Alcune parole chiave della storia moderna

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. STORIA MODERNA Alcune parole chiave della storia moderna Accademie Le a. moderne nascono nel Ri- nascimento attraverso la graduale strutturazione dei cenacoli artistici e letterati proliferati nei luoghi di maturazione della cultura umanistica. Esse costituivano dunque, agli inizi, da una par- te spazi di discussione e di apprendistato artisti- co, dall'altra sedi di confronto intorno a temi letterari e filosofici. Nel corso del Rinascimento la formazione di accademie dell'uno e dell'altro genere accompagna lo sviluppo culturale in tut- ta Italia. Basti pensare ali'A. Fiorentina o Plato- nica (1459), animata da Marsilio Ficino, ali'A. Alfonsina (poi Pontaniana) di Napoli, a quella Aldina a Venezia. È importante constatare come nel corso del secolo successivo la grande diffu- sione delle a. non si restringesse attorno alla cultura letteraria (largamente celebrata in cena- coli prestigiosi come l'A. della Crusca, nata nel 1582, e come quella delle Notti Vaticane, sorta nel 1560): si pensi solo all'A. dei Lincei voluta da Galileo e sorta a Roma nel 1603, o a quella fiorentina del Cimento (1657). Fu invece soprat- tutto a partire dalla fine del XVII secolo che il modello dell'a. letteraria, per lo più sganciata dalle correnti più innovative della cultura euro- pea, risultò prevalente; da qui la crisi della for- ma accademica e la sopravvivenza di alcune di esse, dopo la Restaurazione, solo come organiz- zazioni culturali pubbliche, in genere regolate e finanziate dagli stati. Affitto -> Contratti agrari Alchimia ->• Ermetismo Annona Nella Roma repubblicana l'a. in- dicava la scorta del grano importato dalle pro- vince cerealicole sotto il controllo di appositi magistrati, che ne curavano la distribuzione a prezzi calmierati in tempo di carestia. Sia in età medievale che in età moderna le città, grandi o piccole, dovettero ugualmente vigilare con una propria pubblica a. sull'approvvigionamento granario. Bisognava evitare che i cittadini - so- prattutto se poveri - fossero esposti a carestie o ad aumenti speculativi del prezzo del grano, che ne ponessero a rischio la sopravvivenza o, quan- to meno, la tranquillità politica. Molta parte del- le rivolte d'antico regime erano infatti giustifi- cate dalla popolazione col cattivo funzionamen- to dei sistemi annonari, nonché con la corruzio- ne (vera o presunta) dei magistrati preposti all'a., i quali secondo l'opinione pubblica consentivano l'incetta degli speculatori creando artificiosamen- te la scarsità, ovvero tolleravano la diminuzione del peso e della dimensione dei pani. La Genova o la Venezia dei secoli XV-XVII, metropoli che non si affacciavano su un hinterland agricolo in grado di sfamare i loro numerosi abitanti, dispo- nevano di una rete di agenti nei paesi del Medi- terraneo, addetti ad informare i governi delle di- sponibilità e dei prezzi del grano in modo da con- sentire un tempestivo intervento. Un po' dapper- tutto, alle a. cittadine facevano riscontro i vincoli sul mercato interno e intemazionale apposti dagli stati, tendenti al controllo dei prezzi e alla proibi- zione dell'esportazione in periodo di carestia. Nel- la seconda metà del secolo XVIII si ebbe la vitto- riosa battaglia fisiocratica e liberista contro questi sistemi vincolistici, e per il libero commercio del grano; ma in una situazione molto mutata dacché l'aumento della produzione agricola e una più ma- tura organizzazione dei mercati si avviava a dis- solvere in Europa l'incubo della carestia. Antiquaria Si può parlare di A. a partire dal Rinascimento. Con esse si intendeva lo stu- dio e la classificazione delle opere d'arte e dei reperti monumentali dell'antichità greco-roma- na, oggetto di rinnovato interesse nell'ambito

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. STORIA MODERNA

Alcune parole chiave della storia moderna

Accademie Le a. moderne nascono nel Ri-nascimento attraverso la graduale strutturazionedei cenacoli artistici e letterati proliferati neiluoghi di maturazione della cultura umanistica.Esse costituivano dunque, agli inizi, da una par-te spazi di discussione e di apprendistato artisti-co, dall'altra sedi di confronto intorno a temiletterari e filosofici. Nel corso del Rinascimentola formazione di accademie dell'uno e dell'altrogenere accompagna lo sviluppo culturale in tut-ta Italia. Basti pensare ali'A. Fiorentina o Plato-nica (1459), animata da Marsilio Ficino, ali'A.Alfonsina (poi Pontaniana) di Napoli, a quellaAldina a Venezia. È importante constatare comenel corso del secolo successivo la grande diffu-sione delle a. non si restringesse attorno allacultura letteraria (largamente celebrata in cena-coli prestigiosi come l'A. della Crusca, nata nel1582, e come quella delle Notti Vaticane, sortanel 1560): si pensi solo all'A. dei Lincei volutada Galileo e sorta a Roma nel 1603, o a quellafiorentina del Cimento (1657). Fu invece soprat-tutto a partire dalla fine del XVII secolo che ilmodello dell'a. letteraria, per lo più sganciatadalle correnti più innovative della cultura euro-pea, risultò prevalente; da qui la crisi della for-ma accademica e la sopravvivenza di alcune diesse, dopo la Restaurazione, solo come organiz-zazioni culturali pubbliche, in genere regolate efinanziate dagli stati.

Affitto -> Contratti agrari

Alchimia ->• Ermetismo

Annona Nella Roma repubblicana l'a. in-dicava la scorta del grano importato dalle pro-vince cerealicole sotto il controllo di appositimagistrati, che ne curavano la distribuzione aprezzi calmierati in tempo di carestia. Sia in età

medievale che in età moderna le città, grandi opiccole, dovettero ugualmente vigilare con unapropria pubblica a. sull'approvvigionamentogranario. Bisognava evitare che i cittadini - so-prattutto se poveri - fossero esposti a carestie oad aumenti speculativi del prezzo del grano, chene ponessero a rischio la sopravvivenza o, quan-to meno, la tranquillità politica. Molta parte del-le rivolte d'antico regime erano infatti giustifi-cate dalla popolazione col cattivo funzionamen-to dei sistemi annonari, nonché con la corruzio-ne (vera o presunta) dei magistrati preposti all'a.,i quali secondo l'opinione pubblica consentivanol'incetta degli speculatori creando artificiosamen-te la scarsità, ovvero tolleravano la diminuzionedel peso e della dimensione dei pani. La Genovao la Venezia dei secoli XV-XVII, metropoli chenon si affacciavano su un hinterland agricolo ingrado di sfamare i loro numerosi abitanti, dispo-nevano di una rete di agenti nei paesi del Medi-terraneo, addetti ad informare i governi delle di-sponibilità e dei prezzi del grano in modo da con-sentire un tempestivo intervento. Un po' dapper-tutto, alle a. cittadine facevano riscontro i vincolisul mercato interno e intemazionale apposti daglistati, tendenti al controllo dei prezzi e alla proibi-zione dell'esportazione in periodo di carestia. Nel-la seconda metà del secolo XVIII si ebbe la vitto-riosa battaglia fisiocratica e liberista contro questisistemi vincolistici, e per il libero commercio delgrano; ma in una situazione molto mutata dacchél'aumento della produzione agricola e una più ma-tura organizzazione dei mercati si avviava a dis-solvere in Europa l'incubo della carestia.

Antiquaria Si può parlare di A. a partiredal Rinascimento. Con esse si intendeva lo stu-dio e la classificazione delle opere d'arte e deireperti monumentali dell'antichità greco-roma-na, oggetto di rinnovato interesse nell'ambito

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del generale processo di recupero e di riletturadelle civiltà antiche. Nel corso del Quattrocentola passione per l'antico e per i suoi prodottiesplose incontenibile, richiamando innanzituttoa Roma dotti, letterati e i primi collezionisti. Pa-pi come Sisto iv ed eruditi come Pomponio Le-to organizzarono le prime raccolte sistematichedi statuaria. La transizione dalla fase del colle-zionismo erudito, segnata comunque dalle pri-me esperienze di scavo e da straordinarie risco-perte, a quella dell'archeologia vera e propria èun lento processo che sì sviluppa tra i secoli XVe XVIII. Nel corso di quest'ultimo, in pienoclassicismo, matura non solo in Germania (so-prattutto grazie all'opera di Winckelmann) e inItalia, ma anche fra i dotti scandinavi e anglo-sassoni una irreversibile tendenza a un diversoinquadramento dell'arte antica e a un trattamen-to più rigoroso dei dati materiali sopravvissuti:non solo vestigia solenni di un ordine spiritualee di una civiltà venerabili ma anche prodotti sto-rici, fonti di conoscenza storica.

Aristocrazia/nobiltà I due termini sonoutilizzati per definire i gruppi sociali preminentidel medioevo e dell'età moderna. Numerosi sto-rici li usano indifferentemente, come sinonimi,per tutte le epoche; altri sostengono invece che iltermine n. andrebbe riservato ai ceti eminenti deltardo medioevo (e dell'età moderna), e che dun-que ai gruppi preminenti dell'alto e pieno me-dioevo si adatta meglio la definizione di a. Que-sta posizione è motivata con il rischio di confon-dere, sotto uno stesso termine, due realtà profon-damente diverse: da un lato la n. posteriore alXII-XIII, che era una classe ereditaria, chiusa anuovi ingressi (salvo deroghe del sovrano), dota-ta di privilegi sanciti dalla legislazione statale epresto organizzata in una complessa gerarchla dititolature; dall'altro i gruppi preminenti dei seco-li anteriori, che pur essendo spesso anch'essi de-finiti «nobili» dalle fonti (il termine a. era alloraignoto), costituivano una vasta compagine carat-terizzata non dall'ereditarietà, non dal possessodi titolature e da privilegi giuridicamente stabili-ti, ma, più semplicemente, dall'esercizio del po-tere, dalla ricchezza, dallo stile di vita. Ci sonoperaltro molti termini che richiamano la superio-rità sociale, più o meno definita dal punto di vi-sta giuridico; molti di questi hanno una specifi-cità locale, come ricos hombres e hidalgos inSpagna, o lords e gentry in Inghilterra. Più speci-fico poi è il caso dell'aristocrazia che, a partiredal tardo medioevo, non ha come proprie matriciné l'idea di una forte continuità dinastica né il ri-

chiamo a una corona come fonte di legittimazio-ne del privilegio. Rientrano in questa dimensio-ne i patriziati delle città italiane che emergono, apartire dal Trecento avanzato, dai processi dichiusura oligarchica dei ceti di governo.

Arti e corporazioni ->• Corporazioni

Banca I vari tipi di b. che l'età modernaereditò dal basso medioevo, dalle funzioni inparte sovrapposte, servivano soprattutto per cu-stodire depositi, effettuare pagamenti senza im-piegare moneta metallica, e prestare denaro (fun-zione assolta anche da molte altre figure): oltreai cambiavalute, dunque, b. di pegno, b. di depo-sito locale e b. internazionali. Le b. di pegno - diebrei, ma anche i Monti di pietà cristiani creatiin Italia e nei Paesi Bassi - prestavano sommepiccole e anche più grandi su pegno; alcuniMonti offrivano interessi ai depositanti, accumu-lando risorse notevoli. Le b. locali accoglievanodepositi a fini di risparmio e conti correnti, utiliper regolare crediti e debiti fra correntisti in mo-neta di conto stabile, e prestavano - anche attra-verso lo scoperto - il denaro in esubero ai biso-gni quotidiani versato nei conti. Le b. internazio-nali usavano soprattutto le lettere di cambio perrimettere fondi su altre piazze e in altre valute, eanche per concedere crediti, gravati da interessicalcolati sui tassi di cambio. Fu principalmentemediante le b. che si diffusero gradualmentenuove forme di pagamento sostitutive del denarosonante e si creò moneta fiduciaria (titoli di pa-gamento non interamente coperti da depositi inmoneta): p. es. la girata e anche lo sconto (vendi-ta prima della scadenza, per meno del valore no-minale) di lettere di cambio e altri titoli, gli asse-gni e poi le banconote. Fu molto stretto il connu-bio fra attività bancaria e mercantile, soprattuttonella dimensione internazionale, anche se i mu-tamenti di egemonia bancaria europea seguironocon gradualità quelli dei traffici: la potenza delleb. genovesi durò fino al primo Seicento, e solonel pieno Settecento le b. inglesi sopravanzaronoquelle olandesi, sviluppando anche la raccolta dicapitali per finanziare l'industrializzazione. Daricordare, inoltre, le prestazioni spesso notevolichieste dai governi alle b., di servizi finanziari esoprattutto di credito a breve termine, in un rap-porto spesso pregno di rischi per le b., ma anchedi grandi occasioni di profitto. Predominò netta-mente il ruolo delle b. private, pur soggette a ri-schi perenni di speculazione e fallimento, ma ac-quisirono maggiore importanza relativa - pure inrapporto a questa debolezza - le b. pubbliche.

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soggette ad attenta regolamentazione. Esse era-ao generalmente b. di deposito e giro, e nego-ziavano lettere di cambio; acquisirono - chi più,chi meno - altre funzioni, come l'emissione dibanconote e l'offerta di credito a soggetti pub-blici e privati. La categoria si sviluppò soprat-tutto da fine Cinquecento mediante fondazioniin Italia (Genova 1586, Venezia 1587 e poi1619, Milano 1593), e poi in grandi piazze del-l'Europa atlantica come Amsterdam (1609),Amburgo (1619), Londra (1694); scarsa fortunaebbe invece la «Banca reale» francese del finan-ziere John Law (1718).

