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C’è tanta acqua sulla Terra L’acqua esistente può dissetare tutti a condizione che non si sprechi, non si inquini e venga distribuita dovunque vi sono bisogni da soddisfare. Il problema è che nel Sud della Terra mancano le infrastrutture di distribuzione di Ugo Leone T T utto comincia dall’acqua, scriveva il filosofo Talete di Mileto 2500 anni fa. La vita stessa ha origine e dipende dall’ac- qua tanto è vero, tra l’altro, che nessuno si azzarderebbe a propor- re la colonizzazione di pianeti nei quali non c’è acqua considerando che in essi “non c’è vita”. Non solo l’acqua è vita, ma la vita comincia dall’acqua. Il mare ha costituito per la vita sulla Terra l’equivalente del ventre materno per gli esseri umani. Molte grandi civiltà sono nate dal “ventre” di grandi fiumi sulle cui rive hanno costruito le prime città: la Mesopotamia, l’Egitto, la Cina e l’India sono figlie del Tigri e dell’Eufrate, del Nilo, del fiume Giallo, del Gange, dell’Indo. Forse è per l’essere usciti da questo “ven- tre” che l’umanità guarda con apprensione alle sorti dell’acqua: la maltratta, magari, ma ne teme la morte e ne auspica la buona salu- te e la lunga durata: allo stesso modo in cui si è in apprensione per le sorti di chi ci ha generato. Dunque, l’acqua è il principio della vita. Ma è anche un principio di vita; non è solo uno dei quattro elementi che Aristotele aveva indi- viduato come componenti dell’Uni- verso (acqua, aria terra, fuoco), ma una forza primordiale che genera, vivifica e rigenera. E l’acqua non basta mai. Ce n’è tanta sulla Terra, ne siamo nati, ma come accade con i genitori distratti o addirittura assenti, quando la vogliamo non c’è più. Come ottenerla? IL CICLO DELL’ACQUA “Il fiume tendeva alla meta, Siddharta lo vedeva affrettarsi, quel fiume che era fatto di lui e dei suoi e di tutti gli uomini ch’egli avesse mai visto, tutte le onde, tutta quel- l’acqua si affrettavano, soffrendo, verso le loro mete. Molte mete: la cascata, il lago, le rapide, il mare, e tutte le mete venivano raggiunte, e a ogni meta una nuova ne seguiva, e dall’acqua si generava vapore e saliva in cielo, diventava pioggia e precipi- tava giù dal cielo, diventava fonte, ruscello, fiume, e di nuovo ripren- deva il suo cammino, di nuovo cominciava a fluire”. Questo breve passo tratto da Siddharta dello scrittore tedesco Hermann Hesse, illustra in modo semplice ed efficace il ciclo dell’ac- qua. Quasi i tre quarti della Terra sono occupati da acqua e di questi il 97% è contenuto in mari ed ocea- ni, la restante parte è racchiusa nelle calotte polari, nelle acque sotterranee e superficiali, nel terre- no e nell’acqua atmosferica. Questa grande massa d’acqua circola sulla superficie terrestre sotto la spinta della energia prove- niente dal sole che costituisce la fonte di energia necessaria per far evaporare l’acqua dalla superficie terrestre dando inizio alla prima fase di quello che si chiama ciclo dell’acqua. Mediamente in un anno evaporano dalla superficie terrestre circa 500.000 Kmc di acqua; la stes- sa quantità ricade sotto forma di precipitazioni di vario tipo. 430.000 Kmc di acqua provengono dalla superficie degli oceani, i restanti 70.000 dalla terre emerse. Ma la quantità che ricade sulla Terra non si distribuisce su oceani e continenti nelle stesse proporzio- ni della evaporazione. Infatti 390.000 Kmc di acqua ricade sugli oceani e 110.000 sulle terre emer- se. Quindi i continenti ricevono più acqua di quanta ne perdono con l’evaporazione. La quantità di acqua che cade su di essi e non evapora subito o non viene assorbita dalla vegeta- AMBIENTE - I parte N. 747 Dicembre 2009 IL CALENDARIO DEL POPOLO 3 Leone_Acqua I parte:calendario 04/12/2009 10:00 Pagina 3

