rete ecologica provincia di Venezia

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LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI VENEZIA LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI VENEZIA Assessorato alle Politiche Ambientali

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Assessorato alle Politiche Ambientali della Provincia di Venezia - Pubblicazione sulla Rete Ecologica

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LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

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Assessorato alle

Politiche Ambientali

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LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Assessorato alle

Politiche Ambientali

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Assessore alle Politiche AmbientaliEzio Da Villa

Dirigente del Settore Politiche AmbientaliMassimo Gattolin

U.O. Pianificazione AmbientaleAndrea BallinBenedetta BortoluzziStefano D’AlterioCarla FuriatoLuisa SemenzatoLaura SivieroLuca Vegro

politicheambientali.provincia.venezia.it/parchi/retiecologiche

Coordinamento Tecnico-ScientificoSergio Malcevschi - N.Q.A. Srl

EditingEnrico Galeazzo

Progetto GraficoEtra comunicazioneetra-comunicazione.it

StampaArti Grafiche Venete srlVenezia / Quarto D’Altino

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Indice

presentazioneLa rete ecologica: ambienti naturali,paesaggi e scenari dell’anima 4 capitolo 1 Che cos’è una rete ecologica 7 1.1 Ma quanto costa al metro? 9 1.2 L’ambiente artificiale 10 1.3 La frammentazione dell’ambiente 11 1.4 Le reti ecologiche per il governo del territorio 14

capitolo 2 Come si realizza una rete ecologica? 17 2.1 La rete ecologica e il piano territoriale di coordinamento 19 2.2 I diversi tipi di rete ecologica 20 2.3 La rete ecologica polivalente della Provincia di Venezia 22

capitolo 3 L’ambiente naturale della Provincia di Venezia 25 3.1 Il clima 27 3.2 Flora e vegetazione 27 3.3 Fauna 29 3.4 Le acque 30 3.5 Gli Agrosistemi 32 3.6 i siti di rilevanza naturalistica 37

capitolo 4Gli scenari ecosistemici 39 4.1 L’ecomosaico 41 4.2 L’ecomosaico sul territorio provinciale 41 4.3 dinamiche evolutive degli ecomosaici locali 46

capitolo 5Lo schema progettuale 49 5.1 Il programma 51 5.2 Struttura generale del progetto 53

capitolo 6La rete ecologica provincialestruttura specifica del progetto 59 6.1 La carta della rete ecologica 61 6.2 Il rapporto della R.E.P. con il governo del territorio e dell’ambiente 80

capitolo 7 I riferimenti programmatici e urbanistici 85 7.1 la struttura amministrativa e insediativa del territorio 87 7.2 i settori di governo rilevanti per la rete ecologica 89

Glossario 115

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La Rete Ecologica veneziana è un’idea, una speran-za, uno strumento da condividere per non rassegnarci al dilagare del brutto, all’espandersi fisico e reale di uno sviluppo economico che cancella le forme di vita, i luoghi, le storie personali e i paesaggi che costituisco-no le nostre radici.

Nel libro “Il grigio oltre le siepi”, Andrea Zanzotto scrive: “Il paesaggio può prendere nel corso dei tem-pi molti volti, come un agente prende molte vite; ma sempre la sua fioritura o la sua desolazione rispecchia-no quelle della società umana”. Non si tratta, quin-di, solo di una questione estetica: per noi realizzare la Rete Ecologica significa appunto curare la fioritura del-la società di cui facciamo parte e nel contempo gestire i luoghi della nostra esistenza in sintonia con le linee guida delle Nazioni Unite in materia di sostenibilità dello sviluppo, che considerano la tutela del patrimo-nio biologico del pianeta uno dei principali obiettivi per tutti i governi.

Ricostruire una Rete Ecologica in uno degli angoli più antropizzati del pianeta, quello che si estende tra le foci dell’Adige e quelle del Tagliamento, diventa così un’impresa culturale che si propone molteplici obiet-tivi: innanzitutto l’avvio di una nuova pianificazione degli usi del territorio, in contrasto con la travolgente evoluzione insediativa che sta occupando ogni inter-stizio verde; in secondo luogo, la logica di rete punta a tessere una trama tra le aree urbane, naturali, agricole o gli elementi acquatici come le lagune, i fiumi e il reticolo idrografico minore della bonifica, facendo in modo che un territorio intensamente sfruttato a fini economici possa recuperare e mantenere caratteristi-che ambientali di pregio, assicurando la salute e una

buona qualità della vita ai suoi abitanti; infine, funzio-ne di una Rete Ecologica è anche quella di promuovere un utilizzo consapevole del territorio vissuto non più come risorsa da sfruttare, bensì come ecosistema al-l’interno del quale mantenere in equilibrio i cicli bio-chimici, idrogeologici ed energetici che stanno alla base della vita.

Certo, ci vuole una buona dose di ottimismo, che rischia di venir meno se si osserva come si sono tra-sformati i suoli fertili negli ultimi anni; anche l’analisi della gestione delle acque – tanto quelle superficiali quanto quelle sotterranee – manifesta l’evidenza dello sfruttamento intensivo, per non parlare della linea di costa e della sua progressiva cementificazione o della totale incapacità di governare le pressioni ambientali sulla laguna di Venezia e su quella di Caorle e Bibione.

Tuttavia, l’azione di molti comuni che cercano di ri-costruire i boschi di pianura al posto delle piatte diste-se del paesaggio agrario di oggi o che acquistano cave esaurite trasformandole in zone umide e sottraendole alla collaudata pratica dell’utilizzo come discarica, le stesse politiche comunitarie in materia di agricoltura e di energia da biomasse e gli interventi idraulici su mol-ti corsi d’acqua volti al recupero di naturalità, capacità fitodepurative e aree di espansione, dimostrano che diversi soggetti amministrativi, ciascuno per proprio conto, stanno cercando di cambiare metodi e prati-che nella gestione del territorio. È una pratica nuova, rivoluzionaria se ci pensiamo bene, che contrasta e compensa il dilagare degli insediamenti residenziali, commerciali, produttivi, artigianali e viabilistici, realiz-zando delle infrastrutture verdi fatte di grandi aree na-turali e di adeguate fasce connettive che permettono

LA RETE ECOLOGICA: AMBIENTI NATURALI, PAESAGGI E SCENARI DELL’ANIMA

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5LA RETE ECOLOGICA: AMBIENTI NATURALI, PAESAGGI E SCENARI DELL’ANIMA

di superare l’idea del parco come “enclave biologica” circondata dal cemento.

Fino a oggi i danni al nostro capitale naturale sono stati molti, ma una recentissima e accurata analisi degli ambiti di interesse naturalistico svolta dalla Provincia di Venezia ha permesso di censire 140 siti di rilevanza ambientale, circa 50mila ettari che costituiscono il 20 per cento dell’intero territorio: un valore inaspettato, che si traduce in un buon dato di partenza. Ora è ne-cessario tutelare e connettere questi luoghi attraverso dei varchi, dei veri e propri corridoi ecologici capaci di ridurre le frammentazioni dell’ambiente e creare con-tinuità naturale per favorire la mobilità delle specie vegetali e animali.

Un disegno di questo tipo ha bisogno di una forte condivisione: ne devono diventare protagonisti cer-tamente coloro che amministrano i Comuni e la Pro-vincia, le Autorità di Bacino, i Consorzi di Bonifica, gli agricoltori con le loro Associazioni di categoria, chi si occupa della tutela e della conservazione dell’ambien-te e molti altri soggetti. Ma non può ancora bastare: di un tema di questa portata ce ne dobbiamo far ca-rico tutti, perché in assenza di questa consapevolezza e assunzione di responsabilità i segni che lasceremo sul nostro territorio non costruiranno un fiorente pae-saggio naturale, simbolo di cultura, ma la rappresen-tazione reale e tangibile di un cupo scenario interiore, specchio di un’umanità schiava del consumo, priva di identità e di senso del bene comune.

Ezio Da Villa Assessore alle Politiche Ambientali

Provincia di Venezia

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CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

CAPITOLO 1

Marghera - campi intorno a Forte Tron

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capitolo 1 - CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

1.1 9

loro migrare sono ostacolati dalla presenza di barriere come aree ad agricoltura intensiva, autostrade, infra-strutture, centri abitati.

Tendiamo quindi a considerare le popolazioni sel-vatiche come entità confinate per le quali è sufficiente conservare alcune oasi naturali. Così come è successo per gli Indiani d’America, costretti nelle loro riserve. Le popolazioni animali e vegetali vanno invece conside-rate come componenti di un ecosistema più ampio: è necessaria quindi un’adeguata dotazione di natura diffusa sul territorio per offrire loro possibilità di rifu-gio e spostamento.

Nelle zone più popolose del nostro pianeta gli am-biti naturali si sono ridotti drasticamente in quantità e varietà, basti pensare, per le nostre zone, alla quasi totale scomparsa dei boschi di pianura e della vege-tazione costiera. Rimangono soltanto dei frammenti di natura immersi in un oceano di ambienti artificiali, barriere insormontabili per animali e piante.

È quindi indispensabile che i frammenti rimasti vengano potenziati e messi in collegamento fra loro con la creazione di passaggi e “vie verdi” studiati e rea-lizzati con l’obiettivo di formare una rete, appunto una Rete Ecologica, una struttura complessa, costituita da diversi elementi, che più avanti andremo a scoprire.

Ma vale ora la pena di analizzare più a fondo le tra-sformazioni avvenute nell’ambiente da quando l’uo-mo ha cominciato ad artificializzarlo.

Quando nel febbraio del 2004 i tecnici dell’asses-sorato alle Politiche Ambientali della Provincia di Ve-nezia si presentarono alla fiera agricola di Verona per illustrare il proprio progetto di Rete Ecologica, venne-ro avvicinati da un agricoltore, che, un po’ titubante, chiese: “Ma quanto costa al metro questa rete ecolo-gica?”. Aveva confuso uno dei progetti fondanti della programmazione del territorio provinciale con un ma-nufatto, una rete, appunto, realizzata, pensava l’agri-coltore, in qualche materiale non inquinante, biode-gradabile, sicuramente di colore verde, buona magari per la recinzione del pollaio della sua fattoria.

L’episodio, se da una parte è significativo di uno sforzo di buona volontà, di una mentalità ingenua-mente ambientalista, rivela quanta poca percezione vi sia ancora di questo progetto, la Rete Ecologica, desti-nato a cambiare in meglio la vita di noi tutti, uomini, donne, piante e animali.

Gli animali e le piante tendono generalmente a in-sediarsi e a formare popolazioni stabili negli habitat più adatti e da lì si diffondono nel territorio circostan-te per occupare nuove aree, cercare risorse utili alla so-pravvivenza, riprodursi o sfuggire a situazioni divenute ostili, situazioni che sempre più spesso negli ultimi de-cenni abbiamo creato noi esseri umani.

Un po’ come le società umane abitano città e paesi e si spostano su strade, ferrovie, aerei e navi, anche le piante e gli animali vanno a occupare ambienti che consentano loro migliori condizioni di vita muoven-dosi lungo corridoi costituiti da elementi di connes-sione come siepi, filari, corsi d’acqua. Ma in questo

MA QUANTO COSTA AL METRO?

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capitolo 1 - CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

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La specie umana ha trasformato quasi comple-tamente l’ambiente naturale originario. Negli ultimi millenni, dopo la rivoluzione neolitica, gli esseri umani hanno costituito il più potente fattore di trasforma-zione degli ecosistemi naturali e della biosfera in ge-nerale.

Ciò ha portato a una quasi completa scomparsa di habitat naturali soprattutto nei territori che si pre-stavano a un utilizzo agricolo intensivo. Un esempio emblematico per la situazione italiana è quello rappre-sentato dalla pianura Padana, ecologicamente povera e degradata, frutto di una artificializzazione portata negli ultimi decenni agli estremi livelli .

L’artificializzazione ha dunque prodotto la sostitu-zione della maggior parte degli ecosistemi naturali ori-ginari con neo-ecosistemi realizzati dall’uomo, come campi coltivati, aree urbane, valli da pesca.

In secondo luogo si è avuta, soprattutto nei decen-ni recenti e nei territori a maggior presenza umana, una banalizzazione più o meno completa dei paesaggi extraurbani dovuta a cause concomitanti: l’industria-lizzazione dell’agricoltura, la prassi di soluzioni di sal-vaguardia idraulica mirante essenzialmente alla rego-larizzazione e alla canalizzazione degli alvei dei corsi d’acqua, la realizzazione di grandi infrastrutture lineari

in grado di costituire barriere per gli spostamenti degli esseri viventi sul territorio.

La conseguenza di tali processi è una drastica al-terazione dei fattori di equilibrio che consentivano il mantenimento delle specie animali e di quelle vege-tali spontanee.

Di particolare significato è il decremento della bio-diversità rispetto alle situazioni originarie, più o meno significativo a seconda delle zone.

Occorre peraltro considerare a questo riguardo che non necessariamente la presenza dell’uomo si tradu-ce in perdite di biodiversità. Per quanto riguarda ad esempio la realtà europea a seguito della rivoluzione neolitica (circa 10mila anni fa) e del successivo au-mento dei commerci e dei flussi umani, nuove specie di provenienza esterna si erano aggiunte alla flora originaria – pur con il rischio di alterare equilibri millenari – in-tegrandosi con la flora preesistente.

L’azione dell’uomo ha così trasformato quasi com-pletamente gli ecomosaici naturali preesistenti (con-cetto, questo di “ecomosaico”, che analizzeremo più avanti, quando tratteremo della Rete Ecologica della Provincia di Venezia, lasciando solo un numero limita-to di aree naturali relitte.

L’AMBIENTE ARTIFICIALE 1.2

Il crollo dei livelli di biodiversità vegetale è avvenuto

soprattutto a partire dalla rivoluzione industriale, da quando

cioè, verso la metà del 1700, si è passati da una società il cui

sostentamento era prevalentemente basato sull’agricoltura,

l’allevamento e sugli scambi commerciali, a un sistema, quello

industriale, imperniato sulla trasformazione dei prodotti,

provocando grandi inquinamenti e il depauperamento delle

risorse naturali utilizzate come materie prime e fonti di energia.

Biodiversità:la biodiversità indica una misura della varie-tà di specie animali e vegetali che popolano il Pianeta.

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capitolo 1 - CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

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Una delle forme più critiche attraverso cui si espri-me l’artificializzazione causata dalle attività umane èla frammentazione dell’ambiente. Un primo evidente impatto critico è la riduzione della superficie comples-siva di ambiente naturale e quindi della quantità di habitat a disposizione delle specie presenti negli eco-sistemi.

Le unità frammentate costituiscono un habitat che può avere notevoli differenze rispetto a quello origina-rio: si altera il microclima delle unità relitte, soprat-tutto se di piccole dimensioni; cambiano le condizioni

di esposizione alla luce so-lare ed il regime locale dei venti; si modifica a livello locale il ciclo delle acque, in particolare le modalitàdi smaltimento delle acque meteoriche; cambiano di

conseguenza i livelli e la distribuzione della tempera-tura e delle condizioni di umidità; si modifica il rappor-to tra aree interne e fasce marginali, che hanno una struttura vegetazionale differente rispetto alle aree interne, più umide ed ombrose.

Ciò si risolve in un aumento significativo della pro-babilità di estinzione per determinate specie, in par-ticolare quando la superficie a disposizione non è piùsufficiente a sostenere una popolazione attiva.

Le popolazioni che sono troppo piccole per essere vitali, persistono inizialmente unicamente grazie alla longevità di alcuni individui.

Il mantenimento delle specie in tali condizioni di-pende quindi anche dalla loro abilità di ricolonizzare gli ambienti.

Abilità che deriva dal modo di dispersione delle specie: quelle più mobili hanno maggiori probabilità di raggiungere le zone relitte.

Alcune specie possono avere l’abilità fisica di di-sperdersi su lunghe distanze, per esempio compiono migrazioni ogni stagione, ciò nonostante possono es-sere incapaci di attraversare piccoli tratti di ambienti aperti, come aree agricole intorno ad aree boschive relitte.

Il mantenimento di queste specie nelle zone relitte dipende perciò dalla conservazione di una quantità di habitat idonea a ospitare un numero di individui suffi-ciente a contrastare il rischio di estinzione.

Negli ambienti acquatici il tema del-la frammentazione si pone in termini diffe-renti rispetto a quelli terrestri. Mentre in ecosistemi marini o lacustri il problema è relativo, nei corsi d’acqua la continuità ecologica è pregiudi-cata da opere di varia natura – le dighe rappresentano l’esempio più eclatante – ponendo ad esempio il pro-blema della risalita dei pesci per la riproduzione.

LA FRAMMENTAZIONE DELL’AMBIENTE 1.3

Unità relitte:ambienti che non hanno subito trasfor-mazioni antropiche di rilievo.

Boschi e

praterie sono

stati sostituiti

da campi

coltivati

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capitolo 1 - CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

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Nel complesso, dunque, elementi artificiali, frutto dell’azione dell’uomo, hanno progressivamente sosti-tuito elementi naturali.

Boschi e praterie sono stati sostituiti da campi col-tivati e sistemi insediati. I corsi d’acqua originari sono stati in buona parte ricostruiti secondo schemi tecnici che hanno considerato solo l’idraulica locale, senza mi-rare al complesso delle altre valenze svolte all’interno dell’ecosistema.

In termini più generali, le principali perdite di fun-zionalità dal punto di vista ecologico conseguenti al-l’artificializzazione del territorio hanno fatto sì che gli ecosistemi antropizzati (cioè fortemente influenzati

dalla presenza uma-na), non sono più energeticamente au-tosufficienti, ma for-temente dipendenti da energie ausiliarie di origine esterna (combustibili fossili, energia idroelettrica); è questa una caratte-ristica intrinseca de-gli ecosistemi urbani

e dell’agricoltura industrializzata, alla base del nostro modello di sviluppo, riconosciuto non sostenibile sul lungo (e forse medio) periodo. La produttività primaria (la nuova biomassa prodotta da un ecosistema su base annua) è, nel sistema attuale, associata soprattutto ad agroecosistemi erbacei in cui la materia organica è pressoché interamente “bruciata” (attraverso la respi-

razione diretta o quella indiretta dei consumatori) ogni anno. La biomassa stabile associata alla vegetazione le-gnosa è fortemente diminuita rispetto alle condizioni originarie e limitata rispetto alle sue potenzialità; il ciclo dell’acqua è stato completamente trasformato rispetto alle condizioni naturali in numerosissime realtà regio-nali e locali; attraverso il sistema dei by-pass delle in-frastrutture idrauliche (grandi aree impermeabilizzate, depuratori centralizzati), si favorisce un rapido attraver-samento del territorio da parte delle acque usate (per motivi industriali, civili, agricoli), perdendo la possibilitàdi un utilizzo più efficiente della risorsa idrica. Le con-seguenze sugli ecosistemi acquatici sono solitamente molto negative: le portate si riducono a livelli minimi e aumenta la criticità delle fasi di piena; le pressioni pro-dotte dai flussi idrici vengono trasferite a valle, creando rischi nei punti di strettoia idraulica (spesso associati a centri abitati, dove non di rado assistiamo alla rot-tura degli argini e ad alluvioni); il restringimento e la canalizzazione delle vie d’acqua impedisce al sistema di dissipare in modo efficace le pressioni idrauliche as-sociate agli eventi idrologici critici; la semplificazione della morfologia idraulica (la prassi tecnica nei decenni passati è stata la canalizzazione dei corsi d’acqua na-turali), comporta anche la perdita di capacità auto-depurativa; va anche sottolineata la scarsa funzionalitàdelle fasce golenali, aree in prossimità dei fiumi che ne permettono l’espansione durante le piene.

Altri cicli biogeochimici sono stati radicalmente trasformati rispetto alle condizioni naturali con conse-guenze critiche per gli ecosistemi. Per esempio i cicli dell’azoto e del fosforo sono stati significativamente alterati dall’uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura,

Canalizzazione

dei corsi

d’acqua

naturali

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con conseguenti proble-mi di eutrofizzazione(che comporta la crescita smisurata delle alghe e quindi la perdita di note-voli quantità di ossigeno a scapito di altri organi-smi), in numerose situa-zioni lacustri e marine.

Si producono così in-quinamenti significativi capaci di agire sulle popolazio-ni umane e sulle altre specie presenti.

Negli ultimi anni le azioni di governo dell’am-biente hanno cominciato a incidere sui principali sca-richi puntuali in atmosfe-ra (le ciminiere delle fab-briche, ad esempio) e nelle acque superficiali, ma ri-mangono irrisolti i proble-mi associati agli scarichi diffusi in aria (soprattutto da traffico) e sul sistema suolo/acque a causa delle sostanze di sintesi in agri-coltura.

Gli elevati livelli di frammentazione compor-tano minori interscambi delle specie presenti, favo-rendo le estinzioni locali a scapito delle possibilità di

LA FRAMMENTAZIONE DELL’AMBIENTE

Cicli biogeochimici:processi di circolazione degli elementi che si svol-gono nell’ecosfera soste-nuti da un flusso regolare di energia solare e realiz-zati in gran parte dagli organismi viventi che si organizzano in catene ali-mentari.

La distruzione degli habitat e le relative perdite di specie semplificano

le relazioni che agiscono negli ecomosaici attuali, accorciando le catene

alimentari soprattutto a scapito dei consumatori secondari (carnivori), che

potrebbero funzionare come regolatori del sistema; si riducono così le di-

fese contro specie animali e vegetali invasive capaci di ridurre ulteriormen-

te le capacità di produrre danni. Nelle fasce di pertinenza dei fiumi esempi

conclamati di questo tipo sono la nutria ed il Sicyos angulatus (pianta ram-

picante invasiva, detta anche zucca matta, comparsa negli ultimi dieci anni

lungo le aree golenali del Po).

Eutrofizzazione:eccessivo accrescimento di piante acquatiche, per effetto di dosi troppo elevate di sostanze nu-tritive nell’acqua (azoto o fosforo) provenienti da fonti naturali o antropi-che (fertilizzanti, alcuni tipi di detersivo, scari-chi civili o industriali). La sedimentazione sul fondo e la decomposi-zione di queste piante, innescano una serie di effetti negativi quali la scomparsa dell’ossigeno disciolto nelle acque e la conseguente morte di organismi.

nuova immigrazione ed erodendo progressivamente il patrimonio genetico associato alle specie autoctone. Si perde così ricchezza genica capace di meglio rispondere agli stress ambientali, e che può costituire in prospetti-va anche un valore economico: una buona qualità degli ecosistemi significa infatti capacità di produrre un’eco-nomia di qualità. Si perdono o si limitano importanti possibilità di utilizzo delle risorse naturali da parte delle popolazioni umane: a tale riguardo sono da eviden-ziare le grandi potenzialità legate alle attività ricreati-ve delle popolazioni locali e a nuovi modi di intendere il turismo. Nuovi sistemi integrati agricoltura-natura sono ormai in grado di svolgere una funzione attrattiva turistica nei confronti delle aree metropolitane; a tal fine devono però raggiungere standard di qualità (ter-ritoriale e naturale) adeguati. Le stesse attività agricole possono essere viste come sfruttamento oggi non ot-timale di risorse; le attività estrattive sono spesso diventate vincolo al fun-zionamento complessivo del sistema a causa della dimostrata capacità di produrre impatti ambientali gravi e spesso irreversibili.

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Se si vuole effettivamente procedere ad un nuovo modello di sviluppo eco-sostenibile occorre dunque anche definire un nuovo scenario ecosistemico e terri-toriale, che crei le condizioni per un rapporto tenden-zialmente simbiotico tra il sistema creato dall’uomo e l’ecosistema su cui esso si appoggia.

Per ricostruire condizioni di minore squilibrio oc-corre puntare ad una prospettiva di Rete Ecologica di area vasta. Una Rete Ecologica può essere considerata, in sintesi, come l’insieme delle unità ecosistemiche naturali o para-naturali (corsi d’acqua, zone umide e

laghetti, boschi e macchie, siepi e fi-lari), presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo funzionale.

In tale Rete, par-chi e riserve naturali costituiscono dei capisaldi, completati da altre aree naturali

sparse sul territorio, interconnesse da corridoi in grado di consentire gli spostamenti tra le varie unità di svi-luppo e di appoggio.

È indispensabile che, in una visione di lungo pe-riodo, l’agricoltura industrializzata venga effettuata in condizioni di controllo sempre più stretto, analo-gamente a quanto è avvenuto per l’industria. La ne-cessità del controllo deriva dall’uso massiccio da par-

1.4LE RETI ECOLOGICHE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

capitolo 1 - CHE COS’È UNA RETE ECOLOGICA

La rinaturazione dei corsi d’acqua, anche attraverso lo smantellamento di canalizzazioni preesistenti e la di-smissione di attività produttive ed insediative presenti entro le fasce di divagazione fluviale, deve essere con-siderata attentamente come opzione del governo com-plessivo del territorio. L’alternativa potrà essere quella di non avere in futuro i mezzi per far fronte a dissesti idrogeologici sempre più estesi.

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funzionare correttamente abbia bisogno di una effica-ce Rete Ecologica di appoggio che la sostenga.

La Rete Ecologica va quindi intesa come elemento di sviluppo solidale. Ogni soggetto che abbia compe-tenze sulla tutela e lo sviluppo del nostro territorio è chiamato a un patto intragenerazionale con tutti gli altri: ciascuno deve sentirsi corresponsabile del de-grado del territorio, ma anche beneficiario della sua riqualificazione.

Una Rete Ecologica polivalente, che affronta tut-ti insieme gli elementi di uno sviluppo sostenibile, è la sfida che viene lanciata con questo programma di lavoro, un vero e proprio manifesto di politica ambien-tale attorno al quale unire le forze – istituzionali, asso-ciative, della rete civile – migliori.

Bisogna cercare, mediante la ricostruzione di am-bienti antichi, di ricreare un rapporto con il nostro passato e la nostra identità. Per consegnare alle ge-nerazioni future un ritrovato bagaglio di valori sociali-ambientali.

te dell’agricoltura industrializzata di fertilizzanti e di sostanze di sintesi; l’agricoltura cosiddetta “biologica”, da incrementare per quanto possibile, potrebbe re-stare ancora per lunghi periodi un’attività di nicchia, rispetto ad una realtà complessiva dove le regole di condizione agricola sono altre. Attualmente il sistema agricolo, completamente aperto, immette quantità enormi di sostanze pericolose nel sottosuolo (quello dei nitrati nelle falde è un problema europeo) e pro-duce aerosol (in particolare legati all’uso dei pesticidi), in grado di interessare le aree confinanti, comprese quelle residenziali. Peraltro la nuova politica agricola comunitaria richiede un crescente valore ambientale delle pratiche agrarie.

Un altro aspetto di particolare importanza è la prospettiva che le fasce fluviali vengano recuperate alla loro primaria funzione di tampone (buffer), nei confronti dell’imprevedibilità dei fiumi e degli inqui-namenti diffusi che vengono dal territorio circostante.

È essenziale prospettare nuove “fasce di pertinen-za fluviale”, entro le quali obiettivo primario non sia più la ricerca di economie legate all’agricoltura indu-strializzata, ma la funzione di polmone per le variazio-ni idrologiche prodotte dagli eventi meteorici (piog-gia, neve, grandine) e di neutralizzazione (attraverso lo sfruttamento delle capacità di autodepurazione) dell’inquinamento residuo in uscita dagli impianti di depurazione e di quello diffuso legato agli agro-eco-sistemi.

Si ritiene, per tanto, che una rete insediativa e in-frastrutturale (abitazioni, aree coltivate, strade), per

LE RETI ECOLOGICHE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

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CAPITOLO 2

COME SI REALIZZA UNA RETE ECOLOGICA

Marghera - Area di via Colombara e SP 81

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Abbiamo fin qui visto come, per contrastare l’im-poverimento del paesaggio e della biodiversità, la Pro-vincia di Venezia stia da anni lavorando alla realizza-zione della Rete Ecologica, un programma attraverso cui è possibile rispondere al problema della progressi-va scomparsa degli spazi naturali e del loro isolamen-to e frammentazione. L’idea progettuale consiste nel tessere una trama reticolare di aree ed elementi di naturalità che possa convivere con le attività umane, facendo sì che un territorio economicamente com-petitivo acquisisca anche caratteristiche ambientali e paesaggistiche di pregio, assicurando positive ricadute sulla qualità della vita e sulla salute dei cittadini.

La Provincia di Venezia ha inserito il suo progetto di Rete Ecologica all’interno del proprio strumento di pianificazione, il Piano Territoriale di Coordinamen-to Provinciale, il cui documento preliminare è stato

approvato con delibera della giunta provinciale n.2005/229 del 9 ago-sto 2005. Per mettere a sistema un approccio integrato allo svilup-po durevole del proprio territorio è necessario

trovare nuove sinergie con tutti gli attori dello svilup-po sociale ed economico della nostra area. In questo senso il nuovo Piano territoriale di coordinamento co-stituisce un vero banco di prova per il progetto di Rete Ecologica che l’assessorato alle Politiche Ambientali sta approntando.

Il territorio deve acquisire anche caratteristiche am-bientali e paesaggistiche di pregio, assicurando po-sitive ricadute sulla quali-tà della vita e sulla salute dei cittadini.

capitolo 2 - COME SI REALIZZA UNA RETE ECOLOGICA

LA RETE ECOLOGICA E IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO 2.1

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Vediamo dunque come si realizza una Rete Ecolo-gica. Pur nella sua brevissima storia, il concetto di Rete Ecologica è stato inteso in modi diversi, che si tradu-cono a loro volta in differenti conseguenze operative. Vi possono infatti essere diversi approcci:

Rete Ecologica come sistema interconnessodi habitat, di cui salvaguardare la biodiversità.

Rete Ecologica come insieme di parchi e riser-ve inseriti in un sistema coordinato di infrastrut-ture e servizi.

Rete Ecologica come sistema di unità di pae-saggio, a supporto prioritario di fruizioni percet-tive ricreative.

Rete Ecologica come scenario ecosistemico polivalente, a supporto di uno sviluppo sosteni-bile.

Analizziamo ora questi diversi tipi di Rete, per sce-gliere quella che meglio si adatterà alle caratteristiche del nostro territorio.

RETE ECOLOGICA COME SISTEMAINTERCONNESSO DI HABITATIn questo caso la Rete Ecologica ha obiettivi prima-

ri legati alla conservazione della biodiversità, seppure non necessariamente coincidenti con le aree protette istituzionalmente riconosciute.

