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Via Peschiera, 5 – 30174 MESTRE (VE) Tel. 041-5497825 – Fax 041-5497919 [email protected] Mestre, 8 luglio 2013 prot. 141.2013/W.sa Al Presidente V Commissione Consiliare Leonardo Padrin Ai Componenti V Commissione Consiliare Alla Segreteria V Commissione Consiliare Oggetto: Audizione in V Commissione su 69/CR del 18.6.2013 “Adeguamento delle schede di dotazione ospedaliere delle strutture pubbliche e private accreditate di cui alla LR39/93 e definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e delle strutture di ricovero intermedie” La CGIL, sulla Cr in oggetto, comunica le proprie osservazioni: più volte abbiamo sostenuto nei tavoli Istituzionali e anche nelle precedenti audizioni in V Commissione la necessità di avviare un percorso che conduca alla revisione degli ambiti territoriali delle ULSS del Veneto con l’obiettivo di ridurne il numero (come peraltro previsto nel PSSR) nell’ottica di favorire una più efficace governance del sistema. Questo anche alla luce dell’imminente processo di riforme istituzionali con le previste aggregazioni funzionali e/o fusioni di Comuni e la possibile costituzione della/e Città metropolitana. Il processo di revisione degli ambiti territoriali delle ULSS e la definizione delle schede ospedaliere e territoriali avrebbero dovuto procedere di pari passo per essere veramente efficaci negli adempimenti della nuova programmazione e dell’ottimizzazione delle risorse; sulla definizione delle schede ospedaliere si arriva con un anno di ritardo rispetto all’approvazione del PSSR, un ritardo che rischia di incidere pesantemente sull’obiettivo primario dello stesso cioè di potenziare tutta l’area delle cure primarie e dei servizi territoriali a fronte della pur necessaria riorganizzazione/ottimizzazione della rete ospedaliera; sui tagli proposti ai posti letto ospedalieri, non si comprendono i parametri utilizzati in quanto non si è affrontato il tema delle sovrapposizioni dei reparti e gli sprechi che questi producono. Infatti appare che non si applicano gli stessi criteri

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Via Peschiera, 5 – 30174 MESTRE (VE)

Tel. 041-5497825 – Fax 041-5497919

[email protected] Mestre, 8 luglio 2013

prot. 141.2013/W.sa

Al Presidente V Commissione Consiliare

Leonardo Padrin

Ai Componenti V Commissione Consiliare

Alla Segreteria V Commissione Consiliare

Oggetto: Audizione in V Commissione su 69/CR del 18.6.2013 “Adeguamento delle schede di

dotazione ospedaliere delle strutture pubbliche e private accreditate di cui alla LR39/93 e

definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e delle

strutture di ricovero intermedie”

La CGIL, sulla Cr in oggetto, comunica le proprie osservazioni:

⋅ più volte abbiamo sostenuto nei tavoli Istituzionali e anche nelle precedenti

audizioni in V Commissione la necessità di avviare un percorso che conduca alla

revisione degli ambiti territoriali delle ULSS del Veneto con l’obiettivo di ridurne il

numero (come peraltro previsto nel PSSR) nell’ottica di favorire una più efficace

governance del sistema. Questo anche alla luce dell’imminente processo di riforme

istituzionali con le previste aggregazioni funzionali e/o fusioni di Comuni e la

possibile costituzione della/e Città metropolitana. Il processo di revisione degli

ambiti territoriali delle ULSS e la definizione delle schede ospedaliere e territoriali

avrebbero dovuto procedere di pari passo per essere veramente efficaci negli

adempimenti della nuova programmazione e dell’ottimizzazione delle risorse;

⋅ sulla definizione delle schede ospedaliere si arriva con un anno di ritardo rispetto

all’approvazione del PSSR, un ritardo che rischia di incidere pesantemente

sull’obiettivo primario dello stesso cioè di potenziare tutta l’area delle cure

primarie e dei servizi territoriali a fronte della pur necessaria

riorganizzazione/ottimizzazione della rete ospedaliera;

⋅ sui tagli proposti ai posti letto ospedalieri, non si comprendono i parametri

utilizzati in quanto non si è affrontato il tema delle sovrapposizioni dei reparti e gli

sprechi che questi producono. Infatti appare che non si applicano gli stessi criteri

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su tutto il territorio regionale, determinando squilibri territoriali di dotazione posti

letto. Inoltre i tagli intervengono prevalentemente sugli ospedali pubblici e solo

marginalmente su quelli privati;

⋅ valutiamo positivamente la scelta di attribuire lo status di Hub agli ospedali di

Belluno e Rovigo, in coerenza con quanto più volte ribadito anche dalla Regione al

tavolo tecnico di elaborazione del Piano, in considerazione delle particolarità

territoriali;

⋅ per quanto riguarda l’attivazione dei posti letto di strutture di ricovero intermedie

le schede lasciano forti dubbi sulla contestualità con la quale, invece, a nostro

avviso, dovrebbe avvenire la dismissione dei posti letto per acuti a fronte della

riconversione in posti letto di strutture intermedie nel territorio, tanto più laddove

è ipotizzabile che intere piccole strutture ospedaliere debbano essere riconvertite.

In realtà tutta la questione, per noi prioritaria ma anche obiettivo del PSSR, dello

spostamento del baricentro dall’ospedale al territorio, non è chiaramente definito

nelle schede, non solo sul versante dei tempi e della contestualità nell’attuazione, ma

anche sul terreno di come dovrebbe essere ridisegnata l’assistenza nei territori, in che

modo dovrebbe definirsi il processo di integrazione socio-sanitaria, il ruolo delle

Conferenze dei Sindaci e il percorso di integrazione fra medici di medicina generale e

pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, operatori in genere della sanità

territoriale e del sociale.

Ci preoccupano i tempi di attuazione dei processi, che non sono neutri se pensiamo,

ad esempio, che l’accordo sottoscritto con la medicina convenzionata, distribuisce

risorse cospicue ai Medici di Medicina Generale e lascia due anni di tempo per arrivare

a regime con le Medicine di Gruppo Integrate (termine 31.12.2015). Senza peraltro

definire un progressivo allineamento all’obiettivo finale.

In pratica non è chiaro come si procederà alla implementazione della filiera

territoriale visto che si rinvia a provvedimenti successivi della Giunta Regionale il

completamento della stessa.

Non è ben chiaro, inoltre, il modello distrettuale al quale si fa riferimento. Quando si

parla di “distretto unico” si intuisce una unicità riferita al ruolo di gestione e di

coordinamento delle attività del territorio. Ma se questo è, occorre delineare più

chiaramente quali sono le attività e le prestazioni in capo alle future Aggregazioni

Funzionali Territoriali (AFT), in che modo tutto ciò si integra con le medicine di gruppo

che, ricordiamo, dovranno garantire non solo una più continua e qualificata presenza

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nel territorio ma anche preservare il rapporto fiduciario medico-paziente; in che modo

si articolerà e organizzerà l’H24 su 7 giorni che deve rappresentare un modello di presa

in carico complessiva dei bisogni delle persone in una nuova ottica di appropriatezza e

qualità della risposta al bisogno assistenziale.

Rimangono forti preoccupazioni per tutta l’area del sociale, ben poco trattata sia nel

Piano sia nelle schede, e ne risulta essere la più penalizzata dai tagli e dalle ricadute

derivanti dal modo in cui è stata applicata la spending review. In particolare i continui

tagli e la spending review oltre ad essere inefficaci sotto il profilo del contenimento

della spesa, producono un sostanziale scadimento della qualità dei servizi oltreché

mettere a rischio posti di lavoro. Anche in questo caso, se è vero che cresce l’area della

cronicità e quella della non autosufficienza, a maggior ragione è indispensabile una

maggiore integrazione fra sociale e sanitario, il potenziamento della rete delle cure

domiciliari e un loro riequilibrio con la rete della residenzialità. Servono, a tale scopo,

criteri aggiornati di accreditamento e la definizione di “rette tipo”, articolate su diverse

fasce di servizi in rapporto all’entità del bisogno. La “domiciliarità” non può diventare

uno scaricabarile sulle famiglie per abbandonare gli utenti al loro destino (vedi 37Cr del

3.5.2013). Per questo occorrono politiche di integrazione sanitarie, socio-sanitarie,

socio-assistenziali e sociali a tutto campo.

Si richiama, ancora una volta, la necessità di porre fine al ricorso dello strumento della

finanza di progetto in sanità, che in questi ultimi anni si è tradotto nell’aumento

esponenziale dei costi per il pubblico.

Tutte queste riflessioni ci fanno chiedere a codesta V Commissione di attivarsi per

garantire che il PSSR sia applicato nella sua globalità, senza attendere la politica dei

due o tre tempi, che rischia di depauperare la risposta di salute nel nostro territorio

veneto.

La CGIL è a disposizione per un ampio confronto sui temi trattati.

Distinti saluti.

CGIL VENETO

Carla Pellegatta

SPI VENETO

Rita Turati

FP VENETO

Assunta Motta

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Associazione Sindacale Medici Dirigenti

Segreteria Regionale del Veneto Via Btg. Val Leogra 38/R – 36100 VICENZA � 0444/966131 ���� 0444/964265 � [email protected] PEC [email protected]

Prot. n. SB/sd/212/2013 Vicenza 9 Luglio 2013

Schede ospedaliere REGIONE VENETO

CIMO-ASMD Regione Veneto

Commenti e considerazioni

Il mantenimento dei confini attuali non rispondono alle reali necessità assistenziali attuali.

Abbandonata la opzione (o mai considerata) di valutare i bacini di utenza per ambiti di cura

(difficile) si poteva adottare coraggiosamente la soluzione delle ULSS provinciali concentrando

“ipso facto” le dinamiche e le relazioni delle ULSS capoluogo con le ULSS periferiche della rete.

La proposta attuale degli Ospedali Hub e Spoke e le reti assistenziali, impongono comunque un

modello obbligatorio di riferimento e collaborazione fra ULSS della provincia, ma molto dipenderà

dalla volontà delle direzioni generali di collaborare tanto o meno. Diverso sarebbe stato se la

Regione avesse avuto il coraggio di organizzare le USL a valenza provinciale o per aree, con un

unico DG, un DS e tanti dirigenti di presidio per ogni ospedale, con l’unico obiettivo di ottimizzare

le risorse e l’offerta dei servizi, migliorare l’organizzazione, azzerare i doppioni, razionalizzare la

spesa, ridurre i costi. In una situazione economica così critica, che per la prima volta ha visto un

sottofinanziamento della sanità ridurre i costi a parità di offerta vuol dire centrare l’obiettivo

primario di una società civile.

Il mantenimento dei confini delle ULSS attuali, nella logica della rete, penalizza i cittadini delle

ULSS non residenti perché, ad esempio, nelle prenotazioni a CUP vengono collocati al termine

della lista di attesa.

Rimangono ancora tanti doppioni di UUOO, talora fotocopia uno dell'altro, difficili da mantenere

nelle condizioni di sicurezza per i pazienti e per gli operatori. La permanenza di doppioni e la

frammentazione del personale in più sedi, la moltiplicazione della strumentazione necessaria,

riduce per forza la qualità dei livelli di assistenza (numerosità del personale in servizio) e riduce la

possibilità di ammodernamento della strumentazione tecnologica.

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Forse uno sforzo maggiore poteva essere fatto nel chiudere qualche piccolo ospedale, non più in

grado di assicurare condizioni di sicurezza e imponendo viaggi verso gli ospedali maggiori per

completare gli accertamenti diagnostici con strumentazione di alta tecnologia, disponibile solo

altrove.

Alcune soluzioni di ULSS di individuare un ospedale a prevalente indirizzo medico e l'altro

chirurgico, da un verso accontentano Sindaci e comunità locali che non si vedono privati

dell'ospedale. Però aprono una serie di problemi di sicurezza che gravano sugli operatori, come

urgenze chirurgiche in un ospedale medico e viceversa (esempio: Dolo – Mirano; Portogruaro – S.

Donà; …).

I piccoli ospedali rischiano di diventare pericolosi. È vero che saranno i pazienti a decretare la

morte delle strutture meno efficaci e sicure. Meglio sarebbe proporre la chiusura in anticipo, senza

esporre ulteriormente i pazienti e gli operatori della sanità a rischi inutili ed evitabili.

Il taglio dei posti letto (circa 1200) ha riguardato quasi esclusivamente il pubblico e in maniera

irrisoria il privato (-150). In taluni casi la vicinanza di pubblico e privato espone a condizioni di

duplicazione di attività non giustificate da logiche di programmazione (ULSS 10, S. Donà).

In una società che invecchia e in cui si nasce sempre meno, rimangono ancora troppi punti nascita,

alcuni senza affiancamento di neonatologia e rianimazione e quindi non in condizioni di sicurezza

(Dolo – Mirano; Valdagno – Arzignano; …)

Emergenza – Urgenza. Non sempre la rete sembra permettere di garantire assistenza entro i 20

minuti (esempio: delta del Po, Veneziana, ... )

Il potenziamento delle strutture di riabilitazione e lungodegenza devono essere messe nelle

condizioni di disporre del personale medico e di tecnici della riabilitazione adeguati e sufficienti.

Con lo stabilizzarsi dell'architettura futura della rete ospedaliera, vanno assicurati gli adeguamenti

degli organici, in particolare nelle aree chirurgiche più in sofferenza per straordinario erogato e per

ferie arretrate.

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Assistenza residenziale intermedia (Hospice, RSA, Ospedale di Comunità, … )

I promessi posti letto di residenzialità intermedia vanno realizzati prioritariamente alla chiusura

dei posti letto ospedalieri. Se si attende prima la chiusura dei posti letto ospedalieri per

riconvertire le risorse sul territorio, si produce una carenza di letti di accoglienza per dimissioni

precoci e per percorsi di accoglienza per i pazienti non acuti che rischiano il ricovero improprio e

prolungato in ospedale. La gestione di questi posti letto di residenzialità intermedia va svincolato

da regole rigide di valutazione complessa, ma deve essere molto agile e facilitata se vuole essere

anche un valido aiuto all'ospedale.

