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RUGGENTI MUSICA » ARTI » OZIO SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 23 GIUGNO 2012 ANNO 15 N. 25 FRONTMAN ROCK NAPOLI ANTI-CRISI NANNI di MARIUCCIA CIOTTA ●●●Il «Corpo senza Organi, in fondo, è proprio il Corpo cinematografico», ultimo orizzonte in cui si perde il corpo organico, abitato dagli spiriti malvagi temuti da Artaud, che sogna di «farsene uno nuovo, sottratto alla schiavitù degli Organi». Il cinema abitato da fantasmi, secondo il viaggio meraviglioso di Alessandro Cappabianca Alla ricerca del corpo perduto (Bulzoni Editore, pag. 162, 16 euro), sottotitolo «Perversione e metamorfosi del cinema», ci conduce non solo all'estremo limite dell'attore di pixel, ma dentro ogni presenza in carne e ossa che lo schermo dissolve e muta in ombra. Attore posseduto da un io molteplice e dai tanti sessi, che giocano a rimpiattino in un continuo andirivieni, travestimenti obliqui, identità svanite, tanto da suggestionare la filosofa americana Donna Haraway che coniò la «teoria del cyborg». L'ibrido, l'organismo cibernetico contro la dualità uomo/donna, l'essere e la macchina. Il libro va a caccia di bambole e automi, statue e spettri disseminati dovunque, dal cinema classico a quello di oggi, e svela l'angoscia del regista di fronte all'impressione di irrealtà del suo film, che vorrebbe vivo, capace di intromettersi nella realtà. Ma è proprio quel baluginare dello schermo, il chiarore spettrale proiettato nell'al di là della sala buia ad essere sostanza, a materializzare un super-corpo come quello di Jack, il marine paralitico che conquista il suo Avatar potente, dove «sfuma, fino a rendersi puramente convenzionale, ogni distinzione tra originale e avatar». Un corpo, quello del cinema, che «può essere colpito, ferito, provare dolore, morire, strappando così al corpo reale l'ultima delle sue prerogative». Cappabianca ci offre un'imperdibile collezione di automi sofferenti... Carmelo Bene e «l'attore del malessere», le Marionette di Hoffmann nello sguardo di Powell e Pressburger, le metamorfosi disneyane, la bambola di Kokoschka e ogni altra «bambola perversa», fatta «di legno, di pezza, di cartapesta, di celluloide. Di cera...» dagli occhi rovesciati sul bancone dell'artigiano, quel Re delle bambole di De Amicis, che ci guardano e invece «di denunciare chiaramente la loro natura artificiale», ci rimproverano sbarrati e dolenti. È lo sguardo di Motoko di Ghost in the Shell, creatura umana imprigionata in un'armatura super-sessuata alla quale è negato lo statuto di «persona». O quello di David, il mecha di A.I. coniato da Spielberg, il più disperato perché, «non si ama ciò che ci sopravviverà incorrotto in eterno». Ed è il destino del cinema che amiamo e che non ricambia il nostro amore, relegato com'è nel suo corpo di luce. TEORIA Corpi perduti: perversione e metamorfosi del cinema LE ORIGINI DEL CALCIO WIMBLEDON SHAWN CARRIE TIMUR BEKMAMBETOV CECILIA MANGINI MORETTI WALSH GIUSEPPE BERTOLUCCI LA XLVIII «MOSTRA DEL NUOVO CINEMA» DI PESARO RENDE OMAGGIO ALL’ AUTARCHICO CHE DISSE «ALZATI E CAMMINA!» A UN’INDUSTRIA MORENTE

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RUGGENTI

MUSICA » ARTI » OZIO SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 23 GIUGNO 2012 ANNO 15 N. 25

FRONTMAN ROCK NAPOLI ANTI-CRISI

NANNI

di MARIUCCIA CIOTTA

●●●Il «Corpo senza Organi, infondo, è proprio il Corpocinematografico», ultimo orizzontein cui si perde il corpo organico,abitato dagli spiriti malvagi temutida Artaud, che sogna di «farseneuno nuovo, sottratto alla schiavitùdegli Organi». Il cinema abitato dafantasmi, secondo il viaggiomeraviglioso di AlessandroCappabianca Alla ricerca del corpoperduto (Bulzoni Editore, pag. 162,16 euro), sottotitolo «Perversione emetamorfosi del cinema», ci

conduce non solo all'estremo limitedell'attore di pixel, ma dentro ognipresenza in carne e ossa che loschermo dissolve e muta in ombra.Attore posseduto da un iomolteplice e dai tanti sessi, chegiocano a rimpiattino in uncontinuo andirivieni, travestimentiobliqui, identità svanite, tanto dasuggestionare la filosofa americanaDonna Haraway che coniò la «teoriadel cyborg». L'ibrido, l'organismocibernetico contro la dualitàuomo/donna, l'essere e lamacchina. Il libro va a caccia dibambole e automi, statue e spettri

disseminati dovunque, dal cinemaclassico a quello di oggi, e svelal'angoscia del regista di fronteall'impressione di irrealtà del suofilm, che vorrebbe vivo, capace diintromettersi nella realtà. Ma èproprio quel baluginare delloschermo, il chiarore spettraleproiettato nell'al di là della sala buiaad essere sostanza, a materializzareun super-corpo come quello di Jack,il marine paralitico che conquista ilsuo Avatar potente, dove «sfuma,fino a rendersi puramenteconvenzionale, ogni distinzione traoriginale e avatar». Un corpo, quello

del cinema, che «può essere colpito,ferito, provare dolore, morire,strappando così al corpo realel'ultima delle sue prerogative».Cappabianca ci offre un'imperdibilecollezione di automi sofferenti...Carmelo Bene e «l'attore delmalessere», le Marionette diHoffmann nello sguardo di Powell ePressburger, le metamorfosidisneyane, la bambola di Kokoschkae ogni altra «bambola perversa»,fatta «di legno, di pezza, dicartapesta, di celluloide. Di cera...»dagli occhi rovesciati sul banconedell'artigiano, quel Re delle bambole

di De Amicis, che ci guardano einvece «di denunciare chiaramentela loro natura artificiale», cirimproverano sbarrati e dolenti. È losguardo di Motoko di Ghost in theShell, creatura umana imprigionatain un'armatura super-sessuata allaquale è negato lo statuto di«persona». O quello di David, ilmecha di A.I. coniato da Spielberg, ilpiù disperato perché, «non si amaciò che ci sopravviverà incorrotto ineterno». Ed è il destino del cinemache amiamo e che non ricambia ilnostro amore, relegato com'è nelsuo corpo di luce.

TEORIA

Corpi perduti:perversionee metamorfosidel cinema

LE ORIGINI DEL CALCIO WIMBLEDON

SHAWN CARRIE TIMUR BEKMAMBETOV CECILIAMANGINI MORETTI WALSH GIUSEPPE BERTOLUCCI

LA XLVIII «MOSTRADEL NUOVO CINEMA»DI PESARO RENDE OMAGGIOALL’ AUTARCHICO CHE DISSE«ALZATI E CAMMINA!»A UN’INDUSTRIA MORENTE

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(2) ALIAS23 GIUGNO 2012

ISLAM, ISLAMISMO, MARTIRIO E MISCREDENZA

SALAFITI

TUNISIA, DEMOCRAZIA E «ISLAMISTI»●●●Senza Sidi Bouzid sarebbe stata immaginabile. Ma la coraggiosa mostra d’arte di LaMarsa, quartiere elegante di Tunisi, che ha finalmente scodellato le prime elaborazioniformali sui nodi forti e ingombranti dell’immaginario maghrebino e dunque sul rapportotra fede e modernità, dogma e scienza sperimentale, e sulle contraddizioni aperte dalpassaggio del paese da una chiusa società agricola a una civiltà metropolitana, fondatasulla famiglia mononucleare e sulla parità uomo-donna, è stata aggredita da squadraccedi salafiti al gridi di «miscedenti!», a mala pena fermate dalla polizia. Ma il governo«islamista-moderato» ne ha approfittato per chiudere la galleria, in nome della sensibilitàdella maggioranza dei tunisini. Ma come potrà garantire la «sensibilità della minoranza»?

Blasfemia, strutturaglobal dell’insulto

di PAOLO LAPPONI

●●●Christoph Türcke è un autoresenza dubbio assai scomodo, unasorta di spina nel fianco, un ereticodella cultura ufficiale tedesca (enonsolo) degli ultimi vent'anni; la suasferzante critica si rivolge a tuttocampo verso i dogmi della societàeuropea ed occidentale, verso unaGermania che non è mai andata finoin fondo nell'opera di condannaculturale e concreta del nazismo.Christoph Türcke peraltro era notofino ad oggi in Italia solamente perdue titoli: Violenza e tabù. Percorsifilosofici di confine, Garzanti, 1991, eSesso e spirito. La filosofia nella guerratra i sessi, Il Saggiatore, 1995.

È di tre mesi fa la pubblicazioneitaliana del suo testo La societàeccitata - Filosofia della sensazione,Bollati Boringhieri, 2012, tradotto epubblicato peraltro con ben 10 anni diritardo essendo uscito in Germanianel 2002 con il titolo originale ErregteGesellschaft Philosophie der Sensation.

Un più recente saggio fu scritto daChristoph Türcke sull'onda dellepolemiche suscitate dalle famosevignette satiriche su Maometto deidisegnatori danesi Franz Fuchsel,Claus Seidel ed altri, uscite sul JillandsPosten nel 2005. Il saggio di Türcke, fupubblicato nel giugno 2006 con iltitolo Blasphemie - Zur Strukturmassenwirksamer Beleidigung, ovvero:«Blasfemia - Sulla strutturadell'insulto a grande impattocollettivo» e di esso manca a tutt'oggiuna traduzione in italiano.

Riporto in questa nota alcuni ampistralci di questa densa riflessionedell'autore tedesco, per sottolinearnela sua estrema attualità nel contestodella «Cultura Occidentale» e dei suoiendogeni, pericolosi e contraddittoripercorsi bellici di naturaideologica/religiosa e di grandeimpatto mediatico.

«Cristo sulla croce, con la mascheraantigas e il bussolotto per i dadi; laparte trasversale della croce spezzataalle estremità; la mano sinistra diCristo schiodata dal legno regge unapiccola croce con la scritta «Boccachiusa e obbedire». Questo disegnovalse a George Grosz, nel 1928, ilfamoso processo per blasfemia.

Blasfemia, significa letteralmenteinsultare, ma in questo caso nel sensopiù grave, e cioè ingiuriare riti econvenzioni ritenute intoccabili daun'intera comunità. In particolarequando si offende la religione. Maquella di Grosz era stata veramenteun'offesa al Cristianesimo?

Basta sfogliare solo qualche testodella teologia della guerra «Ilcristianesimo è un servizio militarenel quale è compreso anche ilsacrificio della propria vita. Cristo èvenuto per scacciare dal suo regnoSatana, – 'principe del mondo' – ».«La morte sul campo di battaglia puòessere assimilata alla gloria e ai valoridi un martirio». «L'uomo coraggiosodeve resistere e perseverare». Così ilgesuita tedesco Christian Pesch, nel1915 interpretava il passo di Matteo10:22: «chi persevererà sino alla finesarà salvato». Così avrebbe potutoparlare anche un protestante od unfrancese. La teologia della guerraall'epoca era unanime, ecumenica edinternazionalmente a favore dellamorte in battaglia, tesa a spingere lenazioni cristiane dell'occidente amassacrarsi vicendevolmente innome del dio che invocavano comeprotettore.

Il controverso disegno di Grosz è unSismogramma della prima guerramondiale, un moderno Cristo dotatodi maschera antigas e dadi: Grosz nonha fatto altro che rappresentarlo.Inchiodato alla croce, con una crocepiù piccola nella mano sinistra,protesa come ad evocare presenzeinvisibili per liberarlo da quellamaschera. Ciò restituisce alla crocecui è appeso un po' del suo caratteredi antico strumento di tortura e dimorte, carattere che la crocesimbolizzata sugli altari o nelle manidel sacerdote ha già perso da tempo.Fare di un crocifisso – strumentoutilizzato dai romani per i delitticapitali – non solo il salvatore divino,ma anche il re di Israele: questa èstata la vera mostruosità delcristianesimo originario, «scandaloper i Giudei, stoltezza per i pagani»(Corinzi 1:23), come dice Paolo ilquale, come è noto, inizialmenteavversò la novella della forzaredentrice di un crocefissoritenendola una blasfemia, primaperò di divenirne uno dei più

importanti apostoli.Il Cristianesimo è nato con il

sospetto di blasfemia e perciò è statoperseguitato e sospinto nella suamissione invocando l'umanitàmartoriata di Cristo come mistero diun dio che presto, in tempivicinissimi, avrebbe dovuto porre finead ogni martirio, e che, sino ad ogginon lo ha fatto. Al posto del regno diDio arrivò la chiesa, che malgradoogni persecuzione si propagò in tuttoil mediterraneo e che addiritturavenne proclamata «religione di stato»dall'Impero Romano poco prima delsuo crollo. Nel corso di questa storiafortunata la croce, da simbolo diun'umanità martoriata, si ètrasformata in un segno trionfale. «Inquesto segno vincerai», avrebbe dettoin sogno una voce a Costantino, eproprio prima della battaglia con ilsuo rivale. Così l'annunzio scandalosodella croce veniva reinterpretato inmaniera non meno scandalosa. Groszlo traduce in un linguaggio figurato alpasso con i tempi. La mascheraantigas come emblema della guerramondiale e come oggetto che nonpermette al crocefisso nemmeno diurlare l'antico «Dio mio, Dio mio,perché mi hai abbandonato?» (Matteo27:46), grido sostituito dalla laconicadidascalia: «Bocca chiusa edobbedire». Il che è da vedere piuttostocome teologia della croce nel XXsecolo, che come blasfemia.

Ma se, tuttavia, tanti contemporaneihanno visto questa immagine solocome vera e propria offesa ai lorosentimenti religiosi, questoatteggiamento mostra quanto siaoscuro il capitolo relativo ai sentimentireligiosi. Essi infatti non cadono dalcielo, ma si formano mediante unprocesso lungo e complesso.All'origine ci fu uno shock naturale chedeve aver tanto permeato il sistemanervoso degli ominidi del Paleoliticoda far loro inventare delle tattiche

particolari per superarlo e cioè:ripetere l'orrore. Non esiste culturaumana che non abbia inizio conofferte sacrificali. Nella singola vittimasacrificale la collettività riviveva laviolenza traumatizzante della naturache la perseguitava e, con la suacontinua ripetizione, sperava diprivare l'orrore del suo carattereterrifico. Il rituale del sacrificio sisnoda secondo la logica di unatraumatica coazione a ripetere. Sonotrascorse decine di migliaia di anniprima che le prime diffuse espontanee ripetizioni si codificasseroin sacrifici ritualizzati .. affinchérituale, contenuti religiosi e di cultovengano visti come qualcosa dinaturale, connaturato, congenito atutta l'umanità, è necessario unprocesso di sublimazione e didisciplina lunghissimo einimmaginabile per la la mentalitàodierna.»

Nell'incredibile accelerazione degliultimi eventi – crisi del capitalismoliberale ed esplosionibellico/mediatiche – il discorso diTürcke è un esplicito discorso sulla«guerra», che si lascia alle spallel'armamentario rugginoso di vonClausewitz per colpire ocn la forza

immaterialedell'Informationtecnology, con illinguaggio, col segno econ il simbolo, eproduce così il quesito:la guerra del futuro sicombatterà sui Mediaed in rete o sul terreno?L'apparato dell'insultodi massa e dellaBlasfemia viene cosìcompletamenteintegrato nella formabellica, la teologia èinteramente sussuntanelle nuove macchineda guerra. Dagli antichirituali allacontemporaneità lacultura antropologicadel dominio militare èdunque identico. Matanto enorme è lapotenza delle armi e lasua forza mediatica,quanto perdente epsicologicamente

infantile la sua terrifica sfida allanatura, la quale ultima non ha lastessa urgenza del capitalismoturbo/finanziario: per la natura tuttociò appare effimero, essa lavora sullungo periodo.

«Per quali vie il cristianesimo haottenuto che i fedeli, alla fine, nonpotessero fare altro che inginocchiarsidavanti all'altare, accettare la sacralitàdella trinità e accogliere l'ostia con unbrivido di tremore solo grazie allaparola? O non piuttosto anche con gliorrendi esempi proposti per chi nonaccettava in pieno reazioni di queltipo? Oggi, per molti fedeli,l'Inquisizione non appare più comevero cristianesimo. Ma il suocontributo all'introiezione di quellafede, che ora non si ricorda più di lei,è stato inestimabile. La lezione chederivava dai roghi fumanti deglieretici ha lo stesso peso,nell'educazione dei cristiani alladevozione, delle prediche edificanti edella carità. Quando il cristianesimoera all'apice del suo potere es'imponeva a tutti come un'unicaistanza salvifica, offendere la religioneera considerato un vilipendio alla piùalta verità. Si veniva esclusi dallacristianità, quando non addiritturadalle regole basilari della vita civileborghese. Invece, in una societàborghese fondata sulla libertàreligiosa, concessa non più a un solocredo, il contenuto della blasfemiaperde i suoi contorni tradizionali. Nonè più la verità religiosa a dover essereprotetta, perchè essa non attiene più aun solo credo, ma ogni sentimentoreligioso ha eguali diritti, quale che siail suo contenuto. L'articolo 166 delcodice penale tedesco punisce ilvilipendio di confessione, comunitàreligiosa o fede, quando esso turbi laquiete pubblica. Anche in una societàche lascia liberi i cittadini diprofessare il loro credo, la blasfemia èun fatto oggettivabile, ma il criteriocon cui si misura chi si sente offeso èdel tutto soggettivo. Il cosiddettosentimento religioso dovrebbe essereridotto – come direbbe Kant – a unacerta «generalità soggettiva». .. Lalegge non verifica in che modo ungruppo ottenga lo stato di comunitàreligiosa o di gruppo di opinione. Lalegge riconosce ogni sentimentoreligioso che abbia una qualche«generalità soggettiva». Non fadifferenza tra oppressi e offesi che cihanno rimesso in dignità. La societàmercantile pluralista protegge ognifollia che riesca ad aggregare fedeli,basta che non tocchino i suoi principicostituzionali. Nel regno della liberaconcorrenza dei sentimenti religiosi,nessuno deve sentirsi offeso...

Ora si discute tra infedeli di unacaso di vilipendio. Una rivista daneseha pubblicato caricature diMaometto. Altri le hanno riprese. Nelmondo islamico ciò ha provocatosdegno, desiderio di vendetta, attacchia istituzioni occidentali e quindi lanecessità di ridefinire i limiti diblasfemia, libertà di stampa e di

credo. L'occidente – questa è la cifradi tutti quei paesi da cui si è espansala globalizzazione, quando ancoranon si chiamava così. Il suo primoatto fu la conquista di altre parti diAmerica, Africa e Asia con grandigenocidi ed il saccheggio di materieprime. Solo l'importazione massicciadi oro, argento, cotone, zucchero,caffè, caucciù e petrolio da questipaesi ha costituito la base materialeper quello che l'occidente è oggi ecioè il luogo di fondazione dellasocietà borghese-capitalista il cuimodello economico ha, nel frattempo,trionfato ovunque. In ogni dove essoha disattivato le strutture premodernee imposto i suoi imperativi: il mercatomondiale non è il risultato di unascelta democratica, ma di vittoriemilitari e di costrizioni economiche...

Questo vale anche per i paesimusulmani. Tra tutte le culture nonoccidentali quella islamica ricopreuna posizione particolare perché sitrova in una precaria vicinanza colmondo occidentale, anche sologeografica... E poi l'Islam è stato perun buon millennio, il più feroce rivaledel cristianesimo. In un punto l'Islamsi differenzia nettamente da cristianied ebrei. Questi ultimi hanno iniziatodal basso, gli ebrei popolo subalterno,fuggito felicemente allo strapotereegiziano, i cristiani come minoranzaperseguitata e priva di potere. Invecel'Islam ha fatto un suo ingressotrionfale nel mondo sin dall'inizio... Lavittoria dell'Islam venne pensatacome un tutto militare e politico. E ilsuccesso gli dà ragione. Sei anni dopola morte di Maometto l'Islamconquistava Gerusalemme, e appenaun secolo dopo le sue truppe eranogià arrivate nel sud della Francia.

