Balzo estivo dell'export ma la crescita rallenta · da modenese, «i mercati esteri ri- ......

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A agosto +13,5% - Nei primi sette mesi raggiunti i 16,9 miliardi Balzo estivo dell'export ma la crescita rallenta B ene i vini - Se gnal i di ri presa dal mercato i nterno Emanuele Scarci Perde smalto l'export italiano di agroalimentare e si allontana l'obiettivo dei 5o miliardi entro il 2020, mail food made in Italy con- tinua la sua crescita (dimezzata) anche nel 2o16.Aiutiindiretti arri- veranno dall'accordo Ceta con il Canada,unatracciadaseguire an- che per il Ttip con gli Usa, e dal ri- finanziamento della legge sull'in- ternazionalizzazione del made in Italy, compresoil programmasul- la Settimana della cucina italiana nel mondo con i suoi 1.300 eventi al via da fine novembre. Qual è lo stato di salute del ma- de inItaly? Ilpunto lo sipotràfare, con diversidatiinpiù,amaggio,in occasione di Tuttofood, la mani- festazione internazionale del 13213 dedicata al food &beverage orga- nizzata da Fiera Milano che si svolgerà dall'8 all'u maggio. Intanto ad agosto l'export ita- liano di alimentare ha fatto, se- condo Istat, un balzo, su base an- nua, del 13,5% e dei prodotti agri- coli del 6,5%. Guadagnano terre- no zucchero, farine, caffè, dolci, caseari e vini (ma c'è la crisi stri- sciante deirossi); arretrano pasta, riso e acque minerali. La performance di agosto do- vrebbe riportare il progressivo dell'export dei primi 8 mesi 2016 intorno al +3,5% (+3,1% l'agroali- mentare). Pressappoco la metà della crescita de12o15maingran- de ripresa rispetto a luglio. E co- munque molto meglio delle esportazioni generali del nostro Paese che, nello stesso periodo, viaggiano con un trend lieve- mente in negativo. Nei primi sette mesi l'export agroalimentare è arrivato a 16,9 miliardi. Nell'intero 2015 al livello record di 36 miliardi. Per i singoli comparti si regi- stranovariazionipositive a due ci- fre solo per il saccarifero (+19,9%) e il molitorio (+18,4%). Seguono: gli oli e i grassi (+7,6%) e il caffè (+6,7%). Sul fronte opposto, in forte calo acque minerali (-9,9°i°), riso (-4,3°i°) e pasta (-3,9%)- Sul versante dell'import ali- mentare si registra un calo del 3,4% a 11,77 miliardi, con un saldo positivo di 5,1 miliardi, in crescita del +16,8% su quello dello stesso periodo dello scorso anno. Vinoaltop Nelpaniere delle esportazioni tri- colori, ilvino è il prodotto più pe- sante con un'incidenza di circa il 20%, seguito da dolciario,11%, lat tiero-caseario, 9%, e pastario, 8°i°. Nei primi 7 mesi dell'anno il vino ha segnato unrisicato +1,1% a3 mi- liardi. «Al momento stimiamo per il 2o16 un export di 5,5 miliardi - osserva Antonio Rallo, presi- dente di Unione italiana vini -. Non siamo preoccupati ma nem- meno entusiasti: nonostante la domanda estera di vini Doc sia buona (+8% avalore e +4,5% avo- lume) sono sempre gli spumanti a trainare le vendite con 517 milioni di euro (+26%) e1,3milionidi etto- litri (+20%). In particolare, il Pro- secco registra un incremento del 33%avalore (456 milioni di euro) e del 24% a volume (1,2 milioni di ettolitri). Tuttavia non possiamo affidarci solo al Prosecco per af- fermare il vino italiano fuori dai confini nazionali». Per Maria Livia Manicardi, presidente dell'omonima azien- da modenese, «i mercati esteri ri- mangono vivaci, in particolare