Il riferimento fondamentale è dato dal rapporto tra il sistema di habitat esistenti e le metapopolazionidi specie interessanti ai fini del mantenimento e del

miglioramento della biodiversità.L’attenzione prioritaria è rivolta alle specie animali

potenzialmente minacciate, o comunque a quelle im-portanti ai fini degli obiettivi adottati per la conserva-zione della natura. È, questa, una Rete adatta ai sistemi fortemente antropizzati.

RETE ECOLOGICA COME SISTEMADI PARCHI E RISERVEIl secondo tipo di Rete Ecologica, intesa in questo

caso come sistema di parchi e riserve, sottolinea so-prattutto le esigenze gestionali di conservazione della natura.

Questo modello si basa sulla presa d’atto che, al-l’interno del sistema territoriale complessivo, le singo-le aree protette devono essere inquadrate in un’azione di governo coerente, che le doti delle necessarie infra-strutture di supporto (ad esempio di tipo viabilistico), che ne gestisca in modo coordinato i servizi offerti (accoglienza turistica, musei didattici).

La scala di questo tipo di rete è di livello regionale o sovraregionale, tendenzialmente nazionale.

capitolo 2 - COME SI REALIZZA UNA RETE ECOLOGICA

I DIVERSI TIPI DI RETE ECOLOGICA 2.2

Una metapopolazione è l’insieme delle popolazioni

di una data specie presenti su un’area vasta, ancorchè

frammentate in nuclei distinti non sempre tra loro co-

municanti.

Page 23: rete ecologica provincia di Venezia

21

RETE ECOLOGICA COME SISTEMADI UNITÀ DI PAESAGGIO FRUIBILENel terzo caso l’obiettivo della Rete Ecologica è

di natura prevalentemente territoriale. Il paesaggio è spesso inteso in modo riduttivo, semplice oggetto del-la percezione da parte delle persone che lo attraversa-no. Non necessariamente vi sono attenzioni rivolte al mantenimento di specie minacciate.

L’ottica è piuttosto quella di un miglioramento dell’ambiente extraurbano effettivamente fruibile dal-le popolazioni locali, aumentando e riqualificando le componenti naturali e degli agroecosistemi.

La geometria di questo tipo di Rete, che si applica soprattutto alla scala locale o comprensoriale, è al-quanto variabile, dipendente dalla natura e dalla for-ma dei paesaggi e dei sistemi insediati. Un elemento importante di tali sistemi è dato dai percorsi privilegiati (definiti correntemente “greenway”) che consentono alle persone di attraversare e fruire in modo efficace il mix di risorse paesaggistiche (boschi, siepi e filari) e territoriali (luoghi della memoria, posti di ristoro), che danno valore aggiunto agli spazi extraurbani.

RETE ECOLOGICA COME SCENARIOECOSISTEMICO POLIVALENTENel quarto caso la Rete Ecologica si fonda sul pre-

supposto che uno degli elementi di insostenibilità del-l’attuale modello di sviluppo è la rottura del rapporto tra l’ecosistema (con i suoi flussi di acqua, sostanze, organismi) e il territorio (inteso in modo riduttivo come risorsa da sfruttare e sistema di infrastrutture individuate in funzione unica delle esigenze produt-tive).

Tale rottura non ha comportato solo perdite so-stanziali di biodiversità (e ulteriori minacce per quella residua), ma anche un aumento ingiustificato del ri-schio idrogeologico, perdite indebite di funzioni pri-marie (danneggiamento dei microclimi, ricarica delle falde, controllo degli organismi nocivi e infestanti, pro-duzione di ossigeno).

Non si tratta in questo caso soltanto di garantire connessioni tra isole di valore minacciato, ma di pun-tare ad un nuovo scenario ecosistemico in cui venga-no recuperate le funzionalità perdute.

L’ottica principale non è soltanto la conservazione della natura residua (che rimane il fon-damento per la de-finizione dei punti di appoggio del si-stema), ma anche la costruzione di neo-ecosistemi in grado di svolgere funzioni polivalenti, utili a un nuovo model-lo di sviluppo che eserciti livelli minori di pressione sull’ambiente naturale e antropico e fornisca risorse rinnovabili.

I DIVERSI TIPI DI RETE ECOLOGICA

Greenway:

percorso che

consente

di fruire in

modo efficace

delle risorse

paesaggistiche

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22

Per la Provincia di Venezia si è scelto di procedere a un progetto di Rete Ecologica Polivalente. Ne elen-chiamo brevemente i motivi.

Il territorio della provincia di Venezia oggi si pre-senta profondamente trasformato e alterato rispetto all’ambiente naturale originario; un tempo la pianu-ra veneta orientale, solcata da grandi fiumi con ampi meandri e da un intreccio fitto di corsi d’acqua mi-nori, era un territorio con boschi estesi (bosco pla-

niziale, bosco igrofilo, bosco termofilo-macchia

mediterranea) e molte zone umide, abitato da una fauna numerosa e diversifi-cata; l’insediamento dell’uo-mo, il suo crescente utilizzo del territorio e delle risorse (aree urbane, infrastrutture, attività produttive), hanno cambiato la geografia e gli ambienti naturali originari; gli ecosistemi sono stati pro-gressivamente alterati nella loro funzionalità ecologica,

frammentati e molto ridotti ed oggi esistono soltanto come residui, immersi in un territorio antropizzato di tipo agro-industriale in cui gli equilibri naturali sono stati modificati;

Per risolvere la situazione di degrado ambientale esistente è fondamentale recuperare la funzionalità de-gli ecosistemi naturali, che a questo scopo non possono rimanere isolati, ma devono essere tra loro collegati per formare una rete continua sul territorio, detta appunto Rete Ecologica Funzionale, intesa come l’insieme delle

LA RETE ECOLOGICA POLIVALENTE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA 2.3

Bosco planiziale:formazione boschiva, tipica degli ambienti di pianura, in cui predominano la Farnia (Quercus robur) e il Carpino bianco (Carpinus betulus).

Boscoplaniziale

Boscoigrofilo

capitolo 2 - COME SI REALIZZA UNA RETE ECOLOGICA

Page 25: rete ecologica provincia di Venezia

23

unità naturali o para-naturali (corsi d’acqua, zone umi-de e laghetti, boschi e macchie, siepi e filari) presenti

su una data area, tra loro collegate in modo, appun-to, funzionale.

La prospettiva indicata richiede la predisposizione di uno scenario ecosiste-mico di medio periodo,

che abbia i contenuti di un progetto di Rete Ecologica Provinciale.

I bassi livelli di naturalità residua nell’entroterra, il modesto numero di aree tutelate attuali, per contro l’elevatissimo carico di pressione antropica sul sistema ambientale, rendono poco praticabili le prime opzioni di rete ecologica intese come sistema di habitat o come sistema di aree protette. Pur costituendo la ricostruzio-ne di un paesaggio di qualità un aspetto di importanza primaria nell’area veneziana, limitarsi a tale obiettivo significa rinunciare alle istanze di riequilibrio ecologico,

Bosco termofilo:bosco che cresce sponta-neamente in condizioni climatiche con tempera-ture medie elevate.

LA RETE ECOLOGICA POLIVALENTE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Bosco igrofilo:bosco formato da essen-ze tipiche di ambienti umidi come, ad esempio, Pioppo bianco, Salice bianco, Ontano nero.

LeccioSpecie tipica di bosco termofilo

fondamentali in una zona altamente artificializzata.

Si è quindi optato per un progetto di Rete inteso come scenario ecosiste-mico polivalente.

Ma per capire dove e come questa Rete si colloche-rà, vale ora la pena di conoscere meglio l’ambiente in cui viviamo, il territorio della provincia veneziana.

Page 26: rete ecologica provincia di Venezia

24

Page 27: rete ecologica provincia di Venezia

L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

CAPITOLO 3

Pineta di Eraclea

Page 28: rete ecologica provincia di Venezia

26

Page 29: rete ecologica provincia di Venezia

27

In termini generali il clima della provincia di Vene-zia viene definito “temperato umido a estate calda” ed è simile al clima della pianura padana retrostante, anche se un po’ meno rigido, mentre differisce molto, ad esempio, dal clima della costa ligure, pur se col-locata alla stessa latitudine. Di fatto è mitigato dalla presenza del mare, da cui le zone interne non distano più di 30 chilometri. Il mese più caldo è luglio, quello più freddo febbraio. La temperatura media annua è di circa 13 gradi. In prevalenza le piogge sono meno ab-bondanti rispetto al resto della pianura padana. L’umi-dità media è forte.

Il territorio della provincia di Venezia è piuttosto omogeneo dal punto di vista vegetazionale, sia per le sue caratteristiche geomorfologiche, sia per l’agricol-tura, largamente sviluppata, che contribuisce a dare uniformità al paesaggio vegetale.

In passato esisteva un diversificato apparato flu-vio-palustre e vi si estendevano soprassuoli forestali del pioppeto-saliceto, del querceto-carpineto e della macchia termofila.

Nella pianura alluvionale prevale l’ambiente agra-rio monocolturale e il patrimonio boschivo è ridotto a poche centinaia di ettari, su circa 250mila ettari di superficie territoriale complessiva.

Si tratta in prevalenza di aggregazioni forestali ar-tificiali ed esotiche subspontanee (come pinete litora-nee, boscaglie litoranee ad Olivo di Boemia e boschi agro-golenali di Amorfa e Robinia) e gli esempi di as-sociazioni forestali autoctone sono molto limitati.

Anche gli ecosistemi palustri d’acqua dolce sono quasi scomparsi e sopravvivono marginalmente nei

fossati di bonifica e nelle cave rinaturate.

Dal punto di vista flo-ristico e vegetazionale la terraferma veneziana può essere suddivisa nei seguenti ambienti: lito-rali, zone umide, boschi, aree coltivate e vegeta-zione sinantropica.

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

IL CLIMA 3.1 FLORA E VEGETAZIONE 3.2

campo di mais

ex cava

rinaturalizzata

Vegetazionesinantropica:il complesso di quelle piante spontanee o na-turalizzate che si sono associate più o meno strettamente all’uomo, seguendone gli sposta-menti e i cambiamenti nelle attività o nelle abitudini e insediandosi nei luoghi dove vive e lavora.

Page 30: rete ecologica provincia di Venezia

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La vegetazione naturale dei litorali sabbiosi è co-stitituita da comunità psammofile che nelle nostre spiagge risultano abbastanza impoverite, anche se vi sono alcuni siti, come Alberoni e Ca’ Roman, al Lido di Venezia, che permettono lo sviluppo di una serie completa di piante (dal Cakiletum al Tortulo-Sca-biosetum), fra la battigia, le dune relitte e la fascia retrodunale. Esistono sol-tanto lembi di vegetazione più complessa, come lecci e querce, nel Bosco Nor-dio, vicino a Chioggia e alle foci del Tagliamento.

Nelle zone umide, sia salmastre che d’acqua dol-ce, si rilevano elementi floristici di un certo interes-se, come la vegetazione algale nelle cave rinaturate di Noale e Salzano, dove potremo ammirare anche le ninfee, i canneti lungo le rive di fiumi, canali e lagune e le boscaglie sulle isole fluviali alla foce dell’Adige.

I boschi planiziali relitti, prevalentemente a querce farnie e carpini, sopravvivono nelle vicinanze di ville, come quelli di Asseggiano e Carpenedo, nell’entroterra mestrino, e altri compresi tra il Livenza e il Tagliamen-to. Il più esteso è quello di Lison, circa 5 ettari, mentre gli altri raggiungono al massimo l’ettaro.

La vegetazione spontanea legata alle colture agra-rie, è estremamente limitata a causa degli attuali me-todi di coltivazione chimici e meccanici.

FLORA E VEGETAZIONE

Comunitàpsammofile:costituite da specie amanti dei terreni sab-biosi che caratterizzano gli arenili dei litorali.

Dune in località Vallevecchia (Caorle)

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Fino al gennaio 2003 sono segnalate sul territorio provinciale 338 specie di uccelli, tra nidificanti, sver-nanti, migratrici e accidentali. Ovvero circa il 67% della biodiversità ornitica nazionale, che conferma come la componente rappresentata dagli uccelli costituisca in assoluto il gruppo di vertebrati selvatici più abbondan-te e come il territorio provinciale rappresenti un am-bito di assoluto valore nazionale e, per alcune specie (anatre e gabbiani svernanti), anche internazionale.

Alle specie segnalate se ne possono poi aggiungere un’altra ventina di esotiche introdotte o accidentali.

Per i mammiferi sono state invece censite 51 spe-cie, di cui 6 rappresentate da cetacei e quindi legate agli ecosistemi marini del territorio veneziano. Peral-tro le 45 specie terrestri costituiscono una percentua-le importante (44%) della teriofauna nazionale. In particolare il gruppo dei chirotteri (pipistrelli), con 12 specie su circa una trentina rinvenibili sull’intero territorio nazionale, co-stituisce un dato meritevole di approfondimento, an-che per il suo potenziale interesse quale gruppo utiliz-zabile come indicatore di qualità ambientale.

Meno abbondanti sono invece le informazioni re-centi disponibili per anfibi e rettili. Nella regione sono comunque presenti almeno 13 specie di anfibi e una ventina di rettili, in gran parte riscontrabili anche sul

territorio della provincia di Venezia. Nel territorio ve-neziano tra le specie più significative si segnalano la Rana dalmatina e la Rana di Lataste, raro endemismo padano, la Testuggine palustre e l’interessante caso della popolazione di Geco comune acclimatata nel centro storico di Venezia. Presenti, ma molto localiz-zati, anche la Vipera comune e l’Ululone dal ventre giallo, mentre il Ramarro e il Rospo comune risultano più abbondanti ma mostrano anch’essi un netto trend negativo.

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

FAUNA 3.3

Teriofauna:specie animali apparte-nenti alla categoria dei Mammiferi.

PipistrelloEptesicus serotinus

Page 32: rete ecologica provincia di Venezia

30

I CORSI D’ACQUAIl territorio della provincia è interessato da un ricco

patrimonio di corsi d’acqua di natura e origine molto differenti. Dall’Adige al Tagliamento, dal Brenta al Pia-ve, ai numerosi fiumi di risorgiva, come il Sile o il Dese, ai canali che sfociano in laguna: tutti rappresentano un patrimonio per la realizzazione della Rete Ecologi-ca Provinciale, pur considerando gli ovvi problemi di inquinamento. Le varie stazioni di rilevamento della qualità delle acque in provincia hanno assegnato il voto “buono” soltanto a Lemene e Reghena. La parte orientale della provincia è la zona con gli ambienti di maggiore qualità e rivela una comunità ittica peculiare caratterizzata da pesci come lo Spinarello, il Panzarolo, la Lampreda di ruscello, il Ghiozzo padano, il Luccio e il Cobite comune. Da segnalare inoltre la presenza dello Scozzone, tipico dei torrenti montani che nelle aree con fondali ghiaioso-ciottolosi forma popolazioni an-che numerose e la Trota fario, a volte dominante grazie alle immissioni.

Il livello generale di degrado dei corsi d’acqua ap-partenenti al bacino scolante in laguna è noto (nella laguna di Venezia scarica un volume annuo di circa un miliardo di metri cubi attraverso 27 foci), ma va sot-tolineato che su quest’area sono già favoriti interventi per la riduzione del carico di nutrienti per il settore agricolo che risultano sinergici con il progetto di Rete.

Va detto inoltre che la stessa Provincia di Venezia si è impegnata in questi anni con convegni, corsi e pro-getti tesi a favorire la diffusione della cultura della ri-qualificazione fluviale e dei “saperi” a essa connessi.

Dopo una fase di sistematica e indiscrimina-ta eliminazione della vegetazione dalle rive dei corsi d’acqua e di tutta la rete idrica minore, durata alcu-ni decenni e culminata con l’impoverimento gene-ralizzato degli habitat rurali di pianura e di collina, siamo infatti giunti all’inizio di una nuova fase di gestione dei corsi d’acqua in cui viene riconosciuto l’enorme valore ecologico, economico e depurativo della presenza della vegetazione arborea e arbustiva. La Provincia di Venezia, in collaborazione con il Cen-tro italiano per la riqualificazione fluviale, ha così ri-chiamato l’attenzione sull’importante tematica della manutenzione e della gestione del reticolo idrografico minore, gestito soprattutto dai Consorzi di bonifica e dai privati.

La riqualificazione fluviale è importante anche per la soluzione dei problemi connessi al rischio idraulico: recenti studi dimostrano quale sia il reale effetto della vegetazione in alveo sulla capacità di deflusso dei corsi d’acqua, tema fortemente attuale, anche alla luce del-le ricorrenti alluvioni. Sono stati inoltre approfonditi gli aspetti ambientali legati alla presenza di importanti specie di fauna selvatica e ittica, evidenziando le indi-cazioni metodologiche sulle fasi operative di sfalci e altri interventi che possano rendere compatibili l’ordi-naria manutenzione delle sponde con la conservazione delle peculiarità ambientali e faunistiche.

Sono state presentate differenti soluzioni di trat-tamento delle acque reflue con sistemi naturali basati sull’impiego di vegetazione, così da supportare effica-cemente la progettazione, la gestione e la valutazione

LE ACQUE 3.4

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Ghiozzo padano

Page 33: rete ecologica provincia di Venezia

31

delle prestazioni di impianti di fitodepurazione. L’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale

per il trattamento dell’acqua offre spunti interessan-ti per una gestione sostenibile della risorsa acqua. Si

pensi, ad esempio, al-l’utilizzo di aree foresta-te per ridurre il carico in-quinante dei corpi idrici. Si tratta di aree in cui vengono utilizzate specie arboree che favoriscono i processi di degradazio-ne della gran parte dei

nutrienti presenti in natura, prevenendo in tal modo il loro accumulo nei corsi d’acqua recettori.

Da considerare inoltre l’utilizzo di sistemi filtro-fo-restali per ripulire le acque reflue provenienti dai de-puratori civili.

La tecnica è stata ampiamente sperimentata al-l’estero, impiegando acque reflue pretrattate per l’ir-rigazione di impianti per la produzione di biomassa, ottenendo, contemporaneamente, il miglioramento della qualità delle acque in uscita, l’incremento della produzione di biomassa e la riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti sintetici.

Tra i progetti messi in cantiere vanno citati quel-lo di supporto alla creazio-ne di un’Agenda 21 locale per la gestione dei territori attraversati dai fiumi Le-mene e Reghena, o quello per accrescere la fruibilità

ciclo-pedonale di alcuni tratti di fiume, che è anche questo un modo per aumentare le azioni di tutela.

LE LAGUNELe lagune sono ambienti che per le loro caratteri-

stiche ecologiche risultano fra i più produttivi. Il sistema lagunare della provincia formato dalle

lagune di Venezia, Caorle, Bibione e Eraclea costituisce un unicum dal punto di vista ambientale, culturale ed economico.

Sotto il profilo ecologico sono essenziali le funzioni che queste zone umide svolgono: funzione idrogeolo-gica, di metabolizzazione dei nutrienti, di straordinario valore biologico, produttiva e fruitiva.

La rilevanza ambientale del sistema lagunare vene-ziano e in particolare di quella di Venezia, può essere sintetizzata da alcuni dati: la laguna ha un’estensione di barene (porzioni di terreno che vengono ciclicamen-te sommerse dalla marea), di circa 4000 ettari nelle quali prevale la Salicornia veneta, endemica (cioè tipi-ca, unica), della laguna di Venezia, con altre specie quali Pucciniella palustris, Limonium serotinum, Arthrocne-mum fruticosum, Aster tripolium, Salsola soda.

Da rilevare inoltre la presenza di associazioni igro-file dominate dalla presenza dei giunchi, una delle più ampie estensioni lagunari di bassi fondali (velme, ter-reni che ciclicamente emergono), con ampie praterie di fanerogame sommerse (Zostera noltii, Zostera ma-rina e Cymodocea nodosa). La laguna presenta inoltre Cymodocea nodosa). La laguna presenta inoltre Cymodocea nodosauna ricca comunità ittica e rappresenta un sito impor-tantissimo per gli uccelli.

LE ACQUE

Salicorniaveneta

Scorcio lagunare

Fitodepurazione:processo naturale di de-purazione delle acque reflue che utilizza le piante come filtri biolo-gici in grado di ridurre le sostanze inquinanti in esse presenti.

Biomassa:tutta la materia organi-ca sia di natura vegetale che animale presente in un ecosistema. È un in-dice della capacità pro-duttiva di un particolare ambiente biologico.

Page 34: rete ecologica provincia di Venezia

32

IL COMPARTO AGRICOLOLa rilevanza del comparto agricolo per la definizione

delle linee di indirizzo della Rete Ecologica Provinciale passa attraverso la conoscenza del comparto e delle sue dinamiche di sviluppo. Le scelte di politica agra-ria comunitaria che hanno interessato il settore negli ultimi anni, hanno fortemente influito sulla sua orga-nizzazione e sull’assetto delle stesse unità produttive, modificando il territorio agricolo, con l’introduzione di elementi di diversificazione colturale che hanno com-portato un arricchimento dal punto di vista ecosiste-mico e paesaggistico (siepi, boschetti, aree rinaturaliz-zate, colture per biomassa) di una certa rilevanza.

Il settore agricolo risulta caratterizzato da una massiccia presenza di microaziende, integralmente di-stribuite in pianura, nei 44 Comuni che costituiscono l’organizzazione territoriale della Provincia.

Dal censimento dell’agricoltura del 2000, dal punto di vista del numero delle aziende, Venezia si attesta al terzultimo posto tra le province venete, con 24.951 aziende (13% delle aziende venete), con una superficie agricola totale di 145.303 ettari (pari al 12% della su-perficie agricola regionale) ed una dimensione media delle aziende attestata su 5,82 ettari, contro la media regionale di 6,30. Ciononostante, va osservato che la

quota di superficie totale provinciale detenuta dalle aziende con oltre 100 ettari di superficie è quasi doppia rispetto a quella misurata nella pianura veneta (34% contro 17,4%) e largamente superiore a quella della regione (29,6%). Il trend evolutivo è quindi orientato ad un incremento della superficie delle singole azien-de, conseguentemente a una diminuzione del loro nu-mero, con una rilevante perdita soprattutto nelle fasce al di sotto di 5 ettari, delineando una situazione del tutto simile a quella regionale.

Le aziende con seminativi rappresentano la forma più diffusa di utilizzo dei terreni, con una percentuale di poco superiore al 90% del totale provinciale, men-tre le aziende con colture permanenti sono 10.932, a fronte di una superficie di soli 8.925 ettari, in net-to calo rispetto ai dati del 1990. Le superfici a prato permanente o pascolo sono detenute solo dal 4,2% delle aziende, coprendo una superficie molto limita-ta (1,3% della superficie totale provinciale), anche se nel decennio 1990 – 2000 il numero di imprese con prati permanenti e pascoli e relativa superficie sono più che raddoppiati, a indicare un trend positivo, ma di modesta portata. Le aziende con boschi (fustaie, cedui o macchia), invece, sono limitate (1.020), mentre an-cor meno sono quelle che praticano arboricoltura da legno (836), con una copertura complessiva delle su-perfici boschive pari al 2,2% del totale delle superfici aziendali provinciali.

La coltivazione della vite, con destinazione qua-si esclusivamente a uva da vino, continua ad essere una delle più diffuse. Le aziende in produzione sono

3.5GLI AGROSISTEMI

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Un territorio con elevata densità di popolazione (331 abitanti per km2,

contro i 247 del Veneto ed i 190 nazionali), genera elevata conflittualità

nell’uso del suolo, soprattutto se si considera che il sistema insediativo

regionale è diffuso, con il 41% della popolazione concentrata nei comuni

con popolazione inferiore ai 10mila abitanti. L’evoluzione delle pressioni

esercitate sul suolo fa rilevare che ulteriori espansioni di suolo edificato

potranno coinvolgere sempre più la fascia centrale della regione, con

particolare riferimento a gran parte del territorio centro-orientale della

provincia di Venezia.

Page 35: rete ecologica provincia di Venezia

33

10.222, mentre la superficie investita a vite incide per circa il 4,7% sulla superficie aziendale, con una contra-zione netta rispetto al 5,4% del 1990.

La coltivazione degli ortaggi è praticata in tutta la provincia, interessando poco più del 10% delle im-prese e coprendo solamente il 2,3% del totale delle superfici aziendali, con uno sviluppo territoriale preva-lente in corrispondenza della linea di costa (Chioggia, Cavallino-Treporti), dove l’insediamento di tali colture è fortemente concentrato, fino a raggiungere quote investite a ortivo dell’ordine del 60%. L’orticoltura nel complesso appare in fase di forte espansione, deri-vante sia dalla crescita della dimensione media delle aziende, sia dal rafforzamento dei comparti a più ele-vata specializzazione e redditività.

La zootecnia appare scarsamente rappresentata dagli allevamenti di bovini (con un numero medio di capi per ettaro pari a 0,5 contro la media regionale di 1,1) e suini (con un numero medio di capi per ettaro pari a 0,4 contro la media regionale di 0,9), ed il con-temporaneo incremento del numero medio di capi per azienda, che è passato dal 1990 al 2000 per i bovini da 23,9 a 38,3, e per i suini da 8,7 a 21,0.

Dal punto di vista delle forme di conduzione, nel decennio 1990–2000 si è assistito ad una contrazio-ne provinciale sia nel numero di aziende (-11,6%), sia nella superficie agricola totale provinciale (-6,6%): esi-stono sostanzialmente due grandi gruppi, quello delle aziende a conduzione diretta, con utilizzo esclusivo di manodopera familiare (20.203, pari all’81%), e quello

delle aziende con-dotte con salariati, ovvero in economia, con utilizzo di lavoro salariato extrafami-liare (4.743, pari al 19%).

GLI AMBITIAGRICOLILe zone più den-

samente popolate sono naturalmente quelle centrali, anche se solo l’ambito di Venezia-Mestre presenta una connotazione tipicamente urbana, in cui gli elemen-ti distintivi sono alta densità di popolazione e bassa densità territoriale di aziende agricole (3 az./km2); gli ambiti Brenta-Dese Nord e Sud, pur avendo elevata densità abitativa (rispettivamente 666 ab/km2 e 345 ab/km2) presentano comunque elevata densità di aziende agricole (26 nel Nord e 15 nel Sud), permet-tendo così di parlare di elementi della ruralità ancora molto solidi e diffusi sul territorio, al punto da iden-tificare un ambito di “campagna urbanizzata”, carat-terizzato da un paesaggio fortemente integrato tra struttura urbana-rurale-industriale.

Le zone meno densamente popolate si trovano alle due estremità Nord e Sud del territorio provinciale, in corrispondenza degli ambiti Livenza-Tagliamento ed Adige. In tali ambiti, la bassa densità di popolazione (141 ab/km2 e 181 ab/km2) si combina con una bassa densità delle aziende agricole (9 e 6 aziende/km2), a cui fanno comunque riscontro elevati valori di superfi-ci medie (7,05 ettari e 9,98 ettari). In tali ambiti il pae-

GLI AGROSISTEMI

Area coltivata

a vigneto

Page 36: rete ecologica provincia di Venezia

34

saggio è caratterizzato da una connotazione più mar-catamente rurale, con urbanizzazione meno intensa, e dominato da coltivazioni di tipo estensivo, in aziende di grandi dimensioni.

L’ultimo ambito, quello del Piave, si avvicina mag-giormente alla media provinciale, sia per densità di popolazione (249 ab/km2), che per densità territoriale delle aziende (13 aziende/km2)

Dal punto di vista della concentrazione delle azien-de specializzate, l’analisi del territorio degli ambiti por-ta alla seguente differenziazione: l’ambito Brenta-Dese Nord registra una concentrazione elevata di alleva-menti zootecnici. Gli ambiti Livenza-Tagliamento e Adi-ge sono caratterizzati da aziende di grandi dimensioni e con ordinamenti colturali estensivi, pur mantenendo una presenza localizzata di massicce concentrazioni di aziende specializzate orticole (Chioggia). Gli ambiti Piave e Brenta Dese Nord manifestano una maggiore concentrazione della piccola e media proprietà colti-vatrice, pur presentando alcune aree fortemente voca-te (Cavallino-Treporti) in colture specializzate.

Dal punto di vista colturale, invece, la situazione per i singoli ambiti si presenta come segue: gli ambiti Brenta Dese ed Adige sono caratterizzati dalla coltura del mais. Gli ambiti Venezia-Mestre, Piave e Livenza-Tagliamento sono caratterizzati dalla presenza di soia e barbabietola da zucchero, quest’ultima concentrata nella fascia litoranea del Piave e del Livenza-Taglia-mento; in sei Comuni di questi ultimi due ambiti del-la parte nord orientale della provincia, si concentra la quasi totalità della superficie a vite. Due sono i Comuni

specializzati in colture orticole, Chioggia e Cavallino-Treporti, nei quali si concentra la quasi totalità delle colture protette della provincia. Le colture legnose, in particolare fruttifere, appaiono concentrate nell’ambi-to Piave, esclusivamente nel Comune di Jesolo.

GLI AGROECOSISTEMINell’ambito dell’analisi del comparto, inserita in

una prospettiva di ricostruzione di una Rete Ecologi-ca Polivalente, appare di estremo interesse valutare gli elementi produttivi in grado di influire concretamen-te sullo sviluppo della Rete. Tali elementi produttivi si sono integrati a ruoli un tempo impensabili o del tutto marginali per l’agricoltura: la multifunzionalità del comparto agricolo si arricchisce di nuove termi-nologie, quali tutela ambientale, sicurezza alimentare, prodotti tipici, cessando di essere soltanto sinonimo di attività produttive. Dal punto di vista produttivo, quin-di, la riqualificazione delle produzioni passa attraverso un nuovo concetto di sviluppo rurale sostenibile.

Entrano in questo comparto le imprese che si di-stinguono vuoi per l’adozione di metodi di produzione biologici, ecosostenibili, a bassa richiesta energetica, a basso impatto ambientale, vuoi per l’offerta di prodot-ti di qualità, sottoposti a un disciplinare di produzione, riconosciuto a livello comunitario, o autonomamente stabilito da gruppi di produttori, da accordi di filiera, da azioni volte alla rintracciabilità.

Altri comparti di notevole importanza sono rappre-sentati dall’agriturismo e dalle superfici di applicazione delle misure agroambientali, che hanno visto nell’ul-timo decennio un intenso sviluppo, al punto che una

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Page 37: rete ecologica provincia di Venezia

35

normativa nazionale ha lanciato il concetto di biore-gione, approccio che costituisce un innovativo criterio di valutazione di un insieme di sistemi rurali e urbani, valutati nella loro integrazione attraverso l’equilibrio territoriale (qualità ambientale complessiva).

