Alla scoperta di antiche Pievi, Abbazie e dipendenze...

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1 AGRATE CONTURBIA: Chiesa di San Vittore e Battistero di San Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6-7

2 ARONA: Chiesa dei Santi Martiri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8-9

3 BELLINZAGO: Badia di Dulzago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10-11

4 BRIONA: Chiesa di Sant’Alessandro al Cimitero . . . . . . . . . . . . . . 12-13

5 CARPIGNANO: Chiesa di San Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14-15

6 CASALVOLONE: Antica Pieve di San Pietro al Cimitero . . . . . . . 16-17

7 CUREGGIO: Chiesa di Santa Maria Assunta e Battistero . . . . . . 18-19

8 GATTICO: Rovine della Pieve di San Martino . . . . . . . . . . . . . . . . 20-21

9 GOZZANO: Basilica di San Giuliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22-23

10 GRIGNASCO: Antica Pieve di Santa Maria in Bovagliano . . . . . 24-25

11 GRIGNASCO: Chiesa di Santa Maria delle Grazie . . . . . . . . . . . . 26-27

12 MANDELLO VITTA: Chiesa di San Lorenzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28-29

13 MASSINO VISCONTI: Abbazia di San Salvatore . . . . . . . . . . . . . . 30-31

14 NOVARA: Chiesa di Ognissanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32-33

15 OLEGGIO: Antica Pieve di San Michele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34-35

16 ORTA SAN GIULIO: Basilica di San Giulio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36-39

17 PELLA: Chiesa di San Filiberto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40-41

18 POMBIA: Chiesa di San Vincenzo in Castro . . . . . . . . . . . . . . . . . 42-43

19 POMBIA: Oratorio di San Martino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44-45

20 ROMAGNANO SESIA: Abbazia di San Silvano - Cantina dei Santi 46-47

21 SAN NAZZARO SESIA: Abbazia dei Santi Nazzaro e Celso . . . . 48-51

22 SAN PIETRO MOSEZZO: Chiesa dei Santi Vito e Modesto . . . . 52-53

23 SIZZANO: Chiesa di San Vittore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54-55

24 SUNO: Antica Pieve di San Genesio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56-57

25 VARALLO POMBIA: Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio . . . 58-59

26 VESPOLATE: Antica Pieve di San Giovanni Battista . . . . . . . . . . . 60-61

SOMMARIO

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Domodossola

Lecco

Como

Varese

Pavia

Biella

Vercelli

Asti

Cuneo

Savona

Verbania

Alessandria

Novara

Aosta

GENOVA

MILANO

TORINO

MalpensaLinate

Caselle

MAR LIGURE

L. d’Orta

Lagodi Como Lago

Maggiore

EMILIA-

ROMAGNA

VALLE

D’AOSTA

L I G U R I A

LOMBARDIA

PIEMONTE

SVIZZERA

FRANCIA

FRANCIA

Passo delSempione

Fréjus

Colledi Tenda

Traforo delMonte Bianco

A 4A 26

A 8

A 4-5

A 5

A 32

A 6

A 21

A 26

A 21

A 7A 1

A 7

A 10A 12

A 9

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AGRATE CONTURBIA1

Chiesa di S.Vittore e Battistero di S. Giovanni

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La chiesa parrocchiale dedicata aSan Vittore si trova nel centro

del paese, di fronte all’antico Batti-stero. Viene già citata nel 976 come“basilica Sancti Victoris constructainfra castro Agredade” e donata daOttone I ai canonici di San Giuliodell’isola d’Orta. Pertanto i canonicine sono i legittimi proprietari, mala chiesa è sottoposta alla giurisdi-zione del Vescovo di Novara. In se-guito, nel basso medioevo, passaalle dipendenze della Pieve di Suno.È a tre navate, orientata. Ampia-mente rimaneggiata nel seicento enei primi anni del novecento, alsuo interno sono conservati alcuniaffreschi di antica fattura. Il Batti-stero, dedicato a San Giovanni, fusicuramente consacrato tra il 1122ed il 1148 durante il vescovato diLitifredo, come documentato neitestimoniali del 1157, in cui il pre-posito di San Giulio d’Orta testi-monia di aver assistito alla sua

consacrazione.Raro esempio dibattistero romanico, il San Giovan-ni di Agrate è formato da una parteinferiore circolare irregolare, ed èsovrastato da una parte superioreottagonale. Gli innumerevoli stu-diosi che si sono occupati dell’anti-co monumento sono quasi tutticoncordi nel ritenere che la parteinferiore, realizzata in pietre piùrozzamente squadrate e ciottolidisposti a spina di pesce, sia data-bile attorno al X secolo. Si ritiene,invece, che la parte superiore, co-struita con pietre sapientementesquadrate e corredata di due mo-nofore alte e strette a doppiastrombatura, con una serie di trifo-re cieche, rette da colonnine in se-rizzo, disposte su ogni lato e tenu-te da una cornice di archetti pensili,sia una costruzione dell’XI - XII se-colo. L’edificio, nel corso dei secoli,ha subito varie modifiche. Nel sei-cento fu costruito davanti all’in-

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gresso un portico che collegava ilbattistero con la chiesa, venne de-molita l’absidiola nord e si edificòuna cappella quadrata. Al suo in-terno una vasca ottagonale è in-cassata nel pavimento e una serie

di affreschi del XV - XVI secolodecorano alcune arcate e la voltasovrastante. Nel corso del XX se-colo un susseguirsi di restauri mi-rati hanno portato il battistero alsuo antico splendore.

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ARONA2

Chiesa dei Santi Martiri

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La chiesa dedicata ai Santi martiriGraziano, Felino, Fedele e Car-

poforo sorge nella parte alta dellacittà. Si accede al sagrato percor-rendo un’ampia scalinata e le sueorigini sono molto antiche. Già ab-bazia benedettina, è menzionata nelX secolo come chiesa, dedicata aimartiri Graziano e Felino, annessaal monastero del Salvatore fondatodal conte Amazzone del Seprio chetrasportò da Perugina ad Arona lereliquie dei due Santi martiri. Del-l’antico impianto romanico non ri-mangono tracce. Ha facciata baroc-ca, è a navata unica di due campatecon quattro cappelle laterali. Fu og-getto di varie riedificazioni avvenutenel corso dei secoli: le più significa-tive sono riconducibili alla fine delquattrocento, al cinquecento e a

metà ottocento, quando venne in-teramente affrescata, secondo il gu-sto romantico dell’epoca: in stileneogotico. Di grande pregio artisti-co è la pala di Ambrogio da Fossa-no detto il Bergognone (1489) col-locata sulla parete del coro dietrol’altare. Il dipinto raffigura la Vergi-ne in trono con Bambino, l’abatecommendatario Calagrani inginoc-chiato alla sua destra, alle spalle iPadri della Chiesa: San Gerolamo,San Gregorio Magno, Sant’Agosti-no e Sant’Ambrogio, alla sua sini-stra i quattro Martiri compatronidella chiesa. Interessanti due vetratepolicrome del presbiterio raffigu-ranti i Santi martiri e la Natività,commissionate nel 1502 dall’allorapriore del monastero benedettinodon Milarione.

