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PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO PIANO DEI SERVIZI ALLEGATO IV RETE ECOLOGICA COMUNALE Versione controdedotta Variante al Piano delle Regole e al Piano dei Servizi e rettifica errori materiali cartografici degli atti di PGT non costituenti variante approvata con Delibera di Consiglio Comunale n. 11 del 16/02/2015 Pubblicata sul BURL n. 12 del 18 marzo 2015 Gennaio 2015

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PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

PIANO DEI SERVIZI

ALLEGATO IV

RETE ECOLOGICA COMUNALE Versione controdedotta

Variante al Piano delle Regole e al Piano dei Servizi e

rettifica errori materiali cartografici degli atti di PGT non costituenti variante approvata con Delibera di Consiglio Comunale n. 11 del 16/02/2015

Pubblicata sul BURL n. 12 del 18 marzo 2015

Gennaio 2015

Il presente rapporto “Rete Ecologica Comunale” è stato redatto da Centro Studi PIM nell’ambito del Programma di collaborazione col Comune di Sesto San Giovanni per l’anno 2013 (IST_14_13). Il gruppo di lavoro che ha curato la realizzazione del rapporto è composto da: Centro Studi PIM Franco Sacchi (direttore responsabile), Francesca Boeri (capo progetto), Fabio Bianchini, Alma Grieco; Referenti per il Comune di Sesto San Giovanni: Edoardo Marini (Assessore all’Urbanistica, politiche energetiche, mobilità), Paolo Guido Riganti (Settore Governo del territorio e attività produttive), Valeria Cerruti, Andrea Bigatti (Settore Governo del territorio e attività produttive - Servizio Urbanistica), Alessandro Casati (Direzione Parco della Media Valle del Lambro) .

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INDICE Introduzione .................................................................................................... 1 1. Il quadro di riferimento ................................................................................... 3 1.1 La normativa di riferimento ................................................................................................. 1.2 La Rete Ecologica Regionale ................................................................................................ 1.3 La Rete Ecologica Provinciale ............................................................................................... 1.4 La Rete Ecologica dei Comuni contermini ............................................................................. 1.5 I contenuti del progetto di Rete Ecologica Comunale ............................................................ 2. Il quadro conoscitivo .................................................................................... 35 2.1 Aspetti territoriali e paesistico-ambientali ............................................................................. 2.2 Il sistema delle aree protette ............................................................................................... 2.3 Le tipologie di verde ........................................................................................................... 2.4 Gli aspetti naturalistici ......................................................................................................... 2.5 Gli elementi detrattori ......................................................................................................... 2.6 I percorsi ciclabili ................................................................................................................ 2.7 Barriere infrastrutturali e sovrappassi/sottopassi ................................................................... 2.8 I progetti e le proposte in atto ............................................................................................. 3. Il progetto di Rete Ecologica Comunale ...................................................... 78 3.1 Gli elementi costitutivi della REC .......................................................................................... 3.2 La normativa ...................................................................................................................... Indicazioni bibliografiche ....................................................................................... 89

CARTOGRAFIA Tavola SE.02 Quadro conoscitivo - Sistema paesaggistico-ambientale a supporto della REC [scala

1:5.000] (allegata alla Relazione) Tavola SP.02 Quadro pianificatorio - Rete Ecologica Comunale [scala 1:5.000]

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Introduzione

Lo strumento che oggi risulta di primaria importanza per la conservazione della biodiversità è la formazione della “rete ecologica“, il cui obiettivo principale è quello di offrire un substrato polivalente alla tutela dell’ambiente e a uno sviluppo sostenibile del territorio, mettendo a sistema gli elementi che concorrono alla funzionalità dell’ecosistema di area vasta. Affidata alla pianificazione regionale e provinciale nel suo disegno generale, ma realizzabile nelle sua specificità soprattutto attraverso la risposta della pianificazione locale, la formazione della rete si propone, quindi, come un processo di pianificazione strettamente coordinato tra Provincia, Enti Parco e Comuni, nel quale l’apporto di ogni soggetto sia congruente con il disegno generale e reciprocamente sostenuto. Obiettivo della rete ecologica è quello di offrire alle popolazioni di specie mobili (quindi soprattutto animali) che concorrono alla biodiversità la possibilità di scambiare individui e geni tra unità di habitat tra loro spazialmente distinte. Lo strumento per superare le limitazioni e i conflitti tra aree protette, sistemi urbani e soggetti pianificatori è rappresentato dalla costruzione di una “rete ecologica” che metta in relazione gli elementi di valore naturalistico, già soggetti a tutela, con aree e elementi di ricostruzione della naturalità, continui e interrelati con le strutture insediative e le reti infrastrutturali. Ciò al fine di evitare la formazione di sistemi “chiusi” ed isolati, ancorché protetti, in un ambito generale di criticità ambientale, quale quello metropolitano. Come è noto, e in estrema sintesi, la rete si fonda su uno schema portante di habitat capaci di fornire livelli sufficienti di biodiversità, da consolidare, su nuovi elementi di naturalità, da creare negli ambiti di maggiore carenza, e su un sistema di fasce di connessione che li mettano in comunicazione. L’attuale impostazione scientifico-culturale si basa sul concetto di rete ecologica polivalente, nel quale le esigenze nel campo della biodiversità e della fruizione antropica si fondono, considerando l’ecosistema nella sua completezza e tenendo quindi conto delle interferenze prodotte dalle matrici di supporto (in primo luogo agricole) per quanto riguarda sia gli impatti diffusi generati, sia le opportunità per nuovi servizi ecosistemici. Nell’ambito della regione urbana le maggiori potenzialità sono rappresentate da alcuni elementi che si possono considerare “di base”: • il sistema delle acque, costituito non solo dalle grandi aste fluviali (come il Lambro), ma anche dai

corsi d’acqua minori, dai navigli e canali principali che stabiliscono alcuni collegamenti est-ovest (Villoresi e navigli) e dalla rete minuta del sistema irriguo derivato;

• gli ambiti di naturalità compresi nei Parchi regionali e naturali; • i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, quali elementi di potenziale ricostruzione di elementi di

naturalità; • la conservazione degli spazi liberi, non soggetti a tutela, laddove costituiscano “varchi” tra aree

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fortemente urbanizzate, con conseguente orientamento dell’attività agricola presente verso colture che garantiscano la conservazione della biodiversità;

• i sistemi di verde urbano, una volta messi a regime e in contatto con gli spazi aperti; • il sistema della percorribilità “lenta” del territorio, i cui tracciati possono essere adeguatamente dotati di

elementi di arredo vegetale continui.

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1 IL QUADRO DI RIFERIMENTO

1.1 La normativa di riferimento

La LR 86/83 “Piano generale delle aree regionali protette”, come modificata dalla LR 12/11 LR 12/11 “Nuova organizzazione degli enti gestori delle aree regionali protette e modifiche alle leggi regionali 30 novembre 1983, n° 86 (Piano generale delle aree regionali protette) e 16 luglio 2007, n° 16 (Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione dei parchi)” modifica la LR 86/83 introducendo l’art. 3-ter che definisce puntualmente la Rete Ecologica Regionale. In particolare, le province controllano, in sede di verifica di compatibilità dei Piani di Governo del Territorio e delle loro varianti, l’applicazione dei criteri per la gestione e la manutenzione della RER e, tenendo conto della strategicità degli elementi della RER nello specifico contesto in esame, possono introdurre prescrizioni vincolanti.

LR 12/ 11, art. 6 (Modifiche alla legge regionale 86/ 1983) 1. Per il raggiungimento delle finalità di cui all’articolo 1, comma 2, alla l.r. 86/1983 sono apportate le seguenti modifiche: a) dopo l’articolo 3-bis è inserito il seguente:

«Art. 3-ter (Rete ecologica regionale)

1. La Rete ecologica regionale (RER) è costituita dalle aree di cui all’articolo 2 e dalle aree, con valenza ecologica, di collegamento tra le medesime che, sebbene esterne alle aree protette regionali e ai siti della Rete Natura 2000, per la loro struttura lineare e continua o il loro ruolo di collegamento ecologico, sono funzionali alla distribuzione geografica, allo scambio genetico di specie vegetali e animali e alla conservazione di popolazioni vitali ed è individuata nel piano territoriale regionale (PTR). 2. La Giunta regionale formula criteri per la gestione e la manutenzione della RER, in modo da garantire il mantenimento della biodiversità, anche prevedendo idonee forme di compensazione. 3. Le province controllano, in sede di verifica di compatibilità dei piani di governo del territorio (PGT) e delle loro varianti, l’applicazione dei criteri di cui al comma 2 e, tenendo conto della strategicità degli elementi della RER nello specifico contesto in esame, possono introdurre prescrizioni vincolanti. 4. La RER è definita nei piani territoriali regionali d’area, nei piani territoriali di coordinamento provinciali, nei piani di governo del territorio comunali e nei piani territoriali dei parchi.»; ….

La DelGR n° 8/8515 “Modalità per l'attuazione della Rete Ecologica Regionale in raccordo con la programmazione territoriale degli Enti locali” e la DelGR n° 8/10962 “Rete ecologica regionale: approvazione degli elaborati finali comprensivi del settore Alpi e

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Prealpi” Con la DelGR n° 8/8515 del 26 novembre 2008 la Regione Lombardia ha approvato la Rete Ecologica Regionale relativa alla Pianura Padana e all’Oltrepò Pavese. La Rete Ecologica Regionale (RER), riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale, costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale. La RER, e i criteri per la sua implementazione, si propongono di fornire al Piano Territoriale Regionale, oltre al quadro delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, un disegno degli elementi portanti dell’ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio regionale. Le necessarie prospettive di sinergia e coerenza vengono attuate attraverso gli strumenti programmatici per il governo coordinato del territorio definiti dalla LR 12/05, sui tre livelli di scala, oltre che con gli strumenti tecnico-amministrativi che producono valutazioni di ordine ambientale (VAS, VIA, Valutazioni di Incidenza). In tal senso, compito della RER è coadiuvare il PTR a svolgere una funzione di indirizzo per i PTCP e i PGT e di coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, aiutandoli a individuare le sensibilità prioritarie e a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di riequilibrio ecologico. Il documento "Rete Ecologica Regionale" illustra la struttura della Rete e degli elementi che la costituiscono, rimandando alle schede descrittive e alle tavole dei 99 settori in scala 1:25.000, in cui è suddivisa l'area di pianura, ossia il contesto più problematico, rimandando l'ambito montano, che, a esclusione di alcune aree abbastanza circoscritte, presenta un quadro di connettività ecologica ancora sufficientemente salvaguardato, a un successivo approfondimento. Alla Delibera è allegato il documento "Rete ecologica regionale e programmazione territoriale degli enti locali" fornisce indispensabili indicazioni per la composizione e la concreta salvaguardia della Rete nell'ambito dell'attività di pianificazione e programmazione, riprendendo e sviluppando i presupposti già indicati nella DelGR n° 8/6415 del 27 dicembre 2007 “Criteri per l’interconnessione della Rete Ecologica Regionale con gli strumenti di programmazione territoriale”. In essa vengono indicati i campi di governo prioritari che, al fine di contribuire concretamente alle finalità generali di sviluppo sostenibile, possono produrre sinergie reciproche in un’ottica di rete ecologica polivalente: • Rete Natura 2000; • aree protette; • agricoltura e foreste; • fauna; • acque e difesa del suolo; • infrastrutture; • paesaggio. In particolare, il cap. 5 tratta le Reti ecologiche comunali (REC), individuandone gli obiettivi specifici, i criteri generali e gli elaborati tecnici.

RETE ECOLOGICA REGIONALE E PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE DEGLI ENTI LOCALI: LE RETI ECOLOGICHE COMUNALI La realizzazione di un progetto di rete ecologica a livello locale (Rete Ecologica Comunale) deve prevedere: • il recepimento delle indicazioni di livello regionale e di quelle, ove presenti, livello provinciale, nonché il • loro adattamento alla scala comunale • il riconoscimento degli ambiti e degli habitat di valore (presenti e di progetto) che dovrà essere sottoposto a

un regime di tutela o comunque ad una destinazione d’uso dei suoli specifica al fine di garantirne la sua conservazione e una corretta trasformazione nel tempo anche sotto il profilo della funzionalità dell’ecosistema;

• la definizione delle concrete azioni per attuare del progetto della rete ecologica, la loro localizzazione, le

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• soluzioni che ne consentono la realizzazione (ad esempio attraverso l’acquisizione delle aree, o accordi mirati con i proprietari), la quantificazione dei costi necessari per le differenti opzioni;

• la precisazione degli strumenti per garantirne la sostenibilità economica (introducendo quindi i meccanismi di perequazione, compensazione, possibili forme di convezioni per la realizzazione di interventi).

La Rete Ecologica Comunale (REC) trova la sue condizioni di realizzazione nel Piano di Governo del Territorio previsto dalla LR 12/05 ,e in particolare, nel Documento di Piano (art. 8) che, in quanto strumento strategico e strutturale del PGT, determina gli obiettivi complessivi di sviluppo quantitativo, definisce il quadro ricognitivo e programmatico di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune, anche sulla base del Sistema Informativo Territoriale integrato regionale che contiene al suo interno la RER primaria. Gli obiettivi specifici per il livello comunale sono così sintetizzati: • fornire al PGT un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche esistenti, ed uno scenario ecosistemico di

riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato;

• fornire al PGT indicazioni per la localizzazione degli ambiti di trasformazione in aree poco impattanti con • gli ecosistemi deputati agli equilibri ambientali, in modo tale che il Piano nasca già il più possibile compatibile

con le sensibilità ambientali presenti; • fornire alle Pianificazione attuativa un quadro organico dei condizionamenti di tipo naturalistico ed

ecosistemico e delle azioni ambientalmente compatibili e fornire indicazioni per individuare aree su cui realizzare eventuali compensazioni di valenza ambientale;

• fornire alle autorità ambientali di VAS e di VIA ed ai soggetti che partecipano a tavoli di concertazione uno strumento coerente per gli scenari ambientali , per le valutazioni sui singoli progetti, per governare i condizionamenti e le opportunità di natura ecologica e per fornire un indirizzo motivato delle azioni compensative.

Il progetto di rete ecologica di livello comunale prevederà le seguenti azioni di carattere generale: • una verifica di adeguatezza del quadro conoscitivo esistente, ed eventualmente un suo completamente ai fini

di un governo efficace degli ecosistemi di pertinenza comunale; • la definizione di un assetto ecosistemico complessivo soddisfacente sul medio periodo; • regole per il mantenimento della connettività lungo i corridoi ecologici del progetto di REC, o del progetto

eco-paesistico integrato; • regole per il mantenimento dei tassi di naturalità entro le aree prioritarie per la biodiversità a livello regionale; • realizzazione di nuove dotazioni di unità polivalenti, di natura forestale o di altra categoria di habitat di

interesse per la biodiversità e come servizio ecosistemico, attraverso cui potenziare o ricostruire i corridoi ecologici previsti, e densificare quelle esistenti all’interno dei gangli del sistema.

Successivamente, con la DelGR n° 8/10962 del 30 dicembre 2009, viene approvato il disegno definitivo della Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l’area alpina e prealpina con schede descrittive e tavole dei 66 settori interessati. Nell’ottica di costruire e valorizzare la Rete si inserisce il progetto “Dai Parchi alla Rete Ecologica Regionale”, approvato con DelGR n° 10415 del 28 ottobre 2009, i cui obiettivi sono: • realizzare alcuni tra i principali corridoi ecologici di connessione tra le aree prioritarie per la biodiversità; • potenziare la qualità degli habitat e della valenza ecologica delle aree prioritarie coincidenti con le aree

protette e promuovere nel contempo l’efficacia delle funzioni ecosistemiche da queste svolte; • considerare la valenza polifunzionale della Rete, che potrà così garantire anche funzioni paesistiche, fruitive e

ricreative. La DelGR n° 9/999 “Approvazione degli indirizzi e orientamenti per la pianificazione locale in riferimento a EXPO 2015 nell’ottica della sostenibilità” La DelGR n° 9/999 individua i temi rilevanti della pianificazione locale connessi a Expo 2015, indicando gli indirizzi e gli orientamenti per la pianificazione stessa nell’ottica della sostenibilità e che costituiscono un riferimento operativo anche per gli ambiti non direttamente interessati all’evento. In particolare la rete ecologica, nella sua formulazione strutturale, è considerata quadro conoscitivo e programmatico prioritario nell’ambito della valutazione delle scelte di trasformazione degli spazi liberi. Il PTR indica infatti che «è necessario conservare la continuità della Rete Ecologica Regionale e che

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qualora a seguito delle valutazioni complessive del piano, si determini una “rottura” del sistema, il DdP del PGT deve indicare espressamente le misure di mitigazione da prevedere, con particolare attenzione all’inserimento paesistico, e modalità compensative aggiuntive che devono essere attivate congiuntamente alla realizzazione dell’intervento e finalizzate al rafforzamento e al recupero del valore naturalistico ed ecologico all’interno del territorio comunale, con particolare attenzione alla realizzazione dei corridoi ecologici previsti dal Piano dei Servizi del PGT». Le Amministrazioni locali sono, dunque, chiamate a porre particolare attenzione in modo specifico ai temi della rete ecologica sia nell’ambito della propria programmazione territoriale, che nell’ambito della pianificazione attuativa. Per una adeguata contestualizzazione e attuazione della rete ecologica a livello comunale è necessario innanzitutto che i Comuni individuino qualità e criticità dell’attuale ecomosaico, con particolare riferimento ai Siti Natura 2000, ai Parchi e alle aree di maggiore naturalità , che alla programmazione di livello regionale e provinciale. Tale sistema di conoscenze dovrebbe essere esteso a un territorio più vasto di quello comunale per garantire la continuità della rete e permettere, anche attraverso forme di consultazione con le Amministrazioni confinanti, la costruzione di azioni sinergiche per il suo disegno. Una volta tracciato lo schema gerarchico della rete ecologica di livello locale, in coerenza con quello regionale e provinciale, le Amministrazioni comunali possono prevedere, all’interno dei propri strumenti di pianificazione, orientamenti e indirizzi differenziati in rapporto ai diversi ecosistemi e al contesto agricolo o urbano. Nello specifico, particolare attenzione deve riguardare il territorio agricolo e, in particolare il territorio periurbano che costituisce un filtro fra la città e la campagna. Per quanto riguarda, invece, il territorio edificato, per definizione caratterizzato da una minore valenza naturalistica e da una maggiore frammentazione ecologica, la rete deve essere costituita dall’insieme degli spazi aperti destinati a usi pubblici e privati, caratterizzati al loro interno da differenti valori ecologici, presenti o potenziali, distinguendo fra nodi e corridoi ecologici. I nodi ecologici urbani coincidono, in genere, con le parti di città che presentano un valore ecologico, generalmente potenziale e costituiscono le ultime propaggini degli spazi aperti (spazi «di interscambio» tra città` e territorio rurale, aree incolte o dismesse) o i principali elementi del verde pubblico e privato (parchi e giardini pubblici e d’uso pubblico, verde d’arredo, parchi e giardini privati). Tali nodi possono essere esistenti o di progetto; in quest’ultimo caso è in sede di progettazione esecutiva che è opportuno delineare con attenzione caratterizzazione, struttura e sviluppo. Una funzione rilevante è poi assegnata agli elementi vegetazionali diffusi e ai suoli non impermeabilizzati che contribuiscono alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e termico della città e che vanno, se e quando possibile, adeguatamente ampliati e migliorati dal punto di vista arboreo-arbustivo. Nei nodi ecologici urbani possono rientrare, oltre alle aree agricole intercluse e di frangia, anche orti, aree sportive, piccole attrezzature e servizi ad uso pubblico. Sempre in ambito urbano è opportuno individuare i corridoi ecologici, ossia elementi lineari, naturali e seminaturali, con andamento e ampiezza variabili, costituiti da siepi e filari alberati variamente strutturati, fasce arboreo-arbustive, corsi d’acqua, canali di bonifica, prati lineari, scarpate rinverdite, ecc., caratterizzati da una specifica valenza ecologica o che potrebbero assumerla a seguito di idonee azioni di riqualificazione. Tali corridoi hanno una funzione di collegamento tra nodi ecologici, costituendo veicoli di naturalità in aree prive di tali prerogative. Per svilupparsi dovrebbero appoggiarsi e/o inglobare elementi di valore naturalistico esistenti, anche in affiancamento a percorsi viari di qualsiasi genere e livello, con la possibilità di svolgere una funzione di mitigazione paesaggistica e ambientale dell’infrastruttura. All’interno di contesti urbanizzati la pianificazione locale dovrebbe, dunque, considerare come prioritari

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i seguenti indirizzi e orientamenti: • progettare parchi e giardini secondo criteri naturalistici (diversificazione degli ambienti, riduzione

degli elementi artificiali, controllo dell’illuminazione notturna, realizzazione di recinzioni costituite da specie arbustive possibilmente edule);

• prevedere l’impianto di alberi e siepi lungo le strade e i percorsi ciclabili, con particolare attenzione all’impianto di specie autoctone e caduche in modo da permettere l’ombreggiamento estivo e l’irraggiamento invernale;

• prevedere che le aree di compensazione degli impatti siano realizzate prioritariamente in funzione del completamento del progetto della rete ecologica locale;

• orientare negli interventi per nuove realizzazioni o riqualificazioni la sistemazione degli spazi aperti al fine di favorire la continuità delle aree verdi di pertinenza;

• incentivare nelle nuove trasformazioni la presenza di quote significative di vegetazione, adottando soluzioni quali, ad esempio, tetti verdi, dotazione arborea/arbustiva in rapporto alle volumetrie insediate, recinzioni verdi o semipermeabili, superfici permeabili in profondità;

• salvaguardare i varchi tra gli insediamenti esistenti, e previsti, con fasce di vegetazione arborea e arbustiva tali da garantire il contenimento dei processi conurbativi;

• valorizzare in senso ecologico le fasce contermini ai principali corridoi della mobilità e tecnologici, eventualmente prevedendo barriere antirumore a valenza multipla;

• riqualificare i corsi d’acqua esistenti, inserendoli in un progetto di valorizzazione; • interconnettere le aree libere, anche residuali, sia private che pubbliche, all’interno del territorio

urbanizzato in modo da valorizzare il sistema del verde urbano; • individuare i corridoi ecologici e un sistema organico del verde (pubblico e privato) di connessione

tra spazi aperti ed edificati, verificando i rapporti di frangia e disincentivando la frammentazione del territorio urbanizzato;

• mantenere la vegetazione esistente in occasione del recupero di aree dismesse e/o abbandonate. 1.2 La Rete Ecologica Regionale

La Rete Ecologica Regionale approvata con DelGR n° 8/10962 (pubblicata nell'edizione speciale del BURL n° 26 del 28 giugno 2010) è riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale (PTR) e costituisce uno strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale. La RER si propone come rete ecologica polivalente, unendo quindi funzioni di tutela della biodiversità e della fruizione antropica con l’obiettivo di rendere i seguenti servizi ecosistemici al territorio: • contributo al paesaggio con nuclei ed elementi vegetali concorrenti ad assetti formali percepibili

come positivi sul piano culturale o genericamente estetico; • offerta di opportunità specifiche di riqualificazione di ambienti a vario titolo degradati (attività

estrattive, cantieri, smaltimento rifiuti, bonifica di suoli contaminati, controllo di specie aliene, ecc.);

• concorrenza alla difesa del suolo su versanti potenzialmente soggetti a rischi idrogeologici; • produzione di biomasse come fonte di energia rinnovabile, all’interno di una ripartizione equilibrata

dei prodotti degli agroecosistemi (alimentari, energia, valori ecopaesistici); • intervento sui flussi di acque inquinate, comprese quelle alterate dalle stesse pratiche agricole, in

modo da svolgere funzioni di fitodepurazione; • intervento sui flussi di aria contaminata in ambito urbano o periurbano, quali quelli derivanti da

strade trafficate o da sorgenti produttive, in modo da svolgere funzione di filtro sul particolato trasportato.

• produzione di stock per il trattenimento di carbonio, altrimenti concorrente ai gas-serra ed ai rischi

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di cambiamenti climatici globali; • intervento sulle masse d’aria presenti negli insediamenti abitati in modo da svolgere funzioni di

tamponamento del microclima. La RER si articola nei seguenti livelli spaziali: 1) un livello regionale primario comprendente: • uno Schema Direttore regionale, in scala 1:250.000, inserito dal PTR tra le infrastrutture prioritarie

della Regione Lombardia; • una carta degli elementi rilevanti regionali in scala 1:25.000, come strumento di riferimento

immediatamente utilizzabile perla pianificazione provinciale e locale; • precisazioni ed adeguamenti che emergeranno successivamente in sede di PTRA (Piani Territoriali

Regionali d’Area) o di altri strumenti programmatici regionali; 2) un livello provinciale, comprendente le Reti Ecologiche Provinciali (REP), che si pongono come indirizzo e coordinamento delle reti ecologiche di livello locale; 3) un livello locale comprendente: • le Reti Ecologiche Comunali (REC), definite in sede di Piani di Governo del Territorio; • le reti ecologiche definite dai Parchi; • le reti ecologiche prodotte dal coordinamento di soggetti amministrativi vari mediante Accordi di

Programma (Contratti di fiume, ecc.); • le reti ecologiche promosse a vario titolo e da vari soggetti con obiettivi funzionali particolari (es.

reti specie-specifiche su aree definite). Gli obiettivi specifici per il livello regionale della RER (definita Rete Ecologica Regionale primaria), sono i seguenti: • fornire al PTR un quadro delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti, ed un disegno degli

elementi portanti dell’ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio regionale;

• coadiuvare il PTR a svolgere una funzione di indirizzo per i PTPC e i PGT; • aiutare il PTR a svolgere una funzione di coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di

settore, aiutandoli ad individuare le sensibilità prioritarie e a fissare i target specifici in modo che possano tener conto delle esigenze di riequilibrio ecologico; in particolare fornire alle Pianificazioni regionali di settore in materia di attività estrattive, di smaltimento dei rifiuti, di viabilità extraurbana un quadro dei condizionamenti primari di natura naturalistica ed ecosistemica, e delle opportunità di individuare azioni di piano compatibili;

• fornire agli uffici deputati all’assegnazione di contributi per misure di tipo agroambientale indicazioni di priorità spaziali per un miglioramento complessivo del sistema;

• fornire alle autorità ambientali di livello regionale impegnate nei processi di VAS uno strumento coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni;

• fornire all’autorità competente in materia di VIA, anche per l’espressione del parere regionale nell’ambito della procedura di competenza ministeriale, uno strumento coerente per le valutazioni sui singoli progetti, e di indirizzo motivato delle azioni compensative;

• fornire all’autorità competente in materia di Valutazione di Incidenza riferimenti per precisare le condizioni di applicazione delle procedure, ai fini di una completa considerazione delle esigenze di coerenza globale di Rete Natura 2000, ai fini del rispetto combinato della Direttive 93/42/CE (Habitat) con le Direttive 96/11/CE (VIA) e 2001/42/CE (VAS).

Gli elementi che costituiscono la RER sono suddivisi in Elementi primari e Elementi di secondo livello. Gli Elementi primari comprendono, oltre alle Aree identificate da Regione Lombardia come prioritarie

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per la biodiversità, tutti i Parchi Nazionali e Regionali e i Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Sono qui compresi i Gangli, i Corridoi regionali primari e i Varchi. Gli elementi che svolgono una funzione di completamento del disegno di rete e di raccordo e connessione ecologica tra gli Elementi primari rappresentano gli Elementi di secondo livello della RER.

Tavola di inquadramento dei settori della Rete Ecologica Regionale {Regione Lombardia, 2009] Ogni settore della RER viene descritto attraverso una carta in scala 1:25.000 ed una scheda descrittiva operativa e orientativa ai fini dell'attuazione della Rete Ecologica, da utilizzarsi quale strumento operativo da parte degli enti territoriali competenti. In particolare, la città di Sesto San Giovanni e il Nord Milano sono inseriti nelle schede 52 “Nord

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Milano” e 72 “Est Milano”, di seguito riportate.

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RER - SETTORE 52 NOME SETTORE: NORD MILANO Province: MI, VA DESCRIZIONE GENERALE Area fortemente compromessa dal punto di vista della connettività ecologica, soprattutto nel suo settore sud – orientale, che coincide con la zona N della città di Milano e alcuni Comuni dell’hinterland milanese, oltre che per la presenza di ampi tratti delle autostrade Milano – Torino, Milano – Venezia, Milano – Laghi e Tangenziale Ovest di Milano. Il settore è localizzato a N – NW della città di Milano, ed è delimitato a W dall’abitato di Vanzago e a E dall’abitato di Cologno Monzese. Include d’altro canto aree di grande pregio naturalistico, classificate come Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda, quali il settore meridionale del Parco delle Groane e un ampio settore del Parco Agricolo Sud Milano, oltre all’intera superficie del Parco Nord Milano e del PLIS della Balossa e a gran parte del PLIS del Grugnotorto - Villoresi. Le Groane, in particolare, occupano il più continuo ed importante terreno semi-naturale dell’alta pianura a nord di Milano, caratterizzato da un mosaico di boschi misti di Pino silvestre, Farnia, Castagno, Betulla, Carpino nero; brughiere relitte a Brugo; stagni; “fossi di groana”, ovvero canali a carattere temporaneo scavati nell’argilla grazie allo scorrimento dell’acqua piovana e ospitanti numerose specie di anfibi durante la riproduzione. Il Parco delle Groane ospita specie di grande interesse naturalistico quali il raro lepidottero Maculinea alcon, la Rana di Lataste, il Capriolo, il Succiacapre (nidificante) e il Tarabuso (svernante). L’area è inoltre percorsa da corsi d’acqua naturali quali il fiume Olona e, per un breve tratto nel settore SE, dal fiume Lambro. Comprende inoltre tratti significativi dei torrenti Seveso, Nirone, Lentate. L’area è interessata dal progetto per una “Dorsale Verde Nord Milano” coordinato dalla Provincia di Milano. Lungo il confine meridionale, a ridosso della città di Milano, si trovano due aree esempio di ripristino ambientale: il Bosco in Città e il Parco delle Cave. ELEMENTI DI TUTELA SIC - Siti di Importanza Comunitaria: IT2050001 Pineta di Cesate ZPS – Zone di Protezione Speciale: - Parchi Regionali: PR Agricolo Sud Milano; PR delle Groane; PR Nord Milano Riserve Naturali Regionali/ Statali: - Monumenti Naturali Regionali: - Aree di Rilevanza Ambientale: ARA “Sud Milano – Medio Lambro” PLIS: Parco del Grugnotorto - Villoresi; Parco della Balossa Altro: Bosco in Città, Parco delle Cave; ARE – Area di Rilevante interesse Erpetologico “Parco Nord Milano” ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA Elementi primari Gangli primari: - Corridoi primari: Dorsale Verde Nord Milano; Fiume Lambro e Laghi Briantei (classificato come “fluviale antropizzato” nel tratto compreso nel settore 52). Elementi di primo livello compresi nelle Aree prioritarie per la biodiversità (vedi D.G.R. 30 dicembre 2009 – n. 8/10962): 03 Boschi dell’Olona e del Bozzente; 30 Risaie, fontanili e garzaie del Pavese e del Milanese Elementi di secondo livello Aree importanti per la biodiversità esterne alle Aree prioritarie (vedi Bogliani et al., 2007. Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. FLA e Regione Lombardia; Bogliani et al., 2009. Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde. FLA e Regione Lombardia): CP15 Sistema dei fontanili del milanese; FV39 Parco Nord Milano Altri elementi di secondo livello: PLIS della Balossa; PLIS Grugnotorto – Villoresi; Aree agricole tra Pogliano Milanese e Pregnana Milanese. INDICAZIONI PER L’ATTUAZIONE DELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE Per le indicazioni generali vedi: - Piano Territoriale Regionale (PTR) approvato con deliberazione di Giunta regionale del 16 gennaio 2008, n. 6447, e adottato con deliberazione di Consiglio regionale del 30 luglio 2009, n. 874, ove la Rete Ecologica Regionale è identificata quale infrastruttura prioritaria di interesse regionale; - Deliberazione di Giunta regionale del 30 dicembre 2009 – n. 8/10962 “Rete Ecologica Regionale: approvazione degli elaborati finali, comprensivi del Settore Alpi e Prealpi”; - Documento “Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali”, approvato con deliberazione di Giunta regionale del 26 novembre 2008, n. 8515. Favorire in generale la realizzazione di nuove unità ecosistemiche e di interventi di deframmentazione ecologica che incrementino la connettività: - lungo la Dorsale Verde Nord Milano