Usa, Giappone ed Europa. E non è vero che gli si possa propinare qualsiasi cosa: spesso i consuma- tori esteri sirivelano più informa- ti degli italiani». L'azienda Mani- cardi produce vino e aceto Balsa- mico di fascia medio-alta (con af- finamento inbotte fino a25 anni), opera nel canale Horeca e fattura due milioni di euro. «A sorpresa quest'anno - aggiunge l'impren- ditrice-anche l'Italiahadatoinat- tesi segnali di risveglio. Che cre- do continueranno almeno per tutto l'anno in corso». Dalla geografia dell'export emerge che, nei primi 7 mesi 2016, si accorcia il passo degli Stati Uniti, con un +2,2%, dopo l'irripetibile exploit del 2015 con il +19,5°,° e circa 2 miliardi di export. A latere, spicca il cedi- mento progressivo della Cina, che scivola del 12,2%, dopo un sorprendente +23,8% del 2015. Ancora una volta emerge il passo migliore della media della Ue, con un +3%, che tuttavia ap- pare anch'esso più debole rispet- to al +4,3°,° del semestre. Rimane evidente, comunque, una netta perdita di velocità rispetto ai consuntivi export del 2015, che avevano raggiunto un +6,7% per l'industria alimentare e un +3,9% per l'export totale. Nello specifico, emergono le variazioni sui sette mesi dei primi due mercati europei: Germania (+1,8%) e Francia (+2,4%).Appare invece in forte assestamento il Regno Unito, con un +0,3%, che cede nettamente rispetto al +2,2% del semestre e sembra anticipare l'indebolimento atteso nella fase dopo-Brexit, dominata dal pro- gressivo cedimento della sterlina. Extra Ue , meno appeal Meno appeal per il food & beve- rage italiano? Un appannamento c'è ma le cause vanno ricercate nel generale rallentamento del- l'economia mondiale, in partico- lare dei Paesi emergenti. L'export alimentare verso la Ue viaggia infatti intorno al +3%, mentre quello extra Ue stenta a raggiungere la parità». Unrecentereport diUniCredit evidenzia che il made in Italy è meno presente sui mercati emer- genti più dinamici e proprio l'agroalimentare appare trai com- parti meno performanti. Le mag- giori opportunità di sviluppo del business continuano aesserepre- viste in Cina, che rappresenterà tra5 anniunmercato da6o miliar- di di dollari. Nel gigante asiatico, però, la nostra quota di esporta- zioni food si ferma all'1,3% contro il 6% della Francia, e anche Ger- mania e Gran Bretagna hanno quote più elevate. Discorso simile vale per altri mercati asiatici inte- ressanti come India, Indonesia e Thailandia, quest'ultima da sola conunvalore dell'import che arri- verà a 8 miliardi di curo. Tuttavia per avere successo sul mercato globale è necessario che le tradizioni dei territori ven- gano rivitalizzate dall'innovazio- ne. L'Osservatorio di Tuttofood cita una stima del Future Food In- stitute, secondo cui il volano di Expo ha messo in moto investi- menti in startup agroalimentari innovative perunvalore di 133mi- lioni. Può sembrare una cifra esi- gua rispetto ai 135 miliardi del fat- turato complessivo del settore, ma da sola è pari al lo% dell'inve- stimento europeo (1,38 miliardi) e, considerando le diverse dimen- sioni delle due economie, non sfi- gura nemmeno rispetto al dato degli Stati Uniti, 949 milioni. V RIV RO D DZIO N E RISERVALA Aziende in campo emanuelescarci. blog. ilsoie24ore.com Sono in crescita le start up innovative nelsettore agroalimentare. Ilsolo Expo ha messo in moto investimenti per 133 milioni