Per quanto riguarda l’agriturismo, le linee di incen-tivazione finanziaria, economica e sociale, sviluppate dall’applicazione delle misure comunitarie a livel-lo regionale, hanno dato incremento a queste realtà imprenditoriali, che sempre più integrano le proprie funzioni con la presenza di superfici di interesse na-turalistico, volte a migliorare l’ambiente di specifica fruizione della clientela, sia nella sua biodiversità che nei suoi contenuti di natura paesaggistica.

Per quel che riguarda le misure agroambientali, le azioni relative alla riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dei concimi hanno visto negli ultimi anni un incremen-to della superficie impegnata, con una sostanziale sta-si negli ultimi anni, dipendente soprattutto dalla man-canza di fondi disponibili, dato che la percentuale di

domande finanziate è di gran lunga inferio-re, il 20%, rispetto a quelle presentate. La superficie interessata da coltivazioni effet-tuate con metodi di produzione biologica ha avuto un sensibile incremento nel 2001, segno evidente della aumentata sensibilità di produttori e consumatori nei confronti della sicurezza alimentare e della qualità dei prodotti.

La fotografia che si ricava sulla realtà provinciale

del settore agricolo è costituita quindi dalla copresen-za di agro-ecosistemi di rilevanza ambientale accanto ad agro-ecosistemi banalizzati.

La provincia di Venezia è rappresentata da due grandi ambiti paesistici (pianura e lagune-valli da pe-sca), all’interno delle quali si possono individuare for-mazioni colturali, organizzative e idraulico-agrarie ca-ratteristiche del territorio in quanto rappresentative di una identità storico- produttiva precedente al periodo industriale, come ad esempio i grandi alberi isolati, i filari di gelsi, aceri e salici, i tracciati interpoderali (careson), che costituiscono al tempo stesso elementi relitti del paesaggio agrario, per i quali si pensa a una forma di valorizzazione che, oltre alla loro conserva-zione e tutela, permetta di sviluppare una visione di Rete interconnessa e funzionale.

GLI AGROSISTEMI

Nella provincia di Venezia, le aziende classi-

ficate PDQ (Produzioni di Qualità) sono 2.406,

(14,5% del totale regionale di 16.563), collocan-

dola al terzo posto a livello regionale, con una su-

perficie complessiva a PDQ di 10.727 ettari, che

esprime un peso relativo del 16,61% dell’intera

superficie a PDQ regionale. Rispetto alla media

regionale, l’incidenza di tali aziende sull’intero

comparto provinciale è notevole (9,6%), deci-

samente superiore alla media dell’intera regione

(8,7%), soprattutto a causa della concentrazione

dell’orticoltura a Venezia.

Agriturismo

Page 38: rete ecologica provincia di Venezia

36

Tale concetto si esprime tanto più efficacemente quanto più si pensa alla dimensione e alle caratteristi-che della provincia di Venezia, che occupa una fascia di circa 25 chilometri di larghezza e 100 di lunghezza, con un’estensione lungo la costa adriatica che va dalla foce dell’Adige a Sud a quella del Tagliamento a Nord e che comprende al suo interno sistemi pianeggianti e zone umide di grande valenza ambientale

Ma sul territorio provinciale si sono venuti a forma-re degli agroecosistemi frequentemente frammentati dall’utilizzo antropico, i cui principali elementi territoriali si riconducono all’assetto viario, all’in-sediamento urbano resi-denziale, turistico e indu-striale, alle grandi opere idrauliche di bonifica.

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

Tracciati interpoderali:percorsi battuti, pedo-nali o carrabili, all’inter-no di fondi agricoli.

Page 39: rete ecologica provincia di Venezia

37

È stata fatto un’analisi degli elementi di rilevanza naturalistica segnalati da varie fonti, comprese interviste di-rette ad operatori provinciali che potrebbero costituire un riferimento per la realizzazione di Sottoreti ecologiche a livello locale.

I SITI DI RILEVANZA NATURALISTICA

capitolo 3 - L’AMBIENTE NATURALE DELLA PROVINCIA DI VENEZIA

3.6

ID Nome Comune Sottorete

1 Bosco Belfiore Pramaggiore BP

2 Bosco del Parauro Mirano BP

3 Bosco di Alvisopoli Fossalta di Portogruaro BP

4 Bosco di Carpenedo Venezia BP

5 Bosco di Lison Portogruaro BP

6 Bosco di San Stino San Stino di Livenza BP

7 Bosco di Sant’ Anna di Loncon Annone Veneto BP

8 Bosco Le Comugne Pramaggiore BP

9 Bosco Nordio Chioggia SC

10 Bosco Stazione di Pramaggiore Pramaggiore BP+CV

11 Bosco Zacchi Pramaggiore, Cinto Caomaggiore BP

13 Ca’ Pasqua, Ca’ Bianca Chioggia CA

14 Ca’ Roman, Alberoni, San Nicolò, Santa Maria del Mare Venezia CA

16 Canal dei Cuori Cona, Cavarzere CV

17 Cave del Praello Marcon CV

18 Cave di Cinto Caomaggiore Cinto Caomaggiore CV

19 Cave di Noale Noale CV

20 Cave di Villetta di Salzano Salzano CV

21 Cave Gaggio-Cavalli Marcon CV

22 Fiume Sile Quarto d’Altino, Musile di Piave CA

23 Golene e foce del Tagliamento San Michele al Tagliamento CA

24 Foce dell’Adige Chioggia CA

25 Forte Tron Venezia FO

26 Golene del Piave San Donà di Piave, Noventa di Piave CA

27 Laghetti di Casonetto Caorle CV

Per una visualizzazione costantemente aggiornatadei siti di rilevanza naturalistica consultarehttp:// politicheambientali.provincia.venezia.it/parchi/retiecologiche/Provincia.aspx

@

Page 40: rete ecologica provincia di Venezia

38

ID Nome Comune Sottorete

28 Laghetti di Martellago Martellago CV

30 Palude Le Marice Cavarzere CA+CV

31 Parco dei fiumi Reghena e Lemene Cinto Caomaggiore, Gruaro, Portogruaro CA

32 Pinete Valle Ossi, Eraclea, Cortellazzo, Duna Verde Eraclea, Jesolo, Caorle SC

33 Boschi di Punta Sabbioni-Ca’ Savio, pineta di Ca’ Ballarin,

dune del Cavallino Cavallino-Treporti SC

34 San Gaetano Cavarzere SC

35 Tenuta Civrana Cona BP+CV

36 Tenuta Civranetta Cona AGR

37 Tenuta Zuccarello Marcon BP

38 Valle Grande e pinete di Bibione San Michele al Tagliamento SC

39 Valle Vecchia di Caorle Caorle SC

40 Valle Zignago Caorle, Concordia Sagittaria BP

I SITI DI RILEVANZA NATURALISTICA

Legenda Sottoreti

CA = corsi d’acqua

BP = boschi planiziali

SC = sistema costiero

CV = cave allagate, stagni, paludi

AGR = agroecosistemi tradizionali

FO = forti

Cave di Noale

Page 41: rete ecologica provincia di Venezia

CAPITOLO 4

GLI SCENARI ECOSISTEMICI

Marghera – Area del futuro Bosco di Marghera

Page 42: rete ecologica provincia di Venezia

40

Page 43: rete ecologica provincia di Venezia

41

Per la realizzazione di una Rete Ecologica sub-re-gionale l’analisi dell’Ecomosaico dev’essere in realtàconfrontata anche con quella degli strumenti di piani-ficazione (di settore o generali, in atto o in itinere) e con il quadro degli interventi programmati sinergici o almeno coerenti con gli obiettivi della Rete Ecologica Provinciale. Solo in tal modo sarà possibile prefigurare un disegno complessivo di Rete Ecologica in grado di sviluppare funzioni polivalenti e individuare quali in-terventi siano utilizzabili per la sua realizzazione.

La definizione di una Rete Ecologica richiede in ogni caso il preliminare riconoscimento e la definizione del-le tipologie ecosistemiche e dei mosaici esistenti.

Questo lavoro viene effettuato attraverso l’analisi di aerofoto, la consultazione di elaborati e informazio-ni già esistenti, con sopralluoghi mirati.

Sulla base del complesso dei dati e delle informa-zioni raccolte si è quindi effettuata una scelta delle tipologie ambientali e realizzata una carta di sintesi.

Un primo livello di lettura prevede il riconoscimen-to di unità ambientali di carattere generale: aree re-sidenziali; aree indu-striali e commerciali; aree di servizio di varia natura (attività sportive, ricreative ecc.); aree natura-li (differenziando in ogni caso le principali categorie); aree col-tivate; infrastrutture; corsi d’acqua e relati-

Il progetto di Rete Ecologica Provinciale si fonda su un’attenta analisi delle componenti ambientali pre-senti sul territorio e delle reciproche interazioni. Par-liamo quindi di un ecosistema, inteso come insieme di tutti gli organismi presenti in un determinato spazio fisico, che può essere un bosco, un tronco morto come il cratere di un vulcano. Dobbiamo ora introdurre il termine di “unità ecosistemica”, che è una porzione di territorio utilizzata dagli esseri viventi, siano piante, animali, uomini e donne, per i quali svolge la funzione di habitat sia temporaneo che permanente. Quando un certo insieme di queste unità di base si collegano tra loro tramite, ad esempio, scambi di energia o ma-teria si viene a creare una nuova unità di riferimento: l’Ecomosaico, che è lo strumento fondamentale per la definizione degli obiettivi della Rete Ecologica Provin-ciale.

capitolo 4 - GLI SCENARI ECOSISTEMICI

4.1L’ECOMOSAICO 4.2SUL TERRITORIO PROVINCIALE

Aerofoto

Page 44: rete ecologica provincia di Venezia

42

ve fasce di pertinenza; unità di riequilibrio ambientale con funzioni polivalenti.

Una corretta interpretazione delle possibili fun-zionalità del sistema deve considerare anche il com-plesso degli elementi antropici capaci di influenzare l’assetto ecologico, sia di quelli attualmente presenti sia di quelli previsti da strumenti di pianificazione e di programmazione.

Vanno quindi considerati gli elementi ritenuti di maggiore rilevanza provinciale in termini di trasfor-mazioni fisiche del territorio: prioritariamente le aree insediate, la viabilità (autostradale, statale e provin-ciale), la rete dei principali canali irrigui, le attività estrattive.

Gli Ecomosaici sono da definire anche rispetto a uno schema interpretativo che renda conto dei livelli di biodiversità, delle valenze naturalistiche riconosciute, dei flussi naturali (principalmente quelli legati al ciclo dell’acqua), dei fattori di pressione antropica identifi-cabili (assetto degli insediamenti, presenza di sorgenti

di inquinamenti e/o disturbo, trasforma-zioni in atto).

L’identificazione degli Ecomosaici ha in definitiva utilizza-to i seguenti criteri di base:

• l’omogeneità/eterogeneità del mosaico, che porta in alcuni casi all’individuazione di complessi strutturati con caratteristiche ambientali relativamente omoge-nee, in altri casi di mosaici eterogenei che comunque presentano insiemi di relazioni strutturali riconoscibili;

• in qualche caso potrà essere importante identi-ficare anche Ecomosaici “di gradiente”, che riflettano passaggi tra unità differenti;

• la natura della matrice prevalente del tessuto am-bientale (boschiva, arbustiva, agropastorale, ecc.);

• l’utilizzo di riferimenti multiscalari (un ecomosai-co di piccole dimensioni potrà in teoria condizionare la funzionalità di ampi territori);

• la natura degli elementi fisiografici (orografia ed idrografia), in grado di condizionare di per sè tutta una serie di funzioni critiche (ciclo dell’acqua, direzione dei flussi di materia ed energia, ecc.);

• la natura delle presenze antropiche (usi prevalenti del suolo, insediamenti, infrastrutture) e delle pressio-ni in grado di condizionare le funzionalità ambientali.

Corso d’acqua

capitolo 4 - GLI SCENARI ECOSISTEMICI

Page 45: rete ecologica provincia di Venezia

43

Tali analisi hanno permesso di attribuire all’Ecomo-saico valutazioni complessive, entro categorie prefis-sate. In particolare:

Ecomosaici di importanza primaria sotto il profilo ecologico/naturalistico

Ecomosaici importanti sotto il profilo ecolo-gico/naturalistico

Ecomosaici antropizzati con valenze ecologi-che residue

Ecomosaici antropizzati di importanza prima-ria per il riordino del ciclo delle acque

Punti di criticità all’interno delle categorie precedenti

Ecomosaici a elevata antropizzazione con esi-genze di riequilibrio ecologico.

I perimetri degli Ecomosaici non devono essere in-tesi come confini rigidi: tranne casi particolari, il pas-saggio da un Ecomosaico all’altro avviene mediante fasce di transizione più o meno ampie.

GLI ECOMOSAICI ELEMENTARIA un primo livello, il lavoro tecnico è consistito nel

riconoscimento del complesso di Ecomosaici ricorrenti o con caratteristiche specifiche, in grado di caratte-rizzare la struttura del sistema veneziano. In tale fase l’analisi può essere effettuata a differenti scale.

Si sono distinte in particolare le seguenti categorie di Ecomosaici elementari:

• sistemi lagunari

• sistemi litorali

• sistemi boschivi

• sistemi legati a pertinenze fluviali

• agroecosistemi

• sistemi insediati

• sistemi legati a infrastrutture lineari

• fasce di connessione tra differenti usi del suolo

GLI ECOMOSAICI COSTITUTIVIDELL’AREA VASTA

Salendo di scala, l’analisi sulla base dei criteri pre-cedentemente espressi ha consentito di suddividere l’area vasta in esame (il territorio della Provincia di Venezia) in un insieme di Ecomosaici sufficientemente differenziati nelle loro caratteristiche strutturali e fun-zionali, tradotti quindi in una carta in scala 1:25.000.

Questa carta identifica, ai fini del progetto di Rete Ecologica Provinciale, gli ambiti del territorio provincia-le per cui si possa riconoscere, partendo da un’analisi tecnica degli ambienti, un significativo livello di unita-rietà dal punto di vista del funzionamento ecologico.

Dal punto di vista territoriale, ciascun Ecomosai-co individuato interessa uno o più Comuni, e potrà

L’ECOMOSAICO SUL TERRITORIO PROVINCIALE

Page 46: rete ecologica provincia di Venezia

44

eventualmente costituire ambito di riferimento per promuovere azioni comunali o intercomunali di riqua-lificazione e certificazione della qualità ambientale (ad esempio attraverso PLIS, Agende 21 locali, EMAS, ecc.).

Per ogni Ecomosaico è stata anche prodotta una scheda che ne riporta le caratteristiche essenziali. L’ul-timo punto della scheda prevede il riconoscimento dei condizionamenti e delle opportunità ecosistemiche espressi in termini di politiche prioritarie suggeribili per il progetto, come, ad esempio, la necessità/oppor-tunità di consolidamento dei valori naturali, il possibile ruolo strutturale per la Rete Ecologica Provinciale o il possibile ruolo nella produzione di energie rinnovabili.

Su tali basi sono stati riconosciuti e descritti i se-guenti 45 Ecomosaici:

E 1 Agrosistemi ecopermeabili tra il Naviglio Adigetto e lo Scolo Botta

E 2 Mosaico mediamente insediato lungo il tratto sub-terminale dell’Adige

E 3 Agrosistemi ecopermeabili del Canale dei Cuori

E 4 Agrosistemi modestamente insediati tra il Fiume Gorzone e il fiume Adige

E 5 Sistema modestamente insediato lungo il Canale Rebosola

E 6 Ambito complesso di Chioggia

E 7 Mosaico pre-lagunare del tratto terminale del sistema Brenta Bacchiglione

E 8 Mosaico complesso del tratto sub-terminale del fiume Brenta

E 9 Agrosistemi pre-lagunari del Canale Nuovissimo

E 10 Mosaico della laguna centro-occidentale

E 11 Mosaico urbanizzato sub-lineare lungo il Naviglio Brenta

E 12 Agroecosistema insediato della centuriatio

E 13 Agrosistemi moderatamente insediati del basso Scolo Lusore

E 14 Mosaico complesso del Musone Vecchio

E 15 Mosaico sub-lineare urbanizzato tra Mirano e Mestre

capitolo 4 - GLI SCENARI ECOSISTEMICI

Campagna di Santo Stino di Livenza

La pianta

dettagliata

sull’ECOMOSAICO

della Provincia di

Venezia è visibile

all’interno della

copertina

Page 47: rete ecologica provincia di Venezia

45

E 16 Nucleo urbanizzato compatto di Mestre e MargheraE 17 Fascia pre-lagunare del sistema insediato Mestre-Marghera

E 18 Arcipelago di Venezia e delle isole vicine

E 19 Ambito complesso del fiume Marzenego

E 20 Agrosistemi mediamente insediati del medio Dese

E 21 Ambito periurbano orientale di Mestre

E 22 Agroecosistemi modestamente insediati del basso Dese

E 23 Mosaico insediato caotico lungo l’A4 tra il Dese ed il Sile

E 24 Agroecosistemi pre-lagunari della Laguna di Venezia orientale

E 25 Mosaico della Laguna di Venezia orientale

E 26 Cordoni lagunari di Lido e Pellestrina

E 27 Sistema litorale insediato di Cavallino e Jesolo

E 28 Mosaico insediato tra Meolo e Noventa di Piave

E 29 Agrosistemi moderatamente insediati del basso PiaveE 30 Agroecosistemi permeabili tra il Piave ed il Livenza

E 31 Agrosistemi modestamente insediati prelitorali tra Jesolo e Caorle

E 32 Mosaico insediato tra Ceggia e San Stino di Livenza

E 33 Agrosistemi moderatamente insediati del basso Livenza

E 34 Agrosistemi modestamente insediati a nord-est di San Stino di Livenza

E 35 Sistema litorale insediato di Eraclea e Caorle

E 36 Mosaico delle lagune di Caorle e delle aree associate

E 37 Agrosistemi ecopermeabili del Loncon e del Lemene

E 38 Mosaico insediato tra Annone Veneto e Cinto Caomaggiore

E 39 Mosaico insediato attorno a Portogruaro

E 40 Mosaico complesso della pianura nordorientale

E 41 Agrosistemi orientali modestamente insediati del Canale Taglio Nuovo

E 42 Ambito complesso del medio corso del Tagliamento

E 43 Agrosistemi ecopermeabili a nord delle lagune di Caorle

E 44 Ambito complesso del medio-basso Tagliamento

E 45 Mosaico complesso litorale dalla laguna di Caorle alla foce del Tagliamento

L’ECOMOSAICO SUL TERRITORIO PROVINCIALE

Page 48: rete ecologica provincia di Venezia

46

L’individuazione delle dinamiche trasformative èstata condotta attraverso l’analisi delle aerofoto di-sponibili più recenti e il loro confronto rispetto a quelle riferite ad anni precedenti, in particolare alle foto del 1954-55. Il confronto è stato effettuato su un certo numero di ambiti territoriali significativi ai fini dell’in-terpretazione dei processi in obiettivo.

Per ogni ambito analizzato si sono prodotte sche-de grafiche utili all’evidenziazione delle trasformazioni intervenute, riportanti le aerofotografie dei due perio-di analizzati ed i principali processi di trasformazione individuati.

Sono state analizzate le seguenti zone:

A) Zona dei Comuni di Salzano e MartellagoB) Zona di Cavarzere (centro abitato e Palude le Marice)C) Zona di San Donà di PiaveD) Zona a Est di San Donà di PiaveE) Zona del Comune di San Stino di LivenzaF) Zona di Cavallino e JesoloG) Zona di Valle Vecchia (Comune di Caorle)H) Zona di Valle Zignago (Comuni di Caorle e Concordia Sagittaria)

A titolo d’esempio riportiamo i processi intervenuti in una di queste zone, quella dei Comuni di Salzano e Martellago. Qui sono stati rilevati i seguenti cambia-menti:

Espansione delle aree insediate ed urbanizzate

Incremento degli elementi di naturalità lungo i corsi d’acqua

Aumento medio della dimensione degli appez-zamenti coltivati e diminuzione apparente della varietà colturale

Apparente incremento di siepi e fasce boscate

Nuova zona umida da cava senile.

DINAMICHE EVOLUTIVE DEGLI ECOMOSAICI LOCALI 4.3

capitolo 4 - GLI SCENARI ECOSISTEMICI

Santo Stino1954

Santo Stino2003

Ortofoto digitale a colori Terraitaly™ it2000 N.R. © Compagnia Generale Ripreseaeree S.p.A., Parma

Page 49: rete ecologica provincia di Venezia

47

Nel complesso, si può affermare quali siano i prin-cipali processi avvenuti nel sistema ambientale e ter-ritoriale veneziano dalla metà degli anni ’50 alla fine degli anni ’90 dello scorso secolo:

• l’incremento delle aree insediate e urbanizzate costituisce indubbiamente il processo più rilevante ri-scontrato, sia nei centri principali, sia lungo direttrici stradali; nelle aree litorali (vedi la situazione di Jesolo), accanto al forte consumo di suolo provocato dai nuovi insediamenti si sono anche realizzate nuove pianta-gioni arboree;

• anche la rete delle infrastrutture (stradali, portua-li) è risultata significativamente incrementata;

• l’assetto idrografico è rimasto invariato nel mag-gior numero dei casi analizzati; sono ancora interve-nute (vedi il caso di Valle Vecchia), importanti azioni di eliminazione di zone umide lagunari, sostituite da nuove colture agrarie;

• si hanno peraltro situazioni differenti per quanto riguarda l’assetto vegetazionale delle sponde, che in qualche caso ha mostrato una diminuzione, e in altri un incremento (spiegabile con il maggior uso del le-gnatico che si faceva qualche decennio fa);

• un processo evidente e diffuso è stato l’aumento medio della dimensione degli appezzamenti coltiva-ti e la diminuzione apparente della varietà colturale, processi legati alla industrializzazione dell’agricoltura negli ultimi decenni;

• è risultata apparentemente diversificata anche la situazione relativa alla presenza di siepi e fasce bosca-te negli ecosistemi; tali elementi (almeno quelli con un minimo dimensionale interessante ai fini dell’as-setto ecosistemico), non sembrano aver avuto una presenza significativa nelle aree analizzate negli anni ‘50; in qualche caso (zona di Salzano e Martellago), si è invece riscontrato un incremento delle fasce boscate di una certa dimensione;

• sono intervenuti processi locali anche relativa-mente rapidi con implicazioni ecosistemiche, vedi l’esempio delle cave di Salzano che nell’arco del pe-riodo considerato sono state realizzate e si sono tra-sformate in zone umide di interesse naturalistico per processi di rinaturalizzazione spontanea.

DINAMICHE EVOLUTIVE DEGLI ECOMOSAICI LOCALI

Page 50: rete ecologica provincia di Venezia

48

Page 51: rete ecologica provincia di Venezia

CAPITOLO 5

LO SCHEMA PROGETTUALE

Cinto Caomaggiore - Laghi di Cinto

Page 52: rete ecologica provincia di Venezia

50

Page 53: rete ecologica provincia di Venezia

51

La Rete Ecologica Provinciale è, innanzitutto, una rete di soggetti: quattro assessorati provinciali – Po-litiche Ambientali (con funzioni di coordinamento), Attività Produttive, Caccia Pesca e Difesa del Suolo, Urbanistica, Mobilità e Trasporti – hanno partecipato ai lavori di avvio e sviluppo del progetto. Successiva-mente sono state coinvolte tutte le Amministrazioni comunali del territorio provinciale avviando uno scam-bio di informazioni che ha prodotto un archivio degli interventi di riqualificazione ambientale e dei pro-getti proposti o in corso di realizzazione nell’ambito della provincia veneziana. Ogni intervento o progetto censito è stato digitalizzato per mezzo di un GIS (più avanti ne sarà spiegato il funzionamento), quindi regi-strato su un’apposita scheda sulla base di tematismi che comprendono, ad esempio, percorsi naturalistici o ciclo-pedonali, siepi, boschi, ricostruzioni di habitat, recuperi di cave e molti altri.

Il programma, iniziato nel 2002, prevedeva quat-tro fasi:

Una prima (effettuata nel secondo semestre del 2002), finalizzata alla verifica dei prerequisiti della Rete Ecologica Provinciale e alla produzione di un pri-mo schema direttore di livello generale.

Una seconda fase di disegno dello schema pro-gettuale e di articolazione di un possibile programma di realizzazione.

Una terza in cui, sulla base dello schema proget-tuale e delle linee di azione individuate, si effettuano da parte dei soggetti interessati approfondimenti spe-cifici e azioni pilota.

Una fase successiva, a regime, di attuazione de-gli obiettivi della Rete attraverso strumenti ordinari e straordinari del governo del territorio e dell’ambiente.

Il gruppo di lavoro ha compreso, oltre ai rappresen-tanti degli assessorati indicati, un responsabile scienti-fico del progetto, il professor Sergio Malcevschi ed una Stazione tecnica con il compito della redazione materia-le del progetto e di supporto tecnico alle varie operazio-ni svolte nelle prime due fasi del programma generale.

L’assessorato alle Politiche Ambientali ha quindi aperto l’Ufficio Reti Ecologiche della Provincia di Vene-zia e ha messo a punto specifici strumenti di interazio-ne. È stato così possibile avviare contatti sistematici con i soggetti interessati.

Una prima fondamentale azione di coinvolgimento dei Comuni è avvenuta con il censimento degli in-terventi per il miglioramento ambientale già realizza-ti o in previsione. Il lavoro è stato eseguito fornendo schede e indicazioni tecniche specifiche ai Sindaci e ai tecnici dei 44 Comuni della Provincia di Venezia.

È stato attivato un confronto con i Consorzi di Bo-nifica presenti sul territorio provinciale (Adige Bacchi-glione, Bacchiglione-Brenta, Basso Piave, Delta Po-Adi-ge, Dese-Sile, Destra Piave, Polesine-Adige-Canal Bian-co, Sinistra medio Brenta), al fine di valorizzare le loro esperienze in materia di rinaturazione. A tal riguardo va segnalata l’acquisizione da parte della Provincia di Venezia dei 60 ettari delle ex cave di Salzano, interes-sate da un progetto di riqualificazione ambientale che coinvolge, oltre alla Provincia, anche il Consorzio Dese-Sile ed il Comune di Salzano.

Sono stati organizzati incontri anche con altri sog-

capitolo 5 - LO SCHEMA PROGETTUALE

5.1IL PROGRAMMA

Page 54: rete ecologica provincia di Venezia

52

getti amministrativi, quali gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali).

È stata promossa una serie di contatti con le as-sociazioni di categoria agricole, che hanno fornito un contributo prezioso per la definizione dei termini del bando per interventi di miglioramento ambientale in campo agricolo. Ciò ha permesso di realizzare, tra il 2004 e il 2005, oltre 20 ettari di nuovi boschi e prati.

Sono state inoltre contattate le associazioni am-bientaliste che operano sul territorio provinciale, al fine di raccogliere suggerimenti e indicazioni mirate che consentano di formulare gli obiettivi specifici del programma.

È stato promosso un primo contatto con vari Di-partimenti delle Università di Venezia e di Padova, per la condivisione dei riferimenti metodologici e scienti-fici di base, al fine di attivare progetti di ricerca per tesi

di laurea o dottorati e stage.È stato contattato, su specifici contenuti tecnici, il

Museo di Storia Naturale di Venezia.Sono stati infine promossi alcuni incontri con As-

sociazioni tecnico-scientifiche interessate alle impli-cazioni della Rete Ecologica Provinciale.

Il lavoro effettuato nelle prime fasi del programma è anche servito per attivare una serie di archivi tecnici utilizzabili dai vari soggetti interessati alla realizzazio-ne della Rete: l’archivio delle basi GIS, l’archivio del-le fonti di documentazione, l’archivio dei riferimenti normativi e programmatici, l’archivio dei progetti di riqualificazione ambientale e l’archivio dei progetti potenzialmente critici.

Per rendere efficace l’informazione e la partecipa-zione sul programma, è stato creato uno specifico sito web all’indirizzo: politicheambientali.provincia.ve-nezia.it/parchi/retiecologiche.

IL PROGRAMMA

L’Ambito Territoriale Ottimale è istituito dalla legge 36/94 e dalle

leggi regionali attuative, che ne fissano i limiti geografici, ed è finalizzato

principalmente alla riorganizzazione su base locale del Servizio Idrico

Integrato che comprende l’approvvigionamento idrico, gli usi, il riuso, la

raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane. L’Autorità d’Ambito ha

il compito di rappresentare la domanda collettiva del servizio e di regolarne

la produzione ed erogazione all’utenza. La normativa individua negli ATO

strutture che superino la dimensione comunale di gestione, e demanda

a essi l’elaborazione del Piano d’Ambito, lo strumento attraverso il quale

vengono definiti gli obiettivi di miglioramento del servizio idrico per il

raggiungimento di standard di qualità con livelli minimi del servizio; gli

investimenti occorrenti al loro raggiungimento; l’ottimizzazione del sistema

tariffario, con copertura dei costi e metodologie che premiano l’efficienza e

la qualità del servizio; le politiche di gestione relative al risparmio, al riuso e

alla destinazione di risorse più pregiate per gli usi potabili. Interventri di miglioramento ambientale,nuovo bosco a Marcon

Page 55: rete ecologica provincia di Venezia

53

Nei capitoli precedenti abbiamo definito come il progetto di Rete Ecologica Provinciale abbia acquisito l’opzione strategica di Rete Ecologica Polivalente, ca-pace di creare condizioni di equilibrio tra le infrastrut-ture e gli edifici funzionali alle attività umane e l’ecosi-stema su cui essi si appoggiano, mediante interventi di riqualificazione ambientale. È stato inoltre introdotto il concetto di Ecomosaico, strumento fondamentale per la definizione della Rete, che ha permesso di in-dividuare nel territorio provinciale una serie di aree omogenee per caratteristiche quali le potenzialità dei valori naturali, il possibile ruolo fruitivo, i punti di cri-ticità. Occorre ora introdurre ulteriori categorie su cui basare la costituzione della Rete Ecologica Provinciale.

AREE CENTRALICostituiscono gli elementi più estesi, corrispon-

denti a zone ad alta naturalità e biodiversità dove le popolazioni animali e vegetali possano riprodursi e crescere, diffondendosi poi nelle aree circostanti. La dimensione di queste aree deve essere sufficiente a garantire la sopravvivenza di popolazioni stabili delle specie più esigenti.

