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ALLA SCOPERTA DEI VALORI DELLA ALPINITA’ E DELLA SOCIETA’ CIVILE Scuola secondaria di primo grado di Esine classe 3^B

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ALLA SCOPERTA DEI VALORI DELLA

ALPINITA’ E DELLA

SOCIETA’ CIVILE

Scuola secondaria di primo grado di

Esineclasse 3^B

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IL NOSTRO LAVOROLeggendo diverse testimonianze di alpini di ieri e di oggi, abbiamo riflettuto sui valori che hanno guidato e guidano le loro azioni.Dalla riflessione è nato il nostro lavoro che abbiamo organizzato come segue:

- NOTIZIE STORICHE ESSENZIALI SUGLI ALPINI

- RIFLESSIONE SU ALCUNI VALORI DELL’ALPINITA’ E DELLA SOCIETA’ CIVILE: IL CORAGGIO, LA CAPACITA’ DI SOPPORTARE LA FATICA, L’AMORE PER I CARI, LA SOLIDARIETA’, L’IMPORTANZA DATA AL RICORDO.

- CHI SONO GLI ALPINI PER NOI

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La storia degli Alpini, fin dai suoi inizi, è caratterizzata da CORAGGIO, SOLIDARIETÀ E DOVERE verso la Patria.Ogni alpino è sempre pronto a soccorrere con GENEROSITÀ le popolazioni colpite da disastri e calamità naturali, sa quali sono i veri principi e cerca di trasmettere l’IMPEGNO e la passione con cui svolge il suo mestiere, a favore della democrazia e dello Stato. L’alpino è ALTRUISTA, infatti è sempre pronto a faticare per aiutare tutti, impegnandosi nel volontariato. La parola “alpino” equivale a ONORE, RISPETTO, FRATELLANZA, ORGOGLIO, ma anche a FATICA, a ESPERIENZA e ad AMORE PER LA PATRIA E PER LA MONTAGNA.

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“Il reticolato! Il coraggio non può nulla contro questa misera e terribile cosa. Eravamo sprovvisti di tutto; e le ondate di uomini spinti all’assalto si impigliarono in queste ragnatele di ferro, vi si infransero come contro scogliere di roccia. Le prime trincee furono conquistate, sì: anche le prime siepi di filo di ferro sfondate dall’impeto disperato. Ma il terreno conquistato era stato riempito di morti….Ma ci sono i reticolati intatti!...I reticolati si sfondano coi petti o coi denti…

Avanti!”

(testimonianza di un combattente)

AVERE CORAGGIO “L’alpino non si chiede quale sarà il suo domani, non ha paura delle vicende peggiori in cui può lanciarlo un’azione sfortunata. La voce del dovere gli dice: va, ed egli va senza spavalderia alcuna. Perché quella sicura coscienza di sé,

quel coraggio che si è creato attraverso lo spasimo, il dolore di intere generazioni di emigranti, si integrano nelle virtù proprie della razza montanina: la serietà, la persistenza e la bontà squisita del cuore”

da G.Oliva, Storia degli Alpini, Rizzoli, pag.104

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“Il filo spinato è un attentato. Ogni giorno qualcuno muore e tutti gli altri hanno terrore, molti perdono la vita e la gente rimane allibita; tutto questo deve finire perché nessuno è costretto a soffrire.”

Il filo spinato veniva utilizzato per la realizzazione di un che segnava il confine. Un vero e proprio sbarramento che divideva eserciti e valichi.

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“Io ero su quelle rocce laggiù, lungo la cresta del Crozzon di Lares. Avevo una stufetta di lamiera con un tubo che veniva fuori dalla roccia e quattro assi per pareti. Per il vasto ghiacciaio del Pian di Neve, circondato dalle cime più alte del gruppo dell’Adamello, giravano i cani con le slitte che trasportavano il materiale per i soldati. In quei giorni di tormenta non si muoveva nessuno. Ricordo che stavano in quella specie di capanna sulle creste, aspettando viveri e legna. Ma i nostri compagni dei depositi non potevano muoversi a causa della tormenta e del continuo pericolo di valanghe, e noi a tirare la cinghia e a battere i piedi per non congelarci. Gli alpini scavarono in seguito un tunnel nel ghiaccio che dal passo Brizio arrivava sotto al Cavento per poter rifornire quelli che stavano sulle cime”

(testimonianza di Sperandio Zani)

SOPPORTARE LA FATICA

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Dalle trincee emergono solamente gli scudi di protezione e la neve turbina spaventosamente sul ghiacciaio. Gli sbarramenti di reticolato sono stati in parte rovesciati dalla tormenta e in parecchie postazioni è necessario dare il cambio alle vedette ogni mezzora … sono momenti duri! Oh Signore rimani il nostro sostegno, la nostra unica speranza!