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A agosto +13,5% - Nei primi sette mesi raggiunti i 16,9 miliardi

Balzo estivo dell'exportma la crescita rallentaBene i vini - Segnali di ripresa dal mercato interno

Emanuele Scarci

Perde smalto l'export italianodi agroalimentare e si allontanal'obiettivo dei 5o miliardi entro il2020, mail food made in Italy con-tinua la sua crescita (dimezzata)anche nel 2o16.Aiutiindiretti arri-veranno dall'accordo Ceta con ilCanada,unatracciadaseguire an-che per il Ttip con gli Usa, e dal ri-finanziamento della legge sull'in-ternazionalizzazione del made inItaly, compresoil programmasul-la Settimana della cucina italiananel mondo con i suoi 1.300 evential via da fine novembre.

Qual è lo stato di salute del ma-de inItaly? Ilpunto lo sipotràfare,con diversidatiinpiù,amaggio,inoccasione di Tuttofood, la mani-festazione internazionale del 13213dedicata al food &beverage orga-nizzata da Fiera Milano che sisvolgerà dall'8 all'u maggio.

Intanto ad agosto l'export ita-liano di alimentare ha fatto, se-condo Istat, un balzo, su base an-nua, del 13,5% e dei prodotti agri-coli del 6,5%. Guadagnano terre-no zucchero, farine, caffè, dolci,caseari e vini (ma c'è la crisi stri-sciante deirossi); arretrano pasta,riso e acque minerali.

La performance di agosto do-vrebbe riportare il progressivodell'export dei primi 8 mesi 2016intorno al +3,5% (+3,1% l'agroali-mentare). Pressappoco la metàdella crescita de12o15maingran-de ripresa rispetto a luglio. E co-munque molto meglio delleesportazioni generali del nostroPaese che, nello stesso periodo,viaggiano con un trend lieve-mente in negativo.

Nei primi sette mesi l'exportagroalimentare è arrivato a 16,9miliardi. Nell'intero 2015 al livellorecord di 36 miliardi.

Per i singoli comparti si regi-stranovariazionipositive a due ci-fre solo per il saccarifero (+19,9%)e il molitorio (+18,4%). Seguono:gli oli e i grassi (+7,6%) e il caffè(+6,7%). Sul fronte opposto, inforte calo acque minerali (-9,9°i°),riso (-4,3°i°) e pasta (-3,9%)-

Sul versante dell'import ali-mentare si registra un calo del

3,4% a 11,77 miliardi, con un saldopositivo di 5,1 miliardi, in crescitadel +16,8% su quello dello stessoperiodo dello scorso anno.

VinoaltopNelpaniere delle esportazioni tri-colori, ilvino è il prodotto più pe-sante con un'incidenza di circa il20%, seguito da dolciario,11%, lattiero-caseario, 9%, e pastario, 8°i°.Nei primi 7 mesi dell'anno il vinoha segnato unrisicato +1,1% a3 mi-liardi. «Al momento stimiamoper il 2o16 un export di 5,5 miliardi- osserva Antonio Rallo, presi-dente di Unione italiana vini -.Non siamo preoccupati ma nem-meno entusiasti: nonostante ladomanda estera di vini Doc siabuona (+8% avalore e +4,5% avo-lume) sono sempre gli spumanti atrainare le vendite con 517 milionidi euro (+26%) e1,3milionidi etto-litri (+20%). In particolare, il Pro-secco registra un incremento del33%avalore (456 milioni di euro)e del 24% a volume (1,2 milioni diettolitri). Tuttavia non possiamoaffidarci solo al Prosecco per af-fermare il vino italiano fuori daiconfini nazionali».

Per Maria Livia Manicardi,presidente dell'omonima azien-da modenese, «i mercati esteri ri-mangono vivaci, in particolareUsa, Giappone ed Europa. E non èvero che gli si possa propinarequalsiasi cosa: spesso i consuma-tori esteri sirivelano più informa-ti degli italiani». L'azienda Mani-cardi produce vino e aceto Balsa-mico di fascia medio-alta (con af-finamento inbotte fino a25 anni),opera nel canale Horeca e fatturadue milioni di euro. «A sorpresaquest'anno - aggiunge l'impren-ditrice-anche l'Italiahadatoinat-tesi segnali di risveglio. Che cre-do continueranno almeno pertutto l'anno in corso».

Dalla geografia dell'exportemerge che, nei primi 7 mesi2016, si accorcia il passo degliStati Uniti, con un +2,2%, dopol'irripetibile exploit del 2015 conil +19,5°,° e circa 2 miliardi diexport. A latere, spicca il cedi-mento progressivo della Cina,

che scivola del 12,2%, dopo unsorprendente +23,8% del 2015.

Ancora una volta emerge ilpasso migliore della media dellaUe, con un +3%, che tuttavia ap-pare anch'esso più debole rispet-to al +4,3°,° del semestre. Rimaneevidente, comunque, una nettaperdita di velocità rispetto aiconsuntivi export del 2015, cheavevano raggiunto un +6,7% perl'industria alimentare e un +3,9%per l'export totale.