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La Badia di Dulzago sorge asudovest del paese, sui resti

delle colline moreniche della valla-ta del fiume Terdoppio, in prossi-mità di alcuni fontanili, ed è forseper questo particolare morfologi-co che anticamente venne deno-minata “dulcis acquae”. L’anticopaese di Dulzago che sorgeva allasinistra dell’odierna Badia, fu no-minato già nell’892 in un docu-mento che riferiva di una permutadi terreni tra il vescovo di Novaraed un tale Curiberto di Dulzago:successivamente altri cenni sonoin documenti del 1013 e poi anco-ra del 1132 che confermano di unpossesso da parte del vescovo Li-tifredo. Dell’antico paese di Dulza-go oggi non esiste più nulla. L’at-

tuale Badia sorse nel XII secolo enon fu soltanto un luogo stretta-mente di culto religioso, ma ancheun importante centro agricoloperché i monaci ed i coloni cheabitavano il complesso bonifica-rono in breve tempo la zona cir-costante rendendo i terreni agri-coli tutt’intorno molto produttivi.Strutturalmente la Badia era or-ganizzata come un vero e propriocomplesso residenziale, ove trova-vano sede la chiesa, l’abitazionedell’Abate e dei canonici, le casedei coloni ed infine il cimitero. Lachiesa è dedicata a San Giulio ed ècoeva al nucleo abbaziale. Si pre-senta a tre navate, del le qual iquella centrale è coperta da voltaa crociera costolonata, mentre le

BELLINZAGO

Badia di Dulzago

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3

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due laterali sono voltate a botte esi concludono in tre absidi semi-circolari. Interessanti gli affreschicollocati sulla parete ovest del ti-burio che raffigurano gli Angeli edi Santi. Questi ed altri piccoli fram-menti di pittura coeva sono statiritrovati all ’ interno dellachiesa in seguito a la-vori di restauro.L’Abbazia venneinfatt i ampia-mente restaura-ta e decorata trala f ine del sei-cento ed il sette-cento, numerosi so-no gl i affreschi e gl istucchi che hanno modificatol’originaria struttura romanica. Lafacciata, ricostruita nel XVIII seco-lo è sormontata da un frontone, ailati dell’ingresso sono sagomatidue portali chiusi a tutto sesto,aperti solo nelle lunette. Nella lu-netta sopra il portale principale è

raffigurato San Giulio, opera diClemente Salsa, pittore locale. Ilcampanile settecentesco sorge sullato sinistro: fu edificato per vo-lontà dell’Abate commendatariodon Lorenzo Cristiani. La partepiù integra dell’edificio resta la zo-

na absidale esterna: prege-vol i archett i pensi l i

poggiano su men-sol ine in cotto .Oggi il comples-so abbaziale èmeta di molti vi-sitatori che ritro-

vano in questoluogo ancora intatta

la suggest ione ed i lsenso di pace propri di quel-

l’epoca: dei luoghi di culto e dipreghiera. Ogni anno, alla fine digennaio, si rinnova la tradizionale“sagra della fagiolata” richiamoimperdibile di una folla di devoti ecuriosi appassionati anche dellebuone attrazioni culinarie.

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BRIONA4

Chiesa di Sant’Alessandro al Cimitero

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La chiesa di Sant’Alessandro, giàdipendente della pieve di Sizza-

no, si trova all’interno del cimitero e,anticamente, era la parrocchiale delpaese. Viene citata per la prima vol-ta nel 1335-36, ma l’analisi struttu-rale dell’edificio lo riconduce, però,al XI secolo. Si presenta a tre navate,la maggiore coperta da tetto ligneo,le minori con volte a crociera cupo-liformi. Termina con tre absidi semi-circolari, la centrale è preceduta dauna volta a botte. Sono da segnala-re (lato nord) i preziosi capitelli inci-si con motivi di foglie stilizzate, ro-sette, cerchi e testine. L’interno è ric-camente decorato: una Madonnadel Latte di scuola toscana e risa-lente al trecento, si ammira soprauna semicolonna; si aggiungonolungo le pareti e le absidi altri affre-schi del XIV e XV secolo di scuolalocale. Nell’absidiola a giorno sonovisibili degli originali affreschi, in

parte solo abbozzati (sinopia), checostituiscono un raro documentodella tecnica pittorica dell’epoca.Sulla facciata d’ingresso, sotto ilportico, i resti di una Deposizioneduecentesca e tratti di una pitturatrecentesca raffigurante un santo.La facciata è tripartita, a doppi spio-venti con corpo centrale sopraele-vato, l’ingresso è ad arco con unacentina a tutto sesto e una biforaparzialmente nascosta dal porti-chetto antistante. Preziose decora-zioni ad archetti rampanti incrociatiorlano il timpano e i lati esterni. Si èa conoscenza che durante i lavori diconsolidamento della parete sud,sono venute alla luce tombe del pe-riodo romano. A pochi metri, neipressi della Mora, sorge il piccolooratorio di San Bernardo, che pre-senta un ‘interessante ciclo di affre-schi quattrocenteschi, sapientemen-te restaurati in questi ultimi anni.

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CARPIGNANO5

Chiesa di San Pietro

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L’antica chiesa di San Pietro hasempre destato, tra gli studiosi,

grande interesse storico e artistico.Edificata nel “castrum” di Carpigna-no, secondo gli storici, nella primametà dell’ XI secolo forse inizial-mente come cappella castrense. Ilprimo documento che ci parla dellachiesa risale al 1184, anno in cui ilPapa Lucio II riconosce San Pietroe altre chiese locali appartenenti alPriorato dei monaci benedettinicluniacensi di Castelletto (Castellet-to Cervo) nel vercellese. La chiesadi San Pietro è totalmente ingloba-ta nell’antico “Castello”. Si presentaa tre navate. La centrale è scandita

da pilastri cruciformi addossati allepareti e si interrompono a due terzidi altezza, proprio dove l’edificiovenne sopraelevato nel XIII secolo.Le due navate laterali, di piccole di-mensioni, sono coperte da volterealizzate nel seicento, ad eccezio-ne della navatella sud (presso l’ab-sidiola) che conserva una rudimen-tale volta a crociera dell’XI secolo,raro esempio rimasto nel nord Ita-lia. Le pareti interne, dopo l’impor-tante e recente restauro, sono co-perte da importanti e antichi affre-schi: nella parte alta della calottaabsidale si trova Cristo Pantocrato-re; nel registro sottostante gli Apo-

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stoli, purtroppo parzialmente dan-neggiati dall’apertura di due fine-stre, e ancora, nella parte sinistradello zoccolo, un lacerto raffigu-rante l’”uomo selvatico”. Altri affre-schi , risalenti al pe-riodo gotico, sono vi-sibili su di un arco trala navata centrale e lameridionale, raffigu-rano l’Angelo Gabrie-le e la Madonna del-l’Annunciazione, men-tre, Santa Caterina èsu di un pilastro. Laparte muraria esterna si presentaper lo più in ciottoli del fiume Se-sia, alternati a mattoni e laterizi diepoca romana e medievale di recu-pero. Le tre absidi, visibili in viaCarducci, sono decorate da archetti

pensili di cotto. Vari sono stati iproprietari e le destinazioni d’usodi questo edificio nel corso dei se-coli, ma il più rovinoso è sicura-mente quello avvenuto nel 1885,

cioè quando le leggidel Regno di Sarde-gna hanno impostola requisizione diquasi tutti i beni degliimmobili degli ordinireligiosi. E così ancheSan Pietro di Carpi-gnano, già apparte-nente ai beni del Ve-

scovo di Biella, viene dapprimasconsacrato e in seguito venduto aprivati che lo utilizzano senza scru-poli come cantina e ricovero dimezzi agricoli. Ora l’edificio è diproprietà comunale.