Lettera del 5/3/1917

“Dove un borghese, un cittadino, nuovo ai monti, muore di sete, il montanaro, frugando con l’occhio, scopre la sorgente. Dove altri si accascia nel dubbio di scegliere la strada, il montanaro procede sicuro, scruta la peste dei viandanti e degli animali; se c’è pericolo di valanga, subito intuisce qual è il posto atto al riparo; se la tormenta imperversa, sa come evitare l’assideramento. Questo spiega come decine di migliaia di alpini abbiano potuto passare l’inverno sui monti più alti”.

da G.Oliva, Storia degli Alpini, Rizzoli, pag.103

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Il fossato di fango

Abiti e pelli coperti di fango, sembriamo di rame.

Venti e più giorni di questa vita ci hanno mutato in orsi, ci hanno sfinito: eppure si resiste con tenacia, tra i violenti temporali che ogni notte allungano le trincee ed il sole ardente che ci soffoca durante il giorno, tra i cadaveri insepolti e il colera. Con tutto ciò si respingono i frequenti attacchi nemici e si cerca con azione spaziali e con assidui lavori di zappa compiuti sotto le bocche dei fucili avversari di strappare al nemico qualche altro di quei sassi...

Resistere al proprio posto vedendo nell'avvenire una nebbia più fitta di quella che ci separa dal nemico; resistere senza poter valutare l' importanza di una posizione nel suo complesso; resistere con una malinconia senza nome in questo fossato di fango aperto verso il cielo, che si chiama trincea ; ricordarsi di essere stato fino a ieri un uomo con un lavoro proprio, una famiglia propria, una responsabilità propria, ad essere ora un numero nel fango, consapevole del proprio sudiciume che non si lava, della propria stanchezza che sfinisce, del proprio avvilimento che toglie l'intelligenza: questo è il nostro martirio.

(Testimonianza di un combattente)

•Commento: questa è la vita che i nostri avi alpini hanno dovuto condurre, per cinque lunghi anni, su e giù per i monti e per i ghiacciai soffrendo il freddo e le angherie dei capitani che “portavano avanti” una guerra senza senso mandando al suicidio i soldati innocenti, senza alcuna colpa. Soldati che, prima di essere “obbligati” ad andare in guerra avevano una famiglia, un lavoro: una vita.

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ALCUNI DEI VALORI DELL’ALPINITA’ NEI MOTTI

Sul fronte greco…i motti reggimentali:

Sempre all’erta (2° reggimento)Miro più in alto (3° reggimento)

Con ardore attraverso la difficoltà ( 2°reggimento artiglieria da

montagna)Con tecnica e tenacia ovunque

(24°reggimento logistico “dolomiti”)

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NELLE TESTIMONIANZE TROVIAMO ANCHE LA CELEBRAZIONE DEI VALORI LEGATI ALLA

SFERA AFFETTIVA

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AMARE I PROPRI CARI “Cari genitori, fra cinque ore qui sarà l’inferno ….Vorrei dirvi tante cose, tante, ma Voi ve le immaginate. Vi amo, Vi amo tutti. Darei un tesoro per potervi rivedere …..”

Lettera del 18 giugno 1917

Questa lettera è un esempio della sofferenza che provavano gli Alpini per la mancanza della famiglia.

Nel testo si legge “Vi amo,Vi amo tutti…”per sottolineare l’amore verso i genitori perché sa che forse la sua vita sta per finire proprio in quell’ istante e quindi sente il bisogno di comunicare un messaggio che non è mai riuscito a dire.

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“VORREI CHE TU FOSSI VICINO, STO BENE, COSI’ SPERO DI TE….”

Le parole dei soldati hanno ispirato anche cantanti come Enrico Ruggeri. La canzone Lettera dal fronte è stata composta dopo il ritrovamento di un diario che era stato scritto da un suo fratello.

Il diario fu recapitato alla famiglia Ruggeri solo anni dopo e d’impulso il cantautore scrisse Lettera dal fronte (Ta-pum), ambientandola però nelle trincee della Prima guerra mondiale.

L’autore ricorda le lettere che nei momenti di riposo si scrivevano alla famiglia o all’amata.

Racconta di ciò che succede in battaglia, delle speranze, delle lacrime versate perfino dal

tenente, della voglia di tornare a casa.Il soldato sogna una vita nuova, dove i feriti si riprendono e ritrovano i loro cari, immagina la

fine della guerra.

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LA CONDIZIONE DEI SOLDATI ERA ANALOGA ANCHE

SU ALTRI FRONTI Verdun, 15 juillet 1916

4 h. du soirMes chers parents,Je suis encore vivant et en bonne santé,pas même blessè alors que tous mes camarades sont tombés morts ou blessès aux mains des boches qui nous ont fait souffrir les mille horreurs,liquides enflammés,gaz lacrymogènes,gaz suffocants-asphyxiants,attaques.....Ah,grand Dieu, ici c’est seulement la guerre.

Verdun, 15 luglio 191616.00 h

Miei cari genitori, Io sono ancora in vita e in buona salute, non sono nemmeno ferito mentre i miei compagni sono o morti o feriti dalle mani dei tedeschi che ci hanno fatto soffrire mille orrori, liquidi infiammabili,gaz lacrimogeni, gas soffocanti-asfissianti, attacchi……. .Ah mio Dio, qui è soltanto guerra.