Nello specifico, emergono levariazioni sui sette mesi dei primidue mercati europei: Germania(+1,8%) e Francia (+2,4%).Appareinvece in forte assestamento ilRegno Unito, con un +0,3%, checede nettamente rispetto al +2,2%del semestre e sembra anticiparel'indebolimento atteso nella fasedopo-Brexit, dominata dal pro-gressivo cedimento della sterlina.

Extra Ue , meno appealMeno appeal per il food & beve-rage italiano? Un appannamentoc'è ma le cause vanno ricercatenel generale rallentamento del-l'economia mondiale, in partico-lare dei Paesi emergenti.L'export alimentare verso la Ueviaggia infatti intorno al +3%,mentre quello extra Ue stenta araggiungere la parità».

Unrecentereport diUniCredit

evidenzia che il made in Italy è

meno presente sui mercati emer-

genti più dinamici e proprio

l'agroalimentare appare trai com-

parti meno performanti. Le mag-

giori opportunità di sviluppo del

business continuano aesserepre-

viste in Cina, che rappresenterà

tra5 anniunmercato da6o miliar-di di dollari. Nel gigante asiatico,però, la nostra quota di esporta-zioni food si ferma all'1,3% controil 6% della Francia, e anche Ger-mania e Gran Bretagna hannoquote più elevate. Discorso similevale per altri mercati asiatici inte-ressanti come India, Indonesia eThailandia, quest'ultima da solaconunvalore dell'import che arri-verà a 8 miliardi di curo.

Tuttavia per avere successosul mercato globale è necessarioche le tradizioni dei territori ven-gano rivitalizzate dall'innovazio-ne. L'Osservatorio di Tuttofoodcita una stima del Future Food In-stitute, secondo cui il volano diExpo ha messo in moto investi-menti in startup agroalimentariinnovative perunvalore di 133mi-lioni. Può sembrare una cifra esi-gua rispetto ai 135 miliardi del fat-turato complessivo del settore,ma da sola è pari al lo% dell'inve-stimento europeo (1,38 miliardi)e, considerando le diverse dimen-sioni delle due economie, non sfi-gura nemmeno rispetto al datodegli Stati Uniti, 949 milioni.

V RIV RO D DZIO N E RISERVALA

Aziende in campoemanuelescarci. blog. ilsoie24ore.com

Sono in crescita le start upinnovative nelsettoreagroalimentare.Ilsolo Expo ha messo in motoinvestimenti per 133 milioni

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Accordo Ceta

IHCeta è un importante accordocommerciale tra Canada e UnioneEuropea che eliminerà il 98 percento delle barriere doganali.Il Ceta è un documento di 1.598pagine che spazia in diversicampi, tra cui quello della tuteladel marchio di alcuni prodottiagricoli e alimentari tipici, unaclausola fortemente richiestadalle imprese europee. Inparticolare, le due areeproteggeranno le proprieDenominazioni con una discretatolleranza, ma è viene istituito ildivieto di evocazione.

I PRINCIPALI PAESI UE I PRINCIPALI PAESI EXTRA UE I PRINCIPALI PRODOTTI ESPORTATIPeriodo gennaio-luglio 2016. Periodo gennaio-luglio 2016. Periodo gennaio-luglio 2016.Dati assoluti in milioni di euro e variazione % Dati assoluti in milioni di euro e variazione % Dati assoluti in milioni di euro e incidenza %su stesso periodo anno precedente su stesso periodo anno precedente

Germania VAR. % F?. Usa VAR . % 3, Vini, mosti, aceto

2.661,6 2.125,5!

TOTALE 16.892,4 l

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Destinazione deWexportalifflenta e

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Carne. Archiviato il rischio «mucca pazza» SaturnL Il Paese asiatico apre alle importazioni

Nuove opportunità Dal mercato cinesenegli Stati Uniti 50 milioni di valoreNatascia Ronchetti

1 Giappone ha rimosso lebarriere sanitarie. Lostesso ha fatto il Vietnam.

Per l'industria italiana dellacarne bovina restano duegrandi mercati da riaprire,a quindici anni di distanzadalla diffusione in Europadell'encefalopatiaspongiforme, comunementenota come morbo dellamucca pazza.