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CASALVOLONE6

Antica Pieve di San Pietro al Cimitero

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La Chiesa di San Pietro, situatapresso il cimitero, è l’antica Pieve

di Casalvolone. Già citata come“Plebem de Casali” nella bolla di pa-pa Innocenzo II del 26 giugno 1133al vescovo di Novara Litifredo. Vie-ne consacrata tra il 1118 e 1119 dalvescovo Riccardo e dichiarata neitestimoniali del 1157 come “Ecclesiade Casali”, ma sicuramente le sueorigini sono antecedenti. L’edificio,ampiamente restaurato dal 1976,ora si presenta come una preziosatestimonianza dell’arte romanicadel basso novarese. È a tre navatecon altrettanti absidi, ben suddivisain quattro campate, coperte da vol-ta a crociera rialzata, quasi cupoli-forme. Si suppone, secondo il Ver-zone, che originariamente la chiesafosse coperta da capriate lignee con

i pilastri di separazione rettangolari.Solo in un secondo momento ven-ne rimaneggiata formando i pilastria fascio, le volte ed i contrafforti at-tuali e la ricostruzione di parte deimuri perimetrali. Il campanile (di in-certa datazione ma più antico dellachiesa) è a pianta quadrata, concinque piani di finestre e cornici,conserva su due pareti interne allachiesa una serie di archetti pensili.La muratura esterna, per lo più irre-golare, è formata da ciottoli di fiu-me e cotto, in alcuni tratti disposti aspina di pesce. All’interno si posso-no ammirare numerosi affreschi delXV e XVI secolo, molti dei quali da-tati (1424-1495). Nella zona absida-le campeggia la raffigurazione delCristo in Mandorla con le simbolo-gie degli Evangelisti e con una serie

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di Santi e Profeti. Interessante l’iscri-zione che compare sulla parete neipressi dell’abside: “Mafeus de rigo-nibus de vale Taegis armiger fecitfieri hoc opus 1478 de mense apri-lis”. Anche le pareti laterali, ricca-mente affrescate, presentano figuredi Santi e frammenti di decorazioneparietale (databile verso il XII seco-lo, simile a quella del battistero diNovara). Sulla facciata troviamo unaffresco raffigurante la Vergine se-

duta in trono fra i SS. Pietro e Paoloed ai lati San Giuseppe e San Gio-vanni. Risale, invece, ai primi decen-ni del XVII secolo l’ossario adiacen-te al lato destro della facciata, deco-rato internamente e chiuso da un’e-legante inferriata in ferro battuto. Inpaese, presso la Parrocchiale, è oracollocato provvisoriamente, dopo ilrestauro, l’affresco staccato dall’ab-sidiola posta a nord dell’antica pie-ve di San Pietro.

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CUREGGIO7

Chiesa di Santa Maria Assunta e Battistero

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Santa Maria Assunta, ora chiesaParrocchiale del paese, sorge

nella piazza principale davanti al-l’antico Battistero. Viene citata perla prima volta nel 1013 in un elencodi pievani, presenti ad una dona-zione fatta dal vescovo alla chiesadi Novara. Successivamente, nel1132, la località Cureggio certa-mente già riconosciuta come “cur-tis”, viene esplicitamente definitapieve e nei testimoniali del 1157, sinomina tale Stefano come arcipre-te di Cureggio. Attualmente è unacostruzione della seconda metà delseicento, ma conserva ancora trattimurari propri dell’epoca romanica:visibili sopra le coperture delle na-vate laterali e lungo il muro posto atramontana, ove si può notare unaporta, ora tamponata, con archivol-

to semicircolare. Si ipotizza fossegià, fin dalle sue origini, a tre nava-te divise da pilastri rettangolari. Lamuratura esterna è in ciottoli, contratti a spina di pesce ed archettipensili a gruppi di tre ( se ne nota-no le tracce). Secondo il Verzone, lachiesa viene datata al terzo quartodell’XI secolo, mentre il campanile èsuccessivo (1100–1125) dal mo-mento che risulta più raffinato nellamuratura e nella decorazione degliarchetti pensili. Al suo interno sonoconservati alcuni affreschi databilial XV – XVI secolo. Grande gioiello della località è l’an-tico Battistero che sorge di frontealla parrocchiale, con tutta proba-bilità si tratta del Battistero dellapieve e potrebbe risalire alla metàdell’XI secolo. Si presenta a pianta

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ottagonale, con quattro absidisporgenti, due (ad E e O) conser-vano ancora la muratura originaria,realizzata con lesene in pietra chesuddividono gli archetti pensili agruppi di quattro. Ogni abside, onicchione, ha una monofora adoppia strombatura con archivoltoin pietra, tamponate però nel XVIsecolo. L’edificio è realizzato in pie-tre grosse squadrate, alternate acorsi di pietre più piccole, legate

con sottili strati di malta. La faccia-ta, posta su di un lato dell’ottago-no, ha una piccola porta con lunet-ta semicircolare in pietra. All’inter-no un affresco del XIII secolo raffi-gura la Madonna in trono conBambino benedicente e due Santi.Al centro l’importante vasca batte-simale ove sono visibili, secondo glistudiosi, le due diverse fasi costrut-tive: una dell’ XI secolo e una se-conda, successiva.

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GATTICO8

Rovine della Pieve di San Martino

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I resti dell’antica pieve si trovano anord del paese, fuori dell’abitato,

ai margini di una zona boschiva.Viene già menzionato in una bolladel 1113 da Innocenzo II, come “Plebem de Gatico cum capellis suis”e, successivamente, tale Stefano, ar-ciprete di Cureggio testimonia lasua presenza nella consacrazionedi varie chiese, tra il 1118 ed il 1144,tra le quali anche Gattico. Soltanto,però, nel 1357, nel “Liber Cleri” sinomina chiaramente San Martinocome sede pievana. Da una visitapastorale del vescovo Meraviglia(1677) si apprende che la chiesaversa in cattive e malandate condi-zioni. E da allora, con tutta proba-bilità, nulla è stato fatto per miglio-rare la staticità dell’edificio, tanto

che oggi si presenta privo di tetto edi pavimento. È una chiesa a tre navate con treabsidi semicircolari, sei arcate sor-rette da grossi pilastri quadrati, e,in facciata, sopra il portale d’in-gresso si può intravedere un archi-volto trapezoidale, sovrastato dalunetta semicircolare. La muraturaè composta per lo più da grossiblocchi di pietra squadrata. La da-tazione di San Martino potrebbeaggirarsi attorno al primo quartodel XII secolo. In questi ultimi vent’anni molto si èfatto per consolidare la struttura eripulire l’apparato murario dell’anti-ca pieve, rinnovando così nel visita-tore quel senso del mistero e fasci-no che emana l’antico monumento.

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GOZZANO9

Basilica di San Giuliano

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La chiesa parrocchiale, la cui fac-ciata appare incompiuta, sorge

su un’altura che domina il paese,sui resti dell’antico edificio pievanorisalente al IX secolo e già dedica-to a San Giuliano Martire. Docu-menti che riportano a quest’im-portante sede pievana sono giàrintracciabili in un “diploma” di Be-rengario del 17 novembre 919 alvescovo di Novara, ove si consentedi tenere un mercato settimanale euna fiera annuale nella data del 24ottobre, giorno della “traslatio” diSan Giuliano.Originariamente la chiesa era a trenavate con abside orientata: oradopo la ricostruzione avvenuta trail XVIII ed il XIX secolo, si presentaa navata unica con abside semicir-

colare e cappelle laterali voltate abotte. Dell’antico edificio rimango-no soltanto alcuni frammenti dicapitelli del IX e X secolo, muratinella nuova costruzione: uno pres-so l’ingresso e l’altro adiacente lospigolo della sagrestia. Il maestosocampanile, risalente all’XI secolo, ècollocato nella parte più elevatadel colle, tanto da sembrare anco-ra più slanciato; è scandito da seispecchiature decorate da archettipensili a gruppi di tre separati alcentro da lesene. Le aperture dimezzo hanno l’archivolto contor-nato da una ghiera, sono monofo-re nella parte inferiore e bifore inquella superiore. All’interno di particolare pregiosono gli affreschi che decorano la

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cappella della Madonna del Rosa-rio, opera di Lorenzo Peracino, cheraffigurano i 15 Misteri del Rosarioed i santi Domenico e Caterina eun antico affresco sulla controfac-ciata d’ingresso sinistra. Sotto ilpresbiterio trova posto un sette-centesco scurolo ove, in un’urnad’argento e cristallo, sono conser-vate le spoglie di San Giuliano.

