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1 ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA‟ DI BOLOGNA FACOLTA‟ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN : Politica Amministrazione Organizzazione TESI DI LAUREA in Metodologia della scienza politica MONETE COMPLEMENTARI E CAPITALE SOCIALE IL CASO DEL WIR Relatore Filippo Maria Beltrametti ________________ SESSIONE III ANNO ACCADEMICO 2009/2010

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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITA‟ DI BOLOGNA

FACOLTA‟ DI SCIENZE POLITICHE

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN : Politica Amministrazione Organizzazione

TESI DI LAUREA

in Metodologia della scienza politica

MONETE COMPLEMENTARI E CAPITALE SOCIALE

IL CASO DEL WIR

Relatore

Filippo Maria Beltrametti ________________

SESSIONE III

ANNO ACCADEMICO 2009/2010

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Indice

Presentazione

1 Monete Complementari

1.1- Premessa

1.2- Principi e ideali di base e economia civile

1.3- I modi e il tempo della relazione sociale-economica

1.4- Moneta e denaro

1.5- Storia e precedenti delle monete complementari

1.5.1. Origini storiche: antichità,

1.5.2 alto medioevo antico regime.

1.5.3. dalle monete basse alle parallele, il persistere di pluralità

monetarie. Prototipi di complementarietà?

1.5.4.Esperienze di monete parallele nel mondo moderno

1.5.5.Il rilancio delle Monete complementari.

1.6- Inquadramento generale e caratteristiche del fenomeno

moderno 1.6.1.La complementarietà con diversi Significati

1.6.2.Complementarietà

1.6.3.Varietà quanti-qualitativa

1.6.4.Modalità di emissione

1.7-Gesell

1.7.1- vita e teorie

1.7.2- Monete deperibili, sperimentazioni geselliane.

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2 Il WIR.

2.1- Storia

2.2- Schema riassuntivo esplicativo delle fasi di sviluppo

2,3- Attualità e funzionamento

2.3.1 Come funziona la compensazione WIR?

2.3.2 Funzionamento

2.3.3 Caratteristiche e peculiarità del circolo

2.3.4 Vantaggi e svantaggi del concetto WIR

2.4 WIR come moneta complementare

2.5 BexB, l’affare senza denaro: la realtà di barter più

efficiente d’Europa ha sede a Brescia.

3 Il Capitale sociale

3.1- Concetto moderno con radici antiche

3.2- Tra Individualismo e collettivismo il capitale sociale:

Risorsa morale funzionale allo sviluppo e strumentale per

gli individui

3.3- La svolta interpretativa l’apporto di Coleman

3.4- Rivalutazione dell’aspetto valoriale del capitale sociale

3.5- Caratteristiche del Capitale sociale.

3.6- Capitale sociale e WIR

4 Conclusioni

4.1- Relazione tra capitale sociale e WIR.

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MONETE COMPLEMENTARI E CAPITALE

SOCIALE, IL CASO DEL WIR

Premessa

Osservando la società in cui vivo, sono rimasto colpito e interessato al fenomeno

dell‟erosione dei legami sociali che vanno oltre la cerchia famigliare e delle possibili

ripercussioni di questo fenomeno sui rapporti sociali e politici.

I motivi che generano questo impoverimento sociale, sono molti, e vanno ricercati nelle

dinamiche socioeconomiche e politiche che hanno caratterizzato la nostra società e nello

specifico la realtà in cui vivo quotidianamente.

Ho cercato di inquadrare il fenomeno dal punto di vista economico. Per quanto riguarda le

relazioni interpersonali e il legame sociale a livello cittadino, la mia ipotesi di partenza è stata

infatti che una delle cause di questo fatto, sia riconducibile a come è cambiato il modo di

consumare e di scambiare servizi e prodotti a livello locale.

Mi riferisco alla sempre più frequente abitudine dei consumatori cittadini di rivolgersi a

grandi catene di distribuzione, solitamente limitrofe al centro cittadino, per soddisfare i

propri bisogni. Questo porta inevitabilmente all‟aumento del consumo di prodotti

d‟importazione, non per una scelta effettuata in base alla qualità di prodotti, ma per il

vantaggio economico che il consumatore percepisce nel momento in cui paga la merce.

La domanda che mi sono posto è come sarebbe possibile rendere economicamente

vantaggioso il ritorno ad un commercio basato sulla circolazione locale, sulla qualità dei

prodotti e sulle relazioni faccia a faccia, almeno per la soddisfazione di quei bisogni

quotidiani, che sarebbero tranquillamente appagabili dalla rete di commercianti sul territorio

cittadino.

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L‟ipotesi è che tornare ad un‟economia di questo tipo, non debba essere solo un lusso che i

più si concedono di rado, ma la normalità. In questo modo è sarebbe possibile consumare

prodotti di qualità, incentivare e le peculiarità produttive e culinarie locali, aiutare a far

ripartire l‟economia locale, riducendone il costo per il consumatore e, forse rinsaldare quei

rapporti sociali perduti, vivendo la città e ricominciando a intrecciare relazioni con le altre

persone, commercianti e altri consumatori, che come noi la vivono. Oltre a questo c‟è

l‟effetto secondario di risparmio ambientale, dove è possibile far viaggiare meno le merci e i

consumatori che per raggiungerne i centri distributivi in periferia, devono viaggiare a loro

volta producendo esternalità negative per l‟ambiente.

Ritengo questo obiettivo potrebbe essere perseguito tramite la creazione di un fondo

vincolato nell‟utilizzo al commercio all‟interno di una cerchia di negozianti e imprenditori

del territorio, che si sarebbero a loro volta scambiati beni e servizi tra di loro. Questo

potrebbe aumentare le transazioni tra gli attori economici locali. Il maggior giro d‟affari

permetterebbe di abbassare i costi ai consumatori, con il conseguente aumento della

propensione di questi a spendere presso questi esercizi ed imprese. Ogni attore che facesse

parte del circolo sarebbe stato incentivato ad operare in ottica lungimirante, sacrificando un

po‟ del proprio vantaggio economico immediato, nell‟acquisto di certi prodotti anziché di

altri, per esserne poi ripagato in termini di qualità, socialità e una riqualificazione del

territorio in cui vive.

Con questa ipotesi in mente, mi sono informato su quegli esperimenti economici e sociali che

andavano nella stessa direzione della mia idea, approfondendo il fenomeno e il contesto

economico, storico e sociale.

Nell‟ultimo secolo, molti pensatori, scienziati sociali ed economisti, hanno criticato il modo

in cui, a loro avviso, il mercato economico ha modellato la società, erodendo il tessuto

sociale, i rapporti di fiducia e rispetto reciproco che intercorrevano tra gli individui. Questi

teorici sono comunque consapevoli che il denaro e l‟economia sono indispensabili al

funzionamento di società complesse come quelle moderne e post moderne. Per tentare di

salvare la socialità perduta, hanno prodotto teorie e esperimenti di economie alternative,

basate sull‟economia civile e che spesso hanno come strumento monete alternative o

complementari.

Il fenomeno delle monete complementari, ha tuttavia radici storiche molto più antiche, che

risalgono alla nascita del fenomeno monetario. Se si considera l‟intera storia dell‟istituzione

della moneta infatti, solo l‟ultima breve fase, nel periodo moderno dei grandi stati nazionali,

è stata caratterizzata da unicità e non pluralità di moneta per i commerci.

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Una delle esperienze di maggior successo nel campo delle monete complementari è il WIR

Svizzero. Nato per fronteggiare la crisi economica dei primi anni ‟30 del secolo scorso in

Europa, Il WIR ha saputo adattarsi alle esigenze delle realtà produttive svizzere e al

mutamento della società. Oggi è riconosciuto dagli organismi mondiali monetari e ha effetti

reali sul buon funzionamento dell‟economia svizzera.

Quello che interessa indagare attraverso questo lavoro, oltre al funzionamento e alla storia di

questa istituzione monetaria, è se e come questo strumento, nato per le aziende, possa avere

effetti positivi sul capitale sociale della comunità svizzera. Se vi sia una comunità WIR,

intesa come insieme di soggetti che condividono certi valori, operano scelte comuni per il

benessere sociale collettivo. Una delle finalità dichiarate dello strumento WIR era appunto il

mutuo aiuto tra gli imprenditori in momenti difficili per l‟economia. Il WIR alimenta il

capitale sociale? E quindi il un clima di fiducia e rispetto reciproco, che fa funzionare meglio

e rende più efficiente la società, migliorandone interazioni tra gli individui? Oppure rimane

solo un mero efficiente strumento economico.

Dalle dichiarazioni dei responsabili e direttori della banca WIR, nonché dalle affermazioni

dei rappresentanti dei soci del circolo economico WIR, sembra che parte del valore aggiunto

permanga tutt‟oggi nella società svizzera, grazie al WIR. Quello che rimane comunque più

efficiente ed evidente tra i vantaggi che il WIR offre è l‟aspetto economico. Quest‟aspetto è

provato da diversi studi.

Ho ricercato informazioni sul fenomeno delle monete complementari attraverso

pubblicazioni scientifiche e testi. I dati disponibili sull‟argomento però sono difficilmente

verificabili nella loro attendibilità poiché provengono di solito da materiale divulgativo, per

lo più auto prodotto dalle stesse associazioni che creano o promuovono questo tipo di

economia, sia attraverso siti internet e brochures, che con pubblicazioni rivolte ai soci e

sostenitori. Vi sono poi studi scientifici molto mirati su realtà specifiche o singole questioni

che spesso non hanno ampio respiro comparativo. Per tentare di descrivere i tratti

fondamentali e quantitativi del fenomeno oltre che ai materiali sopracitati, bisogna fare

spesso affidamento alla parziale e distorta fonte dei siti internet e dei blog dei singoli

progetti, delle associazioni che li raggruppano, e dei centri di ricerca che li studiano. Per

questo motivo è necessario affrontare i risultati ottenuti con cautela.

Per fare una tesi di questo tipo ho dovuto addentrarmi in temi economici trattati in maniera

non tecnica. Ho fatto rifermento a questi temi per cercare di delineare la natura

dell‟argomento che sto trattando in modo semplice e rendere più facile la comprensione

dell‟argomento.

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Per quanto riguarda il WIR la storia e il suo funzionamento mi sono informato attraverso il

materiale divulgativo via internet della WIR Bank, ho preso contatti con ricercatori e

giornalisti che hanno trattato l‟argomento, poi ho effettuato delle ricerche sul campo

attraverso interviste a testimoni qualificati. La parte delle interviste sul campo è stata cruciale

per comprendere il funzionamento e le ripercussioni sociali del fenomeno WIR e quindi per

redigere il capitolo 2. I contenuti di maggior interesse sono emersi dalle informazioni

ottenute grazie ai contributi di Yves Wellauer Direttore della banca WIR di Lugano, German

Wiggli direttore generale della banca WIR, Studer economista svizzero, Dubais quadro della

banca WIR, Cavadini imprenditore nel settore ristorazione del Canton Ticino. Anche per il

primo capitolo ho dovuto prendere contatto diretto con alcuni studiosi che si occupano del

fenomeno delle monete complementari, come Lietaer e i professori dell‟Università Bocconi,

Amato e Fantacci.

Durante le mie ricerche sul WIR condotte in Svizzera esponendo le motivazioni che mi

hanno spinto a condurre un‟indagine sull‟argomento, è emerso che esiste una realtà simile al

WIR svizzero, anche in Italia e che ha sede a poco più di un kilometro dal mio portone di

casa, a Brescia. La realtà BexB, opera e gode di buona salute da oltre un decennio. Nella

parte finale delle conclusioni sul WIR cercherò di descriverne il funzionamento, sulla base

dell‟intervista che ho condotto con i responsabili del progetto Antonio Panigalli e Silvio

Bettini.

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1 Monete Complementari e Economia Civile

1.1 Premessa

Per comprendere il fenomeno delle monete complementari la sua evoluzione, e ricostruire i

fatti che lo hanno preceduto e generato, è necessario premettere alcune considerazioni di

carattere storico. Per fare questo mi affido all‟analisi e ai testi di autori, sia contemporanei sia

soprattutto dei primi del novecento che hanno introdotto queste e hanno posto le basi per la

realizzazione di questi progetti. E‟ quindi necessario calarsi in quel tipo di pensiero con

determinate visioni della società e dell‟economia, per capire come e cosa abbia portato

all‟evolversi di un fenomeno come quello delle monete complementari. Questo fenomeno,

ancora ai giorni nostri risulta un terreno per molti sconosciuto, anche per ampia parte del

mondo scientifico accademico, che è sempre stata piuttosto scettica riguardo l‟argomento.

Questo giudizio si può forse attribuire al fatto che le teorie alla base delle esperienze di

emissione e utilizzo di monete complementari sono state spesso pericolosamente vicine a

visioni utopiche dei rapporti sociali ed economici, figlie del periodo storico nel quale esse

sono nate(nella maggior parte dei casi in XIX secolo), che ai nostri occhi possono risultare

quanto meno ingenue visioni semplicistiche di problemi ben più complessi, soprattutto alla

luce dell‟evoluzione economica e sociale a cui si è assistito negli ultimi decenni. Fatta questa

premessa mi accingo a riportare le opinioni, le idee, e i fatti storici che hanno permesso la

nascita l‟evoluzione e la persistenza di certe esperienze, cercando di descrivere il clima

intellettuale e lo scenario socio-economico sul quale queste convinzioni e queste teorie

poggiano. A causa dello scarso rilievo dato dal mondo scientifico e alla sottovalutazione di

tale fenomeno come riportato sopra, nonché all‟avversione della maggior parte delle

istituzioni politiche e economiche risulta anche difficile trovare delle critiche attendibili ed

esaustive non semplicistiche di esso. Pertanto per la mia descrizione mi affiderò per lo più

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alla letteratura, prodotta da coloro che si sono distinti come fautori delle monete

complementari.

1.2 Principi e ideali di base

I manuali degli economisti, parlano di gusti concernenti il formaggio, le scarpe, o le

automobili. E illustrano l‟attenzione dell‟uomo per le attività „Uomo-Cose‟, “ma raramente

del desiderio di avere figli, una compagna, dei subordinati, o dei soci. Altri scienziati sociali,

pur senza essere” riusciti “a fornire un modello analitico migliore, si son fatti beffa di questa

sorta di uomo, consumatore di cose, razionale e privo di legami, che interagisce con gli altri

solo attraverso scambi di mercato.” (Hirshleifer, J, 1978)

“L‟effetto più deleterio della concezione ristretta (e obsoleta) del mercato, è quello di farci

credere che un comportamento che si ispiri a valori diversi da quelli dell‟auto-interesse

conduce inesorabilmente al disastro economico. Incoraggiandoci ad aspettarci il peggio dagli

altri, tale concezione finisce col fare emergere il peggio di noi”.(Zamagni, 2007 33)

Il fatto che le persone ragionino come individui che tendono a massimizzare il loro interesse

è un dato che la scienza economica reputa razionale e dunque virtuoso. Ma alle volte questo

modo di agire può non portare al tanto desiderato bene comune. Il bene comune infatti non

coincide con la mera soddisfazione di una pluralità di interessi privati. La somma di utilità

private è invece chiamata da Senn il bene totale cioè quella cosa che l‟autore definisce “il

motivo del profitto” cioè una sommatoria, i cui addendi rappresentano i beni individuali o dei

gruppi sociali. Molti autori e studiosi di economia si sono chiesti se esiste un altro percorso

nelle scienze economiche che possa risolvere il problema. Premettendo che non esiste una

sola via al progresso economico e che ogni modello di mercato deve essere adatto per quella

cultura in quel momento. Vi può essere un‟economia di mercato orientata al bene comune,

una cosiddetta economia civile? (Senn, 1987; 2000; 2004).

L‟economia classica si basa su concetti idealtipici di mercato e di persone. In questo scenario

l‟unico giudizio di valore che può essere espresso è quello dell‟efficienza finalizzata alla

massima realizzazione degli interessi di chi vi partecipa. Il mercato è studiato in modo

separato dalla realtà di cui invece è solo una parte. Questa visione parziale della natura

umana a spinto gli scienziati sociali a scegliere fra un‟impostazione olistica o individualistica

come se non vi fossero altre possibilità. Le relazioni che si instaurano tra le persone sono

diverse da quelle che si stabiliscono tra uomo e cose. Tra le persone è ancora più evidente

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quello che sostiene A. Sen, cioè che quello che l‟agente sceglie non necessariamente è quello

che preferisce. E questo accade no solo e non tanto a causa dei problemi di informazione

asimmetrica o a causa di errori di valutazione e calcolo, ma perché le scelte sono guidate

oltre che dalle preferenze anche dai valori. Zamagni spiega che la relazionalità è frutto della

prese di coscienza dell‟altro, e non solo del suo diritto ad esistere, ma anche “delle necessità

che esiste perché possa esistere io, in relazione con lui. Riconoscere l‟altro come fine in sé è

riconoscerlo come mezzo rispetto al fine della propria realizzazione.” (Zamagni, Sacco, 2002

91)

La relazione tra uomo-cose, i cui valori sono valore d‟uso e valore di scambio si affianca alla

relazione uomo-uomo, che ha insito il valore relazionale di legame.1

Il sistema monetario d‟antico regime era pluralistico e a più livelli: unità di conto, mezzo di

scambio, e riserva di valore non erano coincidenti. La scienza economica d‟antico regime

non era ancora improntata sull‟utilitarismo. Secondo la visione storica-economica di alcuni

teorici ed economisti gli obbiettivi dell‟agire economico di allora, erano indicati

dall‟economia civile e dal perseguimento del bene comune non dall‟individualismo. In

relazione alla teoria dei giochi ed in particolar modo al dilemma del prigioniero i sostenitori

dell‟economia civile dimostrano che per arrivare a risultati ottimali e superare alcuni

paradossi del sistema economico moderno serve cooperazione tra gli agenti economici

ricostituendo quel terreno sociale eroso dalle esternalità negative dei meccanismi

ultracompetitivi, risaldando la fiducia tra gli attori economici e quindi il capitale sociale

(Zamagni, Sacco, 2002). Per comprendere la visione economica di molta parte di questo

filone di pensiero può essere utile la descrizione che Hirsch fa del mercato capitalistico.

Secondo lo studioso infatti il mercato capitalistico poggia su un terreno sociale eroso da

meccanismi ultra competitivi e sull‟uso della moneta anche come riserva di valore. Questo

sistema può portare a meccanismi inefficienti (Hirsch, 1976). Delineato questo contesto il

mercato risulterebbe essere efficiente e svilupparsi nel lungo periodo basandosi su principi

come l‟equità e la sufficienza. Il naturale istinto dell‟uomo a prevaricare sull‟altro individuo

descritto da Hobbes con la fatidica frase Homo Homini Lupus, secondo la concezione di

questa visione storica è frenato senza il bisogno del Leviatano descritto da Hobbes e quindi

di un‟istituzione severa e temuta. L‟ ”uomo –lupo” rispetterà l‟altro uomo solo in presenza di

norme che ne impongano il rispetto, per evitare severe ritorsioni dell‟autorità. La visione di

questa corrente di pensiero è invece più fiduciosa nell‟ ”umano”. Secondo questi studiosi

1 Per maggiorni informazioni sul legame e dei valori relazionali di reciprocità si rimanda ai lavori di Polany e Mauss

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infatti l‟uomo del passato era naturalmente più sociale e rispettoso del prossimo, in quanto

era consapevole delle rovinose conseguenze che a livello sociale sarebbero accadute, se

fossero stati infranti i vincoli di reciprocità che mantenevano e risaldavano continuamente il

tessuto economico civile.

I pensatori dell‟economia civile hanno posto a modello comparativo della realtà economica e

sociale contemporanea, il modello ideale sopra citato; Riconoscono che oggi il contesto

economico globale è cambiato. L‟economia contemporanea è per lo più permeata dalle

dottrine utilitaristiche che concepiscono l‟uomo come mero homo oeconomicus, e quindi

motivato all‟agire esclusivamente sulla base di vantaggi e svantaggi economici. Il paradigma

economico produttivo moderno è stato fortemente influenzato dalle dottrine utilitaristiche. Il

cui massimo esponente può essere incarnato nella figura di Taylor. Questo nuovo metodo

economico ha posto le basi del capitalismo moderno, modificando fortemente le produzioni e

gli stili di vita. Contro questo tipo di società improntata al profitto e dimentica delle ragioni

sociali degli individui, si è concentrata larga parte della critica sociale del secolo scorso.

Come reazione a questo scenario è rinato l‟interesse per le monete complementari. Questi

fenomeni costituiscono una dinamica rilevante in quanto va in contro tendenza con lo

standard ordinario, il trend che spinge verso ad una standardizzazione una unificazione della

moneta in 2 o 3 monete dominanti e globalizzate. Infatti in passato esistevano molteplici

monete: ogni sovrano, anche di piccole terre, e successivamente, ogni stato, ne coniava una,

inoltre all‟interno dei medesimi territori esistevano doppi corsi monetari a seconda del tipo

di commercio che veniva fatto. Ad oggi si sono imposte delle valute standard per facilitare

gli scambi economici e finanziari su scala mondiale: prima il dollaro, poi l‟euro e infine

grazie al potere che gli ha dato al globalizzazione anche lo ¥uan. Oltre al loro essere contro

corrente le esperienze di moneta complementare condividono altre caratteristiche comuni. È

importante per il nostro discorso, quella sorta di “culturalizzazione dell‟uso del denaro e di

finalità pro sociali” e comunitarie del loro uso, che può essere identificato come un ritorno

all‟economia Civile. Le monete alternative, parallele o complementari come il WIR a cui è

dedicato questo lavoro, hanno creato un sistema di mezzi di pagamento, che si affianca

parallelamente a quello ufficiale senza rinnegarlo o volerlo eliminare è da questo corso

parallelo infatti, che come vedremo chi partecipa a questi fenomeni trae vantaggio,

Controbilanciando le fasi negative dell‟economia.

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1.3 I modi e il tempo della relazione sociale-economica

Secondo Caillé le relazioni tra gli individui anche quelle socio-economiche si basano

prevalentemente sui due Registri della socialità: il primo della socialità primaria, in cui

prevale l‟importanza delle relazioni tra le persone, sui ruoli funzionali che esse svolgono.

Questo tipo di socialità è solitamente proprio delle reti parentali amicali o di buon vicinato,

ed è chiamato relazionalità. La socialità secondaria è quella in cui la funzionalità degli

attori, che riveste maggior importanza della loro persona: essa è impersonale. I rapporti

interpersonali per loro natura non sono beni economici privati. In altre parole cioè, i costi ed i

benefici delle specifiche azioni non ricadono esclusivamente su coloro che le intraprendono,

hanno anche costi e benefici esterni, di cui non terranno conto gli individui tesi a trarre il

massimo vantaggio personale da ogni transazione. Le convenzioni sociali che spingono ad

agire attraverso il sostegno reciproco in circostanze non definite formalmente, hanno un

preciso contenuto economico, in quanto tendono a far assomigliare queste norme sempre più

a beni pubblici. Un modo semplice per illustrare l‟aspetto economico di queste norme di

comportamento può essere quello di analizzare il contesto dell‟aiuto reciproco (Caillé, 1998).

Supponendo che dietro a questo tipo di azione ci sia sempre il fine economico del dare e

avere, che ogni azione verso qualcuno abbia un costo per chi la compie, e che le persone

ruotino in queste due posizioni. Se le relazioni sono frequenti e avvengono sempre tra le

stesse persone, questo scambio avrà connotato di bene privato, anche senza alcun spirito

altruistico. Il gesto è giustificato e innescato dalla consapevolezza e dalla fiducia che il gesto

che si fa oggi verrà ripagato domani. Se invece un‟azione sociale avviene più frequentemente

di quella di contraccambio, a intervalli regolari e con persone sconosciute, queste non

avverranno più solo sulla base di vantaggi immediati, ma si reggerà sulla fiducia e da

convinzioni sociali, etiche, o religiose. È quello che succede nell‟attuale mercato non più solo

nazionale, ma globalizzato. Per il quale, a supporto delle convinzioni di ogni agente sociale,

vi sono strutture e sovra strutture poste a garanzia dei vari scambi. L„accresciuta

interconnessione porta a maggiori rischi di essere coinvolti da esternalità negative di altre

relazioni (Hirsch, 1976). Inoltre quando il mercato diventa “estensivo” avviluppando sempre

più settori della vita, aumenta la percezione del costo del tempo ed aumenta di conseguenza

la necessità di avere una valutazione su quello che è il vantaggio personale e il costo netto

delle relazioni sociali e del tempo che esse richiedono. Aumentando questa percezione

aumentano i costi netti delle relazioni sociali, dato che la maggior parte delle attività di

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partecipazione sociale richiedono un alto grado d‟utilizzo di tempo, vi è una progressiva

sostituzione di queste con attività private che ne richiedono poca o minore quantità. La

relazionalità viene dunque relegata ad un ambito pubblico ed è sempre meno intesa come

bene privato il contatto umano è sempre meno conseguito anche se più ricercato, sempre più

sfere della vita passano dalla socialità primaria a quella secondaria. I principi del donare,

ricevere, ricambiare, propri dei rapporti amicali, delle convenzioni sociali tendenti al senso

civico hanno subito un progressivo logoramento e sono stati sostituiti da rapporti meramente

mercantili regolati da contratti. “La struttura del mercato capitalistico maturo, consente in

linea di principio il conseguimento di obiettivi altruistici o comunitari se sono sostenuti da

individui e possono essere realizzati dalle loro azioni individuali, ma non prevede

l‟altruismo per il partner della transizione inoltre è più soggetta a esternalità negative che le

strutture e gli organi di controllo del mercato non riescono a contenere se non addirittura

alimentano”( Regni, 2004). Una delle finalità di questa trattazione sarà quella di capire se il

WIR, possa essere uno strumento utilizzabile per cambiare la situazione sopra descritta, nel

territorio nel quale è adottato. Si vuole quindi capire se il circolo economico che è venuto a

crearsi intorno a questa moneta complementare sia in grado di gestire questi meccanismi in

modo che anche azioni in linea col mercato capitalistico, come possono essere le relazioni

economiche dei partecipanti al circolo WIR, risultino negli effetti altruistiche anche per i

partner delle transizioni. Cioè negli effetti se si sia voluto creare un mercato che torni a

basarsi sulla fiducia e che limiti le esternalità negative. E se questo proposito sia rimasto una

semplice intenzione o avvenga quotidianamente nella pratica.

1.4 Moneta e denaro

In questo paragrafo saranno trattati in maniera non tecnica alcuni aspetti economici, e alcuni

problemi di natura economica. Farò rifermento a questi temi per cercare di delineare la natura

dell‟argomento che sto trattando in modo semplice e rendere più facile la comprensione

dell‟argomento.

Per capire cosa siano le monete complementari la loro origine e il loro funzionamento è bene

tracciare un disegno generale su cosa sia la moneta in generale.

Dal punto di vista semantico il termine denaro, viene fatto discendere da alcuni dal latino

denarius (derivante a sua volta da dèni, in numero di dieci), la principale moneta d‟argento

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dei Romani. Altri, visto l‟utilizzo comune della parola pecunia per indicarlo, da pecus, i capi

di bestiame. Il termine moneta invece, viene fatto discendere solitamente dall‟accostamento

al verbo monere, che ha un‟origine molto particolare. Nel 396 a.C. Roma si trovava sotto

assedio dei Galli. Sulla cittadella del campidoglio vi era il tempio dedicato a Giunone dove

venivano allevate delle oche sacre. Una notte, al sopraggiungere dei galli, le oche presero a

starnazzare e svegliarono l‟ex console Manlio che dette l‟allarme e sventò l‟attacco. Da quel

momento la dea Giunone acquisì l‟appellativo di Moneta, dal verbo latino Monere

(avvertire), in quanto si credeva che avesse destato lei le oche per avvertire dell‟arrivo degli

invasori. Successivamente, verso il 269 a.C., in prossimità del tempio venne edificata la

zecca che venne messa sotto protezione della dea Giunone Moneta. A Quel punto fu il

linguaggio popolare a trasmettere l‟appellativo della dea dapprima alla zecca e poi a ciò che

lì si produceva, nummus, divenne quindi moneta. Nella pratica la distinzione tra denaro e

moneta, sta nel fatto che il denaro serve a contare, indica un valore astratto quantitativo e

viene utilizzato come equivalente generale. La moneta serve a pagare e necessita di qualche

autorità che ne garantisca il corso e che conferisca al denaro una forma tangibile. Al suo

interno la moneta racchiude tre funzioni: la prima quella di essere unità di misura, la seconda

è di essere un mezzo di scambio e di venire accettata per il pagamento di beni e servizi,

l‟ultima è di essere riserva di valore, cosa che le permette di poter trasferire potere

d‟acquisto dal presente al futuro (Samuelson, 1983). Con questa definizione tripartita, si può

considerare moneta il denaro circolante e i depositi bancari. Già in epoca romana la moneta

era un‟istituzione un‟autorità ne garantiva l‟autenticità, la quale instillava nella moneta la

fiducia che essa sarebbe potuta essere riutilizzata in futuro negli stessi termini, senza ulteriori

e esplicite contrattazioni. La differenza che intercorre fra denaro e moneta, è la sottile

differenza che intercorre fra i simboli ed i loro referenti materiali. Mentre il denaro indica un

valore astratto puramente quantitativo e viene utilizzato come equivalente generale, la

moneta è quell‟entità che conferisce al denaro stesso, una forma tangibile.

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1.5 Storia e precedenti delle monete complementari

1.5.1 Origini storiche: antichità

Nel mondo occidentale, la moneta inizia a comparire a partire dal VII secolo A.C. Pare che

fosse presso i Lidi che gli scambi commerciali iniziano a basarsi sulla moneta2.Grazie

all‟invenzione della moneta ci si libera dal peso prima delle merci da barattare e poi dei

valori come l‟oro e l‟argento da scambiare, facilitando enormemente lo scambio ed il

commercio (Erodoto, 560 A.C. I).

In epoca romana merce e moneta, sono due cose distinte e separate, si trovano su due piani

diversi. La moneta, assume la funzione di misura, ed è in quanto misura, che può assolvere

anche alla funzione di mezzo di scambio. Nelle transazioni, i soggetti coinvolti sono tre: i

due contraenti, ed il Principe in qualità di garante, raffigurato nel conio. In questo senso

possiamo dire che la moneta dei romani era un‟istituzione. Un‟autorità ne garantiva

l‟autenticità, e instillava nella moneta la fiducia che essa sarebbe potuta essere riutilizzata in

futuro negli stessi termini, senza ulteriori ed esplicite contrattazioni (Fantacci, 2005).

La moneta si può utilizzare per secoli senza sapere cosa significhi istituirla e così fecero

appunto i barbari copiando i conii imperiali. Questo avvenne non per la mancanza di tecnica,

ma perché per emettere una moneta ci voleva un sovrano ed un sistema giuridico che loro

non avevano. “si trattò di falsi legali, l‟emittente infatti non corrispondeva all‟effigiato; la

legittimità delle monete era mutuata da sovrani che non erano più tali” (Gualazzini, 1960) .

Questo fenomeno, dimostra che l‟utilizzo della moneta non coincide con la sua istituzione.

1.5.2 Origini storiche: alto medioevo antico regime.

Per rivedere una vera moneta imperiale sul modello romano, con l‟accentramento delle

zecche e l‟unificazione dello spazio monetario europeo, si dovette aspettare la fine dell‟VIII

secolo. Carlo Magno ridette all‟Europa una moneta unica, nella forma di una piccola moneta

d‟argento chiamata denaro. Il denaro aveva due multipli: il soldo, pari a 12 denari, e la lira,

pari a 240 denari. Una cosa interessante, però, è che né la lira, né il soldo venivano coniati.

2 Questa moneta era fatta di elettro naturale, una lega composta per il 30% da argento e per il 70% da oro.

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Essi, venivano utilizzati soltanto come unità di conto all‟interno di un unico sistema

contabile, dove il denaro fungeva anche da mezzo di pagamento (Fantacci 2005).