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- verso SW con il Parco Agricolo Sud Milano; - verso N con il Parco delle Groane; - verso NE con il Parco della Valle del Lambro; - verso NW con l’area prioritaria 03 Boschi dell’Olona e del Bozzente; - verso E con il Bosco di Vanzago. 1) Elementi primari e secondo livello Fiume Olona; Fiume Lambro; Torrente Seveso; Torrente Nirone; Torrente Lentate – Ambienti acquatici lotici: definizione di un coefficiente naturalistico del DMV, con particolare attenzione alla regolazione del rilascio delle acque nei periodi di magra; mantenimento delle aree di esondazione; ripristino di zone umide laterali; mantenimento del letto del fiume in condizioni naturali, evitando la costruzione di difese spondali a meno che non si presentino problemi legati alla pubblica sicurezza (ponti, abitazioni); mantenimento delle fasce tampone; creazione di piccole zone umide perimetrali per anfibi e insetti acquatici; mantenimento dei siti riproduttivi dei pesci e degli anfibi; interventi di contenimento ed eradicazione delle specie alloctone (es. Nutria, pesci alloctoni); 05 Groane - Boschi: mantenimento della disetaneità del bosco; disincentivare rimboschimenti con specie alloctone; mantenimento delle piante vetuste; creazione di cataste di legna; conservazione della lettiera; prevenzione degli incendi; conservazione di grandi alberi; creazione di alberi-habitat (creazione cavità soprattutto in specie alloctone); 05 Groane - Brughiere: mantenimento della brughiera; interventi di conservazione delle brughiere tramite taglio di rinnovazioni forestali, come già realizzato dal Parco delle Groane nel corso di un progetto LIFE Natura; incentivazione e attivazione di pascolo bovino ed equino gestito e regolamentato; interventi di controllo delle specie alloctone; 05 Groane; 30 Risaie, fontanili e garzaie del Pavese e del Milanese - Zone umide: interventi di conservazione delle zone umide tramite escavazione e parziale eliminazione della vegetazione invasiva (canna e tifa); riapertura/ampliamento di "chiari" soggetti a naturale / artificiale interrimento; evitare l'interramento completo. 30 Risaie, fontanili e garzaie del Pavese e del Milanese; PLIS Parco Alto Milanese e aree agricole limitrofe; Parco Nord Milano; PLIS della Balossa; PLIS Grugnotorto – Villoresi; Aree agricole tra Pogliano Milanese e Pregnana Milanese - Ambienti agricoli: conservazione e ripristino degli elementi naturali tradizionali dell’agroecosistema; incentivazione della messa a riposo a lungo termine dei seminativi per creare praterie alternate a macchie e filari prevalentemente di arbusti gestite esclusivamente per la flora e la fauna selvatica; incentivazione del manteni-mento e ripristino di elementi naturali del paesaggio agrario quali siepi, filari, stagni, ecc.; mantenimento dei prati stabili polifiti; incentivi per il mantenimento delle tradizionali attività di sfalcio e concimazione dei prati stabili; mantenimento di radure prative in ambienti boscati; mantenimento e incremento di siepi e filari con utilizzo di specie autoctone; mantenimento delle piante vetuste; incentivazione e attivazione di pascolo bovino ed equino gestito e regolamentato in aree a prato e radure boschive; creazione di siti idonei per la riproduzione dell'avifauna legata ad ambienti agricoli tramite: incentivazione del mantenimento di bordi di campi mantenuti a prato o a incolto (almeno 3 m di larghezza), gestione delle superfici incolte e dei seminativi soggetti a set-aside obbligatorio con sfalci, trinciature, lavorazioni superficiali solo a partire dal mese di agosto; incentivazione delle pratiche agricole tradizionali e a basso impiego di biocidi, primariamente l’agricoltura biologica; capitozzatura dei filari; incentivi per il mantenimento della biodiversità floristica (specie selvatiche, ad es. in coltivazioni cerealicole); creazione di piccole zone umide naturali su terreni ritirati dalla produzione grazie alle misure agroambientali contenute nei PSR; mantenimento delle stoppie nella stagione invernale 30 Risaie, fontanili e garzaie del Pavese e del Milanese – Fontanili: incentivare la manutenzione dei fontanili per garantire la presenza delle fitocenosi caratteristiche, in particolare: sfalciare la vegetazione spondale a tratti e a periodi alternati, pulizia del fontanile per evitarne l'interramento, ricostruzione della vegetazione forestale circostante; il diserbo meccanico nei corsi d’acqua con superficie mediamente sommersa di larghezza superiore ai 3 metri non dovrebbe essere effettuato su entrambe le sponde nello stesso anno; disincentivare la loro con-versione ad altri utilizzi (es. laghetti di pesca sportiva); 30 Risaie, fontanili e garzaie del Pavese e del Milanese – Rete idrica minore: incentivare la gestione naturalistica della rete idrica minore, in particolare tramite: conservazione delle aree di confluenza dei tributari e della loro percorribilità, controllo degli scarichi abusivi, controllo di microfrane, mantenimento dei processi idrogeomorfologici naturali, disincentivare l’uso di diserbanti per il controllo della vegetazione di fossati e canali Aree urbane: mantenimento dei siti riproduttivi, nursery e rifugi di chirotteri; adozione di misure di attenzione alla fauna selvatica nelle attività di restauro e manutenzione di edifici, soprattutto di edifici storici; Varchi: Necessario intervenire attraverso opere sia di deframmentazione ecologica che di mantenimento dei varchi presenti al fine di incrementare la connettività ecologica: Varchi da mantenere: 1) Tra Cascina Nuova e Bollate 2) Tra Cascina del Sole e Bollate Varchi da deframmentare:

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1) Tra Pregnana Milanese e Vanzago 2) Tra Cascina del Sole e Novate Milanese; Varchi da mantenere e deframmentare: 1) Tra Rho e Pregnana Milanese 2) A S di Rho, lungo il fiume Olona 2) Aree soggette a forte pressione antropica inserite nella rete ecologica Superfici urbanizzate: favorire interventi di deframmentazione; mantenere i varchi di connessione attivi; migliorare i varchi in condizioni critiche; evitare la dispersione urbana; Infrastrutture lineari: prevedere, per i progetti di opere che possono incrementare la frammentazione ecologica, opere di mitigazione e di inserimento ambientale. Prevedere opere di deframmentazione in particolare a favorire la connettività con aree sorgente (Aree prioritarie) a N e a W del settore. CRITICITÀ Vedi D.d.g. 7 maggio 2007 – n. 4517 “Criteri ed indirizzi tecnico progettuali per il miglioramento del rapporto fra infrastrutture stradali ed ambiente naturale” per indicazioni generali sulle infrastrutture lineari. a) Infrastrutture lineari: presenza di una fittissima rete di autostrade e strade statali, che spezzano in numerosi punti la connettività ecologica tra aree relitte naturali e seminaturali. Quale esempio si segnala la scarsa o nulla connettività ecologica tra i diversi settori che compongono il Parco Nord Milano, o tra lo stesso Parco Nord Milano e i limitrofi PLIS del Grugnotorto – Villoresi e della Balossa; b) Urbanizzato: area in gran parte urbanizzata nel suo settore orientale, con le eccezioni di aree tutelate da parchi regionali (Parco Nord Milano) e PLIS; c) Cave, discariche e altre aree degradate: presenza di alcune cave nel Parco delle Groane e nell’area dei fontanili. Necessario il ripristino della vegetazione naturale al termine del periodo di escavazione. Possono svolgere un significativo ruolo di stepping stone qualora fossero oggetto di oculati interventi di rinaturalizzazione, in particolare attraverso la realizzazione di aree umide con ambienti prativi e fasce boscate ripariali. Cave già rinaturalizzate in corrispondenza del Parco delle Cave.

RER - SETTORE 72 NOME SETTORE: EST MILANO Province: MI, CR DESCRIZIONE GENERALE Ambito planiziale compreso tra la città di Milano a Ovest e il fiume Adda a Est, il cui settore meridionale ricade nella fascia dei fontanili, di cui è ricco. L’area ricade quasi totalmente in provincia di Milano ed è delimitata a W dalla città di Milano, a N dall’abitato di Concorezzo, a E dal fiume Adda, a S dall’Idroscalo. I principali elementi ricchi di naturalità sono costituiti dal fiume Adda, compreso per un breve tratto nel settore sud-orientale dell’area, e quindi dal fiume Lambro e dai torrenti Molgora e Vallone, parzialmente tutelati da PLIS, dalle aree agricole ben conservate comprese nel Parco Agricolo Sud Milano e nel PLIS delle Cascine di Pioltello e dalla Tenuta di Trenzanesio. Il settore meridionale ricade in buona parte nell’area prioritaria “Fascia centrale dei fontanili”, ovvero l’area a maggiore concentrazione di fontanili in Lombardia, caratterizzata da un mosaico di fasce boschive relitte, fontanili, rogge, canali di irrigazione, zone umide, piccoli canneti, ambienti agricoli, prati stabili, incolti e finali. Si tratta di un’area strategica per la conservazione della biodiversità nella Pianura Padana lombarda, e di particolare importanza in quanto preserva significative popolazioni di numerose specie ittiche endemiche quali Panzarolo, Lampreda padana, Ghiozzo padano, Cobite mascherato e Trota marmorata, oltreché numerose specie di uccelli, la Rana di Lataste, il Gambero di fiume e rare specie di Odonati, Coleotteri acquatici e Miceti. ELEMENTI DI TUTELA SIC - Siti di Importanza Comunitaria:- Zone di Protezione Speciale: - Parchi Regionali: PR Agricolo Sud Milano; PR Adda Sud; PR Adda Nord Riserve Naturali Regionali/ Statali: - Monumenti Naturali Regionali: - Aree di Rilevanza Ambientale: ARA “Sud Milano – Medio Lambro” PLIS: Parco del Molgora; Parco del Rio Vallone; Parco delle Cascine di Pioltello; Parco della Media Valle del Lambro Altro: - ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA Elementi primari Gangli primari: Medio Adda

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Corridoi primari: Dorsale Verde Nord Milano; Fiume Lambro e Laghi Briantei (classificato come “fluviale antropizzato” nel tratto compreso nel settore 72); Fiume Adda. Elementi di primo livello compresi nelle Aree prioritarie per la biodiversità (vedi D.G.R. 30 dicembre 2009 – n. 8/10962): 06 Fiume Adda; 27 Fascia centrale dei fontanili Elementi di secondo livello Aree importanti per la biodiversità esterne alle Aree prioritarie (vedi Bogliani et al., 2007. Aree prioritarie per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. FLA e Regione Lombardia; Bogliani et al., 2009. Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde. FLA e Regione Lombardia): FV53 Boschi del Molgora; Altri elementi di secondo livello: Rio Vallone; Molgora; Aree agricole tra Rio Vallone e Molgora; Aree agricole tra Adda e Molgora presso Canale Villoresi, tutti aventi un importante ruolo di connessione ecologica. INDICAZIONI PER L’ATTUAZIONE DELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE Per le indicazioni generali vedi: - Piano Territoriale Regionale (PTR) approvato con deliberazione di Giunta regionale del 16 gennaio 2008, n. 6447, e adottato con deliberazione di Consiglio regionale del 30 luglio 2009, n. 874, ove la Rete Ecologica Regionale è identificata quale infrastruttura prioritaria di interesse regionale; - Deliberazione di Giunta regionale del 30 dicembre 2009 – n. 8/10962 “Rete Ecologica Regionale: approvazione degli elaborati finali, comprensivi del Settore Alpi e Prealpi”; - Documento “Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali”, approvato con deliberazione di Giunta regionale del 26 novembre 2008, n. 8515. Favorire in generale la realizzazione di nuove unità ecosistemiche e di interventi di deframmentazione ecologica che incrementino la connettività: - verso N con il Parco di Monza tramite il Lambro e con il PR di Montevecchia tramite il torrente Molgora; - verso E con l’Adda, lungo la Dorsale Verde Nord Milano; - verso S con il PR Agricolo Sud Milano e con l’area prioritaria 27 “Fascia centrale dei fontanili” 1) Elementi primari e di secondo livello Dorsale Verde Nord Milano: progetto in corso di realizzazione da parte della Provincia di Milano che prevede la ricostruzione della continuità delle reti ecologiche della pianura a nord del capoluogo milanese, dal Ticino all’Adda. Si sviluppa collegando tra loro PLIS, SIC, ZPS, aree agricole e margini dei nuclei urbani presenti in questa porzione di territorio. 06 Fiume Adda; Ganglio “Medio Adda”; Fiume Lambro; Dorsale Verde Nord Milano; Torrente Molgora; Rio Vallone – Ambienti acquatici lotici: definizione di un coefficiente naturalistico del DMV, con particolare attenzione alla regolazione del rilascio delle acque nei periodi di magra; ripristino di zone umide laterali; mantenimento del letto del fiume in condizioni naturali, evitando la costruzione di difese spondali a meno che non si presentino problemi legati alla pubblica sicurezza (ponti, abitazioni); mantenere le fasce tampone; creazione di piccole zone umide perimetrali per anfibi e insetti acquatici; eventuale ripristino di legnaie (nursery per pesci); mantenimento dei siti riproduttivi dei pesci e degli anfibi; contenimento ed eradicazione delle specie alloctone (es. Nutria, pesci alloctoni); 06 Fiume Adda; Ganglio “Medio Adda”; Dorsale Verde Nord Milano; PLIS del Molgora; PLIS del Rio Vallone - Boschi: mantenimento della disetaneità del bosco; mantenimento delle piante vetuste; creazione di cataste di legna; conservazione della lettiera; prevenzione degli incendi; incentivare i rimboschimenti con specie autoctone; conservazione di grandi alberi; creazione di alberi-habitat (creazione cavità soprattutto in specie alloctone); 06 Fiume Adda; Ganglio “Medio Adda”; Parco della Valle del Lambro - Zone umide: interventi di conservazione delle zone umide tramite escavazione e parziale eliminazione della vegetazione invasiva (canna e tifa); riapertura/ampliamento di "chiari" soggetti a naturale/artificiale interrimento; evitare l'interramento completo; creazione di piccole zone umide perimetrali (per anfibi e insetti acquatici). 06 Fiume Adda; Ganglio “Medio Adda”; Dorsale Verde Nord Milano; PLIS Molgora; PLIS Rio Vallone; PLIS Cascine di Pioltello, PLIS Media Valle del Lambro; Aree agricole tra Rio Vallone e Molgora; Aree agricole tra Adda e Molgora presso Canale Villoresi -Ambienti agricoli: incentivazione della messa a riposo a lungo termine dei seminativi per creare praterie alternate a macchie e filari prevalentemente di arbusti gestite esclusivamente per la flora e la fauna selvatica; incentivazione del mantenimento e ripristino di elementi naturali del paesaggio agrario quali siepi, filari, stagni, ecc.; mantenimento dei prati stabili polifiti; incentivi per il mantenimento delle tradizionali attività di sfalcio e concimazione dei prati stabili; mantenimento e incremento di siepi e filari con utilizzo di specie autoctone; mantenimento delle piante vetuste; incentivazione e attivazione di pascolo bovino ed equino gestito e regolamentato in aree a prato e radure boschive; creazione di siti idonei per la riproduzione dell'avifauna legata ad ambienti agricoli tramite: incentivazione del mantenimento di bordi di campi mantenuti a prato o a incolto (almeno 3 m di larghezza), gestione delle superfici incolte e dei seminativi soggetti a set-aside obbligatorio con sfalci, trinciature, lavorazioni superficiali solo a partire dal mese di agosto; incentivazione delle pratiche agricole a basso impiego di biocidi, primariamente l’agricoltura biologica; capitozzatura dei filari;

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incentivi per il mantenimento della biodiversità floristica (specie selvatiche ad es. in coltivazioni cerealicole); creazione di piccole zone umide naturali su terreni ritirati dalla produzione grazie alle misure agroambientali contenute nei PSR; mantenimento delle stoppie nella stagione invernale Aree urbane: mantenimento dei siti riproduttivi, nursery e rifugi di chirotteri; adozione di misure di attenzione alla fauna selvatica nelle attività di restauro e manutenzione di edifici, soprattutto di edifici storici; Varchi: Necessario intervenire attraverso opere sia di deframmentazione ecologica che di mantenimento dei varchi presenti al fine di incrementare la connettività ecologica: Varchi da deframmentare: 1) Tra Rodano e Vignate, in corrispondenza della tenuta di Trenzanesio Varchi da mantenere e deframmentare: 1) Tra Melzo e Pozzuolo Martesana 2) Aree soggette a forte pressione antropica inserite nella rete ecologica Superfici urbanizzate: favorire interventi di deframmentazione; mantenere i varchi di connessione attivi; migliorare i varchi in condizioni critiche; evitare la dispersione urbana; Infrastrutture lineari: prevedere, per i progetti di opere che possono incrementare la frammentazione ecologica, opere di mitigazione e di inserimento ambientale. Prevedere opere di deframmentazione in particolare a favorire la connettività con aree sorgente (Aree prioritarie) a E (Adda) e S (Fascia dei fontanili; Parco Agricolo Sud Milano) del settore. CRITICITÀ Vedi D.d.g. 7 maggio 2007 – n. 4517 “Criteri ed indirizzi tecnico progettuali per il miglioramento del rapporto fra infrastrutture stradali ed ambiente naturale” per indicazioni generali sulle infrastrutture lineari. a) Infrastrutture lineari: il settore nord è interessato dal transito dell’autostrada A4 Milano – Venezia, lungo una direzione est-ovest, mentre nel settore meridionale si segnala la strada a grande percorrenza n. 498 “Rivoltana”, che svolge un sicuro effetto barriera tra diversi settori dell’area dei fontanili; b) Urbanizzato: area fortemente urbanizzata nei settori occidentale e settentrionale; conservano invece una matrice agricola importante e da preservare i settori orientale e meridionale; c) Cave, discariche e altre aree degradate: presenza di cave di dimensioni anche significative nella fascia dei fontanili, in particolare nei dintorni di Melzo. È necessario il ripristino della vegetazione naturale al termine del periodo di escavazione. Le ex cave possono svolgere un significativo ruolo di stepping stone qualora fossero oggetto di oculati interventi di rinaturalizzazione, in particolare attraverso la realizzazione di aree umide con ambienti prativi e fasce boscate ripariali.

La RER si compone di elementi raggruppabili in due livelli: • elementi primari; • elementi di secondo livello. In particolare, il territorio di Sesto San Giovanni è interessato dal corridoio primario fluviale antropizzato del fiume Lambro, elemento primario della RER, mentre fra gli elementi di secondo livello della RER è possibile individuare il Parco della Media Valle del Lambro e il Parco Nord Milano, all’interno dei quali sono presenti alcune aree di supporto della RER, corrispondenti a area a naturalità residua diffusa, con funzionalità ecologica non compromessa, che non interessano, tuttavia, il territorio comunale. Per quanto riguarda il corridoio fluviale del Lambro, si tratta di un elemento primario, esterno alle Aree prioritarie per la biodiversità, che corrisponde agli “Elementi di primo livello” presenti nelle Reti Ecologiche Provinciali, che possiedono elementi di naturalità di valore naturalistico, ecologico e di connettività preminente anche su scala regionale e non solo su scala provinciale. Per esso viene fornita l’indicazione generale di evitare nuove trasformazioni dei suoli. In caso di trasformazioni giudicate strategiche è prevista l’applicazione della Valutazione di Incidenza al fine di garantire la coerenza globale di Rete Natura 2000, con l’obbligo di interventi di rinaturazione compensativa pari al doppio delle aree trasformate. Le trasformazioni su dette aree sensibili potranno essere realizzate solo prevedendo interventi di compensazione naturalistica, da eseguire sullo stesso elemento della rete (corridoi o gangli primari). A tal fine le superfici di compensazione stimate sulla base della DDL n° 4517 del 7 maggio 2007 potranno essere aumentate sulla base di specifici studi che ne dimostrino tale necessità. Gli interventi collocati entro un corridoio primario dovranno in ogni caso garantire che rimanga permeabile una sezione trasversale libera adeguata (non inferiore al 50% della sezione libera indicata dalla cartografia

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della RER, secondo le indicazioni del Documento di Piano del PTR). Nel caso in cui tale percentuale sia già stata intaccata, soprattutto nei tratti appoggiati lungo i fiumi in attraversamento di centri abitati, si evitino, come principio generale, ulteriori riduzioni della sezione residua

Rete Ecologica Regionale – Settori 52 e 72 [Regione Lombardia, 2008] 1.3 La Rete Ecologica Provinciale

La Tavola 4 del PTCP, approvato con DelCP n° 93/13 del 17 dicembre 2013 individua la Rete Ecologica Provinciale (REP), sistema polivalente di rango provinciale costituito da elementi di collegamento (corridoi ecologici e direttrici di permeabilità) tra ambienti naturali e ambienti agricoli diversificati tra loro da differenti caratteristiche ecosistemiche: matrice naturale primaria, gangli primari e secondari e varchi. Nell’ambito della tutela dei beni ambientali e paesaggistici, aventi efficacia prescrittiva e prevalente ai sensi dell’art. 18, comma 2 della LR 12/20, il PTCP tutela e sviluppa gli equilibri ecologici, la biodiversità e la trama di interazioni animali e vegetali, di cui la Rete Ecologica rappresenta l’aspetto macroscopico. Il PTCP ha mantenuto le stesse tipologie e definizioni degli elementi costituenti il progetto di Rete Ecologica Provinciale del Piano approvato nel 2003, anche se non coerenti nella forma ma nella

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sostanza, con gli indirizzi della RER.

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PTCP della Provincia di Milano: Tav. 4 – Rete ecologica [2013] Il PTCP recepisce tutte le voci di legenda indicate nel documento “Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali” quali “elementi obbligatori di specificazione della RER”. Fra i progetti a scala territoriale individuati dalla REP, si segnala quello delle dorsali territoriali di Lambro e Olona, integrato dall’asta del Seveso in quanto coinvolto nel “Contratto di Fiume”, è confluito nella REP con la voce di legenda “Assi ecologici Lambro/Seveso/Olona”, che individua una fascia di 100 mt di spazi aperti lungo ciascuna sponda di tali fiumi, a integrazione dei corridoi ecologici fluviali. Nell’adeguamento del PTCP, l’attenzione principale è stata rivolta ai varchi della Rete Ecologica Provinciale, peraltro non presenti nel territorio comunale, considerati elementi cruciali per il mantenimento stesso della Rete e quindi della funzionalità ecologica del nostro territorio. I varchi più critici della Rete Ecologica Provinciale risultano raccolti nel “Repertorio dei varchi”, realizzato su base ortofoto del 2009 e allegato al PTCP. La normativa di Piano (art. 43) fornisce come prima indicazione di prevedere, nella realizzazione di nuovi insediamenti, un progetto complessivo di miglioramento della funzionalità ecologica dell’area che comprenda opere di mitigazione e di inserimento ambientale anche con riferimento al “Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico-ambientali” allegato al Piano. Inoltre, viene richiesto di favorire la realizzazione di nuove unità ecosistemiche, mediante compensazioni ambientali coerenti con le finalità della REP. Per quanto concerne, invece, la pianificazione comunale, il Comune deve: • recepire e dettagliare i contenuti del progetto di rete ecologica; • individuare specifici interventi di riqualificazione ecologica delle campagne, in particolare all’interno

degli ambiti della rete ecologica (gangli, corridoi ecologici, varchi, barriere infrastrutturali e interferenze) descritti negli artt. 44, 45, 46, 47 delle norme del PTCP.

L’art. 45, in particolare, tratta i corridoi ecologici, costituiti da fasce di territorio che, presentando una continuità territoriale, sono in grado di collegare ambienti naturali diversificati fra di loro, agevolando lo spostamento della fauna. I corridoi primari e secondari si distinguono sia rispetto al disegno complessivo di rete ecologica che in relazione all’ampiezza e alla funzionalità degli stessi. Inoltre, il PTCP individua i principali corridoi ecologici fluviali, costituiti dai corsi d’acqua e relative fasce riparie con caratteristiche attuali di importanza ecologica e da quelli da riqualificare a fini polivalenti. Le direttrici di permeabilità rappresentano, invece, punti di continuità ecologica verso i territori esterni alla provincia. Obiettivo specifico per i corridoi ecologici e le direttrici di permeabilità è il mantenimento di una fascia continua di territorio sufficientemente larga e con un equipaggiamento vegetazionale che consenta gli spostamenti della fauna da un’area naturale ad un’altra, rendendo accessibili zone di foraggiamento, rifugio e nidificazione altrimenti precluse. Per i corridoi ecologici e le direttrici di permeabilità valgono i seguenti indirizzi: • creare, preventivamente alla realizzazione di insediamenti od opere che interferiscano con la

continuità dei corridoi e delle direttrici di permeabilità, una fascia arboreo-arbustiva orientata nel senso del corridoio, avente una larghezza indicativa di almeno 50 metri e lunghezza pari all’intervento, con riferimento al “Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico-ambientali”;

• limitare le intersezioni tra i tracciati di nuove infrastrutture viabilistiche e ferroviarie e i corridoi ecologici. Qualora sia dimostrata l'oggettiva impossibilità di un diverso tracciato, devono essere previste idonee misure di mitigazione e compensazione ambientale anche con riferimento alle indicazioni del Repertorio stesso;

Compiti del Comune, nei propri atti di pianificazione, sono:

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• individuare a scala di maggior dettaglio i corridoi ecologici e le direttrici di connessione; • definire le modalità di intervento relative agli interventi di trasformazione, in modo che queste non

pregiudichino gli obiettivi di funzionalità ecologica; • verificare l’eventualità della procedura di Valutazione di Incidenza per le connessioni ecologiche che

si sovrappongono a quelle indicate dalla RER; • individuare eventuali interventi specifici di riqualificazione e potenziamento ecologico e ulteriori

aree di connessione ecologica a livello locale a completamento del progetto provinciale.

PTCP della Provincia di M ilano - Norme di Attuazione Art. 43 - Rete ecologica provinciale 1. La Tavola 4 del PTCP individua la Rete Ecologica Provinciale (REP), sistema polivalente di rango provinciale costituito da elementi di collegamento (corridoi ecologici e direttrici di permeabilità) tra ambienti naturali e ambienti agricoli diversificati tra loro da differenti caratteristiche ecosistemiche: matrice naturale primaria, gangli primari e secondari e varchi. Essa ha contribuito a porre le basi della Rete Ecologica Regionale (RER) e ne declina gli elementi a scala provinciale. 2. Oltre ai macro-obiettivi di cui all’art.3 e agli obiettivi di cui all’art.42, costituiscono ulteriori obiettivi per la rete ecologica: a) Realizzare un sistema funzionale interconnesso di unita naturali di diverso tipo per il riequilibrio ecologico di area vasta e locale che ponga in collegamento ecologico i siti della Rete natura 2000; b) Ridurre il degrado attuale e le pressioni antropiche future attraverso il miglioramento delle capacita di assorbimento degli impatti da parte del sistema complessivo; c) Offrire nuove opportunità di fruizione e di miglioramento della qualità paesistico ambientale; d) Orientare prioritariamente gli interventi compensativi nelle zone comprese all’interno dei varchi perimetrati e della Dorsale verde nord come definiti dai rispettivi articoli 46 e 48. 3. Per la rete ecologica valgono i seguenti indirizzi: a) Prevedere, nella realizzazione di nuovi insediamenti, inclusi quelli a carattere agricolo e/o zootecnico, un progetto complessivo di miglioramento della funzionalità ecologica dell’area che comprenda opere di mitigazione e di inserimento ambientale anche con riferimento al Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico-ambientali; b) Favorire la realizzazione di nuove unita ecosistemiche, mediante compensazioni ambientali coerenti con le finalità della rete ecologica provinciale. 4. Il Comune, nei propri atti di pianificazione: a) recepisce e dettaglia i contenuti del progetto di rete ecologica; b) individua specifici interventi di riqualificazione ecologica delle campagne, in particolare all’interno degli ambiti della rete ecologica descritti negli articoli successivi; c) tiene conto delle indicazioni espresse nel capitolo 5 “Le reti ecologiche comunali (REC)” del documento “Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali” allegato alla DGR 8/8515 del 26 novembre 2008 “Modalità per l'attuazione della Rete Ecologica Regionale in raccordo con la programmazione territoriale degli Enti locali”, anche alla luce della DGR 8/10962 del 30 dicembre 2009 “Rete ecologica regionale: approvazione degli elaborati finali, comprensivi del settore Alpi e Prealpi” e suoi allegati. Art. 45 - Corridoi ecologici e direttrici di permeabilità 1. La Tavola 4 del PTCP individua i corridoi ecologici costituiti da fasce di territorio che, presentando una continuità territoriale, sono in grado di collegare ambienti naturali diversificati fra di loro, agevolando lo spostamento della fauna. I corridoi primari e secondari si distinguono sia rispetto al disegno complessivo di rete ecologica che in relazione all’ampiezza e alla funzionalità degli stessi. Il PTCP individua inoltre le direttrici di permeabilità verso i territori esterni quali zone poste al confine provinciale che rappresentano punti di continuità ecologica. Individua altresì i principali corridoi ecologici fluviali, i corsi d’acqua con caratteristiche attuali di importanza ecologica e i corsi d’acqua da riqualificare a fini polivalenti, costituiti dai corsi d’acqua e relative fasce riparie. 2. Oltre ai macro-obiettivi di cui all’art.3 e agli obiettivi di cui all’art.42, costituisce ulteriore obiettivo per i corridoi ecologici e le direttrici di permeabilità il mantenimento di una fascia continua di territorio sufficientemente larga e con un equipaggiamento vegetazionale che consenta gli spostamenti della fauna da un’area naturale ad un’altra, rendendo accessibili zone di foraggiamento, rifugio e nidificazione altrimenti precluse. 3. Per i corridoi ecologici e le direttrici di permeabilità valgono i seguenti indirizzi: a) Realizzare, preventivamente alla realizzazione di insediamenti od opere che interferiscano con la continuità

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dei corridoi e delle direttrici di permeabilità una fascia arboreo-arbustiva orientata nel senso del corridoio, avente una larghezza indicativa di almeno 50 metri e lunghezza pari all’intervento, con riferimento al Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesisticoambientali; b) Limitare le intersezioni tra i tracciati di nuove infrastrutture viabilistiche e ferroviarie e i corridoi ecologici. Qualora sia dimostrata l'oggettiva impossibilità di un diverso tracciato, devono essere previste idonee misure di mitigazione e compensazione ambientale anche con riferimento alle indicazioni del sopra citato Repertorio; 4. Il Comune, nei propri atti di pianificazione: a) individua a scala di maggior dettaglio i corridoi ecologici e le direttrici di connessione; b) definisce le modalità di intervento di cui al comma 3 in modo che le trasformazioni consentite non pregiudichino gli obiettivi di funzionalità ecologica; c) per quanto riguarda le connessioni ecologiche che si sovrappongono a quelle indicate dalla RER, verifica l’eventualità della procedura di Valutazione di Incidenza; d) individua eventuali interventi specifici di riqualificazione e potenziamento ecologico ed ulteriori aree di connessione ecologica a livello locale a completamento del progetto provinciale. 1.4 La Rete Ecologica dei Comuni contermini

Allo scopo di monitorare il processo di progettazione e, successivamente, di attuazione delle reti ecologiche comunali, la Struttura Valorizzazione delle aree protette e biodiversità della DG Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia, ha avviato la raccolta in formato digitale dei progetti dei REC presenti nei PGT approvati. La mosaicatura di tali informazioni, per quanto parziale, evidenzia come la REC cominci a delinearsi sul territorio della Regione Lombardia.

Mosaico delle Reti Ecologiche Comunali (stralcio) {Regione Lombardia, gennaio 2014]

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Comune di Brugherio Il Documento di Piano del PGT del Comune di Brugherio, individua nella Tavola delle Previsioni di Piano, le principali Linee di connessione del verde. Le strategie previste per il sistema ambientale rispondono principalmente all'obiettivo di operare per uno sviluppo urbano sostenibile, valorizzando e conservando le risorse fisiche, naturali e morfologiche caratterizzanti il territorio. L'obiettivo del miglioramento della qualità territoriale viene perseguito mediante la valorizzazione del paesaggio agrario, attraverso la conservazione dei suoi elementi costitutivi: edifici, aree utilizzate per l’attività agricola, sistema acquifero, sistema dei percorsi campestri.

PGT di Brugherio- Documento di Piano – Tav. A28: Previsioni di Piano

Per far ciò lo schema strategico prevede: • aree di riqualificazione ambientale dei corsi d'acqua, vista anche l’importante presenza del Fiume

Lambro a ovest del territorio comunale, e dei fontanili esistenti; • la realizzazione di connessioni ecologiche agro-naturalistiche caratterizzate dal sistema delle aree a

verde e agricole, a est e ovest dell’urbanizzato, attraverso la salvaguardia e la valorizzazione del territorio;

• la creazione di un sistema di connessioni per le aree verdi attraverso la realizzazione di una rete

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ciclopedonale che le renda accessibili e fruibili dalla cittadinanza. In corrispondenza del corso del Lambro è, inoltre, localizzato il PLIS della Media Valle del Lambro che rappresenta un importante corridoio ecologico individuato dal PTCP, mentre ad est si trovano il PLIS del Parco delle Cave e il laghetto Increa. L’obiettivo è di definire una fascia verde di cintura che coinvolga tutti questi elementi di importanza paesistica e ambientale al fine di creare un sistema di parchi urbani realmente fruibili ed attrezzati per il tempo libero e le attività ricreative dei cittadini. Comune di Cologno Monzese Il PGT del Comune di Cologno Monzese individua la Rete ecologica comunale all'interno del Piano delle Regole, evidenziando nella Tavola PR02a "Disciplina del tessuto urbano consolidato, delle aree di valore paesaggistico, ambientale ed ecologiche nonché delle aree non soggette a trasformazione", all'interno delle aree di valore paesaggistico, ambientale ed ecologico, in corrispondenza del corso del Fiume Lambro, il "Corridoio ecologico della rete regionale, provinciale e comunale". Ai lati dello stesso, viene anche individuata una "Fascia di tutela del corridoio ecologico". Il progetto della rete ecologica del Comune di Cologno Monzese recepisce le indicazioni di livello regionale e provinciale e ne rappresenta l’adattamento e lo sviluppo alla scala comunale, riconoscendo e mettendo in connessione il sistema ecologico del Lambro e del PLIS Media valle del Lambro (di valenza regionale) con il corridoio lungo la Martesana e il sistema dei navigli (di valenza provinciale) e, ricomprendendo anche l’ambito del PLIS Est delle Cave di Cologno Monzese mediante un collegamento a nord (tra Brugherio e Carugate) attraverso la riqualificazione degli spazi aperti verso Brugherio. Il PGT individua lungo il fiume Lambro, già oggetto di interventi di messa in sicurezza delle sponde e interessato anche dalle previsioni dell’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale denominato “Contratto di fiume Lambro settentrionale”, una fascia di tutela di almeno 50 m da destinare alla rinaturalizzazione dei luoghi. Il piano delle regole definisce le norme di salvaguardia, tutela e valorizzazione di detto ambito auspicando e favorendo un processo di rinaturalizzazione, da valutarsi nell’ambito dei processi di sviluppo del PLIS della Media valle del Lambro. Per l’edificato esistente nella fascia di tutela del corridoio ecologico, il PGT promuove il trasferimento delle volumetrie esistenti in aree edificabili soggette a piano attuativo.