Sono la Cina e gli StatiUniti i due Paesi che potreb-bero ridare fiato alle esporta-zioni di un settore che fattura5,8 miliardi di euro all'anno eoccupa oltre 5omila addetti,ma che, per le esportazioni,resta fermo prevalentementeagli scambi comunitari. Conoltre 540 milioni di euro divalore dell'export nel 2015 equasi 300 milioni nel primosemestre del 2oi6, le aziendeattendono il completamentodella procedura che dovreb-be aprire le frontiere delgigante asiatico. «Un grandesbocco - conferma il diretto-re di Assocarni FrancoisTomei - sul quale stiamo

lavorando da tre anni. Laprossima visita ispettiva diuna delegazione del ministe-ro dell'Agricoltura cinese,prevista tra la fine novembree i primi giorni di dicembre,dovrebbe chiudere il cer-chio, anche se difficilmentepotremo vedere un cambia-mento nell'andamentodelle esportazioni giàa partire dal 2017».

Ancora più difficile ilrientro negli Stati Uniti,maggiore produttore mon-diale ma anche grosso im-portatore, nonostante ilmorbo in Italia sia statodefinitivamente debellatodal 2013. L'espansione neiPaesi terzi si scontra nonsolo con la burocrazia maanche con una politica prote-zionistica che spesso fa dellebarriere sanitarie un prete-sto. Quanto alla filiera avico-la - 4,2 miliardi nel 2015 -resta ancorata al mercatodomestico: il prodotto nazio-nale è quasi interamentedestinato a soddisfare ladomanda interna.

O RIPROOUZ]CNE RISERVATA

on si fermala corsaall'estero dei salumiitaliani. E con l'aper-

tura della Cina all'importa-zione delle carni suine fre-sche e di breve stagionaturamade in Italy, già una ventinadi aziende di macellazionehanno presentato domandadi abilitazione mentre altrecinquanta specializzate nellaproduzione di salumi a bassastagionatura sono in listad'attesa. Una svolta, dopodieci annidi trattative chehanno permesso di rimuove-re la principale barrierasanitaria alzata dalla Cina,che temeva la malattia vesci-colare, problema di fattoampiamente circoscritto.«Ora siamo nella fase buro-cratica -spiega DavideCalderone, direttore diAssica, associazione di cate-goria dell'industria delsettore - e riteniamo chel'export verso la Cina possapartire dal 2017».

L'ingresso nel mercatocinese, anche con tagli comele frattaglie, dovrebbe gene-rare già nell'immediato

(stime di Assica) 5o milionidi euro e consentire all'Italiadi competere con i principaliesportatori europei. Un altrovolano di crescita per unsettore che conta circa 2milaimprese con 32mila addetti ericavi totali che sfiorano gliotto miliardi e che nel primosemestre di quest'anno havisto un balzo del 5,2% valoredelle esportazioni di salumi:ha quasi raggiunto i 65omilioni. «Anche se non conpercentuali a due cifre, al-l'estero abbiamo un ulteriorepotenziale di crescita ancheper il prossimo anno», diceCalderone. Un rallentamen-to nei mercati terzi nonsembra prefigurare frenate.Se i Paesi dell'Unione Euro-pea restano i principali sboc-chi, con la Francia in primalinea, le imprese del settoresi aspettano un consolida-mento anche negli Usa,nonostante una flessionedel valore dell'exportnella prima partedell'anno del 9,30 o.

Na. R.© RIPROOUZ]ONE PARAR

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Pasta. In Italia il 67% della produzione europea

Cresce la richiestadi prodotto frescoVera Viola

Tel 2015 l'industria italia-na della pasta ha confer-mato la propria tradi-

zionale posizione di leadershipsul mercato europeo e suquello mondiale.

Nell'Unione Europea a28,l'industria pastaria italianaconserva il primo posto, conuna produzione che ammontaa quasi dieci volte quella dellaGermania (332.214 tonnellate):quest'ultima è secondo produt-tore europeo davanti a Spagna(260.288) Francia (237.157) eGrecia (170.000).

In altre parole, l'Italia rap-presenta il 67% dellaproduzio-ne europea e circa un quarto diquella mondiale. In pratica, unpiatto di pasta su quattromangiato nel mondo, e circa 3su 4 in Europa, viene preparatocon pasta italiana.