CORRIDOI ECOLOGICIFasce spaziali di forma e dimensioni diverse, lungo

le quali sono presenti elementi naturali tendenzial-mente senza soluzione di continuità. Collegano tra loro le aree centrali e permettono gli spostamenti del-le specie.

FASCE DI MARGINESono zone cuscinetto che circondano le aree cen-

trali con funzione di protezione, per tam-ponare le possibili pressioni nocive dei territori limitrofi.

Di grande im-portanza sono poi i sistemi costituiti da nuclei (anche picco-li), in grado di svol-gere funzioni di ap-poggio lungo percorsi che non hanno una continuità naturale, ovvero le cosiddette stepping stone (letteral-mente “pietre da guado”).

ALTRI ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA

Matrici naturali primarie sorgentidi diffusione ai fini della biodiversitàI principali serbatoi di bioversità sono zone in

cui l’ambiente naturale ha caratteristiche di elevata estensione, di differenziazione degli habitat presenti. Ambiti di questo tipo sono praticamente scompar-si nei territori a forte pressione antropica, compreso quello della Provincia di Venezia.

Fasce di appoggio alla matricenaturale primariaI margini delle matrici naturali possono essere di

vario tipo: netti o sfrangiati. Nel caso in cui nella fa-scia di contatto con i territori più antropizzati vi siano ancora presenze significative di unità naturali, queste possono svolgere significativi ruoli di base di appoggio

capitolo 5 - LO SCHEMA PROGETTUALE

5.2STRUTTURA GENERALE DEL PROGETTO

Stepping stone

Page 56: rete ecologica provincia di Venezia

54

per possibili ricolonizzazioni del territorio antropizzato da parte di specie di interesse. Nella realtà veneziana non esistono matrici naturali di questo tipo. Il concet-to di fascia tampone acquista però rilevanza come ele-mento di protezione dei sistemi lagunari.

Nodi primari e secondaridella rete ecologicaNell’ottica della ricostruzione di una Rete Ecologica

funzionale è necessario distinguere le unità in grado di costituire, per dimensioni e articolazione interna, ca-posaldo ecosistemico in grado di autosostenersi, dagli elementi di connessione il cui ruolo è soprattutto quel-lo di favorire gli spostamenti di esseri viventi sul terri-torio. All’interno di territori ad alta antropizzazione tali capisaldi assumono la configurazione di veri e propri nodi funzionali. Per poter parlare di “nodo ecologico” è necessario che una quantità sufficiente di elemen-ti naturali superi complessivamente una determinata soglia dimensionale, in modo da fornire habitat suf-ficiente al mantenimento di popolazioni stabili delle specie di interesse e permettere una differenziazione degli habitat interni capace di migliorare le condizioni ai fini della biodiversità.

Fasce territoriali entro cui promuovereo consolidare corridoi ecologiciprimari e secondariL’obiettivo della permeabilità ecologica richiede

che i nodi siano tra loro interconnessi attraverso corri-doi che possano consentire il transito di specie di inte-resse. Per i corridoi ecologici il requisito essenziale non è tanto la larghezza della fascia utilizzata, quanto la

continuità. Per “continuità” non si intende necessaria-mente uno sviluppo ininterrotto di elementi naturali: si possono anche accettare brevi interruzioni ed ele-menti puntuali (stepping stone) che funzionino come appoggi temporanei.

Linee di permeabilità ecologicalungo corsi d’acquaI corsi d’acqua hanno uno specifico valore ai fini

della Rete Ecologica: il flusso idrico costituisce una li-nea naturale di continuità; le sponde dei corsi d’acqua e le fasce laterali presentano inoltre impedimenti in-trinseci (topografici e legati agli eventi di piena), per la realizzazione di edifici e di opere di varia natura; per questi motivi è lungo i corsi d’acqua che, in territori fortemente antropizzati, si ritrovano più facilmente elementi residui di naturalità.

Direttrici di permeabilitàverso territori esterniSi pone il problema dei confini della Rete di proget-

to. A tal fine vanno in dividuate le principali direttrici di permeabilità verso i territori esterni, fermo restando che l’attuazione di corridoi primari e secondari richie-de il coordinamento delle varie Amministrazioni coin-volte.

Il tema è particolarmente importante per la pro-vincia di Venezia dove esistono due strozzature: quel-la della provincia di Padova nella laguna di Venezia e quella data dall’avvicinamento alla laguna della pro-vincia di Treviso a Quarto d’Altino.

STRUTTURA GENERALE DEL PROGETTO

Page 57: rete ecologica provincia di Venezia

55

Barriere significative prodotteda infrastrutture esistentiIl livello attuale di antropizzazione del territorio

comporta la presenza di un insieme di ostacoli per la continuità ecologica. A parte l’effetto barriera pro-dotto dalle aree insediate, è importante evidenziare i punti di incontro tra il sistema di nodi e corridoi eco-logici individuati e le principali linee di frammentazio-ne (strade ad alta percorrenza, grandi canali). Almeno i principali punti di conflitto possono essere oggetto di specifici progetti di deframmentazione.

Varchi la cui chiusura a causadell’espansione insediativacomporterebbe rischi per la ReteI processi di urbanizzazione che hanno prodotto

una significativa antropizzazione e frammentazione del territorio e sono tuttora in corso, possono pregiu-dicare le residue linee di permeabilità esistenti. È per-tanto necessario procedere a un’analisi specifica dei varchi tra insediamenti ancora esistenti la cui chiusura comporterebbe il maggiore pregiudizio per lo sviluppo della Rete Ecologica Provinciale.

Zone extraurbane con presuppostiper l’attivazione di progettidi consolidamento ecologicoAl di fuori delle unità della Rete (nodi principali e

secondari, corridoi di collegamento) esistono ancora situazioni locali con una certa presenza di elementi naturali minori (ad esempio fasce arboree), che pos-sono, se potenziati, rinforzare il significato funzionale degli elementi della Rete Ecologica Provinciale.

Zone periurbane su cui attivare politichepolivalenti di riassetto fruitivo ed ecologicoEsistono, nelle aree metropolitane, insiemi di spazi

aperti circondati da aree insediate o infrastrutturate, con elementi naturali residuali, non più in grado di ri-connettersi efficacemente alla Rete principale. Queste aree possono però costituire il nucleo di piccole Reti Ecologiche locali. In tali aree è auspicabile che agli obiettivi di riassetto ecologico siano associati obiettivi di tipo fruitivo.

Fasce di margine tra agricolturaed insediamentiUna categoria ambientale critica ai fini del riasset-

to ecosistemico del territorio è la fascia di margine tra agricoltura e insediamenti. In tale fascia si posso-no però perseguire i seguenti obiettivi: riduzione delle pressioni esercitate dai differenti utilizzi del suolo nel-le aree periferiche; riduzione dei passaggi di sostanze pericolose prodotte dai diversi tipi di aree (emissioni atmosferiche da complessi produttivi, impiego di so-stanze di sintesi in agricoltura, emissioni associate al traffico); valorizzazione ambientale dell’ambiente pe-riferico; opportunità per attività economiche sostituti-ve da parte degli operatori agricoli.

capitolo 5 - LO SCHEMA PROGETTUALE

Page 58: rete ecologica provincia di Venezia

56

I CORRIDOI ECOLOGICI:CONOSCIAMOLI MEGLIOUno dei problemi teorici di fondo nella costruzione

delle Reti Ecologiche è proprio quello del significato e del ruolo da attribuire ai Corridoi Ecologici.

Si tende infatti ad assumere come positiva la ricon-nessione ecologica tra aree naturalisticamente prege-voli, attraverso la creazione di Corridoi Ecologici co-stituiti da unità naturali o para-naturali. Tali strutture limiterebbero gli effetti della frammentazione, in par-ticolare per quanto riguarda la fauna. La loro funzione sarebbe massima nelle aree fortemente antropizzate.

Meglio sarebbe adottare soluzioni che di volta in volta creino reali interconnessioni per specie partico-lari. Da non dimenticare il rischio di invasioni da parte di specie esotiche.

Per superare tali inconvenienti, si è anche propo-sto che la funzionalità di una Rete di ecosistemi sia tarata su alcune particolari specie, ciascuna con pro-prie caratteristiche eco-etologiche in grado di svolgere eventualmente anche una funzione di “ombrello” per le altre.

Si possono distinguere differenti tipi di Corridoi, ciascuno con caratteristiche specifiche. È evidente che sono completamente diverse non solo le opportunità di collegamento, ma anche la capacità del Corridoio stesso di costituire habitat per determinate specie. Ad esempio, i Corridoi boscati terrestri a fascia più larga sono capaci anche di mantenere un microhabitat più umido e ombroso in grado di ospitare nicchie ecologi-che specifiche, mentre quelli più stretti non ne sono in grado. In termini generali il loro ruolo e la funzionali-

tà variano a seconda delle zone e dipenderanno dalle specie che si considerano.

Dal punto di vista operativo si possono distinguere i seguenti tipi di Corridoi:

• Sistemi di siepi e di fasce arboree ed arbustive in territori agricoli (usate per il legnatico, come confini di proprietà, ecc.); oltre a costituire un percorso in sen-so stretto per animali che rifuggono gli spazi aperti, corridoi di questo tipo funzionano anche come rifu-gio per organismi che si spostano attraverso le linee di margine.

• Sistemi ripari a vegetazione arborea e arbustiva, legati a corsi d’acqua, all’interno di matrici artificia-lizzate (ad esempio campi ad agricoltura intensiva). È forse questo il tipo più frequente di corridoi in aree antropizzate; diventa a questo riguardo di grande im-portanza il concetto di fascia di pertinenza fluviale, ovvero di zona potenzialemente interessata dall’evo-luzione del corso d’acqua, che deve essere lasciata esente da trasformazioni.

• Fasce arboree e arbustive legate a infrastrutture lineari (strade, ferrovie, canali artificiali), che attraver-sano territori antropizzati.

CHE COS’E’ UN GISLa cartografia più diffusa non rappresenta più i luo-

ghi, gli spazi e le distanze, ma unitamente ai questi dati geografici essenziali, vengono rappresentati dati e informazioni di ogni genere. Da oltre cento anni si elaborano carte tematiche di ogni tipo e per ogni di-

STRUTTURA GENERALE DEL PROGETTO

Siepi

Fascia di

pertinenza

fluviale

Filare alberato

Page 59: rete ecologica provincia di Venezia

57

sciplina: dalle carte dei prodotti coloniali, alle carte geologiche con i giacimenti minerari, alle carte delle catene dei fast food americani, e così via. Tra i vari prodotti che la rivoluzione informatica ha prodotto negli ultimi anni i Sistemi Informativi Territoriali (Geo-graphic Information System, GIS), rappresentano una innovazione epocale nella gestione e nella produzione cartografica. Questi sistemi si basano sulla fusione di due capisaldi dell’innovazione informatica: i sistemi di disegno computerizzato (CAD) e i data base relaziona-li (DBMS), i quali peraltro sono tra le prime creazioni dell’informatica. Il primo sistema ha permesso il dise-gno computerizzato delle entità geografiche, il secon-do l’immagazzinamento dei dati e delle informazioni legate a queste entità. La fusione di questi due sistemi nei GIS ha permesso il superamento del compromes-so insito in ogni rappresentazione cartografica: infatti ogni rappresentazione di entità geografiche è sempre in qualche misura simbolica e in scala, ovvero si basa su paradigmi di rappresentazione secondo i quali un determinato simbolo (es. un piccolo rettangolo), nella carta rappresenta un oggetto reale con determinate proprietà geometriche (es. una casa). La rappresen-tazione simbolica di una carta geografica o tematica tradizionale rappresenta sempre un limite per una co-noscenza completa di tutte le informazioni legate alle entità geografiche; ad esempio sebbene sia abbastan-za semplice rappresentare con un simbolo i contorni di un edificio, non è facile e conveniente rappresentare in forma simbolica il numero di piani dell’edificio, la lista degli inquilini che vi abitano, la presenza di garage e cantine nei seminterrati.

Il superamento di questo limite è rappresentato

dalla diffusione dei Sistemi Informativi Territoriali (SIT), che permettono di analizzare un’entità geografica sia per la sua completa natura geometrica (e simbolica), sia per il suo totale contenuto informativo.

capitolo 5 - LO SCHEMA PROGETTUALE

In pratica questi sistemi realizzano attraverso l’ingegneria del software

un legame tra ogni entità geografica di una carta e un record di un database.

In questi ultimi anni quasi tutta la cartografia geografica tradizionale sta

divenendo una cartografia geografica digitale. Tutti gli impieghi integrati

di informazioni sull’ambiente fisico, dai dati topografici tradizionali a

quelli geologici e geomorfologici di campagna ai dati sulle falde freatiche

sotterranee, dai dati sullo scorrimento delle acque superficiali ai dati sui

cambiamenti climatici, dai dati sull’attività sismica e vulcanica ai dati sul

dissesto idrogeologico, sono oggi gestiti ed elaborati attraverso i Sistemi

Informativi Territoriali.

Page 60: rete ecologica provincia di Venezia

58

Page 61: rete ecologica provincia di Venezia

CAPITOLO 6

LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Cave di Salzano

Page 62: rete ecologica provincia di Venezia

60

Page 63: rete ecologica provincia di Venezia

61

Lo schema progettuale della Rete Ecologica Provin-ciale assume concretamente la forma di una “Carta della Rete Ecologica Provinciale” in scala 1:25.000. La rappresentazione degli elementi di progetto è stata rea-lizzata con tecniche GIS, sulla base di analisi condotte alla scala 1:10.000. L’uso del GIS consente una relativa facilità nella produzione di carte sintetiche a scale piùpiccole (1:50.000, ecc.), o di carte selettive per par-ticolari temi progettuali, a seconda delle esigenze; si tratterà di volta in volta di selezionare le informazioni prioritarie e di attribuire loro retini adatti agli obiettivi informativi; nella sua versione di base è redatta anche una carta di insieme del progetto in scala 1:180.000. Il GIS consente una relativa facilità di aggiornamento; le nuove informazioni disponibili possono essere digita-lizzate e immediatamente utilizzate per versioni pro-gressivamente aggiornate del progetto. Si ricorda che il progetto non ha valenza pianificatoria, non produce vincoli, è un progetto di orientamento che può essere adeguato sulla base dell’evoluzione degli stati di fatto e delle conoscenze; è quindi un progetto dinamico, che potrà, successivamente, articolarsi anche sulla base di nuove indicazioni fornite a livello locale.

Il successo delle previsioni progettuali dipende pertanto dalla condivisione degli obiettivi di fondo e dalla capacità dei differenti soggetti che agiscono su questo territorio di orientare le diverse opportunità a ciascuno offerte per il raggiungimento di un obiettivo di interesse generale.

GLI ELEMENTIDELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE Lo schema progettuale della Rete Ecologica Provin-

ciale individua le seguenti categorie e sottocategorie di elementi:

A. Sistemi lagunariA.1 Laguna di VeneziaA.2 Lagune orientali

B. Unità naturali esistentiB.1 Unità boschive interne

di interesse naturalisticoB.2 Nuclei litorali di interesse naturalisticoB.3 Zone umide interneB.4 Principali unità antropiche

di interesse naturalistico (forti, ville)B.5 Altre unità di interesse conservazionisticoB.6 Unità arboreo-arbustive non ricomprese

negli altri elementi della Rete

C. Agroecosistemi a permeabilitàresidua significativa

D. Aree con interventi di ricostruzione ambientale

E. Nodi del sistema terrestre di connettività ecologica

E.1 Nodi primariE.2 Nuclei secondari della rete ecologica

con funzioni specializzate

F. Principali aree tamponeF.1 Aree tampone pre-lagunariF.2 Aree tampone pre-litorali

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA 6.1

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

La pianta

dettagliata

sugli ELEMENTI

DELLA RETE

ECOLOGICA

della Provincia

di Venezia

è visibile

all’interno della

copertina

Page 64: rete ecologica provincia di Venezia

62

G. Corridoi ecologiciG.1 Corridoio primario dorsaleG.2 Corridoi primari a valenza multiplaG.3 Principali direttrici esterne

di continuità ecologicaG.4 Corridoi secondari (specializzati e non)

H. Ambiti dei corsi d’acqua a riqualificazione polivalente

H.1 Ambiti perifluviali prioritariH.2 Ambiti perifluviali secondariH.3 Principali pertinenze fluviali

I. Unità degli ambiti urbani e periurbaniI.1 Unità urbane da potenziare sotto

il profilo naturalisticoI.2 Fasce periurbane su cui attivare

un miglioramento ecologicoI.3 Unità tampone del ciclo dell’acqua

in ambito urbano

J. Elementi critici per la rete ecologicaJ.1 Opere lineari critiche come causa

di frammentazioneJ.2 Insediamenti lineari critici

per la connettività ecologicaJ.3 Confini di aree produttive potenzialmente

critici per l’ambiente circostanteJ.4 Ambiti per potenziali ecosistemi-filtro

a valle di scarichi idriciJ.5 Punti di conflitto primari

su cui promuovere azioni di deframmentazioneJ.6 Varchi minori a rischio

K. Greenway

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

A. SISTEMI LAGUNARIIl progetto individua i sistemi lagunari come entità

specifiche la cui rilevanza trascende il livello provincia-le. Ai fini del progetto si riconoscono:

A.1 Laguna di VeneziaLa laguna di Venezia è, dal punto di vista naturalisti-

co-ecologico, un unicum a livello internazionale. Ai fini della Rete Ecologica Provinciale alla laguna possono essere attribuite le seguenti caratteristiche distintive: costituisce soprattutto un elemento primario di vulne-rabilità, da proteggere rispetto alle pressioni esterne; le azioni previste dal progetto di Rete nell’entroterra vanno impostate anche in funzione della massima ri-duzione possibile di tali pressioni; il progetto di Rete Ecologica sottolinea tali esigenze prevedendo ambiti-tampone sulle fasce laterali; costituisce un nodo del-la Rete Ecologica sovranazionale per quanto riguarda il ruolo nelle rotte degli uccelli migratori.

Ambiti tampone:aree caratterizzate dalla presenza di vegetazione ar-borea in connessione idraulica con i corsi d’acqua a margine degli appezzamenti coltivati che riducono il carico di inquinanti che giunge ai corpi idrici.Oltre al ruolo disinquinante gli ambiti tampone svolgono funzione di consolidamento delle sponde, produzione di legna da ardere o da opera, produ-zione di nettare per le api, possibilità di favorire lo sviluppo della selvaggina a fini venatori, creazione di habitat per insetti e per la fauna selvatica, azione frangivento, abbellimento del paesaggio, possibilità di effettuare osservazioni naturalistiche.

Page 65: rete ecologica provincia di Venezia

63

Devono in ogni caso essere verificate le relazioni con gli ambienti terrestri retrostanti. Oltre alle azioni previste dai programmi per la salvaguardia della la-guna di Venezia sul relativo bacino scolante, è impor-tante prevedere forme di governo specifico delle aree buffer (tampone), previste da questo progetto.

A.2 Lagune orientaliAnche per le lagune orientali possono essere invo-

cate le caratteristiche precedenti, sia pure in termini ridotti. Le principali lagune orientali sono quelle di Caorle e Bi-bione, a cui si aggiun-ge la piccola laguna del Mort ad Eraclea. Per quanto riguarda azioni di rinaturazio-ne, gestione e moni-toraggio si rimanda anche in questo caso a programmi esterni a questo progetto.

B. UNITÀ NATURALI ESISTENTI

B.1 Unità boschive interne di interesse naturalisticoLe unità boschive costituiscono una categoria pri-

maria di punti di appoggio per la Rete di area vasta e per quelle locali. Necessitano di un tempo considere-vole affinché si possano ricostituire, a partire da stadi pionieri, condizioni diversificate di habitat, e pertanto

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Important Birds Area: a livello mondiale, quasi il 12% del-le specie di uccelli è minacciato di estinzione e buona parte delle altre sono in declino. La minaccia principale è costituita dalla perdita di habitat. D’altro canto le risorse economiche a disposizione sono limitate: risulta quindi fondamentale saper-le indirizzare in maniera da rendere gli sforzi di conservazione il più possibile efficaci. Con questa logica nasce il concetto di IBA (Important Bird Area, aree importanti per gli uccelli) mes-so a punto da Birdlife International (una rete mondiale che raggruppa numerose Associazioni ambientaliste). Le IBA sono luoghi che sono stati identificati sulla base di criteri omogenei dalle varie Associazioni che fanno parte di Birdlife International.Una zona viene individuata come IBA se ospita percentuali significative di popolazioni di specie rare o minacciate oppure se ospita eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie. La laguna di Venezia rappresenta un’importante IBA.

Caorle:casone da pesca

La laguna di Venezia è formata da un unico gran-de sistema di unità ambientali lagunari, che si affaccia sul mare Adriatico e con esso comunicante attraver-so tre bocche di porto, in posizione centrale rispetto al territorio provinciale. La particolarità di tale siste-ma richiede una serie di regole di governo specifiche, compito di strumenti che travalicano le possibilità di questo progetto. Per quanto riguarda azioni di rinatu-razione, gestione e monitoraggio si rimanda dunque a programmi di azione esterni, da inquadrare rispetto a logiche di Rete Ecologica sovraprovinciale (addirittura internazionali), che tengano conto sia del ruolo per le rotte migratorie dell’avifauna, sia del rapporto tra am-bienti lagunari e acque marine.

Page 66: rete ecologica provincia di Venezia

64

sono da considerare complessivamente più sensibi-li agli impatti antropici. Le esigenze di conservazione sono elevate in particolare nelle unità relitte, esistenti da molto tempo (ad esempio nell’ordine di qualche decennio), dove potrebbero essersi sviluppate specifi-cità della microfauna e/o microflora del suolo.

Queste unità si pongono come elemento signifi-cativo per l’individuazione di capisaldi della Rete, sia a livello complessivo che a livello locale, e costituiscono i primi capisaldi di una sottorete legata agli ambienti boschivi che sarà progressivamente potenziata con la realizzazione del programma di Rete Ecologica Provin-ciale.

Nella sotto-categoria B1 sono state ricomprese le seguenti unità:

NOME SITO COMUNE ha

Bosco del Parauro Mirano 24,0

Bosco di Alvisopoli Fossalta di Portogruaro 17,5

Bosco di Lison Portogruaro 29,5

Bosco di San Stino San Stino di Livenza 117,0

Bosco Le Comugne Pramaggiore 3,7

Bosco Nordio Chioggia 225,6

Bosco Zacchi Pramaggiore, 8,8 Cinto Caomaggiore

Bosco di Sant’Anna Annone Veneto 1,2di Loncon

Bosco Stazionedi Pramaggiore Pramaggiore 1,5

Bosco di Belfiore Pramaggiore 6,9

Bosco di Carpenedo Venezia 14,0

B.2 Nuclei litorali di interesse naturalistico Tali unità differiscono significativamente dal punto

di vista ecologico dalle precedenti e sono sede di spe-cificità biogeografiche.

Nella sottocategoria B2 sono ricomprese le se-guenti unità:

NOME SITO COMUNE ha

Punta Sabbioni-Ca’ Savio Cavallino-Treporti 193,4

Pineta di Ca’ Ballarin Cavallino-Treporti 71,8

Pinete di Valle Grande San Michele al Tagliamento 171,5e Vallesina di Bibione

Pineta di Duna Verde Caorle 17,6

Pineta di Eraclea Eraclea 74,1

Pineta di Valle Ossi Eraclea 53,9

Pineta di Cortellazzo Jesolo 110,1

San Gaetano Cavarzere 1,2

San Nicolò, Alberoni, Venezia 350,6Santa Maria del Mare,Ca’ Roman

Valle Vecchia di Caorle Caorle 142,8

La possibile presenza di elementi di specificità bio-geografica rende necessarie prospettive di tutela mag-giori rispetto alle altre categorie.

B.3 Zone umide interneLe zone umide interne si presentano come elemen-

ti di interesse per la ricchezza della biodiversità e per il loro valore educativo (si pensi, ad esempio, agli uccelli acquatici, facilmente osservabili). Sono da considerare relativamente più riproducibili delle categorie prece-denti, una volta determinate le condizioni topografi-che e di approvigionamento idrico.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Page 67: rete ecologica provincia di Venezia

65

Nella sottocategoria B3 sono state ricomprese le seguenti unità:

NOME SITO COMUNE ha

Ex Cave di Noale Noale 46,9

Ex Cave di Villetta Salzanodi Salzano 72,5

Laghetti di Martellago Martellago 61,2

Valle Zignago Caorle 37,5

Ex Cave del Praello Marcon 69,2

Ex Cave Gaggio-Cavalli Marcon 63,0

Comprensorio allagato Caorle, Concordia Sagittaria 1031,9valle Zignago

Laghetti di Casonetto Caorle 25,7

Ca’ Bianca Chioggia 59,8

Foce dell’ Adige Chioggia 137,2

Palude Le Marice Cavarzere 46,5

Ambiti fluviali Cinto Caomaggiore, 468,0del Reghena Gruaro, Portogruaroe del Lemene, cave di Cinto Caomaggiore

Ca’ Pasqua Chioggia 0,7

Grava di Malafesta San Michele 145,2Tagliamento al Tagliamento

Foce del Tagliamento San Michele al Tagliamento 229,5

Fiume Sile San Donà, Musile di Piave, 57,2(da Caposile a Jesolo) Jesolo

Canal di Cuori Cona, Cavarzere 27,2località Martinelle

Golene del Tagliamento San Michele 363,1 al Tagliamento

Golene del Piave Noventa, Fossalta, 292,5Musile, San Donà

B.4 Principali unità antropichedi interesse naturalistico (forti, ville).

Si tratta di unità dalle caratteristiche particola-ri, che abbinano elementi di interesse naturalistico a valori storico-monumentale, favorendo una fruizione anche da parte di un pubblico non tecnico e svolgendo così un importante ruolo di educazione ambientale.

Nella sotto-categoria B4 sono state ricomprese le seguenti unità:

NOME SITO COMUNE ha

Ville Donà dalle Rose, Salzano 7,3Romanin, Jacur

Ville Soranzo, Scorzè 3,7Conestabile della Staffa

Villa Pisani, Stra 17,2detta “Nazionale”

Villa Bombarda Portogruaro 14,3

Villa Mocenigo Fossalta di Portogruaro 7,4

Ville Morosini, Ca’ Tron Dolo 5,8

Ville Erizzo, Mirano 32,3detta “Belvedere”e Villa Morosini,detta “XXV Aprile”

Villa Lazara-Pisani, Stra 9,0Villa Lazara-Pisani, Stra 9,0Villa Lazara-Pisani,detta “La Barbariga”

Villa Matter Venezia 7,0

Villa Giulay-Friedenberg Venezia 3,8

Forte Gazzera Venezia 12,3

Forte Vallon (Carpenedo) Venezia 16,6

Forte Tron Venezia 18,0

Pur essendo di origine artificiale, il mantenimento dei valori naturalistici richiede particolari attenzioni gestionali (oltre al mantenimento dei microhabitat specifici).

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Page 68: rete ecologica provincia di Venezia

66

B.5 Altre unità di interesse conservazionistico

Sono al momento ricomprese in tale categoria le seguenti aree:

NOME SITO COMUNE ha

Tenuta Civranetta Cona 174,7

Tenuta Civrana Cona 21,7

Tenuta Zuccarello Marcon, Quarto d’Altino 13,4

Regole specifiche di gestione dovranno essere defi-nite caso per caso.

B.6 Unità arboreo-arbustive non ricomprese negli altri elementi della ReteIl progetto riconosce un ruolo anche alle unità

arboreo-arbustive isolate, non ricomprese negli altri elementi della Rete Ecologica Provinciale. Tale ricono-scimento è attribuito sia alle unità estese, sia a quelle lineari (siepi e filari). In tal caso il valore conservazio-nistico è per definizione modesto, a meno che non intervengano specifiche segnalazioni naturalistiche di interesse. Le unità indicate sono presenti in tutta la provincia sia pure con densità differente a seconda dei vari ambiti. In totale sono stati individuati: 3.368 ettari di unità arboreo-arbustive estese; 1.881,4 chilometri di unità arboreo-arbustive lineari (siepi e filari).

Si tratta di unità diffuse per le quali non sono sta-te riconosciute specifiche valenze naturalistiche e per cui si può ipotizzare una riproducibilità relativamente elevata. Si possono quindi progettare anche azioni che prevedano il sacrificio di alcune di esse (salvando inve-ce le unità più mature), purché all’interno di interventi che compensino tali consumi con ricostruzioni a va-lenza naturalistica.

C. AGROECOSISTEMI CON VALENZA ECOLOGICA SIGNIFICATIVAIl progetto individua e riconosce un ruolo agli

agroecosistemi con particolare valenza ecologica. An-che gli agroecosistemi non direttamente interessati dai capisaldi della Rete Ecologica Provinciale potranno svolgere un ruolo attivo ai fini del raggiungimento dei suoi obiettivi.

Si riconoscono in particolare:

C.1 Ambiti agricoli con presenza significativa di siepi e filari Sono riconoscibili sul territorio veneziano una serie

di agrosistemi locali con presenza diffusa di siepi e fi-lari, che in particolari condizioni di naturalità costitui-scono supporto per interessanti livelli di biodiversità. Tali realtà costituiscono un riferimento sia per l’appog-gio di elementi fondativi della rete di area vasta, sia per l’appoggio di reti locali.

Da segnalare due zone a particolare densità di siepi e filari: la prima in corrispondenza dell’area centrale della provincia, sia pure fortemente compenetrata da insediamenti diffusi; la seconda nella parte nord-orien-tale, verso la zona dei fontanili. Sono riconoscibili an-che altri ambiti minori nelle varie zone della provincia. È interessante constatare in queste aree la presenza di molte specie di vertebrati terrestri.

L’interesse di questi ambiti è dato dal complesso degli elementi vegetali presenti, da potenziare per quanto possibile anche attraverso progetti di livello locale.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Page 69: rete ecologica provincia di Venezia

67

C.2 Ambiti agricoli ad elevata permeabilità residuaSono riconoscibili sul territorio veneziano una serie

di agrosistemi “residuali” che, anche senza la presen-za di elementi con caratteristiche di naturalità, man-tengono una relativa permeabilità data l’assenza (o la bassa densità), di elementi di pressione antropica (edifici, infrastrutture, manufatti vari). Anche tali real-tà costituiscono un riferimento (nell’ottica di azioni di rinaturazione) sia per l’appoggio di elementi fondativi della Rete di area vasta (nodi e corridoi ecologici), sia per l’appoggio di Reti locali da definire con Ammini-strazioni comunali o Associazioni.