Bimetallismo -> Moneta

Burocrazia Si intende per b. l'insieme deifunzionar! della pubblica amministrazione, oanche eventualmente di società private. La b. ègeneralmente organizzata per gerarchle vertica-li, per uffici di settore e per formalizzate proce-dure di lavoro; il burocrate viene selezionatosulla base della competenza ed è un professioni-sta dell'amministrazione: ciò lo distingue dalrappresentante della società politica e della so-cietà civile. Così espresso, il concetto di b. ap-pare profondamente legato all'età contempora-nea. Però si è parlato di b. anche per quanto at-tiene al passato più lontano, ed esempio per in-dividuare le strutture e il personale dirigente deigrandi imperi, occidentali e orientali (lardo-ro-mano, bizantino, ottomano, cinese). Il concettoè poi stato da molti studiosi considerato decisi-vo per cogliere le innovazioni introdotte dallegrandi monarchie europee del XVI-XVIII seco-lo, che nel tempo costruiscono una propria mac-china amministrativa - prima soprattutto centra-le, attorno alla figura del monarca, poi ancheperiferica - autonoma nella logica e nelle fun-zioni dai ceti dirigenti e dalle comunità locali.Per molti lo Stato «moderno» si origina dalla fi-gura del burocrate, in quanto antagonista storicodel feudatario. Più recentemente la storiografiaha rivalutato il ruolo delle corti e dei parlamenti,delle aristocrazie e delle istituzioni rappresenta-tive locali; ha ripensate4a funzione della com-pravendita delle cariche, del pluralismo degliordinamenti giuridici che nel periodo in questio-ne legano ceti ordini e comunità al sovrano. Ciòha finito col ridimensionare l'idea dello Stato«burocratico» di ancien regime quale antesigna-no dello Stato contemporaneo.

Carestia Le e., ovvero il sopraggiungere dibrusche riduzioni delle risorse alimentari dispo-

nibili - soprattutto di cereali - che costringonoalla fame ampi strati della popolazione, si susse-guono con grande frequenza durante l'età mo-derna, manifestandosi con particolare ricorrenzanel XVII secolo. La produzione agricola nei se-coli precedenti l'industrializzazione era forte-mente aleatoria, assai irregolare negli anni, con-traddistinta da rese di norma molto basse. Eraquindi facile che cause d'ordine climatico (piog-ge eccessive, freddi invernali particolarmenteprolungati, siccità, ecc.) o bellico, provocasserodrammatici vuoti produttivi. Il potere di devasta-zione delle e. dipendeva dalle dimensioni dell'a-rea interessata: più vasta era la zona colpita e piùdifficile - se non impossibile - era compensare ildeficit alimentare creatosi; questo in ragione del-le difficoltà dei trasporti (non a caso le zone co-stiere saranno più protette dal sopraggiungeredelle e.), ma spesso anche dell'ostilità delle po-polazioni delle aree di confine che a torto o a ra-gione temevano di non poter fare fronte allascarsità. Alle e. si collegavano talvolta violenticrolli demografici: ad esempio nella Francia diLuigi xiv le e. del 1661-2, del 1693-4 e del1709-10 provocarono complessivamente quasiquattro milioni e mezzo di morti. È comunqueopportuno ricordare che non vi è un rapportomeccanico, di causa ed effetto, tra le e. e le epi-demie, ma è chiaro che prolungati stati di denu-trizione rappresentavano un terreno particolar-mente favorevole alla diffusione delle malattieepidemiche, e soprattutto potevano rendere letaliforme infettive che in un contesto di sufficientiapporti calorici e proteici avrebbero avuto unimpatto assai più blando sugli indici di mortalità.

Cartamoneta -» Moneta

Casuistica Con e. si intende, in generale, laconfigurazione di regole di condotta relative acasi concreti, o fattispecie: essa è dunque cosadiversa - concettualmente vi si contrappone -dal disegno di una dottrina morale astratta, fon-data su (pochi) principi generali, che guidi icomportamenti degli uomini ma che lasci ad es-si libertà e responsabilità nella applicazione del-le norme ai casi concreti. Tendenze allo svilup-po della e., con l'allestimento di elenchi di fatti-specie e di relative regole di condotta, si riscon-trano già nell'età tardo-antica (anche se nonpropriamente nell'ambito della filosofia morale;piuttosto nella medicina e nel diritto) per poisvilupparsi negli ambienti cristiani altomedieva-li. L'epoca d'oro della e. si inaugura tuttavia al-lorché, dopo il XII secolo, acquista marcata cen-

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tralità, nella teologia e nel diritto canonico, il ruo-lo del confessore e si intensifica il carattere pre-cettistico della funzione svolta da quest'ultimo.Soprattutto è l'età della controriforma che vede ilmassimo sviluppo di una teologia morale fondatasulla e. La tendenza, nei casuisti, a un atteggia-mento sostanzialmente benigno e largamente giu-stificativo, venne fatta oggetto di critiche serrateda parte di una diversa corrente morale, quelladei giansenisti, che opponeva una concezione ri-gorista del comportamento e intravedeva rischi dilassismo nel modo in cui i casuisti consideravanole azioni e i peccati degli uomini.

Catasto/estimo L'è. consisteva nella stima(e di norma nella descrizione) della ricchezzaimponibile dei contribuenti di un determinatoterritorio, comunità o ceto, redatta ai fini deglioneri diretti della finanza statale e/o locale, e soli-tamente registrata in un libro; la cifra che essa at-tribuiva al contribuente o raggruppamento dicontribuenti rappresentava talvolta il tributo do-vuto, talvolta il moltiplicatore utile per determi-narlo. L'è. poteva essere reale (computato sui be-ni), personale (sulle .«teste») o misto (una combi-nazione fra questi due); variava molto nella gam-ma di beni compresi, nei criteri di valutazione enei meccanismi di calcolo. Il termine e. aveva si-gnificato in larga parte sovrapposto. Nel contestosettecentesco di riforma dello stato la realizzazio-ne di nuovi e., più affini ai moderni e. particellarinella precisione e completezza, fu intrapresa dadiversi governi per introdurre un'imposta fondia-ria incisiva ed equa. Il e. perciò divenne punto diaspro scontro fra essi e i ceti fino ad allora menotassati, come nei domini asburgici. La Rivoluzio-ne francese e l'età napoleonica diedero un'ulte-riore, forte spinta verso la realizzazione di e. e diriforme fiscali, accelerando anche la ridistribu-zione della proprietà che ai e. tendeva ad accom-pagnarsi. L'analisi storica di e. e e. evidenzia di-storsioni, omissioni e imprecisioni spesso macro-scopiche, dovute al gioco di interessi attorno alcensimento dell'imponibile non meno che alledifficoltà tecniche della realizzazione; essi sonotuttavia fonti preziose per la storia economica esociale (analisi dei patrimoni, dei mutamenti de-mografici e delle strutture familiari ecc.).

Città/contado In età moderna, l'afferma-zione dello stato e la conseguente crescita di po-teri sovracittadini fa sì che il tradizionale domi-nio delle città sul loro contado (così si definiscequella parte di territorio rurale sottoposta allagiurisdizione cittadina) si ridimensioni. Restano

tuttavia in vigore una serie di norme limitativedelle libertà degli abitanti del contado e di privi-legi a favore di quelli della città. Le prime ri-guardano, per esempio, la disponibilità dellederrate alimentari o delle materie prime prodot-te nel contado, che non possono essere avviatealtro che ai mercatfìlella città dominante. I se-condi spesso consistono in esenzioni fiscali con-cesse a quei cittadini che svolgono attività eco-nomiche, commerciali o manifatturiere, all'in-terno del contado: così i mestieri esercitati fuoridelle mura cittadine possono essere esentati dal-l'obbligo di essere inquadrati nelle corporazioniurbane e quindi essere alleggeriti degli oneri chesono connessi a quell'inquadramento. Ma lagiurisdizione cittadina può tradursi anche nellafacoltà, spesso concessa ai «contadini», di ri\ol-gersi ai tribunali urbani, contro eventuali deci-sioni di tribunali locali, anche feudali.

Cittadino/cittadinanza La qualifica di abi-tante di una determinata città - Atene come R(vma, Firenze come Lubecca - del periodo dell'an-tichità classica a tutta l'età moderna rappresentanon soltanto il riconoscimento di una condizionedi fatto, ma anche di una condizione giuridica,fatta di un insieme di obblighi o privilegi, di dirit-ti e di doveri differenti da quelli degli estranei al-la comunità urbana: schiavi in età classica, conta-dini in età medievale e moderna, regnicoli, stra-nieri, cittadini di altre città. Quale che sia neltevarie regioni la continuità della vita cittadina traetà antica, medievale e moderna, difficilmentenell'esperienza storica occidentale esistono centnurbani senza organismi rappresentativi prepostialla vita politico-amministrativa ed economicadella città stessa: e dunque tra i compiti dei citta-dini c'è quello della partecipazione - distinta,s'intende, a seconda della diversa qualità sociale- a tali organismi. In quest'idea della titolarità deidiritti politici consiste il legame tra il concenotradizionale della cittadinanza e quello attuale.che può essere fatto risalire alla Rivoluzioneamericana e a quella francese. Il riconoscimentodel legame non deve però far sottovalutare la ra-dicalità del mutamento concettuale tardo-serte-centesco. La cittadinanza di antico regime riguar-dava alcuni ad esclusione di altri; e si inserivanello schema più generale dell'ineguaglianza de-gli esseri umani davanti alle leggi. La cittadinan-za post-rivoluzionaria, e contemporanea, intendeinvece proprio sancire la comunità dei diritti e deidoveri per tutti i membri della più vasta città chevien detta nazione, ovvero - almeno tendenzial-mente - per tutti gli esseri umani.

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Clientela/patronage Lo spazio politicodelle società del passato, come, sia pure in for-me diverse, quelle contemporanee, appare sem-pre più chiaramente segnato dalla formazione dilegami di e. e p. (anche patronato in italiano)che consentono lo scambio di servizi, favori erisorse fra soggetti che possono appartenere adambiti sociali diversi, ma anche a contesti conti-gui. L'asimmetria fra coloro che realizzano unlegame clientelare può riguardare infatti sempli-cemente la loro collocazione nella mappa delpotere e non una diversa identità sociale. Sicchéuna cerchia clientelare può formarsi, attorno aun potente, nell'ambito dei suo entourage paren-tale, attirando anche soggetti di identità nobilia-re interessati a sfruttare una tale collocazione.Quella del cliente è condizione dunque del tuttodiversa da quella che segna i ruoli della subordi-nazione servile e domestica. Come strumento diformazione di raggruppamenti e fazioni i mec-canismi i clientelali interagiscono con la dimen-sione «ufficiale» del gioco politico, con le for-me istituzionali di selezione del personale politi-co, e incidono così in modo decisivo sulle rela-zioni di potere. Ma tutte le possibili varianti del-l'azione clientelare non hanno sempre finalità dinatura immediatamente politica: basti pensare alp. (sinonimo in questo caso di mecenatismo)esercitato a favore di artisti, scienziati e intellet-tuali. Il ruolo di questi ultimi appare ben diversoda quello dei clienti politici, sebbene la prote-zione delle arti serva comunque a consacrare ead alimentare una condizione di potere, solleci-tando in forme diverse la celebrazione pubblicadel patrono.

Codice civile Preparato da una specialecommissione insediata all'inizio del Consolato ediscusso dal Consiglio di Stato, spesso alla pre-senza di Napoleone, fu promulgato nel marzodel 1804. Constava di trentasei leggi, 2281 arti-coli, ed era suddiviso in tre libri: i. Delle perso-ne; il. Bèrberi e delle differenti modificazionidella proprietà', III. Dei differenti modi con iquali si acquista la proprietà. Grande era losquilibrio tra le tre parti, poiché la prima costi-tuiva meno di un quarto degli articoli. Ispirato aldiritto romano e particolarmente centrato sullaconsacrazione del principio di proprietà assolu-ta, il codice definiva le regole del gioco dellasocietà borghese ed è stato letto come «un siste-ma di annientamento dell'autonomia degli indi-vidui, sottoposti in ogni età della loro esistenzaad uno statuto determinato, in funzione del lorosesso e della loro condizione familiare e socia-

le». Fra i differenti libri vi è una analogiaprofonda, poiché le relazioni private e personalisi esprimono in termini di contratti e di presta-zioni, al fine di introdurvi le stesse garanzie fun-zionanti negli scambi tra creditori e debitori, ac-quirenti e venditori. Di conseguenza, si avvertela solidarietà profonda tra il buon funzionamen-to di un sistema economico e quello di una certagerarchla sociale. Il codice civile fu adottato dauna grande parte dell'Europa e anche da alcuniStati americani.