Luca Fantacci, sostiene che Carlo Magno non istituì una parità metallica, ma semplicemente

un‟unità di conto: «Lire, soldi e denari nacquero come unità di conto, come monete

immaginarie. Solo il denaro era anche mezzo di pagamento, ma di valore intrinseco limitato

ed instabile. Soltanto in origine la lira equivaleva ad una libbra d‟argento. Si è insistito fin

troppo su questa coincidenza, citandola a conferma della connessione originaria della moneta

col metallo. Tuttavia, non solo sul piano fattuale la relazione fra libbra e lira fu ben più

instabile e complessa, ma anche sul piano etimologico risulta incompleta e fuorviante. Si è

soliti far risalire senz‟altro la lira alla libbra, ovvero ad un peso, trovando così conforto a una

concezione materiale della moneta che identifica con un determinato peso di metallo. La

libra, però, prima ancora che un peso, è la bilancia. Questo ci aiuta forse a pensare alla

moneta in termini diversi: non come un termine di confronto, un contrappeso, ma come la

possibilità stessa di effettuare un confronto. Non semplicemente una unità di misura, ma una

scala di misurazione stessa. La libbra peso, ovvero il mezzo di scambio, riceve nello scambio

stesso il suo valore. La libra bilancia precede lo scambio e l‟economia, in quanto misura della

distribuzione. […] Il pensiero moderno è incapace di comprendere la moneta immaginaria. E

tuttavia è costretto almeno a riconoscere che sono esistite denominazioni monetarie che non

corrispondevano ad un preciso conio e nemmeno ad un determinato peso di metallo. La lira

immaginaria, infatti, ha avuto contenuto metallico sempre diverso, e ha subito, nei secoli, un

tendenziale alleggerimento”(Fantacci 2005, 52-53) Questa distinzione tra unità di conto e

mezzo di scambio, non è facile da comprendere per noi moderni che le vediamo inserite

all‟interno di un‟unica entità. Per capire meglio si può fare l‟esempio dell‟euro all‟inizio

della sua introduzione: Al momento del passaggio dalla lira all‟euro le persone in Italia

ragionavano ancora in lire, ma i pagamenti venivano effettuati in euro, si può pensare quindi

che l‟unità di conto, la cosiddetta moneta immaginaria, fosse la lira italiana, mentre il mezzo

di scambio fosse l‟euro. Questo riferimento non è del tutto calzante, perché il rapporto fra lira

(italiana) ed euro è stato stabilito una volta per tutte nel 1999: il rapporto intercorrente fra la

lira di Carlo Magno ed il metallo, non ebbe mai un rapporto fisso. Un‟altra differenza, sta nel

fatto che oggi in Eurozona, disponiamo di un‟unità monetaria corrispondente al mezzo di

scambio, mentre l‟Europa medievale, possedeva la propria unità monetaria, senza avere un

mezzo di pagamento utilizzato in tutti gli scambi. Infatti, come osserva Marc Bloch «ogni

moneta, anche la più reale, serviva, nell‟uso quotidiano, assai più a “contare” che a

“pagare”»(Bloch, 1981). Solo intorno al XIII secolo si comincia ad utilizzare diffusamente la

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moneta metallica come mezzo di scambio, e tuttavia, si continua per altri cinquecento anni ad

avere una moneta immaginaria. Riprendendo il traffico commerciale di lunga distanza,

riprendono intorno al 1200 anche le coniazioni di grosse monete d‟oro e d‟argento. Queste

nuove monete si guadagnano il nome di «grossi» (Bloch 1981)

Il sistema monetario dell‟Antico Regime era dunque composto da monete reali, che dopo la

ripresa delle coniazioni, erano fatte di leghe d‟oro, d‟argento e di rame. le monete «grosse»

(o «alte») ne comprendevano percentuali elevate, quelle «piccole» (o «basse») invece

percentuali inferiori. Ogni moneta era soggetta a variazioni nel titolo e nel peso, e spesso

queste variazioni erano deliberatamente messe in atto dalle autorità. Il sovrano

periodicamente emanava un atto denominato «tariffa» dove stabiliva il valore delle monete

ante nel tempo e che non era sempre proporzionale al contenuto metallico. In altre parole, La

parità metallica poteva variare, non solo di anno in anno, ma anche nella stessa tariffa da

moneta a moneta, essendo solitamente più elevata nelle monete piccole che nelle grosse. Per

questo dobbiamo dire che la moneta metallica del tempo, aveva almeno tre valori diversi: un

valore legale, misurato dalla moneta immaginaria nella tariffa emessa dal sovrano, un valore

commerciale, misurato sempre in moneta immaginaria, ma determinato sul mercato, ed infine

un valore intrinseco, misurato dal metallo contenuto.

Fig. 1 Moneta

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Perché vi fosse una corrispondenza fra contenuto metallico e valore nominale, sarebbe stata

necessaria una convertibilità fra moneta grossa e piccola, che nella realtà, non poteva esserci.

La motivazione più importante che impediva la convertibilità, era che le monete grosse e

quelle piccole, avevano ambiti di circolazione separati: la moneta bassa veniva utilizzata nel

commercio locale, mentre la moneta alta era utilizzata per il commercio di lunga distanza.

Per questo non esisteva un unico mercato su cui poter scambiare le due diverse monete senza

doverle rifondere, pratica peraltro illegale. La separazione dei due ambiti trovava esplicita

sanzione anche in termini giuridici. Era vietato importare “biglione forestiero” (monete basse

estere), tesaurizzare moneta bassa, e utilizzarla nei pagamenti di importo elevato oltre una

certa percentuale (Cipolla 1990, 34). La moneta bassa circolava dunque all‟interno dello

spazio delimitato dall‟autorità del sovrano. Per riuscire a circolare all‟esterno di questo

spazio, aveva bisogno di aggrapparsi a qualcos‟altro. Questo qualcos‟altro era il metallo, che

ricopriva la funzione di una sorta di moneta internazionale. Le monete grosse perciò

dovevano circolare sulla base del peso del metallo fino contenuto. È per questo che ebbero un

valore intrinseco pressoché costante nel corso dei secoli (Fantacci, 2005).

1.5.3 Dalle monete basse alle parallele, il persistere di pluralità

monetarie. Prototipi di complementarietà?

Tra il XII e il XVIII soprattutto in Francia a fianco delle monete basse già citate vi fu

l‟esperienza del Méreau (Labrot 1989). Con questo nome possono essere identificati tutta una

serie di oggetti detti «monetiformi » emessi da comunità o persone che non detenevano il

diritto di battere moneta. Venivano utilizzati come mezzi di pagamento in territori

determinati da convenzioni e per un certo tipo di acquisto. Esse erano simili per forma e

dimensione alla moneta ufficiale, ma fabbricati con materiali più poveri come lo stagno e il

piombo ma anche in cuoio e cartone. I Méreaux si possono definire le monete complementari

di quel tempo, poiché venivano utilizzati senza sostituire la moneta legittima, ed avevano

specifiche funzioni locali e funzionali che la moneta accentrata del sovrano non riusciva a

garantire. Accadeva che venisse distribuito una specie di gettone di frequenza per aver

partecipato a funzioni religiose o alla vita comunitaria di congregazioni e confraternite che

potevano poi essere spesi per acquistare vestiti, cibo, potevano essere utilizzati come titolo

d‟accesso a servizi assistenziali o donati ai poveri per attività caritative oppure per pagare

manovalanza, fornitori e artigiani. In determinate circostanze di scarsità di moneta potevano

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addirittura divenirne dei sostituti e circolare in modo parallelo. In alcuni casi le monete

parallele divenivano l‟unico mezzo di scambio per i traffici locali come fu per i Palloffes in

Rossiglione territorio conteso tra la Spagna e la Francia definite monete di necessità, in

quanto garantivano gli scambi economici in un territorio con l‟ufficialità della moneta

variabile.( Joussement 1988) Per far fronte alle carenze di moneta piccola vi erano i Méreaux

delle città e di carità , emessi da autorità feudali e amministrazioni municipali e nel caso delle

seconde anche abbazie, le quali emettevano alcune specie di buoni scambiabili con alimenti.

Le monete delle città invece servivano in particolari situazioni a far circolare il commercio

anche quando, per esempio a causa di un assedio, non vi potesse essere immissione

dall‟esterno, per poi essere convertite alla fine del periodo di bisogno. In alcuni casi la paga

dei lavoratori per grandi opere come chiese, castelli o mura, o per incentivo o come semplice

integrazione venne pagata con moneta complementare e poteva essere utilizzata per esempio

per mangiare in determinati ristori. Dopo il XVIII la progressiva unificazione dei sistemi

monetari portò al ridursi e alla scomparsa dei Méreaux. Questi tuttavia continuarono a

sopravvivere sino al „900 solo in alcune economie molto isolate, quali ad esempio Maiorca

(Bonet 1979).

Un‟altra esperienza riportata dagli storici è quella del ducato immaginario messo in atto dal

doge di Venezia nel XII secolo. La città aveva speso tutte le riserve di oro per la costruzione

di opere pubbliche, il doge allora inventò una Banca dei trasferimenti per permettere alle

attività commerciali di continuare a lavorare registrando la valuta delle transizioni (i Ducati

immaginari) attraverso un sistema di contabilità a partita doppia. Secondo Pittu e Lietaer

questa banca senza denaro contribuì a creare la ricchezza del rinascimento; continuò per circa

500 anni, sopravvivendo alle banche convenzionali e sarebbe potuta continuare fino ad oggi

se l‟esercito svizzero non ne avesse bruciato gli archivi(Pittu 2004; Lietaer 2001)

1.5.4 Esperienze di monete parallele nel mondo moderno

Se si intende la fiducia in senso letterario cioè fede, la moneta antica era fiduciaria, nel senso

che gli scambi di essa e il suo valore si reggevano sulla fiducia nell‟autorità che li stabiliva e

nella relazione con il soggetto con cui avveniva lo scambio. La moneta fiduciaria moderna,

similmente è fondata sulla fiducia, ma non come fede nei confronti di qualcuno a cui si

attribuiscono doti particolari. Esistono maggiori garanzie istituzionali. La moneta nei

moderni stati nazionali è infatti istituita e garantita dallo stato attraverso un monopolio di

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emissione in cui si ha fiducia in quanto parte di un sistema istituzionale di cui ci si sente parte

e nel cui buon funzionamento si confida. Questo sistema però ovviamente non ammette la

pluralità monetaria.

Nonostante in generale si ha fiducia nel sistema monetario i cui si è inseriti, e si sia

consapevoli che il monopolio statale non ammetta pluralità monetarie, in tutto il mondo si è

assistito e csi continua ad assistere alla nascita di esperienze diverse, basate sul credito

mutualistico e su mezzi di pagamento diversi da quelli della moneta ufficiale. Da un cero

punto di vista è come si volesse ripristinare una moneta bassa e popolare, riproponendo di

fatto un sistema monetario a più livelli. (Kennedy 2006)

Una delle prime di queste esperienze è tuttora in uso, soprattutto in Africa centro occidentale

e in America latina. Il direttore della “French development agency” Alain Henry si è

occupato di studiare questa moneta. Si tratta del sistema di finanza informale Tontina. La

moneta prende il nome dal suo inventore, Lorenzo De Tonti, un banchiere napoletano che nel

1653 propose una sorta di progenitore dei bond statali o delle assicurazioni sulla vita. La

Tontina nell‟epoca contemporanea ha carattere mutualistico, rappresenta un‟associazione i

cui membri mettono in comune delle quote per poter ottenere a turno una somma di capitale

liquido, come una cassa comune per finanziare progetti importanti, ideale per finanziare

investimenti che non abbisognano di grossi capitali d‟avvio. Secondo Henry questa pratica ha

successo perché non è semplicemente un‟istituzione finanziaria, ma anche un‟associazione

sociale il cui fondamento si basa sulla fiducia, sulla solidarietà e lealtà (Henry 1991). Bernard

Lietaer sostiene, sia esistito un altro tipo di scambio, basato di più sull‟aspetto solidale e

comunitario che ebbe luogo nel „600 a Reston in Virginia con il nome di scambio di servizi

utili, basato su un sistema a partita doppia che non prevedeva l‟interesse (Lietaer 2001). I

sostenitori della teoria della sovranità monetaria popolare poi, amano ricordare, un‟altra

esperienza: quella dell‟isola di Guernsey, la maggiore delle isole normanne. Nel 1822 l‟isola

si ritrovava economicamente depressa con alta disoccupazione emigrazione ed un forte

debito pubblico a causa dei lunghi blocchi commerciali, dovuti alle guerre napoleoniche. Il

comitato finanziario del parlamento isolano, seguendo le teorie dell‟economista scozzese del

„700 John Law, monetizzò le risorse economiche, attribuendo un valore alle risorse che

andava a creare, mediante l‟emissione d moneta locale senza debito e senza copertura aurea.

La prima emissione fu approvata nel 1816 ed era da redimersi mediante imposte entro il

1818. Gli abitanti dell‟isola la accettarono e furono realizzate opere infrastrutturali,

l‟economia e il benessere dei suoi abitanti crebbe senza aumentare il debito pubblico. Ancora

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oggi Guernsey utilizza questa moneta affiancata alla sterlina e la sua emissione moneta

genera un reddito stimato in 1,5 milioni di sterline.

Nel XIX secolo vi furono molti esperimenti, generalmente falliti, che possono essere

riconosciuti come i precursori delle monete complementari e dello scambio non monetario.

Si sviluppano spesso all‟interno del nascente movimento operaio e socialista e vedono come

“capostipite” il socialista utopico Robert Owen. Lo stesso Owen nel 1820 fondò alcune

comunità basate sullo spirito mutualistico cooperativo. All‟interno di queste veniva prodotto

tutto il necessario per la comunità: il lavoro svolto veniva certificato e ripagato con le note di

lavoro corrispondenti alle ore di lavoro occorse alla produzione dei beni. Queste note a loro

volta erano spendibili all‟interno di mercati e negozi comunitari, nei quali i prezzi erano

esposti in ore di lavoro. Nonostante la loro breve e fallimentare vita, questi progetti vennero

presi a modello e riproposti da altri in diverse parti del mondo, per citarne solo alcune:

Comunità New Armony (1825-28) India; National Equitable Labour Exchange (1832) USA

(si trattava di una banca per le note di lavoro, fallì in due anni); il grande magazzino

Cincinnati Time Store (1827-30) USA, gestito dall‟anarchico individualista Josiah Warren

che accettava in pagamento le note di lavoro e ogni prodotto in vendita portava un cartellino

del prezzo con le ore necessarie a produrlo più un 4% per le spese di gestione; Utopia (1847-

75) sorto vicino a Cincinnati, dello stesso Warren (comunità in cui venivano accettate le note

di lavoro); Banca del popolo (1849) Pierre Joseph Proudhon; a questa esperienza seguirono

le banche di villaggio prima delle quali fu quella di F.W. Raiffeisen (1864), le Cooperative

di risparmio e credito ideate da Schultze e Delitzsch, le Casse di Risparmio e le Casse rurali

Italiane. Le Casse Rurali esistevano anche in Germania ed era la denominazione delle

campagne delle Banche di credito cooperativo. Le Casse Rurali avevano la caratteristica di

avere una responsabilità illimitata3 e questo era possibile solo dove erano presenti legami

fiduciari fortissimi. La prima Banca popolare italiana nacque a Lodi nel 1864 e la prima

Banca Rurale vicino a Padova nel 1883. Un altro proudhoniano fu l‟economista socialista

Silvio Gesell4. Egli teorizzò la moneta/economia libera, applicandovi un Demurrage, una

sorta di interesse negativo per aumentarne la velocità di circolazione. Il demurrage,

3 è un tipo di società di capitali che, come tale, è dotata di personalità giuridica e risponde delle obbligazioni sociali

solamente con il suo patrimonio

4 1862 St. Vith bei Eupen/Malmedy - 11 marzo del 1930 insediamento abitativo consorziato alla riforma agraria Eden-

Oranienburg. Fu uno dei primi teorici delle monete "anticrisi" degli anni trenta.

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teorizzato da Gesell5, fu il "motore di circolazione" monetario. Proprio alle teorie e alla

pratica di Gesell si rifaranno i fondatori del WIR nel 1934.

1.5.5 Il rilancio delle Monete complementari.

Dagli anni „70 del XX secolo le esperienze di monete complementari, sono di nuovo oggetto

del dibattito in ambito economico e sociale. In quegli anni si assiste a una crescita

esponenziale del numero di esperimenti e di ricerche che riguardano questi temi. Il rinato

interesse nel coglierne il significato innovativo può essere testimoniato dal grande numero di

termini che nacquero in quegli, anni molti dei quali usati ancora oggi per definire questi tipi

di monete: monete sociali, locali, complementari, alternative, parallele, multilaterali,

solidali, comunitarie.

Diversi settori disciplinari testimoniano il crescente interesse per la pluralità monetaria. La

storia economica per esempio parla in misura crescente di monete complementari, oltre che

di private money6 e scrip-money

7 con riferimento alla storia americana. Anche la finanza si

sta affacciando alla questione della pluralità monetaria, in particolare riferendosi ai paesi

emergenti che adottano dual currency systems. Non possiamo non citare la finanza

internazionale che studia le optimal currency areas8, e tutte le scienze sociali che studiano

monete locali, alternative, sociali, comunitarie, banche del tempo, reti di scambio, e che in

generale si occupano del significato sociale del denaro. In ogni caso, non possiamo non

ricordare che un ruolo di rilievo è occupato dall‟antropologia, che si occupa delle monete in

uso nelle società tradizionali e del ruolo ricoperto dallo scambio di merci e servizi all‟interno

di meccanismo di riproduzione sociale (Oppers 2000).

5 in forma di moneta bollata o moneta emessa a tasso negativo

6 è un termine comunemente usato nel settore bancario e della finanza. Si riferisce al prestito di denaro ad una società o

individuo da un privato o organizzazione.

7 Scrip è un termine americano per qualsiasi sostituto di moneta non legale. È spesso una forma di credito. Scrips sono

stati creati dalle aziende, come mezzo di pagamento dei dipendenti in tempi in cui il denaro regolare non è disponibile.

Per esempio nelle città minerarie isolate, nelle basi militari, sulle navi che effettuano lunghi viaggi, o in paesi occupati

in tempo di guerra.

8 è una regione geografica in cui sarebbe ottimizzata l'efficienza economica se l‟intera regione adottasse una moneta

unica.

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Ogni definizione coglie un particolare aspetto delle realtà studiate e testimonia la variegata

pluralità di queste realtà, che possono essere anche molto diverse le une dalle altre. Esistono

esperienze nate per la libera condivisione e trasmissione di saperi, alcune si avvicinano al

credito mutualistico, altri ancora, le cosiddette banche del tempo, si scambiano moneta come

nota rappresentativa di un tempo condiviso, ci sono poi le emissioni di voucher che non

hanno funzione di riserva di valore, alcuni sistemi si caratterizzano per l‟uso del denaro in

chiave anti globali sta, altri infine emettono buoni o facsimili per distribuire potere d‟acquisto

a chi rimane fuori dall‟economia formale, o per risolvere situazioni di stagnazione

economica. I sistemi più longevi, hanno saputo adattarsi ai cambiamenti socio economici,

variando le loro finalità e i modi di risposta alle sfide del momento. Chi ha saputo fare

meglio questo, è rimasto attuale e prospero, come ad esempio il WIR.

Secondo Blanc questo tipo di monete hanno tutte in comune il tentativo di culturalizzare il

denaro sottoponendolo a processi di risocializzazione cercando di re-inserire le transazioni

dentro relazioni umane (Blanc, 2006), dando significati sociali agli scambi di denaro.

Cercherò di dare un inquadramento del problema per capire quali possano essere gli

eventuali problemi di una moneta complementare, quali sono i rischi, quali le opportunità,

quali gli errori da evitare e quali le conseguenze, insomma cosa rende positive o negative

queste esperienze e quali caratteristiche devono essere implementate perché producano effetti

positivi.

1.6 Inquadramento generale e caratteristiche del

fenomeno moderno

Uno dei sociologi più importanti che si è occupato di questioni relative al denaro e la moneta

è G. Simmel secondo cui il processo di commercializzazione, nel suo stadio più avanzato,

amplificando l‟importanza della merce, alimenta l‟importanza del denaro. Esso stesso viene

trattato come una merce, o forse è più preferibile dire, come la merce per eccellenza. Egli

riteneva che l‟incessante necessità di denaro, che consegue ai processi di concorrenza

posizionale e di commercializzazione, orienta gli individui verso una sua ricerca sempre

maggiore, di conseguenza il denaro diviene il bene posizionale per eccellenza.

La potenza evocativa che il denaro assume, gli è concessa dalla sua trasformazione in

un‟entità pura: diviene semplice potere di acquisto. Tutti i desideri appartenenti solitamente

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all‟ordine della qualità vengono tradotti in denaro, in bisogni che appartengono al registro

della quantità, del razionale. Questa trasformazione è operata nel momento stesso in cui il

denaro diventa un equivalente generale che traduce ogni cosa in relazione a se stesso. Così

Simmel arriva a dire che “nella misura in cui il denaro diviene assolutamente

commensurabile e l‟equivalente di ogni valore, si eleva ad altezze astratte, ben al di sopra

dell‟intera diversità degli oggetti. Ne diventa ancor più estraneo, tanto che le cose più distanti

trovano in esso un comun denominatore ed entrano in contatto le une con le altre” (Simmel,

1900, trad. it. 1984). E continuando con il suo ragionamento arriverà alla conclusione che «il

valore del denaro in quanto mezzo aumenta, fino a che diventa valore assoluto e considerato

valore in sé» (Simmel, 1900, trad. it. 1984). Seguendo le logiche della razionalità strumentale

Il mezzo diviene così un fine in sé. ( Enriquez 2000)

Lo studio di queste monete interessa più le scienze sociali che quelle economiche. Alcune

correnti delle scienze economiche non ammettono nemmeno l‟esistenza di monete di questo

tipo. (Fantacci, 2005)

Dopo le teorie di Ricardo, la moneta comincia ed essere considerata come una merce tra le

altre, quindi in teoria può essere sostituibile, ma non complementare. Fantacci corrobora

questa idea affermando che “ in contraddizione con tutta la tradizione del pensiero del

denaro, ivi compresi gli economisti classici, l‟ortodossia monetaria contemporanea ha come

unico dogma la stabilità del potere d‟acquisto della moneta, ovvero, in ultima istanza, il suo

carattere esclusivo di riserva di valore. Per questo, non può che bollare come illegittima ogni

alterazione dell‟unità di conto, mentre sancisce, con la medesima disinvoltura, la legittimità

di un signoraggio9 che si esercita nel non pagare mai i propri debiti, ammettendo, così, che

debiti e crediti si accumulino indefinitamente senza mai poter essere davvero pagati»

(Fantacci, 2005, 270). La pluralità monetaria, la coesistenza cioè di monete diverse

all‟interno di uno spazio di scambi comune, appare dunque una questione estranea

all‟ortodossia economica, e la sua trattazione riceve solitamente due tipi di interpretazione.”

9 Il signoraggio è l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta ["signoraggio: i redditi del governo ottenuti

stampando moneta; anche noto come tassa d'inflazione". (Andrew B. Abel, Ben S. Bernanke, 1992, 737); La causa

fondamentale di gran parte degli episodi di alta inflazione e di iperinflazione, se non di tutti, è il bisogno del governo di

ottenere signoraggio - cioè il reddito [derivante] dallo stampare moneta (Bresciani-Turroni, 1937; Cagan1956 p. 420);

“In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di

ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio)” (Bagliano e Marotta, 1999, 18) Il flusso di «risorse reali che un governo

guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi» (Paul R. Krugman, Maurice Obstfeld, 2009,626); Il

termine deriva dal provenzale senhoratge, derivazione di senhor, che in italiano significa signore. Nel Medio Evo infatti

i signori feudali di tutta Europa cercarono di rendersi indipendenti dai sovrani attribuendosi il diritto di battere moneta e

la titolarità dei relativi redditi (Cipolla, 1963 )

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La coesistenza di più monete differenti all‟interno di uno spazio di scambi comune, appare

dunque estranea all‟“ortodossia economica”, che ha tentato di interpretare questo fenomeno,

che comunque è reale, in due modi differenti.

La prima e più diffusa interpretazione di pluralità monetaria segue le dottrine delle optimal

currency areas. Secondo questa interpretazione si intende questa pluralità come un problema

da risolvere, per raggiungere l‟obbiettivo di uniformazione e unificazione monetaria su

scala regionale e globale. Questa formulazione ha trovato conferma nei cambiamenti delle

istituzioni monetarie avvenuti negli ultimi anni, che hanno prima dollarizzato l‟economia di

molti paesi nel mondo10

(Fantacci, 2005) e poi hanno permesso l‟ascesa di forti monete

transnazionali in primo luogo l‟euro l‟Euro e recentemente anche gli ¥uan. Queste monete

sono divenute mezzo di scambio e accumulo anche in molti di quei paesi dove non hanno

corso legale, grazie al loro ruolo fondamentale nell‟economia finanziaria mondiale e alla

forza economica delle aree produttive che rappresentano.

La seconda interpretazione è quella ultraliberista coltivata da quegli economisti che si

richiamano, più o meno esplicitamente, alle dottrine del free-banking ispirata alle idee di Von

Hayek (1929; 1937; 1941; 1948; 1976; 1988). Si tratta di una corrente di pensiero minoritaria

che vede la pluralità di monete come un‟opportunità e una ricchezza da salvaguardare e

promuovere, in vista della selezione competitiva del sistema monetario migliore, attraverso i

meccanismi della libera concorrenza (Fantacci, 2005).

Solo ultimamente in ambito accademico qualcuno ha tentato di reintrodurre l‟idea che due

sistemi monetari distinti possano coesistere e non necessariamente competere (Blanc 2006).

Per quanto riguarda nel caso specifico del WIR studi universitari (Stodder 2007), che

illustrerò nei capitoli a seguire, hanno dimostrato come il sistema possa giovarsi di entrambe

le monete, la ufficiale e la parallela, per generare vantaggi economici, controbilanciando le

10 Le valute delle principali economie occidentali sono state convertibili in oro fino al 15 agosto del 1971, quando il

presidente degli Stati Uniti Richard Nixon dichiarò la sua «temporanea sospensione», e dunque, l‟abbandono dei cambi

fissi. Anche se non in maniera formale, sostanzialmente è stata dichiarata l‟insolvenza degli Stati Uniti, e la

«temporanea sospensione» dura ancora oggi. Secondo Fantacci Il sistema degli scambi internazionali, si basa proprio su

questa insolvibilità: il debito estero americano è diventato la moneta internazionale. Questo, è avvenuto non tanto in

maniera illegittima, quanto rimuovendo il fondamento della propria legittimità, facendo diventare il dollaro

contemporaneamente moneta nazionale e moneta internazionale, unità di conto, mezzo di scambio e riserva di valore. In

poche parole, moneta e credito. «gli Stati Uniti per venticinque anni dopo la guerra, spesero e regalarono dollari, perché

tutti avessero da spendere – e raccolse le tasse nella forma del signoraggio. In tal modo mentre il Fondo restava relegato

ad un ruolo marginale, la moneta internazionale era rappresentata sostanzialmente dall‟oro e dal dollaro, l‟unica valuta

convertibile in oro. Gli Stati Uniti esercitavano il signoraggio a livello mondiale, il diritto e il dovere di battere moneta,

in misura adeguata alle esigenze del commercio internazionale. L‟egemonia del dollaro era giustificata e insieme

limitata dalla sua convertibilità in oro» (Fantacci 2005, 216)

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ciclicità negative dell‟economia. Secondo altri studiosi come ad esempio Bernard Lietaer11

e

Magrit Kennedy12

, la coesistenza monetaria rappresenta qualcosa di prezioso da tutelare

contro qualsiasi monopolio legale sulla moneta (Kennedy 1987). In Italia sono giunti a simili

conclusioni anche Luca Fantacci e Massimo Amato, dell‟università Bocconi di Milano.

Questi due autori introducono però il problema della delimitazione istituzionale. Secondo

loro l‟articolazione di diverse monete con usi e scopi differenti all‟interno di un unico

sistema monetario a più livelli, necessita di una precisa demarcazione e delimitazione

istituzionale di ogni moneta ( Amato, 2006).

1.6.1 La complementarietà con diversi Significati

Se si ripensa alla ricca terminologia che ho citato per definire le esperienze di monete

complementari si possono trovare ulteriori interrogativi da indagare.

La varietà di denominazioni è dovuta in primo luogo alla natura variegata del fenomeno, dei

contesti e delle motivazioni che stanno alla base di esso, delle varie e differenti volontà di

autonomia, e della vivacità associativa. D‟altro canto può essere intesa anche come una

difficoltà di pensare un fenomeno complesso come il sistema monetario nel suo senso

comune e istituzionalizzato e nelle sue varianti alternative. Nei contesti anglosassoni si parla

di monete comunitarie e cioè di monete che si legano a una comunità e a un territorio

specifici. Anche la moneta statale e la comunità internazionale dovrebbero condividere

questa dimensione come parte del sistema più ampio. Lo stesso vale per le monete locali che

nascono per proteggere e dare impulso all‟economia di specifici territori; Queste includono

l‟aspetto comunitario poiché fanno riferimento a una comunità territoriale, che alle volte ha

delle ambizioni secessioniste nei confronti della propria autorità statale. Evidentemente i

primi due esempi sono dovuti a dei risentimenti a delle insofferenze verso gli stati o le

comunità internazionali o le loro politiche per cui si decide di affrancarsene, con

l‟autonomizzazione monetaria. Le monete sociali sono quelle che sono espressione di una

determinata società, che fa riferimento ad un determinato rapporto tra attori sociali, politici

11 Economista belga sostiene che le comunità possano trarre vantaggio dalla creazione di proprie monete, che

dovrebbero avere corso parallelo a quelle ufficiali. Per ulteriori informazioni si rimanda al suo sito

http://www.lietaer.com/

12 Architetto con Master in pianificazione urbana e regionale e un dottorato in affari pubblici e internazionali. Ha

pubblicato libri, articoli e rapporti per l'UNESCO e l‟OCSE sulla pianificazione e costruzione di scuole e comunità

ecologiche.

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ed economici. Questo ultimo termine viene utilizzato specialmente in America latina e

sottolinea la volontà di inserire le persone in una comunità di scambio dotata di un significato

solidale, ”di un certo grado di solidarietà”. “Le monete sociali sono delle monete locali

particolari […] che trasformano la natura dello scambio” (Blanc, 2006, 14-39 ). La

definizione di moneta alternativa è solitamente utilizzata per sottolineare

l‟ambizione/l‟auspicio a sostituirsi alla valuta ufficiale; questo modo di descrivere il

fenomeno si rifà alla cosiddetta teoria della sovranità monetaria popolare e del valore

indotto della moneta Particolarmente diffusa in Italia, questa corrente si fonda sul pensiero

del giurista, Giacinto Auriti (1961; 1977; 1993; 2002) che criticando il meccanismo del

signoraggio auspica il ritorno della sovranità monetaria nelle mani dello stato, distribuendo il

provente, sotto forma di reddito di cittadinanza.

Un‟altra definizione è quella di monete personali o multilaterali che descrive quei sistemi

come ad esempio le banche del tempo, che sono espressione di credito mutualistico, in cui il

saldo globale tra attivi e passivi è uguale a zero. Questa definizione è di Pantaleo Rizzo

(2000) che intende la moneta come consustanziale dello scambio e non preesistente.

Infine vi è la definizione che ho utilizzato maggiormente in questo testo: monete

complementari, che è quella utilizzata anche da Bernard Lietaer.

1.6.2 Complementarietà

Le monete complementari sono spesso chiamate a svolgere funzioni o non svolte o mal

svolte dalle monete “ufficiali”; le prime hanno quindi un ruolo di collaborazione sinergico

con le seconde. Possono sorgere dei problemi, di compatibilità, dovuti all‟emissione di una

nuova moneta, ad esempio di tipo inflazionistico dovuta alla pluralità di fonti emissive. Se

esistono dei malfunzionamenti non si pensa a modificare il sistema alla base per risolverli,

ma si trova il modo di aggirare il problema. Con la costruzione di un nuovo sistema non si

propone di sostituire il primo, poiché se ne ha ancora bisogno, ma si tenta di completarlo per

ovviare alle problematiche che ne venivano generate. Keynes nel suo trattato sulla moneta

dedica un paragrafo ai numerosi esperimenti monetari fioriti nel dopoguerra ad opera di

quelli che lui chiama economisti eccentrici. L‟economista di Cambridge riconosce a questi

studiosi di aver sollevato i problemi derivanti dal monopolio del sistema bancario, ma allo

stesso tempo è convinto che pensare di risolvere il problema attraverso la proliferazione

spontanea di sistemi monetari concorrenti sia un errore. I rischio che lui paventa era quello di

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passare dalla scarsità artificiale all‟eccesso di moneta, senza nemmeno porsi la questione su

che cosa renda una moneta adeguata e sufficiente o meno. (J. M. Keynes, 1936)

Molte forme di monete complementari nascono infatti con l‟intento si sopperire al problema

della deflazione e quindi della scarsa circolazione monetaria. Molto spesso questi tentativi

finiscono per aggravare la situazione, poiché nascono con gli stessi presupposti della moneta

ufficiale statale o bancaria replicandone la forma e i sistemi di funzionamento. Alla fine

quindi, se non vengono costituite in modo serio e consapevole, rischiano di procurare solo

altri problemi con l‟inflazione (Wellauer, 2010). Le monete complementari non dovrebbero

limitarsi a duplicare o estendere le funzioni che già svolge la moneta ufficiale, ma

dovrebbero concentrarsi su obiettivi di lunga durata, dunque sul rapporto che la nuova valuta

dovrà avere con i circuiti monetari ufficiali. Bisogna sempre tenere conto che la moneta

ufficiale è la moneta per eccellenza, è universale, è riconosciuta da tutti, uguale per tutti, per

un‟istanza di garanzia rappresentata dallo stato.(Wellauer 2010)

La questione del rapporto tra moneta ufficiale e quella complementare, la si pone anzi tutto

dal punto di vista legale. Per permettere la diffusione della moneta complementare vi deve

essere una garanzia legale, un sistema di norme, magari anche temporaneo, che consenta la

compatibilità tra le due monete e la sostenibilità di quest‟ultima che non ha tutte quelle

caratteristiche universalistiche di quella ufficiale. Questo inquadramento legislativo dovrebbe

proteggere l‟economia dai rischi inflazionistici e assicurare che l‟emissione di nuova moneta

non danneggi gli interessi e la buona fede degli attori coinvolti. In termini tecnici, il primo

problema è quello della copertura, il secondo è quello della credibilità. Si tratta dunque di

trovare un equilibrio nelle richieste e sulle aspettative per le monete complementari, sia dal

punto di vista della loro efficacia ed efficienza, sia dal punto di vista del loro funzionamento

simbolico. Il WIR (a cui si rivolge questo lavoro) da questo punto di vista è riuscito in

quest‟intento essendo stato riconosciuto come moneta complementare sia a livello nazionale

che internazionale. Spiegherò come nel capitolo a lui dedicato.

Un altro rischio da scongiurare è di istituire monete che tendano a sostituire il flusso di

moneta ufficiale, attraverso un semplice cambio di nome. Infatti al fallimento o alla fine del

progetto, il territorio si troverebbe nuovamente in crisi di circolazione, aggravata

dall‟ulteriore svuotamento del circolo economico dell‟ unica moneta valida, quella ufficiale.