I principali ambiti sono quelli della zona delle bo-nifiche della parte orientale e dalla parte meridionale della provincia.

D. AREE CON INTERVENTI DI RICOSTRUZIONE AMBIENTALEIl progetto considera gli interventi di riqualificazio-

ne già effettuati o in corso di realizzazione (da parte di Comuni, Consorzi, altri soggetti) come elementi pri-vilegiati rispetto cui prevedere azioni di rinaturazione diffusa. Si tratta infatti di realtà in cui il principio del riequilibrio ecologico si è già tradotto in azioni, da con-solidare e per quanto possibile potenziare.

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Area experfosfatiPortogruaro

Page 70: rete ecologica provincia di Venezia

68

Sono state riconosciute e attribuite alla categoria le seguenti unità:

TIPO DI INTERVENTI NOME DELL’INTERVENTO COMUNE ha

Parco Parco delle Dune Caorle 10,7

Parco Parco del Pescatore Caorle 10,7

Riqualificazione ambientale Oasi naturalistica Valle Vecchia Caorle 743,2

Riqualificazione ambientale Palude Marice Cavarzere 46,9

Riqualificazione ambientale Gorgo a Botti Barberighe Cavarzere 145,9

Riqualificazione corso d’acqua Canal di Cuori Cavarzere 144,3

Riqualificazione corso d’acqua Scolo Tartaro Cavarzere 21,1

Riqualificazione corso d’acqua Canale Adigetto Cavarzere 59,6

Agriturismo Agriturismo Corte Civranetta Cona 19,3

Bosco Rimboschimento a San Liberale Marcon 41,4

Recupero di cava Cave Cavalli Marcon 63,3

Riqualificazione ambientale Ex aereoporto Baracca Marcon 5,3

Riqualificazione ambientale Fossa Storta Marcon 9,7

Recupero di cava Cava Praello Marcon 64,8

Parco Parco dello Zero Marcon 3,8

Parco Parco extraurbano Laghetti Martellago 48,2

Bosco Bosco Belvedere Meolo 17,5

Bosco Bosco Ancillotto Meolo 2,5

Riqualificazione ambientale Laghetti di Marteggia Meolo 4,8

Ecosistema-filtro Ecosistema-filtro Mira 10,4

Bosco Bosco del Parauro Mirano 24,0

Riqualificazione ambientale Area ex Perfosfati Portogruaro 12,7

Recupero ambientale Bonifica discarica via Scarlatti Salzano 5,1

Recupero ambientale Bonifica discarica via Sant’Elena Salzano 5,7

Recupero di cava Ex cava di via Villetta Salzano 61,1

Parco Parco pubblico Villa Romanin Salzano 9,0

Riqualificazione ambientale Piantumazione alberature Salzano 10,8

Riqualificazione ambientale Laghetti Sherwood Salzano 3,9

Riqualificazione ambientale Residuo boschivo Salzano 0,7

Riqualificazione ambientale Parco Villa Contarin Salzano 1,1

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Page 71: rete ecologica provincia di Venezia

69

TIPO DI INTERVENTI NOME DELL’INTERVENTO COMUNE ha

Riqualificazione ambientale Giardino Villa Miani Salzano 0,5

Recupero di cava Cava Prai via Pontegrasso Salzano 10,1

Bosco Bosco di Prassaccon San Stino di Livenza 38,1

Bosco Bosco di Bandiziol San Stino di Livenza 82,4

Parco Parco Spinea 9,1

Prati Prati delle Pars Teglio Veneto 4,0

Bosco Ampliamento prati delle Pars Teglio Veneto 7,1

Riqualificazione ambientale Area militare Castor Teglio Veneto 21,1

Parco Parco comunale PEEP Teglio Veneto 1,5

Parco Ampliamento Parco PEEP Teglio Veneto 0,4

Parco Parco del fiume Lemene Teglio Veneto 4,1

Area logistica Area logistica Marghera Venezia 183,4

Bosco Bosco di Mestre Venezia 1.527,9

Riqualificazione ambientale Parco Sarmazza Vigonovo 15,2

Totale 3.512,4

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

E. NODI DEL SISTEMA TERRESTRE DI CONNETTIVITA’ ECOLOGICAIl progetto riconosce delle aree con funzione di ca-

posaldo rispetto al sistema della Rete Ecologica Pro-vinciale, che vengono definiti nodi primari. L’insieme di tali capisaldi costituisce un circuito da consolidare e potenziare. Questi ambiti comprendono le aree Rete Natura 2000 (SIC e ZPS), ma anche altre aree con ruo-lo significativo (attuale o da ricostruire) come habitat locale; infatti i SIC e ZPS non consentono un sistema sufficientemente interrelato di nodi primari a supporto del sistema complessivo. Gli ambiti individuati, oltre ai SIC e ZPS, sono rappresentati da zone importanti per la loro relazione con le unità ecosistemiche circostanti e la connotazione come sistemi significativi dell’am-bito fluviale.

Natura 2000 è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato a un sistema coordinato e coerente (una “rete”) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’Unione stessa e in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati nella direttiva “habitat”, delle specie indicate nella direttiva “uccelli” e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia. La rete natura 2000, ai sensi della direttiva “habitat” è costituita dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la “rete” è composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale, previste dalla direttiva “uccelli”, e i Siti di Importanza Comunitaria. L’individuazione dei siti è stata realizzata in Italia dalle singole Regioni e Province in un processo coordinato a livello centrale. Essa ha rappresentato l’occasione per strutturare una rete di referenti scientifici di supporto alle Amministrazioni regionali, in collaborazione con le Associazioni scientifiche italiane di eccellenza (l’Unione Zoologica Italiana, la Società Botanica Italiana, la Società Italiana di Ecologia). Le attività svolte, finalizzate al miglioramento delle conoscenze naturalistiche sul territorio nazionale, vanno dalla realizzazione delle check-list delle specie alla descrizione della trama vegetazionale del territorio, dalla realizzazione di banche dati sulla distribuzione delle specie all’avvio di progetti di monitoraggio sul patrimonio naturalistico, alla realizzazione di pubblicazioni e contributi scientifici e divulgativi.

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L’individuazione dei nodi locali è di fatto rimandata alle azioni di implementazione del progetto a livello comunale.

F. AREE TAMPONE PRIORITARIEIl progetto riconosce alcune significative catego-

rie di aree a cui attribuire una funzione prevalente di protezione nei confronti di unità sensibili retrostanti. Qualora potenziate con specifiche azioni di rinatura-zione possono anche inserirsi nel sistema dei capisaldi terrestri della rete dei nodi.

Un sistema particolarmente delicato è quello la-gunare, ad esempio per la sua capacità di accumulare sostanze contaminanti.

Sono state riconosciute le seguenti unità: ambi-to pre-lagunare di Caorle (sezione orientale); ambito pre-lagunare di Caorle (sezione occidentale); ambito pre-lagunare di Jesolo; sistema pre-lagunare di Quarto d’Altino; sistema pre-lagunare di Cavallino-Treporti-Jesolo; ambito prelagunare di Bibione; ambito prela-gunare di Chioggia; ambito pre-lagunare di Marghera; ambito pre-litorale di Caorle; ambito pre-litorale di Eraclea; sistema del Bosco Nordio.

G. CORRIDOI ECOLOGICIIl progetto riconosce le seguenti categorie:

G.1 Corridoi primari a valenza multiplaOltre a quello dorsale, i corridoi primari sono de-

terminati da un’ampiezza sufficiente a sostenere fun-zioni diversificate e dalla valenza strategica dei nodi connessi.

E.1 Nodi primariIl progetto individua una serie di nodi primari, am-

biti territoriali sufficientemente vasti, caratterizzati nello scenario ecosistemico di medio periodo da una particolare densità e diversificazione di elementi na-turali. Comprendono elementi naturali esistenti (del gruppo B precedente), o saranno il frutto di specifiche azioni di rinaturazione. Costituiscono i punti di parten-za e arrivo per i processi di spostamento e ricolonizza-zione di animali legati ad ambienti continentali, i nodi delle metapopolazioni locali di animali il cui habitat ècaratterizzato da un elevato livello di naturalità.

Sono state riconosciute e attribuite alla categoria le seguenti unità: bassure tra i fiumi Lemene e Loncon; Bosco di San Stino di Livenza; ambito intermedio di Eraclea-Torre-San Donà; sistema intermedio di Meolo-Musile; Bosco di Mestre; ambito dei SIC di Martellago e Salzano; nodi del Brenta Vigonovo-Fossò; agroecosi-stemi di Cona; agroecosistemi di Cavarzere; agroeco-sistemi di Cona-Cavarzere; ambito locale di Campo-longo sul Brenta; SIC di Marcon; ambito del Medio Tagliamento; ambito del Lemene; ambito del Reghena; ambito del Piave a San Donà.

E.2 Nodi localiIl progetto, nelle sue fasi attuative, individua un

insieme di nodi locali, ovvero zone che integrano le funzioni dei nodi primari presentando dimensioni mi-nori e rivestendo un ruolo funzionale maggiormente legato a esigenze (naturalistiche e territoriali) locali. Le modalità di intervento rispondono al principio della riqualificazione.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

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71

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

La categoria di elementi è stata individuata ex novo nel corso del progetto. Dal punto di vista informatico costituisce dunque un nuovo tematismo, che si tra-duce un una trama di linee ideali tra loro connesse; la trama è continua, attraversante anche i nodi della rete, rispetto a cui costituiscono a loro volta linea priorita-ria di attenzione.

Il progetto ha individuato una serie di corridoi ter-restri, in grado di costituire elemento di connettivitàtra i vari nodi della rete. La scelta è stata quella di crea-re una rete relativamente uniforme.

Deve essere verificata la necessità, al fine di ridurre le criticità da frammentazione, di realizzare passaggi e punti di appoggio per la fauna con relativo impianto vegetazionale di invito e copertura.

G.2 Corridoio primario dorsaleIl progetto individua un insieme di fasce spaziali

che presentando una continuità territoriale, sono in grado di collegare ambienti naturali diversificati, age-volando lo spostamento della fauna.

Il progetto favorisce la connettività ecologica, at-traverso la ricostruzione di elementi lineari con carat-teristiche di naturalità, la creazione di nuovi punti di appoggio (stepping stone), dove la continuità non puòessere completa, la realizzazione di interventi di de-frammentazione dove necessario, di passaggi e punti di appoggio per la fauna con relativo impianto vegeta-zionale di invito e copertura, nonché specifici interven-ti di miglioramento della permeabilità del territorio.

Il progetto riconosce un corridoio centrale con esi-genze multiple: accanto a quella di costituire una linea di riferimento e di richiamo per azioni di ricostruzione

Corridoioprimario

naturalistica, l’obiet-tivo è anche quello di tracciare un segno forte, chiaramente riconoscibile.

Il tracciato costi-tuisce un chiaro se-gno in direzione Est-Ovest, una linea di attraversamento dei sistemi terrestri pa-dani complementare ai segni in direzione grosso modo trasversale costituiti dai principali sistemi fluviali; una sorta di contrappunto ambientale nel tratto veneziano al Corridoio 5 europeo (Kiev-Barcellona).

L’idea dei “corridoi di trasporto transeuropei” è nata con la caduta del muro

di Berlino per facilitare gli scambi “multimodali” (di merci, persone, di petrolio

e altri approvvigionamenti energetici, e infine di sistemi di telecomunicazione)

tra l’Europa e gli Stati Balcanici. Si tratta di complesse reti infrastrutturali

che rivestono un‘importanza strategica per il nostro paese, sia sotto il profilo

geopolitico che geoeconomico. Il Corridoio trans-europeo 5, il grande asse

ferroviario e autostradale che l’Unione Europea si impegna a realizzare entro

il 2015, si sviluppa lungo una direttrice principale Ovest-Est, che collega

Barcellona (Spagna) a Kiev (Ucraina) e risulta particolarmente interessante

per il nostro paese nel tratto Torino-Venezia-Trieste/Koper-Postojina-Lubiana-

Budapest-Uzgorod-Lvov-Kiev. La cosiddetta “parte balcanica” del Corridoio 5

è quella che si sviluppa dall’area dell’Alto Adriatico in direzione Ovest-Est e

interessa complesse infrastrutture in Italia, Slovenia, Croazia e Ungheria. Il

tragitto è di 1.600 chilometri, senza contare le diramazioni secondarie.

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Fiume Adige

Direttricidi permeabilitàecologica: ambiti territoriali, natu-rali o antropici, atti a es-sere attraversati e colo-nizzati da specie animali e vegetali.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Il Corridoio dorsale ha costituito di fatto la prima azione del programma di ricostruzione naturalistica avviato con la Rete Ecologica Provinciale.

G.3 Principali direttrici esterne di continuità ecologicaIl progetto individua inoltre le direttrici di permea-

bilità verso i territori esterni, ovvero zone poste al con-fine amministrativo della Provincia che rappresentano punti di continuità ecologica.

Le direttrici esterne assumono una distribuzione relativamente regolare e cadenzata rispetto ai confi-ni della Provincia, tenuto anche conto della mancanza di un progetto di Rete di livello superiore (regionale o interprovinciale). Tale scelta è quella che fornisce i massimi gradi di libertà rispetto ai futuri (auspicabi-li), interventi per Reti Ecologiche esterne alla provin-cia (Rete Natura 2000, Rete della Regione Veneto, Reti delle province confinanti).

La Provincia di Venezia concorderà azioni con le Province confinanti al fine di individuare connessioni ecologiche fra i diversi territori amministrati.

G.4 Corridoi secondari specializzatiRappresentano ambiti relativamente liberi da ele-

menti di cesura della continuità in grado di rappre-sentare direttrici di permeabilità ecologica. Sulla base di esigenze e di proposte locali, corridoi di questo tipo potranno avere funzioni specializzate, ad esempio essere costruiti avendo come riferimento una deter-minata specie guida.

L’individuazione dei corridoi secondari è di fatto ri-mandata alle azioni di progetto a livello comunale.

I corridoi secondari sono il risultato di un li-vello successivo di proget-tazione che, a livello loca-le, riconosce particolaritàe esigenze specifiche, sia sotto il profilo naturalisti-co, sia sotto quello della storia dei luoghi e delle aspettative delle comunità.

H. ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA LEGATI AL CICLO DELLE ACQUEIl progetto individua sistemi costituiti da corsi

d’acqua e relative fasce riparie che svolgono, se op-portunamente valorizzati, una funzione importante di connessione ecologica oltre a ospitare elementi di biodiversità legati all’ambiente acquatico.

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Corso d’acquaminore

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Si riconoscono le seguenti categorie:H.1 Ambiti perifluviali prioritariTra gli elementi della Rete legati ai corsi d’acqua

si attribuisce valenza prioritaria a quelli già oggetto di scelte di tutela e/o riqualificazione da parte di stru-menti locali (ad esempio i Piani Regolatori Generali). È infatti a tali realtà, opportunamente riconosciute e potenziate, che si può attribuire una funzione trainan-te per l’intero sistema delle acque.

Sono state riconosciute le seguenti unità: Adige sopra Cavarzere; rio Serraglio a Fiesso d’Artico; scolo Lusore a Santa Maria di Sala; scolo Lusore a Mirano; rio Veternigo a Santa Maria di Sala; fiume Musone Vecchio a Santa Maria di Sala; fiume Musone Vec-chio a Salzano; fiume Musone Vecchio a Mirano; fiu-me Marzenego a Noale (monte); fiume Marzenego a Noale (valle); fiume Dese a Martellago; fiume Zero tra Marcon e Quarto d’Altino; basso Piave tra Eraclea e Jesolo; medio Livenza tra San Stino e Torre di Mosto; medio e basso Tagliamento; SIC fluviale del Reghena; SIC fluviale del Lemene; ambito di Martellago (golf e pertinenze).

Occorre peraltro distinguere il sottosistema ac-quatico in senso stretto (per il quale l’attenzione di riqualificazione sarà da porre, oltre che agli scarichi a monte, alle morfologie dell’alveo), da quello delle fasce più vicine (riparie), da quelle più esterne per le quali prefigurare condizioni mesofite (di media umidi-tà) e opportunità fruitive diverse.

H.2 Ambiti perifluviali secondari I corsi d’acqua minori costituiscono un sistema di

connessione con il territorio esterno; rappresentano pertanto oggetti pri-vilegiati di attenzio-ne. Oltre ad obiettivi di tutela della bio-diversità legata ad habitat acquatici, è importante sfruttare anche le potenzialità di autodepurazione.

Il reticolo idrogra-fico minore venezia-no è estremamente articolato e complesso. Dato l’ampio numero di situa-zioni di questo tipo, sarà necessario precisarne le spe-cificità di ruolo e di utilizzo a livello di progetti locali.

H.3 Fasce fluviali naturali o paranaturaliAll’interno delle categorie precedenti, si riconosce

un ruolo specifico alle pertinenze fluviali con caratte-ristiche di naturalità, o comunque con vegetazione a sviluppo spontaneo. È infatti su tali aree, non attual-mente oggetto di coltivazioni agricole, che si possono più facilmente e rapidamente impostare azioni di ri-qualificazione.

Si tratta di aree ampiamente diffuse sul territorio provinciale, che permettono di definire in tempi ravvi-cinati modalità di gestione per le fasce riparie di inte-resse per la Rete Ecologica Provinciale.

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74

La fitodepurazione è una delle soluzioni che vengono a soppe-

rire alla necessità di scarico nell’ambiente dei reflui biologici pre-

trattati. È costituita dall’ impiego dei vegetali come un vero e pro-

prio sistema filtro. I trattamenti di fitodepurazione sono infatti di

tipo biologico nei quali le piante, che si sviluppano in terreni saturi

d’acqua hanno un ruolo chiave nella depurazione delle acque reflue

per azione diretta dei batteri che colonizzano gli apparati radicali.

La fitodepurazione altro non è che la riproposizione del siste-

ma che la natura ha escogitato nella sua evoluzione per il riutiliz-

zo, senza alcuna alterazione del sistema ecologico, dei residui bio-

logici del regno animale attraverso i servigi del regno vegetale.

Lo scopo è quello di ottenere la stabilizzazione della sostanza organica

e la rimozione dei nutrienti per condurre il refluo depurato verso riuti-

lizzazioni secondarie come l’irrigazione di giardini o usi civili, come gli

scarichi dei wc.

H.4 Ambiti per potenziali ecosistemi-filtroQueste zone sono prevalentemente collocate in

aree a criticità idraulica e coltivate a pioppo. Ciò le rende idonee per la realizzazione di ecosistemi-filtro, da attuare attraverso la trasformazione di superfici a pioppo in modo da ottenere nuove unità ecosistemi-che in grado di svolgere funzioni di depurazione delle acque, vantaggi idraulici, miglioramento naturalistico.

Si sono individuati i casi in cui, attorno a punti di scarico di impianti di depurazione, le caratteristiche ambientali fanno presupporre la possibilità di uso di tecniche di fitodepurazione e di realizzazione di eco-sistemi-filtro.

H.5 Unità tampone del ciclo dell’acqua in ambito urbanoLo sviluppo insediativo ha determinato la forma-

zione di aree in grado di generare significative inter-ferenze con il ciclo dell’acqua, sia dal punto di vista quantitativo (le modifiche dei sistemi delle portate sono spesso la premessa per problemi di salvaguardia idraulica), sia da quello qualitativo (gli scarichi delle acque usate sono la principale fonte di inquinamento delle acque superficiali).

Le tradizionali risposte ingegneristiche a queste problematiche (sistemi di collettamento e depurazio-ne), sono spesso insufficienti e possono essere affian-cate da azioni che agiscono a monte sul ciclo dell’ac-qua.

Tale prospettiva tecnica può essere affrontata con unità ambientali da collocare anche all’interno dei si-stemi insediati, in grado di rientrare negli schemi delle Reti Ecologiche locali. Operazione oggetto di una pro-gettualità di livello locale.

I. ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA LEGATI ALLE AREE INSEDIATEAnche i sistemi urbani possono giocare un ruolo

attivo nella prospettiva della rinaturazione. Queste le unità riconosciute:

I.1 Unità urbane da potenziare sotto il profilo naturalisticoAnche all’interno dei centri urbani si trovano ele-

menti di interesse naturalistico. Oltre alle possibili valenze in termini di biodiversità, rivestono un ruolo significativo per l’educazione ambientale. Queste aree,

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

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75

discretamente rappresentate in provincia di Venezia, hanno un valore attuale e potenziale per la Rete Eco-logica del verde urbano.

Per il momento il progetto si limita ad indicare le unità arboreo-arbustive interne ad aree insediate. Si dovrà completare il quadro conoscitivo degli elemen-ti di biodiversità effettivamente presenti ed attivare azioni di miglioramento dei microhabitat e di educa-zione ambientale.

I.2 Fasce periurbane su cui attivare un miglioramento ecologicoLo sviluppo insediativo ha determinato la forma-

zione di aree in grado di generare significative inter-ferenze con le zone circostanti. La trasmissione delle interferenze (rumore, polveri, inquinamento atmosfe-rico, idrico, luminoso), può essere ridotta attraverso la interposizione lungo i fronti di separazione di ecosiste-mi-filtro o fasce tampone. Queste potranno sviluppare funzioni integrative per la Rete Ecologica.

Queste zone sono indicate come una fascia buffer (di rispetto), nel contorno degli insediamenti e la loro diffusione è elevata.

Le azioni che possono essere impostate sono espresse dalla pianificazione urbanistica locale.

I.3 Perimetri di aree produttive potenzialmente critici per i sistemi circostanti Il progetto assume che le linee di contatto tra aree

produttive e aree circostanti (agricole, residenziali, na-turali), possano costituire elementi di pressione critica (impatti negativi effettivi, rischi potenziali).

Nello stesso tempo tale pressione può in molti casi essere attenuata dalla presenza di unità ambien-tali naturaliformi (fasce arboreo-arbustive e praterie aperte), specificatamente realizzate al fine di impedire contatti diretti tra il perimetro dell’area impattante ed elementi di vulnerabilità (ad esempio abitazioni, o bio-topi sensibili), nonché di tamponare eventuali flussi in uscita mediante il loro assorbimento.

In quest’ottica la Rete Ecologica Provinciale indivi-dua i confini delle aree produttive come elemento di progetto intorno a cui prevedere azioni di rinaturazione mirata in modo da ottimizzare le funzioni tampone.

È implicito che tali azioni di rinaturazione giocano un ruolo significativo in Reti Ecologiche locali e costi-tuiscono siti privilegiati su cui impostare programmi di monitoraggio.

Il progetto individua come punti di conflitto quelli in cui i confini precedenti incontrano i corridoi princi-pali della Rete. La diffusione di queste aree è elevata.

Le azioni che possono essere impostate sono il ri-sultato, oltre che di eventuali espressioni della pianifi-cazione locale o di area vasta, di decisioni dei soggetti titolari delle zone produttive.

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Fascia tampone

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J. ELEMENTI CRITICI DI FRAMMENTAZIONEIl progetto riconosce una serie di elementi che po-

tranno costituire una barriera nei confronti della con-tinuità ecologica e territoriale. Esaminiamoli:

J.1 Grandi opere lineari critiche esistenti Si tratta di grandi infrastrutture stradali che costi-

tuiscono una barriera agli spostamenti di animali ed esseri umani, elementi di frammentazione in grado di limitare ulteriormente in modo significativo la con-nettività del sistema.

Sono i tratti au-tostradali presenti in provincia (Milano-Venezia, Venezia-Trie-ste, Venezia-Belluno), la tangenziale di Me-stre, altre superstrade complementari.

Si devono preve-dere fasce laterali in grado di tamponare i fattori di pressione

(rumore, polveri), sia di ricostruire unità naturalifor-mi (arboreo-arbustive, prati, ecosistemi-filtro lungo le linee di scorrimento delle acque in uscita dal manto stradale).

Devono essere previsti passaggi (sovrappassi o brevi tratti in viadotto basso), in grado di consentire il transito della fauna, oltre al passaggio di esseri umani (greenway).

J.2 Opere lineari previsteIl progetto individua le principali infrastrutture li-

neari che generano interferenza significativa con l’at-tuazione della Rete Ecologica Provinciale. Possono in-fatti costituire ulteriore elemento di frammentazione e, se mal posizionate e realizzate, fattore di criticitàprimaria per il raggiungimento degli obiettivi della Rete Ecologica Provinciale.

Bisogna quindi minimizzare le perdite di connet-tività attraverso un adeguato sistema di mitigazioni e compensazioni che permetta di mantenere sufficienti standard di permeabilità ambientale e territoriale.

Sono in particolare state indicate le seguenti opere: Passante di Mestre e Nuova Romea.

A esse va aggiunto l’ampliamento dell’A4 nei tratti in Provincia di Venezia.

In realtà il tema della frammentazione prodotta dalle nuove opere riguarda anche altre categorie, quali, ad esempio, le strade provinciali. Non si dispone a oggi di chiare indicazioni per i relativi tracciati.

Sarà determinante che anche le nuove strade pro-vinciali assumano, all’atto della progettazione e delle fasi realizzative, obiettivi di mantenimento della per-meabilità ambientale e territoriale non solo per con-sentire la realizzazione della Rete Ecologica Provinciale, ma anche per offrire alle popolazioni locali standard di qualità nell’utilizzo del territorio.

Per queste opere bisogna provvedere a uno speci-fico piano di permeabilizzazione attraverso la realizza-zione sia di dune laterali, anche con caratteristiche di naturalità, sia di attraversamenti polivalenti.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Autostrada

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J.3 Insediamenti lineariCausa di frammentazione è anche quella degli edi-

fici sorti in modo continuativo a lato di infrastrutture stradali, fino a diventare un vero e proprio insediamen-to lineare che costituisce una barriera per la connetti-vità ecologica del contesto, molto diffusa in provincia di Venezia, con aree di particolare densità quale quella della centuriatio a Ovest, fino al confine con la provin-cia di Padova.

Le azioni che potranno essere impostate su tali li-nee saranno espresse dalla pianificazione urbanistica locale. Rispetto al precedente caso delle fasce periur-bane, si pone qui il tema della connettività ecologi-ca residua che in molti casi può essere mantenuta, attraverso azioni dove l’educazione e la disponibilitàdei singoli proprietari degli edifici diventa elemento essenziale.

J.4 Punti di conflittoIn molte occasioni, dato l’elevato livello di urbaniz-

zazione ed infrastrutturazione del territorio veneziano, il sistema attuale dei manufatti entra in conflitto con gli elementi previsti dalla Rete Ecologica Provinciale.

Il progetto individua una serie di punti prioritari al riguardo, rispetto a cui adottare politiche di attenzio-ne e di deframmentazione ove possibile. Il progetto ha cercato di limitare tali punti, che però non possono essere completamente eliminati in una prospettiva di riequilibrio nel medio periodo.

A tale categoria potranno essere assimilate, in fu-turo, anche altre aree in trasformazione (comprese quelle temporanee dei grandi cantieri), che possono porre problemi di impatto critico verso aree sensibili circostanti.

Sono stati considerati in particolare i punti di in-tersezione tra corridoi previsti dal progetto con linee attuali di frammentazione, o con varchi insediativi a rischio di completamento.

I punti di conflitto attuali o potenziali individuati sono nu-merosi. Richiedono attenzione prioritaria i seguenti punti di incontro con il cor-ridoio dorsale: tra il corridoio dorsale e l’area industriale a cavallo tra i Comuni di Fossalta e di Portogruaro; tra il Corridoio dorsale e l’area industriale a Est di Martellago (al confine con il Comune di Venezia); tra il Corridoio dorsale e l’area industriale a Sud di Noale (al confine con il Comune di Salzano); tra il Corridoio dorsale e l’area industriale di Fossò (al confine con i Comuni di Stra, Dolo, Vigo-novo); tra un Corridoio primario e l’area industriale a cavallo tra i Comuni di Pianiga e Mirano; tra un Cor-ridoio primario e l’area industriale ad Est del centro abitato di San Donà di Piave; tra un Corridoio primario e l’area industriale a cavallo tra i Comuni di Portogrua-ro e Gruaro.

J.5 Varchi minori a rischioSono da considerare problematici i varchi in cor-

rispondenza dei corridoi funzionali al progetto di rete ecologica, dove l’andamento dell’espansione urbana

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Area della prevista zona industrialetra Fossaltae Portogruaro

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ha determinato una significativa riduzione degli spazi agricoli o aperti.

In corrispondenza di ciascun varco a rischio deve essere evitata la saldatura dell’urbanizzato, mantenen-do lo spazio minimo inedificato tra due fronti, tale da garantire la continuità del corridoio ecologico; devono, inoltre, essere previsti progetti di rinaturazione per il rafforzamento del corridoio ecologico; nell’ambito dei programmi di rimboschimento deve essere data prio-rità agli interventi in zone che verranno individuate successivamente, attraverso specifiche azioni a livello comunale o intercomunale.

Come criterio generale, in corrispondenza di cia-scun varco a rischio va evitata la saldatura dell’urba-nizzato, mantenendo lo spazio minimo inedificato tra due fronti, tale da garantire la continuità del corridoio ecologico. Devono essere previsti progetti di rinatura-zione per il rafforzamento del corridoio ecologico; nel-l’ambito dei programmi di rinaturazione sono prioritari gli interventi in tali zone.

K. GREENWAY Il progetto riconosce come elemento funzionale

specifico le greenway, intese come percorsi qualificati anche sotto il profilo della qualità ambientale e che consentono la fruizione del paesaggio extraurbano.

Sulla base delle progettualità e iniziative espresse dalle realtà locali è stata individuata una serie di per-corsi principali per l’attraversamento ciclo-pedonale del territorio direttamente collegabili agli obiettivi della Rete Ecologica Provinciale. Il loro tracciato tiene conto di tratti di piste ciclabili già esistenti, o previste, ma necessita della realizzazione anche di nuovi tratti;

quelli individuati costituiscono la dorsale principale sulla quale si innestano tutte le diramazioni esistenti e proposte. Le greenway consentono di verificare mol-ti elementi della Rete e sono considerate come linee di permeabilità ecologica; questa funzione può essere svolta affiancando alla realizzazione di una pista ci-clabile in senso stretto, interventi complementari di natura ecosistemica in grado di collegare il tracciato delle greenway con le unità ecosistemiche a lei pros-sime.

Per lo schema attuale di progetto, si è considerato il complesso di indicazioni di percorsi per una fruizio-ne qualificata del territorio emersi in varie sedi (piste ciclopedonali attuali e previste da indicazioni comu-nali, provinciali), a cui si sono aggiunti gli itinerari na-turalistici proposti dalla Provincia ai fini di educazione ambientale.

