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Kastelruth · seis am schlern · Völs am schlern · seiser alm
Talento naturalei campioni della mietitura a mano
Via ferratail sogno di una vita di max
Mercato contadinoVarietà naturale
castelrotto · siusi allo sciliar · Fiè allo sciliar · alpe di siusi
www.alpedisiusi.info
ALPEestate 2013
Alpe di Siusi Magazine
estate | ALPE 3
Editoriale & Sommario
estate | ALPE 3
Trascorrere l’estate nell’area va-canze Alpe di Siusi significa go-dere di belle e rilassanti vacanze a stretto contatto con una natura incontaminata, dove l’avventura la
fa da padrona. Fare escursioni o arrampicate, an-dare in mountain bike, cimentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto, gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità. Gli articoli nelle prossime pagine saranno uno spunto per pro-vare qualcosa di diverso dal solito dove le emozioni indimenticabili sono garantite.
Protagonisti indiscussi di questo numero sono Bri-gitte Goller, David Tirler e la falciatura ad alta ve-locità. Ed è di loro due e della loro passione che vogliamo parlare. Dai rigogliosi prati degli alpeggi saliamo a quote da capogiro guidati dal gestore del rifugio di Max Aichner. L’articolo “Sulla via ferrata Maximilian” ci porta sulle tracce di quest’uomo straordinario e ci mostra di cosa una persona sia capace, guidata dal sogno della sua vita. Anche Da-niel Anrather ha realizzato il sogno della sua vita, fondando un birrificio tutto suo. Oltre alla degu-stazione della birra prodotta dal birrificio più gio-vane e sito più in quota, i buongustai potranno deliziarsi anche con una ricetta davvero golosa: i canederli di prugne. Amate la frutta fresca e le ver-dure appena raccolte? Allora unitevi ai visitatori dei mercati di Castelrotto, Siusi allo Sciliar e Fiè allo Sciliar e gironzolate fra le bancarelle dei mer-cati contadini.
A tutti gli appassionati di sport, il programma di quest’anno propone una sfida particolare: la prima Mezza Maratona Alpe di Siusi. Gli escursionisti ap-prezzeranno il Geotrail di Bulla e il Sentiero Oswald von Wolkenstein: scoprirete il passato geologico delle Dolomiti oppure vi immergerete nel mondo dei castellani e delle loro figlie. L’articolo “Cavalli dorati per l’ugola d’oro” ci avvicinerà alla passione di Norbert Rier per i cavalli avelignesi. E, nell’in-tervista di ALPE, vi presentiamo l’uomo che per 13 anni ha plasmato il turismo in Alto Adige: Christoph Engl, direttore di Alto Adige Marketing (SMG).
ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vostra vacanza: oltre ad informazioni importanti sui servizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro, così come numerose e allettanti possibilità per lo shopping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo magazine contiene anche un programma dettagliato di eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle vostre va-canze sarà ricco di momenti felici e indelebili.
Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e in-dimenticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax.
Eduard Tröbinger Scherlin - Presidenteper Alpe di Siusi Marketing e le Associazioni Turistiche di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar e Alpe di Siusi.
Cari ospiti!Pagina 4Max Aichner e la sua via ferrataPagina 81a Mezza Maratona Alpe di SiusiPagina 10Come fa la conchiglia ad arrivare in montagna?Pagina 14Intervista con lo specialista di turismo Christopf EnglPagina 18I campioni provinciali della mietitura a manoPagina 22Norbert Rier e i suoi avelignesiPagina 26Un percorso tematico in onore di Oswald von WolkensteinPagina 30La birra Antonius: L’arte di birrificazione a FièPagina 34I mercati contadini di Castelrotto, Siusi e FièPagina 38Anteprima estate 2013Pagina 40Anteprima inverno 2013/14Pagina 42Visto & sentito
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estate | ALPE 54 ALPE | estate
pezziere, ma in paese non c’è praticamente la-voro. Da militare finisce nei paracadutisti, impara a sciare, tornato a casa fa l’esame di guida alpina e porta avanti la tradizione di famiglia: col mulo ga-rantisce gli approvvigionamenti del rifugio Vajolet. I fratelli maggiori lo aiutano nella costruzione del rifugio Bergamo e Franz, anch’egli guida alpina, ha un’idea. Vuole costruire insieme a Max un altro ri-fugio, lassù, sotto i Denti di Terrarossa, proprio lì dove da sempre si incrociano i sentieri dei caccia-tori, dei contadini e dei pastori. Niente da dire: è davvero un bel posto. Ma si tratterebbe di un’im-presa audace, in un posto totalmente isolato, senza
vie di accesso, senza teleferica e senza mezzi fi-nanziari. Tutti considerano i due fratelli dei pazzi. Franz comincia a sudare freddo, si ritira dal pro-getto e invece che costruirne uno nuovo, va a ge-stire un vecchio rifugio.
Max invece non si rassegna. Ha 25 anni quando ri-esce a trasformare in realtà il suo sogno e nel 1957 sferra il primo colpo di vanga a quasi 2500 m di al-titudine. Per tre estati passa il suo tempo in com-pleta solitudine in un piccolo riparo, spiana il posto a colpi di vanga e piccone, produce completamente a mano oltre 3000 mattoni in calcestruzzo, fino a »
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
arrampicata con max aichner, gestore di rifugio.
A rrampicarsi sulle montagne a ottant’anni? È possibile: basta chiamarsi Max Aichner. Perché Max ha trascorso tutta la sua vita
sui monti e insieme a noi saltella sulla via ferrata che lui stesso ha ideato, realizzato e messo in sicu-rezza più di cinquant’anni fa. E della quale ovvia-mente conosce ogni singolo passo e ogni appiglio.
“Guarda qui: ho trapanato tutto io” dice mentre ci mostra orgogliosamente alcuni morsetti e come li ha fissati, come se dovessero durare in eterno. Poi ci sediamo sul crinale e godiamo dell’imponente panorama a tutto tondo, sull’Alpe di Siusi da una
parte e sul gruppo del Catinaccio dall’altra. Max non ha neppure il fiatone quando inizia a raccon-tare la sua storia. È la storia dell’Alpe di Tires e della via ferrata Maximilian. Una storia lunga e un esem-pio di come un uomo possa realizzare qualunque cosa, se crede fortemente in un’idea, e niente e nessuno potrà impedirglielo.
Il rifugio “Alpe di Tires”, il sogno di una vita. Max è cresciuto a Tires sul Catinaccio. Un’infan-zia dura, con sei fratelli, quasi nulla da mangiare in casa, il padre che si guadagna la sopravvivenza come facchino nei rifugi. Max impara a fare il tap-
Sulla via ferrata Maximilian »
Max Aichner, il costruttore del rifugio “Alpe di Tires” (sul fondo) si dedica ancora alle escursioni nelle sue montagne
6 ALPE | estate
Le vie ferrate “Maximilian” e “Laurenzi”. Era un passo enorme, e anche un po’ azzardato, come Max dovette ammettere poco dopo. “Ave-vamo uno dei primi rifugi privati e tutti gli escur-sionisti facevano un ampio giro tutto intorno a noi” racconta oggi. E perché? “Perché allora gli escursionisti tradizionalmente si fermavano solo nei rifugi dell’Alpenverein, dove ricevevano sconti se erano soci” ci spiega.
Non è stato un avvio fortunato, ma Max non sarebbe Max se non fosse riuscito anche dove l’impresa sembrava impossibile. “Dovevo offrire qualcosa di speciale, in modo che le persone si fermassero anche a passare la notte”, mi spiega così la sua smaliziata “strategia di mercato”.
Quindi rispolverò le sue conoscenze di guida al-pina e pensò a quello che oggi si chiamerebbe un percorso avventura, che valesse assoluta-mente la pena di andare dall’Alpe di Siusi al ri-fugio “Alpe di Tires”, una via ferrata nel mezzo della roccia dolomitica con panorami straordi-nari ed emozioni indimenticabili, che ha realiz-zato lui stesso e che ha voluto anche mettere in sicurezza di persona, per i meno allenati. E così per due estati Max passò il suo tempo con mar-tello e scalpello a trasportare in altitudine ton-nellate di chiodi e funi d’acciaio e lì fissarli, per poi aprire nel 1969 al pubblico la via ferrata Ma-ximilian (che battezzò con il nome del proprio santo patrono). Max aveva fatto a tutti gli effetti i conti giusti: gli alpinisti si innamorarono della ferrata Maximilian e ben presto anche del rifu-gio Alpe di Tires.
Il sole ha superato lo zenit da un pezzo, quando ci decidiamo a scendere dalla Cima di Terrarossa. Max indica verso il Catinaccio. “Laggiù la ferrata Laurenzi conduce dal Molignon fino al Catinac-cio d’Antermoia – mi racconta – quella è dedi-cata a mia moglie Laura e l’ho costruita all’inizio degli anni Ottanta, bella lunga e molto esposta. In realtà solo per esperti” mi strizza l’occhio. Ho capito, non fa per me. A dire il vero la via ferrata Maximilian ha risvegliato la mia voglia di avven-tura ed ora ho davvero bisogno di una bibita fre-sca al rifugio Alpe di Tires. Si leva un saluto cor-diale appena il vecchio Max, padrone del rifugio, entra nella sua stube e viene accolto anche dalla figlia e del genero che portano avanti con entu-siasmo la grande opera della sua vita. «
La via ferrata Maximilian supera l’intera forcella dei Denti di Ter-rarossa ed offre una splendida visuale a tutto tondo sull’Alpe di Siusi da una parte e sul gruppo del Catinaccio dall’altra. La fer-rata a livello tecnico non è ecces-sivamente complicata, ma ci sono tratti aperti e senza appigli e in parte è a picco sul crinale frasta-gliato. Passo sicuro e assenza di vertigini sono indispensabili.
Tempo di percorrenza: ca. 3,5 orePercorso: Dal rifugio “Alpe di Tires” (2.440 m) poco più a sud si sale per la prima ferrata, si en-tra in una gola stretta e poi si sale verso la forcella, si prose-gue a sinistra fino al crinale e poi sulla cima del Dente di Ter-rarossa (2653 m). Proseguendo verso ovest si passa sotto una porta di roccia, scendendo verso la forcella di collegamento e da qui verso la Forcella di Terrarossa (2556 m) (qui in caso di necessità si può fare ritorno al rifugio). Si prosegue quindi salendo verso
est fino al punto più elevato dell’altipiano dello Sciliar, la Cima di Terrarossa (2.655 m). Lungo il sentiero n. 4 si fa ritorno al punto di partenza.