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A questo proposito si possono citare i due casi italiani dell‟EcoAspromonte13

e dei Crediti di

Damanhur14

.

In ogni caso, sia che sia un tentativo velleitario, sia che la simbolicità monetaria sia un

tentativo di opposizione contro lo spirito dei tempi, sia infine che venga delegata alla nuova

moneta la funzione di complemento di quella ufficiale, non può bastare l‟istituzione di essa

per contratto o convenzione. La nuova moneta deve svolgere il ruolo di garante negli scambi,

e del loro relativo valore. Per questo deve essere garantita a sua volta da un‟autorità, non

necessariamente statale, ma tale da poter essere identificata senza interessi particolari nelle

relazioni che essa è chiamata a gestire. Nella costituzione e nello sviluppo di una moneta

complementare è cruciale dunque il ruolo della comunità, del territorio, della solidarietà e del

legame sociale e di come questi vengono concepiti.

La creazione di una nuova moneta, deve essere trattata in modo serio. Definendo bene il

regime legale dell‟emissione, valutandone l‟accettabilità presso terzi, i limiti della

circolazione, capendo in anticipo come essa debba o non debba essere costruita. Molte delle

monete complementari costituite hanno difettato di legittimità, non conformandosi agli

ordinamenti vigenti, ma hanno avuto anche gravi difetti di legittimazione, poiché non

rispondevano a esigenze davvero fondamentali della società per questi motivi la maggior

parte di esse non è sopravvissuta e si è tramutata in un fallimento. Le monete complementari

in definitiva dovrebbero saper aggiungere qualcosa agli attuali sistemi monetari permettendo

loro di funzionare meglio.

Di seguito cercherò di spiegare il fondamento di queste affermazioni.

1.6.3 Varietà quanti-qualitativa

Il fenomeno delle monete complementari è molto esteso e il numero dei sistemi di moneta

complementare è in costante aumento. Il dati disponibili sull‟argomento sono difficilmente

13 Moneta complementare nata nel 2003 all‟interno del Parco Nazionale dell‟Aspromonte, per volere del direttore del

parco di allora, Tonino Perna. Il loro scopo era quello di far circolare e rifiorire l‟economia nella comunità montane. Le

banconote venivano stampate dalla zecca, ad esse veniva applicata una forma grezza di demurrage e avevano validità di

un anno. Ora che il progetto è naufragato le banconote sono ambite dai collezionisti.

14 Moneta complementare nata nel 1979. Utilizzata a Damanhur, una specie di eco-villaggio new age, a 50 Km da

Torino, in cui circolavano crediti per un valore di 500mila euro, tra 900 membri e 98 imprese. Studio Deustche Bank,

Rösl G., Regional courrencies in Germany: local Competition for euro?, discussion Paper Series 1: Economic studies n.

43/2006.

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verificabili nella loro attendibilità poiché provengono di solito da materiale divulgativo più

che scientifico per lo più autoprodotto dalle stesse associazioni che creano o promuovono

questo tipo di economia, sia attraverso siti internet e brochures, che con pubblicazioni rivolte

ai soci e sostenitori. Oppure da studi scientifici molto mirati su realtà specifiche o singole

questioni che spesso non hanno ampio respiro comparativo.

Per tentare di descrivere i tratti fondamentali e quantitativi del fenomeno oltre che ai

materiali sopracitati, bisogna fare spesso affidamento alla parziale e distorta fonte dei siti

internet e dei blog dei singoli progetti, delle associazioni che li raggruppano, e dei centri di

ricerca che li studiano. Per questo motivo è necessario affrontare i risultati ottenuti con

cautela. Sapendo che tipo di limitazioni questo metodo comporti ed essendo coscienti della

sua scarsa attendibilità, tuttavia questi sono gli unici dati disponibili.

Una stima quantitativa del numero di monete complementari nel mondo è stata elaborata da

Bernard Lietaer15

ed è raffigurata bene nella tabella 1.1

tab. 1.1 numero di sistemi a moneta complementare operative in 12 stati

nazionali

(1984-2003)

15 www.accessfoundation.org, Money Crunch No Cartoons,Why Complementary Currencies Now?, Bernard Lietaer,

2003.

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Sull‟asse delle ordinate sono rappresentati gli anni su quello della variabile il numero, in

unità, delle esperienze di moneta complementare negli stati considerati. Ogni stato ha uno

spessore differente in quanto si è voluto rappresentare il valore cumulato in ogni stato. Come

si vede nel 2003 secondo Lietaer esistevano oltre 4000 esperienze di moneta complementare.

E‟ evidente come dalla metà degli anni novanta sia aumentato esponenzialmente il numero di

queste esperienze, anche nel nostro paese. Le nazioni più vivaci da questo punto di vista sono

l‟Inghilterra e il Giappone che vanta anche il primato in ordine temporale. Anche l‟Italia è

riportata nella tabella, è bene notare che nonostante le sue dimensioni ridotte anche se si

considerano solo i numeri assoluti risulta significantemente interessata dal fenomeno.

Ovviamente la tabella 1.1 è limitante dal punto di vista esplicativo poiché riporta solo il

numero assoluto dei sistemi di moneta complementare, ma non tiene in considerazione altri

aspetti fondamentali per esempio non fornisce indicazioni sul loro significato economico, sul

valore della valuta emessa, sul volume delle transizioni effettuate, i gradi e le forme di

integrazione, il numero di imprese, organizzazioni e attività coinvolte e con quale percentuale

del loro reddito. Inoltre tiene conto solo delle loro natalità e non dei loro fallimenti o

mortalità.

Blanc ha calcolato che, a metà degli anni 2000, esistevano circa 1 milione di partecipanti ad

esperienze di moneta complementare, ripartiti in più di tremila associazioni, sparse in oltre

quaranta nazioni in tutto il mondo. Nei paesi occidentali dai primi decenni del „900,quando

nacquero i primi esperimenti di questo tipo, sono più diffusi i cosiddetti “movimenti delle

monete sociali”e dei localismi. “Il localismo monetario delle monete sociali non può essere

inteso come corollario del sottosviluppo, poiché esso appare piuttosto accanto ad una forma

d‟organizzazione economica, sociale o politica, in vigore nei paesi occidentali” (Blanc,

2006). In America latina le monete complementari hanno origine endogena. L‟ Argentina

vanta il record di adesioni per una moneta di questo tipo con la Red global del trueque e il

suo Crédito nata durante la crisi del 2001-2002(Blanc, 2006)16

.Invece nel sud del mondo, in

India, Africa e sud est asiatico, i circuiti di moneta complementare appaiono piuttosto

16 La Red Global del trueque è nata nel 1995 ed è diffusa su tutto il territorio argentino. La sua struttura è organizzata in

nodi, dove dei “prosuamtori”, si scambiano beni e servizi con il Crédito, una moneta complementare fiduciaria emessa

senza copertura e non è gravata da interesse. La rete funziona secondo il principio del mutuo aiuto, e gli scambi

avvengono senza che vi sia un rapporto predeterminato con la valuta legale. Dopo il boom nel periodo della crisi

economica, in cui ah coinvolto milioni di persone imprese e anche municipalità, è imploso a causa delle eccessive

emissioni e per la diffusa falsificazione delle banconote. Per maggiori informazioni si riamnda a: Blanc j., Exclusion,

op. cit.

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importati da organizzazioni straniere, come ad esempio organizzazioni non governative.

Molte di queste esperienza di moneta complementare sono molto vicine al microcredito. 17

Gli aspetti quantitativi non sono molto chiari. Le informazioni trovate pur essendo attendibili

prese così come sono potrebbero risultare distorte non essendoci dati precisi sul numero di

partecipanti e sulle organizzazioni. Tuttavia gli aspetti qualitativi possono essere tracciati,

affermando che esistono quattro tipologie principali di aderenti:

a) partecipanti bisognosi, coloro che trovandosi colpiti da vecchie e nuove povertà vedono

in questi sistemi un‟opportunità di accesso alle risorse e ai servizi necessari alla loro vita, che

in un contesto ufficiale sono a loro preclusi;

b) partecipanti politici, che vedono in questi strumenti, la possibilità di raccogliere consenso

attorno a tematiche politico-ideologiche a loro care, di opposizione al centralismo statale,

all‟usura degli interessi, verso nuovi paradigmi di crescita e sviluppo, per istanze

solidaristiche;

c) partecipanti espressivi, che interessati a questo modo di socializzazione e convivialità di

per sé, e che vi aderiscono per partecipare ad una reciprocità, simpatetica;

d) partecipanti pragmatici, che entrano a far parte a questi meccanismi esclusivamente per

averne calcolato i vantaggi economici e l‟opportunità di accesso a beni e servizi aggiuntivi in

maniera fredda al limite dell‟opportunismo, questi partecipanti applicano una reciprocità più

anonima di tipo strumentale; strumentalizzando l‟azione e la relazione per fini

individualistici ed economici.(Primavera, 2007)

Studi universitari, seguendo la teoria dei giochi, hanno dimostrato che difficilmente

aderiscono a questo tipo di iniziative tipi non cooperativi18

, mentre in proporzioni variabili

sono presenti tutti gli altri tipi cooperativi, che siano cauti o meno cauti, nell‟adesione. In

ogni caso anche il tipo cooperante ha la necessità di protezione e di incoraggiamento, e in

questo senso “i circuiti di monete complementari in quanto sistemi di reciprocità indiretta e

scambio multilaterale, costituiscono una palestra, di incentivo motivazionale e di sistema di

mutuo aiuto”(Primavera, 2007).

Passando ad un‟analisi della varietà esistente nei vari sistemi, posso dire che esistono

differenze tra le diverse monete complementari ad esempio in termini spaziali. L‟ambito di

circolazione di una moneta complementare è sempre circoscritto. Non necessariamente solo

17 www.ongdoole.org; www.strohalm.nl/site.php novembre 2010

18 Tali individui possono essere attirati all‟interno da un‟inappropriata costruzione della rete e dunque da carenze

istituzionali, come per esempio è accaduto nella Red global del trueque, causandone il fallimento.

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in termini geografici come nel caso del WIR. Infatti vi sono numerose valute di comunità

virtuali, come ad esempio, Mojo Nation (Wiley 2004) o Ripple Monetary System19

. Un altro

criterio di differenziazione è quello dello scopo. fa riferimento al tipo di transazioni che sono

chiamate a servire. Esistono monete complementari al servizio del marketing, del welfare,

dello sviluppo locale, dell‟ambiente, ecc. Blanc classifica la varietà di scopi in tre fasi di

localismo monetario, facendo riferimento ai tre settori della vita associata: commerciale,

civile e politico. Oltre a queste ci possono essere anche forme ibride che accolgono al loro

interno diverse categorie di soggetti quali imprese, attori e organizzazioni del privato sociale

e enti pubblici. Può trattarsi, per esempio, di rapporti commerciali fra imprese come nel caso

di Bartercard; nel caso dei Frequent flyers miles è mezzo tra le imprese e i propri clienti;

oppure di rapporti di scambio non commerciali tra persone come nelle Banche del tempo.

Anche questa dimensione dipende dalle categorie di attori coinvolti e dalle relazioni che

intercorrono tra loro. In generale però vi è una istituzione centrale , che registra questi

scambi.

Come ho già esposto nelle precedente paragrafo di inquadramento generale solitamente

anche la denominazione ricopre un aspetto centrale. Le monete complementari sono

variamente denominate riferendosi o ad un‟unità di conto autonoma, o all‟unità di tempo, o

alla moneta ufficiale, o ad altre unità di misura del valore.

Anche il supporto materiale può essere visto come un ulteriore elemento di differenziazione.

Lo sviluppo di nuove tecnologie offre talvolta l‟occasione per cambiamenti istituzionali

spesso inconsapevoli. La banca WIR per esempio ha deciso di non ricorrere a una moneta

fisica, ma utilizzare supporti quali il bancomat e le carte di credito, che grazie alle tecnologie

moderne permettono transizioni immediate e sicure. Anche prima comunque i sistemi di

compensazione permettevano pagamenti senza contanti, ma si basavano, sulla fiducia e la

credibilità che intercorreva tra i soci che registravano le varie transizioni presso un sistema

centrale, l‟ammontare totale dei crediti dei venditori e dei debiti dei compratori. Per

comprendere meglio si passi al paragrafo successivo.

19 È un software open-source progettato per lo sviluppo e l‟attuazione di un protocollo per una libera rete di pagamenti

decentrati e senza il controllo da parte di un ente statale

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1.6.4 Modalità di emissione

Un elemento che merita di essere analizzato più approfonditamente è quello della modalità

d‟emissione. Alcune monete complementari, in quanto monete fiduciarie, emesse da

un‟autorità centrale senza copertura. Altre, sono invece coperte in misura totale o parziale e

vengono emesse sulla base di un deposito, di controvalore equivalente o proporzionale. La

terza e ultima forma di moneta complementare, dal punto di vista delle modalità di

emissione, è quella che utilizza anche il WIR. La valuta viene creata, in analogia con la

moneta scritturale bancaria, come posta attiva del conto corrente di un soggetto, a fronte della

contemporanea iscrizione di una posta passiva equivalente in capo alla controparte. In questo

caso, la moneta si crea all‟atto di ogni transazione, ed un sistema di compensazione centrale

registra contestualmente l‟importo corrispondente a credito del venditore e a debito

dell‟acquirente. (WIR Bank.ch, 2010)

L‟emissione delle monete complementari dunque può avvenire in tre modi differenti

analogamente a quello che succede per le monete ufficiali. Nel primo caso, backed

currencies, l‟emissione di moneta complementare avviene sulla base di riserve poste a

garanzia che possono avere forme diverse. In molti casi, è la legge a imporre

l‟accantonamento di riserve in valuta legale o in titoli ad elevata liquidità, come i buoni del

tesoro o i buoni postali. In Italia, l‟art. 55 della legge n°39 del 01/03/2002, stabilisce che ogni

forma di «moneta elettronica» sia emessa «previa ricezione di fondi di valore non inferiore al

valore monetario emesso e accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi

dall‟emittente». In altri casi, non normati da specifiche leggi, la copertura può essere

costituita anche da beni, a cominciare dai metalli preziosi, in ossequio ai principi dei passati

regimi monetari a base metallica: è il caso di una serie di monete virtuali offerte su internet

dalla società E-gold Ltd., come forma d‟investimento, ma anche come mezzo di pagamento

internazionale, dotate di una copertura al 100% in oro, argento, platino o palladio ( e-

gold.com, 2010)20

. La copertura può essere anche costituita da un paniere più ampio di beni,

dotati di un peso significativo nel commercio globale, in modo da offrire un mezzo di

pagamento il più possibile stabile per i regolamenti internazionali: è la proposta formulata da

Keynes negli anni „30, e ripresa recentemente da Bernard Lietaer con i Terra (terratrc.org,

20 www.e-gold.com

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2010) 21

. Anche i punti assegnati dalla grande distribuzione ai propri clienti che, essendo

trattati giuridicamente come concorsi a premi, richiedono il deposito preventivo dei premi

posti in palio, possono perciò essere riconducibili a questo tipo di moneta complementare.

(Primavera, 2007)

Le monete fiduciarie, fiat currencies, sono invece senza copertura. È il caso di alcuni tipi di

monete complementari, virtuali come Beenz, una internet currency creata verso la fine degli

anni „90 e fallita nel 2001, e reali, come Itacha hours22

, e Eko, una moneta comunitaria

scozzese23

. Ma è anche il caso di quella forma di moneta complementare, straordinariamente

diffusa su scala globale, costituita dai punti fedeltà delle compagnie aeree, il cui controvalore

nel 2004 ha superato il valore complessivo dei servizi di trasporto aereo offerti in cambio,

oltre che il totale delle banconote in dollari in circolazione nel mondo24

. Mancanza di

copertura non implica, però, necessariamente, mancanza di supporto al valore di una moneta.

Questo dipende, anzi, in ultima istanza, più dalla spendibilità che dalla convertibilità

(Primavera, 2007).

La terza modalità di emissione è assimilabile alla creazione di moneta scritturale da parte

delle Banche. Si può comprendere perché le monete complementari di questo tipo siano

comunemente indicate con il nome di «mutual credit currencies». I debiti e i crediti, infatti,

pur essendo generati da rapporti di scambio bilaterali, sono registrati presso un sistema

centralizzato come debiti o crediti nei confronti dell‟insieme dei partecipanti. Sul principio

del mutual credit sono costruite anche le Banche del tempo, in tutte le varianti, da quella

classica elaborata da E. Cahn negli Stati Uniti (timebanks.org

2010)25

, alla forma

semiufficiale, a supporto del sistema assistenziale e previdenziale pubblico, costituita dal

Fureai Kippu giapponese, a più evanescenti circuiti di scambio virtuali come i Friendly

Favors (favors.org 2010)

26 di S. Lub. Ho citato queste esperienze perché è proprio da queste

che prendono e hanno preso spunto molteplici sperimentazioni alche sul territorio Italiano.

21 www.terratrc.org

22 Questa è una delle monete complementari più conosciute e stimate soprattutto per la sua semplicità; è nata nel 1991

da un‟idea di Paul Glover nella cittadina di Itacha, stato di New York, Usa. http://www.ithacahours.com

23 A tal proposito consultare http://www.ekopia.findhorn.com/eko.html

24 The Economist, Jan 6th 2005

25 www.timebanks.org

26 www.favors.org

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Il sistema della moneta scritturale mostra chiaramente che l‟emissione monetaria non

coincide con la creazione materiale di un mezzo di scambio. Si ha propriamente emissione di

moneta, in quanto tale, solo quando sia definito il rapporto fra un mezzo di scambio27

e

un‟unità di conto. In ogni caso la peculiare unità di conto adottata costituisce, dunque, un

ulteriore criterio di differenziazione delle monete complementari, rispetto all‟emissione

monetaria.

Il WIR come gran parte delle monete complementari esistenti, ha un rapporto di cambio fisso

con la moneta ufficiale, a seconda del progetto, queste monete possono avere unità di conto

differenti, ma il rapporto con l‟ufficiale rimane fisso. Ovviamente nei casi in cui i circuiti di

scambio travalichino i confini nazionali, si rende opportuno il rifermento ad‟una unità di

conto differente. Per il WIR non c‟è questo problema poiché l‟obbiettivo di questa moneta è

favorire proteggere e incentivare lo sviluppo del territorio locale, favorendo le transazioni

all‟interno del circolo economico nazionale vedremo in seguito meglio come.

In ottica comparativa riporto di seguito una tabella riassuntiva di alcuni fra i circuiti di

moneta complementare più interessanti e conosciuti. La tabella non contestualizza le varie

esperienze, nonostante questo, è utile per confrontare il WIR con gli altri sistemi ponendo

l‟accento almeno su alcuni elementi centrali.

27 sia esso un bene, un effetto cartaceo o una scrittura contabile

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1.7 Gesell

1.7.1 Vita e opere

Molte delle esperienze citate, prendono spunto dal pensiero dell‟economista teutonico, Silvio

Gesell. Il WIR ne è una delle più dirette emanazioni, che ha saputo adattarsi ai tempi ed è

riuscita a giungere in salute fino a noi.

Ma andiamo con ordine: Gesell era un commerciante Tedesco-argentino, nato nel 1862 a St.

Vith bei Eupen28

. La sua idea di economia e di denaro libero può intendersi ideologicamente

come una reazione sia al principio liberale classico del ”laissez faire” che alle idee di

pianificazione economica del marxismo(Herland, 1992). Non si possono intendere le sue idee

nemmeno come parte di quel filone chiamato “mixed economies”, una sorta di convergenza

tra comunismo e liberismo che vede l‟economia capitalistica direzionata dallo Stato (Blanc,

2002). Per alcuni economisti come Werner Onken, la sua alternativa era al di là dei sistemi

economici fino ad ora attuati in quanto si poteva definire “un‟economia di mercato senza

capitalismo” (Onken 1999). Gesell giunse alle sue conclusioni ampliando le riflessioni di

Piere Joseph Proudhon( 1809 – 1865) che aveva teorizzato come anche dopo il periodo

feudale non fosse nata una società priva di padroni, a causa dell‟acquisizione privata delle

terre quindi delle rendite fondiarie che ne derivavano e all‟eccessivo potere del denaro

collegato agli interessi. Proudhon sosteneva che questi modi di introito da sfruttamento

condussero alla nascita della grossa borghesia come nuova classe dominante, che poté

rendere sia lo stato che la chiesa strumenti del proprio dominio sulla piccola borghesia e sui

lavoratori. Di fatto riteneva che fosse cambiato solo il nome degli strati della piramide

sociale, ma non la sostanza (P. Ansart, 2002).

Sempre Werner Onken, collega il modello economico alternativo Geselliano anche con il

pensiero di filosofi, intellettuali come il socialista libertario, ugualmente ispirato a Proudhon,

Gustav Landauer (1870 – 1919) che a sua volta influenzò fortemente Martin Buber (1878 –

1965). Parallelismi intellettuali si possono fare anche con il socialismo liberale del medico e

sociologo Franz Oppenheimer (1861 – 1943) e con la triplice suddivisione sociale del

28 Silvio Gesell (Sankt Vith, Località al confine fra Belgio Lussemburgo e Germania 17 marzo 1862 – Oranienburg, 11

marzo 1930)

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fondatore dell‟antroposofia, Rudolf Steiner (1861 – 1925). Oggi infatti, sono molti gli

estimatori di Gesell tra coloro che si rifanno all‟antroposofia (Onken, 1999).

Nel 1891 Gesell pubblicò a Buenos Aires il suo primo opuscolo La riforma del sistema

monetario come ponte verso lo stato sociale. Esso fu la base di un opera più ampia

sull‟indagine delle cause della questione sociale e sulle strade per risolverla. Le esperienze

pratiche, che Gesell aveva raccolto durante la grave crisi economica Argentina del 1880, lo

condussero ad una visione che contraddiceva il marxismo: secondo il pensatore tedesco

argentino lo sfruttamento del lavoro umano avrebbe le sue radici non nella proprietà privata

dei mezzi di produzione, ma bensì in errori strutturali del sistema monetario (Blanc 1999).

Per Gesell la questione principale è la seguente: come si può superare la caratteristica del

denaro come strumento di potere che pratica l‟usura, senza al contempo eliminarlo come

neutro mezzo di scambio? Egli riconduceva a due cause il potere del denaro sul mercato:

anzitutto il denaro tradizionale come mezzo di domanda è, diversamente dalla forza lavoro

umana o dai beni e servizi, tesaurizzabile da parte dell‟offerta dell‟economia: senza danni

rilevanti per il proprietario può essere temporaneamente tolto dal mercato per ragioni

speculative. In secondo luogo il denaro ha il vantaggio di essere molto più mobile delle merci

e delle prestazioni di servizi; come il jolly nel gioco delle carte lo si può utilizzare in ogni

luogo e in ogni momento. Entrambe queste caratteristiche danno al denaro – soprattutto se in

mano ai possessori di grandi quantità di quest‟ultimo - un particolare privilegio: i possessori

possono interrompere il circolo di acquisti e vendite, risparmi e investimenti, oppure esigere

da produttori e consumatori un interesse come particolare premio per il fatto che rinunciano

all‟immobilizzazione speculativa del denaro in banche o in investimenti finanziari improvvisi

e continuano a immettere denaro nel circolo economico reale (Keynes, 1936, 234-354).

Anche Keynes pensava che certe forme monetarie innovative potevano consentire di ridurre

la preferenza per la liquidità e quindi la propensione all‟accumulo di denaro, nella “Teoria

generale” raccomanda il denaro bollato di Silvio Gesell e analoghe forme di denaro gravato

da interesse negativo: «Quei riformatori che cercano un rimedio creando costi artificiali per

la detenzione del denaro, attraverso l‟espediente che consiste nel richiedere che la moneta a

corso legale sia periodicamente stampigliata ad un costo prefissato affinché conservi la sua

qualità di moneta, o attraverso altri metodi analoghi, sono sulla strada giusta; e il valore

pratico delle loro proposte merita attenzione. […] Il principale libro di Gesell è scritto in

lingua fresca e scientifica pur essendo integralmente soffuso da un‟appassionatissima ed

emotiva devozione alla giustizia sociale che i più riterrebbero impropria, in uno scienziato. Si

può descrivere lo scopo del testo nel teorizzare un socialismo anti-marxista, una reazione sì

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al laissez-faire ma costruita su fondamenta teoretiche completamente diverse da quelle di

Marx, essendo basata su uno scatenamento della concorrenza invece che sulla sua abolizione.

Credo che il futuro imparerà più dallo spirito di Gesell che da quello di Marx. La prefazione

a The natural economic order mostrerà al lettore tutto l‟impegno morale di Gesell. Io penso

che lungo quella sua strada sarà possibile trovare la risposta al marxismo»(Keynes 1936, 234

355).

Uno dei problemi principali degli anni ?30 era stata la deflazione (che segue spesso una bolla

speculativa, o un boom malsano) e che consiste in una continua caduta dei prezzi. Di

conseguenza, i consumatori tendono a ritardare i loro acquisti, nell'aspettativa di poterli

effettuare più tardi a prezzi meno cari. Le imprese produttrici vedono le loro merci restare

invendute, poiché sono indebitate presso le banche, rischiano di non essere più in grado di

pagare gli interessi sui debiti. Si ritrovano ad abbassare i prezzi, per invogliare gli acquirenti,

limando sui propri profitti, ma ciò aggrava il ribasso e dunque la crisi deflazionistica. Viene

il momento in cui le aziende, devono dichiararsi insolventi; falliscono, licenziano. I

disoccupati aumentano, il potere d'acquisto diminuisce e ancor più merci restano invendute.

Alla fine è l'intera produzione, l'intera economia, che si paralizza. La circolazione monetaria

declina, fino tendenzialmente all'arresto. Non si spende più. Chi ha denaro lo accumula

anziché investirlo, aggravando il male. Del resto, le banche non trovano più imprenditori

disposti a chiedere prestiti: una delle conseguenze della deflazione è che, anche se il denaro è

prestato all' 1 %, allo 0,5 %, è ancora troppo caro. I tassi d'interesse reali sono troppo costosi

in deflazione, perché al tasso nominale va aggiunto il peso della diminuzione dei prezzi. la

deflazione sembra essere più grave e incurabile dell‟inflazione (Wellauer 2010). Nella storia,

il solo modo escogitato per uscire dalle fasi di deflazione è stato la guerra: grande

consumatrice, che si sostituisce ai consumatori.

“I pozzi dai quali si attinge di più fanno zampillare l’acqua più facilmente e copiosamente;

lasciati a riposo imputridiscono. Anche le ricchezze ferme sono inutili, se invece circolano e

passano da uno all’altro sono di utilità comune e fruttifere” Basilio di Cesarea.

Come Aristotele29

, Gesell riconobbe il doppio ruolo contraddittorio del denaro, come mezzo

di scambio al servizio del mercato e come strumento di potere che contemporaneamente

29 Aristotele è stato il fondatore della scienza economica: uno dei concetti fondamentali da lui elaborati è la concezione

del denaro e delle sue funzioni. Per lui esistono due modi per usare il denaro, una legittima, l'altra no. l'uso del denaro è

legittimo se viene usato per fare acquisti, ma diventa illegittimo se lo si usa non come mezzo ma come fine, quando cioè

non lo uso più per fare acquisti ma per accumularlo. E' un uso contro natura del denaro; questo concetto di secondo

natura e contro natura è sempre presente in Aristotele. La natura del denaro, la sua essenza è quella di essere mezzo di

scambio.

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domina il mercato. Secondo Gesell i tassi di interesse conducono ad una malattia

dell‟organismo sociale con una sintomatica molto complessa: il denaro legato ad interessi e

perciò non neutro provoca una ripartizione del reddito ingiusta e non collegata alla capacità

produttiva, che a sua volta conduce ad una concentrazione di capitale monetario e reale, e

con ciò ad una monopolizzazione dell‟economia(I. Fischer, 1934).

E‟ Proprio a causa della teoria sull‟interesse che Gesell fu da un lato osannato e riconosciuto

come innovatore. Dalle sue idee scaturirono correnti, e movimenti attivi ancora ai giorni

nostri. Allo stesso tempo però la stessa teoria lo rese bersaglio di numerose critiche sia da

parte del mondo scientifico economico di allora che da quello contemporaneo. Questa sorta

di rifiuto da parte del mondo accademico gli costò l‟emarginazione e quindi in poco tempo

anche l‟oblio.

Nei suoi primi scritti Gesell parlò espressamente di “banconote che si arrugginiscono” come

mezzo per una “organica riforma del denaro”. Dato che i possessori di denaro sono padroni

della mobilità o immobilità del denaro, il denaro non può circolare „da solo‟ attraverso

l‟organismo sociale. Perciò un controllo sociale della circolazione del denaro e una giusta

dosatura del denaro non sono possibili; le variazioni deflazionistiche e inflazionistiche del

livello generale dei prezzi sono inevitabili. E se grandi somme di denaro vengono

immobilizzate nel saliscendi delle congiunture a causa di un temporaneo livello di interesse

in discesa, finché non migliora il panorama degli investimenti redditizi, ne consegue il

ristagno delle vendite e la disoccupazione. La soluzione che Gesell promosse fu la moneta

deperibile. Egli immaginò un cambiamento istituzionale della moneta, in modo che tenere in

cassa il denaro fosse collegato a dei costi, che neutralizzassero i vantaggi della

tesaurizzazione. Anziché «premiare» il capitale con la concessione di un interesse a chi lo

presta, il sistema, teorizzato da Gesell nei primi decenni del „900, «penalizza» chi detiene

capitale inoperoso, chi non lo spende. Il Demurrage - il bollo mensile per mantenere in corso

le banconote – avrebbe reso la moneta deperibile come ogni altra merce e sarebbe diventato

conveniente spendere quei soldi. Per fare un esempio concreto, chi detiene denaro lo presterà

solo se saprà che alla restituzione vedrà pagati il rischio dell‟aver prestato denaro ( il debitore

infatti potrebbe fuggire o fallire e non riuscire più ad assolvere il suo debito); l‟inflazione,

poiché il creditore ha diritto a vedersi restituire almeno lo stesso potere d‟acquisto dei

risparmi che ha prestato invece di spenderli per sé; e per ultima vi è una terza parte che

Gesell chiamava “tributo” ( che calcolò tra i 3 e il 4 %) e riteneva illegittimo, ed è quel di più

che il creditore riscuote per il fatto di possedere e prestare denaro anziché altre merci che

invece, invecchiano si consumano e usurano. La detenzione di moneta invece non comporta

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costi. Quindi senza l'aspettativa che il prezzo di vendita supererà il prezzo d'acquisto

accresciuto del «tributo» il denaro non verrà investito ma tenuto da parte. Al contrario

l‟agricoltore non può fare a meno di vendere le patate in attesa di tempi migliori perché la

sua merce deperisce.

Questa visione geselliana di avversione verso il prestito ad interesse può essere un retaggio

delle dottrine cattoliche30

, che fondavano la loro validità più su antiche convinzioni

ideologiche e superstizioni che su teorie economiche.

La soluzione keynesiana al problema della deflazione fu quella di abbassare i tassi

d‟interesse in modo da far costare meno il denaro. Gesell invece, non poteva ammettere un

ragionamento di questo tipo, perché se il tasso d'interesse scende sotto il tasso di quella parte

di interesse che Gesell chiama «tributo», l'effetto è di favorire l'accumulo del denaro fuori dai

depositi bancari. Così il denaro sarebbe stato addirittura sottratto al sistema economico.

Questo è il fenomeno che Keynes battezzò come «liquidity trap»( John Maynard Keynes ,

1936), la trappola della liquidità. Il denaro liquido, che dovrebbe circolare, diventa ghiaccio.

C'è, ma non scorre più. Questo principio anti interesse era applicato anche alle banche. Chi

deposita denaro in una banca infatti non riceve interessi, ma al momento del prelievo si vede

restituito l‟intero importo versato poiché il costo del bollo per i biglietti è a carico del

detentore e quindi della banca stessa, che in questo modo è stimolata a fare più prestiti.

Gesell inserì la sua idea monetaria in una teoria economica utopica, socialista (alla Proudhon)

che chiamò economia liberata (FreiWIRschaft), e a cui attribuiva doti palingenetiche di

giustizia sociale e progresso umano. Non solo voleva liberare il credito dall'interesse, ma la

terra dal costo delle rendite e degli affitti. Non appena viene applicata al denaro una tassa per

tenerlo in cassa e la sua circolazione non viene più disturbata da manovre speculative,

diventa possibile adeguare la quantità del denaro in circolazione continuamente al volume dei

beni, così che il potere d‟acquisto della valuta diventa nel tempo stabile, esattamente come la

sua quantità e il suo peso. Secondo lui, in un'organizzazione economica «liberata» dai

privilegi e dai lucri dei proprietari terrieri e dei prestatori finanziari, i lavoratori avrebbero

ricevuto finalmente il frutto integrale del loro lavoro. La concorrenza avrebbe avuto garantite

30 Ho trovato una descrizione di queste convinzioni in: Hilaire Belloc, la crisi della civilta', viaveritvita.altervista.org,

2011

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per tutti uguali condizioni iniziali, l'economia sarebbe fiorita, ma senza confische forzose, né

autarchia, né collettivizzazione.31

Nel paragrafo successivo traccerò il percorso storico delle vicende di Gesell e del suo

pensiero. Per fare questo mi sono affidato ai testi di più autori (John Maynard Keynes, 1935;

Silvio Gesell, 1949, 1958; Lawrence Klein, 1966; Dieter Suhr, 1989; Michel Herland, 1992;

William Darity Jr, 1995 Enrico Ghirardini, 1996; Mario Seccareccia, 1997; Jérome Blance,

2000; Werner Onken, 2002 Traduzione Cristina Melloni 2002;).