Le scelte finali spettano a un approfondimento progettuale di livello locale.

LA CARTA DELLA RETE ECOLOGICA

Pista ciclabile

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LE SPECIE GUIDA PER LA RETE ECOLOGICA

Gli esiti naturalistici del progetto rappresentano un riferimento ed un obiettivo primario; le azioni infat-ti sono dedicate alla formazione di habitat in grado di fornire il supporto al maggior numero di specie possi-bile e di ridurre i principali fattori di condizionamento, decisivi nei confronti di alcune presenze faunistiche di rilievo.

La misura dell’efficacia degli interventi attuati può essere misurata prendendo a riferimento, in ragione della loro ecologia e della loro necessità di disporre di insiemi articolati di habitat idonei, alcune specie gui-da.

Nella tabella sono presentate le 31 specie di Verte-brati utilizzabili come indicatori di qualità ambientale per il monitoraggio della Rete Ecologica Provinciale:

Anfibi: Rana agile; Rana di Lataste; Rospo comune.

Rettili: Testuggine palustre; Ramarro.

Mammiferi: Riccio; Crocidura dal ventre bianco; Arvi-cola terrestre; Scoiattolo; Moscardino; Donnola; Puz-zola; Tasso.

Uccelli: Tarabusino; Sparviere; Quaglia; Porciglione; Beccaccia di mare; Avocetta; Sterna comune; Fraticello; Allodola; Martin pescatore; Picchio verde; Picchio rosso maggiore; Torcicollo; Averla piccola; Usignolo; Canna-reccione; Capinera; Saltimpalo.

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

Dovendone poi eventualmente evidenziarne una per ogni Classe segnaliamo: Rana di Lataste, Testuggi-ne palustre, Puzzola, Averla piccola.

Per ognuna di queste specie sono state sintetica-mente descritti gli ambienti attualmente occupati in provincia, gli habitat ottimali potenziali, le indicazioni di qualità ambientale evidenziate dalla specie, oltre a eventuali note integrative.

Le specie proposte hanno un legame con la qualità ecologica dell’habitat prescelto e in particolare con la superficie, la struttura ecologica e il livello di disturbo.

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Il progetto di Rete Ecologica Provinciale vuole es-sere uno scenario di orientamento sul medio periodo e non costituire un nuovo strumento di pianificazione

territoriale.Le indicazioni for-

nite, pur avendo ca-ratteristiche spazializ-zate e pur implicando modalità d’uso dei suoli, sono comunque da intendersi a carat-tere volontario.

Sarà evidente-mente auspicabile

che funzionino come strumento di riferimento per le decisioni con implicazioni territoriali, tenendo conto che i contenuti localizzativi del progetto hanno gra-di di libertà che consentono il confronto tra soluzioni alternative. Ad esempio, il tracciato dei corridoi, intesi come linea ideale intorno a cui ricostruire elementi di naturalità, può subire modifiche in sede di proget-tazione di dettaglio, purché siano mantenuti i riferi-menti esterni (origine e destinazione) e caratteristiche sufficienti di continuità ecologica. Anche per quanto riguarda i nodi, l’obiettivo finale non è quello di una sostituzione completa delle attuali unità ambientali di uso agricolo (come i seminativi) con unità boscate; l’obiettivo è la copertura di una quota percentuale (da ripartire sull’area anche a seconda delle disponibilità) e il processo di rinaturazione è graduale. Relativamen-te alle greenway, base della fruizione dell’ambiente riqualificato, il progetto si limita a fornire un insieme di possibilità che vanno verificate in dettaglio in mo-menti successivi.

Si pone comunque il tema del rapporto del proget-to di Rete con la pianificazione territoriale, in partico-lare con il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), strumento in grado di produrre in-dicazioni localizzative effettive.

Per quanto riguarda gli aspetti vincolistici, il pro-getto non vuole prefigurare nuovi vincoli pur fornendo evidentemente criteri per l’individuazione di gerarchie tra differenti opzioni di trasformazione.

Si può ipotizzare che, in sede di redazione del Piano, vi sia un momento in cui si verifichino le scelte territo-riali emergenti con il mantenimento degli obiettivi del progetto di Rete. Spetterà poi evidentemente al Piano indicare le scelte spaziali definitive e le regole d’uso che assumeranno valore normativo.

IL RAPPORTO DELLA REP CON IL GOVERNO DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE 6.2

capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

La nuova legge regionale in materia di urbanistica

(11/2004) ha ridisegnato il sistema di pianificazione del

territorio rispetto all’originaria legge 61/1985. Dove la

61/1985 prevedeva l’obbligo per ogni Comune di dotarsi

del Piano Regolatore Generale per pianificare il territo-

rio, la 11/2004, ha confermato un modello di pianifi-

cazione urbanistica comunale fondato sul Piano Rego-

latore Comunale che tuttavia si articola in disposizioni

strutturali, contenute nel Piano di Assetto del Territorio

(PAT) e in disposizioni operative, contenute nel Piano de-

gli Interventi (PI). Il PAT è lo strumento di pianificazione

che delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo

per il governo del territorio comunale, individuando le

specifiche vocazioni e le invarianti di natura geologica,

Campi coltivatia seminativo

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I VANTAGGIDELLA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE La Rete costituisce la base per consolidare gli at-

tuali istituti di conservazione della natura (Parchi, Siti di Importanza Comunitaria, Zone di Protezione Spe-ciale, Oasi faunistiche), integrandoli entro un sistema complessivo che riduce i rischi di estinzione per la bio-diversità presente. Il progetto prevede il riconoscimen-to e il consolidamento delle aree in cui si assume che la finalità primaria sia la conservazione delle valenze naturalistiche.

La Rete si inquadra perfettamente nelle nuove po-litiche di potenziamento dell’agricoltura attraverso misure di tipo agroambientale e di certificazione della qualità integrata. Sono d’altronde gli operatori agricoli i principali attori della rinaturazione polivalente previ-sta dal progetto.

La Rete fornisce al governo della fauna un sistema di condizio-namenti e di opportu-nità, all’interno di una prospettiva comples-siva di miglioramento e potenziamento del patrimonio faunistico.

La Rete offre signi-ficativi riferimenti per il governo quantitativo e qua-litativo delle acque, nell’ottica di un incremento delle capacità di autodepurazione e di sfruttamento delle opportunità di laminazione delle portate critiche.

Attraverso la Rete si favorisce la produzione di bio-

IL RAPPORTO DELLA R.E.P. CON IL GOVERNO DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE

geomorfologica, idrogeologica, paesaggistica, ambienta-

le, storico-monumentale e architettonica, in conformità

agli obiettivi ed indirizzi espressi nella pianificazione ter-

ritoriale di livello superiore ed alle esigenze dalla comu-

nità locale. Il PI è lo strumento urbanistico che, in coe-

renza e in attuazione del PAT, individua e disciplina gli

interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e

di trasformazione del territorio programmando in modo

contestuale la realizzazione di tali interventi, il loro com-

pletamento, i servizi connessi e le infrastrutture per la

mobilità. Di rilevante importanza per la carica innovativa

rispetto alla precedente normativa regionale, sono i prin-

cipi della partecipazione e della concertazione.

Per quanto riguarda il rapporto con la Pianificazio-ne comunale, la Rete Ecologica Provinciale potrà for-nire indicazioni (sia come condizionamenti che come opportunità), alla predisposizione dei costituendi Piani di Assetto del Territorio, oltre che a proposte e suggeri-menti alla pianificazione attuativa e alla progettazione. Particolare importanza, a questo riguardo, dovranno rivestire le scelte progettuali sulle nuove lottizzazioni relative all’organizzazione dei margini, delle tempisti-che realizzative per le quote di verde previsto, del ciclo dell’acqua a livello locale.

Sistema di prati e siepi

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capitolo 6 - LA RETE ECOLOGICA PROVINCIALE STRUTTURA SPECIFICA DEL PROGETTO

masse che, pur mantenendo valenze naturalistiche, costituiscono anche fonte di energia rinnovabile, aiu-tando la costruzione delle nuove filiere relative a tale settore.

Il progetto fornisce alle politiche della viabilità e delle grandi infrastrutture un insieme di riferimenti per limitare i danni da nuova frammentazione ecologica e territoriale, indicando sia le sensibilità differenziali sul territorio, sia modalità realizzative meno impattanti, sia occasioni per ridurre la frammentazione attuale mediante nuove specifiche opere di deframmentazio-ne.

Il progetto è sinergico con i vari strumenti di go-verno che producono valutazioni ambientali (VIA, VAS, IPPC, EMAS, Seveso2, Valutazioni di incidenza), indi-cando le sensibilità attuali e future degli ecomosai-ci provinciali e fornendo spunti per migliori modalitàrealizzative.

La Rete, infine, costituisce un’occasione impor-tante per la promozione di uno sviluppo sostenibile. Prevede esplicitamente un miglioramento del bilancio del carbonio a livello di area vasta. È in grado (lo sta già facendo), di coinvolgere molteplici attori socia-li (enti locali, consorzi, associazioni agricole, mondo della formazione e dell’educazione, mondo tecnico e professionale) sui temi della qualità dello sviluppo. È un’opportunità per i programmi di azione di Agen-de 21 locali. Contiene le premesse per attivare anche nuove occasioni di tipo economico.

Page 85: rete ecologica provincia di Venezia

83

Dopo la conferenza ONU su ambiente e svilup-

po tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, 178 governi

di tutto il mondo, tra cui l’Italia, hanno adottato

l’Agenda 21, un documento di intenti per la promo-

zione di uno sviluppo sostenibile che tenendo conto

degli aspetti sociali, am-

bientali ed economici può

cogliere anticipatamente

eventuali elementi di in-

compatibilità esistenti

tra le attività socio-eco-

nomiche e le politiche di

protezione e salvaguardia

dell’ambiente. L’obiettivo

di Agenda 21 è quello di

preparare il mondo alle

sfide del secolo stabilen-

do criteri cui devono at-

tenersi le politiche dello

sviluppo a livello globale,

nazionale e locale, e inol-

tre obiettivi di carattere

generale da perseguire

entro prestabiliti limiti di

tempo. Agenda 21 contie-

ne proposte dettagliate

per quanto riguarda le

aree economiche, sociali

e soprattutto ambienta-

AGENDA 21È il principale documento di natura program-matica e operativa sottoscritto alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, e sintetizza le azioni specifiche e le strategie che i 179 paesi firmatari si impegnano ad attuare per il conse-guimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il documento si articola in 4 sezioni (Dimensione sociale ed economica; Conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo; Rafforzamento del ruolo dei soggetti sociali; Strumenti di attivazio-ne) e 40 capitoli tendenti a tradurre in pratica il principio dell’integrazione ambiente e sviluppo o dello sviluppo sostenibile, identificando le basi d’azione, gli obiettivi da perseguire, le attività da realizzare e gli strumenti di attuazione. Agenda 21 locale è invece un processo strategico per in-coraggiare e controllare lo sviluppo sostenibile a livello locale. Fa parte delle strategie previste da Agenda 21 e ha lo scopo di definire gli obiettivi di sviluppo duraturo delle comunità locali at-traverso la partecipazione e la cooperazione dei diversi soggetti istituzionali, sociali, economici e culturali di un determinato territorio.(Fonte: ARPAV)

li: lotta alla povertà, cambiamento dei modelli di

produzione e consumo, dinamiche demografiche,

conservazione e gestione delle risorse naturali, pro-

tezione dell’atmosfera, degli oceani e della biodiver-

sità, prevenzione della deforestazione, promozione

di un’agricoltura sosteni-

bile. Le autorità debbono

intraprendere dal 1996,

un processo consultivo

con le loro popolazioni

cercando il consenso su

un’ locale. Attraverso

la consultazione e la co-

struzione di consenso, le

autorità locali possono

imparare dalla comunità

locale e dalle imprese e

possono acquisire le infor-

mazioni necessarie per la

formulazione delle nuove

strategie. I programmi, le

politiche ed i piani assun-

ti dall’amministrazione

locale potrebbero esse-

re valutate e modificate

sulla base dei nuovi piani

locali così adottati.

IL RAPPORTO DELLA R.E.P. CON IL GOVERNO DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE

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Page 87: rete ecologica provincia di Venezia

CAPITOLO 7

I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

Imbarcazioni a Caorle

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capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

LA STRUTTURA AMMINISTRATIVA E INSEDIATIVA DEL TERRITORIO

La Provincia di Venezia amministra 44 Comuni e si estende su una superficie di 2.460 chilometri quadrati, con una popolazione di 809.586 abitanti, così come rilevato dall’ultimo censimento ISTAT del 2001.

La densità media di popolazione residente è di 329 persone per chilometro quadrato, densità molto ele-vata se paragonata al valore medio regionale di 246 persone e a quello nazionale di 189 persone per chilo-metro quadrato.

Esaminando i dati riportati nell’Annuario Statistico della Provincia di Venezia, curato dal Coses nel 2003, è possibile osservare come la densità di popolazione media nella parte centrale della provincia (Riviera del Brenta, Venezia e Comuni di cintura), sia ben superiore ai 500 abitanti per chilometro quadrato: vi sono Co-muni che superano i 900 abitanti (ad esempio Mar-tellago, Fiesso D’Artico), fino ad arrivare ai 1.600 abi-tanti per chilometro quadrato residenti in Comune di Spinea; soltanto il Comune di Cona ha una densità di popolazione residente inferiore ai 100 abitanti per chi-lometro quadrato.

L’intera provincia risulta quindi una grande area

urbana caratterizzata da una continua saldatura degli insediamenti che tendono a fondersi in conurbazioni di difficile interpretazione.

Gli agglomerati insediativi risultano particolarmen-te addensati in corrispondenza di alcune aree: centro urbano di Mestre-Venezia, che con i suoi 270.000 abi-tanti è il Comune più popolato della provincia e che, assieme ai Comuni di prima cintura, costituisce un aggregato urbano di oltre 400.000 persone; centro di San Donà di Piave che, assieme ai Comuni contermini, raggiunge i 57.000 abitanti; centro di Portogruaro che, con i comuni limitrofi, supera i 60.000 abitanti; fascia costiera provinciale (Cavallino, Jesolo, Eraclea, Caorle, Bibione, Chioggia), caratterizzata da 120.000 abitanti residenti a cui sono da aggiungere i quasi tre milio-ni di arrivi turistici annui; Riviera del Brenta con oltre 100.000 abitanti a cui è necessario aggiungere almeno altrettanti arrivi turistici annui

Se inoltre, accanto a questi dati riguardanti la pres-sione abitativa, si accenna anche alla presenza di una fittissima rete infrastrutturale autostradale, stradale, ferroviaria – basti pensare che sono oltre 800 i chilo-metri di strade di sola competenza provinciale – allo-ra è possibile capire che gli ambienti a elevato grado di naturalità rimasti rappresentano un vero e proprio patrimonio da difendere e custodire con grande atten-zione.

IL PAESAGGIO CULTURALE L’intero territorio provinciale raccoglie testimo-

nianze culturali di considerevole interesse. È ben distin-guibile ancora oggi il graticolato romano nei Comuni centrali della provincia (Santa Maria di Sala, Mirano, Pianiga, Dolo). Tale assetto caratterizza questi luoghi

7.1

Ca’ Corner Venezia

Page 90: rete ecologica provincia di Venezia

88

a partire dal I secolo avanti Cristo e fu motivato dalla necessità di suddividere in maniera ordinata i terreni per formarne delle centurie, superfici coltivabili qua-drate di circa 710 m di lato.

Passando al dominio veneziano, si riconosce come espressione architettonica più prestigiosa e diffusa nei territori della Serenissima la vasta presenza di ville ve-nete, oggi ammirabili in particolare lungo la Riviera del Brenta e il Terraglio. La comparsa nei territori della terraferma veneziana di queste edificazioni comincia attorno al XV secolo quando la Repubblica Veneta si espande nell’entroterra e i capitali cominciano ad ab-bandonare i ricchi traffici con i mercati d’Oriente per venire indirizzati in investimenti fondiari.

Le ville divengono espressione della capacità im-prenditoriale veneziana, che ha saputo trasformare i territori circostanti in terreni agricoli produttivi, mu-tando fortemente le caratteristiche del paesaggio circostante attraverso importanti ed estese opere di bonifica, rendendo così l’agricoltura un settore fonda-mentale per l’economia locale.

Oltre alle ville, sono espressione culturale di questo periodo le numerosissime case rurali, ma anche la fitta rete di chiese, oratori, capitelli a testimonianza della fede popolare.

Se per le ville venete si è riusciti a invertire il pro-cesso di degenerazione, nel caso delle edificazioni mi-litari la strada da compiere è ancora molta, malgrado

si registrino importanti sforzi e tentativi di sensibiliz-zazione. Il patrimonio culturale costituito dalle fortifi-cazioni militari prodotte dalla dominazione veneziana, ma anche da quella napoleonica, austriaca e dal Re-gno d’Italia, fino alla seconda guerra mondiale, seppur molto frequenti nell’area veneziana, riversa in stato di forte compromissione e abbandono.

Le fortificazioni erano costituite da forti antichi e di nuova costruzione, fortini, ottagoni, batterie d’ar-tiglieria, ridotti, casermaggi, depositi, polveriere, torri telemetriche, terrapieni. Tra i sistemi difensivi presenti si segnalano: il gigantesco complesso militare costitui-to dall’Arsenale; i presidi lagunari di Forte Sant’Andrea, Forte San Nicolò, Forte di Treporti, Forte San Felice, Lazzaretto Nuovo, la Torre Massimiliana, i Ridotti e Batteria Sant’Erasmo, Forte Ca’ Roman, Malamocco, San Pietro in Volta, Batteria Amalfi; i presidi di terra-ferma di Forte Marghera, Forte Manin, Forte Bazzera, Forte Carpenedo, Forte Tron, Forte Gazzera.

Oggi dunque persiste ancora una parte conside-revole del complesso sistema difensivo della città di Venezia, patrimonio che suscita grande interesse quale testimonianza di edilizia militare e di tecnica, nonché per la sua valenza architettonica, archeologica, ma an-che naturalistica, in quanto si tratta molto spesso di ambiti lasciati in stato di abbandono per moltissimi anni, in cui si assiste oggi a dei veri e propri processi spontanei di ricomposizione ambientale.

GraticolatoRomano

Forte TronMarghera

La diffusione delle ville raggiunge la massima densità e splendore nel corso del 1700, poi, in concomitanza con la caduta della Serenissima, il mondo agricolo vivrà uno dei suoi momenti più difficili. La decadenza delle ville raggiunse dimensioni drammatiche di abbandono che si protrassero fino al 1950, periodo in cui si manifestò un’inversione nella coscienza culturale, e si registrarono i primi tentativi di salvare questo patrimonio dall’incuria e dalla rovina.

Villa PisaniStra

LA STRUTTURA AMMINISTRATIVA E INSEDIATIVA DEL TERRITORIO

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capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

IL SISTEMA DELLE TUTELE La particolare ricchezza di elementi di interesse na-

turalistico, storico e ambientale in provincia di Venezia, ha portato nei decenni a una serie di stratificazioni dei vari regimi di tutela, dai più rigidamente vincolistici e settoriali, ai più recenti, che affiancano alla conserva-zione delle risorse una serie di iniziative orientate alla promozione di cultura e alla fruizione dei beni.

Le politiche di tutela presenti nel territorio provin-ciale sono molteplici e considerano principalmente: la tutela idrogeologica; la tutela delle acque; la tutela dei beni culturali e del paesaggio; la tutela delle risorse naturalistiche; la tutela dei biotopi.

LA TUTELA DEI BENI CULTURALIE DEL PAESAGGIOL’azione di tutela dei beni culturalmente rilevan-

ti è prodotta da un complesso quadro normativo. A maggio 2004 è entrato in vigore il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42 ”Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n.137”, sul versante regionale si è conclusa la verifica per l’applicabilità dello stesso decreto all’inter-no del corpo normativo regionale.

La Provincia di Venezia è pertanto fortemente inte-ressata dai cambiamenti prospettati dal riordino della normativa, in quanto il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di beni di rilevante interesse culturale.

Si possono infatti indicare i siti archeologici – ba-sti citare quelli di Altino, Concordia Sagittaria, Jesolo, Eraclea, i tracciati archeologici della via Annia, della via Claudia Augusta, dell’Agro Concordiese, la centuriazio-ne romana nei Comuni di Mirano, Dolo, Santa Maria di

7.2I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Sala, Pianiga, i centri storici di Venezia, Chioggia, Por-togruaro, Concordia Sagittaria, Mirano, Noale – e poi le innumerevoli ville, palazzi, parchi e giardini di cui è ricchissima ad esempio la Riviera del Brenta, e ancora gli edifici religiosi, le case coloniche, gli edifici militari, i manufatti di archeologia industriale, le opere idrau-liche e i percorsi storici quali il Terraglio, la Miranese e la Riviera del Brenta.

Sono da aggiun-gere inoltre i paesag-gi agrari di interesse storico e le numero-se aree di interesse paesistico ambienta-le, individuate anche nel Piano Territoriale Provinciale, tra cui spiccano la laguna di Venezia, la laguna di Caorle, valle Altanea, le foci del Tagliamento, del Piave, dell’Adige e le foci del Brenta.

A seguito delle nuove direttive va pertanto ricon-siderata l’attività pianificatoria esercitata dagli enti locali per l’esecuzione diretta delle politiche di tute-la. Tali politiche sono attualmente indicate dai Piani Regolatori, i quali sono redatti in ottemperanza alle direttive derivanti dagli strumenti di pianificazione so-vraordinata.

Museo e chiesadi Altino

Page 92: rete ecologica provincia di Venezia

90

LA TUTELA DELLE RISORSE NATURALISTICHE Tra i primi provvedimenti di interesse nazionale per

la tutela delle aree naturalistiche presenti in provin-cia di Venezia sono da ricordare l’individuazione della riserva naturale integrale del Bosco Nordio – che si estende tra gli abitati di Sant’Anna di Chioggia e Ca-vanella d’Adige in Comune di Chioggia – e della riser-va naturale di Valle Averto in Comune di Campagna Lupia.

A questi provve-dimenti ministeriali, è seguita l’individua-zione, prima da parte di decreti ministeriali precedenti la delega alle Regioni delle fun-zioni amministrative in materia di beni ambientali, poi all’in-terno del Piano Terri-

toriale Regionale, di una serie di siti da proteggere in conformità con la legge regionale 40 del 1984 e la legge 394 del 1991.

Questi siti sono stati quindi ricompresi all’interno delle politiche di tutela ambientale promosse dal Pia-no Territoriale Provinciale.

In particolare, in provincia di Venezia è stato isti-tuito il Parco naturale regionale del fiume Sile, di cui è vigente il piano ambientale, e risultano invece ancora da istituire due importanti parchi regionali: l’uno co-stituito dal sistema delle valli e della laguna di Caorle comprese tra le foci del fiume Livenza a Ovest e le foci del Tagliamento a Est, l’altro, formato dall’importan-

te complesso sistema di valli, barene, velme e canneti della laguna di Venezia.

Tra le aree di tutela paesaggistica di interesse re-gionale e di competenza provinciale si segnala invece la recente individuazione a parco, da parte della Pro-vincia di Venezia, dell’importante ambito compreso lungo i fiumi di risorgiva del Reghena, del Lemene e dei laghetti di Cinto, situato nei Comuni di Portogruaro e Cinto Caomaggiore.

Anche l’ambito relativo alle foci del Piave, in corri-spondenza della laguna del Mort in Comune di Eraclea, è individuata come area di tutela paesaggistica di in-teresse regionale e di competenza provinciale, ma in questo caso non è ancora stato predisposto il progetto finale per la sua trasformazione in parco.

Tra le aree di tutela paesaggistica di interesse re-gionale e di competenza degli Enti locali vi sono infine il Bosco di Lison in Comune di Portogruaro, la Lagu-na di Caorle, la Valle Altanea nei Comuni di Caorle ed Eraclea, le valli e la pineta di Bibione in Comune di San Michele al Tagliamento, la foce dell’Adige in Comune di Chioggia.

È cresciuto invece negli ultimi anni il numero di siti individuati come aree di interesse ambientale. Si è così assistito alla messa a punto di strumenti di tutela per consentire il ripristino ambientale di terreni degradati (ad esempio le ex cave di Noale, Spinea, Salzano, Gag-gio), oppure la destinazione di consistenti superfici ad aree verdi urbane (ad esempio il Parco di San Giuliano a Mestre), aumentando in questo modo il patrimonio naturalistico provinciale.

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Bosco Nordio

Page 93: rete ecologica provincia di Venezia

91

LA TUTELA DEI BIOTOPIEsiste anche un cospicuo numero di siti di partico-

lare interesse naturalistico, identificati come biotopi. Recentemente, in ottemperanza alla disposizioni

europee 79/409/CEE e 92/43/CEE, nonché al D.P.R. del 1997, n.357 – poi modificato – la Giunta regiona-le del Veneto ha approvato, con deliberazione n.448 e n.449 del 2003, il nuovo elenco e la perimetrazione dei siti in cui si trovano habitat di specie di rilevan-za comunitaria presenti nel Veneto, nonché la nuova individuazione e perimetrazione delle Zone di Prote-zione Speciale. A seguito di valutazione, la Commis-sione Europea formula l’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria che dovranno essere designati quali Zone Speciali di Conservazione.

Per la provincia di Venezia sono stati proposti come Siti di Importanza Comunitaria i biotopi litoranei del-la penisola del Cavallino e dei lidi di Venezia, le dune residue del Bacucco, la laguna del Mort e le pinete di Eraclea, la laguna medio inferiore e superiore di Ve-nezia, la laguna di Caorle e la foce del Tagliamento, gli ambiti fluviali del Reghena e del Lemene assieme alle cave di Cinto Caomaggiore, l’ansa del Sile a San Michele Vecchio, il Bosco di Carpenedo a Mestre, la pa-lude della Marice a Cavarzere.

Risultano nel contempo Siti di Interesse Comuni-tario e Zone a Protezione Speciale il Bosco di Lison in Comune di Portogruaro, il Bosco Zacchi in Comune di Pramaggiore, il Bosco Nordio in Comune di Chioggia, le ex cave di Salzano, Gaggio, Noale, Martellago. Sono infine censite come Zone a Protezione Speciale la la-guna superiore di Venezia, la laguna medio-inferiore di Venezia, Vallevecchia, Zumelle e le valli di Bibione, la

foce del Tagliamento. Per tutte queste zone saranno stabilite nuove misure di con-servazione, e, all’oc-correnza, appropria-ti piani di gestione specifici o integrati ad altri strumenti di pianificazione.

Oltre alle iden-tificazioni di biotopi rientranti nella complessa rete di Natura 2000, van-no ricordate le oasi faunistico-venatorie di protezione provinciale di cui alla legge 157/92, individuate su tut-to il territorio veneziano, specialmente in prossimità di aree umide.

Infine, esiste un numeroso gruppo di biotopi indivi-duati su scala locale e come tali tutelati dagli strumenti urbanistici comunali, basti pensare ai residui boschivi di Bandiziol e Prassaccon in Comune di San Stino di Livenza, alle ex cave di Portogruaro e Campolongo, alle oasi di Fossalta di Portogruaro e Portogruaro.

LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALEDI AREA VASTARecentemente è stata pubblicata la nuova legi-

slazione urbanistica regionale, che contiene le futu-re norme per il governo del territorio del Veneto (L.R. 11/2004).

L’impianto urbanistico prospettato muta radical-mente l’impostazione precedente e apre una nuova fase, a orientamento europeo, che prevede l’archivia-

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

Laguna del MortEraclea

Page 94: rete ecologica provincia di Venezia

92

zione della materia urbanistica tradizionalmente con-cepita, per introdurre ufficialmente un più articolato sistema di politiche per il governo del territorio.

Il testo regionale sostiene i principi di sussidiarietà, di adeguatezza, di efficienza dei nuovi strumenti urba-nistici e rivede l’impostazione rigidamente gerarchica della struttura dei vari piani, in quanto prevede, per alcuni ambiti, che il piano subordinato costituisca va-riante per quello sovraordinato.

Da notare inoltre come la pianificazione di area va-sta, così come quella locale, sono interessate dall’ap-plicazione della direttiva 42/2001/CEE, che concerne la valutazione degli effetti dei piani e dei programmi sull’ambiente. L’obiettivo di tale direttiva è di garan-tire un elevato livello di protezione ambientale, assi-curando che per i piani o i programmi sia effettuata un’attenta valutazione ambientale, preliminare alla loro adozione.

Tale adeguamento introduce un’importantissima innovazione in materia urbanistica, in quanto deve es-sere prevista una valutazione ricorrente dell’efficacia del piano, che comprenda una procedura di revisione dello strumento basato su meccanismi di monitorag-gio e controllo.

Questi meccanismi dovranno individuare tempe-stivamente gli effetti negativi imprevisti originati dalle scelte di piano e dovranno adottare le misure corret-tive ritenute opportune per raggiungere gli obbiettivi di sostenibilità.

Infine, il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale consentirà all’amministrazione provinciale di approvare i nuovi Piani di Assetto del Territorio Co-munale, acquisendo una competenza che con il vec-

chio ordinamento è di attinenza della Regione.Il tema delle competenze assegnate ai vari enti

preposti, e quindi il rispetto del principio di sussidia-rietà professato, sembra essere stato il nocciolo duro dell’intera riforma, che ha rallentato l’intero processo riformatore.

L’URBANISTICA LOCALE Nel panorama di trasformazione delineato, il rinno-

vamento completo degli strumenti urbanistici comu-nali rappresenta l’immediato risultato della revisione urbanistica in atto. Ai Comuni viene infatti riconosciu-ta la corresponsabilità – assieme con le competenze regionali e provinciali riunite nelle conferenze di piani-ficazione – nella definizione degli indirizzi in materia di salvaguardia, sviluppo e coordinamento territoriale re-lativi alle tematiche di interesse più generale (viabilità, ecc.), oltreché l’importante responsabilità diretta nelle procedure di approvazione degli strumenti di program-mazione locale contenuti nei piani di intervento.

La riforma individua dunque nel Piano Regolato-re Comunale uno strumento di maggiore competenza nel governo del territorio.

La nuova impostazione del Piano Regolatore obbli-ga tutti i soggetti coinvolti nel complesso sistema eco-nomico e sociale all’applicazione di nuove procedure.

Sono stati emanati infatti dalla Regione i regola-menti applicativi e gli atti di indirizzo che consenti-ranno agli Enti locali di riformare la strumentazione urbanistica, in materia di verifica di sostenibilità e di compatibilità ambientale degli strumenti urbanistici; di dimensionamento dei piani e degli standard per i

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Page 95: rete ecologica provincia di Venezia

93

servizi; dei criteri specifici per l’edificabilità nelle zone agricole; delle modalità di attuazione della perequazio-ne urbanistica, della compensazione, dei crediti edilizi; dei criteri per la suddivisione del territorio comunale in zone territoriali omogenee; dei prontuari del verde per opere di mitigazione, arredo e altre; della costru-zione e gestione del quadro conoscitivo, nuove grafie unificate, ecc.

Il ruolo più deciso riservato all’Amministrazione comunale si esprime in uno strumento composto da due livelli. Il Piano Regolatore Comunale infatti, che definirà le politiche di governo del territorio, sarà co-stituito dal Piano di Assetto del Territorio e dal Piano degli Interventi.

Il Piano di Assetto del Territorio definirà le scelte strategiche e strutturali dello sviluppo del territorio comunale e le politiche di tutela dell’integrità fisica e ambientale. Questo piano individuerà inoltre le speci-fiche vocazioni territoriali e definirà le potenzialità di natura paesistica, ambientale e storico-monumentale.

Il piano degli interventi, invece, di durata quin-quennale, dovrà coordinarsi con il bilancio pluriennale comunale e con il programma triennale delle opere pubbliche per individuare e disciplinare gli interventi di trasformazione del territorio, nonché quelli di tute-la e di valorizzazione, fissandone soprattutto i criteri operativi per la realizzazione.

IL GOVERNO DELLE INFRASTRUTTURENell’attuale situazione economica, interagiscono

pesantemente con la crescita urbana dinamiche di tra-

sformazione del territorio non governate dai classici strumenti urbanistici. Tra queste assumono evidenza, per la provincia di Venezia, quelle legate allo svilup-po dei vari tipi di infrastrutture: viarie e di logistica, per approvvigionamento idrico, per il governo delle acque, infrastrutture per le telecomunicazioni, per le reti energetiche, per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e dei reflui.

Le tematiche correlate alla produzione di inquina-mento sono tra le più diverse, in funzione della loro origine: dalle sorgenti inquinanti di tipo sonoro, elet-trico, elettromagnetico, radioattivo, alle fonti di con-taminazione di atmosfera, terreni e falde.

Assumono poi sempre maggiore rilevanza, proble-matiche quali i traffici e le movimentazioni generate, il crescente consumo di territorio, le scelte più opportune per le localizzazioni, i rischi connessi a eventuali incidenti rilevanti.

Lo sviluppo delle infrastrutture, sep-pure “governato” da appositi piani, viene sempre più spesso attuato da proto-colli d’intesa tra vari enti per la realizzazione di sin-goli progetti, che viene inoltre facilitata da procedure speciali, spesso più rapide in ragione della loro portata nazionale, regionale o provinciale.

Se consideriamo, ad esempio, il settore della mo-bilità e facciamo riferimento ai principali progetti in

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

Arteria stradale

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94

provincia di Venezia, quali il passante autostradale, la nuova Romea commerciale, il sistema metropolitano regionale, il raddoppio della linea ferroviaria, ci rendia-mo conto di come le tematiche legate all’infrastrut-turazione del territorio abbiano rilevanza di carattere nazionale, o regionale, e impegnino gli strumenti pre-posti al governo del territorio ad assumere tali svilup-pi come nuove variabili nel processo di pianificazione locale e di area vasta, e a ridefinire radicalmente le politiche del territorio.

La nuova sfida sarà dunque la ricerca di una sorta di “regola aurea” che consenta un maggiore controllo e coordinamento nello sviluppo delle infrastrutture in armonia con le scelte di pianificazione territoriale.

Il costante aumento di informazioni e variabili da valutare ha condotto, nei fatti, alla rinuncia a una pro-grammazione omnicomprensiva per il territorio, a fa-vore di una pluralità di strumenti specifici, dettagliati e settoriali.

Gli indirizzi di pianificazione infrastrutturale devo-no ora conseguire i medesimi obbiettivi, generalmente riassunti nel principio della precauzione, per assumere poi diverse sfaccettature, quali lo sviluppo sostenibi-le, la qualità dell’ambiente, la protezione della salute, l’utilizzo accorto e razionale delle risorse naturali, la partecipazione della cittadinanza, la cooperazione tra i diversi livelli istituzionali.

L’AGRICOLTURA Il territorio della provincia è costituito completa-

mente da territorio pianeggiante, i cui corsi d’acqua sfociano per la quasi totalità in laguna e nelle sue im-mediate vicinanze.

Un territorio cosiffatto dà luogo ad ambienti di particolare complessità e deve essere oggetto di par-ticolare attenzione e tutela, in quanto è elemento di elevata vulnerabilità e fragilità ambientale.

Nel tempo sono stati attivati strumenti normativi e programmatici specifici, come ad esempio il Piano Direttore, che oggi costituiscono un’integrazione im-portante alle normative di indirizzo, programmazione, tutela vigenti sul territorio regionale.

Nell’ambito del governo del settore agricolo e del sistema forestale, si individuano due filoni normativi ben definiti, l’uno volto a regolamentare la crescita economica e per questo definito “Normativa per lo sviluppo”, a cui fa capo la legislazione di finanziamen-to, l’altro volto alle azioni di gestione dell’ambiente

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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sia agricolo che forestale, denominato “Normativa per la gestione”, a cui fanno riferimento norme di tutela che influenzano le azioni locali sugli ecosistemi inte-ressati da una necessità di gestione antropica, derivan-te da finalità economiche e di riduzione dei rischi per la popolazione (rischio idraulico, erosivo, subsidenza, degenerativo e di degrado a seguito di fenomeni di contaminazione).

Il quadro di riferimento di tutto il sistema di inter-venti erogati dalla Regione Veneto a favore dell’agri-coltura è rappresentato attualmente dal Piano di Svi-luppo Rurale, che prevede a favore del sistema agro-ambientale sostanzialmente tre tipologie di sostegno: cofinanziamento di piani di aiuto destinati a stimolare gli investimenti produttivi e le condizioni di vita e la-voro; promozione di servizi di sviluppo integrati quale supporto alla crescita imprenditoriale e sociale degli addetti; ricerca di modi di finanziamento alternativi al credito bancario classico, con nuovi prodotti di inge-gneria finanziaria classica.

Il PSR 2000/2006 si articola in azioni che si classi-ficano in 22 misure, secondo quanto previsto dal rego-lamento UE n.1257/99 e costituisce l’elemento nor-mativo di indirizzo e di finanziamento del settore. In particolare appare ormai confermata una previsione di peggioramento della redditività delle colture, con un impatto economico considerevole concentrato nelle province di Venezia, Treviso, Verona e Vicenza, nelle quali la diminuizione di reddito sarebbe superiore al 20% (dati Regione Veneto). Tale situazione negativa si concentrerebbe soprattutto sui grandi produttori, i

quali necessariamente dovranno ricercare in altre col-ture le compensazioni in grado di garantire un reddito confrontabile con le altre categorie. Ciò si assocerà a un incremento delle opportunità che il settore riusci-rà ad avere nei comparti produttivi meno tradizionali, di nuova generazione e che si possono ricondurre alla qualità alimentare, ai servizi ambientali, alle colture alternative. In particolare la Rete Ecologica Provinciale si integrerà con le attività di forestazione e agroam-biente che prevedono interventi a favore dell’agricol-tura biologica, integrata, l’incentivazione delle colture energetiche, delle fasce tampone, il ripristino e la con-servazione di biotopi e zone umide, la messa a riposo pluriennale, interventi a favore della fauna selvatica, la conservazione di prati stabili, siepi, boschetti ed ele-menti del paesaggio rurale.

ALTRE NORMATIVEPER LO SVILUPPO AGRICOLORecentemente, la Regione Veneto ha promulgato

un provvedimento che costituisce il Testo Unico della normativa sull’agricoltura che disciplina gli interventi volti a promuovere gli investimenti delle imprese nel settore agricolo; favorire il ricambio generazionale del settore agricolo; sostenere i processi produttivi di tra-sformazione e commercializzazione delle produzioni agricole; promuovere la multifunzionalità e pluriattivi-tà dell’impresa agricola e lo sviluppo delle zone rurali, creando fonti di reddito e di occupazione complemen-tari per gli agricoltori e le loro famiglie; sostenere le produzioni di qualità e quelle ottenute con metodi ecocompatibili, anche mediante l’introduzione di si-stemi di gestione della qualità e la certificazione dei

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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Bande boscate:formazioni boschive a sviluppo lineare che possono svolgere fun-zioni varie tra le quali, ad esempio, barriera fonoassorbente, rifugio per la fauna selvatica, incremento della varia-bilità flogistica, valenza paesaggistica.

sistemi di produzione e di trasformazione; favorire lo sviluppo sostenibile mediante l’integrazione delle azio-ni dirette alla crescita delle imprese con le azioni volte alla tutela dell’ambiente; promuovere la formazione e l’aggiornamento professionale per l’introduzione di procedure per la sicurezza alimentare; promuovere la costituzione di adeguate unità produttive; promuove-re e sostenere l’associazionismo e la cooperazione.

Questa normativa costituisce un elemento di fon-damentale rilevanza, in quanto, oltre a coordinare tut-te le iniziative di sviluppo e incentivazione del settore, rappresenta un nuovo approccio al territorio e al modo di fare agricoltura, in quanto introduce elementi che incidono sull’utilizzo sostenibile delle risorse, sulla si-curezza alimentare e dei luoghi di lavoro, sul recupero del patrimonio storico architettonico, sulla multifun-zionalità della azienda agricola, sulle forme di valoriz-zazione e aggregazione dei produttori specializzati.

Il Titolo IX introduce il Piano di Settore Agricolo (PSAGR) che darà luogo a un programma di interventi per la conservazione della natura e lo sviluppo soste-nibile. In particolare, all’articolo 35, si indicano come soggette ad attività di incentivazione diverse azio-ni, tra cui la tutela del patrimonio naturale, la tutela della biodiversità degli ambienti rurali, l’impianto, il ripristino e la conservazione di siepi, bande bosca-te e boschetti, il miglioramento e la valorizzazione di elementi tipici del paesaggio. Il Titolo X introduce il concetto della multifunzionalità dell’azienda agrico-la, consentendo alla aziende agricole di assumere in appalto lavori relativi al miglioramento del territorio agroforestale della regione.

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Appare quindi evidente che le scelte normative e di indirizzo generale si integrano perfettamente con lo strumento operativo individuato dalla Provincia di Venezia, che agisce a un livello di coordinamento integrato e che assume un significato estremamente interessante dal punto di vista delle azioni di tutela del territorio.

Nel maggio del 2003 la Regione Veneto ha pro-mulgato due leggi volte a incrementare la realizza-zione di impianti arborei finalizzati sia alla produ-zione di biomassa per usi energetici, per fibra e per assortimenti da lavoro (legge regionale 2.05.2003 n.14 – “Interventi agroforestali per la produzione di biomassa”), sia per la realizzazione di boschi nella pia-nura veneta (legge regionale 2.05.2003 n.13 – “Norme per la realizzazione di boschi nella pianura veneta”).

Queste norme sono rivolte agli imprenditori agri-coli e agli Enti pubblici e di diritto pubblico (Consorzi di bonifica, Fondazioni, Associazioni riconosciute e non), che intendono eseguire interventi di forestazione.

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IL CODICE CIVILE E LE SUE IMPLICAZIONINELLA GESTIONE DEL TERRITORIOLa prima normativa nazionale che regolamenta la

gestione di alberature e di elementi del verde terri-toriale, compresi i sistemi idraulico-agrari privati, è il Codice Civile, che al Titolo II, Capo II, Sezione VI art. 891-899, introduce i criteri per la gestione e la realiz-zazione delle alberature e delle sistemazioni idraulico-agrarie sui confini privati.

Purtroppo queste norme, soprattutto nelle realtà fortemente frazionate, come quelle presenti nella zona metropolitana della provincia di Venezia, sono spesso prevaricate e costituiscono l’insorgere di frequenti contestazioni, anche in sede giudiziaria, in particola-re nel caso della costituzione, o del mantenimento, di fossati comuni o di consorzi volontari di gestione del corso d’acqua. L’inserimento di un interesse comune a tutti i proprietari, o al consorzio volontario tra i mede-simi, generato dalla realizzazione di sistemi idraulici e vegetazionali con finalità di ricostruzione di una Rete Ecologica, può costituire un’evidente chiave di svolta di una situazione che è stata, ed è tuttora, fonte di gravi contenziosi. La manutenzione programmata – e finanziata attraverso la costruzione della Rete Ecolo-gica – può infatti dare luogo a un circuito virtuoso, in cui l’obiettivo primario di costituire la Rete può essere perseguito, su questi tratti comuni, in contemporanei-tà con l’interesse comune di mantenere attiva la rete di scolo, che in questo modo ritorna ad avere quella funzione e quel ruolo che le avevano originata. Fossati con sistemi di rivestimento vegetativo o di consoli-damento spondale possono così garantire un duplice risultato di mantenimento del servizio idraulico e di

costituzione di una dorsale o di una rete secondaria dal punto di vista naturalistico.

Per quanto attiene l’attività di gestione e creazione di opere idrauliche di interesse pubblico, questi argo-menti sono specifici della attività dei Consorzi di Bo-nifica.

Il decreto legislativo n. 227 del 18/05/2001 – “Di-

sposizioni in materia di orientamento e modernizza-zione del settore forestale”, ha introdotto alcune defi-nizioni di bosco e arboricoltura da legno, e ha deman-dato all’attività normativa delle Regioni la definizione del bosco valida sul territorio di loro competenza, non-ché i valori minimi di larghezza, estensione e copertura necessari per far sì che un’area sia definita bosco, le dimensioni delle radure e dei vuoti che interrompono la continuità del bosco, le fattispecie che non sono da considerarsi bosco.

Riguardo alla definizione di arboricoltura da legno, si intende la coltivazione di alberi, in terreni non bo-scati, finalizzata esclusivamente alla produzione di le-gno e biomassa. In tal caso, la coltivazione è reversibile al termine del ciclo colturale.

La legge regionale 13/09/1978 n.52 – “Legge Fo-restale Regionale”, mira a promuovere la difesa idro-geologica del territorio, la conservazione del suolo e dell’ambiente naturale, la valorizzazione del patrimo-nio silvo-pastorale, la produzione legnosa, la tutela del paesaggio, il recupero alla fertilità dei suoli depaupe-rati e degradati, al fine di un armonico sviluppo socio-economico e delle condizioni di vita e sicurezza della collettività.

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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ALTRE NORMATIVE INTEGRATIVEAccanto alle norme sopra richiamate, esiste una

cospicua e interessante produzione di norme collega-te, che integrano lo scenario di riferimento.

Esiste una notevole produzione normativa di livello programmatico, che si può identificare sostanzialmen-te con alcuni documenti che indicano le linee per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento am-bientale, e che trova attuazione attraverso sistemi di orientamento produttivo e di incentivazione di gestio-ne delle tecniche agronomiche.

Alcune norme interessano in particolare il territorio e le sue tecniche di gestione, e tra queste va ricordato il Piano Direttore per la laguna di Venezia.

Il Piano fissa le linee operative finalizzate alla pre-venzione, riduzione, e aumento della capacità auto-depurativa degli apporti trofici scolanti nella Laguna di Venezia.

In particolare, per quanto attiene il territorio rurale, esiste una indicazione specifica relativa agli interventi sulla rete scolante principale e minore, che prevede la realizzazione di zone umide di fitodepurazione quale elemento ultimo del processo di riduzione del carico inquinante proveniente dai sottobacini fluviali di bo-nifica. Mutuando quanto riporta la normativa, questi interventi presentano una valenza ambientale che va al di là degli obiettivi primari, potendosi inserire in un quadro di riqualificazione ambientale più generale, che includa modifiche paesaggistiche sfruttabili anche in chiave ricreativa e che certamente costituiscono un’opportunità per la costituzione di ecosistemi filtro di grande interesse naturalistico.

In prossimità dello sbocco dei corsi idrici principali,

in aree prossime alla linea di costa e che in passato sono state caratterizzate da habitat di transizione tra l’ambiente marino e l’ambiente terrestre, assumono rilevanza e sono previsti dal Piano Direttore, gli inter-venti di fitodepurazione individuati prevalentemente nell’utilizzo dei sistemi a flusso superficiale, che per la loro caratteristica intrinseca di coesistenza di aree umide a specchi d’acqua con aree riparali e/o emerse, si coniugano perfettamente con interventi di valoriz-zazione ecosistemica e paesaggistica. A tale grande gruppo di opere si riferiscono diversi interventi, tra cui i più noti già realizzati o in fase di realizzazione, sono Ca’ di Mezzo, nel territorio del Consorzio di Bonifica Adige Bacchiglione, il progetto integrato Fusina, presso le casse di colmata della laguna Sud di Venezia, il siste-ma integrato dei sottobacini della laguna Nord (Dese, Zero, Vela, Silone)

A questa norma tecnica di incentivazione, si affian-cano altre opportunità di emanazione comunitaria, tra cui le più importanti testimonianze sono fornite dal Documento Unico di Programmazione (DOCUP) e dall’Iniziativa Comunitaria Leader.

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Fiume Dese

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IL GOVERNO DELLA FAUNA Gli articoli 19 e 20 del decreto legislativo n.267 del

18 agosto 2000 stabiliscono che è l’Amministrazione provinciale il soggetto pubblico responsabile in mate-ria di pianificazione e gestione della caccia e della pe-sca nelle acque interne. Lo strumento pianificatorio e attuativo per la regolamentazione di tali materie sono rispettivamente il Piano Pesca e il Piano faunistico-ve-natorio provinciale.

Quest’ultimo è applicato secondo quanto definito dalla normativa regionale di riferimento, in particolare la legge regionale n.50 del 9 dicembre 1993 – “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio” e che a sua volta fa riferimento alla legisla-zione nazionale (legge n.157/92).

Altre normative regionali volte a definire meglio gli indirizzi e la successiva attuazione dei piani faunistici provinciali sono la legge regionale n.17/96 e il docu-mento orientativo che la Regione Veneto ha trasmesso alle Province n.3502/11621 del 6/5/1993.

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

Il DOCUP costituisce uno strumento comunitario

di notevole importanza operante nelle aree classificate

obiettivo 2, che elabora strategie che rappresentano la

base delle indicazioni di agenda 2000. Per quanto attie-

ne l’applicazione nel Veneto l’asse di intervento più con-

geniale è il 4, ambiente e territorio, che ha come obiet-

tivo principale il miglioramento del territorio, mentre

come obiettivi secondari comprende il miglioramento

della gestione delle acque, la salvaguardia e la valoriz-

zazione delle aree costiere e lagunari, la creazione di

banche-dati ambientali. Nell’ambito di tale strumento

si possono quindi ritrovare diverse opportunità opera-

tive che ben si integrano con la costituzione di una rete

ecologica.

Il Leader Plus costituisce uno strumento di rilevante interesse per la salvaguardia del territorio agricolo, che interessa aree

anche interprovinciali, e che in Provincia di Venezia si sviluppa nell’ambito di sette Comuni, collocati sia nella parte meridionale

della Provincia (Cavarzere, Cona, Campagna Lupia), sia nella parte Nord-orientale (Caorle, Quarto d’Altino, San Michele al Ta-

gliamento, Torre di Mosto). Questi territori sono ricompresi in due gruppi di azione locale, il GAL terre basse già antico dogado,

che opera sulla parte meridionale del territorio e il GAL Venezia orientale, che opera sulla parte Nord orientale del territorio

provinciale. Entrambi i GAL hanno potuto agire, e hanno previsto, azioni relative alla “protezione, recupero e valorizzazione

delle risorse naturali, e dei paesaggi”, con apertura di bandi, avviati nel 2003, la cui finalità è quella di valorizzare il patrimonio

naturale e culturale. C’è quindi la possibilità di sfruttare a fini progettuali un’opportunità di valorizzazione del territorio agricolo

e dei centri rurali, in cui l’applicazione di tecniche di rinaturalizzazione di aree umide, di ambiti fluviali e di territori agricoli

circostanti può saldarsi con lo sviluppo economico e infrastrutturale.

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Di recente è stato approvato, con L.R. 1/2007, il Piano faunistico-venatorio della Provincia di Venezia per il periodo 2003-2008. Il Piano faunistico-venatorio definisce gli indirizzi programmatici, di pianificazione territoriale, di zonizzazione e di gestione faunistica del territorio provinciale, con particolare attenzione agli aspetti venatori e alle attività che possono svolgere i 6.167 cacciatori residenti sul territorio.

Tuttavia lo stesso documento individua anche im-portanti linee guida per la gestione della fauna sel-vatica non cacciabile, che attualmente costituisce la maggior parte delle specie presenti. In tal senso, per esempio, il Piano individua 57 siti di rilevante valo-re ambientale e faunistico. Inoltre definisce i piani di controllo per 4 specie di uccelli e 4 di mammiferi rite-nute particolarmente problematiche. Pertanto il Piano faunistico-venatorio costituisce tuttora il principale ri-ferimento formale per la gestione della fauna selvatica a livello provinciale.

Infine un interessante interfaccia con alcuni dei contenuti previsti dalle Reti Ecologiche sono poi le in-dicazioni e gli incentivi per interventi di miglioramen-to ambientale a fini faunistici e venatori, riprendendo quanto indicato dall’articolo 9 della legge regionale n. 50/1993.

Tali interventi interessano aree con ecosistemi na-turali spontanei ma anche zone agricole, purché situa-te all’interno di aree di protezione, interdette all’atti-vità venatoria.

LEGGE SULLA PESCA La legge regionale 28 aprile 1998, n.19 – “Nor-

me per la Tutela delle Risorse Idrobiologiche e della fauna Ittica e per l’Esercizio della Pesca nelle Acque Interne e Marittime Interne della Regione Veneto”, al-l’articolo 4 indica come la coltivazione delle acque per la protezione del patrimonio ittico deve basarsi sull’in-cremento della produttività naturale degli ecosistemi acquatici, sul riequilibrio biologico e sul mantenimen-to delle linee genetiche originarie delle specie ittiche uniformandosi alle indicazioni contenute nelle Carte ittiche provinciali e ai regolamenti provinciali. Lo stru-mento di pianificazione e programmazione del settore è la Carta ittica (articolo 5) provinciale.

La Carta ittica esprime le valutazioni di carattere qualitativo e la classificazione delle acque suddividen-dole nelle zone salmonicola (zona A), ciprinicola (zona B), salmastra (zona C), così come previsto dal decreto legislativo 25 gennaio 1992 n.130. La Carta ittica con-tiene le indicazioni sulla scelta e sui quantitativi delle specie ittiche da immettere nelle acque, sulle zone di riposo biologico con divieto di pesca, sui campi di gara

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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per lo svolgimento delle manifestazioni agonistiche, sulla delimitazione di zone o tratti di corsi d’acqua da riservare eventualmente a tipi particolari di pesca, sul-la stesura dei piani di miglioramento.

Al fine della salvaguardia e dell’incremento del patrimonio acquatico, le Province possono istituire zone di divieto di pesca. Tali zone sono individuate secondo i criteri stabiliti dalla Carta ittica provinciale.Allo scopo di pervenire alla formazione della Carta it-tica, le Province devono effettuare il censimento delle acque (articolo 6) mediante apposite rilevazioni da ag-giornarsi, di norma, ogni cinque anni.

La Provincia (articolo 8), sulla base delle indicazio-ni della Carta ittica, approva piani di miglioramento della pesca provvedendo a vietare temporaneamen-te, ove necessario, la pesca di una o più specie itti-che, e comunque ad adottare tutti i mezzi idonei alla tutela e all’arricchimento della fauna ittica. I piani di miglioramento possono prevedere l’autorizzazione al-l’immissione, da effettuarsi esclusivamente in forma sperimentale e controllata in acque appositamente delimitate, di specie ittiche estranee alla fauna ittica autoctona, individuate dalla giunta regionale con pro-prio provvedimento.

LA DIFESA DEL SUOLOE LA TUTELA IDROGEOLOGICANella provincia di Venezia il sistema idrografico si

presenta particolarmente articolato e complesso e i principali problemi di natura idrogeologica sono legati al regime delle acque fluviali, sia per quanto riguarda la gestione dei territori posti sotto il livello del medio

mare, sia per i pericoli derivanti dal rischio di possi-bili esondazioni in zone urbanizzate. Le più ricorrenti condizioni critiche sono dovute principalmente a in-sufficienza o vetustà degli impianti idraulici (idrovore, pompe, sifoni, chiaviche, ecc.), della rete di scolo, delle sezioni dei canali e delle quote sommitali delle argi-nature; si riscontra inoltre la presenza di canali e fiumi arginati, le cui acque sono per lunghi tratti pensili ri-spetto ai territori attraversati. Alle competenze in ma-teria di prevenzione del rischio idraulico esercitate dal-la Regione Veneto si intrecciano quelle delle Autorità di Bacino, della Pro-vincia stessa e dei Consorzi di Bonifica: Basso Piave, Destra Piave, Dese-Sile, Adige-Bacchiglione, Bacchiglione-Brenta, Pedemontano-Sini-stra Piave, Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento, Sinistra Medio Brenta. Questi, con i loro Piani Generali di Bo-nifica e di Tutela del Territorio Rurale, recepiscono le direttive degli strumenti sovraordinati e salvaguarda-no il patrimonio di opere pubbliche di bonifica e di irrigazione, nonché di altre opere necessarie per rego-lare il deflusso delle acque, consentendo la tutela e la valorizzazione del territorio rurale.

La pianificazione, la programmazione e le attività degli interventi di difesa del suolo perseguono i se-guenti obiettivi primari: salvaguardare, conservare e razionalizzare la fruizione del territorio; ridurre il ri-

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

Idrovora

in località Brian

Eraclea

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schio idraulico; ridurre il rischio idrogeologico; difen-dere il delicato equilibrio costiero; disciplinare l’atti-vità estrattiva; tutelare sia in termini quantitativi che qualitativi la risorsa idrica; tutelare la risorsa suolo.

Le Amministrazioni nazionali e regionali deputa-te al governo del settore hanno suddiviso le proprie competenze e attività in due specifici campi, il suolo e l’acqua. L’acqua, a sua volta, è suddivisa nei due filoni normativi derivanti dalla legge Galli (36/94), che rego-lamenta l’utilizzo della risorsa e opera prevalentemen-te nell’ambito della gestione ottimale dei servizi idri-ci, e dalla legge fondamentale per la difesa del suolo (183/89), che regolamenta la difesa idrogeologica del territorio, normative che costituiscono un importan-te riferimento nel quadro nazionale e che, con la loro

promulgazione, hanno generato un nuovo quadro di riferimento amministrativo, la cui articolazione è an-cora oggi in fase di evoluzione. Recentemente, il qua-dro comunitario si è arricchito della direttiva 2000/60, sulla regolazione della quantità e della qualità delle acque.

Nell’ambito delle competenze volte al consegui-mento degli obiettivi sopra enunciati, l’organizzazione amministrativa istituzionale è stata demandata alle Autorità di Bacino, che, per il territorio della Provincia di Venezia, sono individuate in:

• Autorità di Bacino di rilievo interregionale: Auto-rità del Fiume Lemene; Autorità del Fiume Fissero Tar-taro Canalbianco.

• Autorità di Bacino di rilievo regionale: Autorità del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e Livenza; Autorità della Laguna di Venezia.

I Piani per l’Assetto Idrogeologico (PAI) costitui-scono lo strumento più idoneo per il superamento dei problemi idrogeologici e costituiscono un punto di riferimento per l’elaborazione della pianificazione di competenza degli Enti locali. L’integrazione tra l’attivi-tà dell’Autorità di Bacino e della Provincia è quindi uno degli elementi cardine del sistema di programmazio-ne, in quanto la conoscenza delle realtà locali appare come premessa fondamentale per la corretta azione di gestione, nonché per una precisa politica di pianifica-zione e programmazione degli interventi.

Nel 1999, a tale riguardo, tra Ministero dell’Am-biente e Province, in sede di conferenza Stato-Regioni

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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Le Autorità di Bacino hanno funzioni di indirizzo,

programmazione generale, pianificazione operativa,

esecuzione e realizzazione, controllo e monitoraggio

degli interventi. La vulnerabilità del territorio è ormai

a livelli estremamente critici, con periodici e gravi fe-

nomeni di dissesto idrogeologico e ambientale, che ge-

nerano crescente insicurezza delle popolazioni residenti

e aumento degli interventi di emergenza, a scapito di

azioni sistematiche, coinvolgenti per lo più la sfera della

prevenzione e della manutenzione ordinaria.

Oggi il ruolo delle autorità si gioca sulla capacità di

realizzare una gestione del territorio in grado di garan-

tire la riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico,

la riqualificazione ambientale e un corretto uso plurimo

della risorsa.

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è stata attivata un’intesa operativa sul tema dell’as-setto del territorio, per realizzare un grande progetto di Sistema Informativo Territoriale nazionale, in cui i dati forniti da tutti gli enti locali è previsto vengano raccolti in un sistema cartografico di riferimento co-mune a tutto il territorio.

Con la legge 183/89 è stato sancito, per la prima volta nella legislazione nazionale il Bacino Idrografico come unità di gestione della pianificazione dell’uso del suolo e delle acque, istituendo il sistema delle Auto-rità di bacino di interesse nazionale, interregionale e regionale.

Gli ambiti entro i quali l’Autorità svolge le proprie attività di pianificazione, programmazione e attuazione sono: sistemazione, conservazione e recupero del suo-lo nei bacini idrografici; difesa, sistemazione e regola-zione dei corsi d’acqua; moderazione delle piene; disci-plina delle attività estrattive; difesa e consolidamento dei versanti e delle zone instabili; contenimento dei fenomeni di subsidenza dei suoli e di risalita delle ac-que marine lungo i fiumi; protezione delle coste; risa-namento delle acque superficiali e sotterranee; razio-nalizzazione degli usi delle risorse idriche superficiali e profonde; svolgimento funzionale dei servizi di polizia idraulica; manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere e degli impianti; regolamentazione dei territori per la salvaguardia e la conservazione delle aree dema-niali e la costituzione di parchi fluviali e aree protette; gestione integrata in ambiti ottimali dei servizi pubbli-ci di settore; riordino del vincolo idrogeologico.

