Aldenia giugno 2013 comp

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Quale alimentazione? La creatività Trattare l’insonnia con i Fiori di Bach Il bullismo parliamone insieme Maggio/Giugno 2013

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Rivista di salute naturale. Il numero contiene uno speciale sull'alimentazione oltre ad articoli di psicologia e naturopatia

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Quale alimentazione?

La creatività

Trattare l’insonnia con i Fiori di Bach

Il bullismoparliamone insieme

Mag

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gno

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Psicoecologia

Silvia Garozzo

Roberta Vitali - Grazia Arena

Sentieri della memoria

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Bimestrale di salute naturale e conoscenza olistica

StampaDigital Team

Reg.Trib.Firenze n.5549 del 22/01/2007

Direttore responsabile:Lorenzo Cassigoli

Aldenia Edizioni sas di Luca Cecchi

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IN QUESTO NUMERO

Dieta mediterranea 2Conosciamo le vitamine 7Menopausa: quale alimentazione? 12A tavola con equilibrio 19La disgrafia 28Il bullismo 30La creatività 33Adolescenza smart(phone) 36La reflessologia plantare 38Insonnia 39

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Maggio/Giugno 2013

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Dieta mediterranea:la chiave per una sana alimentazione

In molti associano alla parola “dieta” un significato negativo, che porta spesso a pensare di dover ini-ziare un periodo di sacrifici e privazioni. In realtà “dieta” deriva dal greco diaita e significa “stile di vita” o “modo di vivere”. Il termine quindi sotto-linea l’importanza di una sana alimentazione quo-tidiana come base per prevenire le innumerevoli patologie che caratterizzano la società occidentale: sovrappeso, obesità, diabete, dislipidemie, iperten-sione e malattie cardiovascolari.

Il modello alimentare più sostenuto dalla ricerca scientifica in grado di proteggere la salute, preve-nendo le malattie cronico-degenerative, è la dieta mediterranea.

Non a caso la dieta mediterranea è stata proclama-ta nel 2009 Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Il modello mediterraneo non riguar-da semplicemente le scelte a tavola, ma riunisce in sé un insieme di culture e tradizioni. Essa promuo-ve l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi e delle festività condivise da

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una data comunità e ha dato luogo a canzoni, mas-sime, racconti e leggende.

Alla base della piramide alimentare mediterranea viene evidenziata l’importanza di uno stile di vita attivo tramite lo svolgimento quotidiano di una re-golare attività fisica.

In primo piano viene inoltre preso in considerazio-ne un fattore importante, quello della convivialità a tavola, unito al consumo di prodotti locali, di sta-gione, e di acqua, da bere a volontà durante l’intero arco del giorno.

L’acqua è il componente principale del corpo, che ne è costituito al 60% circa. Dovremmo essere in grado di assumere 1,5-2 litri di acqua al giorno per garantire al corpo un adeguato stato di idratazione e il mantenimento di innumerevoli funzioni, tra cui la regolazione della temperatura corporea, il tra-sporto dei nutrienti e il regolare transito intestinale.

Quotidianamente la piramide sprona al consumo di frutta, verdura e cereali, preferibilmente integrali, da inserire ai pasti principali: colazione, pranzo e cena.

I cereali (pasta, pane, riso, farro, orzo, patate, ecc) contengono carboidrati e per questo motivo co-stituiscono la primaria fonte di energia necessaria all’organismo per svolgere innumerevoli attività: funzionamento degli organi, metabolismo cellula-re, ma anche leggere, guidare, studiare, camminare e tutte le altre attività del quotidiano. Per questo motivo non devono mai mancare a partire dalla pri-ma colazione, preferibilmente accompagnati da una tazza di latte o un vasetto di yogurt.

Frutta e verdura sono alimenti a basso contenuto calorico ma con elevato potere saziante. Oltre a contenere sali minerali, vitamine, antiossidanti e acqua, sono fonti di fibra alimentare – insieme ai cereali integrali e ai legumi – una sostanza che man-tiene o ristabilisce la regolarità intestinale, aumenta il senso di sazietà e tiene sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue e glicemia, riducendo quindi il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e tu-mori al colon-retto. Giornalmente dovrebbero esse-re consumate due porzioni di verdura e tre di frutta.

Nel modello mediterraneo rientrano anche due importanti alimenti: frutta secca (noci, mandorle,

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nocciole, ecc) e olio extravergine d’oliva. Entrambi hanno un elevato contenuto calorico, per cui è ne-cessario non esagerare e fare attenzione ai quantita-tivi assunti. Sono fonti rispettivamente di omega-3 e magnesio, di acidi grassi monoinsaturi e vitamina E (quest’ultima potente antiossidante), che ne fan-no dei cibi ottimali dal punto di vista qualitativo e per questo motivo ne viene consigliato il consumo quotidiano.

L’introito alimentare più moderato è invece attribu-ito ai secondi piatti, che devono essere adeguata-mente distribuiti nell’arco della settimana e consu-mati rispettando le porzioni consigliate dai dietisti. Dovrebbero essere privilegiati legumi, pesce, for-maggi e uova, tutte fonti di proteine, da cui deriva-no gli amminoacidi, essenziali per i muscoli e per la produzione di importanti sostanze come ormoni ed enzimi.

La nostra società è caratterizzata da un eccessivo consumo di carni e salumi, sia per quanto riguar-da la dimensione della porzione, che la frequenza di consumo. Per questo motivo sono alimenti che sono stati posizionati all’apice della piramide, insie-me ai dolci, il cui consumo come fine pasto non dovrebbe essere superiore a 1-2 volte a settimana.

La piramide pone l’attenzione anche sul vino, spe-cialmente il vino rosso, che fa tradizionalmente par-te della cucina mediterranea. Chi non è abituato a bere vino non deve iniziare a farlo solo perché con-tiene antiossidanti, presenti anche in frutta, verdura e legumi. Al contrario, chi ha l’abitudine di consu-marlo dovrebbe invece bere vino sempre durante i pasti e non a stomaco vuoto, rispettando i quantita-tivi di 2-3 bicchieri per l’uomo, 1-2 bicchieri per la donna e un unico bicchiere al dì per l’anziano

In conclusione, non esistono alimenti buoni o cat-tivi, alimenti di cui abusare o di cui privarsi. Tutto sta nella quantità e nella qualità dei cibi consumati. Il concetto fondamentale alla base della piramide alimentare della dieta mediterranea è la varietà: diversificare gli alimenti e moderare i nostri com-portamenti a tavola, privilegiando frutta, verdura, cereali e riducendo alimenti ricchi di grassi, è la re-gola fondamentale per seguire i principi di una sana alimentazione.

Dott.ssa Sara Bardazzi

Dietista

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Conosciamo le vitamine

Queste sostanze sono necessarie per la vita anche se in effetti se ne utilizzano piccole quantità, dipen-dono da esse ad esempio, alcune reazioni metabo-liche, la possibilità di accrescimento dell’organismo e il mantenimento di una normale funzionalità dell’organismo stesso

Le vitamine si dividono in :liposolubili: solubili nelle sostanze grasse e nei sol-venti idrosolubili: solubili in acqua.

Vitamine liposolubili

Vitamina A Detta anche retinolo può essere assorbita come

tale, ma può anche entrare nell’organismo sotto forma di caroteni.I Caroteni costituiscono, infatti, i precursori della vitamina A. Tra questi particolarmente importante è il b-carotene la cui formula vediamo qui di seguito.

La vitamina A, come tale, è contenuta nei tessuti animali.Particolarmente ricchi di questa vitamina sono il fegato,le uova e il latte. Nei tessuti vegetali, invece, ritroviamo i carotenoidi. I caroteni, di cui abbiamo

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parlato prima sono in effetti una sottoclasse dei ca-rotenoidi. I carotenoidi, infatti sono molto numero-si e vengono divisi in due classi separate: caroteni e xantofille. Non tutti i carotenoidi sono provitamine, cioè precursori di vitamine (della Vitamina A nel no-stro caso), alcuni infatti come il licopene, pur es-sendo importanti per la salute,non sono precursori vitaminici.Per poter divenire Vitamina A i carotenoidi devono subire una modificazione a livello della mucosa in-testinale.Il problema sta nello scarso assorbimento e nello scarso utilizzo dei carotenoidi per cui ad esempio diviene vitamina A solo circa 1/6 del b-carotene as-sunto per via alimentare.ui formula chimica vedia-mo di seguito.I vegetali più ricchi di queste sostanze sono quelli a colorazione gialla, rossa o verde scuro.Per quanto riguarda la Vitamina A dobbiamo co-munque ricordare che questa si trova in natura in forma esterificata e deve comunque subire delle re-azioni chimiche per poter divenire una forma biolo-gicamente attiva.L’assorbimento della Vitamina A è poi condiziona-to da altri fattori come i grassi introdotti con l’ali-

mentazione e la presenza di una maggiore o minore quantità di acidi biliari.Nell’essere umano la vitamina A viene immagazzi-nata, per circa il 90%, a livello epatico e, per poter essere successivamente utilizzata, è necessaria la presenza di zinco.La vitamina A favorisce la crescita e il mantenimento dello stato i salute dei tessuti e in particolare della cute e delle mucose come ad esempio quelle del naso, della bocca e dell’intestino.Oltre a questo entra nella formazione, tramite un suo derivato, di un particolare pigmento visivo, la rodopsina, che aiuta durante la visione notturna.L’unità di misura della vitamina A sono i retinolo equivalenti (RE). Un RE equivale a 1 microgrammo di retinolo o 6 microgrammi di ß-carotene. Esistono manifestazioni cliniche della carenza di Vi-tamina A.In particolare la cute diviene secca e con più rughe del normale, la visione notturna diviene difficile (emeralopia) e si ha una maggiore predisposizione alle infezioni. Come esistono i sintomi da carenza esistono anche i sintomi da sovradosaggio che si hanno quando l’assunzione è tale da superare le capacità di accu-

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mulo del fegato. In genere il sovradosaggio si ha per l’assunzione di integratori anche se si può avere un sovradosaggio alimentare derivante ad esempio da un continuo e marcato consumo di fegato. In genere non si ha comunque una tossicità acuta ma una forma cronica. Non andrebbero consumate dosi di vitamina a mag-giori di 9mg al giorno per l’uomo e di 7 mg al gior-no nella donna in caso di assunzione per periodi prolungati.Un particolare attenzione va posta, in caso soprat-tutto di supplementazione, in gravidanza. In questo caso la dose diventa di 6mg al giorno, ma sarebbe meglio evitare questo tipo di assunzione che può, a dosaggi elevati, presentare rischi di teratogenicità.E’ poi importante ricordare che in Italia, come in tutti i paesi occidentali, non si ha una evidenza cli-nica di carenze per questo tipo di vitamina e, consi-derati i rischi, è bene riflettere prima di consigliare integrazioni.

Vitamina DLa vitamina D entra soprattutto nel bilancio del cal-cio.Esistono 5 diverse forme di questa vitamina, ma le due più importanti sono la vitamina D2 e la vita-

mina D3 definite rispettivamente ergocalciferolo e colecalciferolo. Queste due forme hanno una atti-vità simile per cui vanno intese entrambe sotto il generico nome di vitamina D.Una differenziazione tra D2 e D3 è data dallo loro diversa origine infatti la prima è di origine vegetale mentre l’altra è di origine animale In effetti nell’organismo umano la vitamina D pro-viene da un precursore, il 7 – deidrocolesterolo, che è sintetizzato dall’organismo stesso e conver-tito in provitamina per azione della luce del sole. La vitamina prodotta viene poi accumulata e questo permette una sua azione anche nei mesi nei quali l’irraggiamento solare è scarso.In caso di insufficiente apporto endogeno è neces-sario un apporto alimentare mediato dall’assunzio-ne di alimenti come il latte e il formaggio o l’assun-zione di opportuni integratori.Come detto in precedenza l’azione della vitamina D si esercita sul metabolismo del Calcio di cui fa-vorisce il riassorbimento a livello del rene e l’assor-bimento intestinale e sull’assorbimento intestinale di fosforo. La presenza di una adeguata quantità di vitamina D mantiene lo scheletro mineralizzato pur non essendo l’unica molecola che agisce sul meta-bolismo del tessuto osseo, metabolismo che è an-

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che sotto il controllo ormonale.L’assunzione di adeguate quantità di vitamina A per via alimentare è abbastanza difficoltosa perché sono pochi gli alimenti che la contengono in quantità apprezzabile. Tra questi il più importante è sicura-mente l’olio di fegato di merluzzo.L’olio di fegato di merluzzo contiene circa 210 µg di vitamina D per ogni 100g, seguono, ma distaccati, i pesci grassi come il salmone che ne contengono al massimo 25 µg ogni 100g. In altri alimenti come le uova e i formaggi grassi le quantità sono ancora mi-nori: al massimo 0,5 µg/100 g per i formaggi e 1,75 µg/100 g per le uova.In genere, comunque, la normale esposizione alla luce solare è sufficiente per garantire un adeguato apporto di Vitamina D.Qualche problema si può evidenziare nell’anziano per difficoltà nella sintesi endogena.Il rachitismo e l’osteomalacia, rispettivamente nel bambino e nell’adulto, sono le forme evidente di carenza di questa vitamina, forme quanto mai rare nelle società occidentali, le forme invece iniziali si manifestano con iperparatiroidismo e diminuzione della concentrazione a livello del sangue di calcio e fosforo.Anche per la vitamina D esistono i rischi di sovra-

dosaggio in genere dovuti a una eccessiva integra-zione.

