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Estratto da: STORIA DELLA CHIESA DI NREA DALLE ORIGINI AL XV SECOLO a cure di GIORGIO CRACCO c4 colleboeu o d, ANDREA PIAZZA VIELLA 1gg8 Simona Gavinelli Alle origini della Biblioteca capitolare

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Estratto da:

STORIA DELLA

CHIESA DI NREA DALLE ORIGINI AL XV SECOLO

a cure di GIORGIO CRACCO

c4 colleboeu o d, ANDREA PIAZZA

VIELLA 1gg8

Simona Gavinelli

Alle origini della Biblioteca capitolare

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Alle origin della Biblioteca capitolare

La produzione Gbraria locale da Prannondo a Ogerio

Dopo il ricco incremento della fase carolingia il capitolo procedeva nel- 1'aggiornamento librario della Biblioteca, pur con ritmo non sempre co- stante. Compatto e omogeneo e il blocco dei codici dell'epoca del vesco- vo Warmondo, cui concorre una equipe di copisti di elevata educazione grafica, bilanciati nella confezione di codici agili e funzionali per la scuola e gli studi, o nell'incomparabile corpus liturgico miniato di committenza vescovile. l Per 1'ineguagliabile monumentalitä campeggia su tutti lo splendido codice Lxxxvi (31), un Sacramenlario gregoriano che sconfina nella funzione pontificale evidente neue Benediclio regis e Benedictio epi- scopiiniziali, riflesso di una mentalitä impostata su una stretta connessio- ne tra potere politico e religioso. 2 Seguono quindi il Salterio Lxxxv (3o) e il Lezionario (Evangelislario) xxvi (12), quest'ultimo forse identificabile con uno dei due tertusper antonomasia, cioe il Vangelo, che il piü antico inventario della cattedrale di Ivrea, della seconda meta del secolo xii, in- dicava custodito con la sua preziosa legatura nello scrigno dei paramen- ti. 3 La coerenza grafica e testuale dei codici warmondiani e ribadita dalla correlazione tematica tra le pericopi del Lezionario xxvi (12) e le benedi- zioni dopo la Pentecoste, regolate sulle letture liturgiche, rilevabili nelle sezioni specifiche del lussuoso Benedizionale xviii (8) e della sua copia piü dimessa e usuale xx (10)

.4

I. Sull'interpretazione programmatica del corpus: C. BERTELLt, Alinialttra e piltura da! monaoo a! professionisia, in Dall'eremo at cenoblo. La civiltä monastica in Italia dalle origin! all ctä di Dante, Milano 1987,582-583; PERONI, Il ruolo, 243-274; SEGRE MONTEL, I1 roma- nicq 292-298.

2. C. VOGEL, Precisation sur la date ei l'ordonnance primitive du Pontifical Romano -ger- manique, ((Ephemerides liturgicae», 74 (1960), 156; MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 97, u8, I05-109,126.

3. MAZZOLI CASAGRANDE, I todic4 99-105,115, ICJ-118,136; SEGRE MONTEL, 11 romani- ccs 302-303,392.

4. DELL'ORo, Le Benedictiones, 152,155-156,182-184, in cui si fa notare I'assenza in en- trambi i benedizionali dei santi locali Savino, Dalmazzo, Tegolo c Besso; MAZZOLI CASA- GRANDE, I codlc4 94-101,117-119,134; BAROFFIO, Le fomi, 37. Per la fortuna di tale Benedi-

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PARTE SECONDA " ALLA SCUOLA DI DIO

In particolare nel xx (io), accanto al corpo centrale delle Benedictiones

episcopales, una mano coeva ha trascritto il discorso sinodale con cui il

vescovo Warmondo attaccö pubblicamente il re Arduino e il fratello Amedeo, usurpatori dei beni della Chiesa eporediese, in un assunto di ri- sonanza storica locale complementare all'Lxxxvti (54), dove sono giu- stapposte altre brevi sezioni inerenti la complessa vicenda che portö alla scomunica di Arduino e alla sua successiva riconciliazione papale. 5

Vivide tracce della riforma liturgica ottoniana, sfociata nella redazione del pontificale romano-germanico avvenuta nel 961 presso S. Albano di Magonza, si colgono dunque nell'aggiunta di un Ordo confrrmationis, ap- punto di tradizione liturgica romano-germanica, che un'unica mano ri- porta nel Benedizionale xx (io) e in calce al Sacramentario Lxxxvi (31). 6 I legami con le terre imperiali si riscontrano anche nella medesima deriva-

zione germanica dell'Ordo missae adottato da Warmondo nel ricercato codice di formato manualistico iv (9), testualmente affine all'Ordo missae anteposto al Berlin, Staatsbibl., Hamilton 574 un altro Benedizionale, sempre proveniente dal medesimo scriptorium, ma di tono minore. Come

aveva giä notato il Dell'Oro, mentre i Benedizionali non contemplano i

santi locali, alcuni di essi si affacciano nel minuscolo Oratiatariiun di de-

vozione personale 111 (7), con preghiere salmiche e penitenziali. 7 Nella lunga serie di litanie, che nell'aggregazione agiologica riassumono i lega-

mi con le ascendenze monastiche sangallesi nella memoria dei santi Gal- lo e Colombano, e con la tradizione padana dei santi Siro e Ennodio di Pavia, Ambrogio, Simpliciano, Nazario e Celso di Milano, Zeno di Vero-

na, Gaudenzio di Novara, Faustino e Giovita di Brescia, si impongono

anche i santi eporediesi Savino e Tegolo. Sembra pertanto di poter ascri-

zionale, attestato, senza esserne copia diretta, anche nel Novara, Bibl. Cap., LXXXVIII (4),

scritto da un unico copista locale nel secolo xi-xtr. F. DELL'ORO, Il Benedizionale di Nora-

ra (Novara, Bibl. Capit. S. 1llaria, Cod. Lxxavtil, Colontbo 4), «Novarien », 6 (1974), 53-138. 5. Rispettivamentc ai if. 4v-5r e io8v-114v. La peculiarity dei testi ne garanti la precoce

edizione ottocentesca di L. G. PROVANA, Studi critic! sovra la storia d'Italia ai tentpi del re Ardoino, Torino 1844,340-341; 334-339; 341-345; MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 126, n. 76.

6. Rispettivamentc ai if. 96v-98r c 220r-V. h'IAZZOLi CASAGRANDE, I cadicl, 97, n. 14, 1o6; F. DELL'ORo, L'« Ordo confinnationis» Romano-Franco-Gennanico. Un contributo alto storia del rito da! secolo ix al secolo xttt, «Recherches sur l'ancienne liturgic d'Aoste », 4 (1972-1973), 41-43.

7. DELL'ORo, Lc Bencdicfiones, 155-156; BAROFFIO, DELL'ORO, LirOrdo lllissac», 795- 823.

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vere ai meriti di N7Varmondo anche la riforma eucologica e 1'avvio del pro- gressivo radicamento del culto agiografico locale.

In effetti, benche la relativa frequenza con cui i libri liturgici venivano rinnovati possa avere annullato eventuali vestigia precedenti, le prime menzioni risiedono tuttavia nei manoscritti warmondiani. La conferma proviene indirettamente dal codice Lviii (39), del secolo Ix2, che forse fu il martirologio ufficiale della cattedrale. 8 Qui una mano del tardo secolo xi, tra le brevi e asistematiche note di revisione, ha aggiunto anche s. Te- golo accanto alla sezione su s. Crispino del 25 ottobre. I santi eporediesi trovano pure spazio sulle bande purpuree del Salterio Lxxxv (3o), all'in- terno della elencazione litanica, e nel canone della messa del Sacramenta-

rio Lxml1 (31), dove troneggia anche il nome di Warmondo in maiuscola mista dorata. 9 Sembra dunque che il presule, oltre che perno propulsore di cultura, sia stato a sua volta interprete creativo di una poesia di desti- nazione pubblica, per lo piü in raffinati esametri leonini, fruibile net su- perbo corpus liturgicö nella serie di distici dedicatori, spesso in oro e su fasce purpuree; nel Sacramentario Lxxxvi (31)1'alta espressivitä iconogra- fica si fonde infine con il ricercato gusto poetico dei versi, trasposti armo- niosamente in maiuscola mista a inchiostri colorati delle fasce orizzontali delle cornici che riquadrano le miniature, mentre quelle verticali accol- gono sintetiche didascalie della scena. 10 Per un particolare virtuosismo si

S. Per it martirologio: GREGOIRE, Repenorium, 543; qui FERRARI. 9. La fase di assestamcnto agiologico pare comunque evidenziata, oltre clie dall'ordine

diverso del Afemento, con Tegolo, Dalmazzo, Savino, Besso rispetto at Libera nos con Dal- mazzo, Tegolo, Savino, Besso, nclle litaniae tenlac del sabato santo, in cui compaiono solo Tegolo, Besso e Savino preceduti dalle prime Ire lettere dell'alfabeto greco maiuscolo, mentre it formulario proprio delta messa riguarda unicamente s. Dalmazzo. L'individua- zione del Santorale indigeno e di elementi estcrni che sanciscano la dipendenza da modelli conservati in loco, costituisce del resto valido supporto per determinare 1'origine dei ma- noscritti, come per it La: ionario (Erange/istario) LXI (40), prodotto squisitamente locale in minuscola liturgics di modulo ampio degli inizi del secolo xii, completato in seguito nei secoli xIl-xtll c xlv-xv, in cui il miniatore delta prima parte, a due secoli di distanza, si ispi- ra alla iconografia del Sacramcntario di Warmondo, soprattutto nclla copia perfetla del martirio di s. Giovanni (f. 15v) ripreso dall't. x7avt (31), f. 22r: SEGRE MONTEL, 11 rotttanico, 300-301; BAROFFIO, Lc fotzti, 37.

to. Tra le reitcrate autoproclamazioni a vale nclla chiusa del Sacramentario LxxXVI (31), f. 221r si legge: «Warmundum vatem supero rex enge nutu ! Mundi formator Warmun- dum protege vatem ». Vale la pena ricordarc che anchc it vescovo Gotofrcdo di Milano (974-979) si definisce «vatcs Ambrosio net distico dedicatorio inciso sulla fascia superio- re di una situla in avorio cescltato: E. BESTA, Dalla fine dell4tttitä carolingia al/a conquista di

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segnalano i 14 versi delta sequenza delta Croce e quelli che accompagna- no i simboli dei quattro evangelisti e degli apostoli, in quanto costruiti se- condo il sofisticato sistema degli esametri «incatenati », - cioe con lettere agli incroci delle cornici in capitale cava, comuni alle scritte che proven- gono da piü direzioni, - suggerito dalla lezione tardo antica dei carmina figurata di Optaziano Porfirio proposti dal LXX (24), if. 77v-85r, senza escludere it possibile ricorso at De laudibus sanctae Cnicis di Rabano Mauro del codice Torino, Bibl. Naz. Univ., K. II. 20, individuabile proba- bilmente negli inventari del 1427 n. 6o e 1439 n. 64.11 Un programma poetico che potrebbe inglobare pure il testo delta monumentale lapide marmorea, ora murata nell'ambulacro posteriore delta cattedrale, quasi in tensione emulativa dell'attivitä edilizia milanese del sapiente costrutto- re s. Ambrogio, forse allusivamente richiamato nell'eco dell'esametro di dedica: «Condidit hoc / Domino prae/sul Warmun/dus ab imo ». 1z

L'intensa attivitä dello scriptorium warmondiano sottintende comun- que anche il riflesso di una personalitä poliedrica in grado di coagulare fermenti culturali non comuni con una sollecitudine negli studi che afflo- ra dalla selezione degli autori e negli assemblaggi testuali. Net quadro delta scuola capitolare si configura in effetti un personaggio di grande le- vatura che si impone sul restante manipolo di copisti coevi agendo ad esempio nella diffusissima enciclopedia medievale delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia LIII (37), non solo per trascrivere e postillare il testo base, ma anche per completarlo con interessanti inserti, in prevalenza poetici. 13

Ottone I, in Storia di Milano, it, Milano 1954,481-482. Per questi versi, talora simili e ripor- tati nci codici xx (io), ff. 5v-6r, 8r; xxvi (12), f. Iv; LXXXv (30), f. 24v; LXXXVI (31), if. Iiv-73r, e per il sacramentario: C. GAZZERA, Delle iscrizioni cristiane mniche del Piemonte, «Mem. della R. Accademia delle Sc. di Torino)), s. 21, it (1851), 204-206; Dt}MMLER, Anuebn, 84- 87; MAGNANI, Le miniature, 124-142; MGH, Poetae Latini Medii Aei, y V/2, hrsg. v. K. STRECRER, (1939), 458-462; MAZZOLI CASAGRANDE, I codici; 125-126.

Ii. Cfr. i ff: 58r, 221r-222v: MAGNANI, Le miniature, 134; MGH, Poetae Latini Medii Aet. i, V/2,459,46i; MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 125; SEGRE MONTEL, Il rainanico, 294-295. Sul Torino, Bibl. Naz. Univ., K. 11.20, copiato forse a Fulda alla meta del secolo ix: qui MONTI.

12. MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 127. Incisa in solenne capitale quadrata da un Ia- picida csperto, presenta linee di impaginazione per l'allineamento omogeneo dci carat- tcri che evidenziano la tecnica evoluta di una bottega avvezza a una produzionc pill va- sta: G. RoMANO, I cantieri della sadtura, in Piemonte romanicQ 150, con riproduzione a p. 148.