Concilio Le assemblee degli ecclesiastici(innanzitutto vescovi, ma anche abati, cardinalisenza diocesi, ecc.,) che si riuniscono per discute-re problemi normativi e organizzativi della chie-sa, cominciano a caratterizzare la vita della cri-stianità nel tardo antico, fra IV e V secolo. Laconsuetudine dei e. convocati all'interno dellechiese locali non si interrompe mai; viceversa oc-corre aspettare il 1123 per un nuovo concilio ecu-menico convocato dal papa: C. Laterano i). Daallora i e. si susseguono con una certa regolarità,istanze consiliari del tutto subordinate alla vo-lontà del pontefice e investite della funzione dielaborare insieme con quest'ultimo le linee stra-tegiche del governo della chiesa universale. Lacrisi del papato nel tardo medioevo, fra esilio avi-gnonese e Grande scisma, sollecitò una riflessio-ne sulla natura del e. episcopale che arrivò finoalla rivendicazione a quest'ultimo della massimepotestà direttive, superiori anche all'autorità pa-pale. Questa linea, detta anche conciliarismo,trovò adesioni nella chiesa lacerata della primametà del XV secolo, ma non riuscì a tradursi inun radicale mutamento istituzionale: il primatodel papa, pur leso nel suo prestigio e nella sua au-torità sulle chiese locali, non venne superato. Einfatti, dopo i grandi e. quattrocenteschi (a parteil C. Laterano v, convocato da Giulio u nel 1512,e di non grande rilievo), fu solo nella drammaticacongiuntura della Riforma luterana che Roma de-cise di convocare un nuovo e. che promuovessela controffensiva cattolica. Non a caso i lavori delC. di Trento occuparono molti anni (dal 1545 al1563) e rappresentano uno spartiacque nella storiareligiosa, civile e culturale dell'Italia e delle regio-ni europee più legate al papato. Dopo il C. diTrento l'istituzione conciliare di fatto decadde:occorre attendere la fine del XIX secolo (ConcilioVaticano i del 1869-70) e soprattutto il XX secoloe il Concilio Vaticano n di papa Giovanni xxni pervedere riunite nuove assemblee episcopali e perassistere al rifiorire di idee conciliariste all'internodella chiesa cattolica.

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Confessione II sacramento della e. consistenell'esposizione dei propri peccati fatta allaChiesa con l'intermediazione di un sacerdote perriceverne l'assoluzione, la quale è condizionataal sincero pentimento (contrizione) e al risarci-mento, spirituale o meno, del male compiuto(soddisfazione). Nel corso del XV secolo le ma-nifestazioni pubbliche più vistose di pentimentoe espiazione, come ad esempio la flagellazionecollettiva, si ridimensionano lentamente a favoredi un'esperienza più privata e intimista della pe-nitenza, favorita anche dal proliferare di manualia stampa per la confessione e dalla diffusionedella figura del confessore accanto a sovrani enobili. All'inizio dell'età moderna la pratica del-l'indulgenza fu un'importante forma di espiazio-ne e di riparazione ai propri peccati a sostituzionedi quella imposta al fedele dal prete. Nel Cinque-cento la Riforma protestante introdusse una nuo-va riflessione sul concetto di peccato, di grazia edi salvezza che rese la vita del fedele nel suocomplesso un lungo atto di penitenza e affidò lasalvezza alla sola grazia, all'atto gratuito di Dioin base alla predestinazione di ogni singolo cri-stiano. Nella riorganizzazione dei sacramentioperata dal Concilio tridentino fu ribadito l'obbli-go (stabilito dal iv Concilio lateranense nel 1215)per tutti i fedeli di confessarsi almeno una voltaall'anno in occasione della Pasqua e il clero eser-citò il controllo sull'osservanza di tale precettoattraverso alcuni strumenti tra cui le sistematicherilevazioni annuali degli «stati delle anime». Lapratica della e. auricolare divenne un'importantee ben sfruttata occasione, per il sacerdote e attra-verso di lui per la gerarchla ecclesiastica, di co-municare al fedele e diffondere contenuti pro-grammatici e indicazioni precettive, operando sularga scala modifiche e condizionamenti deicomportamenti collettivi. Allo stesso tempo la e.rappresentò, soprattutto nel corso del Cinquecen-to, quando più aspra fu la lotta contro l'eresia, unprezioso strumento per l'acquisizione di informa-zioni. Il paterno e benevolo conforto della co-scienza si accompagnò a un uso giudiziario delleaffermazioni fatte dal fedele in questa circostanzae, nel caso di peccati come l'eresia e il tradimen-to politico, l'Inquisizione contese ai confessori ildiritto di assolvere il peccatore, sebbene propriola e. fosse scelta talora come via preferenziale perliberare le coscienze turbate.

Contado ->• Città/contado

Contratti agrari Si definiscono tali queipatti che disciplinano i rapporti tra il proprieta-

rio di un fondo e la o le persone che lo gestisco-no. Dal punto di vista teorico, una prima fonda-mentale differenza intercorre tra i patti che sonoregolati dalla legge, dalla consuetudine, dagliusi locali o da una convenzione generale tra ilsignore del luogo e i suoi vassalli, e i contratticui clausole sono il risultato della sola volontàdei contraenti. Nel primo caso, infatti, la duratadel patto, l'entità degli oneri a carico sia delproprietario sia del conduttore, e più in generalel'insieme dei rispettivi diritti e doveri non sonomodificabili a piacere o ad arbitrio di una delieparti, mentre nel secondo caso ogni clausola ddcontratto è frutto della negoziazione e quindi ddrapporti di potere tra proprietario e conduttore.Nella pratica, però, è difficile incontrare patti chesi presentino sotto l'una o l'altra forma «pura»:molto più frequenti sono le commistioni traprincìpi normativi ed elementi contrattuali. Rien-trano comunque nella prima categoria i patti«feudali», a canone fisso e a durata prestabilita,di cui i signori cercano di liberarsi, appena lecondizioni economiche e politiche lo consento-no, per sostituirli con e. «liberi», in cui sia l'am-montare della controprestazione sia la duratadella concessione siano variabili. Un'altra ira-portante distinzione riguarda la proprietà degliattrezzi, del bestiame da lavoro e delle scorte: inalcuni casi tutto ciò appartiene al proprietario ddfondo, che lo cede al conduttore a titolo oneroso,pretendendo in cambio una controprestazione emantenendo un più stretto controllo sulle scelteagronomiche e sui criteri di gestione; in altri, esegnatamente nell'affitto «capitalistico», il capi-tale mobile appartiene invece al conduttore, chene fa un punto di forza a suo vantaggio. Collega-ta al problema della proprietà del capitale mobileè la differenza che intercorre tra le diverse moda-lità di pagamento, che possono essere in natura oin denaro, in proporzione al valore capitale delfondo o in una quota di prodotto, come nel casodella mezzadria, che prevede appunto la corre-sponsione al proprietario della metà del raccolto.Il pagamento in natura può però consistere anchenella cessione di un certo numero di ore di lavo-ro gratuito (corvées), come avviene là dove ivassalli sono tenuti lavorare le terre del signorein cambio del godimento del loro podere.

Corporazioni II termine, insieme a moltialtri di analogo significato (gilde, arti, compa-gnie) indica un tipo di associazione segnalatoin Europa occidentale in età classica, medievalee moderna; e che va dunque considerato comeintimamente connesso alla vita cittadina sino

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Parole chiave

all'età contemporanea. Le e. sono dunque orga-nizzazioni artigiane e cittadine che assumono ilcontrollo monopolistico della produzione di uncerto bene, escludono o regolamentano l'acces-so di nuovi produttori, sovrintendono ai tempi eai modi di conseguimento delle abilità artigia-nali, stabiliscono gli standard qualitativi e ilprezzo delle merci, nonché il livello dei salati.Delle e. fanno parte sia i maestri artigiani chegli apprendisti e (qualche volta) i lavoranti del-le botteghe, ma l'intero sistema vale a garantirela prevalenza dei primi quanto meno attraversoil rallentamento dei ritmi di acquisizione dei ti-toli economici e giuridici necessari alla direzio-ne delle aziende. Per svolgere le loro funzionile e. vanno ad assumere alcune funzioni pubbli-che; ed infatti esse esprimono dal proprio senostatuti e regolamenti, il cui rispetto viene garan-tito da tribunali e da forze armate. Per questavia però il ruolo della e. non si limita a quellodi controllore dell'economia urbana, ma il piùdelle volte investe il campo più vasto della po-litica cittadina. Troviamo i membri delle e. chedifendono in armi le mura cittadine dalle ag-gressioni esterne, che gestiscono l'ordine pub-blico o viceversa si impegnano nelle rivolte po-polari. Le e. sono dunque parte delle istituzioniattraverso cui le città di antico regime ammini-strano se stesse. I liberisti e i riformatori sette-centeschi guardarono con ostilità alle e.: i primile giudicarono parte del sistema vincolistico econservatore che attardava lo sviluppo delleforze produttive; i secondi le videro come partedella società degli ordini, come uno dei corpiintermedi che separava il cittadino dallo Stato.In Francia esse vennero proibite, prima dall'e-ditto di Turgot (1776), poi dalla legislazione ri-voluzionaria. Non c'è dubbio d'altronde chequesti ed altri simili interventi repressivi (adot-tati in altri paesi) esprimevano anche, già allo-ra, il «moderno» timore borghese per l'organiz-zazione delle classi subalterne. Ed in effetti l'e-redità delle e. fu viva in alcune delle esperienzenuove dell'associazionismo popolare ottocente-sco, ad esempio nelle società di mutuo soccorsoo nelle trade unions inglesi.

Corte In età moderna la e. è lo sviluppo diquello specifico spazio informale rappresentato,già nei regni tardomedievali, da coloro che am-ministravano la casa regia, che curavano cioèinsieme al patrimonio del re tutte le funzioni re-lative al servizio dovuto alla famiglia reale, edai titolari delle maggiori cariche dello stato.Non a caso in molti regni europei l'ammissione

in questo spazio assumeva la forma della fami-liarità con il sovrano: una familiarità che già allafine del medioevo ebbe i connotati del privile-gio. L'antico ambito del servizio domestico siera gradualmente trasformato infatti in un siste-ma di cariche e di dignità, definite con precisio-ne via via maggiore, che costituiva non solo ilcuore del governo dello stato e il più importanteluogo informale di elaborazione della decisionepolitica, ma anche un inedito e specifico spaziosociale pubblico. Uno spazio del potere innanzi-tutto, ma non solo: le e. furono spesso centriculturali, a volte di grande rilevo (nel Rinasci-mento ad esempio), quasi sempre i luoghi dielaborazione di mode, modelli di gusto, stereoti-pi destinati a prevalere nella società intera, o al-meno all'interno del mondo della preminenzasociale. La e. già nella prima età moderna videprecisarsi la propria fisionomia e perdere i ca-ratteri più o meno informali che gli entouragesdi re e principi possedevano ancora poco tempoprima. Formalizzandosi i requisiti per esserviammessi, e i suoi specifici protocolli, si cristal-lizzava la sua identità di spazio esclusivamentenobiliare (parallelamente alla definitiva assun-zione, da parte della maggiore aristocrazia poli-tica, di uno specifico ed esclusivo statuto giuri-dico): non semplicemente il luogo del potere, oil perimetro dell'azione quotidiana del sovrano,ma l'ambito nel quale si raccoglie attorno allostesso sovrano la parte eletta della società, ovve-ro quel vertice sociale che per nascita ha dirittodi accedervi. Le e. , difficilmente stanziali nelmedioevo e ancora nella prima età moderna,possono così diventare anche spazi fisici, le re-sidenze non solo del re e di suoi consiglieri digoverno, ma dell'intera società di e. che dominasu tutte le realtà di antico regime.

Cortes -> Parlamento

Costituzione/costituzionalismo In ambitopolitico e giuspubblicistico e. è un termine am-biguo; prescindendo da altre accezioni può si-gnificare il complesso dei caratteri distintivi efondamentali (normativi e istituzionali) di qual-siasi ordinamento; come pure la norma (scritta -una carta costituzionale - o meno) che fissi for-malmente e rigidamente la base dell'ordinamen-to stesso. In questo secondo caso il senso di e. èdeterminato storicamente e implica l'esistenzadi un governo costituzionale, che al vertice del-lo stato sia assise cioè non un'autorità assoluta eindivisa ma un potere la cui legittimazione ven-ga dalla e. nelle forme da questa previste. È il

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Storia moderna

moderno costituzionalismo, che matura in Euro-pa, e in Inghilterra in particolare, a partire dalXVII secolo, a elaborare, in polemica con i mo-delli dell'assolutismo di antico regime, l'ideache il potere pubblico legittimo debba corri-spondere ad alcune caratteristiche fondamentalisancite nell'atto costituzionale. La principale ditali caratteristiche è quella secondo cui tale po-tere non possa ritenersi assoluto, ma sia sostan-zialmente revocabile e limitato. Revocabile,giacché è stato assegnato temporaneamente alsuo titolare dai soggetti (non più sudditi) checompongono la società e di cui si rivendica l'o-riginaria libertà e autonomia; e dunque esso nonpuò essere esercitato arbitrariamente da chi lodetiene. Limitato, perché le funzioni pubblicheelementari (individuate da Montesquieu in quel-lo legislativa, in quella esecutiva e in quella giu-diziaria) devono essere svolte separatamente daorgani distinti e autonomi. Con la dottrina delladivisione dei poteri viene attaccato alle fonda-menta l'assetto degli ordinamenti di antico regi-me, e cioè la concentrazione delle potestà in ca-po ad un unico soggetto. Come si diceva non ènecessario che una e. sia-scritta, come dimostrail caso inglese: a partire dalla Dichiarazione deidiritti dell'Uomo (manifesto che esplicita l'in-fluenza del giusnaturalismo alle origini del pen-siero costituzionalistico) è l'esperienza francesea dettare i primi modelli di carta costituzionale:quelle del 1791, del 1793 e del 1795. E sebbenequella americana del 1787 le precede di poco, ècerto che sulla sua nascita la Francia rivoluzio-naria esercitò una decisiva influenza. La fasepost-rivoluzionaria cosiddetta della «restaura-zione» non azzera la spinta antiassolutistica; an-zi proprio la carta francese del 1814, nonostanteriaffermi il carattere divino del ritrovato monar-ca, rappresenta la definitiva affermazione delmodello di stato fondato su principi di tipo co-stituzionalistico e liberale.