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RICORDARE“….Io, come ho detto, devo portarti il saluto della tua Sezione, caro Spera, devo ringraziarti per quanto hai fatto in guerra e soprattutto in pace per la nostra Associazione e per il tuo Gruppo. Ti ringrazio per aver voluto ricordare e onorare i nostri morti con i pellegrinaggi in Adamello, con il ripristino e la sistemazione del Parco delle Rimembranze, con il monumento ai caduti ed infine con il Museo della Guerra Bianca. Sono certo che…gli alpini…custodiranno con amore a tuo perenne ricordo quanto con loro hai costruito nel nome degli ideali più belli….”

Gianni De Giuli

da Sperandio Zani. Memorie di guerra e di montagna, a cura di L.Viazzi e G. Clementi,

pag. 9

PER I GIOVANI….

…..che abbiano un futuro perché il passato gli appartiene…..

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IL LIBRO VERDE DELLA SOLIDARIETA’ 2009

Settantacinque milioni di euro tra somme raccolte e ore di lavoro effettuate dai volontari: è questo il magnifico risultato della solidarietà alpina nel 2009. I dati sono riepilogati nel “Libro Verde della solidarietà”, consegnato lo scorso 25 aprile al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si è dimostrato interessato al lavoro svolto dagli alpini ed ammirato per la capacità operativa di un’associazione che riscuote un largo consenso nella società civile.

Ai numeri dell’attività ordinaria (equivalenti a 53,5 milioni di euro) si sono aggiunti gli oltre 21 milioni di euro dell’attività in Abruzzo, colpito dal sisma del 6 aprile 2009. Tra le attività ricordiamo la Giornata nazionale della colletta alimentare, i quasi 8000 alpini donatori di sangue, senza dimenticare le ingenti quantità di materiali raccolti da alcune Sezioni ANA e donati alla popolazione afgana, grazie all’impegno degli alpini in armi in missione all’estero.

Dal sito www.ana.it

SOLIDARIETA’, ALTRUISMO ….

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ALCUNE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ ALPINA (E CIVILE…….)

• Dal 2006 gli alpini in congedo hanno dato vita ad una lunga serie di attività volte a collaborare con i reparti in armi destinati in missione all’estero, per aiutarli a portare un aiuto concreto e pratico là dove c’è necessità di ogni cosa anche nella speranza di contribuire alla sicurezza dei ragazzi in armi nel teatro operativo. Il ragionamento è semplice: se un reparto armato, oltre alla sicurezza, offre anche concreti esempi di solidarietà, si guadagnerà la stima e l’affetto delle popolazioni locali in tempi assai brevi e ciò non potrà che avere effetti positivi anche per i nostri ragazzi.

• Nel 2008 – In Piemonte i volontari hanno collaborato per risolvere l'emergenza neve.

• Nel 2009-2010 – 8500 volontari (per circa 700.000 ore lavorate) sono intervenuti in Abruzzo, in aiuto alla popolazione colpita dal devastante sisma del 6 aprile 2009.

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MA… GLI ALPINI, CHI

SONO SECONDO

NOI?

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Gli Alpini sono una parte fondamentale della storia italiana.Sono degli uomini che, con il coraggio nelle vene, hanno affrontato le più insidiose difficoltà, eroi che vogliono la fratellanza tra ogni italiano, sono uomini “ umani” a cui non sta a cuore solo la nazione, ma che cercano di rendere migliore la vita di tanti stranieri. Come? Con le loro azioni di pace, rivolte ai popoli che hanno bisogno di sostegno.

I giovani di oggi dovrebbero ricordare le gesta degli Alpini in modo da poter raccontare alle prossime generazioni ciò che hanno realizzato questi grandi eroi. Io penso che gli Alpini debbano essere un’impronta della storia che non venga mai dimenticata e un punto di riferimento per una società migliore.

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SALVE ALPINO!

Salve alpino con la penna nera,

Lieto ricordo di un passato fiero,

Sicura speranza di un futuro tranquillo.

 

Susciti in ognuno di noi gioia vera,

pace e amore sincero.

Ridesti in tutti noi l’ardore con uno squillo.

Sotto quanti cieli hai attraversato ponti

Mostrando la tua forza e coraggio

Anche se con occhio impaurito.

 

Hai sorvegliato con fatica i nostri monti

Là sul confine ci hai lasciato un messaggio

Ora sei congedato, mio vecio intenerito.

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CLASSE III^B:

ABDULI VISARBENEDETTI GIAMBATTISTABETTOLI GIOVANNICHIAROLINI STEFANOCOMINELLI TOMMASODIRLEA COSMINGALBASSINI GABRIELEGELFI CATERINAGUARINONI YURIMENSI SYRIAMOLINARI MARINAMORASCHINI GIOVANNIMORASCHINI MICHELEORSI EMMARAGO DOMENICOSCARSI MICHELATEDESCHI SELENETOMASONI ALICEVARESLIJA ADNAVIELMI CAMILLAProf.ssa Gheza Daniela