13. Oltre agli Epigranuni di Marziale in coda al volume (lib. xiii, i-tio e tituli 11 i-118), po-

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I medesimi scribi sono attivi nel xxxvII (19), un manuale miscellaneo per le arti del quadrivio corredato da estratti di omelie, che attualmente e

preceduto da un raro esemplare di ruota mobile del secolo ix ideata per il

computo della Pasqua e delle feste liturgiche ad essa connesse. 14 Anche in questo codice si incontra dunque materiale eterogeneo, spesso nello stesso stile delle aggiunte del i. iii (37), come il Qualiter ludus est alearunt inventus, succinto excursus seguito da un breve glossario di parole greche traslitterate, indicazioni di computo, prescrizioni per la redazione delle Epistolae jonnatae oi Septem infra con la rubrica De septem ntaioribus mi- raculis mundi (f. iov). 15 Un curioso ibrido e rappresentato dai cosiddetti T'ersucs Scotonun, soluzioni versificate di indovinelli matematici carolingi abbastanza diffusi nell'impiego scolastico (f. 9v), in cui il rifacimento di

ne qua e lä i Versus de sex diebus (f. 19r), i 39 Versus de scadzis (f. 22v), i Versus Sybillae de

areniu Domini, i Versus norem musarmm (f. 69v), i Versus de asino (f. I14rb), i Versus cuius- dam sapientis(f. 114va), i l'ersus de quinque davibus (f. 131rb), cfr. qui MONTI. Oppure brevi passaggi, come Qualiter ludus trodzorum inrentum es! (f. 22r), cfr. SCHALLER, KÖNSGEN, Lzitia, n. 1255L I versi del f. 19r si ritrovano in un altro esemplare italiano del secolo xi delle Etym., Berlin, Staatsbibl., Hamilton 689, L gr: H. BOESE, Die lateinischen Handschr f en der Sammlung Hamilton zu Berlin, Wiesbaden 1966,333- Sconfinando poi nell'ambito crono- grafico, pone at f 149rab uno stralcio del Detemporum rationedi Beda (BEDAE Opera, CC SL, 123 B, 463-464), opera da cui a tratta una sezione del xxxvii (i9), cfr. BEDAE Opera, CC SL, 123 B, 535-544-

14- Per it x>mvii (i9): GREGoIRE, Repertorium, 539. Prima degli uttimi restauri la ruota mobile astronomica era probabilmente sistemata all'inizio del xxxil (3), con Beda, De tetn- porum ratione. BISCHOFF, Paleografza, 37. Dalla descrizione ottocentesca del Bethmann in

effetti emergerebbe the it LIII (37) e it xxxvit (19) fossero un unico codice; it contenuto di

quest'ultimo segue la descrizione delle Et)-nn. del LIII (37) dove, senza far cenno ally ruota mobile (L Ir) e at calendario del secolo ix (ff. 2r-7v), si da rilievo all'avvertimento del copi- sta «Isti duo quaterniones non pertinent dc presenti libro ethimologiarum, quern b. Isido-

rus composuit, sed ex quibusdam libris velaciter (sic) lapsi habentur» (f. 8r): BETIIMANN, Reis4 618-620. Inoltre ancora net secolo xix it Bollati net suo catalogo inedito registrava la

mancanza del codice xCVIII con le Decretali di Bonifacio VIII commentate da Giovanni D'Andrea (che fosse egli stesso ottenne per vie vagamente ambigue), a del Cx (113), una copia di Decretali (lib. I-v) con glossa scritta nell'Italia del nord net secolo xiv, mentre, for-

se per colmare ]a lacuna causata dall'assenza dell'attuale xxxvtt/bis (114), una collezione canonica Dacheriana del tardo secolo ix, gli ultimi due fascicoli dell'Isidoro di Siviglia LIII (37) furono smembrati at fine di ottenere un nuovo manoscritto; esso tuttavia andb `smar-

rito' quasi subito a it suo posto, con segnatura )=vii, fu occupato dalla collezione Dadze-

riana recuperata dai canonici net 1903: G. BoRCHCZto, Inventarii a notizie delta Biblioteca Capitolare d7nrea net secoloxV, in Miscellanea F. Ehrle, v, Citth del Vaticano 1924 (Studi e testi, 41), 425 nota i; PROFESSiONE, lnrentaria 14-15,85.

15. Per i Scptcm miraattribuiti alto Pseudo-Beda in PL, 9o, 961-962: H. OMONT, Les sepi mere eilles du monde au moyen ä9e, «Bibl. dc I'Ec. des Chartes », 43 (1882), 47-50.

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una delle soluzioni in 21 esametri leonini, «Disce fuisse duces », potrebbe essere una redazione locale. 16

In tale clima Warmondo sembra aderire perfettamente alla renovatio iulperii ottoniana allineandosi agli intenti politici e culturali del contem- poraneo Leone di Vercelli con cui condivise I'accreditata vena poetica e 1'impegno per il rinnovamento liturgico, che quest'ultimo aveva perfezio- nato sulla scorta dei contatti con i vescovi tedeschi dell'entouragedi Enri- co II, tra cui Enrico di Würzburg (995-1018) e Bernward di Hildesheim. 17 L'eco della statura di Leone e di Warmondo traspare in Benzo d'Alba, in- fiammato presule antipapale e imprevedibile versificatore, che nel suo prosimetrum Ad Heinrictun IV imperatorem, con toni da laudator temporis acti e fra dotti riferimenti classici e biblici, indirizza un efficace affresco dell'episcopato piemontese di epoca ottoniana ad un anonimo vescovo di Ivrea che, per cronologia, e forse larvatamente per affinitä elettiva, po- trebbe essere assimilato a Ogerio (1074-1094), cancelliere di Enrico IV, celebrato per l'acuta intelligenza e la notevole abilitä oratoria. 18 Emulo dunque della magnifcata aetas aureawarmondiana, Ogerio avrebbe por-

16. SCHALLER-KÖNSGEN, Initia, nn. 1701,513,6865; MGII, Poetae Latini tlledüAei'l, IV, 1121, in cui si cita come testimone unico dei versi leonini il xi. xVit (19); SCIIALLER, KÖN- SGEN, Inltia, n. 3738.

17. Di Leone di Vercelli sono risaputi anche gli interessi bibliofili espressi in munifici doni librari all'imperatore: F. MürHERICtt, TlteLibrarpofOtlo III, in The role ofthe book in medieral cnllure, ed. P. GANZ, Turnhout 1986 (Bibliologia, 4), 17; M. FERRARI, /ila/7oSCritli e tesli fra Lombardia e Germania nel secolo x, «Mittellateinisches Jahrbuch)), 24-25 (19891 1990), 110,112-113; M. A. CASAGRANDE IYIAZZOLI, Per un indagine sui manoscritti de! la Bi- blioteca Capitolare di Vercelli, in L'Unirersitä di Vercelli nel Medioevo. Atti del secondo Con- gresso Storico Vercellese (23-25 ottobre 1992), Vercelli 1994,303-304; S. CASrxONOVO, Manoscritti rontanici nella Bib! ioteca Capitolare di Vercelli, in Piemonte ratnanicq 316-317; H. HOFFMANN, Bamberger Handsdirifien des to. und des tr. Jaltrbunderts, Hannover 1995 (MGH, Schriften, 39), 19-2o; G. FERRARIS, Le d» ese «stazionali» delle rogazioni minori a Vercelli ddl secoloX alsecolo XIV, a cura di G. TIBALDESCIII, Vercelli 1995,67,111-I12 (n. 18), 227-230 (note 353,359-361).

18. BENZO VON ALBA, Sieben Bittier an Kaiser Heinrich II; hrsg. u. übersetzt v. H. SEYFFERr, MGH, Scriptores renn Gennanicanun in ustau strolanun separatim editi, 65, Hannover 1996,378-389. L'« Ingenii venam, rivtim sermonis» di Ogerio sono nell'AllefCa- tio inter Urbanum et Clememem, ed. E. SACKUR, MGH, Libelli de lite imperatonmt ct pontlfi- cxun, ii, Hannoverae 1897,171, V. 52, Cft: MAZZOL/ CASAGRANDE, I codici, 137. Pare invecc irreperibile il suo supposto poema sul martirio della Legione Tebea, di cui avrebbero fatto parte i patroni di Ivrea, che il Gazzera indicava in un codice dell'abbazia benedettina di Ta- loire in Savoia, poi disperso durante la Rivoluzione francese: GAZZERA, De/le iscrizioni, 202; Düi. ltaLER, A»selm, 91, n. 2.

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tato al culmine lo sviluppo intellettuale del capitolo, poi gradualmente orientato a un lento ripiegamento in se stesso. Si avverte infatti un forte livellamento scrittorio, che se da una parte ostacola ]a netta distinzione delle mani locali presenti nei codici per brevi aggiunte, rimane indice di una notevole stilizzazione sintomaticamente impostata sul canone di ((Silvester archimandrita», un personaggio sfumato, ma di indubbio ri- lievo, di cui due brevi del capitolo del 1092 e del 1093 esibiscono eleganti sottoscrizioni di andamento librario. 19

La sua indubbia autorevolezza all'interno del capitolo gli consenti di essere incluso tra le note obituarie aggiuntive nel calendario del Messale xrx (56), f. rr, accanto a quella del suo vescovo in onore del quale assunse ]a denominazione di Missale Ogerii, un codice venuto da fuori, ma con iniziali alla greca tipicamente italiane e una scrittura liturgica squadrata della seconda meta circa del secolo xi, di influsso transalpino, che con- sentirebbe una localizzazione in area lombardo-veneta. 20 I moduli minuti della caplatio benevolentiae trascritta da un «Hyporiensis ecclesie archi- mandrita» per un anonimo vescovo nel LXXVI (43), f. Ir, manifestano una affinita grafica ancora piü marcata che induce a identificare in Sylvester ]'estensore della missiva con cui forse accompagnava il dono del mano- scritto stesso, una interessante Epositio super Matthaeum anonima, ma attribuita a Remigio d'Auxerre, redatta probabilmente in Italia settentrio- nale non molto tempo prima che agli inizi del secolo x un copista del luo- go ]a fissasse nel codice eporediese 21 Un tratteggio simile alla dedica del

19. Le subscritiones originali sono conservate in Ivrea, Archivio Diocesano, LIV - 40 - IM 0931222 e LxY - 24 - IM 0941218, per la cui corretta datazione qui A. LucloNl; cfr. an- che MAZZOLI CASAGRANDE, I cvdici, 137-138. L'originale qualifica grecizzante di archiman- drita, altcrnata a quella di ardlipresbiter, per analogia poteva forse derivare dall'espressio-

ne in chiusura dei Versus de quinque dacibusdell'Isidoro di Siviglia LIII (37), f. 131rb: «tu ar- chi sacerdos»: SMALLER, KöNSGEN, Initia, n. 13621.

20. Sintetiche note obituarie locali, anche di mani posteriori lino al secolo xtl med., si scgnalano ncl calcndario (ff. Ir-6v) c accanto at Alentcnto del canone delta messa (f. 8v),

con nomi di personaggi, tra cui Ogerio, richiamati nelle messe di commemorazionc: BOR- GIIEZIO, Iltecrologl, 5-6; GREGOIRE, Repcrtoriultt, 545; SEGRE MONTEL, 11 romaltico, 300.

21. GREGOIRE, Repcrtorium, 543-544- Sulla circolazione del testo del commentario, identificabile giä nell'inventario del 1427, n. 65 e 1439, n. 69, attraverso il solo incipit «Anr monendi sumus »: R. GREGOIRE, Nouveau tcmoin du commentaire dc Remi dAtLverre stir S. Alatthict4 «Revue des Etudes Augustiniennes », i6 (1970), 148-158, c Repertoritult, 548- 556; P. W. TAx, Rentigiur ojAttxerre's Psalm Commentary and the Matthew Commentary at- tributed to Nint. Questions ojAuthcnticig; in t ccnh 423; C. JEUDY, RcmigüAtuissiodorensis

opera (Claris), in L'cco/G 468; M. FERRARI, Alanatcritti ntedioerali e umanistici della biblio-

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Lxxvl (43), f. Ir ritorna in alcune inserzioni locali poste negli spazi vuoti del fondamentale Decretum di Burcardo di Worms xciv (50), un precoce testimone della diü'usione dell'opera nella regione padana scritto presu- mibilmente a Ivrea da piti mani dell'ultimo quarto del secolo xi con un testo analogo all'Ambr. E 144 sup., coevo e di origine milanese. 22 Una di-

versa grafia contemporanea, piü sottile e avvezza alle grafie musicali, ha fissato una serie di acclamazioni litaniche pontificali, di forte effetto litur- gico, rivolte all'autoritä imperiale di Enrico IV e della consorte, all'anti- papa Clemente III e allo stesso vescovo Ogerio. 23 La drammatizzazone corale, articolata come una regia nelle prescrizioni per il chorus ei canto- res, a mio avviso e accostabile al tropo pasquale del Kyrie «Qui propheti- ce prompsisti» aggiunto nella silloge di eta warmondiana improntata su s. Agostino xvi (65), f. 134v, dove si distinguono le parti spettanti at clerus, ai cantores e quelle attribuite alla comunitä (omnes). 24

Si e in presenza di un centro culturale vivace, dove persisteva una scuola attiva frequentata da personaggi avvezzi a compulsare i libri fino ad apporvi eleganti probationespennae per omaggiare i maestri; cosi infat- ti indicano le due postille marginali della raccolta patristica carolingia xxi (68) riferite da un copista della fine del secolo xi a «magister Landeri- cus », la stessa mano che, in modulo minuto, si sottoscrive «Vuido» nel Salterio warmondiano Lxxxv (30), f. 22r dando credito all'ipotesi dell'i- dentitä del personaggio con 1'autore dei i5o distici leonini, noti anche co- me versus eporedienses, copiati in un analogo stile grafico ai if. 21v-23r, con le correzioni e le incertezze di una esercitazione scolastica in cui l'au-

teca, in Libri antidzi c cudtura. La biblioteca del seminario vescovile di Crema, Atti del Conve- gno (19 ottobre 1996), Crema 1997,35-

22. Si tratta dei ff. 49v, I0Iv, 102r, 132V, 158r: MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 137-138. Per il codice: H. MORDEK, Handschriftenforschungen in Italien. i. Zur Überliefenmg des Dekrets BiscliofBurdlards von lVonns; « Quellen und Forschungen aus italienischen Archi- ven und Bibliotheken », 51 (1971), 638-639, ehe ne indica un possibile apografo posteriore nel codice Prato, Bibl. Ronc., Q- viii. 4, scritto a Pistoia net secolo xii in.; G. FRANSEN, Les collections canoniques, Turnhout 1973 (Typologie des sources du moyen äge occidental, 10), 52; A. Ar1BROSIONI, Il piü anlico e%nco di dzierici delta diocesi ambrosiana ed altre ag- giunte a! Decretunt di Burcardo in wt codice delta Biblioteca Ambrosiana (E 144 sup. ). Una vo- ce delta polemica antipatarinica? «Aevum », 50 (1976), 274-275,287; SCORE MONTEL, Il ro- manico, Soo; MGH, Ordines de celebrando concilio, cd. SCHNEIDER, 233.

23. II testo del f. 185r e riportato in: GAZZERA, Delle iscriziorti, 201-202; Dt7MMLER, An- selm, 89-90.

24. BAROFFIO, Le fonts 41.

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tore, in un compiaciuto sfoggio di reminiscenze classiche e mitologiche, mescolate a richiami biblici, denota peraltro buona padronanza metrica e un apprezzabile impegno retorico 25

Ma il Salterio di Warmondo sembra segnalarsi anche come fondamen- tale ricettacolo per la prima codificazione musicale dell'innodia locale a notazione adiastematica, ancorabile quindi su base paleografica all'ulti- mo quarto del secolo xi, con la trascrizione di inni per i santi Simone e Giuda, Tegolo con «Sanctus Tegulus nos tegat», s. Patrizio (f 17r), e altri, fra cui quelli dedicati alla Legione Tebea (ff. 252r-257v) eas. Kylian e Brendano (f. 21r), quest'ultimo notevole per la perizia musicale del suo estensore che peraltro, come e stato rilevato, denota ancora sensibilitä agli influssi agiografici transalpini e ibernici 26 Uno stesso copista dell'e- poca del vescovo Ogerio completa il Salterio Lxx}cv (3o), f. 253r con 1'ora- zione «Pater noster adoretur» a coppie di linee rosse e nere dove i neumi sembrano posteriori; riproduce ]a medesima preghiera in inchiostro ros- so all'inizio del xv1(65), f. 2r-v, mentre al f. 134V colloca il Kyrie tropato del quale si 'e giä evidenziata 1'originale articolazione. 27 Nel famoso Gra- duale-tropario Lx (91) si ripropone nei primi fogli con la genealogia di Ge- sÜ (LCIII 21), l'iririO a s. Dalmazzo «Sancte Dalmaci Christi confessor», e in chiusura con quello a s. Nicola «Magne pater Nicholae summo pa- tri». 28 Interviene di nuovo nell'Evmigeliario II (35), f. 83r per la notazione

25. Si vedano i ff. 28V-29r: MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 136, n. 112; SEGRE MON- TE., Il romanico, 298. Sui Versus eporedietues DÜMMLER, Atueln, 87-102, in cui l'allusione del v. 157 «contulit Heinricus cui Saxon servil iniquus» e collegata alla vittoria the Enrico Iv riportb sui Sassoni net 1075; RUBY, A Histor); 383-387; BERTINI, I! MOW, 224-228; qui MoNTt. Al f. lire del secolo x11-xii[ l'inserzione estemporanea con I'incipit dell'Ars poetica di Orazio.

26. BAROFFIO, Le fonti 42. Per 1'edizione parziale della serie dei testi: DÜMMLER, An- selnl, 1oe-to6; Analecta Hymnica, LXVIII, 88-93; L. BIELER, Liturgische Patriks-Hymnen La- teinische Dic Lungen desx und xtJalzrhunderts in Festgabe ur IV Bülst zum 80. Geburtstag, Heidelberg 1981,49-59. Altre aggiunte musicali di mano posteriore, degli inizi del secolo xst, sono ai if. 253r-257V. Inoltre e testimonianza di poesia sacra, certamente non originale, ma indite di un gusto di devozione locale, il Carmen des. Brigida, di mano del secolo xn posto net Dix (24), f. 78v, cfr. CHEVALIER, Rep. hymn, n. 3223; PONCELET, Codicum, 334; STEGMÜLLER, Repertoriwn, VI, n. 9342.

27. Per ]a notazione neumatica: BAROFFIO, Le font{ 4L 28. Rispettivamente ai if. 2r-v, 3r e 155r. Sul codice: MAZZOLI CASAGRANDE, I Codify

128,135-136; H. HUGLO, Corpus Troporum. Utz projet de I'Universitc de Stockholm en vole de realisation, ((Scriptorium)), 29 (1975), 108; SEGRE MONTEL, I1 romanico, 299-300; BAROF- Flo, Le fontl, 39; qui BAROFFIO.

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neumatica del passio e all'inizio dell'Antifonario cvi (33), in cui vengono aggiunte antifone per s. Ambrogio «Sicut fulgur venit ab oriente» e una sequenza per s. Nicola «Laus et gloria sit in secula». 29

Secondo una notizia fornita dal Bethmann l'inno a s. Tegolo «Sanctus Tegulus nos tegat» doveva trovarsi anche in calce all'Evangeliario ii (35),

un codice composito in cui la sezione mutila del secolo ix2 fu completata in sede locale nel secolo xii 3Ö Difficilmente perö il frammento potrebbe essere identificato con lo stesso inno riemerso da una raccolta di fram-

menti musicali presso 1'Archivio di Stato di Modena, Manoscritti della Biblioteca, no 221, fr. no ie di mano del rammentato scriplor musicale del

vescovo Ogerio poiche la scrittura della porzione finale del codice ii (35) e posteriore a quella dell'inno e inoltre nell'ultimo fascicolo non risultano interventi traumatici31 Le attestazioni del Santorale eporediese persisto- no nei 12 versi dell'inno a s. Besso «O beate Besse custos civitatis Ivree» apposti da una mano locale del secolo xiv-xv nell'Epistolario i, xviii (71), f. iv, in gotica libraria della fine del secolo xiii 32 11 culto ai patroni della cit- tä, frammisto ad un forte sentimento municipale, affiora anche nella pro- sa allitterante aggiunta in veloce corsiva nel Passionario cv (104), con un attacco, «O Yporegia in fide Christi fidelis », che velatamente richiama 1'antico inno, forse di produzione veronese del secolo ix, adottato dai

pellegrini romei «O Roma nobilis> 33

29. Analecia Hyninica, LIII/I, 318-319, in cui si cita il codice di Ivrea. 30. BETI-IMANN, Reise, 613, che lo datava a] secolo xi. Tuttavia giä il DÜMMLER, Ansebn,

88, aflermava di non avere pid visto if frammento. Sono del secolo ix i ff. Ir-87v (con Mt, Mc fino a Lc vi, 26), del secolo xii i if. 88r-156v (da Lc VI, 26 in poi compreso loh) ei if. 157r-166r, in modulo pili piccolo, con un breviario di letture per l'anno liturgico e per alcu- ne messe rituali. Sulla notazione musicale per l'intonazione solenne delle letture, forse giä di mano del secolo xii: BAROFFIO, Le fonli, 36-37.

31. Sul frammento: R. PESSA7-n, rllusica e musici. sti nel Canavese, Ivrea 1972, tav. 2; MARTINELLI, I franunenti, 54-55,58,65-66. Un identico inno a s. Tegolo i; aggiunto nel se- colo xiv alla fine di 7 fogli superstiti dell'Antifonario XLIX (87) del secolo xtii.

32. GRI: GOIRE, Repertoriuni, 513; A. QUAZZA, S. CASTRONOVO, Biblioteclie e libri miniati in Piemonte tra la fine del xii e il prinio terý_o del xiv secolo: alami percorsi possibili, in Gotico in Piemonte, a cura di G. ROMANO, Torino 1992 (Arte in Piemonte, 6), 250. L'inno, di pro- babile composizione locale, non risulta in: Analecta Hymnica.

33. RABY, A History; 291; R. AYESANi, La cultura veronese da! secolo ix al xtt, in Storia de/la cultura veneta, 1, Dalle origini a! Trecento, Vicenza 1976,264-266; M. DE MARCO, In inargine all'inno «O Roma nobilisi,, in Miscellanea Augiato Canipana, Padova 1981 (Me- dioevo e umanesimo, 44), 231-255. Al f. 156r si legge infatti: «O Yporegia in fide Christi fi- delis / ex imperio Cessaris nobilissima civitas et antiqua / gaude et exultarc vehementer /

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La conoscenza del greco

Nel medioevo la padronanza del greco restö un fenomeno episodico, spesso legato a singole personalitä di rilievo, mentre era pin diffusa la co- noscenza di singoli termini, e soprattutto la capacitä di riprodurne alme- no imitativamente i caratteri che, fino all'etä umanistica, erano presentati dai sussidi scolastici come i glossari, la grammatica di Prisciano, il De

nuptüs di Marziano Capella, le Etymologiae di Isidoro di Siviglia o le ope- re computistiche di Beda, in forme rigorosamente maiuscole. 34 Senza

pretesa di esaustivitä si rilevano termini greci nei manoscritti locali o fo-

restieri giä dall'etä carolingia, come dimostra il Martirologio LVIII (39), f.

i6r, secondo uno sperimentalismo grafico che, ad imitazione dei modelli importati, si estese perfino all'adozione di alfabeti sacri e magici quali le

rune, derivate dal retaggio germanico, e 1'ebraico, attestato nel salmo ii8 del Salterio carolingio di origine franco-sassonica xxiii (II) e pin tardi nel Salterio warmondiano Lxxxv (3o), if. 18iv-i96r. 3$

Dalla tradizione marcatamente grammaticale e filologica il greco sfo- ciava nell'ambito liturgico, pur nella prevalenza della corrispettiva traslit- terazione latina frequente nei codici warmondiani, in cui sono tuttavia vi-

quia sanctis martiribus es munita / habes enim primo beatum Bessum / martirem pro tua baxi, substentaculo et fundamento, / beatum Savinum episcopum et martirem pro pariete et sapience directore / et beatum Thegulum martirem pro tecto et protectore. / Unde si beatus Bessus to substentat, / beatus Savinus to dirigit, / beatus Tegulus to protegit, / non est aversarius quite exterreat / et si exteruerit non conteret / quia sancti martires subpo- nunt manus suas tua gutem gutem Domine».

34. W. BERSCIIIN, Griechisch- lateinisches Jtfitlelaller, Bern-München, 198o; The Sacred Nectar of the Greeks. The Study of Greek in the lest in the Early Middle Ages, cd. M. W. HERREN, S. A. BROWN, London 1988 (King's College London Medieval Studies, 1).

35. Si trovano rune net I Xa: 1x (28) con le Epistole di s. Paolo glossate copiate a Saint- Amand agli inizi del secolo ix, e nei codici eporediesi ixv (41), con 1'epitome dei Moralia in Iob di Gregorio Magno, la raccolta patristica axi (68) e quella computistica xxxll (3). Sui codici qui FERRARI. Perle rune in generate recta indispensabile to studio di: R. DERO- LEZ, Runica manuscripla. The English Tradidou, Brugge 1954. In relazione all'cbraico dell'LxxXV (30): MAZZOLI CASAGRANDE, I codici, 115. Chiaro indice di una sensibility tin-

guistica ad ampio spettro, estesa at tcrzo tra gli idiomi sacri dopo il latino e il greco, e la

presenza tra gli estratti isidoriani rimaneggiati del X. xvu (19), di un passaggio di glossario sui nomi biblici ebraici «Adonai dominus... » (f. Iiv): BISCttoFF, Mittelalterliche Studien,

11,239. La porzione «isidoriana» dei ff. 13V-14r si ritrova identica net Vat. Reg. lat. 191, if.

77r-78v, una miscellanea copiata a Reims Hella seconda meta del secolo ix o net secolo ix: Bibliothecae ApostoliCae Vaticanae Codices Reginenses latini, i, rec. A. WILrtART, 1937,452- 458, in particolare 455.

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sibili anche sporadici segni dell'alfabeto minuscolo 36 Sul versante dello stu- dio i libri ottoniani risultano comunque prodotti di ottima fattura anche per quanto concerne ]a trasposizione del greco, sia quelli forse di importazione

renana degli inizi del secolo xi, come d Prisciano Lxxxii (45) o ]a raccolta di testi teorici sulla musica Lxooxiv (52), con Marziano Capella, Agostino e Boezio, sia quelli spiccatamente locali, quali la silloge agostiniana xvi (65), f.

I29v, il s. Gerolamo, Adversus Iovinianum i. xxxviI (54), le Etymologiae di Isidoro di Siviglia LIII (37) e il proseguo computistico xxxvtt (i9) 37

Nella fattispecie in quest'ultimo non compaiono solo i graeca dei vari testi, ma persino il De formata episcoponun seczuidum cmionica praecepta, un repertorio adottato dalle cancellerie episcopali dei secoli ix-xi con un sofisticato sistema di corrispondenza tra numeri greci e lettere dell'alfa- beto latino da usare per le sottoscrizioni e le formule di corroborazione38 Alla fine del ricordato compendio di teoria musicale Lxxxiv (52), f. 87v si registra inoltre una rara doppia sequenza di alfabeto greco maiuscolo e minuscolo, ripetuta poi per sei volte nel foglio successivo in moduli rigo- rosamente minuscoli tratteggiati con dimestichezza. La possibile origine transalpina del codice indurrebbe ad attribuire tali aggiunte a mani tede- sche educate in un'area dove poteva essere piü sentita ]a lezione di Liut-

prando da Cremona, che, dopo avere appreso il greco sul campo durante le sue legazioni imperiali alla corte di Bisanzio, era stato uno dei primi sperimentatori della scrittura in caratteri misti39

36. MAZZOLI CASAGRANDE, I Codify 115-

37. Nell'Lxxxvii (54) si vedano indicativamente i ff. 14v, 17V, tor, 25r, 29r, 31v, 4or, 104V, I07r.

38. Non si riscontrano comunque rapporti testuali tra la sezione delle litterae fonnaloe del xxxvil (19), f. 8r, e quella abbreviata - (solo l'inizio) ein redazione indipendente - tra- dita nella collezione canonica Dadieriana presente in due esemplari delta seconda meta del secolo ix, il cod. xxxviii (20), f. 68r, e il xxxvit bis (114), f. 63r-v. Per l'uso altomedioe- vale delle litteraefonnatne: BiscHoFF, 1%fittelalterlidheStudien, 11,257-259; F. Lo MONACO, Aganone di Bergamo e !a Lombardia Loiaringia, «Arch. stor. bergamasco », I (1981), 13-14; M. FERRARI, La biblioteca del monastera di S. Ambrogio: episodi per Ina storia, in Il mona- stero di S. Ambrogio ne! Medioevo. Convegno di studi net xii centenario: 784-1984, Milano 1988,89,101-103.

39. W. BERSCHIN, Liutprands Griechisch und das Problem einer überliefeningsgerediten Edition, «Mittellateinisches Jahrbuch)), 20 (1985), 112-115; ID., La cultura greca, in Lo spa- zio letterario del medioeva, i: Il Afedioevo Latina, i/i, Roma 1992,194. Sui suoi interventi au- tograf i net München, CIm 6388, apografo dell'Antapodosis". Liutprando di Cremona e il codi- cc diFrisinga Clm 6388, curs et studio P. CHIESA, CCAutographa Afedii Aevy 1, Turnholti 1994,40-41, tav. xv-xvI.

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Il vivido clima intellettuale del capitolo eporediese in epoca warmon- diana non esclude tuttavia una iniziativa in tal senso dei copisti indigeni. Nei secoli seguenti 1'impiego del greco persiste nella rubrica della se- quenza a s. Nicola, aggiunta alla fine del secolo xi nell'Antifonario Cvi (33), f. ir, dove il nome del santo, in alfabeto misto, esibisce una peculiare «N» iniziale a forma di Y, arrotondata e inclinata a sinistra, che ritrovia- mo in una rubrica del xLViI (59), f. 44v, con le Homiliae xL in evangelia di

s. Gregorio, di origine forse eporediese, e, quasi in una ideale continuitä grafica, nella scritta «nomen» del libro aperto ostentato dal personaggio della grammatica nel mosaico parietale delle arti liberali, per buona parte mutilo, attualmente conservato sotto il porticato del Seminario di Ivrea: 40

I secoli wxv ei codici agiografici

Nel panorama dei codici che testimoniano tra i secoli xi e xii 1'evolu- zione della minuscola ordinaria nei primi irrigidimenti della scrittura go- tica riflettono un contesto grafico norditaliano due esemplari delle Homi- liae xi in evangelia di Gregorio Magno, realizzati presumibilmente per le

necessitä del capitolo, con essenziali decorazioni nei capilettera alla gre- ca, o appena decorati ad intrecci nastriformi: 1'Lxxxviu (46), scritto su due colonne da piü scribi del secolo xi-xii che si alternano, e il xLV1i (59),

approntato in formato allungato da almeno due copisti della prima meta del secolo xit con un diverso accorpamento delle omelie 41 Nella confe- zione codicologica appare invece inedita la soluzione decorativa del Mes-

saleplenario Lvi (90), copiato da due mani degli inizi del secolo xii, in cui ]a duplice miniatura in testa ad entrambe le colonne iniziali (f. iv), con il ]'ere digrann del Praefatio e la crocifissione del Te igitur per il canone della

messa, additerebbe l'ipotesi originale di una sintesi tra due distinti mo-

40. Si trova del greco anche nelle Homiliaeaz in erangelia t. xxxvtü (46), f. 172r (Amen). Per i due codici cfr. qui di seguito. Il mosaico, asportato forse giä prima del secolo xvi dal presbiterio delta cattedrale di S. Maria, sembrerebbe databile con buona probabilitä agli inizi del secolo XIII in quanto pare eseguito dalle stesse maestranze delta sezione piti re- cente del tesseilato di Aosta; si vedano a riguardo le riproduzioni di: E. PIANEA, I mosaici pas-imental; in Pientonte romanicg 396-397,405-409,418-419.

4t. Nell't. a=a'tu (46) le omelie (ff. it-t8ov) Sono seguite da Apoc i, t-xxt, 27 (ff. i81r- 1g6v); SECRE MoN-rEt., Il rontanicq 308; R. ETAtx, Repertoire des manuscrits stir % cvangile dc saint Gregoire to Grand, «Sacris erudiri», 36 (1996), 113.

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delli di lezionario e di sacramentario. Controversa risulta peraltro anche la sua origine, riportabile all'area vercellese in base al tipo di notazione neumatica (incompleta e aggiunta in un secondo momento), mentre le

presenze di santi vercellesi (f. 2r) e novaresi (f. 3r), apposte nei margini da due mani del tardo secolo xü, rispettivamente accanto al Cornmunicantes

e al Libera nos, ha suggerito un possibile trasferimento del manufatto dal Vercellese alla zona prima di Novara e poi di Ivrea. 42

Dalla seconda meta del secolo xii, ma soprattutto nel secolo seguente, il centralismo delle scuole cattedrali fu offuscato dal sorgere delle sedi universitarie, accompagnato dal decentramento di una incrementata pro- duzione libraria. 43 All'interno del capitolo sembra pertanto verificarsi un declino qualitativo e quantitativo dell'attivitä scrittoria, sempre piü su- bordinata alle mere esigenze liturgiche, come si interpreta per il piccolo Ritualex (75), in gotica libraria sostanzialmente di un'unica mano del se- colo xiv-xv, che riporta ordines per gli infermi, benedizioni varie e le lita- nie con i santi Savino, Besso e Tegolo: t4 Tale orientamento persistente si intensificö durante il secolo xv grazie a una migliorata situazione econo- mica del capitolo che consenti il ricorso a professionisti di rango per ope- re piü impegnative.

Dalla bottega di Bertolotto de Maynis, copista milanese radicatosi a Ivrea nei primi decenni del secolo xv, provengono il cii (iii), e il ci (iio), due voluminosi ed elaborati messali plenari preceduti dal calendario e con be messe votive in onore dei santi locali Besso, Savino e Tegolo; essi

42. SEGRE MONTEL, II roilla»ico, 298; BAROFFIO, Lejontl, 36-38,40. La nota di possesso del secolo xv, visibile nel marg. sup. del f. Ir «Istud missale est capelle Sancti Georgii ecle- sie maioris Yporregiensis. Relictum per bone memorie episcopum Bonifacium capelle predicte ntccccxvHll », denunzia la sua provenienza dal vescovo di Ivrea Bonifacio della Torre di S. Martino, che 1'aveva donato alla cattedrale per la cappella di S. Giorgio di cui aveva curato 1'allestimento; lo si riconosce indubitabilmente nell'inventario del 1494, n. 8: CONTESSA, Ull i1n'eltlario, 13; BORGHEZIO, btrentarli, 440; SEGRE MONTEL, II rolnanico, 298-299.

43. E solo if caso di rammentare la nascita precoce nel 1228 di uno studium nella vicina Vercelli, al cui decollo concorsero il carisma politico e culturale del cardinale Guala Bic- chieri, e la parallela diffusione dell'ordine francescano: C. FROVA, Citth e «studium» a Ver- celli (secoli xjt e x711), in Luoghi e melodi dell'iluegnamento nell7talia medioerale (secoli x11- xttl), Atti del Convegno Internazionale di studi (Lecce-Otranto, 6-8 ottobre 1986), a cura di L. GARGAN, O. LIatoNE, Galatina 1989,85-99; i vari contributi in: L'Unil'ersilir G. G. MERLO, Forme di religiositä nell7lalia occidentale dei secoli x11 e x111, Vercelli-Cuneo 1997, 195-210.

44. PROFESSIONE, hn'entariq 6o-6L

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appaiono finemente miniati e in elegante gotica formata su due colonne, secondo la tipica impostazione dei codici liturgici dell'epoca. 45 Precede cronologicamente il c11 (iii), iniziato net 1426 su richiesta del mercante eporediese Bartolomeo Serio di S. Martino per dotare opportunamente Faltare dell'Annunciazione in cattedrale da lui fatto erigere. It codice si deve dunque alla committenza esterna ed e frutto del complesso rappor- to instauratosi tra i canonici e quei ceti urbani emergenti che affermava- no ]a propria devozione privata con un mecenatismo esteso alla lottizza- zione degli spazi ecclesiastici. 46 Dopo un'interruzione di qualche anno esso fu fatto ultimare dal figlio Giovannino, che net 1466, alla sua morte, ne fece dono alla cattedrale con la stessa intenzione paterna, come risulta sia dall'obituario novtcs delta cattedrale LII (89), sia dall'inventario del 1494 dove il codice e registrato per la prima volta. 47

L'altro Messale plenario copiato da Bertolotto de Maynis, it c1 (11o), analogo anche per stile iconografico, figurava invece come capolista negli inventari del 1439 e del 1494 in quanto ordinato net 1436 direttamente dal vescovo Giacomo dePomariis, poi interrotto per la morte del presule net 1437, e infine terminato net 1443 per intervento del canonico Giorgio de Balbis di Chieri, noto come estensore dell'inventario del 1427, e come cantor con ]a responsabilitä delle celebrazioni liturgiche48 Fulminea, a

45" F. LEPRONI, II messale ctt/I II della Biblioteca Capitolare di Ivrea, «Bollettino delta Societ6 Accademica di Storia ed Arte Canavesana », 11 (1985), 177-215; O. VALLINO, Codici di primo Quattrocento nella Biblioteca Capilolare di Irrea, «Ricerche sulla pittura del Quat- trocento in Piemonte. Strumenti per la didattica e la ricerca», 3 (1985), 55,59-62.

46. Nella lunga rubrica iniziale del f. Ir si legge: «(... ) anno Domini millesimo quatrin- gentesimo vigesimo sexto (... ) scriptum per me Bertolotum de Maynis Mediolanensem de mandato ac expensis omnibus providi et discreti viri Bartolamei Serii de Sancto Mar- tino ».

47. CONrESSA, Utz im"entaria 13-14; BORGIIEZIO, Im"entarü, 439; BORGiIEZIO, I necrolo- Si. 94,148-149; VALLINO, Codici, 55,60-62.

48. I] complesso itinerario esecutivo, oltre che nell'eloquente stemma scudiforme del casato dei Balbo di Chicri miniato net marg. sup. del f. Ir, e riassunto nella lunga rubrica iniziale in cui si riecheggiano i termini ripresi dallo strumento di consegna del messale at capitolo, ricopiato direttamente ai ff. 349r-35or: «Incipit missale quod incipere fecit reve- rendus in Christo paler et dominus dominus lacobus Dei gratia episcopus Yporiensis (... ) Scriptum in civitate Yporediensi per nobilem Bertolotum de Maynis sub anno Do- mini millesimo quatuorccntesimo trigesimo sexto. Et nobilis dominus Georginus de Bal- bis de Cherio, cantor et canonicus predicte ecclesie Yporicnsis fecit mediare et finire» (f. Ir): CONrESSA, Un im"entario; 9; BORGIIEZIO, Ln'entarü, 429,439; VALLINO, Codicy 55,6t- 62, in particolare la tav. 45 in cui at f. 229r e miniato s. Savino che benedice Giorgino de

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confronto, la realizzazione in soli cinque mesi del copista locale Rolan- do Peysalovi if quale, nel 1488, apprestö in una matura gotica libraria if

cosiddetto Breviarium Ipporegiensis ix (1o6), cartaceo e su due colonne, privo di decorazione eccettuati i capilettera rossi e neri posti in manie- ra discontinua. 49 Il suo stretto ancoraggio alle consuetudini liturgiche eporediesi, fissate nell'antico Antifonario cvi (33), forse di origine pavese degli inizi del secolo xi, viene evidenziato dalla presenza dei santi Savi- no, Besso e Tegolo (f. 95r), e soprattutto da alcune caratteristiche testua- li condivise da due altri simili Breviari di fattura locale e con la medesi- ma impaginazione sobria: u i. xut (96), realizzato nel 1447 da prete An- tonio rettore della chiesa di Bollengo, e il ix bis (107) della fine del seco- lo xv. so

L'ufficio divino di una comunitä canonicale, cadenzato dalle scansioni del canto corale e dalle letture bibliche e patristiche, trovava supporti di fede e modelli di formazione spirituale cristiana nell'ascolto delle legen- dae o passiones dei santi proposti dal calendario liturgico e dai martirolo- gi. Le specificitä rivendicate dalle singole Chiese lungo tutto il medioevo affiorano dunque anche neue peculiaritä agiografiche delle compilazioni, talora appositamente confezionate in loco. Nei passionari custoditi ad Ivrea tuttavia giä il Peyron non riscontrava «santi del medio evo, ovvero