Vitamina ELa vitamina E si trova in natura in otto forme, quat-tro tocotrienoli e quattro tocoferoli. La forma più importante è l’α-tocoferolo.Questa vitamina è principalmente un antiossidante, ed ha la capacità di aumentare la resistenza dell’in-dividuo entrando in alcuni processi di tipo ener-getico, oltre a questo ha una azione protettiva a livello capillare e una leggera azione vasodilatatrice.Queste ultime azioni sono però secondarie, come rilevanza, rispetto all’azione antiossidante che è quella che rende questa vitamina indispensabile.Il suo assorbimento avviene a livello intestinale (in-testino tenue) e necessita anche essa dell’azione dei Sali biliari. I semi sono tra gli alimenti più ricchi di questa vitamina e di conseguenza sono ricchi di vi-tamina E anche gli oli che da questi semi derivano anche se possono esserci delle perdite in seguito ai processi di lavorazione e raffinazione, a seguire pos-siedono vitamina E alcuni cereali, frutta e ortaggi.A proposito degli oli quelli che ne contengono di più sono l’olio di oliva e l’olio di semi di girasole. Data la predita di vitamina E che si ha sia con la

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cottura che con la lavorazione degli oli è evidente come l’olio extravergine di oliva spremuto a freddo e utilizzato a crudo sia la forma di assunzione che dà le maggiori garanzie.La carenza di questa vitamina non mostra, in effetti, segni clinici evidenti per cui se si hanno dei dubbi è necessario effettuare un esame del sangue, in que-sto caso è considerato sintomo di carenza un valore inferiore a 0,5mg/dl.Nel caso di questa vitamina la tossicità è scarsa e per arrivare a dei disturbi, che sono di natura preva-lentemente intestinale, è necessario l’assunzione di una dose pari a 2000mg/dieVitamina K

Anche se parliamo di Vitamina K come se si trattas-se di una unica sostanza in effetti siamo di fronte ad un gruppo di sostanze, possiamo infatti parlare di Vitamina K1, Vitamina K2 e Vitamina K3. La K2 è sintetizzata da batteri presenti nella normale flo-ra batterica intestinale, la vitamina K1 è di origine dietetica, viene cioè introdotta con l’alimentazione mentre la Vitamina K3 è di tipo sintetico.Essendo anche questa una vitamina liposolubile ne-cessita, per il suo assorbimento a livello intestinale, di una buona funzionalità biliare.L’azione principale della vitamina K è sulla coagu-lazione del sangue infatti il K del suo nome sta per Koagulation, entrando nella sintesi di alcuni fattori indispensabile al fine di avere una adeguata coagu-labilità sanguigna.La sua carenza, pertanto, determina una sindrome di tipo emorragico la cui gravità è proporzionale al livello di carenza.In soggetti sani, comunque, la sua carenza è abba-stanza rara a meno che non intervengano fattori particolari come le terapie specifiche con farmaci che antagonizzano la Vitamina K o casi di malassor-bimento.

Vitamine idrosolubili

A differenza delle vitamine liposolubili, che abbia-mo visto prima, sono facilmente eliminabili con le urine e non tendono ad accumularsi per cui i rischi connessi ad eventuali sovradosaggi da uso di inte-gratori sono abbastanza remoti.La Vitamina B1 (tiamina) ha un ruolo importante nelle reazioni associate al metabolismo dei carboi-drati e alla produzione di energia.Viene introdotta con l’alimentazione e assorbita a livello intestinale, soprattutto a livello del duodeno.E’ diffusa sia nei prodotti animali che in quelli ve-getali. In particolare è presente nei cereali dove è situata nel germe e nella crusca, si trova anche nel latte, nel lievito di birra, nelle uova nel fegato etc. Bisogna comunque ricordare che la cottura porta

alla perdita di una notevole quantità di vitamina.La sua carenza provoca problematiche nel metaboli-smo dei carboidrati, queste problematiche, in gene-re si evidenziano rapidamente poiché non vi è una scorta di vitamina.La forma di carenza cronica dà una patologia detta Beri-beri con danni al sistema nervoso e all’appara-to cardiovascolare. Questa patologia è praticamente inesistente nei paesi occidentali e si ritrova attual-mente solo in alcune popolazione orientali che se-guono una dieta costituita prevalentemente da riso brillato.Come detto prima l’eventuale eccesso viene elimi-nato con le urine.

Vitamina B2La vitamina B2 (Riboflavina) interviene come coen-zima in alcune reazioni di ossido-riduzione nell’am-bito della respirazione cellulareIl suo assorbimento avviene a livello dell’intestino tenue ed è molto diffusa in natura per cui la si può riscontrare in diversi aliemnti come il cuore, il latte le uova e i vegetali a foglie verdi.Essendo così presente nell’alimentazione è difficile avere una sua carenza anche se la cottura tende a di-minuire la sua presenza. Un sintomo caratteristico della sua carenza è la cheilite o stomatite angolare caratterizzata dall’infiammazione degli angoli della bocca con l’apparizione di piccole fessurazioni.

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Vitamina B6Il termine vitamina B6 comprende tre composti: la piridossina, il piridossale e la piridossamina.La funzione di questa vitamina si esplica nella me-tabolizzazione degli aminoacidi, processo nel quale svolge il ruolo di coenzima.E' contenuta in numerosi alimenti sia vegetali come i cereali e i legumi sia animali come il fegato, il rene, il latte e le uova e il suo assorbimento si ha a livello dell’intestino tenue ed un parte può anche essere prodotta dalla flora batterica intestinale.Il deficit di questa vitamina è particolarmente raro mentre può esistere un sovradosaggio che si ot-tiene con l’assunzione di dosi superiori ai 50mg al giorno. Il sovradosaggio dà come conseguenza una forma di neuropatia periferica.

Vitamina B12La Vitamina B12 ha rilevanza nella formazione dei globuli rossi infatti questa vitamina fu scoperta gra-zie agli studi su di una particolare forma di anemia: l’anemia perniciosa.

La particolarità di questa vitamina è che necessita, per il suo assorbimen-to, di un particolare fattore, il fattore intrinseco o fattore di Castle, che vie-ne prodotto a livello dello stomaco. E’ l’unione con questo fattore che permette l’assorbimento della vita-mina B12 a livello intestinale.La principale fonte di Vitamina B12 sono gli alimenti di origine animale, particolarmente ricco di questa so-stanza è il fegato.Gli alimenti di origine vegetale, inve-ce, tendono a non avere questa so-stanza o a possederla in una forma non utilizzabile nell’uomo.La carenza di Vitamina B12 è spesso legata non tanto ad una sua scarsa in-troduzione quanto ad un deficit del fattore intrinseco. Questo deficit può essere determinato da diverse condi-zioni come lesioni gastriche o come la presenza di anticorpi anti fattore intrinseco, condizione quest’ultima di carattere congenito.L’anemia perniciosa è, come detto in precedenza, il risultato di una caren-za di Vitamina B12.

Acido PantotenicoL’ Acido pantotenico è il precursore del coenzima A, e pertanto svolge un ruolo importantissimo nel metaboli-smo di numerose sostanze.Dal punto di vista alimentare è repe-

ribile sia in animali che vegetali essendo ampiamen-te distribuito in natura, proprio per questa sua larga diffusione la sua carenza è molto rara e in genere determinata o da gravi problematiche alimentari o da disturbi nel suo assorbimento a livello intestina-le.Essendo facilmente eliminabile con le urine non ci sono, in pratica, forme di ipervitaminosi.

Acido FolicoL’ Acido Folico detto anche vitamina B9, ha una azione importantissima poiché agisce in quelle rea-zioni in cui è necessario il passaggio di un atomo di carbonio da una molecola ad un’altra. Questa capa-cità lo rende importantissimo infatti interviene, tra l’alro, nella sintesi delle purine e nei meccanismi atti a riparare i cromosomi.Deve essere assunto per via alimentare non essen-do sintetizzabile dall’organismo in maniera autono-ma. E’ presente sia in alimenti di origine animale, in particolare nelle frattaglie, sia in alimenti di origine vegetale in particolare nei broccoli e nella lattuga.

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Si tratta di una sostanza che non resiste al calore per cui, durante la cottura, ne viene perso dal 50 all’80%.La sua carenza, che si riscontra difficilmente nelle società occidentali mentre è più diffusa nei paesi sottosviluppati, si evidenzia con anemia e proble-matiche a carico di cute e mucose.La supplementazione con acido folico è da evitarsi in corso di forme neoplastiche sia maligne che beni-gne poichè la sua introduzione tende ad aumentare il numero delle cellule tumorali.

BiotinaLa Biotina nota anche come vitamina H, denomi-nazione questa ormai desueta, fa parte anche essa delle vitamine del gruppo B.E’ concima di diverse carbossilasi e per questo ha un ruolo importante nel metabolismo, tra l’latro, dei glucidi e degli acidi grassi.Deve essere introdotta per via alimentare ed è pre-sente in alimenti di origine sia vegetale che animale, ma quella presente nei vegetali è di più difficile as-sorbimento in quanto legata.Il suo deficit è molto raro e legato a situazioni parti-colari e si manifesta in genere con forme di desqua-mazione cutanea.

Vitamina PPLa vitamina PP, detta anche niacina o vitamina B3, la

sua importanza è determina dal fatto che entra nella formazione del NAD e del NADP avendo quindi, at-traverso questi composti, una importante azione in diverse vie sia anaboliche che cataboliche.In effetti anche se comprese sotto un unico nome, vitamina PP , si tratta di due molecole tra loro leg-germente diverse: l’acido nicotinico, che è poi la vera e propria niacina, e la nicotinammide.La vitamina PP può essere sintetizzata dall’organi-smo a partire dal triptofano ma questa vi è poco efficiente per cui risulta essere particolarmente im-portante l’apporto alimentare diretto.E’ presente in alimenti di origine animale come il pesce, il fegato e il muscolo e in alimenti di origine vegetale come i legumi.La sua carenza determina un quadro particolare de-nominato pellagra che si manifesta con un quadro clinico particolare che comprende disturbi a carico della cute (dermatite), diarrea e forme di demenza.Il suo eccesso (ipervitaminosi) porta a danni al fe-gato ed ipotensione determinata dalla vasodilata-zione.

Vitamina CLa Vitamina C, o acido ascorbico, svolge importan-tissime funzioni nell’organismo. Innanzi tutto pre-siede alla sintesi del collagene, ha poi una azione antiossidante, entra nella sintesi degli acidi biliari, favorisce, aumentandolo, l’assorbimento del ferro, regola la permeabilità dei capillari e sembra anche svolgere un’attività antistaminica.E’ presente in diversi alimenti come gli agrumi, i peperoni, i pomodori e nei vegetali a foglia verde. La cottura, specie se prolungata, tende a diminuire notevolmente la sua quantità. Inoltre la vitamina C tende ad essere instabile per cui andrebbero con-sumati cibi il più possibile freschi perché anche la lunga permanenza dei cibi all’aria può portare ad una diminuzione della quantità di questa vitamina.Lo scorbuto è la patologia che si evidenzia per una mancanza conclamata di vitamina C. I segni clini-ci della patologia sono determinati principalmen-te dalla carente formazione di collagene per cui si hanno emorragie e gengiviti.Attualmente, nei paesi occidentali, non si assiste più all’apparizione di forme conclamate di pellagra, quello che si può avere è una carenza di vitamina C con conseguente aumento dello stress ossidativi e dei radicali liberi; questa situazione sembrerebbe favorire la comparsa di aterosclerosi.Possono esistere anche forme di ipervitaminosi, in genere da assunzione di integratori, che si concre-tizzano in forme diarroiche.

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Menopausaquale alimentazione?

La visione dell’antroposofia

Dopo i 50 anni l’organo del gusto come tutti i sensi diventa più debole. Per questo si deve arricchire il cibo con spezie ed aromi. Lo zucchero bianco raf-finato blocca il processo metabolico, perché car-ente di vitamina B1. Come alimenti dolci sono da preferire il miele, che in questa età può curare la sclerosi ed i reumatismi, oppure la melassa di barb-abietola, l’estratto di malto, succhi di frutta, frutta secca, sciroppo d’acero. I dolcificanti di sintesi sono da evitare perchè con essi si dà l’illusione di qualcosa che non esiste nella realtà. Conosciamo infatti i danni derivanti dall’uso di aspartame e saccarina. Un aiuto per la digestione sono i prodotti fermen-tati come il latte acido, il quark. Una tazza di thé amaro oppure di brodo di verdura all’inizio del pasto predispongono ad una buona di-gestione. Oggi vengono usati per abbellire i cibi e conservarli degli additivi chimici, ottenuti per sinte-si; a tali sostanze appartengono anche le forze della radioattività. Di queste forze si fa uso sempre maggiore nella ster-ilizzazione dei prodotti alimentari. Queste sostanze fanno sì che le tossine si accumulino nell’organismo e, nel migliore dei casi, che possano essere espulse attraverso la pelle (reazioni allergiche), i reni e la respirazione (es. asma). Dopo i 50 anni d’età si incominciano ad avere prob-lemi con la memoria, che è parte del corpo eterico, ciò perché si ha il lento distacco, da questo momen-to, del corpo eterico dal fisico che comporta una diminuzione della vitalità, del vigore fisico e nei tes-suti questo lento allontanamento apporta un mi-nor quantitativo di acqua, per cui la pelle diventa secca e rugosa. Direttamente dalle sostanze alimentari sono costru-iti il cervello ed il sistema neuro-sensoriale. Gli altri tessuti ed organi sono invece costruiti da sostanze

nuove dovute a forze dinamiche del corpo eterico, che sono state attivate dall’incontro con le forze for-mative dell’alimento. Alla formazione degli organi ed alle loro funzioni sono necessari l’anima e lo spirito.Secondo la medicina antroposofica sono importanti per l’alimentazione anche la milza ed il diaframma, che è un muscolo impari e cupoliforme, il quale ha la funzione di separare la cavità toracica da quella addominale, concorrendo così alla fondamentale funzione della respirazione.La milza equilibra il metabolismo ed il polo medi-ano ritmico, mette in sintonia i processi metabolici ancora grossolani nel tratto digestivo con il sistema circolatorio e respiratorio, che sono più collegati all’animico spirituale. La milza reagisce vivacemente al ritmo dell’assunzione del cibo. Ha bisogno di mo-menti di riposo altrimenti diventa irrequieta. Gli spuntini, infatti, vanno fatti a ritmi stabiliti (ogni due ore).Il diaframma mette invece in relazione il ritmo della respirazione con il movimento dello stomaco. At-traverso il midollo della colonna vertebrale il movi-mento respiratorio arriva fin dentro il cervello, poiché i liquidi salgono e scendono con la respi-razione. Il ritmo viene quindi sentito fin dentro alle cavità cerebrali, anch’esse piene di liquido che ar-riva direttamente dalla colonna vertebrale. Tutto ciò rientra nel concetto di respirazione “cranio-sacrale”, secondo cui tutto l’uomo è compenetrato dal ritmo del respiro. Il calore nell’uomo si produce con il metabolismo e l’attività muscolare. La respirazione cranio-sacrale indica il movimento ritmico di espan-sione e flessione anche delle ossa del cranio. È il movimento di apertura e chiusura delle ossa pari-etali del cranio, simili al movimento delle branchie di un pesce. Soffermiamoci adesso su alcuni alimenti ritenuti,

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nell’ambito della Medicina Antroposofica, impor-tanti nel corso del periodo menopausale.

