della pianura è occupata da ambiti ripariali dato il grande sviluppo della rete idrica. Le associazioni vegetali igrofile sono costituite da specie a legno tenero: Salice bianco (Salix alba), Pioppi (Populus nigra e Populus alba) e Ontani (Alnus glutinosa).Altre associazioni vegetazionali tipiche dell'ambito padano sono quelle legate alle aree umide in corrispondenza della fascia di meandreggiamento del Po e alla fascia delle risorgive. Le ultime aree umide di una certa estensione sono bordate da fasce di vegetazione elofitica (Fragmiteti e Tifeti); scarsa e sempre più rara è la presenza di idrofite tipiche delle acque lentiche (Potameti, Lemneti, Trapeti, Miriofilleti, ecc).Per quanto riguarda l’ambito collinare, la vegetazione naturale ricopre complessivamente circa il 22% della bassa collina. La fascia dei querceti mesofili si presenta con tipologie vegetazionali differenti dipendenti, oltre che dalle condizioni climatiche locali e dalla disponibilità idrica nel corso dell’anno, dalla diversa natura geologica del substrato e quindi dal chimismo e dalla struttura del suolo. Lungo i pendii caldi e asciutti sono presenti querceti misti a roverella (Quercus pubescens) dominante associata alla rovere e, nelle stazioni più umide e fresche dove spesso i substrati sono prevalentemente argillosi, al cerro (Quercus cerris). In questa associazione entrano di norma anche il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’Acero, l’Orniello (Fraxinus ornus) e il Nocciolo.Passando all’alta collina le coltivazioni regrediscono progressivamente lasciando più spazio a boschi misti e cespugliati che occupano il 44% del territorio. In generale i boschi collinari hanno subìto pesanti condizionamenti a scapito della loro struttura e composizione, dovuti principalmente alla loro utilizzazione prevalente a ceduo (85% della superficie boscata). Dalla collina fino a ridosso della fascia montana, i boschi appaiono dispersi e frammentati e costituiscono un elemento marginale del paesaggio, una specie di corredo complementare all’antica scacchiera di campi tuttora ben marcata, sia pure in lenta e graduale chiusura e rinaturalizzazione almeno nel settore alto collinare. In ambito montano, invece, la copertura forestale risulta pari a 60.072 ha (Inventario forestale Regione Emilia Romagna, 1997) di cui la maggioranza, circa il 91%, è governata a ceduo, quindi molto povera di alberi grandi e maturi. L’azione di disboscamento, anche se meno accentuata che nella fascia submontana e collinare ha articolato il paesaggio montano in foreste, boscaglie,

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cespuglieti e praterie. L’arbusteto a mirtilli ricopre in modo discontinuo le pendici più elevate ed è dominato da mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) e da mirtillo falso (Vaccinium ulginosum).

La maggior parte delle attività produttive sono concentrate nella zona di pianura e bassa collina. Per quanto riguarda le superfici agrarie: il 37% risulta occupato da prati avvicendati ed erbai, il 23 % da frumento, il 9% da pomodoro e l’8% da alberi da frutta; con percentuali intorno al 4-5 % si hanno le seguenti colture: mais, barbabietola, orzo, soia e vite. I prati e pascoli permanenti occupano una quota inferiore all’1% della superficie agraria. In pianura e bassa collina si ha la prevalenza della monocoltura. In media collina e in montagna gli appezzamenti sono di piccole dimensioni e prevalgono le colture a rotazione (erba medica e cereali, per lo più orzo e frumento)

Nella Check-list della flora protetta della Provincia di Piacenza compaiono 106 unità.

Tabella E. 24 – Check–list Flora protetta Provincia di PiacenzaNome comune Nome scientifico Famiglia Indice raritàAconito screziato Aconitum variegatum L Ranunculaceae 97,8Agrifoglio Hex aquilfolium L. Aquifoliaceae 89,4Aquilegia comune Aquilegia gr. vulgaris Ranunculaceae 78,4Arnica Arnica montana L. Compositae 98,3Astro alpino Aster alpinus L. Compositae 97,1Ballerina Orchis anthropophorum Orchidaceae 96,5Barbone adriatico Himantoglossum adriaticum Orchidaceae 93,3Botton d'oro Luparia Vulparia Trollius europaeus L Ranunculaceae 92,3Bucaneve Galanthus nivalis L. Amaryllidaceae 89,1Campanelle comuni Campanellino Leucojum vernum Amaryllidaceae 88,0Campanelle maggiori Leucojum aestivum L. Amaryllidaceae 96,2Campanula toscana Campanula medium L. Campanulaceae 77,2Cefalantera bianca Cephalanthera damasonium (Mill.) Orchidaceae 67,0Cefalantera maggiore Cephalanthera longifolia (Huds.) Orchidaceae 66,5Cefalantera rossa Cephalanthera rubra ( L. ) Orchidaceae 66,5Celoglosso Coeloglossum viride ( L. ) Orchidaceae 89,3Cerrosughera Quercus crenata Lam Fagaceae 93,6Coralloriza Corallorhiza trifidia Chatelain Orchidaceae 93,0Croco Crocus vernus IridaceaeDafne laurella/ Olivella Daphne laureola L. Thymelaeaceae 69,0Dafne odorosa/Fior di stecco Daphne mezereum L. Thymelaeaceae 91Dafne odorosa Daphne cneorum L. Thymelaeaceae 98,3Dafne spatolata Daphne oleoides Schreber Thymelaeaceae 95,2Dente di cane Erythronium dens-canis L. Liliaceae 76,5Dittamo/Frassinella /Limonella Dictamnus albus L. Rutaceae 93,3Doronico a foglie cuoriformi Doronicum cordatum CompositaeDoronico di Colonna Doronicum columnae Ten Asteraceae 89,3Elleborine comune Epipactis elleborine ( L. ) Crantz Orchidaceae 68,3Elleborine di Muller Epipactis muelleri Godfery Orchidaceae 87,5Elleborine gracile Epipactis gracilis Orchidaceae 94,1Elleborine minore Epipactis microphylla Orchidaceae 89,2Elleborine palustre Epipactis palustris( L. ) Crantz Orchidaceae 89,6Elleborine piacentina Epipactis placentina Orchidaceae 99,6Elleborine violacea Epipactis atropurpurea Orchidaceae 98,3Fior di Legna Lymodorum abortivum ( L. ) Orchidaceae 75,7Garofano a mazzetti Dianthus armeria L. Caryophyllaceae 91,0Garofano a pennacchio Dianthus superbus L. Caryophyllaceae 99,3

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Segue Tabella E. 24 Nome comune Nome scientifico Famiglia Indice raritàGarofano di Balbis/Garofano delle Certose

Dianthus carthusianorum Caryophyllaceae 66,8

Garofano di Bosco Dianthus monspessulanus L. Caryophyllaceae 88,6Garofano di Séguier Dianthus seguierii Vill Caryophyllaceae 96,2Garofano selvatico Dianthus sylvestris Wulfen Caryophyllaceae 84,5Garofano minore/Garofanino Dianthus deltoides L. Caryophyllaceae 95,4Genziana asclepiade Gentiana asclepiade L. Gentianaceae 91,2Genziana di Koch Genzianella Gentiana kochiana Gentianaceae 88,7Genziana minore Gentiana cruciata L. Gentianaceae 90,1Genziana primaticcia Gentiana verna L. Gentianaceae 93,9Genziana sfrangiata Gentiana ciliata L. Gentianaceae 92,5Giglio martagone Lillium martagon L. Liliaceae 80,1Giglio rosso Lillium bulbiferum L. Liliaceae 65,8Godiera Goodyera brepens ( L. ) Orchidaceae 97,8Listera maggiore Listera ovata ( L. ) Orchidaceae 58,7Genziana maggiore Gentiana lutea L. Gentianaceae 97,8Genziana mettimborsa Gentiana pneumonanthe L. Gentianaceae 98,1Luparia Trollius europaeus RanunculaceaeManina Rosea Gymnadenia conopsea ( L. ) Orchidaceae 60,7Manina Profumata Gymnadenia odoratissima ( L. ) Orchidaceae 99,7Meleagride minore/Fritillaria Fritillaria tenella Liliaceae 98,4Mughetto Convallaria majalis L. Liliaceae 96,5Narciso selvatico Narcissus poeticus L. Amaryllidaceae 93,6Nido d'Uccello Neottia nidus-avis( L. ) Orchidaceae 70,4Nigritella comune Nigritella nigra ( L. ) Orchidaceae 99,1Ninfea bianca Nymphaea alba L. Nymphaeacea 93,6Ofride dei Fuchi Ophrys fuciflora Orchidaceae 73,8Ofride del Bertoloni Ophrys bertolonii Moretti Orchidaceae 79,6Ofride fior di Api Ophrys apifera Hudson Orchidaceae 77,7Ofride insettifera Ophrys insectifera L. Orchidaceae 80,6Ofride scura Ophrys fusca susp. fusca Orchidaceae 85,0Ofride verde - bruna Ophrys sphegodes Mill. Orchidaceae 75,9Orchide Dactylorhiza pratermissa Orchidaceae 99,3Orchide acquatica Orchis laxiflora Lam. Orchidaceae 95,7Orchide a farfalla Orchis papilionacea L. Orchidaceae 99,6Orchide a foglie larghe Dactylorhiza majalis Orchidaceae 99,7Orchide bruciacchiata Orchis ustulata L. Orchidaceae 89,1Orchide candida Leucorchis albida ( L. ) Orchidaceae 96,2Orchide cimina Orchis coriophora L. subsp. fragrans Orchidaceae 83,6Orchide di Traunsteiner Ophrys traunsteineri Orchidaceae 99,7Orchide gialla Orchis provincialis Balbis Orchidaceae 81,4Orchide macchiata Dactylorhiza maculata ( L. ) Orchidaceae 63,6Orchide maggiore Orchis purpurea Hudson Orchidaceae 60,1Orchide maschia Orchis mascula L. Orchidaceae 71,2Orchide minore/Pan di Cuculo Orchis morio L. Orchidaceae 59,9Orchide omiciattolo Orchis simia Lam. Orchidaceae 74,4Orchide pallida Orchis pallens L . Orchidaceae 86,2

Orchide palmataDactylorhiza incarnata(L.)subsp.incarnata

Orchidaceae 95,9

Orchide piramidale Ophrys pyramidalis L. Orchidaceae 65,2Orchide sambucina Ophrys sambucina L. Soo' Orchidaceae 74,9Orchide screziata Orchis Tridentata Scop. Orchidaceae 74,9Pennacchi a foglie strette Eriophorum angustifolium Honckeny Cyperaceae 95,9

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Segue Tabella E. 24 Nome comune Nome scientifico Famiglia Indice raritàPennacchi a foglie larghe/Fiocchetti

Eriophorum latifolium Hoppe Cyperaceae 92,0

Pennacchi di Scheuchzer/Pennacchio rotondo

Eriophorum scheuchzeri Cyperaceae 99,3

Pervinca minore Vinca minor L. Apocynaceae 85,2Platantera comune Platanthera bifolia ( l. ) L. C. Rich. Orchidaceae 73,9

Platantera verdastraPlatanthera chlorantha Cust. ex Rchb.

Orchidaceae 66,7

Sassifraga a foglie cuneate Saxifraga cuneifolia L. Saxifragaceae 94,6Sassifraga alpina Saxifraga paniculata Miller Saxifragaceae 89,9Sassifraga muschiata Saxifraga moschata Wulfen Saxifragaceae 94,9Sassifraga solcata Saxifraga exarata Vill. Saxifragaceae 94,9Scilla silvestre Scilla bifolia L. Liliaceae 78,7Scolopendria comune/Lingua cervina

Phyllitis scolopendrium (L.) Newman Aspleniaceae 90,9

Semprevivo montano Sempervivum montanum CrassulaceaeSpillone Armeria L. Plumbaginaceae 94,9Soldanella Soldanella alpina L. Primulaceae 98,4Tasso / Albero della morte Taxus baccata L. Taxaceae 96,2Tulipano montano Tulipa australis Liliaceae 96,1Zafferano alpino Crocus vernus Hill Iridaceae 83,0Zafferano selvatico Crocus biflorus Milller Iridaceae 98,0

6.6 Paesaggio

Dall’analisi del PTCP si evince che la zona collinare è quella con il maggior grado di antropizzazione in quest’area, costellata di borghi rurali, è concentrato il maggior numero di fortificazioni, mentre in montagna predominano i piccoli abitati accentrati e gli edifici isolati.Nel PTCP, l’analisi del territorio piacentino ha portato all’individuazione di 16 unità di paesaggio, a loro volta ulteriormente suddivisi in subunità di rango subregionale e subunità di paesaggio di rilevanza locale.

Unità di paesaggio di pertinenza del Fiume Po Unità di paesaggio dell’Alta Pianura Piacentina Unità di paesaggio della bassa pianura piacentina Unità di paesaggio della pianura parmense Unità di paesaggio fluviale Unità di paesaggio del margine appenninico occidentale Unità di paesaggio del margine appenninico orientale Unità di paesaggio dell’Oltrepo pavese Unità di paesaggio dell’alta collina Unità di paesaggio della Val Trebbia Unità di paesaggio dell’alta Val Trebbia Unità di paesaggio della ValBoreca Unità di paesaggio della Val Nure Unità di paesaggio dell’alta Val Nure Unità di paesaggio dell’alta Val d’Arda Unità di paesaggio dei sistemi urbanizzati.