Durante la prima guerra mondiale le sue idee e la rivista che con altri aveva fondato “il

Fisiocrate” vennero censurati e Gesell per evitare complicazioni si spostò con parte dei suoi

collaboratori in svizzera, dove trovò ad attenderlo altri seguaci che si unirono a lui e

fondarono la “lega svizzera Paese libero – Denaro libero”. Nelle conferenze che tenne in

quel periodo continuò a promuovere la sua proposta di riforma come strumento per la

giustizia sociale e la pace tra i popoli. La grande inflazione del primo dopoguerra favorì un

rapido aumento nel numero dei seguaci di Gesell, ma un maggior numero di teste portò ad

una maggiore conflittualità interna nel suo seguito, che fratturandosi in fazioni interne, non

riuscì a diventare un movimento di massa. Oltre a questo nel fallimento del progetto

giocarono un ruolo importante le critiche dal mondo scientifico - economico, nonché

politiche, che fecero guardare alle teorie Geselliane anche in ambito accademico, con una

certa diffidenza. Tornato in Germania Gesell osservò da vicino lo sviluppo della repubblica

di Weimar. Durante la grande crisi economica mondiale, la Lega della Libera Economia

indirizzò scritti ufficiali, per propagandare le proprie idee, a tutti i partiti rappresentati nel

Parlamento tedesco, scritti nei quali metteva in guardia dalle conseguenze della politica

deflazionistica del tempo e diffondeva proposte per il superamento della crisi. Queste lettere

vennero ignorate e non ebbero risonanza. Gli esperimenti pratici con il libero denaro,

vennero proibiti nel 1931 dal ministero delle finanze tedesco in seguito all‟ordinanza di

emergenza di Bruening. Nelle elezioni parlamentari del 1932 il partito di Gesell non ebbe

31 Onken W.,: Nella sua opera principale, pubblicata nel 1916 a Berlino e Berna: “L’ordine economico naturale

attraverso un paese libero e un denaro libero”, Gesell spiegò esaurientemente come, in una circolazione del denaro

libera da disturbi, l‟offerta e la domanda di capitale si equilibrano, così che il livello degli interessi può scendere sotto la

sua attuale soglia minima di un reale tre percento. L‟interesse “primevo”, il tributo del lavoratore al potere del denaro,

sparisce dall‟interesse, che ora consiste solo nel premio di rischio e nella tassa per l‟intermediazione bancaria. Le

variazioni dei tassi d‟interesse del mercato attorno a questo nuovo interesse in equilibrio procurano una direzione

decentralizzata dei risparmi in investimenti adeguati al fabbisogno. Si annullano però a vicenda. Il “denaro libero”, in

quanto moneta liberata dall‟”interesse primevo”, diventa neutro nella distribuzione e non può nemmeno più esercitare

un‟influenza che va contro gli interessi dei richiedenti ed offerenti nel modo e nell‟estensione della produzione. Il pieno

profitto del lavoro metterebbe, secondo le aspettative di Gesell, vasti strati di popolazione in condizione di cessare

rapporti occupazionali come lavoratori dipendenti e di rendersi autonomi in forme di impresa privata e cooperativistica.

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successo. Dopo la presa del potere del partito nazionalsocialista, Gesell e la parte dei suoi

seguaci che non passò all‟opposizione, si affidarono alla speranza che Hitler e Gottfried

Feder potessero tendere seriamente ad una “cessazione della servitù dell‟interesse”. Ma nel

1934 le organizzazioni della Libera Economia, vennero messe fuori legge, si sciolsero o

vennero fatte sciogliere. In Austria (fino al 1938) e in Svizzera continuarono ad esistere delle

Leghe della Libera Economia. Dell‟opera principale di Gesell del 1916, Die natürliche

WIRtschaftsordung durch freiland und freigeld, furono pubblicate anche traduzioni inglesi,

francesi e spagnole. Opuscoli divulgativi apparvero inoltre in lingua olandese, portoghese,

ceca, rumena e serbo-croata, così come in esperanto. Similmente ci furono gruppi minori in

Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, in Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia. In America

del Nord e del Sud, in Australia e Nuova Zelanda tali fondazioni arrivarono da emigranti

tedeschi.

Durante il III Reich in tutte le zone di occupazione della Germania si giunse alla nuova

fondazione di organizzazioni clandestine di Libera Economia. Nella zona di occupazione

sovietica vennero sciolte nel 1948. I potenti locali considerarono Gesell o come un

“apologeta della borghesia del monopolio”, oppure, come Proudhon, un oppositore di Marx,

un “socialista piccolo borghese”, i cui obiettivi erano inconciliabili con il “socialismo

scientifico”. Dopo la fine della seconda guerra mondiale i seguaci di Gesell ritentarono la

strada dell‟impegno politico, ma non ebbero buoni risultati. Economisti come Irving

Fisher(Fisher I, 1934) e John Maynard Keynes (Keynes 1936) (nel bene o nel male), seppur

con qualche critica alla sua impostazione ideologica, e con dei dubbi sulla fattibilità pratica

dei suoi progetti,riconobbero l‟innovazione del pensiero geselliano e l‟importanza di Silvio

Gesell. Nonostante tutto però, questo non bastò e le sue dottrine caddero nell‟oblio,

continuarono ad esistere solo luoghi di ritrovo, centri convegni (a Wuppertal e a Neviges) e

l‟archivio economico svizzero a Basilea che tuttora ospita una biblioteca della Libera

Economia svizzera, a sponsorizzare le sue idee. Molte delle esperienze nate sull‟onda del

pensiero geselliano sono state monete complementari, e circoli economici, utilizzati

soprattutto come strumenti anti crisi in periodi di congiunture sfavorevoli alle comunità e alle

economie locali. Anche questo ha causato una vita piuttosto breve di queste esperienze, che,

finito l‟entusiasmo iniziale e soprattutto finito il momento di bisogno cominciano ad accusare

problemi di funzionamento dovuti alla mala gestione e fallirono. Di ciò si parlerà più avanti.

Soltanto alla fine degli anni ‟70 si è assistito ad una rinascita dell‟interesse al quasi

dimenticato modello di Gesell di un‟economia alternativa. In questo modo fu anche possibile

un ricambio generazionale all‟interno della cerchia dei sostenitori.

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1.7.2 Monete deperibili, sperimentazioni geselliane.

Il primo esperimento ispirato alle teorie di Gesell, si ha dopo la sua morte, nel 1931 a

Schwanenkirchen un villaggio minerario bavarese di 500 abitanti. In piena deflazione

tedesca, “la locale miniera di carbone era chiusa da due anni; l'intera popolazione era

disoccupata e indebitata. Il proprietario della miniera, tale Hebecker, propose ai suoi minatori

di tornare al lavoro; li avrebbe pagati con una nuova moneta da lui emessa, chiamata Wära

(dalle parole «ware», merce e «wahrung», circolazione). La moneta, per essere mantenuta

valida, doveva essere bollata ogni mese con un lieve bollo, che costava l‟1% del valore dei

biglietti su cui veniva apposto. L'emissione era coperta da un deposito di 40 mila Reichsmark

dello stesso Hebecker. Il villaggio tornò a prosperare. Successivamente l‟esperimento venne

fatto cessare per ordine della banca centrale tedesca”.(Blondet 2002).

Lo stesso anno anche a 199 Km di distanza da Schwanenkirchen, nella cittadina di Wöergl,

poco più di 4500 abitanti in Tirolo, la “grande depressione” aveva colpito e 1500 dei 2000

adulti in età da lavoro erano disoccupati. Le aziende erano fallite e avevano chiuso, il denaro

non circolava, e anche i depositi bancari, a causa dei bassi tassi di interesse, erano stati

svuotati. L‟economia era ferma. Di conseguenza anche il comune era in bancarotta, non

ricevendo più le imposte e i tributi locali, non era più in grado di pagare i suoi dipendenti e

adempiere alle sue funzioni. In quel momento il sindaco Michael Unterguggenberger, ebbe

l‟idea di battere una propria moneta: La “banconota del lavoro”. Voleva rimettere in circolo

denaro per riattivare l‟economia e rimpinguare le casse comunali. Si trattava di una moneta

deperibile. Per tenerla in corso, il possessore del denaro doveva apporvi ogni mese un bollo,

che costava l'1% del valore della moneta. Quindi il taglio da 10 scellini per esempio esigeva

un bollo mensile di 0,1 scellini. Di fatto quella moneta, per effetto dell‟inflazione

programmata, perdeva ogni anno il 12% del suo valore. Inizialmente venne emessa moneta,

per un valore paria a 32'000 scellini, per un paese così piccolo si rivelò eccessiva, ma il

sindaco scongiurò in tempo il rischio di inflazione ritirandone poco a poco circa 2/3. Rimase

così un valore di circa 10'670 scellini, che comunque si rivelarono sufficienti. L‟intera cifra

era coperta da una somma di veri scellini depositati dal comune nella locale banca di

risparmio. In questo modo chiunque e in ogni momento avrebbe potuto presentarsi alla

banca per convertire le sue “banconote di lavoro” e riscuotere l‟equivalente in moneta reale.

Tutti gli impiegati del Comune, compreso il sindaco, dal luglio 1932 cominciarono a ricevere

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metà del loro stipendio in moneta deperibile. All‟inizio i bottegai e i commercianti si

rifiutarono di accettare il nuovo surrogato di moneta, poi però il sindaco con una campagna

di sensibilizzazione il cui motto era “allevia le pene dà pane e lavoro” nonché promettendo

agevolazioni a chi avesse aperto la strada, riuscì a rompere il fronte dei commercianti. Una

volta che il ciclo economico riprese anche i più riluttanti si convinsero e cominciarono ad

entrare nel sistema delle “banconote del lavoro” poiché erano pressoché le uniche in

circolazione. L‟economia locale si riprese, le casse del comune si ri riempirono, Ci fu chi

pagò in anticipo le tasse comunali, per non dovere comprare i bolli dell'1% necessari a tenere

in valore la moneta. Le tasse arretrate e non pagate fino all'introduzione della moneta

deperibile ammontavano a 118 mila scellini, ossia al quadruplo dell'emissione di «banconote

del lavoro». Nel primo mese della nuova emissione, già 4.542 scellini erano stati pagati. Il

Comune non solo poté cominciare a far fronte ai suoi creditori, ma presto riuscì ad occupare

parte disoccupati del paese in opere pubbliche. Furono asfaltate strade, migliorate le

fognature, piantati nuovi alberi fu costruito un trampolino da sci per i turisti. I volumi di

denaro impiegato per le opere pubbliche attivate dalla moneta deperibile ammontarono a 100

mila scellini, il triplo dell'emissione iniziale. La stessa banca del paese vide un‟inversione di

tendenza, i depositi di scellini tornarono a crescere superando il valore totale dei prelievi,

dopo un anno intero con segno opposto. Il successo dell‟esperimento fece scalpore, nei paesi

e le città vicine compresa Innsbruck. Giornalisti ed economisti cominciarono a studiare la

realtà di Wöergl, isola prospera nel mare di miseria della “grande depressione”32

.

Interrogato il sindaco raccontò lo sviluppo dell‟idea deperibile e di come il 12% annuo

dell‟investimento iniziale proveniente dalla bollatura delle banconote era stato reinvestito per

opere pubbliche. E che dato il ritmo “della circolazione ogni mese il Comune vedeva tornare

nelle sue casse «venti volte» l'ammontare dei primi stipendi pagati con le banconote

deperibili. Il 2000 %.”

Proprio nel momento del suo massimo successo la moneta deperibile fu contrastata e bandita

per legge dallo stato centrale. Alcuni maligni attribuiscono la decisione al potere delle lobby

bancarie e soprattutto della privata “Banca Nazionale d’Austria” che si sarebbe vista lesa nei

propri interessi essendo stato smascherato l‟enorme profitto che la circolazione e l‟emissione

della moneta comporta. (Schwartz 1951) Di fatto da quel momento il Governo austriaco, che

32 A pag. 338 di « La mannaie e la formation des prix. Les éléments », 1974, Parigi, Recueil Sirey, Luis Boudin,

sostiene che aprte dei nuovi introiti ottenuti dal comune di Wörgl, dipendevano proprio dalla forte presenza di turisti

curiosi accorsi per vedere in cosa consistesse la nuova moneta. Idem anche Muralt Alexander von, « La mannaie a

valeur décroissante et l’experience de Wörgl (Auteriche), annales de l’economie collcettive », 1934.

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non aveva mai manifestato ostilità e anzi si era dimostrato interessato verso l‟esperimento di

Wöergl, nel settembre del 1933 bandì le “banconote del lavoro”, poichè in contrasto col

monopolio monetario accordato alla Banca Centrale.(Schwartz 1951)

Nel resto del mondo le teorie Geselliane non convinsero o non piacquero mai agli economisti

dell‟epoca. Lo stesso Keynes confessa, «come altri economisti accademici, ho trattato il suo

studio profondamente originale come fosse l'opera di un mattoide»(Keynes, 1936, 354).

Negli Stati Uniti della «grande depressione» si viene a creare un‟altra situazione particolare

in cui l'economia era paralizzata dalla non-circolazione del denaro: in questo scenario l‟idea

della moneta deperibile convinse un economista importante, Irving Fisher. Fisher conosceva

e divulgava le idee di Gesell, e partecipò attivamente ad alcuni sistemi di moneta che

prevedevano un interesse negativo. Nel 1933, Fisher scrisse un opuscolo «Stamp Script» per

spiegare come funzionavano le banconote bollate. E durante la corsa per le elezioni

presidenziali americane, nella stessa campagna elettorale che farà diventare Roosvelt

presidente degli Stati Uniti giunse a proporre al futuro presidente un sistema temporaneo di

moneta deperibile su scala americana mettendo in opera alcune iniziative dove la moneta

fosse gravata da costi di conservazione; le banconote di Fisher avrebbero dovuto essere

bollate - per rendere più veloce la loro circolazione - ogni settimana, con un bollo del 2% del

valore facciale. Un disegno di legge per introdurre la nuova moneta bollata fu presentato al

Congresso, dove però fu, bocciato (Piovanelli 2001)33

. Nonostante questo lo stesso Fischer

dichiarò di non condividere la teoria geselliana dell‟interesse: «C‟è molto nella filosofia di

Gesell che, come economista, non posso sottoscrivere, specialmente la sua teoria

dell‟interesse»(I. Fischer, 1934, 133).

Nonostante questo, tra il 1932 e il ‟33 una quindicina di cittadine americane - la maggiore

delle quali fu Knoxville, nel Tennessee - introdussero monete deperibili su base locale.

L‟emissione di “banconote/vaucher” non venne coperta da subito con un pari ammontare di

dollari americani depositati, la copertura sarebbe dovuta venire dopo grazie agli introiti della

vendita settimanale dei bolli del 2% da applicare sulle banconote. L‟esperimento in generale

funzionò: nel giro di un anno l'ente di emissione (comunità locale) aveva in cassa il 104 %

del valore facciale delle banconote emesse (Piovanelli 2001).

33 A tal proposito rimandiamo a Allen W. R., Irving Fisher, FDR, and the Great depression, History of political

economy vol. 9, n°4, winter, pp. 560-587, oppure per una ricostruzione complessiva del pensiero di Fisher durante il

periodo della Grande depressione, e dunque anche agli esperimenti di moneta libera, rimandiamo a Pavanelli G., The

Great depression in Irving Fisher‟s tought, Torino, 2001.

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Nei primi anni ‟30 del secolo scorso in Francia, la città di Nizza riuscì a sperimentare per

quasi due anni una moneta deperibile chiamata Bon-Valor, poi la Banque de France

soppresse l'esperimento.

Tutte queste associazioni nate sotto la spinta dell´emergenza sopravvissero solo per poco

tempo in Europa. Infatti, o mancavano loro le basi giuridiche oppure fallivano o perdevano la

loro importanza con la fine della crisi.

Soltanto il circolo economico WIR sopravvive da allora, dopo i primi anni, le idee più

radicali, forse dovute anche alle congiunture momentanee, vennero abbandonate, soprattutto

quelle relative alla riforma del sistema monetario, in particolar modo quelle legate agli

interessi e al “denaro libero”. Questo modo di reinventarsi, seguendo i tempi permise al WIR

di continuare ad essere presente nel tessuto sociale ed economico della comunità elvetica.

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2 Il WIR.

Per completare il capitolo 2 è stato necessario procedere con delle rilevazioni sul campo. Ho

incontrato L‟economista Studer per ricostruire la storia e capire il funzionamento teorico del

sistema di compensazione WIR. Ho preso contatti con Giornalisti che hanno trattato questo

tema e con Lietaer per avere un quadro del Wir come moneta complementare. Poi ho svolto

una lunga intervista al Direttore della Banca di Lugano Wellauer, in quanto testimone

qualificato e attore significativo col quale ho cercato di addentrarmi nei risvolti anche sociali

del fenomeno e del funzionamento pratico della moneta Complementare WIR. Grazie al

suggerimento di Wellauer sono riuscito anche ad ottenere pareri, di alcuni correntisti WIR e

del direttore Generale della banca WIR, il signor Wiggli.

2.1 Storia

WIR, in tedesco è sia l‟inizio della parola economia – Wirschaft – l‟abbreviazione seppur per

caso risulta essere anche il pronome della prima persona plurale “noi”. Questa terminologia

fa pensare ad una comunità che si identifica in un certo modo di fare economia e quello che

intendo chiarire con questa analisi è proprio se e come il WIR sia riuscito a creare o meno

una unione tra gli appartenenti al sistema, se contribuisca come collante alla collettività,

attraverso condivisione di valori e modalità di consumo.

Il WIR è a tutti gli effetti una moneta complementare al franco svizzero, infatti possiede tutte

quelle caratteristiche che la possono identificare come tale. Circola parallelamente a quella

ufficiale senza la pretesa di sostituirla. Soddisfa le condizioni specifiche della moneta e tutti

coloro che l‟adoperano, l‟accettano e hanno fiducia nel suo valore.

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Nato come strumento per affrontare la crisi degli anni ‟30 del secolo scorso, il WIR ha saputo

evolversi, riuscendo sempre a incontrare i bisogni dei partecipanti del circolo. In questo

modo è riuscito non solo a resistere anche quando il momento di crisi è finito. Ciò come ho

illustrato nel capitolo precedente, non è facile per una moneta complementare, ma grazie ai

risultati ottenuti, i benefici elargiti e la credibilità della sua istituzione, il WIR ha saputo

attirare a sé nuovi clienti ingrandendo sempre di più il suo giro d‟affari.

Oggi è più che altro appetibile per il networking che crea e il sistema di compensazione che

riesce a sostenere. Nei successivi paragrafi spiegherò come.

Il WIR è un sistema di pagamento introdotto in Svizzera nel 1934, quando la crisi

economica mondiale iniziata nel 1929 negli Stati Uniti, raggiunse il suo apice nella

Confederazione Elvetica in ritardo rispetto altri paesi europei, che invece cominciavano a

riemergere. Sedici imprenditori di Zurigo, ispirati dalle idee di Gesell e simpatizzanti del

sistema della moneta libera da interesse, per salvare le proprie imprese in un sistema

economico che soffriva di crisi di liquidità innescata dalle politiche della Fed, decisero di

fondare una banca “cooperativa” con la quale poter sopperire a queste problematiche. Infatti

se la società e l‟economia svizzere soffrivano di mancanza di liquidità, le banche svizzere

sono state tra quelle che hanno risentito meno della crisi del 1929 (Catalano 1976). Secondo

una stima della Società delle Nazioni, la crisi del ‟29 ha fatto scendere il valore dei depositi

bancari da oltre 82 miliardi di dollari a meno di 60 miliardi tra l‟inizio della crisi nel 1929 e

la fine del 1932. La Svizzera tuttavia è stata risparmiata da questo salasso, e il valore dei

suoi depositi è rimasto pressoché invariato. Si assisteva quindi ad un paradosso: da un lato

circolava troppo poco denaro per l‟acquisto di beni, finanziare opere pubbliche e alleviare la

disoccupazione; dall‟altro le banche straripavano di denaro inerte. L‟idea era ricercare la

soluzione tentando di rimettere in circolo tutto il denaro accumulato nelle banche. (Studer,

2010)

Facendo propria la teoria del liberismo, si voleva cercare di rimediare alla scarsa disponibilità

di denaro e ai problemi di circolazione monetaria a seguito della tendenza alla

tesaurizzazione. L‟idea di fondo era quella di creare economia e circuito basandosi su una

moneta alternativa, denominata WIR. Secondo questa dottrina economica il denaro doveva

essere esente da interessi. Questo ´denaro libero´ in seguito venne denominato ´denaro

neutrale´. Per il denaro rimasto in giacenza doveva essere corrisposta una tassa sul denaro

inattivo. un interesse negativo del 12%. Questo interesse negativo è stato applicato nei primi

anni del WIR, dal 1934 al 1948. Ma si è dimostrato non pienamente utile e fu infine

abbandonato. Le imprese che partecipavano a questo circuito, erano tutte piccole e medie, e

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pochi agricoltori che evidentemente ritenevano che un franco depositato WIR valesse più di

un franco contante e accettavano come pagamento questa moneta. Questa tipologia di

imprese è quella che trova maggiori difficoltà a reperire liquidità da parte delle imprese

finanziarie, soprattutto in situazioni di crisi. Il credito veniva riconosciuto alle imprese, da

parte dell‟ufficio centrale WIR a fronte di una ricchezza reale, rappresentata dalla capacità

produttiva dei soci e come detto non era gravato da interesse. Inizialmente i soci operarono

con un capitale di 42'000 franchi. Questo credito, veniva fatto circolare all‟interno del

circuito e utilizzato come mezzo di pagamento. Agli inizi del 1935 esistevano già 1700

partecipanti, che divennero 3000 entro la fine dell‟anno. Tutti questi soci operavano in un

ottica solidale, orientata all‟auto aiuto. I membri erano tenuti a fare affidamento gli uni sugli

altri, per soddisfare i loro bisogni di beni e servizi, in modo tale da innescare un circolo

virtuoso che producesse fatturato aggiuntivo all‟interno del cerchio. Gli scambi avvenivano

tramite il mezzo di compensazione senza interessi WIR, il quale veniva creato nel momento

della transizione per l‟acquisto di beni e servizi o mediante l‟emissione di prestiti da parte

dell‟amministratore del circolo. Il primo anno il fatturato aggiuntivo WIR superò il milione

di franchi. Già nel primo anno di funzionamento, il fatturato ha superato un milione di

franchi, un importo di dieci volte il volume dei conti WIR. Per accedere al circolo era

necessario aprire un conto WIR. Anche oggi Questo funge come biglietto d‟ingresso nel

circolo solidale WIR.

Uno strumento importante della fase iniziale è stato il registro dei membri, che visto

l‟esplosivo successo del fenomeno doveva essere aggiornato ogni breve, grazie al quale sono

stati creati innumerevoli nuovi contatti d‟affari stabili e già nel primo anno si crearono gruppi

commerciali regionali. Propri questi gruppi continuano ad assolvere la funzione importante di

promozione tramite le reti relazionali d‟affari e sono il tessuto sul quale si fonda il successo

dell‟esperienza WIR.

Durante la seconda guerra mondiale il contesto socio economico cambiò notevolmente

rispetto al periodo di fondazione che era stato caratterizzato dalla discrepanza tra

l‟abbondanza di forniture e potere d‟acquisto limitato. Gli anni della Guerra invece furono

caratterizzati dalla scarsità di beni, se non addirittura alla indisponibilità completa a fronte di

una offerta di moneta relativamente abbondante. Questo fu un periodo negativo per la camera

di compensazione WIR: che perdette molto del suo dinamismo; molti membri lasciarono

l‟organizzazione e il volume delle vendite in WIR crollò. Nel 1944 si registrò l‟anno

peggiore per il circolo economico che fatturò soltanto 253mila Franchi. Solo la

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determinazione e la fiducia dei soci rimasti non fece fallire l‟esperimento come invece

successe a molti altri esperimenti nati sulla scia della crisi del 1929.(Studer, 2010)

Nel 1948 si pose fine all‟esperimento dell‟interesse negativo. Tanto più che le tasse sul

denaro inattivo non vennero mai effettivamente prelevate. La decisione fu presa per liberare

il metodi di credito di compensazione WIR da un‟inutile zavorra ideologica. Il taglio netto

con le teorie Geselliane fu sancito con l‟abbandono anche dell‟idea di “free money”34

nel

1952. Con questi due passaggi chiave il Circolo economico WIR si avvicinò ai principi di

businnes tradizionali; inoltre il capitale della cooperativa cominciò a godere degli introiti dei,

seppur bassi, interessi provenienti dai prestiti. Questo fornì una solida base finanziaria. Nello

stesso 1952 il volume delle vendite superò per la prima volta i 10milioni di franchi.

Nel 1958 il circolo economico adottò una nuova dichiarazione di intenti, “solidarity of the

small- and medium-sized business community through pooled buying power. Thus the Circle

focused its activities on the concerns of small and mid-level businesses, emphasized the self-

help nature of those activities, and strengthened the group’s cooperative status”(WIR Bank,

2011). In questo modo affermò il suo sostegno alla “solidarietà della comunità

imprenditoriale per le piccole e medie imprese attraverso l‟unione dei poteri d‟acquisto.

Sottolineò il proprio carattere di mutuo aiuto, rafforzando il suo carattere di cooperativa del

gruppo. Nello stesso anno il fatturato superò i 50milioni per raddoppiare nel giro di 6 anni e

diventare nel 1964 di 100milioni e sorpassare la soglia dei 2miliardi di franchi nel 1991. A

questo punto finì la fase di espansione e si ritenne necessario una iniezione di denaro di

8milioni di franchi nel capitale sociale; inoltre si procedette all‟emissione di azioni WIR per

un valore di 15 milioni. Questo nuovo capitale proprio ristabilì una base affidabile per

l‟espansione di attività commerciali.

Nel 1995 si avviò un‟ulteriore strategia di diversificazione introducendo la combi-card.35

In

questo modo ci si avvicinava all‟ambito economico quotidiano di spesa, la spesa e alle

vendite in contanti al dettaglio. Questo tipo di transazioni avevano fatto parte del circolo

economico sin dall‟inizio, ma erano un‟eccezione; con l‟introduzione di questo novo

strumento si facilitarono e incentivò un nuovo tipo di utilizzo e di utenza per il WIR.

34 Concetto della teorie geselliane, che voleva intendere il denaro libero dall‟interesse e dalle rendite proveniente dal la

sua detenzione. Secondo Gesell, il meccanismo dell‟interesse sui depositi e soprattutto a scopo di guadagno sui prestiti

era un forte freno all‟economia e provocava disuguaglianze sociali.

35 Carta Wir Utilizzabile come carta di credito e bancomat, rende più veloci e pratici i pagamenti e le transazioni tra i

correntisti.

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Come ho esposto nei paragrafi precedenti, il Circolo economico non fu la prima

organizzazione a istituire un tipo di commercio di scambio basato su questa dottrina. In

quegli anni di crisi si formarono in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti, delle

associazioni di mutuo aiuto che congegnarono un commercio di scambio tra i loro membri.

In Europa nacque tutta una serie di circoli di scambio senza contanti. Tutte queste situazioni

nate dall‟emergenza di situazioni particolari però fallirono i poco tempo, o per mancanze

organizzative o perché finivano le congiunture che servivano da collante a tali esperienze

venivano meno, esempio eclatante fu quello della moneta argentina Red global del trueque,

sopracitata. Soltanto il Circolo economico svizzero sopravvisse. Gli obiettivi di riforma

monetaria che i fondatori della WIR avevano perseguito inizialmente, e in particolare le

critiche base della componente interessi nel quadro della teoria del denaro libero, vennero

rapidamente abbandonati. Sui crediti in WIR veniva così prelevato un modico interesse e

anche sulle quote della cooperativa era prevista la corresponsione di un interesse. Dall´epoca

della costituzione è però rimasto inalterato il concetto di autoaiuto tra i partecipanti. Rispetto

ad altre organizzazioni Barter36

, il WIR Circolo Economico Società Cooperativa, ha lo status

di banca dal 1936, è soggetta dunque alla legge svizzera sulle banche, con il vantaggio, tra

l´altro, di poter manovrare l‟enorme quantità di denaro WIR in circolazione mediante la

concessione di crediti WIR, dando così i necessari impulsi al sistema di compensazione WIR.

Questa sua istituzionalizzazione è poi un bene per l‟”immagine” e la fiducia che i clienti

sentono di poter riporre in una banca trasparente, sicura e controllata.

Una delle caratteristiche più interessanti e peculiari di questa moneta è quello che ho definito

un‟ istituzionalizzazione della complementarietà. La moneta WIR, la sua diffusione e il suo

corso, sono decisi dalla Banca WIR, attraverso le sue politiche di emissione, di prestito, di

finanziamento e deposito. Dal 2004 ha avuto il riconoscimento della banca mondiale che le

ha affidato un codice iso (CHW) è dunque riconosciuta dallo stato, dalla banca centrale

36 E‟ una pratica commerciale praticata tra imprese per lo scambio multilaterale di beni o servizi in compensazione. La

parola dall'inglese si traduce letteralmente in baratto, e il concetto fondamentale richiama quello antico dello scambio di

merci, ma si tratta di una revisione in chiave innovativa del concetto antico di scambio di merci. La caratteristica

innovativa consiste nella multilateralità: la transazione commerciale non si limita a un mero scambio di merci o servizi

di tipo bilaterale, bensì prevede l'assunzione di crediti, da parte di chi vende, e debiti, da parte di chi acquista,

direttamente nei confronti del circuito, che possono essere saldati rispettivamente con l'acquisto e la vendita di beni e

servizi nello stesso circuito in un tempo successivo. Questo meccanismo consente la fluida circolazione degli scambi

nel circuito e la scadenza di crediti e debiti è la garanzia dell'equilibrio del mercato del circuito.

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svizzera e dalle istituzioni economiche internazionali. La seconda però non rilascia

dichiarazioni a tal proposito.

Riporto di seguito, una breve ed esplicativa crono-storia della moneta WIR, che illustra bene

l‟espansione economica di questo progetto e il suo sapersi adattare alle situazioni per trarne

sempre il massimo vantaggio, senza tralasciare il suo scopo primario di mutuo aiuto tra i

partecipanti e il conseguente sviluppo del territorio.

2.2 Schema riassuntivo esplicativo delle fasi di sviluppo

Il Circolo economico WIR ha avuto tre fasi di sviluppo principali:

Fase pionieristica: dal 1934 al 1952, contraddistinta da continue innovazioni e dure prove,

in cui venne sviluppato un concetto imprenditoriale stabile a lungo termine.

1934 Fondazione del circuito WIR

1936 Assoggettamento alla Legge sulle banche

1940 Apertura della cerchia della soc. cooperativa, precedentemente esclusiva, a tutti i

partecipanti WIR attivi.

1948 Abbandono dell´esperimento della tassazione del denaro inattivo e avvicinamento a

principi commerciali tradizionali.

1952 Presa di distanza dalla teoria del denaro libero da interessi, corresponsione di interessi

sul capitale della cooperativa; cifra d´affari superiore a 10 milioni. di franchi

Fase di crescita: dal 1952 al 1988, crescita e ampliamento mirato della rete di succursali

senza significative modifiche concettuali del sistema di compensazione WIR.

1954 Introduzione dei partecipanti WIR non ufficiali senza tassa d´accettazione fissa per

conquistare nuovi segmenti di mercato.

1958 Nuovo modello guida, focalizzazione sulle esigenze delle imprese di media grandezza,

enfasi sul carattere di auto-aiuto e rafforzamento dello stato di cooperativa.

1964 Cifra d´affari superiore ai 100 milioni. di franchi.

Tra il 1980 e il 1991 il volume d‟affari cresce da 250 milioni a 2 miliardi di franchi è l‟inizio

di una nuova fase

Fase innovativa: dal 1988, segnata da modifiche concettuali e strutturali con numerose

innovazioni. Ampliamento del concetto aziendale iniziale ed esplorazione delle possibilità di

diversificazione.

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1992/1993 Nuova base finanziaria con un capitale della società cooperativa di 8 milioni di

franchi e primo aumento di capitale. Creazione di solide fondamenta in grado di garantire un

margine di manovra imprenditoriale e l'estensione dell'attività commerciale nel settore

CHF37

.

1995 Strategia di diversificazione come manovra per promuovere una maggiore

focalizzazione sulle operazioni in contanti. Il nome 'Banca WIR' inizia a sostituire quello di

'Circolo economico' che ha dato adito a numerosi malintesi.

1997 introduzione del conto corrente in CHF come primo prodotto bancario classico.

1998 il nome è stato cambiato definitivamente in Banca WIR. e Introduzione di un conto

investimento con interessi vantaggiosi

1999 Introduzione di crediti combinati WIR/CHF per finanziamenti globali nel settore dei

crediti di costruzione, d'investimento e delle ipoteche. Introduzione dell´EFTPOS (Electronic

Fund Transfer at Point of Sale) per pareggiare importi in WIR e/o CHF nelle operazioni

connesse al sistema di compensazione WIR.

2000 Secondo aumento del capitale. Il capitale sociale è passato a 10 milioni di CHF.

Apertura della Banca WIR al pubblico. Indipendentemente dal sistema di compensazione

WIR

2001 Introduzione di un modello di crediti SPLIT in WIR e in CHF. Introduzione di una

nuova offerta per crediti in conto corrente WIR garantiti con tasso d´interesse ridotto in caso

di garanzia (copertura) mediante il conto investimento della Banca WIR.

2003 Introduzione del conto TERZO (pilastro 3a) in gennaio. Introduzione del conto di libero

passaggio in aprile. La somma di bilancio supera per la prima volta i 2 miliardi.