Cereali

Come si è visto il processo dell’alimentazione è un atto continuo di distruzione di sostanze naturali in-trodotte e costruzione di sostanze nuove umaniz-zate, affinché le sostanze nuove siano utili ai pro-cessi umani. Importante è che tali sostanze, quelle ingerite, devono provenire da colture non degra-date cioè non concimate né aggredite da sostanze chimiche-tossiche (come ad esempio i pesticidi o le discariche a cielo aperto); da alimenti raffinati, né conservati, ma deve trattarsi di alimenti che proven-gono da colture biodinamiche e che siano ricchi di proteine, carboidrati, grassi, zuccheri, minerali in rapporto armonico. L’alimento più adatto all’uomo è senza dubbio il cereale. Questo alimento è im-portante sia per gli organi di senso che per il cer-vello ed il sistema nervoso; fra i minerali contenuti nei cereali vi è infatti il silicio, che serve all’attività nervosa e sensoriale. Oltre che per gli organi del polo superiore, i cereali hanno anche una grande rilevanza per i muscoli, che come il sistema nervoso poggiano sul metabolismo degli zuccheri; per il fe-gato, poiché nei cereali sono combinate in modo ideale le sostanze di base (proteine, grassi, carboi-drati etc…) per la metabolizzazione a livello epati-co; per la stimolazione del movimento peristaltico intestinale. Sono benefici anche sul polmone, sul cuore e la circolazione sanguigna. R.Steiner ricorda-va spesso nelle sue conferenze come la tubercolosi si fosse diffusa maggiormente in Europa da quando la patata aveva preso il posto dei cereali come ali-mento principale (benché la tubercolosi esistesse già fin dai tempi di Ippocrate). Un’alimentazione con cereali dà una armonizzazi-

one al rapporto del ritmo respirazione/frequenza-polso. Per il cuore è molto importante il magnesio, contenuto ad esempio nel chicco di grano. L’infarto è spesso causato da carenza di magnesio. Altro effetto dei cereali è quello di im-parare, tramite la assunzione di questi, a dosare le giuste quantità di cibo da ingerire. Infatti colui che mangia deve sentire quando è l’ora di smettere ed imparare a distinguere gli alimenti che gli fanno bene da quelli che lo danneg-giano: in tal modo rinasce in lui un sano istinto alimentare. I cereali sono sette, come sette sono i colori dell’arcobaleno, sette sono le note musicali, sette sono i giorni della settimana e sette i pianeti più importanti per l’uomo che ruotano nel cielo. Le singole specie dei cereali sono: il grano, la segale, l’orzo, l’avena, il mi-glio, il riso ed il mais.

Di questi, il grano, la segale e l’orzo occupano una posizione centrale di equilibrio, mentre il riso, il mais, l’avena ed il miglio hanno particolari caratter-istiche e servono all’alimentazione dei diversi conti-nenti: dell’est, dell’ ovest, del nord e del sud. GranoIl grano è il cereale più diffuso sulla terra, e purtrop-po può essere manipolato geneticamente a piacere, determinandone un deterioramento. È oggi possi-bile superare tale pericolo, usando un tipo di grano che provenga da un terreno sano e che sia utilizzato nel tipo integrale. Così è facile da digerire sia per i bambini piccoli che per gli anziani ed agisce su tutti gli ambiti organici.

SegaleE’ il cereale più difficile da digerire, ma anche quello che dona più forze costruttive, specialmente per la colonna vertebrale e per le corde vocali. Nelle persone anziane è più digeribile sotto forma di pappa con aggiunta di spezie. In questo modo vengono rinforzati anche cuore e polmoni. In più è di aiuto al fegato perché è ricca di potassio.

OrzoE’ stato il cereale più importante per i greci: era il cibo che rafforzava i guerrieri e sosteneva i filosofi per la sua azione intellettualizzante. L’orzo aiuta la capacità di concentrazione e stimola le funzioni neuro-sensoriali, perché il suo chicco è ricco di si-licio. I processi metabolici nei nervi e nei muscoli sono legati al processo dello zucchero, che è inten-so nell’orzo, infatti forma il malto. Possiede inoltre grande quantità di vitamina B1 che demolisce gli zuccheri nei muscoli e nei nervi. La sua mucillagine serve per le malattie di stomaco, dell’intestino e dei polmoni.

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AvenaE’ il cereale più diffuso nell’Europa del nord; ha un contenuto di grassi molto alto e dà impulsi volitivi agli uomini che se ne nutrono. Viene associato al temperamento collerico. Esempio: i Vichinghi, che erano continuamente in movimento, venivano chia-mati dai Romani “i mangiatori di avena”. È adatta nella fase della crescita per stimolare forze forma-tive, specie alla pubertà. Più avanti con l’età dà un impulso al senso di iniziativa quando le persone sono in stato di debolezza. Ha azione benefica sul diabete.

MiglioAl pari dell’avena, il miglio stimola nell’uomo la collericità, ma viene associato al temperamento sanguigno. La sua patria originaria è il sud, gli afri-cani sono prevalentemente sanguigni, infatti hanno una muscolatura che permette loro di muoversi più facilmente. Questo cereale agisce sulla pelle, sui sensi, sui capelli e sulle unghie. Stimola soprattutto i processi di calore, per il suo alto contenuto di si-licio. Oggi l’umanità è danneggiata da malattie che non danno febbre, come il cancro, l’arteriosclerosi, l’infarto, il diabete, i reumatismi. Oggigiorno l’uomo riesce difficilmente ad entusiasmarsi interiormente ed a riscaldarsi! Dominano invece il freddo intel-letto o la paura. Si ciba infatti con una alimentazi-one contenente molti additivi chimici che irradiano freddo. Il miglio è importante per il riscaldamento interiore, che contrasta l’indurimento e la sclerotiz-zazione dei tessuti. Agisce fortemente sui processi del fluoro, che è importante per la prevenzione della carie dentaria.

RisoIl riso necessita di molta acqua e di molto calore, per cui prospera nei paesi con clima tropicale e sub-tropicale. Contiene meno proteine del grano e della segale per cui è facilmente digeribile e nu-triente. Manca di glutine, la sua cottura forma una mucillagine, curativa per i disturbi di stomaco ed intestino. Aiuta quindi l’eliminazione delle scorie e stimola la circolazione dei liquidi. Dà quindi un valido aiuto in presenza di ritenzione di acqua nei tessuti, nella pressione alta e nelle malattie renali. Appartiene al temperamento flemmatico, che in lin-gua greca significa “il viscoso”, infatti il mangiatore di riso, l’asiatico, è incline alla flemmaticità.

MaisLa popolazione americana vive prevalentemente di questo cereale, legato strettamente alla terra. Il tem-peramento legato a questa pianta è quello melanco-nico. Dal chicco di mais si può estrarre il destrosio, che è uno zucchero. Non contiene glutine, per cui è molto importante nella celiachia, che è una malattia dovuta all’allergia causata dal glutine, una proteina.

Il mais viene consumato come pappa o purea, ma sono gustosi anche i suoi chicchi (da cui anche i pop corn!). L’uomo anziano gusterà volentieri pietanze a base di questo cereale, se preparate in modo appetitoso.

CEREALE GIORNO PIANETA AZIONE

Grano Domenica Sole Su tutto

Segale

K+ Si+

Lunedì Luna Colonna, voce, cuore, pol-moni e fegato

Orzo

Si+ zucchero

Vit B1

Martedì Marte SN, stoma-co, intestino e polmoni

Avena

Impulsi volitivi temperamento

collerico

Mercoledì Mercurio Pancreas,

diabete

Miglio

Fl+

temperamento

sanguigno

Giovedì Giove Pelle, unghie,

Riso

temperamento

flemmatico

Venerdì Venere Ritenzione

liquidi re-nali

Mais

Temperamento

melanconico

Sabato Saturno Allergie alle

proteine

Latte e latticini

LatteOltre ai cereali, viene data importanza, nell’alimen-tazione, al latte ed ai latticini.Un alimento che agisce sull’uomo intero, oltre ai cereali, è il latte; tale alimento dona all’uomo forze costruttive su tutti gli ambiti corporei. La nutrizione a base di questo alimento fa crescere, e ciò è importante quando, a metà della vita, iniziano i processi di invecchiamento. R.Steiner raccomanda agli anziani di consumare il latte. Questo perché il latte è importante quando l’uomo corre il pericolo di staccarsi troppo dalla terra, estraniandosi dagli avvenimenti umani e dal sentire umano. In questo caso è bene che l’uomo si lasci appesantire dal consumo di latte e latticini, che lo renderanno

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partecipe agli avvenimenti della terra e quindi affine all’umanità. Anche il latte, come i cereali, contiene non solo le sostanze di base necessarie per l’uomo, ma anche tutti gli amminoacidi di cui l’organismo ha bisogno per poter costruire le sue proteine individuali. Secondo R.Steiner, la proteina del latte è facilmente digeribile perchè il grasso qui è suddiviso in “palline” in sospensione.Fra i minerali contenuti, i più importanti sono: calcio, fosforo, magnesio (che è il portatore delle forze eteriche della luce). La qualità del latte dipende da come le mucche sono state allevate e nutrite; la sterilizzazione di questo alimento (riscaldato per 30 minuti alla temperatura di 111°C) lo snatura, e le sostanze modificate gli fanno perdere il suo valore nutritivo.

LatticiniImportanti sono i prodotti ottenuti con latte acido. L’acidificazione del latte è un processo naturale dovuto alla trasformazione del lattosio in acido lattico che separa il calcio dalla caseina che si coagula. Tale processo rende il latte più digeribile per le persone della terza età. I prodotti più importanti sono: Kefir, acido lattico dal sapore frizzante; Bioghurt, dove vengono impiegati fermenti diversi da quelli usati per il normale yogurt, (come ad esempio lactobacillus acidophilus destrogiro), Quark (un formaggio che viene dal latte di mucca).Tra i formaggi da preferire sono quelli duri o morbidi, rispetto a quelli fusi perché, questi ultimi, contengono molti fosfati. I formaggi ottenuti con latte acido sono meno raccomandabili per il loro alto contenuto di sale.E’ indicato anche il burro, che appartiene al latte più pregiato, perché i grassi saturi e quelli insaturi sono in equilibrio.Si parla di acidi grassi insaturi quan-do si hanno uno o più legami doppi di carbonio che possono rompersi e legare altri atomi di idrogeno; gli acidi saturi non hanno doppi legami e non possono (come dice il nome) aggiungere altri atomi di idrogeno. La saturazione si esprime in una mag-giore densità: gli acidi saturi sono in genere solidi, mentre quelli insa-turi sono liquidi. Ne consegue che gli acidi saturi hanno un maggior tendenza a depositarsi lungo i vasi sanguigni, formando placche atero-matose e dando seri problemi coronarici. I grassi saturi sono presenti nel tuorlo dell’uovo,

nei grassi animali, specie nelle frattaglie. Nel mon-do vegetale sono presenti nell’olio di palma e nella margarina.

Verdure

Altro alimento fondamentale sono le verdure, costi-tuite da proteine, grassi, carboidrati e soprattutto minerali. Si differenziano e limitano la loro azione a singoli ambiti organici. Il loro contenuto calorico è basso, per questo sono importanti per l’uomo della terza età. Come agiscono i diversi tipi di verdure sui singoli ambiti dell’organismo umano? Seguendo i risultati della ricerca di R.Steiner, si è dimostrato che la tripartizione della pianta può essere riferita alla tripartizione dell’organismo umano. I frutti ed i semi si rapportano alle forze di luce e di calore (hanno avuto la maturazione) ed agiscono sul polo metabolico in modo attivo. La radice, che si colle-ga all’ambito terrestre, si arricchisce dell’elemento minerale. Fra questi due poli, cioè alto e basso, si hanno la foglia e lo stelo, che sono legati alle forze cosmiche e terrestri. Per questo l’azione sull’uomo sarà diversa: l’uomo ha infatti un’immagine inver-tita rispetto alla pianta (vedi la figura sottostante).

Con le radici si stimolano le funzioni del sistema nervoso sensoriale (polo superiore umano), con le

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foglie ed i gambi, le funzioni del sistema mediano, cuore-polmoni, con i frutti ed i semi, la formazione degli organi del sistema di ricambio (polo inferio-re). L’alimentazione è completa quando nel pasto principale abbiamo l’intera tripartizione del vegeta-le. Si consiglia di mangiare il vegetale crudo prima della portata principale a pranzo, e la verdura cotta alla sera.

Frutti e semi

Il seme deve ancora sviluppare tutto davanti a sé, il frutto ha invece concluso il suo processo.I frutti accelerano i processi di rinnovamento nei tessuti cellulari, i vasi sanguigni. Tramite una dieta a base di frutta vengono liberati dalle scorie proteiche ed agiscono prevalentemente sul sistema del ricambio dell’uomo. È quindi molto importante la qualità della frutta che dipende

dal modo di coltivazione, dalla conservazione e preparazione.I semi sono ricchi di olio, come quelli di lino, girasole, sesamo; oltre ai grassi ci riforniscono anche di proteine.

Un altro alimento a cui viene dato un rilievo particolare è il miele.