Il rifugio Alpe di Tires (con pos-sibilità di pernottamento, www.tierseralpl.com) ai piedi dei Denti di Terrarossa è raggiungibile dall’Alpe di Siusi a piedi in circa 2,5/3 ore. Dalla stazione a monte della cabinovia Alpe di Siusi, si segue il sentiero n. 7 (o con la seggiovia panoramica) fino all’Al-penhotel Panorama, poi si prose-gue sul sentiero n. 2 fino ai piedi
della Forcella dei Denti di Terra-rossa e seguendo le serpentine in salita fino alla forcella e oltre, lungo il sentiero n. 2, si arriva in pochi minuti a sud-ovest al ri-fugio Alpe di Tires. Discesa: dal rifugio si scende lungo l’ampia strada forestale (contrassegno 4) attraverso la piccola e ripida valle verso est fino al Dialer, e poi a sinistra lungo la via pedonale n. 7 fino al Rifugio Molignon, e da qui lungo l’ampia forestale (sem-pre contrassegnata col n. 7) attra-verso i pascoli dell’Alpe di Siusi fino al punto di partenza. Dal ri-fugio Alpe di Tires, ca. 2,5 ore.
La via ferrata Maximilian
che – tre anni più tardi – con l’aiuto di un muratore inizia la posa dell’edificio.
“I materiali da costruzione, come le travi in legno, il cemento e le tegole del tetto, le ho trasportate inizialmente in spalla da Tires” ricorda oggi Max. Rabbrividisco all’idea della faticosa salita lungo il sentiero terribilmente ripido attraverso il Buco dell’Orso. Una volta costruito il rifugio, Max si sca-vava a poco a poco una via verso la Val di Fassa. Sulla stessa, ora con il trattore il trasporto avviene molto più comodamente.
Sembra impossibile, ma il coraggioso Max trovò persino il tempo di andare a cercar moglie. La bella Laura, di Castelrotto, sembrava fatta apposta per lui: una che conosceva la fatica, era molto socie-vole e amava le montagne come lui. Si sono spo-sati nel 1962 e in estate Laura si trasferiva insieme a lui nella casetta appena costruita. Il sorriso ma-lizioso di Max vale più di mille parole: “Sono cin-quant’anni, adesso”. Già l’anno successivo al ma-trimonio ampliò il rifugio, costruendo una stube più grande, una cucina più ampia e aggiungendo al primo piano un dormitorio con 25 materassi. La gioia di Max:
Max si sta godendo le vedute mozzafiato alla via ferrata Maximilian
estate | ALPE 7
sommer | ALPE 98 ALPE | estate
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SEISER ALM | ALPE DI SIUSI
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La corsa torna protagonista sull’altipiano più grande d’Europa. L’Alpe di Siusi Running, dedicata agli ap-passionati della corsa in altitudine, prende il via il 7 luglio 2013 con la prima Mezza Maratona Alpe di Siusi. Una gara che, partendo e arrivando a Compac-cio, consente di misurarsi sulla distanza della mezza maratona di 21,0975 lungo i saliscendi montani inse-riti nel Running Park Alpe di Siusi e rappresenta una sfida eccezionale per i suoi 500 metri di dislivello e
per i panorami mozzafiato che offre. Un percorso che, incorniciato dalle Dolomiti, attraverso pascoli e prati fioriti, si sviluppa su un tracciato circolare con viste spettacolari.Fianco a fianco ai partecipanti alla Mezza Maratona, pronti a dare preziosi suggerimenti, correranno maratoneti kenyoti di fama internazionale che, dal 29 giugno al 13 luglio, torneranno ad allenarsi su questi tracciati perfetti. «
Pronti, attenti … Alpe!
www.alpedisiusi.info/running
estate | ALPE 11
Q uesta – racconta il dott. Nössing te-nendo alta in mano la brochure, men-tre il suo viso abbronzato si illumina –
questa è una cosa unica al mondo: che ci crediate o no una pubblicazione geologica in quattro lingue non esiste da nessun’altra parte”. Il dott. Nössing e la sua collega, una giovane geologa perfettamente bilingue, hanno appena congedato i circa 40 parte-cipanti all’ultima escursione del “Geotrail di Bulla” e ora si scambiano le impressioni di questo pome-riggio pieno di stimoli nei locali dell’Hotel Pinei. La verità è che dopo un’intera vita spesa con suc-cesso al servizio della geologia, il dott. Nössing, da poco eletto geologo-capo della Provincia Au-tonoma di Bolzano, è ancora in grado di entusia-smarsi quando racconta dell’attrazione del “Geo-trail di Bulla”.
Bulla è una delle tre frazioni di lingua ladina del Co-mune di Castelrotto e giace un po’ defilato oltre il Passo Pinei (1.437 m), che da sempre rappresenta il confine culturale e linguistico di Castelrotto: da una parte dominano la cultura e le usanze tede-sche, dall’altra quelle ladine o reto-romane. Il pae-sino di 180 anime di Bulla ha avuto una sua impor-tanza nei secoli passati perché qui si incrociavano le due strade per gli alpeggi di Castelrotto e della
Val Gardena. Il Passo Pinei in sé ha proprio l’a-spetto di un alpeggio: in particolare l’odore incon-fondibile, che i primi caldi raggi di sole risvegliano dall’erba alta e sottile, con i suoi innumerevoli fiori e le erbe aromatiche, sembra indimenticabile e ri-empie di gioia.
È qui, in questo punto di scissione e raccordo fra due culture, che ha inizio il sentiero del “Geotrail di Bulla”, inaugurato nell’estate del 2011, dopo due anni di costruzione.
Ma qual è la sua storia? E perché si è deciso di collocarlo proprio qui, ai margini del Parco Natu-rale dello Sciliar e ai piedi delle Dolomiti, dichia-rate dall’UNESCO Patrimonio naturale? Il dott. Nössing sorride luminoso: “Quello che per i co-struttori di strade è spesso una maledizione, è una benedizione per i geologi” dice e ci racconta che la strada per Bulla era stata costruita su un terreno particolarmente friabile ed instabile ed è stato necessario chiuderla. Per secoli, fino a quel momento la vecchia strada ai piedi del Bullaccia era stata famosissima, anche se solo nei circoli scientifici e in particolare geologici. Ma cosa ha potuto attirare per così tanto tempo i grandi lumi-nari della geologia dei quattro angoli della Terra
10 ALPE | estate
Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier
Come fanno le conchiglie ad arrivare sulle montagne?
in questo paesino che, per quanto grazioso, è an-che piuttosto modesto e inaccessibile? “È per via – racconta il dott. Nössing – del cosiddetto ‘Pro-filo del Bulla’, un affioramento geologico fra i più belli del mondo”. Nella stratificazione geologica di questo “Profilo del Bulla” è scritta nientemeno che la storia dell’immane catastrofe che ha causato cambiamenti epocali all’ambiente: questo evento conosciuto come Estinzione di massa del Permia-no-Triassico, ha avuto come conseguenza, circa 252 milioni di anni fa, l’estinzione di circa il 90% delle specie viventi di allora: la fine del mondo, in pratica. Si provi ora a figurarsi nella mente questo lasso temporale: 252 milioni di anni (e ci troviamo agli albori della storia della Terra…): sì, le escursioni geologiche sono sempre anche una sana lezione di umiltà, se vogliamo.
Durante i lavori di realizzazione della strada nuova ci si è accorti di come questo “cinema della sto-ria geologica” avrebbe potuto attirare un pubblico molto più ampio senza grossi sforzi, e così all’inizio del 2006, guidata dal prof. Rainer Brandner (dell’I-stituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Innsbruck) e dal dott. Lorenz Keim (dell’Ufficio Provinciale di Geologia e Prove Materiali), si è co-stituita un’équipe con il compito di definire e co-
struire un percorso didattico geologico attorno a questo “Profilo del Bulla”. Ma qual era la visione alla base di questo progetto? Portare le Dolomiti, questi “Monti Pallidi” Patrimonio Naturale dell’U-manità secondo l’UNESCO, più vicine alle persone, raccontare la storia di questo panorama montano unico e aprire la mente al mondo naturale in cui viviamo.
Fedele al proprio compito, il “Geotrail” non presenta nessun grado di difficoltà, è quindi per-corribile senza problemi anche da bambini e an-ziani, purché siano un po’ abituati a camminare in montagna. Nella sua parte superiore il percorso segue un sentiero antichissimo, il “Troj d’Ancion”, passa poi a sfiorare l’idilliaco paesino di Bulla e ri-torna al punto di partenza lungo la vecchia strada chiusa di Bulla. Il “Geotrail” è ritmato da otto ta-vole esplicative molto dettagliate, ciascuna dedi-cata ad uno specifico tema geologico: qui si potrà vedere come si generano le rocce e i complessi rocciosi, si potrà comprendere come si trasfor-mano, come si muovono e come sono composte, ci si stupirà di eventi che hanno letteralmente scosso il pianeta, come nel caso dell’Estinzione del Permiano-Triassico o della frana di Pontives, e si correrà il rischio di veder franare anche qual-
Tra luglio e agosto tutti gli interessati hanno la possibilità di avviarsi per un’e-scursione geologica sul Geotrail di Bulla con il dott. Ludwig Nössing. Le escur-sioni si terranno ogni mercoledì con par-tenza alle ore 13.30. Iscrizioni & informa-zioni presso l‘Ufficio informazioni di Castelrotto
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Il Geotrail di Bulla: storia geologica, scritta in pietra e avvincente come un action thriller
Famoso nel mondo: Il profilo di Bulla, una quasi completa registrazione della più grande estinzione di massa nella storia di circa 252 milioni di anni fa
Post Scriptum
Il dott. Lorenz Keim,
ideatore e personalità
creativa del “Geotrail
di Bulla” è venuto a man-
care durante una frana
nella primavera del 2011.
Nel suo “Geotrail”
continua a vivere
indimenticato.
12 ALPE | estate
Un mondomer avigliosoda scoprire
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Nei quattro piani del Museo Archeologico scoprirete la nuova mostra permanente
dedicata ad Ötzi e al suo mondo, la mostra temporanea 2013 mysteriX, pensata per le
famiglie, e poi visite guidate, eventi e incontri. Il Museo Archeologico, uno spazio da visitare
e in cui tornare.
che vecchia convinzione — e non solo per il fatto che questa nostra “terra fra i monti” un tempo si trovava parecchi chilometri più a sud, all’altezza dell’attuale Niger, e che quindi è a tutti gli effetti “immigrata”.
Per quanto bella e precisa, nessuna tavola esplicativa sarà mai in grado di sostituire la com-petenza di una guida esperta, anche solo per il fatto che non è possibile fare domande a un car-tello. Effetti collaterali del percorso geologico Ge-otrail? Ce ne sono parecchi: dietro ogni curva si aprono panorami mozzafiato sulla “più bella archi-tettura del mondo”, più in là si aprono scorci “den-tro” le Dolomiti, come sottolinea il dott. Nössing con verve, e come omaggio di benvenuto, la no-
stra guida esperta ci mostra la meraviglia delle nu-merose specie di fiori che decorano queste rocce nude e che lungo il Troj d’Ancion sono potute cre-scere indisturbate per anni, visto che con l’avvento della motorizzazione il sentiero fu pressoché ab-bandonato.