Balbis accanto allo stesso stemma di famiglia. Lo strumento di consegna del 1443 e ripor- tato in BORGHEZIO, Lrventarii, 449-450. Dall'inventario del 1494, n. 48, si desume che il de Balbisfece scrivere anche un ulteriore codice musicale nel Liberde Co»ceptionebeateAla- rie, attualmente irreperibile: BORGHEZIO, Ln'entarü, 426,443-

49" Nei codice ix (1o6) le date di inizio e di fine sono dopo il Calendario (ff. 1r-5r, con f. 6rv bianco), al f. 7r «inceptum hiccce octuagessimo octavo, xxi may» e al f. 573v, accanto alla sottoscrizione rubricata «Anno Domini htccecl. xxcvni° die xx octobris finitum fuit hoc opus per me presbiterum Rolandum filium quondam lohannis Peysalovi civis Yppo- riensis in domo heredis quondam Pauli de Alciatis ». Sul codice: A. BASTIAENSEN, L'an- cienne «Genuit puerpera regem », adaptation liturgique dun passage du «Pascale cannen ), de Sedulius, «Revue Benedictine),, 83 (1973). 390-

5o. BAROFFIO, Lefonti, 37-39. Nei ix bis (107) la data «1473» e aggiunta ncl marg. sup. del f. 1r di mano del secolo xvltt. Nei txltt (96), al f. 61r si annota «inceptum in Bolango per me presbiterum Antonium rectorem ecciesie Bolangi in anno htccccxLVl[ die xuu novembris». Sull'Antifonario cvi (33): HESBERT, CAO, 1, AlantcscriJs «crtrsus rornanus», Rome 1963, xx e tav. iv; G. CATTIN, L'antifonario della Congregazione di S. Giustina. Printi sondaggi, in Rifonna della chiesa, cultura espiritualitä nel Quattrocento veneto. Atti del Con- vegno per il vi centenario della nascita di Ludovico Barbo (1382-1443), a cura di G. B. F. TROLESE, Cesena 1984 (Italia Benedeitina, 6), 287-290; SECRE MoNrEI., I/ romanico, 298- 299; BARornio, Le fwui, 36,39; In., qui.

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settentrionali» 51 In effetti il piti antico Passionario delta cattedrale, it Lxxi (25), non sembra far alcuna menzione dei santi locali, per quanto si tratti di un esemplare mutilo di area milanese delta seconda meta del secolo ix. 52 Essi non figurano nemmeno net voluminoso Passionario sermonario cxit (55), incompleto e con ]a parte iemale ed estiva saldate insieme, scrit- to net secolo xi-xti in Italia centrale (forse in Toscana per ]a passio di s. Antimo) in minuscola ordinaria per poi approdare a Ivrea net massiccio irradiamento di codici biblici, giuridici e agiografici centroitaliani che, sotto l'egida della riforma gregoriana, promosse la circolazioni di pecu- liari modelli grafici e soprattutto iconografici; accolse infine alcune inte-

grazioni di una mano norditaliana di poco posteriore e dal tratto poco calligrafico che ricorda it primo copista attivo nei fogli iniziali del xLVit (59) con le Homiliaexz in evangelia di Gregorio Magno. 53 Ancora agli ini-

zi del secolo xit due altri scribi italosettentrionali collaborano net Passio-

nario-omeliario LIx (6o), a due colonne, con Temporale e Santorale me- scolati, in cui la scarsa tipizzazione del Santorale non suggerisce l'area di

provenienza54 Con il secolo xII1 i passionari tradizionali cominciano ad essere sop-

piantati dalla imponente affermazione di un testo di ampia volgarizzazio- ne agiografica quale la Legenda aurea di lacopo da Varazze. 55 Presso la Capitolare di Ivrea ne esiste in effetti un esemplare autonomo net cviii

Si. A. PEYRON, Notizia dell Ard: irio del reverendissimo capitolo d h'rea, Torino 1943, IT 52. PONCELET, Catalogus, 335-336; qui FERRARI.

53. PoNCELET, Catalogur, 341-345; M. G. MARA, I martin delta Via Salaria. Introduzione,

edizione critic e traduzione delle Passioni dis. Antimo, s. Giacinto, s. Getulio, s. Anatolio, s. Vittoria, Roma 1964 (Verba seniorum, n. s. 4); SEGRE MONTEL, H ronlaniCO, e CASTRONO-

vo, Afmloscritti, 306-307,319- 54. PoNCELET, Catalogue 332-334; GREGOIRE, Repertorium, 546. II codice, noto anche

come uno dei rari testimoni dell'antica lettura per la festa dell'Assunzione riportata ai if.

IOv-12r, ai if. 18v-24r documents una redazione abbreviata della Legenda sanctae Annae,

cap. 1-12 testimoniata anche net Novara, Bibl. Cap., XXIH (46), if. 152r-161r del sec. xiii- xiv: A. NVILDMART, Analecta Reginensia, Cittä del Vaticano 1933 (Studi c tcsti, 59), 323-362; G. PHILIPPART, Le pseudo-Afattbieu au risque de la critique textuelle «Scriptorium», 38 (1984), 124. Al f. Sr una mano del secolo xtti/xtv riporta la delinizione «Iste Tiber stangar- dus dicitur» con cui figura negli inventari del 1427, n. 32; 1439, n" 33; 1494, n. 42: CoNTES-

SA, Un inrenWHO, 24; BORGHEZIO, In"entariy 430,443- 55. L'opera, diffusissima nel medioevo, e sopravvissuta in un migliaio di esemplari, co-

me emerge dal censimento di B. FLErrii, Studien zur Uberliejenmgsgesdridlte der lateini-

sdlen Legenda Aurea, Bruxelles 1991 (Subsidia Hagiographica, 72), 135,501 con segnala- zione dei codici eporediesi.

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(73), benche privo del finale e di due fascicoli iniziali, ariosamente impa-

ginato da un unico copista, quasi sicuramente locale, in gotica rotunda di

ascendenze bolognesi della fine del secolo xiii e con eleganti capilettera decorati da vivaci terminazioni zoomorfe. 56 Piü complessa la situazione del cv (104), scritto a Ivrea nel secolo xiv con le passiones di s. Savino e Dalmazzo, e denominato nel secolo xv Passionariunt novutn, come con- fermano gli inventari del 1427 n. 22 e 1439 n. 23, cui furono aggregati in

seguito due quaterni in apertura, puntualmente segnalati nel rilevamento aggiornato dell'inventario del 1494 n. 35, mentre 1'assemblaggio originale forse prevedeva giä in calce un fascicolo con brani della Legenda Aurea di due mani francesi del secolo xrv. 57 Una nota del tardo secolo xiv in effet- ti informa del suo trasferimento a Ivrea tramite un Johannes de Francia,

cantor della cattedrale, che lo avrebbe portato con se dalla Francia e sug- gerisce pertanto 1'identificazione con Giovanni de Melegduno (Melun),

approdato a Ivrea nel 1361 con il corteggio del vescovo francese Pierre de La Chambre (1361-1373); ricoprendo poi la dignitä di cantorpresso la cat- tedrale sarebbe stato in effetti maestro del savoiardo Johannes Pelliccerii, suo successore tra i11375 e i11398, cui forse trasmise il repertorio polifo- nico francese sacro e profano del noto codice di Ars now cxv (115), scrit- to per larga parte da quest'ultimo in una nitida gotica semilibraria. 58

Sulla base del Santorale potrebbe invece essere ascritto all'area nova- rese il modesto Passionario xxii (82), limitato ai capilettera rubricati e co- piato nella prima meta del secolo xiv in gotica libraria arcaicizzante con lettere spazieggiate, in cui, alternate a sezioni della Legenda aurea, si leg- gono tra le altre le Vitae dei santi novaresi Lorenzo, Agabio, pur in una redazione indipendente rispetto ai testimoni locali, e quelle di s. Grato e

56. QUAZZA, CASTRONOVO, Bibliotedte, 252-253 e Alinianura trecentesca in Pientonte: produzione locale e circolazione di manoscritti, in Pittura e miniatura del Trecento in Pienton- te, a cura di G. RortANO, Torino 1997 (Arte in Piemonte, it), 336 nota 85.

57. PONCta, cT, Catalog14,336-341; Co\TESSA, Un inrentario, 23; BoRGIlczto, Ins-entarii, 429,442.

58. Cfr. al f, 175v «Dominus Iohannes de Francia cantor Yporediensis ecclesiae hanc legendam p0rtavit de Francia ». K. KüGt. E, Afaltoscritti di nursica ntedierale in Pientonte, in Musica peregrina, 19; ID., Coder Irrea, Bibl. Cap. 115. A French Source rcAfade in Italy)), «Revista de musicologia» , 13/2 (1990), 527-561; qui BAROFFIO. Il codice c stato ritrovato dal Borghezio nel 1921 tra le carte dell'Archivio Diocesano: G. BoRG1IEZto, Un prezioso codice musicale ignoralo della Biblioteca Capitolare d'Irrea cd ilsuo repertorio sacro e projano, «Bollettino storico-bibliografico subalpino», 24 (1922), 190-205, con tavola analitica del manoscritto alle pp. 199-205.

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di s. Bernardo d'Aosta, quest'ultimo peraltro morto e sepolto net mona- stero di S. Lorenzo di Novara, poi canonizzato e inserito net Santorale novarese giä dal 1123.59 Come e stato piü volte ripetuto, l'indicazione per un possibile contatto privilegiato con Novara affiora anche dagli antichi inventari, che definiscono con espressioni vagamente emblematiche due

manoscritti ora perduti, un graduale «vocatum novariense» e un «liber omeliarum evangeliorum qui appellatur novariensis ». 60

Tuttavia chiusure e aperture verso ambiti geografici specifici sono spesso determinate da fattori umani contingenti, quali i movimenti di prelati all'interno dei capitoli oi trasferimenti episcopali, come puö esse- re ipotizzabile per il vescovo Gaido (1190/91-1198), che prima di adire at soglio eporediese fu canonico e tesoriere del capitolo cattedrale di Nova- ra, dove varö la stesura del phi antico inventario dei beni mobili, compre- si i libri61 Non e dunque escluso che Gaido, come altri presbiteri novare- si documentati net capitolo eporediese almeno fino alla meta del secolo xiii, abbia portato dalla propria citta natale libri personali pervenuti poi in ereditä alla Biblioteca capitolare di Ivrea62

Di nuovo alcune porzioni di Legenda aurea e di una passio, appartenute in origine at xxii (82), si ritrovano all'inizio e alla fine del LXII (61), con le diffuse Homiliae xL in erangelia di Gregorio Magno esemplate nella se- conda meta del secolo kZt da phi copisti dell'Italia settentrionale, mentre in chiusura compare di nuovo la Legenda aurea, copiata su altri fogli ag- giunti derivati da un codice forse di area alpina del secolo x1v. 63 Di ambi-

59. PONCELET, Catalogus, 326-332,346-351 con edizione delta Vita Laurentii sulla base dei codici Novara, Bibl. Cap. 100), ff. 3v-5v e XXVi (3), IT. 3v-5v, di origine novarese rispet- tivamente del secolo xii-xiii exit med. Per la rita di s. Bernardo d'Aosta, attestata in due

codici locali, net rammentato Novara, Bibl. Cap., 1 (to), ff. 1? 4r-18ir, e net Leggendario dei

sand Novara, Bibl. Cap. S. Gaudenzio, ff. 24r-31v, del sec. xu-xiuu: G. ANDENNA, Docu-

menti intorno at alto di san Bernardo d'Aosta ne! novarese (secoli xii xvi) con alame rifles- sioni cull use etico e politico di una agiografa, «Novarien» io (1980), 86-IOS.

6o. CONTESSA, Un inrentario, 22-23, nn. 6e 25; BORGIIEZIO, Inventaril, 429, nn. 7e 26; 442, n. 36; G. B. BAROFFIO, Un antico graduate nova=4 «Bollettino storico per la provin- cia di Novara, 58 (1967), 13-14; SEGRE MONTEL, 11 romanico, 308-309 nota 94.

61. Su Gaido, dells famiglia consolare novarese dei 4%falastropa, e tesoriere dal 1175 quando commissionb ]a prima redazione dell'inventario printo anno sui ofcli: T. BE1IR-

MANN, Domkapitel und Schrifilidlkeit in Novara (II. 13. Jahrhundert). Sozial- und Wirt- sdlafisgesd: idue ron S. 11(aria und S. Gauden io im Spiegel der urkundlichen Oberlieferung, Tübingen 1994,12, i6,38,56-58,253 e qui M. P. ALBERZONI.