Miele

Il miele, prodotto dalle api, non solo è una sostanza speciale, ma è anche una medicina. Le api incor-porano il nettare, che è il succo dolce dei fiori e lo arricchiscono con fermenti propri, mentre lo rac-colgono e sulla via del ritorno a casa. Nell’alveare riversano il nettare trasformato ed altre api più gio-vani lo trasportano nelle celle da una all’altra. Du-rante questo lavoro il liquido si indurisce, ma le api

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aggiungono di continuo la propria linfa, fra cui il liquido del loro veleno, così facendo,danno al mie-le un potere medicamentoso. A questo potere si ag-giunge il processo di calore, che è proprio dell’ape.Nell’alveare c’è una temperatura di 37C°, che è uguale a quella del sangue umano. Il miele matura lentamente nelle celle, che vengono chiuse dalle api con la cera (ricca di silicio) e viene, in tal modo, plasmato anche dalla forza esagonale del silicio (le celle dell’alveare hanno struttura esagonale, simile a quella cristallina del silicio).Interessanti sono le molteplici azioni, secondo la concezione antroposofica, di questo prodotto sull’uomo: procura vitalità, forza al cuore, armoniz-za e concilia il sonno, fa bene al fegato, stimola l’ap-petito, ha effetto formatore sul sangue.Durante la terza età tali forze formative sfuggo-no poco a poco all’IO e vengono assunte dal cor-po astrale, per cui si possono avere deformazioni, come artrosi, reumatismi e soprattutto sclerosi.Con il miele l’IO viene richiamato a riprendersi di nuovo le forze formative, riesce a far questo, perché oltre alla forza di cristallizzazione, dovuta ai proces-si del silicio, nel miele agisce anche l’elemento zuc-chero, preso dal nettare dei fiori, e lo zucchero è il

mezzo attraverso il quale l’IO si realizza nel corpo. Mangiando questo alimento l’IO viene stimolato a riprendere il proprio dominio sul corpo astrale.Il miele va mangiato non più di un cucchiaino o due al giorno, specie per chi soffre di diabete.Va distinto il miele di bosco che deriva dalla raccolta, effettuata dalle api, della secrezione prodotta ed escreta da api diverse che suggono la linfa presente nelle foglie di vegetali come tiglio (Tilia platyphyllos Scop.), sommacco o scotano (Cotinus coggygria), quercia e roverella, da quello dei fiori.Il primo è ricco di minerali, per questo è più legato alla terra, e sollecita, in modo più incisivo, impulsi creativi e volitivi. Quello dei fiori, rappresenta la forma primordiale del puro nettare e delle correnti cosmiche, per cui trasmette forti potenzialità di guarigione, specie sui bambini e le persone della terza età.Il miele non deve essere scaldato oltre i 37C°.

Erbe Aromatiche

Le erbe aromatiche sono consigliate perché, non solo stimolano gli organi del metabolismo e le relative ghiandole (polo inferiore), ma anche quello

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superiore, perché, in questo caso è ampliato il senso del gusto; se non si sente il sapore, l’erba aromatica non ha effetto. Certe spezie, come il curry (che è una mescolanza di spezie) e la paprika stimolano la secrezione della saliva, la digestione nello stomaco e nelle parti alte dell’intestino, hanno influenze benefiche sul cuore e la circolazione sanguigna, agiscono come tonici (ricostituenti e stimolanti in caso di esaurimento della vitalità, perché attivano la secrezione ormonale delle ghiandole surrenali).

Carne

Per ultimo, farò un accenno alla carne, perché è il prodotto alimentare più consumato nei paesi industrializzati. Si deve distinguere la carne in: bianca (pollami, coniglio e pesce) e rossa (bovini, ovini, suini e cacciagione).Fornisce le proteine più pregiate. Della carne, specie quella rossa, ne va assunta non più di 100gr. a pasto perché mangiare molta carne rossa, nel periodo della menopausa, significa aumentare il rischio di arteriosclerosi, invecchiamento precoce, reumatismi. L’assunzione di tale alimento, significa anche collegare l’uomo troppo saldamente al corpo, ottundendo la sensibilità.R.Steiner, a proposito della carne, diceva:“L’alimentazione a base di carne incatena l’uomo in modo particolare alla terra”.Va considerato che, attraverso il consumo di carne,

vengono stimolati nell’uomo anche fattori emozio-nali, che distolgono dall’acquisire una chiara consa-pevolezza di sé stessi .R.Steiner al riguardo diceva :“La vita della volontà, che si svolge a livello incon-scio viene incitata dall’alimentazione animale. È senz’altro una giusta osservazione quando si dice che le tribù guerriere sono più propense ad una alimentazione prettamente animale di quelle pa-cifiche”.Va inoltre detto che la qualità della carne è un se-rio problema, dato che negli ultimi anni esistono allevamenti massificati, terreni da pascolo ridotti e spesso inquinati.

Dott.ssa Nara BardazziMedico chirurgo, specializzata in Ostetricia e Ginecologia

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A tavola con equlibrio

La regola fondamentale dell’alimentazione quo-tidiana è quella che la vuole il più possibile varia, comprendente tutti i principi nutritivi essenziali per avere ottime probabilità di introdurre nell’organi-smo le sostanze necessarie, senza privilegiarne alcu-ne a scapito di altre.Contro ipertensione, trigliceridi, colesterolo è da ritenersi utile un metodo alimentare che prevede qualche restrizione ma, soprattutto, corregge abitu-dini alimentari sbagliate che possono influire nega-tivamente sui disturbi menzionati. Tra le principali indicazioni ricordiamo che occorre mangiare alme-no quattro piatti di vegetali al giorno, equamente

suddivisi tra crudi e cotti. Tutti gli elementi di origi-ne vegetale sono privi di colesterolo e contengono fibra, sia solubile (verdura, frutta, pane, pasta) che insolubile (crusca, cereali integrali). Una volta giun-ta nell’intestino, la fibra assorbe acqua e rallenta la velocità di assorbimento delle sostanze nutrienti, compresi i grassi. Meglio contenere, però, il con-sumo di frutta troppo ricca di zuccheri, specie se si è affetti da ipertrigliceridemia. E’ opportuno usare olio di oliva o di arachide nei condimenti e nei frit-ti: l’olio d’oliva infatti offre diversi vantaggi a livello metabolico, tra i quali quello di favorire il conte-nimento dei livelli ematici di colesterolo. Quindi

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è sicuramente preferibile al burro, da utilizzare al minimo, mentre è meglio evitare la margarina, in quanto è un prodotto industriale, non naturale, che può contenere, in proporzioni variabili, grassi idro-genati e saturi. Utilissimo è anche mangiare pesce almeno due vol-te la settimana. Il pesce è ricco di acidi grassi polin-saturi che riducono il livello dei trigliceridi e hanno un effetto anti-trombotico, ostacolando l’aggrega-zione delle piastrine. Bisogna alternare tutti i tipi di carne ma riducendone la quantità: nella carne sono contenuti infatti lipidi che possono essere dannosi. Il discorso vale anche per gli altri cibi ad alto conte-nuto di grassi, quali formaggi e latte intero. L’uso dello zucchero e del sale raffinato va ridotto al minimo indispensabile. Infatti, lo zucchero favo-risce l’insorgenza del diabete in soggetti genetica-mente predisposti e il sale ha effetti sull’ipertensio-ne arteriosa noti da tempo. Chi è predisposto per il diabete dovrebbe evitare, quindi, il consumo di zucchero, mentre chi ha la pressione alta dovreb-be evitare l’impiego di sale a tavola, utilizzandone il minimo indispensabile per la cottura dei cibi. Per sostituire lo zucchero si può ricorrere all’impiego degli edulcoranti artificiali (dolcificanti), per ridur-re il sale si può ricorrere ad aromatizzanti a basso contenuto di sodio, come aglio, rosmarino, basili-co, aceto, origano, finocchio, peperoncino.Va ricordato inoltre che i cibi di origine animale e quelli preparati industrialmente hanno il maggior contenuto di sodio, mentre cereali, legumi, ortaggi e frutta freschi ne hanno poco.

Dieci in condotta alimentare

Continueremo ora ad esaminare insieme le regole d’oro da seguire a tavola per conservare ed accre-scere il nostro stato di benessere fisico. Diremo an-cora che occorre evitare i cibi conservati, insaccati e affumicati, in quanto ricchi di additivi e conservan-ti. Tra questi ultimi ricorderemo soprattutto il glu-tammato di sodio contenuto anche nei dadi. Altri

composti di sodio utilizzati come additivi alimenta-ri sono i solfiti presenti spesso nella frutta secca, i benzoati nelle gelatine, l’alginato nei gelati e nelle bevande al cioccolato. Occorre sempre ridurre l’as-sunzione di bevande alcoliche, in modo particolare quando i trigliceridi sono aumentati. Al di là del suo apporto calorico, infatti, l’alcool può causare un’al-terazione del metabolismo lipidico, aumentando la produzione dei trigliceridi nel fegato e, di conse-guenza, il loro livello ematico.Evitare o comunque moderare drasticamente anche the e caffè che eventualmente possono essere sosti-tuiti con opportune tisane.All’alimentazione si possono aggiungere validi inte-gratori la cui azione clinica è ormai dimostrata. Le vitamine C ed E, per esempio, sono antiossidanti e agiscono anche a basse dosi; i dietetici a base di riso rosso fermentato, usato da secoli in oriente, abbas-sano il colesterolo o la pressione arteriosa, senza tuttavia possedere azioni diuretiche; e infine le erbe medicinali depurano il fegato e i reni.Consigli mai abbastanza ascoltati sono quelli di fare sport all’aperto e di diminuire di volume e di peso. Nei paesi occidentali che meglio hanno rece-pito la sollecitazione al controllo e alla diminuzione dei fattori di rischio per l’aterosclerosi, la frequen-za di tale malattia è significativamente calata e si è allungata la vita media. Ciò testimonia che non si tratta di un disturbo direttamente collegato all’in-vecchiamento: alimentazione e stile di vita possono aumentare o ridurre la sua incidenza. Eccovi allora il vademecum salvavita.Iniziate il pasto con una porzione di verdura cruda o cotta: aumenterà la quantità di fibra oltre che il senso di sazietà. Condite i primi piatti con sughi semplici. Come fondo di cottura utilizzate vino bianco in po-chissimo olio. Utilizzate come fonte proteica anche i legumi, sono ottimi per la preparazione di “piatti unici”, in ab-binamento con la pasta; è bene aggiungere poco condimento o sostituirlo con salsa di pomodoro e

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brodo vegetale. Diminuite il consumo di grassi da condimento, uti-lizzando padelle antiaderenti, pentola a pressione, forno a micro-onde e mescolando le verdure in un’ampia ciotola con poco olio e abbondante succo di limone o qualche goccia di aceto balsamico. Per dare più sapore alle pietanze, unite a fine cottu-ra erbe aromatiche e spezie. A proposito di carne, preferite quella bianca di pol-lo o di tacchino e ricordate di eliminare il grasso visibile prima della cottura.Attenzione agli insaccati e ai prodotti già pronti o di rosticceria: sono spesso ricchi di grassi. Attenzione ai formaggi: sono generalmente molto grassi, quin-di preferite quelli più magri come ricotta e fiocchi di latte. Se bevete latte, preferite quello scremato a quello parzialmente scremato o intero. Lo yogurt è un ottimo spuntino, meglio quello ma-gro –bianco o alla frutta – di quello intero. Attenti ai fuori-pasto. Preferite un frutto, una spremuta, un frullato o ver-dure fresche. Salatini e dolciumi sono un concentrato di grassi e non saziano.

Buttate via la bilancia e comprate il metro: quando si è “a dieta” bisogna perdere le ta-glie e non i chili.

Chissà quante volte vi sarà capitato di salire sulla bilancia, dopo una cena di lavoro o una festa di compleanno o una vacanza all’estero, e trasalire, osservando l’ago avvicinarsi pericolosamente al li-mite che vi eravate imposti di non superare “mai”. Altre volte, a scatenare un irrefrenabile bisogno di pesarsi, non è il rimorso di essersi abbandonati ai piaceri del cibo, ma l’angustia che assai spesso pro-cura una dieta dimagrante. Del resto chi si mette “a dieta” si aspetta risultati tangibili e in breve tempo, visti i sacrifici a cui si sottopone. Sacrifici che, va detto subito, sono soprattutto di natura psichica e non fisica in quanto al nostro organismo, per fun-

zionare in perfetta efficienza, basta metà del cibo che normalmente consumiamo. Tuttavia, se alla co-strizione dovuta alla necessità di svegliarsi quando si ha ancora sonno, di andare a lavorare quando si avrebbe voglia di oziare, di studiare quando si avrebbe voglia di svagarsi, aggiungiamo quella do-vuta alla necessità di mangiare meno quando si ha ancora appetito o di mangiare un’insalata quando si preferirebbe un dolce, beh allora non vi mera-vigli che il periodo nel quale viene seguita la dieta venga vissuto come un periodo di sacrifici e che il raggiungimento del peso prestabilito, come la via d’uscita dal carcere. La speranza di vedere diminu-ire il proprio peso è dunque la molla che spinge il paziente a pesarsi continuamente durante una dieta ma che spesso è fonte di pungenti delusioni. Infatti, nell’arco di una giornata, il nostro peso, può oscil-lare fisiologicamente anche di un chilo o più, poi-ché noi siamo sempre il risultato di un bilancio tra entrate e uscite e, secondo il prevalere delle une o delle altre, il peso varia. Salire sulla bilancia troppo frequentemente, non permette una stima corretta dei progressi compiuti. Inoltre, le variazioni del no-stro peso non corrispondono sempre a variazioni della massa grassa in quanto possono dipendere da ritenzione di liquidi, da costipazione, da riem-pimento gastrico, da variazioni della muscolatura. Pertanto, per ovviare alle insidie del peso corporeo e alle frustrazioni che derivano dalle sue variazioni, l’iniziativa più opportuna da adottare è buttare via la bilancia e comprare il metro: quando si è “a die-ta” bisogna perdere le taglie e non i chili. Per comprendere meglio questo concetto è neces-sario che v’illustri qualche esempio.Supponiamo che vi mostri due scatole di cartone identiche (medesime dimensioni e medesimo colo-re). Prenderò poi delle piume e delle pietre e, sen-za farmi osservare, collocherò all’interno di una le piume e all’interno dell’altra le pietre. Mostrandovi entrambe le scatole, vi chiederò di dirmi quale sia la più pesante. In tal modo avrete una probabilità su due d’indovinare o di sbagliare e il rischio che

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ciò accada sarà piuttosto elevato. La spiegazione di questo evento è riposta nel fatto che la vista vi permette di stimare solo le dimensioni di un ogget-to non la sua massa. Analogamente quando, guar-dandovi allo specchio, vi trovate grassi, quello che apprezzate con la vista è soltanto il vostro volume non la vostra massa corporea. Quest’ultima, infatti, è una grandezza fisica, cioè una proprietà dei cor-pi materiali, misurabile esclusivamente per mezzo di strumenti detti bilance. Per apparire più magri ai vostri occhi (e anche a quelli degli altri) dovrete perdere volume non massa. In altri termini dovrete perdere centimetri non chili e in ultima analisi il dietologo non vi servirà per perdere peso ma ta-glie corporee. D’altro canto pensate ad un atleta di wrestling: la sua massa (peso) supera di gran lunga quella stabilita dalle tabelle di riferimento interna-zionali per le persone normo-peso, eppure nessu-no si azzarderebbe ad affermare che necessiti di un dimagrimento visto l’imponente sviluppo della sua muscolatura. Pertanto, quando intraprendete una dieta, per sapere se questa sia efficace, non curatevi che l’ago della bilancia scenda, ma che aumenti la comodità dei vostri indumenti.