PGT di Cologno Monzese - Norme di Attuazione del PdR Art. 2.4 - Corridoio ecologico della rete regionale, provinciale e comunale Le tavole PR01 e PR02 individuano il corridoio ecologico del fiume Lambro e la fascia arboreo - arbustiva orientata nel senso del corridoio, con larghezza di 50 metri all’interno della quale sono ammessi unicamente gli interventi di rinaturalizzazione e forestazione. Per gli edifici esistenti sono ammessi solo gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria volti al mantenimento dell'esistente. In caso di demolizione è vietata la ricostruzione in sito, restando la stessa possibile su aree aventi la medesima destinazione funzionale, nell’ambito di Piani Attuativi con incremento massimo del 10% della superficie complessiva salvo diversa maggiore soglia stabilita dalla scheda operativa.

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PGT di Cologno Monzese- Piano delle Regole - Tavola PR02a: Disciplina del tessuto urbano consolidato, delle aree di valore paesaggistico, ambientale ed ecologiche Comune di Milano La tavola del Piano dei Servizi (All.04/1-4 “La struttura della città pubblica”) del PGT del Comune di Milano descrive e disciplina l’insieme di spazi e attrezzature esistenti, in progetto e programmati che formano la struttura pubblica della città con particolare attenzione alle relazioni tra il sistema degli spazi aperti verdi di scala metropolitana e gli spazi aperti urbani. In particolare la tavola, a seguito del recepimento delle osservazioni e dei pareri degli enti, descrive l’assetto della rete ecologica alla scala comunale (REC) integrandolo con il disegno del sistema del verde e degli spazi aperti. Le norme tecniche del Piano dei servizi, all’art. 6, comma 6, contengono una disciplina funzionale alla “prima applicazione” della rete stessa. Per quanto riguarda le norme relative alla rete ecologica regionale (RER) e provinciale (REP), si rimanda ai rispettivi corpi normativi e linee guida. La rete ecologica, così come individuata dalla tavola All.04/1-4 e dai temi progettuali in essa rappresentati , oltre che con le azioni normate dalla specifica disciplina, si attua attraverso la gestione complessiva del piano e, in particolare, ove previsto, attraverso gli interventi di perequazione, di compensazione e in generale di tutti i dispositivi di attuazione ammessi dalle norme in vigore, oltre che attraverso i progetti di opere pubbliche riguardanti, principalmente il sistema del verde e degli spazi non costruiti.

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PGT di Milano - Piano dei Servizi - Tavola All. 04/2: La Struttura della "Città pubblica"

La rete ecologica rappresentata nella tavola All.04/1-4, di cui si riporta uno stralcio relativo alla zona al confine con il comune di sesto San Giovanni, si articola in tre livelli di elementi progettuali:

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• elementi costitutivi della rete ecologica di livello regionale: varchi, corridoi regionali primari e parchi regionali;

• elementi costitutivi della rete ecologica di livello provinciale, desunti dal PTCP della Provincia di Milano vigente alla data di approvazione del PGT di Milano: ganglio principale; ganglio secondario; principali corridoi ecologici dei corsi d’acqua; corsi d’acqua minori con caratteristiche attuali di importanza ecologica; corsi d’acqua minori da riqualificare a fini polivalenti, principali interferenze delle reti infrastrutturali con i corridoi ecologici; interferenze delle reti infrastrutturali previste o programmate con i gangli della rete ecologica; principali linee di connessione con il sistema urbano del verde; zone periurbane su cui attivare il consolidamento ecologico;

• elementi costitutivi della rete ecologica di livello comunale: la revisione del livello comunale (REC) ha comportato un lavoro minuto di traduzione in chiave ecologica di parti della città individuate nel piano originale in relazione a diversi aspetti di natura paesaggistica, ecologica, ambientale. Gli elementi costitutivi della REC sono: Boschetti tematici: ambiti boscati esistenti o ambiti di possibile forestazione urbana, che

coinvolgono prevalentemente suolo pubblico anche in attiguità o connessione con aree private, collocati prevalentemente lungo le direttrici di accesso alla città. Gli interventi sono finalizzati a conservare e incrementare tali caratteristiche con finalità sia ecologica (stepping stones), che ambientale (miglioramento del clima urbano e riduzione delle polveri), che paesaggistica (formazione di un sistema riconoscibile di accessi e soglie verdi urbane);

Aree di interesse ecologico: aree precisamente individuate da perimetri, che interessano prevalentemente spazi aperti, sia naturali e permeabili che urbani, in alcuni casi completamente infrastrutturali. Tali aree possono svolgere, in forme molto diverse, un ruolo importante nella costituzione materiale della rete ecologica nonché nella costruzione del paesaggio urbano;

Ambiti di interesse ecologico: parti della città ove la struttura urbana, per scelte progettuali pregresse o per condizioni di formazione storica non progettate, presenta caratteristiche tali da potere supportare in modo diffuso prestazioni di carattere ecologico: diffusione di aree verdi permeabili, sequenze di spazi pubblici verdi, tessuti edilizi ricchi di ambiti permeabili (cortili, giardini) ecc. In tali ambiti è opportuno conservare e incrementare tali condizioni, precisandole anche attraverso approfondimenti documentali e progettuali;

Corridoi ecologici a livello locale, che a livello locale integrano e specificano alla scala dei parchi urbani e delle connessioni tra parti di città i corridoi ecologici regionali e provinciali;

Arco verde di connessione privilegiata: linee che insistono su elementi deboli o debolissimi dal punto di vita ecologico ma che possono essere di supporto per il potenziamento locale delle reti, o per collegare diversi elementi costitutivi della rete ecologica comunale.

Le aree incluse nella REC (Norme di Attuazione del Piano dei Servizi, art. 6, comma 6, lett, c) sono preordinate alla realizzazione di interventi naturalistici a tutela degli elementi rilevanti del paesaggio e dell’ambiente, nonché alla riqualificazione di elementi fitologici e di spazi aperti permeabili. Sono inoltre volte a ridurre gli impatti e i fattori di inquinamento esistenti e/o futuri, e si attuano, a titolo esemplificativo, mediante: • formazione e riqualificazione di spazi aperti permeabili e di elementi lineari verdi; • realizzazione di gradienti di protezione delle aree fluviali e peri-fluviali; • formazione di aree di intermediazione tra edificato e territorio aperto mediante alberature, fasce

alberate, barriere antirumore naturali e aree di rigenerazione ecologica; • mantenimento delle funzioni produttive agricole e relativo presidio; • ricostituzione del verde di connessione, anche debolmente infrastrutturato; • costruzione/ricostruzione ambientale del bosco e/o di ambiti naturali ad alto valore paesaggistico e

naturalistico.

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Analizzando nel dettaglio la Rete Ecologica individuata al confine con il comune di Sesto San Giovanni si evidenzia una sovrapposizione di elementi in corrispondenza del fiume Lambro-naviglio Martesana, dovuti alla presenza di elementi primari della RER e della REP. Il PGT individua a cavallo del fiume Lambro un vasto ambito di interesse ecologico, che arriva ad interessare anche le aree oggetto del progetto urbanistico di via Adriano. In corrispondenza del Parco Nord, al confine fra Milano, Bresso e Sesto San Giovanni, è individuato un altro importante elemento costitutivo della Rete Ecologica Regionale, Provinciale e Comunale.

Rete Ecologica Comunale di Milano - Lettura semplificata (stralcio al confine con Sesto S.G.) Comune di Bresso Il tema delle reti e connessioni verdi viene affrontato all'interno del Documento di Piano del PGT di Bresso, dove, nella Tavola 9, sono riportate le linee strategiche di sviluppo che il Documento di Piano intende realizzare, individuando quattro grandi tematiche di intervento: “mobilità e trasporti”, “ambiente”, “ristrutturazione urbanistica” e “abitare la città pubblica”. Per quanto riguarda il tema ambientale vengono individuate: • le “Connessioni verdi” volte ad indicare possibili e positivi collegamenti tra le principali aree verdi di

notevole dimensione, tra cui il Parco Grugnotorto, a nord di Bresso e le porzioni di Parco Nord rientranti nei confini comunali;

• “Riqualificazione delle risorse ambientali: a partire dal “Contratto Fiume Seveso” viene individuato il tratto fluviale relativo compreso entro l’ambito comunale di Bresso quale importante risorsa da riqualificare e potenziare al fine di valorizzare il corridoio ecologico, importante risorsa ambientale di carattere storico.

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PGT di Bresso - Documento di Piano - Tavola 9: Previsioni di Piano

Comune di Cinisello Balsamo Le indicazioni della RER (Rete Ecologica Regionale), sono riportate nel DdP del PGT di Cinisello Balsamo, insieme ai corridoi e varchi ecologici del PTCP della Provincia di Milano. Il tracciato di scala vasta che interessa il Comune di Cinisello Balsamo si struttura sulla trasversale sud-ovest/nord-est del PLIS Grugnotorto-Villoresi ed è classificato fra i “corridoi regionali primari a bassa o moderata antropizzazione”. Inoltre il Parco Nord e il PLIS Grugnotorto-Villoresi sono riportati come “elementi di secondo livello della RER”. Il DdP provvede alla definizione alla scala locale della rete ecologica regionale costituendo la Rete Ecologica Comunale (REC): tale rete tiene conto delle indicazioni della RER e delle indicazioni del PTCP. In particolare il tracciamento della REC investe il bordo nord-ovest del territorio comunale in corrispondenza del PLIS Grugnotorto-Villoresi e si pone come elemento di garanzia del mantenimento come spazio aperto inedificato del suolo agricolo interessato dalla rete. La previsione come ambito di compensazione del PGT, per il Grugnotorto, è, quindi, in coerenza con le suddette previsioni della REC, in quanto l’obiettivo di acquisizione pubblica di tali aree si inquadra nella finalità di mantenimento del tracciato di corridoio ecologico e di valorizzazione e precisazione alla scala locale della rete regionale, anche attraverso le modalità di progettazione del verde che dovrà tenere conto della specifica funzione di riconnesione ecologica in relazione al mantenimento della biodiversità.

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PGT di Cinisello Balsamo- Documento di Piano – Tav. PP 05: Reti ecologiche

Il Piano delle Regole nella tavola "Previsioni di Piano" individua il perimetro della rete ecologica comunale (REC), in corrispondenza del PLIS Grugnotorto-Villoresi, così come definito nel DdP, e all'art. 18 - Rete ecologica comunale (REC), ne norma i contenuti: "all'interno degli ambiti definiti dal perimetro della REC non sono insediabili attività volte alla trasformazione urbanistica del territorio. L'eventuale capacità edificatoria espressa dalle aree interne alla REC può essere utilizzata esclusivamente all'esterno delle aree stesse. All'interno della REC possono essere realizzate infrastrutture viabilistiche limitatamente alla classe F e Fbis, così come definite dal Codice della strada, oltre a sentieri e percorsi ciclopedonali locali e a percorsi funzionali allo svolgimento dell'attività agricola. Altre infrastrutture o limitate edificazioni funzionali alla fruizione pubblica o allo svolgimento dell'attività agricola potranno essere realizzate solo a seguito di valutazione ambientale e secondo modalità che non pregiudichino l'efficienza ecologica e la qualità paesaggistica delle aree interne alla REC. Sono inoltre ammesse le attrezzature a servizio della mobilità autostradale relativamente al tratto della A52 Tangenziale Nord".

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PGT di Cinisello Balsamo- Piano delle Regole – Tav. PP 01: Previsioni di Piano

Comune di Monza A oggi il PGT vigente del Comune di Monza, approvato con deliberazione di CC n° 71 del 29 novembre 2007 ed entrato in vigore il 19 dicembre 2007 in seguito alla pubblicazione del relativo avviso di approvazione sul BURL (parzialmente variato con atti successivi), è privo del Documento di Piano, in quanto la relativa validità è scaduta a dicembre 2012, ai sensi dell’art. 4 della LR 12/2005. Pertanto, è stato avviato il procedimento di variante al PGT con deliberazione di G.C. n° 403/2012, che porterà all’elaborazione di un nuovo Documento di Piano e a modifiche del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. Fra gli obiettivi generali della Variante vi è quello di realizzazione della Rete Verde, che partendo dal sistema di tutele paesaggistiche sovraordinate, che comprende gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, gli ambiti della rete verde di ricomposizione paesaggistica, dentro e fuori i parchi regionali e gli ambiti di interesse provinciale, previsti dal PTCP della Provincia di Monza e della

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Brianza, il corridoio del Canale del Villoresi e del Lambro individuati in sede sia provinciale (PTCP) che regionale (PTR), gli ambiti dei PLIS deliberati, i boschi esistenti e gli ambiti di possibile forestazione individuabili per il Piano di Indirizzo Forestale (PIF), si stende a costruire un sistema di spazi verdi continui (filari, fasce verdi e verde di quartiere) dentro il tessuto urbano consolidato. Tale rete verrà altresì definita in modo di rapportarsi con gli edifici di maggior valore storico e testimoniale e il più possibile con il sistema dei servizi offerti dalla città. In attesa dell'elaborazione della Variante generale, l’Amministrazione Comunale con Deliberazione G.C. n° 461/2013 ha, nel frattempo, avviato il procedimento per la redazione di variante parziale al Piano dei Servizi e al Piano delle Regole del PGT unitamente alla verifica di assoggettabilità alla VAS. Sebbene la realizzazione della Rete Ecologica Comunale non sia espressamente evidenziata come obiettivo della Variante, uno dei principali contenuti consiste nell'individuazione di "aree del territorio comunale ai fini dell’adesione a parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) e di proposta di inserimento in nuovo parco regionale", nell'ottica di realizzare una sorta di "rete verde" del territorio comunale di Monza. In particolare: • la proposta di ampliamento del PLIS Media Valle Lambro in Comune di Monza prevede l’inclusione

dell’intero Parco della Cascinazza, ritenuto d’importanza fondamentale sia sotto il profilo paesaggistico sia per la connessione con il fiume Lambro e il Canale Villoresi.

• la proposta di ampliamento del PLIS Grugnotorto Villoresi in Comune di Monza prevede l'inclusione di tre ambiti, nella parte sud occidentale della città a confine con i Comuni di Muggiò e Cinisello Balsamo. Il primo ambito, di grande interesse paesaggistico, si colloca a sud del Canale Villoresi. Un secondo ambito è costituito da due comparti di spazi aperti periurbani che circondano il quartiere di San Fruttuoso. Si tratta di aree agricole e verdi nelle quali si sono sviluppate nel tempo attività e funzioni non totalmente compatibili con il contesto paesaggistico e che costituiscono, ad oggi, un fenomeno di diffuso degrado ambientale; per questo motivo si ritiene opportuno inserire anche queste porzioni edificate nel PLIS, in un’ottica di riqualificazione paesaggistica ed ambientale. La terza area è quella che si estende in località Casignolo, che per la sua notevole estensione, riveste un’importanza fondamentale, quale ultima radura posta a cerniera tra la Provincia di Monza

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e della Brianza e l’area metropolitana milanese. 1.5 I contenuti del progetto di Rete Ecologica Comunale

Gli obiettivi di una pianificazione di rete ecologica sono quelli di mitigare gli effetti della frammentazione su popolazioni, comunità e processi ecologici mediante: • la conservazione delle aree naturali esistenti, incrementando il numero e la superficie di quelle

sottoposte a tutela nonché di esempi rappresentativi di tutte le tipologie di ecosistemi autoctoni; • l’incremento della connettività fra gli habitat, riducendone l’isolamento e favorendo il flusso genico

tra popolazioni di specie sensibili alla frammentazione, al fine di garantirne la vitalità, tenendo conto delle differenze specie-specifiche nella capacità di dispersione e mantenendo, inoltre, i processi ecologici ed evolutivi;

• l’elaborazione di azioni atte a mitigare la resistenza della matrice antropizzata alla dispersione delle specie sensibili; in questo senso, la rete ecologica ha anche una funzione di “politica cuscinetto”, finalizzata a minimizzare gli impatti provenienti dalla matrice trasformata dall’uomo;

• in senso più generale, l’inserimento delle problematiche di conservazione della diversità biologica nei processi di pianificazione territoriale.

La Rete Ecologica Comunale (REC) trova la sue condizioni di realizzazione nel Piano di Governo del Territorio (PGT) previsto dalla LR 12/2005. Il Piano dei Servizi, in particolare, dovrà individuare i “corridoi ecologici” di scala comunale (art. 9, LR 12/2005), fornendo, tra l’altro, al PGT un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche esistenti e uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato, oltre a suggerire la localizzazione degli eventuali ambiti di trasformazione in aree poco impattanti con gli ecosistemi deputati agli equilibri ambientali, in modo tale che il Piano nasca già compatibile con le sensibilità ambientali presenti. Volendo entrare più nello specifico nei contenuti della Rete Ecologica Comunale, il documento "Rete ecologica regionale e programmazione territoriale degli enti locali", allegato alla DelGR n° 8/8515 fornisce specifiche indicazioni per la sua costruzione. La realizzazione di un progetto di Rete Ecologica Comunale, che trova la sue condizioni di realizzazione nel Piano di Governo del Territorio previsto dalla LR 12/05, deve prevedere: • il recepimento delle indicazioni di livello regionale e di quelle, ove presenti, livello provinciale,

nonché il loro adattamento alla scala comunale; • il riconoscimento degli ambiti e degli habitat di valore (presenti e di progetto) che dovrà essere

sottoposto a un regime di tutela o comunque a una destinazione d’uso dei suoli specifica al fine di garantirne la sua conservazione e una corretta trasformazione nel tempo anche sotto il profilo della funzionalità dell’ecosistema;

• la definizione delle concrete azioni per attuare il progetto della rete ecologica, la loro localizzazione, le soluzioni che ne consentono la realizzazione (ad esempio attraverso l’acquisizione delle aree, o accordi mirati con i proprietari), la quantificazione dei costi necessari per le differenti opzioni;

• la precisazione degli strumenti per garantirne la sostenibilità economica (introducendo, in tal senso, i meccanismi di perequazione, compensazione, possibili forme di convezioni per la realizzazione di interventi).

Obiettivi della REC Obiettivo essenziale nella realizzazione della RER è la sua assunzione effettiva e generalizzata nella pianificazione territoriale comunale. In tale ottica, riprendendo le indicazioni della DelGR n° 8/10962, gli obiettivi specifici delle reti ecologiche provinciali a integrazione di quelli generali già espressi per il

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livello regionale sono i seguenti: • fornire al Piano di Governo del Territorio un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche

esistenti e uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato;

• fornire al PGT indicazioni per la localizzazione degli ambiti di trasformazione in aree poco impattanti con gli ecosistemi deputati agli equilibri ambientali, in modo tale che il Piano nasca già il più possibile compatibile con le sensibilità ambientali presenti;

• fornire alle Pianificazione attuativa comunale e intercomunale un quadro organico dei condizionamenti di tipo naturalistico ed ecosistemico, nonché delle opportunità di individuare azioni ambientalmente compatibili; fornire altresì indicazioni per l’individuazione di aree su cui realizzare eventuali compensazioni di valenza ambientale;

• fornire alle autorità ambientali di livello provinciale impegnate nei processi di VAS uno strumento coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni;

• fornire agli uffici responsabili delle espressioni di pareri per procedure di VIA uno strumento coerente per le valutazioni sui singoli progetti, e di indirizzo motivato delle azioni compensative:

• fornire ai soggetti che partecipano a tavoli di concertazione elementi per poter meglio governare i condizionamenti e le opportunità di natura ecologica attinenti il territorio governato.

Il progetto di rete ecologica di livello comunale dovrà prevedere le seguenti azioni di carattere generale: • una verifica di adeguatezza del quadro conoscitivo esistente, ed eventualmente un suo

completamente ai fini di un governo efficace degli ecosistemi di pertinenza comunale; • la definizione di un assetto ecosistemico complessivo soddisfacente sul medio periodo; • regole per il mantenimento della connettività lungo i corridoi ecologici del progetto di REC; • regole per il mantenimento dei tassi di naturalità entro le aree prioritarie per la biodiversità a livello • regionale; • la realizzazione di nuove dotazioni di unità polivalenti, di natura forestale o di altra categoria di

habitat di interesse per la biodiversità e come servizio ecosistemico, attraverso cui potenziare o ricostruire i corridoi ecologici previsti, e densificare quelle esistenti all’interno dei gangli del sistema.

La RER e le sue traduzioni sul territorio regionale non hanno l’obiettivo di introdurre nuovi vincoli, quanto piuttosto di mettere a sistema e di collegare ad uno schema funzionale organico il complesso di vincoli e condizionamenti già previsti dagli altri strumenti esistenti (paesaggistici, idrogeologici, legati a Rete Natura 2000 e altri), o che gli enti territoriali riterranno di introdurre con gli strumenti pianificatori a disposizione (PTCP, PTC del Parchi, PGT). Sotto il profilo dei condizionamenti e delle opportunità territoriali, con la DelGR n° 8/10962 la RER fornisce alcune indicazioni per quanto riguarda le principali direttrici funzionali e gli elementi di primo livello la cui funzionalità è necessaria anche per le molteplici politiche a cui contribuisce l’infrastruttura verde polifunzionale rappresentata dalla stessa RER.

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Condizionamenti e opportunità nella pianificazione territoriale locale per gli elementi della RER {Regione Lombardia, ERSAF, 2013] Elaborati della REC Come elaborati tecnici specifici la Rete Ecologica Comunale (REC) prevede: • uno Schema di Rete Ecologica Comunale che consenta il raffronto con l’ecosistema e le reti

ecologiche di area vasta (scala di riferimento 1:25.000); lo Schema potrà anche essere parte del Rapporto Ambientale di VAS e dovrà rendere conto delle relazioni spaziali di interesse per la rete ecologica con i Comuni contermini;

• una Carta della Rete Ecologica Comunale a un sufficiente dettaglio (scala di riferimento 1:10.000), da produrre a supporto del Piano dei Servizi.

Lo Schema di REC riconosce, precisandoli e contestualizzandoli alla scala comunale, gli elementi portanti dell’ecosistema di riferimento della RER e delle carte delle reti ecologiche esistenti di livello sovracomunale. Utilizza, altresì, le analisi di funzionalità ecosistemica che devono essere prodotte in sede di Rapporto

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Ambientale per la VAS per il rispetto degli obiettivi fissati dalla Strategia europea per lo sviluppo sostenibile, che prevede anche la considerazione dei servizi ecosistemici. Questi strumenti costituiscono orientamento per la pianificazione locale e consentono di riconoscere le situazioni di sensibilità prioritaria sotto il profilo ecologico, tra cui: • corridoi ecologici principali e secondari; • i siti Natura 2000 interessati da habitat naturali di interesse comunitario; • i varchi da preservare e in cui realizzare interventi per il potenziamento della connettività ecologica; • le fasce di pertinenza dei corsi d’acqua principali; • in generale i principali corridoi ecologici; • le aree o i nuclei di naturalità in grado di costituire gangli funzionali della rete locale. La definizione dello Schema di REC avviene anche a partire dal quadro conoscitivo del Documento di Piano che individua il complesso degli elementi di riferimento sintetizzati nella Carta del paesaggio: i grandi sistemi territoriali, le emergenze del territorio che vincolano la trasformabilità del suolo e del sottosuolo, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale. In prima approssimazione, per i Comuni appartenenti a Province che abbiano già individuato la loro Rete Ecologica Provinciale (REP) in coerenza con la Rete Ecologica Regionale, gli Schemi di REC potranno essere costituiti da uno stralcio della REP, che dovrà comprendere le aree dei Comuni contermini, in modo da rendere conto delle relazioni spaziali e delle opportunità di riequilibrio ecologico. L’attuazione dello schema direttore avverrà attraverso la redazione di una specifica Carta della REC, che potrà essere redatta in sede di approvazione del PGT o come successiva variante del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi. In tale ottica, alcuni elementi significativi della rete ecologica, sono da considerare come appartenenti alla categoria dei servizi pubblici o di interesse pubblico e di interesse generale in quanto compresi nel Piano dei Servizi, come viene espressamente indicato dal comma 1 dell’art. 9 (Piano dei Servizi) della LR 12/2005: «1. I Comuni redigono ed approvano il piano dei servizi al fine di assicurare una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale, le eventuali aree per l’edilizia residenziale pubblica e la dotazione a verde, i corridoi ecologici e il sistema del verde di connessione tra territorio rurale e quello edificato, nonché tra le opere viabilistiche e le aree urbanizzate ed una loro razionale distribuzione sul territorio comunale, a supporto delle funzioni insediate e previste...». Come voci di legenda la Carta della REC attingerà alle voci di legenda indicate per la Rete Ecologica Provinciale, integrandole con altre di più specifica pertinenza e interesse per la realtà territoriale in oggetto: • aree tutelate ulteriori parchi locali aree destinate a verde dagli strumenti urbanistici locali

• nodi della rete gangli secondari da consolidare o ricostruire

• corridoi e connessioni ecologiche corridoi ecologici di interesse locale

• zone di riqualificazione ecologica progetti locali di rinaturazione previsioni agroambientali locali di interesse come servizio ecosistemico aree di frangia urbana su cui attivare politiche polivalenti di riassetto ecologico e paesaggistico

• aree di supporto aree agricole di valenza ambientale a supporto della rete ecologica

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• elementi di criticità per la rete ecologica varchi insediativi a rischio per la connettività ecologica.

La Carta di dettaglio della REC costituirà strumento del Piano dei Servizi, fornendo gli elementi per poter governare in modo ecosostenibile le frange di connessione dei centri abitati, il territorio rurale, per la costruzione dei corridoi ecologici locali, per l’individuazione dei siti entro cui poter collocare unità ecosistemiche polivalenti in grado di svolgere servizi ecosistemici di livello locale nei seguenti campi: • individuazione di siti per la biodiversità e/o per azioni locali di educazione ambientale; • produzione di energia rinnovabile da biomasse di origine locale, ove siano state preventivamente

definite micro-filiere di utilizzo di interesse per il territorio e sufficienti condizioni di ecocompatilbità; • autodepurazione delle acque mediante ecosistemi-filtro puntuali o diffusi; • miglioramento dei microclimi associati alle aree residenziali; • contenimento delle masse d’aria inquinate da traffico; • recupero polivalente di aree degradate (cave, discariche, cantieri). A tal fine la realizzazione del progetto di REC avverrà anche attraverso le azioni previste nel Documento di Piano principalmente in relazione all’attuazione degli Ambiti di Trasformazione e le azioni previste per attuazione di interventi nel Piano delle Regole quali: • l’acquisizione di aree ed ambiti necessari alla funzionalità ed al completamento delle connessioni

della rete ecologica; • il condizionamento dei contenuti dei progetti di trasformazione urbanistica al fine di garantire la

continuità degli spazi liberi residui e la massima connessione con gli elementi della REC; • forme di compensazione ecologica preventiva o contestuale, legate al consumo di suolo nelle aree

di trasformazione attualmente agricole; • forme di compensazione ecologica diretta da realizzare da parte dei proprietari in relazione alle

caratteristiche progettuali degli interventi edilizi previsti; • utilizzo del Fondo regionale Aree Verdi; • misure di mitigazione, da attivare congiuntamente alla realizzazione degli interventi di

trasformazione urbanistica, finalizzate al rafforzamento e al recupero del valore naturalistico ed ecologico all’interno del territorio.

Infine, risulta opportuno ricordare l’indicazione della DelGR 8/10962 secondo cui la Carta della Rete Ecologica Comunale potrà confluire in una più complessiva “Carta ecopaesistica”, risultato della concorrenza con una carta di pari dettaglio degli elementi della Rete Verde locale di ricomposizione paesaggistica.

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2 IL QUADRO CONOSCITIVO

I materiali che formano questa porzione dell’area metropolitana milanese sono in parte ancora quelli tipici della periferia industriale: ciò che rimane dei grandi recinti della fabbriche siderurgiche e manifatturiere, gli insediamenti industriali isolati nei tessuti urbani o organizzati in lottizzazioni specializzate, i quartieri residenziali ad alta densità edilizia, la città pubblica o quella costruita per gli operai e gli impiegati della grande industria nei primi decenni del ‘900. Ma è anche la città delle grande infrastrutture della mobilità e dei relativi paesaggi; è quella degli spazi di margine poco definiti. Ma il Nord Milano è, oramai, anche una città “post-fordista” che ospita grandi centri commerciali, strade mercato, grattacieli per uffici, centri terziari, multisala cinematografici, grandi parchi periurbani, vecchi centri pedonalizzati e riqualificati e quartieri residenziali sub-urbani. È la città delle nuove centralità che attrae popolazione da altri territori e non solo più periferia industriale. Il Nord Milano, insomma, si presenta come un territorio particolarmente complesso e diversificato e caratterizzato da un mutamento sociale e spaziale tanto rapido quanto ancora poco definito. 2.1 Aspetti territoriali e paesistico-ambientali

I Comuni del Nord Milano hanno subito, in tempi e con modi diversi, radicali trasformazioni. Sesto San Giovanni ha registrato, all’inizio del secolo scorso, un notevole sviluppo industriale che ha trasformato l’antico borgo agricolo in un moderno polo industriale. Il successivo processo di espansione è andato via via allargandosi fino a saldare gli insediamenti abitativi a quelli produttivi, originando un tessuto urbano integrato, caratterizzato dalle grandi maglie delle zone industriali e dalla trama più minuta dei blocchi residenziali e dal carattere di marginalità assunto dall’area lungo il Lambro. Negli anni Cinquanta si è registrata la prima fase dello sviluppo metropolitano, anche Cologno e Cinisello hanno incominciato ad espandersi, attraverso il diffondersi della piccola industria e delle attività artigianali nel tessuto residenziale, il quale a sua volta si è dilatato con le medesime caratte-ristiche di integrazione, mentre la fascia urbanizzata di Sesto si è estesa in pratica dal confine con Monza a quello con Milano. Il secondo periodo dello sviluppo metropolitano, ha coinvolto l’agglomerazione milanese, soprattutto nelle sue componenti di più antica industrializzazione e urbanizzazione, avviando il processo di deindustrializzazione tipico delle aree urbane mature, quale Sesto, mentre Brugherio e Cologno disponevano di ampie aree libere in grado di accogliere i nuovi insediamenti industriali e di un sistema infrastrutturale efficiente che ha favorito lo sviluppo urbano dei due comuni. Qui il paesaggio ha assunto l’aspetto tipico delle grandi periferie industriali, con la casuale disposizione dei complessi industriali, la varietà delle tipologie accostate tra loro in modo casuale lungo la fascia fluviale, i ritagli di aree tra le fabbriche diventati ricettacoli di rifiuti d’ogni genere, dalle discariche

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abusive ai cimiteri di automobili, lembi di suolo definibili più genericamente “terreni incolti”, dove si at-tuano attività precarie. Per contro la zona industriale di Sesto ha una sua più precisa connotazione, con un insieme più compatto innervato da importanti infrastrutture viarie e ferroviarie, all’insegna di una nuova scala urbana e territoriale. Oggi, questa porzione dell’area metropolitana ha tutte le caratteristiche dei poli urbani maturi entrati nella fase della deurbanizzazione, la cui caratteristica più evidente è, forse, quella di essere organizzata per parti distinte e divise da ciò che rimane dei grandi recinti produttivi e dalle infrastrutture della mobilità: le linee ferroviarie, viale Fulvio Testi-viale Lombardia, la Tangenziale Est e altre ancora. Sull’asse Milano-Monza, emerge il centro di Sesto San Giovanni di dimensioni maggiori, il piccolo nucleo di Cologno e i vecchi centri di Balsamo e Cinisello. Ciò che è rimasto di questo sistema e della rete delle cascine e dei nuclei rurali minori è oramai poco distinguibile dal resto dell’urbanizzato. È, inoltre, possibile distinguere la complessa geografia delle attività produttive che hanno costituito la nervatura, anche simbolica, di questo territorio e le sue trasformazioni: emerge il sistema dei recinti industriali posti ai bordi del centro urbano di Bresso, il sistema lineare cresciuto a ridosso della autostrada A4, la grande area industriale multi impresa di Cinisello Balsamo, la frammentazione delle aree produttive di Cologno Monzese e il segno dell‘ industria pesante di Sesto San Giovanni. È all’interno di queste aree che con differenti gradi di sviluppo, si ritrovano i progetti di trasformazione più rilevanti per il Nord Milano e la Provincia di Milano, che hanno già lasciato traccia di sé nella forma della città attraverso numerose sostituzioni di punti definiti e di intere sue parti. Ciò nonostante, il territorio sembra seguire con un certo ritardo le trasformazioni della società e dell’economia e la trasformazione della città non può essere data per conclusa. Importante risulta anche il sistema degli insediamenti commerciali, nel quale emergono gli assi più importanti, fra cui viale Fulvio Testi e via Milano a Cologno. Di uguale rilevanza per il futuro di questa parte dell’area metropolitana milanese è la progettazione e la realizzazione dei diversi parchi urbani riconosciuti ed istituiti negli ultimi anni, ai quali è demandata la riqualificazione ambientale e funzionale dei pochi spazi aperti rimasti, come degli ambiti urbani di margine. Determinante saranno le modalità di connessione degli uni con gli altri, con la città esistente e i grandi sistemi ambientali e per il tempo libero presenti nei territori limitrofi. L’espansione dell’urbanizzato che ha interessato questa porzione della provincia milanese ha celato, quando non cancellato definitivamente, il sistema insediativo della fine dell’800, mentre il paesaggio agricolo è andato inesorabilmente perduto. Della rete delle cascine e dei piccoli nuclei abitati che segnavano il territorio agricolo è rimasto qualche toponimo (Bergamina, Torretta, Gatti, ecc.) e, nei casi più fortunati, qualche edificio di maggior pregio. Anche il sistema dei piccoli centri urbani organizzati a ridosso del Lambro (Sesto e Cologno Monzese), lungo il Seveso (Bresso) o collocati nello spazio intermedio (Balsamo e Cinisello), è mutato radicalmente e risponde oggi ad una diversa gerarchia territoriale. Ovviamente, quel paesaggio e quel sistema insediativo sono stati sostituiti da altri succedutesi nel tempo, ma ciò che rimane degli spazi aperti è decisamente poca cosa: sono le aree di frangia e interposte fra i comuni, già trasformate in parco o che lo diventeranno presto; è il Lambro con le aree attigue ancora non edificate, incuneato fra la tangenziale e ciò che rimane delle grandi fabbriche, anch’esso destinato a parco, mentre è oramai priva di una riserva di spazi agricoli di una qualche consistenza e riconoscibilità. Tutto ciò pone con forza la necessita di ricucire i diversi nuclei urbani, le differenti parti e i quartieri. La memoria dei diversi paesaggi e sistemi insediativi che hanno nel tempo contrassegnato questo territorio è invece rimasta nella varietà di complessi architettonici vincolati o di particolare pregio, con le tipologie di beni più usuali (ville, edifici religiosi, ecc.) affiancate da quelle riconducibili al processo

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di industrializzazione del novecento che ha così fortemente connotato questo territorio. Ma anche un territorio così fortemente urbanizzato e compromesso in termini ecologici può presentare notevoli elementi di pregio ambientale e naturalistico. L’istituzione del Parco Nord Milano, nel 1975, e i successivi interventi di forestazione e realizzazione di ambienti naturali all’interno dell’area protetta hanno infatti avviato in questo ambito territoriale un percorso di tutela, ripristino e soprattutto riqualificazione di aree non ancora compromesse dal-l’edificazione e dall’infrastrutturazione oppure compromesse ma necessitanti di ripristino ambientale, che ha favorito la tutela degli ambienti naturali e semi-naturali (per esempio le aree agricole) e, ove necessario, la ricostituzione degli stessi, con il conseguente ritorno di numerose specie faunistiche e floristiche che le popolano (si veda il par. 2.2). E, più recentemente, con l'istituzione nel 2006 del Parco Locale di Interesse Sovracomunale Media Valle Lambro si è avviato un processo di riappropriazione sociale e riqualificazione ecologica-am-bientale delle aree marginali (ex cave, ex discariche, aree agricole residuali, impianti tecnologici, verde stradale...) lungo il tratto più antropizzato e compromesso del fiume Lambro , che ha già portato i primi risultati con il recupero delle ex collinette Falck a San Maurizio al Lambro, dell'area ex Quarzo e dell'area di via Pisa a Sesto, e prosegue con i progetti di riqualificazione in corso nelle aree agricole a Brugherio e nell'area Bergamella di Sesto, in collaborazione con Italia Nostra e con la partecipazione attiva volontaria dei cittadini (si veda nel par. 2.2 il testo dedicato al PLIS). 2.2 Il sistema delle aree protette

Citando la Relazione del Documento di Piano del PGT (pp. 157 e segg., e rimandando altresì alla rappresentazione del sistema comunale del verde di fruizione pubblica nella tavola di piano “Sistema del Verde US04”), “(…) si può affermare che l’equilibrio ambientale della città è favorito dalla costruzione e dal rafforzamento di una rete di connessioni in grado di stabilire il maggior numero di relazioni tra ambienti ecologicamente diversi. In questa ottica generale, diventano fondamentali due aspetti che riguardano l’ambiente: il primo, è quello biologico, della necessità e della continuità di una rete ecologica, il secondo è quello psicologico della necessità dello spazio verde”. La lettura del territorio comunale sotto il profilo ambientale e paesistico porta a descrivere il sistema del verde principalmente attraverso 2 scale, sia dal punto di vista ecologico-funzionale che fruitivo, come meglio spiegato nel capitolo 3: 1) una rete ecologica territoriale, costituita dagli elementi sovraordinati individuati alla scala terri-

toriale nella Rete Ecologica Regionale e nella Rete Ecologica Provinciale, quali il “corridoio re-gionale primario ad alta antropizzazione" del fiume Lambro, nonché dagli “elementi di tutela” costituiti essenzialmente dal Parco regionale Nord Milano e dal Parco locale di interesse sovracomunale della Media Valle del Lambro, che in parte comprendono gli elementi sovraordinati sopra citati, e che “(...) si presentano come risorse indispensabili per l’equilibrio ambientale della città, risorse da confermare nella salvaguardia e nella valorizzazione”;

2) una rete ecologica locale, con un carattere fortemente urbano, costituita dai giardini, anche privati, e dalle aree verdi urbane, dalle aree sportive, dal verde stradale e dai viali alberati, dalle piste ciclopedonali. In ambito urbano, la continuità ecologica di questa rete locale è fortemente, e forse irreparabilmente, compromessa dalla estesa urbanizzazione della città e dalla presenza di grandi barriere infrastrutturali, quali la linea ferroviaria, il “Peduncolo” della Tangenziale Nord e la SP 36 – viale Fulvio Testi. In altre parole, “(...) il verde prevalentemente urbano, di carattere più funzionale e di connessione, teso a garantire dotazioni di giardini e parchi di contiguità, alcuni dei quali per le loro dimensioni possono rapportarsi anche alla scala urbana e di quartiere”.

Al verde territoriale costituito dal Parco Nord e dal Parco Media Valle Lambro, che compongono ormai

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due capisaldi del sistema del verde della area metropolitana milanese, e alla loro funzione naturalistica ed ecologica sono dedicati i paragrafi che seguono. I paragrafi sono preceduti da un capitolo dedicato all'altro grande elemento di tutela ecologica di scala territoriale, il corridoio primario ad alta an-tropizzazione del fiume Lambro. Alle tipologie di verde urbano ed alla loro funzione naturalistica ed ecologica sarà invece dedicato l'intero par. 2.3. Il fiume Lambro1 Il fiume Lambro rappresenta l'elemento di maggiore rilevanza territoriale individuato dalla Rete Ecologica Regionale a livello locale, e classificato come “corridoio regionale primario ad alta antropizzazione" (si veda il box sul Settore 52 della RER, nel par. 1.2). Nel corso degli ultimi decenni del secolo scorso il fiume è stato in realtà un elemento marginale e negletto rispetto ai processi di industrializzazione e di urbanizzazione avvenuti nel territorio sestese, configurandosi anzi come destinazione delle funzioni meno pregiate, espulse dai tessuti urbani. Recentemente però l'Amministrazione locale ha avviato un processo destinato a capovolgere questa prospettiva e a promuovere il fiume come elemento strutturante del sistema ambientale locale, sia con interventi di sistemazione idraulica, che con interventi di recupero paesaggistico e fruitivo, che con la stessa istituzione del Parco Media Valle Lambro. Proprio al fine promuovere la riqualificazione ambientale del fiume, il Comune di Sesto ed il PLIS hanno aderito all’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) per il Contratto di fiume Lambro settentrionale promosso da Regione Lombardia (si veda in particolare il box relativo). L'attuale stato delle sponde mostra evidenti i segni della forte pressione antropica, che in alcuni tratti ha comportato rettifiche del corso del fiume, in particolare dove esso interferiva con le opere di costruzione della tangenziale. La natura artificiale delle sponde, nei suoi casi estremi, si configura come paratia verticale in calce-struzzo che trasforma l’alveo del fiume in canale artificiale. Ciò avviene soprattutto dove l’edificato industriale o le infrastrutture stradali e tecnologiche arrivano al ciglio delle sponde: in particolare lungo l’ansa che avvolge gli insediamenti di via Barcellona a Cologno Monzese e nel tratto rettificato dove la Tangenziale Nord affianca il Lambro; e ancora, più a sud, dove il fiume attraversa il comparto produttivo di via Di Vittorio e affianca il depuratore di Sesto, fino ai manufatti del ponte-canale del naviglio Martesana a confine con Milano. La configurazione “a scogliera” (argine detto “in froldo”, in terra con piede in pietrame) è invece la soluzione ibrida, con qualche maggiore connotazione di naturalità e tuttavia ben lontana dalle tecniche dell’ingegneria naturalistica, che interessa la quasi totalità delle sponde del fiume nel territorio del Parco, ad integrazione delle paratie in calcestruzzo riservate ai punti più critici.

1 Il paragrafo è basato prevalentemente sulla relazione del Programma Pluriennale degli Interventi (PPI) del Parco Media Valle Lambro e sull'ampia pubblicistica dedicata al fiume Lambro nel territorio di Sesto di seguito elencata: • Centro Studi PIM - Progetto Lambro, Riassetto territoriale e sistemazione paesaggistica della Valle del Lambro, Provincia di

Milano, 1986; • Associazione Amici del Parco della Media Valle del Lambro - Il Parco Sovracomunale della Media Valle del Lambro, Catalogo

della mostra, Sesto San Giovanni, 2003; • IRER - Il sistema fluviale del Lambro. Un patrimonio da valorizzare per uno sviluppo ad alta qualità ambientale, Regione

Lombardia, 1998; • Piano Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del Fiume Po (PAI), DPCM 24 maggio 2001; • Regione Lombardia – ERSAF - Atlante del territorio del sotto-bacino idrografico del Po Lambro/Olona Rappresentazione e

descrizione di rilevanze e degrado paesaggistico-ambientale e delle politiche in essere e in progetto. Indirizzi di riqualificazione e contenimento del degrado paesaggistico-ambientale”, 2010, con particolare riferimento al Cap. V “Ambito vallivo Lambro Settentrionale”;

• Studio Pacheco - Studio del rischio idraulico del fiume Lambro, in Piano di Governo del Territorio del Comune di Sesto San Giovanni, 2009.

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Per contro l’equipaggiamento vegetale delle due sponde, prevalentemente in formazioni arboreo-arbustive di tipo spontaneo, sottolinea con discreta continuità tutto il tracciato del fiume, rag-giungendo talvolta effetti di un certo rigoglio in grado di attenuare le forti carenze paesistico-am-bientali precedentemente citate. In merito al rilievo delle valenze geologiche, come si evince dalla relazione al PPI del Parco Media Valle, l’area urbana si colloca nella fascia della media pianura lombarda, costituita esclusivamente da depositi alluvionali e fluvio-glaciali quaternari. L’ambito del fiume, in particolare, è stato interessato nel tempo da fenomeni di migrazione laterale dell’alveo ed è caratterizzato dal passaggio tra i depositi alluvionali antichi e recenti del corso d’acqua ed i depositi fluvio-glaciali; i primi costituiti da depositi ghiaioso-sabbiosi (con lenti limose e argillose) legati a fasi di bassa energia, i secondi (Wurmiani) caratterizzati da ghiaie e sabbie in matrice limosa con locali lenti di argilla. La fascia fluviale, come precedentemente ricordato, è stata però oggetto negli ultimi decenni di una pesante alterazione e di un conseguente forte dissesto geo-morfologico prodotti dalla forte pressione antropica, segnatamente imputabili alla passata attività di escavazione di inerti per l’edilizia e alla più recente realizzazione della Tangenziale Nord. Come afferma la relazione al PPI del Parco Media Valle, “(...) pur nella consapevolezza della irre-versibilità dei processi avvenuti, la sfida attuale riguarda le modalità con cui attuare sia il recupero ambientale delle aree degradate (in quali tempi e con quali risorse) sia la mitigazione della pesante infrastrutturazione viaria.” In parallelo al recupero ambientale è necessario inoltre affrontare i problemi legati alla dinamica del fiume e, in generale, agli aspetti idrogeologici che caratterizzano l’area in esame: “(...) anche qui le problematiche sono diversificate e vanno dalla scomparsa dei fontanili e del reticolo idrico minore alla esigenza di disinquinare il Lambro (evidentemente con interventi di risanamento su tutta l’asta fluviale a monte) ed infine ai temi delle esondazioni e quindi della sicurezza di vaste porzioni di territorio urbanizzato rispetto ad eventi alluvionali di portata eccezionale. Anche il tema delle esondazioni richiede un insieme molto variegato di approcci e di interventi, quali: consolidamento di sponde a rischio di erosione, rifacimento dei ponti con portata d’acqua limitata a causa di luci troppo ridotte, approfondimento e rimodellazione dell’alveo, realizzazione di bacini di laminazione sfruttando il più possibile aree golenali ancora disponibili.” Tali problematiche sono state affrontate dal punto di vista pianificatorio, sia a livello di bacino fluviale dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dell'Autorità di Bacino del fiume Po, che in dettaglio a livello locale dallo Studio delle zone a rischio idraulico assoggettate alla normativa del Piano di Assetto Idrogeologico2. Le proposte di incremento del volume di invaso della cava Melzi e di taglio dei meandri contenute nello Studio delle zone a rischio idraulico assoggettate alla normativa del PAI

2 Studio Pacheco, 2009

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In attuazione di tali previsioni, il Comune di Sesto S. G., con il PLIS, i Comuni co-interessati, Regione Lombardia e le Province di Milano e di Monza e della Brianza, ha approvato nel febbraio 2011 un intervento di sistemazione degli argini per la messa in sicurezza del borgo di San Maurizio al Lambro, oggi in corso di realizzazione, progettato da AIPO e finanziato dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Lombardia. A completamento del rilievo delle valenze geologiche e idrogeologiche e a integrazione delle in-formazioni presentate sul fiume, è utile richiamare alcuni dati del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale pre-vigente. Il PTCP forniva, infatti, un quadro sintetico dello stato di salute del territorio del fiume: zone a rischio di esondazione, repertorio delle fasce fluviali, qualità dell’acqua, ambiti caratterizzati da fenomeni di dismissione di attività produttive e di cave o dalla presenza di stabilimenti a rischio, aree preordinate alla bonifica, assetto completo dei collettori fognari intercomunali e dei relativi impianti di depurazione esistenti e previsti, ecc. E in particolare, relativamente alla valutazione della classe-stato ambientale delle acque superficiali in base al DLgs n° 152/99 (oggi sostituito dal DLgs n° 152/2006 “Norme in materia ambientale”) del tratto del Fiume Lambro Settentrionale compreso nell’area di studio, il PTCP assegnava (tra quattro valori: buono 2 – sufficiente 3 – scadente 4 – pessimo 5), un giudizio “scadente (4)” al tronco nord, dal Canale Villoresi in Monza al ponte di San Maurizio al Lambro in Brugherio, ed un giudizio “pessimo (5)” al tratto a valle del citato ponte, nei Comuni di Cologno Monzese, Sesto San Giovanni e Milano. Il tratto del fiume Lambro che attraversa la città di Sesto S. G. è, infine, interessato da un depuratore di livello comunale, gestito da CAP Holding e situato nella zona più meridionale della città non lontano dal ponte-canale del Martesana sul Lambro, ma soprattutto da un secondo impianto di depurazione delle acque fognarie di livello intercomunale, gestito dal Consorzio ALSI Alto Lambro e localizzato poco a nord del territorio comunale, a confine fra Brugherio e Monza.

I l Contratto di fiume Lambro Settentrionale [fonte: http://www.contrattidifiume.it] Il Comune di Sesto San Giovanni e il PLIS Media Valle Lambro, insieme ad altri 82 enti locali tra cui Regione Lombardia, 5 province, 54 Comuni, 2 parchi regionali, 2 PLIS, comunità montane e l’Autorità di bacino del fiume Po, nel marzo 2012 hanno sottoscritto l'accordo quadro di sviluppo territoriale “Contratto di fiume Lambro Settentrionale”. Il Contratto di fiume è uno strumento per riqualificare i bacini fluviale basato sulla di programmazione negoziata, cioè sulla partecipazione alle decisioni e sul consenso di tutti gli enti coinvolti e interessati allo sviluppo durevole dei bacini fluviali. È finalizzato a sviluppare, in condivisione, politiche atte a indirizzare i processi di trasformazione insediativa verso la valorizzazione delle risorse territoriali, il contenimento del potenziale degrado e la riqualificazione paesaggistico-ambientale dei territori dell'ambito vallivo del Lambro Settentrionale, al fine di raggiungere gli obiettivi di qualità delle acque, contenimento di uso del suolo, sicurezza idraulica, qualità ecosistemica, neoruralizzazione, fruibilità, semplificazione amministrativa ed efficacia, efficienza ed economicità delle politiche. In sintesi, gli obiettivi del Contratto di Fiume sono: la riduzione dell'inquinamento delle acque, la riduzione del rischio idraulico, la riqualificazione dei sistemi ambientali e paesistici e dei sistemi insediativi lungo le sue sponde, e la condivisione delle informazioni e diffusione della cultura dell'acqua. Al territorio di Sesto San Giovanni e del PLIS Media Valle Lambro è dedicata in particolare l'unità paesistico-ambientale UPA LS-AP2 dell'ambito vallivo Lambro Settentrionale, schedata nel Capitolo V del citato “Atlante del territorio del sottobacino idrografico del Po Lambro/Olona. Rappresentazione e descrizione di rilevanze e degrado paesaggistico-ambientale e delle politiche in essere e in progetto Indirizzi di riqualificazione e contenimento del degrado paesaggistico-ambientale”.

I l canale Villoresi [fonte: http://www.etvilloresi.it/portal-villores.] Il canale Villoresi ha origine dal fiume Ticino, dalla diga del Pan Perduto in località Maddalena, frazione di Somma Lombardo e si getta nel fiume Adda presso Cassano d'Adda al termine di un percorso lungo 86 km.

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I lavori di realizzazione, su progetto di Eugenio Villoresi, cominciarono nel 1877 e vennero completati nel 1891. Pensato con scopi esclusivamente irrigui, il canale permette oggi la distribuzione di acqua in un area di circa 85.000 ettari, per mezzo di una rete costituita da 120 bocche e rami secondari estesi per circa 130 km, che complessivamente raggiunge circa 3000 km. Il canale si sviluppa trasversalmente da ovest verso est, nell'alta pianura a nord di Milano, a nord del naviglio Martesana, intersecando e cedendo parte delle sue acque a numerosi corsi d'acqua minori, fra i quali l’Arno, l’Olona, il Bozzente, il Lura, il Guisa, il Nirone, il Cisnara, il Lombra, il Garbogera, il Seveso, il Lambro, il Molgora, il Trobbia, il rio Vallone e il naviglio Martesana. Lungo il suo corso attraversa una serie di aree protette, fra le quali i parchi del Roccolo, delle Groane, del Grugnotorto-Villoresi, del Molgora e del Rio Vallone, costituendo l’unica connessione ecologica trasversale di questo ambito, oltre che un dei percorsi ciclabili portanti della rete metropolitana. Sul canale Villoresi ha competenza il Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi, nato nel 1918 con lo scopo di distribuire alle utenze agricole a nord di Milano le acque del Fiume Ticino.

I l naviglio Martesana [fonte: Centro Studi PIM - I navigli, la città e il territorio, 2004] Il naviglio Martesana nasce nella seconda metà del ‘400 con lo scopo principale di fornire irrigazione e forza motrice ai molini. I lavori prevedevano la derivazione del naviglio dall’alveo dell’Adda a Concesa e la connessione alla cerchia interna di Milano attraverso la conca di San Marco, con un dislivello di quasi 26 metri, che in origine venivano superati per mezzo di sei conche. L’irrigazione fu a lungo l’uso prevalente del canale, rendendo spesso difficile la navigazione. Il naviglio Martesana interessa l’ambito orientale dell’area metropolitana, correndo verso sud parallelo all’Adda fino a Cassano, dove piega verso ovest e, raggiunto Bellinzago, si affianca all’antica strada romana (ora SS 11 Padana superiore) giungendo a Milano dopo un percorso di 36 km, dove, in località Cassina di Pomm, cessa di correre allo scoperto per proseguire interrato. Lungo questa strada alcuni luoghi di sosta avevano già dato origine a centri di una certa importanza, quali Gorgonzola, Inzago, Cassano e Vaprio, che diventano luoghi di interscambio anche per il naviglio. Le tipologie del paesaggio vedono una netta prevalenza dei territori naturali nel primo tratto, compreso tra l’incile, in Trezzo d’Adda, e la curva di Cassano, mentre nella seconda tratta, da Cassano d’Adda sino a Gorgonzola, il territorio agricolo si alterna ai centri urbani, nei quali le parti storiche e i territori di recente urbanizzazione sono in sostanziale equilibrio. Da Gorgonzola verso il capoluogo, comincia a essere predominante la presenza dei territori urbanizzati. Il corso del naviglio si trova compreso in un continuo urbano che comprende diverse tipologie di ambiti urbani. Attualmente l’alzaia del canale rappresenta un’importante connessione ciclopedonale fra il nucleo denso della città metropolitana e il corso dell’Adda

Il Parco Nord Milano La RER inserisce il Parco regionale Nord Milano fra i principali “elementi di tutela” nell'ambito del territorio comunale di Sesto San Giovanni (si veda la scheda n° 52). Il Parco rappresenta il caposaldo ovest, di rilevanza territoriale, della rete ecologica della città di Sesto. Il Parco Nord rappresenta l’esito di una delle esperienze più significative di progettazione e realizzazione di parchi nel contesto metropolitano, esperienza alla quale Sesto San Giovanni ha preso parte sin dagli inizi, negli anni Settanta, e oggi consolidata sia dal punto di vista paesistico-ambientale, che dal punto di vista gestionale, che per quanto riguarda la disciplina urbanistica. Il Parco regionale Nord Milano è stato istituito dalla Regione Lombardia con la LR 78/75 e in seguito inserito nel Piano regionale delle aree protette con la LR 86/83. Con la LR 23/2006, in seguito confluita nel testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi (LR 16/2007) è stato individuato e istituito all’interno del Parco regionale il Parco naturale Nord Milano. La gestione del Parco è affidata alla Comunità del Parco di cui fanno parte la Provincia di Milano e i Comuni territorialmente interessati di Sesto San Giovanni, Milano, Cinisello Balsamo, Bresso, Cormano e Cusano Milanino. Il Parco si estende su una superficie di circa 620 ettari, di cui oltre 60 in comune di Sesto San Giovanni, nel contesto densamente urbanizzato fra i comuni succitati.

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Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Nord è stato approvato nel 1977 e successivamente oggetto di Variante nel 2002 e nel 2004. Il PTC è, come noto, uno strumento

urbanistico di carattere sovraordinato le cui previsioni del PTC prevalgono rispetto alla pianificazione comunale, sono recepite di diritto negli strumenti urbanistici generali comunali e sostituiscono con efficacia immediata eventuali previsioni difformi che vi siano contenute3. La Variante al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Nord interessa, in particolare, la parte del territorio comunale di Sesto San Giovanni compresa tra il limite del centro abitato e il confine comunale con Bresso, Cinisello Balsamo e Milano. In questo ambito, le aree libere da edificazione che si collocano oltre viale Fulvio Testi vengono inserite nell’ambito di Parco naturale, grande zona verde ottenuta mediante il potenziamento delle macchie boscate esistenti e la costituzione di prati e radure calpestabili nonché attraverso la creazione di percorsi pedonali e di spazi dedicati al tempo libero e alla ricreazione. Le aree comprese tra viale Fulvio Testi e il centro abitato sestese sono invece destinate dalla variante generale alla realizzazione di un Parco attrezzato urbano, ovvero di un sistema integrato di spazi verdi alberati e di attrezzature collettive, anche coperte, dedicate principalmente allo sport e alla ricreazione. Limitrofa al parco urbano è inoltre individuata, lungo via Milanese, la “Zona monumentale” della Cascina Torretta, comprendente il complesso architettonico omonimo recentemente oggetto di un intervento di risanamento e recupero edilizio, nell’ambito del quale, tra l’altro, è stata realizzata una nuova passerella ciclopedonale sopra viale Fulvio Testi (all’altezza di via Caduti del lavoro), oltre alle passerelle ciclopedonale esistenti in Sesto San Giovanni su viale Fulvio Testi (all’altezza del Centro scolastico omnicomprensivo) e di via Clerici. Il sistema dei Parchi metropolitani a ovest della

3 L’azzonamento aggiornato del PTC è riportato nel PGT, Allegato A - Il contesto socio-economico e territoriale del Nord Milano. Le indicazioni della pianificazione sopraordinata. Cartografia di riferimento.

I l Parco regionale Nord Milano Comuni Milano, Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano, Sesto S. Giovanni (Provincia di Milano) Superficie 628 ha Istituzione Parco regionale LR 78/75 Istituzione Parco naturale LR 23/06 Ente Gestore Comunità del Parco Nord Milano Pianificazione PTC approvato con DelCR n° II/633 del 22/12/1977; var. gen. LR 63/90; var. gen. DelGR n° 7/10206 del 06/08/2002; var. par. n° 7/20136 del 23/12/2004. La Variante 2002 porta a un leggero ampliamento della superficie del parco ed elimina le “isole” interne, affidandole comunque alla pianificazione comunale. Più recentemente, la LR 10/2009 un ha portato un nuovo ampliamento che ha interessato il corso del Seveso e viale Buffoli a Cusano Milanino. Nel 2011 è stato avviato i procedimento relativo all’aggiornamento del PTC. L'intero territorio del Parco è destinato alla fruizione (su aree quasi totalmente di proprietà pubblica). Alcune limitate porzioni mantengono la destinazione agricola in aree ancora di proprietà privata e vengono registrate, nella nuova Variante, come “parco agricolo” . L'aeroporto di Bresso è anch'esso destinato dal PTC a divenire zona di parco naturale attrezzato. All'interno del Parco Nord non esiste la categoria "Ambiti di naturalità", in quanto le aree boscate, pur presenti nel Parco, fanno parte di progetti di ricostruzione della naturalità interni alle aree genericamente destinate dal PTC alla formazione di parchi attrezzati di livello urbano o metropolitano. L’ambito di Parco naturale, su una superficie di 39 ha, riguarda i boschi dell’area a nord del parco e la fascia di protezione del torrente Seveso.

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città di Sesto è completato da due Parchi locali che non interessano direttamente il territorio comunale ma interagiscono con il Parco Nord, come meglio evidenziato nel capitolo dedicato alle valenze naturalistiche ed ecologiche dell'ambito: il Parco Grugnotorto-Villoresi e il Parco della Balossa, cui sono dedicati i due box che seguono. I l PLIS del Grugnotorto-Villoresi [fonte: Centro Studi PIM - Atlante dei Parchi locali di interesse sovracomunale in Provincia di Milano, Provincia di Milano, 2008, pp. 466-494] Comuni Cusano Milanino, Cinisello Balsamo, Muggiò, Nova Milanese, Paderno Dugnano, Varedo Province Milano, Monza e Brianza Riconoscimento DelGR n° VI/46253 del 12 novembre 1999 Gestione Convenzione tra i Comuni di Cusano Milanino, Cinisello Balsamo, Muggiò, Nova Milanese, Paderno Dugnano, Varedo Superficie 783 ha Obiettivi Tutela e riprogettazione paesistica di un’area inedificata interclusa. Nella conurbazione densa di prima cintura a nord di Milano, il Parco tutela una vasta area inedificata nella quale l’agricoltura è presente in forma residuale, ponendosi come indispensabile struttura di connessione ecologica tra i parchi regionali Nord Milano, Groane e Valle Lambro. Paesaggio e ambiente Il Parco è situato fra l’alta pianura irrigua del Villoresi e la media pianura irrigua dei fontanili, in un ambito di paesaggio agrario sostanzialmente pianeggiante, densamente urbanizzato, attraversato da importanti direttrici di comunicazione, caratterizzato da scarsi spazi aperti, limitati alle frange tra un centro urbano e l’altro. Rispetto al tema del paesaggio, occorre sottolineare la scarsità di elementi di caratterizzazione e la perdita delle tracce dell'organizzazione storica delle trame territoriali, a cui contribuisce la forte rarefazione della rete dei derivatori del Villoresi e il conseguente indebolimento del rapporto con la trama agraria a sud del canale. Il Parco, può garantire, pur con le forti restrizioni determinate dagli attraversamenti infrastrutturali e dalla localizzazione nel cuore dell’area densa a nord del capoluogo, un fondamentale anello di collegamento del sistema ecologico fra il Parco Nord, il Parco della Valle del Lambro e il Parco delle Groane. Le attività agricole, per quanto penalizzate dalla forte pressione antropica e da una rete irrigua dismessa o priva di manutenzione, appaiono ancora presenti, con una cospicua presenza di seminativi, oltre ad alcuni incolti degradati, mentre il prato appare poco rappresentato. Il modificarsi delle pratiche agricole ha però comportato una progressiva riduzione e impoverimento dei caratteristici elementi di interesse ecologico propri della campagna, mentre le due grandi cave in territorio di Paderno Dugnano e Nova Milanese, per quanto in parte riqualificate, e la larga diffusione di situazioni di uso temporaneo o improprio dei suoli che costellano i perimetri dell'area sono ulteriore segnale della difficoltà di ricomposizione del sistema territoriale e sono indicatori della pratica impossibilità di attivare processi di riproduzione della qualità ambientale attuabili mediante semplici forme di sostegno alle funzioni agricole o interventi di qualificazione di carattere puntuale. Le potenti trasformazioni territoriali che hanno caratterizzato tale ambito hanno fatto si che le uniche presenze di una qualche significatività sono rappresentate dagli ambiti di naturalità del Parco Nord, che rappresentano oggi degli elementi di eccezione in un territorio in cui la presenza di spazi aperti appare di scarso rilievo, determinando una limitata funzionalità ecologica. Il Parco del Grugnotorto-Villoresi, pur con le limitazioni determinate dalla forte pressione antropica, si pone l’obiettivo di ricucitura fra le aree agricole periurbane e quelle di frangia, oltre che, almeno in prospettiva, come indispensabile struttura di connessione ecologica tra i parchi regionali Nord Milano, Groane e Valle Lambro. Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio. Rete ecologica La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello del Parco del Grugnotorto-Villoresi, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato e con una rete viaria molto ramificata e con un sistema di aree naturaliformi di scarso rilievo, costituito da alcuni lembi boscati relitti. Solo lungo l’asse del corso del Villoresi è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se i tracciati autostradali producono una serie di nette divisioni. Il canale, ancorché poco visibile e poco rispettato nelle sue caratteristiche di corso d’acqua con funzioni irrigue, costituisce però una straordinaria occasione di riqualificazione unitaria sia degli spazi urbani sia di quelli agricoli, unitamente alla sua caratteristica di corridoio ecologico e fruitivo continuo est-ovest, in grado di collegare con un percorso attrezzato di ripa il Parco con le valli fluviali dell’Adda e del Ticino, attraverso Groane e Lambro. In questo ambito il recente progetto di Dorsale verde del nord Milano elaborato dall’Amministrazione provinciale si propone di mettere in relazione e ricondurre a sistema le diverse opportunità di carattere paesistico-

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ambientale presenti sul territorio, con l’intento di creare una connessione orizzontale fra le diverse Brianze e istituire un legame fra i suoi parchi. Più in generale gli obiettivi perseguiti dal progetto sono: • collegare e ampliare i parchi esistenti e includere i territori agricoli non compresi in essi; • istituire una contiguità spaziale che favorisca lo scambio e l’interconnessione fra le diverse ecologie; • rafforzare i corridoi orizzontali al fine di controbilanciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito dove

le conurbazioni lineari sono ormai segnate da evidenti fenomeni di saldatura; • garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Pedemontana, evitando al tempo

stesso nuovi insediamenti che sfruttano la straordinaria accessibilità generata dalla nuova infrastruttura.

Il Parco della Media Valle del Lambro La RER inserisce anche il Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) della Media Valle del Lambro fra i principali “elementi di tutela” nell'ambito del territorio comunale di Sesto San Giovanni (si vedano le schede n° 52 e 72). Come il Parco Nord a ovest della città, il Parco Media Valle Lambro, con il “corridoio regionale primario ad alta antropizzazione" del fiume Lambro - cui è in parte sovrapposto, rappresenta il caposaldo est, di rilevanza territoriale, della rete ecologica urbana. Il PLIS Media Valle Lambro, istituito da Regione Lombardia nel 2002 per i Comuni di Brugherio e Co-logno Monzese, è stato ampliato al Comune di Sesto San Giovanni nel dicembre 2006 dalla Provincia di Milano. Nel 2013 è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa per l'ampliamento del Parco ai Comuni di Monza e Milano. L'iter si concluderà presumibilmente nel corso del 2014 con il riconoscimento dell'ampliamento da parte delle Province di Monza e Brianza e di Milano.

Il Parco interessa oggi una superficie di circa 280 ettari, circa 180 dei quali nel territorio di

Sesto San Giovanni, che verranno ampliati a oltre 660 ettari con l'ampliamento a Monza e Milano. Il PLIS permetterà quindi di collegare, lungo il fiume Lambro, il Parco regionale della Valle del Lambro a

I l Parco della Media Valle del Lambro [fonte: Centro Studi PIM - Atlante dei Parchi locali di interesse sovracomunale in Provincia di Milano, Provincia di Milano, 2008, pp. 496-435] Comuni Brugherio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni. Sono in corso le procedure per l’ampliamento a Milano e Monza in attuazione ai rispettivi PGT. Province Milano, Monza e Brianza Riconoscimento DelGR 7/8966 del 30/04/2002 (riconoscimento nei comuni di Brugherio e Cologno Monzese) Gestione Protocollo d’intesa tra i Comuni di Brugherio, Cologno Monzese e Sesto San Giovanni Pianificazione Programma Pluriennale degli Interventi (2008) Superficie 296 ha Obiettivi Tutela e riprogettazione paesistica di un’area degradata interclusa. Territorio Il Parco è situato nella porzione est della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura irrigua, a margine della media pianura irrigua e dei fontanili. All’interno del Parco, il Lambro presenta un alveo con sezioni decisamente ridotte, tali da rendere l’area una di quelle più soggette ai rischi idraulici, anche per discutibili interventi antropici che hanno irragionevolmente reso insufficienti le naturali aree golenali Il parco ha come finalità il recupero di aree fortemente degradate dalla presenza di cave dismesse, residui di attività industriali dismesse, orti urbani spontanei, ecc., attraverso un ridisegno complessivo delle aree che lo compongono.

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nord di Monza con il Parco regionale agricolo Sud a Milano. La gestione del Parco è attualmente disciplinata dalla “Convenzione per la promozione e la gestione del Parco della Media Valle del Lambro” sottoscritta nel luglio 2006 dai Sindaci dei Comuni co-interessati. Lo strumento di pianificazione/programmazione scelto per il Parco della Media Valle del Lambro è il Programma Pluriennale degli Interventi (PPI), che individua le opere e le azioni da realizzare nel periodo di validità ed indica le risorse economiche e le modalità di finanziamento necessarie in relazione agli strumenti di programmazione economica dei Comuni cointeressati. Gli obiettivi strategici del PPI del Parco della Media Valle del Lambro sono: • il recupero della qualità ecologica dell’area mediante l’individuazione delle azioni e degli interventi,

di ri-naturalizzazione del sistema fluviale, di mitigazione degli impatti ambientali, e, in particolare, di contenimento, o eliminazione, dei fenomeni di dissesto idrogeologico;

• la connessione ai fini ambientali e fruitivi delle aree a verde del Parco locale, esistenti e previste, fra loro, e con il sistema dei parchi, del verde e dei percorsi storici anche fluviali di area più vasta, creando o valorizzando le relazioni esistenti o potenziali con il più vasto contesto territoriale;

• la fruizione del Parco da parte della cittadinanza sia ai fini ricreativi che didattico-culturali anche al fine di consolidare la conoscenza del territorio ed innescare logiche di presidio diffuso del suo territorio.

Citando la Relazione descrittiva del PPI, il PLIS della Media Valle del Lambro si inserisce nel sistema dei parchi metropolitani (già istituiti o in fase di avvio) a nord di Milano: il Grugnotorto-Villoresi (si veda il box relativo), i PLIS del Molgora, del Rio Vallone, delle Colline Briantee, Est delle Cave. Il PLIS rappresenta soprattutto, nell’area metropolitana milanese, un tassello di congiunzione non solo fra le aree verdi ma anche per la porzione centrale e più fragile e compromessa del fiume Lambro, con le aree verdi e con i tratti di fiume meno compromessi nel Comune di Monza a nord e nel Comune di Milano a sud - dei quali è in corso l’inclusione nel PLIS stesso. A Monza infatti, le aree della Cascinazza, contigue alla porzione del PLIS ricadente nel territorio comunale di Brugherio, consentirebbero la connessione lungo il Lambro al centro storico di Monza e quindi al Parco della Villa Reale e al Parco regionale Valle Lambro. Analogamente in Milano, le aree del Parco Adriano di Crescenzago, del Parco Maserati e, soprattutto del Parco Lambro, rappresenterebbero una significativa continuità fra il PMVL e il Parco regionale agricolo Sud Milano. Sotto il profilo ecologico, è ancora importante osservare infine che la duplice estensione del parco consentirebbe altresì al PLIS Media Valle Lambro di incrociare due importantissimi corridoi ecologici trasversali del sistema regionale, quello del Villoresi a Nord e quello della Martesana a Sud; per i quali, in entrambi i casi, all’arricchimento ecologico si verrebbe ad aggiungere un’importante integrazione al sistema della ciclabilità regionale. Il masterplan del PPI, citando nuovamente la Relazione descrittiva, ha voluto immaginare un nuovo paesaggio verde per il futuro di questo territorio, oggi residuale e degradato, e concepire fin d’ora il parco e il verde come fattore essenziale di innesco di un processo di riqualificazione territoriale di area vasta, esteso all’intero settore metropolitano in cui è inserito, processo avente valenza urbanistica, ambientale e paesaggistica a un tempo e trainato, in sinergia col Parco, da altri formidabili motori, quali le iniziative di trasformazione territoriale in atto, due delle quali, Falck e Cascina Gatti, particolarmente rilevanti, non solo in sé, ma anche in quanto strettamente interagenti con il Parco. In particolare, il progetto sulle aree ex Falck comprende un’ampia area di 10 ha circa interclusa tra la tangenziale e il Lambro e interna al Parco, mentre nel PII Cascina Gatti i 18 ha destinati al verde sono anch’essi completamente ricompresi nel perimetro del PLIS. Il sistema dei Parchi metropolitani a est della città di Sesto, lungo il fiume Lambro, è completato da due Parchi regionali e da un Parco locale che non interessano direttamente il territorio comunale ma

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interagiscono con il Parco Media Valle Lambro: il Parco Valle Lambro a nord, il Parco agricolo Sud Milano a sud e il Parco Est delle Cave a est, cui sono dedicati i tre box che seguono. Infine, è opportuno segnalare che il Parco Media Valle Lambro, partecipa a 2 tavoli di studio sulla rete ecologica co-finanziati da Fondazione Cariplo, i cui risultati saranno disponibili nei prossimi mesi: • “Gli spazi aperti e gli ambiti

agronaturalistici, il fiume Lambro, l’area metropolitana milanese esempio di attivazione di rete ecologica”, finanziato dal Bando “Realizzare la connessione ecologica” di Fondazione Cariplo 2012, a cura di ERSAF, DiAP Politecnico di Milano, Comune di Milano, Parco Locale di Interesse Sovracomunale Media Valle Lambro, Legambiente;

• “CONNUBI, Connessioni Urbane Ecologiche lungo il Lambro”, finanziato dal Bando Fondazione Cariplo “Realizzare la connessione ecologica” 2013, a cura di Parco Regionale della Valle del Lambro, Comune di Monza PLIS dei Colli Briantei, PLIS della Media Valle Del Lambro, Università degli Studi di Milano Bicocca – Dip. Scienze dell’ambiente e del territorio (DiSat), Legambiente - Circolo di Monza A. Langer.

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I l Parco regionale della Valle del Lambro [fonte: www.parcovallelambro.it] Comuni Albavilla, Alserio, Anzano del Parco, Arosio, Eupilio, Erba, Inverigo, Lambrugo, Lurago d’Erba, Merone, Monguzzo, Pusiano (Provincia di Como); Bosisio Parini, Cesana Brianza, Costa Masnaga, Rogeno, Casatenovo (Provincia Lecco); Arcore, Vedano al Lambro, Villasanta, Monza, Triuggio, Albiate, Sovico, Lesmo, Macherio, Biassono, Briosco, Giussano, Veduggio con Colzano, Besana Brianza, Verano Brianza, Carate Brianza (provincia di Monza e Brianza). Province Como, Lecco, Monza e Brianza Superficie 6.452 ha Istituzione Parco regionale LR 82/83 Istituzione Parco naturale LR 18/05 Ente Gestore Comunità del Parco della Valle del Lambro Pianificazione PTC approvato con DelGR n°7/601 del 28/07/2000; rettifica con DelGR n° 7/6757 del 9/11/2001 Il PTC è articolato su un doppio sistema di lettura, che non viene registrato nella legenda unificata, costituito da un lato dall'identificazione di Unità di paesaggio e dall'altro nella suddivisione del territorio in “sistema delle aree fluviali e lacustri” (identificate anche dal perimetro di Parco naturale), “sistema delle aree prevalentemente agricole”, “sistema degli aggregati urbani”. L’ambito del parco storico della Villa Reale di Monza nella legenda unificata viene riconosciuto come Parco urbano, in quanto le specifiche destinazioni ed attività riconosciute dal PTC sono distinte in normativa ma non differenziate nella tavola di Piano. Le aree agricole interne al perimetro di Parco naturale sono state classificate come aree di protezione dei corsi d'acqua in quanto interne al "Sistema delle aree fluviali e lacustri". Il perimetro di Parco Naturale comprende i territori tra i laghi di Pusiano e di Alserio al nord e l’intero parco della villa Reale di Monza, per una superficie complessiva di 4.700 ha (59% del parco). Territorio del Parco Il territorio del Parco si estende lungo un tratto di 25 km del fiume Lambro compreso tra i laghi di Pusiano e di Alserio a nord e il Parco della Villa Reale di Monza a sud. Il Parco comprende il tratto collinare del fiume Lambro e presenta caratteri differenti lungo il suo percorso. La zona dei laghi corrisponde a quella di più spiccato interesse naturalistico, comprendente ambienti lacustri, già in parte tutelati dalla Riserva naturale orientata della Riva Orientale del Lago di Alserio. Entrambi i laghi sono infatti Siti di Interesse Comunitario (SIC). Di particolare valore naturale e paesaggistico è la zona di Inverigo, per la presenza dell'omonimo Orrido, racchiuso all'interno di una vasta tenuta boscata e per il mirabile complesso monumentale costituito dalla Rotonda, da Villa Crivelli e da Santa Maria della Noce. Più a sud le aree urbanizzate prendono il sopravvento ma rimangono ancora aree libere di notevole interesse come i due Siti di Interesse Comunitario Valle del Rio Cantalupo e Valle del Rio Pegorino. All'ampiezza e alla varietà delle vedute panoramiche si aggiunge un'orografia caratterizzata da altopiani, piccole valli scavate dai fiumi, rogge e torrenti e da grandi estensioni di prati intercalate da più modeste zone boschive. Un aspetto di particolare interesse è dato dalla presenza di numerose ville patrizie, con i relativi giardini storici: un valore dei tutto eccezionale, in proposito, riveste il complesso del Parco di Monza e dei giardini della Villa Reale di Monza. Progetti in corso per l'implementazione della rete ecologica Il Parco sta conducendo interventi per il potenziamento del sistema regionale delle aree protette in attuazione del progetto “dai Parchi alla Rete Ecologica Regionale”: in particolare sono stati individuati otto interventi per potenziare il ruolo del Lambro come corridoio ecologico di connessione tra la pianura a sud e le aree collinari e montane a nord, nei Comuni di Albiate, Biassono, Briosco, Inverigo, Sovico, Erba ed Eupilio. Il Parco si è, inoltre, attivato per la raccolta di campioni di acque, terreni e sedimenti per il monitoraggio delle condizioni chimiche, fisiche e delle concentrazioni degli inquinanti del fiume Lambro. Con il Progetto Acqua, nell'ambito della redazione dei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria, il Parco ha avviato interventi di miglioramento degli habitat acquatici e della fauna dei laghi di Alserio e Pusiano, prevedendo azioni per conservare e migliorare habitat, specie animali e vegetali di pregio presenti nei Siti.

I l Parco regionale agricolo Sud Milano [fonte: www.provincia.milano.it/parcosud/] Comuni Albairate, Arluno, Assago, Bareggio, Basiglio, Binasco, Bubbiano, Buccinasco, Calvignasco, Carpiano, Casarile, Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Cerro al Lambro, Cesano Boscone, Cisliano, Colturano, Corbetta, Cornaredo, Corsico, Cusago, Dresano, Gaggiano, Gorgonzola, Gudo Visconti, Lacchiarella, Liscate, Locate di Triulzi, Mediglia, Melegnano, Melzo, Milano, Noviglio, Opera, Pantigliate, Paullo, Pero, Peschiera Borromeo, Pieve Emanuele, Pioltello, Pregnana Milanese, Rho, Rodano, Rosate, Rozzano, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Sedriano, Segrate, Settala, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio, Tribiano, Vanzago, Vermezzo, Vernate, Vignate, Vittuone, Vizzolo Predabissi, Zelo Surrigone, Zibido San

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Giacomo Superficie 46.300 ha Province Milano Istituzione LR 24/90 Ente Gestore Provincia di Milano Pianificazione PTC approvato con DelGR 7/818 del 03/08/2000 Perimetro di Parco Naturale in fase di proposta. Il PTC è articolato su un doppio sistema di lettura: la maglia dei “territori” che individuano i rapporti tra gli spazi agrari e le strutture urbane esterne al parco, e gli “ambiti” che caratterizzano le diverse tutele cui è sottoposto l’intero sistema paesistico del Parco. I tre “territori”, ai quali sono affidate le caratteristiche di parco agricolo e parco di cintura metropolitana, sono: 1) territori agricoli di cintura metropolitana (art. 25); 2) territori agricoli di cintura urbana, ambito dei Piani di cintura urbana (art. 26); 3) territori di collegamento fra città e campagna (art. 27). La distinzione suddetta da un lato evidenzia le qualità dei territori agricoli e ne governa di conseguenza le normative, dall'altro lato qualifica i territori del Parco in relazione ai loro rapporti con le strutture urbane che, per la legge istitutiva, sono interamente esterne al perimetro del Parco. Le tutele naturalistiche, storiche e paesistiche sono trasversali rispetto alla ripartizione in Territori e coprono l’intero territorio del parco. Sono sottoposte a specifica tutela le notevoli presenze monumentali, tra cui le abbazie di Chiaravalle, Mirasole e Viboldone, i castelli di Tolcinasco, Cusago, Vernate e Zibido, e i nuclei rurali delle antiche cascine. Infine, il PTC si affida a diversi Piani di Settore per la tutela e lo sviluppo: • agricolo; • assetto idrogeologico e tutela dei navigli; • patrimonio storico e monumentale; • percorsi. Il Piano prescrive di evitare che la realizzazione di nuove strade comporti la frammentazione o la marginalizzazione di ambiti di rilevante interesse ai fini agricoli e fruitivi. Per quanto riguarda i Siti Natura 2000 sono stati approvati dal Consiglio Direttivo del Parco i seguenti Piani di gestione: Bosco di Cusago, Fontanile Nuovo di Bareggio, Oasi di Lacchiarella, Sorgenti della Muzzetta. Territorio del Parco Il Parco, agricolo e di cintura metropolitana, comprende un'estesa area a semicerchio attorno alla città di Milano fino al perimetro meridionale della provincia con una maggiore estensione di aree agricole rispetto alle aree boschive. In origine una fitta copertura forestale costituita essenzialmente da querceti misti di farnia e carpino bianco misti a tigli, olmi, frassini, aceri campestri e ciliegi selvatici sostituiva l'attuale uniformità agraria del paesaggio. Anche le zone umide e gli ambiti fluviali erano diffusi: lanche e meandri del Lambro e di altri corsi d'acqua, zone di affioramento della falda (poco sotto il livello del suolo in alcune aree della pianura), fontanili ed aree paludose ospitavano la vegetazione tipica delle zone umide, con ontani neri, pioppi e salici, canneti, giuncheti a creare un ecosistema ricco e capace di ospitare presenze faunistiche pregiate (aironi, rapaci, cicogne, garzette, oche selvatiche, nitticore ed altri uccelli di palude oltre a specie ormai scomparse come la lontra, il castoro, il lupo, l'orso, il cervo). Una serie di aree verdi d'interesse naturalistico è comunque rimasta disseminata nel territorio della bassa a testimonianza di una ricchezza naturale unica e irripetibile. Un ruolo importante all'interno di queste aree è giocato dai fontanili. I fontanili sono emergenze di acqua che affiora dove la falda trova strati argillosi impermeabili che le permettono una risalita in superficie. L'acqua sbocca formando una polla, ovvero una fonte dalla quale si origina la cosiddetta testa del fontanile. Ai margini della testa del fontanile si sviluppa una vegetazione ricca e rigogliosa che va a creare una piccola oasi di natura in mezzo alla campagna. Il Parco individua alcune zone di salvaguardia specifica delle risorse naturali più pregiate. Sono Riserve Naturali il Fontanile Nuovo (Bareggio), le Sorgenti della Muzzetta (Rodano) e l'Oasi di Lacchiarella. Vi sono poi zone di tutela e valorizzazione paesistica nella quale agricoltura e natura s'integrano per formare il caratteristico paesaggio di pianura. Un paesaggio nel quale è centrale il ruolo di siepi ed alberature (pensiamo all'area ovest del Parco intorno ai comuni di Cusago, Cisliano, Bareggio e Vittuone), delle colture tradizionali (il riso, le marcite, i prati) del set-aside (pratica di non lavorazione dei campi istituita e sovvenzionata dall'Unione Europea per limitare l'eccesso di produzione agricola e favorire, tra l'altro, la formazione di aree di rifugio della fauna selvatica). Nelle altre zone di interesse naturalistico sono incentivati interventi di naturalizzazione del territorio per la presenza di boschi e zone umide: i Boschi di Cusago, Riazzolo, del Carengione e le zone umide del Lamberin di Opera, di Pasturago di Vernate e di Paullo rappresentano alcuni esempi significativi in termini di interesse scientifico e testimonianza dell'evoluzione della vegetazione. Inoltre è sostenuto l'utilizzo di tecniche agricole più compatibili con la ricchezza e la biodiversità dell'ecosistema, quali quelle dell'agricoltura biologica, e di interventi

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di naturalizzazione delle fasce parallele di vegetazione che accompagnano i corsi dei fiumi (anche attraverso interventi di ingegneria naturalistica). I tratti naturalistici del Parco non sono la dominante prevalente del territorio ma il processo di conservazione e rinaturalizzazione degli ambiti più pregiati rappresenta una buona direzione per riconquistare una parte della natura vicina alla città.

I l PLIS Est delle Cave [fonte: Centro Studi PIM - Atlante dei Parchi locali di interesse sovracomunale in Provincia di Milano, Provincia di Milano, 2008, pp. 592-607] Comuni Brugherio, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Vimodrone Province Milano, Monza e Brianza Riconoscimento DelGP Milano n° 501 del 25 maggio 2009 Gestione Convenzione tra i Comuni di Brugherio, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Cologno Monzese, Vimodrone Superficie 573 ha Obiettivi Tutela paesistico-ambientale degli spazi aperti interessati da attività di escavazione. Paesaggio e ambiente Il Parco è situato nella porzione est della provincia di Milano, nel contesto dell’alta pianura irrigua, a margine della media pianura irrigua e dei fontanili. L’alta pianura irrigua è posta immediatamente a sud del canale Villoresi che artificialmente la divide dall’alta pianura asciutta e che, con l’apporto dei propri volumi d’acqua, ha reso possibile la trasformazione delle attività agricole, conferendo al territorio connotati paesaggistici tipici della pianura irrigua. Alla rete dei fontanili si sovrappone un articolato sistema di rogge derivate dal naviglio Martesana e dal canale Villoresi, che completano la rete irrigua. Il paesaggio che caratterizza le aree ancora non densamente urbanizzate conserva i caratteri tipici del paesaggio agrario e dei suoi elementi costitutivi: sono diffuse piccole aree boschive, siepi e alberature di confine, filari di ripa e si riscontra la presenza di cascine storiche. In questo settore si sono conservati i segni di un’agricoltura tradizionale legata fortemente all’allevamento del bovino da latte e al prato tra le foraggere principali. La struttura della proprietà e l’organizzazione aziendale sono caratterizzate da una fitta tramatura dei campi, una maggiore densità degli impianti rurali e una loro dimensione più ridotta rispetto alle aree agricole irrigue di più antica organizzazione. I complessi fenomeni di mutamento interni alla conduzione dei fondi, che si sono verificati nel secondo dopoguerra, hanno prodotto l’abbattimento e la mancata manutenzione di filari, la chiusura di rogge, l’abbandono di fabbricati rurali, con evidenti effetti di degrado delle strutture fondiarie e di maggior uniformità del paesaggio agrario, particolarmente evidenti negli ambiti in cui risulta compromessa la continuità di estensione del territorio agricolo. Nello stesso tempo, le sempre maggiori necessità urbane hanno determinato consistenti processi di urbanizzazione, modifiche di uso del suolo, rilevabili soprattutto negli ambiti di cava, fino a pesanti interventi di infrastrutturazione, con evidenti sovrapposizioni che hanno separato strutture spaziali in precedenza unitarie. Il Parco può garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto disordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico nord-sud nell’est di Milano, dal Parco delle Cascine fino al Villoresi, attraverso il Martesana. 2.3 Le tipologie di verde

La lettura articolata del territorio comunale sotto il profilo paesistico e ambientale porta a definire il sistema del verde principalmente costituito da due macrotipologie fondamentali: • il verde di valenza prevalentemente urbana, di carattere più funzionale e di connessione, teso a

garantire dotazioni di giardini e parchi di contiguità, alcuni dei quali per le loro dimensioni possono rapportarsi anche alla scala urbana e di quartiere;

• il verde di carattere prevalentemente territoriale rappresentato dal Parco Nord Milano e dal Parco del Media Valle del Lambro, che si presentano come risorse indispensabili per l’equilibrio ambientale della città, risorse da confermare nella salvaguardia e nella valorizzazione.

Le aree verdi di valenza metropolitana In relazione alla rilevanza assunta dalle problematiche ambientali nella realtà sestese, il PGT attribuisce un grande valore alla creazione di un sistema del verde metropolitano che trova i suoi capisaldi nel Parco Nord Milano, a ovest, e nel Parco della Media Valle del Lambro a est, per la cui

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trattazione dettagliata si rimanda al paragrafo precedente. L’obiettivo generale è il rafforzamento del sistema dei grandi parchi e la connessione della rete del verde, realizzando la Cintura Verde del Nord Milano. All’interno di questo programma regionale, assume un ruolo fondamentale il potenziamento del Parco Nord e la realizzazione e il completamento dei Parchi Media Valle del Lambro, Grugnotorto e Cave Est nati dalla cooperazione tra i comuni del nord Milano. Questo obiettivo trova riscontro nel PTCP che propone una rete di unità ecosistemiche tra loro complementari, interconnessa attraverso il ripristino di corridoi ecologici, ovvero sistemi connettivi di livello anche sovracomunale che consentono trasferimenti da un’area naturale all’altra.

Documento di Piano: tav. US 04 - Sistema del verde

Il sistema del verde urbano Il sistema del verde pubblico cittadino gestito dall’Amministrazione comunale si articola su una superficie complessiva di circa 780.000 mq, ai quali si aggiungono le parti di territorio cittadino inserite all’interno dei parchi sovracomunali con una gestione autonoma. Tale patrimonio comprende circa 20.000 piante che sono state censite nell’anno 2005 per specie e dimensioni. Le aree a verde presenti sul territorio sono disciplinate da due regolamenti, il Regolamento d’uso del verde e il Regolamento del Verde. Quest’ultimo interessa tutto il verde cittadino e stabilisce obblighi e principi applicabili anche a privati proprietari. Di particolare rilievo il principio di tutela del patrimonio arboreo riservato agli alberi con circonferenza tronco maggiore di 80 cm a un metro d’altezza, che prevede deroghe solo in casi definiti e autorizzazioni specifiche. In caso di esigenze di carattere edificatorio è stato stabilito il principio della “compensazione ambientale”.

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Storicamente, i parchi urbani e i giardini di quartiere sono per lo più localizzati centralmente rispetto agli ambiti residenziali e sono spesso dotati di attrezzature per il gioco dei bambini. L’attenzione pianificatoria del verde pubblico urbano, iniziata col PRG di Bottoni del 1962, prosegue col Piano Triennale del Verde Urbano del 1995, redatto da Andreas Kipar. Più recentemente, sono state realizzate molte aree a verde pubblico all’interno di Piani Attuativi quali: i giardini dell’ambito Ring nord, Concordia sud, il parco Fola e il parco Milano Pace. A questi si aggiunge il parco archeologico industriale nell’area ex Breda, con la sede centrale del Museo dell'Industria e del Lavoro e il carroponte recuperato. Apprezzabili risorse di verde pubblico sono rappresentate anche dal Parco Gramsci, dal Parco dello Spazio Arte, dai giardini di via Cavallotti e di via Oberdan, dal giardino di via XXV Aprile e altri ancora. Un’altra importante iniziativa dell’Amministrazione Comunale è rappresentata dal progetto per la riqualificazione del Parco delle Torri ex Gescal di via Marx e la riqualificazione dei giardini di via Lombardia, sviluppato all’interno dei finanziamenti ottenuti con il Secondo Programma Regionale dei Contratti di Quartiere. Una consistente componente di verde pubblico è rappresentata indubbiamente anche dalla dotazione prativa, arborea ed arbustiva di alcune aree per servizi destinate a ospitare altre funzioni di interesse pubblico come quelle per l’istruzione (complesso scolastico di via Tonale, complesso scolastico di via Boccaccio, scuola dell’infanzia “V. da Feltre”, Scuola Secondaria di 1° grado “Don Milani”, Scuola dell’infanzia “C. Marx”, Scuola secondaria di 1° grado “Breda”), per la sanità (Ospedale Civile), socio-assistenziali (RSA La Pelucca, U.O.N.P.I.A. di via Boccaccio). Il verde stradale rappresenta una considerevole componente di verde pubblico, capillarmente diffusa sul territorio comunale, costituita dalla trama di vie e viali alberati tra i quali si segnalano: Rovani, Matteotti, Casiraghi, l’asse Saint Denis-Cardinal Ferrari e, a est della ferrovia, Marx, Pace, Fratelli di Dio, General Cantore e alcuni tratti di viale Italia.

Viale Casiraghi

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Un’altra importante risorsa è rappresentata dalla dotazione di verde a corredo degli impianti sportivi di cui la città è dotata. In particolare nei centri sportivi dedicati al calcio, al tennis o in quelli polivalenti censiti nella strumentazione urbanistica vigente si possono rilevare, oltre agli spazi dedicati alla pratica vera e propria dell’attività sportiva, anche consistenti spazi a prato e alberature ad alto fusto come nel caso dei Centri Sportivi “Falck Tennis” di via General Cantore, Boccaccio situato nell’omonima via e “Manin” in prossimità del Borgo di Cascina Gatti, o come nel caso della Piscina olimpionica estiva Carmen Longo di via Bixio. Per quanto riguarda il verde cimiteriale, il cimitero di Sesto occupa un'area di circa 84.500 mq nei pressi della cascina Parpagliona, in un ambito strategico del Parco compreso tra l’abitato e il la Tangenziale Nord. Contraddistinto da un’ampia distesa sistemata con gruppi arborei, siepi e filari alberati, rappresenta una pausa di verde senz’altro importante ai fini del bilancio ecologico complessivo, in sinergia con il recupero a verde della cava Melzi posta immediatamente a nord. L’attività è regolamentata da un’apposita sezione del Regolamento del verde (All. C) ed è finalizzata alla coltivazione per uso familiare di fiori, frutta e ortaggi, dei quali è vietata la commercializzazione. I giardini delle ville storiche si distinguono da quelli urbani soprattutto per il valore storico-paesaggistico dei luoghi e per il ruolo assunto nel tempo; si tratta in genere di spazi aperti esclusivamente destinati alla sola fruizione del verde, non sono mai aree di pertinenza di strutture di servizi, ma sono strettamente connessi alle piazze e ai percorsi pedonali consentendo una fruizione continua ed estesa della città. Essendo localizzati nelle parti di città densamente abitate, svolgono un importante ruolo a scala di quartiere e un importante riferimento anche a scala territoriale. Già il Piano Regolatore Generale di Piero Bottoni del 1962 recupera i giardini di alcune ville storiche, in continuità con il centro civico. Fanno parte di questa categoria il parco di Villa Mylius, di Villa Zorn, di Villa De Ponti (attuale Biblioteca Centrale) e il Parco Italia Guerra Manzoni di Villa Puricelli Guerra. Recentemente, con l’attuazione del Programma Integrato d’Intervento Campari è stato ceduto alla città anche parte del Parco della storica Villa Campari (4.500 mq circa). Gli orti urbani attualmente realizzati sono in totale circa 200, già assegnati a cittadini residenti, collocati nelle aree a giardino tra le vie Marx, Rimembranze, Fratelli di Dio, nel giardino di via Livorno, nel “Giardino degli orti” alla Madonna del Bosco e nel Parco di Cascina Gatti a sud di via Livorno. Di particolare interesse è l’esperienza dei nuovi orti della Bergamella. Si tratta di 100 orti nati su 30.000 mq su progetto del Centro per la Forestazione Urbana di Italia Nostra, grazie al lavoro di 60 cittadini che hanno demolito gli orti spontanei, ripulito l’area e costruito i nuovi orti. All’interno del territorio sestese, le aree e fasce boscate risultano presenti solamente all’interno del Parco Nord Milano e del Parco della Media Valle del Lambro. I primi interventi di rimboschimento del Parco Nord Milano, realizzati tra il 1983 e il 1984, sono stati compiuti dall'Azienda Regionale delle Foreste a bassissimo costo. Dal 1985 gli interventi sono proseguiti senza sosta a ritmo annuale e sono diventati sempre più complessi. Oggi, molte delle piante messe a dimora hanno iniziato a rinnovarsi spontaneamente tramite disseminazione naturale: segno che quelle aree sono diventate dei veri e propri boschi, che vanno curati, tenuti puliti, sfoltiti. Tra gli alberi di alto fusto, gli arbusti e le piante ornamentali, attualmente il Parco Nord conta la presenza di oltre 100 specie, tra le quali il 30 per cento autoctone. Vi si trovano essenze quali la farnia (Quercus robur), il cerro (Quercus cerris), l'olmo campestre (Ulmus campestris), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra) e l'acero campestre (Acer campestre), il ciliegio selvatico (Prunus avium) , il pino silvestre (Pinus sylvestris), oltre ad alberi di origine esotica quali la quercia rossa (Quercus rubra), il pino dell'Himalaya (Pinus wallichiana) ,

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l'ontano napoletano (Alnus cordata), il frassino maggiore (Fraxinus excelsior), l'acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'acero riccio (Acer platanoides), che, inseriti per il loro veloce ritmo di crescita, si sono subito trovati a loro agio. L'assetto attuale delle aree boscate del Parco della Media Valle del Lambro è evidentemente il risultato della concomitante azione di fattori naturali e di fattori imputabili direttamente o indirettamente alle attività umane, che hanno determinato la drastica riduzione della diversità floristica originaria, l'introduzione di specie alloctone e l'instaurarsi di ecosistemi molto diversi da quelli naturali sia nella struttura che nella composizione. La sostanziale alterazione dei suoli e delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque del Lambro hanno determinato una situazione in cui gli unici ambienti "naturali" coincidono con boschetti di limitata estensione, in cui si rileva la generale dominanza di specie alloctone. In generale prevale la presenza della robinia (Robinia pseudoacacia), senza le cui spiccate capacità colonizzatrici anche di aree marginali limitatissime e "difficili" (ad esempio caratterizzate da rifiuti e materiali vari in discariche, lungo scarpate, aree ruderali ecc.), le formazioni boscate dell'area avrebbero estensione trascurabile. In quest’area alla presenza della robinia va attribuito, pertanto, un significato positivo, poiché tale specie ha localmente consentito la sopravvivenza di qualche elemento nemorale originario di questi luoghi. Grazie alla buona trofia dei suoli, spesso alla robinia si consocia, nello strato arbustivo, il sambuco nero (Sambucus nigra). Va sottolineata anche la buona diffusione nell'area di alcune specie legnose esotiche infestanti, in grado di alterare profondamente la struttura e la composizione delle cenosi arboreo-arbustive: ailanto (Aìlanthus attissima), moro da carta (Broussonetia papyrifera), buddleia (Buddleja davidii) e acero (Acer negundo). L’unica presenza arborea autoctona rilevata con buona frequenza è quello del pioppo nero (Populus nigra). 2.4 Gli aspetti naturalistici

Il presente paragrafo, dedicato agli aspetti naturalistici della rete ecologica locale, è in assoluta pre-valenza centrato sugli elementi della rete locale di rilevanza territoriale - il Parco Nord, il Parco Media Valle Lambro e il fiume Lambro stesso - per i quali questi aspetti hanno un concreto interesse e una reale consistenza dal punto di vista ecologico. Il paragrafo è basato sull'analisi critica e sulla rielaborazione della documentazione e degli studi scientifici già disponibili, prodotti in questi anni in particolare dal Parco Nord, dal Parco Media Valle Lambro, dalla Provincia di Milano e dal Centro Studi PIM (si rimanda al paragrafo finale dedicato ai riferimenti bibliografici). La mappatura della Rete Ecologica Regionale, recentemente realizzata da Regione Lombardia e Fondazione Lombardia per l’Ambiente, offre un chiaro quadro dell’attuale “stato dell’arte” del livello di naturalità del territorio planiziale lombardo. Relativamente al settore di pianura padana del Nord Milanese il progetto di Rete Ecologica Regionale ha evidenziato come l'area rappresenti uno dei settori più frammentati in termini ecologici a scala regionale, a causa del fortissimo livello di urbanizzazione e antropizzazione che lo caratterizza.

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Inquadramento bio-climatico4 I parametri bio-climatici fondamentali dell’area in esame possono essere dedotti dai dati noti per la città di Milano, in particolare i dati pluviometrici registrati nella stazione di Baggio e quelli termometrici dell’Osservatorio Meteorologico di Brera: • T media mese più freddo (gennaio): 2,9 °C; • T media mese più caldo (luglio): 24,1 °C; • T media annua 13,5 °C; • Precipitazioni medie annue: 975,9 mm; • N di giorni di pioggia all'anno: 103. Il regime pluviometrico - l'andamento delle precipitazioni - è equinoziale, caratterizzato dalla con-centrazione delle piogge in primavera e autunno, con inverni freddi ed estati calde a bassa quota. Nell'area in esame, nonostante cali di piovosità in aprile e settembre, i mesi più piovosi sono co-munque quelli autunnali. Il minimo principale è in inverno (dicembre-gennaio), tuttavia non si verifica periodo arido per la vegetazione. D’altro canto, in corrispondenza del minimo estivo di piovosità (luglio), la curva ombrica delle precipitazioni scende e si presentano fenomeni di sub-aridità estiva. È normale il verificarsi di gelate nel periodo invernale. I dati della città di Milano sono sostanzialmente confermati anche dai dati di Ecosesto (1996) sulle pluviometrie di Monza e sulle termometrie di Cernusco sul Naviglio, fatte salve, su base annua, una piovosità maggiore ed una temperatura media leggermente inferiore - tali variazioni sono peraltro del tutto giustificate dalla posizione più settentrionale di Monza-Cernusco rispetto a Milano: • T media mese più freddo (gennaio): 1,5 °C; • T media mese più caldo (luglio): 24,5 °C; • T media annua 13,2 °C; • Precipitazioni medie annue: 1012,0 mm; • N di giorni di pioggia all'anno: 74. Facendo riferimento alle categorie bio-climatiche definite nella Carta Bio-climatica d’Italia, si deduce quindi che la zona in esame rientra tra quelle caratterizzate dal clima temperato della “regione mesaxerica”, “sottoregione ipomesaxerica”5. In merito ai fattori edafici6, è necessario prescindere dalla situazione pedologica originaria di que-st’area, praticamente azzerata dall’escavazione, dall’apporto di materiali alloctoni, dall’inquinamento, dalla sottrazione permanente di suoli per l’espansione delle superfici edificate, e soprattutto, peraltro prima del verificarsi dei predetti impatti, dall’attività agricola; basta ricordare che i terreni originariamente caratterizzanti la zona sono depositi alluvionali moderatamente o per nulla pedogenizzati, composti in prevalenza di sabbie e ghiaie con subordinate frazioni più fine (limi e argille). Per quanto concerne la disponibilità d’acqua, sono interessanti le considerazioni del prof. Floriano Villa (1997, studio geologico nell'ambito del PRG pre-vigente della città di Sesto S.G.) sulla presenza storica di fontanili nell’area di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo fino alla metà del corrente secolo e

4 Il paragrafo è basato prevalentemente sul materiale del “Piano Particolareggiato del Parco Media Valle del Lambro”, a cura del Centro Studi PIM, 1999, in particolare si vedano le pp. 15 e segg.

5 La Regione Mesaxerica - Sottoregione ipomesaxerica è caratterizzata da un clima che, nei suoi sottotipi, comprende tutta l’area della Pianura Padana, dal Piemonte alle regioni costiere del versante adriatico, comprese l’Insubria e le prime pendici delle Prealpi e degli Appennini. È un tipo di clima temperato, caratterizzato da curva termica sempre positiva; la temperatura del mese più freddo è compresa tra 0 e 10 °C, mentre le temperature medie variano tra 11 e 14 °C da zona a zona; le piogge, variabili mediamente tra 600 e 1000 mm, sono generalmente abbondanti in tutte le stagioni e non si ha un vero e proprio periodo siccitoso estivo.

6 In pedologia, si definiscono fattori edafici o fattori pedogenetici, l'insieme dei fattori che controllano la genesi dei suoli, ossia che concorrono a trasformare il substrato in un vero e proprio terreno.

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sulla loro successiva scomparsa, avvenuta sotto la spinta dell'enorme sviluppo insediativo parallelamente all’abbassamento della falda freatica per i notevoli emungimenti a scopo industriale. D'altra parte, proprio a seguito della recente riduzione di tali emungimenti, si assiste oggi a una risalita dei livelli freatici. Gli influssi di una falda freatica sub-superficiale sono assai importanti per il popolamento vegetale, in quanto consente il tamponamento degli sbalzi termici e il mantenimento di umidità relativamente elevata anche a prescindere dall’andamento delle precipitazioni. La presenza stessa del fiume Lambro, nonostante tutto, favorisce un bio-clima più umido e meno continentale di quanto deducibile solo sulla base dei parametri meteorologici. Il Centro Studi PIM conclude, nel documento citato, riassumendo le considerazioni esposte e afferma che l'ambito in esame si trova “(...) in un'area di passaggio, secondo le categorie della citata Carta Bio-climatica d'Italia, tra i tipi climatici B (con importante effetto tampone della falda) ed A (con caratteristiche di aridità e termofllia quasi di transizione ai climi meso-mediterranei)”. Il primo bio-clima incontra maggiori possibilità di espressione presso il fiume Lambro e nelle aree depresse, ancorché artificiali; il secondo bio-clima, anche con situazioni di spiccata xerofilia, può essere ri-scontrato invece nei rilevati, soprattutto in caso di riporti ottenuti con materiali drenanti in quanto ricchi di sabbia e scheletro.

Di particolare interesse per le sue potenzialità, la Cava Melzi (o Parpagliona dal nome della cascina vicina), che occupa un esteso territorio compreso tra le Collinette Falck, il cimitero, la Falck Concordia e il Lambro, poco a sud dello svincolo "Sesto S. Giovanni".

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Le attività di escavazione che hanno interessato la Cava Melzi hanno dato vita a un grande bacino d'acqua dalle dimensioni di circa 50.000 mq, mettendo a nudo le acque di subalveo del Lambro, le cui caratteristiche idrauliche, idrologiche e idrogeologiche hanno subito inevitabili alterazioni. La flora Il paragrafo presenta un quadro della flora presente nel territorio comunale utilizzando in particolare gli studi condotti negli ultimi anni sul Parco Nord e sul Parco Media Valle Lambro. Il già citato studio del PIM per il Piano Particolareggiato del Parco Media Valle Lambro esamina sia la vegetazione potenziale dell'area che successivamente la vegetazione attuale rilevata nel Parco (all'epoca dello studio)7. Per quanto concerne la vegetazione potenziale naturale (la vegetazione che si suppone dovrebbe esistere in assenza di significative perturbazioni causate dalle attività umane), lo studio chiarisce che nell’area di studio non sopravvivono relitti di vegetazione o testimonianze floristiche che permettano di ipotizzare con sufficiente chiarezza quali potrebbero essere gli stadi finali della naturale evoluzione della vegetazione locale. La gran parte dell’area in esame dovrebbe accogliere le formazioni di latifoglie decidue mesofile generalmente ritenute climaciche nella maggior parte della Pianura Padana (Querco-Fagetea: Carpinion betuli; in particolare l'associazione climacica Polygonato multiflori-Ouercetum roboris). Si tratta di foreste dominate dalla farnia ed ulteriormente qualificate dalla presenza del carpino bianco, del ciliegio selvatico, dell’acero campestre, dell’olmo, del frassino, dei tigli (Tilia cordata e Tilia platyphyllos) e di numerose specie arbustive. I depositi alluvionali recenti ed attuali del Lambro dovrebbero ospitare formazioni arbustive ed arboree di essenze a legno tenero quali salici e pioppi (classe Salicetea purpurae). Nelle zone golenali spesso soggette a esondazione si dovrebbe rinvenire una vegetazione a chiazze di salici arbustivi (soprattutto Salix purpurea e Salix eleagnos), mentre allontanandosi dall’asse del fiume ci dovrebbe essere una fascia a salice bianco e pioppo nero (alleanza Salicion albae). Nelle formazioni boschive mesoigrofile dovrebbe trovare significativo spazio anche l'ontano nero (Alnus glutinosa). Le porzioni più riparate delle anse del fiume dovrebbero, in ipotetiche condizioni naturali, offrire le condizioni idonee all’instaurarsi di isole di vegetazione igrofila o idrofitica azonale, quali vegetazione idrofitica fluttuante radicata al fondo (Nymphaeion), vegetazione liberamente natante delle acque ferme (Lemnion), vegetazione palustre interrante dei canneti e dei consorzi a grandi carici (Phragmition, Magnocaricion), prati umidi (Molinietalia), mentre almeno localmente le acque correnti dovrebbero essere interessate da consorzi a ranuncoli fluitanti (Ranunculion fluitantis). La diversità ecologica dei luoghi in ogni caso è stata ulteriormente accresciuta dall’uomo, che con la realizzazione dei fontanili ha introdotto ulteriori ambienti dalle caratteristiche peculiari sia in termini di vegetazione che di flora e fauna. L’assetto della vegetazione attuale è evidentemente il risultato della concomitante azione di fattori naturali e, soprattutto di fattori imputabili direttamente o indirettamente alle attività umane. Per l'area in esame, la componente antropogena è sicuramente prevalente e negativa sotto il profilo naturalistico, in quanto ha comportato la drastica riduzione della diversità floristica originaria, l’in-

7 Il paragrafo è basato prevalentemente sul materiale del “Piano Particolareggiato del Parco Media Valle del Lambro”, a cura del Centro Studi PIM, 1999 (in particolare si vedano le pp. 15 e segg) e su “Atlante dei Parchi locali di interesse sovracomunale in Provincia di Milano”, a cura dello stesso Centro Studi PIM, edito dalla Provincia di Milano, 2008 (per il Parco Media Valle Lambro si vedano le pp. 509-518). Va segnalato anche il catalogo della mostra dedicata al Parco nel 2003 a cura dell’Associazione Amici del Parco della Media Valle del Lambro con l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Sesto S. G., pur realizzato con evidenti finalità e toni divulgativi.

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troduzione di specie alloctone e l’instaurarsi di ecosistemi molto diversi da quelli naturali sia nella struttura che nella composizione. La sostanziale alterazione dei suoli e delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque del Lambro hanno determinato una situazione in cui gli unici ambienti “naturaliformi” coincidono con boschetti di limitata estensione lungo il fiume. Le tipologie rilevate nel corso dei sopralluoghi condotti nell'elaborazione dello studio citato sono le formazioni naturaliformi mesofile e i boschi mesofili con componenti autoctone significative. Per quanto riguarda le formazioni naturaliformi mesofile, la sostanziale uniformità della vegetazione di latifoglie spontanee osservate è imposta dalla generale dominanza di specie alloctone. Il primato va certo alla robinia (Robinia pseudoacacia), senza le cui spiccate capacità colonizzatrici anche di aree marginali limitatissime e difficili (ad esempio caratterizzate da ceduazione a turno assai breve, da riporto di terreni alloctoni e spesso inquinati o ipertrofici, di rifiuti e materiali vari in discariche, lungo scarpate, aree ruderali, ecc.) le formazioni boscate dell’area avrebbero estensione trascurabile. In un’area quale quella in esame, pertanto, alla presenza della robinia va attribuito un significato certamente positivo, anche perché tale specie ha localmente consentito la sopravvivenza di qualche elemento nemorale originario di questi luoghi. Inoltre la robinia, contrariamente ad altre specie infestanti osservate nell’area di interesse, non è in grado di riprodursi in bosco quindi le formazioni che edifica, in assenza di ulteriore disturbo, sono destinate ad invecchiare e ad essere sostituite da altre cenosi. Grazie alla buona trofia dei suoli, spesso alla robinia si consocia il sambuco nero (Sambucus nigra), in vegetazioni che spesso accolgono specie ruderali, nitrofile o comunque sinantropiche. Si rileva d'altra parte la diffusione di alcune specie legnose esotiche infestanti in grado di alterare profondamente struttura e composizione delle cenosi arboreo-arbustive: ailanto (Ailanthus altissima), moro da carta (Broussonetia papyrifera), buddleia (Buddleja davidii), acero negundo (Acer negundo). Il primo è diffuso in tutta l’area, solitamente con piccoli nuclei monospecifici in aree marginali, ma si rinviene con buona frequenza ed elevata copertura anche lungo il Lambro; Broussonetia papynfera è frequente nelle boscaglie lungo il Lambro, dove pare ben acclimatata e si riproduce attivamente; Buddleja davidii non è in grado di sopravvivere in bosco ed è frequente sulle scarpate del Lambro e delle discariche, oltre che nelle cave. Unica presenza arborea autoctona rilevata con buona frequenza è quello del pioppo nero (Populus nigra), specie adattabile, pioniera e caratterizzata dal veloce accrescimento: nei contesti descritti manca pertanto qualsiasi riferimento alla vegetazione potenziale naturale dell’area. Quanto alle specie erbacee osservate, si tratta praticamente solo di elementi globalmente riconducibili a dinamiche sinantropiche: Parietaria officinalis, Urtica dioica, Chelidonium majus, Stellaria media, ecc., tutte di regola assai comuni anche entro il bosco; una menzione particolare meritano le artemisie (soprattutto Artemisia verlotorum e Artemisia vulgaris, ma è stata osservata anche Artemisia absinthium) e Solidago gigantea, specie assai invadenti che tendono a stabilizzare situazioni di incolto ostacolandone l’ulteriore evoluzione, anche grazie all’emissione di essudati radicali che riducono la possibilità di insediamento di altre specie. Per i boschi mesofili con componenti autoctone significative, lo studio PIM ha ritenuto opportuno distinguere dalle precedenti le cenosi in cui si sia rinvenuta qualche specie riconducibile alle tendenze climaciche dell’area: in qualche caso si tratta di presenze relitte riconducibili a preesistenti complessi boscati, che conservano alcuni dei tratti fondamentali di un ecosistema boschivo strutturato. D'altra parte evidenzia che le specie arboree fondamentali dei querco-carpineti, ossia farnia (Quercus robur) e carpino bianco (Carpinus betulus), non sono mai state osservate in contesti spontanei, sono però state reintrodotte nei territorio del Parco con interventi di forestazione, ad esempio presso la tangenziale, in prossimità della ex discarica Falck.

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L’esempio più significativo per omogeneità, dimensione, struttura e caratteri floristici all'interno del Parco Media Valle Lambro è dato dalla formazione lineare che accompagna un buon tratto del Fontanile S. Cristoforo in comune di Brugherio, nella quale sopravvivono elementi di indubbia attri-buzione nemorale in senso stretto: un ceduo di robinia, talora invecchiato, in altri casi tagliato a turno breve, in cui è notevole la copertura di edera (Hedera helix), accompagnata dal sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum) e della pervinca (Vinca minor), qui ancora diffusi. L’acero campestre (Acer campestre) è frequente, dissemina e si rinnova attivamente, insieme ad un altro arbusto autoctono, l’evonimo (Euonymus europaeus). È evidenziata anche la presenza di una ennesima specie esotica infestante, simile al ciliegio, il Prunus serotina (diffusa soprattutto nel New England), qui presente con alcuni giovani esemplari pro-babilmente assai recentemente giunti nell’area. L’invadenza e la resistenza di Prunus serotina lo rendono capace di distruggere completamente qualsiasi cenosi boschiva, nella quale questa sola specie tende ad essere presenza esclusiva in tutti gli strati della vegetazione. Per quanto riguarda, nello specifico, le specie erbacee, nell'”Atlante della biodiversità nelle aree protette del Nord Milanese”, redatto da Fondazione Lombardia per l’Ambiente, è descritta la flora spontanea, particolarmente interessante e con numerose presenze di pregio, presente nelle aree protette del Nord Milanese e in particolare nel Parco Nord8. Le specie erbacee spontanee rappresentano dei veri e propri “relitti” delle grandi foreste che un tempo ricoprivano la Pianura Padana o degli ambienti agricoli tradizionali (prati stabili, siepi, rogge) che sempre più rapidamente stanno sparendo nell’ambito planiziale lombardo. Nel Parco Nord Milano, in particolare, tra le specie tipiche degli ambienti agricoli, FLA segnala in primo luogo il Fiordaliso (Centaurea cyanus), dai bei fiori blu, ormai sempre più raro, e il ben più comune Papavero (Papaver rhoeas), dai caratteristici fiori rossi che caratterizzano in estate i campi di cereali e gli incolti. Nei prati del Parco è stata poi rilevata la presenza di due specie di pregio quali il Garofanino dei Certosini (Dianthus carthusianorum), un garofano dai fiori rosati, e il Lino selvatico (Linum perenne), dalle delicate corolle azzurrate. Decisamente più comuni sono invece la Salvia dei prati (Salvia pratensis), dai fiori violacei, e la piccola Viola del pensiero (Viola tricolor). Particolarmente sorprendenti sono inoltre le presenze di alcune specie nemorali, tipiche del sotto-bosco, in alcuni angoli del Parco Nord Milano dove sono presenti piccoli boschetti e filari di antica data (per esempio lungo il corso del fiume Seveso) nonché in parchi storici (quale il Parco di Villa Manzoni a Cormano), che erano già presenti prima dell’istituzione dell’area protetta. A inizio primavera, prima ancora che le foglie sugli alberi inizino a germogliare, fanno capolino nel sottobosco i fiori bianchi del ben noto Bucaneve (Galanthus nivalis) e dell’Anemone bianca (Anemonoides nemorosa), e la bellissima Scilla silvestre (Scilla bifolia). Si segnalano inoltre ben quattro specie di viole legate al sottobosco: Viola bianca (Viola alba), Viola mammola (Viola odorata), Viola silvestre (Viola reichenbachiana) e Viola soave (Viola suavis). Tra le specie più appariscenti del sottobosco figurano infine due bei fiori di colore giallo quali l’Ane-mone gialla (Anemonoides ranuncoloides), molto rara, e il Ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria), nonché la Fragola selvatica (Fragaria vesca) ed il Gigaro chiaro (Arum italicum), quest’ultimo segnalato lungo le rive del fiume Seveso. Ma anche negli ambienti aridi, come lungo gli acciottolati delle linee tramviarie del Parco Nord Milano, è possibile incontrare la delicata Borracina bianca (Sedum album), dai piccoli fiori bianchi. Infine, FLA segnala una vera e propria perla floristica del Parco Nord Milano: la Cefalantera maggiore 8 Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2012, “Atlante della biodiversità nelle aree protette del Nord Milanese”, redatto nell’ambito del progetto “Connessione ecologica e rinaturazione nel sistema delle aree protette del nord milanese”, co-finanziato da Fondazione Cariplo, con Parco Nord Milano, Parco Grugnotorto-Villoresi e Parco della Balossa.

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(Cephalanthera longifolia), un’orchidea spontanea dai fiori bianchi legata ai boschi umidi. Fauna Anche per il quadro della fauna presente nel territorio comunale vengono utilizzati gli studi condotti negli ultimi anni sul Parco Nord e sul Parco Media Valle Lambro. Un inquadramento generale del tema è fornito dal Centro Studi PIM, nel citato Piano Particolareggiato del Parco Media Valle Lambro9, che, in ragione della presumibile assenza di elementi faunistici di qualche rilievo, si era limitato alla definizione di un quadro faunistico potenziale basato sugli studi esistenti. Nel corso dei sopralluoghi non aveva registrato contatti degni di particolare menzione, avendo osservato esemplari o segni di presenza di specie assolutamente banali (cornacchia grigia, merlo, pettirosso, passera d’Italia, talpa, surmolotto...). Per il quadrante che comprende l’area in esame segnalava, quindi, la (potenziale) presenza delle seguenti specie (gli uccelli sono indicati limitatamente alle presenze svernanti): • Raganella (Hyla arborea) • Ramarro (Lacerta viridis) • Lucertola muraiola (Podarcis muralis) • Biacco (Coluber viridiflavus) • Airone cenerino (Ardea cinerea) • Gheppio (Falco tìnnunculus) • Gabbiano comune (Larus ridibundus) • Piccione torraiolo (Columba livia) • Allodola (Alauda arvensis) • Ballerina bianca (Motacilla alba) • Scricciolo (Troglodytes troglodytes) • Pettirosso (Erithacus rubercula) • Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) • Merlo (Turdus merula) • Cesena (Turdus pilaris) • Regolo (Regulus regulus) • Cinciallegra (Parus major) • Cornacchia grigia (Corvus corone comix) • Storno (Sturnus vulgaris) • Passera d’italia (Passer domesticus Italiae) • Passera mattugia (Passer montanus) • Fringuello (Fringilla coelebs) • Cardellino (Carduelis carduelis) • Verdone (Carduelis chloris) • Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus) Si tratta di soli 25 taxa totali, per lo più ubiquitari, con il seguente spettro compositivo: • Amphibia 1 taxa (4,00 %) • Reptilia 3 taxa (12,00 %) • Aves 20 taxa (80,00 %) • Mammalia 1 taxa (4,00 %). Confrontando l’elenco sopra riportato con i lavori e gli studi prodotti negli altri Parchi della zona mi-lanese, il centro Studi PIM deduceva una check-list di prima approssimazione, relativa alle specie

9 Centro Studi PIM, 1999.

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potenzialmente presenti nell'area di studio: • AMPHIBIA

ANURA Hylidae Raganella (Hyla arborea) Ranidae Rana verde (Rana esculenta kl.)

• REPTILIA • SAURIA

Lacertidae Ramarro (Lacerta viridis) Lucertola muraiola

• OPHIDIA Colubridae Biacco (Coluber viridiflavus) Natrice dal collare (Natrix natrix)

• AVES • GALLIFORMES

Phasianidae Fagiano (Phasianus colchicus)

• CHARADRIFORMES Laridae Gabbiano comune (Larus ridibundus)

• COLUMBIFORMES Columbidae Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto)

• APODIFORMES Apodidae Rondone (Apus apus)

• PICIFORMES Picidae Torcicollo (Jynx torquilla)

• PASSERIFORMES Alaudidae Allodola (Alauda arvensis) Hirundinidae Rondine (Hirundo rustica) Balestruccio (Delichon urbica) Motacillidae Ballerina bianca (Motacilla alba) Troglodytidae Scricciolo (Troglodytes troglodytes) Turdidae Pettirosso (Erithacus rubecula) Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) Merlo (Turdus merula) Cesena (Turdus pilaris)

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Sylviidae Regolo (Regulus regulus) Paridae Cinciallegra (Parus major) Corvidae Gazza (Pica pica) Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) Sturnidae Storno (Sturnus vulgaris) Passeridae Passera d’italia (Passer domesticus Italiae) Passera mattugia (Passer montanus) Fringillidae Lucertola Fringuello (Fringilla coelebs) Cardellino (Carduelis carduelis) Verdone (Carduelis chloris)

• MAMMALLA • INSECTIVORA

Erinaceidae Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus) Talpidae Talpa europea (Talpa europaea)

• RODENTIA Muridae Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) Surmolotto (Rattus norvegicus) Topolino delle case (Mus domesticus)

• CARNIVORA Mustelidae Donnola (Mustela nivalis)

La check-list comprende 36 taxa totali, con il seguente spettro compositivo: • Amphibia 2 taxa (5,56 %) • Reptilia 4 taxa (11,11 %) • Aves 24 taxa (66,67 %) • Mammalia 6 taxa (16,67 %). All'epoca del Piano Particolareggiato (1998), dunque, la situazione risultava molto compromessa. La comunità di vertebrati ha le caratteristiche proprie di una cenosi pressoché azonale, assai pe-santemente banalizzata e condizionata dallo sviluppo delle attività umane. L’erpetofauna, con esclusione delle componenti spiccatamente antropofile (Podarcis muralis) è certamente ridotta ai minimi termini. Nei mammiferi, l’assenza di specie di medie e grandi dimensioni e la prevedibile, generale murinizzazione del popolamento di micromammiferi, con presenza preponderante di specie sinantropiche o adattabili anche a situazioni di continuo rimaneggiamento dei terreni (es.: Apodemus sylvaticus) sono i tratti caratteristici. In merito agli uccelli, le residue formazioni boscate sono frequentate da pettirosso, usignolo, merlo, regolo, fringuello, cardellino, verdone. I boschetti contraddistinti da maggiori possibilità trofiche per gli insettivori (ad esempio quelli con grandi pioppi o platani, con alberi abbondantemente fasciati dall’e-

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dera, con fusti schiantati o danneggiati o che, comunque, presentano tracce di presenza di insetti corticicoli e/o xilofagi) rappresentano le situazioni migliori. In ogni caso, il popolamento descritto è più simile a quello delle siepi e dei filari (ambienti di ecotono) che non a quello dei boschi in senso stretto. Tortora dal collare orientale, cardellino, allodola, cornacchia grigia, storno e fagiano (la presenza del gheppio, pure segnalato, è stata prudenzialmente omessa) caratterizzano i lembi residui di campagna aperta, soprattutto nella porzione settentrionale dell’area del Parco. Passera d’Italia, passera mattugia, merlo, fringuello, rondine, balestruccio, rondone, piccione e tortora dal collare orientale sono specie a grande valenza ecologica comuni soprattutto presso gli abitati, oppure di specie in origine rupicole e successivamente viventi in aree che simulano pareti naturali (soprattutto il rondone)10. La check-list può essere integrata e aggiornata, in particolare per quanto riguarda la fauna ittica nel fiume Lambro, con l'elenco della fauna caratteristica delle zone umide, degli ambienti boschivi e degli ambiti rurali, pur realizzato con evidenti finalità e toni divulgativi, presentato in occasione della mostra dedicata al Parco nel 200311. Per quanto riguarda le zone umide, il catalogo della mostra dà un riscontro positivo agli sforzi fatti per limitare l’inquinamento nel fiume Lambro nel tratto a Nord di Milano, confermato dal fatto che le acque del fiume sono tornate ad essere popolate da specie ittiche scomparse per anni, come la trota, la carpa, la tinca, il gabbione e il cavedano. Nelle rogge non del tutto compromesse dall’inquinamento (all'interno del Parco ma al di fuori del territorio sestese) vive poi il gambero di fiume, un tempo presente anche nelle acque del Lambro. Le zone umide ospitano un gran numero di uccelli, tra i quali l’anatra, lo svasso maggiore, il cigno reale, la gallinella d’acqua, la folaga, l’airone cinerino, il tarabuso e il tarabusino, il nibbio bruno, il martin pescatore. Vivono in queste zone anche molti anfibi (rospi, rane, raganelle, salamandre, tritoni) e alcuni mammiferi (surmolotto, toporagno e arvicola terrestre). Negli ambienti boschivi troviamo i picchi, il rampichino, il torcicollo, l’usignolo, lo scricciolo, il cuculo, la cinciarella, la cinciallegra, il codibugnolo; tra i rapaci è possibile trovare l’allocco, la poiana, il gheppio, e lo sparviere, che da alcuni anni a ripreso a nidificare in queste zone. Tra i mammiferi, ricordiamo la volpe, il tasso, il coniglio selvatico e la lepre, il riccio, lo scoiattolo, il ghiro, il moscardino. Per quanto riguarda gli ambienti rurali (anche questi all'interno del Parco ma non nel territorio co-munale sestese), l’attività umana nei secoli ha profondamente trasformato l’ambiente naturale mediante il disboscamento, la regimazione idraulica e la coltivazione di vaste aree, determinando la riduzione della fauna spontanea, sostituita de una più “specializzata”, caratterizzata da specie più direttamente associate all’uomo, agli animali domestici e alle piante coltivate o a volte introdotta artificialmente a scopo venatorio. Tra le specie ornitiche ricordiamo: il fagiano, la quaglia, l’allodola, la capinera, il codirosso, il merlo, lo storno, la gazza, la cornacchia, la civetta. Tra i mammiferi, ricordiamo i roditori (l’arvicola campestre ed il topo selvatico), la faina e la donnola. Più in dettaglio, nel corso del triennio 2009-2011, il Parco Nord ha sottoposto alcuni taxa che com-pongono la fauna selvatica ad un accurato monitoraggio, nell’ambito del progetto “Connessione ecologica e rinaturazione nel sistema delle aree protette del nord Milanese”, co-finanziato dalla Fondazione Cariplo. Tale studio ha permesso di approfondire in particolare la conoscenza di Odonati, Rettili, Anfibi e Uccelli e di fornire un quadro il più possibile dettagliato della ricchezza faunistica nei parchi del Nord Milano12.

10 Le conclusioni dello studio PIM del 1999 sono sostanzialmente riprese anche in “Atlante dei Parchi locali di interesse sovracomunale in Provincia di Milano”, a cura dello stesso Centro Studi PIM.

11 Catalogo della mostra dedicata al Parco nel 2003 a cura dell’Associazione Amici del Parco della Media Valle del Lambro con l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Sesto S. G.

12 Fondazione Lombardia per l’Ambiente, 2012, “Atlante della biodiversità nelle aree protette del Nord Milanese”. Le attività di ricerca sopra citate sono state condotte da: La supervisione scientifica di tali ricerche era demandata al Prof. Giuseppe Bogliani dell’Università degli Studi di Pavia e al Prof. G. Matteo Crovetto dell’Università degli Studi di Milano. Dati faunistici pregressi erano disponibili per il Parco Nord Milano (WWF Lombardia 1990, Tucci 2000, FLA e Parco Nord Milano 2004, Siliprandi 2008a,

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Dai dati attualmente disponibili emerge come il sistema di aree protette del Nord Milanese, malgrado il contesto territoriale fortemente urbanizzato nel quale è inserito, risulta ospitare 20 specie di Odonati, 4 di Anfibi, 6 di Rettili e 151 di Uccelli. A ciò si aggiungerebbero altre presenze faunistiche appartenenti a taxa non ancora sufficientemente indagati quali Lepidotteri Ropaloceri (36 specie) e Mammiferi (19 specie). Di seguito, per i taxa che sono stati oggetto di specifiche indagini nel triennio 2009-2011 (Odonati, Anfibi, Rettili, Uccelli) e per gli altri taxa per i quali sono disponibili informazioni meno dettagliate ma comunque meritevoli di interesse (Lepidotteri Ropaloceri, Mammiferi), vengono riportati pressoché integralmente gli specifici paragrafi tratti dallo studio di FLA già citato, ove vengono elencate le specie conosciute e descritte alcune tra le specie più rappresentative e interessanti presenti nel sistema dei parchi del Nord Milano. Lepidotteri Ropaloceri Nella bella stagione i prati, i campi e i boschi dei Parchi del Nord Milanese hanno degli ospiti in più, particolarmente graditi dai numerosi visitatori che frequentano queste aree nel tempo libero: sono le farfalle, abitanti discreti e affascinanti, dalle dimensioni e colorazioni più varie. Tra le specie più facili da osservare e riconoscere si segnalano innanzitutto due farfalle di grandi di-mensioni, dotate di coda biforcuta come le rondini: si tratta del Podalirio (Iphiclides podalirius), ca-ratterizzato da una colorazione tendenzialmente bianca con righe verticali nere, e del Macaone (Papilio machaon), simile nell’aspetto al Podalirio, ma di colore giallo paglierino barrato di nero. Un’altra specie molto diffusa nel Nord Milanese, anche in molti giardini, è la Cedronella (Gonepteryx rhamni), spesso la prima farfalla che si osserva al termine dell’inverno, talvolta già nelle prime giornate di sole di febbraio. Il maschio è di un bel colore giallo-limone, mentre la femmina è di un tenue bianco-verdastro. Entrambi presentano una piccola macchia arancione al centro delle ali. Un’altra specie piuttosto diffusa, spesso osservabile posata in mezzo ai percorsi ciclo-pedonali, è l’Atalanta (Vanessa atalanta), un lepidottero di colore scuro, con bande rosso vivo e macchie bianche. A differenza di molte altre farfalle è una specie migratrice e le colonie europee vengono rifondate ogni anno da adulti provenienti soprattutto dal nord Africa. Una vera a propria perla alata, rinvenuta sia nel Parco Nord Milano che nel Parco Grugnotorto-Villoresi, è rappresentata dalla Ilia (Apatura ilia), una magnifica farfalla di dimensioni medio-grandi, dotata di una brillante colorazione iridescente rosavioletta. Una nota a parte merita infine la presenza di Cacyreus marshalli, specie alloctona invasiva originaria del Sudafrica e in fase di espansione, che è stata segnalata per la prima volta in Lombardia a Cinisello Balsamo e a Muggiò, nel Parco Grugnotorto-Villoresi. Dalle attività di studio è emerso un elenco complessivo preliminare di 36 specie nei Parchi del Nord Milano: • Papilio machaon, Macaone • Iphiclides podalirius, Podalirio • Pieris brassicae, Cavolaia maggiore • Artogeia napi, Navoncella • Artogeia rapae, Rapaiola • Artogeia mannii • Anthocharis cardamines, Aurora

GEV Parco Nord Milano 2009) e per il Parco del Grugnotorto Villoresi (FLA e Parco Nord Milano 2004, Gatti 2005).

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• Colias alfacariensis • Colias crocea, Croceo • Gonepteryx rhamni, Cedronella • Leptidea sinapis, Pieride della senape • Lycaena phlaeas, Argo bronzato • Satyrium ilicis, Tecla del leccio • Callophrys rubi, Tecla del rovo • Cupido argiades • Celastrina argiolus • Plebejus argus, Argo • Polyommatus icarus, Icaro • Cacyreus marshalli • Nymphalis polychloros, Vanessa multicolore • Inachis io, Occhio di pavone • Vanessa atalanta, Atalanta • Vanessa cardui, Vanessa del cardo • Aglais urticae, Vanessa dell’ortica • Polygonia c-album, Vanessa c-bianco • Argynnis paphia, Pafia • Issoria lathonia, Piccola madreperla • Apatura ilia, Ilia • Libythea celtis, Libitea • Melanargia galathea, Galatea • Maniola jurtina, Iurtina • Coenonympha pamphilus, Panfilo • Pararge aegeria, Egeria • Lasiommata megera, Megera • Carcharodus alceae • Ochlodes venatus. Odonati Per quanto riguarda gli Odonati, meglio noti come libellule, 20 sono le specie ad oggi rilevate nel si-stema delle aree protette del Nord Milanese. Di seguito vengono elencate le specie rilevate: • Sympecma fusca • Lestes viridis • Lestes sponsa • Ischnura elegans • Ischnura pumilio • Coenagrion puella • Aeshna cyanea • Aeshna mixta • Anax imperator • Anax parthenope • Somatochlora metallica • Libellula depressa • Orthetrum albistylum • Orthetrum cancellatum

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• Orthetrum caerulescens • Crocothemis erythraea • Sympetrum fonscolombei • Sympetrum pedemontanum • Sympetrum sanguineum • Sympetrum striolatum • Orthetrum cancellatum.