Dopo circa quattro ore, gli escursionisti fanno ri-torno al Passo Pinei, possono riempirsi ancora una volta i polmoni dell’incomparabile profumo dei pascoli e riprendere la via di casa, soddisfatti nel corpo, nello spirito e nei sensi. Chi volesse trasfor-mare questa escursione pomeridiana in una gita di un giorno intero può semplicemente aggiungere al mattino la camminata da Castelrotto a San Mi-chele al Passo Pinei. «
cos’ha l’alto adige che non hanno altre regioni turistiche? secondo christoph engl l‘area vacanza può puntare soprattutto ai beni di lusso del futuro: tranquillità, spazio, attenzione, sicurezza, esperienza, tempo.
Il modello di successo “Alto Adige”
14 ALPE | estate
Intervista: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier
» Il bolzanino Christoph Engl ha
diretto l’Agenzia Alto Adige Mar-
keting (SMG) per 13 anni con au-
torevolezza e competenza e si è
conquistato un buon nome come
specialista di turismo anche oltre
i confini della provincia. Il diret-
tore dell’SMG è riuscito a raffor-
zare il brand Alto Adige e a posi-
zionare ancora meglio l’area
vacanza sul mercato internazio-
nale grazie anche alla collabora-
zione con il comparto economico
e con gli operatori turistici altoa-
tesini. In questa intervista ad
ALPE Christoph Engl, che si di-
metterà dalla sua posizione di
leader nell’estate 2013, traccia un
bilancio consuntivo della sua
esperienza e sottolinea i punti di
forza della destinazione turistica
“Alto Adige”.
ALPE: Direttore Engl, sappiamo
che a breve si dimetterà dalla
carica di responsabile del turi-
smo altoatesino per dedicarsi a
nuove sfide. Come può riassu-
mere la Sua esperienza?
Christoph Engl: Ho avuto l’op-
portunità di svolgere per diversi
anni uno dei lavori più entusia-
smanti e densi di responsabilità
che questa regione possa offrire.
E di questa opportunità sono infi-
nitamente grato. Mi è stata accor-
data fiducia, pur essendo risa-
puto che sono un uomo d’azione
più che di compromesso. L’Agen-
zia Alto Adige Marketing è oggi
un centro di competenza per il
marketing di destinazione rico-
nosciuto a livello internazionale
e questo va a tutto vantaggio del
territorio altoatesino. Il team dei
collaboratori è ormai perfetta-
mente rodato, è stata creata una
rete solida e sono stati formulati
piani molto chiari per il futuro.
Ora l’SMG può anche permet-
tersi di affidarsi a una nuova dire-
zione e consentirmi di affrontare
qualcosa di nuovo.
Qual è, fra quelli che ha dato,
il contributo personale che
ritiene più importante?
Che l’Alto Adige sia oggi perce-
pito come una destinazione rico-
noscibile in un unico marchio di
successo, è un fatto che mi riem-
pie di gioia ogni giorno. Vengono
organizzati con cadenza quasi
settimanale viaggi studio da
tutta Europa per venire a verifi-
care il modello di successo del
marchio Alto Adige. Oggi ai con-
gressi siamo noi a tenere inter-
venti che fino a qualche anno fa
ci limitavamo ad ascoltare. Uni-
versità e scuole di specializza-
zione analizzano il modello Alto
Adige quando trattano di marke-
ting di destinazione.
È riuscito a realizzare gli
obiettivi che si era posto?
In Alto Adige siamo riusciti a de-
finire una strategia di sviluppo
comune a molti ambiti. Abbiamo
definito alcune questioni e le ab-
biamo perseguite con conse-
quenzialità: ormai non si trova
più nessuno nei comprensori sci-
istici che inneggi agli après ski,
c’è consenso sul fatto che la no-
stra forza risiede nei prodotti lo-
cali e nella cultura del quotidiano
e che bisogna copiare il meno
possibile dagli altri per avere suc-
cesso. Questo è ciò che distingue
oggi l’Alto Adige dalle altre desti-
nazioni, che non sono ancora riu-
scite a chiarire ai propri clienti i
valori in cui credono. Questi
erano gli obiettivi che ci eravamo
fissati e che sono stati raggiunti.
Ma resta comunque ancora molto
da fare.
L’Alto Adige conta annual-
mente oltre sei milioni di
ospiti. Quali sono i principali
punti di forza e i motivi di
preferenza di quest‘area
vacanza così amata?
Quando si chiede alle persone di
riferire le proprie impressioni
dopo un viaggio, spesso ci si
sente rispondere: “Per alcuni
giorni o settimane è stato molto
bello, però non mi piacerebbe vi-
vere lì”. L’Alto Adige in questo
senso è in grado di alimentare
sentimenti completamente di-
versi. Chiunque abbia avuto
modo di fare reale esperienza del
territorio altoatesino, deve po-
tersi dire: “Potrei immaginarmi di
vivere qui, non solo di farci le va-
canze”. Quando l’ospite lascia la
nostra regione, a livello emotivo
ha già archiviato l’Alto Adige
come un progetto da ripetere. Chi
invece deve farsi un’idea della no-
stra provincia senza averne mai
avuto reale esperienza, deve po-
tersi immaginare l’Alto Adige
come una sorta di piccolo para-
diso, non dissimile dal giardino
dell’Eden. Anche questa imma-
gine rispecchia la visione di un
ambiente realmente vissuto, non
quella di un pacchetto turistico.
In quali ambiti l’Alto Adige
può ancora migliorare?
In Alto Adige serve un pensiero
aperto. In uno dei luoghi vissuti
più amati d’Europa non basta
avere prestazioni eccellenti solo
in ambito strettamente turistico.
Ovviamente anche queste fanno
parte dell’offerta e sono un punto
fondamentale di quello che viene
richiesto dal cliente. Gli hotel di
fama mondiale insieme alle chic-
che nascoste dell’agriturismo, i
ristoranti stellati insieme alle
proposte gastronomiche regio-
nali più autentiche nei rifugi, l’of-
ferta invernale basata su tecnolo-
gie all’avanguardia insieme
all’ospitalità cordiale degli alloggi
»
»
estate | ALPE 15
Lo specialista di turismo Christoph Engl: l’area vacanze Alpe di Siusi è qualcosa di unico in tutti i sensi.
16 ALPE | estate estate | ALPE 17
a conduzione familiare: queste sono le
prestazioni fondamentali che trasfor-
mano la regione in un’offerta irresisti-
bile per ospiti e clienti. Di questo con-
cetto di ambiente realmente vissuto
fanno parte anche l’approvvigiona-
mento sostenibile dell’energia dell’in-
tera regione, un concetto di trasporto
pubblico a livello macroregionale, con
standard di comfort pari a quelli di una
grande città, prodotti dell’agricoltura
regionale come base della gastronomia
e dell’economia domestica, edifici a ri-
sparmio energetico e sfruttamento con
pianificazione a lungo termine delle
aree edificabili, ormai sempre più
scarse.
Alcuni anni fa Lei ha contribuito in
modo sostanziale alla creazione del
marchio “Alpe di Siusi”. Che cos’ha
l’”Alpe di Siusi” che “l‘Altipiano
dello Sciliar” non aveva?
È un concetto facilmente assimilabile,
che al tempo stesso sa esprimere rico-
noscibilità ed attrattiva. La carta dell’al-
tipiano più esteso d’Europa è senza
dubbio la migliore che si possa giocare.
Troppo spesso i nomi promozionali dei
territori derivano da compromessi fra
gli interessi locali che servono solo agli
equilibri interni e che invece alla clien-
tela non dicono nulla. Chi invia mes-
saggi chiari, riceve di ritorno risposte
concrete dal mercato. Purtroppo, anche
in Alto Adige, lo si fa ancora troppo
poco.
Su cosa può puntare in particolare
l‘area vacanze “Alpe di Siusi”?
Sempre sui suoi punti di forza, tra i
quali ovviamente il fatto che l’Alpe di
Siusi è qualcosa di unico, per il suo pae-
saggio, ma anche per le possibilità che
offre a livello escursionistico sia in
estate che in inverno. Tra i punti di
forza individuiamo anche i suoi paesi,
che sono rimasti tali e hanno mante-
nuto il loro carattere peculiare, la vici-
nanza alla città di Bolzano, il morbido
paesaggio montano con le numerose
possibilità di fare esperienze nella na-
tura a mezza quota. La maggior
parte delle strutture ricettive è in
ottimo stato e la popolazione lo-
cale sa che si può vivere bene di
turismo contando gli uni sugli al-
tri. In ogni caso sarebbe auspica-
bile una più coerente realizza-
zione degli obiettivi che ci si è
autoimposti in conseguenza del
“dossier Malik”.
Un tempo erano soprattutto
l’aria fresca e l’acqua cristallina
a spingere la gente a venire in
montagna. Cosa cerca oggi chi
opta per la vacanza fra i monti?
Soprattutto i beni di lusso del fu-
turo: tranquillità, spazio, atten-
zione, sicurezza, esperienza,
tempo. Questi beni, soprattutto
nelle regioni che non vogliono
aprirsi a un turismo di massa, de-
vono essere sempre più percepi-
bili. Per il territorio dell’“Alpe di
Siusi” pensare a come creare sulla
base di quelli la migliore offerta
possibile dev’essere un pensiero
costante.
Lei stesso da oltre 20 anni
trascorre con la famiglia la
cosiddetta villeggiatura
estiva a Fiè allo Sciliar. Che
cosa si gode di più nel Suo
poco tempo libero?
Quasi tutti i giorni salgo veloce-
mente in mountain bike o di corsa
fino al Laghetto di Fiè, per dare al
giorno che finisce un nuovo fresco
slancio con un bel tuffo nell’acqua
sottile.
Dove la condurrà la Sua nuova
strada professionale e perché?
Quella di lasciare la SMG e profes-
sionalmente l’Alto Adige è una de-
cisione personale. È conseguenza
dei progetti che ho fatto per la
mia vita e anche della convinzione
che dopo 13 anni si corra il rischio
di assuefarsi. L’SMG ha ormai con-
cluso gli anni estremamente impe-
gnativi ma coronati da successo -
del suo consolidamento e non
voglio rimanerci legato. All’alba
dei miei 50 anni ho ancora buone
possibilità di dedicarmi ad un
nuovo ambito. Dal 1 settembre
sarò direttore e partner della
BrandTrust, con sede a Norim-
berga. L’azienda si occupa di con-
sulenza manageriale alle imprese
e agli enti, specificatamente negli
ambiti della marca, delle strategie
di marca e di gestione della
stessa.
ALPE e l’area vacanze dell’Alpe
di Siusi ringraziano Christoph
Engl per il suo impegno e gli
augurano buona fortuna
per il suo futuro! «
Tranquillità e spazio sono fra i beni di lusso del futuro, un tuffo nel Laghetto di Fiè è un piacere speciale.