Dal che non si deve dedurre chel'Islam abbia un fondo bellicoso ed ilcristianesimo sia invece pacifista. Illivello di tolleranza concesso ad Ebreie Cristiani nei califfati medioevali, fu

OCCIDENTEORIENTE

«Blasfemia,sulla strutturadell'insultoa grande impattocollettivo».Un saggiodi ChristophTürckesulle vignettesatiriche danesi«contro» Maomettoe relative reazioni

«Republique islaique de Tunisia», èl’ironico titolo di uno dei quadri esposti inoccasione della mostra «La primaveradelle arti» che ha scatenato la furia deisalafiti con tanto di condanna a morte degliartisti e di assalto del palazzo Abdellia,sede della mostra . Tra gli artisti più presidimira Mohamed ben Slama Abdellia

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In copertina:Nanni Moretti nel suodocumentario«Il giorno della primadi Close up»

GERENZA

molto superiore di quello dei dignitaricristiani contro i mussulmani.L'Inquisizione è un'invenzionecristiana. L'Islam non aveva bisognodi un sistema astuto e sostenuto dallatortura per il controllo delle anime,essendo incline ad una dominazionepiù generosa, anche se ferma.L'autostima islamica è cosìvitalmente legata all'idea di vittoria,da rendere difficile distingueresconfitta politica e offesa religiosa. Eora, e proprio dall'occidente prodottodel cristianesimo, fa il suo ingressonel mondo islamico una forza astrattache va in giro come un fantasmanichilista, ma con l'energia concretadi rovesciare ogni condizione di vita einfatti ha trionfato, non soloesteriormente, sugli eserciti di Allah.Questa forza è il mercato globalecapitalista, le cui regole fanno ormaiparte della vita quotidiana anche deimussulmani più osservanti, non solodi quella professionale ma anche diquella spirituale. Da ciò derivano lepiù disparate, bizzarre e ambivalentireazioni: i mullah che sono contro«l'Occidente» ma a favore dei mezzidi comunicazione tecnologici chel'occidente ha introdotto e che sonotanto efficienti nella lotta contro lostesso occidente, giovani che sonopro Nike e Coca Cola ma contro

l'America; donne velate al volante dimacchine veloci o ai piani alti digrandi aziende; e tanta altra gentecomune che assume modi di vita piùo meno occidentali, senza capirebene se li devono sentire come proprio come un'imposizione. Il mondoislamico non è un blocco omogeneoe così si sono avute le più diversereazioni alle caricature danesi. (...)Intutti i paesi in cui i capi religiosihanno spinto la popolazione a nontollerare le offese al profeta, si sonoverificate manifestazioni di rabbiacollettiva, devastazioni di edifici,morti e feriti. Lo sdegno era statofomentato: una vera e propria isteriadi massa...In generale l'isteria ha duevolti. Il sintomo del dolore è diversodalla sua vera causa, ma deve avereuna qualche somiglianza con lastessa, altrimenti non potrebbeassumerne il ruolo vicario. Sentirsiferiti dalle caricature nella propriaidentità di mussulmani non è il segnodi una sofferenza per una politica chelimita i diritti civili, posti di lavoro o

generi alimentari. Al contrario, ci sisente molto più offesi da qualcosa dimolto più importante di qualchecaricatura, e cioè dal trionfo piùgrande delle esportazioni occidentali:il mercato capitalista ed i suoicontorni democratici.

Tanto meno si può ammetterequesta vittoria, quanto più sipartecipa in prima persona a questiscambi, ci si abitua a modi di vitaoccidentali, prescindendo quale attodi accusa ciò significhi per il Corano,per la Sharia e per le pretese divittoria dell'Islam. Tutto questo èvenuto alla luce dalle caricature. In séesse sono una cosa da niente neipaesi islamici dove le più vergognosecaricature degli ebrei, cioè ildisegnarli in divisa nazista, sonoall'ordine del giorno. Ma il puntodelicato nella questione dellecaricature è un altro: gli occidentalihanno fatto quello che i mussulmani– anche i più distanti dal loro profeta– non avrebbero mai fatto. Con unpaio di tratti di penna ed

istantaneamente hanno ancora unavolta messo in evidenza la completavittoria dell'occidente. È questosorriso del vincitore quello cheoffende di più. Offende anche moltimussulmani liberali che hannobiasimato tutte le reazioni isterichedelle masse. Anche per i pochi liberalila lettura dello slogan «Morteall'occidente» diventa invece: «Morteall'occidente dentro di noi». Lecaricature hanno stimolato anche lacattiva coscienza di non essere ormaida tempo immuni dal contagiooccidentale e l'odio per l'occidente èin buona parte odio di se stessiindirizzato verso un oggetto esterno.Le caricature sono uno sberleffo delvincitore, più imperiale chesovversivo».

Con occhio sempre attento allasocietà eccitata dagli strumentimediatici, Christoph Türcke affondadunque la lama nella piaga apertadelle tre grandi religioni monoteiste,tutte e tre legate fortemente alla storiadella civiltà occidentale, alla società

mercantile e ai suoi tragici e ferociintegralismi. Mentre si assiste al rapidocompattarsi di nuovi blocchi dicontrapposizione globale e diarmamenti, ha senso da partedell'Europa abbandonare per lacaricatura quell'area della fertilemezzaluna che è stata Mediterraneafin dai tempi di Babilonia? Ha sensoche le tre grandi religioni condizioninoancora e tragicamente icomportamenti politico/sociali,rinunciando alle radici comuni emultipolari di una possibile, ricca edinedita cultura Euro-Mediterranea? Sei nostri confini di levante, sono semprestati segnati dal grande fiume Indo,oltre il quale è l'«Estremo Oriente», ladomanda preoccupante diventa così:oggi che la crisi inesorabile delmercato globale avanza a gran velocità;oggi che lo stesso mercato capitalistaappare fuori controllo, quale peso,quale rischio, quale pericolo, qualemina vagante si ammanterebbe delleisteriche ed ironiche vestigia della«Blasfemia»? Se ne preannunciano già isegnali, nel tragico sviluppo delle«primavere» arabe: con evidentesoddisfazione e con il «sorriso delvincitore» degli strateghi d'Occidente;con una smorfia carica di rancore deisuoi vecchi, e soprattutto nuovi, alleatimediorentali.

(traduzione dall'originale tedesco diVanda Perretta)

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Alcuni quadri della mostra«La primavera delle arti»esposti in una gallerianel quartiere di La Marsa,a Tunisi, attaccatadai salafiti;vignette satirichesu Maomettoe a pagina 2un Cristo crocifissodi George Grosz

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IL MOVIMENTO

foto dell’occupazionedi Duarte square

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FANTAFESTIVAL●●●La trentaduesima edizione del Fantafestival si tiene a Roma, alla Casa delCinema e al cinema Trevi fino al primo luglio con grande spazio ai filmmaker digenere indipendenti, una rassegna su cinema e musica nel cinema fantasticoitaliano, film inediti, anteprime e un’ampia rassegna di cortometraggi. Stasera: Lamontagna del dio cannibale, Una serata con gli alieni, L’arrivo di Wang dei Manettibros (al centro culturale Elsa Morante), Finché morte non vi separi. Tra i film didomenica 24, Casa del Cinema, sala Kodak, ore 18 Undertaker (di NaoyashiKaduamatsu, Giappone 2012. Lunedì 25 al Centro Culturale Elsa Morante, ore19, tavola rotonda «Lo stato dell'arte sul fumetto e letteratura di genere

fantastico in Italia». Tra gli appuntamenti giovedì 28 giugno alle ore 18 (SalaKodak) tavola rotonda: «Filmmaker di genere» Che prospettive per il cinemafantastico indipendente? con interventi di Stefano Bessoni, Gianluigi Perrone,Donatello Della Pepa, Michele Malfetta, Juan Martinez Moreno, moderatore:Alberto Ravaglioli. Si chiude domenica 1 luglio con la cerimonia di premiazione echiusura, a seguire Iconico & fantastico: cinema narrato-cinema suonato,performance interdisciplinare Regia di Pier Luigi Manieri e Adelmo Togliani,esecuzioni live: Mats Hedberg, Pier Luigi Manieri e Adelmo Togliani e, inanteprima alle 22.30 La cosa di Matthijs van Heijningen jr, non senza aver vistoprima in sala Kodak alle ore 18 Reazioni a catena (ecologia del delitto) di MarioBava (1971)

Anniversario:OccupyWall Street

LINCOLN A CACCIADI VAMPIRI

di MARINA CATUCCINEW YORK

●●●La chiesa anglicana di TrinityChurch ha portato in corte ungruppo di attivisti di Occupy WallStreet per aver violato una loroproprietà privata, Duarte park, ilprocesso si è concluso lunedì 18Giugno, il giudice MatthewSciarrino ha giudicato colpevoli gliattivisti, uno di loro, Mark Adams, èstato condannato a 45 giorni dicarcere per possesso ed uso distrumenti di scasso, i rimanentisette, tra cui due preti, dovrannosvolgere attività socialmente utiliper 4 giorni e pagare una multa di200 dollari. Trinity Church è la piùantica chiesa di New York, si trova aWall street, a pochi passi da Zuccottipark, dove per due mesi ilmovimento di Occupy Wall Streetha avuto la sua sede prima di essereviolentamente sgomberato dallapolizia il 15 Novembre. La relazionetra la chiesa ed Occupy ècominciata con serenità edaddirittura collaborazione.«All'inizio Trinity Church ci offriva isuoi spazi per i nostri incontri, igruppi di lavoro, il parrocoaddirittura è venuto a qualchenostra assemblea – racconta ShawnCarriè, attivista di Occupy Wallstreet sin dall'inizio - La chiesapossiede molti spazi ed immobili,più di chiunque altro in città, sonosecondi solo alla municipalità diNew York. Duarte square è un parcoin disuso, si trova tra Tribeca eChinatown, già prima di esseresgomberati sembrava il posto idealeper essere il nuovo spazio diOccupy. Dopo solo un meseZuccotti era talmente piena darichiedere un nuovo luogo, noipassavamo moltissimo tempoimpegnati ad organizzare la cucinache serviva migliaia di pasti,parlavamo con i visitatori, con lastampa, facevamo in modo che ilparco fosse funzionante, eradiventato chiaro che solo Zuccottipark non poteva bastare, avevamobisogno di un altro luogo dove potercostruire ed elaborare, pensavamoche Duarte square potesse essere lanostra seconda occupazione. Cosìabbiamo cominciato a chiedere allachiesa se quello spazio inutilizzatopoteva essere preso da noi.

Abbiamo ricevuto solo rispostevaghe, ci veniva detto che non eraproprio in loro potere decidere eche per sapere qualcosa avremmodovuto chiedere alla Lmcc (LowerManhattan Cultural Council, unconsiglio di zona attento agli eventiculturali della parte bassa diManhattan). La Lmcc a sua voltaquando ci siamo presentati da loroper chiedere l'uso del parco ci harimandato a Trinity Church, con lastessa motivazione diincompetenza, affermando di nonavere titolo per prendere unadecisione in quanto ciò di cui sioccupano loro sono solo iniziativeculturali. Questa specie discaricabarile è durato per moltotempo, senza che nessunoprendesse una decisione o desseuna risposta chiara». Il 17 Dicembre,un mese dopo lo sgombero, ilmovimento era pronto per occuparenuovamente e la scelta era sempre ilparco inutilizzato di Duarte square,il quale, facendo parte di una serieingente di possedimenti immobiliarie per via dei buoni rapporti con lachiesa, continuava a rappresentarela scelta migliore.

Questo parco è uno spazioprivato ad uso pubblico, così comelo è Zuccotti park ma a differenza diZuccotti park, Duarte era (ed è)inutilizzato, chiuso, circondato daun'alta recinzione che i manifestantiquel giorno hanno scavalcato perpoi aprire il cancello. La polizia, cheera già presente in forze, ha rispostoarrestando circa cinquantamanifestanti, tra cui un sacerdoteepiscopale in pensione, ilcappellano militare George Packardche oggi è tra i sette a dover pagarela multa e prestare servizio civile eche ha commentato: «Mai in 45anni come religioso, ho sentito laparola 'Vietato' avere a che fare conle proprietà della Chiesa».

«Il problema – continua ShawnCarriè – è che Trinity non è più unachiesa, Trinity Church da qualcheanno ha cambiato nomediventando Trinity Wall Street; èforse l'unica chiesa ad aver tolto laparola chiesa dal proprio nome. Ilparroco, il reverendo Cooper èanche il Ceo, il responsabileesecutivo di Trinity Wall Street, percui deve fare gli interessi economicidella chiesa. Il reverendo è semprestato educatissimo con noi edattento ma io ho sempre avutol'impressione che non stessedavvero ascoltando, la sua era unafacciata. Quando Trinity ci haportato in corte abbiamoorganizzato delle protestechiedendo di ritirare la denuncia,uno degli attivisti, malato di Aids, hafatto uno sciopero delle cure,domandando di abbandonare ilcaso, ha parlato direttamente con ilparroco ma le risposte delreverendo Cooper eranosenz'anima, erano le risposte che gliaveva suggerito il suo avvocato, nonerano le parole di un uomo di fede».

Il verdetto del giudice è statoaccolto con desolazione, sconforto erabbia, più di ogni altra cosanessuno si aspettava la condanna a

45 giorni di detenzione per MarkAdams, la persona che fisicamenteha fatto una breccia nella recinzionedel parco, la richiesta dell'accusa eradi 35 giorni che probabilmentesembravano pochi. La stampaamericana più vicina ad Occupyparla di una prevalenza dei dirittidelle proprietà immobiliari rispettoa quello della libertà di parola, inquanto, un parco pubblico deveavere la funzione di servire lacomunità e se la comunità decide difarne un laboratorio politico nonglielo si può impedire, almeno cosìera fino a poco tempo fa.

«Sono cambiate molte cose inpoco tempo – continua ShawnCarriè – Dal 9/11 in poi sono natinon so più quanti nuovi corpispeciali di polizia, è come unesercito, servono per fronteggiareun attacco terroristico, dicono, difatto ora la Nypd ha corpi specialiper tutto, non solo del sempliceantiterrorismo, New York ha anchela sua propria intelligence. La cittàdi New York non crede nell'efficaciadell’Fbi, è una città talmentepeculiare che non pensa di poteressere gestita dai federali, quindi hauna intelligence tutta sua, cheultimamente ha avuto molto a chefare con Occupy. Io sono statoarrestato cinque volte, quattro aNew York ed una a Chicago, hoavuto modo di avere a che fare condiverse tipologie di polizia, ho vistoil corpo che chiamano, senzanessuna autoironia, Hercules, deisupercop che somigliano più aipersonaggi dei videogame che uncorpo di poliziotti di quartiere. Sonostato arrestato e portato in galeraper 40 ore mentre stavo andando aprendere la metropolitana, e sonoanche stato arrestato per un'ora emezza senza ragione e altrettantosenza ragione rilasciato dopo averfatto due giri di isolato nel furgonedella polizia. La polizia fa semprenon più di una settantina di arrestiad ogni evento, non vogliono che ilnumero sia troppo alto, 500 arrestifanno scandalo, mentre 70 sonotollerabili. Così magari arrestano sìqualche centinaio di persone, le

ammanettano e tutto ma poi lelasciano andare un'ora dopo, senzaniente a loro carico ma dicendo chese li rivedranno in giro sarà diverso.Sembra sciocco invece è unastrategia per tenere le persone sottopressione e per impaurirle. Quandoinvece vieni arrestato l'accusa piùcomune è condotta disordinata, cheè davvero un termine generico.Spesso gli attivisti non accettanopatteggiamenti, affermano di nonessere colpevoli e di voler andare alprocesso e il più delle volte vengonoprosciolti da ogni accusa. È solomolto stressante».

Il volto di Shawn Carriè èdiventato noto da quando il 17Marzo, durante un ennesimosgombero particolarmente violento,è stato tra i 72 arrestati che sonostati portati dentro i pullmancittadini che la polizia avevarequisito per l'occorrenza. Essendoriuscito a nascondere il cellulareShawn ha potuto avere accesso aTwitter proprio mentre lo stavanoportando in cella e ad informare diciò che stava accadendo dentro quelpullman e cosa era appenaaccaduto durante gli scontri con lapolizia fornendo una diretta di tuttigli avvenimenti. I suoi raccontivanno dalle strategie e tecniche didifesa dello spazio che si staoccupando, alla sua attività diaddetto alle relazioni con la stampae alle ricerche o al coordinamentodelle azioni dirette tramite socialmedia a che dati inserire in uncellulare usa e getta che vieneutilizzato solo per un evento e chese trovato dalla polizia può diremolto poco del suo proprietariomomentaneo. Purtroppo però i suoiracconti sono spesso racconti diarresti: «Durante la may day holavorato al coordinamento daremoto dei 99 picchetti che sisvolgevano in tutta la città, era unlavoro enorme a cui stare dietro.Mentre stavo tornando a casa lapolizia mi ha circondatochiamandomi per nome. Mi hannoammanettato e messo in uno stranoed inquietante furgone, contenenteuna cella, mi hanno portato incentrale. Là mi hanno mostratoun'accusa a carico di Shawn Carrièrisalente al 2007, per ubriachezzamolesta e per aver urinato inpubblico. Peccato che questo nonsia il mio vero nome, è il nome cheuso per proteggere la mia identità,quando mi hanno arrestato le altrevolte mi hanno arrestato con il miovero nome, in un arresto si usa ilnome che hai su i documenti nonquello che ti piace usare. Mi hannotrattenuto 40 ore, qualche giorno fac'è stato il processo che ovviamenteè finito in niente ma da questo hocapito di essere controllato oltre lemie aspettative». Prima di salutarlogli chiedo cosa pensa che accadràora: «Ora in prigione c'è Mark, glicontrolleranno la posta in entrata ein uscita, ogni tipo dicomunicazione con l'esterno, luinon ha voglia di stare in galera mapenso che quello che farà saràpoliticizzare gli altri detenuti».

Griffith e Murnau, Abraham Lincoln (1930)e Nosferatu (’22), la grande biografiastorica vista da Hollywood e l’horrorsecondo l’espressionismo tedesco: questii due poli di cinema, politica ed’immaginario tra cui si muove il kazakoTimur Bekmambetov nel suo ultimo film,Abraham Lincoln Vampire Hunter (uscitoieri nella sale Usa, in quelle italiane il 20luglio prossimo), che ripercorre la vitadel sedicesimo presidente Usa alla luce diun suo passatempo inaspettato: dare lacaccia e ammazzare il maggior numero divampiri possibile. Nell’adattamento delnoto romanzo di Seth Grahame-Smith(che aveva gia’iniettato Jane Austen dizombie) tra governare gli Stati Uniti edecapitare succhiatori di sangue conun’ascia d’argento (che però è anche unapistola e una baionetta) non c’ècontraddizione. Anzi, la guerra civile è lalogica continuazione della solitaria,metodica, attività omicida del giovaneLincoln quando capisce che i vampiri chehanno ucciso sua madre sono in realtàparte dell’oligarchia latifondista checontrolla il Sud e per cui la tenera carnedegli schiavi neri (importati a vagoni dalnord) è una vera leccornia.

Bekmambetov adora la grandeletteratura (tra i sui progetti futuri ancheun Moby Dick) e la Storia, ma è cresciutoalla scuola di Corman – che avevavideodistribuito in Usa il suo primo film,Escape from Afghanistan (sull’invasionesovietica) e che produsse,sostanzialmente al telefono, il successivo,The Arena. Il suo tocco è quindi quelloleggero, magico, di chi è abituato alavorare di pura inventiva e no budget.

I settanta milioni di dollari spesi dallaFox per Abrahm Lincoln Vampire Hunteravrebbero foraggiato l’intera factorycormaniana almeno per un decennio, masono circa la metà di quello che lo stessoStudio ha speso per Prometheus. Anche ilnuovo film di Ridley Scott è un mix dihigh and low, di cultura alta e di quellabassa, trascendenza e schlock, ma doveBekmambetov mimetizza abilmente lasua lezione di storia dietro all’euforia diuna ride da parco a tema,- con scartiimprovvisi, freeze frame, iperboli, grandecuriosità per il 3D («è una nuova lingua,ancora tutta da esplorare», dice, anche seil film ha il look di una conversione) e unsenso dell’azione giocoso e paradossale,ma precisissimo, Scott si smarrisce allaricerca di Dio, facendo però un filmfilosoficamente meno interessantedell’odiatissimo Mission to Mars di BrianDe Palma.

Conosciamo il Lincoln diGrahme-Smith (anche alla sceneggiatura)e Bekmambetov, da bambino, quandovede quello che si rivelerà un vampiromaltrattare un ragazzino nero e poi, dinotte, uccidere sua madre. La sua vita,decide il giovane Abraham, sarà dedicataalla vendetta. Il proposito entra in unafase decisiva quando Abraham (l’attoreteatrale Benjiamin Walter) incontraHenry Sturgess (Dominic Cooper), chelo soccorre in una rissa con vampiroandata male e poi gli insegna comeammazzarli efficacemente. La tecnica dicombattimento (per arma Abrahamssceglie l’ascia, visto che viene da unafamiglia di boscaioli) sta tra una versioneraffinata e acrobatica di arti marzialiorientali e la rissa da bar – mix che è unpo’ una metafora del film stesso.Illuminato dalla calda luce di CalebDeschanel, i dettagli d’epoca ricostruiticon grazia e attenzione, il gore cheabbonda, il film è stato girato in Louisianae Kentucky ma la post produzionedigitale è stata fatta nei laboratori dieffetti speciali che Bekmambetov hafondato in Kazakistan e che ha usato pergli apocalittici blockbuster russi, NightWatch e Day Watch, che lo hannoportato all’attenzione dell’occidente e albellissimo Wanted.