40 Anfibi e rettili Nel panorama degli studi naturalistici e degli interventi di tutela ambientale del Nord Milanese, l’erpetofauna del Parco Nord Milano ha una lunga tradizione, che risale agli anni Settanta e Ottanta. L’area dell’attuale Parco Nord Milano era infatti già nota allora in quanto ospitava ricche popolazioni di Rospo smeraldino e, soprattutto, di un piccolo e innocuo rettile, poco comune in Lombardia e piuttosto raro nella Pianura Padana lombarda, ove presenta una distribuzione frammentata: il Colubro liscio (Coronella austriaca). Queste importanti presenze hanno portato negli anni Novanta alla designazione del Parco Nord Milano ad ARE – Area di Rilevanza Erpetologica in Lombardia da parte della SHI – Societas Herpetologica Italica. Inoltre, il Servizio di Vigilanza Ecologica del Parco ha in corso da anni attività di tutela di anfibi e rettili del Parco, prestando particolare attenzione al Rospo smeraldino (Bufo viridis), uno dei simboli dell’area protetta nonché simbolo del tradizionale “Festival della Biodiversità” organizzato ogni anno dall’ente di gestione del Parco. A favore di tale specie sono state infatti approntate nuove pozze per la riproduzione e sono stati svolti interventi di salvataggio dei siti di deposizione delle uova che si stavano prosciugando, tramite trasferimento delle ovature in altre pozze. La recente indagine erpetologica condotta nell’ambito del progetto già citato ha permesso di rilevare un calo di presenza di Rospo smeraldino rispetto ai decenni passati e per fronteggiare tale calo il Parco Nord Milano ha già avviato una serie di ulteriori interventi di creazione di nuovi habitat e di messa in sicurezza di habitat già esistenti ma presentanti condizioni non ottimali alla riproduzione della specie, per esempio tramite la realizzazione di rampe di risalita in fontane aventi i bordi esterni lisci e in cemento, non superabili dagli anfibi. È stata anche accertata la predazione sul Rospo smeraldino da parte di testuggini palustri americane, le Trachemys scripta. Un altro Anfibio di grande interesse naturalistico presente nel Parco Nord Milano (soprattutto nell’area ad ovest del cimitero di Bruzzano) è rappresentato dalla Raganella italiana (Hyla intermedia). Una nuova specie di Anfibio di grande pregio è stata inoltre recentemente rilevata sempre nel Parco Nord Milano, ovvero il Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris); si tratta di un anfibio legato ai corpi idrici con assenza di pesci, in quanto questi ultimi sono forti predatori di uova e larve. Si tratta di una comparsa di grande interesse naturalistico in quanto il Tritone punteggiato è specie che tende a scomparire da numerose zone della pianura lombarda dove era molto abbondante, sia per la sparizione degli ambienti adatti che per la presenza di specie ittiche predatrici. Il più comune degli anfibi è infine la Rana verde minore (Pelophylax synklepton esculentus). Tra i Rettili, nel Parco Nord Milano è presente una significativa popolazione di Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), un Sauro di discrete dimensioni (può raggiungere i 40 centimetri) e dalla colo-razione verde smeraldo che negli ultimi anni sta andando incontro a rarefazione della Pianura Padana lombarda a causa della scomparsa degli ambienti adatti ad ospitarlo, in particolare contesti ecotonali quali siepi, fasce alberate e muretti a secco. Molto più comune, e di minori dimensioni, è invece la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), presente anche nei pressi della Sede del Parco Nord Milano. È infatti una specie che abita una gran diversità di ambienti quali boschi, cespuglieti, argini e alvei fluviali, margini di colture, pietraie, muri a secco,

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ruderi e centri rurali e urbani, dal livello del mare fino a oltre 2.200 m. La Natrice dal collare (Natrix natrix), un serpente tipicamente legato agli ambienti acquatici, era stata invece segnalata nell’area umida presso il boschetto GEV del Parco Nord Milano. La presenza di questa specie non è stata poi successivamente confermata dalle recenti indagini. La Natrice dal collare risulta presente nel Parco Lago Nord, all’interno del Parco Grugnotorto-Villoresi. Un serpente ancora ben rappresentato nel Parco Nord Milano è il Biacco maggiore (Hierophis viri-diflavus), una specie dalla colorazione variabile, tendenzialmente nerastra; è una delle specie più diffuse in Italia e, come le altre specie sopra citate, è assolutamente innocua. Una presenza meno gradita in termini ecologici è senz’altro rappresentata dalle testuggini d’acqua esotiche della specie Trachemide scritta (Trachemys scripta), presenti in stagni e laghetti. Si tratta delle classiche “tartarughine d’acqua”, che vengono spesso tenute come animale da compagnia finché presentano dimensioni non eccessive e poi vengono abbandonate dai proprietari una volta che le dimensioni aumentano. Si tratta di una specie non europea, di origine nordamericana, la cui presenza nei nostri ambienti acquatici può creare seri problemi agli equilibri ecologici, in quanto queste tartarughe si nutrono anche di uova e girini degli Anfibi, incluso il Rospo smeraldino. Nel sistema delle aree protette del Nord Milanese sono attualmente note 4 specie di Anfibi e 6 di Rettili, di seguito elencate: • Anfibi

Lissotriton vulgaris, Tritone punteggiato Bufo viridis, Rospo smeraldino Hyla intermedia, Raganella italiana Pelophylax synklepton esculentus Rana verde minore

• Rettili Trachemys scripta, Trachemide scritta Lacerta bilineata, Ramarro occidentale Podarcis muralis, Lucertola muraiola Coronella austriaca, Colubro liscio Hierophis viridiflavus, Biacco maggiore Natrix natrix, Natrice dal collare.

Uccelli Documenti di sintesi sull’avifauna del Parco Nord Milano sono stati realizzati negli anni Novanta e Duemila da WWF Lombardia, FLA e Parco Nord Milano. Nell’ambito del progetto “Connessione ecologica e rinaturazione nel sistema delle aree protette del nord milanese” la comunità ornitica del sistema di aree protette del Nord Milanese è stata oggetto di un’approfondita indagine che ha permesso di aggiornare il quadro conoscitivo e di fornire importanti informazioni a carattere non solo qualitativo ma anche quantitativo, fondamentali soprattutto in ottica di interventi di gestione degli habitat e di monitoraggio a lungo termine delle specie più sensibili e minacciate. Lo studio dell’avifauna è stato effettuato attraverso metodi standardizzati ampiamente utilizzati per lo studio delle cenosi ornitiche, ossia il censimento lungo “transetti lineari” opportunamente disposti presso i Parchi considerati dal progetto. Il censimento lungo transetti si basa sull’osservazione e sul conteggio degli individui presenti in una fascia di 100 m intorno ad un percorso più o meno lineare, lungo cui si muove l’osservatore, che ri-porta su mappe di dettaglio e schede apposite i risultati delle proprie osservazioni (Bibby et al. 2000). Sono stati individuati 28 transetti di 400 metri di lunghezza l’uno, ripartiti all’interno delle aree protette in differenti tipologie ambientali, per consentire il rilevamento di specie con esigenze ecologiche diverse. Ciascun transetto è stato ripetuto varie volte all’anno durante il triennio, nelle varie stagioni,

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al fine di rilevare non solo l’avifauna nidificante ma anche quella migratoria (transito primaverile e autunnale) e svernante; i dati così raccolti hanno permesso di valutare le composizioni quali-quantitative del popolamento avifaunistico nelle diverse aree protette. I 28 transetti localizzati ricadono integralmente nei confini delle aree oggetto di studio e sono ascri-vibili ad una superficie complessiva di 224 ettari. Tenendo conto anche di dati antecedenti a tale indagine, nel sistema delle aree protette del Nord Milanese sono state identificate 150 specie, delle quali 59 nidificanti certe o probabili, 25 di interesse comunitario in quanto inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE e 45 classificate come SPEC (Species of European Conservation Concern) (BirdLife International 2004). L’avifauna nidificante nel Parco Nord Milano include alcune specie di notevole pregio conservazioni stico a livello europeo, in primo luogo l’Averla piccola (Lanius collurio), presente con 8 coppie nel 2007 a seguito di alcuni anni di assenza della specie e, durante il triennio del progetto, rispettivamente con 2, 6 e 4-5 coppie nelle stagioni riproduttive 2009, 2010 e 2011. Si tratta di una specie in declino a livello europeo (Allegato I, SPEC 3) legata ad ambienti aperti e semi-aperti, in particolare ad aree con prati in parte falciati e in parte non falciati, e con presenza di arbusti che utilizza come sito riproduttivo e come posatoio. In numerosi settori del Parco Nord Milano (per esempio nell’area a ovest del cimitero di Bruzzano o nei pressi del Campo Volo di Bresso) la specie trova un habitat idoneo sia per la sosta durante la migrazione che per la nidificazione. Di anno in anno l’Averla piccola può essere soggetta a fluttuazioni nel numero di coppie nidificanti, per cause che possono essere anche legate alle condizioni ambientali dei quartieri di svernamento, nell’Africa sub-sahariana. Vi sono evidenze pregresse che indicano una positiva risposta da parte della specie a interventi di miglioramento dell’habitat, con incrementi anche repentini e numericamente significativi nel numero di coppie nidificanti e anche nel caso del Parco Nord Milano gli interventi di mantenimento temporaneo (ovvero solo durante il periodo di nidificazione della specie, compreso tra maggio e agosto) di fasce prative non falciate nei pressi dei territori di nidificazione realizzati nel 2010 e 2011 nell’ambito del progetto “Connessione ecologica e rinaturazione nel sistema delle aree protette del nord milanese” hanno permesso di incrementare il numero di coppie da 2 nel 2009 a 6 nel 2010 e 4-5 nel 2011. Di notevole importanza è risultata inoltre la presenza come specie nidificante sedentaria dell’Allodola (Alauda arvensis); almeno 4 coppie hanno nidificato infatti nel 2009-2011 nella vasta prateria costituita dal Campo Volo di Bresso; si tratta di una situazione di notevole interesse nell’hinterland milanese, in quanto l’Allodola è una specie in forte declino a scala europea, la cui situazione desta preoccupazione anche in Lombardia, dove sta sparendo da ampie aree a vocazione agricola. In declino numerico anche nell’area protetta, merita di essere tutelata, sia per la sua importanza in termini conservazionistici che per il suo essere “specie bandiera”, indicatrice di aree aperte in buono stato di conservazione. L’area del Campo Volo è particolarmente vocata per l’Allodola, anche se risente talvolta di sfalci anticipati rispetto alle proprie esigenze riproduttive, e risulta importante anche per ospitare contingenti migratori (12 individui rilevati il 14 ottobre 2009) e svernanti di tale specie. Tra le specie di pregio legate agli ambienti aperti spicca poi la presenza della Civetta (Athene noctua), specie anch’essa in declino a scala europea, con almeno due coppie residenti che hanno i propri territori nei pressi della Cascina Sede Parco e nell’area ad ovest del cimitero di Bruzzano. Le coppie presenti nell’area protetta erano più numerose qualche anno fa e tale aspetto deve essere oggetto di attenzione. Analoga attenzione deve essere rivolta nei confronti del Saltimpalo (Saxicola torquata), specie se-dentaria che condivide l’habitat dell’Averla piccola ma che, diversamente dalla prima, non è stata rilevata come nidificante nel 2009-2011 e nemmeno negli anni immediatamente precedenti, con l’eccezione di un maschio in canto nel 2007, mentre era nidificante nel Parco fino al 2004. Risulta difficile valutare i motivi di tale declino in quanto sono presenti ambienti ad esso idonei, in particolare

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nei pressi del Campo Volo di Bresso.2 Sempre tra le specie degli ambienti aperti o semi-aperti il Torcicollo (Jinx torquilla), un Piciforme dal piumaggio fortemente mimetico, è regolarmente presente e la sua nidificazione è avvantaggiata dalla presenza di cassette nido e di numerosi fori di Picchio rosso maggiore. Il Canapino comune (Hippolais polyglotta) nel 2009-2011 è risultato presente con 4-5 maschi cantori; è specie legata soprattutto ad aree di rimboschimento con piante di 3-4 anni d’età. La Passera mattugia (Passer montanus), specie in declino in Italia e in Europa, è presente anch’essa come nidificante e al di fuori del periodo riproduttivo forma assembramenti significativi in termini numerici, con un massimo di 97 ind. censiti nei pressi del settore settentrionale del Campo Volo di Bresso il 6 ottobre 2009. Di notevole importanza risulta inoltre la presenza di una Quaglia comune (Coturnix coturnix) in canto rilevata in periodo riproduttivo (9 giugno 2009) in un’area agricola. Si tratta anch’essa di specie in forte declino, legata agli ambienti agricoli, e la sua presenza in un contesto peri-urbano quale il Parco Nord Milano deve essere valutata come un incentivo allo svolgimento di attività agricole a basso o nullo impatto ambientale. Anche durante le migrazioni gli ambienti aperti (prati, coltivi) sono frequentati da specie di interesse conservazionistico quali il Culbianco (Oenanthe oenanthe) e lo Stiaccino (Saxicola rubetra); di quest’ultima specie sono stati censiti fino a 13 ind. in una sola giornata. Per quanto riguarda invece le specie forestali, una presenza significativa in contesto peri-urbano è costituita dallo Sparviere (Accipiter nisus), che nidifica nel Parco già da alcuni anni e che nelle stagioni 2009-2011 è risultato presente con almeno 4 coppie. Un’altra specie di pregio legata agli ambienti boschivi è il Gufo comune (Asio otus). Fino a pochi anni fa la specie nidificava nel Parco con 1-3 coppie e vi svernava con alcune decine di individui, ma è andata successivamente incontro a declino per cause ancora da appurare, che potrebbero anche non essere legate al territorio dell’area protetta. Interessanti risultano, inoltre, le osservazioni di Lodolaio, di Falco pellegrino, di Nibbio reale e di Smeriglio. Relativamente agli ambienti acquatici, gli stagni e i laghetti del Parco ed il torrente Seveso ospitano cospicue popolazioni nidificanti di Germano reale (Anas platyrhynchos) e Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus): ben 58 germani reali sono stati censiti il 21 gennaio 2010 lungo il tratto di Seveso compreso nel Parco e 34 gallinelle d’acqua sono stati contate nel solo laghetto Suzzani e aree limitrofe il 12 febbraio 2009. Tali habitat risultano importanti anche come luogo di sosta per numerose altre specie di avifauna acquatica durante le migrazioni, specie che fanno sempre più fatica a trovare habitat idonei in un contesto fortemente antropizzato quale la Pianura Padana. È emblematico in tal senso il caso del nuovo laghetto realizzato nel 2011 nel settore settentrionale del Parco, nel quale è stato osservato un giovane Tuffetto (Tachybaptus ruficollis). Interessante risulta anche l’osservazione nel settembre 2011 di un Martin pescatore (Alcedo atthis) presso il laghetto Suzzani. Durante le migrazioni il Parco Nord Milano è interessato dalla presenza di specie non nidificanti nel-l’area protetta ma di notevolissimo interesse naturalistico e conservazionistico; ne sono alcuni esempi l’Averla capirossa (Lanius senator) osservata il 18 maggio 2010 nel settore settentrionale del Campo Volo di Bresso, posata su un arbusto isolato all’interno del vasto prato compreso nel perimetro dell’aviosuperficie, di un Falco pescatore (Pandion haliaetus) osservato il 5 aprile 2011 nell’area a sud del Bosco di Bruzzano, a sud anche dell’omonimo cimitero e di una Sgarza ciuffetto nel 2006 presso i laghetti di Bresso. Di seguito viene fornita una stima delle coppie nidificanti di alcune specie di particolare interesse, attinente al triennio 2009-2011 e all’intero territorio del Parco Nord Milano: • Coturnix coturnix, Quaglia; • Accipiter nisus, Sparviere;

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• Falco tinnunculus, Gheppio; • Athene noctua, Civetta; • Alauda arvensis, Allodola; • Erithacus rubecula, Pettirosso; • Hippolais polyglotta, Canapino comune; • Sylvia atricapilla, Capinera; • Lanius collurio, Averla piccola. Mammiferi I Mammiferi delle aree protette del Nord Milanese non sono ancora stati oggetto di indagini appro-fondite, ma dalle informazioni raccolte soprattutto dai tecnici, guardiaparco e GEV del Parco Nord Milano, nonché da alcuni altri documenti editi e inediti emerge un primo inquadramento delle specie presenti. Il Riccio europeo occidentale è presente e comune nei parchi, dove trova rifugio quando riesce a superare le principali arterie stradali, lungo le quali purtroppo viene a volte travolto. Tra i piccoli mammiferi, nel Parco Nord Milano è stata rilevata la presenza di due specie di arvicole, Arvicola di Savi (Microtus savi) e Arvicola terrestre (Microtus arvalis), mentre la Crocidura minore (Crocidura suaveolens) è risultata presente nel Parco Grugnotorto-Villoresi ed era stata segnalata anche nel Parco Nord Milano negli anni Ottanta e la sua presenza è stata successivamente confermata nel 2002. Per quanto concerne, invece, i Chirotteri (comunemente denominati pipistrelli), l’unica area indagata è il Parco Nord Milano, con 5 specie rilevate. Il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è comune nel Parco Nord Milano, dove nel 2004 e 2005 sono stati condotti censimenti notturni lungo percorsi lineari che hanno portato a riscontrare densità particolarmente elevate, mentre il simile Silvilago o Minilepre (Silvilagus floridanus) è presente nel Parco Grugnotorto-Villoresi e più di recente è stato rilevato anche nel Parco Nord Milano. Quest’ultimo è una specie di origine americana, introdotta in Italia per fini venatori e facilmente confondibile con il Coniglio selvatico, che è invece una specie europea, dal quale si distingue in quanto presenta orecchie più lunghe e la nuca di colore rossiccio, non si rifugia mai nella tana dopo la fuga ed è tendenzialmente solitario, mentre il Coniglio selvatico è più facilmente osservabile in gruppi. L’interessante presenza del Ghiro è stata invece rilevata soprattutto all’interno del Parco di Villa Manzoni. Tre sono infine i carnivori la cui presenza è nota nel sistema delle aree protette del Nord Milanese. La più nota è la Volpe, la cui presenza è stata accertata per il Parco Nord Milano con osservazioni sia di tane attive, sia di cucciolate, sia di individui purtroppo investiti dal traffico veicolare (almeno 4 tra il 2005 e il 2011) ma che è verosimile sia presente anche nel Parco Grugnotorto-Villoresi e, da non escludere, anche nel Parco della Balossa. Meno nota è, invece, la presenza della Donnola, piccolo carnivoro rilevato nel Parco Nord, anche se mancano dati recenti che ne confermino la presenza, e nel Parco Grugnotorto-Villoresi e, di recente scoperta (agosto 2011), della Faina nel Parco Nord Milano. Si segnala, infine, la presenza per oltre due anni (2004-2006) all’interno del Parco Nord Milano di un Cervo maschio, di cui non è stato possibile definire la provenienza, ovvero se fosse fuggito da un recinto privato oppure giunto naturalmente, seguendo il corridoio ecologico rappresentato dal greto del fiume Seveso nei periodi di secca. Per due anni e mezzo il Cervo si è stabilito all’interno del Parco, tanto che gli è stato persino assegnato un nome: Libero. Il 22 gennaio 2007 il Cervo è stato catturato mediante l’uso di un proiettile narcotizzante, in quanto non trovava ottimali condizioni di vita all’interno di un’area protetta circondata da arterie stradali, ed è stato poi liberato in un contesto ambientale più idoneo. Al momento del trasferimento il suo peso era di oltre 200 chilogrammi, mentre l’età è stata stimata in circa sette anni.

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Di seguito viene presentato un elenco preliminare delle specie a oggi rilevate nel sistema delle aree protette del Nord Milanese: • Erinaceus europaeus, Riccio occidentale • Talpa europaea, Talpa europea • Crocidura suaveolens, Crocidura minore • Myotis sp., Vespertilio (specie non determinata) • Pipistrellus pipistrellus, Pipistrello nano • Pipistrellus kuhlii, Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii, Pipistrello di Savi • Pipistrellus nathusii, Pipistrello di Nathusius • Oryctolagus cuniculus, Coniglio selvatico • Silvilagus floridanus, Silvilago • Myoxus glis, Ghiro • Microtus savi, Arvicola di Savi • Microtus arvalis, Arvicola terrestre • Rattus norvegicus, Surmolotto • Apodemus sylvaticus, Topo selvatico • Mus domesticus, Topolino delle case • Vulpes vulpes, Volpe • Mustela nivalis, Donnola • Martes foina, Faina. 2.5 Gli elementi detrattori

Poco a sud dello svincolo "Sesto S. Giovanni" si trova la Cava Melzi, attraversata longitudinalmente dal tracciato della Tangenziale. Parte del terreno è di proprietà della ditta titolare dell'attività di cava e parte, circa 150.000 mq, era di proprietà della Falck che ne consentiva l'escavazione ai fini di costituire una discarica per collocarvi le scorie inerti provenienti dai forni dell'azienda. L'attività estrattiva della cava è attualmente cessata, ma gli oltre quarant’ anni di attività, durante i quali sono stati estratti dall'area golenale del Lambro più di 2.000.000 mc di sabbia e ghiaia, hanno lasciato il segno. Tutta l’area è stata sconvolta sia sotto l'aspetto morfologico che idrogeologico, da un tipo di cava a fossa, scavata in misura ridotta a secco e in massima parte in acqua, fino a raggiungere una profondità massima di 24 m. Nella fase di maggiore escavazione è stato creato un grande bacino d'acqua dalle dimensioni di 60.000 mq, ridotto in seguito riempiendo circa 10.000 mq della sua estensione. Dato che il tracciato della Tangenziale attraversa longitudinalmente, da nord a sud, l'intera area di cava e che buona parte di esso interessa la zona scavata, è stata realizzata una massicciata con le scorie dell'acciaieria per formare un solido basamento per la sede stradale. Lungo il Lambro e in altre zone marginali (per lo più ritagli di suolo lasciati liberi dall'urbanizzazione) si sono insediate, al di fuori delle normative urbanistiche, attività precarie che contribuiscono ad aumentare il disordine territoriale. Si tratta di attività tipiche delle aree marginali, nelle quali è più facile che si insedino attività provvisorie. Si è assistito cosi al sorgere di demolitori di carcasse d'auto, di depositi di materiali vari, di discariche non autorizzate, di orti abusivi, ecc. In certi casi l'affermarsi di alcune attività, nate come provvisorie e diventate con il trascorrere del tempo stabili, ha reso difficile il loro allontanamento e quindi l'opera di ripristino territoriale.

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In particolare, possiamo trovare tali aree degradate lungo il Lambro, formate da ritagli di suolo incolto situati ai bordi della Tangenziale o tra il fiume e il margine degli insediamenti industriali, in fregio all'arteria autostradale, o negli interstizi dello svincolo “Sesto S. Giovanni Sud". Infine, l'impianto di depurazione di Sesto è situato sulla sponda destra del Lambro, tra cascina Gatti e il molino del Tuono; confina a nord con l'area dell'impianto di incenerimento, con il quale forma il principale polo di servizi tecnologici comunali.

2.6 I percorsi ciclabili

Il principale obiettivo in tema di mobilità pedonale e ciclabile del Piano Generale del Traffico Urbano è quello di dare una certa continuità al tessuto urbano dell’area centrale di Sesto, diviso dalla barriera ferroviaria, ricucendolo attraverso l’ampliamento delle aree pedonali e/o a moderazione del traffico e con la trasformazione e riqualifica del sottopasso alla ferrovia di via Breda/viale Marelli e di quello del mezzanino della fermata della metropolitana di Sesto Rondò. In tale ottica, il PGTU si propone di creare una vera rete di piste ciclabili di collegamento tangenziale e radiale, tra il centro cittadino, i poli di maggiore attrazione e le aree a verde, tenendo anche conto delle future connessioni tra il sistema di percorsi ciclabili del nuovo insediamento Falck e il resto della città. Fulcro del sistema radiale di piste ciclabili è la nuova area pedonale o a moderazione del traffico con il nuovo sistema di piazze da cui partono i collegamenti ciclabili con le scuole, il polo universitario, i parchi, l’ospedale, le stazioni metropolitane, la stazione ferroviaria e le piste ciclabili sovracomunali esistenti e previste. Il sistema ciclabile tangenziale collega le radiali tra di loro e serve una fascia più

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ampia di territorio.

I percorsi ciclabili proposti dal PGTU del Comune di Sesto S. Giovanni

2.7 Barriere infrastrutturali e sovrappassi/sottopassi

I punti critici delle infrastrutture lineari costituiscono ambiti di conflitto tra i sistemi ambientale e infrastrutturale, compromettendo la continuità delle fasce interessate dai corridoi ecologici e dalle linee di connessione del verde. Fra i principali elementi di criticità che caratterizzano il territorio sestese, le barriere infrastrutturali attraversano il territorio in direzione sudovest-nordest e sono rappresentate dal tracciato della Tangenziale Nord, dalla ferrovia Milano-Monza e da viale Fulvio Testi. Per quanto concerne, invece, la Tangenziale Nord, occorre sottolineare che purtroppo il coordinamento della progettazione dell’infrastruttura è avvenuto tardivamente, a tracciato definito e a manufatti progettati. Di conseguenza, l’operazione di sistemazione ambientale ha essenzialmente riguardato il coordinamento del tracciato con il corso del fiume, secondo logiche finalizzate a obiettivi di funzionalità, spesso estranee alle problematiche dell’ambiente e del territorio. In realtà, la maggior criticità è rappresentata dal tracciato ferroviario che costituisce, di fatto, una barriera difficilmente valicabile in generale e in particolare da un punto di vista strettamente ecologico. Per quanto riguarda, invece, sovrappassi/sottopassi, oltre a una serie di connessioni veicolari che

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consentono il superamento delle principali barriere infrastrutturali, occorre segnalare tre sovrappassi pedonali (più un quarto previsto) a superare il tracciato ferroviario, mentre ai fini delle connessioni ecologiche rivestono particolare rilievo i sovrappassi ciclopedonali realizzati con lo scopo di connettere la città al Parco Nord e al PLIS della Media Valle del Lambro.

Barriere infrastrutturali, sovrappassi e sottopassi

Fra questi il previsto sovrappasso ecologico sulla Tangenziale Nord potrà costituire un’importante elemento di connessione con il grande parco urbano inserito nel progetto che interessa le aree Falck. Per quanto riguarda, invece, viale Fulvio Testi, con una larghezza di 60 m, interessa solo parzialmente il territorio comunale, in corrispondenza del Parco Nord, il cui Ente gestore ha negli ultimi anni portato avanti un’importante politica di mobilità ciclopedonale, realizzando alcune passerelle fondamentali per il superamento delle barriere imposte dalle strade e il miglioramento degli spostamenti all'interno del Parco. In particolare, l’apertura della passerella sul viale Fulvio Testi, oltre a connettere villa Torretta, ha consentito di raccordare una zona densamente urbanizzata del comune di Sesto San Giovanni, con la rete dei percorsi già esistenti nel Parco e con altri percorsi ciclabili comunali.

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2.8 I progetti e le proposte in atto13

L’affollamento, la varietà e le dimensioni dei progetti di trasformazione urbana di rilevanza sovralocale è tale, da far pensare che la transizione da città della grande fabbrica a città dei servizi e dell’abitare sia tutt’altro che conclusa, almeno per quanto riguarda i mutamenti dello spazio fisico. Da un punto di vista dimensionale, le trasformazioni che interessano questa parte della regione milanese sono paragonabili a quelle di Milano e di contesti ugualmente interessati da metamorfosi urbanistiche rilevanti come, ad esempio, il Rhodense. Poiché, ovviamente, esse si dipaneranno lungo un arco di tempo almeno decennale, gli esiti - in termini di crescita della mobilità e delle densità urbana, delle trasformazioni del mercato immobiliare e della geografia delle centralità - sono oggi difficilmente anticipabili. La strumentazione urbanistica generale e quella attuativa, vigente e in fase di realizzazione, presentano alcuni importanti contenuti di carattere ecologico e ambientale che possono contribuire alla pianificazione della rete ecologica di livello locale. Alcuni ambiti di trasformazione previsti dal Piano di Governo del Territorio vigente e ancora in pendenza di uno strumento attuativo, in particolare quelli specialistici quali le ATsp1a, ATsp1b, ATsp2a, ATsp2b e la ATsp4 presentano alcuni spunti progettuali per la continuità del verde e per connessioni legate alla mobilità leggera che potrebbero essere messe a sistema con quanto già

13 Maggiori informazioni sui grandi progetti di trasformazione urbana possono essere reperite nel Documento di Piano, in particolare il cap. “La città in trasformazione” (p. 265 e seguenti).

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previsto dalle reti ecologiche di scala vasta (regionale e provinciale)14. Alla stessa stregua, un rilevante contributo in chiave sistemica potrebbe essere rivestito dal già citato progetto di “Anello Verde” di connessione tra le aree dei giardini delle ville storiche del centro, ideato dall’arch. Bottoni per la stesura del PRG del 1962 e poi concretizzatosi - a livello urbanistico - nel PRG approvato nel 1978. Un ulteriore apporto al disegno della rete ecologica comunale può essere certamente svolto dalla pianificazione attuativa vigente che, in corso di realizzazione secondo differenti stati di avanzamento, sta delineando l’assetto urbano lungo i confini nord e sud del territorio comunale. Ci si riferisce in particolare al Programma Integrato di Intervento ex Ercole Marelli, al Piano Particolareggiato di Recupero (PPR) Vulcano e al Programma Integrato di Intervento per l’ambito relativo al comparto ZT2.1 - Decapaggio. Un discorso a parte va infine riservato al contributo che può essere offerto dagli Ambiti di Trasformazione Strategica ATs1 e ATs2 del Documento di Piano recentemente attuatisi con il “Programma Integrato di Intervento per gli Ambiti di Trasformazione strategica ATs1 e ATs2 – aree ex Falck e Scalo ferroviario”, approvato con DelGC n° 142 del 30.04.2012 e vigente a seguito della convenzione urbanistica sottoscritta in data 08.01.2013, la cui proposta di Variante, in accoglimento della Città della Salute e della Ricerca, è attualmente in fase istruttoria. In particolare, le aree un tempo occupate dalla Falck costituiscono l’intervento più rilevante per dimensioni e importanza non solo del Nord Milano, ma anche dell’intera provincia fra quelli finalizzati alla riconversione delle aree un tempo occupate dalla grande industria siderurgica e metalmeccanica. Questo progetto di trasformazione, dell’estensione complessiva di circa 130 ha, si segnala per la qualità del nuovo polo urbano che modifica e arricchisce il quadro urbanistico di Sesto; dove oggi c’è il vecchio muro della fabbrica, si prevede di realizzare un nuovo pezzo di città, la cui cifra dominante, secondo le dichiarazioni di progetto, è il verde: 45 ha di parco urbano e per attrezzature di eccellenza quali la Città della Salute e della Ricerca con la relativa dotazione di aree a verde, 20 ha di spazi pubblici e verde, 16 ha di verde privato aperto all’uso pubblico. È questo futuro polo urbano che verrà a costituire il nuovo confine ovest del PMVL nella sua porzione centrale, entrandone a far parte viva e integrante, attraverso una duplice connessione, funzionale (il sistema ciclo-pedonale) e paesistica (i corridoi ecologici, il rimodellamento e il raccordo delle aree verdi) a mitigazione e scavalco della barriera autostradale. Una seconda iniziativa di trasformazione territoriale in atto nella città di Sesto San Giovanni, stretta-mente correlata al PLIS della Media Valle del Lambro, è quella del Programma Integrato di Intervento (PII) “Cascina Gatti”, che interessa un’area di circa 23,5 ha, posta tra il vecchio borgo rurale di Cascina Gatti e il confine con Milano. Ben 18 ha sono destinati al verde, tutti compresi nel perimetro del PLIS, e, collegati alle aree verdi milanesi, vanno a formare il nocciolo centrale del polo sud/ovest del Parco stesso. Per quanto riguarda, invece, l’ambito Vulcano, le previsioni del Piano Particolareggiato sono state ad oggi parzialmente attuate e solo relativamente a parte del Centro Integrato di Servizi e Commercio (Centro commerciale Vulcano) e a parte delle relative opere di urbanizzazione. Il Comune di Sesto San Giovanni ha aderito all'Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) “Contratto di fiume Lambro Settentrionale” sottoscritto dai rappresentanti degli Enti co-interessati in data 20 marzo 2012. Il Contratto di fiume è finalizzato alla realizzazione di un programma di attività e interventi nell’ambito territoriale del bacino del fiume Lambro Settentrionale con particolare riferimento a: • riduzione dell’inquinamento delle acque; riduzione del rischio idraulico;

14 Cfr. le schede guida del capitolo “Le determinazioni di Piano” della Relazione del Documento di Piano

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• riqualificazione del sistema ambientale e paesistico; • riqualificazione dei sistemi insediativi all’interno del territorio del bacino; miglioramento della fruibilità delle

aree perifluviali al fine di ridare ai fiumi centralità nelle politiche di sviluppo; • condivisione delle conoscenze sul fiume e della formazione ed educazione adeguate al raggiungimento degli

obiettivi condivisi. Nell’ambito del Contratto di fiume, che comprende un Atlante strategico e un Programma di azione, il Parco Media Valle Lambro ha trasmesso a Regione Lombardia una proposta di “Progetto preliminare dei percorsi naturalistici lungo le sponde del fiume Lambro” a integrazione delle azioni di coordinamento già inserite nel succitato Programma di azione. La proposta è stata redatta a partire da un progetto denominato “Diario di una bicicletta”, finanziato dal PLIS negli anni precedenti con la prof.sa Elisabetta Bianchessi nell’ambito del Master “Paesaggi straordinari” della Nuova Accademia di Belle Arti e del Politecnico di Milano. In particolare, la proposta presentata estrapola dal progetto preliminare succitato gli interventi di ri-naturalizzazione delle sponde del fiume fra Sesto e Cologno Monzese e prevede, in sintesi, la realizzazione di un percorso di tipo naturalistico lungo le sponde del fiume Lambro nell'area mediana del parco PMVL, prevalentemente nel comune di Cologno Monzese, con la realizzazione di un sentiero in stabilizzato. Sempre lungo le sponde del fiume e nell'area mediana del Parco, è previsto l’incremento della varietà vegetale arborea e arbustiva presente, attraverso l'inserimento di specie autoctone, con distribuzione puntiforme e a macchia. Con la Del GR n° X/1727 del 30 aprile 2014 “AQST Contratti di fiume Olona-Bozzente-Lura, Seveso e Lambro Settentrionale - Rimodulazione programma interventi finanziati con fondi FSC 2007-2013”, Regione Lombardia ha approvato la rimodulazione dei fondi europei FSC per i Contratti di fiume e, in particolare, ha attribuito al progetto del Parco Media Valle il finanziamento richiesto, pari complessivamente a € 442.500,00. Come esplicitato dalla stessa Delibera, per perfezionare l'iter di attribuzione del finanziamento è stata sottoscritta nel settembre 2014 una convenzione con la Regione che definisce il soggetto attuatore degli interventi in progetto e i tempi (3 anni) per la realizzazione degli stessi. Con la sottoscrizione della convenzione, il Comune di Sesto San Giovanni, in qualità di Ente capofila del PLIS della Media Valle Lambro, e in forza del protocollo di intesa sottoscritto con il Parco e con il Comune di Cologno Monzese, accetta il ruolo di Ente attuatore e diventa responsabile della completa attuazione dell’intervento e degli adempimenti previsti per il monitoraggio delle sue fasi nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di lavori pubblici.