Il principale strumento di pianificazione e program-

mazione dell’Autorità è costituito dal Piano di Baci-no Idrografico, che è un Piano territoriale di settore e strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale vengono programmate le attività e le norme d’uso. Le disposizioni del Piano hanno carat-tere immediatamente vincolante per le amministra-zioni, gli enti pubblici, i soggetti privati.

In attesa dell’approvazione del Piano di Bacino, l’Autorità opera avvalendosi di altri strumenti quali gli Schemi previsionali e programmatici, i Piani stralcio e le Misure di salvaguardia.

Lo Schema previsionale e programmatico costitui-sce lo strumento per l’individuazione, il coordinamen-to e la programmazione delle attività nel settore del-l’assetto del territorio con riferimento alla difesa del suolo in attesa dell’adozione del Piano di Bacino (ar-ticolo 31 legge 183/89). Definisce le linee strategiche generali del Piano e specifica le attività necessarie alla sua redazione. Individua le principali criticità, le linee d’intervento e delinea una prima stima del fabbisogno finanziario. Programma gli interventi più urgenti per la salvaguardia del suolo, del territorio e degli abitanti e per la razionale utilizzazione delle acque.

I Piani stralcio sono strumenti di pianificazione set-toriale acquisiti in attesa dell’approvazione dei Piani di Bacino, introdotti dal comma 6-ter dell’articolo 17 della legge 183/89. I Piani stralcio sono atti settoriali, o riferiti a parti dell’intero bacino, che consentono un intervento più efficace e tempestivo in relazione alle maggiori criticità e urgenze.

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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Le Misure di salvaguardia, introdotte dall’articolo 17 comma 6-bis della legge 183/89, sono adottate dal Comitato Istituzionale, in attesa dell’approvazione del Piano di Bacino, con particolare riferimento ai bacini montani, ai torrenti di alta valle e ai corsi d’acqua di fondovalle e ai contenuti di cui alle lettere b), c), f), l) e m) del comma 3 dell’articolo 17. Tali misure sono immediatamente vincolanti e restano in vigore sino all’approvazione del Piano di Bacino e comunque per un periodo non superiore a tre anni.

Con l’approvazione del decreto legislativo 152/99 è stato demandato alle Regioni il compito di elaborare e adottare i Piani di Tutela delle Acque che costituiscono Piani stralcio di settore dei Piani di Bacino.

Alle Autorità di Bacino viene mantenuto il compito di emanare Obiettivi di bacino e priorità di intervento ai quali i Piani di Tutela delle acque devono attenersi e di esprimere un parere vincolante sui Piani di Tutela delle Acque adottati dalle Regioni.

LE PRINCIPALI LEGGI DI RIFERIMENTOPER LA DIFESA DEL SUOLOVengono di seguito elencate le principali leggi di

riferimento in materia di difesa del suolo:

Legge regionale 9 gennaio 1975 n.1 Interventi regionali di prevenzione e di soccorso per calamità naturali (B.U.R. 2/1975)

Legge Regionale 8 maggio 1980 n.52 Interventi per la manutenzione e la sistemazione dei corsi d’ acqua di competenza regionale (B.U.R. 31/1980)

Legge Regionale 28 gennaio 1982 n.8 Interventi regionali per il potenziamento delle infrastrutture e delle attrezzature nel settore dei trasporti (B.U.R. 4/1982)

Legge regionale 16 agosto 1984 n.42 Norme in materia di opere pubbliche di interesse regionale e per le costruzioni in zone classificate sismiche (B.U.R. 38/1984)

Legge Regionale 27 novembre 1984 n.58 Disciplina degli interventi regionali in materia di protezione civile

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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Legge Regionale 1 agosto 1986 n. 34 Provvedimento generale di rifinanziamento e di modifica di leggi regionali in corrispondenza dell’assestamento del bilancio di previsione per l’anno finanziario 1986 (B.U.R. 38/1986)

Legge Regionale 9 agosto 1988 n.41 Modifica alla legge regionale 27 aprile 1979 n.32 concernente: Norme per la pulizia idraulica e per l’estrazione di materiali litoidi negli alvei e nelle zone golenali dei corsi d’acqua e nelle spiagge e fondali lacuali di competenza regionale (B.U.R. n.47/1988)

Legge regionale 12 aprile 1999 n.17Nuove disposizioni in materia di interventi

per il trasferimento e il consolidamento degli abitati (B.U.R. n.33/1999)

Legge 18 maggio 1989 n.183Norme per il riassetto organizzativo

e funzionale della difesa del suolo(S.O. n.38 alla G.U. - s.g. - n.120 del 25 maggio 1989)

Legge 4 agosto 1989 n.283Conversione in legge, con modificazioni,

del decreto-legge 13 giugno 1989 n.227 (G.U. - s.g. - n.138 del 15 giugno 1989), recante provvedimenti urgenti per la lotta all’eutrofizzazione delle acque costiere del Mare Adriatico e per l’eliminazione degli effetti

(G.U. - s.g. - n.185 del 9 agosto 1989) cfr. art. 2bis - Testo del decreto-legge coordinato con la legge di conversione (G.U. - s.g. - n.219 del 19 settembre 1989)

D.P.C.M. 23 marzo 1990Atto di indirizzo e coordinamento ai fini

della elaborazione e della adozione degli schemi previsionali e programmatici di cui all’art.31 della legge 18 maggio 1989 n.183, recante norme per il rassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo (G.U. - s.g. - n.79 del 4 aprile 1990)

Legge 7 agosto 1990 n.253Disposizioni integrative alla legge 18 maggio 1989n.183, recante norme per il riassetto organizzativoe funzionale della difesa del suolo(G.U. - s.g. - n.205 del 3 settembre 1990)

Legge 29 novembre 1990 n.380Interventi per la realizzazionedel sistema idroviario Padano/Veneto

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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106

D.P.C.M. 1 marzo 1991Ripartizione tra i bacini di rilievo nazionale,

interregionale e regionale dei fondi disponibili nel periodo 1989-1993 da destinare all’attuazione degli Schemi previsionali e programmatici per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo (G.U. - s.g. - n.96 del 24 aprile 1991)

D.P.R. 7 gennaio 1992Atto di indirizzo e coordinamento per determinare

i criteri di integrazione e di coordinamento tra le attività conoscitive dello Stato, delle Autorità di bacino e delle Regioni per la redazione dei piani di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989 n.183, recante norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo (G.U. - s.g. - n.8 dell’11 gennaio 1992)

D.P.R. 14 aprile 1993Atto di indirizzo e coordinamento

alle regioni recante criteri e modalitàper la redazione dei programmi

di manutenzione idraulica (G.U. - s.g. - n.91 del 20 aprile 1993)

D. Lgs. 12 luglio 1993 n.275Riordino in materia di concessione

di acque pubbliche (G.U. - s.g. - n.182 del 5 agosto 1993) cfr. artt. 2, 3,12

Legge 19 luglio 1993 n.236Conversione in legge, con modificazioni,

del decreto-legge 20 maggio 1993 n.148 (G.U. - s.g. - n.116 del 20 maggio 1993) recante interventi urgenti a sostegno dell’occupazione (G.U. - s.g. - n.167 del 19 luglio 1993) cfr. art. 3 Testo del decreto-legge coordinato con la legge di conversione (S.0. n.82 alla G.U. - s.g. - n.203 del 30 agosto 1993)

D.P.C.M. 29 novembre 1993Approvazione del piano di ripartizione

tra bacini idrografici delle somme da destinare all’attuazione dei programmi di manutenzione idraulica (G.U. - s.g. - n.289 del 10 dicembre 1993)

Legge 4 dicembre 1993 n.493 Testo del decreto-legge 5 ottobre 1993 n.398, coordinato con la legge di conversione 4 dicembre 1993 n.493, recante: Disposizioni per l’accelerazione degli investimenti e il sostegno dell’occupazione e per la semplificazione dei procedimenti in materia edilizia

Legge 5 gennaio 1994 n.36Disposizioni in materia di risorse idriche

(S.0. n.11 alla G.U. - s.g. - n.14 del 19 gennaio 1994)

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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107

Legge 5 gennaio 1994 n.37Norme per la tutela ambientale

delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche

(S.0. n.11 alla G.U. - s.g. - n.14 del 19 gennaio 1994)

Legge 31 gennaio 1994 n.97Nuove disposizioni per le zone montane(S.0. n.24 alla G.U. - s.g. - n.32 del 9 febbraio 1994)

D.P.R. 14 aprile 1994Atto di indirizzo e coordinamento in ordine

alle procedure ed ai criteri per la delimitazione dei bacini idrografici di rilievo nazionale e interregionale (G.U. - s.g. - n.152 del 1 luglio 1994)

D.P.C.M. 13 luglio 1994Ripartizione di fondi ai sensi dell’art.2-bis

della legge 4 agosto 1989, n.283, fra i bacini di rilievo nazionale dei fiumi che sfociano nel mare Adriatico (G.U. - s.g. - n.296 del 20 dicembre 1994)

Legge 25 luglio 1994 n.471Disposizioni urgenti a favore delle zone colpite

da fenomeni alluvionali nei mesi da settembre a dicembre 1993 (G.U. - s.g. - n.176 del 29 luglio 1994)

Legge 21 ottobre 1994 n.584Conversione in legge, con modificazioni

e integrazioni, del decreto-legge 8 agosto 1994 n.507, recante misure urgenti in materia di dighe (testi coordinati in G.U. - s.g. - n.247 del 21.10.1994)

D.P.R. 26 novembre 1994Ripartizione tra i bacini di rilievo nazionale,

interregionale e regionale della somma di lire 95 miliardi (G.U. - s.g. - n.304 del 30 dicembre 1994)

Circolare P.C.M. 13 dicembre 1995n.DSTN/2/22806

Disposizioni attuative e integrative in materia di dighe (G.U. - s.g. - n.56 del 7.3.1996)

D.P.C.M. 4 marzo 1996Disposizioni in materia di risorse idriche

(S.O. n. 47, G.U. - s.g. - n.62 del 14.3.1996)

Circolare P.C.M. 19 marzo 1996 n.DSTN/2/7019Disposizioni inerenti l’attivitàdi protezione civile nell’ambito dei bacini

in cui siano presenti dighe (G.U. - s.g. - n.101 del 2.5.1996)

D.M. Lavori pubblici 14 febbraio 1997Direttive tecniche per l’individuazione

e la perimetrazione da parte delle Regioni delle aree a rischio idrogeologico (G.U. - s.g. - n.54 del 6.3.1997)

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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108

D.L. 11 giugno 1998 n.180Misure urgenti per la prevenzione

del rischio idrogeologico e a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania

(G.U. 11 giugno 1998 n.134, e convertito in legge, con modificazioni, dall’art.1, L. 3 agosto 1998 n.267 G.U. 7 agosto 1998, n.183)

Legge 11 dicembre 2000 n.365Conversione in legge, con modificazioni,

del decreto-legge 12 ottobre 2000 n.279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché

a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre e ottobre 2000

IL GOVERNO DELLE RISORSE IDRICHEE LA TUTELA DELLE ACQUEAi problemi legati alla sicurezza idraulica del terri-

torio provinciale veneziano si uniscono poi le politiche per la tutela della qualità delle acque, per l’ottimiz-zazione dell’utilizzo delle risorse idriche e per la loro gestione.

I soggetti e gli strumenti di intervento sono anche in questo caso molteplici e si richiamano a quanto definito dalle leggi nazionali, in particolar modo alla normativa sui corpi idrici superficiali – la legge 152/99 – per articolarsi poi in tutta una serie di altri distinti strumenti normativi quali, ad esempio:

• il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, che emana le direttive per la tutela delle risorse idriche e le modalità per il loro utilizzo

• il Piano Regionale di Risanamento delle Acque, che rappresenta uno strumento di pianificazione re-gionale per gli interventi di tutela delle acque, di pre-venzione dei rischi da inquinamento, di individuazione delle strutture amministrative deputate alla gestione del disinquinamento

• il Piano Direttore 2000, recente strumento di pro-grammazione regionale per gli interventi di preven-zione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente scolante nella laguna di Venezia

• le direttive della Provincia di Venezia, che promuo-vono le politiche di tutela delle acque dall’inquina-mento, attuando politiche di prevenzione e controllo delle molteplici fonti di contaminazione delle acque

• le direttive contenute nel Modello strutturale degli acquedotti del Veneto, strumento del 2000, che indivi-duano gli schemi di massima delle principali strutture acquedottistiche necessarie per assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile e definiscono i fab-bisogni e le fonti da vincolare all’utilizzo idropotabile

• le competenze delle varie ATO (Autorità Territo-riale Ottimale) che, con i loro Piani d’Ambito, provve-dono all’ottimizzandone dell’utilizzo delle risorse idri-che e alla loro gestione, nonché alla tutela delle aree interessate dalla presenza nel sottosuolo di acque pre-giate destinate ad approvvigionamenti idrici – che per

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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109

la provincia di Venezia sono localizzate principalmente nei Comuni di Scorzè, Noale e alto Portogruarese – e alle acque termali, localizzate in prossimità del comu-ne di San Michele al Tagliamento.

LA LEGGE GALLI (36/94)E IL DECRETO LEGISLATIVO 152/99L’attività di pianificazione del razionale utilizzo del-

la risorsa idrica, nelle implicazioni che tale concetto ha sia con la realizzazione di investimenti, che con la gestione e manutenzione degli interventi realizzati, è stata definita dalla legge Galli, che ha introdotto un tassello mancante nel quadro di governo della risorsa idrica, in quanto ha esteso le competenze degli Enti gestori all’utilizzo plurimo della risorsa, ove per utilizzo si intende uno sfruttamento della risorsa che tenga su un piano di priorità la salvaguardia della medesima. Tale razionalizzazione dell’uso della risorsa ha quindi aperto a una serie di nuove operatività, con implica-zioni concettuali di grande rilevanza, in quanto l’Am-bito Territoriale Omogeneo (ATO), nella sua azione di pianificazione e programmazione, può contribuire non solo alla valorizzazione diretta della risorsa, ma anche alla tutela e al riutilizzo/disinquinamento delle acque, attraverso l’aumento della capacità autodepurativa dei corpi idrici recettori e interventi di fitodepurazione per permettere l’utilizzo delle acque reflue anche a fini irrigui.

Il decreto legislativo 152/99, che contiene le nuove disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento, preso atto del modificato quadro delle priorità socia-li e delle condizioni delle componenti ambientali che

caratterizzano il territorio, in recepimento anche di importanti direttive comunitarie (2000/60, 1991/676, 1991/271, 1980/778 e sua revisione 1998/83), a dif-ferenza della legislazione precedente (legge Merli), evi-denzia che per una efficace protezione della risorsa e per garantire un uso sostenibile della stessa, occorre fa-vorire i processi di autodepurazione della risorsa idrica, agendo anche sugli aspetti quantitativi (disponibilità e usi della stessa), non limitandosi alla sola disciplina degli scarichi e quindi degli interventi di depurazione.

La legge inoltre, chiarisce ancor meglio all’articolo 3, comma 6, il ruolo dei Consorzi di Bonifica e Irriga-zione in materia di tutela delle acque, anche al fine del loro utilizzo irriguo, della rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e della fitodepurazione.

Il Consorzio è visto non solo e non più, quindi, con un ruolo di esclusivo concessionario dello Stato nel-l’esecuzione delle opere di interesse pubblico, ma con-corre, anche attraverso appositi accordi di programma con le competenti autorità, alla realizzazione di azioni di salvaguardia ambientale e di risanamento delle ac-que.

Un maggior ruolo degli organi deputati alla gestio-ne e organizzazione della rete idraulica è inoltre sol-lecitato dal medesimo decreto legislativo, all’articolo 41, quando, in riferimento alla tutela delle aree di per-tinenza dei corpi idrici, si indica che le Regioni discipli-neranno gli interventi di trasformazione e gestione del suolo e del soprassuolo previsti nella fascia di almeno 10 metri dalla sponda dei fiumi, al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spon-tanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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110

di assetto del territorio, in attuazione della legislazione e dei programmi regionali con attinenza a: destina-zioni del territorio in funzione delle sue vocazioni; lo-calizzazione delle maggiori infrastrutture e delle linee di comunicazione principali; linee di intervento per la sistemazione idraulica, idrogeologica e idraulico-forestale e in genere per il consolidamento del suo-lo e la regimazione del-le acque; le aree a tutela ambientale e paesaggi-stica di maggior rilievo.

Il ruolo della pianifi-cazione provinciale potrebbe quindi essere strategico anche in virtù delle indicazioni del decreto legislativo 112/1998, che prevede nel Piano Territoriale di Coor-dinamento Provinciale uno strumento che assume va-lore ed effetto di piano di tutela nel settore ambien-tale, con particolare riferimento alla protezione della natura, tutela dell’ambiente, delle acque e della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali, pur inse-rito nel circuito virtuoso di integrazione e collegamen-to con le amministrazioni sovraordinate.

idrici, con funzioni di filtro per i solidi sospesi e di con-servazione della biodiversità da contemperarsi con le esigenze di funzionalità dell’alveo.

Tale concetto appare quindi fortemente mutuato da una logica di valorizzazione del territorio e della ri-sorsa in base alle funzioni che un suo elemento strut-turale – il corso d’acqua in questo caso – ha a seguito delle sue caratteristiche di risorsa ed ambiente da va-lorizzare.

In generale la tematica del riuso delle acque a fini plurimi è stata normata dal decreto legislativo 185/2003, che ha introdotto il regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione del decreto legislativo 152/99.

L’ARMONIZZAZIONE DELLA PIANIFICAZIONELe problematiche in gioco coinvolgono vari aspetti

all’interno dei quali le azioni di difesa del suolo viaggia-no di pari passo con la necessità di un approccio inte-grato alla pianificazione territoriale.

Appare evidente che l’esclusione delle aree più vul-nerabili dalla politica di espansione edilizia deve essere uno dei motivi ispiratori della politica urbanistica. La produzione legislativa ha introdotto strumenti quali i Piani di Bacino, i Piani dei parchi, e ha rivitalizzato i datati piani paesistici e i Piani Territoriali Provinciali. In questo modo è determinante l’armonizzazione tra PTCP ed altre pianificazioni specialistiche e di settore riferibili alla tutela del territorio, dell’ambiente, del paesaggio. PTP e PRG devono oggi essere adeguati per rispondere a Piani di bacino e Piani di Assetto Idrogeologico.

La Provincia, attraverso lo strumento del Piano Ter-ritoriale di Coordinamento, determina indirizzi generali

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

Regimazione delle acque:interventi per la raccolta e la gestione delle ac-que quali, ad esempio, la realizzazione di fossette o canalette laterali, di tombini e tubazioni di at-traversamento.

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111

IL PIANO REGIONALEDI RISANAMENTO DELLE ACQUELa legge regionale n.33/1985 in attuazione della

legge 319/1979 prevede, in materia di ambiente, che la Regione si doti di un Piano Regionale di Risanamen-to delle Acque (PRRA); questo Piano, approvato dalla Regione del Veneto nel 1989, costituisce a oggi il prin-cipale strumento di pianificazione degli interventi di tutela delle acque, di differenziazione e ottimizzazione dei gradi di protezione del territorio, di prevenzione dai rischi di inquinamento, di individuazione delle struttu-re tecnico-amministrative deputate alla gestione del disinquinamento.

Obiettivi del Piano sono il miglioramento della qualità delle acque interne e dell’Alto Adriatico e il raggiungimento del massimo grado di protezione delle risorse idriche, compatibili con lo stato di fatto infra-strutturale e con le previsioni di sviluppo.

Il Piano, per il raggiungimento degli obiettivi di ri-sanamento, ha individuato zone omogenee caratteriz-zate da diversi indici di protezione dall’inquinamento in funzione della vulnerabilità dei corpi idrici attraver-so l’intersezione delle aree tributarie principali e delle fasce omogenee.

Il Piano articola la depurazione in diversi livelli di trattamento, per classi di potenzialità degli impianti di depurazione e per zone territoriali omogenee, richie-dendo depurazioni maggiori per aree a vulnerabilità più elevata.

Il Piano inoltre individua e vincola gli schemi prin-cipali delle reti fognarie precisando il bacino servito, l’ubicazione degli impianti e il corpo ricettore.

La scelta di privilegiare gli impianti consortili è sta-ta dettata dalla maggiore affidabilità degli impianti di depurazione di media-grande dimensione che possono utilizzare tecnologie più affidabili rispetto a impianti di piccole dimensioni, sparsi nel territorio, a servizio dei singoli Comuni, che risultano essere oltre che scarsa-mente affidabili anche di difficile e onerosa gestione.

Il Piano prevede, pertanto, limiti di accettabilità per gli scarichi dei depuratori pubblici, differenziati per zona e per potenzialità, via via più severi con l’aumen-tare della vulnerabilità del territorio e della protezio-ne delle risorse idriche; sono riservati perciò limiti di accettabilità più restrittivi per scarichi ricadenti nella fascia della ricarica degli acquiferi, nel bacino scolante della laguna di Venezia e recapitanti nei corsi d’acqua destinati alla potabilizzazione (Po, Adige, Bacchiglione, Sile, Livenza).

IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATOIn attuazione della legge 36/94, la Regione ha ap-

provato la legge regionale 27 marzo 1998, n.5, relativa all’istituzione dei Servizi Idrici Integrati, individuando 8 Ambiti Territoriali Ottimali in considerazione delle realtà territoriali, idrografiche e politico-amministra-tive regionali nonché degli obiettivi di fondo proposti dalla stessa legge 36/1994 sostanzialmente riassu-mibili nel miglioramento, qualitativo e quantitativo, del servizio e nell’ottimizzazione dell’utilizzo e della gestione della risorsa. Gli ATO individuati sono: Alto Veneto; Veneto Orientale; Laguna di Venezia; Brenta; Bacchiglione; Veronese; Polesine; Valle del Chiampo.

La programmazione degli Ambiti Territoriali Otti-mali, nell’ambito delle specifiche competenze previste

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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112

dalla vigente normativa, si articola nei due seguenti strumenti: Piano d’Ambito, previsto dall’articolo 11, comma 3 della legge 36/1994, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalla Regione (D.D.G.R.V. n.1685 del 16.6.2000 e n. 61 del 19.01.2001) e il Piano stral-cio del Piano d’Ambito, previsto dall’articolo 141 com-ma 4 della legge 388/2000, che individua gli interventi urgenti da realizzare a breve in materia di fognatura e depurazione, in attesa della predisposizione del Piano d’Ambito.

DECRETO 185 12/6/03: NORME TECNICHEPER IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE Il regolamento stabilisce le norme tecniche per il

riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane e in-dustriali attraverso la regolamentazione delle destina-zioni d’uso e dei relativi requisiti di qualità, ai fini della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle acque superficiali e sotter-ranee, riducendo l’impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e favorendo il risparmio idrico mediante l’uti-lizzo multiplo delle acque reflue.

Le Regioni definiscono, in particolare, gli impianti di depurazione, la tipologia delle reti di distribuzione da impiegare per il riutilizzo e le infrastrutture di con-nessione con le reti di distribuzione. Identificano, per ciascun impianto di depurazione, il soggetto titolare, la portata attuale e a regime dello scarico e le caratteri-stiche dello scarico.

Qualora non venga effettuato il riutilizzo dell’inte-ra portata trattata, l’impianto di recupero delle acque reflue deve prevedere uno scarico alternativo delle ac-que reflue trattate

L’Impianto di Recupero (IR) deve essere compo-sto da sistema di trattamento depurativo, incluse le eventuali strutture di equalizzazione e stoccaggio del-le acque reflue recuperate presenti all’interno dell’im-pianto, eventuale scarico alternativo delle acque reflue trattate.

Il decreto sembra avere un discreto interesse anche ai fini della Rete Ecologica in quanto può consentire di utilizzare le tecniche naturali di depurazione delle acque.

I SETTORI DI GOVERNO RILEVANTI PER LA RETE ECOLOGICA

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113

CONCLUSIONIIn realtà anche altri settori del governo del territo-

rio e dell’ambiente possono essere direttamente inte-ressati ai temi della Rete Ecologica.

Ad esempio, programmi turistici rivolti all’entroter-ra veneziano potrebbero ritrovare nella Rete Ecologica Provinciale un importante fattore di qualità aggiuntiva da indicare nella propria offerta.

Anche il settore dello smaltimento dei rifiuti e del governo dei siti contaminati potrebbe trovare occasio-ni di contatto con alcuni aspetti della Rete Ecologica Provinciale, ad esempio per quanto riguarda criteri lo-calizzativi e modalità di recupero delle aree interessate dagli interventi.

Più in generale il progetto di Rete Ecologica si pro-pone come strumento interpretativo-valutativo del sistema ambientale, capace di indicare sensibilità e opportunità a ogni categoria di interventi attraverso il complesso degli strumenti di valutazione ambientale e di certificazione della qualità utilizzati nel governo del territorio e dell’ambiente.

Infine, la Rete Ecologica diventa occasione privile-giata per l’individuazione di temi per i programmi di azione che si inquadrano nelle iniziative di promozione di forme di sviluppo sostenibile, come le Agende 21 locali.

capitolo 7 - I RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E URBANISTICI

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GLOSSARIO

Prati a Torre di Mosto

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116

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117GLOSSARIO

Agenda 21È il principale documento di natura programmatica

e operativa sottoscritto alla Conferenza delle Nazio-ni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, e sintetizza le azioni specifiche e le strategie che i 179 paesi firmatari si impegnano ad attuare per il conseguimento degli obiettivi di svi-luppo sostenibile. Il documento si articola in 4 sezioni (Dimensione sociale ed economica; Conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo; Rafforzamento del ruolo dei soggetti sociali; Strumenti di attivazione) e 40 capitoli tendenti a tradurre in pratica il principio dell’integrazione ambiente e sviluppo o dello sviluppo sostenibile, identificando le basi d’azione, gli obiettivi da perseguire, le attività da realizzare e gli strumenti di attuazione. Agenda 21 locale è invece un processo strategico per incoraggiare e controllare lo sviluppo sostenibile a livello locale. Fa parte delle strategie pre-viste da Agenda 21 e ha lo scopo di definire gli obietti-vi di sviluppo duraturo delle comunità locali attraverso la partecipazione e la cooperazione dei diversi soggetti istituzionali, sociali, economici e culturali di un deter-minato territorio.

pag.31, pag.83

Ambiti tamponeAree caratterizzate dalla presenza di vegetazione

arborea in connessione idraulica con i corsi d’acqua a margine degli appezzamenti coltivati che riducono il carico di inquinanti che giunge ai corpi idrici.

Oltre al ruolo disinquinante gli ambiti tampone svolgono funzione di consolidamento delle sponde, produzione di legna da ardere o da opera, produzione

di nettare per le api, possibilità di favorire lo sviluppo della selvaggina a fini venatori, creazione di habitat per insetti e per la fauna selvatica, azione frangivento, abbellimento del paesaggio, possibilità di effettuare osservazioni naturalistiche.

pag.62

Bande boscateFormazioni boschive a sviluppo lineare che pos-

sono svolgere funzioni varie tra le quali, ad esempio, barriera fonoassorbente, rifugio per la fauna selvatica, incremento della variabilità flogistica, valenza paesag-gistica.

pag.96

BiodiversitàLa biodiversità indica una misura della varietà di

specie animali e vegetali che popolano il Pianeta.

pag.10, pag.19, pag.20, pag.21, pag.29, pag.35, pag.42,

pag.53, pag.54, pag.64, pag.66, pag.72, pag.73, pag.74, pag.75,

pag.81, pag.83, pag.96, pag.110

BiomassaTutta la materia organica sia di natura vegetale che

animale presente in un ecosistema. È un indice della capacità produttiva di un particolare ambiente biolo-gico.

pag.12, pag.31, pag.32, pag.96, pag.97

Page 120: rete ecologica provincia di Venezia

118

Bosco igrofiloBosco formato da essenze tipiche di ambienti umi-

di come, ad esempio, Pioppo bianco, Salice bianco, Ontano nero.

pag.22

Bosco planizialeFormazione boschiva, tipica degli ambienti di pia-

nura, in cui predominano la Farnia (Quercus robur) e il Carpino bianco (Carpinus betulus).

pag.22

Bosco termofiloBosco che cresce spontaneamente in condizioni

climatiche con temperature medie elevate.

pag.22

Cicli biogeochimiciProcessi di circolazione degli elementi che si svol-

gono nell’ecosfera sostenuti da un flusso regolare di energia solare e realizzati in gran parte dagli organismi viventi che si organizzano in catene alimentari.

pag.12, pag.13

Comunità psammofileCostituite da specie amanti dei terreni sabbiosi che

caratterizzano gli arenili dei litorali.

pag.28

Direttrici di permeabilità ecologicaAmbiti territoriali, naturali o antropici, atti a essere

attraversati e colonizzati da specie animali e vegetali.

pag.72

EutrofizzazioneEccessivo accrescimento di piante acquatiche, per

effetto della presenza nell’ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto o fosforo provenienti da fonti naturali o antropiche (come i fertilizzanti, alcuni tipi di detersivo, gli scarichi civili o industriali). La sedimentazione sul fondo e la decomposizione della massa vegetale esuberante, in-nescano una serie di effetti negativi quali la scompar-sa dell’ossigeno disciolto nelle acque e la conseguente morte di organismi.

pag.13, pag.105

Fitodepurazioneprocesso naturale di depurazione delle acque reflue

che utilizza le piante come filtri biologici in grado di ridurre le sostanze inquinanti in esse presenti.

pag.31, pag.74, pag.98, pag.109

Regimazione delle acqueInterventi per la raccolta e la gestione delle acque

quali, ad esempio, la realizzazione di fossette o cana-lette laterali, di tombini e tubazioni di attraversamen-to.

pag.110

GLOSSARIO

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119

TeriofaunaSpecie animali appartenenti alla categoria dei

Mammiferi.

pag.29

Tracciati interpoderaliPercorsi battuti, pedonali o carrabili, all’interno di

fondi agricoli.

pag.35, pag.36

Unità relitteAmbienti che non hanno subito trasformazioni an-

tropiche di rilievo.

pag.11, pag.64

Vegetazione sinantropicaIl complesso di quelle piante spontanee o natura-

lizzate che si sono associate più o meno strettamente all’uomo, seguendone gli spostamenti e i cambiamenti nelle attività o nelle abitudini e insediandosi nei luoghi dove vive e lavora.

pag.27

GLOSSARIO

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120

finito di stampare nel mese di Maggio 2007

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