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GRIGNASCO10

Antica Pieve di Santa Maria in Bovagliano

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Già citata nel 1132 in una bollapapale di Innocenzo III come

pieve di Grignasco e successiva-mente, nel 1151, compare in undocumento anche il nome di tale“Martinus diaconus de Grignasco”,

è ora la chiesa cimiteriale. Venneabbandonata durante il periodomedievale dalla popolazione checercava maggior protezione prefe-rendo, all’indifesa zona pianeg-giante, l’insediamento ai piedi del

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castello di San Genesio. Dell’antica struttura romanica ri-mangono solo alcuni tratti murariche raffigurano un falso intrecciomusivo di triangoli di pietra e dicotto. Rimaneggiata nel corso deisecoli, la struttura attuale è sette-centesca. Al suo interno, sotto lacantoria dell’organo, si possonointravedere una scritta e fram-menti di affresco relativi ad Ange-lo De Canta, datati 1539. Interes-santi sono le due tavole cinque-centesche di scuola gaudenziana

raffiguranti San Giovanni Battistae San Pietro collocate nella palasecentesca dell’altare maggiore.Sono da segnalare inoltre la teladi Francesco Gianoli che rappre-senta San Giovanni Battista traSan Gaudenzio e San Carlo Borro-meo (1650 circa) e una copia (l’o-riginale è stata trafugata) di un’o-pera riconducibile alla cerchia diCarlo Francesco Nuvolose (XVIIsecolo) raffigurante Sant’Antonioda Padova, il Bambino e Sant’An-tonio Abate.

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GRIGNASCO11

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

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La chiesa dedicata a Santa Mariadelle Grazie si trova all’interno

del Borgo medievale. Venne utilizzata per vari secoli co-me chiesa parrocchiale e come cen-tro della vita sociale e civile del pae-se, tanto da essere ricordata ancoraoggi come “gésa vègia”. Rimase sot-to il rettorato della famiglia Duriodalla fine del XV secolo fino al1989, anno in cui fu donata defini-tivamente al Comune.L’edificio è di antiche origini, po-trebbe risalire alla fine dell’XI seco-lo. Ad avvalorare questa tesi è l’an-tica abside semicircolare elegante-mente decorata con ciottoli dispostia spina di pesce, archetti pensili incotto e con una cornice di mattonicollocati a dente di sega.

Nel corso del XV e XVI secolo ven-ne ristrutturata e successivamenteampliata nel Seicento.Di notevole pregio e importanzasono i due cicli di affreschi all’inter-no della chiesa. Uno risale al Quat-trocento (1489) e viene attribuitoalla bottega di Tommaso Cagnola.Nella zona absidale sono rappre-sentati Cristo Pantocratore con lesimbologie dei quattro evangelisti,gli apostoli e lungo le pareti sonoben visibili altri riquadri con figuredi santi.L’altro ciclo, datato 1543, è operadel pittore novarese Angelo DeCanta (nipote di Tommaso Cagnola)che realizza sulle pareti dell’anticanavata una sorta di architettura pit-torica bramantesca, ricca di colon-

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ne, nicchie, archi e finestre tanto damovimentare le scene di ordine reli-gioso qui raffigurate. Vi troviamouna Crocifissione, purtroppo degra-data, sull’arco trionfale, lungo la pa-rete destra la Pietà tra S. AntonioAbate e S. Graziano, S. Martino e ilPovero e, nella parte alta, S. Eusebioe S. Lucia, seguono ancora l’Adora-zione dei Magi, i SS. Francesco, Ber-nardino, Rocco e Sebastiano, sullaparete opposta il Battesimo di Gesù.

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MANDELLO VITTA12

Chiesa di San Lorenzo

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La Chiesa di San Lorenzo, par-rocchiale dell’antico borgo, sor-

ge nella piazza del paese. Si suppo-ne sia stata edificata verso la finedel secolo XII, ma viene citata per laprima volta nel “Liber Cleri” del1357 come chiesa dipendente dallaPieve di Proh-Camoidea. Di nuovocitata nel 1512 e poi ancora nel1590 durante le visite del vescovoSpeciano e del Bascapè nel 1597, ri-sulta che l’edificio era ..“ampio diforma antica, a tre navate con tettoa volta, la sacrestia angusta, oscurae priva di tutti i requisiti”. L’impianto

è a tre navate, con archi longitudi-nali retti da pilastri rettangolari efacciata a salienti. Nel corso dei se-coli la chiesa ha subito numerosemodifiche ed ampliamenti: le dueabsidi in mattoni, come il campani-le, risalgono al XV e XVI secolo. Nel1631 venne demolito l’antico altaree realizzata la nuova sacrestia, sol-tanto nel 1757 ricostruirono l’altaremaggiore sistemando definitiva-mente il presbiterio, mentre la cap-pella dedicata al SS. Crocefisso ri-sulta esistente già nel 1784. Nume-rosi interventi di restauro si sono

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succeduti in questi ultimi anni:quello risalente al 1963 ha messoin evidenza l’originaria strutturatardo-romanica esaltando partedella muratura esterna, realizzata inciottoli di fiume disposti a spina dipesce, intervallati da corsi di matto-ne. Mentre, in seguito all’ultimo lot-to di restauri , ossia dopo il 1992,sono venute alla luce numerose te-stimonianze decorative, realizzatein più periodi. Nella navata destratroviamo una serie di affreschi: unaMadonna del Rosario tra i SantiDomenico e Caterina che risalgonoal 1591 - 1597, continua una serie

di allegorie sui Misteri del Rosario eparte di un più grande affresco raf-figurante la SS. Trinità, della secon-da metà del XV secolo. Inoltre, sot-to la decorazione ottocentesca del-la navata destra, sono emerse duedifferenti partiture decorative, unarisalente al XVI secolo e raffiguran-te alcuni santi ed una decorazionea finto marmo. L’altra presentaframmenti di immagini sacre del XVsecolo. Nella navata sinistra, sulfondo, si scorgono parte di un’An-nunciazione, lo stemma della fami-glia feudale Caccia, una Madonnacon il Bambino e particolari di santi.

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MASSINO VISCONTI13

Abbazia di San Salvatore

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Al culmine di una lunga stradapanoramica, che per quattro

chilometri partendo dalla stradaprovinciale di Massino Visconti,sale ad un ampio piazzale chedomina il sottostante paesaggiodel lago, sorge l’Abbazia di SanSalvatore. Questo luogo, per lasua invidiabile posizione all’inter-no di un pendio boschivo di fag-gi e di betulle, ha da sempre ispi-rato nei secoli la vocazione mo-nastica, affermandosi come luo-go privilegiato di culto e di devo-zione. Infatti del suo possessohanno beneficiato dapprima i Be-nedettini, verso l’anno mille, aiquali si deve la costruzione origi-nale, poi gli Agostiniani, che nel

1400 vi portarono il culto dellaMadonna della Cintura e che virimasero per più di due secoli,per lasciarlo poi ad eremiti man-dati dal parroco di Massino. Laforte pendenza che costrinse lacostruzione della chiesa ad unospazio limitato ed il continuo af-flusso negli anni di pellegrini datutto il Vergante sono alla basedei continui rimaneggiamentidell’eremo nel corso dei secoli edell’irregolare configurazione ar-chitettonica attuale del comples-so. Dal cortile dell’attuale tratto-ria, aperta nei locali dell’anticocenobio, si riesce a cogliere unasuggestiva veduta d’insieme dellastruttura, con le tre belle absidi