62. BEIiP. 1ANN, Domkapite4 57.

63. PONCELEr, Catalogus, 334; FLEITÜ, Studien, 5oi; ETAIx, Repertoire, 114. Le sezioni

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to locale e invece ]a passio della Legione Tebea, conforme all'Additamen- tum della Legenda aurea, inserita da un copista del secolo xv alla fine del CXIV (93), secondo di due volumi che costituivano una imponente Bibbia

scritta da piü mani agli inizi del secolo xiii nell'Italia nord-occidentale. 64 Un ultimo Passionario e il Torino, Bibl. Naz., R. V. 5, che conserva sul marg. sup. del f. ir la segnatura «xLV» apposta nel 1494 dal canonico De Calegariis: si tratta ancora di un codice composito, copiato in epoche e da

scribi diversi, con tutta probabilitä locali, in cui ai due fascicoli iniziali del

secolo xiii ne sono sono stati aggiunti altri del secolo xiv, per accogliere infine nel secolo xv le vite dei santi locali Tegolo, Savino e Besso. 65

Gli inventari della Biblioteca (secoli )Ur xvr)

La phi antica attestazione esplicita di tre codici custoditi presso la cat- tedrale e copiata su una pergamena del capitolo in cui, poco dopo la meta del secolo xii, con finalita eminentemente patrimoniali, viene redatto il

agiografiche posteriori sembrano essere state saldate prima della stesura degli inventari quattrocenteschi dato the le omelie di Gregorio Magno sono giä seguite da «plures legen- de tam de adventu Domini, quam de sanctis scriptus littera francigena nova)), in quello del 1427, n. 27, e 1439, n. 28, mentre in quello del 1494, n. 39 si precisa «Nihilominus in

principio apposita est una quinternio nova continens primo historiam sancti Barnabe)),

cfr. CONTESSA, Un inventario, 23; BORGHEZIO, Inventarii, 429,442. 64. JACOBI A VORAGINE Legenda Aurea rulgo historia lombardica dicta, rec. TH. GRAES-

SE, Breslau 18903,858, nel codice ampliato con due lectionesliturgiche adattate all'uso epo- rediese. II testo biblico, con prologi a capitulationes, inizia nel cxiii (64) dall'Antico Testa-

mento con Pen tat, los, hid, Rutht, 1-1v Reg, Is, le r, Lam, Er xii proph, mentre it cxiv (93) ri- prende da Malachia, ultimo dei profeti minori proseguendo con Proi, Eecl, Cant, Sap, Ec-

cli, Tob, Judith, i-H Esd, Esdh, i-u Mach, Dan, Act, Apoc. Non a chiaro quando entrarono presso la Capitolare in quanto nel marg. sup. del cxiii (64), f ire del Cxly (93), f. it si leg- gono le rispettive antiche segnature «xxxi» a «xxxit» corrispondenti all'inventario del 1494, nn. 31 e 32: BORGHEZIO, Inventari; 441-442. Sui due codici: LADIBERT, Bibliotheca Hieronymiana, 11,165, n. 216; 111 B; 344, n. 455; iv B, indices. v.; SEGRE MONTEL, Iiromani- co, 305.

65. S. BASSI, huroduzione, in C. SEGRE MON-rE1, Man ascritti miniati Bella Biblioteca Na- zionale di Torino, I, Torino 1980, xxxii; R. At, Ilsr, Catalogue des livres liturgiques mamacrits at imprimes conserves daps les bibliotheques et les archives de Turin, «Bollettino storico-bi- bliografico subalpine », 77 (1979), 642; ID, Notes mir les manuscrits liturgiques de la Cathe- drale d'Ivrea, ((Scriptorium N 42 (1988), 103. II codice a riconoscibile negli inventari del 1427, n. 31; 1439, n. 32; 1494, n- 45: CONTESSA, Un inventariq 23; BORGIEZIO, bnventari4 430,443. Ringrazio Ada Quazza e Costanza Segre Montel per la cortese segnalazione del manoscritto.

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primo inventario del tesoro: tra le preziose suppellettili per 1'arredo litur-

gico, candelabri, croci, calici e il braccio argenteo con la reliquia di s. Dal-

mazzo, risultano infatti deposti tre «textus », due in uno scrigno nero per i paramenti. 66 Dopo poco meno di tre secoli, sotto la spinta delle istanze

riformistiche del Quattrocento, che influirono decisamente sulle istitu-

zioni ecciesiastiche anche in ordine alla tutela del patrimonio, a Ivrea, co- me in altre localitä limitrofe del Piemonte, si avverti 1'esigenza di compi- lare liste dei beni mobili67 Sotto la responsabilitä di un gruppo di canoni- ci il primo inventario del secolo xv fu redatto materialmente nel 1427 dal

cantore Giorgino Balbi di Chieri in minuta gotica corsiva, in coincidenza con 1'elezione episcopale di Giacomo de Pomariis, e sullo stesso fascico- letto cartaceo nel 1435 fu eseguita la revisione dell'esistente con poche ag- giunte librarie68 Secondo una empirica distribuzione spaziale in sacra- stia, con la precisazione quibus cotidie utimur, erano posti 48 codici liturgi-

ci per le celebrazioni quotidiane, mentre i rimanenti libri di studio e di

consultazione, per un totale di 156 unitä, figuravano reperti in thesauro ec- clesie Yporiensis. Gli esemplari vengono tuttavia descritti in genere senza incipit ed explicit e con titoli sommari, talora desunti dal foglio iniziale, e con informazioni concise e discontinue sul tipo di legatura, sullo stato di

conservazione, sul nome del donatore, e su segnature particolari come cruces o nlanicUlae 69

66. (Est unus testus cum una ymagine eburnea et cum lapidibus. Item unus alius testus

cum ymagine argentea crucifuxi». Cfr. Ivrea, Archivio Diocesano, Lxxvl, 16, EM-

I. 000.0001z; LEPRONI, Un ePtn)geliario, 77; SEGRE MONTEL, 11 roma»ico, 302-303,392. 67. Per la Biblioteca Capitolare di Vercelli si sono conservati due inventari compilati at-

torno at 1361 e net 1426: cfr. FERRAIUS, Le cltiere, Appendice ie ll, 261-268. Situazione an- cora phi fortunata a Novara, dove ai tre inventari antichi, compresi tra i11175 e gli inizi del

secolo xm, se ne aggiunge uno molto phi consistente c dettagliato del 1494: cfr. la tesi di laurea di M. AIROLDI, Gli antidri im"ewaridella biblioteca capitolare di Novara, rel. G. Billa-

novich, Univ. Cattolica del S. Cuore di Milano, a. a. 1968-i969; MUNK OLSEN, L'etuda, 175; D. NEaalAl, DALLA GUARDA, I documenti per la stone delle biblioteche ntedievali (secoli Ix- xv), Roma 1992,28-29.

68. Si veda Ivrea, Archivio Diocesano, AL. V. 26/A-EE (olim Miscellanea vll), Parte B, scritto ai if. 2r-16v; at f. Ir la stessa mano riporta «Inventarium mo<bilium> Ypore-

giensis factum sub anno Domini htccccaavlt, 1427 »; le mani dei revisori del 1435 sono in-

vece visibili ai ff: 4v, 5v-8v, lor. II documento e edito in: CONTESSA, Un invenlario, 3-32. 69. I trc menzionati tertus, con ]a loro scintillante copertura, sono indicati solo nell'in-

ventario del 1427 ma separatamente, tra i preziosi, per poi non essere phi contemplati. II BoRGIIEZto, Ln"entarir, 423, n. 1, segnala 1'omissione dci due cimeli nell'edizione del Con- tessa. La descrizione sistematica delle legature avrebbe in efTetti agevolato I'identificazio-

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Subito nel 1439, durante il secondo anno del lungo episcopato di Gio-

vanni di Parella (1437-1479), gli stessi responsabili del capitolo autorizza- vano un nuovo passaggio di consegne ai sacristi, su cui sarebbe ricaduta la custodia degli oggetti del tesoro e della sacrestia, varando un ulteriore inventario, dove si riconosce la copia appena aggiornata degli inventari

precedenti, con una consistenza patrimoniale aumentata solo di qualche unitä (161 volumi) 70 Benche non venga mai esplicitato dove i libri fossero

riposti, da una nota del 22 gennaio 1409 contenuta nell'obituario veins, LI (88) in relazione alla morte del munifico canonico Emblavams de Vianci- no, possiamo desumere che alcuni stessero riposti in un armadio costrui- to a sue spese 71

Non sappiamo quando sia stata allestita una reale Biblioteca capitolare in quanto il vescovo Giovanni di Parella, che aveva destinato alcuni fi-

nanziamenti per migliorie alla sacrestia ricavando un apposito spazio di-

stinto per la biblioteca, mori nel 1479 lasciando ancora disposizioni testa- mentarie affinche fosse predisposto un adeguato locale per la consulta- zione dei libri, onde evitare indebite asportazioni durante i prestiti. 72 Col- tivando con coerenza tale progetto nel suo testamento del 30 marzo 1479 elargi un cospicuo legato librario, comprensivo di un breviario, eseguito dal suo cappellano Antonio Cortesi per uso comunitario, e di alcuni in-

ne dei volumi esistenti, pur tenendo conto che, dopo una probabile sostituzione generale di tutte le coperture tra i secoli xv-xvt, come denuncerebbero i pochi reperti originali ri- masti, ulteriori interventi sono stati effettuati alla fine dell'Ottocento, poi (come emerge dai timbri apposti nei fogli iniziali di molti esemplari), intorno a11917 no) corso dcl pesante restauro subito presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, e infine, per competenza giuridi- ca, presso il Ministero della Pubblica Istruzione tra i1 196o e la meta degli anni'70. Sulle Ie- gature dei secoli xv-xix: F. MALAGUZZI, DeLibrir Compactis. Legature di pregio in Piemon- te. 1. Il Canavese, Torino 1995,63-67, tav. 3-7; 97-101, cui si aggiungano quelle attualmente riposte presso ]a locale chiesa di S. Nicola di Tolentino e smontate rispettivamente nel 1973 e no] 1974 dal codice xc1l (94), con alcuni fascicoli di frammenti cart. c membr. com- presi tra i secoli viii-xv, e dal Passionario. Cv (104) del secolo xiv.

70. Rilegato con il precedente: Ivrea, Archivio Diocesano, AL. V. 26/A -EE (olim Mi- scellanea vii), Parte H. La data « t, tcccx7nxvtttt» e al f. Ir-v, i «libri» ai ff. lov-16v. L'edi- zione c in: BoRCtlEZ1o, Lnventarii, 423-438.

W. Al !: xxltv si registra: «fecit fteri armarium ubi ponuntur libri in dormitorio sacri- starum» : BORGHEZIO, Ln"entarü, 427; ID., I neerologi, 56; LEPRONI, Of evangeliario, 78, n. 3.

72. «Et si sint viri studiosi se se (sic) in bibliotheca retrahere et studere absque periculo translationis librorum dicte ecclesie (... ) »: CO\TESSA, Un inventario, 15-16; LEPRONI, Ulf evangeliario, 78, n. 3.

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cunaboli, forse tuttora riconoscibili nel ricco fondo di edizioni antiche della Capitolare. 73

Nel 1494, in un ennesimo passaggio di consegne, il nuovo estensore, Antonio de Caligariis, si limita a enumerare i 66 volumi a carattere liturgi- co della sacrestia, corredandoli man mano sul foglio iniziale di un con- trassegno in cifre romane. 74 La menzione dei donatori, verificata attra- verso le note di possesso dei volumi, e il confronto incrociato con le noti- zie di due fonti preziose come i due obituari, - il cosiddetto obituario ve- tus 1.1 (88), copiato entro la fine del secolo xiii e completato con annota- zioni sino alla meta del secolo xv, e 1'obituario iiovc1s 1,11 (89), mutilo nel finale, che continuava il precedente appunto dalla meta del secolo xv, - consentono di abbozzare il panorama della biblioteca nel corso del seco- lo xv, quando Ia sua fisionomia si arricchi con esemplari di svariata pro- venienza, sia esito di specifica committenza, sia grazie alla generositä dei canonici, con chiaro riflesso dunque dei gusti personali dei singoli. 75

Senza considerare gli esempi piü illustri, come il gruppo liturgico war- mondiano o la splendida Regula pastoralis di Gregorio Magno I (1), della fine del secolo vii, legata all'emblematico vescovo Desiderio, si affaccia- no all'orizzonte personalita forse ancora sfuggenti, per le quali le identifi- cazioni avanzate non sempre risultano univoche. Uno dei primi donativi sembrerebbe attribuibile al canonico Ottobuono, che alla sua morte, col-

73. Del breviario sembra the si siano perse le tracce e come ultima attestazione risulta preso in prestito dall'omonimo nipote Giovanni di Parella, canonico tra it 1471 a it 1504: CONTESSA, Un inrentariq 16; BORGIIEZIO, Inrentarii, 428,451" Per gli incunaboli, ad esclu- sione del lemma non identificato «cathenam auream beati Thomae de Aquino in duobus voluminibus », credo the possa trattarsi: Ivrea, Bib. Cap., BI XI1- 6/9 XXXI -2 con Nicolb da Lira, Evpositio super reteri ei noro testantento, Strasburgo 1474-1477; CR - Xtl - 2/5, con Vincenzo di Beauvais, Speculum historiale, Strasburgo 1479; LI - XX - 7, con Guglielmo Durando, Rationaledivinonun ofciorum, Venezia 1478: M. T. GUARNASCIIELLI, E. VALEN- zIAN1, Indite generale degli incunaboli delle bibliotedze d'tnlia, 1-v, Roma 1943-1972, nn. 6820,10315,3625; B. GIGLIO, 1. VIGNONO, Incunaboli, cinquecentine e lord filigrane, int- pronte, P. D. P., P. A. G. I, della Biblioteca Capitolared7vrea, t-1, Ivrea 1989,172-175, n. 68; 233, n. 102; 97, n. 33-

74. L'inventario del 1494, indicato all'interno del Libro del Tesoro, a. 1494 al 1744, B. 7v- tor, c attualmente irreperibile e consultabile solo attraverso 1'edizione di BORGIIEZIO, In- ventarii, 423-454, con trascrizione alle pp. 438-445, cfr. LEPRONI, Un erangeliario, 78, n. 3.