2004 Terzo aumento del capitale. Il capitale sociale è passato a 14,4 milioni di CHF. Tutti i

clienti della Banca WIR possono acquistarne parti ordinarie. In corrispondenza con la valuta

elvetica CHF (franchi svizzeri) la moneta complementare WIR ottiene dalla British

Standards Institution di Londra - e con il consenso della Banca mondiale - il codice composto

da tre lettere CHW secondo lo standard ISO 4217. è il primo riconoscimento economico

istituzionale internazionale.

2005 Introduzione delle ipoteche a tasso fisso con riduzione dei tassi e ipoteca Libor.

accessibili anche ai clienti privati. Così la Banca WIR si apre ulteriormente al grande

pubblico. La somma di bilancio supera per la prima volta i 3 miliardi.

37 Franchi svizzeri

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2006 come ha sempre saputo fare, segue il trend del momento: Introduzione del credito

VERDE all´1% per il rinnovo di impianti di riscaldamento sulla base di energie rinnovabili.

2007 Introduzione del deposito a termine e del elenco dei partcipanti WIR online. Quarto

aumento di capitale. Il capitale sociale è passato a 17,68 milioni di CHF. Dal 30 novembre la

parte ordinaria della Banca WIR è negoziabile sulla piattaforma di negoziazione fuori borsa

OTC della Banca cantonale bernese. Siccome la Banca WIR mantiene la sua borsa interna, la

parte ordinaria è negoziata su due piazze borsistiche. Anche persone che non sono clienti

della Banca WIR hanno ora la possibilità di acquistare parti ordinarie.

2008 Apertura di una agenzia a Coira in aprile. Introduzione del Internet-Banking in maggio.

2009 La Banca WIR festeggia il 75o anniversario

2.3 Attualità e funzionamento

2.3.1 Come funziona la compensazione WIR?

All‟inizio degli anni ‟30 del secolo scorso, la mancanza di potere d‟acquisto dei consumatori,

provocò una riduzione del potere di investimento delle imprese, sottoutilizzazione della

capacità produttiva a fronte di una riduzione della domanda senza però che i costi fissi

diminuissero. Questo circolo vizioso provocò la riduzione drastica se non l‟abbattimento

della redditività delle imprese che si videro costrette a dichiarare fallimento o a lasciare a

casa personale aggravando ancora di più la situazione della domanda.

A fronte di questa situazione i fondatori del WIR si chiesero come fosse possibile

incrementare i fatturati, in modo da garantire la sopravvivenza delle aziende in un momento

in cui il scarseggia il denaro.

In molti stati europei, l‟Italia della lira è uno degli esempi più lampanti, in situazioni

analoghe si procede con importanti iniezioni di denaro nell‟economia da parte delle banche

nazionali, per far ripartire il potere d‟acquisto. Questo metodo produce effetti inflazionistici

sull‟economia svalutando la moneta del paese, incentivando le esportazioni, ma rendendo le

importazioni molto più care. Un paese con le caratteristiche geografiche e produttive della

svizzera non può permettersi di pagare troppo cari i prodotti d‟importazione.

I fondatori del circolo economico WIR hanno scelto la strada del mutuo aiuto, attraverso

l‟unione di piccole e medie imprese, che potevano soddisfare i propri bisogni di prodotti

all‟interno del territorio. Questa unione aveva l‟obbiettivo di ridurre al massimo la

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sottoutilizzazione delle capacità produttive attraverso, la più antica forma di economia: un

sistema di baratto senza contanti. Questo tipo di transazioni non sono nate con l‟obbiettivo di

sostituire il commercio abituale ma di integrarlo, fornendo la possibilità di aumenti di

fatturato.

Rispetto ad altri strumenti anti crisi questo metodo è rapido, non è rallentato dalla burocrazia

statale, non produce esternalità negative come l‟inflazione e serve gli individui secondo il

loro grado di impegno nel progetto. Questo modo di ragionare e di agire, una cerchia di

imprese che prendono in mano il proprio destino, può essere letto come una messa in pratica

delle dottrine calviniste, di cui la Svizzera è permeata, secondo cui, la divinità, aiuta coloro

che aiutano se stessi.

Se l‟idea era chiara si è dovuto tenere conto di tutti i problemi che questa comunque

comportava. Problemi di natura non solo tecnica organizzativa, ma anche di tipo finanziario,

giuridico, politico e sociale che richiedono soluzioni complesse.

All‟apertura di un conto WIR un nuovo membro può immediatamente stabilire un saldo

positivo di compensazione con la vendita di qualcosa in cambio di WIR, in questo modo

acquisisce un mezzo di pagamento per il commercio all‟interno del circolo WIR. In teoria un

nuovo membro potrebbe anche avere un credito iniziale WIR avendoli acquistati con franchi

svizzeri. questo metodo però vanificherebbe i vantaggi del baratto senza contanti. Inoltre

rendendo possibile il cambio tra il franco e il WIR si esporrebbe quest‟ ultimo al rischio di

speculazione. E oggi infatti non è più possibile la conversione. “Nel momento in cui

qualcuno apre un conto WIR e vuole una somma WIR, non è che deposita una somma in

cambio di denaro WIR. La banca prende la somma e concede una linea di credito coperta dai

franchi, ma WIR e franchi non sono mai tramutabili” (Wellauer 2010). Man mano che la

persona che ha attivato il conto, tramite il suo giro d‟affari vende beni e servizi in WIR riesce

a rimborsare il credito. Si libera la somma che ha versato alla Banca incassando in WIR un

valore pari al prestito concesso dalla banca, che al quel punto gli restituisce il suo deposito in

franchi. Questo funge anche da stimolo ad acquisire nuova clientela che accresca il business.

In questo modo aumenta il giro WIR e il correntista grazie alla nuova clientela aumenta il

fatturato. Lo stesso meccanismo vale anche al contrario. Se un correntista WIR, si trova in un

momento di difficoltà, per esempio per pagare gli stipendi, può bloccare 30mila WIR e

ritirare 30mila franchi come credito ponte.

“La creazione di saldi positivi presuppone la creazione anche di saldi negativi”. Nel sistema

WIR i saldi negativi “nascono attraverso prestiti attivi forniti dalle sede centrale (…)

L'ufficio è autorizzato dallo statuto a concedere prestiti a singoli membri (…) in conformità

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alla prassi bancaria standard (…) è quindi la contro parte per tutti i saldi positivi e negativi

dei partecipanti. Ciò implica (…) inevitabilmente l'applicabilità delle leggi bancarie.”(Studer

2010) Ma se un istituto di credito convenzionale prima di concedere prestiti deve ricevere i

depositi dei clienti, l‟ufficio centrale WIR può concedere prestiti senza aver ricevuto depositi

dalla clientela corrispondente. Un correntista WIR invece per poter spendere all‟interno del

circuito non necessariamente deve avere copertura sul conto. Per cominciare a lavorare e

entrare in circolo la banca concede da 5 fino a 10mila WIR in linea di credito. In questo

modo è più facile creare gli equilibri necessaria alla compensazione. Un prestito WIR, non

comporta una reale fuoriuscita di liquidità, poiché tutti i soldi in realtà rimangono nell‟ufficio

centrale, rimane traccia del credito concesso sui libri contabili. Studer spiega così il

meccanismo:

“Thus upon the granting of a WIR loan, an asset and an equal liability are created

simultaneously. Loan recipients, at the moment the loan is activated, take on WIR assets and

liabilities of equal amount. Theywill, however, quickly put their assets into circulation

through purchases,so that in essence only their obligations remain, while the money-like WIR

assets circulate among the other participants.”

Oggi il WIR è un Sistema di credito reciproco (B2B) businnes to businnes. La Banca WIR ha

sette succursali - Basilea, Berna, Lucerna, Losanna, Lugano, San Gallo e Zurigo e una

agenzia a Coira, per un organico totale di oltre 200 dipendenti. Il funzionamento della banca

WIR è praticamente identico a quello di una banca normale. Gli averi WIR (CHW)

costituiscono un potere d´acquisto vincolato, ossia sono spesi esclusivamente nella cerchia

dei partecipanti WIR a loro diretto beneficio.

La sua vocazione di banca nata per aiutare e proteggere il circuito economico delle piccole

imprese, rimane ancora viva. Per aiutarle a scambiarsi beni e servizi, viene pubblicato un

bollettino mensile e tre cataloghi all‟anno e viene offerta una piattaforma internet dove è

possibile mettere in contatto la domanda con l‟offerta. La Banca WIR si è sviluppata,

rimanendo fedele a molti dei principi che ne motivarono la nascita il secolo scorso. Il WIR

rimane quindi un sistema per natura non cumulativo e/o speculativo, fondato sulla

circolazione del credito. La banca ha infatti come scopo quello di facilitare un circuito di

scambi “protetto” con basso costo del capitale.

Utilizzare il WIR risulta comodo e conveniente sia dal punto di vista dei calcoli poiché Il

denaro WIR (CHW) ha un valore paritetico rispetto al franco svizzero e non facendo fruttare

interessi viene rimesso rapidamente in circolazione. Inoltre E‟ una moneta non cartacea,

esiste solo a livello di carta di credito, di assegni, moduli bancari e di internet banking.

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quindi è comodo , per la praticità dei pagamenti che vengono effettuati in forme non diverse

da quelle di normali. Le transazioni quindi sono facili, immediate e vista la larga

partecipazione spendibili in tutti i settori.

“Si tratta di una rete di scambio dove tutte la transazioni vengono sia addebitate che

accreditate dall‟ufficio centrale”. Cioè se un correntista incassa un assegno WIR, lo invia alla

sede centrale per l‟accredito, ossia per l‟addebito sul conto di chi lo ha pagato. “Non sono

consentiti prelievi di liquidità dai depositi. L‟interesse sul prestito WIR viene pagato in

franchi svizzeri e l‟ammortamento in moneta WIR.” (Wellauer, 2010).

I WIR vengono messi in circolazione tramite crediti. Per fare un esempio pratico: riporto il

racconto del direttore Wellauer riguardo un imprenditore che ha chiamato la banca per avere

un prestito di 150'000 WIR, che avrebbe avuto la possibilità di spendere presso artigiani che

lavoravano presso il suo cantiere. La banca per conto suo, non consegna immediatamente un

assegno al richiedente. Ha tutto un apparato di controlli (di bilancio ecc.) come tutte le

banche normali, per verificare l‟affidabilità del richiedente. Una volta verificata, il prestito

viene concesso, creando 150'000 CHW. Ora l‟imprenditore dovrà rimborsare alla banca quei

soldi, che tra due o tre anni torneranno alla banca WIR. Se l‟imprenditore non fosse in grado

di rimborsare il prestito in WIR può farlo anche in franchi svizzeri. Mentre da almeno 25

anni il tasso di interesse di tutti i vari crediti WIR è pagabile solo in Franchi svizzeri. Un

prestito da conto corrente del tipo sopradescritto è circa del 4%, invece per i mutui ipotecari,

l‟interesse è intorno all‟ 1,75%. Questi tassi sono molto più favorevoli di quelli che ci sono

presso le altre banche svizzere. Questo tasso di interesse basso è molto attrattivo per chi

riceve i soldi.

La banca WIR per il suo funzionamento ha bisogno di denaro. Prende soldi dalla tassa di

conto, 12 franchi al trimestre per la gestione conto (tot. 2'880'000 franchi l‟anno circa).

Inoltre ogni correntista WIR, per ogni WIR che incassa dve pagare alla banca una

commissione che comincia all‟1%. Ossia per 100 WIR ricevuti si paga alla banca 1 franco

svizzero38

(tot. 16milioni annui circa). Questo incasso totale(18milioni 880mila franchi annui

circa) permette alla banca di vivere pagando stipendi, affitti, le imposte, le utenze eccetera.

Inoltre in questo modo è monitorata la velocità di circolazione e il numero di passaggi di ogni

franco WIR(CHW) in un anno. La banca conosce esattamente quanti crediti deve riuscire a

piazzare sul mercato ogni anno in base agli ammortamenti, ossia i rimborsi in WIR che

38 Ci sono delle eccezioni per cui è possibile pagare questa commissione in WIR.

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ritornano, poiché e solo grazie alla quantità di WIR che circolano che la banca ha guadagno.

Tornando all‟esempio del prestito richiesto dall‟imprenditore: il primo anno renderà alla

banca il 3,5% di interesse, ma ovviamente renderà alla banca molto di più. Poiché

l‟imprenditore li spende dandoli all‟artigiano a sua volta l‟artigiano incassa i WIR e deve

pagare l‟1% di commissione alla banca. La banca WIR non da interessi sui WIR depositati,

quindi chi li possiede è incentivato a spenderli il prima possibile, perché tenerli fermi sul

conto gli blocca liquidità senza dare frutti. La banca WIR ci guadagna incassando la

commissione ad ogni passaggio e l‟economia ci guadagna aumentando le transazioni.

Oltre a tutto questo da oltre 10 anni la banca WIR è diventata anche una banca classica per

qualsiasi tipologia di clientela. Più della metà della clientela della WIR Bank è clientela

“normale” che non sa niente dei WIR. Ha scelto la banca per via dei suoi prodotti in franchi

svizzeri, pagano gli stessi interessi che pagherebbero in altre banche. L‟unico vantaggio

peculiare è che la banca paga un po‟ più interessi per i soldi depositati rispetto alla

concorrenza. Il connubio è molto positivo per la banca perché, qualsiasi correntista WIR per

forza di cose lavora anche con i soldi normali, è quindi chiaro che ogni succursale cercherà di

vendere ai propri clienti WIR, anche i propri prodotti in franchi svizzeri, dal conto corrente ai

fondi di previdenza e vecchiaia. Allo stesso modo capita anche che parlando con un cliente

normale e dai dati che la banca acquisisce si ritenga opportuno tentare di acquisirlo anche

come correntista WIR.

2.3.2 Funzionamento

Per comprendere meglio il fenomeno e i suoi effetti, tutta la somma dei fatturati WIR

andrebbe divisa in almeno 4 categorie:

1 Il giro di affari che avrebbe avuto luogo in franchi svizzeri anche se non vi fosse

l‟istituzione WIR. qui ricadono tutte quelle vendite attuate per semplice sostituzione.

2 tutto il fatturato proveniente da operazioni con il mercato interno anziché con l‟estero.

Questo dato è rilevante, per la natura puramente svizzera delle operazioni consentite con il

WIR, essendo esso uno strumento atto a incentivare e incrementare l‟economia locale

nazionale.

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3 fatturato basato su Buy-Local cioè tutte quelle transizioni che hanno promosso la solidarietà

tra piccole e medie imprese locali a scapito di grandi fonti aziendali, magari più

convenienti.39

4 tutti quei fatturati derivanti e permessi dal carattere di baratto del sistema di compensazione

WIR senza contanti che non sarebbero mai avvenute senza l‟esistenza del WIR.

Dal punto di vista della cerchia ristretta WIR solo le categorie 2-4 rappresentano un

autentico aumento del capitale e profitto supplementare le categorie 2 e 3 rappresentano una

ridistribuzione di parti del mercato a beneficio dei membri WIR. La quarta categoria

comporta un aumento del PIL per l‟economia Svizzera in generale, non solo per i membri

WIR.

Ad ognuna di queste categorie è possibile far corrispondere un determinato tipo di soci. E

quindi ricostruirne le motivazioni che li hanno spinti ad associarsi. Ovviamente la stessa

persona può attuare scambi economici secondo le modalità di una o più di queste categorie.

1) Nella prima categoria (semplice sostituzione ) possono rientrare più o meno tutti i

partecipanti al circolo che, avendo un certo bisogno e possedendo della liquidità in WIR ne

fanno uso per soddisfarlo, cioè utilizzano il WIR come strumento sostituto del franco

svizzero e nulla più.

2) Nella seconda categoria (Buy-Swiss) rientrano tutte quelle persone che soddisfano i bisogni

propri e della propria azienda scegliendo il paniere di prodotti WIR e quindi prodotti

nazionali. Opereranno in questo modo a favore del vantaggio che deriva dall‟essere inseriti

nel mondo WIR innanzitutto, ma anche per la preferenza di questi soci a contribuire alla

ricchezza e la prosperità della propria nazione. A scapito del probabile guadagno immediato

nell‟ acquisto di prodotti di importazione anche più convenienti, si preferisce agire in ottica

di lungo periodo.

3) Nella terza categoria (Buy-local) è possibile trovare i soci con la maggiore spinta ideologica.

Probabilmente essi commerciano in WIR, perché lo ritengono un efficace mezzo di

solidarietà economica e sociale, che rende facile e conveniente il mutuo aiuto tra gli agenti

locali, risparmiando l‟ambiente rispondendo alle proprie istanze morali, economiche e

ambientali.

4) Nella quarta categorie (funzionale strumentale) probabilmente agiranno tutti quegli attori

economici che entrati nel circolo economico WIR hanno trovato nuovi partner commerciali,

nuove forme di business e hanno incrementato le proprie transazioni in funzione di un

39 Un po‟ l‟idea del commercio a Km0 promossa dall‟organizzazione Slow food per intenderci.

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vantaggio economico all‟agire. Questo comportamento non è in linea di principio mosso da

velleità altruistiche, ma è un dato di fatto che incida positivamente su tutto il tessuto

economico sociale svizzero, WIR e non, producendo effetti benefici per tutta la società.

Riprendendo la categorizzazione prodotta nel primo capitolo potremmo dire che le forme

principali di partecipanti che è possibile trovare nel sistema WIR sono quelli pragmatici e

quelli espressivi. Nelle categorie 2 e 3 prevalgono gli espressivi, nelle altre due sicuramente

quelli pragmatici. All‟inizio della sua storia è possibile che vi fosse una partecipazione mossa

anche da necessità economiche, e questo potrebbe far parlare anche di partecipanti bisognosi.

Ovviamente rientrerebbero a forza nella stessa categoria di differenti partecipanti bisognosi,

per esempio del Sud America, cui questa classificazione si applica in modo puntuale.

Nonostante ciò in merito anche a quello che è emerso dalle interviste sul campo, gli

appartenenti alla categoria dei partecipanti espressivi sono veramente molto pochi. Presso la

banca di Lugano esisteva un correntista WIR emblematico da questo punto di vista. Egli

partecipava per una convinzione sociale. Era associato non tanto perché fosse a favore del

WIR, ma per il fatto che era contro il capitalismo e contro un certo tipo di economia che il

franco svizzero incarnava. Mano a mano che la banca WIR è evoluta e si è avvicinata ai

prodotti in franchi svizzeri ha chiuso il conto. Questo è senz‟altro un caso limite, ma a detta

di Wellauer, Direttore della banca Wir di Lugano, sono in diminuzione. Per quanto riguarda i

partecipanti politici non risultano dei legami forti tra WIR e politica. Lo stesso Wellauer è

molto attivo in politica a livello municipale e regionale, ma non per via del WIR o viceversa.

Anzi ritiene che se avesse propagandato il suo essere Direttore di Banca WIR, la stessa sede

centrale non ne avrebbe gradito, in quanto, esponendosi come connubio tra WIR e politica,

come direttore si troverebbe in una posizione molto delicata, proprio per il suo ruolo di

vertice nell‟organizzazione WIR. Per l‟operato in uno o nell‟altro campo egli potrebbe avere

delle conseguenze negative più che vantaggi. Le sue idee politiche potrebbero essere inficiate

e messe in secondo piano per la scelta dell‟elettore che essendo cliente si è magari visto

negare un prestito tempo prima. Oppure una decisione politica non approvata da una parte

dei cittadini potrebbe comportare ricadute negative sulla banca. E‟ però possibile che chi è

correntista WIR e poi entra in politica, lo faccia non con l‟idea di sponsorizzarsi come socio.

Semplicemente potrà sfruttare i contatti che ha nella rete WIR, tutti i suoi clienti e fornitori. È

un po‟ l‟effetto positivo che potrebbe ricevere una persona iscritta ad un centro sportivo o ad

un Club come il Rotary o i Lions, con l‟aggiunta che tra i soci WIR è più probabile vi siano i

medesimi interessi almeno dal punto di vista economico e sociale. La stragrande

maggioranza degli associati rientra quindi nella categoria dei partecipanti pragmatici. Per

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avere cifre certe sulla distribuzione dei 1,6 miliardi di fatturato coinvolti nel sistema WIR

sarebbe necessario accedere ai registri dello sviluppo storico dei oltre 1,8 milioni di

registrazioni contabili e degli oltre 500'000 casi di uso delle carte di credito WIR, Cosa che

non appare possibile nell‟ambito di Questo studio. Pertanto mi limiterò a riportare quello che

a questo proposito ha affermato Studder e cioè che tutte le quattro categorie hanno

contribuito modo significativo al fatturato totale.

Secondo Wellauer40

è bene ricordare che il WIR è soprattutto una moneta complementare,

non può essere in nessun caso pensato come moneta principale. Un aspetto molto importante

che il direttore della Banca WIR di Lugano vuole sottolineare è che il WIR non è più quello

del 1934, ma il è diventato soprattutto un mezzo di marketing. Facendo un esempio. Se un

appartenente al circolo economico WIR, possiede dei WIR e deve per esempio comprare

delle rose per la sua donna. Evidentemente andrà a cercare un fiorista che faccia parte

anch‟esso del sistema WIR, in quanto i WIR che ha sul suo conto non gli danno nessun

interesse. Stanno solo lì e gli bloccano liquidità. L‟acquirente si è recato da quel particolare

fiorista probabilmente a scapito di un altro non WIR, che poteva essere anche più comodo.

Inoltre visto che al WIR partecipano principalmente piccole e medie imprese, i soci sono

obbligati a scegliere un certo tipo di consumo, non si rivolgeranno a grandi cooperative e i

cosiddetti global cioè i grandi produttori, ma solo alle P.M.I.. Con questo ragionamento si

sono toccate già tre delle categorie dei partecipanti sopra descritte. La prima quella dello

scambio per sostituzione e quindi l‟effetto concorrenziale puro del WIR, che fa scegliere

un‟attività piuttosto che un‟altra. Scegliendo un appartenente al circolo per forza di cose io

non ho rispettato quelli che sono i Global preferendo il commercio locale e quindi rientrando

anche nella terza categoria. In questo modo l‟affare rimane in Svizzera, seconda categoria,

poiché è più probabile che i fornitori delle PMI siano nazionali e invece quelli delle grandi

Global, che possono avere sedi in altre nazioni, no. Allo stesso tempo però Wellauer

sottolinea che non si può dire che i partecipanti al WIR escludano a priori i Global. Perché se

la fiorista per la rosa dell‟esempio sopra descritto chiede 12 franchi dei quali posso spenderne

6 in WIR e la stessa identica rosa viene a costare al cliente socio WIR otto, presso una

grande distributore, a questo punto anche il correntista WIR preferirà la grande distribuzione,

perché in fondo quello che conta è il vantaggio economico.

40 Questa considerazione come le altre, che vengono attribuite a Wellauer sono tratte dalle interviste che ho fatto al

Direttore della filiale WIR di Lugano, e dallo scambio di informazioni che abbiamo avuto durante il periodo della

scrittura di questo lavoro.

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Il WIR è un networking che facilita e promuove gli scambi tra un certo tipo di imprese ma il

prezzo di scambio deve essere sempre concorrenziale. Fino a che la differenza è minima

anche in negativo, è possibile che i soci spendano tra di loro, per consumare i WIR che hanno

sul proprio conto, ma Wellauer non pensa che il singolo correntista prediliga

indipendentemente dal prezzo, i prodotti WIR solo in quanto, prodotti localmente da realtà

produttive di un certo tipo; per una sorta di unione nazionale. “Il discorso alla fine è molto

pragmatico, passa dal borsellino punto e basta” (Wellauer, 2011).

Il discorso del marketing è molto rilevante. Wellauer rende noto che anche molte imprese

Italiane che vogliono entrare nel mercato svizzero con una succursale hanno capito questo.

Essendo il Canton Ticino l‟unica realtà svizzera a parlare italiano è facile che molti di questi,

passino dalla sua succursale, avendo sentito che facendo parte del WIR è più facile prendere

piede in Svizzera e fare il salto verso la Svizzera tedesca. Il WIR in effetti apre molte porte. Il

WIR è utilizzato in questo caso come mezzo di marketing che le ditte estere e non, utilizzano

per farsi conoscere. Riguardo a questo vantaggio però, lo stesso Wellauer mette in guardia, in

quanto incassare il WIR può essere molto facile, ma allo stesso tempo se non si hanno i

canali giusti per la fornitura, si rischia di rimanere con una grande quantità di liquidità

bloccata e avere problemi di potere d‟acquisto. Wellauer fa l‟esempio di molti artigiani per

esempio i piastrellisti, che acquistano le piastrelle in Italia e sempre più in Cina. Ha tanta

richiesta per incassare WIR, per molti lavori di pavimentazione, i clienti cercheranno di

pagarlo con una percentuale WIR. L‟artigiano deve fare molto attentamente i suoi calcoli, e

accettare quei WIR che può a sua volta rispendere nel circuito, per esempio per il furgone e

gli attrezzi, ma non oltre, perché pur essendo correntista WIR, non ha scelta e per forza le

piastrelle deve acquistarle all‟estero, dove i WIR non vengono accettati.

Quindi il modo di pensare che c‟era negli anni trenta è leggermente cambiato. Oggi il WIR è

più che altro un ottimo mezzo di marketing, per attirare nuovi clienti. Chi è nel circolo andrà

a cercare i venditori WIR e si crea un giro d‟affari all‟interno del circolo. Un altro esempio

classico può essere il ristorante: il Signor Cavadini, ristoratore di Lugano spiega che nessun

ristorante è mai pieno al 100% per lui ogni tavolo che rimane vuoto deve essere un tavolo

WIR, per il quale accetterà pagamenti WIR al 100%. Ogni volta che deve acquistare un

servizio, per il proprio ristorante, Cavadini sceglie quelle ditte che per il lavoro accettano il

totale del pagamento in WIR. A loro volta questi per spenderli potranno venire nel suo

ristorante e spendere l‟intera somma della cena in WIR, in questo modo come elencato dal

punto uno ritorna l‟idea dello scambio dell‟affare che resta all‟interno del circolo. Questa

funzione di promozione e marketing però si riflette positivamente anche su quella parte di

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fatturato non WIR; In quanto se io per lo scambio che ho attivato andrò a mangiare da

Cavadini e mi troverò bene è probabile che ne parlerò bene anche a quelle persone che non

commerciano in WIR, che comunque potranno andare a mangiare nel suo ristorante,

aumentando il profitto per il gestore. Il WIR quindi funge da mezzo di marketing per tutta

l‟attività non solo per l‟economia WIR.

Per un‟ulteriore chiarificazione dei processi economici alla base del funzionamento della

banca WIR Studder rimanda ad un suo testo: WIR and the Swiss National Economy, Basel,

1998, pubblicato dalla banca centrale WIR.

Il WIR è facile da usare e porta vantaggi economici a chi ne fa uso, le sue funzioni e i suoi

modi di funzionamento sono molto simili a quelli della moneta ufficiale. Bisogna però essere

“capaci” di utilizzare il WIR tenendo sempre conto che esso rimane a tutti gli effetti una

moneta complementare. Il fatto che sia riconosciuto dallo stato svizzero comporta solo che il

fatturato in WIR è considerato ai fini fiscali come se fosse in franchi e quindi anche su esso

si devono pagare le imposte, in franchi.: Molti imprenditori incrementano il fatturato in WIR

senza badare a quello in franchi, e poi si trovano ad aver problemi di liquidità di moneta

ufficiale poiché l‟iva, le tasse e gli stipendi vanno versate in franchi svizzeri. Sostiene

Wellauer che “se fosse possibile il cambio di WIR in franchi questi problemi non ci

sarebbero, ma il WIR è un sistema di compensazione, se fosse possibile cambiare vorrebbe

dire che ci sarebbe un “cambio”, e quindi anche la moneta di per sé potrebbe perdere di

valore ed essere preda degli speculatori. Inoltre non sarebbe più una moneta complementare,

una moneta parallela al franco, ma sarebbe merce di scambio” (Wellauer, 2010).

2.3.3 Caratteristiche e peculiarità del circolo

Centinaia di migliaia di persone in svizzera conoscono e utilizzano il WIR. Quasi tutti gli

imprenditori svizzeri sanno della sua esistenza anche in modo indiretto visto che siamo già

alla terza generazione di utilizzatori. Ma è anche vero che la maggior parte della popolazione

svizzera non capisce ancora come funzioni, e anche nel settore commerciale l‟ignoranza

sull‟argomento è diffusa. La scarsità di informazioni conosciute da parte di molte persone

porta spesso alla diffidenza se non addirittura al pregiudizio verso questo sistema.

Chiunque si rechi in svizzera comunque non può fare a meno di notare i cartelli e gli adesivi

con il logo WIR che campeggiano su molte delle porte di numerosi negozi, ristoranti e

alberghi accanto ai più noti Visa, Eurocard o American Express. In Canton Ticino le cose

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sono leggermente diverse in quanto è un‟esperienza relativamente giovane. Sono solo 25

anni circa che la banca WIR ha aperto a Lugano, per questo è più facile che la popolazione

non sia tanto informata sull‟esistenza e sul funzionamento del WIR. Oltretutto la banca WIR

non si fa conoscere tramite le normali vie pubblicitarie, in quanto avrebbero troppa

dispersione (Wellauer, 2011). Vengono utilizzati i giornali o le televisioni, solo per

promuovere l‟attività bancaria in franchi, ma per tutto quello che riguarda il WIR la banca si

muove per acquisizione diretta.

Il sistema WIR è profondamente radicato nell‟economia svizzera come sistema di mutuo

soccorso. I WIR vengono accettati su tutto il territorio nazionale svizzero, tra i partecipanti

del circolo economico. Ci sono Circa 60‟000 correntisti WIR. Il WIR raggruppa circa 60'000

imprese, con al massimo 200 dipendenti, insieme ad attività commerciali varie che operano

transazioni, si scambiano beni e servizi in WIR o con percentuali WIR sul prezzo totale di

vendita. Chiunque abbia una attività e venda prodotti o servizi può aprire un conto WIR,

questo taglia fuori dal circuito tutti i dipendenti, a meno che questi a tempo perso non

svolgano un‟attività in proprio. Perciò i clienti WIR sono principalmente delle piccole

imprese o ditte. In questa categoria rientrano dalle forme societarie più alte di impresa: le

cosiddette società anonime - l‟equivalente delle società per azioni Italiane - fino a scendere

alla ditta individuale, non iscritta al registro di commercio svizzero. A questo punto la banca

andrà a controllare l‟affidabilità della persona. Se è tutto in regola, la decisione di concedere

o meno prestiti e quindi l‟accettazione nel circolo di qualcuno, sta alla discrezione del

direttore di ogni succursale. Anche i dipendenti possono entrare a contatto con il denaro WIR

attraverso il conto dipendenti WIR41

oppure con bonus che i datori di lavoro possono

consegnare loro in WIR. Nonostante questo solo alcuni potranno avere dei reali vantaggi

dall‟apertura di un conto WIR. Molto spesso è proprio lo stesso direttore di succursale che,

durante la consulenza pre-apertura conto, ne sconsiglia l‟apertura, semplicemente anche solo

per evitare la delusione del cliente. Molti titolari di attività sono invogliati dall‟idea di

incrementare la propria clientela, ma alla luce dei fatti hanno potenziali di guadagno WIR

talmente limitati, che non vale la pena attivare un conto. Soprattutto da parte dei responsabili

delle banche si cerca di evitare il malcontento dei propri, associati. Se il volume d‟affari non

è cresciuto come atteso, o addirittura si sono avute spese aggiuntive, ci si troverebbe ad avere

41 Questo tipo di conto è collegato al conto dell‟azienda per la quale lavorano, parte dello stipendio può essere conferito

in WIR sotto forma di bonus.

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a che fare con un correntista scontento, che fa solo cattiva pubblicità, la quale diffondendosi

molto più in fretta di quella positiva, per una realtà come il WIR è estremamente dannosa.

Il classico correntista WIR rimane sempre comunque, il titolare di un impresa dai 2 ai 20

collaboratori, con un‟età media di circa 42 anni, tutti più che altro operanti vicino ai centri

economici, politici, turistici svizzeri. tutti più o meno vicini anche geograficamente tra loro.

Non esistono particolari barriere per entrare a far parte del circolo. Il fattore principale che

determina il numero totale dei partecipanti al circolo è il mercato. lI secondo fattore è quello

discrezionale da parte della banca che si basa principalmente su previsioni economiche. La

succursale di Lugano presso la quale ho preso contatto col direttore, svolge un ruolo

particolare rispetto alle altre succursali. Fa acquisizione attiva. Va a cercare nuovi correntisti.

Questo è dovuto alla novità sul territorio della banca WIR. In tutte le altre succursali il

procedimento è opposto. I Clienti fanno domanda per entrare a fare parte del WIR e i

direttori approvano o respingono queste domande, in base a sopraluoghi in azienda, per

verificare che tipo di azienda è: se è in salute e su parametri di serietà e correttezza del

titolare. La proceduralizzazione neutra come parametro d‟accettazione dovrebbe ridurre

l‟effetto bonding per una realtà come quella WIR. Wellauer fa l‟esempio di Burger King.

Questa compagnia di fast food, lavora in franchising, per cui ogni succursale può fare quello

che vuole. Il gestore del fast food di Lugano, ha sondato la possibilità di far parte del circolo

WIR, ma dalla direzione il progetto è stato valutato negativamente. Forse perché in linea di

principio contrario ai presupposti del WIR. Questo però è un caso. Detto ciò ogni direttore ha

la possibilità di negare l‟accesso ad un conto WIR senza fornire motivazioni. E‟ possibile che

per esempio “il pachistano di turno, presentandosi davanti al mio collega di Berna, si senta

dire no. Tu non puoi aprire un conto WIR, e io a suo fratello che vuole aprire il negozio qua

gli dico di si (…)è tutta una questione di mercato, se poi i correntisti per principio morale o

altro non vanno, dal pakistano ad acquistare. Perché tutti i guadagni li manda fuori dalla

svizzera o altro E‟ ovvio che dopo pochi mesi chiuderà il conto”(Wellauer 2011). In linea di

massima quindi ci sono, solo motivi economici e di credibilità alla base delle accettazioni

meno dei soci. Il sistema permette comunque di far alcune eccezioni, ma avviene raramente.