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Tavola SE.02 - Sistema paesaggistico-ambientale a supporto della REC

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3 IL PROGETTO DI RETE ECOLOGICA

COMUNALE La pianificazione di rete ecologica si pone l’obiettivo, sotto uno stretto profilo di conservazione, di mantenere o ripristinare una connettività fra popolazioni ed ecosistemi in paesaggi frammentati. Essa costituisce un paradigma concettuale di grande portata, capace di promuovere strategie di conservazione della diversità biologica e dei processi ecologici attraverso gli strumenti propri della pianificazione del territorio. In ambito comunale, l’attuazione pratica di questo obiettivo presenta, tuttavia, alcune difficoltà, a causa dei caratteri di un territorio densamente antropizzato, nonché dell’ampia gamma delle differenze ecologiche tra gli ambiti inseriti nel sistema della aree regionali protette e la città.

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PTCP della Provincia di Milano: Tav. 4 – Rete ecologica (stralcio) [2013] La lettura della Tavola 4 del PTCP evidenzia, oltre alle principali infrastrutture lineari che attraversano la città di Sesto S. Giovanni, il corridoio ecologico fluviale del Lambro e la linea di connessione con il verde che collega diagonalmente il Parco della Media Valle del Lambro con il Parco Nord Milano. Il progetto di REC, come previsto dalla DelGR n° 8515, assume la Rete Ecologica Provinciale come proprio schema strategico. A partire da questo disegno, il progetto di REC conferma il corridoio ecologico lungo il Lambro, che assume la valenza di corridoio primario a scala locale e individua altre connessioni trasversali nella porzione meridionale del territorio comunale, che, a partire dal Parco della Media Valle del Lambro, giungono fino al parco Nord. Indicazioni per la riqualificazione ambientale e la costituzione della rete ecologica La costituzione di una rete ecologica su un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ecologico, quale quello sestese, trova il suo principale ostacolo in un territorio diffusamente antropizzato, privo di un vero e proprio sistema di aree naturaliformi, e con una rete viaria molto ramificata, che crea fratture difficilmente superabili. Solo lungo l’asse del corso del Lambro è possibile trovare un elemento di continuità ecologica, anche se i tracciati autostradali producono una serie di nette divisioni. L’attuale scarsa connessione fra l’ambito fluviale, dotato di una scarsa vegetazione arborea residua, e le residue isole di valenza ambientale ne produce un significativo isolamento ecologico, mentre la fascia boschiva che si sviluppa lungo l’asta rappresenta un’importante opportunità da un punto di vista

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ecologico e paesaggistico. Il fiume, ancorché poco visibile e poco rispettato nelle sue caratteristiche di corso d’acqua, costituisce però una straordinaria occasione di riqualificazione unitaria sia degli spazi urbani sia di quelli agricoli, unitamente alla sua caratteristica di principale corridoio ecologico dei corsi d’acqua in direzione nord sud, in grado di collegare con un percorso attrezzato di ripa il PLIS con il Parco fluviale del Lambro e con gli ambiti agricoli del Parco Sud. In questo senso il PLIS della Media Valle del Lambro si configura, all’interno del PTCP, come un tas-sello di particolare rilievo della rete ecologica provinciale, per la realizzazione della quale occorre operare su quelle aree residuali lungo il Lambro, interessanti ai fini di un potenziamento dei collegamenti tra le aree di maggiore interesse forestale e faunistico. Più in generale, gli obiettivi da perseguire da parte dell’Amministrazione comunale e del Parco sono: • istituire una continuità spaziale che favorisca lo scambio e l’interconnessione fra le diverse

ecologie; • rafforzare i corridoi orizzontali, in particolare quello urbano verso il Parco Nord, attraverso l’abitato

di Sesto San Giovanni, e quello lungo il Martesana, al fine di controbilanciare l’andamento nord-sud dei parchi, in un ambito in cui i centri urbani sono ormai segnati da evidenti fenomeni di saldatura;

• garantire un’adeguata compensazione ambientale lungo il tracciato della Tangenziale Nord e dell’autostrada Milano-Venezia.

La realizzazione di un progetto di rete ecologica a livello locale (REC) deve prevedere: • il recepimento delle indicazioni di livello regionale e di quelle di livello provinciale, nonché il loro

adattamento alla scala comunale • il riconoscimento degli ambiti e degli habitat di valore (presenti e di progetto) che dovrà essere

sottoposto a un regime di tutela o comunque a una destinazione d’uso dei suoli specifica al fine di garantirne la sua conservazione e una corretta trasformazione nel tempo anche sotto il profilo della funzionalità dell’ecosistema;

• la definizione delle concrete azioni per attuare del progetto della rete ecologica, la loro localizzazione, le soluzioni che ne consentono la realizzazione (ad esempio attraverso l’acquisizione delle aree, o accordi mirati con i proprietari), la quantificandone dei costi necessari per le differenti opzioni;

• la possibilità di precisare gli strumenti per garantirne la sostenibilità economica (introducendo quindi i meccanismi di perequazione, compensazione, possibili forme di convezioni per la realizzazione di interventi).

La rete ecologica locale come elemento costitutivo del Piano dei servizi Come abbiamo visto, la Rete Ecologica Comunale (REC) trova la sue condizioni di realizzazione nel Piano di Governo del Territorio (PGT) previsto dalla LR 12/2005. In particolare, nel Piano dei Servizi vengono identificati (tra i servizi urbani) i corridoi ecologici e il verde di connessione tra gli assetti insediati e il sistema rurale, contribuendo anche all’attuazione della strategia paesaggistica identificata dal Documento di Piano, in coerenza con la disciplina e i criteri identificati nel Piano delle Regole. Il risultato finale di progetto sarà una Carta di Rete Ecologica Comunale che costituirà uno strumento del Piano dei Servizi, fornendo gli elementi per il governo ecosostenibile delle frange connettive dei centri abitati, per costruire corridoi ecologici locali, per individuare i siti entro cui collocare unità ecosistemiche polivalenti, oltre che nella prospettiva di inserimento ambientale dei percorsi ciclopedonali e di realizzazione delle greenways. Il Piano dei Servizi definisce un proprio elaborato dal titolo “Rete Ecologica Comunale”, definendone tutti gli elementi, la cui disciplina viene riportata nella Norme Tecniche di Attuazione del PdS stesso. Al riguardo, lo schema semplificato è quello che definisce la rete ecologica con la concorrenza dei

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seguenti elementi: • nodi: aree che costituiscono habitat favorevole per determinate specie di interesse, immerse entro

una matrice ambientale indifferente o ostile; • corridoi: linee di connettività ambientale entro cui gli individui vaganti possono muoversi per

passare da un habitat favorevole ad un altro ad un altro; possono essere costituiti da unità ambientali favorevoli a geometria lineare (es. fasce boschive), o da linee virtuali di permeabilità attraversanti matrici indifferenti (es. agroecosistemi), eventualmente interrotte da unità di habitat favorevole che possono svolgere funzione di appoggio (stepping stones). È evidente come, avvicinandosi al nucleo centrale dell’area metropolitana, la realizzazione dei corridoi della rete diventi estremamente complicata e difficilmente ottimizzabile senza un forte impegno dei comuni interessati.

3.1 Gli elementi costitutivi della REC di Sesto San Giovanni

Gli elementi costitutivi della Rete Ecologica Comunale (REC), sono stati individuati in coerenza con la Rete Ecologica Regionale e con la Rete Ecologica Provinciale. Sono elementi costitutivi della Rete Ecologica Comunale: • nodi della REC, • corridoi ecologici primari della REC, • principali linee di connessione del verde, • ambiti da riqualificare ai fini della connettività ecologica, • ambiti da deframmentare ai fini della connettività ecologica, • ambiti di supporto alla REC. Se gli elementi della struttura di base delle reti ecologiche regionale e provinciali sono le aree protette (Parchi naturali e regionali, Riserve, Monumenti naturali, Parchi locali di interesse sovracomunale), a livello locale dovranno essere considerate anche i parchi locali e le aree destinate a verde dagli strumenti urbanistici comunali. In tale ottica sono componenti e contribuiscono a strutturare gli elementi costitutivi della Rete Ecologica Comunale: • il Parco Regionale Nord Milano; • il PLIS della Media Valle del Lambro; • i corsi e specchi d’acqua; • il sistema delle aree verdi pubbliche esistenti e di nuova previsione, fra cui i giardini storici; • i filari alberati. In particolare, l’area del PLIS della Media Valle del Lambro rappresenta, evidentemente, un ambito di ricostruzione ambientale piuttosto che di valorizzazione di una naturalità in larga parte compromessa. Alla luce della distanza tra lo stato di fatto e le potenzialità naturali dell'ambito, già evidenziata dallo studio PIM dedicato al Parco, è possibile formulare alcune ipotesi di riqualificazione ambientale delle varie aree, distinte in tre categorie: • aree compromesse ma in cui esistono ancora dinamiche naturali positive che possono essere

sostenute e accelerate, come, ad esempio, l’ambito del grande bacino d'acqua della Cava Melzi; • aree marginali in cui, per l’entità del disturbo antropico, le dinamiche naturali non porterebbero in

tempi ragionevoli a ecosistemi complessi e di significato naturalistico, nelle quali si può comunque intervenire introducendo componenti significative oggi assenti o sporadiche, come nel caso delle aree localizzate lungo il Lambro o lungo il tracciato autostradale;

• aree totalmente compromesse, nelle quali sono comunque in corso o sono previsti interventi di ricostruzione ambientale, come, ad esempio, quelle dell’ambito Falck.

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Se l’ottica della rete ecologica è essenzialmente quella di proteggere popolazioni animali per le quali il restringimento dell’habitat provoca rischi di estinzione, occorre tenere in considerazione i caratteri specifici di un ambito a elevata antropizzazione come quello sestese, nel quale, per altro, anche gli ecosistemi urbani, possono svolgere ruoli proporzionalmente importanti per alcune specie di interesse. In tal senso, assume particolare rilievo il rapporto con le attività umane, sia in quanto produttrici di impatti potenzialmente critici (in primis quelli legati ai processi di frammentazione), sia in quanto potenziali utilizzatrici di servizi che possono essere resi da un ecosistema ben equilibrato. Per le prime, aree di possibile sostegno alle dinamiche naturali, si tratta per lo più delle cenosi boschive con componenti autoctone significative. In queste zone, come si è visto, alla generale assenza delle componenti arboree fondamentali si somma la rarefazione delle specie arbustive ed erbacee nemorali e caratteristiche, che tuttavia in limitata misura permangono. Nei casi migliori sono evidenziabili dinamiche naturali positive, tuttavia drasticamente limitate nella loro potenzialità espressiva da: • numerose carenze qualitative e quantitative sia dal punto di vista floristico che strutturale; • persistenza di disturbi che ostacolano e deviano la positiva evoluzione verso cenosi a maggiore

complessità. In questi contesti è certamente auspicabile l’oculata reintroduzione delle specie soprattutto arboree e arbustive mancanti o estremamente rarefatte: • farnia (Quercus robur) • carpino bianco (Carpinus betulus) • acero campestre (Acer campestris) • ciliegio selvatico (Prunus avium) • tiglio (Tilia cordata) • frassino (Fraxinus excelsior) • sanguinella (Cornus sanguinea) • melo selvatico (Malus sylvestris) • nocciolo (Corylus avellana) • evonimo (Euonymus europaea) • spino cervino (Rhamnus catharticus) • ligustro (Ligustrum vulgare) • crespino (Berberis vulgaris) • prugnolo (Prunus spinosa) Lungo le rogge e il Lambro, alle già citate specie, sarebbe meglio aggiungere: • salice bianco (Salix alba) • ontano nero (Alnus glutinosa) • pioppo bianco (Populus alba) • pado (Prunus padus) • olmo (Ulmus minor) • lantana (Vibumum lantana). In queste operazioni è importante che venga considerata prioritaria la necessità di utilizzare materiale forestale con caratteristiche ecotipiche e genetiche compatibili con quelle del materiale originario; ad esempio, l’acero campestre e l’evonimo potrebbero essere ottenuti dalla riproduzione degli esemplari ancora esistenti in loco. Sarebbe, inoltre, fondamentale ripulire questi ambienti dai rifiuti, rispettando il più possibile il sottobosco e lasciando in loco il legno morto, e consentire alla robinia di invecchiare impedendo i tagli a raso o almeno subordinandoli al rilascio di qualche pollone ben sviluppato e alla piantagione di piante forestali. La potatura delle branche secche degli individui arborei di grandi dimensioni è in

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genere sconsigliabile, perché ivi si insediano numerose larve di insetti saproxilofagi, appetiti dai Picidi. Le aree marginali di possibile miglioramento sono queste essenzialmente le formazioni naturaliformi e non rientranti nella tipologia precedente; praticamente, in queste cenosi, l’unico fatto positivo per la vegetazione è di tipo micro-climatico, non essendo individuabili positive dinamiche naturali al di fuori di una certa tendenza a sviluppare qualche tipo di vegetazione con importante componente arboreo-arbustiva. Oltre all’impianto delle specie arboree e arbustive citate nel paragrafo precedente, nei casi in esame andrebbe considerata in particolare l’opportunità di iniziare la riqualificazione con la riduzione del contingente alloctono (soprattutto Broussonetia papyrifera, Ailanthus altissima, Acer negundo), sempre risparmiando la robinia, e di garantire velocemente una migliore varietà, diffusione e struttura della copertura del suolo con l’introduzione di specie adatte, quali: • salice bianco (Salix alba) • pioppo nero (Populus nigra) • pioppo bianco (Populus alba) • pioppo tremulo (Populus tremula) • salicone (Salix gr. caprea) Inoltre sarebbe importante ricostituire una copertura erbacea/basso arbustiva nemorale, fondamentale sia dal punto di vista micro-climatico, sia per incrementare la ricettività per la fauna minore, sia per ostacolare la prevalenza degli elementi alloctoni. L’azione fondamentale, in questo senso, potrebbe consistere nella diffusione di piante riproducibili per via vegetativa, quali la pervinca (Vinca minor) e l’edera (Hedera helix), entrambe in grado di assicurare forti coperture del suolo. Va evitato assolutamente il ricorso a specie simili o a cultivar di provenienza florovivaistica quali Vinca major o Hedera colchica.

La legenda della Tavola SP.02 - Rete Ecologica Comunale

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Tavola SP.02 - Rete Ecologica Comunale

Nodi Dal momento che la rete ecologica si estende sull’intero ecosistema, l’insieme delle relazioni che determina il suo riconoscimento comprende anche le aree antropizzate e diventa importante individuare i nodi prioritari rispetto a cui appoggiare i sistemi di relazione spaziali. I nodi rappresentano ambiti territoriali sufficientemente vasti e compatti e con una certa ricchezza, anche potenziale, di elementi naturali, in grado di costituire, per dimensioni e articolazione interna, caposaldo ecosistemico in grado di autosostenersi. All’interno di ambiti più o meno fortemente antropizzati (come il Nord Milano) assume rilevanza il concetto di ganglio funzionale, ovvero di un’area circoscritta con presenza di livelli di naturalità elevata, attuale o da prevedere con azioni di rinaturazione, in grado di funzionare come punto di rifugio e di diffusione delle specie di interesse attraverso corridoi ecologici che si diramano dal ganglio centrale. In tale ottica, se i parchi regionali e naturali, per le loro caratteristiche territoriali e funzionali da un punto di vista paesistico-ambientale, si propongono come nodi potenziali del sistema a un livello sovralocale, a livello locale occorre ricercare tali caratteri in ambiti differenti, come possono essere per la città di Sesto quelli che a partire dal corridoio fluviale del Lambro cercano di stabilire nuovi caposaldi ambientali in più stretta relazione con l’ambito urbano e da qui cercare nuove connessioni

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con il Parco Nord. La riqualificazione delle aree a vario titolo degradate può essere ottenuta abbinando azioni di rinaturazione in grado di riqualificare situazioni critiche (ad esempio il recupero precedentemente interessati da attività estrattiva, fasce di protezione per grandi infrastrutture trasportistiche) contribuendo agli obiettivi delle reti ecologiche. Tali azioni possono derivare da molteplici politiche o come compensazione per gli impatti residui prodotti dai singoli interventi. Ambito Falck L’ambito Falck, per il quale è stata presentata una proposta di variante al PII, assume particolare rilievo nella costruzione della Rete Ecologica Comunale. A tale proposito, nel provvedimento di non assoggettabilità alla VAS del 03/02/2014, al quale si rimanda per approfondimenti, si sottolinea che già le prescrizione della VAS (Decreto Dirigente della Struttura VAS n° 7008 del 23/07/2013) prevedono l’individuazione di percorsi di connessione ambientale, oltre che ciclo-pedonale, fra le aree interessate dal PII Falck, il Parco della Media Valle del Lambro e la rete dei parchi metropolitani, con lo scopo di conseguire gli obiettivi della Rete Ecologica Regionale.

In tal senso, lo strumento attuativo dovrà prevedere una specifica sezione volta all’individuazione di tali connessioni, specificandone le caratteristiche, in coerenza con la RER e la REP. La passerella, a superamento del doppio tracciato costituito della tangenziale e dal completamento di viale Edison, costituisce il cordone ombelicale vitale tra questo ambito e la cava Melzi e avrà caratteristiche di passaggio ciclopedonale, ma anche di connessione ecologica con la rete dei corridoi di interesse regionale. Ambito Cimitero-cava Melzi A est della tangenziale, la cava Melzi, della superficie complessiva di oltre 100.000 mq, a diretto contatto con il fiume Lambro, la lambisce con circa 1200 metri di percorso a meandri. La cava, dopo le opere previste di ricolma e bonifica e quelle di sistemazione idraulica, costituirà un’importante area a carattere ambientale e paesaggistico, preziosa integrazione degli spazi a carattere urbano, attrezzato ed estensivo, del Parco

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Urbano previsto dal progetto Falck. La posizione del cimitero a ridosso della cava Melzi pone il problema dell'integrazione del recupero a verde della cava con l’ambito del cimitero. L'integrazione risulterà meglio riuscita quanto più il verde di sistemazione della cava potrà trovare continuità in quello cimiteriale, pur rimanendo inalterate le funzioni proprie della grande attrezzatura di servizio. L’ambito non ospita, allo stato di fatto, cenosi naturaliformi significative. Si tratta, in ogni caso, di contesti estremamente alterati, per i quali sono in corso o in previsione interventi di ricostruzione ambientale. Fiume Lambro Il fiume Lambro, classificato come “corridoio ecologico primario" dalla REC, rappresenta l'elemento di maggiore valenza ambientale individuato dalla Rete Ecologica Regionale e da quella Provinciale a livello locale. Attualmente le sponde mostrano in modo evidente la forte pressione antropica, legata all’attività di escavazione di inerti, alla realizzazione del tracciato autostradale e all’insediamento di svariate attività produttive, che in alcuni tratti hanno comportato rettifiche del corso del fiume e il trattamento artificiale delle sponde Al contrario, l’equipaggiamento vegetale delle sponde, in cui prevalgono le formazioni arboreo-arbustive di tipo spontaneo, sottolinea con discreta continuità il tracciato del fiume, costituendo la base di un processo destinato a promuovere il fiume come elemento strutturante del sistema ambientale locale. Per quanto concerne gli interventi volti a consolidare e allargare l’alveo, si segnala l’opportunità dell’impianto, sia sui riporti che nella scogliera, di specie adatte sia erbacee che arbustive, che potrebbero utilmente qualificare e caratterizzare gli interventi. Nelle restanti superfici, che dovrebbero comunque costituire la maggior parte, si potrebbe optare per vegetazioni arboreo-arbustive con caratterizzazione elio-xerica, previa miscelazione con terra di coltura con i terreni del luogo, così da migliorare la dotazione di humus e la capacità di ritenzione idrica, ma allo stesso tempo evitare la formazione di una coltre totalmente alloctona e slegata dai terreni sottostanti. Si dovrebbero ottenere comunque suoli sciolti, ricchi di scheletro, drenati. Sarebbe meglio evitare che il pH superi valori neutri e non ricorrere a concimi chimici. Ambito Bergamella A confine con il territorio comunale di Milano, l’ambito Bergamella fa parte del PII Cascina Gatti, fungendo da ponte tra l’artificialità dell’edificato presente a nord e la naturalezza degli spazi verdi più a sud connessi con il PLIS della media Valle del Lambro. La finalità dell’intervento è di contribuire a sviluppare in modo rilevante il potenziale ecologico, attraverso una significativa dotazione di aree verdi in connessione con il Parco della Media Valle Lambro. Elemento significativo è la realizzazione di un sistema idraulico costituito da specchi d’acqua e canali (in parte tramite la riqualificazione delle rogge e dei fontanili esistenti) con funzione di recupero dell’acqua piovana, di irrigazione degli orti, delle piantagioni e di incremento della biodiversità tramite la formazione di ambienti umidi e boschivi.

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Corridoi e connessioni ecologiche Elementi fondamentali della rete sono i corridoi e le connessioni ecologiche, che hanno il compito di consentire la diffusione spaziale di specie altrimenti incapaci di rinnovare le proprie popolazioni locali, e più in generale di meglio governare i flussi di organismi, acqua e sostanze critiche. I corridoi sono costituiti da fasce territoriali il più possibile continue in grado di garantire la presenza di elementi di naturalità e il transito di specie di interesse, all’interno delle quali è possibile anche accettare brevi interruzioni ed elementi puntuali (stepping stones) che funzionino come punti di appoggio temporanei. Pur essendo definito come corridoio “ad elevata antropizzazione” dalla RER, il corridoio ecologico primario del Lambro rappresenta una direttrici pressoché continua a naturalità elevata relativamente al contesto, lungo la quale è opportuno conservare e/o potenziare la permeabilità ambientale. Entro una visione di ampia scala, il Lambro rappresenta, infatti, una fattore estremamente rilevante all’interno di un sistema sostanzialmente composto da spazi urbani generalmente considerati perduti rispetto alla funzionalità ecologica. Sebbene la qualità complessiva delle acque del Lambro sia piuttosto scarsa, il quadro ambientale non

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appare comunque irrimediabilmente compromesso sia per l'eredità di progetti e iniziative che hanno creato nel territorio ambiti urbani naturalizzati e parchi, ma anche per la presenza di numerosi ambiti che si sono spontaneamente rinaturalizzati, che costituiscono delle stepping stones, aree non particolarmente pregiate dal punto di vista naturalistico, rappresentate da frammenti ambientali parzialmente isolati, ma utili come punti di sosta o di passaggio per le specie animali migratrici.

La passerella ciclopedonale e il corridoio ecologico del PII Falck

Come abbiamo visto in precedenza, avvicinandosi nel nucleo centrale dell’area metropolitana, la realizzazione dei corridoi della rete diventa estremamente complicata. L’analisi svolta sottolinea, infatti, la carenza di situazioni favorevoli al miglioramento delle connessioni trasversali a livello locale fra Parco Nord e Parco della Media Valle del Lambro, confermando la scelta di non individuare corridoi ecologici secondari e di dare un ruolo di maggio rilievo alle linee di connessione del verde in ambito urbano. Le linee di connessione del verde hanno un carattere maggiormente polifunzionale rispetto ai corridoi ecologici, connesso non solo a un obiettivo di miglioramento del paesaggio urbano, ma anche a quello di fornire una serie di dotazioni di tipo fruitivo rispetto agli spazi verdi che le costituiscono. Partendo da nord, una prima direttrice collega la collinetta Falck a partire dalla passerella ciclopedonale esistente con l’ambito Vulcano, mentre una seconda connessione mette in relazione il previsto sovrappasso ecologico sulla Tangenziale Nord con il nodo che si appoggia sul grande parco urbano previsto dal progetto per le aree Falck. La passerella, che costituisce il cordone ombelicale vitale tra le due aree, avrà larghezza adeguata per consentire il tracciato ciclopedonale oltre a spazi laterali con le cortine di vegetazione su riporto di terra, per sviluppare le funzioni ecologiche nei riguardi dei movimenti della fauna, con sponde alte per assicurare separazione ottica e acustica dalle vie di traffico sottostanti.

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Più a sud, un’altra connessione sfrutta la presenza dei numerosi ambiti di traformazione e il sistema del verde urbano per congiungere il Parco della Media Valle del Lambro e il Parco Nord, passando per Cascina Gatti e il sistema dei giardini storici presenti nel centro di Sesto. Infine, dall’area Bergamella un’altra connessione corre lungo il confine con Milano, per poi puntare verso settentrione e raggiungere il Parco Nord, sfruttando l’area del Carroponte. Elementi di criticità La definizione e l’attuazione delle reti ecologiche deve considerare i principali fattori di pressione in grado di pregiudicarne la funzionalità, in primo luogo le principali linee di frammentazione ecologica già esistenti. Fattori primari di frammentazione sono costituiti dalle grandi infrastrutture trasportistiche e dai processi di urbanizzazione diffusa che si traducono in sempre maggiori consumi di suoli con saldatura lungo direttrici stradali (sprawl lineare). Come abbiamo visto, i principali elementi di criticità che caratterizzano il territorio sestese, sono rappresentati dalle barriere infrastrutturali (Tangenziale Nord, ferrovia Milano-Monza e viale Fulvio Testi) che attraversano il territorio in direzione sudovest-nordest, per le quali il Piano individua i principali punti di conflitto con la REC. Nel territorio di Sesto, più che le decisioni collegate a ulteriori urbanizzazioni, particolarmente critiche devono essere considerati gli ambiti interni al tessuto urbano lungo le direttrici ecologiche e di connessione del verde, per i quali risulta fondamentale prevedere iniziative finalizzate al ripristino della connettività ecologica. Si tratta di ambiti ove i processi di frammentazione sono avanzati ma non ancora completati; dove, cioè, rimangono ancora varchi residuali la cui occlusione completerebbe l’effetto barriera nei confronti dei flussi rilevanti per la funzionalità dell’ecosistema. Oppure, di ambiti che necessitano di importanti interventi per mitigare gli effetti della presenza di infrastrutture o insediamenti che interrompono la connettività ecologica. In tal senso, sono stati individuati una serie di ambiti da riqualificare/deframmentare ai fini della connettività ecologica attraverso azioni preferenziali di consolidamento dei suoli non trasformati o di ricostruzione dei suoli trasformati da interventi insediativi. Sono state considerate come aree di supporto alla REC quegli ambiti, non necessariamente di prevalente valore naturalistico, facenti parte del sistema del verde (aree boscate, ma anche filari, verde pubblico, sportivo e cimiteriale, giardini storici, orti urbani, corsi e specchi d’acqua) in grado di costituire un reale o potenziale supporto alla connettività ecologica. Se gli ambiti di prevalente valore naturalistico (generalmente all’interno di aree tutelate dalla presenza dei Parchi Nord e Media Valle Lambro) risultano già indirizzati progettualmente dai rispettivi strumenti di pianificazione, per gli ambiti privi di caratterizzazione naturalistica, appare opportuna l’individuazione di interventi di ricostruzione ambientale e forme di sostegno alla ricostruzione dei valori naturalistici stessi. Infine, assumono un ruolo quanto mai significativo tutti quegli ambiti degradati o di basso profilo qualitativo, in contesti di valenza naturalistica, ma caratterizzati dalla presenza di situazioni di degrado ambientale. 3.2 La normativa

In relazione alla struttura normativa Piano dei Servizi e agli elementi su cui si fonda la costituzione di una rete ecologica sul territorio sestese, si prevede l’introduzione nelle Norme Tecniche di Attuazione del PdS stesso di un nuovo articolo dedicato alla Rete Ecologica Comunale (art. 11 bis) nel quale sono individuati gli elementi costitutivi della REC, le componenti che strutturano tali elementi e le tipologie di interventi previsti.

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L’art. 11 bis definisce innanzitutto gli elementi costitutivi della Rete Ecologica Comunale: • i nodi; • i corridoi ecologici primari; • le principali linee di connessione del verde; • il PLIS della Media Valle del Lambro; • gli ambiti da riqualificare/deframmentare ai fini della connettività ecologica; • gli ambiti di supporto alla REC. A loro volta, tali elementi sono strutturati da: • il Parco Regionale Nord Milano; • i corsi e specchi d’acqua; • il sistema delle aree verdi pubbliche esistenti e di nuova previsione, compresi i giardini storici e i filari alberati. La normativa prevede che all'interno degli elementi della REC siano promossi interventi naturalistici a tutela degli elementi rilevanti del paesaggio e dell’ambiente, nonché interventi di potenziamento e qualificazione dell'equipaggiamento vegetazionale e degli spazi aperti permeabili, ai fini di salvaguardare la continuità e funzionalità del corridoio ecologico. Tali interventi sono, inoltre, rivolti a ridurre gli impatti e i fattori di inquinamento esistenti e/o futuri, e si attuano, a titolo esemplificativo, mediante la formazione e riqualificazione degli spazi aperti permeabili e degli elementi lineari verdi; la formazione di aree di mediazione tra edificato e territorio aperto mediante alberature, fasce alberate, barriere antirumore naturali e aree di rigenerazione ecologica; la costruzione o ricostruzione ambientale del bosco e/o di ambiti naturali ad alto valore paesaggistico e naturalistico in modo specifico all'interno del Parco della Media Valle Lambro e del Parco Nord. Infine per gli ambiti da riqualificare o deframmentare ai fini della connettività ecologica, funzionali ai corridoi ecologici e alle linee di connessione del verde, la normativa prevede opere di potenziamento vegetazionale in grado di garantirne la funzionalità ecologica.

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Allegato IV - RETE ECOLOGICA COMUNALE

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Fondazione Lombardia per l’Ambiente - Atlante della biodiversità nelle aree protette del Nord Milanese, Regione Lombardia, 2012

Franco, Daniel - Paesaggio, reti ecologiche ed agroforestazione, Il Verde Editoriale, Milano 2000

Gibelli, Maddalena Gioia (a cura di) – Il paesaggio delle frange urbane, Quaderno del Piano Territoriale n° 19, Franco Angeli, Milano 2003

Gisotti, Giuseppe - Ambiente urbano: introduzione all’ecologia urbana, D. Flaccovio, Palermo 2007

Gussoni, Stefano (a cura di) - Rete ecologia e fauna terrestre. Studi e progetti, Quaderno del Piano Territoriale n° 23, Edizioni Guerini e Associati, Milano 2004

Kipar, Andreas – Piano Triennale del Verde Urbano, Comune di Sesto San Giovanni, 1996

Ileardi, Giulio (a cura di) - Quale rete ecologica?, in “Parchi”, n° 29, febbraio 2000

Ingegnoli, Vittorio - Fondamenti di ecologia del paesaggio. Studio dei sistemi di ecosistemi, Città Studi, Milano 1993

Guccione, Matteo - Gori, Roberto - Bajo, Nicoletta (a cura di) - Tutela della connettività ecologica del territorio e infrastrutture lineari, ISPRA, Roma 2008

Malcevschi, Sergio – La rete ecologica della provincia di Milano, Quaderno del Piano Territoriale n° 4, F. Angeli, Milano 1999

Malcevschi, Sergio – Le reti ecologiche come strumento di sostenibilità dello sviluppo, in Bianchi D. - Zanchini E. (a cura di) “Ambiente Italia 2001”, 2001

Malcevschi, Sergio – Reti ecologiche polivalenti, Il Verde Editoriale, Milano 2010

Malcevschi, Sergio – Bisogni, Luca G. – Gariboldi, Armando - Reti ecologiche ed interventi di miglioramento ambientale, Il Verde Editoriale, Milano 1996

Malcevschi, Sergio – Lazzarini, Monica - Bianchi, Alessandro - Buone pratiche per la Rete Ecologica Regionale. Un’opportunità per l’agricoltura lombarda, Regione Lombardia, ERSAF, Milano 2013

Malcevschi, Sergio – Lazzarini, Monica – Tecniche e metodi per la realizzazione della Rete Ecologica Regionale, Regione Lombardia, ERSAF, Milano 2013

Malcevschi, Sergio – Zerbi, Maria Chiara (a cura di) - Ecosistema, paesaggio e territorio, tre prospettive complementari nel rapporto uomo-ambiente, Ed. Società Geografica Italiana, Ricerche e Studi n°16, 2007

Paolella, Adriano - Continuità, reti ecologiche, riqualificazione del paesaggio. Elementi di progetto di uno spazio fisico sostenibile, in “Attenzione WWF”, n° 16, Dossier “Reti ecologiche”, 1999

Romano, Bernardino - Continuità e reticolarità ambientali, nuovi protagonisti del piano territoriale, in Atti del convegno “Reti ecologiche, Azioni locali di gestione territoriale per la conservazione dell’ambiente”, Gargnano 12 e 13 ottobre 2000

Todaro, Vincenzo - Reti ecologiche e governo del territorio, F. Angeli, Milano 2010