Nel territorio vengono investite più del 50% delle risorse delle ULSS. È quindi necessario dotarlo di

un’organizzazione forte con unità organizzative definite e in grado di controllare, tramite i processi

di budget, sia i soggetti e le strutture proprie che quelle in convenzione.

Per il distretto socio sanitario si evince un modello molto centrato sulla figura e sul ruolo del

medico di medicina generale, comprimendo il ruolo dei medici e del personale della dipendenza. È

un modello che presto dovrà essere rivisto perché fra pochi anni molti MMG non saranno sostituiti

e sarà necessario rivedere il processo di cura più centrato per la polipatologia e cronicità sulla

figura e sulle autonomie di infermieri e meno dei medici.

Sembra che la parte prevalente dell'assistenza distrettuale sia sanitaria e delle “cure primarie”.

In un piano secondario sono indicate le attività delle altre UUOO con le funzioni della educazione

sanitaria e della prevenzione.(es.: materno infantile). Alcune di estrema importanza non sono

valorizzate (es.: farmaceutico territoriale).

Emergono molte ombre sul ruolo del direttore di distretto che cede molte delle sue prerogative

alla figura del direttore sociale e delle funzioni territoriali, che ricopre funzioni operative e non

solo di indirizzo strategico.

Non sembra poi riconoscere nelle schede una strategia che permetta una migliore gestione del

paziente oncologico, attraverso una rete che permetta a questi pazienti di avere un’assistenza

“organizzata” su tutto il territorio, frutto di una pianificazione di tale progetto tra Specialisti e

Regione.

CIMO-ASMD del Veneto controllerà che i rapporti tra HUB e spoke siano reali, in pratica che si

concretizzi quell’ipotesi di accordo fra DG di USL diverse che punti alla razionalizzazione e

ottimizzazione collettiva del piano sanitario piuttosto che al raggiungimento dell’obiettivo della

singola USL, così come verificherà che la chiusura dei letti ospedalieri segua all’apertura dei letti

sul territorio.

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Documento di parere sulle Schede Ospedaliere e Territoriali- PSSR 2012-2016 Il PSSR 2012-2016, dopo oltre 15 anni di attesa, dà ora l’opportunità di riorganizzare il SSSR coerentemente ai nuovi bisogni assistenziali ed innovando l’impianto tecnologico, organizzativo, professionale, strutturale e gestionale, per fronteggiare in modo adeguato le nuove sfide di prevenzione, cura, assistenza e riabilitazione in Veneto. La Cisl ha contribuito alla costruzione del Piano con proprie osservazioni e proposte, sulla visione futura del sistema socio-sanitario e sui principi fondamentali della programmazione (universalità, equità, umanizzazione e integrazione socio-sanitaria), sostenendo sempre che le linee programmatorie debbano essere chiare nelle modalità di realizzazione, nelle risorse attribuite, negli strumenti, nei tempi e nel ruolo delle professioni. La Cisl ha anche sottolineato l’urgenza di un nuovo quadro di programmazione e dei relativi provvedimenti attuativi miranti ad innovare i modelli assistenziali per aree e percorsi omogenei, e per avere l’organizzazione dei servizi più capace di rispondere alle nuove esigenze e bisogni delle persone. Anche perché, in un contesto storico dove per gli effetti conseguenti la crisi economica, la necessità di rientrare dai debiti (gestione sostenibile di sistema e debito pubblico) e i tagli passati, attuali, nuovi e futuri sui finanziamenti nazionali (oltre 23 mld di euro nel periodo triennale 2012-2014 su un sistema già peraltro sotto finanziato), si rischia di far pagare un caro prezzo ai cittadini sia in termini economici che di cure e di salute. In particolare dal 2010 ad oggi non vi è stato alcun aumento del finanziamento del SSN, dopo che nel decennio 2000-2009 aveva registrato un incremento medio annuo dell’1,3%. Sono dati che confermano la necessità di un tempestivo intervento sui meccanismi strutturali di funzionamento e di riorganizzazione. A tutela delle persone che vivono o che comunque fanno affidamento alla Sanità del Veneto va oggi realizzata una graduale ma effettiva riorganizzazione/ottimizzazione dell’uso delle risorse, soprattutto per riorganizzare, anche riconvertendo, il sistema di offerta di servizi e per rilanciare la qualità delle prestazioni assistenziali, prevedendo interventi di medio/lungo periodo. L’obiettivo centrale deve essere quello di migliorare l’attuale offerta di servizi socio-sanitari e di mantenere il welfare locale, in attesa di altri scenari quali l’attuazione di un federalismo responsabile e di una efficace riforma dei livelli istituzionali. La Cisl ritiene che molto di possa comunque già fare anche in presenza di un sistema nazionale che non riesce a definire i costi standard condivisi di sanità e sociale, i livelli essenziali delle

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prestazioni sociali, le politiche di sostegno (anche finanziario) alla non autosufficienza; limiti questi che stanno di fatto minando l’efficacia del welfare e mettendo a rischio la sua funzione inclusiva. Tutto ciò mentre già si profilano condizioni demografiche, sociali ed epidemiologiche (come, ad esempio, bassa natalità, aumento indice di vecchiaia della popolazione, cronicità diffuse) che richiedono maggiori protezioni. La Cisl considera positivamente quanto la Regione Veneto ha saputo fare su alcuni aspetti, come il qualificarsi per visioni avanzate del sistema (integrato socio-sanitario) e per alcuni provvedimenti all’avanguardia in ambito nazionale (Ulss piuttosto che Uls). Scelte intelligenti che permettono oggi di poter prevedere una dotazione di posti-letto pari a 3,5 per mille abitanti (di cui lo 0,5 per la riabilitazione), già così superando quanto previsto dalla Legge135/2012, c.d. “Spending Review”, che pur avendo come obiettivo forti tagli, non è andata oltre all’obiettivo dei 3,7 per mille abitanti. L’approvazione delle schede ospedaliere e territoriali, accompagnata dalla riorganizzazione del SSSR, mette ora in campo una nuova visione, o quantomeno la aggiorna, ridisegnando in modo strutturale, a volte radicale, la rete dei servizi in base ai bisogni della popolazione; bisogni dettati dalla cronicità, da un lato, e interventi di alta specializzazione per quanto riguarda l'acuzie, dall'altro. In questo senso consideriamo elementi cardine e positivi del SSSR aver:

• confermato il modello veneto socio-sanitario con la valorizzazione del sistema “integrato” ospedale-territorio;

• previsto l’organizzazione del sistema ospedaliero in ospedali di rilievo provinciale, presidi di rete, ospedali nodi della rete;

• voluto e previsto le schede territoriali, con un nuovo protagonismo dei Distretti Socio-Sanitari e la valorizzazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e della Medicina di Gruppo Integrata (MGI).

Non da ultimo, si rileva l’importanza della previsione del sistema a “filiera dell'assistenza” (prevenzione, emergenza/urgenza, acuzie, strutture intermedie, Medicina di gruppo integrata, anche prevedendo il coinvolgimento dei Centri di Servizio). La Cisl, non sottacendo che anche l’approvazione delle schede è avvenuta in ritardo di un anno sulla L.R. 23, intende proseguire il confronto con gli organi regionale sulle priorità e sugli interventi necessari a dare compiutezza a quanto programmato, in relazione soprattutto alle attese di efficienza e di efficacia del sistema. Una cartina tornasole sarà, da questo punto di vista, la condizione dei Pronto Soccorso, la cui attività è oggi sovraccaricata in modo improprio e a cui si è risposto, senza ottenere alcun effetto, con l’imposizione del ticket sui “codici bianchi”. Nel merito dei processi di riorganizzazione la Cisl sottolinea che nel mentre si opera per riorganizzare l’insieme delle dotazioni dei posti letto e dei servizi da implementare, si rende sempre più impellente la definizione delle nuove dotazione organiche di tutte le professioni (sia nella sanità che nel sociale), con la determinazione degli standard valevoli sia per gli erogatori pubblici che privati accreditati.

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E’ indubbio che il processo di cambiamento della struttura organizzativa deve avvenire di pari passo con quello della struttura operativa (più assistenza nel territorio significa più infermieri nel territorio?). A questo scopo auspica l’apertura di un tavolo tecnico ad hoc. La consistenza e l’importanza delle questioni che la realizzazione degli obiettivi previsti dal PSSR e dalle schede ospedaliere/territoriali richiedono un percorso di condivisione che, nella sua trasparenza, dia garanzia di equità e di piena partecipazione dei soggetti interessati e coinvolti. Sotto questo profilo va considerato il confronto con le organizzazione sindacali sia, come sopra accennato, dei lavoratori del settore che dell’utenza ed in particolare degli anziani. Confronto con il sindacato che deve svilupparsi in modo continuativo a livello regionale al tavolo istituito con dgr n.912/18.06.2013 e a livello locale/aziendale in ogni Aulss come previsto dallo stesso PSSR. In questo secondo livello il confronto deve svilupparsi con i Direttori Generali in particolare sulla redazione del Piano aziendale che darà attuazione agli indirizzi della dgr n.68 CR/18.06.2013 (Schede) e della dgr n.975/18.06.2013 (Distretti, Dipartimento Prevenzione e Atto aziendale). La Cisl infine ritiene che va rafforzato il coinvolgimento delle Conferenze dei Sindaci soprattutto in tema di servizi territoriali, per la loro distribuzione territoriale (accessibilità e vicinanza) e per la definizione delle schede di dotazione. Non da ultimo le Conferenze hanno ruolo diretto nell’adempimento degli obiettivi fissati dal PSSR relativamente alla gestione delle funzioni sociali, con priorità alla delega delle stesse funzioni alle Aulss, così come prevede la L.R. 30/2009 “Disposizioni per la istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza e per la sua disciplina”. Su queste premesse generali la Cisl presenta le seguenti osservazioni: SCHEDE DI DOTAZIONE OSPEDALIERA

� L’attribuzione dei posti letto viene precisata, per ogni U.O. con molto dettaglio, tanto da

correre il rischio di irrigidirne troppo l’attivazione. Si ritiene più consono prevedere un

margine di flessibilità (15-20%) sul numero complessivo dei posti letto per Area

(Medica, Chirurgica, ecc..), in modo tale da avere una certa flessibilità aziendale nella

responsabilità del Direttore Generale di definire le dotazioni specifiche: ovviamente, in

relazione a precipue situazioni locali e territoriali, ben motivate, anche in relazione a fasi

periodiche, a specifici progetti, a bisogni impellenti, ecc.

� Al 1° alinea, p. 9, del dispositivo della dgr n.68, laddove si prevede: “l'attivazione dei posti letto per l’assistenza territoriale deve essere conseguente alla riduzione dei posti letto ospedalieri;”si ritiene necessario dare indicazioni tali che su questa questione è il territorio che deve essere ritenuto e percepito prioritario, oltre che dare ruolo all’esercizio dell’autonomia locale, per cui si propone di togliere il termine “conseguente” modificando la frase come segue: “l'attivazione dei posti letto per l’assistenza territoriale deve essere almeno contestuale se non antecedente, comunque gestita in modo armonico alla riduzione dei posti letto ospedalieri;

� Considerando prioritaria l’attenzione alla persona e i principi di umanizzazione, va posta

in attenzione la fase di informazione, relazione e supporto alla persona, soprattutto in

particolari casi di grave malattia o grave trauma, ecc., per cui si propone di prevedere

che un’UOSD di Psicologia Clinica ospedaliera sia presente in tutte le strutture

sanitarie (alla stregua di quanto viene previsto per l’Ospedale di Santorso). Tale

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previsione va considerata anche ai fini di sostenere l’attività, la formazione e il benessere

organizzativo degli operatori.

SCHEDE DI DOTAZIONE TERRITORIALE

� Condividendo l'indirizzo del PSSR di aumentare i posti letto nelle Strutture di Ricovero

Intermedio fino alla realizzazione piena dell’1,2 per mille abitanti, si sottolinea la

necessità di valutare con estrema attenzione la corrispondenza ai reali bisogni, in

modo tale da favorire lo sviluppo pieno e coerente di tale tipo di servizio fino alla

percentuale massima prevista dell'1,2 per mille

� Per un’implementazione diffusa e rapida delle MGI (Medicina di Gruppo Integrata) è

necessario che nel provvedimento definitivo sulle schede venga allegato il “Contratto di

Esercizio tipo”, dettagliando contenuti, criteri, regole, dotazione, risorse e

quant’altro di utile per favorire una partenza immediata e concreta di tali strutture

� All’Allegato A, capitolo 2 “ASSISTENZA TERRITORIALE”, 2° comma del punto 2.2 “La riorganizzazione delle Cure primarie”, si prevede nel dettaglio la composizione del team multi professionale delle Medicine di Gruppo Integrate come segue: “Nel dettaglio le Medicine di Gruppo Integrate sono team multi professionali. costituite da Medici e Pediatri di famiglia, Specialisti. Medici della Continuità Assistenziale. infermieri. collaboratori di studio e assistenti sociali, che…omissis…tanto da limitare la previsione di altre figure professionali. Per ovviare a questo problema si propone di aggiungere un “eccetera” oppure un “e altre figure professionali”.

CONFRONTO SINDACALE

� Si propone che dei provvedimenti attuati da ogni azienda (Atto aziendale, Piano

Triennale, ecc.) sia data informativa, per ogni utile approfondimento, al Tavolo di

confronto permanente regionale (istituito con dgr n.912 del 18.06.2013), funzionale

anche a tenere il monitoraggio del sistema e accompagnare l'attuazione dei

provvedimenti. Peraltro, nell’ottica di affrontare nel tempo le questioni relative ai costi

standard, agli effetti della riorganizzazione sul sistema privato, alle dotazioni standard,

ecc.