Di giorno brillante oratore per lacausa dell eguaglianza tra gli uomini e lapassione politica, di notte serial killer,questo Lincoln è, nell’idea diGrahme-Smith e del coproduttore delfilm Tim Burton (già con Bekmambetovalla produzione dell’animato 9), un sortadi supereoe, un guerriero suo malgrado.Lincoln come Spiderman, o Batman.

E, in un’intervista rilasciata per il pressbook del film, lo scrittore afferma infattiche «la vita di Lincoln è un archetipodella storia delle origini di un supereroe».Magari lo dice per vendere biglietti airagazzini, ma c’è un’altra frase checolpisce, un po’ più avanti. «QuandoObama è apparso alla televisione con ilpetto gonfio d’orgoglio, dopo che erastato ucciso Bin Laden, ho pensato alnostro Lincoln. Credo che gli americanidesiderino che i loro presidenti sianosempre un po’ guerrieri…». Quello chedice fa riflettere, specialmente in questigiorni, con l’uscita di ben due libridedicati alla visione a all’azione di guerradell’attuale presidente, comeesemplificate per esempio daibombardamenti con droni e dall’attaccocibernetico contro le centrali nucleariiraniane.

Anche a Bekmambetov piace l’idea delpresidente guerriero. Dalla fotografia delfilm, al senso del racconto, alla sceltadegli attori (tra cui anche Rufus Sewell,Anthony Mackie e Mary ElizabethWinstead, nella parte di Mary Lincoln)all’imponente coreografia delle battaglie(bellissimo l’istante in cui dalla nebbia deicannoni e nei fucili si intrevede che lacarica dei soldati confederati è in realtàuna carica di dentutissimi vampiri), algusto con cui gira Lincoln durante ildiscorso di Gettysburgh, il suo occhio e ilsuo cuore sull’America sono quelliancora un po’ meravigliati, di un«immigrante». Infatti raramente il suofilm è ironico o autoreferenziale come,data la premessa, potrebbe essere. Saràinteressante vederlo in parallelo a quellodi Spielberg, atteso nelle sale Usal’autunno prossimo.

Trinity Churchha vinto la causacontro gli attivistiche occupavanoZuccotti park.Shawn Carrièci racconta le fasidello scontro

moderati arabi < 181 182 183 >

L’Ordine degli avvocati di New York dichiara oggi: ogni piano di paceper il Sahara Occidentale che escluda l’opzione dell’indipendenza sahra-wi limita il diritto all’autodeterminazione ed è da considerarsi illegale.

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Cecilia Manginie gli altri, il docalla Mostra di Pesaro

di CECILIA MANGINI

●●●Siate pazienti e arretrateinsieme a me fino ai ruggenti annicinquanta (i decenni di poi sono statitutti utilizzati per assopire leaspettative di una società che esigevadi non essere più una collettivitàlarvale – alla paralisi ci stiamoarrivando trionfalmente adesso).Allora io ragazza, da così poco temposenza più le trecce, e i ragazzi, dacosì poco tempo in calzoni lunghi,avevamo scelto il cinema come lapalestra per agire sul e nel nostrotempo: dico per questo grazie a CittoMaselli, che ha definito il film «unfatto pubblico» (ora non lo è più, senon per i nostalgici incalliti). Poichéla nostra scuola nozionistica ci avevainstillato obbligatoriamente lanecessità di grammatica e sintassi,ecco il nostro intenso tirocinio aimpadronirci della grammatica delfilm e subito dopo a capire la sintassicon lo scopo di comprenderla.Nostra era la profonda soddisfazionea individuare: P.P. (il primo piano),P.P.P. (il primissimo piano), C.M. (ilcampo medio), P.A. (il pianoamericano), C.C. (il controcampo)C.L. (il campo lungo), C.L.L. (ilcampo lunghissimo, altresìidoleggiato come P.P.P. della terra),F.C. (suono, rumori, voci presentinella colonna sonora ma non ininquadratura), PAN (la panoramica),TRAVELLING (il carrello),PANCINOR (il carrello ottico, oggiconfidenzialmente detto ZOOM). Ilsecondo stadio consisteva nelcatturare i primi rudimenti dellasintassi filmica: dissolvenza semplice,dissolvenza incrociata, salto dell’asse(il divieto di usarlo era assoluto),piano sequenza,materiale plastico(solo i grandi registi riuscivano ausarlo), montaggio, teorizzatoda:Ejzenštejn, che ci stregava con ilmiraggio del suo montaggio delleattrazioni, e Pudovkin, recepito conqualche timida riserva.

Sin dal nostro primo incontro conla MDP (vezzeggiativo per lamacchina da presa), questo bagagliodi nozioni è stato il nostrovademecum. Meno male che ce loportavamo appresso, altrimentiquando giravi un documentario con900 metri di pellicola, pari a 30minuti, o con massimo 1200 metri,pari a 40 minuti, non riuscivi aportare a casa lo stretto necessarioper montare i 10 minuti obbligatoriprevisti dalla legge. Lo scrivo aragion veduta, perché oggi, con lamedia di 60 ore di girato, che sonopari a 108 Km di pellicola, montareun documentario di un’ora diventaun impresa non da poco, e ilrapporto dal nostro 1 a 3 (massimo 1a 4) diventa striminzito comel’eroina nel palmo peloso delgigantesco King Kong. Metto subitole mani avanti: non si tratta di unarievocazione nostalgica dei nostrianni più belli (nostri, miei e dei mieicoetanei). I nostri documentariavevano spesso un che di ingessato,lo speaker in off era unasovrapposizione autoritaria edirazzante, la mancanza del suonooriginale un vuoto che oggi sentoincolmabile. Eppure…

Ogni volta che preparavamo unnuovo lavoro, tutta quella

grammatica, tutta quella sintassi pernoi diventavano gli strumentiindispensabili a costruire la strutturadel documentario – e per capirel’importanza della struttura, fateconto che sia lo scheletro portante dimuscoli, vene, arterie, organi,epidermide, capelli, un tralicciod’ossa che non si vede e non si sente;ma se non ci fosse muscoli, venearterie, organi, epidermide e capellicadrebbero per terra affrittellandosisu se stessi. Succede ai documentarigirati senza struttura: a salvarli deveintervenire un montatore tantobravo da fornirgli due stampelle per

farli procedere almeno zoppicando.Facciamo un salto in avanti fino

agli anni novanta, quando ildocumentario era statomesso fuorigioco da quello che oggi chiamiamo«macchina del fango»: dichiarato«registrazione priva di creatività»,punito dalla legge Veltroni con 20risicatissimi premi di qualità di 25milioni di lire erogati a copiacampione, contro i 100 milioniassegnati ai corti di fiction da unacommissione sulla base di untrattamento, anche per una lunghezzadi treminuti. Come sempre, quandoessere uniti è imperativo, noi

dell’Anac (la storica, forsearcheologica Associazione NazionaleAutori Cinematografici) cispaccammo tra documentaristi ecortometraggisti, e a quel punto CarloLizzani, allora presidente della nostraAssociazione, promosse unacommissione di documentaristi perstilare un ricorso da presentare alMinistero. Sconsideratamente misono presa la bega di scriverlo: nonmi ricordo quanto tempo ci volle perportarlo a compimento – forse duemesi, forse tre. Per di più a tanti annidi distanza non mi ricordo se maifosse stato presentato, e se lo era statonon aveva spostato di una virgola lalegge Veltroni.

Ho ritrovato quei vecchissimi fogli,in cui per difendere il documentariomi affidavo agli specchietti, unocopiato pari pari da Bertold Brecht(tabella 1). Lo riporto in quantoattualissimo oggi come allora: laforma epica dello spettacolo fissa unavolta per sempre le funzioni deldocumentario. Confesso che di mioavevo elaborato anche uno

specchietto sulla struttura dellecategorie filmiche, nel generosointento di polverizzare l’antinomiacreatività/registrazione cheracchiudeva la condanna deldocumentario. Così scrivevo: «A dareuna parvenza di credibilità allo slogancreatività/registrazione è la presenzainflattiva del giornalismo televisivo,che basato sul semplice assemblaggiodi immagini e indifferente allanecessità di una struttura, nulla ha ache spartire con il documentario e sipone anche a rigorosa distanzadall’inchiesta televisiva, che è almenosostenuta dal filo conduttoredell’assunto.

Analogamente al film, ildocumentario e il corto di fiction sifondano sull’elaborazione narrativa –che nel documentario è quella delreale mentre nel corto di fiction èquella del racconto (…). A differenzadel corto, durante le riprese ildocumentarista si trova molto spessoad affrontare momenti ed episodi nonprevisti e deve possedere la capacitàimmediata di inserirli nella sua

«Armando e la politica»di Chiara Malta, e i filmin concorso «Tokyo PureiboiKurabu», «La jublada»,«Un consiglio a Dio».Qui sopra «Unten MitteKinn». A sinistra i doc«Come un uomo sulla terra»e «Ciao Silvano»

PROSPETTIVE,/RETROSPETTIVE

NUOVO CINEMA

«Riflessioni a mano libera sul ruolodel documentarista», saggiodal libro «Il reale allo specchio»introduzione di Giovanni Spagnoletti

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PERSONALE ■ NANNI MORETTI, I FILM, IL LIBRO

Lo sguardo moraledi un cinema cheinterpella gli storici

elaborazione immediata di inserirlinella sua elaborazione, scegliendo sudue piedi anche il taglio delleinquadrature in funzione delmontaggio, a dimostrazione che lacreatività dell’autore di documentariha qualche addendo in più di quelladell’autore di un raccontocinematografico» (tabella 2).

Ormai ce lo ripetiamo come unmantra: tutti i media, ma in massimogrado la televisione, puntano allagratificazione a breve termine,mentre la pubblicità manda inletargo il pubblico di ogni età,privandolo della voglia di capire. Edeccomi infine al dunque. QuandoHillary Clinton, in quanto moglie delPresidente degli Stati Uniti, al Forumeconomico internazionale di Davosaveva detto che la società civile è laterza forza capace di equilibrarel’economia globale e i poteri forti deigoverni, aveva anche affermato cheper esserne all’altezza la società civileha bisogno di scuotersi dall’apatia.Dal mio punto di vista, per riuscirciha bisogno di una politica culturaleche le offra i mezzi per crescere. Unodi questi mezzi, e non tra gli ultimi, èil documentario: sempre che siadocumentario, cioè trasposizione echiarimento e scoperta e denuncia emetafora e paradigma di quantorealmente succede in noi e intorno anoi. E perché succede.

Documentaristi, forza, la societàcivile vi pretende.

di PIERRE SORLIN

●●●Gli storici dell’Ottocentoconsideravano la loro materia distudio come una «scienza». I lorosuccessori hanno rinunciato aquesta illusione, sanno che i lorolavori, per onesti che siano, nonpossono pretendere un carattere«scientifico». Esiste, è vero, unadisciplina rigorosa, la cronologia,vale a dire la distribuzione deglieventi lungo una scala aritmetica. Lasua utilità è fuor di dubbio,suggerisce un possibile nessotemporale tra diversi fatti, invita peresempio a relazionare la caduta diun capo di governo allo scoppio diuna crisi economica, ma questo nonè nient’altro che deduzione logica.La storia interviene ad un livellodifferente: partendo dalle tracce cheil mondo di ieri ha lasciato loro, glistorici si impegnano a renderecomprensibile per i lorocontemporanei alcuni momenti delpassato. Tengono conto dei dati edelle relazioni tra vari episodi, manon propongono una ricostruzione«oggettiva»; si accontentano dispiegare come, nel passato, lepersone o le comunità hannorappresentato il proprio presente ecome hanno interpretato letrasformazioni che si verificavanonel loro universo. Il procedimento diMoretti è molto prossimo a quellodegli storici. Gli spettatori attentiosservano che, da Io sono unanarchico a Caro diario, ipersonaggi di Moretti parlano deltempo trascorso in termini generali,senza riferirsi ad una sola situazioneprecisa; le loro memorie collettive,profondamente interiorizzate, nonentrano nei particolari dei fatti cheevocano. L’elezione del 1994,l’arrivo di Berlusconi alla presidenzadel consiglio, la celebrazione dellaPadania, le migrazioni albanesiappaiono certo in Aprile, maappaiono come dei flash, nessuno diquesti eventi viene trattato nella suapeculiarità. Quanto ai film più«impegnati», come Il Caimano eHabemus Papam, essi partecipanodi quello che gli inglesi chiamano«IfHistory», la Storia fatta con leipotesi, la ricostruzione ingegnosama arbitraria di un possibile maimprobabile sviluppo di unavicenda. Se dunque da un lato ilcinema di Moretti è indifferente allacronaca, ai dati, ai dibattiti teorici, èinvece profondamente «storico» perla sua attenzione alle

preoccupazioni dell’epoca e alcomportamento degli individui.

Tra «personale» e «politico»Una breve scena, all’inizio de Lamessa è finita, aiuta meglio a capirequesta tesi. Dopo dieci anni che hapassato come parroco in un’isola,Don Giulio, il prete impersonato daNanni Moretti, torna dai genitori aRoma, ed entra nella sua camera,dove ritrova gli oggetti della suaadolescenza. Bastano allora i suoigesti, senza nessuna parola, perrestituire l’onda di ricordi che loinvade: in un attimo gli torna inmente tutto il tempo passato.

Nel procedere del tempo, siproducono avvenimenti cheformano un individuo o unacollettività e dei quali ognuno si creaun ricordo, che sarà positivo se levicende hanno portato qualcheprofitto, negativo se le vicendehanno portato danni. Ebbene, la vitapubblica di una comunità, dalvillaggio a una nazione, è costituitain gran parte dall’affrontarsi di variememorie che traggono insegnamenticontraddittori dal passato e se neservono per orientarsi verso il futuro.Ripensando all’ultimo mezzo secolo,è possibile vedere come la memorianon condivisa e le interpretazionidivergenti di unamedesima storiaabbiano nutrito i conflitti politici.Ebbene Moretti, senza alludere aepisodi particolari, restituisce con i

suoi gesti e la sua stessa maschera lamemoria e lo stato d’animo di unagenerazione segnata dal ‘68. Certisociologi si servono a questoproposito dell’espressione «memoriacollettiva». I film invitano a scegliereun’altra terminologia. I loropersonaggi possono lanciarsi in unadiscussione perché condividono glistessi ricordi, ma ricostruiscono unaidentica esperienza in manieraprofondamente diversa. È proprioquesta interpretazione opposta diquesta memoria condivisa che rendeattraente questo cinema.

I film che Moretti gira negli annisettanta e ottanta non rendonoconto delle lotte che seguirono il‘68, non evocano né lemanifestazioni, né il movimentostudentesco, né gli scioperi. I suoipersonaggi, adolescenti all’epoca,andavano ancora al liceo o sipreparavano a un mestiere, eranostati testimoni, non attori dellavicenda; al massimo avevano presoin giro i loro compagni accusati difascismo. I loro imprecisi ricordinon riportano a fatti concreti,esprimono semmai un vagorammarico e la mortificazione dinon avere assolto un compito,anch’esso imprecisato. I ricordiindeterminati, allusioni a un passatoindefinito, hanno giocato econtinuano a giocare una parte nonindifferente nella maggioranza deidibattiti politici: basta fare allusionea una lontana rivoluzione, a unadittatura, a una crisi economica, perscatenare la polemica. I personaggigenerazionali di Moretti siinventano un ‘68 pieno di progettientusiasmanti, e viceversa la

delusione per le sconfitte, senzaaccorgersi alla fine che desideranosoltanto prolungare una inerzia resapossibile grazie all’aiuto chericevono dai genitori.«Concretamente, cosa fai?» chiedeun ragazzo alla sua occasionalefidanzata in Ecce Bombo.La rispostaè celebre: «Giro, vedo ggente, mimuovo, conosco, faccio cose».Chimerici «reduci» del ‘68, questigiovani tramandano una memoriaimmaginaria che gli avversari del«movimento di maggio» continuanoa sfruttare oggi: «Pretendevano dicambiare la società e guardate qualefine hanno fatto…». È d’altrondequello che Moretti fa direautoironicamente ai suoi personaggiin una scena cult di Caro diario.Moretti mette in scena una«leggenda storica», e mostra comeessa si sia diffusa attraversochiacchiere, lamenti, commediedell’autocoscienza; insiste sulrecupero «teatrale» di un’esplosionesociale che operai e studenti nonavevano certo vissuto come unospettacolo: un regista, in Sogni d’oro,prepara unmusical sul ‘68, altriproducono opere o film di«avanguardia» incomprensibili aogni tipo di pubblico. Questa ironianei confronti deglipseudo-sessantottini, virulentanell’opera morettina degli annisettanta, lascia il posto, neldecennio successivo, a unariflessione più critica. Al lamentoapolitico e logoro della madre («Intrent’anni di governo loro hannofatto il bello ed il cattivo tempo... enoi abbiamo dovuto abbozzare...hanno rovinato fino a che hannopotuto, tutto il paese, leistituzioni»), il protagonista di Sognid’oro oppone una risposta decisa:«Ma chi sono «loro», che vuol dire«loro», cosa sono questi discorsi daautobus...». Sotto questo aspetto, Lamessa è finita segna un mutamento:la storia non si è rappresa attorno al‘68, la società ha continuato la suarapida evoluzione. Giulio cercainvano la Roma che aveva lasciatoun decennio prima. Adesso i sogni, iracconti più o meno fantasiosi nonfunzionano più. Uscito dall’isoladove la sua funzione incutevarispetto, scopre una società nellaquale la sottana ha perso il suovalore simbolico. Giocando alpallone con i ragazzi cade per terra;i giovani non si fermano peraiutarlo a rimettersi in piedi, anziuno di loro, correndo, gli dà unapedata. Protesta perché unautomobilista ha preso il suo postodi parcheggio, e i passeggeri dellamacchina, apparentemente «genteper bene», lo gettano violentementein una fontana. La messaconclusiva, poi, sintesi di un forterituale con una sua atmosferaspirituale, è oramai senzasignificato per una larga fetta dellapopolazione.

È la fine di una concezione dellavita pubblica fondata sul rispettoformale della convivenza civile.Rabbia, volgarità e brutalità nellerelazioni umane, reazioni una voltaritenute tipiche dei ceti inferiori, sisono estese al ceto medio. InPalombella rossa, un sindacalistavuole spiegare al protagonistainterpretato da Moretti perché icapi sono indispensabili: «Io so chenella società c’è un potenzialeconflittuale enorme... che vadiretto. Perché se non è diretto, onon c’è o si disperde o èclientelismo o è lotta selvaggia»; mail suo interlocutore si tuffa nellapiscina per non ascoltarlo. Ilregista/attore non rispondedirettamente, preferisce lasciare laparola a un giovane comunista cheinterviene nel corso di una riunionedella sua sezione: «Semprecomunisti so’. Adesso sonocresciuto, so che l’uomo è unuomo, e che sbaglia, allora io mivoglio creare delle garanzie. IlPartito deve essere strutturatodiversamente da come è strutturatoadesso. Cioè, io devo poter parlare edevo poter contare». (...))

E ora parliamo (ancora) di Kevin.Sulla piattaforma web Hulu il registaKevin Smith, ormai un decano delleforme distributive alternative e iconadella geek culture, si posiziona condisinvoltura: la sua recente creaturada seguire con attenzione si chiamaSpoilers, un programma che egli stessodefinisce anti-movie-review show, incui seleziona una audience di di filmbuffs (non escludendo ospiti speciali,ad esempio Carrie Fisher o DamonLindelof) per discutere ovviamente dicinema e sue eventuali dissacrazioni,di fronte a una telecamera cheregistra con divertita anti-pietas la suaverve costretta in un corpo sformatomalamente contenuto in una orribilemaglietta di nylon basket-style blu earancio. Se il tono è ilare eirriverente, non manca comunquespazio per una riflessione «alta», datadal segmento Criterion Lounge,collegamento ideale con il catalogocinematografico digitale piùimportante e desiderabile esistente supiazza. Intanto Kevin, pure luitramortito da una certa finis cinemae,annuncia che il suo prossimo film, HitSomebody, sarà l’ultimo.