In linea, invece, con la ten-denza dei consumi dell'interosettore alimentare, il mercatointerno della pasta ha accen-tuato la tendenza al ribassoregistrata nell'ultimo quadri-ennio sia in volume (-4,3%) chein valore (-o,1-Á».

La produzione nel 2015

nonostante un calo in volumi,

ha registrato una crescita in

valore. Con una quantità di

3.246488 tonnellate di pasta

prodotte, rispetto ai 3.421.764

del 2014, il 2015 si è caratterizza-

to per una erosione dei volumi

produttivi che non ha

intaccato, ed ha anzi evidenzia-

to, una interessante crescita del

valore prodotto, che dalla

soglia dei 4,6 miliardi dell'anno

precedente, è giunto a quota

4.747 milioni (+3%). Nel detta-

glio, hanno contribuito alla

contrazione dei volumi i seg-

menti della pasta secca (-5,4%),

mentre risultano in crescita

quelli della pasta fresca (+1,4%)-

E ancora più nel dettaglio:nel comparto della pasta secca,cala il volume di produzione dipasta secca di semola (-5,6%) epasta secca all'uovo (-8,3%). Seinvece si considera il valoredella produzione, cala quellodellapasta secca all'uovo(-3,8%), ma crescono quasitutte le voci, soprattutto lapasta secca ripiena (+ 9,2%sul2014).

0 RIPRODUZICN E RISERVATA

Formaggí. Grana e Parmigiano trainano l'espansione

Appeal indiscussograzie alle Dop

er i produttori di for-- maggi non si interrom-

pe il boom delle vendi-te all'estero, che nei prossimiquattro anni cresceranno alritmo di un tasso medioannuo de12,3°io.

Un'espansione su scalamondiale a fronte del calodelle vendite in Italia, passa-te dagli oltre 6,9 miliardi del2012 ai quasi 6,3 del 2015.Numeri che arrivano da unaindagine del Centro studi eUfficio internazionalizzazio-ne di Confcooperative. Ilmercato resta dominatodalla Gdo e dal traino dieccellenze come il Parmigia-no Reggiano e il Grana Pada-no. Produzioni nelle quali siritaglia un ruolo di primopiano il sistema cooperativo,con circa 700 imprese e unfatturato di 7 miliardi: l'inte-ro settore lattiero caseariosupera i 15,2. Le perdite sulmercato domestico sonostate compensate in largaparte dalla crescita del valo-re complessivo delle espor-tazioni, con il quale è statoraggiunto nel 2015 un fattura-

to di oltre 2,2 miliardi di curo(quasi il 5%, in più) e nei primisette mesi di quest'anno dipoco meno di 1 ,4 miliardi,con un ulteriore balzo del6,10/e ( dati Assolatte).

Le sole coop hanno porta-to le vendite oltreconfine,nella stragrande maggioran-za dei prodotti Dop, a 56omilioni, circa il 45%, del totaledelle esportazioni dei for-maggi a pasta dura . I maggio-ri incrementi , spiega GiorgioMercuri , presidente dellecoop agricole di Confcoope-rative, «sono previsti inCina, con una crescita del18°,,, in India con il13° II in piùe in Indonesia. Positiveanche le prospettive in NordAmerica e in America Latina,anche se con numeri piùpiccoli , oltre che in alcuniPaesi del Medio Oriente edella Penisola Arabica». Piùcontenuto l'aumento nel-l'Europa occidentale(o,6%), mentre nei Paesidell'Est è previsto un incre-mento del 2,5%.

Na. R.O R.IPROMMONE RISERVATA

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Dotcíarío. Aumenta il valore della produzione (+2,6%) Ano. Obiettivo 6 miliardi di valore esportato