� A livello di ogni singola Aulss chiediamo vada favorita la fase di confronto sull’Atto

Aziendale che le aziende devono fare entro il 31 luglio, prevedendo l’attivazione

immediata, qualora non già avvenuta, l’attivazione di un tavolo specifico aziendale.

Tavolo che poi può continuare i lavori per affrontare l’iter e i contenuti relativi al Piano

Aziendale Triennale che i Direttori Generali devono presentare alla Regione entro 90

giorni dalla deliberazione definitiva sulle schede e che può essere funzionale anche a

tenere il monitoraggio del sistema e accompagnare l'attuazione dei provvedimenti a

livello locale.

PROFESSIONI

� Si condivide la previsione di operatori “Case Manager”, in quanto deve essere pregnante

la reale capacità di far sì che le cose si attuino, soprattutto operando per la sinergia di

tutte le fasi che riguardano l’integrazione tra settori, aree, servizi, ecc. e lo svolgimento

delle attività a livello multidisciplinare. Si chiede di considerarne l’effettiva portata

innovatrice e una adeguata presenza di dotazione organica, avente lo scopo di

valorizzare certe professionalità a favore del servizio ai cittadini. Non da ultimo, è

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fondamentale per far partire il nuovo modello assistenziale per la cronicità la previsione

di Infermieri Case Manager e Medici riorganizzati

� Le Unità Operative Semplici delle Professioni Sanitarie (o US, come citato in tema nelle

schede), devono afferire unicamente all'Unità Operativa Complessa in staff alla

Direzione Strategica, fermo restando la ovvia collaborazione con le Direzioni Ospedaliere

e Territoriali

� La Cisl ritiene di fondamentale importanza la valorizzazione di nuovi ruoli

professionali sanitari, socio-sanitari e sociali diffusi nel territorio, nelle MGI, ecc., ma

anche nelle strutture di ricovero ordinario e intermedio. Allo scopo ritiene di

fondamentale importanza il punto che prevede in capo alle Aziende la possibilità di

“proporre modalità organizzative e gestionali innovative che siano ritenute migliorative”

(terz’ultimo comma del punto 1. “Premessa” alle Linee guida per la predisposizione

dell’atto aziendale)

Marj Pallaro Adolfo Berti Franca Porto Segretario Generale Segretario Generale Segretaria Generale

FP Cisl Veneto FNP Cisl Veneto USR Cisl Veneto Venezia- Mestre 11 luglio 2013 -------------------------------------- Il presente documento riassume le argomentazione e le osservazioni esposte alla V Commissione Consiliare della Regione Veneto in occasione dell’incontro consultivo del 4 luglio 2013.

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Via J. Crescini 141 bis 35126 PADOVA TEL 335 1817627 FAX 049 756999 email: [email protected]

Coordinamento dei Collegi T.S.R.M.

della Regione Veneto organizzazione con fini culturali COD. FISC. 92226590286

Padova 18 luglio 2013

Al presidente dott. L. Padrin

Ai Sig.i Consiglieri regionali

V° Commissione

Consiglio regionale Veneto

Oggetto: deliberazione della Giunta regionale n. 68/CR del 18 giugno 2013

Egregi Consiglieri,

il gruppo professionale che rappresento valuta con vivissimo interesse quando dichiarato al

secondo paragrafo di pagina 13 dell’allegato A della delibera di cui all’oggetto e si sente pronto ad

utilizzare, come è accaduto sempre, le tecnologie ed i protocolli più all’avanguardia per

implementare l’attività di diagnostica per immagini.

Siamo assolutamente convinti che la teleradiologia sia un’opportunità per tutti gli stakeholder ma

segnaliamo con profondo rammarico che in tempi recenti si sono fatti passi indietro.

Presso la maggioranza delle radiologie ospedaliere del Veneto, come in tutta Italia, il TSRM

effettua in autonomia ed in assenza del medico radiologo, nel rispetto di specifici protocolli

operativi opportunamente predisposti, radiogrammi dell’apparato scheletrico. Spesso le immagini

da refertare vengono inviate attraverso la rete dall’ospedale periferico a quello principale dove si

trova fisicamente il radiologo.

A seguito delle vicende di Marlia (LU) dove, operando nelle medesime condizioni con la

teleradiologia, sono stati rinviati a giudizio sia i TSRM (abuso di professione) che il medico

radiologo, in qualche Azienda sanitaria del Veneto si è tornati ad avere il medico radiologo anche

nelle sedi periferiche, distogliendolo da altre attività.

Il caso Marlia origina da una interpretazione del D.Lvo 187/2000 (recepimento della direttiva

Euratom 43/97), legge che può essere annoverata tra le più inapplicate in Italia.

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Applicandola non solo sarebbe impensabile la telegestione ma si bloccherebbero tutte le

radiologie, soprattutto nei presidi periferici, di notte e durante le festività; situazioni in cui il Tecnico

di radiologia opera da sempre in autonomia e senza la presenza del medico radiologo.

Si dovrebbero assumere, solo nel Veneto, qualche decina di radiologi per un costo di circa 87.000

euro/anno cadauno.

In questa sede si ribadisce che la teleradiologia può rimanere in vita solo se la 187/2000 viene

modificata rendendola rispondente alla traduzione letterale del testo della direttiva Euratom 43/97.

La teleradiologia intesa come invio di informazioni e immagini necessita di figure professionali che

assicurino la correttezza, l’integrità e la conservazione dei dati. Il nostro gruppo professionale da

anni sta promuovendo master per TSRM amministratori di sistema perché non si verifichino più

errori tragici come quelli occorsi qualche anno fa a Bologna.

Alcune regioni tra cui l’Emilia Romagna, il Friuli e la Toscana hanno disegnato ruolo, competenze

e responsabilità del TSRM amministratore di sistema.

In altre ancora è stata favorita la radiologia domiciliare, caso particolare di telegestione che

consente di eseguire alcune prestazioni sul territorio, evitando in questi casi il trasporto di pazienti

anziani e/o con difficoltà motorie verso le strutture ospedaliere e garantendo un corrispondente

risparmio di risorse.

Il grafico che segue mostra quanto sia cresciuta la spesa per la specialistica ambulatoriale negli

scorsi anni.

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Via J. Crescini 141 bis 35126 PADOVA TEL 335 1817627 FAX 049 756999 email: [email protected]

Coordinamento dei Collegi T.S.R.M.

della Regione Veneto organizzazione con fini culturali COD. FISC. 92226590286

All’incremento del privato non è corrisposta una proporzionale crescita dell’offerta di prestazioni di

diagnostica per immagini delle strutture pubbliche.

La mancata assunzione di personale dell’area radiologica, anche a fronte di pensionamenti, non

consente, in più di qualche situazione, di rendere accessibili le grandi apparecchiature di

diagnostica per immagini almeno 12 ore al giorno.

Queste situazioni, in termini di ammortamento delle apparecchiature, contravvengono a quanto

dichiarato nelle schede CRITE inviate in regione per motivarne l'acquisto.

Sembra anche che presso il Pronto Soccorso di un ospedale del veronese in via di dismissione si

intenda impegnare 700.000 euro per una nuova diagnostica. In una altro ospedale pubblico del

veneziano la radiologia è affidata per 3 giorni la settimana ad una ditta esterna.

L’apertura serale delle radiologie ospedaliere può comportare maggiori oneri per le Aziende

sanitarie senza alcuna effettiva riduzione dei tempi di attesa.

Si rischia addirittura di incentivare a caro prezzo l’apertura serale talvolta tenendo le

apparecchiature ferme durante il pomeriggio.

A nostro avviso prima si dovrebbero utilizzare queste risorse economiche per attivare tutte le

grandi macchine (TC e RM) già presenti negli ospedali pubblici, anche con assunzione di

personale, dando una risposta certamente più efficace alla riduzione delle liste d’attesa.

La regione dovrebbe attivare un monitoraggio in tal senso.

Ci siamo posti la seguente domanda:

“Alle aziende sanitarie conviene comperare prestazioni di Risonanza Magnetica dai privati accreditati

corrispondendo gli importi previsti dal tariffario regionale o è più conveniente acquisire nuove

apparecchiature ed assumere il personale necessario per farle funzionare su 12 ore giornaliere gestendo

il servizio nelle strutture pubbliche?”

A conti fatti, acquistando una RM da 1,5 Tesla (800.000 euro, dati CONSIP, ammortizzabili in 5

anni di utilizzo) ed assumendo radiologi, TSRM ed IP che operino su un solo turno di 6 ore per 6

giorni la settimana, l’Azienda sanitaria che si produca in proprio prestazioni RM risparmia

perlomeno 100.000 euro per anno.

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Se la stessa RM, impiegando ulteriore personale, fosse utilizzata su due turni di 6 ore per 6 giorni

la settimana (6 RM con mezzo di contrasto al mattino e 10 RM articolari nel turno pomeridiano) il

risparmio non scenderebbe al di sotto di 600.000 euro/anno per apparecchiatura.

Ma anche la sola razionalizzazione dell’uso di risorse suggerisce di assumere personale sanitario

laddove non sia al momento possibile organizzare l’apertura delle grandi apparecchiature di

diagnostica per immagini almeno su 12 ore.

Infine attenzione particolare dovrebbe essere posta ai servizi di Radioterapia, pubblici e privati,

verificando siano rispettati i criteri minimi di qualità previsti dalle linee guida nazionali ed

internazionali.

Confidando che quanto brevemente illustrato possa risultare proficuo nel dibattito che si sta

svolgendo riguardo alle schede di dotazione ospedaliera invio cordiali saluti.

dott. Vettore Mirko coordinatore veneto collegi TSRM

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COLLEGIO DEI CLINICI E PROFESSORI UNIVERSITARI DI PSICHIATRIA

DELLA REGIONE VENETO

Coordinatore regionale:dott. Claudio Busana Tel. 0444 708232 Fax 0444 708343 e-mail: [email protected]

Osservazioni su PAGR 386 68/CR del 18.06.2013

Il modello Veneto di organizzazione del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) prevede una

articolazione integrata dei Servizi secondo la quale il direttore della UOC di Psichiatria gestisce sia

il Centro di Salute Mentale (Territorio) che il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC

Ospedale). La direzione unica consente di coordinare i due livelli di intervento e dare continuità ai

programmi terapeutici da ospedale a territorio. Qualcuno ha fatto notare che questo modello

“transmurale” è particolarmente adeguato alla integrazione dei diversi livelli assistenziali e può

costituire un esempio di funzionamento organizzato ospedale/territorio da estendere anche ad altre

Aree sanitarie.

Nel Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale Regionale POTSM è enfatizzato il ruolo della

psichiatria di comunità e definisce alcuni parametri di riferimento neccessari: 1 PL in SPDC ogni

10.000 ab, una U.O.C. équipe di Psichiatria ogni 100.000 ab.

A conferma di quanto sopra questo modello e questa organizzazione dei Servizi sta offrendo un

soddisfacente livello di cura all’utenza soprattutto nelle Aziende Ulss della regione ove essi sono

stati compiutamente realizzati. Si tenga conto che la Psichiatria deve far fronte all’aumento delle

tensioni sociali e dal malessere diffuso nella popolazione che sta determinando un aumento dei

fenomeni di disagio sociale talora addirittura con passaggi ad atti autolesivi.

Tutto ciò premesso, con preoccupazione si legge nell’allegato A1 della DGR 975 del 18/06/2013-

Strutture complesse non ospedaliere che il nuovo numero delle Unità complesse di Psichiatria è

molto inferiore al precedente. La nuova dimensione alla quale possono arrivare le èquipe

psichiatriche è di una UOC di Psichiatria ogni 200.000/250.000 ab. Questo dato non può non

mettere in allarme dato che l’impianto organizzativo dei Servizi previsto dai due POTSM vengono

stravolti..

Almeno due conseguenze negative sono prevedibili a causa del spracitato ridimensionamento:

la prima riguarda l’organizzazione del dipartimento di salute mentale che è strutturale e

autonomo e che si fonda sul modello organizzativo ospedale- territorio con una rete di Servizi molto

articolata e complessa e che avrà delle ripercussioni negative a fronte di estensioni troppo grandi

delle UOC di Psichiatria che non consentono una adeguata gestione locale dei programmi

terapeutici individuali e della gestione delle Strutture Intermedie residenziali e semiresidenziali per

la realizzazione dei progetti riabilitativi e di autonomia. La seconda riguarda la dimensione

clinica delle UOC, si rischia infatti che la direzione della UOC di Psichiatria diventi un organo

burocratico e non il luogo clinico operativo di gestione della complessità della patologia psichiatrica

e dei programmi terapeutici individuali sia nella fase di trattamento della patologia in fase di acuzie

durante il ricovero ospedaliero e della effettuazione delle dimissioni in “sicurezza” e di presa in

carico forte territoriale.

In sintesi, si chiede che l’attuale organizzazione della rete dei Servizi psichiatrici venga

mantenuta così come stabilito dai Progetti Obiettivo Tutela Salute Mentale Regionali

(mantenimento del Modello Veneto) razionalizzando il numero delle UOC di Psichiatria senza

prevedere aumenti del bacino di utenza oltre i parametri indicati dai PROGETTI stessi.

1 PL ogni 10000 ab; 1 équipe psichiatrica ogni 100.000/120.000 ab.

Ringrazio per l’attenzione e saluto distintamente

Il Coordinatore del Collegio

Dr. Claudio Busana

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CollegioCollegioCollegioCollegio deideideidei PrimariPrimariPrimariPrimari didididi MedicinaMedicinaMedicinaMedicina didididi LaboratorioLaboratorioLaboratorioLaboratorioRegioneRegioneRegioneRegione VenetoVenetoVenetoVeneto

PROPOSTE OPERATIVE PER UNA MIGLIORE APPLICAZIONE DELLE SCHEDE DI DOTAZIONE OSPEDALIERA IN RELAZIONE ALLA MEDICINA DI LABORATORIO

Il Collegio dei Primari di Medicina di Laboratorio del Veneto, dopo un attento esame delle Schede di dotazione ospedaliera e territoriale (DGR 68 CR del 18-6-3013) relative alla disciplina di Medicina di Laboratorio,ne condivide le finalità ed esprime apprezzamento• per i principi generali espressi in merito alla riorganizzazione della rete ospedaliera,

secondo criteri di accessibilità, qualità dell’assistenza e di sicurezza per i pazienti,

• per l’adozione di un modello basato sulle reti cliniche per le quali è previsto lo sviluppo di strumenti informatici di integrazione e scambio dati (tele refertazione e teleconsulto). Inserita in tale sistema di reti cliniche, la Medicina di laboratorio ne costituisce un fattore importante di governo e di risposta coerente con il bisogno assistenziale,

esprime dissensoper l’indirizzo individuato di centralizzazione della fase analitica, mantenendo in ciascuna struttura la responsabilità della fase preanalitica e postanalitica, pur nel mantenimento della individualità giuridica. Questa scelta infatti non solo non si basa su chiare prove di efficienza ed efficacia, ma anzi determina un aumento dei rischi di errore e di costi inappropriati correlati ai problemi della logistica.Il Collegio, peraltro, aveva sottoposto alla Segreteria Regionale una proposta organica di riordino della rete dei laboratori, con accentramento delle diagnostiche complesse laddove esistono competenze specialistiche, ma con un diffuso presidio di professionisti per governare i processi diagnostici in diretto confronto con i clinici. La scelta operata senza ricercare il coinvolgimento dei professionisti, determinerebbe non solo una riduzione dei livelli di qualità e tempestività di risposta senza generare significativi risparmi, ma un aumento del rischio di errore e di sicurezza per i pazienti.I motivi del nostro giudizio critico sono i seguenti:

• questa modalità di approccio al problema discende da una visione errata del laboratorio come funzione puramente tecnologica alla quale debbano essere applicati criteri di efficienza produttiva e non un ruolo attivo nel governo clinico. La crescente pressione economica in sanità ha fatto individuare nel laboratorio clinico una delle aree destinate ad interventi volti a ridurre i costi. La corsa alla riduzione del costo per esame, senza peraltro esaminare l’appropriatezza o meno del numero e della tipologia di esami eseguiti, ed il loro corretto inserimento in un profilo diagnostico condiviso tra clinico e specialista della medicina di laboratorio, è alla base della errata visione del laboratorio clinico come commodity, ossia di un bene standardizzato e distinguibile solo in base al prezzo praticato.

• In fase applicativa le schede prevedono riduzioni del numero di apicalità dei laboratori con criteri disomogenei sul territorio regionale. La DGR 68 ne prevede 19, un numero inferiore a quello delle Aziende/ULSS. In vent’anni il numero dei Laboratori nel Veneto è già stato ridotto a meno di un terzo. Usciamo da una stagione nella quale consolidare le strutture era considerato un obiettivo assoluto, nella convinzione che corrispondesse a grandi risparmi. Questo è stato vero in passato, ma ora, raggiunto il valore ottimale, riteniamo che questa manovra sia improduttiva, diventando fine a se stessa. Nella realtà di altre regioni la nuova figura di direttore di laboratorio è sempre più connotata di funzioni manageriali e

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con poco tempo per coltivare la propria professione, trasmettere le competenze, curare la diagnostica in prima persona, mantenere rapporti propositivi con i colleghi clinici.

• E’ ormai evidente, sia nella letteratura scientifica che nella pratica clinica, l’esigenza di saldare in modo più coerente e valido la traduzione delle nuove conoscenze e dell’innovazione nella pratica clinica, in una logica di integrazione tra medicina ospedaliera e medicina territoriale. La Medicina di Laboratorio rappresenta un contesto culturale e professionale ideale che rende possibile la saldatura tra i due ambiti che necessariamente devono convivere.

• Se da un lato la DGR 68 persegue la centralizzazione della fase analitica, dall’altro intende creare di strutture intermedie tra ospedale e territorio, rappresentate da Ospedali di Comunità, Unità Riabilitative Territoriali, Hospice che necessitano di presidi diagnostici decentrati ed accessibili (Point of Care testing). È necessario un equilibrio tra queste due istanze per garantirne un governo efficace.

• Il controllo dell’inappropriatezza è un’attività continua, rivolta sia all’ospedale che, soprattutto, al territorio e pertanto necessita di un presidio locale.

Queste considerazioni ci portano a chiedere soluzio ni diverse che tengano conto che ogni progetto di riorganizzazione, nessuno escluso, richiede un numero adeguato di professionisti preparati e motivati e deve garantire la massima salvaguardia della professione, intesa come dimensione e qualità degli organici, in particolare dei Dirigenti e dei Direttori.Già abbiamo avuto esperienze nel Veneto di soppressione di posti di Primario e gli esiti di queste manovre sono stati un lento ed inarrestabile degrado delle strutture, perdita di professionalità e afflosciamento della capacità di dare risposte. Il tutto a fronte di un risparmio irrilevante sul piano economico, appariscente solo come risultato “politico”.In sintesi chiediamo di:• spostare l’attenzione dalla centralizzazione della fase analitica alla governance dell’intero

ciclo dell’esame di laboratorio. L’obiettivo di costituire la Rete dei Laboratori, deve prevedere l’articolazione per livelli di complessità e per settori specializzati, che può risultare subarticolata in reti disciplinari specifiche, sottoposta a loro volta ad una attività di “clinical governance”.

• mantenere un Direttore di Struttura Complessa almeno per ogni laboratorio di presidio ospedaliero di primo e secondo livello (Ospedali di riferimento provinciale e presidi ospedalieri di rete). Questo conferisce dignità anche ai medi laboratori (di piccoli non ne esistono più), consente un maggiore riconoscimento di tutti gli operatori del comparto per la propria struttura e li responsabilizza in tutte le fasi produttive favorendone la crescita professionale e mantenendo un’opportunità di carriera.

• garantire una adeguata presenza di professionisti preparati non troppo distanti dalla sede di erogazione delle cure, superando la tendenza a prevedere assetti organizzativi troppo accentrati e delocalizzati, per presidiare l’utilizzo razionale ed appropriato delle tecnologie dell’oggi (biologia molecolare, POCT, medicina personalizzata) e di quelle di prossima generazione che premono per essere implementate (genomica, proteomica, trascrittomica).

• realizzare una vera rete di secondo livello di tecnologie legate alla ricerca o comunque più dispendiose perché siano razionalmente concentrate ed eventualmente condivise anche in ottica multidisciplinare, ad esempio con le microbiologie. Questa concentrazione va attuata sulla base di una mappatura territoriale degli “expertise” che consenta di valorizzarne l’operato.

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• istituire organismi di coordinamento provinciale e regionale dei laboratori per dare attuazione ad un piano di riordino misurabile con adeguati e condivisi indicatori.

Siamo convinti che tutto questo può trovare realizzazione ad invarianza di spesa e siamo disponibili a valutare adattamenti dello schema generale proposto a situazioni locali.

Il Collegio dei Primari di Medicina di Laboratorio del Veneto

ULSS 13 Flora AlborinoULSS 4 Antonio AnticoULSS 13 Lucio BacelleULSS 19 Mauro ButtarelloULSS 9 Livio CaberlottoULSS 18 Alessandro CamerottoULSS 22 Marco CaputoULSS 16 Paolo CarraroULSS 21 Antonio ContiULSS 3 Giorgio Da RinULSS 14 Gianluca GessoniULSS 6 Davide GiavarinaAz. Osp. Verona Giancesare GuidiULSS 5 Valentino MiconiULSS 8 Giampaolo PiasericoAz. Osp. Padova Mario PlebaniULSS 6 Microbiologia Mario RassuULSS 9 Microbiologia Roberto RigoliULSS 1 Tiziana RoncadaULSS 20 Novella ScattoloULSS 2 Daniela Signori

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OSSERVAZIONI GENERALI sulle SCHEDE OSPEDALIERE e TERRITORIALI VENETE

Finalmente (18/06/13) sono state approvate dalla GRV (DGR 68/CR) le schede di dotazione

ospedaliera e territoriale, collegate al PSR, atteso da 17 anni.

Come di consueto, una cosa sono gli annunci “entusiastici e celebrativi” (Zaia, Coletto, Mantoan,

Zorzato, alcuni D.Generali), altra cosa sono i fatti e le reazioni della “base” (sindaci, sindacati,

gente comune).

GLI ANNUNCI

1) Per l’ennesima volta, da 17 anni ad oggi, si punta (a parole e nelle scelte) sul territorio “che

forse ci sarà “ma –intanto e nei fatti – si tagliano posti letto ospedalieri per acuti.

2) Per l’ennesima volta non si programma partendo da dati chiari e trasparenti; non si parte da

ciò che si sta facendo (volumi di produzione e qualità delle azioni sanitarie); non si parte dai

dati relativi alla entità della spesa corrente e dall’entità della spesa futura (da ridefinire, alla luce

dei tagli sanitari nazionali) ma dall’affermazione apodittica “meno letti ospedalieri e più

territorio”, per “adeguare la sanità veneta ai bisogni dei pazienti più anziani, più cronici, più

pluripatologici “.

3) Ancora una volta (come nel decennio 2000-2010) si tagliano subito i posti letto ospedalieri

per acuti (-1227, rispetto agli iniziali 18.667) e si ipotizza (da quando?) un aumento dei letti

sul territorio (+1236), in varie strutture esterne. Ancora una volta, non si definiscono i costi, i

tempi, la collocazione e la specializzazione di questi letti territoriali. Ancora una volta

manca un quadro riassuntivo di ciò che gia’ ora esiste sul territorio, in termini di hospice e di

assistenza territoriale sui pazienti bisognosi di “cure territoriali”.

4) Tagliare 1227 posti letto ospedalieri per acuti significa tagliare almeno 64.000

ricoveri/acuti/anno, ipotizzando – come fa la DGR- ricoveri medi della durata di 7 giorni.

Il nostro dubbio è: sarà possibile, questa performance, dal 2015?

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5) Perché’ si tagliano i letti ospedalieri (financo al di sotto degli standard nazionali) e non si è

–PRIMA- tagliato il numero delle AULSS, in modo da risparmiare, almeno, su 40 (4x10)

posti dirigenziali, eliminando 10 AULSS?

6) E’ così difficile compattare BL e Feltre; Rovigo con Adria; Legnago con Trecenta? Etc…

7) E’ così difficile ragionale in un’ottica provinciale o sub provinciale (qualunque sia il

destino delle Province…) o con un’ottica territoriale, basata sulle migrazioni sanitarie

storiche?

I FATTI (da dimostrare)

Fatta pulizia dei soliti, aprioristici, commenti da parte dei soliti “servi sciocchi”, è doveroso

basare i commenti sui fatti.

a) Un piano “industriale” deve basarsi su elementi essenziali: l’organizzazione attuale, le risorse

in giuoco, le richieste del mercato, le modifiche possibili, i LEA da garantire etc etc. Tutto questo

manca….

b) Tagliare letti ospedalieri per malati acuti è facile (in teoria), meno facile è associare i suddetti tagli

a chiari risparmi gestionali globali.

c) Su quale base epidemiologica si è scelto di portare i posti letto per acuti al di sotto di 3,5 per

mille in ben 12 AULSS su 21 e di mantenerli sopra il 3,5 per mille in altre 8 AULSS (Bl, Feltre,

VI, TV, Veneziana, PD, Adria, Bussolengo)?

Passi la scelta per i capoluoghi di provincia, ma detta scelta non è comprensibile invece per Feltre,

Adria, Bussolengo.

In altri termini (ossia, considerando l’assetto provinciale), perché si sono privilegiate 4 province

e se ne sono penalizzate 3 (VI,TV,VE)?

Forse che le tipologie montane e lagunari sono diverse tra loro, per mobilità?

d) Le cose non migliorano, anche considerando i posti letto per acuti extraregione (+313).

ANALISI dei DATI

L’esame analitico delle tabelle riassuntive generali consente ulteriori osservazioni e commenti, che

dettagliamo.

APICALITA’

Ammesso e non concesso che il criterio di quantificare i primariati ospedalieri in rapporto a

10.000 abitanti sia parametro corretto e concettualmente valido, c’è da chiedersi:

- perché solo per 3 province (Bl, PD,Rovigo) si scelga un rapporto superiore alla media regionale

(1,53/10.000 abitanti);

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-quale sia lo standard specialistico medio di UOC, nei diversi livelli di assistenza ospedaliera (HUB

UE, HUB, spoke);

-quale senso abbia puntare su un rapporto minimale (0.19) nelle AULSS 14, 20 ed allo IOV (0.13).

OSPEDALITA’ PRIVATA ACCREDITATA

Perde 150 posti letto per acuti (-5%) contro 1227 posti letto ospedalieri persi nelle strutture

pubbliche (1227/18667=-6,57%).

ANALISI ARTICOLATA SU BASE PROVINCIALE

Le osservazioni sopra formulate sono confermate dai dati articolati su base provinciale (+ AOPD ed

AOVR), dai quali emerge quanto segue:

-i tagli dei posti letto per acuti sono più pesanti nelle province e nelle AO di : Rovigo (-211),

PD (-205), VR (-167), AOVR (-150), AOPD (-145), Treviso (-142);

-considerando anche i posti letto ospedalieri per acuti extraregione, i tagli ospedalieri più

pesanti sono a Rovigo (-198), Padova (-188), Venezia (-175) e nelle 2 aziende universitarie: AOVR

(-100), AOPD (-95);

-continua l’anomalia dell’AULSS n°22, con enormi e costosi presìdi ospedalieri privati (2+1) e

con 3 strutture (in futuro,2) ospedaliere pubbliche;

-non è chiaro dove verranno collocati (e con che costi) i LETTI TERRITORIALI delle

province di TV (+310), PD (+258), VE (+226), VR (+177), VI (+161) e quale sarà la loro spesa

di attivazione e di gestione;

-non è chiaro quanti e quali saranno i “primariati” (UOC) territoriali e dove saranno collocati;

-non è chiaro se ciò porterà “mobilità coatta” del personale sanitario ed amministrativo e ad ulteriori

figure dirigenziali amministrative territoriali, oltre a quelle in essere;

-non è chiaro da chi dipenderà la veterinaria ed il controllo del territorio (ambiente, acque…).

