ALCUNE RIFLESSIONI SULLA PROGETTAZIONE PARTECIPATA · PROGETTAZIONE PARTECIPATA ... diversamente da...

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ALCUNE RIFLESSIONI SULLA PROGETTAZIONE PARTECIPATA Alessandro Giangrande Associazione culturale PSP (Progettazione Sostenibile Partecipata) e-mail: [email protected] sito web: www.progettazionepartecipata.org Romasperimenta Trasformare la città PARTECIPAZIONE, DAVVERO Cinema Tiziano 11 febbraio - ore 17

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ALCUNE RIFLESSIONI SULLA

PROGETTAZIONE PARTECIPATA

Alessandro Giangrande

Associazione culturale PSP (Progettazione Sostenibile Partecipata)e-mail: [email protected]

sito web: www.progettazionepartecipata.org

Romasperimenta

Trasformare la città

PARTECIPAZIONE, DAVVERO

Cinema Tiziano 11 febbraio - ore 17

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RAPPRESENTANZA E COMPETENZA

Nella democrazia rappresentativa l’istituzione del principio di maggioranza presuppone di fattol’eguaglianza dei cittadini, celando in tal modo le diseguaglianze esistenti nella società.

Una diseguaglianza importante, connessa al principio stesso di maggioranza, riguarda la

sottovalutazione del principio di competenza, laddove vale l’idea che l’opinione di due

ignoranti conta di più di quella di un competente.

In molte Costituzioni sono spesso indicate alcune restrizioni del principio di rappresentanza,inteso come maggioranza numerica, al fine di introdurre elementi di competenzanell’organizzazione della società.Nella Costituzione italiana al popolo, diversamente da quanto spesso si sente dire, non èconcessa l’ultima parola, né attraverso le elezioni né la populistica acclamazione. In essa siparla sì di sovranità del popolo, ma di una sovranità che non si esercita in totale libertà, bensì,come recita la Carta, “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Il principio di rappresentanza è spesso assunto in modo acritico, sia in politica che in altri

settori. La validità di un processo partecipativo viene spesso contestata quando il numero deipartecipanti è scarso rispetto alla totalità dei soggetti potenzialmente interessati. Per contro è

raro che i risultati del processo siano invalidati per la scarsa competenza dei partecipanti.

Ciò non significa che in un processo partecipativo si debba abbandonare del tutto il principio di

rappresentanza per passare a un sistema di scelta e di decisione basato sulla competenza:

occorre piuttosto contemperare questi due principi, avendo bene in mente che la

rappresentanza presuppone erroneamente (o, se si preferisce, utopicamente) l’uguaglianza

dei partecipanti; mentre il principio di competenza, se malamente applicato, può comportare

derive tecnocratiche.

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COME CONTEMPERARE RAPPRESENTANZA E COMPETENZA?

La teoria

Al fine di avviare un processo partecipativo che contemperi rappresentanza e competenza si

può assumere, come punto di partenza, l’osservazione di Friedmann (1993) a propositodell’asimmetria tra “planners e coloro per i quali si pianifica“. Friedmann osserva che unamolteplicità di attori attiva generalmente pratiche che in molti modi fanno città; ma insinuaanche il dubbio che i saperi che alimentano alcune di queste pratiche non siano del tuttointercambiabili. Questi saperi individuano infatti competenze specifiche anche “dalla parte dellagente” non solo “dalla parte degli esperti”; competenze che non sono da questi ultimisurrogabili.

Un processo di progettazione partecipata, dove entrambi questi saperi hanno diritto di

cittadinanza, dovrebbe identificarsi con un processo di costituzione di un contesto pubblico(un concetto già espresso da Dewey); cioè un processo capace di “generare” una popolazioneche si raggruppa intorno a un particolare problema di cui condivide una conoscenza comuneche viene perfezionata e trasformata collettivamente in azione. In questo processo si riconosceche la razionalità non è un requisito del solo esperto, che ne dovrebbe custodire i canoni e leapplicazioni: si tratta sempre di una razionalità di processo che coinvolge molteplici attori –esperti e non – nell’interazione, nella sperimentazione e nel mutuo apprendimento. L’espertopartecipa al processo consapevole dei suoi limiti come attore sociale (la sua forza istituzionale èspesso debole e limitata), ma anche dell’utilità dei suoi contributi d’interpretazione e proposta,come professionista abituato a misurarsi con l’esperienza.