Prodotti premium Leve chiave: Doci più apprezzati Sicilia e Pinot grigio

onsiderato che l'annoin chiusura bafinora

J dimostrato segnali disensibili, seppur misurati, valoripositivi nell'export dei prodottidolciari, possiamo sperare per il2017 in un consolidamento deirisultati e dei mercati raggiunti. Ildolciario made inItaly è dasempre molto apprezzato al-l'estero soprattutto nelle fasce diprodotti premium e altagamma-dice Mario Piccialuti, direttore diAidepi -. In riferimento alloscorso anno, alla luce di unaquota superiore al 1200 del fattu-rato alimentare esportato, auspi-chiamo che quello del dolcepossa confermarsi come uno tra imaggiori settori export orienteddel panorama Food & Beverageitaliano». Un settore ampiamen-te diversificato al proprio interno:confetti e caramelle, cioccolato eaffini, prodotti da forno e dolci daricorrenza, ognuno con unproprio andamento e caratteristi-che peculiari. Eppure, nonostantequesti distinguo e malgrado leaspettative di crescitapreannun-ciate per il settore alimentare nel2015 siano state sostanzialmentedisattese, il dolciario italiano ha

fatto registrare livelli produttiviche indicano una rinnovatavitalità. Lo dicono inumeri, siaper la produzione complessiva involume sia per il fatturato gene-rato. Nel 2015 l'industria dolciariaitaliana ha immesso sul mercato2.008.666 tonnellate di prodotti(+0,2%) per un valore di 13.880,2milioni, in crescita del +2,6%,sull'anno. Allargando l'orizzontetemporale, è il completamento diun andamento produttivo virtuo-so nel corso dell'ultimo decennio.Fra le performance migliori,quelle di cioccolatini e uovapasquali, mentre frenano gommeda masticare e caramelle, anchesenza zucchero dopo il boomdegli anni scorsi. In tenuta iprodotti da forno, con una flessio-ne per i sostituti del pane. Inambito europeo, l'Italia si ricon-ferma trai principali produttoridolciari, preceduta da Germania,Spagna. Regno Unito e Francia.Con oltre i7ornila tonnellate inpiù rispetto alla Germania,seconda in classifica, l'Italia èleader nella produzione di pro-dotti da forno.

B. Ga.® RIPR00117I0 NE RISERVATA

Giorgio dell 'Orefice

biettivo 6 miliardi. È iltraguardo, nel girod'affari all'estero, al

quale punterà il vino italianonel 2017. Un obiettivo ambi-zioso (nel 2015 sono statispediti all'estero vini per 5,4miliardi) che potrà essereraggiunto grazie ad alcuneleve chiave: gli spumanti e lenuove macro Doc del Pinotgrigio e della Doc Sicilia.Protagonisti sui mercatiinternazionali - anche grazie aun trend favorevole dei con-sumi mondiali che l'Oiv stimain aumento del 2% circa -saranno di certo, anche nel2017, gli spumanti italiani chegià nel corso del 2016 hannoregistrato performance dicrescita a doppia cifra. Aspingere le vendite all'estero ilfenomeno indiscusso di questianni: il Prosecco, che si avviaverso un altro traguardo dirilievo quello dei 400 milionidi bottiglie prodotte (per oltrela metà esportate). Ma grandecuriosità ci sarà anche per dueimportanti operazioni chepotrebbero dare nuovo im-

pulso all'export. Innanzituttoil decollo della nuova macroDoc del Pinot grigio che ha unpotenziale di 300 milioni dibottiglie, in gran parte vendu-te all'estero e che punta areplicare i fasti del Prosecco. Eattesa c'è anche per la DocSicilia: il marchio ombrellodei vini siciliani che dopo ilrodaggio dei primi due anni èpronto al decollo con numeriche possono far sentire sul-l'export made in Italy anche ilpeso dei vini del Sud. «Suimercati la tendenza è chiara -spiega il presidente di Feder-vini, Sandro Boscaini - ilprossimo futuro sarà ancoraappannaggio di bollicine evini bianchi. Ma per raggiun-gere nuovi traguardi di fattu-rato, considerato che la pro-duzione non si può aumenta-re, la sfida sarà sempre piùquella del valore. Dobbiamopuntare forte su brand eterritori, i due elementi daiquali dipende il valore aggiun-to delle nostre etichette e illoro posizionamento medio-alto sui mercati».

O RIP RODOZIONE RISERVATA

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01% d'otíva. La produzione sarà rafforzata Ortofrutta. Fa ben sperare il mercato cinese

Attesa per il Piano Superato il record40olivicolo nazionale dei 4,5 miliardi

er l'olio d'olivamade inItalyi12017 è l'annodiun"`operazione-verità" in

particolare sui mercati esteri.Perché sull'export non ci si puòpiù accontentare dei progressifrazionali o dell e quote dimercato conservate su sbocchistrategici come gli Usa. Mabisognaporre le basi per losviluppo. Ne è convinto DavidGranieri, presidente dell'Una-prol, il principale consorzioitaliano di olivicoltori.