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C’è tanta acquasullaTerra

L’acqua esistente può dissetare tutti a condizione che nonsi sprechi, non si inquini e venga distribuita dovunquevi sono bisogni da soddisfare. Il problema è che nel Suddella Terra mancano le infrastrutture di distribuzione

di Ugo Leone

TTutto comincia dall’acqua,scriveva il filosofo Talete diMileto 2500 anni fa. La vita

stessa ha origine e dipende dall’ac-qua tanto è vero, tra l’altro, chenessuno si azzarderebbe a propor-re la colonizzazione di pianeti neiquali non c’è acqua considerandoche in essi “non c’è vita”. Non solol’acqua è vita, ma la vita cominciadall’acqua.

Il mare ha costituito per la vitasulla Terra l’equivalente del ventrematerno per gli esseri umani.Molte grandi civiltà sono nate dal“ventre” di grandi fiumi sulle cuirive hanno costruito le prime città:la Mesopotamia, l’Egitto, la Cina el’India sono figlie del Tigri edell’Eufrate, del Nilo, del fiumeGiallo, del Gange, dell’Indo. Forseè per l’essere usciti da questo “ven-tre” che l’umanità guarda conapprensione alle sorti dell’acqua:la maltratta, magari, ma ne teme lamorte e ne auspica la buona salu-te e la lunga durata: allo stessomodo in cui si è in apprensioneper le sorti di chi ci ha generato.

Dunque, l’acqua è il principiodella vita. Ma è anche un principiodi vita; non è solo uno dei quattroelementi che Aristotele aveva indi-viduato come componenti dell’Uni-

verso (acqua, aria terra, fuoco), mauna forza primordiale che genera,vivifica e rigenera. E l’acqua nonbasta mai. Ce n’è tanta sulla Terra,ne siamo nati, ma come accadecon i genitori distratti o addiritturaassenti, quando la vogliamo nonc’è più. Come ottenerla?

IL CICLO DELL’ACQUA

“Il fiume tendeva alla meta,Siddharta lo vedeva affrettarsi, quelfiume che era fatto di lui e dei suoie di tutti gli uomini ch’egli avessemai visto, tutte le onde, tutta quel-l’acqua si affrettavano, soffrendo,verso le loro mete.

Molte mete: la cascata, il lago,le rapide, il mare, e tutte le metevenivano raggiunte, e a ogni metauna nuova ne seguiva, e dall’acquasi generava vapore e saliva incielo, diventava pioggia e precipi-tava giù dal cielo, diventava fonte,ruscello, fiume, e di nuovo ripren-deva il suo cammino, di nuovocominciava a fluire”.

Questo breve passo tratto daSiddharta dello scrittore tedescoHermann Hesse, illustra in modosemplice ed efficace il ciclo dell’ac-qua. Quasi i tre quarti della Terra

sono occupati da acqua e di questiil 97% è contenuto in mari ed ocea-ni, la restante parte è racchiusanelle calotte polari, nelle acquesotterranee e superficiali, nel terre-no e nell’acqua atmosferica.

Questa grande massa d’acquacircola sulla superficie terrestresotto la spinta della energia prove-niente dal sole che costituisce lafonte di energia necessaria per farevaporare l’acqua dalla superficieterrestre dando inizio alla primafase di quello che si chiama ciclodell’acqua. Mediamente in un annoevaporano dalla superficie terrestrecirca 500.000 Kmc di acqua; la stes-sa quantità ricade sotto forma diprecipitazioni di vario tipo. 430.000Kmc di acqua provengono dallasuperficie degli oceani, i restanti70.000 dalla terre emerse.

Ma la quantità che ricade sullaTerra non si distribuisce su oceanie continenti nelle stesse proporzio-ni della evaporazione. Infatti390.000 Kmc di acqua ricade suglioceani e 110.000 sulle terre emer-se. Quindi i continenti ricevonopiù acqua di quanta ne perdonocon l’evaporazione.

La quantità di acqua che cadesu di essi e non evapora subito onon viene assorbita dalla vegeta-

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zione, finisce nei fiumi e tornanegli oceani; un’altra parte penetranel sottosuolo dove costituisce lefalde acquifere che costituisconoun importante serbatoio d’acqua.L’uomo interviene in questo ciclocome alteratore non della quantità,ma della qualità tramite l’im-missione di sostanze inquinanti neicorsi d’acqua e nel mare. Di conse-guenza compromette la quantitàdella disponibilità finale di acqua.

LA RISORSA ACQUA

Si citano spesso due afferma-zioni degli economisti AdamoSmith e Davide Ricardo. Il primonelle Ricerche sopra la natura e lecause della ricchezza delle nazioni(1776) scrisse che “nulla è più utiledell’acqua, ma difficilmente essaserve ad acquistare qualche cosa,perché nulla o quasi si può ottene-re in cambio dell’acqua”; Ricardo, asua volta, nei Principi dell’econo-mia politica (1817), ha scritto che“In base ai principi comuni delladomanda e dell’offerta... nulla può

essere dato per l’uso dell’aria e del-l’acqua o di quale si sia altro donodella natura, di cui esiste unaquantità illimitata... Il fabbricantedi birra, il distillatore, il tintore, perla produzione delle loro mercifanno uso incessante d’aria e diacqua, ma queste non hanno prez-zo perché illimitata ne è la provvi-sta”.

Storicizzando si buon ben direche le osservazioni dei due econo-misti erano ben giuste, ma col“senno di oggi” si deve dire che lecose stanno diversamente. E inmodo paradossalmente diverso.

La questione va impostatatenendo conto del fatto che primadelle risorse esistono i bisogni. Peril loro soddisfacimento gli esseriumani utilizzano o hanno utilizza-to, in modo diverso nel tempo enello spazio, fonti di energia ematerie prime trasformandole conappropriate tecnologie.

Nel momento in cui ciò è avve-nuto, quelle fonti di energia e quel-le materie prime sono assurte al“rango” di risorsa. Questo ruolo lomantengono sostanzialmente inal-

terato le risorse rinnovabili comearia, acqua, legno.

Al contrario le materie prime ele fonti di energia esauribili lohanno via via ceduto ad altre fontio materie prime utilizzate con dif-ferenti tecnologie, ma sempre persoddisfare gli stessi bisogni.

Questo costante ricorso a risor-se sostitutive via via che quelleprecedenti diventano “obsolete” otroppo costose o addirittura siesauriscono e vengono “dismesse”,consente di guardare con angosciaquanto meno ridimensionata alfuturo delle risorse non rinnovabili(puntando sulla possibilità di potercomunque soddisfare i bisogni conrisorse sostitutive).

Paradossalmente tutto ciò èvalido per le risorse non rinnovabi-li, ma non lo è per quelle rinnova-bili le quali, come l’acqua e l’aria,non hanno possibilità di essere“sostituite” da altre risorse alterna-tive. È specificamente il caso del-l’acqua, la cui dotazione naturale sirinnova annualmente attraverso imeccanismi del ciclo dell’acqua,ma esiste in quantità date e nonincrementabili. Queste quantitàsono eccezionalmente elevate, mal’espansione illimitata dei consumi,gli sprechi, l’inquinamento, posso-no gravemente incidere sulladisponibilità. Se, quando e doveciò avviene o dovesse avvenire,l’unica alternativa sarebbe la sete,perché in alternativa all’acquapotabile non si può far ricorso adalcuna risorsa di sostituzione.Tuttavia, anche per l’acqua si puòfar ricorso a qualche “surrogato”:acque parzialmente salmastre pos-sono essere utilizzate in agricolturae, soprattutto, è possibile “potabi-lizzare” l’acqua marina.