Emma toujours, Manoeltoujours. Esce in Francia il volumeVal Abraham de Manoel de Oliveira:l’illusion comme métier dello studiosoMathias Lavin (edizione Yellow Now).Per qualcuno il più complesso,stratificato, ammaliante titolo delmaestro portoghese, La valle delpeccato è spesso considerato comeadattamento della flaubertianaMadame Bovary anche se ispirato daun romanzo di Agustina Bessa-Luis:ipnotizzati dalla eccezionaleperformance della protagonistaLeonor Silveira, si corre il rischio diperdere di vista l’interrogativofilosofico posto dal personaggioprincipale Emma, così come la suaconcezione del tempo poggiata sudiversi anacronismi va in ogni modoidentificata quale lettura profonda ecompiuta sullo stato contemporaneo.Lavin è già esperto deoliveriano (suala monografia La Parole et le Lieu: lecinéma selon Manoel de Oliveira), oltreche collaboratore di prestigioseriviste (Cahiers du cinéma, Trafic,Décadrages).

Stregali ancora, Jack. Il gloriosoquasi ottantenne Jack Hill sul sitoTrailers From Hell!(www.trailersfromhell.com) presentail remoto prossimamente di quellache è a tutt’oggi la sua ultima regia:Sorceress (1982), ovvero La spada e lamagia, diretto con lo pseudonimo diBrian Stuart e gran finale teorico peril (sotto)genere z-fantasy primadell’avvento imperialistaelettronico-digitale. Produce la NewWorld di Roger Corman e non a casoci si diverte parecchio: due barbaregemelle medievali a seno nudocircolano in uno scenario da Pianetadelle scimmie in decomposizione, conmostri pasticcioni, leoni con le ali edeffetti speciali che sembrano ottenuticon una modesta Polaroid. Comereperto storico meriterebbe maggiorrispetto, dato che su Amazon restadisponibile soltanto uno stock dicassette Vhs al prezzo di 24 dollariciascuna.

IL VERBODI KEVIN SMITH

IL FESTIVAL

Pubblichiamola prima partedel saggiodi Pierre Sorlincontenuto in«Nanni Moretti»,Quaderno dellaMostra del NuovoCinema di Pesaro

La Mostra internazionale delNuovo Cinema di Pesaro 48aedizione con la direzione artisticadi Giovanni Spagnoletti si tiene dal24 giugno al 2 luglio. Caratterizzaquesta edizione il ritrattodell’Italia contemporaneaattraverso i migliori lavori deinostri documentaristi,(retrospettiva accompagnata daun volume Marsilio), mentrel’evento speciale di quest’anno èdedicato a Nanni Moretti (a curadi Vito Zagarrio, con un secondovolume di saggi). Il concorsointernazionale il cui premio èdedicato alla memoria di LinoMicciché storico fondatore delfestival, presenta sette film (dalCile, Giappone, Tailandia,Germania, Israele, Bosnia e Italiacon «Un consiglio a Dio» diSandro Dionisio) , il cinema inpiazza si apre con «Barbara» diChristian Petzold e Nanni Morettila sera del 30 giugno introdurrà «IlCaimano». Inoltre le frontieredell’audiovisivo, una selezione dicorti dei più importanti esponentidel cinema tedesco, cinema russoe i due workshop con GianfrancoPannone e con Stefano Massi

Le riprese de «La messa è finita».Sotto, «Ecce Bombo» e «Aprile»

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LA SAGGEZZADI GIUSEPPE B.

CINEMA RITROVATO ■ I FILM «MUTI» DEL GRANDE PIONIERE AMERICANO

A Bologna lezionidi cinema puro:l’azione, lo spettacolo

La 26a edizione del festival «Il cinema ritrovato» promosso dallacineteca di Bologna con la direzione artistica di Peter von Bagh si tienedal 23 al 30 giugno. Oltre all’omaggio a Raoul Walsh, «Ritrovati &Restaurati» presenta «C’era una volta in America» di Sergio Leone, «Lagrande illusione» di Jean Renoir, «Lawrence d’Arabia» di David Lean e aJohn Boorman sarà ospite in piazza Maggiore per presentare «Senza unattimo di tregua» (’67). Da non perdere stasera «Prix de Beauté» diAugusto Genina con Louise Brooks. Inoltre le registe americane LoisWeber e Alma Reville, la moglie di Hitchcock, i primi film sonori delGiappone, la retrospettiva sulla Grande Crisi del ’29, la Francia di JeanGrémillon, l’Urss di Ivan Pyr’ev con le sue trattoriste e i cosacchi delKuban. Ci saranno anche spazi di riflessione («Cinefilia ritrovata»),incontri con gli esperti del restauro, la mostra di Mario Dondero sui set, imanifesti di Maurizio Baroni, i cineconcerti.

IL FESTIVAL

WALSHLIBRI

Clint,uno spettroriscrivee rivivela storiaamericana

Foto grande: Me and my gal, 1932Foto piccole: sopra, Band of Angelssotto, Sailor's luck

di MARIUCCIA CIOTTA

●●●Se il cinema è, secondo Derrida,«dispositivo di fantasmi e dunquecampo di mediazione tra i vivi e imorti», come ci ricorda Cappabianca,Clint Eastwood è il cinema. E dopomolti anni dall'anatema di PaulineKael lanciato dal New Yorker, critici,filosofi e accademici si riunisconointorno ai fotogrammi di Dirty Harrye li dissezionano con amore in ClintEastwood, curato da AlessandroCanadé e Alessia Cervini (LuigiPellegrini ed., pag. 247, 18 euro).Omaggio corale al cineasta di SanFrancisco che infiltra il cinemaclassico con la feroce legge delrevenant, un Santa Claus con la 44magnum, intermediario tra ilpresente e la storia di un'Americacolpevole. Non solo angelo, Clint èsempre doppio, complice, giustizieree giustiziato nella sua lunga paraboladi attore-regista, dal genere all'autoresenza mai detour, gli occhi fissi sullalinea che separa schermo e platea, ivivi dai morti. E chi ha trovato cadutenew age in Hereafter, dovrà ricredersitra le righe del prezioso volumettoperché Clint abita da sempre nellazona crepuscolare, nel giardino delbene e del male, là dove gli spettrilievitano e chiedono risarcimenti.Così il libro compone un poema di 9capitoli: Adozione (Alessia Cervini);Amicizia (Daniele Dottorini);Esemplarità (Luca Venzi); Icona(Marcello W. Bruno); Inattuale(Alessandro Canadè); Incarnazione(Bruno Roberti); Perseveranza(Alessandra Azzali); Spettralità(Alessandro Cappabianca); Tragico(Roberto De Gaetano). Meditazionisul Clint padre e il Clint fantasma, daChangeling a Mystic River, Un mondoperfetto, Gran Torino, Gli Spietati,Debito di sangue, Invictus, Mezzanottenel giardino del bene e del male, dovepiù che mai il corpo assente agiscesulla materia e traduce l'esperienzaspiritica, il film, in esperienza tattile. Ipregi del libro sono anche nelladistanza lunare con le millemonografie che affollano gli scaffali,quasi sempre ferme, descrittivedell'idolo Clint, e spesso incantate dalmacho che non c'è. Mentre il bossdella Malpaso sconfina da sé, epretende uno sguardo aperto capacedi far danzare immagini e parole fuoricampo. Difficile inseguirlo nelle suepolisinfonie politiche, e lasciarel'opera aperta. Eastwood ha riscritto ilWest e le lettere da Iwo Jima, cavalierepallido venuto dal nulla e senza nomenon è Wayne né Ford. Bomba digrande potenza emozionale, con leparole di Agamben si può direinattuale: «appartiene veramente alsuo tempo... non coincideperfettamente con esso né si adeguaalle sue pretese».

di PETER VON BAGH*

●●●Dopo gli omaggi a Josef vonSternberg, Frank Capra, John Ford eHoward Hawks, ecco il nome cherappresenta l’avventura e il cinemapuro, l’azione e la meditazione, lospettacolo e il silenzio: Raoul Walsh(1887-1980). Come ha scritto JeanDouchet, i film di Walsh sono«un’avventura interiore»: «Questoshakespeariano passionale è unregista intensamente fisico perchédipinge prima di tutto il tumultuosomondo mentale». Il nostroprogramma si compone di unaselezione di film muti, importantiquanto spesso trascurati, e di alcunitesori del periodo sonoro, a partiredalla magnifica avventura informato panoramico di The Big Traildel 1930.

A Hollywood Walsh fu un ribellesolitario: rifiutò la rete di sicurezzadelle ‘sceneggiature di ferro’ e creòondate di idee ‘intraducibili’. Era uncustode leale (senza il controllo e ilprestigio di un Ford o di un Hawks)del cuore puro e irriducibiledell’epoca di Griffith, e modernistaper istinto. Anche se lavorò sempreall’interno del sistema, era più vicino

allo spirito di Stroheim o di Ingram eritornava sempre al sogno originariodella libertà creativa.

Il suo amico Errol Flynndescriveva questo atteggiamentocome un «fondamentaleentusiasmo» per «tutte le cosesemplici della vita: respirare,mangiare, bere, pescare, scherzare,spassarsela e tutte le altre cose checominciano con la s». Walshinterpretava nel modo più naturale,spontaneo e rilassato qualsiasigenere, infrangendone leconvenzioni: questo stato diindisciplinata felicità è un elementoessenziale dei suoi film.

Sapeva trattare il film d’azione (ilwestern, il film di guerra)svuotandolo completamented’azione. Possedeva un mirabilesenso dell’assurdo: solo in un film diWalsh possiamo leggere la didascalia«la migliore guerra a cui abbia maiassistito», e solo Walsh può farpassare frasi come «Charmaine eraaffascinata dalla visione dei soldatiche si avviavano alla morte»mantenendo una profonda serietà.

La guerra, spesso un temadisincarnato, ispira a Walsh unadialettica inimitabile di farsa enausea (come in What Price Glory).Walsh sa essere altrettanto duro conla società e con la natura umana,che stia parlando di un ring, diun’impresa commerciale o dellaprimitiva accumulazione di denaroin una città del West. Ma sottoquesta durezza pulsano un erotismoe una vitalità che infondono energiaa tutto: attori, genere, trama. Pernon parlare del concreto senso dellanatura, spesso descritta come unospazio meraviglioso percorso dalfremito di una morte grottesca.

La fantasia futuristica di The Thiefof Bagdad, con i suoi cavalli alati,dice tutto del boom finanziario edelle illusioni degli anni Venti. Lecrisi isteriche che caratterizzanomolti film più tardi esibiscono lacrudeltà in cui si radica la ricchezzaamericana: con le sue storie dipsicopatici Walsh è stato un lucidoosservatore della nevrosi del secolo,che declinò anche nel suoequivalente romantico di amore emorte.

Walsh aveva un talentostraordinario per l’osservazionedell’ambiente sociale. Come scrisseManny Farber, sapeva «renderepoetico un malinconico, lividoambiente piccoloborghese». Farberaggiunge che Walsh è «cugino delRenoir di Toni, del Vigo diL’Atalante, del Brassaï fotografo distrada: un cugino devoto alla gente,più vivace e giocoso dei suoiequivalenti francesi». Pochi hannosaputo evocare il senso delventesimo secolo in modoaltrettanto bello e tangibilmentevivo.

* Direttore del festival Il CinemaRitrovato, anticipazione della suaintroduzione

I RESTAURI

●●●Mi ha sempre intimidita GiuseppeBertolucci, come sanno fare i timidi, conil suo sguardo profondo, sereno e calmoed anche molto sornione in fondo alquale brillava un lampo di ironia acuta,uno sguardo curioso che sapeva vederee mettersi al riparo dall’invadenza altrui,qualcosa di simile alla saggezza.

Chissà se è stato l’esser figlio di ungrande poeta e fratello di un granderegista, insomma doversi confrontare da«fratello minore» con tutti questi grandi,a dare a Giuseppe quella straordinariagrazia ed eleganza che non lasciava maitrasparire nessun tipo di malanimo.Sono contenta di averlo potuto vederepoco tempo fa in Salento che stavaancora abbastanza bene nella bella casadi Diso, immersa nel verde, con suamoglie Lucilla Albano.

Per la prima volta abbiamochiacchierato un po’ ricordando i tempidell’Alberichino e del Beat72 quelmagico anno in cui uno sconosciutoRoberto Benigni recitava Cioni Mario diGaspare fu Giulia scritto da Giuseppe,uno spettacolo geniale divertentissimo,non so quante volte l’ho visto, non le hocontate, ma so che eravamo amici escherzosamente rivali noi dei «teatrini»,al Beat l’avanguardia all’Alberichino icomici, e a volte facevamo in modo dascegliere orari «in differita» per potercireciprocamente vedere visto che i dueteatri distavano solo un paio di traversedel quartiere Prati e poi si andava tutti acena, a quei tempi anche se nonavevamo nessuno una lira chissà com’èci riusciva sempre di mangiarci almenouna pizza.

Era l’anno della calata dei toscani,erano venuti tutti insieme a RomaRoberto Benigni, Carlo Monni, DonatoSannini, Lucia Poli, le sorelle Chiara eMarta Moretti a portarci il nuovo teatrocomico, fatto, spesso, di monologhiesilaranti. Ci siamo ricordati inparticolare con Giuseppe del comuneamico lo sfortunato principe DonatoSannini, che sembrando veramente unprincipe, almeno a noi guitti, spessocontribuiva a saldare il conto di tutta lamasnada poco abbiente. Faceva unmonologo che si chiamava «Chi Dio? Lapoesia? Misteriosamente ..», che è statopubblicato insieme a altri scritti nel 2010da Titivillus ed., col sottotitolo «Poesie eteatro di disperata attualità», e poi nefece un altro Io e Majakovskij che fuapprezzato e recensito addirittura daltemibile, in quanto massimo esperto diavanguardie russe, Angelo MariaRipellino e poi per Giuseppe Bertoluccirecitò insieme all’amico Benigni inBerlinguer ti voglio bene.

Donato è morto giovane nel sonno,ucciso dall’avidità di uno spacciatore chegli aveva portato una sostanza troppopesante, in un momento di gravedepressione. Fu molto triste per tuttinoi amici Victor Cavallo inquell’occasione scrisse un pezzo per ilmanifesto in cui gli augurava dispassarsela lassù nel paradiso degli attorie degli artisti, di fare spettacoli e averemolti amori, lui che in amor fusfortunato, e divertirsi insieme a tutti glialtri compagni d’avventura sopraqualche nuvola-palcoscenico. Eccovorrei augurare a Giuseppe la stessacosa fare tanti film, spettacoli e godereinsieme a tutta la compagnia celeste e sepossibile continuare a guardarci, noipiccoli e affannati quaggiù, col suosguardo amabile e generoso.

Dai film mutiai tesoridel sonoro,i capolavori di unribelle solitario,omaggio al registadallo spirito liberonel sistema, lucidoosservatoredelle nevrosidi un secolo

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IL FESTIVAL

LA RIVISTA

IL TEATRO

THE BLUES BROTHERSDI JOHN LANDIS, CON JOHN BELUSHI, DANAYKROYD. USA 1980

0Dal gruppo musicale blues esoul fondato nel 1978 daicomici Dan Aykroyd e John

Belushi per uno sketch musicale per ilSaturday Night Live e dopo l’albumBriefcase Full of Blues (’78) fu realizzato ilcelebre film nell’80 che ora torna suglischermi in versione digitalizzata. Cisono anche cameo dei registi Frank Oze Steven Spielberg e la modella Twiggy.

CHEFDI DANIEL COHEN, CON JEAN RENO, SANTIAGOSEGURA. FRANCIA 2012

0Jacky ha molto talento e sognadi aprire un ristorante, nelfrattempo sbarca il lunario con

lavoretti saltuari. Questo fino a quandonon incontra Alexandre Lagarde ilmigliore chef della Francia che rischia diperdere una forchetta d’oro. Uniti dallapassione per le ricette della tradizionefrancese affronteranno la sfida con lenuove tecniche di cucina molecolareper salvare l’onore e la gestione delristorante più famoso di Parigi.

CHERNOBYL DIARIES - LAMUTAZIONEDI BRADLEY PARKER, CON DEVIN KELLEY,JONATHAN SADOWSKI. USA 2012

0Sei turisti noleggiano una guidaper il tour che li porta avisitare, nella città abbandonata

di Pripyat, l'ex casa dei lavoratori delreattore nucleare di Chernobyl.Durante la loro esplorazione, scopronodi non essere soli.

CRONACA DI UN ASSURDONORMALEDI STEFANO CALVAGNA, CON STEFANOCALVAGNA, CHIARA RICCI. ITALIA 2012

0Dopo aver subito un tentatoomicidio, 7 colpi di pistola nellanotte del 17 febbraio 2009

all’uscita di un teatro a San Saba aRoma, Stefano Calvagna viene arrestatoe portato in carcere, dove trascorre unlungo periodo di detenzione che lomette a dura prova. In seguitoricostruisce le cause che lo hannoportato a trovarsi in tale situazione: nescaturisce da una parte la propria storiapersonale, dall’altra il ritratto di unasocietà corrotta. Per circa due anni lasua vita è completamente divorata dalladetenzione a Regina Coeli, dagli arrestidomiciliari, dal tribunale, finché nel2011 decide di riprendere la propriavita artistica.

UN AMORE DI GIOVENTÙDI MIA HANSEN-LØVE, CON LOLA CRÉTON,SEBASTIAN URZENDOWSKY

7Elegia sul primo amore che nonsi scorda mai dalla struttura altempo stesso classica e

innovativa, tra decisa originalità di stilee letteratura (e pittura) di fineottocento: la quindicenne Camillepensa di morire di dolore quandoSullican parte per il Sudamerica a fare lesue esperienze. Anche per lei è tempodi crescere, di incontrare nuovepersone, ma dopo qualche anno il loroincontro li riporta al punto di partenza.O quasi, sullo sfondo del paesaggiodell’Ardèche sulle rive della Loira.Terzo film di una trilogia dedicataall’adolescenza, il primo Tout estpardonnée (2007) presentato allaQuinzaine a Cannes, il secondo, Il padredei miei figli. premio speciale della giuriaa Un Certain Regard (s.s.)

C'ERA UNA VOLTA INANATOLIADI NURI BILGE CEYLAN, CON YILMAZ ERDOGAN,TANER BIRSEL. TURCHIA 2011

7Grand Premio Speciale dellagiuria di Cannes, Lungo affrescodark e color fango su una

indagine poliziesca piuttosto complicatae abbastanza appassionante, almeno se

si pensa al disinteresse mostrato altrevolte dal regista per le tecnichecommerciali (in questo caso è ilsuspence), ci riporta negli aspri paesaggidi Guney, nelle aree rurali dell'Anatolia.Un giudice, un commissario di polizia eil dottor Cemal, diventando sempre piùcomplici, compiono sopralluoghi,interrogatori, indagini d'ogni tipo perritrovare il corpo di un delittoconfessato da un sospetto e da suofratello, mentalmente malato. Ma lecose non sono così semplici comesembrano. Pretesto per leperformances di Ceylan, tra momentiangoscianti e umorismo insospettabile.si affrontano uno a uno i grandiproblemi della Turchia di oggi, strettaancora tra modernità e arcaicità, anchenelle soluzioni politiche che stascegliendo, il cosiddetto, infido«islamismo di velluto». (r.s.)

PAURA (3D)DEI MANETTI BROS, CON PEPPE SERVILLO,LORENZO PEDROTTI. ITALIA 2012

1Non è solo il miglior film deiManetti bros, ma anche ilmiglior horror italiano di questi

ultimi anni, li riporta alle loro originirappettare e videoclippare e al piccolohorror rinchiuso in una casa. Unmaniaco, una ragazza indifesa, trecoattelli romani un po’ strafatti. E lacasa del barone dove i tre hanno decisosciaguratamente di trascorrere unweek end da sballo. La vera pauratrionfa nell’uso dello schermo nero in3D con pochi elementi a vista.Divertente nella prima parte e davveropauroso nella seconda. (m.g.)

ADORABILI AMICHEDI BENOÎT PÉTRÉ, CON CAROLINE CELLIER, JANEBIRKIN. FRANCIA 2010

6Come Thelma e Louise, piùChantal, alla francese, quindi,con le armi della civetteria, un

road-movie alla scoperta della rivincitasui fatti della vita. Protagoniste tredonne mature, Nelly, Gabrielle eChantal, in viaggio per assistere almatrimonio di un ex a La Rochelle:Caroline Cellier, Catherine Jacob e JaneBirkin. Diretto un famoso registatelevisivo, con Thierry Lhermitte comeil mitico Philippe che si sta sposando,l’uomo a cui tutte e tre sono in qualchemodo legate. Una commedia un po’slabbrata, con qualche elementodivertente come le scene con lecanzoni d’antan. (s.s.)