RETE EMERGENZIALE VENETA

Gli estensori delle schede sembrano essere convinti che l’attuale rete emergenziale veneta sia

ottimale.

Vorremmo che qualcuno ci dimostrasse che:

- le 7 CO (centrali operative provinciali) sono costantemente collegate e coordinate tra

loro e con le 20 COT (centrali operative territoriali). Vorremmo, infatti, conoscere le

casistiche reali degli anni 2011-2012;

- le 46 automediche sono sufficienti;

- le 100 ambulanze con IP sono sufficienti ed adeguate;

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- i tempi di intervento sono quelli citati (15 minuti nell’80% dei casi e 20’ nel 90% dei

casi), data la ben nota, caotica, viabilità veneta e date le caratteristiche orografiche del

Veneto;

- nel 2012, rispetto al 2011, il numero delle osservazioni brevi intensive si è ridotto e,

soprattutto, che il loro esito ha portato soprattutto alla dimissione. In altri termini, vorremmo

un documento analitico sul’esito delle suddette osservazioni brevi:dimissione, ricovero,

interventi chirurgici,tipologie. Ciò, al fine di documentare eventuali ricadute sui ricoveri

urgenti….

- nel 2012 non c’è stata collocazione, nei corridoi e nelle stanze degli ospedali veneti, di

“letti di emergenza” (altissima fonte di rischio clinico);

- nessuna dimissione ospedaliera è stata “affrettata ed anticipata” per far fronte ad un

ricoverato urgente.

PRONTO SOCCORSO

Un aspetto particolare, ma importantissimo, riguarda gli aspetti medico-legali legati alla

contrazione dei letti ospedalieri per acuti. Su chi ricade, infatti, la responsabilità (civile,

penale, gestionale, amministrativa, dirigenziale) del mancato o ritardato ricovero di un

paziente acuto, per saturazione dei letti ospedalieri “specialistici”?

Su chi ricade la suddetta responsabilità, in caso di collocazione del paziente in una

struttura non adeguata, con riduzione dei livelli di assistenza?

E, tutto ciò, soprattutto alla luce del “maledetto percorso regionale” che dovrebbe portare, in

tutte le AULSS, un netto aumento del rischio sanitario, dato il progressivo passaggio (in

tutte le aziende) alla franchigia 0-500.000 euro, con attivazione delle informazioni

sull’erogato, alla Corte dei Conti.

RETI CLINICHE e VARIE

Concordiamo sulla scelta delle 11“reti cliniche regionali”, ma ne contestiamo la

parzialità.

Ad esempio: manca una “rete clinica nefrologica e dialitica” (pur se si tratta di pazienti

numerosi e costosi); mancano chiare scelte sul numero e tipologia dei CENTRI

TRAPIANTO VENETI; manca una chiara definizione sul numero e sulla tipologia della

CARDIOCHIRURGIE VENETE, soprattutto dopo l’attivazione della rete anti-IMA…….

Ancora, 2 emodinamiche H24 in provincia di Treviso, ma quante analoghe strutture nel

veneziano, nel padovano e nel veronese?

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Ancora, l’anatomia patologica sarà su base provinciale in tutte le 7 province o no?

Se si punta ai “parti sicuri”, perché mantenere il punto nascita a Trecenta, divenuto polo

medico riabilitativo?

CLINICIZZAZIONI

Prendiamo atto che, alla fine, Treviso è riuscito a clinicizzare ben 7 reparti. Ci

chiediamo cosa ne pensi, oggi, il Dr. Dario, passato da Treviso a Padova, come Direttore

Generale…

MEDICI di MEDICINA GENERALE

Nella nostra veste di medici, dirigenti e sindacalisti, ci chiediamo come si possa

ipotizzare (nel 2013-2014) un’assistenza territoriale H24 per 365 giorni/anno, se detto

modello assistenziale non è reso obbligatorio dalla convenzione nazionale (SISAC) e da

quella integrativa regionale e se detto modello è – oggi e nel medio periodo – affidato alla

volontarietà dei Colleghi MMG e pediatri convenzionati, proprio in virtù del loro specifico

rapporto di lavoro.

Anche su questo aspetto, il PSR e le schede collegate avrebbero, quanto meno, dovuto

partire dai dati (e dai costi) esistenti ed avrebbero dovuto ipotizzare steps (progressioni)

annuali (come dati e come costi).

Oggi, la Regione non ha alcun strumento legislativo “vincolante”per rendere

obbligatoria un’organizzazione ambulatoriale “in associazione” della medicina

territoriale.

Un esempio per tutti: il numero delle UTAP (2) attivate nell’AULSS 21 (Legnago), su un

territorio di 200.000 abitanti. Quante sono, oggi, queste strutture (o strutture similari) in

Veneto, per 4.938.282 abitanti? E quante si ipotizza di attivarne, concretamente, in 5 anni?

Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte per il ruolo dei MMG all’interno delle

strutture territoriali con degenza: si pensi ai problemi legati all’emergenza ed alla pronta

disponibilità, in tali strutture…

LA POLITICA

Data l’importanza del tema, non si possono trascurare le prese di posizione dei politici

regionali, considerato l’iter che la DGR in questione dovrà fare: Va Commissione (parere

non vincolante) e successivo passaggio in Consiglio Regionale.

-“La Regione continua a vendere aria fritta ai cittadini” (Gerardo Colamarco, UIL veneto);

Page 25: Al Presidente V Commissione Consiliare Leonardo Padrin Ai ... · definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e delle strutture di ricovero

-“Abbiamo solo numeri e nemmeno certi…a differenza di quanto dice Zaia, il taglio dei

posti letto per acuti è di circa il 7%, dovendosi partire dai 19.020 posti letto delle schede in

vigore: quindi il taglio è di 1580 posti letto per acuti” (Claudio Sinigaglia,PD);

-“I tagli sono ancora più pesanti, se si parte dai posti letto anni 2000, ossia da 21.025 posti

letto, quelli della precedente programmazione..Non si può ragionare sui posti letto

effettivamente occupati, ma su quelli teorici….Si ingannano i cittadini..”(Franco

Bonfante,PD);

-“Intere zone del basso veronese rischiano di rimanere scoperte, dopo la chiusura di

Zevio,Caprino,Isola della Scala ed il depotenziamento di Bussolengo, Bovolone, Malcesine”

(Roberto Fasoli,PD);

-“Sono schede molto rispettose del territorio, anche troppo. Vanno migliorate; ad esempio

bisogna rivisitare il ruolo del privato e rendere più efficiente il pubblico….Ci sarà da

divertirsi…(Leonardo Padrin,PDL);

-“In commissione daremo battaglia (Pietro Marchese,PD);

-“Le schede? Un grande bluff. Non cambia nulla; non si chiude nessun polo; non si riduce il

numero delle USL….Dove troveranno i soldi per potenziare l’assistenza territoriale?

Tagliando i servizi, temo….” (Diego Bottacin, Verso Nord);

- “Le schede territoriali non esistono…”(Bruno Pigozzo,PD);

-“Le schede sono state concordate con i DG, chiamati a metterle in pratica” (Marino

Zorzato,PDL);

-“Zaia è un venditore di sogni….dove sono i fantomatici ospedali di comunità?....(Antonio

De Poli, UDC);

-“Ombre sulla sanità altopianese….(Andrea Gios, sindaco di Asiago);

-“Va favorita la permanenza domiciliare dei disabili…, invece di inviarli nelle strutture

residenziali protette….le risorse sono scarse…perché c’è un taglio di 8 milioni di euro

rispetto alle cifre attuali (4,5 milioni in meno sugli assegni di cura; 2,4 sui progetti di vita

indipendente; 1,1 in meno sulla teleassistenza…). Ci vuole gradualità…e denaro…”(Alberto

Toldo, Presidente della conferenza regionale dei sindaci delle AULSS venete);

-“I tagli dei letti ospedalieri per acuti saranno fatti subito….i nuovi posti territoriali

arriveranno con calma…..Ma non si capisce dove, quali, quanti e quando saranno i servizi

territoriali…Inoltre, c’è scritto in chiaro, l’attivazione territoriale sarà conseguente ai tagli

dei posti per acuti” (Franco Bonfante e Roberto Fasoli, Consiglieri regionali del PD);

-“Al territorio veronese saranno tolti 317 posti letto per acuti, sul taglio totale di 1227

(=25,8% dei tagli) ma non è affatto chiaro dove e quando saranno attivati i letti di

Page 26: Al Presidente V Commissione Consiliare Leonardo Padrin Ai ... · definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e delle strutture di ricovero

comunità…Poco chiare sono anche le sorti di Borgo Roma (Vr)..” (Mariapia Mazzasette,

CGIL Verona);

-“Con quali risorse verranno attivati i letti di comunità, considerata la continua riduzione di

risorse per sanità e sociale? E come si coniuga il nuovo disegno della sanità ospedaliera con

la recente riduzione delle risorse per l’assistenza domiciliare..?”( CGIL, Verona);

-“ I soldi spesi per l’Ospedale Orlandi di Bussolengo? Soldi sprecati….ora Cariverona

chieda i danni” (Stefano Valdegamberi, Futuro Popolare). Il riferimento è alle donazioni che

Cariverona ha fatto per l’Ospedale di Bussolengo (10 milioni per la ristrutturazione e

400.000 per la Risonanza magnetica). L’Orlandi verrebbe ridimensionato a polo medico;

mentre tutta l’attività chirurgica andrebbe a Villafranca;

-“Oltre il danno, la beffa…visto che l’Orlandi è stato rimodernato recentemente…”(Paola

Boscaini, sindaco di Bussolengo);

-“Monitoreremo il processo di realizzazione degli obiettivi del PSR….per questo la Triplice

ha chiesto alle ULSS del territorio vicentino l’attivazione di osservatori permanenti dove

condividere le scelte socio-sanitarie, con la partecipazione dei cittadini” (CISL, Vicenza);

-“Parte dei risparmi per il taglio dei posti letto vanno reinvestiti nell’assistenza territoriale..”

(Gino Ferraresso, CGIL Vicenza);

-“Chiarenzi di Zevio, addio dal 2015? La guerra continua…”(Diego Ruzza, sindaco di

Zevio).

-“I vertici provinciali della Lega tendono a favorire la sanità privata e quella di Verona città.

Dovendo tagliare, il Carroccio ha orientato le forbici sui comuni amministrati dal PDL,,

come Zevio-Bovolone-Isola della Scala, dove i leghisti pesano poco…” (Franco

Bonfante,PD);

-“ Se i nostri 80 posti letto riabilitativi andranno altrove…qui resterà almeno un’UTAP od

un ospedale di comunità …?” (Marco Nale, PDL).

-“Anche il Garda penalizzato, senza l’ospedale di Bussolengo..” (Maurizio Bernardi,

sindaco di Castelnuovo…L’Arena,5/07/13)

-“Sanità : tutti contro il taglio dei letti….Gia’ adesso sono insufficienti…..”(Corriere

Veneto, 5/07/13).

-“Acque contaminate da sostanze perfluoro-alchiliche…” (L’Arena, 06/07/13).

-“San Bortolo bocciato in informatica…” (Giornale di Vicenza, 06/07/13).

Page 27: Al Presidente V Commissione Consiliare Leonardo Padrin Ai ... · definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e delle strutture di ricovero

CONCLUDENDO

Le osservazioni sopra esposte sono formulate sulla base di decenni di esperienza

professionale e sindacale.

La gente veneta ed i pazienti veneti non hanno bisogno di promesse, ma di certezze e di

scelte.

Quelle certezze che queste schede, sintetiche, non danno. Quelle scelte che, ancora una

volta, vengono rinviate.

La prima , su tutte: una rete territoriale di poliambulatori specialistici, in grado di evitare

ai pazienti ripetuti accessi alle strutture sanitarie ed ai pronti soccorso (codici verdi e non).

La seconda: una totale ridistribuzione della specialistica ospedaliera, sulla base di dati

reali e non di affermazioni apodittiche.

La terza: la definizione chiara del medico che ha la gestione completa del paziente; si

tratta di un aspetto medico-legale importantissimo, soprattutto per i malati cronici e per

l’intervento di molteplici specialisti in caso di pluripatologie.

Ed invece, si fa confusione (es: Prot. N° 49352-VI/2 della Dirigenza CUP di Mirano,

03/07/13).

La quarta: la revisione dei tickets e delle esenzioni, per evitare le distorsioni attuali (oggi,

spesso, i tickets sono più costosi del valore economico delle singole prestazioni). Ciò

favorisce la medicina convenzionata (laboratorio, radiologia…).

La quinta: il coinvolgimento dei settori specialistici veneti nella programmazione finale.

La sesta: siamo proprio convinti che il nuovo modello ipotizzato sarà adeguato per

assistere 32.000 nuovi casi di cancro/anno; 6500 IMA per anno; 9000 ictus/anno; 210.000

cancerosi cronici (nel 2012); oltre 4000 dializzati cronici (terapia dialitica, trapianto,

trasporti); 45.000 parti “in sicurezza”; migliaia di “anziani disabili e soli”?

Noi, pensiamo che non sia così. Ma, finché la politica giocherà sulle parole e sui numeri

e non sui bisogni della gente, la soluzione non potrà che essere parziale ed il “modello

sanitario veneto degli anni ottanta” sarà destinato a declinare in termini di efficacia ed

efficienza.

Vicenza, 08/07/13

Stefano Biasioli Segretario Generale CONFEDIR

Consigliere del CNEL- Responsabile della “relazione sul welfare”

________________________________________________________________________________ Via Prospero Alpino 69, 00154 Roma • Tel. 06/77204826 – Fax 06/77077029

sito istituzionale www.confedir.it – email [email protected][email protected]

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30172 Mestre (VE) Via Torino, 151/C

Telefono 041 2517511 – Fax: 041 2517574

www.confindustria.veneto.it [email protected]

Venezia Mestre, 11 luglio 2013

Preg.mo Dott. Leonardo Padrin Presidente

Quinta Commissione Consiliare Consiglio Regionale del Veneto

Palazzo Ferro Fini San Marco, 2322 - 30124 Venezia

Gent.mi Componenti Quinta Commissione Consiliare

Consiglio Regionale del Veneto Palazzo Ferro Fini

San Marco, 2322 - 30124 Venezia

Oggetto: Osservazioni di Confindustria Veneto - Comparto Sanità alla DGR

68/CR del 18.6.2013 “Adeguamento delle schede di dotazione ospedaliere

delle strutture pubbliche e private accreditate di cui alla LR39/93 e definizione

delle schede di dotazione territoriale delle unità organizzative dei servizi e

delle strutture di ricovero intermedie”

Nell’apprestarci ad esprimere alcune valutazioni generali sulla DGR in oggetto,

ci corre l’obbligo di chiarire che il Comparto Sanità di Confidustria Veneto,

rappresentando strutture operanti prevalentemente nella specialistica

ambulatoriale, possiede solo una competenza parziale rispetto ai temi qui trattati.

Ci riferiamo, in particolare, alla riprogrammazione dei posti letto tra le diverse ULSS in strutture pubbliche e private accreditate, sulla quale non abbiamo sufficienti elementi per argomentare un giudizio di merito complessivo.

Su questo aspetto, ci limitiamo ad evidenziare come la logica dei tagli

lineari, senza oggettivi criteri meritocratici, oltre a confliggere con il nuovo

PSSR 2012 – 2016, non produce mai un buon risultato perché premia

l’inefficienza e colpisce i virtuosi, con la conseguenza di peggiorare la

qualità complessiva del sistema.

COMPARTO SANITA’

Il Presidente

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Telefono 041 2517511 – Fax: 041 2517574

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Ribadiamo: non si tratta di un giudizio ma dell’auspicio che a guidare il

decisore regionale non sia la distinzione tra sanità pubblica e sanità privata,

ma tra chi offre un valore aggiunto alla sanità regionale in termini di qualità ed

efficienza del servizio offerto e chi invece, con la propria inefficienza, mina

l’eccellenza raggiunta dal sistema pubblico-privato in anni di duro lavoro.

Passando ai commenti puntuali, evidenziamo di aver colto positivamente un

filo conduttore razionale nelle scelte di potenziamento dell’assistenza

territoriale, nel ridisegno dell’assistenza ospedaliera secondo il modello “hub”

e “spoke” e nella definizione di una nuova rete di urgenza-emergenza.

Tuttavia, il tentativo di sovrapporre lo schema adottato dalla Giunta Regionale,

caratterizzato da diverse e articolate classificazioni, con l’attuale realtà veneta

non è stato esente da difficoltà, in primo luogo a causa dell’impossibilità di

effettuare nella realtà odierna delle classificazioni così nette.

E’ chiaro però che, come ogni processo riformatore, avrà bisogno di tempo e di

condivisione da parte di tutti gli attori in gioco per spiegare i benefici che in

prospettiva potranno realizzarsi.

Dal nostro punto di vista appare particolarmente interessante il deciso potenziamento dell'assistenza territoriale con le aggregazioni funzionali e

le unità di diverso livello.

Riteniamo si tratti di una grande novità, convinti che la decisione di

garantire 24 ore su 24, 7 giorni su 7 tutta l'assistenza sanitaria ai pazienti che

non necessitano dell'ospedale per acuti, sia una scelta giusta che risponde alle

reali necessità dei cittadini.

Su questo spiace non essere però riusciti a cogliere, nemmeno tra le

righe, l'ipotesi di integrazione almeno con le strutture ambulatoriali accreditate di tipo "complesso".

Ci riferiamo a quelle strutture ambulatoriali di eccellenza, riconoscibili per la

multidisciplinarietà dei percorsi diagnostici o di prevenzione e per la capacità di

gestione delle malattie croniche e complesse in collaborazione con i medici di

medicina generale.

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Riteniamo che, accanto ai medici di medicina generale e alle strutture di ricovero intermedie, le strutture ambulatoriali accreditate complesse

potrebbero dare un efficiente contributo alla stabilizzazione del ciclo erogazione-offerta-controllo.

Il percorso intrapreso da queste strutture in termini di Clinical Governance,

sicurezza del paziente, miglioramento continuo della qualità, innovazione e

Health Technology Assessment, le rende, infatti, in grado di integrarsi perfettamente nel modello disegnato nelle nuove schede territoriali,

con ricadute favorevoli per la spesa Regionale e per la funzionalità e qualità

del SSR, anche attraverso il decongestionamento delle strutture di

pronto soccorso, spesso intasate da utilizzo inappropriato. Le strutture ambulatoriali complesse, inserite nei cup provinciali e coinvolte

nello sviluppo dei processi di informatizzazione promossi dal Consorzio

Arsenal, potrebbero anche essere lo strumento per accelerare l’attivazione

della ricetta elettronica e del fascicolo sanitario elettronico regionale.

In conclusione, ci sembra che il nuovo impianto che il legislatore si appresta a

dare all’assistenza territoriale presenti interessanti elementi di innovazione e

funzionalità ma dimentica alcuni soggetti, già attivi all’interno dell’offerta

sanitaria regionale, che potrebbero dare un utile contributo per assicurare al

paziente una risposta più rapida, certa, adeguata e continuativa.

Come sempre, il Comparto Sanità di Confindustria Veneto rimane a

disposizione per ogni approfondimento, nella logica di una proficua reciproca

collaborazione .

Con i migliori saluti

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Il Presidente del Comparto Sanità

Confindustria Veneto

Marco dal Brun

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COORDINAMENTO

ASSOCIAZIONI DIABETICI DELLA REGIONE VENETO

San Donà di Piave 23.06.2013

Al Presidente della REGIONE VENETO

LUCA ZAIA

All’Assessore alla Sanità della REGIONE VENETO

LUCA COLETTO

Al Presidente della QUINTA COMMISSIONE

del CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

LEONARDO PADRIN

Ai Componenti DELLA QUINTA COMMISSIONE

del CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

Al Segretario Regionale per la Sanità

DOMENICO MANTOAN

Alla Segretaria della QUINTA COMMISSIONE

del CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

VIVIANA SCHIAVO

Pc.

U.C. Assistenza Distrettuale e Cure Primarie Direttori Generali delle ULSS del Veneto Commissione regionale per le attività diabetologiche

Come Coordinamento delle 34 Associazioni Diabetici della Regione Veneto su 39;

chiediamo un incontro del nostro coordinatore con il Presidente della Regione Veneto

Luca , con l’Assessore Luca Coletto e con la “Quinta Commissione” per esporre a

Voi le preoccupazioni dei diabetici del Veneto in riferimento alle “schede di

dotazione ospedaliera”

Come Voi certamente siete a conoscenza, nel Veneto il diabete è una malattia molto

diffusa. In genere si parla al singolare, ma se la persona con il diabete è molto

giovane o molto anziana, il paziente diventa collettivo: ogni pranzo, ogni visita, ogni

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appuntamento, ogni atto burocratico richiede alla famiglia un grande sforzo

organizzativo per cui la malattia coinvolge circa un milione di persone venete.

Da quanto detto, emerge che il diabete è una patologia in espansione, di alta

rilevanza e pertanto è una malattia prioritaria da curare e assolutamente da

prevenire .

La volontà dei rappresentanti delle Associazioni dei diabetici del Veneto è che esse

continuino ad operare in sinergia con le istituzioni (Regione, ASL, Aziende

Ospedaliere) come è stato negli anni passati vista la forte collaborazione di tutte le

forze politiche nell’ approvazione dei Piani di azione aziendale in attuazione del:

“Progetto obiettivo prevenzione, diagnosi e cura del diabete mellito. Dgr n. 3485 del

17 novembre 2009” ed al fine di rendere più efficaci le strategie di prevenzione,

diagnosi e cura della malattia con la Legge regionale 11 novembre 2011, n. 24,

illustrata in Senato della Repubblica e definita dal Presidente della XII Commissione

igiene e sanità del Senato, Senatore Antonio Tomassini :

"Con questa legge, tutti i pazienti avranno omogenieita' di cure. Finalmente si

prevede che ogni Ulss abbia un proprio servizio diabetologico, con un team

specialistico gia' definito"

Tutta questa volontà di progredire per combattere una malattia che e' causa di

numerosi disturbi, come di cecità, cancro, insufficienza renale, la prima causa di

amputazione degli arti, concausa, nel 40-50% dei casi, di infarti e ictus, eventi

spesso fatali. Come se non bastasse la patologia è in correlazione alla demenza senile:

il diabete di tipo 2 è un fattore di rischio significativo per il decadimento cognitivo

associato ad atrofia celebrale.

“ Le schede di dotazione ospedaliera “ che definiscono la dotazione strutturale

ospedaliera delle Aziende ULSS del Veneto portano la descrizione di tante gestioni

di rete, ci sono quelle sulla rete delle malattie infettive, sulla pneumologia, sulla

gastroenterologia, ecc. ma non si parla della rete diabete che per, inciso, è una realtà

che dentro agli ospedali veneti si cura da almeno 30 anni.

Cosa diremo ai bambini diabetici, ai nuovi diabetici, a chi si è dovuto amputare il

piede, agli anziani con atrofia celebrale causata dal diabete, quando non ci sarà più la

diabetologia che li assiste e fa prevenzione ?

questa non è la dibetologia veneta che, oggi, tutta l’Italia c’invidia,

questa è una riforma degradante ed inadeguata

da combattere per il bene di tutti.

Se parliamo di fare sacrifici, noi diabetici abbiamo collaborato, poco tempo fa, per

arrivare agli obiettivi regionali. Tramite il Servizio Farmaceutico - la Regione

Veneto, ha chiesto alla commissione AIR. ( che comprendeva i rappresentanti delle

associazioni dei diabetici) una riduzione della spesa per i dispositivi diabetici

( presidi) .

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Dopo varie riunioni, la commissione ha concordato, la diminuzione della quantità di

strisce da fornire ai diabetici veneti per un totale di strisce di circa 5 milioni di euro

annui .

Le Associazioni desiderano continuare il percorso intrapreso con le istituzioni e

chiedono d’inserire nelle schede :

“ una rete per la cura del diabete, prevista dalla legge regionale sul diabete, dove ci sia, in ogni ULSS, una struttura autonoma dedicata al diabete e dotata di tutte le figure professionali necessarie; ed in ogni capoluogo di provincia una struttura complessa (cioè più grande e con i letti di degenza) per il ricovero degli ammalati.”

questo è un sacrosanto diritto degli ammalati e previsto dalla legge.

In attesa di ottenere l’incontro con i responsabili in indirizzo e in attesa della

convocazione dell’audizione inviamo cordiali saluti

Coordinamento Associazioni Diabetici della Regione Veneto

Il Coordinatore Giovanni Franchin

Cell.: 3394968104 emil : [email protected]

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COORDINAMENTO

PROFESSIONI SANITARIE DEL

VENETO

Telefono: 3384371466 Via De Menabuoi 2

E-mail: [email protected] 35132 Padova c/o sede FLITriveneto

Al Presidente V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Padrin Leonardo

Al Vice Presidente V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Sinigaglia Claudio

Al Segretario V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Lazzarini Arianna

Ai componenti della V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Bon Dario

Caner Federico

Foggiato Mariangelo

Grazia Raffaele

Marchese Giampietro

Pigozzo Bruno

Reolon Sergio

Tesserin Carlo Alberto

Bottacin Diego

Corazzari Cristiano

Fracasso Stefano

Mainardi Mauro

Pettenò Pietrangelo

Pipitone Antonino

Sandri Sandro

Toscani Matteo

Padova, 24 giugno 2013

Oggetto: valorizzazione delle professioni sanitarie

Gent.mo Presidente,

le seguenti Associazioni Professionali: AIDI igienista dentale, AIFI fisioterapisti, AIP podologo,

Tecnico audiometrista, AIORAO ortottista, AITN tecnico di neuro fisiopatologia, AITO terapista

occupazionale, ANAP tecnico audioprotesista, ANDID dietista, ANEP educatore professionale,

Confederazione ANTeL Associazione Italiana Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico - ASSIATEL

Associazione Italiana Tecnici di Laboratorio - AITIC Associazione Italiana Tecnici di Istologia e

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COORDINAMENTO

PROFESSIONI SANITARIE DEL

VENETO

Telefono: 3384371466 Via De Menabuoi 2

E-mail: [email protected] 35132 Padova c/o sede FLITriveneto

Citologia, ANTOI tecnico ortopedico, ANUPI terapista della neuro e psicomotricità dell'età

evolutiva, A.N.Pe.C tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare,

AsNAS assistenti sanitari, Coordinamento Veneto Collegi delle ostetriche, Coordinamento Veneto

Collegi tecnici di radiologia, F.I.Te.La.B.tecnico sanitario di laboratorio biomedico, FLITriveneto

logopedista, UNID igienista dentale, UNPISI tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di

lavoro), in rappresentanza di oltre 10.000 professionisti dell'area Sanitaria, ritengono opportuno

portare alla Sua attenzione quanto sotto riportato.

Il nostro paese è coinvolto in un momento di crisi generale che mette a rischio la sostenibilità di

uno dei Sistemi della Salute pubblica che ha fatto dell’Italia, un esempio per molti altre nazioni.

Mai come in questo momento, per far fronte ad obiettivi di razionalizzazione di fronte ad

importanti scelte economiche della spesa sanitaria termini come efficacia, efficienza,

appropriatezza delle prestazioni e dei percorsi terapeutici, equità di accesso alle cure, sono

divenuti elementi imprescindibili per una corretta organizzazione dei servizi sanitari.

All'interno di questo processo riformatore in virtù della sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale,

le Regioni hanno un ruolo centrale e su questo rivestono un ruolo centrale le Professioni Sanitarie

che vi operano con autonomia e conseguente responsabilità, ove si sottolinea la centralità della

loro formazione quale concetto di competenze, conoscenze e attività strategiche per la salute e

parametri focali per il raggiungimento dei criteri di efficacia ed efficienza individuati.

Strumenti per il raggiungimento di questi obiettivi, quali appunto la realizzazione del diritto alla

salute è il processo di aziendalizzazione ed il miglioramento della qualità organizzativa obiettivi il

cui conseguimento si raggiunge attraverso la promozione dello sviluppo e della valorizzazione

delle professioni sanitarie e la diretta responsabilizzazione delle funzioni organizzative e didattiche,

come la legge 251/00 parla da molti anni:

“ Lo Stato e le regioni promuovono, nell'esercizio delle proprie funzioni legislative, di indirizzo, di

programmazione ed amministrative, lo sviluppo e la valorizzazione delle funzioni delle professioni

sanitarie dell'area della riabilitazione, al fine di contribuire, anche attraverso la diretta

responsabilizzazione di funzioni organizzative e didattiche, alla realizzazione del diritto alla salute

del cittadino, al processo di aziendalizzazione e al miglioramento della qualità organizzativa e

professionale nel Servizio sanitario nazionale, con l'obiettivo di una integrazione omogenea con i

servizi sanitari e gli ordinamenti degli altri Stati dell'Unione europea”

Ci teniamo a sottolineare che dalla lettura della normativa statale, si evince chiaramente che il

processo di valorizzazione delle professioni sanitarie non è un obiettivo ma è un mezzo, uno

strumento per il raggiungimento di una serie di obiettivi, quali appunto la realizzazione del diritto

alla Salute, il processo di aziendalizzazione e il miglioramento della qualità organizzativa.

In questo momento, la nostra Regione si trova di fronte ad una scelta, vincere la sfida per il

mantenimento del diritto alla Salute con un Servizio Sanitario sostenibile dove le Professioni

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Sanitarie sono chiamate a dare il proprio contributo secondo le specifiche competenze

scientifico-disciplinari.

Cosa chiediamo

Chiediamo a tutti voi Consiglieri di adoperarsi in modo tale che le strutture di cui all’art. 4.3 bis

della Legge Regionale n. 23 del 29 giugno 2012, nella loro attuazione operativa, prevedano una

articolazione delle stesse conforme a quanto previsto dalla normativa statale, quindi a contenuti

multi-professionale e non concepite unicamente come direzioni uni-professionali.

In attesa di un cortese riscontro porgiamo i più cordiali saluti.

Per il Coordinamento delle Professioni Sanitarie

Dr. Paolo Tomasi

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Al Presidente V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Padrin Leonardo

Al Vice Presidente V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Sinigaglia Claudio

Al Segretario V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Lazzarini Arianna

Ai componenti della V Commissione

Consiglio Regionale del Veneto

Bon Dario

Caner Federico

Foggiato Mariangelo

Grazia Raffaele

Marchese Giampietro

Pigozzo Bruno

Reolon Sergio

Tesserin Carlo Alberto

Bottacin Diego

Corazzari Cristiano

Fracasso Stefano

Mainardi Mauro

Pettenò Pietrangelo

Pipitone Antonino

Sandri Sandro

Toscani Matteo

Padova, 30 giugno 2013

Oggetto: valorizzazione delle professioni sanitarie di cui L. 251/2000

Gent.mo Presidente e Consiglieri,

il Coordinamento delle Professioni Sanitarie vuole porre alla Vostra attenzione alcune punti

strategici che fanno dell’organizzazione in Sanità, uno strumento moderno di efficienza alla luce

dell’autonomia e della conseguente responsabilità per le specifiche competenze professionali

delle 22 Professioni coinvolte nel sistema Salute a sostegno delle qualità di cura e servizi al

Cittadino.

Riteniamo che l’esemplificazione del set organizzativo di minima per un distretto ottimale

(all’allegato B delle schede territoriali), chiariscono in modo schematico le caratteristiche

principali dell’UOC Centrale Operativa Territoriale, strumento utile al distretto inteso come

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supporto integrato e le U.O professioni sanitarie territoriali in staff al Direttore dei servizi sociali e

della funzione territoriale.

LA COT è schematizzata secondo le tipologie di interventi, i soggetti che l'attivano, il

funzionamento, le dotazioni informatiche e le risorse umane, specificando che la COT è diretta da

un professionista con laurea magistrale delle professioni sanitarie L251/2000, tuttavia viste le

tipologie funzionali e organizzative, si lascia poco spazio alle professioni sanitarie di area tecnica.

Per quanto riguarda le U.O. professioni sanitarie territoriali, si indicano le funzioni senza considerare

il supporto e l’implementazione di modelli assistenziali tecnico – riabilitativi.

Non è chiaro invece come verranno strutturate le UO delle professioni sanitarie previste

nelle schede ospedaliere. Dalle stesse si evince che saranno in linea con la Direzione Medica, ma

non sono oggetto di studio nella riorganizzazione gestionale dell'assistenza ospedaliera, al fine di

garantire la continuità dell'assistenza, della gestione informatica e relazionale e dei servizi di cura

e diagnosi.

Alla luce delle schede ospedaliere e territoriali e delle Linee guida per la predisposizione

del nuovo atto aziendale, strumento strategico per la definizione dell’assetto organizzativo delle

Aziende Sanitarie Venete, riteniamo utile , per valorizzare anche le altre professioni sanitarie, una

scheda di dettaglio delle funzioni attribuite nelle U.O. delle Professioni sanitarie.

Nella definizione della scheda di dettaglio riteniamo opportuno richiamare quanto previsto

dalla L. 251/2000 (in termini di valorizzazione delle professioni sanitarie) come passaggio

necessario per il raggiungimento degli obiettivi di salute.

Indi, anche con riferimento alla complessità dei processi assistenziali in essere in ogni

singola azienda, richiamiamo l’importanza di prevedere funzioni ed obiettivi di salute non diretti

ad un unico profilo assistenziale ma che coinvolga pienamente anche l’area tecnica, di cui L.

251/2000.

Nella scheda deve essere inoltre prevista una direzione delle professioni sanitarie in staff al

Direttore sanitario e un dirigente di Area, in modo tale che le strutture di cui all’art.4.3 bis della

Legge Regionale n. 23 del 29 giugno 2012, soddisfino il concetto di multi professionalità e non

direzioni uni-professionali, secondo quanto previsto anche dalla L. 251/2000.

Si allega scheda di funzione

Per il Coordinamento delle Professioni Sanitarie

Dr. Paolo Tomasi

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COORDINAMENTO

PROFESSIONI SANITARIE DEL

VENETO

Telefono: 3384371466 Via De Menabuoi 2

E-mail: [email protected] 35132 Padova c/o sede FLITriveneto

Area professionale tecnico-sanitaria e riabilitativa – scheda ospedaliera

Collocazione

Il Responsabile di Area Tecnica, è componente stabile della Direzione del Unità

Operativa delle Professioni Sanitarie.

È in line al Direttore Sanitario, con il quale collabora per le funzioni di istituto,

rispondendo allo stesso sia delle azioni intraprese che dei risultati ottenuti.

Funzioni e connesse responsabilità

Il Responsabile di Area Tecnica, conformemente agli indirizzi della Direzione

Sanitaria è titolare del governo e della direzione delle risorse assegnate all’Area tecnica di

competenza, ivi comprese le risorse assegnate ai servizi dipartimentali operanti nell’Area

territoriale.

La funzione si sostanzia attraverso autonomi provvedimenti.

In particolare:

- partecipa alla definizione della dotazione organica del personale

dell'area delle professioni tecnico-sanitarie, riabilitative;

- assegna le risorse di afferenza ai Dipartimenti sulla base delle priorità

aziendali, del modello organizzativo e del rispetto degli istituti contrattuali

vigenti;

- assicura la progettazione di sistemi di personalizzazione dell'assistenza

tecnica, riabilitativa nel rispetto delle diversità;

- concorre alla definizione di un sistema di indicatori qualitativi per la

valorizzazione della competenza e di un sistema di autovalutazione dei

professionisti;

- concorre alla definizione degli standard di risultato, di processo e

concorre all'analisi dei costi in rapporto all’efficacia ed efficienza;

- concorre alla verifica e valutazione delle prestazioni in relazione alle

competenze degli specifici profili professionali;

- concorre alla progettazione e adozione di sistemi informativi per la

storicizzazione la valutazione delle prestazioni e l’implementazione di

sistemi di telemedicina;

- promuove, in rapporto sinergico con le funzioni di Staff, la formazione e

l'aggiornamento del personale, la ricerca, la sperimentazione e lo

sviluppo di nuovi modelli organizzativi;

- favorisce l'integrazione delle attività di assistenza, didattica e ricerca,

nell'ambito dei corsi di laurea;

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COORDINAMENTO

PROFESSIONI SANITARIE DEL

VENETO

Telefono: 3384371466 Via De Menabuoi 2

E-mail: [email protected] 35132 Padova c/o sede FLITriveneto

- partecipa all'identificazione di criteri per la mappatura delle

professionalità esistenti;

- definisce il fabbisogno di nuove competenze che necessitano e del

relativo percorso di formazione in funzione dei bisogni assistenziali e dello

sviluppo organizzativo, tecnologico ed innovativo;

- partecipa alla definizione dei criteri per l'attribuzione degli incarichi

organizzativi e gestionali;

- assicura consulenza professionale ai Responsabili dei Settori trasversali, ai

Responsabili Dipartimentali e ai Coordinatori di UO, rispetto alle funzioni

organizzative e gestionali;

- coadiuva con la Direzione Infermieristica nella definizione di piani e

programmi di sviluppo professionale ed organizzativo per le professioni

sanitarie;

- valuta il raggiungimento degli obiettivi dei progetti a livello aziendale.

Competenze

- conoscenza del processo di direzione del personale;

- capacità progettuali e di negoziazione;

- conoscenza dei modelli assistenziali e organizzativi;

- capacità di innovazione organizzativa;

- capacità di contribuire all’integrazione aziendale;

- conoscenza del contesto giuridico e organizzativo del Servizio Sanitario

Nazionale e Regionale;

Titoli professionali e qualifica

- Laurea specialistica/magistrale in una delle classi di laurea determinate

dal DM 2 aprile 2001.

- Dirigente di UO delle Professioni Sanitaria Area professionale tecnico-

sanitaria e riabilitativa.

Conferimento dell’incarico

Il Responsabile di Area tecnico-sanitaria e riabilitativa. è nominato dal Direttore

Generale previo superamento di una Selezione per titoli e colloquio, da espletarsi

secondo la normativa vigente.

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QUINTA COMMISSIONE CONSILIARE

ESTRATTO RESOCONTO

18 LUGLIO 2013

Marino BIANCHI (Coordinamento CUPLA Veneto)

Sono Marino Bianchi coordinatore del CUPLA regionale Veneto, con

me c’è Ferrin Lino vice coordinatore.

Lascio la parola all’amico Ferrin perché è uno che è molto ferrato

in materia.

Lino FERRIN (Vice coordinatore CUPLA Veneto)

Grazie.

Noi abbiamo avuto occasione anche di recente di avere promosso un

incontro tramite il Presidente del Consiglio, Vicepresidente e

Presidente della Quinta Commissione, Vicepresidente anche dei

Capigruppo consiliari, quelli che erano presenti. Noi siamo una

organizzazione che voi conoscete, rappresentiamo otto associazioni

di pensionati al lavoro autonomo, commercio, artigianato e

agricoltura, 300 mila iscritti nel Veneto.

Siamo stati insieme con i rappresentanti della Giunta regionale

nelle famose dieci giornate a Montecchio Precalcino per

l’elaborazione del Piano socio sanitario regionale. Abbiamo dato

il nostro contributo e concordato in modo serio, responsabile e di

collaborazione le linee che poi grosso modo sono state recepite da

parte della Giunta regionale e per buona parte del Consiglio

Regionale.

Noi siamo convinti di questo Piano, però avevamo coscienza, tutti,

che c’era molta consapevolezza da parte dei responsabili

regionali, e di tutti quelli che hanno partecipato, che se noi non

affrontiamo il problema complessivo e contestuale alle schede

ospedaliere con le schede territoriali, noi non riusciremo a far

passare quella linea che è prevista nel Piano socio sanitario

regionale. Non vi deve essere un prima e un dopo dato che voi

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avete già avuto molte osservazioni dal territorio riguardanti le

strutture ospedaliere. Vediamo i concetti fondamentali, quelli che

abbiamo stabilito per gli ospedali, oltre alle aziende ospedaliere

di Verona e Padova, l’ospedale provinciale importante, per un

milione di abitanti, di circa quasi tutte le province salvo

l’accorpamento di qualche Provincia e poi i presidi ospedalieri

fino a 200 mila abitanti anche con più ospedali, tenendo conto

anche della peculiarità delle situazioni per quanto riguarda le

zone di montagna. Non possiamo avere zone di montagna che sono

trattate in un modo e altre che sono trattate in modo diverso,

dobbiamo avere una certa uniformità. Su questa linea credo che noi

abbiamo già detto la nostra opinione. Però si è detto che non è

possibile ridurre i posti letto, senza avere operato

contestualmente le strutture territoriali. Questa era la scommessa

che tutti erano convinti, dal Segretario regionale alla sanità,

dall’Assessore, di tutti i componenti del tavolo tecnico. C’era la

convinzione enorme che bisogna tagliare dove ci sono sprechi. La

situazione, l’abbiamo vista, il 3,5 per mille in determinate

province di posti letto altre province il 5 per mille.