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dai centenari tetti di pietra. Lachiesa di San Salvatore era origi-nariamente disposta nella dire-zione est-ovest, con una sola na-vata chiusa da un’abside (l’attualecappella di sinistra), gli affreschiche ne decorano le pareti risal-gono al XV secolo e sono operadi Johannes de Campo, autoreanche delle decorazioni dellaChiesa di San Michele. Ora l’asseprincipale è orientato in direzionenord-sud e, nell’architrave all’in-gresso, è scolpita la data 1499, atestimonianza dell’epoca agosti-niana. Nel 1690 la chiesa fu dota-ta di un campanile e nel 1699 diuna sacrestia, di un nuovo pre-sbiterio e di una navata maggioreortogonale. All’interno sono con-servati un reliquiario di santi edun’infinita serie di ex voto. Sul piazzale si trovano due cap-pelle: quella dedicata a Sant’U-guccione conserva una Crocifis-sione, risalgono, invece, al XV se-colo gli affreschi presenti nellacappella dedicata alla Beata Pa-nacea e Sant’Abbondio. Pareti af-frescate di buon pregio artisticosi ritrovano anche nelle altre cap-

pelle del complesso religioso:scendendo la cosiddetta “scalasanta” si accede a quella di SantaMargherita, risalente al XIII seco-lo, mentre quella di San Quirico èdel XII secolo e proprio attraver-sando quest’ultima i monaci ac-cedevano ai loro alloggi. Sono inoltre da segnalare, in pae-se, l’oratorio della Madonna di

Loreto, già residenza dei Bene-dettini prima del loro trasferimen-to all’Abbazia di San Salvatore,ricca di affreschi del XV secolo ela chiesa di San Michele checonserva un prezioso ciclo di af-freschi del quattrocento e un par-ticolare campanile pendente.

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NOVARA14

Chiesa di Ognissanti

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L’antica chiesa di Ognissanti sor-ge sull’angolo di vicolo Ognis-

santi e via Silvio Pellico, nel centrostorico della città. Le sue originisono remote, è già ricordata nel1124, al tempo di Litifredo, fra lechiese cittadine il cui clero è dis-pensato di recarsi presso la catte-drale per le preghiere del mattinodurante le feste principali. Vienepoi citata nel 1132 fra i beni con-fermati al vescovo da Innocenzo II. Si presenta a tre navate, di quattrocampate ciascuna, con abside se-micircolare, dotata di un elegantetiburio ottagonale illuminato damonofore e bifore. All’interno so-

no visibili alcuni affreschi, fra iquali una Madonna del Latte attri-buita, dalla critica, a Giovanni deCampo, risalente alla metà del XVsecolo. Esternamente la muraturadell’edificio è in mattoni disposti incorsi regolari, eleganti archettipensili che poggiano su mensolinevariamente decorate in cotto, de-corano la parte sottostante dellagrondaia. Nel corso degli anni cin-quanta, l’antico edificio religiosoha subito un’importante restaurostrutturale tanto da modificare gliadattamenti avvenuti nel XVIII se-colo e ricondurlo all’aspetto origi-nale romanico.

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OLEGGIO15

Antica Pieve di San Michele

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La chiesa dedicata a San Michelesi trova all’interno del cimitero

di Oleggio. È di antiche origini, vie-ne già citata nel 973. Nel 1133Oleggio assume la dignità pievana,e nel 1347 è ricordata nelle Consi-gnationes come chiesa parrocchia-le del borgo. Durante il XVI secoloviene abbandonata per la nuovachiesa di San Pietro, situata nel-l’antico “castro”. È a tre navate, terminanti con treabsidi semicircolari, delle quali lacentrale è di dimensioni maggioried orientata, il presbiterio è soprae-levato di nove gradini e la criptasottostante si presenta a tre navatescandite in dodici campatelle: è co-perta da volte a crociera. La facciatarivolta ad ovest, a salienti, è scanditada lesene che si raccordano tra lorocon archetti pensili. Di grande inte-

resse sono i cicli pittorici all’internodella basilica, fra i pochi esempi diarte romanica ancora visibili nelNord Italia. Sulla controfacciatad’ingresso è rappresentato un Giu-dizio Universale di gusto medievale,con il Cristo Giudice al centro, pur-troppo rovinato a causa di un’anticaapertura oggi tamponata. Nel primoordine vediamo raffigurati gli Ange-li, la Vergine e gli Arcangeli; nel se-condo ordine, a mezzobusto, gliApostoli e nel successivo le Animedei Credenti. Parecchi sono gli affre-schi di epoca romanica, il più dis-cusso dei quali è quello denomina-to “I cavalieri”, collocato nella partecentrale del tamburo absidale, di cuinon si conosce una datazione etanto meno il significato dei temirappresentati. Di grande pregio so-no anche gli altri affreschi presenti

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nella chiesa: nella navata maggiorela Resurrezione di Cristo, databiletra la fine del XV secolo e l’inizio delXVI attribuibile al pittore novareseFranceschino Cagnola, i santi conarma nobiliare e Sant’Antonio Aba-te, del XIV secolo, mentre i santi Ve-

scovi nella cripta risalgono al XIVsecolo. Il San Michele Arcangelo, sulprimo pilastro a destra, è opera delpittore di origine polacca (ma oleg-gese d’adozione) Joannes Maria deRumo, e risale alla prima metà delXVI secolo.

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ORTA SAN GIULIO16

Basilica di San Giulio

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Di antichissima origine, con restiarcheologici paleocristiani, pare

che la prima chiesa sia stata volutaqui da San Giulio nel IV secolo. Al-cuni scavi effettuati nel 1983 sem-brano aver tolto credibilità all’ipote-si secondo cui tale chiesa si sarebbetrovata all’interno del castello (equindi presso la sommità dell’isola)e sembrerebbero piuttosto collo-carla nella zona occupata dall’attua-le Basilica. Quest’ultima è un edificiodi chiaro impianto romanico, conpianta a croce latina, a tre navateabsidate. Il presbiterio è coperto dauna cupola poggiante su tamburo

ottagonale; il portale ad arco è pre-ceduto da un pronao a due colon-ne, sormontato da una grande fine-stra. Dietro l’abside di sinistra si ele-va il campanile a bifore e trifore,pregevole per i suoi materiali e perlo stile molto vicino al romanicolombardo. Splendido e ben conser-vato è l’ambone in serpentino d’Oi-ra, uno dei più alti esempi di scultu-ra romanica. Di forma quadrango-lare, è sostenuto su quattro colon-ne tra loro diverse (le due posteriorisono ornate). I parapetti del pulpitosono decorati da una fitta rete disculture riproducenti immagini tipi-

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che della simbologia cristiana (sonopresenti un centauro, un drago,un’altra fiera ed un cerbiatto), i sim-boli degli evangelisti e una probabi-le raffigurazione dell’abate benedet-tino Guglielmo di Volpino (nato nel962 e precursore della riforma mo-nastica). Interessanti sono pure gliaffreschi, risalenti ad epoche diver-se, che decorano con colori vivacil’interno della Basilica. Si tratta diraffigurazioni di Santi, in parte ope-ra di un’ingenua arte popolare ed inparte produzioni della “Scuola Gau-denziana”, formata da allievi del

Gaudenzio Ferrari: dei pittori dellafamiglia Cagnola e di Giovanni Bat-tista Cantalupi di Miasino. A partiredai primi anni settanta una comuni-tà di monache benedettine è giuntaa raccogliere l’eredità spirituale del-l’Isola di San Giulio. La comunitàoccupa ora, oltre all’antica “domusepiscopalis” l’ex seminario diocesa-no (l’Abbazia “Mater Ecclesiae”)presso cui è stato allestito un im-portante centro per il restauro deitessuti antichi ed un laboratorio perla confezione delle ostie e del locale“pane di San Giulio”.

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PELLA17

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L’antica chiesa di San Filibertosorge sulla riva occidentale del

lago d’Orta, fra Alzo e Pella.Venne donata dal vescovo Gual-berto ai Canonici dell ’Isola nel1039, ed è pertanto considerata frale più antiche chiese appartenentialla Pieve di San Giulio. Dell’impianto romanico è rimastointatto soltanto il campanile (data-to tra il 1075 ed il 1100), a piantaquadrata, edificato davanti alla fac-ciata della chiesa. Il materiale è direcupero: ciottoli alluvionali, dispo-sti in modo irregolare con qualcheframmento di laterizio e soltantonegli spigoli si notano pietre squa-drate. Le aperture sono strette: ap-paiono sottili feritoie nella parte

bassa, mentre nella parte alta siaprono bifore con capitelli a stam-pella ed archivolto in mattoni. Gliultimi due piani presentano archet-ti pensili a gruppi di quattro, com-posti da conci di pietra. La chiesa,ampiamente restaurata e rimaneg-giata alla fine del XVI secolo, sipresenta ad aula unica absidatacon facciata a capanna. Nel corsodel XVIII secolo viene eliminatal’abside originaria e sostituita conuna costruzione che amplia l’edifi-cio, dando un’impronta architetto-nica, del tutto nuova rispetto all’o-riginale romanica. Di quella stessa epoca sono le cap-pelle della Via Crucis, che circonda-no la Chiesa.

Chiesa di San Filiberto

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POMBIA18

Chiesa di San Vincenzo in Castro

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La chiesa parrocchiale dedicataa San Vincenzo sorge in locali-

tà Castello, poco distante dal “Ca-stel Domino”. Si apprende, da do-cumentazioni, che il vescovo Ba-scapè attribuisse fino al 1347 lasede pievana a Varallo Pombia,mentre nel le Consignat iones(1347) si attesta che Pombia assu-me la dignità pievana proprio inquello stesso anno. La chiesa conserva sia all’internoche all’esterno la tipica strutturaromanica, anche se l’interno è sta-to ricoperto da forme barocche. Sipresenta a tre navate, con la solaabside centrale, le due laterali sonostate demolite nel settecento.Frammenti di affreschi di un gran-de Giudizio Universale sono visibiliin controfacciata d’ingresso, pres-so l’organo, riferibili ad età roma-

na; sul primo pilastro a sinistra e,risalente al quattrocento, è la Ma-donna del Latte con Bambino. Lafacciata è a capanna, decorata daarchetti pensili, è in parte nascostada un nartece che si alza su duepiani, a pianta quadrata e che pog-gia, nell’angolo anteriore destro, sudi un cippo di epoca romana. Alpiano inferiore del nartece, nellaparete destra, è un piccolo sacelloricavato in una nicchia sormontatada una lunetta con lacerti di affre-schi, coperta da volta a crocieracupoliforme. All’interno del loculo,una volta chiuso da una pietra, sileggono tre tipiche croci longobar-de delicatamente dipinte di biancosu sfondo rosso. Di grande inte-resse il vano superiore del narteceche presenta una cappella con ab-sidiola aggettante sul lato sud, ove,

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nella parte inferiore è affrescato unvelario con motivi da riferirsi all’ol-tre tomba: il gallo simbolo della vi-gilanza, il pavone dell’immortalitàdell’anima e il cane tricefalo, de-mone infernale, che si muovonofra palmette e ciuffi d’erba simbolodella speranza nella vita eterna.

Tutto questo, secondo gli studiosi,fa pensare a una cappella espiato-ria, ove venivano svolte funzioni inonore del defunto. Ma quale de-funto? Si pensa potrebbe trattarsidi Litulfo, figlio di Ottone il Gran-de, le fonti lo dicono morto pro-prio a Pombia nel 957.

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POMBIA19

Oratorio di San Martino

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L’oratorio di San Martino è unedificio sconsacrato e privato,

si trova ai margini del paese lungola strada che conduce alla chiesadi San Vincenzo in Castro. Vienemenzionato per la prima volta nel1048 come dipendenza dell’Abba-zia dei S.S. Graziano e Felino diArona, anche se un esame struttu-rale lo assegnerebbe al X-XI seco-lo. È un edificio di piccole dimen-sioni, suddiviso in tre navate, leminori sono strette e basse, termi-na con la sola abside centrale. Lenavate sono divise da pilastri perlo più in muratura, la seconda co-lonna sinistra è un monolito rica-vato da una costruzione di epocaromana sulla quale sono visibili tre

boccali di diversa capacità (un’uni-tà di misura utilizzata in quel pe-riodo) e alcune lettere. La navatacentrale è coperta da travatura inferro (soppalco) costruita intornoal XIX secolo. Il pavimento è in ter-ra, nella zona absidale trova postoun vecchio torchio, il che confermala destinazione d’uso dell’anticolocale: magazzino e cantina. Lafacciata è a salienti: sono visibilidue coppie di archetti pensili piut-tosto grossi e tracce di due mono-fore oggi allargate e murate. L’ab-side semicircolare ha gruppi di ar-chetti pensili a due a due, divisi dalarghe lesene, si aprono due mo-nofore a doppio strombo con ar-chivolto in piccoli conci disposti a

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raggiera. Va menzionato il ritrova-mento, intorno all’abside, di tombein mattoni forse di epoca romanae di due sarcofaghi in pietra oltrealla già citata stele funeraria. L’at-

tenzione e la disponibilità che mo-stra l’attuale proprietario nella curae nel desiderio di migliorare e con-servare l’antico patrimonio sonoencomiabili.

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ROMAGNANO SESIA20

Abbazia di San Silvano - Cantina dei Santi

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L’antico complesso conosciutocome “Cantina dei Santi” si trova

nel centro del paese poco distantedalla parrocchiale di San Silvano, invia Abbadia. È stato nominato perla prima volta nel 1777 come “Can-tina dei Santi” in un documento dei“Beni dell’Abbazia di San Silvano diRomagnano” si sa tuttavia che lesue origini sono ben più lontane.Ma quanto? Questo è per ora diffi-cile da stabilire, scarse documenta-zioni storiche e archivistiche nonsono d’aiuto in questa ricerca. Concertezza sappiamo che è l’unica eautentica testimonianza della mille-

naria Abbazia Benedettina di SanSilvano, centro monastico di rilievodi tutto il novarese. Il complesso èformato da un corpo di fabbricaposto al piano seminterrato. È co-stituito da un ampio atrio a doppioportico con soffitto di tavole soste-nute da travi e, da un altro portico,con volte a vela, di epoca settecen-tesca. Si accede, dal portico, a dueampi locali uno dei quali ha pareti evolta riccamente decorate da inte-ressanti affreschi riconducibili allaseconda metà del XV secolo. Anchela destinazione d’uso originale ci èsconosciuta: forse refettorio, cap-

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pella, aula capitolare o, cella sepol-crale o abitazione dell’Abate. Dicerto si sa che nel corso dei secolil’utilizzo improprio dell’edificio loha portato ad un vero degrado tan-to da essere utilizzato come depo-sito agricolo. Solo in questi ultimianni grazie all’impegno economicodell’Amministrazione Comunale,della Pro-loco e dei romagnanesil’”edificio storico” ha riacquistatogrande dignità. Come si diceva, gliaffreschi che decorano la “Cantinadei Santi” sono di grande impor-

tanza perché rappresentano un ci-clo di iconografia inconsueto per lanostra zona. In origine, si succede-vano ben ventotto riquadri affre-scati, ora ne rimangono leggibilipoco meno e rappresentano scenedella Bibbia, in particolare episodidella vita di Re Davide, tratti dal I eII libro di Samuele. L’autore degliaffreschi è ancora incerto. Secondola critica sono attribuibili a Bartulo-nus da Novara, pittore che ha ope-rato in zona nella seconda metà delquattrocento.