Il metabolismo è direttamente proporziona-le alla statura: i nani bruciano meno dei gi-ganti.

La superficie corporea è direttamente proporziona-le alla statura pertanto le persone alte hanno una superficie maggiore rispetto a quelle basse. La su-perficie tuttavia è il diaframma attraverso il quale di-sperdiamo continuamente energia (sotto forma di calore) dal mezzo interno (corpo umano) al mezzo esterno (ambiente circostante). La dispersione di calore, dunque, è tanto maggio-re quanto più elevata è la superficie corporea. Non a caso la natura ha saggiamente fatto in modo che gli eschimesi sviluppassero delle gambe particolar-mente corte (minore superficie corporea), con un busto tarchiato (maggiore produzione di calore), al contrario dei neri, che hanno braccia e gambe lun-ghe per disperdere più calore ed un busto corto per produrne di meno.Con l’aumento della superficie corporea aumenta anche il metabolismo basale (per questo motivo è normalmente espresso in Kcal/m2/ora). Questo spiega perché una dieta adatta per una persona longilinea (arti lunghi), potrebbe essere ingrassante per un’altra di pari peso, ma di statura notevolmen-te inferiore.Noi siamo come degli appartamenti e consumiamo energia in funzione delle nostre dimensioni. Più piccola è la superficie dell’appartamento, minori sono le spese di riscaldamento. Ma proprio per tale ragione minori sono le necessità di approvvigionarci di carburante (cibo).

Estensione di alcune superfici corporee

Cute = 2 metri quadri

Vie respiratorie = 80-100 metri quadri

Vie urogenitali = 60-80 metri quadri

Tratto gastrointestinale = 300-600 metri quadri

Cambiare dieta ogni mese

Tradizionalmente, per stabilire la quantità quotidia-na di calorie necessarie ad ottenere il dimagrimento, il dietologo calcola il metabolismo basale, apporta un fattore di correzione che tenga conto dell’attività fisica svolta dal soggetto in esame e infine prescrive una dieta di 500 Kcal inferiore al dispendio energe-tico totale. Oppure, all’inverso, stabilisce quale sia il peso ideale e, riferendosi a questo, calcola il me-tabolismo basale, somministrando una dieta di pari calorie. Tanto nel primo quanto nel secondo caso la dieta indurrà un debito calorico che, nel tempo, farà diminuire il peso corporeo. Tuttavia, in entram-bi i casi, la dieta non subirà modifiche né qualitati-ve né, tanto meno, quantitative. Questa prassi pre-

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senta alcuni aspetti negativi che ora analizzeremo insieme. Innanzitutto, se nel tempo non subisce qualche modifica, lo schema dietetico diviene fatal-mente monotono e spinge il paziente ad un lento ma graduale abbandono. Secondariamente, senza qualche cambiamento, lo schema dietetico risulta poco flessibile e incapace di plasmarsi intorno alle abitudini del paziente.Durante un trattamento dietetico finalizzato al di-magrimento occorrono dunque frequenti cambia-menti di dieta, governati sì dalla necessità di asse-condare i gusti e le abitudini del paziente ma anche dalla necessità di guidarlo verso uno stile alimen-tare corretto. I cambiamenti s’impongono tuttavia anche per altre ragioni di natura più squisitamente tecnica. Bisogna innanzitutto premettere che il peso corpo-reo è uno dei fattori che concorrono al determini-smo del metabolismo basale. Pertanto, quando di-minuisce il peso diminuisce anche il metabolismo. Se vorremo che la nostra dieta dimagrante continui ad essere efficace dovremo adeguare il suo valore calorico al metabolismo basale. Affinchè avvenga una riduzione del metabolismo basale significativamente rilevante occorre una di-minuzione del peso corporeo non inferiore a cin-que chilogrammi e per ottenere questa diminuzio-ne normalmente occorrono circa cinque settimane. Il programma dimagrante, quindi, dovrà prevedere l’adeguamento del valore calorico della dieta ogni mese. Questa sarà l’occasione per domandare al pa-ziente se, nel frattempo, si sia stufato di consumare sempre gli stessi alimenti e approfittare dell’occa-sione per cambiare dieta non solo quantitativamen-te ma anche qualitativamente. Il cambiamento poi potrà essere sfruttato per educare il paziente a con-sumare un pò tutti gli alimenti, anche quelli inizial-mente considerati meno appetitosi. Alcuni pazienti, pur asserendo di non mangiare volentieri la carne, dopo un mese di dieta a base di pasta o riso, chiedo-no espressamente che vengano aggiunti piatti ricchi di carne. All’inverso capita che ci siano pazienti che si dichiarano carnivori e che, dopo un paio di mesi di dieta a base di carne, implorino l’introduzione della pasta o del riso. Inoltre i cambiamenti saran-no l’occasione per venire incontro alle esigenze di tutti i pazienti, mutando la dieta al mutare delle loro condizioni di vita. Ci sono pazienti, infatti, che iniziano la dieta pranzando a casa, ma che, dopo qualche tempo, per necessità di vita o di lavoro, cominciano a pranzare fuori casa, in un bar, in un fast-food, in un ristorante, eccetera. In tal caso lo schema dietetico dovrà subire tutte quelle modifi-che che consentono la trasformazione di quanto è previsto a pranzo in un panino o un insalatona, per esempio. In conclusione, la dieta deve attagliarsi al paziente

come l’abito al corpo e come questo deve mutare ogni volta che lo richiedono le circostanze.I ripetuti cambiamenti condizioneranno il paziente a seguire le diete con attenzione, ottenendo da esse i risultati che si era prefisso di raggiungere all’inizio del programma dimagrante.

Non pesare gli alimenti, ma sceglierli in base alla densità energetica

Solo creando un debito calorico che comporti un’introduzione calorica inferiore alle necessità metaboliche è possibile indurre il dimagrimento. I presupposti per ottenere questo risultato sono la conoscenza del dispendio energetico di un sogget-to e il computo calorico del regime alimentare a cui verrà sottoposto. Perciò, affinchè una dieta sia effi-cace deve avere un valore energetico ben determi-nato e a questo si arriva introducendo gli alimenti in quantità precise. Ne discende la necessità per i pazienti di pesare tutti gli alimenti con precisione e questo, durante un regime dimagrante, li costrin-ge ad una disciplina che assai spesso li spinge ad abbandonare l’impresa. Per ovviare a questo incon-veniente è più utile insegnare loro a riconoscere e scegliere gli alimenti in base alla diversa densità energetica, nozione che eviterà loro l’ossessione di doverli pesare ogni volta. La densità energetica in generale è la quantità di energia immagazzinata in un dato sistema o regio-ne dello spazio per unità di volume o per unità di massa.Nel caso degli alimenti la densità energetica è rap-presentata dalla quantità di energia, misurata in jou-le (J) o calorie (cal), per quantità di cibo, misurata in grammi (g) o millilitri (ml). La densità di energia viene quindi espressa in cal/g, kcal/g, J/g, kJ/g, cal/ml, kcal/ml, J/ml, kJ/ml. Questa energia viene rila-sciata quando il cibo è metabolizzato con ossigeno, e vengono prodotti rifiuti quali anidride carbonica e acqua.Alcuni studi hanno dimostrato che, tanto nei bam-bini quanto negli adulti, la riduzione della densità energetica (ED) di un pasto riduce significativamen-te l’apporto energetico del pasto stesso. Questa os-servazione ha portato a raccomandare un limitato consumo di alimenti ad elevata densità energetica (ED) e un maggior consumo di alimenti a bassa densità energetica (ED). Per operare questa scelta è necessario imparare a riconoscere gli alimenti in base alla rispettiva densità energetica. Tutti gli ali-menti possono essere classificati con questo crite-rio. Gli alimenti a bassisima densità energetica sono gli ortaggi e la frutta in quanto contengono da 10 a 100 chilocalorie per 100 grammi. Quelli a densità energetica leggermente più alta, ma sempre bas-sa, sono i cereali in chicchi e i legumi che hanno

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contenuto energetico compreso tra le 60 e le 150 chilocalorie per 100 grammi. Seguono gli alimenti dotati di media densità energetica quali pane, carne e pesce il cui valore energetico è compreso tra le 150 e le 225 chilocalorie per 100 grammi. E infine arrivano i tanto temuti alimenti ad alta densità ener-getica, come i salumi insaccati, i formaggi stagionati, le uova, i grassi da condimento (olio, burro, strutto, margarina) e i dolci che possidono un contenuto energetico sempre superiore a 250 chilocalorie per 100 grammi, ma che in alcuni casi può arrivare a sfiorare le 900 chilocalorie.

Classificazio-ne Alimenti

E n e r g i a per 100 g (in kcal)

Alimenti

a bassissima densità ener-getica

10 - 100 Ortaggi non a m i d a c e i , frutta

a bassa densi-tà energetica

60 - 150 Cereali in chicchi e le-gumi

a media densi-tà energetica

100 – 225/275

Pane, carni, pesce

ad alta densità energetica

> 225/275 Grassi, dol-ci, insaccati, f o r m a g g i , uova

I fattori che influenzano la densità energetica de-gli alimenti sono due. Il primo è costituito dall’acqua che, essendo priva di calorie, quanto più abbonda in un alimento, tanto meno lo rende calorico. Dunque, un alimento nel quale l’acqua rappresenti il 60%, a parità di peso, sarà certamente meno calorico di uno nel quale l’acqua rappresenti il 30%. Ecco spiegato perché gli alimenti più ricchi di acqua, come la frutta e la ver-dura, sono anche quelli meno calorici. Il secondo è la ripartizione dei macronutrienti, ossia delle sostanze nutritive fondamentali che si trova-no negli alimenti, come zuccheri, proteine e gras-si. Infatti, i grassi apportano circa 9 chilocalorie per grammo, mentre gli zuccheri e le proteine circa 4 chilocalorie. Va da sé che gli alimenti più ricchi in grassi avranno una densità energetica maggiore dei cibi che ne sono più poveri e questo spiega anche perché i salumi e i formaggi, essendo ricchi di gras-si, siano anche gli alimenti più calorici.E’ stato dimostrato che la quantità di cibo che un individuo consuma ogni giorno tende a restare co-stante nel tempo. Pertanto, per conferire sempre un equlibrio calo-

rico al proprio regime alimentare quotidiano, oc-corre combinare sempre gli alimenti ad alta densità energetica con quelli a bassa densità energetica, in modo tale da evitare eccedenze che portino ad un incremento ponderale. Nonostante la sua importanza pratica, la corretta valutazione della densità energetica dei cibi, ovve-ro il quantitativo di calorie che i cibi apportano in rapporto al loro volume, è, tuttavia, assai spesso trascurata. Eppure, basterebbe essa sola a garanti-re un apporto energetico adeguato alle necessità metaboliche senza dover ricorrere all’uso della bi-lancia ogni volta che occorre stabilire la quantità di cibi da assumere. L’obiettivo del buon nutrizionista, quindi, non è quello di indurre il paziente a pesa-re ogni alimento con ossessiva precisione, ma inse-gnargli a riconoscere gli alimenti in rapporto alla diversa densità energetica. Solo sostituendo scelte quantitative con scelte qualitative avremo garanzia che il paziente non abbandoni la dieta e una volta raggiunto il traguardo del peso ragionevole lo man-tenga a lungo senza difficoltà.

La pasta non fa ingrassare ma la carne fa di-magrire

Il nostro organismo consuma energia per compiere qualunque attività e quindi, benchè possa sembrare strano, anche per digerire. Del resto, non diversa-mente da quanto avviene per altri processi metabo-lici, anche i processi di digestione e di assimilazio-ne degli alimenti comportano consumo d’energia. Solo così è possibile trasformare i vari alimenti in sostanze utili al funzionamento del nostro corpo: è un passaggio obbligato. Questo effetto è definito azione dinamico-specifica (ADS) degli alimenti e si manifesta con un aumento del calore normalmente prodotto dal nostro organismo durante la digestio-ne. E’ stato calcolato che circa il 10% del totale del-le calorie prodotte dalla digestione degli alimenti vengono consumate nell’ADS, rappresentando per-ciò una perdita energetica. Quindi una parte, più o meno consistente, delle calorie introdotte con gli alimenti viene impiegata per digerire e utilizzare gli alimenti stessi. La spesa energetica inizia a ma-nifestarsi già dopo un’ora dall’ingestione degli ali-menti, raggiunge i valori massimi nelle due o tre ore seguenti e diminuisce gradualmente entro le otto ore. Durante questo periodo l’attività metabo-lica può arrivare a elevarsi fino al 40%. Il dispendio energetico legato alla digestione poi è differente per le proteine, per i carboidrati e per i grassi ed è maggiore per le proteine. In media è pari al 6% per i glucidi, al 4% per i lipidi e al 30% per i protidi. Il dif-ferente dispendio energetico dipende dalla natura chimica dei vari macronutrienti (zuccheri, proteine e grassi) e dal diverso destino metabolico. Infatti,

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per le proteine l’intenso incremento della spesa è dovuto ai processi metabolici di deaminazione (fuoriuscita da una molecola di un gruppo ammini-co), gluconeogenesi (conversione di un composto non glucidico in glucosio) e proteosintesi (sintesi di nuove proteine a partire da singoli aminoacidi). Per gli zuccheri la spesa energetica, intermedia tra quella delle proteine e dei grassi, sarebbe dovuta al processo di glicogenosintesi (conversione del glu-cosio in glicogeno) e lipogenesi (sintesi degli acidi grassi). Per i lipidi il leggero incremento energetico sarebbe dovuto alla lipogenesi (sintesi degli acidi grassi). In conclusione, dunque, le proteine, per la loro digestione ed assimilazione, richiedono il mag-gior dispendio energetico. Inoltre, le proteine ven-gono difficilmente utilizzate come fonte energetica, poiché il loro ruolo primario è quello di garantire funzioni strutturali, plastiche e vitali. L’utilizzo del-le proteine a scopo energetico avviene eccezional-mente e solo nel caso in cui vi sia un ridotto appor-

to di glucidi (glucosio), un eccessiva introduzione proteica o un forte stress. In altri termini, le proteine, se non vengono sfrutta-te come substrato energetico o come riserva ener-getica, possiedono un valore calorico d’importanza relativa. Infatti, le proteine, a causa dell’incremento fino al 35% del dispendio energetico durante la di-gestione e del mancato sfruttamento a scopo ener-getico, contribuiscono all’effettivo apporto calorico in misura notevolmente inferiore rispetto al loro valore energetico.Pertanto, una dieta ricca di proteine, oltre a indur-re difficilmente un aumento del peso corporeo, favorisce altresì la diminuzione della massa grassa e l’aumento della massa magra, effetto questo che può vantaggiosamente essere sfruttato nel corso di un programma alimentare concepito a scopo dima-grante.