La loro caratterizzazione è riportata nella tabella seguente.

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Tabella E. 25Unità di paesaggio di pertinenza del Fiume Po

Subunità Centri storiciSup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze storico culturali naturalistiche

Subunità del Fiume Po

Pievetta, Sant'Imento, San NazzaroNuclei minori: Cotrebbia Vecchia, Malpaga e Mortizza

184.7865- 35 m s.l.m.

ambito fluviale recente presenza diffusa di colture seminative e pioppeti nelle aree golenali,

Foce T. Tidone Ansa di Boscone Cusani;Ansa del Mezzano;Ansa del F. Trebbia;Isole ENEL e Maggi;Ansa del Pontone;Area del Gargatano;Isola De Pinedo;Area dell'Isola Serafini;Area dell'Isolone deserto;Lancone di Villanova.T. Boriacco;

Subunità del Fiume Po meandriforme ed antico

Comuni: Caorso, Monticelli, Castelvetro.Agglomerati minori: Soarza, Olza

Compresenza di colture estensive (seminativo) e intensive (frutteti). Sistema insediativo accentrato costituito da nuclei organizzati secondo schemi morfologici lineari lungo le strade di minor importanza che portano agli antichi approdi fluviali; le tipologie edilizie sono a schiera, prevalentemente di origine rurale.

PPGR – VAS - Marzo 2003 74

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Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio dell’Alta Pianura Piacentina

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze storico culturali naturalistiche

Subunità dell’alta pianuraAgazzano, Alseno, Borgonovo, Cadeo, Calendasco, Carpaneto, Castell'Arquato, Castel San Giovanni, Fiorenzuola, Gazzola, Gossolengo, Gragnano, Piacenza, Podenzano, Ponte dell'Olio, Pontenure,Rivergaro, Rottofreno, S. Giorgio P.no, Sarmato, Vigolzone

393.62

45 - 200 m. s.l.m.

Ambito non particolarmente diversificato dal punto di vista dell'uso del suolo: la coltura dominante é quella estensiva di tipo seminativo, caratterizzata dalla presenza di residui dell'antica partizione poderale quali filari di gelsi, Rovere e Farnie, Rovere e Roverella, da parchi e giardini di pertinenza di edifici e, nei centri abitati, da spazi verdi di valenza urbana. Pianura occidentale, caratterizzata da piccoli centri a carattere rurale Insediamenti agricoli di dimensione medio-grande, costituiti in prevalenza da corpi edilizi ad "L". Pianura orientale caratterizzata da maggiore presenza di centri urbani dotati di nucleo storico di medie dimensioni, di tipo compatto o lineare, e dalla diffusione di insediamenti agricoli sparsi con tipologia a corte aperta o chiusa di grande interesse storico-culturale.

Fontanili nell'area compresa tra il sud della via Emilia, il Nure e il Chiavenna.Subunità dell’alta pianura

centuriata75 - 160 m s.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 75

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Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio della Bassa Pianura Piacentina

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze

Subunità della Bassa Pianura

Besenzone, Cadeo, Caorso, Carpaneto, Cortemaggiore,Fiorenzuola, Monticelli, Pontenure, S.Pietro in Cerro, Villanova

45 – 78 m s.l.m.

L’elemento insediativo prevalente è costituito dalle cascine con corte a "U" o chiuse, disseminate sul territorio in modo rarefatto lungo assi stradali di antica, o al centro di poderi costituiti da vasti territori, frutto delle bonifiche agrarie portate a termine negli anni Trenta. Lo schema di appoderamento prevalente é quello dei campi aperti, indotto dalla massima diffusione delle colture di tipo seminativo.

Gli elementi di valore culturale sono rappresentate dalle Cascine, ville rurali parchi, gli edifici religiosi, le antiche partiture agricole, gli elementi della centuriazione ancora riconoscibili, le strutture idrauliche connesse alla rete di bonifica, i ponti di accesso ai poderi. Emergenze naturalistiche rappresentate dalla presenza di una fascia di fontanili in corrispondenza del limite meridionale dell'area

Subunità della Bassa Pianura Centuriata

158.2

40 – 65 m s.l.m.

Subunità della Pianura delle Bonifiche

40 - 45 m s.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 76

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Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio della Pianura Parmense

Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze storico culturali naturalistiche

Alseno, Besenzone, Cortemaggiore, Fiorenzuola, S. Pietro in Cerro, Villanova

46.2135 - 60 m s.l.m.

Assenza di formazioni accentrate significative, sostituite da insediamenti rurali di piccole dimensioni, organizzati in formazioni lineari lungo le strade ed i corsi d'acqua, e costituiti da corpi edilizi semplici, assenza di formazioni accentrate significative, sostituite da insediamenti rurali di piccole dimensioni, organizzati in formazioni. I percorsi panoramici si sviluppano sugli argini principali dei torrenti Arda e Ongina.

Antiche partiture agricole, centuriazioni, isole fluviali, lanche, stagni fontanili

Unità di paesaggio Fluviale

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze storico culturali naturalistiche

Subunità dell’Alto Corso del torrente Tidone

Agazzano, Bobbio, Borgonovo, Calendasco, Coli, Gazzola, Gossolengo,Gragnano, Nibbiano, Pecorara, Pianello, Rivergaro, Rottofreno, Sarmato, Travo Alseno, Bettola, Castell'Arquato, Fiorenzuola, Lugagnano, Piacenza, Podenzano,Ponte dell'Olio, Pontenure, S. Giorgio P.no, Vigolzone

127.49

165 – 280 m s.l.m.

Gli insediamenti sorti ai margini degli ambiti fluviali sono in prevalenza di tipo agricolo costituiti da corpi edilizi che testimoniano una "recente" antropizzazione dei territori perifluviali. Lungo il fiume Trebbia sono presenti insediamenti di particolare interesse storico-architettonico. In questa zona i territori rivieraschi, in relazione all'ampiezza della valle, sono stati interessati da recenti insediamenti di tipo turistico, caratterizzati da una morfologia a trama reticolare di edifici isolati di tipo uni/bifamiliare.

Le emergenze di valore paesistico ambientale sono rappresentate da:Area alla foce del TidoneTratto da Canneto alla foce del TrebbiaTratto da Folignano alla foce del Nure

Subunità del Basso Corso del torrente Tidone

65 – 165 ms.l.m.

Subunità del Medio Corso del Fiume Trebbia

130 - 280 m s.l.m

Subunità del Basso Corso del Fiume Trebbia

50 – 130 ms.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 77

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Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio Fluviale

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze storico culturali naturalistiche

Subunità del Medio Corso del torrente Nure

127.49

205 – 335 ms.l.m.

Subunità del Basso Corso del torrente Nure

50 – 207 ms.l.m.

Subunità dell’Alto Corso del torrente Arda

170 – 240 ms.l.m.

Subunità del Medio Corso del torrente Arda

85 – 175 ms.l.m.

Unità di paesaggio del Margine Appenninico Occidentale

Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Agazzano, Borgonovo, Castel San Giovanni, Gazzola, Pianello, Piozzano, Rivergaro, Travo,

117.19160 - 580 m s.l.m.

unità di paesaggio costituisce un ambito di transizione tra la pianura e la collina ed è caratterizzata dalla presenza di insediamenti agricoli a corte che si sono spesso evoluti in aggregazioni complesse. Il paesaggio è fortemente caratterizzato dalla diffusa presenza di sistemi di fortificazione, di notevole interesse storico ed architettonico, posizionati in punti strategici per il controllo dell'accesso al territorio.

sistemi di fortificazione (castelli,torri,luoghi fortificati)

PPGR – VAS - Marzo 2003 78

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Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio del Margine Appenninico Orientale

Subunità Comuni interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità del margine appenninico orientale

Alseno, Carpaneto, Castell'Arquato, Gropparello, Lugagnano, Ponte dell'Olio, S. Giorgio P. no

171.89

80 – 410 m s.l.m.

L'edificazione sparsa nei pressi dei centri di Castell'Arquato e di Lugagnano, si organizza in sistemi insediativi ad anfiteatro,La zona é caratterizzata da incisioni vallive più imponenti, parallele all'andamento degli alvei dei torrenti principali e interessate da fenomeni di dissesto e di erosione imponenti (calanchi nelle argille di Lugagnano

- Area di Castione - Collina di Castell'Arquato, Lugagnano e Gropparello - Area ad Est di Castell’Arquato

Subunità del margine appenninico orientale

220 - 575 m s.l.m.

- Collina di Castell'Arquato, Lugagnano e Gropparello - Area ad Est di Castell'Arquato

Unità di paesaggio dell’Oltrepo’ Pavese

Subunità Comuni interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità del basso Oltrepo’ pavese

Borgonovo, Caminata, Castel San Giovanni, Nibbiano, Ziano P.no

79.23

90 – 300 ms.l.m.

Il paesaggio è definito, nella parte più prossima alla pianura, da costoni a sommità piatta, più o meno ampi, che si protendono verso il sistema terrazzato del pedemonte. Il paesaggio più a monte (Alto Oltrepò pavese) è costituita é costituita da un paesaggio formato da morbide collineL'Unità di Paesaggio é fortemente caratterizzata dalla presenza della coltura vitivinicola altamente specializzata.

Subunità del medio Oltrepo’ pavese

215 – 490 ms.l.m.

Subunità dell’alto Oltrepo’ pavese

190 – 660 ms.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 79

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio dell’Alta Collina

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità della collina della Val Tidone e Val Luretta

Bettola, Bobbio, Gazzola, Gropparello, Lugagnano, Pecorara, Pianello, Ponte dell'Olio, Piozzano,Rivergaro,Travo, Vernasca, Vigolzone

288.84

200 – 720 ms.l.m.

L’intero sistema è caratterizzato dalla diffusa presenza di un sistema di torri e luoghi fortificati, inoltre nel comune di Travo è accertata la presenza di aree di interesse archeologico risalenti al periodo neolitico.

- Area del Monte Aldone - Rocca d'Olgisio- Area delle valli del Luretta, Trebbia e Tidone

Subunità della collina della Val Trebbia e Val Nure

330 – 865 ms.l.m.

- Area del M. Pillerone- Area delle valli del Luretta, Trebbia e Tidone- Area di Spettine- Area di Monte Santo- Area di Monte Dinavolo

Subunità delle Pietre Marcia e Parcellara

235 – 835 ms.l.m.

- Area della Pietra Parcellara e della Pietra Marcia

Subunità della collina della Val Chero e Val d’Arda

165 – 575 ms.l.m.

- Area ad Est di Castell'Arquato

PPGR – VAS - Marzo 2003 80

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio della Val Trebbia

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità di Pecorara e dell’Alto torrente Tidone

Bettola, Bobbio, Caminata, Coli, Farini, Nibbiano, Pecorara, Pianello, Piozzano, Travo

212.08

195 – 715 ms.l.m.

L'Unità di Paesaggio si caratterizza per la varietà della struttura litologica e paesaggistica, con alternanza di vallate ampie e versanti non eccessivamente acclivi (conca di Bobbio) e valli più aspre con versanti acclivi (Valle del Perino).La zona a ovest del Trebbia é caratterizzata dalla presenza di colture seminative, localizzate ai margini dei centri abitati e di formazioni boscose di dimensioni non significative. La zona a est del fiume Trebbia é invece caratterizzata dalla diffusione dei boschi con alcune macchie consistenti di faggio.

- Area del M. Bissolo e Trebecco - Area delle valli del Luretta, Trebbia e Tidone

Subunità di Bobbio e Mezzano

330 – 865 ms.l.m.

- Ambito comprendente: Sassi Neri, Monte Groppo, Pietra di Corvo, Monte Pradegna, Grotta di S. Colombano, Monte Barberino, (Forra di Barberino, linea di Faglia)- Finestra tettonica dell'Aveto e del Trebbia - Area delle valli del Luretta, Trebbia e Tidone. - Area di Monte Pradegna e Pan Perduto

Subunità del gruppo ofiolitico del M. Capra

235 – 835 ms.l.m.

- Area di Monte Barberino e M. S. Agostino - Costa del Monte Capra

Subunità di Coli e della Val Perino:

160 – 575 ms.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 81

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio dell’Alta Val Trebbia

Subunità Centri storici interessati Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità del Monte Penice

obbio, Cerignale, Coli, Cortebrugnatella, Ferriere, Ottone

224.63

300– 1460m s.l.m.

Il corso del Trebbia é caratterizzato dalla presenza di meandri (tra Bobbio e Marsaglia) profondamente incisi nella roccia.L'intera vallata dell'Aveto è particolarmente suggestiva per il paesaggio asproLa Sub Unità del Monte Penice é caratterizzata dalla presenza di impianti sciistici ed insediamenti di tipo turistico-ricettivo.

Area del Monte Penice

Subunità dei Meandri di San Salvatore

280– 1430m s.l.m.

- Meandri di S. Salvatore

Subunità dell’Alta Val Trebbia

325– 1420m s.l.m.