75. BORG 11EZIO, I necrologi, 7-49, con descrizione dei codici alle pp. VIII-XII. Stando ap- punto sempre all'obituario reins LI (88), f. Xtly pare the anche alla morte del vescovo Pa- lapnus de Casanova it 26 febbraio 1346 fosse stato donato un breviario da fissare nel coro per i chicrici poveri: BORGIIEZIO, I»rentarii, 426,446; ID., I necrologi, 31.

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locabile quindi tra ]a fine del secolo xiii e gli inizi del successivo, avrebbe lasciato 1'elegante Salterio glossato xLrv (5$), scritto in Italia centrale alla meta del secolo xii. 76

Rimane generica la definizione degli Octo vokunina protocollorum arri- vati al capitolo il 7 settembre 1413 tramite Guglielmo de Turinetis de Blmi-

zate, cappellano di S. Nicola e S. Eusebio. 77 In alcuni casi i legati prevedevano che i libri venissero venduti per de-

volvere il ricavato per finalita caritative, come suggerisce il codicillo te- stamentario rogato nell'aprile del W4 per volontä di Obertino da Bovo- lo, prevosto del capitolo dal 1361 e vicario generale dei vescovi Pietro di Conde (1373-1399) e Bonifacio della Torre dei conti di S. Martino (1399- 1427); a tale scopo si premurava di assicurare un blocco di ben 15 unitä, tra cui un solo testo liturgico, definito «breviarium ad usum ecclesiae au- relianensis », e una netta prevalenza di codici giuridici che sottolineano la sua formazione di dottore in diritto canonico. 78 Pare che presso il capito- lo siano rimasti alcuni manoscritti di questo gruppo, privi comunque di note di possesso. Con ragionevole margine di dubbio possono essergli appartenuti codici come il xLi (84), la diffusa enciclopedia scientifico-fi- losofica del De proprietatibus renmt di Bartolomeo Anglico, in gotica li- braria italiana della prima meta del secolo xiv; 1'v1u (67), un manuale cle- ricale in due sezioni distinte scritte nell'Italia settentrionale agli inizi del secolo xiii, in cui, accanto alla Summa de electione di Bernardo da Pavia, sono riuniti prontuari di istruzione liturgica come la Genuna anime di Onorio Augustodunense e la Summa de ecclesiasticis officiis di Giovanni Beleth, qui preceduta dalla intitolazione alternativa Liber de doctrina ec- CieSlastiCa. 79

76.11 termine cronologico e fornito dall'arco di tempo in cui c attiva la mano principale dell'obituario ºTtus LI (88), che ne registra il decesso al f. xtur: BORGHEZIO, I necrology, Io3. Presente nell'inventario del 1427, n. 78, e 1439, n. 81; CoxTESSA, Un inrentaria, 26; BoRGHEZto, LVentarü, 426-427,432 e 446. Sul codice SEGRE MONTH., Il romanicO, 306- 307-

77. BORGHEZIO, Ln-entarii, 427; ID., I necrologi, 115, in cui si tratta di un'aggiunta tarda all'obituario reItcs, Lt (88), L xl. vir.

78. CONTESSA, Un im"entariq 13,25,31 che isola nell'inventario del 1427 i nn. 57,140 c 144; BoxGHEZ1o, Inrentary; 427,435-437,447-448 dove si identificano i volumi trascritti nel codicillo e nell'inventario del 1439, nn. 61,128,142,146 indicando come Decretum Gra- tiani I'm (76), invece del C (72).

79. lohannis Bclethi Sununa de ecclesiasticis officiLs, ed. H. Dolrrett, CCCont. Med, 41- 41A, Turnout 1976,132'.

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Al di lä delle coincidenze dei titoli rimane comunque discutibile la sua proprietä per il Codex con glossa del giurista bolognese Accursio cxi (102), in gotica libraria italiana del tardo secolo x1v; 80 altrettanto vale per il c (72), un Decretum di Graziano, anticipato da un compendio e mutilo nella parte finale, scritto in minuscola bolognese arrotondata della meta circa, o del terzo quarto del secolo xii, con l'impostazione dell'impagina- to ancora della prima generazione del Decretum e munito di una curiosa glossa, stesa in tempi distinti tra i secoli xii-xiii e xiv, movimentata da un efficace apparato illustrativo a piccoli disegni perfino grotteschi. 81 Non parrebbe rientrare tra i libri di Obertino nemmeno il cv11(ioi), con il Li- bersextusDecretalium di Bonifacio VIII, scritto verso la seconda meta del secolo xiv nella Francia meridionale o nella Spagna settentrionale; due note di possesso del tardo secolo xv evidenziano infatti che il volume fu nelle mani di Nicolaus Garilliati abbreviator apostolicus, un illustre lettore divenuto anche vescovo di Ivrea (1485-1497) 82

L'obituario vetusricorda inoltre al 291uglio 14261a morte del canonico Antonio della Curseria, benemerito per i mullos libros in eius testamento descriptos, precisamente sette secondo l'inventario del 1427.83 La com- plessita delle identificazioni, che si estende a esemplari perduti, non per- mette di verificare se siano stati di sua spettanza un «liber [... ] legenda- rum», cioe un Passionario, e una Summa de docirina ecclesiastica di Gio- vanni Beleth. 84 La mancata sopravvivenza del suo breviario, forse auto-

8o. DOLEZALEK, Yer-_eichnis, s. V. h"rea. 81. Dall'unica nota di possesso, leggibile nel margine inferiore dei if. 8v e 9r, emergono

infatti le tracce di un maestro locale che, in grafia degli inizi del secolo xIII, si sottoscrive «Magistri Willelmi de Yporedia pap ... » e «Magister Willelmus de Yporedia», cfr. SE- GRE MOr'rEL, Il romanicq 306; QUAZZA, CASTRONOVO, Bibliotedle, 250-251.

82. Si vedano i ff. 117r eI post. Per il personaggio: T. FRENz, Die Kanzlei der Päpste der Hodirenaissance (1471-1527), Tübingen 1986,414, n. 1724-

83. BoRGaEZtO, I necrolog; 97. Nell'inventario del 1427 i nn. 35,58,148-153; in quello del 1439, non del tutto coincidcnti, i nn- 36,62,147-149,155: CONTESSA, Uli inventario, I0, 24-25,32; BORGt1EZIO, Inrentari; 427,431. Probabilmente fu realmente venduto in quanto non convince la ripetuta identificazione con il mu (97), un breviario di fattura locale, at- tualmente molto sciupato mutilo nel finale, con capilettera filigranati alternativamente rossi e blu e copiato in gotica libraria del secolo xty; poco collima con il lemma dell'inven- tario del 1494, n. 29, definito «registrum antiquum» e senza piti la menzione del donatore: BoRGtlEZ1o, Inrentari, 44L II rilievo del personaggio e dato anche dalla notizia che gestiva per gli anni 1418 e 1426 il registro con le spese del capitolo, attualmente irreperibile: VAL- LINO, Codici, 62-63, n. 17.

84. Entrambi i codici sono stati individuati rispettivamente negli inventari del 1427 nn.

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grafo, sembra dovuta diversamente al fatto che, dopo essere passato alla cappella di S. Martino, fu posto in vendita per ricavarne un utile. 85

Secondo l'obituario novus LII (89) anche il canonico Bartolomeo de Ferrariisdi Biella, morto il 16 dicembre 1453, avrebbe donato al capitolo iI suo breviario, mentre gli inventari quattrocenteschi gli attribuiscono con- cordemente il lascito di una Legenda aurea di Jacopo da Varazze denomi- nata «liber caulium ». 86 Le note di possesso dei codici xi (76), xv (80) e Lxxxix (63) denunciano al contrario chiaramente di essere stati procurati da Pietro Magnino, curato di Chätillon, che fu segretario di Amedeo VIII di Savoia e canonico a Ivrea tra il 1428 e il 1440.87 Animato dunque da forti interessi bibliofili pare che si sia procacciato i volumi in localitä di- verse: a Verres nel 1427 acquistö I'm (76), un insieme fattizio di testi ese- getici e teologico-morali qualificato Receptorittnt scritto nel secolo xiv e nella prima meta del secolo xv in parte in Francia o in Svizzera, in parte in Italia; 88 il xv (8o), un'altra curiosa miscellanea di origine norditaliana scritta in momenti distinti lungo il secolo xiv, che esordisce con il De mo- ribus hominunt et officio nobiliwn super ludo scaccorumn di Giacomo de Ces- solis, e procede con opere di impronta morale includendo il primo tron-

35 e 150, e del 1439 nn. 36 e 148: CONTESSA, Un inventari4 24,32; BORGHEZIO, Lnentarii'; 430,437.

85. Additato peraltro dal Contessa ncl Lxaat (97), e descritto nell'inventario del 1427, n. 58, con 1'espressione «scriptum manu quondam domini Anthonii de la Curseria» c in quello del 1439, n. 62, semplicemente «relictum per dominum Antonium de la Curseria »: CONTESSA, Un lnventariq 25; BORGHEZIO, Inventarii, 431.

86. Cfr. LII (89), f. LIV. e gli inventari del 1427, n. 23; 1439, n. 24; 1494, n. 37: CONTESSA, Un inventario, io, 23; BORGHEZIO, Inventarii, 429,442; ID., I necrologi, 147. Sempre dcll'o- bituario novus LII (89) scaturiscono notizie frammentate di altri legati: al f. xxxlly I'anni- versario di Stefano dei conti di Biella, dottore e cittadino di Ivrea defunto il 14 agosto 1486, che tramite il figlio avrcbbe devoluto in eredita «volumina panormitarum quinquc et jo- xatos duos, quinternatos et scriptos ad stampam »; al f. XLIIIV una nota della seconda meta del secolo xv relativa alle ultime volonta del cappellano Francesco Rofini deAzelio ehe fa- ceva predisporre nel coro un salterio incatenato; al f. x1. V111r la mano principale quattro- centesca inscrisce la memoria di Ribaldo, figlio di Ubaldo, da cui si sono ricevuti 24 soldi per un antifonario; al f. Llir nell'anniversario di Filippo di Albano, si ricordano vari legati, tra cui 1'ordinazione per la chiesa di un salterio completo ad uso del coro: BORGt1EZ1O, In- ventarü, 427; ID., I necrologi, 104,134,143,147-

87. Rispettivamente ai ff. 198v, 166v, 239v. Entrati in biblioteca dopo la stesura dell'in- ventario del 1439, tali codici non figurano nemmeno in quello del 1494, non essendo a ca- rattere strettamente liturgico. CO:. -rESSA, Un lnventariq 13, che indica solo il xv (8o); QUAZZA, CASTRONOVO, Bibliotedte, 250-251, n. 28; SEGRE MONTEL, Il rantalliCq 306-308.

88. STEGMÜLLER, Repertariun; 1t, nn. 9345-9348-

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cone delle lettere di Seneca a Lucilio e la corrispondenza spuria tra s. Paolo e Seneca; 89 infine un esemplare bolognese, ora molto rovinato, del Digestwn novum, it i. xxxlx (63), databile tra la seconda meta e la fine del secolo xii, con la glossa di Accursio aggiunta forse entro la prima meta del secolo X111 .

90 L'obituario novus LII (89) celebrava pure 1'anniversario di Antonio So-

lerio da Carisio, canonico dal 1425 al 1447 e curato di S. Salvatore, che si sobbarcö 1'onere finanziario di un salterio e di maestosi corali trasferiti poi in ereditä alla cattedrale91 L'intero gruppo, compreso it prezioso Sa! - terio-Lnario 129, riccamente miniato, con it nome del donatore in lettere d'oro at f. iir, ei9 Antifonari 119-127, dove compare saltuariamente to stemma dei Solerio, risultano effettivamente allestiti tra il 1438 e i11447 e sono tutti nell'inventario del 1494, mentre in una tarda lista del 1537, con 14 corali conteggiati in sacrestia o presso gli altari delta cattedrale, il rico- noscimento si limita ad alcuni di questi antifonari. 92 Solo per i manoscrit- ti liturgici e delineabile del resto un certo incremento giustificato sulla ba- se di un gusto generalizzato net settore che rendeva ancora esteticamente competitiva la prestazione artigiana dei copisti e dei miniatori rispetto ai prodotti delta stampa.

Gli eruditi a Ivrea nell'Otto e Novecento

Ignorata dai grandi percorsi dell'erudizione sei-settecentesca Ivrea si afI'acciö al panorama culturale europeo agli inizi dell'Ottocento, sull'on- da del rinvigorito interesse storico-filologico tedesco e in concomitanza con i fermenti culturali promossi dal risorgimento sabaudo. Quasi in un

89. TH. KAEPPELI, Scriptores OrdinisPraedicatoruin AledüAeri, u, Romae 1975,314; SE- GRE MOA-rEL, II romaniaO, 306; QUAZZA, CASTRONOVO, Bibliotec%e, 250-251; QUAZZA, CASTRONOVO, Aliniatura, 336, n. 85; qui h3oNT1.

90. DOLEZALEF:, I"er-eidrnis, S. V. II"rea; E. R. MARTf, Una (rasposieiÖn desconoscida en los manuscritos was antiguos del Digestunt Noº"um, in Las abreriaturas en la ellseilanza me- dicral y la lrasmisiön del saber, cd. T. M. NIARTINEZ, Barcelona 1990,241-248, tav. 4.

91. Cfr. L xvir. BORGIIEZIO, I necrologi, 50-51. 92. VALLINO, Codici, 55-59,63-64; qui BAROFFIO. Nell'inventario del 1494 i nn. 23,15-

22, in quello del 1537 unicamente i nn. 2-6,8,10: BORGIIEZIO, Inrentarii, 427,440-441, 445-446. Per l'im"entario del 1537 Ivrea, Archivio Diocesano, AL. V. 26/A -EE (olim Mi- scellanea v11), Parte I: BORGIIEZIO, Ln"entarii, 423, riprodotto alle pp. 445-446; LEPRONI, On erangeliario, 78, n. 3.