... sono stati registrati nel 2012 per la prima volta ol-tre 29 milioni di pernotta-menti in un anno, ovvero 1,8 punti percentuali in più rispetto all’anno 2011. Questo avanzo è da ascri-vere principalmente agli ospiti provenienti dalla Germania, che hanno con-tribuito nel 2012 con circa 650.000 pernottamenti in più (più 4,8%). Anche gli ospiti svizzeri, che nel 2012 hanno registrato ol-tre 1,3 milioni di pernotta-menti, hanno accresciuto la loro presenza di un so-stanziale 11,9%. Sono stati invece significativamente inferiori i pernottamenti dei cittadini italiani: da 10,18 milioni nel 2011 sono passati a 9,8 milioni nel 2012 (-3,7%).
Per l’undicesima volta di serie, Castelrotto ha rag-giunto nel 2012 la prima posizione nella classifica dei comuni turistici di maggior successo dell’Alto Adige. Il 4,5% dei pernot-tamenti registrati dalle strutture ricettive altoa-tesine sono stati registrati nel comune di Castelrotto.
Nel comune, nel cui terri-torio sono presenti quat-tro associazioni turistiche, si contano nel 2012 oltre 45.000 pernottamenti in più rispetto al 2011, ovvero una crescita del 3,5%.
Se si va a considerare la crescita rispetto alle sin-gole associazioni turisti-che, le strutture ricettive che fanno capo a quella dello Sciliar (Castelrotto) hanno registrato la cre-scita maggiore in assoluto con 30.322 pernottamenti in più: in totale l’Associa-zione Turistica dello Sciliar ha contato mezzo milione di pernottamenti. La seconda associazione turistica più rilevante nel comune di Castelrotto è quella dell’Alpe di Siusi, con 327.000 pernotta-menti ed una crescita di 21.774 unità.
L’Associazione Turistica di Siusi ha aumentato le pre-senze di circa 1.900 unità per un totale di 282.000 pernottamenti.
Le aziende che fanno capo all’Associazione Turistica
di Ortisei, ma che si tro-vano nel territorio comu-nale di Castelrotto (come Bulla o Oltretorrente) hanno dovuto invece in-cassare una riduzione di circa 9.000 presenze e hanno registrato nel 2012 un totale di poco più di 221.000 pernottamenti.
Un contributo all’aumento delle presenze lo ha sicu-ramente fornito l’allarga-mento dei posti letto di circa 160 unità, create nel 2012 a Castelrotto, che tuttavia, rispetto al totale di 8.840 posti letto, ha una portata relativa.
Il comune di Fiè allo Sci-liar, di dimensioni infe-riori, nella classifica delle località turistiche dell’Alto Adige si è piazzato al 33esimo posto. Rispetto ad altri comuni Fiè ha po-tuto registrare una cre-scita dei pernottamenti di un buon 9,8%. Nel 2012 sono stati registrati in totale 339.235 pernotta-menti.
Fonte: Südtiroler Wirtschaftszeitung
In Alto Adige ...
C’era una volta un bambino che guar-dava con ammirazione il nonno men-tre batteva e affilava la falce. In par-ticolare lo affascinavano i movimenti
veloci e precisi della pietra sulla lama e di nasco-sto il ragazzino si avvicinò alla falce e provò a fare come faceva il nonno: un taglio profondo sul pol-lice, il sangue sul fazzoletto e lacrime di dolore che non riusciva a reprimere non poté tenerli nascosti a lungo e si buscò la giusta ramanzina. Ma sba-gliando si impara e crescendo imparò anche l’ele-gante movimento della falciatura.
Ma quest’antica arte della mietitura è ben lontana da quello che fanno oggi Brigitte Goller e David Tirler. Ed è di loro due e della loro passione che vogliamo parlare.
David Tirler è originario del maso Untermulserhof (Castelrotto) e a otto anni ha lavorato per la prima volta come pastore presso un contadino del vicino paese di San Michele. Il vecchio contadino mie-teva i ripidi pendii a mano ma disse a David che era ancora troppo piccolo per farlo. La cosa suonò al ragazzino come una sfida e nelle estati succes-sive si impegnò ad apprendere l’arte della mieti-tura, ma anche della battitura e dell’affilatura, fin-ché divenne un professionista e Anton Schieder di Castelrotto – uno dei più bravi mietitori dell’Alto Adige – lo chiamò per partecipare ai campionati provinciali altoatesini di mietitura a mano. Era il 2002, David aveva 21 anni. Tre anni dopo era cam-pione provinciale e aveva sconfitto il suo scopri-tore e mentore Anton Schieder. Se si osserva la falce di David ci si accorge subito della sua straordinaria lunghezza: con i suoi 140
cm è lunga quasi il doppio di una falce normale. Il manico invece è più corto rispetto ad un’usuale falce da lavoro, per cui il rapporto fra questo e la lama consente di migliorare l’effetto leva. Il che però comporta da parte dei mietitori un uso molto maggiore delle ginocchia. Il movimento morbido della “normale” mietitura, simile al Tai Chi Chuan, va così a perdersi, ma qui si tratta a tutti gli effetti di uno sport. E la cosa diventa molto più evidente quando si osserva il campo da competizione. Gli uomini hanno a disposizione un appezzamento di 10 x 10 m (100 m2). Ogni lato dista dall’appez-zamento vicino circa 2 metri. Da una prospettiva aerea sembra uno di quei giardini barocchi con aiuole a scacchiera. Mietitori come David Tirler ri-escono a mietere un campo di queste dimensioni in poco più di due minuti, il che significa un me-tro quadrato al secondo. Mietitura in alta velocità, quindi, con tanto di tifo scatenato da parte di col-leghi mietitori e fan.
Come mietitore David ha poche fan femmi-nili; come cavaliere della Cavalcata Oswald von Wolkenstein gli va decisamente meglio. Brigitte Goller invece come mietitrice ha catturato l’at-tenzione di intere schiere di uomini. È originaria del maso Moandlhof (Castelrotto) ed è arrivata alla mietitura sportiva nel 2006 grazie al fratello, pre-sidente dell’associazione dei giovani agricoltori. Si capì fin da subito che si trattava di un talento na-turale: Brigitte impugna la falce quasi come se ce l’avesse nel sangue. E a forza di allenarsi in com-pagnia e in allegria, la mietitura sportiva è diven-tata la sua passione. Nel 2008 ha conquistato per la prima volta il titolo provinciale e si ricorda piena di orgoglio di questo primo traguardo: “È stato fan-
estate | ALPE 19
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18 ALPE | estate
Tagliando traguardi a filo di lama
Testo: André Bechtold Foto: Helmuth Rier
»
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L’affilatura della falce è un’arte temeraria, che
dev’essere imparata.
estate | ALPE 21
tastico, pazzesco, strepitoso!”. Da allora è conside-rata una delle migliori mietitrici a mano dell’Alto Adige.
Nel corso delle competizioni le donne devono mietere un appezzamento di 7 x 5 m, quindi 35 m2. Mietitrici come Brigitte ce la fanno in poco più di un minuto, e hanno quindi una media di mezzo metro quadrato al secondo: anche qui tempi da record. Per i campionati europei che si terranno a Dobbiaco (6 - 8 settembre 2013) Brigitte si è po-sta come prima meta la qualificazione altoatesina, che non vede con troppa difficoltà. Il campionato europeo in sé sarà più difficile soprattutto per-ché le mietitrici svizzere praticano lo sport a li-vello quasi professionale. Ma proprio per que-sto Brigitte spera in un posticino sul podio e si è sottoposta ad un allenamento speciale, durante il quale è assistita dal suo David Tirler, factotum personale, a meno che anche lui non sia occupato a far ondeggiare la falce contro la dura concor-renza maschile. È lui che si prende cura della falce di Brigitte, che la batte e l’affila perché sia perfetta per il campionato. E i fan di Brigitte hanno anche
già trovato lo slogan ideale: “Go, go, go – Goller for Gold”.
Cos’è che attrae così tanto di questo sport, che non prevede premi in denaro ed è sostenuto dall’U-nione Giovani Agricoltori Sudtirolesi? “Le coppe che si vincono sono personalizzate, non sono solo dei normali calici di metallo scadente!” rispondono i due quasi all’unisono. Ma più importanti ancora sono il senso di comunità, lo spirito di squadra, l’al-lenamento comune e la festa dopo la competizione.
C’era una volta un uomo che guardava con ammira-zione un giovane mietitore e una giovane mietitrice mentre mietevano un campo fianco a fianco, a velo-cità quasi incredibile a vedersi. In particolare lo col-pivano i loro movimenti possenti e al tempo stesso aggraziati e di nascosto l’uomo si avvicinò alla falce e provò a fare quello che facevano loro. Però pur-troppo, anche se nessuno nasce “imparato”, questa cosa della falce bisogna avercela un po’ nel sangue. L’unica consolazione dell’uomo fu che almeno poté osservare i potenziali vincitori del campionato eu-ropeo durante il loro allenamento. «
David Tirler durante la mietitura in velocità: un metro
quadrato in un secondo
Brigitte Goller: un talento naturale della mietitura a mano
David Tirler & Brigitte Goller durante l’allenamento comune
estate | ALPE 2120 ALPE | estate
estate | ALPE 23
Cavalli dorati per l’ugola d’oro
22 ALPE | estate
su temi come “patria” e “amor patrio” norbert rier non è uno che lascia le cose a metà: per questo è diventato una delle icone della provincia, sia come cantante di successo che come allevatore dei celebri cavalli avelignesi.
sione per incontrare gli allevatori dei paesi oltre-confine e scambiare consigli preziosi. Al momento è a casa per qualche giorno ed è particolarmente di buon umore in questo luminoso giorno d’inverno. “Sì – ammette – i cavalli avelignesi hanno molto in comune con le belle ragazze. Però – aggiunge con un sorriso sornione – sono più fedeli”.
A pochi metri dalla porta di casa, davanti alla loro stalla, razzolano cinque giovani giumente. “Guarda – dice Rier indicando gli animali affascinanti e ben proporzionati, con il loro colore caratteristico – non per niente vengono chiamate anche ‘Volpi do-rate’. Com’è possibile non innamorarsi di loro?” E in effetti sono un vero piacere per gli occhi questi quadrupedi, molto lontani da tutto quello che fino a pochi decenni fa era associato al nome “Haflin-ger”: piccoli, tarchiati, rotondi, pesanti. Bestie da soma per il lavoro nei campi di montagna: pos-senti, resistenti, modesti, dal passo sicuro. Gli ave-lignesi erano di fatto tutto questo, fino a che all’i-nizio del XX secolo è cambiata la loro destinazione d’impiego: da “bestia da soma, garzone a quattro zampe, soldato” (durante l’impero asburgico ma anche nelle due guerre mondiali) è diventato il “ca-vallo nazionale sudtirolese”. Oggi, dopo circa 150
anni di selezione e allevamento accurati è uno dei cavalli preferiti per lo sport e il tempo libero. Non è un’opera da poco se si considera quanto sia gio-vane la razza e quanto sia ristretto il suo luogo di provenienza, nonché quanto fosse povera la po-polazione che lo abitava fino a qualche tempo fa. E corsa molta acqua sotto i ponti delle montagne del Sudtirolo da quando nel 1874 a Sluderno (Val Venosta) venne al mondo il padre di tutti gli ave-lignesi: 249 Folie. Questo figlio di un mezzosan-gue orientale (“El Bedavi XXII”) e di una nobile giu-menta è stato il capostipite della linea di sangue classica degli avelignesi, che ne conta sette. “È il suo buon carattere – dice Nobert Rier – che con-traddistingue questo cavallo da tutti gli altri”. Ed è proprio a questo buon carattere e alla sua polie-dricità che l’avelignese deve il suo incredibile suc-cesso degli ultimi anni: non c’è niente, secondo Norbert, che un avelignese non sia in grado di fare con un buon addestramento. Nell’ippoterapia e nell’equitazione terapeutica ha già saputo conqui-starsi un ruolo di primordine.