Dott. Luca Mario Pitrolo Gentile

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SANA FESTEGGIA I SUOI PRIMI 25 ANNI

CON UN’EDIZIONE A TUTTA NATURA

Sono venticinque le candeline che verranno accese, il prossimo 7 settembre, sulla torta di SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale (Bologna, 7 – 10 settembre) che taglia quest’anno il traguardo dei venticinque anni di vita. Tre sono invece i settori espositivi su cui s’incentra la manifestazione fieristica, la più importante del settore in Italia, organizzato da BolognaFiere in collaborazione con Federbio, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, di EXPO 2015 di Milano e il supporto di IFOAM. Nei padiglio-ni dedicati all’Alimentazione saranno esposti esclusivamente prodotti biologici certificati. Il settore Benessere ospiterà aziende produttrici di cosmetici, erbe officinali, trattamenti naturali per la salute, integratori alimentari, cibi funzio-nali. Nel settore Altri Prodotti Naturali, infine, saranno esposti prodotti dedicati al vivere quo-tidiano ecologico: dai tessuti e abbigliamento naturali e bio, ai mobili in legno non trattato, ai prodotti per la casa e il tempo libero. Di sicuro interesse anche il programma cul-turale di convegni e workshop che affiancherà l’esposizione, a cominciare dai meeting coor-dinati dal professor Enrico Roda, gastroentero-logo di fama internazionale, sui cibi funzionali e nutraceutici, per continuare con l’edizione 2013 di SANA ACADEMY, il programma di corsi di formazione e aggiornamento professionale,

SANA ACADEMY “RISTORAZIONE BIO”PER RISTORATORI, BARMAN,

PASTICCERI, GESTORI DI MENSE BIO

LUNEDÌ 17 GIUGNO15 – 18.30Roma (per location cfr. sito sana.it)La cucina e la ristorazione, nuove tendenze e nuovi equilibri alimentari e ristorativiDocente: Nicola Michieletto SABATO 7 SETTEMBRE14.30 – 16.30Il prodotto biologico nella cucina salutistaDocente: Nicola Michieletto

DOMENICA 8 SETTEMBRE10.30 – 13.00Il gelato biologicoDocente: Roberto Lobrano

14.30 – 16.30Il gelato come alimento: gelato nutraceutico e funzionaleDocente: Roberto Lobrano

LUNEDI’ 9 SETTEMBRE 10.30 – 13.00La caffetteria e la pasticceria bio: dalla colazio-ne ai coffe break Docente: Marco Dalboni

14.30 – 16.30Bio-cocktail e bevande: sorsi di naturaDocente: Marco Dalboni

MARTEDI’ 10 SETTEMBRE 14.30 – 16.30La ristorazione collettiva biologica oggi, tra difficoltà economiche e nuove normative, e cambiamenti negli stili di consumo Docente: Daniele Ara

NB: dal 7 al 10 settembre i corsi si terranno al Quartiere Fieristico nell’ambito di SANA 2013.

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a ingresso libero, che si presenta alquanto ar-ricchito e ampliato rispetto al passato, sia sot-to il profilo dei temi trattati che del numero di incontri programmati. In calendario (vedi box in questa pagina) sono previsti due programmi: uno dedicato alla salute e cura della persona (uso di prodotti derivati dalle piante officina-li, cosmesi naturale, naturopatia e omeopatia) con un’attenzione specifica rivolta alle erbori-sterie (con workshop su comunicazione e rap-porto con il cliente e nuove normative); l’altro che spazierà invece dalla ristorazione alla caf-fetteria, dalla gelateria e pasticceria alla ristora-zione collettiva biologiche. Nel corso intitolato “Emozioni che uccidono, emozioni che guari-scono: le terapie con i Fiori di Bach dal bambi-no all’adulto” (domenica 8 settembre, 10.30 – 13.00) il dottor Mauro Stegagno e la pediatra dottoressa Carmela Travaglini si soffermeranno sulle proprietà dell’associazione tra Floritera-pia di Bach ed “ERT” (percorso di riequilibrio emozionale), che, proprio grazie all’effetto che l’attivazione delle “emozioni che guariscono”, ottenuta con i fiori ed ERT, è in grado di eser-citare, risulterebbe particolarmente efficace per affrontare e risolvere i condizionamenti e i danni che le “emozioni che uccidono” ci pro-curano ogni giorno. Per parte sua il fitotera-peuta Marco Valussi approfondirà le proprietà delle piante officinali per affrontare i problemi dermatologici e per favorire la funzionalità di-gestiva, e tratterà, nella lezione conclusiva, dei possibili ambiti di intervento e limiti all’utilizza-zione delle piante medicinali con riferimento al sistema cardiovascolare. I corsi partiranno già nel mese di giugno: a Roma, lunedì 17, con un corso rivolto ai ristoratori, e a Milano, lunedì 24, con un workshop rivolto agli erboristi. Tutti gli altri corsi si terranno poi presso il Quartiere Fieristico nell’ambito di SANA 2013. Le preiscri-zioni si possono fare online tramite il nuovo sito di SANA (www.sana.it). Infine, un’altra novità di rilievo riguarda SANA SHOP, l’area riservata ai soli espositori di SANA in cui, con proprio personale, all’inter-no di stand allestiti da BolognaFiere, potranno vendere ai visitatori i loro prodotti (per infor-mazioni: [email protected]).

SANA ACADEMY “SALUTE E BENESSERE” PER ERBORISTI, FARMACISTI,

PARAFARMACISTI

LUNEDÌ 24 GIUGNO 9.30 – 13.00 Milano, Crowne Plaza Milan City Piante e problemi dermatologici: le piante più efficaci nelle applicazioni topiche e per uso internoDocente: dott. Marco Valussi

SABATO 7 SETTEMBRE14.30 – 16.30Come sviluppare il rapporto con i propri clienti e conquistare un vantaggio competitivoDocente: dott. Roberto Giampietri

DOMENICA 8 SETTEMBRE10.30 – 13.00Emozioni che uccidono, emozioni che guarisco-no: le terapie con i Fiori di Bach dal bambino all’adulto Docenti: dott. Mauro Stegagno e dott.ssa Carmela Travaglini

14.30 – 16.30Trattamento del dolore osteoarticolare acuto e cronico con integratori, fitoterapia e omeopatiaDocente: dott. Giorgio Carta

LUNEDI’ 9 SETTEMBRE10.30 – 13.00Nuovo Regolamento cosmetici: compiti e re-sponsabilità degli erboristiDocente: avv. Lorenzo Marangoni

14.30 – 16.30La cosmesi naturaleDocente: dott.ssa Silvia Gatti

MARTEDI’ 10 SETTEMBRE10.30 – 13.00titolo: Piante e cibi per la salute e la buona fun-zionalità digestiva: le piante officinali con maggior supporto scientifico e quelle promet-tentiDocente: dott. Marco Valussi

14.30 – 16.30Piante medicinali e sistema cardiovascolare: pos-sibili ambiti e limiti di intervento. Le piante con maggior evidenza scientificadocente: dott. Marco Valussi

NB: dal 7 al 10 settembre i corsi si terranno al Quar-tiere Fieristico nell’ambito di SANA 2013

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La disgrafia un problema in continuo aumento

La disgrafia fa parte dei disturbi specifici dell’ap-prendimento, (DSA) insieme alla disortografia, di-scalculia e dislessia. Oggi l’argomento Disgrafia è sempre più spesso sotto i riflettori, poiché in questi ultimi anni si sta verificando un aumento esponenziale di questo problema, il numero dei bambini con questo tipo di disturbi è in continuo aumento…… come mai??? Cosa è successo ?? Si è passati da una didattica alfa-betica ad una didattica globale …….. forse il proble-ma è proprio li?? Sarebbe opportuno farsi qualche domanda. Andiamo con ordine, un tempo (didattica alfabeti-ca) i bambini iniziavano la prima elementare e le maestre facevano fare loro paginette e paginette di ghirlandine, cornicette, bastoncelli, cerchietti, che dovevano essere fatti dentro i quadrucci (aveva un senso) , poi iniziavano pian piano a far vedere come si scrivevano le lettere, una ad una e pure li giù pa-gine e pagine di singole lettere categoricamente scritte in corsivo, poi finalmente verso la fine della prima elementare si iniziava a scrivere qualche pa-rolina.Ora no, con la didattica globale fin dal primo gior-no, i bambini scrivono, o meglio copiano alla lava-gna delle parole che loro non sanno assolutamente leggere, per loro è come copiare un disegno qua-lunque, inoltre molto spesso le prime parole, e non

solo, vengono scritte in stampato maiuscolo, di lì a poco si inizia con script e poi con corsivo.Quindi i bambini usano contemporaneamente tre tipi di scrittura, questo non fa altro che confonde-re le idee e creare confusione, inoltre lo stampato è perfettamente inutile e difunzionale al gesto gra-fico, rallenta la scrittura perché per ogni lettera si alza la penna dal foglio almeno una volta se non di più, lo script può avere un senso per la lettura, visto che i libri sono scritti in script.Quando si arriva al riconoscimento di questo di-sturbo, molto spesso il bambino ha già subito, da genitori insegnanti e persone a lui vicine, rimprove-ri, punizioni, fogli stracciati con l’ordine di riscrive-re, segnacci rossi sotto un tema, appunti tipo “scrivi meglio” “scrittura incomprensibile”, i bambini ven-gono spesso etichettati come svogliati, disordinati, poco attenti, privi di interesse ecc.Tutto questo ovviamente provoca nel bambino dei grossi problemi, inizia anche lui a pensare di non essere all’altezza, di non essere capace, la frustra-zione è ad ogni rimprovero più forte e direttamente proporzionale all’abbassamento della sua autosti-ma.Si crea un circolo vizioso e perverso ai danni del bambino, lui non ha nessuna colpa se è disordina-to, se la sua grafia è incomprensibile, ci sono tanti piccoli problemi da risolvere, tante piccole strategie

Grafia di Alessandro 9 a. IV elementare

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da insegnare al bambino attraverso un percorso di rieducazione della grafia, che pian piano lo riporte-rà ad avere una grafia leggibile, più ordinata e nello stesso tempo riacquisterà fiducia in se stesso, supe-rerà l’ansia e riuscirà ad affrontare con più serenità lo studio e gli insegnanti, da quel momento in poi sarà tutto più semplice!!Inoltre c’è da dire che molto spesso i bambini di-sgrafici sono bambini con un Q. I superiore alla me-dia, il loro pensieri vanno più veloci delle loro mani e della loro lingua, sarebbe un peccato non aiutare un bambino disgrafico a risolvere questo disagio.

Grafia di Stefano 12 a. I media

Dott.ssa Anna Zaccaria Grafologa – Rieducatrice Disgrafia – Discalculia – Disortografia

Respiro e psicheGianluigi Giacconi

Fin dall’antichità e a diverse latitudini, le potenzialità delle tecniche legate alla respi-razione sono state esplorate e sviluppate sia per ciò che riguarda la salute ed il ben - es-sere del corpo e della mente, sia per ciò che riguarda la spiritualità e l’espansione della coscienza.In questo testo l’autore ci conduce ad esplo-rare in profondità la magia ed il potere della respirazione consapevole e le sue possibili applicazioni in ambito psicoterapeutico.Prendendo spunto da conoscenze e tecniche risalenti alla tradizione Egizia, sarà possibile conoscere e comprendere il tesoro nascosto nel semplice atto del respirare, per favorire la nostra evoluzione e migliorare la qualità della nostra vita sul piano: fisico, psico/emo-tivo, energetico e spirituale.Un approccio semplice e veramente natura-le per conoscerci e sviluppare il potenziale umano individuale. Un supporto essenziale per tutti gli operatori della relazione d’aiu-to: medici, psicologi, counselor e naturopa-ti, ma anche un volume adatto a tutti coloro che desiderino apprendere la respirazione consapevole per miglioramento sia fisico che spirituale.Il volume è il primo di una serie di testi sul potere della respirazione, a cui a breve farà seguito un manuale specificodi tecniche di respirazione consapevole terapeutica.

ISBN: 9788896618226Prezzo: Euro 19,00

Gianluigi Giacconi psicologo, naturopata e formatore.Direttore didattico della Scuola di Counseling Naturopatico Integrativo di Udine. Da più di 25 anni lavora utilizzando tecniche di respirazione provenienti da diverse tradizioni. E’ inoltre autore di numerose pubblicazioni specialistiche in ambito psicologico.