Abbiamo verificato che nelle schede territoriali, per esempio, per

quanto riguarda gli ospedali di comunità si parlava di 20 posti

letto per ogni U.L.S.S., etc.. Dobbiamo trovare la sede indicando

la gestione con i medici di medicina generale, garantendo un mese

gratuitamente ai pazienti. Senza questa struttura noi saremo

monchi, con enorme difficoltà per l’attivazione del Piano.

Riscontriamo che nelle schede sono stati indicati otto per 216

posti letto, ne sono preventivati altri 5 per altri 112 posti

letto. Abbiamo ben nove ULSS dove non c’è nessuna indicazione.

Questo è il punto dolente che deve essere risolto contestualmente.

Bisogna sapere dove, come e quando si fanno.

Secondo, si è detto che dobbiamo rimodulare i distretti, farli in

modo diverso perché sono quelli che gestiscono tutta la situazione

da un punto di vista territoriale. Su questo non ci siamo, le AFT

sono nella carta. E poi c’è il grosso nodo dei medici di medicina

generale. Tutti hanno detto, compresi i rappresentanti dei medici

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di medicina generale, (ricordo quello che diceva il Dott. Regis

“Io non ce la faccio più a fare il medico nella situazione attuale

perché ho in ambulatorio la sala piena, ci sono quelli che

aspettano da ore, io devo rispondere al telefono, ricevere i

rappresentanti, fare le ricette, visite, etc..”). Nel suo

hinterland, dove ci sono diversi comuni, anche se le

amministrazioni comunali avevano messo a disposizione delle sedi.

Si è inventata la rete, finanziata dalla Regione. Questo è stato

l’errore fondamentale che noi del CUPLA abbiamo fortemente

criticato.

Alleghiamo alla presente anche il documento che abbiamo presentato

e il comunicato stampa dell’incontro avvenuto con il Presidente

del Consiglio Regionale e il Presidente della Quinta Commissione,

con i vice Presidenti e i Capi Gruppo del Consiglio Regionale. La

situazione delle medicine di gruppo: nella prima Delibera della

Giunta del 2011 si affermava che dal primo Gennaio 2014, tutti i

medici di medicina generale dovevano entrare nelle medicine di

gruppo integrate aperte 12 ore al giorno per tutti i giorni della

settimana. I piani presentati dalle ULSS prevedevano n. 293 medici

in rete,(solo a Padova ne avevano indicati n. 190). Si prevedevano

n. 1565 Medici in Gruppo, n. 1053 in Gruppo Integrato più le UTAP.

Poi la Giunta Regionale, sbagliando, ha fatto una nuova Delibera,

la n. 1510 del 2012, inventando la rete con il finanziamento di

Euro 6 per ogni paziente. Con questa seconda Delibera si è

incentivati i Medici di fare la scelta della rete (non prevista

dal Piano Socio Sanitario).

Conseguenze negative: da n. 292 sono passati a n. 1452 in rete.

Il costo complessivo di 6 euro per ogni utente in rete è di 12

milioni di euro all’anno. Con questa cifra la Regione poteva

finanziare altri 871 Medici in Gruppo. L’ultimo accordo raggiunto

tra la Giunta Regionale e i Medici di Medicina Generale stabilisce

il completamento della Medicina di Gruppo integrata a partire dal

primo Gennaio 2016. Fino a quella data restano operativi anche i

finanziamenti della rete. Ricordiamo che i Medici di Medicina

Generale sono pagati dalla Sanità Pubblica, il numero dei pazienti

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(circa 1.500 per ogni Medico)è assegnato dalle ULSS che però hanno

un contratto privatistico.

Circa il 50% dei Medici di Medicina Generale hanno scelto la

Medicina di gruppo o di gruppo integrato. A questi Medici va il

nostro giusto riconoscimento e ringraziamento per aver aderito a

questa scelta prevista nel Piano Socio Sanitario. I finanziamenti

sono stati indicati. Circa 25 euro per utente finanziati dalla

Regione e dal Contratto di Esercizio stipulato dalle ULSS per le

Medicine di Gruppo Integrate.

Ora è urgente:

a) l’approvazione da parte della 5^ Commissione e del Consiglio

Regionale “del Contratto di Esercizio per le Medicine di

Gruppo Integrate e dello schema di previsione delle

attività”.

b) di indicare obiettivi, coinvolgendo i Comuni, per trovare

tempestivamente le Sedi per le AFT, per le Medicine di Gruppo

integrate, personale infermieristico, amministrativo,

decentramento degli specialisti sul territorio, etc…

c) indicate precisi obiettivi da realizzarsi nel 2013 – 2014

compresa la trasformazione dei Gruppi semplici in Medicina di

Gruppo Integrato. Il 2015 dovrebbe essere riservato al

completamento del progetto.

d) realizzare in tutte le ULSS gli Ospedali di Comunità e la

riorganizzazione dei distretti.

Il CUPLA si è impegnato e si impegna a collaborare per la

realizzazione di questo importante progetto.

Auspichiamo che il Consiglio Regionale sia fortemente

determinato per raggiungere questi obiettivi, altrimenti non ce

la facciamo e sarebbe un grave danno per la Sanità del Veneto.

Ringraziamo il Presidente e i Componenti della Commissione.

Proponiamo infine, che la Commissione di regia di cui il CUPLA

fa parte, venga convocata periodicamente per la gestione

unitaria di questi problemi. Indichiamo anche che analoga

Commissione di regia venga costituita nelle singole ULSS del

Veneto.

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c/o Ordine dei Medici – Via S. Prosdocimo, 6 – 35139 Padova Tel. 049-664499. C.F.: 92039630287

SEGRETARIO REGIONALE: ing. T Lion E-MAIL [email protected]

Preg.mo Dott. Leonardo Padrin

Presidente Quinta Commissione Consiliare

Consiglio Regionale del Veneto

Palazzo Ferro Fini San Marco, 2322 - 30124

Venezia

Gent.mi Componenti

Quinta Commissione Consiliare

Consiglio Regionale del Veneto

Palazzo Ferro Fini San Marco, 2322 - 30124

Venezia

Oggetto: Osservazioni di Confindustria CUSPE SBV alla DGR 68/CR del 18.6.2013

“Adeguamento delle schede di dotazione ospedaliere delle strutture pubbliche e private

accreditate di cui alla LR39/93 e definizione delle schede di dotazione territoriale delle unità

organizzative dei servizi e delle strutture di ricovero intermedie”.

Di seguito riportiamo il documento esposto in V Commissione durante l’audizione del 12 luglio

2013.

A nome di tutti gli Specialisti e collaboratori del Cuspe cogliamo l’occasione di ringraziare la V

Commissione per l’audizione e la possibilità di contribuire al miglioramento continuo del sistema

sanitario regionale veneto che è ad oggi sicuramente motivo di riconoscimento civiltà e orgoglio

della nostra regione.

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In particolare comprendiamo che la stessa esistenza di un Piano Sanitario Regionale ed il

successivo e sofferto passo di approvazione delle schede abbiano richiesto un notevole sforzo e

una notevole capacità di mediazione da parte della Commissione stessa.

Dalla lettura dei commenti già pubblicati sul sito della Commissione emerge chiaramente che il

cambiamento in un sistema complesso è difficile e che il creare il clima di consenso necessario a

rendere i cambiamenti efficaci sarà tanto un compito altrettanto e forse più arduo di quello svolto

finora.

In questo senso la nostra associazione esprime la massima disponibilità a contribuire fornendo

informazioni e feedback diretto dal territorio e a continuare, nel nuovo assetto territoriale a

svolgere il proprio compito assistenziale come avviene da più di 30 anni con l’unico e

imprescindibile obiettivo di dare il massimo risultato ai cittadini ottimizzando l’uso delle risorse

disponibili.

Proprio nella scarsità di risorse vediamo uno dei nuovi fattori decisionali con cui tutti gli

stakeholders del sistema sanitario devono accettare e imparare a convivere.

Agli skateholder politici spetta il dovere di individuare criteri e indicatori trasparenti e oggettivi

per la valutazione dell’outcome clinico in funzione delle risorse utilizzate.

La materia è complessa e richiede competenza tecnica unita a grande visione politica.

Sicuramente ciascun membro di questa Commissione è familiare con le difficoltà di

valutazione dell’outcome clinico, il dibattito sull’effettivo impatto in termini di QALY delle

prestazioni sanitarie, le moderne tecniche di HTA e le diverse esperienze in questi campi di altri

paesi industrializzati che possono servire da benchmark in positivo e negativo.

Riteniamo che il mondo accademico veneto abbia competenze a capacità per fornire gli e

strumenti di valutazione atte ad integrare le conoscenze e le esperienze dei membri della V

Commissione fornendo quindi adeguati strumenti tecnici.

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Sicuramente ciascun membro di questa Commissione concorda sul fatto che, senza

trasparenza nei criteri di valutazione dell’outcome clinico per unità di risorsa impiegata

(includendo le esternalità positive e negative), l’unico risultato sarà quello di promuovere

l’antico sport del “tiro della giacchetta” che per quanto nobile non è sicuramente il più

adatto a proteggere gli interessi dei cittadini e della collettività.

Anche per gli operatori del sistema sanitario la scarsità di risorse deve essere digerita e

accettata ma questo sarà sicuramente più facile in un contesto di trasparenza sui criteri di

valutazione dei risultati.

A seguito di questo breve appello metodologico di base vorremmo sottoporre alcune

considerazioni per quanto riguarda l’assetto della rete territoriale che, come rilevato anche in altri

autorevoli interventi riportati sul vostro sito, manca di alcuni dettagli che devono essere ancora

definiti.

Appare chiaro che il modello di sanità perseguito si divide in due grandi aree: trattamento acuti e

assistenza territoriale.

Il diverso tipo di bisogno di sanità che ciascuna delle due aree deve soddisfare richiede modelli

organizzativi, dotazioni tecnologiche e strutturali alquanto diverse.

Dall’analisi dei provvedimenti esistenti e dalla lettura del provvedimento oggetto dell’audizione ci

sembra di poter affermare che il sistema si fonda su due pilastri: la struttura intermedia di ricovero

(affiancata all’assistenza domiciliare) e i gruppi di medicina integrata (AFT).

Non abbiamo contezza di come verranno organizzati i servizi specialistici e di diagnostica che

sono necessari al corretto funzionamento dei due pilastri di sopra individuati.

Riteniamo che in questo spazio la migliore soluzione in termini di efficienza e anche in termini di

qualità, applicando opportuni sistemi di controllo, sia rappresentata dall’iniziativa privata.

Le motivazioni sono essenzialmente due: flessibilità e costi.

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Sul tema dell’efficienza economica vorremmo sensibilizzare fortemente la V Commissione a

promuovere un’analisi comparativa in cui, utilizzando i sistemi di contabilità analitica peraltro

obbligatori per la PA, si faccia finalmente chiarezza sui costi unitari delle prestazioni erogate dal

canale pubblico e dai canali del privato accreditato.

In mancanza di tale informazione, che forse è già disponibile nel secretato rapporto CERGAS,

oltre a crearsi una situazione di incertezza che viene strumentalizzata dai diversi gruppi di

interesse, qualsiasi decisione di allocazione delle risorse è esposta a ricorsi amministrativi e

contabili.

Al di là di quelli che saranno gli esiti, segnaliamo che il numero e la rilevanza delle azioni di tutela

attualmente in corso, indicano sicuramente una certa difficoltà della corrente amministrazione a

costruire il consenso attorno alle proprie iniziative.

Come già espresso nella precedente audizione in aprile 2013 concludiamo esprimendo la totale

disponibilità della nostra associazione a compiere i percorsi di adeguamento nelle modalità di

erogazione del servizio che siano necessari per “far funzionare il sistema disegnato dal PSR”.

Quello che chiediamo è che il modello protegga l’indipendenza professionale degli Specialisti e la

liberta di scelta degli assistiti favorendo percorsi di aggregazione che tutelino l’indipendenza degli

stessi nell’esercizio della propria attività.

La tutela richiesta non rappresenta una mera difesa degli interessi della categoria, ma è a nostro

avviso una necessità del Sistema per limitare l’induzione della domanda e massimizzare

l’appropriatezza delle prestazioni.

Nella speranza di poter dare un contributo fattivo alla “progettazione di dettaglio” del sistema

territoriale segnaliamo inoltre due criteri che ci sembrano di fondamentale interesse per i cittadini

assistiti:

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integrazione degli operatori. Con gli attuali strumenti informatici ed in particolare con

l’implementazione del fascicolo elettronico è opportuno che ciascun operatore disponga e fornisca

tutte le informazioni necessarie per massimizzare l’outcome clinico della propria prestazione

completezza delle informazioni. Nell’attuale quadro di tagli nelle prestazioni erogate in convezione

, ovvero di un progressivo spostamento degli oneri dal terzo pagatore ad un finanziamento out of

pocket, uno degli effetti collaterali è che i flussi informatici del SSR non contengono le prestazioni

in regime privato. E’ ovvio che stime incomplete portano a decisioni di impatto incerto.

In conclusione quali che siano le modalità di erogazione che saranno decise e gli eventuali

percorsi di integrazione necessari quello che sicuramente chiediamo e chiarezza nelle regole di

allocazione delle risorse, tempi congrui per gli aggiustamenti e percorsi normativi adeguati.

Con osservanza

Ing. T Lion

Segretario Regionale CUSPE SBV