Curia è in origine parola del lessico latinoche indicava le unità demiche in cui si articola-va anticamente la popolazione della città di Ro-ma; in età imperiale assunse un'accezione piùlata per intendere il senato, le sue sedi, altri luo-ghi del potere. Per tale via e. ricorre nel linguag-gio politico-istituzionale del medioevo per desi-gnare ora gli organismi che collaboravano più omeno informalmente con i sovrani nell'azionedi governo, ora le sedi di giurisdizione, ora ge-netiche istanze di decisione collettiva. Il termineassume un significato più definito quando, daltardo medioevo, risulta richiamare innanzitutto

il vertice dell'organizzazione ecclesiastica: ossial'insieme degli uffici che coadiuva il papa, ov-vero il complesso dei soggetti che, in sede loca-le, coadiuvano l'azione del vescovo.

Decima ->• Fisco/fiscalità

Demanio Oggi, quella parte di proprietàpubblica che è ritenuta essenziale per l'eserciziodi certi diritti della cittadinanza (ad esempio, lecoste, o le acque fluviali, o i musei), parte cheviene regolamentata giuridicamente in manieradiversa dalla proprietà privata. Originariamente,il complesso dei beni e dei diritti di chi - re o si-gnore - esercita signoria (dominium) su un de-terminato territorio .e sulla sua popolazione. Per irappresentanti di un filone molto importante delpensiero giuridico italiano (specie meridionale)di età moderna, demaniali sono i beni regi (cheservono al mantenimento del re), quelli feudali(che derivano da una concessione regia, più omeno teoricamente revocabile), quelli ecclesia-stici (che servono al mantenimento della Chie-sa). Però concettualmente anteriore a questi tretipi dì d. è il d. universale o comunale, su cui aborigine gli individui uti cives, cioè come membridelle università, esercitano appunto usi civici: le-gnatico, raccolta, pascolo, caccia, corrispondential diritto dei cittadini alla vita. Essendo il d. uni-versale concettualmente anteriore agli altri, il di-ritto della collettività che ne deriva sarebbe ina-lienabile, non inficiabile cioè da qualsivogliaalienazione di quote-parti del potere/patrimoniopubblico alla Chiesa e ai feudatari. In particolaresul d. non possono essere costituite delle difese,cioè delle recinzioni; e sul concetto del liberopassaggio delle greggi attraverso i grandi d. regidella Sila e della Capitanata si costituisce il siste-ma complesso della transumanza, ovvero del pa-scolo migrante. La persistenza di un'idea di pro-prietà collettiva, che era insita nelle teorie dema-nialiste, fu vista negativamente dai riformatori il-luministi, favorevoli a una piena privatizzazionedella terra al fine di favorire i processi di intensi-ficazione colturale. Però bisogna dire che nelcorso dell'età moderna la riflessione giuridicasul d. si era mantenuta come un potente ostacolonei confronti della spinta dei feudatari alla priva-tizzazione dei loro beni, nonché, più in generale,del rischio di dissoluzione dell'idea di sfera pub-blica. Essa rappresentò il presupposto giuridicodelle riforme settecentesche, e ancor più ottocen-tesche (napoleoniche e post-unitarie), che avreb-bero limitato e abolito la feudalità e la manomor-ta ecclesiastica.

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Parole chiave

Dieta -> Parlamento

Diritti dei cittadininanza

Cittadino/cittadi-

Enciclopedia / Enciclopedismo A prescin-dere dalle sue radici medievali e tardoantiche,l'è. moderno designa una forma logica e simbo-lica di organizzazione-conservazione dei saperie della stessa conoscenza (dal greco egkùkliospaìdeia, lett. «istruzione circolare»). Avviata dallessico di L. Moréri (24 edizioni tra il 1674 e il1759) e, soprattutto, dal Dictionnarìre histori-que et critique di Pierre Bayle (1695), l'età del-l'e. prende nome dalla grande Encyclopédie, oudictionnaire raisonné des sciences, des arts etdes métiers, par une società de gens de lettres(Parigi, 1751-1765, 17 voli., più 10 voli, di ta-vole, editi tra il 1762 e il 1772), diretta da Dide-rot e, per la sezione matematica, da d'Alembert,in parte sostituito nel 1758 da d'Holbach. Lapubblicazione fu interrotta nel 1752, a causa deldecreto regio che la proibiva per il suo carattereirreligioso, e nel 1757, nel difficile contesto de-terminato dall'avvio della guerra dei Sette anni,dall'attentato di Damiens contro Luigi xv e -sul fronte interno della «philosophie» - dall'in-sanabile rottura tra Rousseau e gli Enciclopedi-sti, provocata dall'articolo Genève del vii volu-me (1757), scritto da d'Alembert, ma ispirato daVoltaire, che dichiarava «sociniani» i pastori gi-nevrini ed auspicava l'introduzione del teatronella città di Calvino. La replica di Rousseau, laLettre a d'Alembert sur les spectacles (1758) ètesto capitale del Settecento. Dell'Encyclopédiefurono prodotte, entro il 1782, sette riedizioni invari formati e con varianti significative all'origi-nale; due di esse, in folio, comparvero a Lucca(1759-76) e a Livorno (1770-9), quest'ultimasotto la protezione del granduca di Toscana, Pie-tro Leopoldo d'Asburgo-Lorena. Da ricordare,infine, le tre edizioni settecentesche dell'Ency-clopaedia Britannica (1773-97, due delle qualiapparse~à"Edimburgo) e le tre edizioni italianedella Cyclopaedia di E. Chambers (Londra, 2voli., 1728), da cui prese le mosse l'impresa di-derotiana nel 1745.

Enfiteusi -> Contratti agrari

Epidemie Le e. giocarono un ruolo fonda-mentale di inibizione alla crescita demografica eallo sviluppo economico in generale, provocan-do una mortalità più o meno grave in base allaloro frequenza e intensità. L'analisi storica delle

crisi demografiche evidenzia il gioco complessotra e. e altri fattori, soprattutto carestia e guerra,sviluppando le intuizioni dell'economista ingle-se Thomas Malthus (Essay on Population,1798). La peste bubbonica, correttamente com-presa dalla scienza medica solo in età contem-poranea, fu la più micidiale delle malattie infet-tive diffuse: uccideva il 60-80% dei contagiati, ele vengono attribuiti milioni di vittime in Euro-pa fra Cinque e Seicento, anche se molte di que-ste morirono di altri morbi contagiosi, come ladissenteria, che spesso accompagnarono la pe-ste. Essa ebbe ripercussioni psicologiche e reli-giose spesso estreme, e suggerì contributi lette-rari come il Journal of thè Plague Year di Da-niel Defoe, sulla peste londinese del 1665. Leultime e. diffuse di peste in Europa si ebberoverso metà Seicento nei territori occidentali, enel primo Settecento in quelli orientali. La para-bola calante della peste, spiegata con varie ipo-tesi, va attribuita almeno in parte alla maggiorediffusione ed efficacia di provvedimenti gover-nativi di difesa (notizie sistematiche, barriere ecordoni salutari, lazzaretti e quarantene per uo-mini e merci). Alla minore minaccia della peste,tuttavia, a graduali e parziali miglioramenti del-la medicina e anche delle disponibilità alimenta-ri, corrispose il pericolo ancora grave di altrimorbi, come l'è. di tifo che colpì l'Italia nel1816-18, o quella di colera che spazzò l'Europafra 1829 e 1837, nonché di malattie endemichecome la tubercolosi e il vaiolo. 11 vaiolo, infatti,oltre a infierire sugli organismi indifesi delle po-polazioni indigene americane messe a contattocon i conquistadores nel Cinquecento, continuòa lungo come causa perenne soprattutto dellamortalità infantile in Europa.

Ermetismo Elemento fondamentale dellacultura rinascimentale, e sottovalutato a lungodalle prospettive che sottolineavano di que-st'ultima le componenti razionalistiche e pro-gressive, l'è. prende nome da una tradizione dipensiero mistico-esoterico fondata, nel tardoellenismo, su testi attribuiti alla figura leggen-daria di Ermete Trismegisto. La cultura dell'e.,che elabora alcune tendenze del neoplatoni-smo, e che si nutre anche di ingredienti deri-vanti dalla magia e dalla cabala, disegnerà unindirizzo di riflessione apertamente contrappo-sto alla nascente scienza della natura di Galileie Keplero, ma che, come quest'ultima, affon-dava le sue radici nella ricerca umanisticadell'«armonia del mondo» e dell'unità profon-da della natura.

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Storia moderna

Estimo -> Catasto/estimo

Fame -> Carestia

Fazione La diffusione del termine f. nellessico politico e delle scienze sociali è relativa-mente recente e segnala la necessità, avvertitadagli studiosi, di mettere a fuoco con più accu-ratezza i soggetti della lotta politica, tanto nellesocietà contemporanee quanto in quelle del pas-sato. R, meglio ad esempio di termini come«partito», esprime la natura informale e mobiledei raggruppamento politici, potenzialmente tra-sversali rispetto ad altri tipi di schieramento,quelli più ufficiali e istituzionali che proliferanonei contesti di antico regime: ceti innanzitutto,confraternite e corporazioni, accademie, ecc. F.è forse il termine che con più forza evoca unamodalità volontaria di adesione a un fronte poli-tico e di assunzione di una identità, per quantoprovvisoria; contrapponendosi così nel modopiù chiaro alla modalità della partecipazionenon volontaria, ascrittiva, a un gruppo sociale,la modalità, ad esempio, della classe.

Fedecommesso Istituto giuridico di origineromana, in forza al quale, con particolari dispo-sizioni testamentarie, venivano affidati alla/afe?degli eredi compiti determinati, riguardanti ingenere i diritti dei minori o di soggetti privi del-la capacità giuridica. In età medievale, e ancorpiù a partire dalla prima età moderna, il f. co-minciò a rispondere sempre più di frequente aldesiderio del testatore di conservare l'unità delpatrimonio familiare stabilendo accuratamentela linea successoria, evitando le alienazioni e ingenerale limitando la libertà dell'uso dell'ere-dità da parte dell'erede, il quale si configuravapiù che altro come il garante dell'integrità deipatrimonio nei confronti delle generazioni futu-re della famiglia. Al vincolo del f. vennero sot-toposti inizialmente i beni più rappresentatividel prestigio della casata, come il palazzo avito,poi altri beni soprattutto immobili. Il f. rispon-deva dunque alle stesse logiche di preservazionedei patrimoni aristocratici sancite dal diritto feu-dale e dal maggiorascato, per cui le femmine e icadetti venivano esclusi dalla successione, e piùin generale dalle politiche di pianificazione fa-miliare e matrimoniale adottate dalle classi su-periori (e in alcuni casi imitate da quelle inter-medie). Il riformismo settecentesco giudicò il f.come un ostacolo a una razionale utilizzazionedelle risorse e in particolare all'incontro tra laterra e il capitale. Alcuni sovrani illuminati

sciolsero i f.; la Rivoluzione francese prima, e icodici napoleonici dopo, li proibirono.

Fisco/fiscalità I sistemi fiscali dell'etàmoderna si caratterizzano per la loro estremavarietà, sia tra stato e stato che all'interno diuna stessa compagine statale. In generale, tut-tavia, i sistemi fiscali si basano, soprattutto al-l'inizio del periodo, su un numero piuttosto ri-dotto di tributi ordinari, accompagnato da im-posizioni straordinarie legate a eventi partico-lari. Il fisco statale deve inoltre subire la con-correnza della tassazione ecclesiastica, feudale,cittadina, ecc. I tributi ordinari possono grava-re sulla proprietà fondiaria, come nel caso del-la taglia, oppure sulle persone o le famiglie,come nel caso del testatico o del focatico. Aquesti si aggiungono i dazi e le gabelle checolpiscono i movimenti delle merci e gli scam-bi. Le imposte straordinarie prevedono spessosistemi di ripartizione gestiti autonomamente alivello locale: sono le comunità nel loro com-plesso ad essere tassate e sono le autorità «co-munitative» a decidere i criteri di ripartizionedell'ammontare globale reclamato dal f. Colpassare del tempo, tuttavia, tutti i governi cen-trali cercano di razionalizzare e unificare il si-stema fiscale, tentando, senza sempre riuscirci,di ridurre le enormi differenze tra il numero el'entità dei tributi che gravano sulle diverse re-gioni sottoposte alla loro sovranità.

Fisiocrazia La f. fu una scuola economicasettecentesca, soprattutto francese, maggioreesponente della quale può essere consideratoFrancois Quesnay (1694-1774). F. significa let-teralmente «potere della natura», ed in effetti glieconomisti che aderirono a questa corrente af-fermarono che ogni ricchezza deriva dalla natu-ra, dunque dalle miniere e dall'agricoltura, e au-spicarono la libertà dei commerci, in particolaredei prodotti agricoli e dello stesso grano. I fisio-crati furono dunque acerrimi avversari delle po-litiche mercantilistìche: essi sostennero il carat-tere controproducente delle privative e degli in-coraggiamenti pubblici alle manifatture. Daquesto punto di vista la F. si mosse in sintoniacol liberismo della scuola «classica» inglese diAdam Smith e condivise con esso l'attenzioneall'equilibrio generale dell'economia, più chealle fortune - «artificiosamente» costruite - disettori economici giudicati strategici dai gover-nanti. La controversia settecentesca tra f. e mer-cantilismo anticipa quella otto-novecentesca traliberismo e protezionismo, la quale però atterrà

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a Ufi quadro ben diverso, dominato dal problemadella industrializzazione contemporanea.

Fuoco -> Fisco/fiscalità

Gabella -> Fisco/fiscalità

Gesuiti/Compagnia di Gesù Fondata dalnobile spagnolo Ignazio di Loyola ed approvatanel 1540 da Paolo ni, la C. era una congregazio-ne di chierici regolari, i quali oltre ai tre voti or-dinari (povertà, castità, obbedienza) ne pronun-ciavano un quarto di obbedienza al ponteficecirca missiones, che li impegnava a svolgere iltoro mistero itinerante ovunque il papa li avessedestinati. Circondati ai loro esordi da generalediffidenza, tradottasi anche in processi inquisi-toriali, i gesuiti divennero nel giro di pochi anniun ordine potentissimo. Mostrando una sorpren-dente capacità di adeguamento ai diversi livellidi cultura dei destinatari del loro apostolato, igesuiti seppero rivolgersi a tutti gli strati dellasocietà, dalle élites cittadine alle masse rurali,privilegiando l'attività educativa e missionaria.Se attraverso la confessione, la direzione spiri-tuale e la pratica degli Esercizi spirituali riusci-rono a governare le coscienze di principi edesponenti dell'aristocrazia, attraverso la fitta re-te dei collegi pervennero a formare le classi diri-genti europee, educando i giovani al lealismo ealla soggezione alla chiesa e al principe, e a re-staurare al cattolicesimo in alcuni paesi passatialla Riforma. Inoltre, in ottemperanza del quartovoto, i missionari della C. conquistarono al cat-tolicesimo intere regioni dell'America e dell'A-sia e diffusero, mediante le missioni popolari, irudimenti della fede e le basilari norme compor-tamentali tra le popolazioni rurali di zone de-presse dell'Europa. Contro l'esorbitante influen-za esercitata dalla C. nella Chiesa, in alcune cor-ti e nella cultura europea, nella seconda metàdel Settecento si unirono giansenisti, philo-sophes e sovrani riformatori. Espulsa da moltistati europei, la C. fu formalmente sciolta daClemente xiv nel 1773.

Giurisdizionalismo Si intende per g. quel-la dottrina che si afferma soprattutto dopo laControriforma e che rivendica agli stati, tanto aqueìii cattolici che a quelli protestanti, il dirittodi intervenire nel governo della chiesa. A fonda-mento teorico del g., che presuppone la netta di-stinzione fra potere politico .e autorità religiosa,sta l'idea che gli stati siano opera di Dio. Ancheil potere del principe è dunque di natura divina,

Parole chiave

e sono sacre tanto la sua persona quanto il suoufficio: e ciò sancisce l'indipendenza del princi-pe da ogni potere umano sia laico che ecclesia-stico. Nella prospettiva del g. viene enfatizzatala funzione di protezione esercitata dal principenei confronti della chiesa, ma anche la sua so-stanziale autonomia da quest'ultima, speciequando risulta affermato il monopolio della giu-risdizione (contro le pretese di immunità eccle-siastica) e di ogni azione coattiva nei riguardidei sudditi, e ancor più allorché viene sottoli-neata la natura «nazionale» di una chiesa. In ca-si come questi, mentre nei paesi di tradizioneprotestante l'obbedienza del clero al sovranonon è in discussione (e il re di Inghilterra è adesempio anche capo della chiesa anglicana), inquelli cattolici può crearsi tensione, ad esempionel regno francese, ma talora anche in quellospagnolo, fra l'obbedienza al re e quella dovutaal papa, e in ogni caso si rivendica la possibilitàper la chiesa nazionale (come in Francia nel1682) di discostarsi in parte dal dettato normati-vo romano. Il g. declina quando, dopo la Rivo-luzione francese, si fa strada lentamente l'ideadella separazione fra stato e chiesa, e con essa siaffaccia il superamento del carattere confessio-nale del primo.

Giusnaturalismo Sotto l'etichetta di g.rientrano dottrine diverse che hanno come puntoin comune l'affermazione dell'esistenza di undiritto naturale, che precede e trascende l'espe-rienza giuridica e l'azione normativa degli uo-mini. Benché orientamenti di tipo giusnaturali-stico siano rintracciabili nella storia del filosofiafin dall'antichità, tuttavia è soprattutto dal XVIIsecolo (con Grazio) che si profila un ben preci-sato indirizzo di pensiero che sancisce l'esisten-za del diritto naturale, non vincolato ad alcunarivelazione, come modello razionale e immodi-ficabile per tutti i diritti positivi. Ma già conGrozio a questo diritto naturale originario, cheprecede l'azione degli uomini, si aggiunge unaltro diritto naturale, volontariamente creato da-gli uomini, ovviamente senza infrangere le re-gole del primo. È evidente che una riflessionepolitica ispirata dal g. rischiava di minare le basidell'assolutismo come teoria di una sovranitàoriginaria e illimitata, favorendo al contempo laformazione di correnti di pensiero contrattuali-stiche, di posizioni cioè che guardavano agli in-dividui come portatori di diritti originari (natu-rali appunto) e inalienabili che essi trasferisconoliberamente allo stato e ai suoi organi per con-sentire la nascita e la continuità della comunità

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Storia moderna

politica. I grandi teorici del g. e del contrattuali-smo da Hobbes a Spinoza, da Locke a Kant,sviluppano questi temi fissando alcuni dei pre-supposti culturali e teoretici all'emergenza delliberalismo e del costituzionalismo moderni.

Governo parlamentare -> Parlamento

Guerra di corsa * Pirateria/guerra di corsa

Impero L'età moderna eredita dai secoliprecedenti un'ideologia imperiale che dava for-ma alla persistente aspirazione al governo mon-diale della cristianità. Ma l'ordinamento cheavrebbe dovuto tradurre tale aspirazione sul pia-no istituzionale e politico, il Sacro romano im-pero, già alla fine del medioevo si riduce allospazio germanico, frammentato in una pluralitàdi principati e guidato da una corona elettiva,debole e condizionata dai poteri territoriali - al-cuni di tipo monarchico - che compongono l'a-rea imperiale. A cavallo fra medioevo ed etàmoderna il raccordo con il papato (sancito dal-l'incoronazione romana) si interrompe definiti-vamente, accelerando l'esaurimento del pro-gramma universalistico del governo imperiale.Quella che emerge, nonostante la parentesi diCarlo v, è una potenza centro-europea che, sulmedio periodo, traduce la dimensione imperialenella costruzione di una confederazione di statie di culture diverse e irriducibili a una qualcheidentità unitaria: un mosaico di centinaia di au-tonomie politiche che colpì l'immaginazione diosservatori come Samuel Pufendorf già allametà del XVII secolo, ma che pure riuscì a con-servare un proprio equilibrio per tutta l'età mo-derna. In senso più generale per i. s'intendespesso un vasto agglomerato di stati, retta da unpotere monarchico. Recentemente la storiogra-fia ha coniato, per indicare questo tipo di forma-zioni statuali dell'età moderna, le espressioni«monarchia composita» e «regno multiplo».

Imposte -> Fisco/fiscalità

Inquisizione II tribunale dell'I, è una istitu-zione giudiziaria deputata al controllo e alla re-pressione dell'eresia; creato dalla Chiesa findall'epoca medievale, nel XVI secolo è rifonda-to da Paolo ni (1542) per essere, nei paesi dovela religione cattolica aveva conservato il predo-minio, lo strumento della lotta contro il diffon-dersi delle idee protestanti e della difesa del cor-po della Chiesa dalla «infezione» ereticale. L'I.assunse i caratteri di un potere centrale in gradodi ignorare privilegi e immunità canoniche e di

affermare la propria autorità in quanto detentoreesclusivo della facoltà di giudicare il reato dieresia. A tale compito si dedicarono con fervoremolti uomini, alcuni dei quali protagonisti dellevicende politico-religiose che segnarono la tra-sformazione della Chiesa cattolica nel corso delCinquecento. In questo periodo divennero papi icardinali G. Pietro Carafa e Michele Ghislieri.responsabili al massimo livello dell'Inquisizio-ne romana; più in generale, il servizio nell'isti-tuzione fu un importante e inedito percorso dicarriera, così come una fonte di potere da eser-citare anche contro membri del collegio cardi-nalizio e autorevoli prelati, nell'ambito dei con-flitti che segnarono la ricerca di un nuovo equi-librio in seno alla Chiesa. L'I. esercitò il suocontrollo sui fedeli e sulla diffusione delle ideeeretiche, in modo particolare attraverso la stam-pa, vietando il possesso e la lettura di opere re-gistrate in un Indice compilato per la prima vol-ta nel 1557. Il dispositivo principale dell'azionedell'I, fu il processo inquisitoriale, una proce-dura di giudizio dalle caratteristiche peculiariche, tenendo all'oscuro l'imputato delle accuserivoltegli e delle prove a carico, spingeva conogni mezzo alla confessione delle colpe e al-l'ammissione delle responsabilità, oltre che alladenuncia di eventuali compiici, diffidando altempo stesso della veridicità delle affermazionirilasciate.

Jacquerie -> Rivolta/rivoluzione

Maggiorascato -> Fedecommesso

Magia -» Ermetismo

Massoneria Associazione segreta cheprende il nome dal francese franc-mafonneriecioè libera muratoria. Le sue origini risalgonoalla Scozia della fine del Cinquecento ma la suadiffusione si consolida in Inghilterra nel Seicen-to. La m. mutua il suo linguaggio da quello del-la corporazione artigiana dei muratori. Come inquest'ultima si diventa maestri solo se si è ac-cettati dai compagni e se, dopo un periodo diapprendistato, si è in grado di produrre un capod'opera, un manufatto a regola d'arte, così nellamassoneria si definisce un percorso iniziaticoche vede l'adepto ascendere per gradi alla con-dizione di maestro. Durante questo percorso l'a-depto imparerà gradualmente un sapere segretoche è la risultante di varie componenti alchemi-che, esoteriche, filosofiche e mistico-religiose,queste ultime spesso d'impronta pantelstica e

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Parole chiave

teistica. Anche la simbologia è mutuata dagli at-trezzi del mestiere (squadra, compasso, livella)e allo stesso modo geometria e architettura of-frono le cornici di una visione cosmica venata,dopo la diffusione delle teorie di Newton, diun'impronta razionalista. La m. inglese, struttu-ratasi nel primo Settecento secondo un'organiz-zazione piramidale e dotatasi di costituzioni, sidiffonde negli altri paesi europei e nelle colonieinglesi d'America a partire dagli anni venti. Apartire dal secondo Settecento gruppi massonicidi varia estrazione appaiono influenti nelle prin-cipali corti europee e sostengono gli sforzi rifor-matori dei sovrani. Una forte corrente radicaleavrà un ruolo nella preparazione della Rivolu-zione francese e poi nella diffusione europea delgiacobinismo.

Mecenatismo -» Patronage

Mercantilismo II m. non è tanto una teoriaeconomica, quanto un concetto ispiratore di nu-merose esperienze di politica economica adotta-te dalle monarchie sei-settecentesche partendodall'antico criterio secondo il quale la prosperitàdegli stati andava commisurata sulla quantità dioro accumulata nel tesoro regio. Più tardi venneperseguito l'obiettivo dell'attivo della bilanciacommerciale - che poi rappresentava la precon-dizione per cui l'oro non «defluisse» all'esteroimpoverendo la capacità dell'erario di reclutareeserciti e comunque di far fronte agli impegnifinanziari del sovrano. Il risultato veniva ottenu-to mediante controlli sui cambi e limitazioni - oproibizioni - delle importazioni. L'obiettivo delm. si identificava dunque nella solidità del bi-lancio dello Stato, più che nell'aumento dei red-diti dei singoli sudditi, concetto quest'ultimo aquel tempo di per sé difficile da definire. Co-munque in alcune versioni delle politiche mer-cantilistiche, come quella messa in opera inFrancia dal ministro di Luigi xiv, Colbert, sicercò di incoraggiare le manifatture consideratestrategiche attraverso ogni genere di agevolazio-ni agli imprenditori e agli operai più abili, o at-traverso il diretto intervento pubblico nelle ma-nifatture di proprietà statale; a questa linea puòanche essere assimilata la prassi delle privative,concessioni privilegiate e monopolistiche di cer-te attività commerciali a determinate imprese,messe in opera dalle maggiori potenze (Spagna,Francia, Gran Bretagna) di questo periodo. Incampo agricolo il m. tentò la protezione dellamercé strategica per eccellenza, il grano, proi-bendo l'esportazione in caso di penuria e favo-

rendo l'approvvigionamento granario per il mag-gior numero possibile di individui e di comunità.

Mezzadria -» Contratti agrari

Monarchia * Impero

Moneta Nel corso dell'età moderna il dirit-to di battere m. viene a identificarsi sempre piùstrettamente con le prerogative del potere sovra-no. Tuttavia le nuove formazioni statali nonsempre sostituiscono con un'unica m. «statale»tutte quelle m. «locali» che hanno corso legalenelle diverse città e province. Accanto a quellepubbliche, non mancano inoltre le forme di m.privata, emesse da mercanti e banchieri, sottospecie di biglietti, lettere di cambio, titoli di cre-dito. Nella monetazione ordinaria, l'oro vienedecisamente sostituito dall'argento, ma tutto ilperiodo è comunque caratterizzato da frequenticrisi di scarsità del «numerario», cioè di rarefa-zione delle m., soprattutto di quelle di piccolotaglio. Un fenomeno altrettanto diffuso è quellodella erosione del contenuto metallico, soprat-tutto nel caso delle m. d'argento o di lega di ar-gento e rame, ad opera sia delle autorità pubbli-che, che appunto riducono la quantità di argen-to, sia di privati «tosatori», che ne limano viauna buona quantità.

Nazione/Nazionalismo In maniera appa-renterete paradossale, è attraverso la conquistanapoleonica che l'Europa scopre l'idea di li-bertà e il legame esistente tra quella e il concet-to di n.. Napoleone, che pure diffidava dell'ideapatriottica e di n. in quanto collideva con l'ideaimperiale, tuttavia con i suoi rimaneggiamenti esemplificazioni territoriali e con le innovazioniintrodotte nei vari Stati sul piano della centraliz-zazione e dell'unificazione amministrativa, fa-vorì la nascita del sentimento nazionale. Per al-tro verso, dalla Spagna, alla Prussia, all'Austria,all'Italia, la reazione all'universalismo franceseportò alla rivendicazione da parte delle n. dellaloro indipendenza nel campo delle lettere, dellearti e dei costumi, e alla ricerca nella storia enelle tradizioni popolari dei tratti originali deiloro modi di sentire e di agire. Herder e Burkeavevano giustificato questo n. facendo di ognipopolo un essere vivente, irriducibile agli altri, ei romantici tedeschi coronarono questa filosofiaattribuendo alla nazione un Volkgeist, la cuiespressione più significativa era la lingua. Daln. culturale al nazionalismo politico il passaggiofu breve, e la spinta venne data dai metodi stessi

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Storia moderna

della conquista e dal dispotismo di Napoleone.Tuttavia, gli Stati che formavano la coalizioneantinapoleonica si mostrarono sospettosi neiconfronti dei movimenti nazionali e, dopo lavittoria definitiva, cercarono di raffrenarli pernon intaccare i propri interessi territoriali. Dopoil Congresso di Vienna farà cos" violentementeirruzione quel principio di nazionalità a cui va-namente la Santa Alleanza contrapponeva labarriera del principio dell'ordine giusto e natu-rale, della sovranità dinastica sovranazionale edel legittimismo autoritario.

Nobiltà -* Aristocrazia/nobiltà

Opinione pubblica Che l'opinione sia laregina del mondo è un detto corrente presso i fi-losofi rinascimentali. Esso esprime la convin-zione che esistano sfere separate e difficilmenteintegrabili della credenza popolare ereditata dalpassato e consolidata dalla tradizione e dall'au-torità, e del sapere scientifico, che appartiene alsaggio e al quale il popolo difficilmente può at-tingere. La medesima idea emerge in contesti fi-losofico-religiosi: essa tende a raffigurare ilmondo fenomenico come apparenza e nulla più,come vana e diabolica rincorsa di fantasmi cheniente hanno a che fare con i veri fini della mo-rale e della religione. Opinione viene così acoincidere con la somma dei pregiudizi e dellesuperstizioni che impediscono all'illetterato lacomprensione del mondo naturale, politico e re-ligioso. In tal senso l'opinione può sia servired'appoggio al potere politico e religioso, sia tra-sformarsi in un pericoloso fattore di dissoluzio-ne dell'autorità dello Stato. Opinione e politicaappartengono a sfere che debbono restare rigo-rosamente distinte. La condanna dell'opinioneda parte di Hobbes, dietro l'impressione deglieventi della guerra civile inglese, esprime pro-prio il timore per la dissoluzione dell'autoritàpolitica che essa può provocare, innalzando leincontrollate passioni popolari a criterio di go-verno della cosa pubblica. Ma l'età moderna as-siste all'emergere della società civile come in-sieme articolato di interessi individuali che alloStato domandano rispetto, considerazione e le-gittimazione. Nuovi spazi si aprono per un'opi-nione che non sia più espressione esclusiva del-la coscienza individuale, ma che identifichi unadimensione sociale e pubblica dell'esistenzaumana. Quando compare, nel corso del Sette-cento, il concetto di o. p. serve perciò ad espri-mere la consapevolezza della necessità che lasocietà civile, nella sua ricca articolazione di

soggetti e interessi, sia tutelata con forme dicontrollo del potere politico e perfino di concor-so ad esso. Di o. p. spesso si parla nella culturadell'Illuminismo mediante la metafora giudizia-ria. Essa è cioè un tribunale presieduto dai phi-losophes. Le superstizioni e gli inganni popola-ri, ma anche i misfatti dei governanti vi sonochiamati a rispondere di fronte alla ragione eret-ta a supremo organo di direzione della società.Gli uomini dei Lumi rivelano una chiara consa-pevolezza dell'ambiguità del termine: opinioneè sia quanto di falso e irrazionale nutre i pregiu-dizi popolari (e perciò va combattuto con le ar-mi della critica), sia lo spazio e lo strumento incui e con cui la ragione può esercitare la propriainfluenza sulla politica e sulla vita sociale. Nesegue la grande importanza attribuita agli stru-menti e ai luoghi di formazione e manifestazio-ne dell'o. p. nel corso del Settecento: libri, scrit-tura, corrispondenza privata, strategie editoriali,opuscoli, periodici di dibattito culturale e di co-stume, giornali politici, ma anche salotti, caffè,circoli, sale di lettura, biblioteche private diven-gono altrettanti momenti che vedono l'emergeredi un'o. p. capace di influire sui detentori delpotere e di orientarne l'azione. Soprattutto nellospazio anglo-americano appaiono segni di unprocesso di ampliamento e perfino di democra-tizzazione dell'o. p. Comune è la convinzioneche la politica non debba essere più il tradizio-nale regno degli arcana imperii, riservato all'a-zione incondizionata dei sovrani e della ragiondi Stato; e che la politica debba rispondere difronte alla società e formarsi dietro i pluralisticiimpulsi provenienti dalle sue articolazioni. liconcetto di volontà generale di Rousseau e la ri-flessione di Kant sul pubblico e la pubblicità necostituiscono le manifestazioni teoriche di mag-gior rilievo. Le crisi istituzionali e politiche nel-l'area atlantica e la detronizzazione nell'89 dellapolitica tradizionale modificheranno sensibil-mente i termini nei quali l'Ottocento erediterà ilproblema dell'opinione pubblica. Al nuovo se-colo spetterà di misurarsi con domande com-plesse: rinnovamento della politica significa lasemplice ammissione di spazi di libertà civiliche consentano la libera manifestazione e il li-bero concorso alla determinazione degli indiriz-zi di governo? Oppure forme e modi della poli-tica debbono mutare radicalmente, introducendomomenti istituzionali di rappresentatività capacidi fare da canale stabile e costituzionalmentesancito di comunicazione tra società e Stato?Ma che spazi di autonomia restano all'individuoin un regime politico basato sull'opinione pub-

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blica, attraverso la rappresentanza e il voto dimaggioranza?

Parlamento II termine designa un'assem-blea di persone riunite per trattare temi di inte-resse pubblico. Tali istituzioni sono caratteristi-che soprattutto delle realtà monarchiche, nellatorma di assemblee rappresentative, attive sia alivello provinciale che centrale. L'origine di taliassemblee è stata oggetto di controversie, facen-dole alcuni discendere dalle assemblee delletribù germaniche e poi franche, mentre per altriesse deriverebbero dalle riunioni degli ottimati,convocate dai principi. Tra XI e XIII secolo adesse si affiancano però dei p. generali, che ven-gono assumendo un ruolo di rappresentanza delregno, presentandosi divisi in varie sezioni dettebràcci, stati o stamenti, che possono richiamarela divisione canonica in oratores, bellatores eìaboratores. In Inghilterra, dove però il p. pre-senta solo due camere, quella dei nobili e quelladelle città, esso è convocato per la prima voltanel 1264, in Francia gli Stati generali (che sonol'assemblea parlamentare mentre parlamet desi-gna una corte giudiziaria con estesi poteri di ve-rifica degli editti regi) sono convocati da Filippoil Bello per la prima volta nel 1302. In Italia,Spagna e Germania tra XIII e XIV secolo si af-fermano varie esperienze parlamentari, (chiama-te curie, corts, cortes, diete) in cui non di rado lecittà svolgono un'importante ruolo di rappresen-tanza. Per questa via l'esperienza del p. ritrovacontatto con la sua base locale, cittadina. Lefunzioni delle assemblee rappresentative nellemonarchie sono essenzialmente quelle di votarei contributi, i donativi (cioè «dono» del regno al-la corona); proclamare il nuovo sovrano; rappre-sentare al principe le lamentele dei sudditi; colla-borare in varie forme e modi all'esercizio del po-tere giudiziario e legislativo. A partire dal XVIsecolo si sviluppa la tendenza delle monarchie alimitare i poteri delle assemblee parlamentari,evitando - quando possibile - di convocarle. Afronte di questo modello assoluto di governo, inalcuni paesi - e soprattutto in Gran Bretagna - ilparlamento diventerà il centro della vita politicaassumendo a sé il potere legislativo.

Parrocchia II rilancio della cura d'animenel Concilio dì Tento investì vescovi e parrocidi nuove responsabilità nel rinnovamento dellavita religiosa e morale delle popolazioni cattoli-che. Al parroco, obbligato a risiedere, ad osser-vare il celibato e ad indossare l'abito talare -che avrebbe dovuto evidenziare la separatezza

dal laicato - oltre a funzioni strettamente pasto-rale (celebrazioni delle feste liturgiche, sommi-nistrazione dei sacramenti, predicazione neigiorni festivi e insegnamento catechistico) ven-ne affidata una funzione di controllo del territo-rio attraverso la tenuta dei registri parrocchiali,nei quali doveva annotare battesimi, matrimonie decessi, e degli «stati delle anime» che dove-vano rilevare l'assolvimento dei precetti religio-si (comunione e confessione annuale). Tuttavia,sia per il mancato decollo dei seminali, cardinedella riforma tridentina, sia per il limitatissimopotere lasciato ai vescovi sulle loro nomine, ilreclutamento dei parroci si rilevò estremamentecarente anche dopo il Concilio, mentre la reteparrocchiale, soprattutto nei centri urbani dovepiù forte era stato l'incremento demografico,tardò ad adeguarsi alle nuove esigenze pastorali.Inoltre, la p. - che avrebbe dovuto essere nelleintenzioni dei padri conciliari il fulcro della vitareligiosa e dell'azione riformatrice - dovettemisurarsi con le chiese degli ordini religiosi econ le iniziative che intorno ad esse gravitava-no, le quali continuarono ad esercitare un'in-fluenza aggregatrice su larghe fasce della popo-lazione, da secoli- abituate a farne il punto di ri-ferimento delle pratiche culturale e delle con-suetudini devozionali. Solo a seguito delle rifor-me settecentesche e napoleoniche la p. giungeràa consolidarsi, diventando il nucleo centrale del-la pastorale, concentrando tutte le manifestazio-ni della pietà, della devozione e del culto e l'e-sercizio della predicazione.

Patria ->• Nazione/nazionalismo

Patriziato -> Aristocrazia

Patronage ->• Clientela/patronage

Pauperismo ->• Povero/povertà

Peste ->• Epidemie

Pirateria/guerra di corsa La differenzafra p. e g. di e. consisteva essenzialmente nell'e-ventuale autorizzazione di un governante, a fa-vore di singoli ma anche di gruppi come lecompagnie commerciali privilegiate, a compiereaggressioni sui mari a danno dei sudditi di altri:la g. di e. era per l'appunto una forma di guerrastrisciante, come quella condotta dalle ProvinceUnite e dall'Inghilterra contro la Spagna nel tar-do Cinquecento. Ma entrambe poggiavano susolide ragioni economiche - la redditività delle

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Storia moderna

appropriazioni compiute, in rapporto ai costi deimezzi impiegati - e anche sotto altri aspetti ladistinzione fra le due spesso non era netta. En-trambe esprimevano rivalità commerciale frapotenze, come ben evidenziano le violenzecompiute da inglesi e altri ai danni della Spagnanelle relazioni navali fra questa e le sue colonieamericane, e poi la stagione secentesca di scon-tri anglo-olandesi. Esse spesso comprendevanouna venatura di avversione ideologica o politica,esemplificata nel Mediterraneo dagli intenti an-cora in qualche modo «crociati» espressi daiCavalieri di Malta o dall'Ordine toscano di S.Stefano. Era ampia, poi, la gamma di possibileimpiego degli uomini e navi interessate, dall'at-tività mercantile normale alle aggressioni tipi-che della p., ma anche all'inquadramento inflotte a servizio dei governanti. Quest'ultimaevenienza fu frequente soprattutto all'inizio del-l'età moderna: a metà Cinquecento la flotta ot-tomana si basava in buona parte sulla marineriabarbaresca, e Cosimo de' Medici fondò l'Ordinedi S. Stefano allo scopo anche di inquadrarne lasquadra navale nella propria flotta - mentre eradel tutto eccezionale una marina permanente edesclusivamente da guerra come quella venezia-na. Proprio l'evoluzione di forze navali perma-nenti fra Sei e Settecento, assieme a una crescen-te diffidenza dei governanti verso la g. di e., li-mitarono lentamente la portata di entrambi i fe-nomeni, per quanto resistessero tradizioni forticome quella mediterranea dei pirati barbareschi.