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Il bullismo: la realtà fattuale dell’adolescente

Il bullismo è espressione di un malessere sociale che si traduce in una serie di agiti aggressivi di tipo abusivo; è un fenomeno ormai capillarmente diffuso nel nostro paese.La cronaca è piena di notizie riguardanti il fenomeno, e lo si può osservare quando si accende la televisione o quando si sfogliano i quotidiani.Purtroppo è un fenomeno in crescita, altamente complesso e variegato; difficile da interpretare, da comprendere e da trattare all’interno delle aule dei Tribunali.Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori vi è un abuso di potere ed un desiderio di poter “intimidire e dominare”.Il fenomeno è messo in atto da adolescenti o minori litigiosi, violenti, prepotenti, prevaricatori che a volte hanno come unico scopo il puro divertimento, altre hanno l’esigenza di auto - affermarsi mettendo in atto dei comportamenti legalmente perseguibili. Infatti questo fenomeno può avere degli stretti legami con la criminalità giovanile, con il vandalismo e con il teppismo.È un fenomeno di gruppo, non investe solamente il baby bullo in quanto vede implicati vari attori poiché il “bullo” può contare sulla cooperazione di uno o più gregari che lo sostengono nel prevaricare sugli altri: i gregari, gli spettatori, gli esterni ed i difensori.La condotta da “bullo” è un tipo di agito che ha come obiettivo il ferire una persona; spesso questa condotta è persistente, talora può protrarsi intere settimane, mesi ed addirittura anni ed è molto difficile per coloro che ne sono vittime riuscire a poter difendersi.Le azioni di bullismo sono di differenti tipi: fisiche, come il colpire con percosse, colpi, pugni o calci, appro-priarsi di, o rovinare, gli effetti personali di qualcuno; verbali: deridere, beffare, insultare, offendere, in-giuriare, prendere in giro ripetutamente, fare affer-mazioni razziste.I funzionamenti psicologici che possono spingere

un minore a comportarsi da bullo sono due: l’apprendimento e la rivalsa. Il Bullo può avere un Disturbo della Condotta1 o

1 una modalità di comportamento ripetitiva ed

persistente in cui i diritti fondamentali degli altri o le

principali norme o regole societarie appropriate per l’età

vengono violati, come manifestato dalla presenza di tre

(o più) dei seguenti criteri nei dodici mesi precedenti,

con almeno un criterio presente negli ultimi 6 mesi:

Aggressioni a persone o animali

1) spesso fa il prepotente, minaccia, o intimorisce gli altri

2) spesso dà inizio a colluttazioni fisiche

3) ha usato un’arma che può causare seri danni fisici ad

altri (per esempio, un bastone, una barra, una bottiglia

rotta, un coltello, una pistola)

4) è stato fisicamente crudele con le persone

5) è stato fisicamente crudele con gli animali

6) ha rubato affrontando la vittima (per es. aggressione,

scippo, estorsione, rapina a mano armata)

7) ha forzato qualcuno ad attività sessuali. Distruzione

della proprietà

8) ha deliberatamente appiccato il fuoco con l’intenzione

di causare seri danni

9) ha deliberatamente distrutto proprietà altrui (in modo

diverso dall’appiccare il fuoco). Frode o furto

10) è penetrato in un edificio, un domicilio, o una

automobile altrui

11) spesso mente per ottenere vantaggi o favori o per

evitare obblighi (cioè, raggira gli altri)

12) ha rubato articoli di valore senza affrontare la vittima

(per es. furto nei negozi, ma senza scasso; falsificazioni)

Gravi violazioni di regole

13) spesso trascorre fuori la notte nonostante le

proibizioni dei genitori, con inizio prima dei 13 anni di

età

14) è fuggito da casa di notte almeno due volte mentre

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un disturbo oppositivo provocatorio2

I genitori possono fare molto per riuscire a prevenire le varie manifestazioni di aggressività latente e la scuola può mettere in atto delle strategie aventi l’obiettivo di riuscire a contrastare tali agiti o intervenire al momento giusto nonostante la sofferenza del minore metta a dura prova l’adulto.Attualmente il minore non riproduce, nell’immagi-nario collettivo, più un’immagine innocente e tene-ra, come lo era fino a qualche tempo addietro, ma tende a fare proprie le caratteristiche della crimi-nalità degli adulti all’interno di un fenomeno così articolato; il mondo in cui crescono i bambini oggi è molto diverso da quello di mezzo secolo fa.Nel mondo degli adolescenti si assiste ad un crollo delle ideologie, ad un nichilismo, ad una svalutazione dei valori, a passioni tristi, ad un netto disinteresse verso ogni cosa che li circonda, ad un’ anaffettività che li invade.Il bullismo è un fenomeno, troppo spesso, sottovalutato dai genitori e dai familiari in cui le azioni messe in atto, dai bulli, possono essere verbali o indirete e durare per settimane.Le cronache dei giornali hanno messo in risalto in modo drammatico il crescere del fenomeno in cui si assiste, sempre più, a forme di violenze di gruppo da parte di adolescenti su altri adolescenti o su minorati; a bande di ragazzini che si radunano ed unico intento è quello di picchiare giovani indifesi, o che si mettono sui cavalcavia a tirare sassi alle macchine che passano.Molti di questi baby bulli finiscono in Tribunale, quando hanno “martorizzato” per lungo tempo una vittima e la famiglia di questi decide di denunciarli.Purtroppo molti vengono portati nelle aule dei tribunale ancor prima che abbiano capito ed elaborato la differenza tra la il bene ed il male, tra l’amore e l’odio, tra il gesto motivato e quello fatto

viveva a casa dei genitori o di chi ne faceva le veci (o una

volta senza ritornare per un lungo periodo)

15) marina spesso la scuola, con inizio prima dei 13 anni

di età.

2 una modalità di comportamento negativistico,

ostile, e provocatorio che dura da almeno 6 mesi, durante

i quali sono stati presenti quattro (o più) dei seguenti:

1) spesso va in collera

2) spesso litiga con gli adulti

3) spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare la/le

richieste o regole degli adulti

4) spesso irrita deliberatamente le persone

5) spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio

cattivo comportamento

6) è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri

7) è spesso arrabbiato e rancoroso

8) è spesso dispettoso e vendicativo

senza uno scopo.I vari fattori che possono portare un minore a compiere degli agiti che escono fuori dalla normalità sono: l’ambiente familiare caotico, con alta conflittualità, genitori o fratelli con problemi psichiatrici od uno o più membri della famiglia che fanno uso o abuso di sostanze stupefacenti, Scarso supporto e sostegno dai propri familiari, rendimento scolastico carente, Sono davvero poche le famiglie che portano il “bullo” dallo psicoterapeuta, dallo psicologo, a differenza delle famiglie delle vittime che hanno l’esigenza di avere un supporto ed anche perché le vittime di un reato hanno il diritto di essere risarcite.In Tribunale il bullo e la vittima vengono periziati da esperti, il primo per constatare se sia maturo o meno, il secondo per appurare la sua capacità nel rendere testimonianza3.Bisogna capire se la vittima è in grado di poter riferire i fatti a terzi.Questo fenomeno si sta allargando a macchia d’olio e stanno nascendo dei “sottogruppi” quale il Cyberbullismo, ovvero il fenomeno in rete, tramite cellulari e computer.

Dr. ssa Alessia MicoliPsicologa Criminologa

Bibliografia

Eisenberg M.E., Aalsma M.C.: “Bullying and peer

victimization: position paper of the Society for

Adolescent Medicine”, Journal of Adolescent health

2005

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Genta M. L., “Il bullismo”, Carocci Editore, Roma,

3 L’attitudine a rendere testimonianza

rappresenta una competenza dell’individuo strettamente

legata allo sviluppo intellettivo ed affettivo e alle capacità

di esame di realtà. Valutare questa competenza nel

minore significa analizzare se è in grado di differenziare

i suoi pensieri e sentimenti dai dati reali, accertare se

siano presenti disturbi della sfera cognitiva e affettiva che

interferiscano con la percezione del reale o la capacità di

ricordarlo o riferirlo a terzi.

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32

2002

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8-years follow-up study”, Child Abuse and Neglect,

2000

L’intestino irritabile. Rimedi giornalieri per una

problematica quotidiana

La sindrome dell’intestino irritabile, detta anche sindrome del colon irrita-bile o colite spastica, è una patologia che colpisce un numero di persone abbastanza vasto e che trova la sua origine in un insieme di fattori che agiscono in concomitanza tra di loro.

Benché si tratti di unapatologia defi-nibile benigna porta a gravi disagi a coloro che ne sono affetti. E’ una af-fezione difficile da trattare e talvolta misconosciuta.

Il volume, oltre a spiegare cosa sia questa sindrome e le sue conseguen-ze, offre una carrellata dei trattamenti naturali, anche sintomatologici, che è possibile mettere in pratica. Il lin-guaggio volutamente semplice e il pratico glossario lo rendono un libro adatto a tutti.

ISBN: 9788896618158Prezzo: Euro 10,90

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La creatività

Iniziamo chiedendoci: “Che cos’è la creatività?”.Gli studi degli ultimi decenni hanno chiarito che la creatività non è più una misteriosa peculiarità di po-chi “eletti”, ma una qualità posseduta, in maniera maggiore o minore, da tutti. Diverse ricerche hanno dimostrato che, la creatività non rappresentava una particolare espressione dell’intelligenza ed hanno chiarito la scarsa correlazione tra capacità d’imma-ginazione e quoziente d’intelligenza. Dagli anni ’50 le ricerche in questo campo si sono diversificate ed ogni scuola psicologica ha elaborato una propria teoria.La prospettiva psicoanalitica già proposta da Freud,

e successivamente sviluppata da Segal, Kris, Kubie, e Arieti, interpreta la creatività come la capacità di far ricorso a contenuti inconsci o preconsci partico-larmente vivaci e produttivi.Rogers e Maslow suggeriscono, invece, una visio-ne personalistica, che considera l’attitudine crea-tiva come l’espressione del perfetto funzionamen-to dell’individuo, dovuto al raggiungimento di un equilibrio stabile tra le varie componenti compor-tamentali.All’interno dell’approccio cognitivo, poi, ci sono va-rie correnti, ognuna delle quali pone l’accento su un particolare aspetto psicologico.

Guilford concentra l’attenzione su un esame fattorialistico dei diversi elementi che costi-tuiscono il pensiero, analizzandone le varie componenti, comprese le capacità creative.Mednick, Wallach e Kogan studiano, invece, il particolare modo di organizzarsi del pro-cesso associativo (stimoli-risposte), ritenen-dolo il maggior responsabile del funziona-mento della creatività.Ulteriori ricerche condotte da Sternberg (siamo ormai a metà degli anni ’90) hanno permesso di comprendere i processi menta-li che sono all’origine dell’insight, grazie ai quali sono state realizzate importanti scoper-te nei diversi campi del sapere.L’insight era comunemente definita dalla maggior parte degli psicologi come un bal-zo, veloce ed inconsapevole, del pensiero, o come un cortocircuito dei normali processi di ragionamento; spiegazioni di questo gene-re, però, circoscrivono l’intuizione all’inter-no di una “scatola nera”, senza analizzarne né i contenuti, né il funzionamento.Secondo Sternberg, invece, essa è composta da tre processi psicologici separati ma corre-lati tra loro: codificazione selettiva, combina-zione selettiva e confronto selettivo.- la codificazione selettiva si esplica nella

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selezione delle informazioni importanti, rilevanti, rispetto a quelle che non lo sono;- la combinazione selettiva è la capacità di collega-re e combinare, in un insieme unitario, le informa-zioni che all’inizio apparivano separate;- il confronto selettivo, infine, consiste nell’abilità di mettere in relazione le informazioni appena ac-quisite con quelle già apprese e risolvere, per ana-logia, il problema.Tale spiegazione ci permette di comprendere, quindi, che i processi intuitivi non sono qualitativamente

dissimili da quelli cognitivi; ciò che differenzia i due diversi tipi di pensiero sono le modalità e, soprattutto, le circostanze di applicazione. Nell’insight, in conclusione, l’individuo creativo utilizza, in modo rapido ed intuitivo, le abilità cognitive normali per individuare, in particolari circostanze, la soluzione al problema.Gli orientamenti statunitensi più recenti suggeri-scono, infine, un approccio multidimensionale alla creatività, poiché, nel corso dei diversi studi, si sono delineati, in questo campo di ricerca, quattro

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differenti ambiti:1. Persona: Studi di matrice psicologica sull’eccellenza tramite questionari sulla personalità che misurano i tratti creativi;2. Processo: Ricerche sullo sviluppo di procedure e strategie per facilitare il pensiero creativo (individuale e di gruppo);3. Prodotto: Studio dei prodotti creativi valutati in base alla novità, efficacia, ecc;4. Ambiente: Ricerche sull’ambiente sociale, culturale e lavorativo che favoriscono o inibiscono il pensiero creativo.Riassumendo possiamo, quindi, affermare che la creatività è una particolare abilità, posseduta da ogni individuo, che permette di “produrre qualcosa di nuovo”. Questa produzione può originare qualcosa di nuovo in assoluto o ricombinare e riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti (che, fino a quel momento, erano stati pensati come distanti). All’interno della “produzione del nuovo” è possibile ascrivere, ovviamente, sia “oggetti” artistici (fini a se stessi), sia “oggetti” che, riconosciuti socialmente utili, permettono con il loro impiego di risolvere o migliorare aspetti della vita quotidiana e lavorativa. La creatività riveste, inoltre, un ruolo centrale tanto nella ricerca di soluzioni originali e innovative (problem-solving) quanto nell’analisi (e relativa ottimizzazione) di situazioni e processi complessi (problem-making). Più che una dote

del carattere, la creatività rappresenta, quindi, una “forma mentis”, un modo di rapportarsi alla realtà, di concepire e vivere la vita. Tale “habitus” mentale, attraverso un’opportuna formazione, può essere appreso ed incrementato da ogni individuo, gruppo e organizzazione. La creatività non si insegna. Si possono però creare condizioni favorevoli perché ognuno possa, secondo le proprie possibilità, essere creativo. Per essere apprezzabilmente creativi si deve avere una mente aperta agli stimoli più disparati, anche e soprattutto quelli che provengono da fuori del proprio campo di studio. Chi ha interessi molteplici ha più possibilità che questi differenti stimoli si ricombinino nella sua mente a produrre, se non un colpo di genio, almeno qualche novità utile. La creatività ha bisogno di ridondanza, di risorse mentali inutilizzate, di tempo per vagare in cerca di quel qualcosa. Si può parlare di creatività senza parlare di arte. La creatività è vivere in pieno, con completezza la propria vita. Gli uomini creativi non sono solo i musicisti, i pittori, siamo tutti noi.