IL DITTATOREDI LARRY CHARLES, CON SACHA BARON COHEN,BEN KINGSLEY. USA 2012

7Liberamente tratto dalromanzo Zabibah and The Kingdi Saddam Hussein, racconta la

storia di un dittatore che ha rischiato lavita per assicurarsi che la democrazianon prenda piede nel Paese che staamorevolmente opprimendo. SashaBaron Cohen, l’attore inglesepoliticamente scorretto, dà vita all’antieroe e scavalca la banale crudeltà diogni despota orientale medio. Rispettoallo stereotipo fissato da Hollywood inoltre 100 anni per associareall’immagine dell’arabo paura erepulsione Cohen ha costruito questairresistibile farsa. (r.s.)

NON VOGLIO MORIRE DASOLODI TSAI MING-LIANG, CON SHIANG-CHYI CHEN,LEE KANG-SHENG. TAIWAN FRANCIA 2006

7Siamo nella Kuala Lumpur delnuovo millennio popolata daimmigrati, non parlano il malese

e spesso si guardano anche tra loro condiffidenza, se non aggressività, perdifendere quel poco che hanno. C'è unsenso di malattia profonda nel film,forse più acuto che negli altri suoi lavoria cominciare dallo straniamentoesasperato di un'immagine quasidocumentaria. Un ragazzo (Lee

Kang-Sheng, icona di Tsai Ming-Liang)picchiato quasi a morte, è accolto da unaltro emigrato dal Bangladesh chedivide con lui il materasso. Una ragazzacinese cura un giovane ricco in coma.(c.pi.)

SILENT SOULSDI ALEKSEI FEDORCHENKO; CON IGORSERGEYEV, YURIY TSURILO. RUSSIA 2010

8Affascinante viaggio nelleprofondità del tempo a partireda una ambientazione moderna,

un viaggio per celebrare un rito funebresecondo un antico rito. Il film, comealtri celebri, scorre lungo il fiume ed èun fiume della storia, delle tradizioni,dei ricordi di famiglia, degli usi ecostumi che si perdono per sempre.Resta il fuoco dove bruciare il cadaveree le ceneri da spargere nell’acqua e,legame sottile tra vivi e morti, ilracconto della intima vita coniugale.Lascheggia impazzita sono i due passeri(gli «zigoli» del titolo originale) chesvolazzano nella gabbia collocati inmacchina a ricordarci qualcosa che cisfugge. (s.s.)

LA VITA NEGLI OCEANIdi JACQUES CLUZAUD - JACQUES PERRIN.DOCUMENTARIO. FRANCIA 2011

1Non è un semplicedocumentario, ma un viaggio inuna dimensione sottoposta a

regole diverse e sconosciute, popolatoda esseri che contengono in sé lamemoria dei secoli passati, glossariovivente per il poco che ne conosciamo,di una storia sommersa. Le meravigliedegli oceani, senza il richiamodell’antropomorfismo, non fosse per imammiferi. Il resto sono luci, coloriguizzanti, bocche e ventri, spilli e rocce,con una musica simile al canto dellesirene, al rombo delle profondità. Unfilm incantato. (s.s.)

ROCK OF AGESDI ADAM SHANKMAN, CON TOM CRUISE,JULIANNE HOUGH. USA 2012

1Dal greve e scassato musical diBroadway di Chris D'Arienzo,la regia del ballerino coreografo

Adam Shankman che ha già portatomalamente sullo schermo la versioneteatrale del capolavoro di John WattersHairspray. Sherrie (Julianne Hough)sbarca dalla provincia nella grande città,Los Angeles, tra i fatiscenti localinotturni del Sunset Boulevard. Siamonel 1987, data dell’uscita del primodisco dei Guns N’Roses ed è ad AxelRose a cui si ispira Tom Cruise, star delrock metallaro, sessista, ubriacone espompato. Quella che dovrebbe essereuna caricatura diventaun’interpretazione convinta, tanto campda rendere in film imperdibile. Sprecatiinvece Catherine Zeta-Jones, AlecBaldwyn e Russell Brand. (g.d.v.)

VENTI ANNIDI GIOVANNA GAGLIARDO, CON ENRICOIANNELLO, LEA GRAMSDORFF. ITALIA 2011

7Giovanna Gagliardo conoscebene come erano i paesi d’oltrecortina, è stata la sceneggiatrice

e l’aiuto regista di un maestro delcinema ungherese, Miklos Jancso. Mettea confronto i drammi degli intellettualidel comunismo e il disastro dei giovanirampanti finanzieri nell’epoca delneocapitalismo attraverso duepersonaggi, Marta e Giulio che siincontrano per la prima volta proprio lanotte della caduta del muro di Berlino,il 9 novembre dell’89. Si ritroverannoventi anni dopo a New York e insiemecon un certo ottimismo affronterannoun altro crollo, quello dell’economiacreativa e della «ristrutturazione» chelascia entrambi senza lavoro. Nel finale,a commentare il difficile passaggio dellafine di questi venti anni, artisti, filosofi,economisti intervengono per darealmeno un sostegno teorico al futuroincerto. (s.s.)

A CURA DISILVANA SILVESTRICRISTINA PICCINO, MARCO GIUSTI,ROBERTO SILVESTRI,GIULIA D’AGNOLO VALLAN,ARIANNA DI GENOVA,MARIUCCIA CIOTTA

IL NUOVO MALE N.8MENSILE DI SATIRA E DI IDEE, EURO 2.50È uscito in edicola il numero di giugnode Il Nuovo Male, mensile di satira e diidee, ideato e prodotto da Frigidaire,direttore Vincenzo Sparagna, con unaserie di famose collaborazioni: Bruzzo,Cecigian, Darix, Del Buono, Delucchi,Frago, Franzaroli, Gattai, Gavagnin,Giuliano, Laurenzi, Liguori, Malù, Pinna,Puglia, Ramingo, Tersite, Trozky,Vecchio, Vinciguerra, Zanzara. Comeogni numero, la parodia falso/vera di unquotidiano in allegato è questa voltaL’osservatore romano, giornale eternopolitico religioso (veritas pulchra est), con l’apertura «Gli antichi Dei alla riscossa»sottotitolo «Le armate celesti, guidate personalmente da Zeus contro i malvagi dellaterra», ovvero come salvare Europa dai barbari. E un succoso box in cui si fa notareuna discitibile iniziativa del campione: «Ora Ercole si chiama Pasquale», Questofamoso mensile «popolare d’élite» è edito dalla repubblica di Frifolandia. Perdiventare cittadini della Repubblica di Frigolandia è facile, economico e conveniente.Basta acquistare il Passaporto annuale (euro 100), che dà diritto a: sette giorni(anche non consecutivi) di alloggio gratuito nella Repubblica e allo sconto del 20%sui prezzi del Catalogo e di tutte le opere in vendita nella sezione Art of Frigolandia.

PRINCESS OF CHINAUK, 2012, 3’35”, musica: Coldplay con Rihanna,regia: Adria Petty, Alan Bibby, fonte: MTV

7Per l’ennesimo clip trattodall’album Mylo Xyloto, iColdplay non badano a spese

e si lasciano dirigere da un duo diregisti in un piccolo kolossal incostume genere wuxiapian (il cappa espada cinese per intenderci) con lapartecipazione di Rihanna. Sontuositàscenografica (la production designer èAnnie Sperling), ricchezza di costumi(creati da Ottenberg-Bradley-Jarrin),un’orgia di effetti speciali, i soliticombattimenti «aerei» e tuttol’armamentario coreografico (formatoda Hi-Hat) che ormai rendemonotoni e ripetitivi fino alla nauseaquesto tipo di film, costituisconol’asse portante di Princess of China,dove le splendide immagini (lafotografia è di Stéphane Vallè)lasciando dimenticare la debolezzanarrativa e i «prelievi» dai film diZhang Yimou o Tsui Hark. Il video hai titoli di testa completi in coda, comesi usa per i trailer.

BLOOD FOR POPPIESUsa, 2012, 3‘30”, musica: Garbage, regia: MattIrwin Focus Creep, fonte: Youtube.com

8Bianco e nero 16mm (operfetta simulazione di esso),sovrabbondanza di camera a

mano, effetti di cinematografia atempo, esposizioni multiple,sovresposizioni, salti di montaggio maanche salti della pellicola. Sono glielementi su cui il fotografo australianoMatt Lewin (insieme al collettivoFocus Creep) costruisce il video diBlood For Poppies, filmando i Garbagea Los Angeles e inserendoli all’internodi una narrazione totalmente esplosa,immergendoli in un’atmosferaindefinita, sospesa tra gli anni ’40 e glianni ’60, con uno stile da cinemasperimentale: il surrealismo di Buñuel(con l’ormai abusata citazionedell’occhio tagiato di Un chien andalou)si mescola al trance-film di MayaDeren, ma c’è anche un pizzico diMéliès, con il risultato di proiettare lospettatore in una dimensionefortemente onirica.

IN TOO DEEPCanada, 2001, 3’42”, musica: Sum 41, regia:Mark Klasfeld, fonte: MTV Rock

1Deryck Whibley, TomThacker, Jason McCaslin eSteve Jocz, ovvero i quattro

membri della band dell’Ontariosfidano in una gara di tuffi quattro fustidavanti al pubblico dei loro fan.È una partita senza esclusione di colpi,ma alla fine sarà il simpatico batteristaJocz, producendosi in un incredibilenumero acrobatico, ad ottenere ilpunteggio massimo e a far vincere iSum 41. Klasfeld non rinuncia alplayback della band in una piccolapiscina svuotata, alternandolo allealtre gag, ma comunque In Too Deep,oltre ad essere divertente nelparodiare i classici film giovanilisticiamericani pieni di stereotipi, è un clipperfettamente costruito e scandito daun efficace montaggio.

I GARBAGEIN SOGNO

MAGICO

I FILM IL FILM

SINTONIEDETACHMENT- IL DISTACCODI TONY KAYE, CON ADRIEN BRODY, MARCIA GAY HARDEN. USA 2011Henry Barthes (Adrien Brody) è supplente di letteratura in una scuola nelQueens, periferia di New York. Fin dal suo primo giorno di scuola si dimostreràcapace di affrontare la situazione di violenza e smarrimento degli adolescenti efrustrazione tra i docenti (tra i quali fa eccezione James Caan che non si lasciaper niente intimidire). In un universo descritto come immerso in un dolore dacui non si sfugge, dal passato che torna ad ossessionare costantemente, ilprotagonista mostra nel suo distacco scelto come costume di vita, uno stile chefa breccia anche nella mente degli allievi più primitivi. Tra tutti un’allieva dallaspiccata personalità artistica che il padre ostacola con tutte le sue forze e unagiovane prostituta a cui offre riparo. L’uso di diverse forme cinematograficheconvergono a formare un racconto di forte impatto emotivo (ma in qualchecaso anche un po’ lezioso come per l’uso dell’animazione) a cui il protagonistaAdrien Brody offre la sua tensione interpretativa. Tony Kaye, inglese, classe ’52,di famiglia ebrea ortodossa è stato autore di spot pubblicitari e clip musicali per iquali ha vinto un premio Grammy (tra questi anche per Red Hot Chili Peppers.Nel suo esordio alla regia, American History X (’98) con Edward Nortonaffrontava l’ambiente dei neonazisti. Tra il suo primo film e quest’ultimo, Kaye harealizzato documentari su diversi argomenti di carattere sociale come l’aborto,la droga, l’ambiente. (s.s.)

MIX MILANOTEATRO STREHLER, 22-28 GIUGNOLa 26˚ edizione del Festival Mix diMilano di cinema gay lesbico e queerculture che si tiene fino al 28 giugno,quest’anno riceve per la prima volta in26 anni il patrocinio del Comune diMilano. Il programma prevede un grannumero di anteprime, ospitiinternazionali e sezioni parallele: tra gliospiti sono da segnalare Gael Morel(regista di Notre Paradise, in anteprimaitaliana, prodotto da Paulo Branco),Thom Fitzgerald (regista Cloudburst filmchiusura, in anteprima italiana,interpretato dalle due attrici premio Oscar Olympia Dukakis e Brenda Fricker),Bavo Defurne regista di North Sea Texas con gli attori del film vincitore delMarc’Aurelio al festival di Roma e i direttori del Festival Mix New York. Tra gliitaliani in programma anche Il sapore del grano (1986) di Gianni da Campo e laversione integrale del film di Alberto Lattuada I dolci inganni (1960) all’epocacensurato di 11 minuti e 28". Stasera Love is in the air di Simon Staho (Danimarca),Weekend di Andrew Haigh (Inghilterra), Circumstance di Maryam Keshavarz, Usa,Iran, Libano (anteprima italiana). Domani notte il classico Estasi di Gustav Machaty(Cecoslovacchia, Austria, 1933). E ogni giorno musica,libri, feste. (s.s.)

YO, EL HEREDERO(IO, L'EREDE)NAPOLI, TEATRO SAN FERDINANDO 23-24GIUGNOIl Teatro di Napoli ospita Yo, elheredero (Io, l’erede) di Eduardo DeFilippo per la regia di FrancescoSaponaro con un cast di primo pianodel teatro spagnolo tra cui ErnestoAlterio (figlio del grande attoreargentino Hector Alterio), ConchaCuetos e Josè Manuel Seda. Lospettacolo, in spagnolo con sottotitoliitaliani, segue il debutto al TeatroMaria Guerrero di Madrid perl'apertura della stagione 2011-12 del Centro Dramatico Nacional e una lungatournée di successo in Spagna. Io, l'erede è la storia di uno straniero venuto dalmare che scompagina gli equilibri familiari di un ambiente borghese, unacommedia amara sul senso della carità cristiana e dell'eredità anche dei «falsivalori» che si trasmettono da una generazione all’altra, dai toni lievi della farsaalla Scarpetta a quelli drammatici del Teatro d’Arte, passando dalla comicità allaferocia.«Con Yo, el heredero, dice il regista, affronto per la prima volta un testodi Eduardo De Filippo, un desiderio che ho accarezzato per anni, come sidesidera l’incontro con un compagno segreto con il quale si sogna all’unisono».Le canzoni dello spettacolo sono interpretate da Enzo Moscato. (s.s.)

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(10) ALIAS23 GIUGNO 2012

GENESIS · PHIL COLLINS

VAN HALEN · DAVID LEE ROTH

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di GUIDO MICHELONE

Un gruppo è, da vocabolario,un’associazione spontanea dipersone che hanno un obiettivocomune o qualcosa da condividere inmaniera più o meno disinteressata.Di conseguenza anche un gruppomusicale - o band o complesso, comeè di volta in volta definito dalla critica- dovrebbe risultare un insiemecompatto, duraturo, indissociabile.Tuttavia nella storia del rock non èmai così: salvo rarissime eccezioni - iBeatles per dieci anni, gli U2 dal 1976a oggi - i membri di una band sicambiano continuamente eabbastanza velocemente fino adalcuni strambi paradossi: ad esempioi Soft Machine, nel giro di undecennio, si ritrovano con unorganico totalmente diverso daquello iniziale; il celebre quartettocapostipite della Canterubury Schoolparte infatti nel 1967 con undissacrante dada-pop grazie a RobertWyatt, Kevin Ayers, Mike Ratledge eDaediv Allen per ritrovarsi nel 1976, asuonare free-jazz-rock, con JohnMarshall, Cark Jenkins, JohnEheridge, Roy Babbington, ovvero iquattro quarti interamente cambiati.

Ci sono poi i gruppi con un«padre-padrone» nel senso che esisteun solo ingombrante leader che fa viavia tabula rasa dei propricollaboratori, con una girandola dimusicisti che ruotano interno allapersonalità «unica», ovviamentecarismatica, geniale, narcisa e pureegoistitica (ed egotica); potrebbetranquillamente usare nome ecognome ma preferisce mantenere illogo della band, si tratti ad esempiodi Ian Anderson con i Jethro Tull o diRobert Fripp con i King Crimson, dueensemble attivi dal 1968 a oggi, aiquali l’etichetta prog rock sta forsestrettissima: ventitré e diciotto sonogli strumentisti che si alternanorispettivamente nel primo e nelsecondo gruppo da allora a oggi. Lecategorie, parlando di gruppo rock,sarebbero infinite, ma va citataancora quella «democratica» in cuinon prevale (del tutto) la personalitàdell’uno sugli altri tre-quattro, anchequando l’organico in parte sitrasforma: è il caso delle «coppiecelebri», frontline di solitocantante/chitarrista,paroliere/compositore che resistepure al divorzio consenziente o alladipartita tragica dei propri compagnidi viaggio e d’avventura. Sono spessoqueste coppie che talvolta siseparano momentaneamente percarriere soliste che non danno igrandi esiti artistici raggiunti con ilgruppo. Mick Jagger e Keith Richards,ad esempio sono indiscutibilmente iRolling Stones, nonostante ilcambiamento in mezzo secolo di bentre chitarristi, che a loro voltamodificano il sound della band dasperimentale (Brian Jones) ablueseggiante (Mick Taylor) finoall’attuale mainstream (Ron Wood),pur con l’onnipresenza di CharlieWatts ai tamburi, mentre un BillWyman non più sostituito restaancora, per amici e musicologi, unpunto di controversia: senza di lui,affermò non molto tempo fa BobDylan, gli Stones non sono più unarock band, ma assomigliano a unqualsiasi gruppo funky.

Un analogo ragionamento forsevale anche per altri due gruppi storiciinglesi, ancora in scena, sottodifferenti spoglie: Led Zeppelin e TheWho, entrambi quartetti, entrambicon radici blues, antesignanidell’hard rock - e comunquequintessenza della cultura rock androll - perdono i loro batteristi JohnBonham e Keith Moonrispettivamente nel 1980 e nel 1978; eil loro sound non sarà più lo stesso:gli Zeppelin, con comunicatoufficiale, rinunciano a stare insieme,salvo tre sporadiche reunion, ma lacoppia Jimmy Page e Robert Plant,che ora si firma con nome ecognome, lavora a interessantiprogetti dalle influenze etniche; gliWho mantengono il logo, perdonoanche il bassista John Entwistle,

restano Pete Townshend e RogerDaltrey a ripetere stancamente ilsolito ennesimo copione, salvo larecente idea di Daltrey di presentarsida solo per commemorare iquarant’anni del «suo» Tommy, forsel’opera-rock in assoluto più famosa almondo.

Tuttavia nella storia del rockesistono altri dieci straordinari gruppiche vincono la battaglia del successocosmopolita, della fama mediatica,del rispetto critico, nel passaggio ditestimone da un frontman all’altroper i motivi più diversi: il vocalistlitiga, abbandona o, peggio, muore.Fatto sta che Deep Purple, VanHalen, AC/DC, Faith No More, JudasPriest, Journey, Iron Maiden,Fleetwood Mac, Genesis, Pink Floydnon sarebbero così popolari eidentificabili senza l’apportorispettivamente di Ian Gillan, DavidLee Roth, Brian Johnson, MikePatton, Rob Halford, Steve Perry,Bruce Dickinson, LindseyBuckingham e Stevie Nicks, PhilCollins, David Gilmour.

DEEP PURPLE (IAN GILLAN)Qualcuno si ricorda dei Deep Purpleoriginali con il cantante Ian Gillan,poi sostituito da David Coverdale;tuttavia Ian, dalle celebri bordatevocali, che inventano uno stile quasiunico nel suo genere, non è inassoluto il primo frontman; nei trealbum iniziali i Deep hanno RodEvans che determina la svolta hardrock del gruppo con il brano Hush.Benché si possa già parlare disuccesso con Evans, è solo quandoJon Lord, Ritchie Blackmore, IanPaice, Roger Glover reclutano Gillanche la carriera del quintetto deflagrain maniera balistica, tra il 1970 e il’72, con lo strepitoso «trittico»: InRock, Fireball, Machine Head.Sembra comunque che la band amicambiare i propri membri e oggi laline-up arriva all’ottava versione. Eforse per evitare i continuibattibecchi che costellano i DeepPurple sin dalle origini, Evans sioccupa da allora di terapiarespiratoria in un ospedale degliStati Uniti.

VAN HALEN (DAVID LEE ROTH)I Van Halen risultano stelle di primagrandezza nell’hard & heavysoprattutto con il cantante DavidLee Roth che, ai concerti, dall’inizioalla fine, scalcia e gesticola a pettonudo. Quando i fratelli Eddie e Alexvan Halen si riuniscono di nuovocon lui, nel 2012, il loro album ADifferent Kind of Truth saledirettamente al secondo posto dellaBillboard chart. Ma quando Roth,dopo la permanenza tra il 1974 e il1985, lascia i due originariamentenel 1985, i nuovi frontmen SammyHagar e Gary Cherone noneguagliano l’originale. Difficileottenere qualcosa di ancora piùgrande rispetto ai successi di VanHalen, II, Woman and Children First,Diver Down, 1984. Tuttavia standoalle classifiche non sono pochi adamare la band di Pasadena con glialtri successivi vocalist.