- Area del Monte delle Tane e zona a maggiore altitudine della Val Trebbia - Corso del fiume Trebbia a monte del torrente Aveto

Subunità dell’Alta Val D’Aveto

390– 1575m s.l.m.

- Zona a maggiore altitudine della Val d' Aveto

Unità di paesaggio della Val Boreca

Centri storici interessatiSup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Ottone, Zerba 80,33400 - 1650 m s.l.m.

L’Unità è caratterizzata da un territorio montuoso con pendenzeprevalenti superiori al 50%, che concorrono alla formazione di gole montane e meandri incassati, in cui sono presenti cime tra le più alte dell'Appennino Ligure-Emiliano. Il sistema insediativo é costituito da nuclei compatti di medie dimensioni a bassa densità territoriale, localizzati prevalentemente negli ambiti in cui il territorio possiede pendenze

I beni culturali sono costituiti prevalentemente dagli stessi nuclei, dal centro storico di Zerba e da alcune pievi.

PPGR – VAS - Marzo 2003 82

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio della Val Nure

Subunità Centri storici interessati

Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità di Bettola

Bettola, Farini, Ferriere 197,17

320 – 930m s.l.m.

L'Unità di Paesaggio corrisponde al territorio gravitante attorno all'alto corso del Torrente Nure paesaggisticamente caratterizzato da un'ampia vallata, nella sua porzione nord (zona di Bettola), la quale tende a restringersi procedendo verso sud, ove confluiscono in essa corsi d'acqua minori (T. Groppoducale, T. Camia, Rio Rossana, T. Lobbia, T. Lavaiana).Caratteristica della zona é l'anomala direzione del T. Lavaiana, da N-E verso S-O, interpretata come probabile relittomorfologico dell'antica direzione del T. Nure,

Subunità di Olmo375– 1320m s.l.m.

Area di Olmo

Subunità di Farini1430– 435m s.l.m.

Unità di paesaggio dell’Alta Val NureCentri storici interessati

Sup.tot.(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Farini, Ferriere 197,17510 - 1800 ms.l.m.

Il territorio é quasi totalmente non antropizzato. Il settore più meridionale della vallata é caratterizzato dall'affioramento di imponenti rilievi ofioliticie e dalla cima più elevata del territorio piacentino: il monte Maggiorasca (m. 1799) di natura calcareo-marnosa.

- Area del lago Nero- Area del M. Ragola, M. Ragolino , laghi Bino e Moo

PPGR – VAS - Marzo 2003 83

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 25Unità di paesaggio dell’Alta Val d’Arda

Subunità Centri storici interessati

Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Subunità del Parco Provinciale

Bettola, Gropparello, Lugagnano, Morfasso, Vernasca

142,43

300– 1325m s.l.m. Ad eccezione della zona di testata

dell'Arda che é caratterizzata da asperità brulle e frastagliate, le forme sono arrotondate, con presenza di morfologia blanda e vallate ampie dai versanti poco acclivi.

-Parco Provinciale

Subunità di Morfasso1340- 335m s.l.m.

- Area a sud-ovest del Parco Provinciale - Area del M. Menegosa

Subunità della Val D’Arda sud-orientale

500– 1070m s.l.m.

- Lago di Mignano, Rocca Casali e rilievi lungo il confine provinciale - Val Borla

Unità di paesaggio dei sistemi urbanizzati

Subunità Centri storici interessati

Sup.tot(kmq)

Altitudine Caratteristiche Emergenze di valore paesistico ambientale

Sistema urbanizzato di Piacenza e S. Nicolò

Alseno, Borgonovo, Cadeo, Calendasco, Castel San Giovanni, Castelvetro, FiorenzuolaMonticelli, Piacenza, Rottofreno, Sarmato

77,63

45 – 85m s.l.m.

Il sistema insediativo é caratterizzato dalla presenza di centri ad alta valenza urbana, il cui assetto morfologico é stato fortemente condizionato dall'impianto del nucleo storico originario e dalla struttura del reticolo dei collegamenti viari con il territorio. Gli insediamenti storici principali sono localizzati su dossi che li hanno preservati dalle frequenti alluvioni del Po e dei suoi affluenti appenninici.

Sistema urbanizzato di Castel S. Giovanni, borgonovo e Sarmato

70 – 110m s.l.m.

fontanili e risorgive.

Sistema urbanizzato di Fiorenzuola, Cadeo e Alseno

60 – 100m s.l.m.

fontanili e risorgive.

Sistema urbanizzato di Castelvetro e Mnticelli

38 – 43m s.l.m.

PPGR – VAS - Marzo 2003 84

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

6.7 Rischi naturali e antropici

6.7.1 Rischio idrogeologico

L’Appennino Emiliano è, con grande probabilità, la zona più franosa d’Italia. Alcuni comuni emiliani presentano percentuali del territorio in frana superiori al 40 % e uno al di sopra del 50% (Farini d’Olmo). La percentuale totale dei dissesti rappresenta quantitativamente ciò che viene definito come Indice di Franosità, ossia il rapporto tra superfice di territorio afflitto da frane in relazione all’estensione complessiva dell’entità territoriale presa in considerazione (es: Provincia, Comune,). È quindi un parametro che ci permette di quantificare la probabilità del verificarsi di frane all’interno di un certo territorio e quindi la pericolosità relativa propria di quel territorio.La quasi totalità dei danni da frana dipende dalla riattivazione di corpi franosi la cui genesi è legata alle vicissitudini remote dell’Appennino. Gran parte di questi corpi di frana si sono generati in occasione di fasi ed eventi climatici (e forse tettonici) estremi, verificatisi migliaia di anni fa. Ci sono motivi per ritenere che le grandi frane dell’alto Appennino emiliano abbiano età che possa anche superare gli 8.000 anni. La provincia di Piacenza ha un’alta percentuale di frane quiescenti e dopo, la provincia di Parma, ha la maggiore superficie interessata da dissesti (474 km2).

PPGR – VAS - Marzo 2003 85

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Superficie totale Provincia - km2

Superficie territorio collinare-montano - km2

Superficie totale dei dissesti

% totale dei dissesti

Superficie totale frane attive + crollo

% frane attive + crollo

Superficie totale frane quiescenti

% frane quiescenti

Superficie totale scivolamento in blocchi

% scivolamento in blocchi

Numero totale dissesti

2.587

1.780

474

26,6

75

4,2

338

19,0

2

0,1

3.673

Figura 5 Carta della Franosità dei Comuni della Provincia di Piacenza

PPGR – VAS - Marzo 2003 86

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

6.7.2 Rischio di incendi

La superficie forestale della provincia di Piacenza occupa circa il 30% del territorio.Le foreste comunque, non presentano caratteristiche di particolare propensione agli incendi, inquadrate come sono in un ambito fitoclimatico generalmente intermedio, sufficientemente fresco e umido.Tuttavia la diffusa presenza umana e la rete abbastanza fitta di infrastrutture viarie aumentano il rischio di incendi, in particolare quando si verificano periodi di scarsa piovosità associati a forte ventosità.Nel corso del 1997 la superficie interessata dagli incendi è stata di 174 ha, contro una media ponderata nei 16 anni precedenti di circa 180 ha.I comuni maggiormente interessati dal fenomeno degli incendi recentemente sono stati: Ferriere, Ottone, Farini, Bettola, Bobbio.Gli incendi forestali in questa regione provocano solo raramente effetti devastanti, in quanto, anche in concomitanza con eventi climatici particolarmente sfavorevoli, molte cenosi vegetazionali (faggete, castagneti, eccetera) sono per natura abbastanza "fresche" per "resistere" al passaggio delle fiamme, che difficilmente intaccano i tronchi e le chiome.Il tipo di incendio più comune è infatti quello basso, che tende a bruciare la lettiera e il sottobosco (comunque con grave danno per l'intero sistema biologico e pedologico della cenosi) danneggiando il colletto e le parti basse della chioma, ma senza compromettere la vita degli alberi più sviluppati.Per quanto riguarda le cause sono totalmente riconducibili all’azione umana, volontaria o involontaria; le eccezioni sono limitate a cause sconosciute, forse naturali (per esempio fulmini) per quanto poco probabili e, in ogni caso, non facilmente verificabili.Nella Tabella E. 26 sono riportati gli indici di rischio incendi boschivi e di pericolosità potenziale (calcolati sulla superficie incendiata negli ultimi 16 anni), per la provincia di Piacenza dalla quale si evince un indice di vulnerabilità marcata e come gran parte dei boschi dei comuni dell’Appennino sono a rischio marcato di incendio.16

16 Per rischio di incendio si intende la valutazione della pericolosità combinata con la predisposizione del bosco ad incendiarsi, compreso il fattore umano, finalizzata alla previsione del fenomeno nel futuro prossimo. Viene considerato pericolo di incendio la proprietà intrinseca di un bosco ad essere percorso dal fuoco in base ai fattori fisico-ambientali che predispongono, in particolare, le modalità di propagazione del fuoco stesso. Nel calcolo della pericolosità i parametri che vengono considerati sono: il tipo di vegetazione, l'esposizione del versante, l'altitudine sul livello del mare e la presenza di viabilità. Di conseguenza sono stati attribuiti codici di pericolosità potenziale: Pericolo debole: presenza di boschi, arbusteti, praterie ed incolti cespugliati in versante esposto a settentrione, privo di strade; Pericolo tra debole e moderato: presenza di querceti, arbusteti, praterie ed incolti cespugliati in versante esposto a meridione e collocato tra i 600 e i 1000 m s.l.m.; Pericolo moderato: presenza di querceti, arbusteti, praterie ed incolti cespugliati in versante esposto a meridione e collocato al di sotto dei 600 m s.l.m. (dove massima è la densità demografica e infrastrutturale); Pericolo marcato: presenza di querceti, arbusteti, praterie ed incolti cespugliati vicini a strade sotto i 1000 m s.l.m. e presenza di soprassuoli a conifere, di qualsiasi tipo e a tutte le quote.L’indice di vulnerabilità si ottiene dalla statistica degli eventi.

PPGR – VAS - Marzo 2003 87

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 26Provincia di Piacenza – Indice di vulnerabilità effettiva 1.69 “marcata”

ComuniSuperficie boscata (ha)

Indice pericolo Indice rischioValutazione previsionale

Borgonuovo Val Tidone

0,20 0,34 Rischio debole

Agazzano 0,30 0,51 Rischio deboleS.giorgio Piacentino 0,30 0,51 Rischio deboleCarpaneto Piacentino

0,40 0,68 Rischio debole

Alseno 0,50 0,85 Rischio deboleCastell'arquato 0,50 0,85 Rischio deboleZiano Piacentino 0,50 0,85 Rischio deboleGazzola 0,60 1,02 Rischio deboleRivergaro 0,80 1,36 Rischio moderatoNibbiano 0,89 1,51 Rischio moderatoVigolzone 0,89 1,51 Rischio moderatoPianello Val Tidone 0,95 1,61 Rischio moderatoCaminata 1,00 1,69 Rischio moderatoGropparello 1,00 1,69 Rischio moderatoLugagnano Val d'Arda

1,00 1,69 Rischio moderato

Piozzano 1,10 1,86 Rischio moderatoPonte dell'olio 1,17 1,98 Rischio moderatoVernasca 1,41 2,39 Rischio marcatoZerba 1,43 2,42 Rischio marcatoPecorara 1,45 2,46 Rischio marcatoCerignale 1,46 2,47 Rischio marcatoFerriere 1,50 2,54 Rischio marcatoTravo 1,50 2,54 Rischio marcatoOttone 1,52 2,57 Rischio marcatoColi 1,58 2,68 Rischio marcatoMorfasso 1,61 2,73 Rischio marcatoFarini d'olmo 1,65 2,80 Rischio marcatoBettola 1,73 2,93 Rischio marcatoCorte Brugnatella 1,85 3,13 Rischio marcatoBobbio 1,88 3,18 Rischio marcato

6.8 Considerazioni sintetiche

Con riferimento ai diversi ambiti caratterizzanti il territorio della Provincia, si riportano nel seguito descrizioni delle criticità di tipo antropico e naturale.In Provincia di Piacenza, le criticità di tipo antropico, riscontrate negli ambiti fluviali, si riconducono principalmente all’elevata antropizzazione del territorio, che evidenzia la necessità di controllo e depurazione degli scarichi civili e industriali (oltre che una limitazione nell’uso di concimi e diserbanti in agricoltura), alla sostituzione dei manufatti idraulici, alla demolizione dei ponti e loro sostituzione con elementi prefabbricati.

Oltre a queste criticità si aggiunge anche la localizzazione delle espansioni di tessuti residenziali e/o produttivi lungo le sponde o comunque nell'ambito delle aree di paleoalveo; l’interruzione, con infrastrutture o barriere fisiche, dell'originario rapporto tra l'edificato e la zona fluviale; la modificazione delle sponde con conseguente

PPGR – VAS - Marzo 2003 88

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

degrado del profilo della costa fluviale e nuova edificazione nell'immediato contesto (cantieristica, impianti tecnologici, arginature, infrastrutture viarie).

Le criticità naturali sono causate dall’assenza di habitat vegetazionali naturali (tranne in ristretti ambiti ripariali e perifluviali), dalla graduale rarefazione della vegetazione naturale o seminaturale del paesaggio agricolo risulta ridotta a pochi lembi residuali, a causa della progressiva trasformazione delle pratiche agronomiche da colture di tipo estensivo a colture di tipo intensivo; dalla progressiva perdita o abbandono degli elementi idro-morfologici invarianti (lanche, alvei abbandonati, paleoalvei); dalla perdita o riduzione della forma ittica e della vegetazione fluviale; dal rischio di impoverimento della portata di acqua a causa del prelievo a monte ad uso irriguo con ripercussioni negative dal punto di vista paesistico ed ambientale.Inoltre le zone umide, non adeguatamente individuate e classificate, sono soggette al rischio di bonifica sia per fini agricoli che di sistemazione del terreno.La tendenza alla scomparsa dell'acqua in superficie porta ad una percezione alterata delle zone umide, che tendono ad unirsi visivamente con l'ambiente circostante.

Le criticità emerse dall’analisi degli ambiti di pianura anche in questo caso possono essere distinte in criticità di tipo antropico e di tipo naturale.Appartengono alla prima categoria lo snaturamento delle logiche insediative originarie e crescita di tessuti edilizi disomogenei a quelli esistenti, con la completa saturazione delle aree libere residuali; la crescita di zone produttive e commerciali di forte impatto visivo secondo reticoli viari ortogonali spesso indifferenziati rispetto al contesto paesaggistico sia rurale che urbano; la saturazione dei cunei agricoli nel tessuto urbano con conseguente interruzione dei corridoi ecologici e soprattutto la cancellazione dei caratteri originali delle emergenze storico-architettoniche (come per esempio l’ edilizia fortificata, l’edilizia religiosa, l’edilizia rurale), a causa di interventi edilizi distruttivi o di rasformazioni dei caratteri architettonici peculiari; a questo si unisce anche il degrado dovuto all'abbandono di molte architetture storiche.

Altro fenomeno critico che si riscontra nella bassa e alta pianura è l’ampliamento delle corti rurali mediante aggregazione di elementi in modo disorganico rispetto allo schema morfologico originario e mediante utilizzo di materiali dissonanti o fuori "scala" rispetto a quelli dell'insediamento esistente;

Le criticità di tipo naturale sono rappresentate in primo luogo dal rischio di esondazione delle aree golenali dei corsi d’acqua e dei terrazzi marginali inferiori ad essi, specie in concomitanza con eventi di piena rilevanti (fatto che deriva anche da una serie di squilibri idraulici, innescati per lo più da cause antropiche, come attività estrattive, opere di regimazione idraulica, prelievi idrici). Un fattore che incide sul paesaggio della pianura è il progressivo abbandono degli elementi idro-morfologici invarianti (quali risorgive e fontanili, alvei abbandonati, paleoalvei); gli habitat vegetazionali e naturali risultano sempre più confinati in ristretti ambiti ripariali, e marginali, così come la vegetazione naturale del paesaggio agricolo che risulta ridotta a pochi lembi residuali (a causa della progressiva trasformazione delle pratiche agronomiche da colture di tipo estensivo a colture di tipo intensivo). La carente manutenzione e la perdita dei singoli elementi vegetali con la concomitante perdita dell’immagine complessiva delle aree verdi e dei giardini storici.Il paesaggio risente anche lenta distrizione del sistema dei “Filari” e dell’eliminazione progressiva dei resti dell'appoderamento a campi chiusi.

Le criticità di cui risente l’area appenninica e valliva sono attribuibili allo sfruttamento turistico intensivo attraverso la nuova edificazione, all’inserimento di nuovi edifici non

PPGR – VAS - Marzo 2003 89

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

coerenti con il sistema insediativo, agli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente dissonanti dalle tipologie e dai materiali tipici della zona, che comportano cancellazione dei caratteri originari delle emergenze storico-architettoniche a causa di interventi distruttivi o di microtrasformazioni dei caratteri architettonici peculiari; la presenza diffusa di elementi "intrusivi" quali elettrodotti e cavidotti ed in genere impianti tecnologici, con possibile alterazione della morfologia e dello stato di naturalità dei luoghi e con effetti negativi dal punto di vista percettivo; l’abbandono della manutenzione e dell'attività di raccolta di prodotti del sottobosco, dovuta alla cessazione delle attività agropastorali e la progressiva inaccessibilità e scomparsa dei sentieri. Criticità al patrimonio naturalistico sono date dalla diminuzione della funzione di protezione idrogeologica del territorio, nel caso di bosco degradato e di forti tagli; dalla progressiva colonizzazione spontanea del bosco che si abbassa di quota, con possibilità di aggressione anche di nuclei di antica formazione e dall’impoverimento delle varietà di specie arboree presenti con la prevalenza delle specie dominanti.

La tabella di seguito riportata sintetizza gli elementi di criticità e i punti di forza della Provincia di Piacenza.

PPGR – VAS - Marzo 2003 90

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 27Criticità Punti di forzaElevata pressione antropica nella zona di pianura, che ha determinato un notevole livello di degrado ambientale (anche se inferiore rispetto a quello di altre realtà territoriali del sistema padano).

Buona qualità delle acque superficiali del Trebbia.

Inquinamento dei corsi d’acqua a causa delle emissioni provocate dagli insediamenti civili e produttivi (specie con riguardo al reticolo idrico minore nelle zone ad alto impatto urbanistico).

Buona qualità e disponibilità delle risorse idriche sotterranee nel bacino del Trebbia.

Degrado delle risorse idriche sotterranee sia a seguito dell’aumento dei prelievi che a seguito del diffondersi degli inquinanti

Spiccata vocazione in campo agricolo e zootecnico, con specializzazioni particolari nella frutticoltura, nell’aglio, nel pomodoro, nel lattiero-caseario della Bassa Val d’Arda (comuni di Villanova, Castelvetro e Monticelli)

Espansione dello sviluppo residenziale diffuso (seconde case) ed aumento della pressione sulle risorse naturali (rischio di estendere nel territorio rurale e montano lo stesso modello di consumo dell’ambiente che ha accompagnato l’urbanizzazione selvaggia delle città)

Val d’Arda Val d’Ongina: forte vocazione in campo agricolo (sub-area di Cortemaggiore, con i centri satelliti di Besenzone e S. Pietro in Cerro); rilevanti specificità soprattutto a livello turistico, sia per le emergenze di carattere storico-architettonico (Castell’Arquato) sia per le specificità ambientali/naturali (in particolare la Riserva Paleontologica) e termali (Bacedasco).

Abbandono dell’agricoltura che determina una riduzione del presidio puntuale del territorio e delle azioni indispensabili di regimazione delle acque superficiali.Spopolamento delle zone interne appenniniche all’origine di fenomeni di abbandono e dissesto del territorio oltre che di scarsa tutela ambientalePresenza di cause “naturali” di dissestoPolo energetico piacentino: vocazione specifica nel campo dell’energia elettrica dell’area piacentina per la presenza di un complesso sistema di impianti di produzione e da un mix di centri di servizio altamente specializzati. Trasformazione a turbogas della Centrale di Piacenza Levante e della Centrale di La Casella nel rispetto degli impatti di tipo ambientale generati dagli impianti; messa a custodia protettiva passiva della centrale nucleare di Caorso (senza deposito nazionale delle scorie radioattive) e la costruzione di una nuova centrale a ciclo combinato.

PPGR – VAS - Marzo 2003 91

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

7 QUARTA FASE: VALUTAZIONE DEGLI OBIETTIVI

In questa fase si valutano le implicazioni, dal punto di vista ambientale, delle priorità di sviluppo previste dal Piano, e il grado di integrazione delle problematiche ambientali nei rispettivi obiettivi, priorità, finalità e indicatori. Viene analizzata in quale misura la strategia definita nel documento agevoli od ostacoli lo sviluppo sostenibile della Provincia/Regione in questione. Si analizzano e is mettono a confronto i seguenti scenari

lo Scenario 0 corrisponde allo stato di fatto all’anno 2001 lo Scenario PPGR corrisponde l’applicazione delle previsioni di Piano a

regime all’anno 2005-2012, salvo indicazioni specifiche riportate caso per caso.

L’Obiettivo “0” - Stato attuale della produzione di rifiuti è utilizzato come riferimento dello Scenario O di seguito riportato.

Obiettivo 1 Riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti

Indicatore 1a Caratteristicheproduzione di rifiuti urbani [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGR2005 2012

t/anno 151014 151800kg/abitante·anno 566 568

- 5/-8variazione % rispetto a produzione in t/a anno 2001

- +0.5

Indicatore 1b Caratteristicheestensione della pratica dell’autocompostaggio

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[ ] misura diretta[X] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

PPGR – VAS - Marzo 2003 92

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRn° di abitanti coinvolti n.d. 40889% abitanti coinvolti su popolazione provinciale Stima <3 15.3Indicatore 1c Caratteristicheaccordi volontari/di programma con enti, associazioni di categoria, operatori economici

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[ ] misura diretta[X] misura indiretta

[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Obiettivo 2 Recupero

Indicatore 2a Caratteristicherifiuti intercettati dai servizi di raccolta differenziata [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a 41017 73222% su produzione rifiuti provinciale 27,2 49,6

Indicatore 2b Caratteristicherifiuti intercettati dalle raccolte differenziate [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGR% rifiuti intercettati da raccolta organico su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

29 60

% rifiuti intercettati da raccolta verde su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

50

% rifiuti intercettati da raccolta carta e cartone su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

33,3 30-6018

% rifiuti intercettati da raccolta plastica su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

10 15-2518

% rifiuti intercettati da raccolta vetro su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

57 37-6718

17 rifiuti urbani al netto dei rifiuti assimilati18 in funzione dei servizi

PPGR – VAS - Marzo 2003 93

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Indicatore 2c Caratteristicheabitanti serviti dalle raccolte differenziate [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[ ] misura diretta[X] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGR% abitanti serviti da raccolta organico su popolazione provinciale

Stima <20 85

% abitanti serviti da raccolta verde su popolazione provinciale

80 85

%abitanti serviti da raccolta carta e cartone su popolazione provinciale

95 100

% abitanti serviti da raccolta plastica su popolazione provinciale

90 100

% abitanti serviti da raccolta vetro su popolazione provinciale

>95 100

Indicatore 2d Caratteristicherifiuti avviati a compostaggio [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a rifiuti avviati a compostaggio da RD urbani 14469 31780

Indicatore 2e Caratteristichepotenzialità impiantistica di compostaggio presente in provincia

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a 8500019 32000

19 impianto per rifiuti speciali

PPGR – VAS - Marzo 2003 94

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Indicatore 2f Caratteristichecompost da rifiuti prodotto e commercializzato

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a 2200020 1430021

mc/a 4400020 2860021

Indicatore 2g Caratteristicheaccordo di programma compostatori – associazione agricoltori

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[ ] misura diretta[X] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Indicatore 2h Caratteristichepotenzialità di recupero di rifiuti inerti [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRn° di impianti trattamento fisso

Autorizzati ex art. 33 DL 22/971 4

20 solo R.S.21 solo R.U.

PPGR – VAS - Marzo 2003 95

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Indicatore 2i Caratteristichecomuni prevedono nei capitolati d’appalto delle opere di propria competenza l’utilizzo di materiali inerti riciclati

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Indicatore 2j Caratteristicherifiuti avviati a recupero energetico [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a rifiuti avviati a recupero energetico in impianti di trattamento termico dedicati

0 90000

Obiettivo 3 Gestione unitaria del sistema di gestione dei rifiuti urbani

Indicatore 3a Caratteristicherealizzazione impianti di trattamento e di smaltimento

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Indicatore 3b CaratteristicheGestione unitaria dei servizi di raccolta e trasporto

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO In parte SI

PPGR – VAS - Marzo 2003 96

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Indicatore 3d CaratteristicheGestione unitaria dei servizi di recupero/smaltimento

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO In parte SI

Obiettivo 4 Definizione di un sistema di gestione per i rifiuti speciali e speciali pericolosi che consenta di soddisfare il principio di prossimità

Indicatore 4a Caratteristicheverifica e aggiornamento dei fabbisogni individuati nel P.P.G.R.

[X] confronto alternative[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Obiettivo 5 Individuazione di localizzazioni che consentano il contenimento delle ricadute ambientali delle azioni del Piano attraverso il rispetto delle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale

Indicatore 5a Caratteristicheimpianti conformi ai criteri localizzativi [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 022 Scenario PPGR 23

n° impianti di discarica per rifiuti non pericolosi 0 24 3

22 Riferimento: vincoli e limitazioni secondo quanto riportato nell’Allegato R PTCP - Fattori escludenti per tipologie d'impianto-al di fuori dei casi di ampliamento di impianti per rifiuti urbani già autorizzati in aree perimetrate dal previgente piano rifiuti e confermate dal PPGR. Ci si riferisce ai soli vincoli cartografati nella Tavola VR2.2 - “Aree non idonee per tipologia d’impianto” del PTCP.23 Riferimento: Norme tecniche PPGR, artt. 3 e 724 Delle 4 discariche per rifiuti non pericolosi esistenti, 2 si ubicano completamente in aree non idonee e 2 solo parzialmente sono in area non idonea

PPGR – VAS - Marzo 2003 97

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

n° impianti di discarica per rifiuti pericolosi 0 0n° impianti di compostaggio 1 1n° impianti di trattamento termico 0 1

% impianti di discarica per rifiuti non pericolosi 0% 100%% impianti di discarica per rifiuti pericolosi - -% impianti di compostaggio 0% 100%% impianti di trattamento termico 0% 100%

Obiettivo 6 Individuazione delle misure atte a impedire eventuali effetti negativi o a mitigare gli impatti delle scelte di Piano ritenute comunque preferibili

Indicatore 6a Caratteristicherifiuto avviato a discarica tal quale [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/a 109997 158025

% su produzione rifiuti 72,8 1

Obiettivo 7. Promozione di sistemi tendenti a ridurre la produzione e la pericolosità di rifiuti speciali

Indicatore 7a Caratteristicheproduzione dei R. S. (pericolosi e non) [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/anno 372196 n.d26

25 rifiuti dei 5 Comuni montani per i primi 5 anni di vigenza del piano

26 il PPGR ha individuato le azioni per

la riduzione e la pericolosità di rifiuti speciali provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione la massimizzazione dell’attività di recupero di materia con la conseguente limitazione dello

smaltimento in discarica di rifiuti non trattati ma non ha quantificato gli obiettivi.

PPGR – VAS - Marzo 2003 98

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Obiettivo 8. Provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione

Indicatore 8a CaratteristicheUbicazione Impianti di smaltimento [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRKm da luoghi di produzione In parte

significativa (47%) fuori Provincia

n.d23

Obiettivo 9. Riqualificazione ed adeguamento degli impianti esistenti in modo da consentire il pieno soddisfacimento dei fabbisogni, limitando l’ampliamento

Indicatore 9a CaratteristicheIndividuazione fabbisogni impiantisci [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

Obiettivo 10. Assicurare il trattamento e lo smaltimento di rifiuti prodotti in ambito provinciale fatta salva l’opportunità di prevedere, per particolari tipologie di rifiuti, soluzioni di recupero e smaltimento a livello sovraprovinciale

Indicatore 10a CaratteristicheFabbisogni impiantistici [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRSI-NO NO SI

2

PPGR – VAS - Marzo 2003 99

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Obiettivo 11. Massimizzazione dell’attività di recupero di materia con la conseguente limitazione dello smaltimento in discarica di rifiuti non trattati

Indicatore11a CaratteristicheProduzione R.S [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/anno 372196 n.d23

Indicatore11b CaratteristicheImpianti di smaltimento [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRn. Impianti di smaltimento 0 0

Obiettivo 12. Limitazione dello smaltimento in discarica dei rifiuti assimilabili agli urbani in ragione delle loro elevate potenzialità di recupero

Indicatore 12a CaratteristicheQuantità di R.S.A. avviati a discarica [X] confronto alternative

[X] monitoraggio temporale[X] misura diretta[ ] misura indiretta[X] influenza diretta[ ] influenza indiretta

Unità di misura Scenario 0 Scenario PPGRt/anno 15087 0

Nella tabella seguente in armonia con quanto previsto dalle indicazioni contenute nei “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti” – Tabella 3 è fornito l’elenco degli obiettivi da valutare.

PPGR – VAS - Marzo 2003 100

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 28 Indicatori di riferimento

INDICATORE OBIETTIVO U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI

b) n° impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

5a(n°) S

Aumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

c) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) 1a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.d) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) 7a/11a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

e) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica6a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

f) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica12a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

g) Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneriti

h) Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

10a(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneriti

i) Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

2a(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperati

j) Quantità dei R.U. avviati all’import/export 4a (t/a) P Rispetto dell’ATOm) Quantità di rifiuto generato durante il ciclo

di vita di un prodottoKg/prodotto selezionato

P Riduzione

n) Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

5a% P 100% della superficie provinciale

o) Quantità di R.U. non pericolosi smaltiti fuori provincia escluso gli accordi di programma

3a(t/a) P

min. 0% esclusi gli accordi di programma

p) Percentuale di rifiuti smaltiti sul totale dei prodotti senza osservare il principio di prossimità

3a(%) P <10% del totale dei rifiuti prodotti

q) Percentuale di rifiuti della raccolta differenziata smaltiti anziché recuperati

2b(%) P

<5% dei rifiuti della raccolta differenziata

r) Numero di frazioni merceologiche identificate nel R.U. prodotto

N° R minimo 7 tipologie

PPGR – VAS - Marzo 2003 101

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

INDICATORE OBIETTIVO U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI

b) n° impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

5a(n°) S

Aumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

c) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) 1a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.d) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) 7a/11a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

e) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica6a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

f) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica12a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

g) Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneriti

h) Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

10a(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneriti

i) Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

2a(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperati

j) Quantità dei R.U. avviati all’import/export 4a (t/a) P Rispetto dell’ATOm) Quantità di rifiuto generato durante il ciclo

di vita di un prodottoKg/prodotto selezionato

P Riduzione

n) Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

5a% P 100% della superficie provinciale

s) Superficie aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti

5a(mq) R

Localizzare gli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti solo nelle aree idonee

t) Percentuale di riduzione del quantitativo di R.U. prodotti rispetto all’anno precedente

1a% R

min.3% sulla produzione dell’anno precedente di R.U.

ca 0.5%

u) Percentuale di raccolta differenziata sul rifiuto urbano prodotto

2

% R

dal D.Lgs 22/97anno 2001 pari al 25% del R.U. prodottoanno 2003 pari al 35% del R.U. prodotto

v) Percentuale di riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti

2

% R

PPGR – VAS - Marzo 2003 102

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

INDICATORE OBIETTIVO U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI

b) n° impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

5a(n°) S

Aumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

c) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) 1a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.d) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) 7a/11a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

e) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica6a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

f) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica12a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

g) Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneriti

h) Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

10a(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneriti

i) Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

2a(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperati

j) Quantità dei R.U. avviati all’import/export 4a (t/a) P Rispetto dell’ATOm) Quantità di rifiuto generato durante il ciclo

di vita di un prodottoKg/prodotto selezionato

P Riduzione

n) Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

5a% P 100% della superficie provinciale

w) Percentuale di aumento della quantità di rifiuti smaltiti secondo le migliori tecnologie disponibili rispetto all’anno precedente

2% R

min. 2% per ogni tipologia di smaltimento

x) Numero di accordi di programma extra – provinciali

1d

(n°) R

Informazioni minime necessarie per accordo:provincia con cui si realizza l’accordo, quantitativo concordato annualmente, scadenza temporale dell’accordo

y) Percentuale di aumento della quantità di rifiuti inceneriti con recupero energetico

2k(%) R min. 3% rispetto all’anno precedente

z) n° imprese certificate/in corso di certificazione

1e(n°) R

Aumentare il numero di imprese certificate/in corso di certificazione

aa) Promozione dell'uso di materiale proveniente da recuperi durante le attività

R Aumentare l’informazione e la sensibilizzazione della popolazione

PPGR – VAS - Marzo 2003 103

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

INDICATORE OBIETTIVO U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI

b) n° impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

5a(n°) S

Aumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

c) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) 1a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.d) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) 7a/11a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

e) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica6a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

f) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica12a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

g) Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneriti

h) Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

10a(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneriti

i) Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

2a(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperati

j) Quantità dei R.U. avviati all’import/export 4a (t/a) P Rispetto dell’ATOm) Quantità di rifiuto generato durante il ciclo

di vita di un prodottoKg/prodotto selezionato

P Riduzione

n) Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

5a% P 100% della superficie provinciale

di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti

bb) Percentuale di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) prodotto

(%) RAumentare la percentuale di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) prodotto

cc) n° impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)

2k(n°) R

Produzione di calore e di energia elettrica da incenerimento rifiuti

dd) Percentuale di materiali di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

2j (%) R

Aumentare la percentuale di materiali di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

ee) n° impianti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e

5a (n°) R Aumentare il numero di impianti di discarica che sfruttano le

PPGR – VAS - Marzo 2003 104

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

INDICATORE OBIETTIVO U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI

b) n° impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

5a(n°) S

Aumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

c) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) 1a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.d) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) 7a/11a (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

e) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica6a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

f) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica12a

(t/a) PRiduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

g) Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneriti

h) Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

10a(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneriti

i) Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

2a(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperati

j) Quantità dei R.U. avviati all’import/export 4a (t/a) P Rispetto dell’ATOm) Quantità di rifiuto generato durante il ciclo

di vita di un prodottoKg/prodotto selezionato

P Riduzione

n) Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

5a% P 100% della superficie provinciale

migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

PPGR – VAS - Marzo 2003 105

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

8 QUINTA FASE: INTEGRAZIONE DEI RISULTATI DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE

Nella tabella seguente in armonia con quanto previsto dalle indicazioni contenute nei “Criteri ed indirizzi regionali per la pianificazione e la gestione dei rifiuti” – Tabella E (9, 10, 11) sono inserite accanto ad ogni domanda/obiettivo, le principali osservazioni e proposte del Piano a seguito della valutazione ambientale effettuata.

PPGR – VAS - Marzo 2003 106

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 29 Indicatori di riferimento per le domande/obiettivoDOMANDA/OBIETTIVO OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI GIUDIZIO

b) Gli impianti di gestione dei rifiuti sono localizzati in aree idonee?

5an° impianti di gestione dei rifiuti sono localizzati in aree idonee

(n°) SAumentare il numero di impianti di gestione dei rifiuti localizzati in aree idonee

x raggiunto non raggiunto

c) E’ presente la stima del trend di produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)?

1aProduzione dei R.U. (pericolosi e non) (t/a) P Riduzione della produzione dei R.U.

x raggiunto non raggiunto

d) E’ presente la stima del trend di produzione dei R. S. (pericolosi e non)?

7aProduzione dei R.S. (pericolosi e non) (t/a) P Riduzione della produzione dei R.S.

x raggiunto non raggiunto

e) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)?

6aQuantità dei R.U. smaltiti in discarica (t/a) P

Riduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

x raggiunto non raggiunto

f) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non)?

7aQuantità dei R.S. smaltiti in discarica (t/a) P

Riduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

x raggiunto non raggiunto

g) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Urbani Inceneriti?

Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.U. inceneritix raggiunto non raggiunto

h) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Speciali Inceneriti?

7a Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento

(t/a) P Riduzione dei R.S. inceneritix raggiunto non raggiunto

i) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Urbani raccolti in modo differenziato e non avviati al recupero?

2aQuantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero

(t/a) P Riduzione dei R.U. non recuperatix raggiunto non raggiunto

j) E’ presente la quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale?

4aQuantità dei R.U. avviati all’import/export

(t/a) P Rispetto dell’ATOx raggiunto non raggiunto

m) E’ verificata l’attuale localizzazione impiantistica rispetto alla procedura di individuazione delle aree non idonee ?

5a Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

% P 100% della superficie provincialex raggiunto non raggiunto

n) E’ garantita l'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)?

Quantità di R.U. non pericolosi smaltiti fuori provincia escluso gli accordi di programma

(t/a) Pmin. 0% esclusi gli accordi di programma

raggiuntox non raggiunto

o) E’ garantito lo smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” (ad esempio con l’analisi dei costi di trasporto e la riduzione del rischio)?

Percentuale di rifiuti smaltiti sul totale dei prodotti senza osservare il principio di prossimità

(%) P 20% del totale dei rifiuti prodotti x raggiunto non raggiunto

p) E’ garantito che le frazioni raccolte in maniera differenziata siano avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia?

Percentuale di rifiuti della raccolta differenziata smaltiti anziché recuperati

(%) P 10% dei rifiuti della raccolta differenziatax raggiunto non raggiunto

q) E’ presente l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti?

Numero di frazioni merceologiche identificate nel R.U. prodotto

N° R minimo 7 tipologie x raggiunto non raggiunto

r) Sono individuate le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti?

5a Superficie aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti

(mq) RLocalizzare gli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti solo nelle aree idonee

x raggiunto non raggiunto

PPGR – VAS - Marzo 2003 107

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Segue Tabella E. 29DOMANDA/OBIETTIVO OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET ANNOTAZIONI GIUDIZIO

s) E’ promossa la riduzione della quantità dei R.U. prodotti (es. campagne di informazione per il conferimento differenziato)?

1a Percentuale di riduzione del quantitativo di R.U. prodotti rispetto all’anno precedente

% Rmin.3% sulla produzione dell’anno precedente di R.U.

x raggiunto non raggiunto

t) Sono verificati gli obiettivi normativi sull’entità della raccolta differenziata?

2Percentuale di raccolta differenziata sul rifiuto urbano prodotto

% Rdal D.Lgs 22/97anno 2001 pari al 25% del R.U. prodottoanno 2003 pari al 35% del R.U. prodotto

x raggiunto non raggiunto

u) E’ promossa la riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti?

2 Percentuale di riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti

% Rx raggiunto non raggiunto

v) E’ promosso l’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto?

2 Percentuale di aumento della quantità di rifiuti smaltiti secondo le migliori tecnologie disponibili rispetto all’anno precedente

% Rmin. 2% per ogni tipologia di smaltimento

x raggiunto non raggiunto

w) Sono descritti gli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell'A.T.O)?