Porto franco Nella prima età moderna imovimenti di navi e merci nei porti erano og-getto di attenta regolamentazione da parte deigovernanti, compreso un regime doganale gene-ralmente concepito per procurare loro entrate(ma senza scoraggiare o deviare altrove passag-gi e scambi) e anche, spesso, per privilegiarel'attività di armatori «nazionali». Già a metàCinquecento, tuttavia, l'intento di promuoverel'attività di Livorno, subordinato a rivali ag-guerriti, suggerì al duca Cosimo de' Medici diattirarvi navi e merci di qualsiasi provenienza,sgravando il passaggio di merci da oneri fiscalie semmai cercando beneficio economico per ipropri tenitori, e anche per le proprie casse, me-diante gli effetti dell'attività economica così in-coraggiata (in analogia col ruolo generale assol-to dalle fiere). Perciò Livorno, anche se formal-mente dichiarato porto franco nel 1675, lo fu afini pratici sin dal 1565 grazie a transiti di merciesenti da gabella; moltiplicò in pochi decennidel secondo Cinquecento la propria attività,

conservando poi un ruolo primario di approdo,deposito ed emporio per armatori e mercantistranieri. Fra Sei e Settecento la prassi si estesenotevolmente, a partire dalla scelta di Colben(1669) di accordare la franchigia a Bayonne.Dunkerque e Marsiglia, imitata per esempio diCarlo vi d'Asburgo nel 1719 per Trieste e altnsuoi porti adriatici.

Poveri/Povertà II problema teorico e prati-co di definire la p. e di predisporre un argine aìdilagare dei p. accompagna, come una costante,tutti e tre i secoli dell'età moderna. Fin dai prinEdecenni del Cinquecento, infatti, l'urgenza ditrovare una soluzione alla crescita del paupen-smo si impone alle classi dirigenti di molte cittàdell'Europa occidentale. I contemporanei sape\a-no benissimo che una parte della popolazione -quella costituita da vedove e orfani, da malati, oda anziani non più in grado di lavorare - era«strutturalmente povera», e quindi bisognosa diassistenza. Ma tra la fine del XV e i primi de-cenni del XVI secolo, ripetute crisi agrarie eb-bero un effetto dirompente sull'intera strutturasociale, perché fecero crescere in maniera allar-mante il numero dei nuovi p., vale a dire di co-loro che, trovandosi improvvisamente privi dslavoro, cadevano in miseria. In questa categoriarientravano artigiani un tempo autosufficienn.ma anche soldati smobilitati a conclusione <iuna campagna militare e soprattutto contadimcolpiti dalla carestia, che immigravano in citain cerca di aiuto. Di fronte a questa nuova mas-sa di p., le autorità ritennero di dover prendereprovvedimenti, che oscillavano tra le misure re-pressive - espulsione dei vagabondi, proibizio-ne dell'accattonaggio - e quelle assistenziali -raccolta e distribuzione di elemosine, creazionedi ricoveri per le categorie più deboli, e così via.Le dimensioni del fenomeno erano comunquetali da attirare l'attenzione degli intellettuali, ol-tre che delle autorità politiche. Un esempio diquesta collaborazione tra letterati e autorità cit-tadine si realizzò a Ypres, nei Paesi Bassi, dovenel 1525 vennero appunto attuati i provvedi-menti resi famosi dall'umanista spagnolo JuanLuis Vives nella sua opera De subventione pait-perum: divieto assoluto di mendicare, centraliz-zazione dell'assistenza, istituzione di ospizi pergli invalidi e i minori, uso educativo del lavoro.I tentativi, sia di parte cattolica sia di pane pro-testante, di reagire alla minaccia costituita dallarottura dell'unità religiosa e di «rievangelizza-re» le masse dei p. ebbero anch'essi il loro peso:in molte città italiane le nuove congregazioni re-

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ligiose costituitesi in questo periodo furono par-ticolarmente attive nell'aprire ricoveri per orfanie fanciulle abbandonate, all'interno dei quali leragioni dell'assistenza si accompagnavano aquelle dell'educazione morale e religiosa. Ele-mento comune a tutte queste iniziative era la di-stinzione rigorosa tra «veri» e «falsi» poveri,destinati i primi a ricevere ricovero e assistenza,i secondi a essere cacciati dalla città, rinchiusi inprigione, o sottoposti a misure di lavoro coatto.Col tempo l'aspetto repressivo dell'interventopubblico si accentuò, sfociando, nella secondametà del XVII secolo, nell'apertura di «ospedaligenerali», predisposti ad accogliere - e rinchiu-dere - qualsiasi tipo di p. I problemi di bilancioda cui erano in genere gravate queste istituzioni,uniti ad una concezione da un lato punitiva, dal-l'altro educativa del lavoro (l'ozio essendo no-toriamente il padre di tutti i vizi), fecero sì chenella maggior parte di essi si introducessero ma-nifatture, per lo più tessili, adatte ai diversi tipidi reclusi, imponendo a questi ultimi l'obbligodi lavorare per l'istituzione che così generosa-mente li manteneva. Questa serie di iniziativepubbliche - cittadine all'inizio, e poi sempre piùspesso statali - non fece però venir meno l'assi-stenza privata, che andò anch'essa organizzan-dosi, su impulso di gruppi di religiosi e di laici,di uomini e di donne, spesso costituitisi specifi-camente a questo scopo, come le confraternitedella carità fondate in Francia all'inizio del Sei-cento da Vincenzo de' Paoli.

Primogenitura > Fedecommesso

Privilegio La dimensione, culturale e istitu-zionale, de! p. matura in contesti - come quellidelle società di antico regime - nei quali l'egua-glianza giuridica trova espressioni scarse o nul-le. In essi tanto il prestigio individuale quanto,soprattutto, l'appartenenza a determinati rag-gruppamenti (ordini e ceti, corpi, uffici) può es-sere fonte di una distinzione formalmente rico-nosciuta, e origine di corrispondenti vantaggieconomici e sociali, che vanno appunto sotto ilnome di p. La distinzione più prestigiosa è natu-ralmente quella che contraddistingue la condi-zione nobiliare, ma il complesso dei p. non si li-mita al vertice della società, toccando invecel'intero spazio pubblico. Privilegiati sono, a tito-lo diverso, i burocrati e i soldati, i membri delclero e i componenti delle corporazioni artigia-ne, i cittadini e, a maggior ragione, coloro chepartecipano ai consigli urbani (fino al caso deipatriziati, in alcune zone d'Europa vera e pro-

pria articolazione dell'universo nobiliare). Quel-lo dei p. è dunque un mosaico giuridico straor-dinariamente complesso, che definisce un siste-ma di procedure che regola l'accesso alle risorsemateriali e simboliche.

Proprietà borghese II codice civile, conce-pito per l'individuo possidente e che possedevasoprattutto la terra - dunque con l'accento postosulla proprietà immobiliare, piuttosto che suquella mobiliare - ratificò la vendita dei beninazionali e di quelli degli emigrati e consacrò laproprietà come fonte di prestigio sociale, di par-tecipazione alla vita pubblica e di accesso allegerarchle. I veri vincitori della Rivoluzione fu-rono coloro che usufruirono del trasferimentodel potere dagli antichi privilegiati verso unaélite più larga di redditieri del suolo, che attin-gevano da questo sia la più sicura delle loro ren-dite, sia la loro influenza sociale, sia la loro qua-lificazione politica. La proprietà definiva il cetodei notabili a cui fin dalla Costituzione dell'an-no Vili erano riservate le cariche pubbliche, di-partimentali e nazionali. Tuttavia, sotto l'Impe-ro, per designare la classe borghese e i notabili,si parlava piuttosto di proprietario, che di bor-ghese. In questo senso, al di là della rottura ini-ziale impressa nel periodo rivoluzionario e deltentativo riuscito di infrangere le barriere allamobilità sociale e di allargare le élites dirigentiai ricchi e ai capaci, l'azione della borghesianon sembra andare oltre, sul piano della realetrasformazione delle strutture economiche, pro-fessionali e mentali, s" che è stato sostenuto cheproprio l'attaccamento alla proprietà terrieraavrebbe aggravato il ritardo della Francia in rap-porto ai processi di industrializzazione.

Protoindustria II termine, che letteralmentesignifica «industria delle origini», vuoi definirele forme di attività industriale precedenti l'indu-strializzazione. Viene determinato così un lega-me concettuale tra età moderna e età contempo-ranea che l'idea di «rivoluzione industriale», co-me mutamento brusco e radicale, tende a occul-tare. Dal punto di vista empirico, però, le moda-lità e le logiche del passaggio dalla p. all'indu-strializzazione sono allo stato attuale degli studitutt'altro che chiare. Come «industria prima del-l'industrializzazione» può essere inteso, da unlato, il complesso delle attività tipiche delle bot-teghe artigiane cittadine; dall'altro quello dellegrandi manifatture accentrate che in età moder-na, con il forte sostegno statale, vanno a produr-re le merci (armamenti, ceramiche e tessuti fini)

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Storia moderna

necessario all'efficienza degli stati monarchici eal lusso delle corti. Ma la nozione di p., quale èstata introdotta dal Mendels e poi accettata dallastoriografia, riguarda soprattutto la vasta areadell'industria rurale (soprattutto tessile) che gra-zie alla convergente opera di contadini-tessitorie di mercanti-imprenditori-banchieri riesce nellatarda età moderna, e soprattutto nell'Europacentro-settentrionale, ad accedere a mercati dimedia ed anche vasta dimensione superando ilimiti di un artigianato tradizionalmente rivoltoalla sfera locale. La p. rurale e decentrata preva-le su quella cittadina per due ordini di ragioni.Innanzitutto, essa può risparmiare sul costo deisafari limitandosi a integrare i redditi della fami-glia contadina, della quale viene utilizzata quel-la quota-parte del tempo di lavoro che non vieneutilizzata o per ragioni di divisione sessuale dellavoro (lavoro femminile), o per l'esistenza di«tempi morti» nel calendario agricolo. In secon-do luogo l'ambiente rurale finisce con l'esserepiù elastico di quello urbano, per l'assenza delleregolamentazioni corporative che ostacolanol'innovazione tecnica e - ancora una volta - im-pediscono il ribasso dei salar!

Puttìng-out System ->• Protoindustria

Rappresentanza ~* Parlamento

Ratio studiorum -> Università

Razzismo Contrariamente a quanto talorasi pensa, il r. non è un atteggiamento da sempree dovunque esistito. È, invece, una teoria affer-matasi nell'Europa della fine del Settecento.Sempre esistita, piuttosto, è la paura/avversioneverso lo straniero, ovvero la xenofobia. È vero,infatti, che ogni cultura ha sempre avuto una du-plice tensione, volta alla chiusura e alla difesa, eall'incontro (o scontro) con altre società. Ma il r.è cosa differente. È una risposta storicamentedeterminata ad un problema che ammise e am-mette altre soluzioni: come spiegare la visibilevarietà di popolazioni e dei loro usi. Con il r. ladiversità (di usi, lingue, mentalità, colore dellapelle) si trasforma in gerarchla, in superiorità einferiorità. Il problema si è posto nel Cinque-cento, quando gli Europei scoprirono i paesi ul-tra oceanici; fino al Cinquecento, essi conosce-vano popoli grosso modo a loro omogenei. Per-fino i barbari appartenevano a questo orizzonte.La scoperta delle popolazioni americane, oorientali distrusse questa percezione. Si scoprìche nell'umanità v'erano differenze radicali.

Inoltre, le condizioni politiche delle relazioni traeuropei e altri popoli erano dirette al loro sfnBilamento e ne imposero così una nuova visionaPer due secoli, per spiegare questa diversità siricorse a due teorie: all'influenza del clima, o icause sociali, o talora a entrambe, variamenmediate. A metà Settecento, queste teoriebastarono più. Si stava imponendo un nuovemodello di sfruttamento coloniale; una nuovaantropologia fisica ed una nuova biologia si ;fermarono nelle scienze, elaborando un ineconcetto di razza e di classificazione delle spe-leie; una nuova filosofia configurava così la sto-Iria umana come storia del progresso universale. ILa causa di quelle variazioni fu rintracciata tornìpiù fuori degli individui, nel loro ambiente «inelle loro società, ma al loro interno, nella loro Icostituzione. E, inoltre, quelle variazioni furoo»]collocate entro l'universale scala del progresso, icomposta da popoli più o meno avanzati: la va-1ta era naturalmente detenuta dagli europei biao-1chi. La diversità si era trasformata in infeno-jrità/superiorità; essa quindi legittimava il don»- jnio degli uni sugli altri.