Per Norbert non ci sono mai stati dubbi: come con-tadino la pensa esattamente come suo padre e i suoi avi. Da quando era bambino è abituato a con-
»
Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier »
No, non serve essere fanatici dell’ip-pica per lasciarsi irretire dal fascino di questi quadrupedi. Vi è mai capi-tato, durante una gita in malga in una
bella domenica di sole, di incontrare un esemplare o un’intera mandria di questi bonari amici biondi dalle gambe lunghe? Allora sapete di cosa stiamo parlando. I cavalli avelignesi o haflinger non di-spongono solo di una particolare bellezza, ma an-che di un vero e proprio carattere d’oro. Per farla breve, è un cavallo di cui innamorarsi.
Norbert Rier, carismatico leader dei “Kastelruther Spatzen”, la band di musica popolare di maggior successo di tutti i tempi, non ha il minimo dubbio in proposito e si può stare certi che sa di cosa sta parlando. Le sue scuderie sono fra le più grandi e lui stesso è considerato uno dei maggiori allevatori della provincia. Purtroppo i “Kastelruther Spatzen” lo impegnano spesso in tour, ma la cosa non sem-bra impedirgli di dedicarsi con grande devozione e ogni volta che può al terzo grande amore della sua vita. Persino durante le tournée sfrutta ogni occa-
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Perbeni, con i piedi per terra, indipendenti: il paesaggio rispecchia i suoi abitanti e i loro animali.
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siderare gli avelignesi quasi come membri della famiglia. In ogni caso, a quei tempi erano in po-chi che potevano pensare all’allevamento ed è solo un caso se Norbert è finito per occuparsene. Circa venticinque anni fa voleva comprare una puledra dal suo buon amico Erhard Jaider di Ca-stelrotto. Ma tra i tre cavallini in vendita Norbert non riusciva proprio a decidersi e alla fine decise di acquistarli tutti e tre. “Uno per ciascuno dei miei (allora ancora) tre figli”, dice con un sorriso da furbetto. Ora di figli ne ha quattro e di cavalli quasi trenta. Una foto di queste prime tre puledre è appesa ancora oggi nella cucina del suo maso, il “Fuschg”.
Da allora alcuni cavalli dell’allevamento di Nor-bert hanno vinto concorsi in cui sono state pre-miate bellezza e prestazione sportiva. Un sorriso sbiadito e quasi malinconico compare sul viso di Norbert quando, parlando di prestazioni, arriva a raccontare del suo stallone preferito, Amster-dam. Questo stallone pluripremiato e vicecam-pione del mondo, per questa stagione di monta non si trova nella sua stalla, bensì in Baviera e tor-nerà al maso Fuschghof solo nel corso dell’estate. Ma Norbert va molto orgoglioso anche di Olivia, una figlia di Amsterdam e “Miss Italia”, i cui geni derivano al 100% dal suo allevamento – il corona-mento di tutti i suoi sforzi di allevatore. “Ovvia-mente – dice Norbert – come essere umano fini-sci per dare il cuore a questi meravigliosi cavalli ed è sempre un momento particolarmente difficile quando ci si deve separare da loro, anche se solo temporaneamente per la riproduzione. In questi casi – prosegue – faccio sempre estrema atten-zione a chi appartengono le mani in cui metto i miei animali. Per me è importante che ovunque vadano vengano trattati bene e rispettati, ma che soprattutto vengano accolti col cuore.”
“Sarebbe ora però – dice e ride – che arrivasse fi-nalmente l’estate”. Per adesso devono avere an-cora pazienza, Norbert e i suoi avelignesi: siamo solo a febbraio e dovranno passare ancora di-verse settimane prima che le giumente coi loro puledri e i giovani cavalli possano essere portati all’alpeggio dove trascorrono i mesi estivi in li-bertà, come è giusto che sia. “Perché l’alpeggio ha bisogno degli animali e gli animali hanno biso-gno dell’alpeggio” afferma Norbert, e questo non cambierà tanto facilmente, almeno non se dipen-derà da lui. «
24 ALPE | estate
Altoatesini purosangue: Norbert Rier e i suoi cavalli avelignesi
» Come ci si curava il mal di gola nel Me-dioevo? I bambini scoppiano a ridere e in effetti la risposta è davvero diver-tente: “Ci si appendeva al collo il becco
di una gazza”. Questo il metodo infallibile dei se-coli bui, scritto nero su bianco su una delle tavole informative del sentiero Oswald von Wolkenstein, una delle passeggiate letteralmente più spettaco-lari attraverso la Selva di Castelvecchio fino a Siusi ai piedi dello Sciliar. Il sentiero è spettacolare an-che perché segue le tracce della vita del famoso poeta Oswald von Wolkenstein e consente di sco-prire come si svolgeva la vita quotidiana nel tardo Medioevo. E anche perché ci si può rapidamente trasformare in un cavaliere o in una dama di un castello, in principi e re e prendere posto su troni imponenti o osservare imperiosamente i propri dominii nella valle, dalle possenti rovine di un ca-stello. E poi ancora perché capiterà spesso di incro-ciare creature strane e fare incontri un po’ magici: una strana faccia che compare ai lati del sentiero, una strega scolpita nel tronco di un albero, che ci ricorda che ci troviamo nell’area vacanze Alpe di
Siusi, l’altipiano delle streghe e degli stregoni; op-pure mitiche creature delle fiabe, che spuntano tra gli alberi, o numerose stazioni (per l’esattezza quindici) che consentono di fermarsi un po’ a gio-care, ma che forniscono anche informazioni inte-ressanti sul Parco Naturale dello Sciliar-Catinaccio, sulla nascita delle Dolomiti, sulla vita quotidiana, sulle piante e gli animali del Medioevo, e ovvia-mente anche su Oswald von Wolkenstein. Nel XV secolo questo poeta era entrato in possesso di Ca-stelvecchio dopo una lunga lite sull’eredità, ed aveva deciso di stabilirsi lì con la sua famiglia ri-cordando con nostalgia gli anni in cui aveva girato il mondo, lui che come poeta, cavaliere e agguerrito avversario del principe della regione, aveva tra-scorso numerosi anni al fianco di re e imperatori viaggiando per tutta Europa e come pellegrino per-sino in Medio Oriente, fino in Armenia.
Quasi all’inizio della nostra passeggiata raggiun-giamo le rovine di un castello. Non è rimasto molto di Castel Salego, che le fonti dicono risalire almeno al XII secolo. Probabilmente qui aveva residenza
estate | ALPE 27
Dall’accesso della sta-zione a valle della ca-binovia Alpe di Siusi parte una strada asfal-tata fino all’Hotel Sa-legg. Qui subito a si-nistra si sale per il sentiero Oswald von Wolkenstein. Il sen-tiero sale morbida-mente attraverso la Selva di Castelvecchio in direzione Bagni di Razzes. Qui si devia
poco dopo a sinistra in direzione “Siusi” e in una mezz’ora si raggiunge di nuovo il punto di partenza. Se invece si prosegue sul sentiero si trovano an-cora alcune stazioni. Il percorso tematico ter-mina all’incrocio con una strada forestale. A destra si raggiunge con una camminata di una decina di minuti
l’Hotel Bad Ratzes (che ha un bel parco gio-chi). Eventualmente da qui si può proseguire l’escursione verso il sentiero geologico. A sinistra seguire l’indi-cazione per Siusi. In mezz’ora si ritorna alla stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi.
Il sentiero Oswald von Wolkenstein
Punto di partenza: Stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi Destinazione dell’escursione: Stazione a valle della cabinovia Alpe di SiusiParcheggio: Stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi Durata: 1h 40 minLunghezza: 7,8 kmDislivello in salita: 220 mDislivello in discesa: 220 mDifficoltà: percorso tematico semplice, interessante passeggiata per famiglie
il sentiero oswald von Wolkenstein a siusi.
Passeggiare, giocare e imparare
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier »
26 ALPE | estate
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un ramo del casato dei signori di Castelrotto. Nel XVI secolo passò di proprietà alla famiglia Wolken-stein e fu lasciato successivamente andare in ro-vina. Secondo la leggenda però, le rovine nascon-dono un passaggio sotterraneo che conduce fino a Castelvecchio, in cui sono ancora sepolti tesori d’oro e d’argento a cui fa la guardia una dama dai capelli d’oro. La poverina, si racconta, è ancora lì che aspetta un eroe coraggioso che finalmente la liberi. In cambio l’eroe può tenersi tutto il te-soro. I bambini partono alla ricerca dell’ingresso… Peccato: non c’è nulla da trovare; probabilmente è stato ricoperto, si consolano alla fine.
Quindi si può proseguire, passando accanto a un destriero di legno, e seguendo le indicazioni del sentiero “Verso il libro delle storie”. Sotto una roc-cia imponente possiamo sfogliare un libro d’ac-ciaio (e ci sarà bisogno di tutta la mano per farlo) in cui sono raccolte storie leggendarie.
Attraverso le alte cime degli alberi il sole filtra e il-lumina piccoli angoli paradisiaci, dove dei ripari co-struiti con rami, muschio e pigne invitano a usare la fantasia per inventare giochi entusiasmanti. Lì accanto uno stemma cavalleresco, di fianco un trono intagliato che sembra suggerire di fermarsi a riposare qualche secondo. Ma subito la curiosità dei bambini li spingerà a proseguire da un cubo in-formativo all’altro. Quali erano gli animali che un tempo abitavano questo bosco? Quali erbe si usa-
vano, per curare certe malattie? Com’era la vita nei castelli? Cosa mangiavano le persone nel Medio-evo? Come si sono formate quelle belle montagne bianche sopra la Selva di Castelvecchio? Perché è stato creato proprio qui il primo parco naturale dell’Alto Adige? Il branco di piccolo scatenati si as-sembra attorno alle tavole, gli adulti leggono, i più piccoli ascoltano con attenzione. Così sì che impa-rare è anche divertente, in mezzo alla natura, senza forzature e in modo interattivo, come se fosse un viaggio nel tempo.