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SAN NAZZARO SESIA21

Abbazia dei Santi Nazzaro e Celso

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L’abbazia benedettina dedicataai Santi Nazzaro e Celso è si-

curamente il complesso abbazialefra i più significativi del nord Italia.Fu fondata nel 1040 dal vescovodi Novara Riprando unitamente aisuoi fratelli Conti di Biandrate, chel’affidò ai monaci benedettini, ri-servando per sé e la sua famiglia ildiritto di decima. Situata in unaposizione strategica, nei pressi diun guado del fiume Sesia, vienefortificata a partire dal XIII secoloper difendersi dalle sanguinoselotte fra Novara, Vercelli, Milano.La vita all ’ interno dell ’abbazia

scorre tra un’alternanza di lotte,saccheggi e momenti di tregua fi-no al 1492, anno in cui viene desi-gnato abate, con bolla pontificia,Antonio Barbavara, esemplareabate e “signore feudale”. La suareggenza durerà a lungo: fino al1567. Durante questo periodovengono compiute, nel complessoabbaziale, grandi migliorie sia dalpunto di vista patrimoniale che diorganizzazione agricolo-comuni-taria, introducendo nuove colturee bonificando i terreni circostanti.I secoli trascorrono tra momentidi splendore e decadenza fino a

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che la Repubblica Cisalpina, nel1801, confisca i beni abbaziali .Questi vengono in seguito vendutia privati che, noncuranti del pre-zioso patrimonio, adibiscono i lo-cali a depositi agricoli così portan-doli a uno spaventoso degrado.Solo verso la metà del XX secolo,grazie alle importanti opere direstauro, l’abbazia ri-prende il suo ori-ginale splendo-re. Dell’anticacostruzioneromanicarimango-no l’atriodispostosu duepiani connartece in-corporato ela torre cam-panaria. Que-st’ult ima è unamassiccia costru-zione a pianta quadrata,la muratura è in ciottoli di fiumedisposti a spina di pesce, interca-lati da mattoni collocati orizzon-talmente, le sei specchiature sonoscandite da una serie di archettipensili. La chiesa costruita nel XVsecolo è un esempio di architettu-ra gotico-lombarda. La facciata acapanna con portale ogivale e ro-sone centrale sono riccamente de-corati da cornici fittili. L’interno sipresenta a tre navate con volte acrociera costolonate. Sulle paretilaterali, a destra, si possono am-mirare due affreschi quattrocente-schi. Uno commissionato dall’A-bate Antonio Barbavara, raffiguraSan Nazzaro a cavallo fra SantaCaterina e San Rocco a destra e,San Celso e un martire a sinistra,

datato 1480, riconducibile, secon-do la critica, a Giovanni AntonioMerli. L’altro affresco raffigura laMadonna in trono con Bambino,ai lati angeli musicanti, inseriti inun’ insolita struttura architettonicafra San Sebastiano a destra e San-t’Agata a sinistra. Il chiostro, quat-

trocentesco, di forma qua-drangolare ha grandi

arcate con volte acrociera, ricchi

fregi in cottolo decoranoperime-tralmente.Recente-menterestauratie di gran-de inte-

resse il ci-clo di affre-

schi quattro-centeschi, sulle

pareti del chiostro,che “raccontano” episo-

di della vita di San Benedetto.

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SAN PIETRO MOSEZZO22

Chiesa dei Santi Vito e Modesto

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La parrocchiale dedicata a San Vi-to e Modesto, già sede pievana

dall’XI secolo, si trova nella partemeridionale del paese, lungo la stra-da che conduce al cimitero. Viene ri-cordata nella donazione del vescovoPietro alla Chiesa di S.Maria di No-vara e di S.Gaudenzio, nel 1013, ri-sulta dagli atti una sottoscrizione ditale “Angelberto de plebe Mosetio”. San Vito ha però origini anche piùantiche, già nel 953 è implicitamentenominata come proprietaria di terre. La chiesa si presenta a tre navatecon campanile inglobato nella na-vatella sud, allineato alla facciata,preceduta da un piccolo portico. Va-ri rimaneggiamenti si sono succedu-ti nel corso dei secoli, a partire dalquattrocento, quando le tre navatevengono coperte da volte, mentre le

pareti laterali e l’abside centrale ab-bondantemente decorate da affre-schi. Di questi, ne rimangono soloalcuni poco leggibili, sicuramentealtri sono coperti da pitture suc-cessive soprattutto nella navatameridionale. Poi ancora nel seicen-to viene adattata la campata a nordper accogliere una cappella per ilbattistero, si demolisce l’absidemaggiore romanica coperta da an-tichi affreschi (testimoniati) e si si-stema la zona presbiteriale. L’inter-no, viene abbondantemente deco-rato nel corso del XIX secolo. Dellacostruzione romanica rimangonoalcune tracce, visibili all’esternonella parete sud, altre, nascostesotto la falda del tetto, quali duemonofore centinate a doppiostrombo con feritoia centinata.

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SIZZANO23

Chiesa di San Vittore

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La parrocchiale dedicata a SanVittore sorge nel centro del pae-

se, attorniata dalle case dell’anticocastello medievale. Già chiesa pieva-na, è citata in documenti del 1000 edel 1013, viene poi confermata nellabolla di Innocenzo II, del 1132, co-me possesso del vescovo di Novara.La chiesa parrocchiale si presentaoggi come il risultato di vari inter-venti di restauro succedutisi neltempo a partire dalla metà del sei-cento, periodo in cui iniziarono i la-vori di riedificazione sull’area dellapreesistente chiesa medievale. È atre navate divise da archi sostenuteda pilastri di pietra, con ampio pre-

sbiterio e coro, nove sono le cap-pelle laterali ricche di affreschi, tele ealtari marmorei per lo più secente-schi e settecenteschi. Il campanile diepoca medievale, sorge in calce allachiesa, è decorato da archetti pensi-li, pesantemente intonacati, chescandiscono i piani, la cella campa-naria risale al seicento. La chiesa diSan Vittore custodisce da ormaiduemila anni due importanti testi-monianze epigrafiche collocate suidue lati di una lastra di marmobianca. Una è un’iscrizione funebredella piccola Augusta, sepolta conrito cristiano nel 519. L’altra iscrizio-ne, posta sul lato opposto, non fu

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più visibile dall’epoca del Bascapèperché murata in una parete dellachiesa. Si tratta di un’iscrizione dietà romana, che ricorda la donazio-ne di un terreno fatta da Caio Attilioai “paganis Agaminis” affinché sirealizzasse un’opera pubblica (oral’epigrafe è stata rimossa perchésottoposta a restauro). Bisogna sa-pere che nell’anno 2001 ha avutoinizio una campagna di scavi all’in-terno della chiesa di San Vittore cheha portato alla luce importanti ritro-vamenti che hanno permesso aglistudiosi di conoscere le origini del-l’antica pieve. Gli edifici preesistentisi trovavano ad un livello del suoloinferiore di oltre un metro rispettoall’attuale. Ne risulta pertanto la

scoperta di resti di un edificio, pro-babilmente del II secolo, forse a usotermale. All’interno di tale struttura,nel periodo paleocristiano, è stataimpiantata una costruzione a trenavate con colonne fittili che pog-giano su di un parallelepipedo diserizzo. È ancora visibile l’originalepavimentazione. Compaiono anchei resti dell’impianto romanico. Dasegnalare l’interessante recuperodella mensa dell’altare romanicocon decori floreali. Vista l’impor-tante scoperta archeologica dellapieve di San Vittore, sono previsti,per un prossimo futuro, nuovi scaviesplorativi che porterebbero così aduna definitiva conoscenza dell’interacostruzione.