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La pratica

Numerose esperienze hanno dimostrato che un processo di progettazione partecipata deve

prevedere due organismi distinti ma che operano in stretta relazione:

• il Forum, con un ruolo eminentemente politico, che per l’elevato numero dei suoi membri (da

poche decine ad alcune centinaia di persone) non è adatto a svolgere compiti progettuali;

• il Laboratorio di progettazione partecipata, un gruppo di lavoro scelto nell’ambito del Forum,

i cui membri hanno le competenze necessarie per elaborare progetti.

Del Forum fanno parte tutti gli attori interessati: politici, funzionari della PA, studiosi,

associazioni e comitati di quartiere, imprenditori, proprietari dei suoli, singoli abitanti. La suaattività consiste principalmente nel favorire il dialogo e lo scambio d’informazioni tra i diversi

soggetti e nel costruire sia una visione condivisa del problema territoriale sia le linee guidaalle quali occorrerà riferirsi per elaborare la proposta progettuale finalizzata a risolverlo. Alcunisuoi membri possono svolgere compiti specifici, utili ai fini del processo (ad esempio, acquisire

le informazioni che sono propedeutiche alla costruzione collettiva della visione e delle lineeguida).

Del Laboratorio fanno parte non solo esperti, ma anche persone che, pur prive di conoscenze

tecniche specifiche, conoscono bene il contesto e sono in grado di contribuire fattivamente al

progetto. I membri del Laboratorio partecipano a una serie di sessioni di lavoro ravvicinate (ad

esempio, con cadenza settimanale) durante le quali elaborano una o più proposte progettuali il

più possibile coerenti con la visione e con le linee guida del Forum. A questo fine i membri

del Laboratorio utilizzano specifici metodi di progettazione partecipata che sono tanto più

sofisticati quanto più complesso è il problema da risolvere sotto il profilo politico-decisionale,sociale, culturale, fisico-ambientale, economico-finanziario, normativo, costruttivo, ecc.

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Il Forum selezionerà la proposta elaborata dal Laboratorio maggiormente coerente con la

visione e le linee guida.

Le attività di entrambi gli organismi – Forum e Laboratorio – sono guidate da facilitatoriesperti sia di processi d’interazione sociale sia di metodi di progettazione partecipata.

La visione e le linee guida del Forum, assieme alla proposta progettuale selezionata, saranno

elementi di riferimento fondamentali del bando di concorso, indetto dall’Istituzione competente,al quale parteciperanno i progettisti e le imprese interessati alla progettazione e allarealizzazione dell’intervento.

Quanto precede illustra uno schema utile per attivare e svolgere un processo di progettazionepartecipata. Per definirne in dettaglio regole e procedure sarà necessario tenere conto di

variabili contestuali come il numero dei partecipanti, la scala dell’intervento, la possibilità delleIstituzioni di mettere a disposizione dei partecipanti le risorse e gli strumenti idonei a facilitarne

lo svolgimento, l’importanza dei conflitti che si presentano nella costruzione della visionecondivisa, delle linee guida e delle specifiche scelte progettuali.

Chi mette in atto un processo deve anche dare risposte convincenti a domande del tipo: come

garantire la partecipazione di tutti gli attori interessati (stakeholder, inteso in senso lato)? qualisono i metodi di interazione sociale più adatti per favorire il dialogo e lo scambio d’informazionitra gli attori? come si possono risolvere positivamente i conflitti tra soggetti che hanno interessie sistemi di valore diversi? quali sono i metodi di progettazione più efficaci per elaborareconcretamente una proposta progettuale?Fornire le risposte a queste domande è tutt’altro che semplice. A questo scopo occorreràprogrammare nuovi incontri per proseguire il dibattito appena avviato in questa sede.

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Alcuni ostacoli che derivano da un comportamento inadeguato degli abitanti, delleassociazioni e dei comitati.