Ed ecco che ci troviamo davanti al prossimo ca-stello arroccato. In un attimo raggiungiamo le mura rovinate dal tempo: che vista spettacolare! Oggi un grazioso paesino si stende ai piedi del ca-stello, lo sguardo si fa strada attraverso i campanili delle molte chiese, ma l’ombra della Punta Sant-ner in inverno si allunga fino alla Selva di Castel-vecchio. E se si chiudono gli occhi sembra quasi di sentire nel vento le parole di Oswald che così so-gnava l’arrivo della primavera:
28 ALPE | estate
“Passati ormai sono i dolori del mio cuoreDa quando anche le nevi hanno deciso di sciogliersi E scorrere giù dall’Alpe di SiusiQuesto sì m’è assai graditoE sento di uccelli e uccellini il cinguettioNella mia selva di Castelvecchio”
Un’avventura non solo per bambini: libro delle storie, mitiche creature e rovine in mezzo al bosco
estate | ALPE 3130 ALPE | estate
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E invece sì, sei proprio complicato” af-ferma Karin Obrist mentre guarda fisso il suo compagno di vita e d’affari, Daniel
Anrather. Entrambi siedono a un grande tavolo nella cantina della “Birreria privata Antonius” a Sant’Antonio, una frazione del comune di Fiè allo Sciliar. Si è quasi tentati di credere alla giovane donna dal viso vivace e aperto: una natura molto più semplice di quella di Daniel Anrather, unico erede della famiglia di gestori del “Cavallino bi-anco” di Bolzano, forse non sarebbe stata in grado di fondare, a soli 27 anni, la birreria in tutti i sensi più giovane e più elevata dell’Alto Adige. Probabil-mente, riflette Daniel, senza l’aiuto della sua com-pagna sarebbe ancora oggi a lavorare nella cucina del locale dei genitori, facendo i suoi vari tenta-tivi di birrificazione, in Alto Adige ci sarebbe come negli ultimi 70 anni un unico birrificio e lui oltre-passerebbe ancora tutte le settimane due con-fini verso nord per degustare le varietà di birre d’oltralpe e lasciarsi ispirare. Perché, secondo An-rather, è proprio la varietà che mancava in Alto Adige; non è necessario che ci siano più di 1200 varietà come al nord, ammette maliziosamente, ma che ce ne sia più di una sola non sarebbe male.
Oggigiorno l’Alto Adige è conosciuto come terra di vini, ma manca completamente una cultura della birra: la birra qui viene semplicemente “bevuta”, mentre per il vino si parla di una cultura in tutti i suoi aspetti, anche a dispetto del fatto che la birra accompagna la storia e il destino dell’uomo da oltre 6000 anni e che ancora oggi, grazie ai suoi elevati principi nutritivi, viene considerata un alimento: il consorzio tedesco della birra riconosce questo net-tare dorato come un “alimento sicuro da 496 anni”.
Gli altoatesini però continuano a preferire il vino: solo Anrather non si è lasciato influenzare da que-sto contesto relativamente “ostile”. Era poco più
che maggiorenne quando ha annunciato alla fami-glia che avrebbe aperto un birrificio. Sono dovuti passare poi quasi altri 10 anni ed alcuni piccoli falli-menti, prima che il suo sogno di una vita non fosse più solo tale e che potesse spillare a Fiè allo Sci-liar la sua prima birra autoprodotta. Uno dei primi ostacoli che si è trovato a dover superare è stata la sua fidanzata che non beve birra. Ha dovuto prima convincerla dei pregi, della varietà di gusto e del potenziale creativo di questa bevanda, con la quale lei – altoatesina doc – non aveva mai avuto gran-ché a che fare. Gli sforzi di Anrather sono stati evi-dentemente coronati da successo: oggi gli occhi di Karin Obrist si illuminano mentre ci conduce attra-verso il birrificio e ci assicura che “la birra nella sua struttura è molto più complessa del vino, e molto più creativa. Chissà – sorride – forse diventerò sommelière di birra”.
Se fino a qualche decennio fa la birra era malvista in tutta la gastronomia di alto livello, a partire dal nuovo millennio molti ristoranti e locali di rango hanno un’ampia proposta di birre, che richiede con-siglio e competenze specifiche. Ormai la birra non è più solo la bevanda delle feste campestri e delle sa-gre di paese, come sembra confermare anche il look elegante dei bicchieri di casa “Antonius”.
“Guardi – riprende Anrather - io vengo da Cal-daro, Karin da Chiusa ed entrambi viviamo a Bol-zano. La nostra birreria però si trova a Fiè allo Sciliar. Abbiamo preso in considerazione molte possibili località, ed avremmo potuto trovare una posizione decisamente più comoda e a buon mer-cato per la nostra azienda. Ma qui e solo qui l’acqua dello Sciliar sgorga direttamente dalla montagna, ed è esattamente ciò che serve alla nostra birra. E visto che, benché spesso si tenda a dimenticarlo, la birra è composta fino all’80% da acqua (a seconda della gradazione) non abbiamo avuto dubbi: la no-
Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier»
Antonius: La birra giovane di Fiè allo Sciliar
da marzo 2012 una giovane coppia di imprenditori ha deciso di ravvivare la scena locale in fatto di birra e di dare vita al piú giovane ed elevato birrificio dell’alto adige.
Giovani, freschi, dinamici: i birrai e la loro birra
stra birreria doveva sorgere qui, la nostra birra do-veva chiamarsi Antonius, e poi sì – aggiunge infine – la bellezza del posto e il calore delle persone che lo abitano hanno agevolato la nostra scelta”.
Nel frattempo, continua a raccontare Anrather, è diventata prassi quella di arricchire l’acqua del po-sto a seconda delle esigenze del mastro birraio e della birra. Questa prassi è piuttosto diffusa, e non contraddice il famoso editto sulla purezza (Deut-sches Reinheitsgebot) del 1516. Ma Anrather vor-rebbe una birra il più genuina e pura possibile e quindi non solo utilizza esclusivamente acqua di fonte naturale e non trattata, ma rinuncia anche al processo di pastorizzazione che viene invece utilizzato quasi ovunque in virtù di una migliore
conservazione del prodotto: il processo di birrifi-cazione dura quattro settimane, dopodiché la birra Antonius deve essere consumata entro sei mesi. Pianificazione e logistica devono di conseguenza funzionare alla perfezione, ma per fortuna ha il suo generale che si occupa di tutte le questioni prati-che, dice Anrather ridendo.
Non è poi così complicato, ammette Karin (il gene-rale), perché la domanda della birra di Fiè allo Sci-liar supera decisamente l’offerta. L’hanno richiesta persino in Baviera (!) e la giovane coppia ha dovuto ampliare l’azienda quasi subito dopo l’apertura: l’i-niziale capacità è stata triplicata ed elevata agli at-tuali 30.000 hl. Eppure sono rimaste le stesse otto mani ad occuparsi dell’intero processo: oltre a Da-niel e Karin e al mastro birraio c’è solo il giovane ap-prendista Erich Silbernagl di Castelrotto. Erich in un paio d’anni – dice Anrather con orgoglio – sarà uno dei pochissimi mastri birrai dell’Alto Adige.
Sì, hanno già alcune nuove idee, ammette la cop-pia di imprenditori ridendo. E noi non possiamo che credere loro sulla parola: nonostante la gio-vanissima età (Daniel ha 27 anni, Karin ne ha 30) sono riusciti a mettere in piedi dal nulla un’azienda florida in pochissimo tempo. Però non vogliono ri-velare nulla di preciso, quello che ci hanno detto finora deve bastare, sorride Anrather: “La birra è la mia grande passione, è composta in gran parte da acqua e l’acqua migliore l’abbiamo trovata qui”, conclude mettendo un braccio attorno alle spalle della sua compagna e lanciando un fischio ai tre cani che la coppia ha salvato dalla strada e che ora devono proprio essere portati a passeggio. «
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Pasta di patate:800 g di patate fresche bollite250 g di farina5 cucchiai di semolino50 g di burro2 uovaSale
20 prugne150 g di burro100 g di pangrattatoCannellaZucchero
Canederli di prugne
PreparazioneBollite le patate con la buccia. Spellatele ancora calde, passatele nello schiacciapatate e lascia-tele raffreddare. Aggiungete la farina, il burro lasciato ammorbidire, le uova e una presa di sale e lavorate il tutto fino a ottenere un impasto omogeneo. Se l’impasto è troppo appiccicoso e non si lascia lavorare, aggiungete farina. Formate con l’impasto una palla e lasciatelo riposare. Nel frattempo in una pentola grande fate bollire abbondante acqua leggermente salata. Lavate le prugne, asciugatele e privatele del nocciolo. Inserite in ogni prugna mezza zolletta di zucchero.Stendete la pasta di patate su una superficie infarinata, per un’altezza di ca. 1 cm. Prendete piccoli pezzi di pasta, avvolgeteli intorno ad ogni prugna e formate uno gnocco. Immergeteli nell’acqua bollente e abbassate il fuoco, facendo bollire i canederli per 10 minuti. Nel frattempo sciogliete in una padella i 150 g di burro e aggiungete il pangrattato e lo zucchero. Fatevi rosolare il canederlo rigirandolo più volte. Infine cospargete il canederlo di cannella e passatelo nel pan grattato.
Questi canederli dolci di pasta di patate, con ripieno di frutti di stagione, si trovano spesso sulla tavola altoatesina. sono un dessert molto amato, in particolare dai bambini.
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A Fiè allo Sciliar, oro blu diventa oro liquido
appuntamentiCastelrotto: ogni venerdì dalle ore 8.00 in piazza Kraus (07/06 – 25/10/2013)
Siusi: ogni martedì dalle ore 8.00 in piazza O.v.Wolkenstein (09/07 – 24/09/2013)
Fiè allo Sciliar: ogni sabato dalle ore 8.00 in Piazza della Chiesa (01/06 – 26/10/2013)
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Come appena colto“Voglio conoscere la storia di una pietanza. Voglio sapere da dove arriva il cibo. mi piace immaginare le mani di chi ha coltivato, preparato e cucinato quello che mangio” sono le parole di carlo petrini, fondatore di slow Food. la sua idea è stata di organizzare dei mercati dove i contadini potessero vendere i propri prodotti. un’idea che si è diffusa in pochissimo tempo in tutto il mondo e che nel 1992 è stata messa in atto anche dai contadini di castelrotto.
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Il primo mercato contadino dell’Alto Adige. Hanno iniziato timidamente, i contadini di Ca-stelrotto, con il loro primo mercato: all’inizio
vendevano patate, verdura, frutti di bosco e frutta in generale, che producevano nei loro masi. Erano soprattutto gli ospiti in villeggiatura estiva a tro-vare entusiasmante l’idea di poter acquistare pro-dotti freschi del circondario. “All’inizio gli abitanti di Castelrotto ci hanno preso un po’ in giro. Ma poi sempre più clienti ci hanno garantito la loro fidu-cia ed ora abbiamo una clientela fidelizzata tra gli abitanti del luogo. I primi aspettano fin dalla mat-tina presto alle sette e mezza nella piazza del pa-ese” racconta Burgi Schieder, contadina del maso Lafreider, che da vent’anni vende frutta e verdura al mercato contadino. Ogni anno il gruppo dei venditori deve valutare come si sta sviluppando il mercato. I nuovi prodotti sono sempre benvenuti, come è accaduto due anni fa con la bancarella dei formaggi di un giovane contadino di Castelrotto.
Molti sono i clienti che ogni settimana fanno vi-sita al “loro mercato”, il martedì a Siusi, il venerdì a Castelrotto o il sabato a Fiè. Al mercato conta-dino di Siusi partecipano gli stessi venditori di Ca-stelrotto. Per i clienti che desiderano acquistare in grandi quantità, il mercato è particolarmente comodo perché facilmente raggiungibile in mac-china. Ma i mercati contadini sono molto amati soprattutto per l’atmosfera particolare, completa-mente diversa da quella del supermercato. Qui si trovano mele di diverse varietà, si possono assaggiare ciliegie ed altri frutti, e nel frattempo si possono ascoltare le contadine che raccontano quanto tempo occorre per cuocere la marmellata di pesche in modo che mantenga il gusto della frutta, o quali mele sono più adatte per preparare
un delizioso strudel sudtirolese. Anche alla ban-carella delle erbe del maso Pflegerhof di Sant’O-svaldo c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Martha Mulser si è data il compito, insieme alla fi-glia Cornelia, di riscoprire tutte le antiche varietà di piante utili. Ad esempio pomodori che crescono anche a 1000 metri di altitudine, o antiche spe-cie di verdure come la pastinaca o il chervis. Ogni anno i clienti sono felici di ritrovare diverse varietà di basilico, di salvia ananas, di menta citrata, o la profumatissima verbena odorosa. Oltre a queste la contadina propone anche pomate alle erbe, sci-roppi, sali aromatici e molte interessanti tisane. Molti contadini vendono i loro prodotti anche di-rettamente al maso e alcuni clienti sfruttano que-sta possibilità durante la settimana.
Alle bancarelle si fanno chiacchiere con i conta-dini e si può verificare la merce, vengono scambiati consigli e suggerimenti preziosi su come preparare e utilizzare al meglio la frutta e la verdura. I con-tadini conoscono molto bene ciò che vendono e sanno cosa se ne può ricavare. Quello che si trova in questi tre mercati rispecchia il panorama cultu-rale dell’area vacanze Alpe di Siusi: per lo più frutta e verdura e altri prodotti che crescono tra i 600 e i 1000 metri di altitudine. I contadini tendono a rispettare la tradizione. Anche l’arte culinaria ri-manda alla cucina solida e genuina dell’Alto Adige, ma sempre con uno sguardo alle tavole del sud e questo trend lo si ritrova anche nei mercati. La va-rietà dei prodotti e l’amore per la sperimentazione dei contadini non hanno confine: gli orti altoatesini sono un paradiso di cui - in epoche di scandali ali-mentari - sempre più persone desiderano servirsi. Da diciasette anni a Fiè i contadini vendono i loro prodotti al mercato. Ha iniziato modestamente
Testo: Barbara Pichler Foto: Helmuth Rier
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anche qui, nel cortile di un risto-rante. Nel frattempo il mercato contadino è cresciuto e le ban-carelle di Fié hanno trovato po-sto tutti i giovedì nella piazza del paese. I contadini vendono frutta e verdura, marmellate, sciroppi, grappe, miele, formaggi e mazzi di fiori ed erbe secchi. Nel corso di tre grandi mercati estivi le con-tadine di Fiè cucinano le specia-lità contadine tipiche, mentre i viticoltori della zona offrono ot-timi vini.
Gretl Verant, del maso Fingerhof di Aica di Fiè, partecipa fin dall’i-nizio ed è ancora entusiasta dell’i-dea, anche perché si tratta di un introito in più per il maso. “Il la-voro nei campi durante la set-timana è molto faticoso, perché per una produzione così piccola dobbiamo fare tutto a mano. Ma nel corso degli anni i clienti hanno imparato ad apprezzare i nostri prodotti e col fatto che siamo noi stessi a vendere alla bancarella, le persone finiscono per cono-scerci e si instaura un rapporto di fiducia. È una gioia ogni sabato poter rivedere i miei clienti” rac-conta Gretl Verant. Ogni nuova idea commerciale ha bisogno di tempo e di perseveranza, am-mette Günther Tschager di Aica di Fiè. Ha ereditato il lavoro al mercato contadino da sua madre, contadina del maso Untergamper e venditrice entusiasta. Anche lei amava la vita di mercato e poter presentare lì frutta e verdura pro-dotte con amore. Ora il giovane contadino è presente tutti i sa-bati al mercato contadino, men-tre al lavoro nei campi partecipa tutta la famiglia. “Il lavoro agri-colo – racconta Günther Tscha-ger – è sempre una sfida, anche solo per le continue sorprese del tempo atmosferico. Serve molta passione e molto impegno, altri-menti il lavoro non riesce”. «
Freschi e naturali » Gustosi prodotti freschi rivitalizzano corpo, anima e mente.
Nella natura, si cela l’energia che ci mantiene sani e vitali.
I nostri agricoltori offrono solo il meglio della natura: frutta e verdure fresche, erbe, aceto, crauti, uova di galline allevate a terra, formaggi,
pane, carne, miele, succhi e sciroppi, confetture e marmellate piene di frutta fresca, vino e molto altro. Nell’ambiente naturale e soleggiato di
Castelrotto, Siusi e Fiè allo Sciliar crescono varie specialità acquistabili direttamente dai nostri appassionati agricoltori presso le rispettive aziende,
ai mercati contadini oppure in negozi ben selezionati. Quello che arriva in tavola dipende fortemente dal gusto e dalle pretese del consumatore.
I nostri contadini danno il meglio di sè per offrire una varietà di delizie nostrane di altissima qualità. Sta al consumatore fare la scelta!
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Biolandhof Maso HanigFiè allo Sciliar (Aica di Fiè) · Aica di Sopra, 22
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Vendita diretta al maso previo appuntamento telefonicooppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar
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Tel. 0471 601 532 · www.prackfolerhof.it
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Bottega del maso: martedì e giovedì dalle ore 15 alle 18oppure previo appuntamento telefonico
Maso Untergamper HofFiè allo Sciliar (Aica di Fiè) · S. Caterina, 22
Cell. 349 392 43 79 · [email protected]
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Vendita diretta al maso previo appuntamento telefonicooppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar
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> Estate 2013
estate: tutti in famiglia!
In estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso magico per i bambini: uno straordinario programma di esplorazioni della natura e spedizioni sul campo accompagna bambini e adulti lungo un viaggio all’insegna della scoperta di un ambiente natu-rale unico, la regione dell’Alpe di Siusi.Assieme alla strega Martha, grandi e piccini vanno sulle tracce di streghe e stregoni. Si può scegliere tra una passeggiata notturna tra fate e fol-letti assieme alla strega Martha, cre-are delle streghette d’erbe oppure ricercare magici simboli; lo spasso e il mistero sono garantiti. Coloro che invece preferiscono esplorare la vita di un maso lo pos-sono fare con il programma “Un uni-verso in fattoria”. Oltre vedere da vicino mucche e cavalli le famiglie scopriranno anche come il grano viene trasformato in farina e la farina in pane.
www.alpedisiusi.info
> Estate 2013
escursioni per gli amanti dei fiori
Nel territorio dello Sciliar nel corso dell’anno si possono trovare oltre 790 piante da fiore e felci dai più di-versi aspetti e di diversa prove-nienza. Sui prati delle malghe, sui pascoli e sui ghiaioni spuntano tipici fiori alpini e molte altre rarità botani-che. Nel corso dell’anno l’Ufficio Par-chi Naturali organizza in collabora-zione con le associazioni turistiche dei comuni del Parco Naturale circa 30 escursioni guidate con l’esperto escursionista e naturalista Riccardo Insam.
www.alpedisiusi.info
> 9 luglio - 12 agosto 2013
summer classics di siusi allo sciliar
Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze in-ternazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del pro-gramma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.
> 25 agosto 2013
Festa tradizionale del Bullaccia
Domenica, 25 agosto, si terrà all’Alpe di Siusi la Festa tradizionale del Bul-laccia, dove i visitatori potranno co-noscere la lavorazione del fieno, assi-stere alla Santa Messa e assaggiare i piatti tipici contadini cucinati dalle contadine direttamente sul posto su fuoco aperto. Dopo un brunch tradizionale i „Go-aßlschnöller“ convocano alla Santa Messa alle ore 11.00. Dalle ore 12.00 in poi si potranno gustare canederli in brodo, con crauti e altri piatti sa-lati e dolci tradizionali. Dopo pranzo, oltre ad assistere al duro, ma interes-santissimo lavoro all’Alpe, i bambini potranno anche saltare nel fieno.
> 1 - 31 ottobre 2013
36a dispensa di Fiè
Uno spunto per i buongustai e gli amanti della cucina locale: la Di-spensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978 i ristoratori della località invitano a partecipare all’Ottobre gastrono-mico, pronti a sorprendere ancora una volta con la rivisitazione di piatti tradizionali. Piatti creati con amore e serviti con altrettanta passione. Piatti originali eppure antichi. L’otto-bre culinario di Fiè: un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
www.voelserkuchlkastl.com/it > 11 - 13 ottobre 2013
Festa dei Kastelruther spatzen
La tradizione ha un nome. 29 anni di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migliaia di fans radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali.
Anteprima estate 2013
> 7/8 giugno 2013
Grande open air dei Kastelruther spatzen
L’open air dei Kastelruther Spatzen giunge nel 2013 alla sua 17a edizione. Migliaia di fan attesi a Siusi per ap-plaudire i beniamini, pronti ad esi-birsi sullo sfondo di uno spettacolo musicale senza eguali.
> Estate 2013
estate a castel prösels
L’estate a Castel Prösels riserva an-che per il 2013 serate superbe e ma-tinés d’incanto. Il prezioso repertorio degli artisti, musicisti e cantanti, spa-zia dalle morbide sonorità della mu-sica classica alla genuinità della mu-sica popolare fino alle eleganti note del jazz. E per chi non assiste ai con-certi, l’opportunità di esplorare le antiche mura è comunque offerta dalle visite guidate, organizzate du-rante l’intera stagione più calda.
www.schloss-proesels.it
> 14 - 16 giugno 2013
31° cavalcata oswald von Wolkenstein
Nessun altro evento riesce a fondere così sapientemente storia, sport, tra-dizione, cultura e folclore come la celebre cavalcata intitolata ad Oswald von Wolkenstein. Il tradizio-nale spettacolo equestre è celebrato ogni anno sullo sfondo di un paesag-gio unico e di fronte ad un pubblico in visibilio. Il torneo storico ha inizio al Castel Forte a Ponte Gardena: ves-silli al vento, i cavalieri passano di torneo in torneo mettendo alla prova le loro doti di velocità, abilità e governo del cavallo. Spirito di squa-dra, coraggio e amore per l’animale: questi i requisiti fondamentali chie-sti ad una squadra che voglia aggiu-dicarsi il prestigioso concorso. Al termine delle sfide, la solenne pre-miazione a Castel Prösels fra la pompa e lo sfarzo tipici del grande poeta e cantore lirico. La presenta-zione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno nella località di Castelrotto.
www.ovwritt.com
> Luglio 2013
luglio – mese del running e della mezza ma-ratona alpe di siusi
Con la 1a Mezza Maratona Alpe di Siusi in data 7 luglio, l’allenamento dei maratoneti keniani e la Running Shoe Experience, il mese di luglio è all’insegna del running. La mezza maratona all’Alpe di Siusi, l’altipiano più vasto d’Europa, è non solo una gara affascinante per il panorama mozzafiato delle Dolomiti, ma è an-che una sfida particolare per le sue 500 m di dislivello. Per la seconda volta consecutiva, quest’anno saranno presentati al pubblico i nuovi modelli delle colle-zioni di scarpe da running dell’anno 2014. Per tutti coloro che vogliono testarli lungo i tracciati del Running Park Alpe di Siusi, l’appuntamento è per il 28 e il 29 luglio con Alpe di Siusi Running Shoe Experience.Dal 29 giugno al 13 luglio 2013, i migliori maratoneti keniani ritorne-ranno ad allenarsi sull’altipiano più grande d’Europa dove si prepare-ranno per i prossimi appuntamenti podistici. Il 7 luglio saranno i marato-neti keniani stessi a correre fianco a fianco con i partecipanti della mezza maratona all’Alpe di Siusi. Un appun-tamento da non perdere per tutti gli appassionati della corsa!
www.alpedisiusi.info/running
> 9 - 29 luglio 2013
schlern international music Festival
Come le precedenti, anche l’undice-sima edizione dello Schlern Interna-tional Music Festival offre l’insolita possibilità di ascoltare concerti di musicisti di fama mondiale nel terri-torio dell’Alpe di Siusi. Gli ospiti più importanti del festival 2013 sono il pianista russo Nikolai Lugansky, rico-nosciuto nei circoli musicali come “fenomeno pianistico di prima classe”, Yuri Bashmet, un superlativo violinista del nostro tempo, la splen-dida violinista Dora Schwarzberg e il famoso direttore d’orchestra e vio-loncellista Alexander Rudin. Parteci-perà, inoltre, nuovamente anche il baritono di fama mondiale Vladimir Chernov.Il programma del festival prevede anche quest’anno, oltre al concorso internazionale, corsi di approfondi-mento e workshop, circa 30 concerti pomeridiani e serali, a cui partecipe-ranno riconosciuti professori di mu-sica e giovani artisti provenienti dall’America del Nord e del Sud, dall’Asia e dall’Europa. Tutti i concerti, i corsi e i workshop sono aperti gratuitamente al pub-blico. Solo i concerti delle grandi star sono a pagamento.
www.schlernmusicfestival.eu
Foto
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Anteprima inverno 2013/14
40 ALPE | estate
> Dicembre 2013
natale a castelrotto
Per la settima volta gli abitanti di Castelrotto rivelano i segreti delle loro antiche usanze natalizie. Le con-tadine di Castelrotto allietano poi gli ospiti del Mercatino a suon di bi-scotti di panpepato, dolci natalizi, panforte e krapfen.
Il 13 e il 14 dicembre l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il Natale.
Appuntamenti > 5–8 dicembre 2013> 13–15 dicembre 2013> 20–22 dicembre 2013> 27–29 dicembre 2013
www.kastelruther-weihnacht.com
> 7 dicembre 2013
Krampus a castelrotto
Chi sono i Krampus e cosa fanno a Castelrotto? Nelle zone di lingua te-desca, i Krampus sono dei diavoli tra-vestiti che accompagnano San Ni-colò, nella tradizionale sfilata lungo le strade del paese. Ma mentre San Nicolò regala doni ai bambini buoni, il Krampus, con i suoi campanacci e la sua maschera incute timore in grandi e piccini. In data 7 dicembre 2013 gruppi di Krampus provenienti da Italia, Germania e Austria si in-contreranno a Castelrotto e muniti di abiti e maschere artigianali si pre-senteranno al pubblico presente.
> 8 dicembre 2013
high speed race
Si inizia alla grande con l’High Speed Race, emozionante gara ad alta velo-cità sugli sci. L’High Speed Race non si presenterà come una semplice gara di alta velocità, ma come un gioco di squadra. Ciascun team - composto da 4 persone, di cui al-meno una donna – sfiderà i grandi campioni sulla pista Punta d’Oro. Ai vincitori andrà un trofeo veramente speciale.
> 21 dicembre 2013
alpe di siusi snowpark opening
L’Alpe di Siusi Snowpark si presenta puntuale e preparato alla perfezione per la stagione attuale. Il diverti-mento è garantito, corredati da buona musica, cibo e bevande.
www.kinglaurinpark.it
> Inverno 2013/2014
Fantasmi d’inverno a castel prösels
Maestoso e ben conservato, il ca-stello troneggia nel borgo di Presule, presso Fiè allo Sciliar, richiamando visitatori anche nella stagione più fredda. Dopo un salto agli eleganti arsenali, ai saloni principeschi e alle ripidissime scale a chiocciola, la vi-sita guidata si conclude nel salone dei cavalieri fra note musicali e spe-cialità gastronomiche altoatesine.
www.schloss-proesels.it
> 4 gennaio 2014
Fan & Fun con denise Karbon e peter Fill
La tradizionale gara dei Fan Club è un appuntamento agonistico e mon-dano al tempo stesso. A mescolarsi fra gli appassionati di sci che si misu-rano all’Alpe di Siusi, anche Denise Karbon e Peter Fill.
Informazioni alle pagine www.denisekarbon.it e www.peterfill.com
> 16 gennaio 2014
alto adige moonlight classic alpe di siusi
Che stupore, per la luna, quando farà capolino da dietro le Dolomiti… Al suo sorgere sarà infatti al via una maratona di fondo quanto mai inso-lita nel suo genere. L’appuntamento per le centinaia di fondisti parteci-panti è a Compaccio. Armati di sci e torcia, eccoli scivolare silenziosa-mente nella notte, fra il candore del paesaggio invernale, lungo i 20 o 36 km del tracciato che li ricondurrà al punto di partenza. L’evento si pro-spetta unico ed emozionante anche per i tanti spettatori della „Moonli-ght Classic“ dell’Alpe di Siusi.
www.moonlightclassic.info
> 19 gennaio 2014
torneo invernale di golf all’alpe di siusi
Giocare a golf sulla neve e ralle-grarsi di un panorama mozzafiato: in data 19 gennaio, tutti gli appassio-nati di golf potranno provare l’eb-brezza di questo evento speciale. Si gioca su 9 buche che hanno una lun-ghezza tra i 61 e i 1150 m. Con gli sci, snowboard o slitta si va di buca in buca. I fairways sono bianchi invece che verdi, i green white e le palline da golf si differenziano dalla bianca neve grazie ai loro colori scintillanti.
> 2 - 9 marzo 2014
swing on snow
Swing all’Alpe di Siusi! Sullo sfondo dorato delle sue distese di neve ba-ciate dal sole, le note musicali di di-verse band allieteranno per una set-timana le imprese di sciatori e boardisti fondendosi con la dolcezza del paesaggio. Ritmi travolgenti e toccanti pervaderanno al mattino le piste dell’Alpe per poi spostarsi nei rifugi e ristoranti a pranzo. A partire dalle ore 21, nei locali di Castelrotto, Siusi e Fiè allo Sciliar saranno in programma „concerti after-hour“.
www.swingonsnow.com
> 9 marzo 2014
la gara „il nastro azzurro dell’alpe di siusi“
La gara del “Nastro Azzurro” è una combinazione alpina di discesa li-bera e slalom, che risale all’anno 1947, quando un gruppo di giovani cercava di rilanciare il turismo inver-nale dopo l’atroce guerra. All’epoca, la gloriosa gara contava oltre 250 partecipanti, assurgendo ad evento sportivo della provincia. Un’idea ori-ginale, la valutazione di una combi-nazione alpina di discesa e slalom, non poteva che raccogliere consensi (anche fra i meno avvezzi alle gare).
Il più veloce di ogni categoria si ag-giudica il Trofeo Nastro Azzurro, il ri-conoscimento deputato un tempo alle navi di lusso più veloci nel com-piere la traversata dell’Atlantico.
www.dasblaueband.it
e inoltre:
> 1 febbraio 2014 Raiffeisen Ski King www.kinglaurinpark.it
> 1 marzo 2014 Alpe di Siusi Snowboard Event www.kinglaurinpark.it
> 5 aprile 2014 Matschweekend www.kinglaurinpark.it
Running oder Halbmarathon
Foto
: SA
M/H
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estate | ALPE 41
Con tutta probabilità, oswald von Wolkenstein non si è mai dedicato al gioco della pallina bianca, ma sicuramente era a conoscenza dell’esistenza di questo famoso gioco con mazza e palla che a quanto pare risale agli antichi Egizi. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti dello Sciliar e per tutti gli appassionati di golf si promette un’estate 2013 a tutto swing nel nuovo campo da golf a San Vigilio di Siusi.
Shooting per Quiksilver all’Alpe di SiusiLa famosa firma della moda “Quicksilver” ha catturato dall’alba al tramonto una serie di salti spettacolari allo Snowpark dell’Alpe di Siusi. Campioni di freeride come Teo Konttinen, Ulrik Badertscher, Kim rune Hansen, Billy Morgan, Sparrow Knox, Dan “Danimals” Liedahl e Zebbe Landmark si sono trovati insieme sull’altopiano più grande d’Europa per uno shooting di gruppo. La crew si è innamorata dell’incredibile panorama delle Dolomiti e ha già detto che intende tornare anche il prossimo anno. Oltre a “Quicksilver”, anche i marchi “Chervò” e “Tatonka” questo inverno hanno realizzato i loro servizi fotografici all’Alpe di Siusi.
42 ALPE | estate
Visto & sentito
CoLoFonE. alpe: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. editore: Alpe di Siusi Marketing, Via del Paese, 15, 39050 Fiè allo Sciliar, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, [email protected]. capo redatore: Alex Andreis. redazione: Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler, Silvia Rier, Michaela Baur, André Bechtold, Daniela Kremer. pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. traduzioni: Perkmann Translations. impaginazione: Komma Graphik. stampa: Litopat, Verona. tiratura: 50.000 copie
Corsa dei Krampus a CastelrottoIl 7 dicembre si svolge la seconda Corsa dei Krampus di Castelrotto. Oltre 500 “Tuifl” (diavoli) provenienti da Alto Adige, Austria, Germania e Svizzera hanno già preso parte alla prima edizione della gara nel 2011. Anche quest’anno parteciperanno oltre 30 gruppi pronti a sovvertire l’ordine del paese di Castelrotto. Lungo gli stretti vicoli del centro sto-rico si vedranno sciamare queste orribili figure demoniache che tra-sformeranno Castelrotto in una sorta di calderone delle streghe. Dell’organizzazione e del programma collaterale si occupa l’associa-zione “Kastelruther Tuifl” (diavoli di Castelrotto).
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