I numeri sono chiari: l'Italiastoricamente consuma tra le6oo e le 700mila tonnellate diolio d'olival'anno,ne esportatrale 3-40omilaha quindi unfabbi-sogno annuo vicino al milione ditonnellate. Di queste ne produ-ce, in media, tra lei ele40omilatonnellate (nel2016-17 si ferme-rà aquota297 mila, -37%)- liresto, per far fronte ai consumiinterni e alla domanda interna-zionale, è quindi importato.«Qualcosa potrà cambiare infuturo con gli investimenti perrafforzare la produzione previ-sti dal Piano olivicolo nazionale- spiega Granieri-manell'im-mediato la stradapiù breve per

favorire il valore del nostroexport è solo un'operazioneverità». Un'operazione perspiegare che l'olio d'oliva iooo/òmade in Italy è poco o comun-que molto meno di quello che sispaccia per tale. «E dobbiamospiegare - aggiunge il presiden-te Unaprol- perché il prodottoioo% made in Italy costa di più,quali sono le sue caratteristichequalitative e a quale complessosistema di controlli le nostreproduzioni devono sottostare».Un lavoro che aUnaprol stannorealizzando anche con opera-zioni di incoming per portare inItali a gli operatori della grandedistribuzione internazionale daWalmart alla ted esca Rewe. «Iltutto senza nulla togliere aiblend- aggiunge Granieri-lemiscele di olio di diversa originerealizzati da diverse etichetteitaliane e che spessohannoaperto le porte dei mercatiesteri ai nostri prodotti. Sottoquesto aspetto siamo pronti adaprire un tavolo per valorizzare,anche nei blend, l'extraverginemade in Italy».

G. d. 0.Q RIVRO DD 10 NE RISE RVATA

MassimoAgostini

Gli italiani consumanosempremenofruttaeverdura Mali settore

ortofrutticolo, nel complesso, stabene. Soprattutto se gli operatoriguardano oltre confine e, inprospettiva,versoimercatiextra-Ue.Afronte diunvaloreall a produzione di circa 12 miliardidi curo, l'export di ortofruttafresca made in Italynel2oi5 hasuperato la sogli arecord di 4,5mili ardi, che salgono aquasi8miliardi coni prodotti trasforma-ti, derivati del pomodoro intestaE inbase alle elaborazioni diFrtitimprese su dati Istat, neiprinii sette mesi di quest'anno ilvalore dell'export di fritta eortaggi freschi hagià superatoquota 2,5mili ardi, con un aumen-to del 4,7% rispetto allo stessoperiodo 2on5.Intanto l'import èsceso a p oco più di 2,1 mil i ardi(-n,2%) che hap ortato i1 saldoattivo dei conti con l'estero a oltre420 milioni (+50,4%). Una con-giuntura più che favorevole perl'interscambio, insomma, in vistadiun2on6 che potrebbe chiudersiconunnuovo record delle espor-tazione aprire uno scenario di

ulteriore crescita sui mercatimondiali. «In effetti - dice MarcoSalvi, presid ente diFruitimprese(l'associazione che raggruppacirca3oo aziende ortofrutticoled'import-export) -allafuie diquest'anno potremmo arrivare atoccare i 5 miliardi di export. Delresto, agosto e settembre sonostatimesibuoni.Levenditedipere e mele sono partite bene; inquesti giorni hapreso avvio lacampagnadeikiwi, conprezzipiùalti dell'anno scorso». Unarincorsaversou n2o17darecord?«Molto dipenderàdaltipo diprodotti -spiegaSalvi-. Le nostreimprese stanno lavorandobeneper raggiungere nuovi mercati,tenendo conto di vecchi e nuovicompetitor».Apartire dallaSpagna, nei confronti della quale«abbiamo recuperato buonimargini». E fuori dall'Europa?«Crediamo molto nella Cina-aggiunge il presidente di Fruitim-prese-.Ilworkshop che si ètenuto neigiorniscorsiaPechinolasciaben sperare perunaprossi-maaperturadelmercato cinese,dopoikiwi,anche peraagruni,mele e pere».

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