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felice appaiamento bifocale le biblioteche e gli archivi piemontesi furono

oggetto di attenzione da parte di due neonate istituzioni prestigiose, di

matrice e di portata completamente differenti: i Monumenta Germaniae Historica, inaugurati nel 1826 con il primo volume degli Scriplores in folio

per concretizzare una sistematica raccolta delle fonti medievali estese nella pregressa territorialitä degli splendori del sacro romano impero, 93

che fecero dell'Italia un'area privilegiata per Reise ricognitivi; e la Regia Deputazione sopra gli studi di Storia Patria, un'iniziativa inedita per il pa- norama culturale italiano, confortata dall'approvazione del sovrano che, in tal modo, cercava indirettamente di attirarsi consensi propagandistici utili alle sue mire egemoni sul resto della penisola. 94 Dalla sua costituzio- ne con Regio brevetto del 20 aprile 18331a Regia Deputazione ebbe come segretari Luigi Cibrario e I'abate Costanzo Gazzera, giä solerte membro e segretario della Reale Accademia delle Scienze, con un gruppo di stu- diosi che, ispirandosi anche nella denominazione al modello tedesco, con il primo volume Chartarum del 1836, a pochi anni di distanza, erano orientati a promuovere la nascita di una analoga collana piemontese negli Historiae Patriae Monumenta. 95

93. Le discussioni filologiche preliminari alla collana, in cui si esprime l'orientamento di una filologia robusta, attenta agli aspetti linguistici, ortografici e grafici, con il mito del- l'autografia e del codex unicus, confluivano poi con approfondimenti monografici nei pri- mi numeri delta rivista «Archiv der Gesellschaft fur ältere deutsche Geschichtskunde)): H. GRUNDMANN, Monumenta GermaniaeHistorica 1819-1969, München 1969; G. P. RoMA- GNANI, Storiografia e politico culturale ne! Piemonte di Carlo Alberto, Torino 1985,173-179.

94. ROMAGNANI, Storiografia, 88, e in particolare per la nascita delta Deputazione Ic pp. 81-118.

95. Sugli intenti dell'impresa, sorta per collezioni di opere inedite e rare: ROMAGNANI, Storiografia, 273-300. Il Gazzera (1779-1859), the nutriva ford interessi per 1'epigrafia cri- stiana, evidenti net suo studio apparso nella rivista dell'Accademia (Delle iscrizion4 131- 277), aveva lasciato in dono alla biblioteca dell'Accademia la sua biblioteca, dove si con- serva il codice autografo con i suoi appunti sui manoscritti eporediesi: C. GAZZERA, De- scrizione del codici dell'Ard: i io capitolare di Jvrea e di Vercelli, Torino, Accademia delle Scienze, ms 1378. Sulla sua attivit5: RoMAGNANI, Storiografia, passim; G. GENTILE, Carlo Francesco Frasconi collaboratore delta Regia Deputazione di Scoria Patria, in Carlo Francesco Frasconi. Erudito, paleografo, storico, Novara 1754-1836, Atti del Convegno dcll'Associazio- ne di Storia delta Chiesa Novarese (11 dicembre 1982), Novara 1991,119-129. Sulla R. Ac- cademia delle Scienze, sorta attorno at 1760 con sovvenzione governativa sabauda, prima con intenti eminentemente scientifici, poi anche letterari, e legata dai suoi esordi alla Ac- cademia di Berlino: V. FERRONE, Tecnocrati militari e seienziati ne! Piemonte dell antico re- gime. Alle origini delta Reale Accademia delle scienze di Torino, «Rivista storica italiana », 96/2 (1984), 110-205.

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In tale slancio costruttivo verso il recupero dei tesori occultati negli ar- chivi e nelle biblioteche italiane il primo che dischiuse il patrimonio della Capitolare di Ivrea fu 1'orientalista Amedeo Peyron, «antiquario », se- condo la sua definizione, noto studioso di manoscritti e palinsesti. 96 Nel- la sua presentazione globale dei codici eporediesi, una sorta di spigolatu- ra per generi letterari, prevale 1'interesse storico; attingendo al Benedizio- nalexx (io) e al s. Gerolamo e altro Lxxxvll (54), si diffonde infatti entu- siasticamente su alcune trotmailles, soprattutto documentarie - su cui in seguito stimolb gli studi del Provana -, in quanto spie della cronaca loca- le imperniata sulla vicenda dell'opposizione di Warmondo all'usurpatore Arduino 97

La disamina piü attenta va tuttavia alle raccolte legislative altomedioe- vali tramandate dai manoscritti xxxv (17) e xxxvl(18), ma soprattutto alle Leges longobarde e franco-alamanniche dei codici xxxiii (4) xxxly (5) su cui si era concentrato sia il dotto amico Baudi Di Vesme, sia la ricerca transalpina dei Monumentg che stavano promuovendo la storia del dirit- to germanico con la collana Leges. 98

96. Sul Peyron: S. BASSI, G. Pasini eAt»edeo Pe}ýron nella Biblioteca Universitaria di Tori- no, «Almanacco dei bibliotecari italiani» , 1971, II-19; ID., Lttroduzione, xxviii; F. Lo Mo- NACO, In codicibus (... ) qui Bobienser inscribuntur. scoperte e studio di palittsesti bobbiesi in Ambrariana dallaftne del Settecento ad Angelo D1ai (18191, «Aevum» , 70 (1996), 664, n. 27; 685-687,699, n. 163.

97. PEYRON, 11'otizia, 3-30. Cfr. PROVwxA, Studi critici, 340-341; ID., Notizia di un inedito documento dell'Archivio vescovile d7vrea dell anno to94 coucenrente ad una donazioneJalta alla dticra di Santa Maria della stessa ciUä da Untberto ftgliolo di Antedeo, «Mem. delta R. Accademia delle Sc. di Torino)), s. 2', 6 (1844), 315-325"

98. PEYRON, Notizia, 20-27.11 codice x=lli (4) fu studiato per la prima volta dal Peyron e poi dal Baudi di Vesme che, per la sua edizione torinese degli editti longobardi, trattenne presso di se in Sardegna per Phi di un anno anche it axxv (17): A. PEYRON, Legion Barba- rorum fragntenta inedita et varianter lectioner ex cod. Eporedietuy «Mem. delta R. Accade- mia delle Sc. di Torino », s. 2', 8 (1846), 129-i67; Edicta Reguin Langobardorum edita ad fl- nein optiölorum codiettnt, opera et studio C. BAUDI A VESME, Torino 1855 in MONUMENTA HISTORIAE PATRIAE, [viii], Augustae Taurinorum 1855, loct[-xxvlll. In tal modo it Pcrtz fu costretto a posticipare i'edizione negli MGH, dato che i codici arrivarono a Berlino solo net 1863 per interessamento del vescovo eporediese Luigi Moreno: G. H. PERTZ, Di due utanoscritti dell'Ardtivio Capitolare d7vrea, in Storia delle origini del diritto gerntanico, di O. STOBBE (trad. E. BOI. I. ATI), 1, Firenze-Torino i868,337-338. In merito agli interessi del Bau- di di Vesme per la rivalutazione delta storiografia tongobarda: L. MosCATI, Carlo Baudi di iernte e la storiografta giuridica del suo tempo, «Bollettino storico-bibliografico subalpi- no », 80/2 (1982), 493-574, in particolare per it Codex Eporediensis affidatogli lc pp. 535- 536; EAD., Ivrea, Bibl. Cap. 17/x7a-v, 263-283.

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Dopo il Peyron spettö al Bethmann, cresciuto nel solco della soliditä paleografica e filologica del Pertz, il merito di pubblicare per primo ad Hannover nel 1847 uno strumento catalografico eporediese, ancora par- ziale, ma contraddistinto da acute osservazioni. 99 Come ricorda lo stesso Gazzera, lo studioso tedesco si muoveva sui lidi italiani da qualche anno, e presso gli archivi torinesi aveva individuato pezzi importanti, come il

rotolo con il Chronicon del monastero della Novalesa, che pubblicö nel 1846. per ]a neonata collana dei Monitmenta con dedica al Gazzera, a soli tre anni dall'edizione torinese del padre Combetti negli Historiae Patriae Monumenta. 100 Manifestando una precoce propensione per il materia- le obituario, per la stesura del testo degli antichi Necrologia della Novale-

sa e di S. Andrea di Torino, recuperati dal Gazzera e editi quasi contem- poraneamente anche dal Provana, il Bethmann aveva avuto dal primo utili indicazioni sul come ovviare alle lacune dei documenti piü compro- messi dall'usura mediante il ricorso alle trascrizioni di eruditi preceden- ti. 101 Tra i due si era dunque instaurato un valido sodalizio, che, come ri- corda quest'ultimo con un certo compiacimento, si era protratto anche durante la visita ai codici di Ivrea, certamente avvenuta con reciproco vantaggio. loz

La continuitä culturale polarizzata sul materiale eporediese emerge pure dai prospetti editoriali della rivista «Atti e memorie della R. Acca- demia delle Scienze di Torino)), che dalla meta dell'Ottocento si fregia di

avere recepito una ragguardevole serie di articoli destinati a illustrare te-

99. BETIIDtANN, Reise, 611-627. II Bethmann clenca essenzialmente una lista di mano- scritti simile a un inventario arricchito da singole notizie importanti e traspone in numeri arabi ]a segnatura in cifre romane apposta forse nei primi decenni dell'Ottocento. Nei 1871 E. Bollati redasse un catalogo completo mai pubblicato, usato poi dal Professione nel suo contributo per la collana del Mazzatinti, dove organizzb i codici in sequenza cronologica con una diversa numerazione in eifre arabe mantenuta dall'edizione aggiornata di don Do Vignono: PROFESSIONE, bn-eiztariQ 9.

Ioo. Il rotolo, scritto forse da pid mani entro il secolo xi, e conservato presso l'Archivio di Stato di Torino, Fondo Bluseo: Cralaca di 11'oralesa, a cura di G. C. ALESSIO, Torino 1982, XLI-XLII. Si fa riferimento all'edizione del 1843 del padre C. CoetEETT1, confluita in HISTORIAE PATRIAE MONUAfEhTA, Scripioram, in, Augustae Taurinorum 1848, COIl. 41- 130; L. BLTITAIANN, r11GH, Scripiores; vii, Hannoverae 1846,73-130.

I01. BETIIhtANN, 111GH, SCriploreS, \'II, 130-131; 131-132; per I'edizione: L. PROVANA, ive-

crologiuvl prioralus Sancti Andreae Taurinenuis, in HISTORIAE PATRIAE MONUr1ENTA, Scrip- lonun, IIi, coll. 193-207.

102. GAZZERA, Delle iscrizioni, 196.

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Page 33: Alle origini della Biblioteca capitolareALLE ORIGINI DELLA BIBLIOTECA CAPITOLARE vere ai meriti di N7Varmondo anche la riforma eucologica e 1'avvio del pro- gressivo radicamento del

ALLE ORIGINI DELLA BIBLIOTECA CAPITOLARE

mi specifici proposti dai codici locali. 103 Colpisce d'altro canto anche il

calibro degli studiosi stranieri che si avventurarono nella cittadina pie- montese attratti dalla fama dei preziosi cimeli, come August Reiffer-

scheid, meticoloso collettore di testi patristici, o l'insigne liturgista Adal- bert Ebner, che nelle sue indagini sull'evoluzione storico-artistica del

messale romano, affrontö fruttuosamente il monumentale Sacrarnentario di Warmondo Lxxx« (31) e il Missale Ogerii xix (56). 104 Alla grandiosa e pressoche inedita iniziativa della «Mostra di arte sacra)), che nel 1898 raggruppö a Torino piü di 40o esemplari raccolti sul territorio nazionale, non poteva mancare la rappresentanza eporediese. 105 E se Elias Avery Lowe durante le sue ricerche sui Codici Latini Antiquiores rimase colpito dalla rara vetustä della Regula pastoralis di Gregorio Magno I (i) lascian- dovi la sua autorevole sottoscrizione, forse Bernard Bischoff si sarebbe augurato una sosta piii lunga a Ivrea per completare i rapidi appunti ri- servati ai codici carolingi del luogo, un auspicio purtroppo rimandato ad un irrealizzato appuntamento. 106

SIMONA CrAVINELLI

103. Si segnalano dunque nell'ordine: PROVANA, A'otizia di un inedito, 315-325; PEYRON, Legion Barbaronen, iz9-167; GAZZERA, Delle iscrizion4 131-277; P. GIACOSA, Un ricetario del secolo )ü, «D1em. della R. Accademia delle Sc. di Torino », s. 2', 37 (1886), 643-663; CONTESSA, Un h irentario, «Atti della R. Accademia delle Sc. di Torino)), 44 (1908-1909),

599-628. 104. BPLI, n, 22I-241; A. EBNER, Quellen und Forschungen zur Geschichte und Kunsige-

schicte des Missale Roman um in Mittelalter. Iter Italichun, Freiburg im Breisgau 1896,52- 62.

105. Lc tavole in folio, ottime per 1'epoca, con trascrizione e commento, riguardano al- cuni codici del periodo warmondiano: CARTA, CIPOLLA, FRATI, tllonumenta palaegrafica, 21-24, tav. XXIII-XXV1.

106. Sul piano ant. interno dells legatura il Lowe annotb: «Scriptura 'Luxoviensis' saec. vii ad fin. E. A. Lowe, rogante dom. Bibliotccario, 23.1x. 36 ».

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