1d

Numero di accordi di programma extra - provinciali

(n°) R

Informazioni minime necessarie per accordo:provincia con cui si realizza l’accordo, quantitativo concordato annualmente, scadenza temporale dell’accordo

x raggiunto non raggiunto

x) E’ promosso il recupero di energia dai rifiuti inceneriti?

2k Percentuale di aumento della quantità di rifiuti inceneriti con recupero energetico

(%) R min. 3% rispetto all’anno precedentex raggiunto non raggiunto

y) E’ incentivato l’impegno delle imprese verso una migliore gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)?

1en° imprese certificate/in corso di certificazione

(n°) RAumentare il numero di imprese certificate/in corso di certificazione

x raggiunto non raggiunto

ee) Sono promosse azioni di informazione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti?

R

Aumentare l’informazione e la sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti

x raggiunto non raggiunto

ff) E’ prevista la produzione di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti)?

Percentuale di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) prodotto

(%) RAumentare la percentuale di CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) prodotto

raggiuntox non raggiunto

gg) E’ previsto l’uso di impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)?

2k n° impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)

(n°) RProduzione di calore e di energia elettrica da incenerimento rifiuti

x raggiunto non raggiunto

hh) E’ promosso l'uso di materiale di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)?

2j Percentuale di materiali di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

(%) RAumentare la percentuale di materiali di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)

x raggiunto non raggiunto

ii) Sono preferiti i progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate?

5an° impianti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

(n°) R

Aumentare il numero di impianti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

x raggiunto non raggiunto

PPGR – VAS - Marzo 2003 108

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

L’attività di monitoraggio degli effetti del Piano non è espressamente indicata nella normativa regionale di riferimento ma costituisce un requisito previsto invece nell’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE (punto i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all’art. 10).

Si propone di utilizzare gli indicatori predisposti per la valutazione ambientale del Piano anche per le valutazioni di effettuare durante e a conclusione dell’applicazione del Piano.

PPGR – VAS - Marzo 2003 109

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Tabella E. 30Obiettivo Indicatore Unità di misura Ex Ante In itinere Ex Post

1 1a. Produzione di rifiuti urbani t/anno 151014 151800kg/abitante·anno 566 568variazione % rispetto a produzione in t/a anno 2001

-

variazione % rispetto a produzione in kg/ab·a anno 2001

-

1e. estensione della pratica dell’autocompostaggio

n° di abitanti coinvolti n.d. 40889% abitanti coinvolti su popolazione provinciale <e 15.3

1g. accordi volontari/di programma con enti, associazioni di categoria, operatori economici

SI- NO NO SI

2 2a. rifiuti intercettati dai servizi di raccolta differenziata

% su produzione rifiuti provinciale 27,2 49,6

2b. rifiuti intercettati dalle raccolte differenziate

% su stima presenza nella produzione rifiuti provinciale% rifiuti intercettati da raccolta organico su stima presenza nella produzione rifiuti17

provinciale% rifiuti intercettati da raccolta verde su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale% rifiuti intercettati da raccolta carta e cartone su stima presenza nella produzione rifiuti17

provinciale% rifiuti intercettati da raccolta plastica su stima presenza nella produzione rifiuti17

provinciale% rifiuti intercettati da raccolta vetro su stima presenza nella produzione rifiuti17 provinciale

Obiettivo Indicatore Unità di misura Ex Ante In itinere Ex Post

17 rifiuti urbani al netto dei rifiuti assimilati

PPGR – VAS - Marzo 2003 110

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

2h. abitanti serviti dalle raccolte differenziate

n° di abitanti coinvolti% abitanti coinvolti su popolazione provinciale% abitanti serviti da raccolta organico su popolazione provinciale% abitanti serviti da raccolta verde su popolazione provinciale%abitanti serviti da raccolta carta e cartone su popolazione provinciale% abitanti serviti da raccolta plastica su popolazione provinciale% abitanti serviti da raccolta vetro su popolazione provinciale

2o. rifiuti avviati a compostaggio t/a 14469 317802p. potenzialità impiantistica di

compostaggio presente in provincia:t/a 85000 32000

2q. compost da rifiuti prodotto e commercializzato:

t/a 22000 14300mc/a 44000 28600

2s. accordo di programma compostatori – associazione agricoltori

SI-NO NO SI

PPGR – VAS - Marzo 2003 111

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Segue Tabella E. 30Obiettivo Indicatore Unità di misura Ex Ante In itinere Ex Post

2 2h. potenzialità di recupero di rifiuti inerti n° di impianti 1 42i. comuni prevedono nei capitolati

d’appalto delle opere di propria competenza l’utilizzo di materiali inerti riciclati

SI-NO NO SI

2j. rifiuti avviati a recupero energetico t/a 0 900003 3a. realizzazione impianti di trattamento e

di smaltimentoSI-NO NO SI

3b. gestione unitaria dei servizi di raccolta e trasporto

SI-NO In parte SI

3c. estensione della gestione unitaria dei servizi di recupero/smaltimento

SI-NO In parte SI

PPGR – VAS - Marzo 2003 112

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Segue Tabella E. 30Obiettivo Indicatore Unità di misura Ex Ante In itinere Ex Post

4 4a. verifica e aggiornamento dei fabbisogni individuati nel P.P.G.R.

SI-NO NO SI

5 5a. impianti conformi ai criteri localizzativi n° impianti di discarica per rifiuti non pericolosi 0 24 4n° impianti di discarica per rifiuti pericolosi 0 0n° impianti di compostaggio 1 1n° impianti di trattamento termico 0

% impianti di discarica per rifiuti non pericolosi 0% 100% impianti di discarica per rifiuti pericolosi - -% impianti di compostaggio 0%% impianti di trattamento termico 0% 100

6 6a. rifiuto avviato a discarica tal quale t/a 109997 1580% su produzione rifiuti 72,8 1

7 7a. produzione dei R. S. (pericolosi e non) t/anno 3721968 8a. Ubicazione Impianti di smaltimento Km da luoghi di produzione In parte

significativa (47%) fuori Provincia

9 9a. Fabbisogni impiantistici n. Impianti di smaltimento NO SI10 10a. Fabbisogni impiantistici n. Impianti di smaltimento NO SI11 11a. Produzione R.S t/anno 372196

11b. Impianti di smaltimento n. Impianti di smaltimento 0 012 12a. Quantità di R.S.A avviati a discarica t/anno 15087 0

24 Delle 4 discariche per rifiuti non pericolosi esistenti, 2 si ubicano completamente in aree non idonee e 2 solo parzialmente sono in area non idonea

PPGR – VAS - Marzo 2003 113

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9 SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC) – VALUTAZIONE D’INCIDENZA

9.1 Gli aspetti normativi

Il DPR 8 settembre 1997 n.357 ( Regolamento di attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione habitat, flora e fauna) ha tra i suoi obiettivi il mantenimento delle biodiversità, la conservazione degli habitat naturali (allegato A), la conservazione delle flora e della fauna degli allegati B, D e E. , attraverso operazioni di mantenimento, ripristino e conservazione soddisfacente degli Habitat naturali.L’attuazione degli obiettivi sopra richiamati è di competenza Regionale.

Nella definizione dell’ U.E. gli Habitat naturale di interesse comunitario sono quelli indicati nell’allegato A che nel territorio dell’Unione europea che rischiano di scomparire nella loro area di distribuzione naturale; hanno un’area di distribuzione ridotta a seguito della loro regressione o per il fatto che la loro area è intrinsecamente ristretta; sono inoltre quelli che costituiscono esempi notevoli di caratteristiche tipiche di una o più delle cinque regioni biogeografiche ( alpina, atlantica, continentale, macaronesica, mediterranea).

Nella loro differenziazione , gli Habitat naturale prioritari sono i tipi di habitat che rischiano di scomparire per la cui conservazione L’Unione Europea ha una responsabilità particolare a causa della loro area di distribuzione naturale.

Le Zone Speciali di Conservazione (ZPS) (art.3) sono quelle individuate dalle Regioni, con proprio provvedimento, i siti in cui si ai trovano gli habitat di cui all’allegato A e habitat delle specie di cui all’allegato B, ai fini di costruire una rete ecologica Europea coerente di zone speciali di conservazione denominata “Natura 2000”.

Il Ministero dell’Ambiente ha definito con il Decreto 3 settembre 2002 le Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000 (G.U. n.224 del 24 settembre 2002).

Le Regioni, in qualità di soggetti decisori e attuatori, hanno il compito di adottare opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e gli habitat di specie, nonché il disturbo delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative rispetto agli obiettivi di protezione. Inoltre, devono indicare le misure di conservazione necessarie anche attraverso appropriati “ piani di gestione specifici “ o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune “misure regolamentari”, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’Allegato A e delle specie di cui all’allegato B presenti nei siti.

La Valutazione d’Incidenza è stata introdotta come strumento che nella pianificazione e programmazione territoriale serva per un confronto con le valenze naturalistico-ambientale dei SIC.

Sono previsti due livelli d’intervento :1) Nella pianificazione e programmazione territoriale ( anche di settore);2) In singoli progetti riferiti a particolari tipologie.

9.2 Gli aspetti applicativi

I proponenti di Piani territoriali, urbanistici e di settore (compresi i piani agricoli e faunistico venatori) presentano allo Stato o alle Regioni ( in relazione alla valenza del piano stesso cioè se di valenza nazionale , regionale o provinciale) una relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sul SIC, tenuto conto degli obiettivi di conservazione. La Valutazione d’Incidenza riguarda inoltre:

PPGR – VAS - Marzo 2003 114

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Progetti che rientrano nelle tipologie di cui all’art.1 del DPCM 10 agosto 1988 n.37710 : raffinerie, centrali termiche sup. 300 MW, stoccaggio rifiuti radioattivi, acciaierie, impianti chimici integrati, tronchi ferroviari per traffici a grande distanza, porti commerciali e marittimi accessibili a battelli con stazza sup. a 1350 ton., impianti per l’eliminazione dei rifiuti tossici e nocivi, impianti di accumulo di acque, oleodotti e gasdotti di lunghezza superiore ai 40 Km e diametro > o = a 800 mm., stoccaggio prodotti chimici e petrolchimici, impianti termoelettrici con potenza elettrica superiore a 50 MW, ecc, attività mineraria di ricerca e il trattamento minerallurgico delle sostanze minerali di miniera.

Oppure progetti che rientrano nei contenuti del DPR 12 aprile 1996 Allegati A e B G.U. n. 210 del 7 settembre 1996 - Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art.40, comma 1, della L.22 febbraio 1994 n. 146, concernente disposizioni in materia d’impatto ambientale 11 .

In definitiva impianti e attività che possono avere un significativo impatto sull’ambiente da tutelare.

Nel caso in cui ci si riferisca a progetti che rientrano nella sfera legislativa e regolamentare della V.I.A. si applica quest’ultima normativa che terrà conto anche delle biodiversità vegetali o animali.

L’autorità competente al rilascio dell’approvazione definitiva del piano o del progetto è da individuarsi in base ai livelli amministrativi : Stato, Regione . Gli enti acquisiscono la relazione ed effettuano la Valutazione d’incidenza, ponderando eventualmente la necessità di consultazione del pubblico interessato alla realizzazione del Piano o del Progetto12.

Nel caso in cui tali progetti si riferiscano ad interventi ai quali non si applica la procedura di Valutazione d’impatto ambientale deve essere presentata una relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sul sito d’interesse comunitario tenuto conto degli obiettivi di conservazione. L’iter rimane comunque quello sopra citato.

Anche in presenza di Valutazione negativa, in mancanza di alternative possibili, il progetto per imperativi motivi d’interesse pubblico ( anche di natura economica e sociale), può essere realizzato. Le amministrazioni interessate dovranno garantire le misure compensative necessarie per garantire la coerenza globale della rete Natura 2000 dandone comunicazione al Ministero dell’Ambiente.

Qualora in presenza di valutazione negativa ed in presenza di habitat naturali e specie prioritarie, il piano o il progetto può essere realizzato solo per esigente connesse alla salute e sicurezza pubblica o per esigenze primarie per l’ambiente ( o per altri motivi d’interesse pubblico), acquisito il parere della Commissione europea.

Le misure di conservazione riguardano , gli Habitat, le specie animali e vegetali riportate nei vari allegati al DPR 357/97 in funzione della loro effettiva presenza nel SIC .

9.3 Il PTCP, gli impianti di smaltimento , i SIC e la valutazione d’Incidenza

La variante generale di adeguamento del PTCP alla L.R. n. 20 , avrà il compito di individuare trasferendoli “ a cascata” sugli strumenti strutturali dei comuni gli obiettivi di conservazione.

10 DPCM 10 Agosto 1988 n.377 – Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all’art. 6 della Legge 8 luglio 1986 n.349, recante istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale11 Nella Regione Emilia Romagna la Valutazione d’Impatto Ambientale è regolata dalla L.R. 18 maggio 1999 n.9 e alle modifiche introdotte dalla L.R. 16 novembre 2000 n.35. In riferimento a queste leggi Le competenze per le procedure riguardano rispettivamente: 1) La Regione per progetti di cui agli allegati A1 e B1; Allegati A.2 e B.2 ; inferiori alle soglie dimensionali di cui agli allegati A.1 e B.1 su richiesta del proponente; non compresi negli allegati A.1,A.2, A.3,B.1,B.2 e B.3 quando la localizzazione interessa due o più Provincie attivate su richiesta del proponente.2) La Provincia per progetti di cui agli allegati A.2 e B.2; Allegati 3) Non esiste comunque ancora una regolamentazione o l’elaborazione di linee guida da parte della Regione.

12

PPGR – VAS - Marzo 2003 115

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Occorre considerare che le interferenze con i vari habitat naturali sono quelle che si hanno laddove gli habitat stessi sono localizzati con precisione. Al momento attuale le basi conoscitive per affrontare in modo scientifico l’argomento sono in fase di elaborazione ed è appunto a questa documentazione che questa Valutazione fa riferimento oltre a documentazione ed esperienze sul campo proprie del personale dell’Ente..

Le aree SIC individuate nel territorio montano e corrispondenti alle sigle IT 401004 – M. Capra, M. Tre Abati, M. Armelio, S. Agostino, Lago Averaldi e IT 401012 – Val Boreca, M. Lesima, comprendono, nei comuni di Coli ( loc. Averaldi) e Ottone (loc. Valsigiara) due piccole discariche esistenti derivate dalla programmazione del vigente Piano Rifiuti.La conferma di questi piccoli impianti si presume non produrrà incremento degli effetti negativi in quanto gli eventuali ampliamenti si svilupperanno all’interno dell’area già perimetrata e in ogni caso per un periodo limitato.

La Relazione d’Incidenza riguarderà quindi i due impianti sopra richiamati.Per quanto riguarda invece la possibilità di insediare nuovi impianti di gestione dei rifiuti in zone SIC questo non sarà possibile in quanto la presenza del Sito di Interesse Comunitario è un fattore escludente per qualsiasi ipotesi localizzativa.

ÊÚ

ÊÚ

MONTICELLI D'ONGINACASTELVETRO PIACENTINO

SARMATOCASTEL S.GIOVANNI CAORSO

VILLANOVA SULL'ARDAS.PIETRO IN CERRO

BORGONOVO VAL TIDONE

CORTEMAGGIOREGOSSOLENGOZIANO PIACENTINO

CADEOBESENZONE

GAZZOLAFIORENZUOLA D'ARDA

PIANELLO VAL TIDONE

RIVERGARO

VIGOLZONE

CAMINATA

PECORARA CASTELL'ARQUATO

BETTOLA

COLI

MORFASSO

FARINICORTE BRUGNATELLA

ZERBA

FERRIERE

CERIGNALE

OTTONE

ALSENO

VERNASCA

CALENDASCO

ROTTOFRENO

PIACENZA

GRAGNANO TREBBIENSE

AGAZZANO

NIBBIANO

PIOZZANO

TRAVOPONTE DELL'OLIO

GROPPARELLOLUGAGNANO VAL D'ARDA

BOBBIO

PONTENURE

PODENZANO

S.GIORGIO PIACENTINO

CARPANETO PIACENTINO

ViabilitàAASSEXSP

Ferrovia

Centri urbaniSIC

ÊÚ Discariche

N10000 Metri

Aree SIC e discariche esistenti

PPGR – VAS - Marzo 2003 116

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La Valutazione d’incidenza, integra quindi la Valutazione di Sostenibilità Ambientale . Il capitolo 6.5 Natura e Biodiversità , in particolare il punto 6.5.1 prende già in esame i Parchi, le Aree Protette ed i Siti d’importanza Comunitaria (SIC) e nella tabelle E18 vengono descritte le specie tutelate di invertebrati, mammiferi, anfibi-rettili, pesci, uccelli e piante collegate a ciascun Sito.

10 RELAZIONE DI INCIDENZA DELLA DISCARICA SITA IN COMUNE DI COLI IN LOC. AVERALDI IN RELAZIONE AL SIC IT4010004 – M. CAPRA, M. TRE ABATI, M. ARMELIO, SANT’AGOSTINO, LAGO DI AVERALDI

Descrizione impianto

Discarica in Loc.tà Lagone Averaldi – Comune di Coli

La discarica è ubicata nel Comune di Coli, in località Lagone Averaldi, ed è collocata alla quota di ca 800 m s.l.m.Non si rileva la presenza di nuclei abitati e di case sparse nell’intorno dell’impianto; l’abitato più vicino (Averaldi) è posto a circa 1 km.L'impianto è sito in un contesto montano inserito in una depressione ricavata da attività di escavazione. La discarica insiste sul versante sud occidentale del Monte S.Agostino; a monte dell’area di discarica sono presenti sorgenti che alimentano l’acquedotto di Coli. La discarica è collocata in fregio alla strada provinciale n. 57 dell’Aserei che collega il capoluogo di Coli con l’abitato di Peli e la viabilità garantisce un agevole accesso. Tale strada per parecchi chilometri segna il confine fisico del SIC IT 4010004.La discarica era stata autorizzata dalla G.P. nel 1986 e successivamente nel 1991 è stato approvato un progetto di variante per un volume complessivo di abbancamento pari a 14.000 mc (di cui 3.500 per il primo lotto e 10.500 per il secondo lotto).Una prima vasca dell’invaso era stata colmata negli anni ’70 senza la realizzazione di presidi di impermeabilizzazione; si è proceduto alla copertura dei rifiuti ad esaurimento della capacità ricettiva. La nuova discarica è stata realizzata a fianco della vecchia vasca ed è collocata a monte della stessa. La discarica è stata suddivisa in due diversi settori.Attualmente l’impianto non è aperto ai conferimenti poiché sullo stesso si prevede realizzazione di alcuni interventi ( nell’ambito di una procedura DM. 471/99) a suo tempo già parzialmente approvati con atto G.P. n.713/12 del 30/09/1996 per la riattivazione dell’impianto. L’area rientra tra quelle ritenute idonee dal Piano Infraregionale per lo Smaltimento dei rifiuti urbani e speciali (approfondimenti tecnici condotti da Geoinvest nel 1993)13. Nella predisposizione del I° settore della discarica si è proceduto ad attrezzare il piano di posa attraverso:

la posa di limi per uno spessore superiore a 0,5 m; realizzazione di un drenaggio sotterraneo sfociante in un pozzetto a tenuta per l’asportazione

dell’eventuale percolato da infiltrazione; realizzazione di recinzione e canalette di guardia per l’allontanamento delle acque meteoriche.

Il secondo settore è stato realizzato attraverso: impermeabilizzazione del fondo e delle pareti della discarica con uno strato di argilla di 30-40 cm intercettamento, drenaggio e raccolta del percolato tramite tubazioni microfessurate posate all’interno

di strato di ghiaia e confluenti a due pozzetti di raccolta allontanamento acque meteoriche (attraverso realizzazione canalette perimetrali).

La discarica planimetricamente presenta una forma indicativamente triangolare all’interno della quale il I° settore ha forma triangolare ed il II° settore ha forma ovoidale. La copertura finale, da previsioni di progetto, si prevedeva con materiali limo-argillosi (di spessore pari a 70 cm) e terreno vegetale (30 cm).

13 Piano Infraregionale per lo smaltimento dei riifuti urbani e speciali – Comparto dei rifiuti urbani ed assimilabili; Sezione F, par 1.Offerta di smaltimento RSU ed RSA degli impianti esistenti e delle iniziative in essere .

PPGR – VAS - Marzo 2003 117

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Non è stato realizzato nessun presidio per la captazione del biogas.Il percolato è stoccato in un serbatoio interrato di capacità pari a 8 mc, collocato sul fronte strada dal quale il percolato viene periodicamente asportato per lo smaltimento.Negli anni 1994-95 lungo il lato strada è stato realizzato un drenaggio sotterraneo di profondità pari a 5 m, al piede dell’argine frontale della discarica per la captazione di acque sotterranee al fine di abbassare il livello di falda minimizzando le interferenze con il corpo discarica stesso; le acque captate sono convogliate in fosso superficiale situato a valle.L'impianto è recintato con rete metallica di circa 2 m di altezza. In tempi successivi sono state allestite due aree di stoccaggio, per le quali l’Amministrazione Comunale ha ottenuto la trasformazione in discarica a tutti gli effetti.Per quanto attiene il futuro dell’impianto il Comune è intenzionato ad avanzare una richiesta di ampliamento dell’impianto esistente. Le volumetrie necessarie al soddisfacimento del fabbisogno di bacino ammontano a circa 6.000 mc; si sottolinea come il sito presenti capacità di stoccaggio anche superiori.Eventuali ampliamenti potranno svilupparsi solo all’interno dell’area già perimetrata dal previgente Piano Rifiuti e confermata dal PPGR.

Aspetti idrogeoligici Sulla base degli studi condotti , nel quadro conoscitivo del PPGR (Sezione A) , viene evidenziata una condizione complessivamente favorevole per gli aspetti geologici ed idrogeologici. Si è infatti rilevata:

assenza di falda freatica di qualche interesse; le uniche falde idriche eventualmente presenti sono ridotte, locali e temporanee;

assenza di sorgenti perenni sia a monte che a valle (si sottolinea come tale affermazione contrasti con quanto detto in merito alla captazione della sorgente a monte)

assenza di corsi d’acqua di significativo interesse (corsi idrici in attività solo nei periodi particolarmente piovosi).

Il coefficiente di permeabilità presenta valori compresi tra 10-3 e 10-4 cm/sec.

Pianificazione Al fine di accertare le caratteristiche territoriali e la presenza di vincoli in un intorno dell’impianto è stata effettuata la verifica della presenza di elementi di condizionamento nell’ambito di 2 km dall’impianto in oggetto (si veda Tav. A4. Sezione C. Elaborati cartografici) Dall’analisi effettuata si può rilevare che l’area dell’impianto e l’ambito indagato sono interessati dalla presenza del “Sistema forestale e boschivo” definito ai sensi dell’art. 10 del PTCP (Assetto vegetazionale, art. 10 del PTPR). Si tratta dei territori coperti da foreste, da boschi e da vegetazione arborea nonchè le aree percorse da incendi o danneggiate dal fuoco e colpite da eventi naturali o antropici distruttivi. Inoltre il sito dell’impianto ricade marginalmente all’interno di un areale SIC (cod.IT4010004, denominazione “Monte Capra, Monte Tre Abati, Monte Armelio, Sant’Agostino) che si estende nell’ambito circostante.Sono presenti, marginalmente alla fascia di 2 Km. dall’impianto Settore (NE) diffuse “Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto” (Art 31, 32 del PTCP Art. 26 del PTPR). Si sottolinea che sono stati considerati solo i fenomeni di frana attivi.E’ marginalmente inclusa nell’ambito indagato l’area a rischio idraulico e idrogeologico (Frana) individuata ai sensi delle Legge 3 agosto 1998, n. 267 nei comuni di Bobbio e Coli.Nella porzione nordoccidentale e sudorientale dell’ambito indagato sono presenti due areali ricadenti nell’ambito delle “Zone a Tutela Naturalistica” (Art. 20 del PTCP).

Valutazione delle possibili incidenze sul SIC L’impianto si localizza internamente al sic IT 4010004 ma lungo il confine perimetrale (Tavola B3A) )

PPGR – VAS - Marzo 2003 118

Provincia di Piacenza Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti

Nel SIC si individuano come da scheda Natura 2000 i seguenti habitat identificati ai sensi dell’allegato I della dir. Habitat (DIR 92/43) e le seguenti specie ai sensi dell’all. I dir. Uccelli (DIR 79/409) e All. II dir. Habitat (DIR 92/43).

Habitat di cui allegato I DIR 92/434030 Lande secche europee; 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli;6110 * Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi; 6210 * Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia); 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi; 7140 Torbiere di transizione e instabili; 7230 Torbiere basse alcaline; 8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili; 8160 * Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei di collina e montagna; 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica; 8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica8230 Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-Veronicion dilenii; 91E0 * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior.

Uccelli di cui all’Allegato I DIR 79/409Pernis apivorus (falco pecchiaiolo), Caprimulgus europaeus (succiacapre) Lullula arborea (tottavilla), Anthus campestris (calandro), Lanius collurio (averla piccola)

Altri animali di cui all’Allegato II DIR 92/43Triturus carnifex (tritone crestato italiano)Salamandrina tergiditata (salamandrina dagli occhiali)Lucanus cervus (coleottero forestale) Austropotamobius pallipes (Gambero di fiume)

Possibili incidenze sugli Habitat A seguito di un’attività di foto interpretazione effettuata da ARPA ingegneria Ambientale e perfezionata dalle conoscenze di carattere naturalistico di personale qualificato in materia che collabora con la Provincia di Piacenza, si può affermare, come di seguito nel documento si dimostrerà con evidenze cartografiche, che tale impianto non presenta incidenze sugli habitat e sulle specie elencate precedentemente.La discarica esistente e operativa dal 1986, ancora prima dell’individuazione del SIC, si colloca a margine della strada ed è circondata da aree coltivate, arbusteti e da qualche macchia boscata, tutte aree non ascrivibili a nessuno degli habitat indicati dalla scheda Natura 2000. Nello specifico prendendo in esame le zone dove si concentrano gli habitat si vuole evidenziare, tramite una loro visualizzazione su cartografia, la completa assenza di connessioni ecologico funzionali con l’area interessata dalla discarica in quanto distanti almeno 1-2 Km in linea d’aria dal sito. Di conseguenza a seguito dell’attività di coltivazione della discarica pertanto non si verifica perdita, frammentazione e distruzione di nessuno degli habitat.

PPGR – VAS - Marzo 2003 119

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Tabella di incidenza sugli habitat localizzati in Tavola B3A

zone Habitat presenti (codice) Distanza in linea d’aria dal sito della discarica

Connessione ecologico-funzionale

1 8220 – 8230 – 4030 – 8130 – 6110*

Circa 1,1 km Nessuna

2 8220 – 8230 – 4030 – 8130 – 6110*

Circa 1,7 km Nessuna

3 7140 - 7230 Circa 1,6 km Nessuna4 7140 - 7230 Circa 1,35 km Nessuna5 6410 – 5130 Circa 1,9 km Nessuna

Si ribadisce la totale assenza di incidenza sugli habitat prioritari presenti nel SIC.

Possibili incidenze sulle speciePer quanto riguarda le specie animali, uccelli, anfibi e invertebrati, non risultano nel territorio circostante sia da fonti bibliografiche e da citazioni sia da osservazioni dirette di naturalisti, ambienti idonei alla vita e riproduzione degli anfibi e invertebrati precedentemente citati. Nello specifico negli anni 2002-2003 ornitologi ed esperti in bratacofauna hanno svolto nell’ambito del progetto life “Progetto integrato Trebbia cod LIFE00NAT/IT/7166“ attività di monitoraggio estesi all’intero SIC IT 4010004 , senza dare riscontro di specifiche peculiarità localizzate nell’intorno del sito della discarica.Però per quanto riguarda ornitofauna occorre evidenziare che nell’intorno della discarica vi sono ambienti potenzialmente vocati alla nidificazione di tottavilla, ortolano, averla piccola e calandro. Con i monitoraggi svolti nel SIC negli anni 2002 e 2003 non sono stati svolti saggi direttamente in questa zona, ma è stata riscontrata nel complesso una buona densità delle popolazioni in altre zone del vasto SIC. In fatti a completamento del quadro conoscitivo relativo all’avifauna si riporta un dato relativo alla stima della densità riproduttiva di tottavilla a averla piccola ricavata con le indagini svolte nel SIC nel 2003. In particolare per tottavilla si è stimata una densità pari a 1.06 Territori/10 ha per il primo periodo riproduttivo e 1.21 territori/10 ha per il secondo, mente per averla piccola la densità media stimata per il periodo riproduttivo è stata di 1.98 territori/10 ha.Pertanto l’elevata distribuzione all’interno del SIC di questi agroecosistemi, permette di affermare che, se nell’intorno della discarica sono presenti una o due coppie delle specie su citate, il possibile disturbo dato dall’attività della discarica non andrà in alcun modo ad incidere sulle demografia delle popolazioni di averla piccola, tottavilla e calandro presenti nel SIC.

Per quanto riguarda il disturbo e la potenziale incidenza ambientale della discarica si ribadisce che non sono previste estensioni dell’esistente e che il traffico locale indotto da trasporto dei rifiuti si manterrà con la stessa incidenza e frequenza avuta a partire dal 1986 anno di attivazione dell’impianto e comunque i mezzi si muoveranno dall’esterno del SIC e lungo il suo confine per raggiungere l’impianto senza entrare in alcun modo verso il cuore dell’area del SIC ricco di valori naturalistici.L’area non è interessata da corsi d’acqua e zone umide escludendo ogni possibile rischio di compromissione di queste tipologie di ambienti.

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11 RELAZIONE DI INCIDENZA DELLA DISCARICA SITA IN COMUNE DI OTTONE LOC. VALSIGIARA IN RELAZIONE AL SIC IT4010012 – VAL BORECA M. LESIMA

Descrizione impianto

Discarica in Loc.tà Valsigiara – Comune di Ottone

La discarica ora in esercizio è entrata in funzione nel 1988 L'impianto è raggiungibile percorrendo la Strada Provinciale di Zerba, percorrendo una deviazione di circa 30 m. La discarica è ubicata nel Comune di Ottone nella porzione sud del territorio comunale, in località Valsigiara. Il sito dista circa 1,2 km dal Centro abitato di Valsigiara.L’impianto è autorizzato con Provvedimento Provinciale (Delibera Giunta n° 684/35 del 18.5.1988). I limiti imposti dall’ultimo rinnovo autorizzativo sono i seguenti: scadenza temporale 31.12.2004.Titolare dell’autorizzazione alla Gestione è il Comune di Ottone.L’area era già stata considerata dal Piano Infraregionale per lo Smaltimento dei rifiuti urbani e speciali (approfondimenti tecnici condotti da Geoinvest nel 1993). Capacità I° lotto (1988-1995): 3.000 mc Capacità II° lotto (1996-2002): 1.500 mc.Da indicazioni fornite dai gestori si possono stimare conferimenti per un quantitativo pari a circa 300 t/a.La superficie complessiva dell’impianto è di ca. 1.760 mqSulla base delle caratteristiche dei terreni su cui la discarica è impostata non è stata realizzata impermeabilizzazione artificiale di fondo; il fondo della discarica è realizzato con riporto dello strato limoso presente in sito compattato per strati successivi di 20 cm.Il percolato viene drenato e raccolto in vasca della capacità di 35 mc (volume da progetto pari alla massima piovosità giornaliera sull’area di discarica). Le acque meteoriche superficiali di monte sono raccolte da canali a cielo aperto disposti perimetralmente nella parte alta della discarica. Non sono previste opere di captazione del biogas in considerazione degli scarsi quantitativi di rifiuti deposti.La copertura finale sarà realizzata con materiale recuperato in sito per uno spessore di almeno 100 cm; successivamente si provvederà alla piantumazione. Le attività di monitoraggio sono effettuate a cura di ARPA.Per quanto attiene il futuro dell’impianto il Comune è intenzionato ad avanzare una richiesta di ampliamento dell’impianto esistente. Le nuove volumetrie ammontano a 3.000 mc e sono compatibili con la stima del fabbisogno quinquennale per il bacino di riferimento (Zerba e Ottone). Eventuali ampliamenti potranno svilupparsi solo all’interno dell’area già perimetrata dal previgente Piano Rifiuti e confermata dal PPGR.

PianificazioneDal quadro conoscitivo del PPRG (Sezione A) emerge che, al fine di accertare le caratteristiche territoriali e la presenza di vincoli in un intorno dell’impianto, è stata effettuata la verifica della presenza di elementi di condizionamento nell’ambito di 2 km dall’impianto in oggetto (si veda Tav A3. Sezione C. Elaborati cartografici).Dall’analisi effettuata si può rilevare che l’area dell’impianto e l’ambito indagato sono interessati dalla presenza del “Sistema forestale e boschivo” definito ai sensi dell’art. 10 del PTCP (Assetto vegetazionale, art. 10 del PTPR). Si tratta dei territori coperti da foreste, da boschi e da vegetazione arborea nonchè le aree percorse da incendi o danneggiate dal fuoco e colpite da eventi naturali o antropici distruttivi.Inoltre il sito dell’impianto ricade marginalmente all’interno di un areale SIC (cod.ITA 40010012) denominazione “Val Boreca, Monte Lesima”) ;l’impianto si colloca al confine del SIC che si estende nell’ambito meridionale circostante.

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L’ambito indagato, è attraversato da una fascia sottoposta a “Tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua” (Art. 15, 16 del PTCP Art.17 del PTPR).Sono presenti, all’esterno dell’impianto poche “Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto” ( Art 31, 32 del PTCP Art. 26 del PTPR).Si sottolinea che sono stati considerati solo i fenomeni di frana attivi.

Aspetti idrogeologiciL’impianto è situato lontano da zone di approvvigionamento idrico e non sono rilevabili interferenze con corsi d’acqua. Il torrente più vicino (Borreca) si trova a oltre 200 m dal perimetro ad una quota altimetrica inferiore di 50 m rispetto alla discarica. Negli Studi di Piano l’area era stata analizzata e caratterizzata dal punto di vista geologico ed idrogeologico.L’area risulta caratterizzata da un substrato geologico costituito da argille con qualche trovante di limitate dimensioni; il terreno risulta impermeabile. Questa formazione è giudicata potenzialmente in grado di trattenere il percolato generato nell’esercizio della discarica.Il sito si presenta stabile dal punto di vista morfologico (assenza di frane e smottamenti).

Valutazione delle possibili incidenze sul SIC

L’impianto si localizza internamente il sic ma lungo il confine perimetrale (Tavola B2A ) in una zona coperta da vegetazione boscata. L’impianto è sito in un contesto montano isolato da possibili interferenze, all’interno di un’area boschiva che ne limita fortemente la visibilità.Nel SIC IT 4010004 si individuano come da scheda Natura 2000 i seguenti habitat identificati ai sensi dell’allegato I della dir. Habitat (DIR 92/43) e le seguenti specie ai sensi dell’all. I dir. Uccelli (DIR 79/409) e All. II dir. Habitat (DIR 92/43).

Habitat di cui allegato I DIR 92/433240 Fiumi alpini a vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos; 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli; 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia)8110 ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili; 8160 * Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei di collina e montagna; 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica; 8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica; 9260 Foreste di Castanea sativa

Uccelli di cui all’Allegato I DIR 79/409Pernis apivorus (falco pecchiaiolo),

Altri animali di cui all’Allegato II DIR 92/43Canis lupus (lupo)Salamandrina tergiditata (salamandrina dagli occhiali)Hydromantes ambrosii Barbus plebejus (barbo comune)Rosalia alpina

Possibili incidenze sugli Habitat A seguito di un’attività di foto interpretazione effettuata da ARPA - Ingegneria Ambientale e perfezionata dalle conoscenze di carattere naturalistico di personale qualificato in materia che collabora con la Provincia di Piacenza, si può affermare, come di seguito nel documento si dimostrerà con evidenze cartografiche, che tale impianto non presenta incidenze sugli habitat e sulle specie elencate precedentemente.

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La discarica esistente e operativa dal 1988, ancora prima dell’individuazione del SIC, si colloca a margine di una strada coperta da vegetazione arborea (infatti no è visibile da ripresa aerea) ed è circondata da ambiente boscato a dominanza del querco-carpineto habitat non indicati dalla scheda Natura 2000. Nello specifico prendendo in esame ciascuno degli habitat elencati dalla scheda Natura 2000 si vuole evidenziare, tramite una loro visualizzazione su cartografia, la loro la completa assenza di connessioni ecologico funzionali con l’area interessata dalla discarica. Caso particolare è quello della zona 1 molto vicino alla discarica. L’ambiente roccioso in oggetto, come pure gli altri cartografati in Tavola B2A, è da considerarsi sito dove potenzialmente identificare gli habitat 8110 – 8130 – 8210 – 8220, ma si attendono ancora i riscontri del fitosociologo che sta definendo la cartografia degli habitat dei SIC della Provincia di Piacenza. Comunque se in 15 anni di coltivazione della discarica non sono avvenute compormissioni dell’habitat si ritiene possa escludersi che ne possano avvenire in futuro se in sede di autorizzazione all’ampliamento dell’impianto verranno formulate opportune prescrizione per l’esecuzione delle attività.

Concludendo si può affermare che a seguito dell’attività di coltivazione della discarica non si verificherà perdita, frammentazione e distruzione di nessuno degli habitat.

Tabella di localizzazione degli habitat più prossimi al sito della discarica (Tavola B2A)

zone Habitat presenti (codice) Distanza in linea d’aria dal sito della discarica

Connessione ecologico-funzionale

1, 8110 – 8130 – 8210 - 8220 0.1 km Nessuna5, 8110 – 8130 – 8210 - 8220 0.3 km Nessuna8, 9, 10 8110 – 8130 – 8210 - 8220 circa 1.9 km Nessuna6, 3, 4 6210* da 0.4 km a 1.1 km Nessuna7 6210* circa 1,8 km Nessuna2 3240 circa 0.5 km Nessuna

Si ribadisce la totale assenza di incidenza sugli habitat prioritari presenti nel SIC.

Possibili incidenze sulle speciePer quanto riguarda le specie animali, uccelli, anfibi e invertebrati, non risultano, sia da bibliografia sia da citazioni sia da osservazioni dirette di naturalisti e ornitologi, riscontri della presenza nel territorio circostante di siti di nidificazione degli uccelli elencati nella scheda Natura 2000 né tanto meno ambienti idonei alla vita e riproduzione degli anfibi e invertebrati precedentemente citati.Il disturbo ad individui di lupo, erratici in val Boreca e comunque più localizzati come segnalazioni verso il comprensorio del Monte Chiappo (confine con il Pavese e L’Alessandrino), è da escludersi.Per quanto riguarda il disturbo e la potenziale incidenza ambientale della discarica si ribadisce che non sono previste estensioni dell’esistente e che il traffico locale indotto da trasporto dei rifiuti si manterrà con la stessa incidenza e frequenza avuta a partire dal 1988 anno di attivazione dell’impianto e comunque i mezzi si muoveranno dall’esterno del SIC lungo il suo confine per raggiungere l’impianto senza entrare in alcun modo verso il cuore dell’area ricco di valori naturalistici.L’area non è interessata da corsi d’acqua e zone umide escludendo ogni possibile rischio di compromissione di queste tipologie di ambienti

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