AC/DC (BRIAN JOHNSON)I più celebri rocker australianicrescono di intensità quando sitratta di cantanti. Bon Scott non ènemmeno il primo della band, chein origine presenta Dave Evans (soloun’omonimia con The Edge, U2).Ma Evans registra solo due singolicon gli AC/DC - Can I Sit Next toYou, Girl e Rockin in the Parlour -perché viene quasi subito«licenziato» dagli altri quattro che loritengono troppo glam rock per leloro aspettative. I fratelli leaderAngus e Malcolm Young, con LarryVan Kriedt e Colin John Burgess,reclutano Scott e di colpo gli AC/DCdiventano star planetarie. QuandoBon muore nel 1980, appena dopo ilprofetico capolavoro Highway toHell (1979), gli AC/DC sembranofiniti e sembra che nessuno possasostituirlo degnamente. Non è così.Entra Brian Johnson, provenientedalla band inglese Geordie e controogni previsione il nuovo album Backin Black diviene uno dei maggioriexploit nella storia del rock, il terzoalbum più venduto di tutti i tempi. Epensare che Angus e Malcolm nel1980 sono sul punto di sciogliere ungruppo che esiste tuttora e che, nel

Un cantanteè per sempre

STORIE ■ VOCALIST CHE HANNO CARATTERIZZATO LA CARRIERA E LO STILE DI UNA BAND

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(11)ALIAS23 GIUGNO 2012

DEEP PURPLE · IAN GILLAN

JOURNEY · STEVE PERRY

FAITH NO MORE · MIKE PATTON

FLEETWOOD MAC · STEVIE NICKS E CHRISTINE MCVIE

AC/D C · BRIAN JOHNSON

proprio genere, sforna ancora buonialbum come Ballbreaker (1995), StiffUpper Lip (2000), Black Ice (2008).

FAITH NO MORE (MIKE PATTON)Mike Patton è il cantante perantonomasia dei Faith No More diSan Francisco? Non esattamente.Prima di Patton, Chuck Mosley è lavoce dei due album iniziali conRoddy Bottum, Bill Gould, MikeBordin, Jim Martin. E addirittura,prima di Mosley, per qualche mese,viene ingaggiata Courtney Love. Ed èproprio sulla questione front line chei Faith No More da sempre litiganotra loro fino a sciogliersi, nonostanteuna reunion nel 2009. Tuttaviagrazie a Patton l’album The RealThing (1989) viene nominato per ilGrammy e il successivo Angel Dust(1992) mette in risalto le grandi dotivocali, mentre il singolo Epicconsacra la band, in grado difondere new wave, jazz, funk, prog,punk rock, anche a livello popolare.

JUDAS PRIEST (ROB HALFORD)Prima di Rob Halford detto MetalGod, i Judas Priest assumono unaltro frontman, Alan ’Al’ Atkins, il

quale sostiene di essere l’inventoredel nome della band (tra l’altro daltitolo della canzone The Ballad ofFrankie Lee and Judas Priest di BobDylan). Ma con moglie e neonata acarico e nessun disco in vista Atkinsnel 1973 crede (parole sue) siameglio sfoltirsi le chiome e trovarsiun posto fisso. Ancora oggi, unatantum, Atkins si esibisce comevocalist, ma è il sostituto Halford -presente nel quintetto di Ian Hill dal1973 al 1992 e dal 2002 a oggi - adefinire l'immagine dei Judas Priestgruppo ante litteram di heavymetal, la cui bravura si evincesoprattutto nel live giapponeseUnleashed in the East.

JOURNEY (STEVE PERRY)Quando Greg Rolie e Neal Schonabbandonano la band di CarlosSantana nel 1973 per formare conRoss Valory e Aynsley Dunbar iJourney, il ruolo di cantante è presodallo stesso Rolie, per sfornareinizialmente un notevole suonofusion o jazz rock ma di non facilepresa. La casa discografica(Columbia) chiede ai quattro unaltro vocalist per aiutare Rolie

impegnato soprattutto alle tastiere.All’inizio arriva Robert Fleischmanma non funziona granché; la mossavincente è con Steve Perry, grazie alquale il «viaggio» diventastratosferico, come dimostra il 33 giriInfinity (1979). Da allora muta anchela sonorità, virando decisamenteverso livelli più mainstream(Evolution) fino a raggiungere ilcapolavoro e la vetta delle classifichecon Escape (1982) grazie ai pezzicomposti da Perry assieme aJonathan Cain che sostituisce Rolin.Il «Viaggio» continua nel 2012 con ilsesto vocalist, il filippino ArnelPineda, quasi simile all’illustrepredecessore, ormai noto comeSteve «The Voice» Perry.

IRON MAIDEN(BRUCE DICKINSON)Bruce Dickinson possiede un’urlantevoce hollering (termine quasiintraducibile) e per questo dasempre è soprannominato «la sirenada raid aereo». Ma quando i cinquelondinesi debuttano, Dickinson nonfa parte della band, anzi è nelgruppo rivale Samson agli alboridelle battaglie del metal britannico.All’inizio il frontman degli IronMaiden è Paul Di'Anno, molto piùsimile a un cantante punk. I primidue album caratterizzanosoprattutto Di'Anno, le cuitematiche non rispettano i voleridella band, che lo lascia a casa. Econ Dickinson davanti al microfonodi colpo la «vertigine metallica»diventa una grandissima heavyband, mentre curiosamente Di'Annosvolge ancora la professione dicantante per conto suo, con esitialterni.

FLEETWOOD MAC(STEVIE NICKS E CHRISTINE MCVIE)Difficile ritenere quella del batteristaMick Fleetwood una band e non unbrand. C'è infatti poco in comune

tra i Fleetwood Mac di fine Sixtiescon Peter Green alla chitarra (piùJohn McVie e Jeremy Spencer) equelli anni Settanta con le due«ragazze» nel tipico stile Aor ossia«album oriented rock» oppure«adult oriented rock» per formatradiofonici commerciali. Dopo lapartenza di Green, Mac cambial’aggressivo suono british blues e diconseguenza prova alcuni altrifrontmen prima di reclutare gliamericani Lindsey Buckingham eStevie Nicks. Il nuovo quintetto piùstabile, tra il 1975 e il 1987completamente reinventato, deglioriginali ha più solo McVie e Mick,ma, con un’altra componente(Christine McVie) ottiene subito la

celebrità internazionale conRumours (1977), tra gli album piùvenduti di ogni tempo. Ma sul pianomusicale sono meglio nelSessantotto, di cui restano ben seialbum come il doppio imperdibileFleetwood Mac in Chicago.

GENESIS (PHIL COLLINS)Quando, attorno al 1975, PeterGabriel lascia i Genesis (e ilprog-rock) per una vita più agreste,lo fa perché, come egli stessoafferma, non vuole essereschiavizzato dai rigidi programmidella band. I restanti Genesis - PhilCollins, Mike Rutherford, TonyBanks, Steve Hackett - organizzanoaudizioni per centinaia di cantanti

per sostituire Gabriel, ma nonriescono mai ad accordarsi sunessuno; Collins, batterista, che fa icori nei primi album del gruppo,alla fine decide di cantare lui. Ilprogster adora gli anni con Peter daTrespass a The Lamb Lies Down onBroadway. Ma la casa discograficaama assai più quelli con Phil Collins,grazie al quale vende milioni dialbum con Duke, Abacab, InvisibleTouch. Collins perpetua anche unacarriera di cantante solista. Gabrielrimane più lodato - come musicista- dalla critica, ottenendo anch’egliun enorme successo in proprio, cono senza paturnie.

PINK FLOYD (DAVID GILMOUR)Il gruppo presenta Syd Barrett allavoce per il debutto psych-rock ThePiper at the Gates of Dawn (1967)tutto imperniato su idee, scritture,visioni barrettiane. Ma quando ilcomportamento di Barrett si faerratico, Rober Waters, Nick Mason,Rick Wright chiedono all’amicoDavid Gilmour di unirsi dal vivo aicori. Quando ufficialmente mollanoBarrett, la band si ritrova con duenuovi cantanti: Waters e Gilmour.Roger è la testa pensante e cantapure in un sacco di canzoni (e scriveper intero la rock opera The Wall),benché sia David a imporsi pocoalla volta quale voce pinkfloydianaad esempio su Money, Wish YouWere Here o Comfortably Numb.Waters e Gilmour litigano incontinuazione e, allorché Rogerlascia il gruppo definitivamente,David prosegue in trio amaramentesin quasi a oggi, salvoriappacificazioni per «giuste cause»(il Live 8 2005 e poco altro).

LIVERBIRDS, LE ANTI-BEATLES TEMUTE DA LENNONdi FRANCESCO ADINOLFI

In origine si chiamavano The Debutones, poi cambiarono nome in The Liverbirds (nella foto). Diloro si ricordano in pochi in realtà furono una band importante, molto importante. Non fosse altroper il fatto di essere state una delle prime formazioni solo femminili della storia del rock. Non solo:erano di Liverpool e i Beatles le temevano. Interpellato sulla band, John Lennon rispose perentorio:«Ragazze con le chitarre? Non funzionerà mai». Falso perché il quartetto femminile - attivo dal ’63 al’68 - pubblicherà due album e arriverà ai primi posti in classifica in Germania con Diddley Daddy,cover del brano di Bo Diddley. La visione machista di Lennon perpetua - consapevolmente o

inconsapevolmente - uno stereotipo ancora oggi in gran voga in ambito rock. Ciononostante leragazze seppero imporsi e in particolare allo Star-Club di Amburgo dove dall’aprile al maggio 1962si erano esibiti i Beatles spiccando il volo proprio da qui. Le Liverbirds erano approdate inGermania (tre di loro si stabiliranno definitivamente nel paese) sulla scia dei Beatles ma anche digruppi come Rory Storm & The Hurricanes e qui si erano costruite un discreto seguito.Fondamentale la partecipazione televisiva a programmi locali come Beatclub. Su YouTube(http://www.youtube.com/watch?v=M5bP4V9Pc_M&feature=player_embedded) ci sono alcuneperfomance brucianti in cui la teutonica Pamela Birch (bionda chitarrista, cantante, scomparsa nel2009) guida la formazione e sotto al palco il pubblico impazzisce. Instancabile anche Sylvia Saunders,la batterista. Questo è garage rock, sporco e anti-Beatles, forse per questo John Lennon le temevacosì tanto.

Dieci gruppi che hanno cambiato la storiadel rock e che hanno sperimentato rocamboleschiavvicendamenti di frontman. Ma solo «uno»e solamente «quello» ha contribuito al loro successo

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(12) ALIAS23 GIUGNO 2012

Chris CornellIl vocalist dei Soundgarden e exAudioslave in versione solista nelSongbook Tour.Udine LUNEDI' 25 GIUGNO (CASTELLO)Collegno (To) MARTEDI' 26 GIUGNO(COLONIA SONORA)Verona GIOVEDI' 28 GIUGNO (TEATROROMANO)Firenze VENERDI' 29 GIUGNO (CAVEANUOVO TEATRO DELL'OPERA)

PortisheadDue date per i precursori del trip hop.Villafranca di Verona (Vr)MARTEDI' 26 GIUGNO (CASTELLO SCALIGERO)Roma MERCOLEDI' 27 GIUGNO(IPPODROMO DELLE CAPANNELLE-ROCKIN ROMA)

Patrick WolfIl sofisticato cantautore è nel nostropaese per un acoustic set.Ancona SABATO 23 GIUGNO (MOLEVANVITELLIANA-SPILLA FESTIVAL)

IncubusDal nu metal al rock puro e semplice.Roma LUNEDI' 25 GIUGNO (IPPODROMODELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA)Vigevano (Pv) MARTEDI' 26 GIUGNO(CASTELLO SFORZESCO-10 GIORNI SUONATI)

We Have BandL'elettro-pop-rock del trio londinese.Molfetta (Ba) SABATO 23 GIUGNO(LA TERRAZZA BEACH BAR)

Cypress HillIl ritorno del duo hip hop Usa. Conloro Everlast.Roma MARTEDI' 26 GIUGNO (IPPODROMODELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA)Padova MERCOLEDI' 27 GIUGNO(PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEO-SHERWOOD FESTIVAL)

Napalm DeathIl metal senza se e senza ma.Mirano (Ve) DOMENICA 24 GIUGNO(OFFICINE MECCANICHE WIG WAM)

Eric ChenauxL'artista canadese presenta i brani delnuovo album solista, dall'animaintimista.Napoli SABATO 23 GIUGNO (RIOTSTUDIO-A CASA)Avellino DOMENICA 24 GIUGNO(GODOT)

IliketrainsL’indie post rock catartico e scurodella band inglese.Roma SABATO 23 GIUGNO (PARCO SANSEBASTIANO-ROMA VINTAGE)

She Wants RevengeTra elettronica anni Ottanta e darkgotic, da Los Angeles.Roma MERCOLEDI' 27 GIUGNO (CIRCOLODEGLI ARTISTI)

Ben FrostL'elettronica industriale e

sperimentale del musicista australianodi stanza in Islanda.Ravenna VENERDI' 29 GIUGNO (ROCCABRANCALEONE)

CharlotteGainsbourgUnica data italiana per l'attrice ecantante francese, figlia del celebreSerge. Sul palco con ConnanMockasin.Ferrara LUNEDI' 25 GIUGNO (CORTILEDEL CASTELLO ESTENSE-FERRARA SOTTOLE STELLE)

AfterhoursTorna dal vivo con i brani del nuovolavoro, Padania, la rock band milanesecapitanata da Manuel Agnelli.Bollate (Mi) SABATO 30 GIUGNO(VILLA ARCONATI)

SubsonicaLa band torinese impegnata nel tourestivo.Fidenza (Pr) SABATO 23 GIUGNO(PIAZZA GARIBALDI)Altamura (Ba) VENERDI' 29 GIUGNO(UP)Senigallia (An) SABATO 30 GIUGNO(FORO ANNONARIO)

Offlaga Disco PaxIl trio reggiano torna con un Gioco disocietà.Acquaviva delle Fonti (Ba)SABATO 30 GIUGNO (OASI SAN MARTINO)

Ambrogio Sparagnae Francesco DeGregoriL’Orchestra Popolare Italiana direttadall’organettista Sparagna ospita ilcantautore romano.Bari VENERDI’ 29 GIUGNO (SUMMERMUSIC VILLAGE)Roma SABATO 30 GIUGNO (AUDITORIUMPARCO DELLA MUSICA-LUGLIO SUONA BENE)

Rock in RomaIl festival capitolino prende corpo coni live di Incubus (25), Cypress Hill eEverlast (26), Portishead (27) eRadiohead (30, data già sold-out inprevendita).Roma LUNEDI' 25, MARTEDI' 26,MERCOLEDI' 27 E SABATO 30 GIUGNO(IPPODROMO DELLE CAPANNELLE)

KappaFuturFestivalPrima giornata di un festival che vedràla presenza come headliner diDeadmau5, Fat Boy Slim, Carl Cox eJohn Digweed e molti altri ospiti.Torino SABATO 30 GIUGNO (PARCODORA)

Supersanto'sFestival indie a San Lorenzo. Incartellone: «La Tempesta gemella»con Tre Allegri Ragazzi Morti, TheZen Circus, Il Pan del Diavolo, UochiToki, Mellow Mood, Iori's Eyes (oggi,dalle ore 18) e Il Teatro degli Orrori,Aucan, Giorgio Canali & Rossofuoco,

Sick Tamburo, A Classic Education,Cosmetic (domani, sempre dalle ore18); St. Louis Gigs (il 25); Bud SpencerBlues Explosion (il 26); Die Antwoord(il 28); St. Louis Big Band vs PinkPuffers (il 29); La Parola Persa + MiniK Bros (il 30).Roma DA SABATO 23 A SABATO30 GIUGNO (PIAZZALE DEL VERANO)

Nuvolari LiberaTribùIl festival propone il live della bandpescarese Management del DolorePost- Operatorio.Cuneo GIOVEDI' 28 GIUGNO (PARCODELLA GIOVENTU')

TroublefestivalUltima serata con Pornoriviste,Statuto, Minnies, Mega, PensioneLibano, Black Banana e altri.Monza SABATO 23 (STADIO DEL RUGBY)

Sherwood FestivalLa ormai storica rassegna indiepadovana ha in programma: Amor Fou+ Maria Antonietta (oggi), Manu Chao(25), Cypress Hill + Everlast (27),Caparezza (29), Josh Wink e altri (30).Padova DA SABATO 23 A SABATO30 GIUGNO (PARCHEGGIO NORD STADIOEUGANEO)

Luglio suona beneLa rassegna estiva del Parco dellaMusica al via con Giorgia (25 e 26),

INCONTRI ■ TOMMASO ROSSI SUL PROGETTO

Nasce ’Na Musica,una rete di suonie aggregazionitra artisti campani

ON THE ROAD

di SIMONA FRASCANAPOLI

Non è sbagliato nutrire la speranzache la crisi attuale se cavalcata conconsapevolezza possa rivelarsi unfattore positivo di crescita e dirinnovamento almeno in alcuniambiti della vita sociale e culturale delnostro paese. Prendiamo ad esempiola musica, il ramo spesso piùsofferente di un albero sottopostonegli anni a spoliazioni gigantesche.Le iniziative che le permetterebberodi riprendere vigore soffocano a causadi investimenti sempre più marginalio indirizzati verso una politica, quelladelle fondazioni per dirne una, cheammazzano la musica stessa e lacostringono a rinnegare quell’aspettoorizzontale e artigianale dell’attocreativo che le è proprio. Nel contestomusicale napoletano è nata una retedi associazioni ’NaMusica che tentadi sondare nuovi scenari rispettoall’utilizzo delle risorse stanziate perle produzioni di questo settore.L’organismo che in sé raccoglie leesperienze della musica di ricerca e dipiù semplice fruizione recupera congrande energia l’aspetto più precipuodel fare musica che è la condivisionee il senso della comunità.

«Nel 2011 Dissonanzen, il gruppodi musica contemporanea del qualesono presidente - ci raccontaTommaso Rossi, uno dei coordinatoridi ’NaMusica, studioso esperto dimusiche barocche, musicista edocente di flauto al conservatorio diCosenza - si è resa promotrice diun'aggregazione tra ensemblemusicali napoletani che comprendeProgetto Sonora Artworks &Networks, Il Circolo ArtisticoEnsemble, Arte d'Improvvisare,Quodlibet, Ensemble Barocco diNapoli, prevalentemente deditiall'esecuzione e diffusione dellamusica contemporanea. Un modoper reagire alla crisi, per cercare dimettere in comune le poche risorseeconomiche e quelle umane cheinvece sono tante e cercare diriorganizzare un'attività musicalecontinuativa, alla ricerca anche di unnuovo pubblico. Per anni a Napoli maforse è un problema italiano non si èfatto altro che farsi concorrenza, senon addirittura la guerra, in campomusicale. Oggi è arrivato il momentodi capire che solo il ’fare sistema’consentirà a molte realtà disopravvivere in futuro. Bisogna crearesinergie tra pubblico e privato,ammesso che il privato si interessialla cultura. In questo senso siamocontenti di aver trovato un validosupporti nell’azienda Tassoni che ciha permesso di ultimare il progettodel primo ’NaMusica Festival perl’edizione di quest’anno del Maggiodei Monumenti di Napoli».●Che significato ha la presenza dicompositori versatili comel’americano Adam Rudolphnell’attività di Dissonanzen, unensemble che annovera musicisti didiversa formazione e provenienzageografica e che ha deciso dilavorare a Napoli?Adam Rudolph è un musicista digrande sensibilità e carisma; il suostile di improvvisatore e compositoreconsente di realizzare progetti conmusicisti di estrazione musicale eanche di livello ed esperienza diversa.

Dunque il suo eclettismo ci hapermesso di creare un'orchestra doveil pluri-linguismo e la trasversalitàerano la caratteristica principale alivello musicale e, nello stesso tempo,potevamo realizzare ancheun'esperienza formativa per uncongruo numero di studenti dei treconservatori campani. Far suonareinsieme professionisti e musicisti chesi stanno avviando verso un percorsoprofessionale è un'esperienzaimportantissima, oggi davvero rara.

●Gli autori con i quali avetelavorato in questi anni chepercezione musicale hanno diNapoli, città che nonostante iproblemi ai quali fai riferimentoresta una delle tappe più stimolantiper l’esplorazione dei suoni diquesta parte del Mediterraneo?A dire il vero a nessuno degli ospitiche abbiamo invitato in questi anni,da Michel Godard a MarkusStockhausen, da Stefano Scodanibbioa Marc Ribot, fino allo stesso AdamRudolph, abbiamo chiesto diesprimersi sul paesaggio sonoro diNapoli. Nel senso che questo aspettoper noi e qui per noi intendosoprattutto l'Ensemble Dissonanzen

non è particolarmente importante dasottolineare. Certo, Napoli comunqueti condiziona quando vieni alavorarci. Devi suonare in un certotipo di spazi, nello stesso tempo imusicisti hanno un certo di tipo diformazione. Forse quello cheosservatori esterni colgono o hannocolto è un'attitudine versol'eclettismo.