A livello di business operativo della banca WIR, il Signor Germann Wiggli quale direttore

generale, è a capo della stessa, ossia dei 200 impiegati. A sua volta lui ha sopra di se il

consiglio di amministrazione, il quale però non ha nessuna influenza sull‟operatività della

Banca. Si occupa solo di approvare per esempio i bilanci, ma non dice a Wiggli come

spenderli. Si potrebbe dire che il consiglio amministrazione ha funzione legislativa e Wiggli

esecutiva. Qualsiasi correntista può acquistare le azioni della banca WIR, che si chiamano

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parti ordinarie, in quanto la WIR Bank è una società cooperativa, al prezzo di 380 franchi per

quota. A questo punto può partecipare all‟assemblea generale e al suo voto.

Il sistema WIR fa girare denaro e nel 2010 ha fatturato 1,6 miliardi di WIR, ossia tutti i WIR

che Circolano tra i vari associati WIR. Qualche anno fa il volume d‟affari era di 2 miliardi

con 82'000 imprese anche se può sembrare tanto, in realtà sull‟economia svizzera non ha un

grande effetto. Se si paragona il fatturato WIR con il prodotto interno lordo Svizzero del

2008 per esempio che è stato di 300miliardi, a confronto dei quali i 2 o l‟ 1,6 di WIR è negli

effetti molto poco. Secondo Wellauer Direttore della Banca WIR di Lugano, questo è anche

il motivo più importante per cui la banca nazionale Svizzera tollera il sistema WIR. La Banca

WIR infatti mette soldi in circolazione, e li recupera, come fosse una specie di banca centrale

anche se materialmente non produce soldi, cosa che per costituzione, spetterebbe solo alla

banca centrale svizzera. Questo è uno dei motivi per cui altre banche centrali non hanno mai

lasciato nascere un sistema come quello WIR, che rimane l‟unico sistema al mondo così

sviluppato. Il leggero calo di iscritti e fatturato degli ultimi 4 anni è dovuto al rastrellamento

dei conti da troppo tempo inattivi, o che hanno pochi averi sul conto, o si è cercato di

riattivarli o li si è incentivati a spendere i WIR rimasti e a chiudere i conti. Perché al circolo,

un correntista inattivo non serve a niente. Il WIR come già detto è nato durante la grande

crisi degli anni trenta, quando c‟era una grande mancanza di liquidità, alcuni imprenditori si

sono messi insieme per trovare un‟alternativa per sopperire alla mancanza di denaro. Allora

molti pensavano che il progetto del WIR sarebbe morto. Invece fino ad oggi la banca WIR si

è sviluppata sempre di più. Inoltre un altro motivo potrebbe essere volto alla salvaguardia di

posti di lavoro. Il WIR infatti è una realtà avviata che impiega direttamente centinaia di

persone e permette il prosperare di moltissime imprese, favorendo l‟economia del paese, “la

quale dipende dalle piccole e medie imprese, che il sistema WIR vuole sostenere e

promuovere”, sostiene Germann Wiggli direttore generale della WIR Bank

42.

Ogni socio può decidere di comprare o vendere servizi con WIR o in toto o solo per una parte

del costo di questi. La percentuale di fatturato WIR sul fatturato totale varia a seconda delle

scelte che l‟imprenditore fa. Wellauer dichiara che ci sono differenze notevoli da settore a

settore: per esempio nel settore turistico è molto rilevante (per alcuni ristoranti è superiore al

20%), mentre nell‟edilizia è molto inferiore. Un motivo potrebbe essere legato all‟importo

differente dei pagamenti nei diversi settori, un altro è che per alcuni settori come quello

turistico è più facile far circolare i WIR. Wellauer fa l‟esempio di un Hotel di Lugano, che

42 Intervista, 2011

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attira parecchi clienti, turisti dalla svizzera tedesca; l‟albergo incassa WIR che può rimettere

in circolazione spendendoli dal macellaio, dal fruttivendolo, dal produttore di vino e per tutti

i prodotti che servono in questo settore di attività. Nell‟edilizia per esempio che diversamente

dal settore turistico coinvolge molta manodopera, la percentuale è più bassa.

I WIR sono utilizzati non solo per piccole spese, ma anche per automobili e prestiti ingenti,

Wellauer fa l‟esempio dell‟ l‟imprenditore edile Walter Zahnd che ha costruito 40 villette a

Caslano e ha chiesto un prestito alla banca WIR pari a 6 Milioni di Franchi Svizzeri

(4‟491‟354.14 euro) il 20 per cento dei quali in WIR[ 1'200'000(898‟270.83 euro). Alcune

delle case sono poi state vendute in WIR per il 30% del costo finale.

Il WIR quindi permette ai soci di incrementare il proprio fatturato e in secondo luogo fa

aumentare le transizioni tra di loro con il sistema di solidarietà obbligata che comporta non

essendo spendibile all‟esterno l‟uso del WIR infatti è strettamente limitato alle transizioni

nazionali, gli acquisti effettuati all‟estero e le importazioni dirette non possono essere pagate

con i WIR, in questo modo permette/costringe le imprese e gli imprenditori locali ad aiutarsi

gli uni con gli altri. E‟ tuttavia possibile che un importatore svizzero accetti pagamenti in

WIR che poi spenderà per altri tipi di spesa, in linea di principio infatti la natura puramente

interna del WIR non ne limita la gamma di potenzialità di applicazione (Studer, 2010).

Secondo Studer Il WIR ha otto caratteristiche principali: è un insolito, versatile strumento di

pagamento medio; è uno strumento ad uso esclusivo di un gruppo selezionato di attori

economici; appartiene alla sfera economica privata; è un‟entità puramente svizzera; a

differenza del denaro convenzionale è a prova di furto; ne è diffuso l‟utilizzo a fine

pubblicitario; in quanto è un buon modo di aumentare le vendite.

Vi sono solo alcune limitazioni all‟uso del WIR. la prima è che i servizi pubblici non sono

disponibili attraverso pagamenti in WIR. la seconda è che nemmeno le tasse possono essere

pagate in WIR. Questo perché vi è un accordo con lo stato che limita le funzioni del WIR ai

soggetti economici privati. Nonostante questo però, a volte tra i partecipanti si possono

trovare enti pubblici o imprese gestite dallo stato.

Germann Wiggli, amministratore Delegato della WIR Bank, rivela che oltre ad interessi

economici, i partecipanti al circolo economico WIR condividono molte altre scelte. “Per

esempio non comprano la merce prodotta in Cina, sfruttano i servizi locali o dello stato, in

modo che l‟affare il business il guadagno rimanga dentro la nazione garantendo qui da noi il

lavoro. Una ditta locale produce un contratto per un‟altra ditta locale e ci saranno meno

disoccupati nella regione. In momenti di crisi come questo la banca WIR ha concesso prestiti

per un valore di 100 milioni di euro ad un tasso agevolato dello 0,255 questo è servito da

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stimolo per l‟economia. Questi 100 milioni rappresentano solo il 10% dell‟investimento

globale e quindi muovono un miliardo di franchi svizzeri.”(German Wiggli, 2010)

Se una ditta va in fallimento, e magari ha degli averi WIR sul conto, la banca WIR prende

questi averi e li tramuta in franchi svizzeri e li mette a disposizione per facilitare gli eventuali

debitori. Questo meccanismo non è imposto da nessuno, ma banca lo mette in pratica di sua

spontanea volontà, per essere vista ulteriormente di buon occhio dalla società e farsi

accettare dalle autorità. In questo modo non sarà possibile per nessuno attribuire il fallimento

di un‟azienda, solo al fatto di essere entrata nel circolo WIR.

Questo longevo esperimento sembra avere raggiunto un buon equilibrio, funzionando

soprattutto in momenti di crisi. Studer ricorda la peculiarità del fenomeno WIR. Gli aumenti

di fatturato sopra descritti non sono funzione automatica di tutti i circoli di baratto, ma sono

il risultato di condizioni particolari. Per esempio se i partecipanti di un circolo di baratto sono

troppo pochi, la possibilità di fornire collegamento tra domanda e offerta risulterà scarsa e

non potrà essere generato un flusso di scambi commerciali con un ordine di grandezza

rilevante. La possibilità di creare uno spostamento di mercato in favore dei partecipanti al

circolo sarà insufficiente. Per questo un circolo costituito da pochi attori dopo una prima fase

di commercio sull‟onda dell‟entusiasmo, avrà una battuta d‟arresto in breve tempo. Il

fallimento di molte, anche se non tutte, delle esperienza che si sono tentate in questo senso, è

probabilmente dovuto proprio al fatto che questi sistemi non sono riusciti a raggiungere una

massa critica adeguata. L‟attrattiva di un circolo di baratto cresce in proporzione diretta alla

sua dimensione. Perché è presumibile che in esso vi sia la possibilità di trovare un‟offerta e

una domanda interessante. Allo stesso tempo però anche i circoli troppo grandi possono

avere dei problemi. Aumentando il numero di aderenti aumenterebbe il fatturato dovuto ad

una maggiore diversificazione delle merci e dei servizi nel circolo, ma sarà più difficile

realizzare un maggiore fatturato attraverso acquisizioni di nuove quote di mercato. Il circolo

di moneta complementare non riuscirebbe più ad assolvere alla sua funzione anticiclica. In un

mercato interno come quello svizzero, visto il volume d‟affari del WIR, questo non è un

rischio da sottovalutare. In teoria se tutti gli attori economici entrassero nel circolo, e

idealmente è possibile pensarlo, non vi sarebbe più nessun vantaggio sugli altri, ci sarebbero

solo le categorie di fatturato 1 e 2 e il circolo smetterebbe di avere efficacia superiore al

franco, se non per il suo carattere di solidarietà nazionale. E‟ quindi necessario che la quota

di totale di mercato WIR di ogni settore rimanga bassa. Per poter trarre beneficio dalla

sottrazione di quote di mercato a spese dei non soci.

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Bisogna considerare inoltre l‟eccezionalità del sistema WIR anche perché non esiste nessun

altro sistema paragonabile ad esso. In molte nazioni esistono esperimenti simili che

comunque nascono con gli stessi intenti, ma il WIR è l‟unico che si è esteso a livello

nazionale. Inoltre nessuna altra moneta complementare ha un funzionamento tanto affinato

anche dal punto di vista istituzionale come avviene in Svizzera con il WIR. Questo, secondo

Wellauer, può essere attribuito al merito della banca WIR che, da subito, si è mossa molto

bene dal punto di vista politico, cercando di aprirsi, in modo trasparente, spiegando i propri

meccanismi di funzionamento, senza farsi trascinare in questioni poco pulite. In questo modo

ha ottenuto anche un riconoscimento politico. Questo sistema collaudato di norme e la

istituzionalizzazione della Banca WIR mette la moneta WIR in condizione di funzionare non

più solo sulla fiducia come avviene per molti altri circoli di baratto o esperienze di monete

complementari, ma fornisce una garanzia e una sicurezza fondata su garanzie istituzionali. E

questo tutela sia i correntisti, che la banca stessa, che essendo equiparata a qualsiasi altro

istituto, può come questi accedere alle informazioni, ed effettuare i controlli preliminari su

ogni nuovo correntista, per esempio tramite l‟ufficio esecuzioni e fallimenti.

Un‟altra peculiarità è quella del territorio svizzero, la sua dimensione ridotta ha sicuramente

facilitato il fenomeno. Il direttore della banca di Lugano Wellauer rivela, di essere stato

spesso e continuamente contattato da imprenditori o gruppi, regionali, commerciali, ed

economici, soprattutto della zona di Brescia e dintorni molto interessati a creare un sistema

con funzionamento simile al WIR43

. Secondo Wellauer le banche centrali rimangono

l‟ostacolo maggiore per le esperienze di questo tipo, senza la benedizione di queste infatti, un

esperimento del genere verrebbe fatto immediatamente cessare, come è avvenuto in molte

occasioni. Inoltre servirebbe l‟appoggio di un istituto bancario anche regionale. Senza

infrastrutture infatti, vi sarebbero dei costi talmente enormi per mettere in piedi un apparato

come quello WIR, che sarebbe impossibile gestirlo anche solo su scala regionale. E‟ quindi

necessaria una struttura informatica esistente, e di infrastrutture tecnologiche in grado di

supportare il sistema di scambi senza banconote. Funzionando come una moneta vera e

propria poi bisogna dare delle garanzie, di professionalità e di sicurezza alla società e alle

autorità. In Italia esistono per esempio molte banche locali o regionali che potrebbero avere

questo ruolo. Quello di cui però difettano è l‟aspetto infrastrutturale tecnologico di cui

Wellauer parlava prima. Non contano tanto l‟idea e i principi, quelli possono anche essere

43 Vedi paragrafo sul BexB a fine capitolo

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validi ma senza fondamenta strutturali solide ogni progetto fallirebbe, dando solo ragione

agli scettici, che avrebbero un altro esempio non riuscito.

2.3.4 Vantaggi e svantaggi del concetto WIR

Il WIR, come circuito di baratto si è sviluppato a tal punto da strutturare un ufficio centrale

di baratto come una banca di credito.

Nel sistema ogni franco di credito WIR diventa automaticamente e immediatamente, un

franco WIR per i pagamenti. Al contrario ogni franco di credito WIR rimborsato, risulta

immediatamente una corrispondente riduzione nell‟ammontare dei mezzi di pagamento in

circolazione. Questo meccanismo di controllo permette la creazione di un volume di mezzi di

pagamento economicamente significativo, in questo modo offre la liquidità necessaria per un

intenso livello di barter business (affari-baratto). In termini di fatturato/vendite e soprattutto

in relazione alle dimensione dell‟economia nazionale, il sistema WIR con la sua concessione

di crediti dall‟ufficio centrale è il più grande sistema di baratto al mondo. L‟attività di

prestito genera guadagni attraverso gli interessi che riducono costi per tutti gli altri

partecipanti, oltre che a pagare il funzionamento di tutto il sistema. Inoltre l‟esperienza di

altre forme di commercio di questo tipo ha dimostrato che dopo un „iniziale periodo di

entusiasmo, col tempo l‟attività dei membri cala o addirittura cessa del tutto. Studer sostiene

che Il Loan Business (prestito per gli affari) è dunque la più potente forza motrice di questa

realtà ed anche il più importante vantaggio che il WIR offre. In questo modo le vendite e i

profitti sono arricchiti dal WIR.

L‟offerta di beni e servizi WIR è promossa dal fatto che ogni partecipante ufficiale è

obbligato ad accettare pagamenti in WIR per almeno il 30% dei primi 2000 franchi del

prezzo di vendita, ogni titolare di un prestito deve ammortizzare il suo debito con la vendita

di beni e servizi in WIR.

Un indubbio vantaggio è quello che il correntista WIR può avere sulla concorrenza. Ci sono

correntisti che superano una cifra d‟affari di 5-6 milioni di WIR annui. Questi soldi sono solo

la percentuale WIR che questi hanno incassato, se si immagina quanti franchi sono attaccai

ad ogni WIR, si percepisce l‟enorme movimento economico che il WIR genera. In questo

modo sono garantiti diversi posti di lavoro. Un correntista che incassa tali somme di denaro è

da tenere sotto maggiore attenzione per la banca, in quanto deve essere sicura che riesca

anche a spendere i WIR che incassa. Perché bastano anche solo due anni in cui gli rimane

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attaccata metà della sua cifra d‟affari che questo avrà sicuramente dei problemi, e la banca

WIR non vuole che accada.

In un sondaggio pubblicato nel 1994 per Schweizer Gewerbeverband (Svizzera Trades

Alliance) sul denaro WIR. il 79 percento dei correntisti WIR ha risposto che le proprie

aspettative di conquistare nuovi clienti e mantenere i vecchi erano state in parte o interamente

soddisfatte. Con questo si arriva alla soluzione del quesito del paragrafo precedente per

quanto riguarda il senso e il fine economico del meccanismo di compensazione “WIR credit

trade”. Il WIR è principalmente uno strumento per generare l‟incremento di fatturato. Sia

mediante la creazione di ulteriori attività economiche sia spostando parti del mercato

esistente a beneficio dei membri WIR con l‟obbiettivo di realizzare un aumento dei profitti.

In questo senso può essere inteso principalmente come uno strumento di marketing più che di

gestione finanziaria.

Nel 1991 e nel 1997 sono stati mossi e quindi fatturati oltre 2 miliardi di franchi,

considerando che spesso i prezzo WIR è solo una percentuale del prezzo totale di vendita di

circa il 40% si può supporre che il volume di fatturati coinvolti sia di oltre 5,2 miliardi di

franchi.

Il WIR facilita l‟accesso e una ampia gamma di prodotti e servizi. Il sistema di

compensazione offerto dalla Banca WIR rappresenta un importante strumento di marketing

che offre alle Piccole e Medie Imprese svizzere un grosso potenziale aggiuntivo di acquirenti

e la possibilità di conseguire un maggiore fatturato. Nonché di rispondere a situazioni

economiche sfavorevoli, come quella degli ultimi 3 anni, mantenendo un certo livello di

consumi, dovuti alle riserve di capitale WIR dei soci. Inoltre una cifra d´affari supplementare

WIR è sinonimo anche di incremento del fatturato in franchi svizzeri, dato che solitamente

una parte dell´operazione viene effettuata con la moneta ufficiale svizzera. Il sistema di

compensazione WIR è applicato come traffico dei pagamenti senza contanti tra i partecipanti

WIR.

L‟adesione al circuito WIR una scelta di marketing. Poiché accettare WIR può aiutare ad

allargare la clientela. Il consumatore/cliente che condivide certi valori e scelte sarà più

portato, potendo scegliere, a rivolgersi ad un‟azienda o un libero professionista che accetta

WIR. Allo stesso tempo non è escludente poiché la stessa azienda e lo stesso professionista

accetteranno comunque tutti coloro che si presenteranno a loro con semplice franco svizzero.

In molti, commercianti e professionisti hanno percepito un aumento del giro d‟affari e di

cassa da quando sono entrati nel sistema WIR.

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Il direttore della banca WIR di Lugano Yves Wellauer,ribadisce e spiega come il vantaggio

del WIR, sia che “i soldi rimangono per forza di cose nella propria nazione, non si può far

uscire capitali poiché non posso acquistare prodotti in WIR dove questo sistema non esiste. Il

sistema è molto simile al meccanismo del baratto, da quando si può pagare con carta di

credito sia in franchi che in WIR, il numero delle transizioni in WIR è aumentato

enormemente anche per le spese quotidiane. Quindi rimanda tutte quelle funzioni di

stabilizzazione del prezzo del denaro e le problematiche relative alla svalutazione della

moneta alla Banca Centrale Svizzera”(Wellauer, 2010)

Con la sua ultima frase penso che Wellauer facesse notare come possa essere comodo avere

una moneta complementare come il WIR, che segue lo stesso valore della moneta ufficiale.

In questo modo non si devono gestire tutte quelle problematiche relative alla gestione del

prezzo del denaro.

Ricapitolando il motivo principale del successo del WIR è il vantaggio in termini di

marketing e visibilità che permette. Di conseguenza il secondo vantaggio rilevante è

l‟aumento di fatturato che questa pubblicità comporta, riuscendo ad attrarre clientela a

scapito dell‟economia non WIR. Stodder (2010), ha sostenuto che questa moneta

complementare è stato il segreto della proverbiale stabilità economica della Svizzera.

Durante ogni recessione, quando le banche riducono la regolare erogazione di prestiti, il

volume dei partecipanti WIR e la moneta si espande per soddisfare le esigenze di

finanziamento delle imprese e agevolare gli scambi tra di loro (Stodder, 2009). Quando

l'economia si riprende di nuovo, il volume di moneta WIR in circolazione tende

spontaneamente a diminuire (Stodder, 2009, 79-95). Pertanto, questa moneta complementare

contribuisce agli sforzi della banca centrale svizzera per regolare la stabilità dell'economia

svizzera. Questi studi hanno dimostrato la natura contro ciclica della banca WIR all‟interno

dell‟economia svizzera. Quando la circolazione del franco rallenta a causa di una crisi

economica, la circolazione WIR accelera. In sostanza quando l‟economia in franchi perde

transazioni economiche, per la contrazioni dei consumi dovuta ad una crisi economica, il

volume degli scambi in WIR va su, aumenta. Durante una crisi i soci WIR possono contare

su un patrimonio in WIR accumulato e possono spenderlo per investimenti o consumi

quotidiani. Possono dunque continuare a far circolare l‟economia. viceversa quando

l‟economia ufficiale riparte, i soci WIR possono contare su quella quota di franchi che hanno

risparmiato utilizzando WIR in tempo di Crisi. Per fare un esempio pratico funziona come un

ammortizzatore, o una rete di salvataggio nel momento in cui si dovesse inciampare in una

buca. Secondo Bernard Lietaer (2010) questo è il motivo per cui “il WIR contribuisce alla

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stabilità dell‟economia svizzera in un periodo come questo, con meno disoccupazione, meno

problemi sociali ed è proprio quello che gli stati cercano di garantire” (Lietaer, 2010)44

.

Lietaer fa notare come in un periodo di crisi il WIR con le sue doti anticiclche, diviene

stabilizzatore dell‟economia, riducendo i rischi sociali, la disoccupazione, e la perdita del

potere d„acquisto. Questi effetti benefici sono solitamente quelli che le politiche economiche

degli stati si ripromettono di avere. Secondo quest‟ottica è facile intuire il perché questo

sistema abbia un buon rapporto con le istituzioni della nazione che lo ospita. Per quanto

riguarda la funzione anti ciclica, il direttore Wellauer è più cauto di Lietaer. Sostiene che “è

sicuramente anticiclico, ma non più come negli anni ‟30, in quanto oggigiorno l‟economia ha

altri cuscinetti di salvataggio”. In momenti un cui l‟economia rallenta un po‟ i correntisti

WIR che hanno WIR sul proprio conto cominciano a spenderli di più. In momenti in cui

l‟economia è più florida decine di miglia di WIR rimangono sui conti anche per anni.

Wellauer suppone che i proprietari di questi conti stando talmente bene, non hanno bisogno

di andare a cercare sul sito della banca quei venditori/fornitori che accettano WIR, attivando

quegli scambi, quei contatti all‟interno del networking, che gli permetterebbero di

incrementare il proprio fatturato. mentre in tempi di crisi un imprenditore cerca di spendere i

WIR e si da più fare per trovare nuovi contatti per sopperire ad una mancanza di liquidità di

franchi euro che ha sul conto. Un ristoratore di Lugano, il signor Cavadini, già visto nel

paragrafo precedente, come molti altri imprenditori del Canton Ticino, sostiene che la crisi

economica, che è stata conclamata ufficialmente nel 2008 e in cui siamo tuttora coinvolti. Ha

avuto un incidenza negativa di circa il 10% del fatturato generale, se però si considera la

clientela WIR il danno è stato solo del 4%. C‟è stato un calo, ma contenuto. Il WIR ha

risentito meno della crisi rispetto l‟economia in franchi. In vari settori prima della crisi

comunque il WIR aveva aumentato il giro d‟affari di circa il 10 %. E quindi il saldo appare

comunque positivo. Wellauer aggiunge però che “la svizzera nel suo complesso dall‟ultima

crisi in corso, non è stata molto toccata, addirittura certi settori stando andando meglio, per

esempio l‟edilizia. In questo periodo molti stranieri, americani, russi e inglesi acquistano in

svizzera, cercando l‟isola felice” incrementando ulteriormente il buon andamento del settore.

Su scala globale quindi la svizzera in sé ha una natura anti ciclica. “In questo periodo infatti

l‟edilizia ha meno bisogno di commerciare in WIR, non appena verrà colpita anche lei allora,

anche quegli imprenditori verranno a chiedere crediti WIR, vantaggiosi per il tasso più basso

per poter lavorare di più.” (Wellauer 2011).

44 Dichiarazioni DI Lietaer ad una telvisione locale 2009, ForaTv.com

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Oltre alle perplessità e alle diffidenze per un sistema nuovo come questo da parte di coloro

che non conoscendo il funzionamento e non essendone partecipanti lo criticano, ci sono

anche i malumori di coloro i quali si vedono portare via fette di mercato dai soci del circolo.

Ci sono poi alcuni esempi di insoddisfatti all‟interno del sistema WIR. probabilmente

essendo una sparuta minoranza, si tratta di individui che non hanno colto a pieno il

significato e le potenzialità del sistema. La barriera offerta dalla consulenza preliminare

presso le banche, per vagliare la possibilità di aprire o meno un conto, spesso non è così

efficiente. O comunque non può sempre considerare eventuali incapacità professionali

individuali. Una delle problematiche più frequentemente rilevate non è l‟incassare WIR. in

quanto se si produce un prodotto di qualità si riuscirà a vendere i propri prodotti in quantità

pari o maggiore a quella abituale. Il problema sorge nel come spendere i WIR. Molti degli

scontenti sono imprenditori che si lamentano del fatto che “nessuno vuole i loro WIR”.

l‟errore è concettuale e deriva da una scarsa capacità imprenditoriale individuale o dalla

scarsa comprensione di cosa sia il circolo WIR. Infatti è l‟imprenditore che deve cercare

dove spendere i WIR. Così come gli altri soci hanno trovato la sua attività e i suoi prodotti.

Essendo un circolo chiuso si devono cercare le varie fonti. Ovviamente anche se molto

diffuso non si può pensare di trovare ovunque esercizi disposti ad accettarlo.

Indubbiamente ci sono dei benefici nell‟utilizzo dei WIR, ma allo stesso tempo bisogna darsi

da fare per poterli spendere. Per facilitare questo la banca fornisce una lista di tutti le attività

commerciali dei soci.

L‟insoddisfazione anche di pochi correntisti danneggia il WIR, trasmettendo un‟immagine

negativa agli altri potenziali futuri clienti della banca WIR. che ascoltando le lamentele degli

insoddisfatti avranno un impatto negativo con questa realtà. Per questo motivo la banca cerca

di lavorare molto sui correntisti fermi, mettendosi nei loro panni, per capire se è inattivo solo

perché non ha tempo o necessità, oppure se è anche perché non riesce a spendere. In questi

casi la banca si fa carico di ulteriori consulenze per spiegare come funziona il sistema ed

aiutare chi è in difficoltà a mettersi in circolo.

Il successo del WIR dimostra gli effetti che una moneta complementare può avere

sull‟economia a vantaggio delle imprese.

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Tali valute possono essere create a livello locale, regionale o nazionale. Nella proposta di

“Libro bianco per la Terra” si sostiene l‟idea secondo cui, .l'adozione di una tale moneta su

scala sovra-nazionale avrebbe inoltre enormi benefici per l'economia globale45

.

Questo vantaggio si riflette per vie traverse a tutta l‟economia svizzera, poiché se una buona

parte della sua imprenditoria e delle famiglie non cade vittima della crisi è bene per tutti, in

quanto possono continuare ad essere produttivi e a consumare anche prodotti non WIR.

Ovviamente però i vantaggi veri e propri sono per i soli appartenenti al circuito economico

WIR.

2.4 WIR come moneta complementare

Nel capitolo sulle monete complementari ho parlato in generale di diverse caratteristiche che

riguardano questo particolare tipo di monete. È bene riepilogare la posizione del WIR

rispetto i vari aspetti trattati.

Anzitutto il WIR è diverso da molti altri esperimenti di moneta complementare perché ha

ottenuto un riconoscimento non solo da parte della comunità che lo utilizza, ma anche da

parte di istituzioni monetarie internazionali. Per questo motivo scongiura molti dei problemi

45 Questo punto trae spunto dalle considerazioni espresso nell‟articolo che mi è strato inviato da Lietaer, di cui pongo

una parte in nota. Business-Related Case Studies di Bernard Lietaer 9 Marzo 2010.

”The Terra is a complementary currency designed to provide an inflation-resistant international standard of value; to

stabilize the business cycle on a global level; and to realign stockholder‟s interests with long-term sustainability.

From a legal viewpoint, the Terra is standardized “countertrade” (international barter), which is routinely used for over

one trillion dollars worth of transactions per year. Legislation on countertrade exists in about two hundred countries,

including all the major trading nations. Introducing the Terra would therefore not require new international

governmental agreements.

Terras would be issued by the Terra Alliance (a cooperative of its corporate users), as electronic inventory receipts for

commodities sold to it by producers. It would therefore be fully backed by a standard basket of the most important

commodities and services traded in the global market (e.g. oil, wheat, copper, and some standardizable services like

international freight or carbon emission rights). The cost of storage of the physical commodities (estimated at 3.5-4%

per annum) would be paid by the bearer of the Terra. This makes the Terra a „demurrage‟ currency, i.e. with a negative

interest rate. This encourages its use only as a contractual, planning and trading device, and not as a store of value.

The Terra would address the two issues identified at the beginning of this article. It would, like the WIR, be

spontaneously counter-cyclical to the conventional money creation process, thereby stimulating the world economy in

downturns and cooling it off in boom periods. Furthermore, the demurrage feature of the Terra would realign financial

interest with long-term thinking, thereby resolving the conflict between shareholders‟ optimization and long-term

sustainability. Finally, it would be an inflation-resistant currency, ideal to track results over long time periods or across

countries. “

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che le altre monete parallele hanno avuto riguardo la credibilità e al rapporto legislativo con

le istituzioni nazionali e monetarie ufficiali.

Tra le classificazioni qualitative riportate nel primo capitolo vi era quella legata ai

partecipanti, divisi in bisognosi, politici, espressivi e pragmatici.

L‟applicazione della tipologia sopra illustrata all‟oggetto di questo studio sembra suggerire

che fra i partecipanti al circolo economico WIR prevale il tipo di partecipante pragmatico. Il

fatto che il WIR sia nato, come strumento di aiuto alle imprese è già un sintomo di questa

tendenza. Chi decide di commerciare in WIR ne trae vantaggi economici e quindi è

incentivato a rimanere associato, chi invece non lo è, sarà incentivato a voler entrare a far

parte del circolo, attirato dai vantaggi che questo comporta. E‟ lecito pensare dunque che vi

sia del sano opportunismo dietro l‟adesione al WIR. Inoltre, viste le caratteristiche del

territorio socioeconomico svizzero, e che la maggior parte dei soci è un imprenditore o

titolare di un‟attività, è quasi impossibile che vi siano partecipanti per bisogno. D‟altro canto

nelle dichiarazioni d‟intenti dei suoi fondatori, e dei responsabili attuali, dalle parole di

semplici fruitori dei servizi WIR, nonché sullo stesso sito della banca WIR, è dichiarato

l‟interesse verso una socializzazione particolare tra i membri del circolo economico e una

reciprocità di interessi e ideali legati alla tradizione e allo sviluppo del territorio locale,

nonché al mutuo aiuto.

Non è ancora chiaro quale sia l‟ordine delle preferenze dei soci WIR cioè quale sia

l‟obbiettivo primario da raggiungere per essi e quale il risultato collaterale involontario, ma

gradito e incentivato, del mondo WIR. Per una risposta esauriente al quesito se sia

l‟obbiettivo economico o quello relazionale più importante per motivare i soci WIR, si

dovrebbe svolgere un‟indagine sulle intenzioni e gli atteggiamenti dei soci, cosa che al

momento non è possibile fare per mancanza di risorse. Dalle osservazioni svolte finora può

anche risultare che nessuno dei due obbiettivi sia primario, ma entrambi siano perseguiti

come obbiettivi centrali della comunità WIR e che a seconda dei singoli aspetti di

funzionamento del sistema e della vita sia il prevalere di uno e dell‟altro vantaggio a

incentivare gli scambi in WIR. Per esempio prevale il mutuo aiuto qualora si parla di tassi

d‟interessi agevolati o nulli, e di mero utilitarismo economico quando di scambi di beni e

servizi tra aziende. Come effetto collaterale di ritorno c‟è un beneficio di immagine, quindi

marketing e una ritrovata socialità tra attori economici che operano scelte per le loro

transizioni anche in base ad aspetti di reciprocità e “riconoscenza” verso chi come loro è

impegnato nello stesso progetto. Tutto questo ovviamente con un legame particolare al

territorio poiché al di fuori di esso il WIR non ha valore alcuno.

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Gli studi su queste esperienze hanno dimostrato come a parte gli individui non cooperativi

che solitamente non si associano, tutte le altre tipologie di individui hanno bisogno di

Protezione e incoraggiamento.

Per quanto riguarda la protezione degli interessi dei soci il WIR è forse l‟unica esperienza

così longeva che può vantare un sistema di garanzie dato da un‟istituzione solida come la

banca WIR. Per l‟incoraggiamento, questo viene dal constatare il duraturo vantaggio che

certi tipi di aziende ottengono nello stare all‟interno del circuito economico WIR.

Passando all‟analisi della varietà di tipologie e caratteristiche dei partecipanti e del fatturato

WIR esposte nei paragrafi precedenti, si deduce che il WIR ha un ambito circoscritto di

circolazione , geograficamente legato al territorio elvetico. Questo è uno dei motivi per cui è

stato creato: lo sviluppo locale. Per i soci e i fondatori, era ed è importante che le risorse

economiche rimangano sul territorio.