Rivolta/rivoluzione II primo termine va ri-ferito a quei movimenti organizzati o spontanei, jcaratterizzati da azione violenta, che nella so- jcietà di antico regime espressero la difesa di ii- 1ritti tradizionali che si ritenevano violati dai pò- iteri costituiti o la rivendicazione di forme di p*- !tecipazione politica. Collegati sia al disegno eco-nomico che alla distribuzione del potere polinoa.essi non implicavano la contestazione della kss-timità delle autorità cui si opponevano, ma la ri-distribuzione del potere e della ricchezza, ta :

questo senso, protagonisti costanti di rivolte fa-rono le classi aristocratiche, che resistevano afetendenze alla progressiva affermazione del potarmonarchico, o i ceti popolari urbani e rurali, cirresistevano all'incremento della pressione fisaieregia o signorile o aspiravano all'ampliarne»»della rappresentanza politica all'interno dei resi-mi. Il secondo termine inizia ad essere usato orisuo senso moderno di sommovimento \»di masse più o meno ampie o di gruppi organiz-zati contro i poteri riconosciuti, dei quali VKXdisconosciuta la legittimità, allo scopo di row-sciarli o sostituirli, a partire dalla metà del XA1secolo. Esso può essere applicato - con moiacautela - alle insurrezioni che generano otmsemplicemente cambiamenti dinastici o mm-menti negli equilibri di potere fra ceti e classa.ma profonde trasformazioni nelle gerarchle »-ciali e nei modelli politici e istituzionali.

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. Parole chiave

Rivoluzione -> Rivolta/rivoluzione

Romanticismo II nucleo originario del mo-vimento romantico europeo è individuabile inGermania, alla fine del Settecento. Filosofi co-me Herder, poeti e drammaturghi, come Goethee Schiller diedero vita, intorno al 1780, al movi-mento denominato Sturm und Drang (tempestae assalto), opposto all'arte classica ed esaltatoredella libertà creativa contro regole e canoni. Piùtardi, i critici e filologi August e Friedrich Sch-legel, il poeta Novalis, i filosofi idealisti Fichtee Schelling diedero una sistemazione teorica or-ganica alla dottrina romantica. Mentre in queglistessi anni il movimento si diffondeva anche inInghilterra e in Francia, un ruolo importante perla sua propagazione presso i popoli latini spettòalla scrittrice ginevrina Madame de Staél, il cuiDe l'Allemagne (1810) fu all'origine della pene-trazione della cultura romantica in Italia. Il r.,che informò tutte le diverse espressioni dellacultura europea del primo Ottocento - poesia,letteratura, filosofia, storiografia, pittura, reli-gione - e che influenzò profondamente menta-lità, gusti, concezioni della vita e costumi, ebbecome primario bersaglio polemico l'Illumini-smo, con il suo antitradizionalismo, l'universali-smo, la critica alla religione e alla autorità: a tut-to ciò erano opposti la rivalutazione storicisticadel passato, la rivendicazione del sentimentocontro la ragione, il ritrovamento dei valori reli-giosi. Se molti di questi elementi della culturaromantica, che peraltro alimentarono la resisten-za europea antifrancese, furono fatti propri daifautori della Restaurazione e poterono sfociarein derive nostalgiche e reazionarie, come quelleespresse nel tradizionalismo politico e religiosodi Louis De Bonald e di Joseph de Maistre, essituttavia, dato l'originario spunto libertario, tro-varono anche sbocchi liberali e democratici cheerano in contrasto con lo spirito della Restaura-zione. A questo spirito si opponeva, poi, anche ilrecupero, mediato dalla storia, dei valori nazio-nali e degli ideali patriottici, che soprattutto neipaesi privi di indipendenza, come l'Italia, laGrecia e la Polonia, assunsero significati e rica-dute rivoluzionari.

Sant'Uffizio ->• Inquisizione

Schiavitù/servitù In Europa, e in molte al-tre parti del mondo, queste forme di relazionisociali ed umane hanno avuto a lungo, durantel'età moderna e oltre, riconoscimento legittimo.Non è tuttavia sufficiente considerare la s. e la s.

soltanto come due forme di lavoro coatto, o nonlibero. Esse definiscono infatti specifici sistemiproduttivi, a loro volta collegati a particolari tipidi organizzazione sociale. S. e s. indicano dun-que due realtà differenti: il servo non era assolu-tamente estraneo alla società in cui e per cui la-vorava, così come lo era lo schiavo. Poteva pos-sedere terre, anche piena proprietà; poteva ven-dere, guadagnare e, sebbene con significative li-mitazioni, far testamento ed ereditare; gli obbli-ghi cui il servo era soggetto non erano arbitra-riamente decisi dal padrone, ma definiti da tra-dizioni riconosciute. Infine, è vero che il servodoveva prestare parti consistenti del propriotempo a lavorare per il padrone: ma, oltre allasignificativa varietà di questi usi, occorre rico-noscere che, diversamente che nel caso delloschiavo, il tempo del lavoro apparteneva al ser-vo e non al padrone. La condizione servile - co-sì come si è realizzata nell'Europa a oriente delfiume Elba durante l'età moderna - è dunqueben diversa da quella dello schiavo, presente adesempio nelle colonie americane, dove glischiavi interamente soggetti alla volontà arbitra-ria del padrone. In comune, queste due forme direlazione sociale attraverso il lavoro forzatoavevano la medesima negazione della libertà.Può essere utile ricordare che, prima della rivo-luzione francese, la critica al lavoro forzato erastata svolta, in nome di considerazioni politiche,da Montesquieu, e in nome di considerazionieconomiche, da Adam Smith.

Servitù -> Schiavitù/servitù

Sinodo ~> Concilio

Stampa Dalla sua invenzione a Magonza,ad opera di Johannes Gutenberg (1452), la s. acaratteri mobili ha costituito un decisivo fattoredi trasformazione delle società occidentali e rap-presenta uno degli elementi di fondo della no-stra identità. Dall'incisione all'avviso, al fogliovolante, alla ballata, dal libro al giornale, alpamphlet, dalla modellistica burocratica, allospartito musicale o al libretto teatrale, la s. del-l'età moderna è oggetto di crescente interesseda parte degli studiosi, che in essa riconosconouno dei mezzi principali della comunicazionesociale. Nel Settecento la s., pur arricchendosidi forme nuove, non infranse i confini dell'an-tico regime tipografico, che venne meno a par-tire dal 1830 sotto la duplice spinta delle inno-vazioni tecniche e della diffusione del capitali-smo imprenditoriale, congiunto alla piena af-

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Storia moderna

fermazione della figura dell'editore. La s. e lesue modalità di fruizione configurano per l'Eu-ropa centrosettentrionale e per le isole britanni-che una «rivoluzione della lettura», che intro-duce nel pieno e tardo Settecento comporta-menti laicizzati rispetto ai passato. Non estraneaal fenomeno resta l'Italia, ove pure operano pe-santi remore controriformistiche. La s. settecen-tesca fu veicolo delle lumières e strumento po-tente di formazione dell'opinione pubblica, inte-sa quale coscienza critica informata su eventi eproblemi di carattere generale. Emblema di taletrasformazione è la s. periodica, assai ricca an-che in Italia, rivolta a pubblici più articolati cheper il passato, limitati bensì dalla esigua esten-sione dell'alfabetismo, ma tali da includere, gra-dualmente, i giovani e le donne.

Strategia In quanto «branca dell'arte mili-tare che tratta della condotta della guerra» la s.si afferma in Italia nel primo Ottocento in con-seguenza delle guerre napoleoniche e dell'anali-si che ne viene fatta soprattutto dal generalesvizzero Antoine Henri Jomini. La condotta del-la guerra di Bonaparte rappresentava un eviden-te salto di qualità rispetto a quella degli altri co-mandanti degli eserciti non tanto per la capacitàdi concepire piani di operazione di grande respi-ro e che mobilitavano centinaia di migliaia disoldati (su questa strada l'aveva preceduto La-zare Carnet, il grande organizzatore militaredella Francia rivoluzionaria) quanto per l'abi-lità, con cui riusciva a saldare gli obiettivi stra-tegici con quelli tattici, a dare, cioè, battaglia alnemico in situazioni e località tali da trasforma-re, in caso di vittoria, il successo tattico in unsuccesso strategico.

Tassa/tassazione -* Fisco/fiscalità

Tattica -> Strategia/tattica

Togati T. è termine generico riferito allasfera sociale comprendente, negli stati di anticoregime, soprattutto italiani, i titolari degli ufficipubblici, gli amministratori e i burocrati: figuretutte accomunate dalla comune cultura giuridicae dal crescente ruolo assunto nei processi deci-sionali svolti in nome del sovrano. Degli appa-rati burocratici vengono indagate soprattutto l'i-dentità culturale (di cui la base giuridica vieneappunto considerata componente fondamentale)e il grado di autonomia e di omogeneità rispettotanto alla corona (specie se si tratta di una coro-na lontana, come ne! caso appunto delle perife-

rie italiane dell'impero spagnolo) quanto ad altripoteri concorrenti sulla scena politica, innanzi-tutto le forze dell'universo nobiliare e feudaleSu questa base l'ambito dei t. esprimerebbe, se-condo recenti letture storiografiche, più che unnucleo di alta burocrazia, un vero e proprio cetopolitico, centrale nella concreta azione di gover-no delle monarchie, la cui identificazione con-sentirebbe di correggere la prospettiva tradizio-nale sull'assolutismo.

Tolleranza L'età moderna ha visto il sor-gere, con Machiavelli, e il definitivo affermar-si, con l'Illuminismo, dello Stato politico pen-sato come sola e necessaria alternativa al caos,irrazionale e violento, della società religiosa,feudale o dispotica. L'ideale della t. ha rappre-sentato, quindi, il punto più alto di questa defi-nizione della politica, come garanzia di libertàe di eguaglianza per tutti gli individui. È usquesto processo che va quindi pensato il pro-blema della t., distinguendolo dal problemadella libertà di coscienza. Questa richiesta, cheattraversa tutto il XVI secolo, fu propria deimondo cristiano protestante ed eretico, e di in-tellettuali come Montaigne. Il suo ampliamen-to a problema politico e civile segnò il sorgeredel tema della t. Questa considerazione spiegala duplicità della sua storia: da un lato, fu lostesso potere politico a darvi impulso; d'altrolato, furono però i dissidenti e gli intellettualidi tutta Europa a imporne le linee essenziali.Nel 1689 fu promulgato in Gran Bretagna ilToleration Act, che riconosceva ai dissidenn(ma non ai cattolici e agli atei) libertà di culto.Nello stesso anno Locke pubblicò la Letterasulla Tolleranza, che costituì il primo momen-to della discussione sulla t., nella quale possia-mo individuare tre fasi. In un primo tempoLocke chiese che lo Stato rimanesse estraneoalla vita religiosa, la quale aveva una sua asso-luta autonomia. Comincia in tal modo l'affer-mazione protoliberale della separazione fra loStato e le chiese. In seguito, invece, con l'Illu-minismo di Voltaire e Montesquieu si chieseche la religione rimanesse estranea alla vitapolitica. Lo Stato, se legittimamente fondatosulla libertà dei cittadini non aveva bisogno nédi riconoscere, né di essere riconosciuto dallereligioni. Il terzo momento della discussione,alla fine dell'Illuminismo, vide il nascere del-l'idea della «t. universale»: divenuto ormai«indifferenza religiosa» sul piano civile e poli-tico, l'ideale della tolleranza tu pensato comeelemento antropologico, fondamento del natu-

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Parole chiave

rale, imprenscindibile diritto di ogni individuoalla libertà di pensiero e di parola, alla autono-mia della propria vita.

Università Tramontato il sistema pedago-gico fondato sulla ripartizione del sapere nellesette arti liberali, il tardo medioevo trasmette aisecoli successivi un modello di insegnamentosuperiore che comprendeva quattro disciplinefondamentali: diritto, teologia, filosofia e medi-cina. Del medioevo le u. della prima età moder-na mantengono fondamentalmente il modello diinsegnamento, fondato sulla lettura e il com-mento di pochi testi, assunti dalla tradizione co-me vertici di una ideale gerarchia del sapere: lacompilazione giustinianea, e il Decretum diGraziano (con le successive raccolte di Decreta-li pontificie) per il diritto civile e canonico; laBibbia e le opere di Pietro Lombardo e sanTommaso per la teologia; alcuni trattati greco-arabi per la medicina; Aristotele e ancora Tom-maso per la filosofia. La resistenza di un meto-do di studio fondato sulle «autorità» fa sì che leu. appaiano luoghi piuttosto della conservazioneanziché dell'apertura alle nuove correnti di pen-

siero (come testimonia fra l'altro il prolungarsidell'uso del latino come unica lingua accademi-ca, fino al secolo scorso). Una condizione chepesava sulle u. anche in rapporto alla persisten-za della loro originaria funzione: garantire cioèla formazione di giuristi ecclesiastici e mediciassai più che quella di scienziati e ricercatori.Non a caso tra Quattro e Seicento saranno infat-ti più spesso le accademie i centri che ospiteran-no le discussioni e le ricerche più avanzate, spe-cie nell'ambito delle scienze esatte. Cionono-stante, fratture significative come l'introduzionedella stampa (con la grande diffusione deglistessi testi maggiori e la relativa minore dipen-denza dal commento «scolastico» dei professo-ri) o, su altro piano, l'affermazione del luterane-simo (e con essa la necessità di affrontare la sfi-da su questioni cruciali come la predestinazioneo il libero arbitro) costrinsero a sostanziali cor-rezioni della tradizionale didattica accademica,pur nella continuità delle forme istituzionali digran parte delle u. europee fino alle soglie del-l'età contemporanea.

Urbanizzazione ~> Città/contado