●L’iniziativa della rete 'NaMusicapuò essere un caso da proporre su

scala nazionale?Credo che la convergenza inun'attività di organizzazione musicaledi aspetti diversi (formazione,produzione, performance) e lacreazione di un bacino di pubblicovariegato sia una chiave di lettura delpercorso che stiamo attivando e checertamente funziona. Probabilmentein Italia, in campo musicale, vigeancora la regola dei grandi sprechi edell'intervento politico nel settoredell'organizzazione musicale,

pensiamo ai grandi teatri lirici.Basterebbe pensare a quanti soldi sirisparmierebbero se i teatri lirici e legrandi associazioni concertistichecercassero di collaborare tra di loroper far girare i loro spettacoli e iconcerti per capire che l'assenza dicollaborazione cela in realtà soltantola volontà di sfruttare al massimo lapropria rendita di posizione.

●Che cosa significa essere unmusicista nel contesto culturaleitaliano attuale?Ritengo che la musica sia oggi unadelle poche strade praticabili per unarivoluzione e per un cambio radicaledella società. Questo perché se tutti lapraticassero avremmo personemigliori in grado di collaborare e nondi combattere, di ascoltarsi piuttostoche di urlare. In questo credo che siafondamentale la nascita di orchestreinfantili e giovanili che in Italia deveessere aiutata e sostenuta con ognimezzo.

●Quando parli di orchestregiovanili vengono in mente iconservatori e le esperienze inVenezuela.Sì, certo parlo del cosiddetto SistemaAbreu, che in Italia è oggi presentegrazie a un Comitato presieduto daClaudio Abbado, che sta coordinandoparecchie iniziative. In Campania icoordinatori sono Antonio Florio(direttore de I Turchini) e EugenioOttieri (direttore artistico di ProgettoSonora Artworks & Networks). Iconservatori vivono un momentodifficile a causa della piena attuazionedella riforma. Le istituzioni che conmaggiore convinzione perseguono lariforma, puntando soprattuttosull'internazionalizzazione, sugliscambi Erasmus, sui progetti dicollaborazione con altri conservatorieuropei hanno probabilmentemaggiori possibilità di adeguare lapropria offerta formativa ai tempi e dirappresentare un punto diriferimento. Io insegno alConservatorio di Cosenza, che con isuoi 30 anni è uno dei più giovanid'Italia; rappresenta un modello perl'internazionalizzazione. La nostra èl'unica istituzione italiana ad averrealizzato nello stesso anno ben 4Intensive Programme ovvero progettididattici intensivi realizzati su temispecifici in collaborazione conanaloghe istituzioni europee.L'Intensive Programme sulla musicaantica, di cui sono coordinatorescientifico, è il primo ad essere statorealizzato in Italia.

L’organismo, che privilegiaricerca e ambiti di più semplicefruizione, punta a condividererisorse economiche, a trovarenuovi spazi e interlocutori

RITMI Nella foto, Tommaso Rossi

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(13)ALIAS23 GIUGNO 2012

Francesco Renga (28), Orchestra LaNotte della Taranta diretta daLudovico Einaudi (29) e Vola VolaVola-Orchestra Popolare Italiana diAmbrogio Sparagna con Francesco DeGregori (30).Roma DA LUNEDI' 25 A SABATO30 GIUGNO (AUDITORIUM PARCODELLA MUSICA)

I Suoni delle DolomitiPrimo appuntamento con il festivaltrentino. Si parte con Malika Ayane.Val di Fassa SABATO 30 GIUGNO(RIFUGIO MICHELUZZI, ORE 14)

Rome Live FestivalTra concerti all'interno e all'esterno, laline up del festival: Roman Hard &Heavy Day (24), Mastodon (27),Hatcham Social (29), Boom Da Bash(30).Roma DA DOMENICA 24 A SABATO30 GIUGNO (ATLANTICO LIVE)

Indie Summer PartyLa rassegna indipendente presentaCats e Orax.Segrate (Mi) MERCOLEDI' 27 GIUGNO(MAGNOLIA)

Lucca SummerFestivalAd aprire la rassegna Tom Petty eJonathan Wilson.Lucca VENERDI' 29 GIUGNO (PIAZZANAPOLEONE)

Hydrogen FestivalIl primo concerto del festival è quellodei Cranberries.Piazzola sul Brenta (Pd)SABATO 30 GIUGNO (ANFITEATRO CAMERINI)

Roma incontrail mondoLa stagione musicale sulle sponde dellaghetto di Villa Ada. Nell'ordine: KayMcKarthy; Officina Zoè; Sud SoundSystem; Rossoantico; Club Dogo;Banco del Mutuo Soccorso; EpsilonIndi + Solar Orchestra; Rosalia DeSouza.Roma DA SABATO 23 A SABATO30 GIUGNO (LAGHETTO DI VILLA ADA)

Jazz:re:foundQuinta edizione del festival. Incartellone De La Soul (oggi), SweetLife Society e Alessio Bertallot andItalian Allstars (domani).Vercelli SABATO 23 E DOMENICA24 GIUGNO (CASCINA BORGHETTO)

Rock IslandIl festival ha in programma nell'ordineAppaloosa + Morkobot, Giardini diMirò + Andrea Van Cleef, Calibro 35+ Fixforb, A Toys Orchestra + Cut.Bottanuco (Bg) DA MERCOLEDI' 27A SABATO 30 GIUGNO (AREA FESTE)

Gods of MetalA tutto rock con Motley Crue, Slashfeat. Myles Kennedy e altri (stasera) e

Ozzy & Friends (G. Butler, Z. Wylde eSlash), Opeth, Black Label Society(domani).Rho (Mi) SABATO 23 E DOMENICA24 GIUGNO (FIERA)

Spilla FestivalIl programma prevede l'acoustic set diPatrick Wolf (stasera), Lianne LaHavas (il 27) e Demons at Play dj set(il 30).Ancona SABATO 23, MERCOLEDI' 27E SABATO 30 GIUGNO (MOLE VANVITELLIANA)

Porretta SoulAnteprime con The DanceFoundation Company Chicago(domani) e Chicago Children's Choir(29).Porretta Terme (Bo) DOMENICA24 E VENERDI' 29 GIUGNO (RUFUS THOPMASPARK)

Roma VintageIl calendario prevede i concerti diIliketrains (oggi), Bobo Rondelii (il 26).Roma SABATO 23 E MARTEDI' 26 GIUGNO(PARCO SAN SEBASTIANO)

Mojo Station BluesFestivalSeconda e ultima serata, con: SpookyMan, The Blues Against Youth, LukeWinslow King & Roberto Luti e dj set(dalle ore 19).Roma SABATO 23 GIUGNO (CIRCOLODEGLI ARTISTI)

Torrita BluesFestivalLa rassegna blues ha in organico MacArnold e The Cyborgs per la serataconclusiva.Torrita di Siena (Si) SABATO23 GIUGNO (PIAZZA MATTEOTTI)

FestivalInternazionaledel Jazz di La SpeziaLa consolidata rassegna (44 leedizioni) prosegue con un fittocartellone: i trii Corradi, Cidale e DeSimoni, Tiberio Nicola Award, unaformazione di All Stars, RosarioGiuliani Hammond Trio, D.D.Bridgewater 5tet, Gegè Telesforo4tet, Robert Glaser Experiment, DaveLiebman-Eddie Gomez-DaveKikoski-Francisco Mela, Kikoski solopiano, Shawnn Monteiro 4tet, LageLund Hammond Trio, premiazione delTiberio Nicol Award.La Spezia DA SABATO 23 A SABATO30 GIUGNO (PIAZZA MENTANA, PORTOMERCANTILE, PIAZZA DEL BASTIONE)

Il ritmo della cittàSi esibisce un poderoso Sax Summitcon Francesco Cafiso, RosarioGiuliani, Pietro Tonolo e JavierGirotto accompagnati da MauroBattisti, Mario Rusca e Tony Arco.«Drums Chat» vede, invece, coinvoltiArco, Max Lalavasi e AlessandoLombardo.

Milano LUNEDI' 25 E VENERDI'29 GIUGNO (POLITECNICO, PARCOALESSANDRINI)

SanremoLa terza edizione del «FestivalInternazionale della Musica Jazz» ha inserbo questa settimanaa i recital diRebekka Bakken, del trio Helge Lien edi Tore Brunborg.Sanremo DA GIOVEDI' 28 A SABATO30 GIUGNO (PIAZZA BOREA D’OLMO)

Deltablues PolesineDue date per la manifestazione chevede la Venezze Soul Band (diretta daMarco Tamburini) con ospiti GegèTelesforo Chrlie Wood, e Il mondonon mi deve niente di e con MassimoCarlotto.Rovigo GIOVEDI' 28 E VENERDI'29 GIUGNO (PIAZZA VITTRIO EMANUELE II,CHIOSTRO DEGLI OLIVETANI)

The NightflyInternational JazzFestival on the BeachIl direttore artistico dellamanifestazione la chiuderà con NickThe Nightfly 5tet il 1˚ luglio. Loprecederanno Rudy Fantin Jazz Trio,Paolo Fresu 5tet, Francesca Hart Trio,Matt Bianco, Art Project Duo eIncognito.Lignano Sabbiadoro (Ud)DA GIOVEDI' 28 A SABATO 30 GIUGNO (VARIELOCALITÀ)

SULLE TRACCEDEGLI EMERSON

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ■ SEGNALAZIONI: [email protected] ■ EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ

ULTRASUONATI DAGUIDO FESTINESESIMONA FRASCAGUIDO MICHELONELUIGI ONORIROBERTO PECIOLAMARCO RANALDI

Atteso, anelato, immaginato. Dopo 4, losplendido disco di due anni fa, il nuovolavoro come sarebbe stato? Medicine Man(Tru Thoughts TRUCD 251; 2012), l'ultimodisco degli australiani Bamboos, non riescead andare oltre la vetta del precedente, tiradentro una teoria di cantanti (restano icapisaldi, da Kylie Auldist a MeganWashington) e fa piazza pulita deglistrumentali che da semprecontraddistinguono la band. Si perde inmezzo tra il passato e un futuro che non sivede e soprattutto sceglie una pacatezzasoul pop che tutto pervade, a cominciare daWhere Does the Time Go, singolo con AloeBlacc alla voce, che ha anticipato il disco. Trai pezzi spicca I Got Burned cantato da TimRogers, voce degli australiani You Am I, ilpezzo che dà il titolo al disco e il northernsoul di Midnight (canta Bobby Flynn). DaiBamboos, però, ci si aspettano devianze benpiù ardite e non gli abissi smielati di I Never(canta Daniel Merriweather); inoltre il popda classifica, se mai fosse questo l’intento diLance Ferguson e famiglia, vacoraggiosamente perseguito fino in fondo,altrimenti si realizzano opere irrisolte chefiniscono per lasciare tutti a piedi. Appenaristampato Dreamin' Wild (Light In The Atticrec. LITA 082/Goodfellas; 2012), folliapsichedelica folk pop concepita da dueragazzini di Washington, i fratelli Donnie(chitarra, basso, synth, voce) e JoeEmerson (batteria). La storia è affascinanteed è raccontata nel documentario di 7minuti sul sito dell'etichetta(http://vimeo.com/39424998#). Si vedeFruitland, tre case nel nulla eterno dellaprovincia Usa con i due - oggi adulti - cherievocano gli esordi, gli abiti fatti apposta persalire su un eventuale palco ecc. Era tuttopronto, tutto perfetto, ma non successenulla. Nel '77, anno in cui il padre(intervistato nel documentario) gli aprì unvero e proprio studio di registrazione,pubblicarono un 45 giri e cominciarono aporre le basi per l'album Dreamin' Wild chesarebbe uscito il primo giugno 1979. Per ifigli, papà Emerson si vendette mezzafattoria; costruì addirittura un microanfiteatro con tanto di bar e botteghino peri biglietti: nessuno però li andò mai a sentire,così come nessuno comprò il loro album.Un sogno americano andato storto, ed èquesta la bellezza della storia. Di più: ilsuono è incredibile, un po' Marvin Gaye, unpo' Hall & Oates, un po' Smokey Robinson,un po' San Francisco sound. Ancora piùincredibile il fatto che vivendo così isolatinessuna influenza musicale gli arrivò mai alleorecchie, eppure i suoni sono quelli di alloraa dimostrazione che spesso è il vento aportarli e soprattutto le tecnologie adisposizione a orientarli. Oggi i dueRobinson continuano a fare musica. Uscito ilprimo album di Devin (in origine si facevachiamare con nome e cognome DevinTherriault): Romancing (No Evil NOECD 1;2012). Come evidenziato dall'ep You're Mine,l'artista di Brooklyn, mescola furiosamente -sorretto da basso e batteria incessanti -rock'n'roll, girl group sound e punk.

Ancora molto grezzi, ma freschi, divertenti econ qualche idea interessante da sviluppare.Da Roma ecco i Boxerin Club, band atutto pop che esordisce con l’ep Tick Tock(Here it Comes) (Bomba Dischi). Tra tribal eindie pop con tocchi psichedelici, quattrobrani sono pochi per un giudizio definitivo,ma da tenere d’occhio. Dalla Capitalearrivano anche i Kardia che con No (KillerPool/Goodfellas) giungono al secondoalbum. Electro wave, post punk à la KillingJoke, attitudine pop e uno sguardo allatradizione italica si fondono nel loro sound ein un album gustoso. Alle ultime generazionidel pop d’oltremanica si rifanno i pugliesiMoustache Prawn nel loro esordioBiscuits (Piccola Bottega Popolare/Audioglobe). Un disco che sorprende per lasicurezza che la band dimostra e che,abbinato ai due lavori sopra, fa finalmenteben sperare per il futuro del rock nostrano.Un paese fotografato magistralmente daigenovesi Altera in Italia sveglia! Note perdestare un paese - pt. 1 (Produzioni dalBasso/Venus). Rock di ispirazionecantautorale dalla struttura classica, ma illoro forte è l’impegno sociale e politico chesi evince dai testi e dagli ospiti, primo fratutti don Andrea Gallo. (Roberto Peciola)

Continua la liaison (artistica) fra il maestroRiccardo Chailly e Stefano Bollaniche dopo il successo - oltre ogni più roseaprevisione - dell'omaggio a Gershwin, sidirigono in Sounds of the 30s (Universal/Decca) su altri lidi musicali e celebrano lamagia delle composizioni di Ravel (Pianoconcert in 6 major), Tango di Stravinsky,Surababya Johnny e Tango Ballad di Weillarrivando alle Mille e una notte di VictorDe Sabato. Se Bollani prosegue nelle suecollaborazioni a 360 gradi, Cesare Piccocon Piano Calling (Ishtar) mantiene fede al«piano solo» e nel suo stile liquido emagmatico al contempo, estrae 14 ispiratecomposizioni dall'afflato melodicocostante e suadente. Spiritosissimo iltitolo con cui il talentuoso e giovanepianista Andrea Pagani ha battezzato ilsuo nuovo disco, Bravi, bravi, ma ce l'aveteuna cantante? (Zone di Musica). Ma lacantante non serve, se Pagani conMassimo Moriconi al contrabbasso eAlfredo Romeo alla batteria riescononell'impresa di regalare circa un'ora dimovimentata rincorsa jazz in bilico su stilidiversi. Da Battisti a Ellington passandoper Fred Buscaglione, divertimentoassicurato (Stefano Crippa)

NEOCLASSICA

Un’orchestraper i Genesis

PIANISMO

La cantanteche non c’è

JAZZ ITALIA

Gianni Mimmo,dialoghi sul sax

AA. VV.THE DESCENDANTS (Sony Classical)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Questo score è un omaggio aGabby Pahinui, voce forte del climaxisolano e paradisiaco. L’ambientazione delfilm, in una continua ipotesi di perdite eritrovamenti, è proprio nelle isolehawaiane e quindi al regista non èsembrato strano usare le musiche diPahinui (e non solo). Il cd si ascolta conpiacere, vive di suoni propri e soprattuttonon scimmiotta sonorità arrangiate eapparenti. (m.ra.)

FLAVIA COELHOBOSSA MUFFIN (Discograph/Self)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Il Brasile, immenso continentesonoro, riserva sempre gustosissimenovità come la vocalist di Rio de Janeiro(da sei anni a Parigi) che mescola samba,bossa, forro, pagode in una sorta diallegra canzone world (ben quattordici ibrani presenti) dagli ulteriori profumilatini: sembra quasi di sentire,musicalmente, un Manu Chao alfemminile per via dei ritmi in levare diuna patchanka dalle venature salsa ereggae, ideali per una voce calda, delicata,pastosa al tempo stesso come quella diFlavia Coelho (per fortuna nessunaparentela con Paulo, lo scrittore newage). (g.mic.)

CARLO COSTA-MINERVASATURNISMO (Double Moon/Family Affair)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Il giovane batterista ecompositore Carlo Costa ha, con la suamusica bella e azzardata, seguito la stradadi migliaia di suoi coetanei: se n'è andatodall'Italia. Dopo gli studi a Roma e aBoston, base fissa nella ancora assai vitaleNew York del jazz. Questo è un trio chemolto rischia, tra silenzi, fruscii,improvvisazione sul bordo del nulla:esattamente il contrario di tanto jazzprecotto. E dovessimo indicare nomi diriferimento, ci verrebbero in mente certecose di John Tayor, e altre, benstoricizzate, di Paul Bley. In ogni, caso, ungran bel lavoro. (g.fe.)

MARILYN MANSONBORN VILLAIN (Cooking Vinyl/Edel)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Ha ancora senso un personaggiocome Marilyn Manson? La domanda èlecita, permettetecelo. Ma a una domandasimile non si può rispondere nel brevevolgere di 600 caratteri o giù di lì di unarecensione. E allora parliamo,brevemente, di Born Villain, il disco che lovorrebbe riproporre ai fasti di AntichristSuperstar o Mechanical Animals, dopo duealbum più «intimi» e un oblio alle porte.Ci prova, dicevamo, e va a rileggere i suoimiti giovanili, dai Killing Joke ai Bauhaus(The Gardener, ad esempio), riprendendoun po’ della sua iconoclastia, ma queitempi sono ormai lontani... (r.pe.)

MAX ROACHWE INSIST! FREEDOM NOW SUITE (PollWinners)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Ora è una pagina ineliminabile deljazz, nel 1960 un album scomodo dimusicisti militanti al fianco della lotta per idiritti civili che nessuna major volle e chefu autoprodotto per la Candid Records diMingus e Roach. Al batterista (e al poetaOscar Brown jr.) erano statecommissionate musiche e parole per ilcentenario della liberazione (1963) ma glieventi, interni e internazionali, incalzavanoe la Freedom Now Suite vide la luce con tre

anni di anticipo. Vi si racconta l’amarastoria degli schiavi e ex-schiaviafroamericani, legandola alla lotta deisudafricani contro l’apartheid. Spiccano lavoce di Abbey Lincoln, la batteria delleader, la tromba di Booker Little e iltenore del veterano Coleman Hawkins,sempre dalla parte giusta. Ancora oggi unvibrante capolavoro sonoro e etico. (l.o.)

SINETERRAFADISIA (Agualoca/Audioglobe)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Prodotto dal sound designernapoletano Davide Mastropaolo da anni

impegnato nella sonorizzazione diimmagini in movimento con il duo elettro-acustico Frame il cd sembra ambientatonello studio di una band dedita proprioalla musica per film, è simile l’approccionarrativo e altamente emozionale delleeclettiche chitarre di Mario Musetta edella sensuale tromba di Charles Ferris.Poi l’album prende una strada più libera, icontributi più specifici dai repertori folk diarea mediterranea con nuance post rocksono il terreno della sinuosa voce diLuisanna Serra, sarda di nascita, lusitanaper tempra musicale. (s.fr.)