Secondo la classificazione per scopi di Blanc (2006) per il localismo monetario, ne esistono

tre tipi ideali differenti: per scopi civili, politici e commerciali. Ovviamente ci può essere

un‟ibridazione. Il WIR per esempio è privato, è nato come strumento per le imprese, per cui

può essere classificato nella varietà commerciale,e accoglie al suo interno le imprese, nella

figura dei loro titolari. Ha effetti benefici per cosi dire anche di marketing, per chi si associa,

che si vede promosso all‟interno del circolo, senza essere escluso dal circolo economico

ufficiale, questo meccanismo di simpatizzazione potrebbe servire anche come marketing a

scopi politici. Alcuni dei rappresentanti della banca WIR si sono candidati alle elezioni locali

e nazionali, tra le varie questioni affrontate nei dibattiti elettorali, vi era proprio lo sviluppo

locale e il WIR funge bene come catalizzatore di consenso in quanto in linea di principio e

negli effetti è un mezzo di promozione e sviluppo del locale. Questo potrebbe di ritorno

essere riferito al settore civile. Come abbiamo visto però i correntisti e soprattutto i vertici

decisionali della banca preferiscono non confondere l‟identità WIR con l‟impegno politico.

Una moneta complementare può essere classificata in base al tipo di transazioni che è

chiamata a servire per esempio, di rapporti commerciali fra imprese come nel caso del WIR

dei primi periodi, o anche come avviene ultimamente, il WIR può essere mezzo e strumento

tra le imprese e i propri clienti. Tutte le transizioni però sono registrate dall‟istituzione

centrale che è la Banca Centrale WIR, attraverso le sue filiali in tutta la svizzera.

Descrivendo le modalità di emissione si può incasellare il WIR nelle monete complementari

scritturali bancarie, e cioè che si crea come posta attiva del conto corrente di un soggetto, a

fronte della contemporanea iscrizione di una posta passiva equivalente in capo alla

controparte. In questo caso, la moneta si crea all‟atto di ogni transazione, in cui un sistema di

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compensazione centrale registra contestualmente l‟importo corrispondente a credito del

venditore e a debito dell‟acquirente. Nel nostro caso la banca centrale WIR di Basilea con

delega alle filiali diffuse sull‟intero territorio nazionale svizzero. In questo caso, la moneta è

creata all‟atto di ogni transazione con cui sono simultaneamente registrati un debito in capo

all‟acquirente e un equivalente credito in capo al venditore. Esiste solo come entità contabile

che dà diritto al supporto per l'acquisto di determinati beni e servizi.

Nel caso del WIR, vista la dimensione e il volume del fenomeno è affidata a supporti

telematici e per facilitare l‟immediatezza delle transizioni, ogni transizione avviene grazie

alle carte di credito.

. Il WIR come gran parte delle monete complementari esistenti, ha un rapporto di cambio

fisso con la moneta ufficiale, Un franco svizzero equivale ad un WIR. in questo modo si evita

il rischio di speculazioni sul suo prezzo.

Nonostante le barriere istituzionali, visto il successo della realtà Svizzera, in molti si sono

avvicinati a questo tipo di ragionamento e hanno tentato o di replicarne il funzionamento o di

creare qualcosa di nuovo con presupposti comuni. Tra le tante realtà nate negli ultimi 20 anni

nel mondo, merita attenzione il BexB.

2.5 BexB, l’affare senza denaro: la realtà di barter più

efficiente d’Europa ha sede a Brescia.

Questa sigla e questo progetto mi è stato segnalato da Wellauer come il più promettente dei

circoli barter che si sono avvicinati al WIR per stringere collaborazioni e sinergie. BexB,

Business exchange Business, è nato oltre 10 anni fa e sopravvive e prospera, proprio

dall‟idea e dall‟intraprendenza di alcuni degli imprenditori Italiani di cui prima Wellauer ha

tessuto le lodi: Antonio Panigalli e Silvio Bettini. La realtà BexB per una pura coincidenza ha

sede a Brescia, la mia città, ma opera transazioni a livello nazionale, e talvolta grazie al

legame e la collaborazione con altre realtà barter anche a livello europeo e intercontinentale.

BexB opera transazioni sul modello barter e dello scambio in compensazione descritto nel

capitolo 2, ed attualmente dopo il WIR, che come abbiamo detto è gode di peculiarità non

replicabili è il più importante ed efficiente sistema di questo genere in Europa.

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Lo scambio in compensazione solitamente è diretto e immediato tra due parti ovvero

bilaterale, ma è raro che per esempio due imprese necessitino in modo duraturo l‟una del

bene e dei servizi dell‟altra, in quantità paritarie e soprattutto nello stesso momento. E‟ più

che altro un metodo di scambio occasionale. Inoltre con il pagamento in contanti, l‟avvio

della transazione commerciale è privo di problemi, dato che ogni impresa, senza eccezioni, è

disposta ad accettarlo. Mentre anche solo la ricerca di un partner che possa offrire il bene di

cui si necessita accettando come mezzo di transazione il baratto può generare costi di ricerca

notevoli.

Tale operazione potrà essere pianificata ed eseguita da un‟agenzia di intermediazione, questo

presuppone l‟esistenza di un organizzazione sostenuta da varie parti/aziende che sono

disposte a mettere in rete, per scambiare in compensazione, i propri beni e servizi. Si tratta

quindi di un baratto chiuso all‟interno di un preciso circolo economico. In questo modo

risulta più semplice realizzare molteplici operazioni di scambio che non hanno più bisogno di

avvenire nello stesso momento. In questo modo il processo di baratto può essere distinto in

due processi separati. così si possono aprire possibilità più ampie di utilizzo del sistema di

baratto, l‟agente A può effettuare acquisti senza contanti presso B, anche se B non ha

bisogno di niente che A possa offrire. Allargando il numero di membri del circolo, in linea di

principio ogni membro, del circolo di baratto organizzato, diventa un potenziale

fornitore/cliente di ogni altro membro.

In questo modo il baratto da uno scambio diretto tra due parti, diviene un rapporto duraturo

di commercio poliedrico, caratterizzato da flussi di scambio costanti. Ovviamente tutti gli

imprenditori preferiscono ottenere piuttosto che dare beni e servizi sulla base del baratto

senza contanti. Per questo è importante che vi sia un organizzazione che tenti di mantenere

un equilibrio sostenibile tra il dare e il prendere. Fino a questo grado di complessità,

l‟agenzia centrale, la “banca”, la stanza di compensazione ha solo una funzione

amministrativa, di banca dati passiva, e non ha ne attività ne passività, di conseguenza non si

scontra con nessuna costrizione legale e soprattutto non entra in conflitto con le leggi

bancarie. Il valore creato da BexB è uno versatile strumento di pagamento medio; è uno

strumento ad uso esclusivo di un gruppo selezionato di attori economici; appartiene alla sfera

economica privata; a differenza del denaro convenzionale è a prova di furto; ne è diffuso

l‟utilizzo a fine pubblicitario; in quanto è un buon modo di aumentare le vendite. Il reale

"costo di acquisto" dei prodotti e servizi è pari al solo "costo marginale" del prodotto venduto

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Esso può essere generato direttamente tra le imprese: tra il produttore, che per l'attività di

vendita un bene o servizio ottiene un credit, e l'acquirente del debito corrispondente. In

questo modo il potere d‟acquisto rimane ancorato al locale.

Il sistema è utile e conveniente e soprattutto sicuro. Difatti non comporta rischi per

l‟imprenditore che intende associarsi tutti i rischi se li accolla la struttura BexB, che in primis

ci mette la faccia, inoltre fornisce prestiti senza riscuotere interessi sul valore elargito. Il tutto

sotto la tutela e l‟occhio vigile di una struttura garante che effettua controlli sulla salute delle

aziende aderenti al circolo.

Inoltre BexB, fornisce supporto costante ai suoi associati, fornendo consulenze e attivando il

networking tra le diverse realtà produttive della propria cerchia.

In questo modo riesce a garantire , l‟acquisizione di nuovi clienti e un‟ incremento il fatturato

per gli associati aprendo un canale di vendita complementare rispetto a quello tradizionale e

donando maggiore visibilità a livello locale, nazionale ed internazionale per le imprese

coinvolte.

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3 Il Capitale sociale

3.1 Concetto moderno con radici antiche

Sebbene il termine capitale Sociale sia stato coniato quasi un secolo fa, il capitale sociale è

un concetto che ha assunto importanza nelle analisi sociali solo durante gli anni ‟80 ed è stato

indagato approfonditamente dalle scienze sociali soprattutto dagli anni ‟90 del secolo scorso,

in avanti quando molti studiosi cominciarono ad ridefinire il concetto e a scontrarsi a

proposito di esso. In poco tempo divenne fondamentale negli studi che analizzano le

dinamiche di sviluppo della società. Per capire però il nesso che potrebbe legare il caso del

WIR con il capitale sociale occorre approfondire la situazione su quest‟ultimo concetto.

Il fenomeno delle monete complementari è da associarsi a delle impostazioni di pensiero e

d‟azione fondate sulla convinzione di teorici e pratici che condividono una visione della

società diversa e che spesso hanno in comune il desiderio di cambiare la società. Che sia per

risorgere da una crisi economica o solo per uno slancio ideologico il punto di partenza di

coloro che hanno proposto monete alternative o complementari è ripensare alla struttura della

relazione sociale in tutti i suoi aspetti, evidentemente anche economici. Il riallacciare certi

tipi di relazionalità, il vivere in modo diverso e meno egoisticamente i rapporti con gli altri

produce capitale sociale, intendendo con questa parola tutti quei prodotti positivi della

relazione sociale tra gli individui.

Ogni autore ha dato una sua definizione, specifica, concentrandosi, su alcuni aspetti piuttosto

che su altri. Cercherò di seguito di fare una specie di panoramica di queste definizioni per

comprenderne meglio il significato. Il capitale sociale crea condizioni di vita migliori e

opportunità maggiori agli attori che vivono in una società che ne è permeata. Questo

benessere sociale può tradursi, se incanalato a dovere, anche in benessere economico. In

quanto l‟economia è una delle sfere primarie delle società moderne e come tale risente degli

influssi positivi. Il capitale sociale è anche quell‟insieme di vantaggi di cui un individuo gode

per il fatto di essere collocato in una determinata posizione strategica all‟interno di una rete

di relazioni sociali (Catanzaro 2004). Quello che voglio indagare in questo contesto in

relazione al WIR è i rapporto che questo ha con il Capitale sociale, e magari con che tipo di

capitale sociale. Mi interessa nello specifico capire in primo luogo come un tessuto ricco o

meno di capitale sociale possa o meno avere avuto un ruolo decisivo nella costituzione e

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nello sviluppo del progetto WIR. In secondo luogo, premesso che il capitale sociale deve

essere continuamente sostenuto e alimentato da pratiche e scambi sociali ed istituzionali,

intendo capire se la realtà WIR sia promotrice di capitale sociale, se il suo operato possa

essere o meno produttore di questo capitale sociale sia per soci che per la società svizzera nel

suo complesso. La principale precondizione necessaria alla fioritura delle persone, è la “fede

pubblica” (Genovesi, 1824), la fiducia: questa parola fides, significa corda che lega e unisce,

è suddivisa da Genovesi in tre sotto classi la fede etica, la fede economica, la fede politica la

più importante è la fede etica, la scambievole confidenza delle persone. La fioritura delle

persone è quindi da perseguita attraverso la fede pubblica, spetta alla società, alle autorità

pubbliche, ed alla sfera economica, creare, ricercare e trasmettere la “fede pubblica”. Essa è

il presupposto necessario per permettere lo sviluppo economico e sociale. I recenti studi sul

capitale sociale sembrano giungere alle stesse conclusioni.

Diversi autori hanno dato molteplici definizioni di questo termine, alcuni lo definiscono più

come il nome di un intero filone di ricerche che di un concetto univoco. Durante il mio

percorso di studi mi sono state fornite due principali definizioni di capitale sociale. La prima

fa riferimento ad un livello micro, a dei soggetti di azione attori individuali. con approccio

individualistico che lo intende come l‟insieme dei legami, grazie ai quali o sui quali una

persona può contare per poter riuscire a realizzare determinati obbiettivi. La peculiarità di

questo tipo di capitale, non risiede in beni fisici ne in singoli individui, ma nella struttura

relazionale della società. E‟ definito Capitale per la sua natura accumulabile che avviene

attraverso investimenti nelle relazioni, ed è misurabile attraverso i comportamenti non auto

interessati. Questa è la definizione più diffusa e corrente che similmente danno anche

Coleman e Parsons, ma non è la sola.

Il capitale sociale è anche inteso da altri studiosi a livello macro facendo riferimento a

determinate caratteristiche della collettività, con un approccio più collettivistico strutturalista,

più riferito ai territori e agli ambienti che non alle persone, e che lo descrive come quel clima

relazionale di fiducia, appartenenza, di correttezza, di effettività del senso civico, e delle

norme civiche che permette il buon funzionamento delle istituzioni e la realizzazione di

progetti, ad esempio di tipo economico. E‟ dunque la valorizzazione del capitale umano. Se il

Capitale sociale è inteso come senso del legame e capacità di creare appartenenze, si può dire

che è la somma dei beni relazionali come il denaro produce il capitale finanziario. Altre

definizioni si concentrano sul fatto che i beni relazionali sono prodotti e incrementati dal

privato sociale. Quindi l‟associazionismo come elemento del privato sociale diventa un

fattore fondamentale, per la produzione ed anche l‟incremento e la salvaguardia del capitale

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sociale. Dal momento che il Capitale sociale tende ad essere sfruttato e consumato da stato e

mercato che invece fanno fatica a produrlo.

Cartocci (Catanzaro 2004) dà del capitale sociale una definizione che si avvicina di più alla

seconda descrizione, ma lo specifica meglio riprendendo parte delle tematiche proposte da

Genovesi con il concetto di fede pubblica. Cartocci ne parla come di una moralità diffusa. E‟

quindi una risorsa collettiva, è quel senso di obbligazione nei confronti degli altri, anche

coloro che noi non conosciamo e che condividono volenti o nolenti un percorso e una vita. È

una definizione di tipo generale del capitale sociale, ma le manifestazioni concrete di questo

concetto sono quotidiane e informali; noi tutti siamo permeati di comportamenti gesti e

situazioni, in cui la presenza o l‟assenza di capitale sociale fa la differenza. Per esempio

permette ad una persona anziana che sale sull‟autobus di trovare posto senza dover sgomitare

con altra gente. Il capitale sociale è la diffusione di un atteggiamento non pregiudizialmente

negativo nei confronti degli altri, che non vengono considerati come avversari o rivali in una

competizione, ma come valori.

Per comprenderne chiaramente il senso di questa definizione riporto due classici esempi

proposti dal professor Cartocci, durante le sue lezioni. Possiamo pensare ad una classica

situazione che si può verificare quotidianamente si pensi all‟arrivo in fermata di un autobus

pubblico e supponiamo che vi siano numerose persone ad attendere il mezzo e che tra queste

la prima ad arrivare sia stata una signora anziana. Nel momento in cui il conducente apre le

porte, spesso avviene che i primi a salire sull‟autobus, e a trovare posto siano i più agili, e coi

riflessi più pronti, con cui ovviamente la signora anziana non può competere; per questo, se

lei riesce a salire rischierà di rimanere in piedi; questa situazione ricorda molto quella che è

la selezione naturale; se avviene così è perché i partecipanti all‟azione non ragionano in

termini di solidarietà sociale, ma agiscono puramente su basi utilitaristiche per cui gli altri

vengono percepiti come dei rivali, dei competitori nei confronti dei quali non si ha nessun

tipo di obbligazione. Questa è una classica manifestazione, una spia di assenza di capitale

sociale. Si possono citare molte altre situazioni che dal punto di vista sistemico sono assai

più decisive e determinanti nel definire i destini collettivi. Per esempio il caso della raccolta

differenziata. Fare la raccolta differenziata è una manifestazione del capitale sociale perché

dal punto di vista del cittadino differenziare “costa”. Costa tempo e un po‟ di energie. Queste

energie di solito si sopportano di buon grado, in vista di un beneficio collettivo: potrebbe

essere monetario, se si intendono i rifiuti riciclati come risorsa energetica risparmiata, costi

di estrazione minori e così via, ma anche un beneficio complessivo dal punto di vista

ambientale. Differenziare significa riciclare, quindi comporta meno attività che si svolgono

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per produrre nuovi materiali e l‟ambiente viene risparmiato, la cara riciclata ci permette di

risparmiare boschi ecc. La raccolta differenziata non è solo un indicatore di capitale sociale

ma anche un indicatore dell‟efficienza dell‟azienda della raccolta dei rifiuti. Questo è un

punto fondamentale, perché il capitale è spesso considerato come un prima rispetto alle

istituzioni, rispetto al mercato. Ciò è vero ma non è tutta la verità, e l‟esempio della raccolta

differenziata dimostra che anche il cittadino più ben disposto, risulterà estremamente

frustrato nel momento in cui tutti i suoi sforzi per differenziare risulteranno vani perché i

cassonetti sono tutti strabordanti. O non vi sono sufficienti punti differenziati di raccolta.

Tutto questo significa che la raccolta differenziata ha bisogno di capitale sociale, ma anche di

organizzazioni efficienti che si premurino di svuotare i cassonetti in maniera tempestiva, di

distribuire sul territorio più cassonetti per la differenziazione e magari, si premurano di

informare i cittadini solerti che grazie al loro sforzo sono stati risparmiati alcuni milioni di

euro oppure qualche tonnellata di anidride carbonica immessa nell‟ambiente. (Cartocci,

2007; 2002).

E‟ dunque indispensabile che il capitale sociale, che è presente nella società, sia supportato

dalle istituzioni, che possono fare molto per conservarlo e riprodurlo, ma possono fare anche

moltissimo per distruggerlo. Come negli esempi sopra citati: se le aziende per i servizi

pubblici riducono i loro standard di efficienza e capillarità è probabile che gli incentivi a

creare delle file ordinate diminuiranno invece di crescere. Come quelli del cittadino a

differenziare la spazzatura.

Altri studiosi, del passato anche senza parlare di capitale sociale, sostengono che per una

migliore vita in società sia necessaria una tensione verso gli altri che non può essere solo

quella competitiva. Questa tensione che è identificabile nel “ben vivere sociale” deve anche

per questi autori essere supportata dalle istituzioni, in questo senso l‟azione dei governi

dovrebbe essere tesa principalmente verso l‟incivilimento, grazie a buone leggi e

all‟attenzione che lo sviluppo economico non crei guasti sociali (Romagnosi, 1832).

Recentemente invece Andrè Mance parla di bem-vivir. Intendendo “l‟esercizio umano di

disporre delle mediazioni materiali, politiche, educative e informative non solo per soddisfare

eticamente le necessità biologiche e culturali di ciascuno, ma per garantire, sempre

eticamente, la realizzazione di tutto ciò che può essere concepito e considerato, per una

libertà personale ce non neghi quella collettiva. Il bem-vivir solidale implica il rispetto del

desiderio personale e la promozione della sua realizzazione nella stessa misura in cui rispetta

il desiderio collettivo e se ne promuove la realizzazione.” (Mance, 2003) Questa prospettiva

è orientata alla condivisione quasi empatica con l‟altro che è nel tessuto sociale che mi/ci

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circonda. Per cui è “opportuno considerare che nessuna priorità materiale offrirà il bem-vivir

se non sarà, almeno indirettamente orientata alla collaborazione solidale” ( Mance, 2003).

La visione di bene comune che si può ricavare da questa teoria si contrappone l‟idea di bene

totale proposta esposta poc‟anzi di economia di mercato capitalistica entrata nella logica

comune da più di 400 anni.

Il bene comune inoltre è distinto sia dal bene privato che si realizza contro quello degli altri,

sia da quello pubblico che si realizza a prescindere dall‟interesse degli altri. Il bene comune

si realizza assieme a quello degli altri.

L‟economia Civile quindi auspica a un sistema di mercato differente da quello capitalistico,

che ponga la sua legittimazione nel valore della libertà, vincolata dalla libertà altrui. I

principi regolatori di questo mercato si basano sul bene comune e cioè di ciascuno senza

sostituibilità, a scapito dell‟efficienza. L‟elemento distintivo sta dunque nelle diverse finalità

e nel diverso modo di considerare i fattori in campo. L‟economia civile riporta il

ragionamento economico a riconsiderare la realtà umana, con tutta la “complessificazione”

che ne consegue, rispetto ad una economia classica che si basa su modelli idealtipici di realtà.

Bowles e Gintis (2002, 419-436), riguardo questo tema, danno per scontato che il mercato

così come è concepito oggi sia fallimentare e che il successo del capitale sociale è dovuto

proprio a questi fallimenti del mercato che non risultano più come eccezione, ma piuttosto

come la regola. I “governi non sono più sufficientemente informati ne sufficientemente

affidabili per” correggerli tutti. Secondo loro, “il capitale sociale ha conquistato la scena non

per propri meriti, ma per i difetti delle sue alternative.(…) perché afferma l‟importanza della

fiducia, della generosità, e dell‟azione collettiva per risolvere i problemi sociali, contrastando

così l‟idea che diritti di proprietà ben definiti e mercati concorrenziali possano coordinare in

maniera talmente efficace le motivazioni individualistiche verso fini pubblici da rendere

superflua la virtù civica. I sostenitori del laissez faire ne sono incantati perché presenta la

promessa che laddove i mercati falliscono – ad esempio nella fornitura di beni pubblici locali

e in vari tipi di assicurazione – possono intervenire a risolvere il problema: il vicinato, le

associazioni dei genitori, le bocciofile, insomma qualsiasi cosa che non sia il

governo”(Realtore, Primavera 2010). Questa definizione sembra più che altro rappresentare il

privato sociale descritto da Pierpaolo Donati con la sua sociologia relazionale ( Donati,

2007).

La visione di questi autori infatti fa parte di quella parte di sociologia e scienza politica che

come descrive Cartocci abbina l‟espressione capitale sociale a società civile, comunità e

religione civile, questi termini fanno parte di “una costellazione di termini con cui si

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designano, con ampie aree di sovrapposizione reciproca dei rispettivi significati, aspetti della

vita associata che non sono riconducibili direttamente alla sfera politico-istituzionale, ma che

hanno precisi riflessi sugli assetti politici e sulla legittimità delle istituzioni in un ambito

locale o nazionale” (Cartocci, 2000, 423).

Lo stesso termine capitale sociale viene utilizzato da un‟altra parte del mondo sociologico

per descrivere quel bagaglio relazionale e valoriale di risorse immateriali su cui gli individui

possono contare, attraverso la rete dei propri rapporti sociali, per realizzare i loro propri

progetti d‟azione. Che si sono costruiti nel corso della propria esistenza in una determinata

società, L'individuo, infatti, già nei primi anni della vita assorbe su di sé una serie di norme e

di valori che gli derivano dall'essere parte di un nucleo famigliare e di una società.

Attraverso il percorso di crescita l‟individuo entrando in relazione con persone fuori dalla

cerchia famigliare e allargando la propria rete di conoscenze, entrerà in contatto con altri

individui, con bagagli valoriali ed esperienze diverse dalle proprie. Mettendolo in

comunione con gli altri, accrescerà il proprio capitale e le proprie conoscenze che si

sviluppano attraverso la società, permettendogli di perseguire scopi altrimenti difficili da

raggiungere. Il capitale sociale è inteso come prodotto di uno scambio reciproco di relazioni

In quest‟ottica è cresciuto l‟interesse da parte di molteplici autori, per capire quali siano le

dinamiche sottese allo sviluppo delle società.

Presso il mondo scientifico e accademico Il termine non ha però una definizione

univocamente accettata.

Come molti dei termini sociologici ed economici anche il Capitale sociale è considerato

fondamentale, ma per aspetti e con accezioni diverse, alle volte quasi opposte, dagli

esponenti dei diversi approcci. Per cui le modalità con le quali entra in gioco cambiano a

seconda dei differenti orientamenti.

3.2 Tra Individualismo e collettivismo il capitale sociale:

risorsa morale funzionale allo sviluppo e strumentale per

gli individui

Tra i massimi esponenti della scienza politica ad aver inteso il Capitale sociale come una

risorsa morale della società ci sono Putnam e Fukuyama. Il primo ha reso celebre questo

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termine in Italia con il suo libro Le tradizioni civiche delle regioni italiane (1993), elaborato

alla fine di una ricerca condotta sul nostro paese, per spiegare la diversità di rendimento delle

regioni italiane, alla fine della quale ha concluso che il più alto rendimento delle regioni del

nord e del centro rispetto a quelle del sud è attribuibile alla diversa dotazione di capitale

sociale. “Questa a sua volta viene spiegata facendo riferimento alla divaricazione fra le

traiettorie storiche delle due parti del Paese, ricomposta, dopo la caduta dell‟Impero romano,

solo nel 1861. Secondo Putnam è soprattutto la civiltà comunale ad aver lasciato un‟eredità

di civic community alle regioni del Centro-Nord, che ha consentito a quelle regioni, da un

lato, di innestare il processo di sviluppo economico e, dall‟altro, di dar vita a istituzioni più

efficienti ed efficaci, e in cui i cittadini si identificano maggiormente” (Cartocci, 2000, 424).

Questa ricerca suscitò un grande dibattito nel nostro paese, nel quale non in intendo

inoltrarmi. Semplicemente è interessante come in questo modo il termine capitale sociale

entri a far parte anche del linguaggio e del dibattito, scientifico accademico italiani.

Nel libro del „93 sull‟Italia e in successivi lavori condotti nel suo paese, Putnam considera il

capitale come una prodotto storico di una società, che agisce nel presente e influenza il

futuro. E‟ una visione un po‟ deterministica, e prende in considerazione soprattutto la natura

associativa del fenomeno, con i suoi assetti organizzativi, normativi e morali. Queste

caratteristiche sono poi riferita ad aggregati sociali e non ai singoli individui, che ne sono

solo gli utilizzatori ultimi e che lo utilizzano per il raggiungimento dei propri scopi. Secondo

Putnam il capitale sociale alimenta quello spirito di fiducia e rispetto reciproci che in una

società stanno alla base della democrazia, intesa alla Tocqueville come partecipazione

(Putnam, 1993 p.196; 199; 1995; 1996). Un‟altra caratteristica che contraddistingue il

concetto di capitale sociale come risorsa particolare è che l‟offerta di questa risorsa aumenta

con l‟uso e al contrario, si atrofizza al se non viene usufruita. Questa accezione di capitale

sociale fu condivisa sia da Hirschman che lo descrisse più o meno nello stesso modo una

decina di anni prima (Hirschman, 1987 116-131), sia da Fukuyama che, ancora più

esplicitamente, sottolinea e sposa l‟aspetto culturalista e il rapporto positivo che intercorre tra

capitale sociale e l‟efficacia organizzativa per lo sviluppo economico (Fukuyama, 1995). Se

l‟impostazione di base rimane la medesima Fukuyama rispetto a Putnam accentua più

l‟aspetto informale e morale di questa risorsa, e meno quello della strutturazione in

associazioni. In questo scenario ricopre un ruolo importante la fiducia, in termini di

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efficienza risulta essere un lubrificante nei gruppi o le organizzazioni e dunque alla società46

.

L‟azione collettiva è intesa da Putnam come un‟agire coordinato tra gli individui che danno e

ricevono fiducia, permettendo la costruzione di reti sociali. Questo approccio è definito anche

collettivista .

Per un altro filone di letteratura invece, il capitale sociale è inserito in un quadro di fenomeni

diverso. Questa corrente, è sostenuta da Bourdieu (1986, 2000) (Houard, Jacquemain 2006) e

vede il capitale sociale come l‟insieme di risorse fattuali e potenziali, collegate alla

possibilità di contare su una rete durevole di relazioni più o meno istituzionalizzate, cioè

sull‟appartenenza ad un gruppo. Il volume del capitale sociale che un individuo possiede

dipende da quanto ampia e ricca è la rete relazionale in cui è inserito. L‟individuo viene

considerato come un attore razionale, che tende a massimizzare i propri benefici. La più

grande divergenza dalla definizione di Putnam dunque, sta nel fatto che questa teoria del

capitale sociale lo disegna come proprietà individuale e non collettiva come quella valoriale

del politologo statunitense che indirizza le azioni dei singoli. La seconda definizione invece

pone il focus sui vantaggi anche economici che l‟individuo può ottenere strumentalmente

attraverso la propria rete di relazioni. Se la visione di Putnam è decisamente olista, quella di

Bourdieu risulta individualista, questi due presupposti orientano verso due tipi di società

differenti. Quella olista comunitaria e statica e quella individualista complessa e in continuo

mutamento. Questi due autori ripropongono uno dei conflitti teorici più significativo della

storia delle scienze sociali. Al fine della nostra ricerca sul WIR è interessante notare come la

definizione di Bourdieu, richiama le considerazioni svolte da Weber sul successo economico

degli imprenditori protestanti. Questi godono di un differenziale di fiducia rispetto ai

concorrenti, in quanto appartenenti a gruppi che hanno reputazione di particolare morale e

quindi vengono preferiti dai partner nelle transazioni economiche (Cartocci 2000; Triglia,

1999 419-440). Intendendo quindi il capitale sociale secondo questa accezione potremmo

dire che il WIR vista la sua struttura a rete ne è permeato e questo contribuirebbe a spiegare

lo sviluppo economico e la prosperità che riesce ad assicurare ai propri membri.

46 Riguardo questo aspetto “Newton, distingue tre forme di capitale sociale, a seconda del prevalere del diverso spessore

della fiducia interpersonale: la thick trust della solidarietà meccanica di Durkheim e della Gemeischaft di Toennies, che

nasce dall‟isolamento e dalla interazione personale; la thin trust teorizzata da Tocqueville, che nasce dalle relazioni

secondarie della solidarietà organica; e infine la abstract trust che alimenta il capitale sociale necessario a superare i

problemi tipici della società contemporanea, individuati – secondo i canoni di Luhmann – nell‟incertezza, nel rischio e

nella complessità” Cartocci R., 2000, op.cit. p.429 riprendendo concetti di: (Newton K., Social Capital and Democracy

in Modern Europe, in van Deth et al. 1999, p.14-20).

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Ad ogni modo il concetto di capitale sociale ha molteplici definizioni e ciò è motivo di

scontro tra gli studiosi delle diverse scuole e dei diversi approcci, che lo intendono, spiegano

e impiegano in contesti, diversi e per motivi diversi. Alla base di molte di queste

disquisizioni vi è il dibattito terminologico che deriva dall‟inevitabile polisemia dei due

termini chiave, che a loro volta, sono stati motivo di discussioni da più di un secolo nel

campo delle scienze umane. In questo scenario il concetto, non avendo nemmeno una

definizione semantica chiara, risulta avere contorni incerti e rischia di risultare vago.

3.3 La svolta interpretativa l’apporto di Colemann

Vi è una definizione però, che può aiutare a comprendere meglio il concetto e che è

riconosciuta dalla maggior parte degli studiosi dei fenomeni sociali. E‟ la definizione di

Coleman. Egli dice che il capitale sociale “è definito dalla sua funzione (…) ed è una varietà

di entità differenti (…) Come le altre forme di capitale , il capitale sociale è produttivo

rendendo possibile la realizzazione di certi fini che non si potrebbero ottenere in sua assenza

Una data forma di capitale sociale utile nel facilitare certe azioni può essere inutile o

perfino dannosa per altre a differenza delle altre forme di capitale, il capitale sociale si

riferisce alla struttura di relazioni tra due o più persone. Esso non risiede ne negli individui

ne nelle componenti fisiche della produzione”(Coleman, 1990 302), a seconda delle funzioni

e dei contesti si possono riconoscere quindi diversi tipi di capitale sociale. Ad esso è

riconosciuto il merito di facilitare le azioni degli individui nella struttura consistendo esso

stesso in alcuni aspetti della struttura sociale. I fini di cui Coleman parla sono fini individuali,

ottenibili solo attraverso risorse collettive, il Capitale sociale infatti è un aspetto della

struttura sociale che trascende i singoli individui. Il capitale sociale consente agli individui di

realizzare i loro scopi ma non è una caratteristica individuale, ne materiale, risiede nella

struttura delle relazioni sociali. Nel passaggio centrale della definizione, mette in evidenza

come il capitale sociale rispecchia una coesistenza di dinamiche, logiche sociali e interessi

particolari diversi all‟interno di una società, che possono contrapporsi ed entrare in conflitto

tra loro. Cartocci individua e attribuisce al riferimento numerico utilizzato da Coleman,

riguardo le relazioni nella società: “due o più persone” l‟esplicitazione del suo pensiero e

approccio. Coleman infatti risulta essere Individualista, secondo cui la società è costituita

dalla somma di individui,e le relazioni sociali sono concettualizzate come complicazioni di

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rapporti diadici appunto, tra di essi. Lo stesso Coleman infatti descrive la società dicendo

che consiste “un insieme di individui indipendenti, ciascuno dei quali agisce per raggiungere

scopi che vengono raggiunti in modo indipendente, e che il funzionamento del sistema

sociale consista di una combinazione di queste azioni di individui indipendenti “ (Coleman,

1990, 300). Tutti questi individui concorrono alla formazione di un bene pubblico e

collettivo, e a differenza di altri tipi di capitale non limita i benefici a coloro che vi hanno

investito. Cresce tanto più la comunità o il gruppo sono chiusi e statici. Un‟altra influenza

positiva può derivare per esempio da credenze ideologie e superstizioni, che abbiano tra i

propri valori, l‟aiuto reciproco. L‟individuo è considerato come un attore razionale in senso

economico e sociologico che nel perseguire obbiettivi individuali di massimizzazione dei

propri benefici, tiene conto anche degli altri, delle norme e delle relazioni esistenti all‟interno

della struttura sociale in cui vive in vista di eventuali benefici che potranno derivarne. Le

azioni verso e con gli altri possono dirsi quindi investimenti relazionali dai quali trae profitti

materiali e simbolici. Dovendo relazionarsi con gli altri verrà influenzato nelle scelte e le

azioni, il capitale sociale non deriva quindi da una vera e propria scelta calcolata, ma come

sottoprodotto di attività intraprese per vari scopi.