L’ACQUA SULLA TERRA:QUANTA, DOVE

Sulla Terra esistono, goccia piùgoccia meno, 1.410 milioni dimiliardi di metri cubi di acqua, masolo il 3% circa di questa granmassa di acqua è costituito da

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acqua “dolce”, e di questa solopoco meno di un terzo è utilizza-bile dall’uomo. Si tratta, comun-que, pur sempre di circa 14 milio-ni di miliardi di metri cubi. Dove sitrova questa grande massa? Lamaggior parte, circa 10 milioni dimiliardi di metri cubi, non si vede,è acqua sotterranea e non tutta èagevolmente reperibile. Infatti me-no della metà, 4 miliardi e quattro-cento milioni di mc, si trova al disopra di 750 metri di profondità,mentre oltre 5,5 milioni di miliardidi mc si trova tra 750 e 3.500 metri.

UN PROBLEMADI GEOPOLITICA?

Come ha scritto il geografofrancese Jean Labasse quella del-l’acqua è una guerra che si com-

batte su due fronti: è una battagliaper l’acqua e una battaglia control’acqua. Già negli anni Sessanta,dunque, il termine guerra era asso-ciato all’acqua.

Oggi, da una diecina di anni,quel termine è stato ripreso ed èricorrentemente utilizzato quandosi parla di questa vitale risorsa. Macon un approccio dichiaratamentebellico.

Lo ha fatto per primo IsmailSerageldin, vicepresidente dellaBanca mondiale nel 1995, affer-mando che “se le guerre del vente-simo secolo sono state combattuteper il petrolio, quelle del ventune-simo avranno come oggetto delcontendere l’acqua”.

Ce n’è abbastanza per dire chel’acqua è un problema di geopoli-tica tanto da far coniare il neologi-smo “idropolitica”.

Prima di tentare di spiegareperché mi sembra utile esaminareil contesto nel quale il problema siinserisce.

L’acqua è un bene comune chesoddisfa un bisogno che ciascunoha il diritto di vedere soddisfatto.Quando nel 1977 le Nazioni Uniteorganizzarono una delle tante (se-condo me inutili) Conferenze inter-nazionali sull’acqua, gli Stati parte-cipanti sottoscrissero una dichiara-zione nella quale, tra l’altro, si af-fermava che “tutti gli esseri umanihanno diritto di accedere all’acquapotabile”. In aggiunta, sette annidopo, quegli stessi paesi fissaronoanche l’obiettivo di eliminare lasete dalla Terra entro il 2000.Siamo al 2010 e sappiamo tutticome stanno le cose.

Nel frattempo, però, altreConferenze che pure hanno affron-tato il tema si sono tenute aDublino (1992) a Rio de Janeiro(1992) a Mar del Plata (1997) aParigi (1998) a Johannesburg(2002). In quest’ultima fu assuntol’impegno di portare l’acqua entroi successivi 15 anni ad un miliardoe mezzo di persone che ne risulta-vano prive. E anche per questosappiamo come stanno proceden-do le cose. Peggio ancora, al 4°Forum mondiale sull’acqua tenuto-si a Città del Messico dal 14 al 22marzo 2006, il rappresentante degliStati Uniti, tal Slim, ha affermato, aproposito dell’acqua: “diritto uma-no, sì, ma bisogna pagare”.

PERCHÉ L’ACQUAALIMENTA CONFLITTI?

Si parla ripetutamente di emer-genza idrica. Personalmente cercodi modificare questo tradizionaleapproccio al problema e mi chiedose sia veramente un’emergenzaperché se per emergenza si inten-de la sua limitata disponibilità, lecose non stanno così.

Acqua ce n’è; in abbondanza.Ed è tanta da poter soddisfare ibisogni di una popolazione plane-taria numerosa come quella attuale

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L’ACQUA SALATA

Oceano Pacifico e mari adiacenti 725.000.000 miliardi di mc

Oceano Atlanticoe mari adiacenti 355.000.000 miliardi di mc

Oceano Indiano e mari adiacenti 290.000.000 miliardi di mc

1.370.000.000

L’ACQUA DOLCE

Ghiacci polari e ghiacciai 30.000.000 miliardi di mc

acque sotterranee sino a 750 m 4.400.000 miliardi di mc

acque sotterranee fra 750e 3500 m 5.600.000 miliardi di mc

laghi 120.000 miliardi di mc

fiumi 12.000 miliardi di mc

umidità del terreno 24.000 miliardi di mc

umidità dell’atmosfera 13.000 miliardi di mc

40.169.000

1.410.169.000

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e che cresce a ritmi ancora rapiditendendo a stabilizzarsi, nel seco-lo, intorno a 9 miliardi di persone.

Quello della quantità è undiscorso di grandi numeri. Liabbiamo già visti in precedenza equi li riassumo: l’acqua ricopre il70% dei 510 milioni di chilometriquadrati che costituiscono lasuperficie terrestre.

Ciò significa che esistono sullaTerra 1.400 milioni di miliardi dimetri cubi di acqua. Di questi,però, il 97% è costituito da mari edoceani, cioè da acqua che conte-nendo in ogni litro 35 grammi disali (prevalentemente cloruro disodio) si definisce salata. Solo una“piccola” parte - 40 milioni dimiliardi di metri cubi - è costituitada acqua dolce la quale, però, per30 milioni di miliardi di metri cubiè “ingabbiata” nei ghiacciai polari.

Nel complesso l’acqua più omeno immediatamente disponibileper le esigenze umane, animali evegetali è di circa 4,5 milioni dimiliardi di metri cubi.

Una quantità che è una percen-tuale irrisoria del totale dell’acquaesistente sulla Terra, ma che, in ter-mini assoluti costituisce una dispo-nibilità immensa. Si tratta, infatti, di4.500.000.000.000.000.000 di litri(4,5 miliardi di miliardi di litri) teo-ricamente disponibili ogni anno.Poiché si calcola che gli abitantidella Terra sono sei miliardi e 500milioni, una semplice serie di divi-sioni ci dice che ciascuno di noidispone quotidianamente di pocomeno di 18.000 litri di acqua.

Se si pensa che nelle societàpiù sprecone - l’Italia fra queste - siconsumano 400 litri al giorno perabitante, si comprende meglioquali sono le reali dimensioni dellaquestione.

PERCHÉ TANTA GENTEMUORE DI SETE?L’AFFARE ACQUA

La tradizionale risposta è checiò avviene perché l’acqua non èequamente distribuita sulla Terra.Quindi la colpa sarebbe dellacosiddetta “natura matrigna” cheha dato acqua abbondante ad alcu-ni e poco o nulla ad altri. Anchequesta risposta non è totalmenteesatta e può fornire elementi pergli alibi di cui dicevo.

Se si osserva un planisfero e sicerca la distribuzione delle acquesuperficiali nei vari continenti sivede facilmente che fiumi e laghidi grandi dimensioni e portata esi-stono dovunque: a Nord come aSud; nei paesi ricchi e in quellipoveri.

La maggior parte, circa l’80%, éconcentrata in alcuni grandi laghi:il Baikal in Siberia, i Grandi Laghinel Nord America e, in Africa, ilaghi Tanganika e Nyasa e neimaggiori fiumi: il Rio delleAmazzoni, il Congo, il Mississippi-Missouri.

D’altra parte se in tutte le altreoccasioni più o meno ufficiali incui si è parlato di acqua si è sem-pre sottolineato l’impegno a por-tarne a chi non ce l’ha, vuol dire

proprio che l’acqua c’è e dovun-que. Se è così il problema non è diordine naturale, ma umano. E stanella mancata adduzione dell’ac-qua. Cioè nella mancanza delleinfrastrutture che captano l’acqua,la raccolgono, la potabilizzano e laportano nelle città, nei villaggi,nelle case.

Queste infrastrutture le costrui-scono gli uomini, non la natura. Ilproblema, dunque, è di ordine tec-nico ed economico e, in quantotale, più agevolmente risolvibile diquanto lo sarebbe se l’acqua man-casse del tutto.

Ma poiché per costruire le infra-strutture occorrono soldi e le infra-strutture mancano prevalentemen-te nei paesi poveri, il problema sipuò risolvere solo con interventidall’esterno. Interventi che alimen-tano quello che si chiama “affaredell’acqua”.

L’impegno periodicamente as-sunto di portare acqua a chi nonne ha richiede un grande sforzoeconomico e tecnico che coinvolgericercatori, tecnici e capitali cheproverranno, i primi in gran parte isecondi esclusivamente, dal primomondo. E con il considerevolesostegno della banca Mondialedegli Investimenti. Il tutto, eviden-temente, in cambio di profitti.

In questo non ci sarebbe moti-vo di scandalo, a condizione che ilrisultato fosse quello di garantire atutti l’accesso all’acqua.

Anche in questo caso le cosenon stanno così. Moltemultinazionali - Monsanto,Danone, Pepsi Cola, Coca Cola,Nestlè - hanno fiutato subitol’affare e sono impegnate nell’im-presa per realizzare la quale conta-no tutte sulla privatizzazione dellagestione dell’acqua. E lo fanno conil sostegno della Banca Mondialeche pone la privatizzazione agaranzia dei suoi finanziamenti aipaesi nei quali si propone di inter-venire. Anche la privatizzazionenon sarebbe un grosso problemase, però, non si concretizzassenella possibilità di manovrare apropria convenienza lo strumento

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del prezzo di vendita dell’acqua,creando nei paesi poveri e assetatiun mercato dell’acqua a totale di-scapito dei più poveri ed emargi-nati. Per questo motivo, per pro-testare contro il tentativo di ap-propriazione indebita di un benecomune come la risorsa acqua,rappresentanti di organizzazioninon governative di tutta la Terra sisono riuniti nel Comitato per ilContratto mondiale dell’acqua pro-ponendo, tra l’altro, l’istituzione diun Parlamento dell’acqua e di unOsservatorio mondiale per i Dirittidell’acqua che si occupino di rac-cogliere e di diffondere informa-zioni sul problema con l’obiettivodi assicurare l’accesso all’acqua atutti gli abitanti della Terra entro il2020-2025 con il contributo finan-ziario a carico della collettività.

In questo modo si entra nelcampo della cooperazione che èun’altra importante parola chiave.Infatti, come realizzare questo con-

tributo? Le possibilità di prelievosono molte. Una mi sembrerebbeparticolarmente efficace, equa eanche moralmente significativa.Penso ad una quota percentualesull’aumento delle tariffe idricheda far confluire in un fondo inter-nazionale per la soluzione del pro-blema.

Ricordo che in Italia un litrod’acqua distribuito dagli acquedot-ti, costa agli utenti circa due lire,cioè un millesimo di euro.

Tanto poco, cioè, da favorireabusi e sprechi. In questi paesi siimpone l’aumento delle tariffe: percombattere abusi e sprechi, perfinanziare le opere di ristruttura-zione e ammodernamento delleinfrastrutture acquedottistichespesso ridotte a colabrodo e peralimentare quel fondo di cui dice-vo. Intendo dire che una rilevantepercentuale dell’incremento tariffa-rio dovrebbe andare in quel fondo.Soprattutto per quanto riguarda le

eccedenze, cioè i consumi ecce-denti la quota d’acqua quotidiana-mente assegnata agli utenti dalcontratto con gli acquedotti.

Anche la Commissione dellaUnione Europea a luglio del 2000in una “raccomandazione”, notatoche in Europa si continua ad usaretroppa acqua pagandola a prezzopolitico, invitava gli Stati membri aripensare le tariffe non solo in fun-zione dei costi finanziari per lamanutenzione degli impianti e lagestione del servizio, ma anche inconsiderazione dei costi ambienta-li. La debolezza di questa posizio-ne sta nel fatto che non si tratta diuna direttiva ma di una raccoman-dazione. Tuttavia resta valida lafilosofia che ne è alla base: l’acquacosta troppo poco e occorreaumentarne il prezzo per incenti-vare i consumatori e gli utilizzatori- soprattutto agricoltori - ad un usopiù corretto della risorsa.

(continua)

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