Nel suo secolo di vita documentata, il jazzha sperimentato pressoché tutte lecombinazioni strumentali possibili, dal solototale alla grande orchestra rinforzata,passando per l'inserimento di ognistrumento «etnico» concepito el'elettronica. Di tutta le possibilità, laformula del duo resta una delle piùstimolanti, e al contempo delle piùimpervie. È nel dna stesso del jazz diessere musica dialogica, in interazionecontinua di un «sé» con «gli altri». Comequando si chiacchiera: si può rischiare ilmonologo, si può parlare e saperascoltare. Di sicuro uno che sa proporrema anche tenere orecchie e cervello inascolto è il sassofonista Gianni Mimmo,la cui produzione discografica si vafacendo corposa. In Reciprocal Uncles(Amirani) il suo sax soprano dialoga con ilpianoforte ispirato di Gianni Lenoci, altroveterano dell'improvvisazione. In Live atBauchhund (Amirani) il dialogo è a Berlino,nel 2010, con il «doppio» al soprano HarriSjöström. Dialogano anche, e con granintesa, i chitarristi Maurizio Brunod daljazz e Giovanni Palombo dal mondo dellenote acustiche in Tandem Desàrpa(fingerpicking.net). (Guido Festinese)

Se si esclude Phil Collins che, una tantum,si tuffa nel soul (e nel jazz), gli altri exGenesis coltivano un amore spassionatoper la musica classica che orascopertamente si esterna in pompamagna, a partire dal bis di Peter Gabrielcon Blood Live (Edel) dove le sontuoseorchestrazioni del proprio repertoriocanzonettistico - già ascoltate nelprecedente New Blood - in versione dalvivo acquistano ulteriore spettacolarità.Tony Banks approda addirittura aun’etichetta classicissima con Six Pieces forOrchestra (Naxos) dalla partitura orientataverso un romanticismo ottocentesco, pervia dell’accentuata componente melodica:Paul Englishby dirige la City of PraguePhilarmonic, con Charlie Siem (violino) eMartin Robertson (alto) degni solisti.Anche Anthony Phillips con AdrewSkeet in Seventh Heaven (Voiceprint)passa a un’arte «colta» tradizionale,recuperando stilemi ancor più antichi, fracitazioni quasi barocche e madrigaliste:molti i solisti coinvolti da John Parricelli aMartin Robertson, da Paul Clarvis a ChrisWorsey. Dai «Genesis, una rivelazione»,come diceva il proprio loro primo,lontanissimo, album. (Guido Michelone)

INDIE ITALIA

Il futuro è frescoe psichedelico

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FOOTBALL & LETTERATURA

L’origine del Calcio!Falsa e postmoderna

di MASSIMO RAFFAELI

●●●Ha dichiarato di recenteEnrique Vila-Matas, uno dei grandiromanzieri del nostro tempo, che alui piace scrivere di calcio suigiornali (e spesso lo fa su El Paìs) persfuggire questioni più trascendentalianche se ha aggiunto che scrivere difootball, in realtà, è molto piùdifficile di quanto non sembri. Ènoto come Vila-Matas sia un autoredel cosiddetto postmoderno e neisuoi romanzi costruisca un’esistenzadi secondo grado a eventi e figuremitologiche della modernità cheama compulsare quasi fosserospettri itineranti e caselle vuote di exvivi o di icone secolari: anche perquesto motivo il calcio entra

indirettamente o solotangenzialmente nelle sue opere,come si trattasse di un universoparallelo e impermeabile ovvero diun romanzo già scritto sul campo euna volta per sempre nella propriagrammatica, la quale, se da un latoappare una realtà di secondo grado,dettata dalle regole medesime delgioco, dall’altro resta un universoperfettamente autosufficiente.

Che tuttavia non basti rimescolareo adulterare alcune affiches pescatedall’archivio o da una discarica peressere Vila-Matas, che non basti fareman bassa dal campionario vintageper essere uno scrittore, ne dà oggiesemplare conferma Calcio!(traduzione di Sandro Ossola,Tropea, «I Narratori», pp. 190, 14

euro), il romanzo del 33ennecolombiano Juan Esteban Constaìn.Se dunque Vila-Matas, e con lui DonDeLillo o Wienfred G. Sebald,giocano su un doppio tavolo edesplorano il vuoto che divide ericongiunge la storia conl’immaginario del presente,Constaìn gioca invece su un tavolosolo che, appunto, è quello dove sirianima il passato per la suacontraffazione al presente, vale adire l’ora-per-allora che garantisce ilpieno appagamento delcollezionista. Cosa fa, in effetti,Constain? Immagina che un filologodi Oxford abbia scritto il memorialerelativo a una disputa accademicasorta in un simposio degno delCircolo Pickwick ed esplosa fra uncattedratico britannico e un collegaitaliano: corre l’anno 1947 e materiadel contendere è la primogenituradel gioco del calcio, che l’uno farisalire al 26 ottobre 1863 (quandonella Taverna dei Framassoni aLondra vennero dettate le regole chetuttora lo distinguono dal rugby)mentre l’altro, un ebreo italiano giàin fuga dal razzismo fascista, lo legaa una genealogia che dall’anticoharpastum discende alla cacciapraticata in Firenze al tempo dellaSignoria medicea. Il senso delladisputa divide nazionalismo ecosmopolitismo, orgoglio identitarioe coscienza multiculturale: fatto stache l’ebreo italiano torna in patriaper documentarsi e scopre nellebiblioteche di Firenze che non solosi deve a Niccolò Machiavelli unprimo trattato sul gioco del calcio

ma che anche e soprattutto fu ilcalcio a propiziare la finedell’assedio alla città, nell’agosto del1530, quando le truppe di Carlo V(detto il Re Cristianissimo benché isuoi lanzichenecchi avessero treanni prima messo a ferro e fuocoRoma) ebbero ragione delle miliziecapitanate da Francesco Ferrucci e,a titolo di risarcimento, restituironoFirenze a papa Clemente VII, unMedici erede dei tradizionaliproprietari della città.

Mescolando documenti veri everosimili ad autentici pastiches,Constaìn immagina che tra ifiorentini e i soldati spagnoli si siagiocata alla morte la partita (27contro 27, risultato 3 a 3) durante laquale, per motivi di ordine pubblico,venne decretata l’esclusiva liceità diusare i piedi nel gioco della caccia:l’incontro, a lungo dominato daifiorentini di Ferrucci, è pareggiatodagli spagnoli grazie a un indio dalla

tecnica inaudita ma nel qual casoindotta a utilizzare anche la maninagaleotta. Che il fantasma diMaradona potesse aleggiare, cinquesecoli fa, nel sabbione allestito aPiazza Santa Croce è comunque laminore e in fondo la più innocua frale troppe licenze poetiche che siprende Constaìn: non può adesempio immaginare quantogarberebbe ai posteri un Machiavelliteorico del calcio (ovviamentepragmatico e, per così dire,all’italiana) e però nel romanzo gli faredigere il trattatello all’inizio del1500 fingendo di ignorare che ilprimo Trattato del gioco della pallauscì soltanto nel 1555, scritto daAntonio Scaino da Salò e dedicatoad Alfonso d’Este, come si imparadall’ottima edizione a cura diGiorgio Nonni (QuattroVenti 2000).Inoltre la bandella di Calcio! ciinforma che Constaìn è docente aRosario di Relazioni internazionali e

dunque non può ignorare la celebrelettera di Machiavelli all’amicoFrancesco Vettori, del 10 dicembre1513, in cui il Segretario fiorentinoconfessa i suoi passatempi da uomodi campagna, non il calcio incostume ma i giochi della «cricca» e«tric-trach» in osteria, doveesplodono presto, come accade tratifosi, «mille contese e infinitidispetti».

Altrettanto inverosimile, e stavoltapersino incredibile, è che ilprotagonista del romanzo si chiamiArnaldo Momigliano (Caraglio diCuneo 1908-Londra 1987), filologoclassico e storiografo, fra i maggioriantichisti del secolo. Nel testo eancora nel risvolto egli viene definito«emerito», qualifica che all’altezzadel 1947 non può essere possibileper un professore entrato di ruolonell’insegnamento di Storia Romanaa Torino nel ’36, esule a Oxford dopole leggi razziali del’38, ricercatore e

docente precario fino al 1951quando ottiene finalmente unacattedra a Londra e qui rimane finoalla pensione (’75) con unpendolarismo, fra Chicago e laScuola Normale di Pisa, che via viane diffonde la lezione di insignemaestro. Un suo vecchio compagnodi studi, pure lui piemontese efuoriclasse della filologia, CarloDionisotti, in un necrologiocontenuto nel Ricordo di ArnaldoMomigliano (Il Mulino 1989) nemenziona i meriti scientifici, laschiettezza del carattere nonché lachiarezza della «prosa di uno chebadava al sodo, non aveva tempo daperdere, né alcun debito con latradizione retorica italiana». Ciò nonsolo è noto agli specialisti formatisisui monumentali e pluridecennaliContributi alla storia degli studiclassici e del mondo antico madovrebbe pure esserlo ai lettori chene abbiano appena accostato gli

In un romanzodi J. S. Constaìn,la sfida a SantaCroce tra fiorentinie soldati di Carlo V.Con Machiavelli, ilfantasma del pibee qualche licenzapoetica di troppo

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scritti più divulgativi e dimemorialistica, quali per esempioTra storia e storicismo (1985) ePagine ebraiche (1987). Nelromanzo, Arnaldo Momiglianoappare gaudente e sboccato, più unepicureo che un lettore di Spinoza,più un uomo sarcastico e un poco«balengo», come dicono inPiemonte, che non uno spiritoironico e sottilmente corrosivo qualein effetti egli fu.

E non basta, perché almeno altridue fatti nel romanzo di Constainsanno di grottesco involontario e diintrusione smaccata. Intanto, chiconosca la prosa di Momigliano nonpuò ravvisarla nelle lettere che il suopersonaggio invia da Firenze alcollega-stenografo di Oxford o, tantomeno, nella trascrizione del refertodella partita a Santa Croce. Semmai,per i colpi di scena e le trovateparossistiche (dalla modifica delregolamento in corso d’opera allamano galeotta in stile-Maradona), latrama di Constaìn può ricordare ilfeuilleton di Francesco DomenicoGuerrazzi, L’assedio di Firenze(1836), un romanzonesensazionalista di 700 pagine che untempo si leggeva compendiato epurgato nella scuola elementare,specie il passo che fa dire aFrancesco Ferrucci agonizzantedavanti al mercenario Maramaldo«Vile, tu uccidi un uomo morto…» oinsomma qualcosa del genere.Niente di più remoto, dalla mirabileasciuttezza di Momigliano, di questostile turgido e grossier a firmaGuerrazzi, il quale, non bastasse, fu

l’antisemita mai redento che cosìdefinisce (nelle Pagineautobiografiche, a cura di GaetanoRagonese, Cappelli 1969) gli ebreilivornesi con cui era cresciuto:«Partecipi della natura dei gatti, maili ammansisci; né lunga servitù, néamorevolezza, né nulla con essigiova; l’amicizia non sentono: ogniloro affetto non oltrepassa lacirconferenza dello scudo».

Un bella novità. Ma più desolanteè che nella disputa accademica ilpersonaggio-Momigliano si trovi asostenere, documenti alla mano,l’italianità del calcio, cioè uno deiluoghi comuni più retrivi e xenofobidella propaganda fascista: è vero chesuo padre era un antigiolittianopresto rivestito della camicia nera, èvero che il giovane Arnaldo avevagiurato fedeltà al regimemantenendo una posizione disostanziale ambiguità (fino aredigere per l’«Enciclopedia Italiana»la voce Roma-Impero che gli amicigiudicarono indegna) però è certoche il Momigliano del ’47, sia purereso «emerito» con decenni dianticipo, è da tempo un antifascistadichiarato. Constaìn lo ricorda dicontinuo ma il suo stessopersonaggio sembra darglimutamente torto e qui merita citarela Storia del calcio in Italia (Einaudi1954, quarta e ultima edizione 1990)di Antonio Ghirelli, quando dice:«Gli scrittori di osservanza fascistahanno tenuto a sottolineare inparticolare misura i meriti deifiorentini come precursori delmoderno football e lo hanno fatto

con tanto più fervore in quanto sitrattava di negare una gloriainglese». Che nel romanzo proprioMomigliano accetti di produrne lagaranzia scientifica, prima che unaeterogenesi dei fini resta la trovatasenza capo né coda che immette allapiù bislacca delle conclusioniladdove, come la partita del 1520 aFirenze, anche questa finisce pari epatta. Il giurì d’onore (cuipartecipano in guisa di padrininientemeno Arnold Toynbee eFederico Chabod al cospetto di suamaestà Giorgio VI) sembraconcedere la palma al filologoitaliano ma gli inglesi se lariprendono in effigie il 5 maggiodell’anno successivo, a Torino,quando Stanley Matthews,Mortensen e compagni battono per4 a O i granata in azzurro guidati daValentino Mazzola. E qui finisce ilcentone di Constaìn, esalando unvago spirito ecumenico.

Quanto ad Arnaldo Momigliano,veniamo a sapere che il suoaccanimento nella disputa è il gestoche vendica l’infanzia a Caraglio,funestata da una completainettitudine al gioco del calcio. Incompenso l’autore ci risparmiaqualsiasi congettura sui colori deltifo, granata o bianconero, di cuiprobabilmente finì con l’ammalarsiil giovane Arnaldo: ma è il solo gestodi riserbo in un romanzo che conimmensa facciatosta (questa sì tuttaquanta postmoderna) non sembrapotersi fermare né voler taceredavanti a niente e a nessuno. PoveroVila-Matas, e poveri noi.

Chi si è rotolatosull’erbadi Wimbledon

di STEFANO GALLERANI

●●●Oggi il torneo di Wimbledon sidisputa come ogni altro GrandeSlam - e quest’anno, addirittura, siterrà due volte, ospitando i campi diChurch Road anche il campionatoOlimpico che prenderà il via a fineluglio -, ma dalla seconda edizione,svoltasi nel 1878 e vinta da FrankHadow a spese di Spencer Gore, alungo nell’All England Croquet andTennis Club è valsa la regola delchallenge round: la finale, cioè,vedeva contrapposto il detentore deltitolo al vincitore di una selezione disfidanti. Il protocollo di gioco eraquello stilato da C.G. Heathcote eJulian Marshall su commissione delsegretario generale del circolo, Mr.Walsh: dunque, campo rettangolare,paletti di sostegno spostatiall’esterno, rete abbassata eadozione del punteggio del rackets,fatto di frazioni misteriose (15, 30 e40), game e set. Quanto allo stile,colpi di volo, ribattute, servizi liftati elob, partita dopo partita una nuovaarma si aggiungeva al repertorio deicontendenti elevando il livello dellagara e montando un interessesempre maggiore intorno allo sportdella racchetta. Se a questo siaggiunge la naturale propensionedel mondo anglosassone per il giocoe la competizione, non stupiscecome, appena cinque anni dopo ilsuo esordio, nelle tribune di legnocostruite per l’occasione eranostipate più di mille persone. Pure,perché un evento sportivo diventiuna leggenda ci vogliono vere eproprie epiche: dal 1881 al 1890 ilcapitolo conclusivo deiChampionship vide contrappostiWilliam ed Ernest Renshaw, ma perquell’alchimia strana che lega duegemelli il secondo non riuscì che adimporsi solo una volta su cinquefinali, mentre Willie, spavaldo eaggressivo si aggiudicò ben ottoallori. Senza soluzione di continuitàfu anche il dominio, nel decenniosuccessivo, dei Doherty, ma ladifferenza d’età (Reginald era di treanni più anziano di Laurie) sitradusse in una sorta di passaggio diconsegne, per cui quando ilmaggiore, dopo quattro titoli ecomplice una salute malferma, nonebbe la forza necessaria per ribadireil proprio tennis, fu il più piccolo adaggiudicarsi altre cinque edizionionorando il buon nome di famiglia.Pressoché nullo fu invece l’impattosul torneo dei fratelli Baddeley,presto scalzati dagli irlandesiHamilton, Pim e Mahony, ma ormail’epopea dei Renshaw e dei Doherty- che a Wimbledon, per di più, erano

nati – era stata sufficiente acirconfondere quei campi diun’atmosfera domestica (tanto che,oltre un secolo dopo e forte di trevittorie e quattro finali, Boris Beckernon avrebbe faticato a considerarli ilgiardino di casa). Ed una questioneprivata è stata anche quella tra ledue più forti tenniste delventunesimo secolo, le sorelle Venuse Serena Williams, che al cospettodegli immancabili duchi di Kent sisono spartite ben nove piattid’argento affrontandosi per quattrovolte sotto gli occhi imbarazzati dimamma Oracine e lo sguardospietato di papà Richard. La lororivalità è stata un concentrato delleangustie e dei condizionamentipsicologici patiti e vissuti daiRenshaw e dai Doherty: come iprimi, infatti, i loro scontri non sonostati mai banali, ma sempretravagliati dalla difficoltà di lottarecontro la forza del sangue e laviolenza dell’agonismo (come nonpensare al senso di rivalsa che a uncerto punto della sua carriera la piùpiccola e sgraziata Serena deve averprovato nei confronti della precoce eflessuosa Venus?); al pari deisecondi, però, trionfando in doppionel 2000, 2002, 2008 e 2009, leragazze di Lynwood, California,hanno fatto quadrato intorno a unaffaire che sentivano lororespingendo l’assalto sia dicampionesse già affermate che digiovani e impetuosi rivali passate sulCentre Court come meteore ealtrettanto rapidamente spazzatevia. Epiche sono state poi le decinedi scontri che si sono consumati suquell’erba leggendaria, dai duelli traBorg e McEnroe ai più recenti tra ReRoger e Rafa Nadal. Personalmente,il momento più intenso cui hoassistito è stata la finale del 2001, chevedeva contrapposto all’australianoPatrick Rafter il croato GoranIvanisevic. Quell’anno Ivanisevic,precipitato allacentoventicinquesima posizione delranking mondiale, era entrato nelmain draw solo grazie a una wildcard offertagli dagli organizzatori asaldo di una carriera che aWimbledon lo aveva vistoprotagonista almeno tre volte,sconfitto una volta da Agassi e dueda Sampras, ma quel livello di giocosembrava ormai niente più che unlontano ricordo. Ciononostante,senza alcun peso sulle spalle se nonquello di un carattere imprevedibilee autodistruttivo, Goran riuscì adissarsi sino all’ultima domenicaquando, in vantaggio otto giochi asette e servizio nell’ultimo e decisivoset, si trovò a un passo dal liberarsi

dall’etichetta di perdente disuccesso. Il primo quindici lo videsubito in svantaggio, complice unafacile volée di dritto spedita mezzometro oltre la linea di fondo campo;il punto successivo riequilibrò lasituazione dopo una rispostasbagliata dall’australiano due voltevincitore agli US Open; ma ifantasmi che avevano tormentatoGoran per una vita erano lì adaspettarlo, facendolo incappare nelpiù inconsulto dei doppi falli, conuna seconda palla scagliata fuori delrettangolo di servizio a centoventimiglia orarie. Ormai era saltato ognischema. Rafter infilò ancora un paiodi bei colpi mentre il croatoalternava di nuovo battute vincenti adoppi falli bruciando tre occasioniper portare a casa coppa edincontro. La sua era una mascheradi dolore e paura; lo sguardo, quellodi chi stia per crollare a un passo daltraguardo. Non credo perciòd’essere stato l’unico, quelpomeriggio, a pensare che, a uncerto punto, guidando debolmentein rete una banale risposta, sianointervenuti gli dei della racchetta adaffidare a Rafter il compito disgravare il loro figlio sfortunato delfardello della vittoria,permettendogli finalmente dipiangere sì, ma di gioia stavolta, suquell’erba consacrata dove e come,secondo la sacerdotessa Navratilova,il rito del tennis andrebbe semprecelebrato.

Da allora, il tennis che secondo lacampionessa cecoslovacca MartinaNavratilova (che a Wimbledon, tratornei individuali e in coppia hacollezionato l’incredibile e forseineguagliabile numero di venti titoli)si gioca qui come dovrebbe esseregiocato, ovvero sull’erba, non ha maiperduto il primato di competizionetennistica più affascinante che ci sia,rimanendo il vero tempio dellaconsacrazione per qualsiasigiocatore: una legge che sfida il casoe, solo negli ultimi anni, è stataconfermata dal fatto che è propriosu questi campi che lo scettro di piùgrande tennista del mondo è statoceduto da un campione all’altro:negli anni novanta le chiavi delgiardino di casa furono cedute daBoris Becker a Pete Sampras, fino ache questi non le passò a sua volta aun diciottenne di Basilea che di lì apoco avrebbe infranto il suo recorddi vittorie nei tornei del GrandeSlam, Roger Federer; ed è tra le siepidi Warple Road che Nadal ha dovutosconfiggere FedEx per convincere ilmondo intero di un talento che nonera sola volontà di potenza o puraforza fisica.

Nella foto grande una rappresentazionedel calcio storico fiorentino.Nel disegno a sinistra una partita di footballa Kingston-upon-Thames nel 1846. Sotto,la quarta edizione delle Memorie del CalcioFiorentino (1688).A destra, il campo centrale di Wimbledon(foto Reuters)

TENNIS

La storia lunga 135 anni del «WimbledonChampionships», che quest’anno «raddoppia»ospitando nei suoi impianti il torneo olimpico

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