Secondo Catanzaro (2004, 13), Coleman nel tentare di definire in modo più preciso il

concetto di capitale sociale, procede ad esemplificarlo, ampliandone ulteriormente la gamma

di applicazione. Il capitale sociale diviene così anche l‟organizzazione di investimenti

intenzionali diretti in strutture relazionali da parte di soggetti che vogliono ottenere benefici

in cambio di questi. Allo stesso modo il capitale sociale risiede in quei canali informativi che

abbassano i costi dell‟informazione e i sottoprodotti di attività intraprese per altri fini. Infine

dal punto di vista degli attori, il capitale sociale consiste nelle relazioni di fiducia, in autorità

e norme attraverso le quali gli individui attivano risorse per i propri scopi strategici (Coleman

1990, 304-313). In questo modo, a detta di Catanzaro (2004), il concetto di Capitale sociale

rischia di avere una definizione eccessivamente vaga e ambigua, ma ampliando notevolmente

i suoi campi di applicazione, può far rientrare tra questi anche il Sistema WIR.

L‟innovazione con cui Coleman è riuscito a mettere d‟accordo quasi tutti, sta nel fatto che

comprende il modello utilitarista della scelta razionale individualista, arricchito però

dall‟analisi delle relazioni.

Trattandosi di scienze umane sarebbe poco serio tentare di eliminare qualsiasi tipo di

ambiguità in favore di una definizione più vera delle altre. Sebbene quella di Coleman

rimanga la più diffusamente accettata, permangono anche in essa lacune esplicative e

contraddizioni. Molti studiosi tra cui lo stesso Putnam sono possibilisti sull‟ammettere che

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esistano diversi tipi di capitale sociale, o per meglio dire, che esistano almeno due concetti

che possono essere descritti dal lemma capitale sociale. “Con analoga equidistanza, Piselli

conclude che, di fronte a questa duplicità dei significati, «sta al ricercatore selezionare il

punto di vista da cui condurre l‟osservazione»(Piselli, 1999, p. 397)”(Cartocci 2000, 440).

Anche quest‟ultima strategia non convince però Cartocci che scrive: “Il tentativo di ridurre la

portata della divergenza mi pare un‟operazione di corto respiro dal punto di vista analitico, in

quanto non punta alla chiarezza ma si arrende all‟ambiguità, e finisce per nascondere le

implicazioni più profonde delle due accezioni.(…) Conviene invece cercare di portare alla

luce il discrimine che divide le due accezioni, e poi – solo poi – vedere se è possibile una

coesistenza fruttuosa tra i due significati. ”(Cartocci 2000, 440).

3.4 Rivalutazione dell’aspetto valoriale del capitale sociale

Secondo Cartocci, la metafora della rete, che viene utilizzata per rappresentare la società, è

utile per studiare le relazioni sociali, per tracciarne una mappa, per risalire alla trama sociale,

se utilizzata per argomentare sul Capitale sociale rischia di ridursi “a luogo di accumulo di

risorse che – nella fiction dell‟individuo come atomo – il singolo utilizza nella società-arena

in vista della realizzazione dei suoi scopi”(Cartocci 2000, 441 ). Questa impostazione

esplicativa si basa sulla complessificazione delle relazioni diadiche dei singoli, inserite in una

rete di scambi più ampi, ma tralascia di analizzare quegli aspetti, che pur non facendo parte

di questi rapporti fine a se stessi, ne influenzano i risultato, lo svolgimento e possono esserne

precondizione. Sto parlando dei valori, dei costumi e dei modelli culturali.

Secondo Cartocci non si può prescindere dal tener conto della distinzione Weberiana tra

razionalità rispetto allo scopo e razionalità rispetto al valore. Solo in questo modo infatti si

possono cogliere i meccanismi attraverso cui gli individui danno senso al mondo. Il termine

capitale sociale quindi non può essere riducibile ad una o all‟altra definizione. Similmente,

Hirschman (1983,94) sostiene che si deve distinguere tra i vari beni che possono essere

ricercati nella società, tra quelli dotati di valore economico e altri come l‟amore o il senso

civico che hanno valore e sono sottesi da un altro tipo di razionalità. Questa visione spiega

perché possano esistere azioni collettive tese alla felicità pubblica, cioè l‟esistenza di persone

che non si comportano da free riders, che non agiscono secondo il principio economicista

della razionalità strumentale. Questi atteggiamenti sono decifrabili considerando la relazione

stessa come un bene che gratifica l‟individuo che la vive e non come un costo per ottenere

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qualcosa. In questo modo viene rivalutata la natura irrazionale dei valori (Cartocci, 2000).

Alcuni individui pongono come fine della propria esistenza proprio i valori, e si fanno

mezzo per la realizzazione di scopi ultimi, ideali ecc. in questi casi il profitto materiale

razionale viene sacrificato in vista dei valori posti come fine ultimo. In questo modo si

possono spiegare fenomeni e atteggiamenti che oltre che alla logica razionale della

massimizzazione dei vantaggi personali sono in contrasto anche con uno dei più basilari

istinti, quello di conservazione. In questo modo gli individui sono più disposti a sacrificare

gli interessi individuali in favore di quelli collettivi.

Il capitale sociale, indica l‟esistenza di un gruppo, di una comunità, che condivide intenti e

scopi, e attraverso la condivisione e il rispetto di norme informali di convivenza sottende ad

una fiducia e solidarietà reciproche.

3.5 Caratteristiche del Capitale sociale.

Dopo aver tentato di descrivere il concetto esporrò alcune sue caratteristiche che serviranno a

delinearne le manifestazioni pratiche, tenendo conto che esistono due grandi tipologie di

capitale sociale e due correnti d‟interpretazione: Quella macro che lo descrive come una

risorsa sociale funzionale alla collettività e quella micro, che attribuisce al capitale sociale

valore in quanto risorsa degli individui, che grazie alle loro reti di conoscenze perseguono

obbiettivi personali.

Tra le prime definizioni date il capitale è definito da Loury (1977, 2000) come quell‟insieme

di risorse che risiedono nelle relazioni famigliari e nell‟organizzazione sociale delle comunità

e che sono utili per la crescita e lo sviluppo cognitivo dei giovani. Nella prospettiva micro-

relazionale Bourdieu(1980, 1985) di cui ho riportato le definizione di capitale sociale nel

paragrafo precedente parla dei network non come dati, ma come il risultato di strategie di

investimento in termini di tempo ed energia da parte degli attori sociali. E‟ una visione che

come l‟economia pone l‟accento sul possesso di risorse. Ma parla per la prima volta di un

capitale differente da quello economico-fisico o umano (Granovetter 1973). Questa

prospettiva micro è quella che ha più decisamente sviluppato l‟analogia fra capitale sociale e

altre forme di capitale. Anche per questo motivo è questa visione di capitale sociale, quella

che può essere maggiormente legata allo sviluppo del sistema WIR. Per rilevare questo tipo

di capitale bisogna procedere all‟individuazione della quantità e qualità delle risorse

derivanti dal posizionamento in reticoli sociali.

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A livello macro il capitale sociale è una caratteristica informale di un gruppo o una società,

spesso è il prodotto non intenzionale dello sviluppo di vari processi. Putnam (1993) fa

riferimento alle connessioni degli individui, ma queste formano uno stock di risorse per la

comunità. Il capitale sociale si esprime quotidianamente “come sedimentazione delle vicende

storiche di una comunità. Su questo piano di Quotidianità esso si manifesta come risorsa

comunitaria che rende più facile la vita ai singoli.”(Cartocci 2000, 445) . Se la comunità ne è

dotata sarà più facile organizzare al suo interno opere e iniziative collettive di cui tutti gli

appartenenti potranno godere. Il Capitale sociale risulta essere una precondizione necessaria

alla buona riuscita di progetti collettivi, ma allo stesso tempo è creato e accresciuto da

questi. Infatti il capitale sociale funziona all‟opposto di tutti gli altri tipi di risorse

economiche e materiali, secondo il principio per cui con l‟uso non si consuma, ma aumenta.

Per rilevarlo si deve misurare il livello di fiducia e i gradi di associazionismo.

Questa prospettiva macro di capitale sociale, è legata al concetto di virtù civica. Alcuni

(Fukuyama 1995) hanno equiparato capitale sociale, valori, norme spirito di cooperazione e

fiducia, altri (Bowles e Gintis 2000) hanno sviluppato un approccio strutturale,

equiparandolo alla “comunità” e anche alla cultura (Inglehart 1997). Bisogna ricordare che

queste versioni di capitale sociale hanno ricevuto molte critiche poiché definendolo in questo

modo, il capitale sociale perde la sua connotazione specifica e diventa un sostituto per ciò

che ci piace e viene considerato positivamente (Catanzaro 2004).

Uno dei problemi di coloro che impiegano il concetto di capitale sociale per lo studio della

società è quello dei confini del concetto e dell‟ampiezza della comunità. Il capitale sociale si

fonda sulla fiducia è costituito come detto da una rete di vincoli e norme informali che

possono col tempo formalizzarsi in associazioni con norme e finalità scritte. Questa rete di

legami delinea il confine della comunità di riferimento attraverso il senso di identificazione

che gli aderenti hanno in un gruppo. Un singolo individuo può contemporaneamente sentirsi

parte e identificarsi in più gruppi. Dalla ristretta cerchia parentale famigliare, alla città,

finanche alla nazione. Il senso di appartenenza e identificazione in un gruppo extra famigliare

prepara il terreno per il capitale sociale, rendendo possibili forme di solidarietà e di rapporti

basati sulla fiducia che travalicano i rapporti faccia a faccia. In questo modo le varie forme di

capitale sociale identificano comunità di varie dimensioni. Secondo Coleman L‟accumulo di

capitale sociale è favorito in situazioni ristrette dove le interazioni tra i membri sono più

frequenti, in questi casi è facile che il capitale sociale divenga un ostacolo al cambiamento e

spinga invece al conformismo (Coleman, 1990, 318). Si pensi alle comunità di immigrati in

un territorio: al loro interno vi sono legami molto forti, che sono un vantaggio per il mutuo

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aiuto che comportano ai propri membri, ma allo stesso tempo risultano un ostacolo

all‟integrazione e allo sviluppo della comunità nel nuovo territorio. Il capitale sociale si basa

su aspetti di solidarietà tra i propri membri. Questo non significa che lo stesso sentimento

includente sia riservato a chi è sentito come esterno alla comunità o al gruppo. In capitale

sociale può infatti favorire anche fenomeni di bonding. Uno dei fattori che lega il gruppo

attorno a dei valori, potrebbe essere proprio la volontà di differenziazione dal “resto” ed

estraneo, verso cui si innalzano barriere e muri d‟omertà. Si pensi ai fenomeni mafiosi, o alle

sette come il Ku Kux Klan.

In ogni contesto è bene chiedersi chi e come crea o distrugge il capitale sociale. A seconda

delle idee dell‟autore che ha descritto questo fenomeno vi sono versioni contrastanti. Alcuni,

come per esempio i sostenitori dell‟economia civile sopra citati, sostengono che siano i

rapporti di mercato ad erodere i vincoli comunitari e di riflesso dunque indeboliscano il

capitale sociale. Per un liberista come Fukuyama invece è la politica che corrode questa

risorsa o perché attraverso il welfare state ha reso sempre meno importanti i vincoli

interpersonali, o perché temendoli li ha neutralizzati attraverso politiche di controllo e

repressione.47

Il capitale sociale può anche essere creato dalla politica nella figura dei suoi

leader qualora convincono altre persone a condividere una linea un ideale, e a farli

immedesimare in essi. In questo modo producono forme di compartecipazione. A parte

questo ultimo esempio però il capitale sociale è creato da processi di sedimentazione di

azioni disinteressate, di manifestazioni di fiducia e rispetto negli altri e nelle istituzioni.

Il capitale sociale è fatto di comportamenti molto umili, e di solito più umili sono più

efficienti sono e questa relativa umiltà, rende ancora più rilevante il suo contributo al

benessere collettivo. Il Capitale Sociali non può fare tutto da solo, per svilupparsi e per creare

la ricchezza collettiva. Il cap.soc. non costituisce solo la premessa, delle istituzioni, ha

bisogno del contributo delle istituzioni. Istituzioni efficienti, possono contribuire molto ad

aumentare il capitale sociale; Istituzioni inefficienti non solo non lo fanno crescere, ma

certamente possono fare moltissimo anche per distruggerlo.

Tutte le definizioni fin qui riportate attribuiscono al capitale sociale alcune caratteristiche; il

fatto di essere il prodotto di un‟attività di partecipazione sociale, dove la fiducia riveste un

47 A questo proposito si rimanda a Sztompka, P.,La fiducia nelle società post-comuniste, Soveria Mannelli,

Rubbettino,1996; e più in generale proprio la caduta dei regimi comunisti è stata considerata da molti autori come un

effetto della capacità di costruzione autonoma di capitale sociale da parte della società civile. Keane, J., Civil Society.

Old Images, New Visions, Cambridge, Polity Press.1998

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ruolo importante nella sua determinazione. Essa, facilita il coordinamento delle azioni di più

soggetti in un piano ordinato; dato che le opportunità migliori possono essere colte solo

attraverso azioni congiunte, ma nella maggior parte dei casi sono soggette al rischio di

opportunismo; la presenza di fiducia tra i soggetti riduce tale rischio e facilita la riuscita di

esiti pareto-efficienti. La fiducia che il capitale sociale fa aumentare e di cui si nutre, non è

solo quella necessarie ai rapporti interpersonali, ma vi è anche un aspetto legato al buon

funzionamento delle istituzioni. Il capitale sociale produce ricchezza e genera efficienza

grazie alla fiducia, al senso civico, al know how accumulato, la creatività e la formazione, ma

anche grazie alle dotazioni infrastrutturali, il capitale umano, le tradizioni culturali, la

famiglia e i valori.

La maggior parte del capitale sociale nella società è accumulato, attraverso forme di

partecipazione sociale o interpersonale a al consumo di beni relazionali, che comportano la

rinuncia allo sfruttamento di possibilità di guadagno opportunistiche. Il motivo per cui

consumo ed investimento non siano termini antitetici nella descrizione del fenomeno del

capitale sociale e spiegato dalla tabella 3.1 sottostante.

TAB 3.1 Capitale sociale e costi di transazione

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Nella nostra società, i beni relazionali assumono un ruolo determinante per il benessere

individuale e collettivo. Per la produzione di questi beni è cruciale la partecipazione sociale,

che può generare esternalità positive nel breve periodo e cumulabili nel lungo. Il capitale

sociale è importante per far fruttare il tempo speso in attività relazionali sia nell‟immediato,

sia per i vantaggi accumulabili nel lungo periodo. Come ho spiegato precedentemente però,

nelle società con economia di mercato capitalistica come la nostra, c‟è contemporaneamente

una tendenza alla riduzione della partecipazione sociale, e quindi una conseguente erosione

del capitale sociale. Questa contraddizione intrinseca della società di mercato, può portare a

risultati inefficienti, a esternalità negative pregiudicando la crescita e lo sviluppo sociale ed

economico della società stessa.

Il sistema WIR può essere un‟alternativa a questa contraddizione; fonde in se stesso le

prerogative di un sistema capitalistico, aggiungendovi il valore della fiducia e della

reciprocità, creando e investendo sul capitale sociale.

3.6 Capitale sociale e WIR

Quelle fatte sino ad ora sono tutte considerazioni generali, nel caso specifico relativo al WIR

bisognerà capire quali sono le modalità concrete di sviluppo del fenomeno. Bisogna saper

leggere gli aspetti della presunta comunità, alla luce delle caratteristiche del contesto. Per

individuare i canali che possono contribuire a distruggerlo e a crearlo. Serve innanzitutto

ridurre al minimo la vaghezza del concetto, limitandone l‟indeterminatezza. Dal punto di

vista valoriale e della dimensione della comunità che vi partecipa. Inoltre bisogna

scongiurare il rischio illustrato da Cartocci (2000) di guardare al capitale sociale di una

comunità considerandolo come una dotazione iniziale che irrimediabilmente viene erosa dal

processo di mutamento sociale, considerato implacabile creatore di anomia, e

dall‟inserimento delle comunità locali nella più ampia comunità nazionale e globale.

Muovere alla ricerca del capitale sociale espone così i ricercatori al rischio di cadere nella

fallacia romantica del «piccolo è bello» e di imbattersi in forme di solidarietà comunitaria

che resistono imbalsamate in relazioni inerti o in gusci vuoti di folklore locale.

Approcciandosi dal principio alla realtà del WIR, è facile pensare in questo modo, visto il

contesto in cui si è sviluppato, e all‟idea un po‟ stereotipata che si può avere della svizzera:

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come una comunità limitata, contenuta e da sempre autonoma, di valli e valligiani, un po‟

fuori dal tempo fiera delle sue tradizioni, dell‟organizzazione impeccabile e precisa come un

orologio svizzero appunto.

Nel capitolo quattro proverò ad esporre il rapporto con le varie sfere della società:

l‟economia, la politica i settori produttivi e la comunità. Il Capitale sociale si fonda su una

particolare assetto culturale, che alimentando la solidarietà e l‟aiuto reciproco, sviluppa

contemporaneamente l‟identità. Quanto il WIR ha prodotto in questi termini? ha funto da

barriera, creando intolleranza, oppure, come sembra è riuscito al contrario a non essere

intrappolato dal capitale sociale utilizzandolo come risorsa di integrazione, aiutando la

comunità a sostenere le sfide del cambiamento dei contesti storici ed economici, senza

innestare reazioni di intolleranza o negazione.

Inoltre in corso d‟opera mi sono reso conto che la scala rispetto cui devo rapportare il

concetto, non è quella della piccola comunità locale montanara, chiusa ed isolata. Ma al

contrario il fenomeno si è sviluppato e oggi si estende su scala nazionale affrontando le più

attuali tematiche e problematiche, del mondo post moderno, in continuo mutamento. Per

questo è interessante capire quale sia stato e quale continui ad essere l‟apporto che il capitale

ha saputo dare al fenomeno WIR per aiutarlo in quest‟impresa e sfida continua.

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4 Conclusioni

4.1 Relazione tra capitale sociale e WIR

A suo tempo la creazione del WIR era sicuramente solo un problema economico. I fondatori

del WIR hanno inventato questa nuova moneta parallela invisibile, che si scambiava come

debito/credito. Anche l‟aspetto di solidarietà nazionale allora veniva meno, in quanto non

c‟erano tutte quelle problematiche legate alla perdita di fatturato e posti di lavoro dovute alla

globalizzazione e all‟esternalizzazione. Il problema, sentito dai fondatori del circuito WIR al

momento della sua creazione, non era tenere il business all‟interno del mercato nazionale.

Era semplicemente che non vi era possibilità di business. Tutti gli sviluppi che ci sono stati

all‟interno del sistema WIR in questi quasi 80 anni, sono stati l‟uno la conseguenza logica

dell‟altro e hanno portato il fattore economico della moneta a tramutarsi in un fattore di

marketing. Anche il fatto di rivolgersi ad un certo tipo di mercato a scapito d quelli che sono

oggi i global player non è tanto una scelta ideologica di solidarietà tra piccole e medie

imprese. Semplicemente allora in Svizzera non esistevano tanti global player. Oggigiorno è

rimasta questa idea che gli affari si facciano tra le piccole e medie imprese, gestite dal ceto

medio Svizzero. Questa è una conseguenza obbligata poiché chi opera nel commercio su

scala più grande entra per forza in contatto con realtà produttive e di consumo estere e non

potendo spendere all‟estero i WIR non saprebbe cosa farsene.

L‟aspetto conviviale dell‟economia, l‟idea di mutuo aiuto tra le imprese e quindi tra i

cittadini di certi territori, il sentire l‟appartenenza ad una comunità, che condivide certi tipi di

valori e modalità di consumo, alla luce delle ricerche effettuate sul circolo WIR, risulta avere

ancora validità, ma sicuramente non più come in passato, e più si va avanti più sembra che

quest‟aspetto, venga sempre più perso. Rimane solo lo scheletro, l‟impalcatura alla base del

commercio: il vantaggio e il valore economico di queste relazioni, spolpate della socialità e

del valore aggiunto delle relazioni.

Ragionando in termini economici il WIR assolve alla funzione di promotore del capitale

sociale in modo ridotto. Quelli che sono i contatti sociali creati dal WIR sono per lo più

casuali e limitati, e puramente un mezzo economico che promuove l‟economia e non la

socialità. Non si scorgono funzioni sociali in questa organizzazione. Almeno per come è

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diventata oggi. Aumentando i contatti tra le imprese e le persone per conseguenza aumentano

le relazioni e quindi quella parte di capitale sociale inteso come risorsa individuale per

raggiungere determinati scopi.

Se il capitale sociale, inteso come fenomeno macro, non può essere certo tra i più diretti

prodotti del circolo WIR; non si può nemmeno dire che sia stata condizione di base per il suo

sviluppo. All‟inizio della sua storia infatti le motivazioni che hanno spinto i fondatori alla

creazione del sistema WIR erano la sopravvivenza economica e l‟interesse personale. Il Wir

potrebbe però essere visto come produttore potenziale di capitale sociale micro, inteso quindi

come risorsa degli individui/aziende. Potenziale perché le reti relazionali che crea e di cui si

avvale per sostenersi, vengono utilizzate raramente per scopi altri da quelli meramente

economici per i quali il Circolo è stato creato. Di seguito esporrò in che termini.

L‟identità WIR non è creata dal sistema in sé. Esiste solo un‟identità in quanto solo certi

tipoli di persona sono attratte dai servizi e dai prodotti del circolo WIR. Pertanto tutti i

partecipanti, si troveranno ad avere i medesimi interessi e necessità.

Hervè Dubais quadro della banca WIR racconta che “il WIR è percepito da molti come una

famiglia, va bene per il tasso di interesse e per le relazioni che crea tra gli imprenditori.

Esistono fiere WIR dove si può comprare e vendere tutto con i soli WIR.” (Hervè Dubais ,

2010)

Questa affermazione ricorda che accanto alla banca WIR infatti ci sono i cosiddetti gruppi

WIR48

, che funzionano un po‟ come un Rotary Club, un club di interessi, a cui solo chi è

correntista WIR può iscriversi. Questa sigla WIRSI sta per “WIR Svizzera Italiana”, è

un‟associazione non direttamente legata alla banca WIR. però promuove attività tra i soci. Il

fondamento però è sempre economico, si entra nelle WIRSI, per partecipare alle Fiere WIR,

conoscere più soci WIR, per avere più incassi, e per poter spendere i miei WIR incassati.

Inoltre si organizzano escursioni, alle quali partecipa anche il direttore della banca di

Lugano, l‟anno scorso per esempio sono andati a visitare Verona e all‟opera; si organizzano

cene, o conferenze. Ma lo scopo di fondo è sempre quello di essere uniti per fare affari.

Presidente della WIRSI è Severino Albertoni.

Per un sistema come quello WIR il collante più forte risulta essere l‟interesse economico. Le

motivazioni delle persone tese a massimizzare il proprio profitto non si affievoliscono, sono

costantemente fortificate dall‟interesse personale. In ogni situazione gli individui sono

incentivati ad agire in questo modo e facendo questo riproducono i meccanismi di

48 Per informazioni visionare il sito www.WIRSI.ch

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funzionamento del WIR. Mentre l‟entusiasmo e il capitale sociale come è successo nelle altre

esperienze, da soli non bastano, se non adeguatamente riprodotti ed sostenuti, finiscono e il

progetto fallisce. L‟operare in ottica solidale e orientata all‟auto aiuto del circolo WIR è

quindi il frutto di una visione lungimirante. I membri sono tenuti a fare affidamento gli uni

sugli altri, in questo modo innescano il circolo virtuoso che gli permette di ottenere una

crescita di fatturato. Anche alla fine della crisi tutti i soci hanno continuato a rispettare e

onorare i vincoli che si erano creati, la struttura e il valore economico che il WIR produce

non sono finiti con il finire della crisi, i soci continuano ad incrementare i propri guadagni

attraverso questo sistema. Quindi non solo rimangono aggregati, ma fungono da “calamita

esemplare”: l‟esempio vincente che attrae nuovi soci nel circolo. Gli ideali, soprattutto quelli

più radicali di riforma monetaria cui i fondatori si sono ispirati per far nascere questa

esperienza sono stati man mano abbandonati in favore delle più longeve logiche del profitto.

Proprio questo atteggiamento ha permesso al Wir di non trovare troppa opposizione

istituzionali all‟inizio e oggi il volume d‟affari, la ricchezza prodotta e i posti di lavoro che

contribuisce a creare e a mantenere, gli garantiscono la quasi immunità.

Il WIR basa il suo consenso sul vantaggio economico che permette risultati economici

migliori, i correntisti prediligono scambiare i propri beni e servizi tra loro perché gli

conviene farlo. Al contrario, l‟ideologia dei soci non basterebbe a sostenere il mercato

interno al circolo.

La banca WIR fornisce gli strumenti e le competenze per facilitare gli scambi e i contatti

d‟affari e il networking tra i correntisti. Visto con la lente del capitale sociale, si potrebbe

dire che La Banca WIR funge da promotrice di quei legami alla base del capitale sociale

individuale. Questi legami però sono mantenuti ed utilizzati dai soci quasi esclusivamente

per il loro valore istituzionale commerciale. Non vengono spesi per altre finalità che possono

arricchire l‟individuo se non attraverso gli scambi di beni e servizi all‟interno del circolo. E

anche i gruppi WIR come WirSI hanno solo questo scopo.

Solo alcuni correntisti sono iscritti perché intendono sfruttare il networking creato del

sistema anche per soddisfare bisogni altri rispetto a quelli meramente economici e legati ai

rapporti d‟affari che si intrattengono con gli altri appartenenti alla rete di relazioni WIR, sia

per raggiungere obbiettivi personali, sociali o magari politici. Questi fanno parte di quelle

categorie di partecipanti descritti al capitolo 2 come espressivi. Che contribuiscono al

fatturato WIR nelle categorie 2 e 349

, ma sono senz‟altro una piccola minoranza. Tutti gli

49 Categorie 2 Buy-local, 3 Buy-Swiss, Capitolo 2 sezione 2.3.2 Funzionamento

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altri sono partecipanti pragmatici e utilizzano il marketing e tutta la rete di relazioni derivate

dall‟appartenere al WIR per scopi commerciali. Ovviamente Questo vantaggio è

esponenziale, poiché il WIR come abbiamo descritto nel capitolo 2, attraverso le relazioni

che crea può allargare la visibilità del socio oltre i confini del circolo, potenzialmente

attivando nuove reti di capitale sociale. Sono solo queste relazioni commerciali ed

economiche che tengono saldo il legame tra i soci, e permettono il prosperare di questa

realtà. Il buon funzionamento del circolo muove un‟ingente quantità di denaro WIR e di

conseguenza anche di franchi svizzeri. Si può dire quindi che sebbene i vantaggi veri e propri

del circolo rimangono a beneficio esclusivo dei correntisti. Per vie traverse un effetto

benefico lo sente l‟intera economia locale e la società svizzera.

Se si ripensa alla lettura che Catanzaro (2004, 13) fa del capitale sociale descritto da

Coleman, che tentando esplicare il concetto, include nella definizione i sottoprodotti di

attività intraprese per altri fini, e che si può ribadire che in questi termini il WIR rimane

potenzialmente grande produttore di capitale sociale, ma non è dato sapere quanti siano

questi sottoprodotti, poiché non è stato possibile reperire rilevazioni di questi.

L‟allargamento concettuale fornito da Coleman (1990) potrebbe aumentare i rischi di

vaghezza e ambiguità, ma permette di attribuire al sistema WIR nuove proprietà. Infatti se ci

si concentra sulla capacità delle banche WIR di essere nodi centrali di reti relazionali

economiche, che incentivano i contatti e favoriscono le relazioni tra i soci abbassando i costi

dell‟informazione e della ricerca di partner economici, si può pensare al sistema WIR sistema

come ad una struttura relazionale. In questo modo la definizione di capitale sociale inteso

come: “organizzazione intenzionale di investimenti diretti in strutture relazionali da parte di

soggetti che si pongono lo scopo di ottenere dei benefici in cambio

dell‟investimento”(Catanzaro 2004, 13; Coleman 1990) può essere applicata al sistema e al

funzionamento WIR.

Se si pensa alla terminologia utilizzata per descrivere il WIR e soprattutto al nome si

potrebbe pensare ad una comunità legata al circolo economico che il WIR sostiene e

promuove. In realtà il termine WIR (Noi), e il risultato fortuito dell‟abbreviazione della

parola Wirschaft (Economia). I responsabili del marketing della banca svizzera ci hanno un

po‟ giocato: è un aspetto d‟immagine più che di sostanza.

Nelle dichiarazioni d‟intenti della banca è ribadito il carattere di mutuo aiuto, della

solidarietà tra i membri. Anche le affermazioni del direttore generale Wiggli farebbero

pensare ad una comunità mossa da intenti e stili di consumo comuni, atti al benessere, alla

solidarietà locale e al mutuo aiuto, potenzialmente promotori di capitale sociale, sia in senso

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societario che individuale. Alla luce dell‟indagine che ho condotto però questa caratteristica,

se persiste, rimane niente più che un effetto positivo collaterale, che potenzialmente

faciliterebbe i contatti di rete e il capitale sociale tra gli attori coinvolti. Potenzialmente

perché, tranne in rare eccezioni sopra accennate (fiere, serate e gite sociali), l‟unico uso che

se ne fa è quello commerciale. Quindi è lecito pensare che anche questo modo di porsi e

presentarsi rientri tra le strategie di marketing del circolo.

Per accedere al circolo WIR non vi sono particolari barriere formali o ideologiche, se non

quella di essere titolare di un‟impresa. La strutturazione del WIR tuttavia rende gli affari con

questa moneta appetibili solo per alcuni operatori economici. E‟ un sistema quindi

fortemente inclusivo che adotta solo incentivi monetari ed economici. Tutte le adesioni sono

valiate dalla discrezione dei direttori di banca, senza direttive particolari dall‟alto della

gerarchia decisionale. Solo in alcuni rari casi si è seguito un metodo di valutazione diverso da

quello economico per accettare o meno l‟ingresso di un socio nel circolo, esprimendo

decisioni solo sulla base discrezionale ideologica dei vertici o dei direttori. Per tutti gli altri

si valuta la possibilità del futuro correntista di creare beneficio al circolo, e soprattutto di

attivare un giro d‟affari tale da soddisfare le proprie aspettative. In caso contrario si evita di

aprire un conto che verrebbe chiuso dopo poco, con un ritorno d‟immagine negativo per tutto

il sistema. Una volta entrati a far parte del circolo è possibile partecipare anche agli organi

decisionali e di controllo di esso.

C‟è poi un aspetto da considerare. La rilevanza del territorio svizzero e del suo tessuto

sociale hanno a mio avviso avuto un ruolo importante sulla buona riuscita del progetto WIR.

La domanda che a questo proposito mi sono posto è se un‟esperienza nata nello stesso

periodo, con le stesse identiche caratteristiche normative e funzionali, fosse nata per esempio

nel sud Italia o in qualsiasi altra regione del mondo povera di capitale sociale. sarebbe giunto

fino a noi? E quindi il WIR ha beneficiato del tessuto sociale svizzero. Il capitale sociale ha

funzionato come lubrificante della sua istituzione? Una certa cultura civica, un rispetto delle

convenzioni sociali, sono senz‟altro importanti per un sistema come quello WIR. senza le

quali non sarebbe possibile il suo funzionamento. In questi termini la il Wir potrebbe aver

beneficiato durante il suo sviluppo di quel capitale sociale definito definito da Putnam (1993)

come: quelle caratteristiche dell‟organizzazione sociale, come i network, le norme e la

fiducia che facilitano l‟azione e al cooperazione a beneficio di tutti, ovvero nelle norme di

reciprocità e di affidabilità che ne discendono, cosicché lavorare insieme è più facile in una

comunità dotata di uno stock sostanziale di capitale sociale.

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Per quanto riguarda l‟Italia però c‟è da fare un appunto. Wellauer, il direttore della banca

WIR di Lugano, sostiene che secondo la sua esperienza “gli imprenditori italiani sono molto

più aperti ad idee nuove. L‟italiano del Nord in particolare è anche un ottimo

commercialista50

con un buon senso per l‟affare, per cui si fa pochissima fatica a spiegargli

quali sono i vantaggi di un sistema come questo e ad aprire un conto, capiscono al volo. E

sono loro i primi che propongono io provo se poi non funziona chiudo il conto”. Secondo

Wellauer con la fantasia, l‟estro e la genialità italiane, un progetto come il WIR potrebbe

avere molto successo. Il problema rimane la “benedizione” o il rifiuto di Banca d‟Italia e

delle autorità. Questo secondo Wellauer, ad oggi è un problema insormontabile in Italia come

nella maggior parte degli stati occidentali dove un progetto del genere potrebbe prendere

piede. Wellauer a questo proposito dichiara che anche il WIR stesso, con lo stesso identico

sistema di funzionamento, sarebbe stato impossibile da creare nella stessa Svizzera negli

ultimi 20 anni. La sua fortuna è stata di nascere in un periodo, di forte crisi in cui qualsiasi

esperimento per risollevare la situazione economica sarebbe stato accettato, è poi cresciuto

piano piano senza dare grandi strappi fino ad oggi. Oggi invece sarebbe impensabile

cancellare il WIR, perché andrebbero persi troppi posti di lavoro e profitto, non solo della

banca, ma anche tutto quello che alla Banca WIR è connesso.

50 Penso che il direttore intendesse sia l‟attitudine al commercio e all‟imprenditoria, che la conoscenza contabile e

Fiscale.

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