Dr.ssa Teresita Forlano

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Adolescenza smart(phone) tra status symbol e

comportamenti devianti

Cellulare, lo uso per lavoro, navigo su internet dove e quando voglio, se voglio fare un video o scattare una foto è sempre a portata di mano. E’ quasi indi-spensabile.Ma un bambino, un adolescente che uso ne fa?Il rapporto “Infanzia e vita quotidiana” Anno 2011 dell’ISTAT1 ci dice che il 31,4% di bambini tra 6-10 anni lo utilizza (il 18.6% ne possiede uno persona-le), mentre tra i ragazzi di età 11-17 il valore arriva 1 Anno 2011 “Infanzia e vita quotidiana” ricom-presa nella indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” condotta da ISTAT in convenzione con il Ministero del lavoro e delle politiche Sociali

al 92.7% (83.2% ne possiede uno personale).Il cellulare, è uno strumento multimediale, polifunzionale che permette di telefonare, inviare sms, mms, chattare attraverso le apps di messagge-ria istantanea, giocare, navigare su internet, scam-biare video e foto, ascoltare musica come se fosse un lettore mp3, condividere files, accedere ai social networks.Per i giovani è un mezzo di comunicazione, socia-lizzazione, permette di gestire le proprie reti di amicizie(reale e virtuale).Ma non solo. Lo smartphone (per indicare i di-spositivi di ultima generazione che ormai hanno

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ampiamente surclassato il buon vecchio telefono cellulare) è per i giovanissimi uno status symbol, rappresentazione dello status che il giovane possie-de entro un determinato gruppo.La fase adolescenziale è caratterizzata da fasi di cambiamento radicale, fisico, biologico, emozionale,sociale. Lo status, il ruolo nel gruppo per l’adolescente ha una grande importanza. L’uni-tà di misura utilizzata dai ragazzi è molto semplice: si chiama popolarità.Essere più o meno popolari può dipendere da vari aspetti: il modo di vestire sempre alla moda, ave-re l’abito griffato, taglio di capelli in, possedere lo smartphone, il tablet di ultima generazione sempre intenti a messaggiare in qualsiasi momento, avere una folta schiera di “amici” sui social network.Tutto sta nel riuscire a suscitare l’invidia e l’ammira-zione degli altri per ciò che si possiede.Può succedere tuttavia che questo status symbol di-venti fattore un criminogeno ovvero causa di com-portamenti devianti o criminosi .A tal proposito è pertinente fare alcuni esempi.Pochi giorni or sono la stampa giornalistica ha ri-portato la notizia dell’omicidio di un 15enne a se-guito del tentato furto del tablet regalatogli per il compleanno pochi giorni prima.L’episodio, avvenuto negli Stati Uniti, ha portato all’attenzione un fenomeno in preoccupante cre-scita negli USA chiamato “Apple picking” ovvero “Raccolta delle mele”, riferendosi ai frequenti furti di smartphone, tablet, mp3 appartenenti al famoso marchio della mela.Anche in Italia il fenomeno dei furti di prodotti hi-tech non è irrilevante2.Sono sempre più frequenti i furti compiuti da ban-de di giovanissimi a danno di coetanei per impos-sessarsi dei costosi cellulari. Lo scopo è di rivender-li ed quindi ottenere un illecito guadagno oppure

2 Comunicato del 27/05/2013 sul sito istituziona-le della polizia di stato http://questure.poliziadistato.it/Bari/articolo-6-52-55228-1.htm

per uso personale (soprattutto quando il giovane non ha le risorse economiche per l’acquisto).La mancanza dei mezzi economici è tra i principa-li motivi che inducono l’adolescente a ricorrere a condotte illecite per procurarsi tutto ciò che “desi-dera” (abiti firmati, scarpe, oggetti hi-tech, ecc…). Non sono beni di cui si ha necessità ma che devono esclusivamente soddisfare un desiderio di posses-so, volti a dare un’immagine di sé fittizia, ad osten-tare uno status non veritiero ma che gli consente di avere rispetto e ammirazione nel gruppo.E’ interessante a tale scopo analizzare un fenomeno moderno utilizzando una chiave di lettura proposta da una teoria sociologica “datata”, risalente al 1938: “ la teoria dell’anomia” di Robert King Merton.Secondo Merton, sociologo funzionalista statuni-tense, la società propone a tutti una serie di obiet-tivi legittimi (lavoro, istruzione…), ma non fornisce a tutti i mezzi legali per perseguire questi obiettivi. Perciò vi possono essere diverse forme di risposta da parte degli individui. Chi ambisce a determinate mete (il bene di lusso nel nostro caso) ma non ha le possibilità economiche per poterlo acquistare (co-nosciamo bene il costo elevato di uno smartphone), opta per una soluzione alternativa ovvero il furto. Tale comportamento è definito “innovativo” nella teoria di Merton.Questa è solo una delle tante teorie che la sociolo-gia ha elaborato per interpretare e capire i compor-tamenti devianti; esistono molteplici spiegazioni della devianza e della criminalità minorile, ognuna analizza un aspetto, una caratteristica diversa di un fenomeno ampio e vario.Parallelamente parlare di bambini ed adolescenti, del loro rapporto con le nuove tecnologie e dei ri-schi correlati in poche righe è riduttivo, è un argo-mento dalle mille sfaccettature, un libro aperto da cui si possono estrapolare molteplici argomenti di dibattito e discussione.

Dott.ssa Ilaria LaghiCriminologa

Silvia Bonventre La via del nuovo risveglio. Teatro Indaco ISBN: 9788896618301 Euro 16,00

L’armonia come stato dell’essere da conoscere e integrare nella propria vita.

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La reflessologia plantare

Spiegare in poche parole,cos’è la Riflessologia Plan-tare, è molto difficile è una terapia che esiste da 5.000 anni,sono stati ritrovati papiri e geroglifici egizi,dove venivano descritte sedute di Riflessolo-gia plantare e delle mani.Ogni individuo è Unico,e questa sua unicità è reg-istrata nei suoi piedi.Nei piedi ci sono 7,200 punti,chiamati Riflessi,che rappresentano tutti e tre i corpi: Fisico, Mentale e Aurico.I piedi ci dicono tutto di una persona,la vita, le sue emozioni, il suo passato e il suo futuro, badate bene, non è predire il futuro, è capire quello che nel corso della nostra vita gli organi hanno somatiz-zato, per riuscire a migliorare e correggere alcuni nostri atteggiamenti sbagliati, che si hanno nel quo-tidiano.Ogni disturbo che noi abbiamo nel presente, de-riva da un malessere che abbiamo vissuto nel pas-sato e probabilmente ce ne siamo dimenticati ma, il nostro corpo fisico e soprattutto psichico, non se ne è affatto dimenticato, e lo fa riemergere anni dopo,magari in un contesto stupido, il famoso “at-tacco di panico”.La Riflessologia Plantare, fa benissimo a questi stati

di ansia, come a tantissimi altri malesseri, fisici e psicosomatici. Il piede è una mappa genetica.Non fa miracoli! Come dico sempre, per le “grazie”, bisogna rivolgersi da altre parti.La terapia in alcuni casi può durare molto, non sono dell’idea di dire, a chi mi chiede in quanto tempo si possono avere miglioramenti, che con una decina di sedute si risolve un malessere, come spiegavo prima ognuno di noi è diverso,reagiamo in maniera diversa ad una cura con antibiotici, la stessa cosa è con le sedute di Riflessologia.Bisogna avere pazienza e soprattutto la voglia di af-frontare i propri problemi, inconsapevolmente,la malattia, prima si crea nella mente, poi va sul piano fisico, non accade mai il contrario.L’Essere umano è formato da tante cose, il primo impatto è quello che si vede fuori, il Corpo Fisico,la pelle, poi ci sono i muscoli, gli organi interni e tutto quello che esiste all’interno del nostro corpo.Poi c’è quello Psichico, la mente, che come dice giustamente, il filosofo, Osho, “la mente, mente”, mentiamo a noi stessi,la psicosomatica, ( il finto ma-lato ), ma con disturbi veri.E infine, non meno importante, il Corpo Eterico, la nostra Aura, la nostra Energia, che tutti noi ab-biamo, l’energia dei Chakra, se canalizzata male, da vita a disturbi fisici e mentali.Noi siamo stati abituati a pensare e adoperare solo l’autodistruzione, nessuno ci ha insegnato che es-iste anche l’autoguarigione, è in noi, dobbiamo solo ricordarci di averla.La Riflessologia Plantare può scaturire sensazioni di benessere in tutto il fisico,può rilassarci e può avere effetti meravigliosi su noi stessi.Buona Guarigione a tutti.

Rina Ancillotti

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InsonniaUn aiuto dalla floriterapia

La floriterapia si basa sulla possibilità, secondo il suo ideatore, di riequilibrare gli stati psicoemozi-onali negativi mediante l’uso dei fiori di Bach dal nome del creatore del metodo.Bach individuò, infatti, 38 condizioni emotive che pose alla base di tutte le problematiche che le per-sone possono presentare, condizioni che affermò essere riequilibrabili tramite l’utilizzo di uno specif-ico fiore.I fiori vengono preparati tramite due metodi: in-fusione solare e bollitura. Il metodo dell’infusione solare prevede che i fiori, una volta tagliati, siano posti in un recipiente di vetro contenete acqua pure e posti al sole. Il metodo della bollitura viene uti-lizzato per i fiori o comunque le parti legnose che vengono, come dice il nome stesso, fatti bollire.Quello che si ottiene dai due metodi deve poi, per poter essere utilizzato, essere diluito. In partica si

prende un flacone da 30ml dotato di contagocce lo si riempe di acqua minerale e vi si aggiungono circa 40 gocce di cognac o brandy, che fungeranno da conservante, a questo si aggiungono due gocce di ogni rimedio scelto. Normalmente la posologia è di 4 gocce 4 volte al giorno.n effetti per somministrare il fiore giusto è necessario un colloquio che porti alla luce le reali problematiche, ma in linea generale, al-cuni fiori sembrano essere più indicati di altri per un trattamento veloce e con buoni risultati.

Aspen

Populus tremula

Bach lo indica “Per quelle vaghe paure sconosciute per la quali non c’è spiegazione, nessuna giustifi-cazione“

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Il soggetto che necessita di Aspen ha paura, ma la paura non ha un’origine reale non è cioè determina-ta da fatti o problematiche concrete ma è indefinita. La persona ha una sensazione di angoscia, di attesa di qualcosa di spaventoso che deve arrivare, ma che non è definibile ed è proprio questa angoscia che determina l’insonnia.

Cherry plum

Prunus cerasifera

E’ anche questo un fiore della paura, in questo caso è la paura di fare cose che Bach definisce “spaven-tose e terribili”, azioni che la persona non vuole compiere, ma che prova l’impulso a compiere.Questa paura di lasciarsi andare a fare cose che non si vuole effettivamente fare è alla base della inson-nia che necessita, per il suo trattamento, di questo fiore.

ClematisClematis vitalba

E’ il fiore dei sognatori. Conviene utilizzarlo quan-do non si riesce a dormire perchè la mente è affol-lata di pensieri e di sogni. La mente è così occupata a fare sogni ad occhi aperti che il sonno non arriva.

White chestnut

Aesculus Hippocastanum

E’ il fiore di coloro che non hanno abbastanza inter-esse per il presente poiché sono presi da continue preoccupazioni. La mente delle persone che neces-sitano di questo fiore è costantemente piena di pen-sieri e idee indesiderati, ma dei quali non riesce a liberarsi. E’ proprio questo affollamento di pensieri non voluti e molesti che determina l’insonnia.

Hornbeam

Carpinus betulus

E’ il fiore della stanchezza, del sovraccarico anche mentale. Bach lo indica infatti “Per coloro che sen-tono di non essere abbastanza forti, sia psicologica-mente che fisicamente, per sopportare il peso della vita che li sovrasta”.Per questo Horbeam conviene in tutte le situazioni nelle quali il sonno non è ristoratore e si ha diffi-coltà a svegliarsi la mattina soprattutto perché non si ha alcuna voglia di iniziare la giornata.

OliveOlea europea

La persona che necessita di questo fiore ha perso ormai ogni interesse per il presente perché reso to-

talmente esausto dalla fatica fisica o mentale.Bach infatti lo indica “Per coloro che hanno molto sofferto sia nel corpo che nella mente e sono così stanchi che sentono di non essere più in grado di compiere alcuno sforzo”.In caso di insonnia Olive è quindi indicato quan-do la persona non riesce a dormire perché troppo stanca.

Impatiens

Impatiens glandulifera

E’ il fiore della solitudine determinata dall’impazienza e dall’insofferenza.

Bach lo indica “per coloro che sono veloci sia nel pensiero che nell’azione e che desiderano che ogni cosa avvenga senza esitazioni né ritardi”. Si tratta di persone iperattive ed irritabili che vorrebbero che tutto avvenisse in fretta e si arrabbiano con chi è più lento di loro.

Conviene il suo utilizzo nelle persone che dormono troppo poco e che si svegliano già irritate e in colo-ro che non si addormentano perché già pensano a cosa debbono fare il giorno dopo.

Per coloro che hanno eccessiva sensibilità verso le influenze altruiAgrimonyCentauryWalnutHolly

Per coloro che sono scoraggiati o dispe-ratiLarchPineElmSweet chestnutStar of Bethlehem

Per coloro che hanno una preoccupazio-ne eccessiva per il benessere degli altriChicoryVervainVineBeechRock water

Il testo è tratto dal volume“1001 modi per dormire”A Giugno in libreria

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CorsoCounseling Naturopatico

Il corso è composto da una parte a distanza ed una parte frontale.Le lezioni frontali saranno condotte in gruppo con le tecniche

psicodrammatiche

Docenti

Dott. Fosco PatriarchiDott.ssa Elena Meconcelli

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Corso FADFloriterapia di Bach

Il corso permette di approfondire la Floriterapia di Bach.Al termine del percorso, e dopo il superamento dell’esame finale, verrà rilasciato

Attestato di formazione in Floriterapia di Bachper coloro che avessero già la qualifica di naturopata il corso ha valore di

specializzazione, verrà quindi rilasciato unAttestato di specializzazione in Floriterapia di Bach

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