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SUNO24

Antica Pieve di San Genesio

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Si tuata fuori dell ’abitato, neipressi del la provinciale che

conduce a Vaprio d’Agogna, l’anti-ca parrocchiale e pieve di San Ge-nesio (conosciuta dai sunesi anchecome chiesa del diavolo) si pre-senta al visitatore in disastratecondizioni strutturali. La chiesa,già menzionata come capo pievenell’XI secolo, viene di nuovo ri-cordata nel 1132 in una bolla diInnocenzo II e poi ancora nelle“Consignationes” del 1347. Il Ba-scapè durante la visita pastoraledel 1595 la descrive “..di strutturaantica, a tre navi con pavimentoadatto, ma solo nella nave centra-le, mentre nelle altre è rustico…”La facciata è corredata di tre porte,in corrispondenza di ogni navata,

quattro sono le finestre; che in se-guito agli ordini vescovili dovran-no essere chiuse, ad eccezione diuna che sarà di forma “orbiticula-ris”. Ci risulta ancora, che all’inter-no la navata centrale è divisa dallelaterali da grossi pilastri e, nel co-ro, proprio dietro l’altare maggio-re, c’è la tomba che raccoglie le re-liquie di San Genesio. Dalla descri-zione del vescovo Speciano il cam-panile appare “de novo aedifica-tum”. Un portico, ricoperto dacoppi e sorretto da colonne in se-rizzo è antistante la facciata, atti-guo il battistero di San Giovanni,descritto come ampio e rotondo,raggiungibile attraverso tre gradiniin discesa e coperto da un ciboriopiramidato (demolito purtroppo

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nel 1840). Nel 1843 venne demoli-ta la facciata ed il coro e vennecambiato l ’orientamento. Oggil’antica pieve si presenta a navataunica, ampia, con un presbiterioprofondo, in cui si apre una picco-la sacrestia. All’esterno, sul fiancosud, è ancor oggi visibile un trattodi muratura decorato con archettipensili a gruppi di due, scanditoda lesene. La muratura dell’edificioè piuttosto irregolare ed è compo-sta da ciottoli e frammenti di mat-toni disposti in corsi orizzontali,con piccoli tratti a spina di pesce.

La critica, considerando ciò che re-sta dell’apparato murario, data l’e-dificio alla prima metà dell’XI seco-lo. Al suo interno si trova l’anticatomba sepolcrale della famigliaDella Porta, appena sopra un anti-co affresco, purtroppo in precariecondizioni di conservazione, raffi-gurante una delicata Madonna introno con Bambino, San Genesio,l’Arcangelo Michele che trafiggeuna serpe ed un Santo (poco rico-noscibile) che scaccia il diavolo. Unaltro affresco, settecentesco, coprela volta della navata maggiore.

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VARALLO POMBIA25

Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio

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La Chiesa si trova nel centro sto-rico del paese, è di antiche ori-

gini e viene già ricordata nel 1132come sede pievana. Gli storici han-no studiato a lungo il problema didignità pievana, dibattuto e conte-so tra Varallo Pombia e Pombia,giungendo a sostenere la tesi, gra-zie alla documentazione in loropossesso, che Varallo Pombia fos-se, almeno fino al XII secolo, sededi Pieve. La costruzione originariapotrebbe risalire alla fine dell’XI se-colo. Venne però ampliata e rima-neggiata decisamente nel periodobarocco: del primitivo edificio ci re-stano solo la facciata, il muro a

mezzogiorno, il campanile ed alcu-ni tratti murari all’interno. Gli storicisuppongono che l’edificio sia sortosui resti di un tempietto paganodedicato a Nettuno: ne testimonia-no la lapide conservata nel quadri-portico della Canonica di Novara equella murata nella facciata suddella chiesa. La facciata a capannaè suddivisa in tre parti da grandilesene. Il portale maggiore, con ar-chivolto in conci di pietra disposti araggiera, forma una lunetta, risaleal seicento l’aggiunta di un protiro.Sul frontone si aprono una fine-strella a croce ed un oculo tampo-nato. Alquanto inconsueta è la de-

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corazione con archetti pensili, po-sta sotto lo spiovente della faccia-ta, che poggiano su grosse men-sole decorate con motivi arcaici. Ilcampanile (più antico della chiesa),a pianta quadrata, è a tre piani,con cornici ed archetti pensili, haun’apertura a monofora ed all’ulti-mo piano una bifora murata. Al-l’interno della chiesa, sulla paretesinistra, troviamo unaffresco cinque-

centesco, raffigurante San Seba-stiano, di probabile area novarese.Pregevole è la tela posta sul tran-setto destro raffigurante la “Ma-donna con Bambino fra Sant’Annae San Giuseppe che appare a SanVincenzo”, e assegnato, da MarinaDell’Omo, a Carlo Francesco Nu-volone (1631 – 1632), pittore mila-nese molto attivo nel novarese ed

allievo dell’accademiadiretta dal Cerano.

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VESPOLATE26

Antica Pieve di San Giovanni Battista

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L’antica pieve dedicata a SanGiovanni Battista sorge fuori

dall’abitato, lungo la strada checonduce a Tornaco. Già citata nel1024-1028 quando venne cedutadal vescovo Pietro III al Monasterodi San Lorenzo in Novara, fu nuo-vamente menzionata nel 1132quando rientrò in possesso dellaChiesa novarese. Forse edificatasulle rovine di un tempio pagano,nel corso del quattordicesimo se-colo una serie di sventure colpi-scono l’edificio religioso, tutto ilpaese e le zone limitrofe. Nel 1339un’ eccezionale nevicata d’apriledistrugge le viti e il frumento, poila peste con le conseguenti care-stie e poi ancora, nell’anno 1361, la

terribile guerra tra Galeazzo Vi-sconti e il Marchese del Monferra-to Giovanni II che porta morti edistruzioni. È così che anche lapieve di San Giovanni, allora a trenavate, rimase gravemente dan-neggiata. Ora si presenta ad aulaunica con abside semicircolare. Ilcampanile è collocato sul lato me-ridionale mentre, addossato allaparete nord, si trova un locale confunzione di sacrestia. Importantirestauri e rimaneggiamenti hannoavuto luogo nel corso del XVIII se-colo tanto da alterare profonda-mente l’antica struttura romanica.L’ interno fu ampiamente affresca-to nel corso del XV secolo: di par-ticolare pregio è l’ancona fittile po-

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sta sopra l’altare maggiore cheraffigura una delicata Madonna introno con Bambino benedicente,un offerente (forse un Cavallazzifeudatario locale), San GiovanniBattista con cartiglio, San Gauden-zio, San Giovanni Evangelista eSan Francesco d’Assisi, attribuibili(P. Venturoli) al Maestro di Borgo-manero. Sopra l’ancona è rappre-sentata un’Annunciazione ai cuilati appaiono alcuni stemmi araldi-

ci, uno dei quali appartiene ai Ca-vallazzi. Nella parete di sinistra,campeggia un altro affresco quat-trocentesco: la Madonna, copertada un ampio manto, seduta in tro-no con Bambino, tra San Domeni-co, San Pietro Apostolo, San Fran-cesco e San Paolo Apostolo. Vicinol’ingresso della sagrestia un solita-rio e gigantesco Sant’Andrea. Neipressi dell’ossario è visibile unaMadonna del latte seduta in trono.