• Incapacità di superare quelle forme d’ideologizzazione e di strumentalizzazione checonseguono dalle divisioni che si determinano all’interno della battaglia politica: non solo tradestra e sinistra, ma anche tra quanti militano nello stesso partito o s’ispirano alla stessa culturapolitica

• Sindrome NIMBY (Not In My Back Yard – non nel mio cortile) e incapacità di fare rete.Quando si verificano queste situazioni un’associazione o un comitato cerca spesso diaumentare la propria forza di contrattazione con le controparti mantenendo tavoli separati,rinunciando di fatto a costituire percorsi organizzati e strutturati con altre realtà territoriali

• Eccessiva tendenza alla protesta e alla recriminazione, e contestuale poca volontà/capacità diattivare percorsi progettuali autonomi, non subordinati alle proposte progettuali già elaborate –totalmente o in parte – dalle Istituzioni e dai poteri forti

• Scarsa determinazione nel contrastare le azioni di coloro che intendono limitare il “diritto allacittà” dei cittadini (Harvey 2012) per non correre rischi o non “perdere tempo“, rinunciando adattività personali ritenute più gratificanti

• Scarsa fiducia nei metodi di progettazione partecipata, ritenuti troppo complicati.Alcuni pensano che per definire una proposta progettuale valida e condivisa basta organizzarealcuni incontri per uno scambio di opinioni e/o la raccolta dei desiderata degli attori territoriali(ad esempio, mediante questionari)

QUALI OSTACOLI IMPEDISCONO LA COSTITUZIONE DI CONTESTO PUBBLICO?

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Alcuni ostacoli che derivano da un comportamento inadeguato delleamministrazioni pubbliche

• Scarsa volontà/capacità di partecipare a un percorso orientato alla condivisione, a creareterreni di lavoro comune dove sia possibile proporre e valutare in modo trasparente processiarticolati e complessi senza cercare subito il consenso su scelte fatte a priori

• Scarsa volontà/capacità di abbandonare le logiche paternalistiche che vanno “incontro alleesigenze degli abitanti”, soprattutto quando le pressioni sono troppo forti e “qualche cosabisogna pur concedere ”

• Scarsa volontà/capacità di rinunciare a forme di governo centralistiche per favorire, attraversoil decentramento amministrativo, una partecipazione dal basso,

• Carenza di competenze di tipo relazionale, strategico e visionario, che sono fondamentali per

mettere in atto processi validi di progettazione partecipata

• Incapacità di avviare politiche che diano spazio alle popolazioni urbane, alle loro pratiche e alleloro proposte; di aiutarle a superare gli ostacoli che esse incontrano quando cercano diesercitare liberamente i propri interessi e le proprie passioni, a individuare le condizioninormative e materiali che consentono loro di svolgere con soddisfazione quelle pratiche chesono in grado di produrre e riprodurre beni comuni (Pasqui 2008)

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Il processo che ha portato gli abitanti dell’ex Municipio Roma XVII a elaborare proposte per ilrecupero e riuso dell’ex rimessa costituisce un tentativo, in parte riuscito, di costituire uncontesto pubblico.

Il ruolo di Forum è stato svolto in questo caso dal Laboratorio di ProgettazionePartecipata per il recupero e il riuso dell’ex rimessa ATAC, istituito dall’ex Municipio

Roma XVII nell’aprile del 2011, su richiesta del CCPP (Coordinamento Cittadino Progetto

Partecipato) e del Comitato Cittadino Della Vittoria. Nel suo ambito i partecipanti – membri delle

realtà territoriali interessate, la presidente e alcuni consiglieri del Municipio, singoli cittadini ecc.

– hanno elaborato una visione condivisa e le linee guida per il recupero e il riuso dell’ex

rimessa.

All’inizio del 2012 l’associazione culturale Progettazione Sostenibile Partecipata (PSP) ha

invitato i membri del Laboratorio del Municipio / Forum a partecipare a un Seminario per

elaborare un progetto di massima coerente con la visione e le linee guida. Le dieci persone

che hanno accettato di partecipare alle attività del Seminario – che ha svolto di fatto il ruolo di

Laboratorio di progettazione partecipata – hanno dimostrato come fosse possibile elaborare

un progetto valido e coerente e con la visione e le linee guida degli abitanti.

I risultati di tutte le attività svolte nell’ambito del Laboratorio del Municipio e del Seminariosono illustrati in sintesi nelle due tavole seguenti, predisposte per la Mostra “Uso pubblico dellecaserme [e della rimessa ATAC ‘Vittoria’]“ che si è svolta nel gennaio 2013 presso la Casadell’Architettura di Roma.

IL CASO DEL RECUPERO E RIUSO DELL’EX RIMESSA ATAC DI PIAZZA BAINSIZZA

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE