AI LETTORI L’ - parrocchiasondalo.files.wordpress.com · Il conflitto fratricida che è in corso...

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ammino in n s i eme I C 1 Premessa AI LETTORI L’ estate ormai sta per finire. Per molte persone questo periodo ha rappresentato l’occasione di un meritato riposo, di condivisione di affetti e momenti con chi ci sta vicino, ma anche con chi è tornato al suo paese d’origine per una breve vacanza. L’estate per altri ha rappresentato lo spunto per nuove conoscenze o per intraprendere nuovi percorsi… Per la nostra Comunità parrocchiale questo periodo era iniziato con l’ordinazione di Elio al Mistero sacer- dotale: esperienza significativa che ha coinvolto molto la comunità; presto lo accompagneremo nella sua prima sede di servizio a Bregnano in provincia di Como. L’estate si è chiusa, però, con il saluto e il ringraziamento alle nostre care Suore Roberta e Itala che sono state chiamate ad offrire il loro prezioso servizio a Grandate (CO) e a Sesto san Giovanni (MI). All’interno di questo numero troverete un’ampia parte dedicata a loro, ma certamente le parole che sono state scritte solo in parte renderanno merito delle innumerevoli occasioni in cui le nostre Suore ci sono state vicine: serbiamo nei nostri cuori il loro ricordo e la riconoscenza per averci dedicato la loro vita consacrata. Ringraziamo il Signore di averci offerto il dono di vivere accanto a Loro per un periodo più o meno lungo delle nostre vite. Sentiremo molto la loro mancanza e quindi … ora tocca a noi laici… dob- biamo rimboccarci le maniche per “fare” per la nostra Comunità, per sentirne i bisogni, per cogliere le giuste opportunità, per essere vicini a chi ha bisogno, per ascoltare e per vivere un percorso di fede che guarda a chi ci sta vicino e a chi è molto lontano da noi. È una grossa sfida che Dio ci chiede, accogliamola con spirito di servizio cer- cando di collaborare; le nostre Suore certamente, con la preghiera, ci saranno sempre vicine. Angela Castelli Per comunicare con noi: [email protected]

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amminoinnsiemeIC 1Premessa

AI LETTORI

L’estate ormai sta per finire. Per molte persone questo periodo ha rappresentato l’occasione di un meritato riposo, di condivisione di affetti

e momenti con chi ci sta vicino, ma anche con chi è tornato al suo paese d’origine per una breve vacanza. L’estate per altri ha rappresentato lo spunto per nuove conoscenze o per intraprendere nuovi percorsi…Per la nostra Comunità parrocchiale questo periodo era iniziato con l’ordinazione di Elio al Mistero sacer-

dotale: esperienza significativa che ha coinvolto molto la comunità; presto lo accompagneremo nella sua prima sede di servizio a Bregnano in provincia di Como. L’estate si è chiusa, però, con il saluto e il ringraziamento alle nostre care Suore Roberta e Itala che sono state chiamate ad offrire il loro prezioso servizio a Grandate (CO) e a Sesto san Giovanni (MI). All’interno di questo numero troverete un’ampia parte dedicata a loro, ma certamente le parole che sono state scritte solo in parte renderanno merito delle innumerevoli occasioni in cui le nostre Suore ci sono state vicine: serbiamo nei nostri cuori il loro ricordo e la riconoscenza per averci dedicato la loro vita consacrata. Ringraziamo il Signore di averci offerto il

dono di vivere accanto a Loro per un periodo più o meno lungo delle nostre vite. Sentiremo molto la loro mancanza e quindi … ora tocca a noi laici… dob-biamo rimboccarci le maniche per “fare” per la nostra Comunità, per sentirne i bisogni, per cogliere le giuste opportunità, per essere vicini a chi ha bisogno, per ascoltare e per vivere un percorso di fede che guarda a chi ci sta vicino e a chi è molto lontano da noi. È una grossa sfida che Dio ci chiede, accogliamola con spirito di servizio cer-cando di collaborare; le nostre Suore certamente, con la preghiera, ci saranno sempre vicine.

Angela Castelli

Per comunicare con noi: [email protected]

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nsiemeIC 3Editoriale

Il silenzio della veglia di piazza San Pietro sta facendo rumore», ha scritto l’Osservatore Roma-

no. E così è. Le parole pacate ep-pure così terribilmente severe di papa Francesco hanno scosso il mondo, riscuotendo consensi tra i leader di tutte le fedi religiose e anche tra i molti non credenti di buona volontà. «Mai più la guerra, mai più la guerra!», ha scandito con forza il pontefi-ce, riprendendo le esatte parole che Paolo VI pronunciò, nel 1965, di fronte ai rappresentanti del mondo riuniti nell’assemblea dell’Onu. Mai più la guerra! È questo «il grido che sale dall’unica grande famiglia che è l’umanità», ha detto il Papa, ricordando, come già fece Giovanni Paolo II nel 2003, alla triste vigilia del secondo conflitto del Golfo, che i responsabili sono e saranno chiamati a risponderne di fronte al giudizio di Dio e della Storia. Il conflitto fratricida che è in corso in Siria ha oltrepassato ormai tutti i limiti e la recente testimonianza del giornalista italiano Domenico Quirico e del collega belga Pierre Piccinin, liberati dopo 152 orribili giorni di prigionia, ha mostrato che la situazione è oltremodo complessa. Entrambi, infatti, hanno rivelato che sedicenti ribelli con una vernice islamista in realtà guidano brigate di sbandati e «approfittano del contesto della rivoluzione per controllare parte del territorio, per taglieggiare la popolazione, fare sequestri e riempirsi le saccocce di denaro», come ha raccontato Quirico sul quotidiano La Stampa di Torino. A che pro dunque, un intervento “punitivo” americano in Siria? Quali benefici potrebbe mai portare? Solo nuova morte e distruzione per la popolazione inerme, con un’inevitabile e tragica conseguenza: dare argomenti ai terroristi e anche al governo di Assad per alimentare l’odio e colpire indiscriminatamente l’Occidente. E, invece, in contrasto con i signori della guerra e anche con quell’industria delle armi che dalle guerre trae spaventose ricchezze e profitti, la nuova evidenza è che il seme della pace portato nel mondo da Gesù Cristo ha dato frutti. Sono milioni, ormai, le persone nel mondo che non sopportano più «questa falsa rap-presentazione della realtà», come ha osservato il teologo Pierangelo Sequeri su L’Avvenire. Sono milioni gli uomini e le donne della Terra che non vogliono più il benessere a prezzo del sangue e della morte. La via del dialogo e della pace è certo una via più difficile e faticosa, ma è pos-sibile! Grazie, dunque, papa Francesco per questo tua chiamata di grande uma-nità, basata sulla fede. La speranza è che venga raccolta anche per superare i piccoli conflitti che quotidianamente infestano le nostre piccole vite d’ogni giorno.

Milly Gualteroni

SommarioLa voce della Chiesa4 È bello seguire Papa

Francesco

La voce del parroco8 “Andate! Ecco:

Io vi mando…”

Commissione Caritas11 Casa di prima

accoglienza

Consiglio pastorale parrocchiale12 Il posto dei laici non

è la sacrestia

Il saluto alle suore14 Così ci hanno

salutato le nostre Suore

15 Andiamo avanti …insieme in cammino… con le nostre Suore nel cuore

16 Le suore nella storia di Sondalo

17 Sempre presenti… 18 Ricordando suor

Roberta...18 Suor Roberta nel

nostro cuore21 Un vecchio

moscerino, i Sondalini e le Suore che ci lasciano

24 Che notizia abbiamo ricevuto: le nostre suore se ne devono andare

25 Ci mancherete care suore!

26 Le suore in video26 A suor Roberta e

suor Itala diciamo un sentito grazie!!!

27 Caritas… e accoglienza:

28 Ecco il saluto e il ringraziamento della comunità di Mondadizza

29 L’incontro con suor Itala

29 A suor Roberta e suor Itala

Mondadizza30 L’estate a

Mondadizza

La voce della storia32 Storia, tradizioni e

ricordi sondalini

Contributi36 Cardinale Martini:

Forza e timidezza37 L’infanzia perduta

Padre Bonaventura Businaro38 Ricordiamo

L’intervista a...40 Silvia Selvini

Fidanzati42 In cammino… verso

il Matrimonio

Pellegrinaggi44 Camminare verso

Santiago44 In cammino

Un libro da leggere46 Gli ultimi saranno i

primi

Dall’oratorio47 BICINCAMPO48 Campo a Livigno48 Torneo di ping pong49 Grest50 Campo estivo

a Schiazzera

Anno liturgico51

Anagrafe52

Appuntamenti3ª di copertina

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nsiemeIC 5La voce della chiesaLa voce della chiesa

È bello seguire Papa Francesco

Ha avuto molta fretta Papa Fran-cesco nel rendere pubblica la sua prima Enciclica “LUMEN

FIDEI” (La luce della fede). Il suo pre-decessore – Benedetto XVI- lo ave-va avvertito di averla portata a buon punto, così da essere ormai pronta da concludere e da offrire alla comunità cristiana. Quali sono gli argomenti principali dello scritto di Papa Fran-cesco? Cerco di raccoglierli in tre passaggi

principali, che anche noi tutti abbiamo bisogno di com-prendere e di interrogarci se li viviamo o no.La prima affermazione chiara che il Papa ci offre è che la fede non è accettazione cieca di qualcosa che non si comprende, qualcosa di oscuro e di confuso. Se fosse così la fede si oppor-rebbe all’ intelligenza e alla ragione umana che invece vogliono chiarezza, certezza, piena comprensione, al punto che l’unica luce che l’uomo pensa di avere a disposizione per le sue doman-de e per la sua vita sarebbe la ragione, la propria intelligenza, alla fin fine, se stesso. Il Papa invece, anche per la sua esperienza personale, afferma che proprio la fede e i suoi contenuti costitu-iscono quella luce superiore di cui l’uomo ha bisogno per aprire i propri occhi e comprendere i significati e i valori fondamentali della propria esistenza.Poi il Papa risponde ad una domanda che a questo punto noi potremmo giustamente farci: da dove viene questa luce? Il Papa risponde: questa luce forte e convincente viene da una sorgente ricca di amore, di un amore vero, capace di trasformare il mondo. E proprio perché generata dall’amore, è soprattutto capace di suscitare nell’uomo, in ciascuno di noi, il coraggio di credere e

di fidarci, al punto di accogliere questa luce con tutta la nostra intelligenza e il nostro cuore. Certo: la luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze, né le nostre personali, né quelle del mondo, anche se non riesce sempre a spiegarle: “La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il nostro cammino”. È una luce che non ci è offerta da qualcosa, ma da Qualcuno, non da una dottrina o da una filosofia, pur nobilissima che fosse, ma da una Persona viva, da Cristo, il Figlio di Dio, Dio stesso! Per questo motivo la fede apre ciascuno di noi a una relazione, a un’apertura che genera amore, fiducia, poiché qui, come in ogni relazione personale autentica e sincera, l’amore genera e chiede amore.E a questo punto Papa Francesco non fa che trarre, come terzo punto dell’Enciclica, le conse-guenze: se la fede in Gesù-amore apre all’amore e genera in noi una risposta di amore, allora la fede è davvero un bene preziosissimo per chi la espe-rimenta nella propria vita, ma soprattutto diventa “contagio-sa” verso gli altri: crea vincoli di amore e di fraternità fra gli uomini e le donne che hanno la fortuna di incontrarla. Allora le persone non si isolano più dentro una propria fede, una propria verità, ma si aprono a una verità condivisa, piano piano ri-escono a percorrere una strada co-mune, a collaborare, a riconoscersi fratelli, bisognosi di relazioni sincere e forti, che sostengano nei momenti oscuri e fragili della vita. Una fede alimentata dall’amore, che è Gesù in noi, non ci estranea dall’impegno concreto del lavoro, della famiglia,

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nsiemeIC 7La voce della chiesaLa voce della chiesa

della società, del mondo intero, ma al contrario ci porta agli altri, ai loro bi-sogni, ci rende capaci di condividere le gioie e le sofferenze, le fatiche e le speranze di chi ci sta vicino e anche di chi è lontano. E tutto questo è “sempre servizio di speranza” a tutti, anche in momenti oscuri e in-certi come quelli che stiamo attraversando in questi anni.

E a dire la verità Papa Francesco non si accontenta di dirci queste cose, ma ci dà l’esempio di

viverle giorno per giorno, così che tutti lo stiamo ammirando. È stata certamente la sua persona, e la fede luminosa che la sua persona comunica, a radunare oltre tre milioni di giovani di 178 paesi, 1500 vescovi, 60 cardinali alla Giornata (settimana) mon-diale della Gioventù a Rio. Papa Francesco ha dato una sua im-pronta alle giornate di Rio: la Messa al Santuario della Vergine di Aparecida, la visita a una ‘favela’ e a un ospedale per il recupero di tossicodipendenti, la visita a carcerati, l’abbraccio continuo con la folla, e nella folla con quell’umanità più fragile e indifesa, fino a

chiedere che una bambina anecefala, presenta-tagli dai genitori che non avevano voluto abortirla, fosse porta-ta all’offertorio dell’ul-tima Messa. Papa Francesco sa per la sua personale espe-rienza che la chiesa, e perciò anche noi, dobbiamo riscoprire Dio e riconoscerlo in quell’umanità sofferen-te e nascosta che ha spesso il volto della po-vertà, dell’infelicità, dello sconforto, della malattia,

della violenza subita, della persecuzione… Francesco ci mette in guardia dalla “mentalità dello scarto”, cioè da quella menta-lità diffusa per cui ci sono persone che non contano, che non servono, che disturbano, che sarebbe meglio non ci fossero, e che tutti ignorano.Papa Francesco, ricco di fede in Gesù e nei giovani, li ha salutati con parole piene di speranza e di fiducia; “Andate, senza paura, per servire: sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia. Cari giovani, nel ritornare alle vostre case non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il suo Vangelo. Portare il Vangelo è por-tare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell’egoi-smo, dell’intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Cari giovani, Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Maria la Madre di Gesù e ma-dre nostra, vi accompagni sempre con la sua tenerezza: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Segui-re Francesco, è seguire GESU’.

don Battista

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nsiemeIC 9La voce del parrocoLa voce del parroco

“Andate! Ecco:Io vi mando…”

Queste sono parole di Gesù che non possiamo non risentire in noi ogni volta che siamo tentati di fermarci, di dubitare, di scoraggiarci o forse addirittura di rinunciare…

Il cristiano, qui a Sondalo come ovunque, è una persona che si sente mandata, inviata, non solo a seguito di un invito, ma a seguito di un ordine che si direbbe non ammette esitazioni. Proprio così! O Gesù non lo si incontra nella vita, e allora si può aver ragione di non capire da dove venga un tale comando; o se invece lo si è incontrato, allora siamo costretti a prendere posizione, o con Lui o contro di Lui: non si riesce a ignorare del tutto quello che fa e che dice. E siccome tutti noi un giorno forse lontano l’abbiamo incontrato, non solo, ma Lui ha accompagnato e ancora accompagna ognuno di noi sulla strada spesso fatico-sa della vita, ecco perché sentiamo dentro la sua voce, la sua Parola, il suo esempio, il suo comando… Ecco perché molte

persone, che pure non entrano mai in una Chiesa e sembra che non abbiano alcun interesse per la fede, si affrettano a dichiarare che sono credenti, che hanno una fede forte e convinta, anche se non sono praticanti! Proprio di queste persone io vorrei avere il massimo rispetto: se è vero che in una preghiera della Mes-sa si chiede espressamente a Dio di ricordarsi di tutti i defunti “dei quali Tu solo hai conosciuto la fede”. Sono assolutamente convinto che non si possa giudicare mai la fede di nessuno, e proprio per questo sono convinto che quella voce che invita ad “andare…” presto o tardi si fa sentire nel cuore di ciascuno di noi, anche nella persone, nel ragazzo, nel giovane o nel vecchio che non si penserebbe. Insomma se la vita è un cammino per tutti, è un viaggio meraviglioso, anche se faticoso e pieno di incognite, verso un futuro che non sappiamo, verso mete più grandi di noi, verso sogni e ideali che in parte ci appartengono ma in gran parte ci sfuggono, e ci chiedono fiducia e coraggio. A maggior ragione chi incontra la persona di Cristo e ne ascolta la parola, si rende conto che il proprio cammino di vita si apre a una meta più alta, più impegnativa magari, ma anche più affascinante, capace di dare nuovo significato e valore ad ogni passo…, tutto prende energia e direzione da quella voce!Così è stato per don Elio che in questi ultimi mesi abbiamo ac-compagnato al sacerdozio e ora sta preparandosi ad entrare in servizio in una parrocchia della Bassa Comasca: è qui tra noi col suo sorriso e il suo entusiasmo, appena rientrato da un faticoso cammino che lo ha portato a Roma percorrendo oltre 600 Km., per lo più da solo, per imparare ad ‘andare’, per confermare nel cuore il suo servizio alla Chiesa e al mondo.Così è stato per le nostre Suore, Suor Roberta e Suor Itala, che pure si sono sentite lo stesso comando: “Andate, ecco Io vi man-do..”: noi umani facciamo svelti a dire che certe decisioni così assurde sono frutto del capriccio o della insensibilità di chi co-manda. Ma non è così! Chiediamo a don Elio o alle Suore di chi è veramente quel comando, e ce lo diranno senza paura, senza esitazione e senza mentire!Ma non è finita: se rimaniamo in ascolto, ci rendiamo conto che mentre il Signore chiede a loro di andare, di percorrere la loro strada, nello stesso tempo lo chiede a noi, a me, a ciascuno: “Va, e fa anche tu lo stesso”. Anche noi abbiamo una nostra strada, un compito da affrontare: così ora dobbiamo affrontare quegli impe-gni che in Parrocchia venivano svolti dalle Suore: assistenza agli Infermi e agli anziani, i poveri, il catechismo, l’Oratorio, la chiesa … Proprio la stima e la riconoscenza che abbiamo dimostrato nei

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nsiemeIC 11Commissione

CaritasLa voce del parroco

confronti delle Suore che ci lasciano, devono diventare ora motivo di impegno nel prendere il loro posto, in una nuova collaborazione fra tante persone che hanno intelligenza e capacità da mettere a servizio. È un bisogno urgente: “Andate! Io vi mando ...” Non possiamo tirarci indietro…E finisco questa riflessione pensando anche a tante persone anonime della nostra Parrocchia che vengono chiamate nella vita a grossi sacrifici, a sofferenze apparentemente ingiuste e dolorose, nelle quali è davvero difficile vedere la voce di Dio, riconoscere che Lui possa chiedere così tanto, proprio a loro… Io non ho sufficienti parole di cuore per queste persone; solo oso dire parole di fede guardando al crocifisso, a Gesù che sul-la croce ha esperimentato, come queste persone, l’apparente abbandono del Padre, il quale invece chiedeva al Figlio il dono della vita per meritare il perdono dei nostri peccati. Solo in cielo sapremo che cosa Dio riserva per coloro ai quali nella vita Egli chiede così tanto! E solo allora vedremo anche quanto bene è venuto a noi dalle persone che soffrono con pazienza e amore.

don Battista

Casa di prima accoglienza

Il Centro d’Ascolto Caritas è situato a Tirano; opera su tutta la zona dell’Alta Valtellina da Teglio a Frontale e da oltre 10 anni ha aperto

una Casa di Prima Accoglienza a Sondalo.Questa realtà è stata pensata e attualizzata in risposta alle molte richieste di donne straniere che giungevano al Centro di Ascolto Caritas

in cerca di lavoro, senza avere una casa dove alloggiare e spesso anche senza soldi.Nasceva perciò l’esigenza di trovare una struttura adeguata: la nostra parrocchia diede la disponibilità di un appartamento situato in via Zubiani, vicino alla chiesa parrocchiale di S. Maria Maggiore.La Caritas ha aperto l’accoglienza alle donne poiché a Sondrio vi era solo un centro Accoglienza Caritas per uomini.La casa composta da due camere, cucina, soggiorno e servizi è stata arredata e preparata per poter ospitare donne straniere o donne inviate dai servizi sociali territoriali (uffici di piano). In questi ultimi anni l’accoglienza si è allargata anche a parenti (donne e bambini) di persone provenienti da lontano, ricoverati nel no-stro ospedale. Le donne che entrano nell’appartamento possono rimanervi per un massimo di 20 giorni e devono rispettare alcuni impegni: orari, riordino della casa, rispetto e buona convivenza con chi già vi risiede. Le moltissime persone passate nella casa sono state seguite dalle suore e da alcuni volontari di Tirano e di Sondalo. Occorre però sempre la collaborazione e la sensibilizzazione di tutti coloro che si accorgono, e non solo usufruiscono, di queste persone, le quali per bisogno di una vita più dignitosa, lasciano la loro famiglia e il loro paese.

Suor Itala

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nsiemeIC 13Consiglio pastorale

parrocchialeConsiglio pastorale parrocchiale

Il posto dei laici non è la sacrestia

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale che si riunisce ogni due mesi circa è for-mato dal Parroco, dal Diacono, dalle

Suore (che ormai hanno dovuto lasciar-ci) e soprattutto da alcuni laici che si confrontano per giungere a condivide-re alcune scelte di fede per le nostre comunità di Sondalo e Mondadizza. Il prossimo incontro è fissato per venerdì 27 settembre, in sala suor Laura. Tutti sono invitati liberamente a partecipare: dobbiamo darci tutti una mano per man-tenere e rafforzare la nostra spiritualità di adulti ed essere modelli per guidare le nuove generazioni. È frequente questo pensiero: “I laici aiu-tino i preti perché, poverini, da soli non ce la possono fare… specie oggi che sono anche in pochi”. Ma questa è un’af-fermazioni che non sta né in cielo né in terra, perché anche se i preti fossero di

più, senza i laici non ci sarebbe la Chie-sa! Non ci sarebbe un popolo di Dio... Quando si parla di “ Laici” si intendono tutti i fedeli (eccetto i consacrati e coloro che hanno ricevuto l’Ordine Sacro) che dopo essere stati incorporati a Cristo nel Battesimo e costituiti “Popolo di Dio, compiono nella Chiesa e nel mondo la missione specifica del Popolo di Dio”. Posti nelle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale, implicati in tutti gli affari del mondo, essi devono trattare le cose temporali e ordinarle secondo Dio; impregnandole di spirito caritativo.

I LaIcI sono La chIesa neL mondo Il laico non deve impigrirsi in uno sta-to passivo perché sa di non essere né religioso, né sacerdote. Mediante il Sa-cramento del Battesimo il laico è inserito vitalmente nella Chiesa. La peculiarità del laico è la testimonianza di una vita cristiana fondata sul Vangelo. Un compi-to questo quanto mai impegnativo nella situazione di cambiamento in cui versa l’attuale società. L’impegno consiste nel mantenere vivi alcuni valori (la vita, l’uo-mo, la religione, la morale, la famiglia, ecc...) in una società che inculca nelle persone non la gioia di vivere, la pace, ma la nausea ed il pessimismo, la stan-chezza e la violenza, la depressione. La Chiesa pone molta fiducia nei laici, perché - afferma papa Paolo VI - L’uomo

contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che non i maestri, o se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni. Nella Chiesa vi è diversità di ministeri, ma unità di missione; vi è diversità di doni, di necessità, di metodi e di set-tori da evangelizzare, ma uno solo è lo Spirito che agisce in tutti, per la gloria di Dio e la santificazione degli uomini”.Nell’enciclica “Redemptor Hominis” papa Giovanni Paolo II affermava “tra i laici si sta diffondendo uno spirito di collaborazione e di corresponsabilità, confermando non soltanto le organizza-zioni dell’apostolato laicale già esistenti, ma creandone delle nuove, aventi un profilo diverso ed una dinamica ecce-zionale. I laici, consapevoli della loro re-sponsabilità dinanzi alla Chiesa, si sono impegnati volentieri nella collaborazione con i Pastori, con i rappresentanti degli Istituti di vita consacrata, nell’ambito dei Sinodi diocesani o dei Consigli Pastorali nelle parrocchie e nelle diocesi”.

L’appello più evidente e sicuro è che Cristo chiama ogni uomo alla coopera-zione ed alla edificazione del Regno. Di conseguenza dovrebbe nascere nei laici la volontà di scoprire il loro giusto posto nella Chiesa e di vivere questa scoperta nella pienezza della Fede e nella convinzione che più si è penetrati di spirito evangelico più si potrà con-

tribuire all’opera della salvezza iniziata da Cristo. Oggi un numero, sempre più grande di battezzati sta prendendo co-scienza di questa responsabilità totale e continua della propria capacità di servire nella Chiesa e di inserirsi, come segno d’amore e come fermento evangelico, nel mondo. In conclusione,vorremmo invitare i laici della nostra comunità ad acquisire sempre più coscienza “non solo di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa”.

due IndIcazIonI per I LaIcILa prima è quella di aggregarsi. Per carità, si può vivere da cristiani anche senza far parte di nessuna associazione o movimento, perché la Chiesa è per tutti e non ti chiede di avere particolari spiritualità se non il Battesimo. Però, se ci si aggrega si dà più concretezza al Vangelo; per esempio, nella vita civile, si può avere più forza nell’aiutare le fami-glie ad avere il loro posto nella società, … Insomma, l’aggregazione permette uno scambio di informazioni, uno scam-bio di aiuti che favorisce la costruzione di una società nel nome del Signore.L’altra indicazione è di non fermarsi assolutamente nella sacrestia, perché altrimenti aumentiamo la muffa. Viviamo il nostro essere cristiani dentro il mondo: c’è un sacco di gente che ha bisogno di Dio e non c’è un prete che possa arri-vare là dove arriva un laico, tutti i giorni, in tutte le pieghe della vita, in tutte le esperienze concrete. Da questo punto di vista, il laico è una ricchezza straor-dinaria. Se manca lui, non c’è nulla che tenga!».

Angela Castelli

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nsiemeIC 15Il saluto alle suore Il saluto alle suore

Così ci hanno salutato le nostre Suore Messaggio letto da sr. Roberta al termine della santa Messa del 14 luglio 2013

Essendo la più anziana per età e permanenza a Sondalo, tocca a me comunicare, con dispiacere, che il Signore tra-mite i nostri superiori, ci chiede di lasciare la parrocchia di

Sondalo senza essere sostituite. Questa decisone di chiudere completamente la comunità religiosa, dopo 82 anni di presenza, non è stata presa superficialmente: la causa principale è la man-canza di vocazioni in Italia e anche l’età avanzata e la malattia di molte nostre consorelle.Io avendo trascorso con voi 42 anni, dove mi sono sentita amata come in una famiglia, riconosco di aver ricevuto tanto affetto e stima e vi assicuro che vi porto tutti nel cuore e sarete sempre nelle mie preghiere. Chiedo a tutti voi di saper accogliere questa notizia dolorosa con fede e fiducia: il Signore, come per il passato, non vi lascerà soli anche per il futuro. Continuate a volervi bene e collaborate sempre per il bene dei ragazzi e della Parrocchia.Grazie al Signore e a tutti. Il saluto alle nostra Suore, Suor Roberta e Suor Itala, ha inte-

ressato intensamente tutte le persone del paese, in particolare quelle di una certa età che per oltre quarant’anni hanno potuto

godere l’affetto e il servizio di Suor Roberta. Nei giorni scorsi e nell’imminenza della loro partenza, la comunità ha vissuto molti momenti di comunione e di riconoscenza: le SS. Messe, il Rosario quotidiano, il concerto serale con alcune letture particolarmente significative, la S. Messa di saluto con il prezioso riconoscimento della cittadinanza onoraria per Suor Roberta conferita dall’Am-ministrazione Comunale, a nome di tutta la cittadinanza sondali-na. Per non parlare degli innumerevoli gesti di riconoscenza, di saluto e di augurio che tante persone hanno voluto esprimere. Anche “Insieme in cammino” vuole offrire alla memoria di Sondalo una affettuosa documentazione che ancora una volta dimostra quanto la presenza e il servizio delle Suore nel nostro paese ha contribuito alla crescita umana e cristiana di tutta la Comunità. A tutti ora la responsabilità di non dimenticare e sciupare il dono che abbiamo avuto, ma di dargli continuità e sviluppo col nostro impegno.

don Battista

Andiamo avanti …insieme in cammino… con le nostre Suore nel cuore

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nsiemeIC 17Il saluto alle suoreIl saluto alle suore

Le suore nella storia di Sondalo

Le Suore della Presentazione sono a Sondalo dal 1931 [parroco don Giovanni Zubiani] in seguito ad

un accordo con il Comune che preve-deva la presenza di tre religiose per il servizio all’asilo allora ubicato nelle case presso la chiesa di S. Marta. Negli anni si sono avvicendate 24 suore con servizi di durata partico-larmente lunga per suor Laura e suor Roberta. Il servizio all’asilo ha assorbito quasi totalmente il lavoro delle suore fino ai primi anni ’70; successivamente hanno richiesto maggiore presenza e impegno l’attività caritativa, la presenza as-sidua all’Oratorio, la catechesi, la cura degli arredi e delle chiese.

Sempre presenti…

Ho scoperto, nella triste occasione della notizia del saluto delle suore alla comunità parrocchiale di Sondalo, che sono tra noi fin dal 1931…in effetti, la prima cosa che mi viene da dire pensando alla presenza di suor Laura

prima, suor Roberta sempre, e suor Itala poi, è che le suore a Sondalo ci sono sempre state: non c’è nessuno che abbia memoria della nostra parrocchia senza di loro. Questo serve senz’altro a dire che erano davvero ben inserite a Sondalo, era naturale vederle, incontrarle, fare affidamento sul loro servizio in Chiesa e all’oratorio, per il catechismo e per qualsiasi persona bisognosa…Purtroppo, questo significa anche che senz’altro sentiremo la loro assenza, per-ché ci mancheranno la loro presenza, il loro servizio, la loro testimonianza, che tanto eravamo abituati ad incontrare. Certamente porteranno via un bel ricordo della nostra parrocchia e continueranno a sostenerla con il loro affetto umano e la preghiera assidua al Signore. Ma ciò non toglie che mancheranno, e molto, nella vita della parrocchia, in cui sapevano rendersi utili e preziose in molti modi…credo che nessuno di noi sappia fino in fondo tutto quello che di bene le nostre suore hanno fatto giorno per giorno e in tutti questi anni. Va bene così: ci penserà il buon Dio a ricompensarle di quel che noi non conosciamo. Sono certo che in 82 anni di servizio delle suore della Presentazione a Sondalo, oltre alla molta gratitudine che ora vogliamo dimostrare a suor Roberta e suor Itala, abbiano ammassato un bel tesoro in cielo per quando servirà.I momenti di condivisione con le suore che ricordo con maggior piacere – oltre ai confetti di suor Laura, che sono fuori categoria… - sono quelli legati alla vita del nostro oratorio: il mitico the iper zuccherato di suor Roberta alla merenda del GREST, la guida ultra sportiva su e giù nelle gite dei campi, il servizio umile e discreto in oratorio.Da prete, non posso infine dimenticare l’affetto che le suore hanno sempre avuto per i sacerdoti della nostra parrocchia, specialmente i vicari, per cui sono state amiche, zie, nonne, un ristorante sempre accogliente, confidenti nei dubbi, soste-gno nelle difficoltà… Ho sempre sentito i sacerdoti che sono passati da Sondalo parlare bene della nostra parrocchia, e credo che un ruolo grande nel farli stare bene sia da riconoscere proprio alle nostre suore. Anche a me, negli anni di se-minario, in occasione dell’Ordinazione e poi ogni volta che ci siamo rivisti, hanno sempre riservato affetto, attenzione, amicizia vera.Ci mancheranno, suor Itala e suor Roberta.Oltre a ringraziarle di cuore, serve che tutti e ciascuno ci rimbocchiamo le mani-che: perché tutte le attenzioni e i servizi che svolgevano non vengano a mancare alla vita della parrocchia.

don Alessandro Zubiani

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nsiemeIC 19Il saluto alle suore Il saluto alle suore

Ricordando suor Roberta... Quando noi eravamo adolescenti

Nel periodo di vicariato Don Antonio/Don Claudio c’era il Gruppo Sportivo dell’Oratorio con tanto di squadra di calcio e le suore si prodigavano a lavare le divise e a mantenere in

forma gli atleti con thè caldo e merenda. Impossibile dimenticarle!Ai tempi di Don Claudio, durante una slittata annuale che si teneva a Livigno, due paesani (meglio non fare nomi!) frenando un po’ lungo sulla neve, a bordo pista, travolsero la suora che ne ebbe per ben un mese di gesso alla gamba!!!Durante il vicariato di Don Mario non mancarono certo i campi estivi ed invernali dove lei era sempre presente. Ma indubbia-

mente la sua figura è stata molto attenta e sensibile verso i pro-blemi delle giovani adolescenti. Qualcuno ricorderà un episodio simpatico accaduto al campo di Plaghera nel 1993 con diagnosi “errata” della suora circa un banale mal di pancia! A parte gli scherzi, bisogna dire che tutte le bambine, ragazze e giovani hanno sempre visto nella suora una figura importante per la loro crescita sia personale che religiosa e sarà insostitui-bile. Mancherà molto a tanti!La sr.Roberta ha il suo stile per andare in montagna a far trekking. Ai tempi non mancavano le mitiche “JOX AIR MONEGA” (scarpe basse in tela, rigorosamente nere, tipo “Superga”) da indossare su vestito blu/grigio, zainetto tattico e a volte la si poteva ammirare anche senza velo, dimostrando quanto fosse atletica e al passo coi tempi! Ricordiamo in questo stile due gite veramente dure: la prima fu una scalata, nel vero senso della parola, dal Rifugio

Suor Roberta nel nostro cuore

Insegnante Valli Caterina, per tutti Suor Roberta.Colonna e memoria storica della Scuola dell’Infanzia di Sondalo.Ci piace ricordarla con queste riflessioni di Maria Rita Parsi.

“Le persone vengono nella tua vita per una ragione, per una stagione o per tutta la vita. Quando saprai perché, saprai cosa fare con quella persona.Quando qualcuno è nella tua vita per una ragione, di solito è per soddisfare un bi-sogno che hai espresso. Sono venuti ad assisterti attraverso una difficoltà, per darti consigli e supporto, per aiutarti fisicamente, emotivamente e spiritualmente. Possono

sembrare come un dono del cie-lo e lo sono. Alcune per-sone vengo-no nella tua vita per una stagione, per-ché è arrivato il tuo momento di condivide-re, crescere e imparare. Loro ti portano un’esperienza

di pace o ti fanno ridere. Possono insegnarti qualcosa che non hai mai fatto. Di solito ti danno un’incredibile quantità di gioia. Credici, è vero. Per una stagione! Le relazioni che durano tutta la vita ti insegnano lezioni che durano tutta la vita, cose che devi costruire al fine di avere delle solide fondamenta emotive. Grazie per essere una parte della mia vita, che sia una ragione, una stagione o tutta la vita.”Non ci sono altre parole che possano esprimere il nostro vissuto con Suor Roberta.All’interno della nostra scuola, con lei abbiamo ideato progetti, collaborato, vissuto momenti di gioia e di dolore che insieme abbiamo affrontato e condiviso.Vogliamo ricordare quella sua capacità di ascolto autentico, aperto a noi colleghe ma in generale a tutte le persone.Il suo essere a contatto con ogni tipo di problema e il suo modo di saperli sempre affrontare con positività e fiducia, è stato per noi una grande lezione di vita.La casa delle Suore era aperta a bambini, colleghe, amici, abitanti di Sondalo e a chiunque (anche da fuori) avesse avuto bisogno di aiuto.Verso tutti c’è sempre stata disponibilità, aiuto concreto, parole di conforto e ... confettini colorati.Sì, ci piace ricordare anche i confettini di Suor Laura; Suor Roberta ha continuato in seguito la “tradizionale distribuzione”. Tutti i bambini di adesso e quelli che ormai non lo sono più, non possono dimenticare (le suore e … i confettini) e porteranno il ricordo nel loro cuore. Salutiamo con affetto Suor Roberta. Un saluto anche a Suor Itala che nonostante sia rimasta a Sondalo solo per pochi anni, con la sua vitalità ha saputo darci aiuto, gioia e simpatia.Grazie Suore!

Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia

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nsiemeIC 21Il saluto alle suoreIl saluto alle suore

Un vecchio moscerino, i Sondalini e le Suore che ci lasciano

Una di queste mattine mi sveglio: ho voglia di vedere come tra-scorre la giornata un Sondalino

qualunque, non ho in mente nessuno in particolare. Mi viene d’improvviso un altro desiderio: mi salta in mente di far-mi moscerino… e… moscerino mi ritro-vo. “E adesso?” Mi guardo in giro e mi rendo conto di essere nientemeno che all’Asilo, pardon … alla scuola materna! Non c’è tempo da perdere: con un volo sono sulla cuffia di suor Roberta e de-

cido di seguirla per l’intera giornata. Mi conviene dunque incominciare perché si profila una giornata piena. Levata alle 6, preghiere, meditazione, colazione e santa Messa in s. Francesco. Decido di star quieto perché mi dispiace distur-bare durante le celebrazioni. La suora passa al “Simpatia” per la spesa e io me ne sto fuori perché so per esperienza che i negozi di alimentari sono pericolo-si: mi accontento di sbirciare attraverso i vetri. Quando la suora fa per uscire, la rincorre la signora X “Suora, dica una preghiera per mio marito: domani deve essere ricoverato in ospedale e ho paura. Dica un’Ave Maria anche per mia figlia: da un po’ di tempo ha perso la testa per uno e pare che abbiano deciso di convivere… Oramai fanno tutti così!” Vedo che l’avvicina un’altra signora che non conosco. Dev’essere una forestiera viene da Bormio. “Suo-ra, mi hanno detto di rivolgermi a lei. Scendo adesso dall’ospedale. Doma-ni operano mia suocera e per un paio di notti avrei bisogno di una badante”. “Proverò a interessarmi, ma di questo periodo non è facile; non le prometto nulla; mi lasci il suo numero di telefo-no”. A buon conto quando Dio vuole, le Suore sono a casa. Riordino della casa, lavatrice, preparazione dell’incontro di catechismo, riordino della biancheria delle chiese, preparazione pasti… Du-rante il pranzo suona il telefono: “Suo-ra, sta mangiando? Mi spiace! Quando posso trovarla? Ho bisogno di parlarle”. Alla gente di solito secca un po’ quando telefonano mentre si sta mangiando, la suora invece sembra essere abituata. Infatti dopo dieci minuti siam da capo:

Pizzini al Rifugio Casati con grandine, tuoni e fulmini insieme a Don Claudio e ad un gruppo di intrepidi adolescenti; la seconda altrettanto mitica fu la scalata al Monte delle Scale con devia-zione di percorso fra rovi e cespugli a causa dello smarrimento del sentiero principale (da parte della guida…). Però la suora ha sempre raggiunto la vetta! Possiamo proprio dire a questo punto in tutti i sensi!Non si possono poi scordare le Scuole di Preghiera per giovani a Tirano, quando ci accompagnava sempre con la sua auto e si faceva a gara per andare insieme a lei. Una volta alcuni di noi furono protagonisti di un viaggio Sondalo-Tirano tutto in 3° marcia! L’auto fumava, ma la suora come sempre non si ferma mai! Una battuta simpatica che disse trovandosi in macchina fu: “Mi sono fermata vicino al guarda guai! (ndr “guard rail”).Ci accompagnerà sempre la sua premura e attenzione nel vestire e preparare i bimbi della Prima Comunione (è sempre stato un momento bellissimo e che ognuno di noi porta nel cuore grazie anche a lei). Tutti noi le siamo riconoscenti perché possiamo dire sia proprio stata come una seconda mamma. Dove c’erano bambini, ragazzi e giovani, lì c’era e ci sarà sempre la mitica Suor Roberta, che non dimenticheremo mai! GRAZIE DI CUORE SUORA!

Gli ex animatori Teo, Ivan e Piera

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nsiemeIC 23Il saluto alle suore Il saluto alle suore

un’altra telefonata che dura più di cin-que minuti! Dimenticavo di dire che a pranzo c’era anche don Gianni e pare che ci vada abitualmente; non solo mi dicono che in passato venissero abitual-mente anche i vari canonici. Secondo me è una carità grande anche quella, non vi pare? E adesso lascio immagina-re a voi come sarà trascorsa l’altra metà della giornata. Se ci mettiamo dentro qualche ora passata in oratorio, una corsa all’ospedale, la visita a qualche

ammalato in pae-se o altre faccen-de del genere non sbagliate certo. Io, dopo questa esperienza, mi son fatto l’idea che le suore non sono lo Spirito Santo perché sono due!, ma una succursale. Naturalmente io parlo di quelle di Sondalo che

conosco … non so se siano proprio tutte così!Chi glielo fa fare alle suore di fare una vita del genere per 365 giorni all’anno, 366 se per caso è bisestile? È vero, an-che una mamma si trova a dover vive-re una giornata piena al pari di quella delle suore; la mamma però lo fa per i suoi figli, per suo marito: nel caso delle suore, invece, non ci sono di mezzo né marito, né figli e allora? A proposito: le Suore non vengono anch’esse da una famiglia? Oppure non avevano diritto a formarsi una famiglia? Ad avere anche loro dei figli? Che abbiano preso sul se-rio il Vangelo? Che limitare il loro amore a una famiglia di 4 o 5 persone soltanto, al loro cuore non bastasse? A me viene il sospetto che Gesù incontrandole un giorno per le strade dei loro paesi le abbia indotte a seguirlo. Chissà … deve averle convinte che le aveva amate e le amava da morire: forse ha fatto vedere loro le sue mani, il suo costato e loro hanno creduto. Deve essere successo come al tempo dei primi Cristiani che

dai pagani gelosi venivano segnati come persone “che avevano creduto nell’Amore”. E poi Dio non è il tipo delle mezze misure. Mi pare di sentirlo. “Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me” – “Chi avrà lasciato pa-dre o madre o fratelli o sorelle o figli o amici nel mio nome, riceverà 100 volte tanto e la vita eterna” Fatto sta che loro l’hanno seguito. Gesù è stato di parola comunque, e un giorno, non so come, le ha condotte fino a Sondalo e deve aver detto loro: “Eccola qui la nuova famiglia che vi avevo promesso. Sono questi i bambini per i quali voi dovete essere mamme; sono questi i vostri fratelli e sorelle; è qui che dovete vi-vere la vostra maternità”.Così si sono buttate con un entusiasmo e una generosità che non vi dico. Dal canto loro i Sondalini hanno incomin-ciato a chiamarle sorelle fin dal primo giorno. Loro hanno voluto bene ai Son-dalini e i Sondalini hanno voluto bene a

loro. Un amore sincero senza tanti com-plimenti: se qualche donna ha pianto quando ha saputo del loro trasferimen-to, non l’ha fatto per far scena: quel-le lacrime venivano, non dagli occhi, ma dal cuore. E non si pensi che sia come per la salute che si apprezza solo quando ci si ammala: in vita mia non ho mai sentito parlar male delle suore, anzi ne ho sempre sentito parlar bene! Dirò anche che se non era per un certo riguardo al Signore che a suo tempo le aveva mandate qui; la popolazione era pronta alla raccolta firme. È noto che se i superiori ce le portano via, sono dispiaciuti loro per primi e che è per assoluta mancanza di vocazioni. Ecco, forse se ci fossero in paese due o tre ragazze pronte a farsi suore, il prov-vedimento potrebbe essere revocato. Ragazze, è per il bene del paese, fateci un pensiero.

Un vecchio moscerino

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nsiemeIC 25Il saluto alle suore Il saluto alle suore

Che notizia abbiamo ricevuto: le nostre suore se ne devono andare

Ci sentiamo increduli, smarriti e disorientati, come dei naviganti senza più il loro faro.Pensado a suor Roberta ci viene da dire che, per la nostra generazione,

lei c’è sempre stata: è arrivata poco dopo la nostra nascita ed è sempre stata per noi un riferimento sicuro e stabile: all’asilo come maestra, in parrocchia come catechista, all’oratorio ed in chiesa. Ora che se ne deve andare abbiamo la sensazione di perdere un familiare caro. Da ragazzi, non capivamo fino un fondo l’importanza della sua presenza, ma ora ci rendiamo conto che dietro le quinte c’è sempre stata lei. Ci vien da pensare a quando c’era da organizzare una festa: suora dove sono le tovaglie? dove sono i piatti? … O quando c’era qualche spettacolo, ci si rivolgeva a lei per recuperare costumi e scenografie… Fondamentale è stata la sua presenza nell’av-vicendamento dei diversi sacerdoti: ha sempre fatto da collante tra loro e la comunità. Sì, suor Roberta è stata un punto di riferimento per mol-te persone: bambini, ragazzi, adulti, anziani, malati; a tutti ha saputo offrire attenzione, ac-compagnamento, aiuto concreto e sollecito.Un affettuoso saluto va anche a suor Itala; per lei i ricordi sono ovviamente più recenti. Appe-na arrivata, si è subito integrata nella nostra comunità con gioia e molta disponibilità. Per l’oratorio ed i GREST è stata un punto di ri-ferimento. Con la sua cordialità ed apertura al dialogo ha permesso l’avvicinamento di molte persone. Noi Sondalini abbiamo avuto nelle suore una preziosa testimonianza di adesione concreta e totale a Gesù Cristo, al servizio del Vangelo; testimonianza che vale più di mille discorsi.

Alessandro e Michela

Ci mancherete care suore!

Mancherete ai bambini dell’oratorio che con amore avete sempre seguito ed aiutato, sempre presenti, disponibili, a volte severe ma mai ingiuste; mancherete ai ragazzi che avete visto crescere, a tutti quelli che avete

accompagnato nei vari campi, al mare come in montagna, sulla neve come in cima ai nostri monti, sempre disponibili, sempre allegre e pronte a trovar lo spunto per far socializzare e fraternizzare tutti tra loro.Mancherete agli ammalati e alle loro famiglie alle quali davate conforto e spe-ranza; mai invadenti ma sempre pronte ad aiutare nei momenti del bisogno. Mancherete agli stranieri che spesso trovavano in voi il primo sorriso amico e l’aiuto concreto necessario per iniziare una nuova vita.Mancherete ai ragazzi del catechismo e ai catechisti che sempre avete segui-to, aiutato nella crescita spirituale e nelle molteplici problematiche che questo ambito presenta.

Mancherete a tutta la comunità parrocchiale per tutto il lavoro che prestavate nell’ambito liturgico e nella cura delle nostre chiese.Ci mancherete per tut-to questo e per molto altro … ma soprattutto ci mancherete perché vi abbiamo voluto e vi vo-gliamo bene, siete par-te di questa comunità e anche con la lontananza continuerete a farne par-te! Il Signore con la vostra presenza ci ha donato grandi grazie, ci avete insegnato cosa significa l’amore verso il prossimo, la collaborazione, l’essere vera Chiesa di Dio. Ed ora tocca a noi mettere in prati-ca i vostri insegnamenti. Grazie di tutto.

Barbara Pozzi

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nsiemeIC 27Il saluto alle suore Il saluto alle suore

Le suore… in video

Siamo consapevoli che le Suore hanno avuto un ruolo importante all’interno della parrocchia. Noi giovani in particolare abbiamo avvertito il loro soste-gno tramite l’oratorio: Suor Roberta, se libera da impegni, passava sempre

a salutare nei giorni d’apertura, Suor Itala invece ci dava un aiuto fondamentale per quanto riguarda l’organizzazione del Grest. Giunta la notizia del richiamo delle suore, da parte della superiora, ci siamo quindi sentiti in dovere di rendere tributo all’indispensabile attività svolta da loro in paese. Ci siamo messi in gioco e, sfruttando la nostra immaginazione, abbiamo elaborato l’idea di uno spettacolo che, grazie all’aiuto della tecnologia, è stato realizzato sotto forma di filmato e pro-iettato il giorno della festa d’addio. Il nostro filmato ricalca l’esperienza a Sondalo delle suore Itala e Roberta (interpretate rispettivamente da Andrea e Emanuele). Il tutto è però una rappresentazione in chiave ironica, e per rendere il filmato più divertente - dato che lo scopo del video era quello di rendere meno triste l’addio alle suore - abbiamo pensato di aggiungere la figura di don Battista (Davide) e del Vescovo (Luca), una caricatura “malvagia” della Superiora (Paolo), Gesù (Riccardo) e Dio (Enrico). Ci riteniamo soddisfatti di ciò che abbiamo prodotto assieme, soprattutto perché abbiamo così dimostrato di essere maturati e di poter ricostituire un “gruppo giovani” per il futuro dell’oratorio.

Riccardo Togni

A suor Roberta e suor Itala diciamo un sentito grazie!!!

Noi tutti della Residenza Sanitaria Assistenziale BELLAVISTA di Son-dalo (ospiti, personale sanitario e

amministrativo) vogliamo esprimere il nostro sentito ringraziamento a suor Roberta e suor Itala per la loro preziosa presenza in mezzo

a noi. Negli ultimi anni, hanno sempre assicurato la loro collaborazione, sia aiutando don Giuseppe Rossotti a svolgere le sue attività religiose in casa di riposo e in par-rocchia, sia portando una parola di conforto e di sostegno morale, così apprezzate dai nostri anziani istituzionalizzati. Hanno cercato di sensibilizzare i ragazzi e bambini del paese ad avere forme di attenzione verso gli anziani accompagnandoli in visita agli ospiti della Casa di Riposo durante le Feste importanti o in altri periodi dell’anno.

Nell’ultimo periodo, su richiesta del parroco don Battista, la s. Messa del sabato è stata trasferita a pianoterra, nel salone comunitario, dove po-teva essere seguita an-che dagli ospiti più svantaggiati. Suor Roberta, a questo propo-sito, ci teneva a fare partecipa-re anche loro, e spesso cercava di tranquillizzare gli animi più agitati con piccoli gesti di tenerezza: tenendo stretta una mano, dando una carez-za, scartando una caramella.

Caritas… e accoglienza lo sguardo attento di suor Roberta e di suor Itala

Per il Centro Caritas l’appoggio di suor Roberta è sempre stato prezioso perché serio, costan-te, instancabile... ha mantenuto i contatti con

l’ospedale (con i servizi sociali dell’ospedale, con le famiglie che chiedevano una collaborazione, con i famigliari che cercavano ospitalità…), ha creato relazioni tra la Casa di Prima Accoglienza e la Parrocchia e con il paese di Sondalo. Il suo lavoro è sempre stato caratterizzato da disponibilità al 100%, capacità, cura, competenza...A lei si è poi affiancata suor Itala che ha seguito in maniera più diretta anche il Centro di Ascolto. Anche lei ha incontrato ogni donna ospitata con capacità, atten-zione, ascolto… insieme hanno lavorato perché l’appartamento che la Parrocchia aveva affidato alla Caritas fosse luogo di cura delle persone e dei loro bisogni. Il Centro di Ascolto Caritas ringrazia suor Roberta e suor Itala per essere state un appoggio, un riferimento, un aiuto, ma soprattutto un esempio di carità.

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nsiemeIC 29Il saluto alle suore

Ecco il saluto e il ringraziamento della comunità di Mondadizza

Carissime Suore Roberta e Itala,anche la nostra piccola comunità di Mondadizza si vuole unire con affetto

e stima a questo saluto e ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto per noi. Siamo consapevoli che questi momenti lascia-no tristezza e nostalgia, ma aiutano a riflettere e a far memoria del bene ricevuto da parte vostra. Non potremo mai dimenticare la costante presenza di Suor Roberta al catechi-smo per la preparazione della Prima Comunione di tante generazioni dei nostri ragazzi di questa piccola parrocchia.E cosa di dire di Suor Itala? Sempre molta attiva e disponibile a sfrecciare con

il pulmino per le vie di Mondadizza per recuperare i ragazzi che altrimenti non avrebbero potu-to raggiungere l’ora-torio per il Grest!E quanto ci ha fatto divertire nelle feste di Carnevale, sempre camuffata in modo buffo!

Siete state un impor-tante sostegno per tutti noi sempre con un particolare riguardo per i bambini, gli anziani e gli ammalati.Portateci sempre nei vo-stri cuori, così come noi vi porteremo nei nostri.

A suor Roberta e suor ItalaInaspettato il vostro congedo da Sondaloa tutti noi è arrivato.Figure importanti per la vita di un paese,punto di riferimento per gli anziani,i malati, i bimbi dell’asilo, la catechesi, l’oratorio e il Grest.Suore sempre attive, mai stanche,presenti in ogni circostanza, scattanti come gazzellee devote al Signore e alla Madonna come “ancelle”.Come non ricordare le allegre camminate,le feste, le gite organizzate,ma anche la vicinanza discreta al dolore e alla sofferenza altrui.Una vita intera suor Robertavissuta accanto a noi per quarantadue anni, con la fede più vera e affiancatadallo spirito giovane e vivacedei nove anni di suor Itala. Queste rime vorrei donare, un sentito “Grazie” vorrei direper tutto il bene che avete elargito.La luce di un nuovo solevi accompagni sempre nella vita.

Adelina Della Bosca

L’incontro con suor Itala

Personalmente non ho un episodio “da applausi” o

da “strappa lacrime” che risalti sopra alle altre piccole volte in cui ho scambiato due parole con le suore. Ma posso dire che ricorderò per sempre la prima volta in cui incontrai Suor Itala: una suora ai miei occhi diversa rispetto a quelle che erano già state a Sondalo.Rimasi colpito dal modo in cui si rivolgeva a noi: sempre con un sorriso che la faceva sembrare, oltre che molto frizzante e positiva, anche disponibile e felice di essere in mezzo a noi.Infatti le dissi che ero contento che finalmente in oratorio fosse arrivata una persona così, col suo carattere e modo di fare. Mi ricordo proprio che le feci promettere di non andarsene via per almeno 10 anni e di non lasciarci come aveva dovuto fare don Feliciano. Beh, ora che se ne va mi au-guro, di cuore, che la stessa impressione possa ripetersi a un giovane del suo nuovo pa-ese: perché se lo merita e per me significherebbe che non ha perso la forza e l’entusiasmo.

Samuele

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nsiemeIC 31Il saluto alle suore Mondadizza

L’estate a MondadizzaLa festa del Santo Patrono

Con l’arrivo della bella stagione anche le attività del nostro pic-colo paese sono riprese. Si è

iniziato con la festa del nostro Patrono San Giovanni Battista. Per l’occasione il gruppo volontari dell’oratorio ha allestito il mercatino, riuscendo a coinvolgere anche i villeggianti da anni affezionati a Mondadizza nell’allestimento delle bancarelle, della pesca e nella prepa-razione dei dolci. Prelibatezze, strudel e crostate, che non fanno in tempo a raffreddarsi che vengono già richieste.Nel mercatino che viene preparato con cura, in base agli articoli, si trova sem-pre qualcosa di utile e interessante.

Anche i bambini hanno voluto contribu-ire e, organizzandosi da soli, armati di pennelli e colori hanno dipinto graziosi sassi che hanno poi venduto, mostran-do la volontà di contribuire anche loro. Certamente San Giovanni avrà apprez-zato molto la loro iniziativa. È giusto ri-cordare che la nostra parrocchia ha un Santo Patrono unico nel suo Essere. Fu il primo Profeta, il primo Apostolo e il primo a dare un Battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. Egli fu il precursore di Gesù; predicando, prepa-rò il popolo alla sua venuta. Impartendo il Battesimo che Gesù gli chiese, lo fece conoscere portando a termine la sua missione. Nella sua umiltà, ritirandosi nel deserto, affermò: “Egli deve crescere e io dimi-nuire”; l’insegnamento per noi è quello che Cristo deve crescere nella nostra vita e il nostro io diminuire, e come Gesù fu la Parola e San Giovanni la Voce, an-che noi nella nostra vita, famiglia e co-munità, dobbiamo essere la Voce.

La festa di Ferragosto La festa di Ferragosto ha avuto un’ot-tima riuscita premiando l’impegno del gruppo della vicinanza e i suoi colla-boratori, che nonostante il tempo incle-mente del giorno precedente, sono riu-sciti ad allestire il tutto in tempo record curando tutti i particolari.Si è degustata una buona cucina ac-compagnata dalla sempre apprezzata polenta di Attilio. Con la musica e il Ka-raoke si sono potute apprezzare delle belle voci. Anche qui i giovani si sono impegnati con responsabilità durante lo svolgimento della festa, aiutando nella cucina e nell’intrattenimento dei piccoli con vari giochi. Una giornata trascorsa gioiosa all’aper-to immersi nella natura allietata anche dalla visita di Suor Itala. Questa ricor-renza, al di là del divertimento, offre lo spunto all’incontro e al ritrovarsi sia tra paesani e con i villeggianti. Ci si siede al tavolo davanti ad un bel piatto fumante e viene naturale parlare con chi ti sta a fianco, sia egli conosciuto o no. La cosa

che colpisce di più è trovarsi a parla-re con chi è andato via dal paese per lavoro o altro e ritorna per le vacanze. Dopo i soliti convenevoli il loro discorso rispolvera il passato e si ricordano di quando anche loro giocavano su quel campo sportivo e adesso ci tornano con la loro famiglia e guardano i loro figli o nipoti divertirsi come ai loro tempi e sentono dentro di sè quell’importante senso della continuità. Torneranno in cit-tà ricordando l’odore dell’erba appena calpestata e il calore del falò, che verso la fine della serata è stato acceso con grande gioia per grandi e piccoli.

Sara Bianconi & Orsola Genovese

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nsiemeIC 33La voce della storia La voce della storia

Nell’alto Medioevo Sondalo era definito “locus”, insediamento rurale accentrato, e “fundus”, in quanto circondato da un territorio di propria competenza con un edificio religioso. Nel 1220 era già Comune; al nucleo principale erano collegate

le frazioni le cui rappresentatività erano stabilite da antichi statuti che consideravano il territorio partendo dal ponte di San Rocco: a Sud Ovest le contrade di Somtiolo, Taron-no, Migiondo, Sommacologna e Montefeleit e a Nord quelle di Mondadizza, Grailè, Le Prese, Frontale e Fumero. A capo del Comune vi era il decano aiutato nel suo incarico oltre che dai consiglieri anche da otto anziani, di cui sei nominati dalla frazioni e due da Sondalo. Ad essi spettava la manutenzione delle strade, il mantenimento della viabilità, la vigilanza delle norme durante le pestilenze e la distribuzione delle elemosine. Gli abitati e i sentieri erano posti lungo le pendici della montagna o in posizione di sicurezza

dalle piene dell’Adda che con le sue esondazioni occupava il fondovalle. Le vie di comunicazione erano sentieri, o al meglio

mulattiere, percorribili a piedi ed i tra-sporti si facevano a spalla e a dorso di animali. Sondalo era un passaggio obbligato per Bormio e i passi verso la Svizzera ed il Tirolo. Lungo questo percorso sorsero gli ospizi (xenodochi), luoghi di sosta e ristoro per i viandanti, i mercanti e i pellegrini, tra cui si ricor-dano l’ospizio di Santa Perpetua a Tira-no, quello di san Remigio a Poschiavo e quello di San Martino a Serravalle. Nel 1010 il vescovo di Como istituì l’abbazia di sant’Abbondio, dotandola di numerosi beni sparsi in tutta la diocesi. Tra questi vi era la chiesa di santa Maria a Sondalo e quella di san Martino di Serravalle, i cui monaci scendevano a prestare il servizio pastorale a Sondalo. Nel 1234 il consiglio del Comune diede una residenza stabile ad un monaco Benedettino che prestava il servizio religioso. Sebbene Sondalo ap-partenesse alle Pieve di Mazzo, cominciava

già a concedersi una certa autonomia e a ricordo di questa dipendenza rimane il nome della località de ì prà de la Círa, situati sulla sinistra del Lenasco. Uno de-gli obblighi della comunità di Sondalo a favore di Mazzo era di fornire un congruo obolo di cera per uso liturgico. La chiesa parrocchiale di santa Maria Mag-giore, che con la sua brillante architettura domina sul paese, è sempre stata il simbolo di identità della nostra comunità. Sentivo raccontare da mia mamma e da Virginia di Talamè che durante l’ultimo ampliamento della chiesa nel 1895 tutti i ragazzi, dopo la scuola, portavano la sabbia col gerlo dal greto dell’Adda al piazzale della Chiesa con-tribuendo volontariamente al miglioramento della loro chiesa. La religione con il concetto cristiano di carità come amore tra gli uomini, di fiducia nella Divina Provvidenza in cui Dio vede e provvede, costituiva un sentimento profondo e ne derivava una morale collettiva praticata attraverso le azioni. L’idea del bene comune e del rispetto era dentro le coscien-ze e non imposto dall’esterno. Mantenere la parola, il buon nome e la rettitudine morale erano condizioni di vita unite a una cristiana rassegnazione tanto che non si usava chiu-dere a chiave le porte di casa.

Le diverse famiglie piuttosto numerose erano legate da vincoli di parentela che traman-davano lo stesso cognome e nome; per distinguersi si adottavano vari soprannomi “scutum”, alcuni scomparsi con l’estinzione delle famiglie come i Gianési, i Gnìf, i Fanīn, i Macuchīn, i Béi e altri tutt’ora usati come i Mazöla, i Maranīn, i Fincīn, i Capelìna, i Mónec e tanti altri. Ogni nucleo familiare funzionava come una piccola azienda agricola pastorale autarchica che consumava quello che produceva con scarsissima disponibilità di denaro. Molte case avevano il forno che si teneva acceso

Storia, tradizioni e ricordi sondalini

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nsiemeIC 35La voce della storiaLa voce della storia

per più giorni per panificare per la famiglia e per i vicini usando la segale delle piccole proprietà che ciascuno aveva. Le ciam-belle si infilavano in pertiche appese ai soffitti per farle seccare e duravano qualche mese. Oltre che al pane si preparavano “li Curnàta”, focacce di cruschello e di patate lesse. La mia zia Ména di Maranīn, quando panificava, me ne dava sempre una. Durante le messe di settimo dei defunti si usava distribuire ai fedeli il “Pane dell’elemosina”, un pane di frumento che a quel tempo era una prelibatezza, simbolo di sostegno e fratellanza. Era essenziale per la sopravvivenza delle famiglie, in genere molto numerose, l’allevamento di mucche e capre per i prodotti caseari e di pecore per la lana. Il foraggio prodotto nei prati non bastava ed era necessario sfruttare i pascoli a diversi

livelli di altezza. L’andare “a mont” iniziava a primavera inoltrata e proseguiva fino all’autunno. Per migliorare la produzione si dissodavano i terreni ammucchiando i sassi e formando “li ghènda” e “li muràca”. Prima di partire per l’alpeggio si faceva colare della cera tra le corna delle mucche formando una croce per preservarle dai pericoli. Durante le lunghe sere invernali, invece, la stalla con il “filò” assumeva una funzione sociale: le famiglie del vicinato si riunivano e al lume di una lanterna si scambiavano notizie, esperienze; gli uomini riparavano attrezzi e le donne filavano e facevano la calza. Le stalle più frequentate erano quelle dei Gabūsc (Zazzi), di Stūc (Castelli), dei Macuchìn (l’attuale caserma dei carabinieri) e dei Mónec (Garavatti).

Lungo la scala dei morti della chiesa parrocchiale c’è una porticina che dà accesso alla dispensa della chiesa, dove era collocato un grande cassone a scomparti (granēr) dove la gente portava le offerte come segale, frumento e patate per il clero, elemosine o per il cambio delle sementi. Per questo si celebrava la funzione del “Semmā”, il seminato, in suffragio dei defunti. Per il mantenimento del prevosto e dei canonici veniva raccolto nelle due latterie di Tera Picena e Grenda il latte di una giornata per fare due caserate.Un’altra tradizione era quella della distribuzione dell’ulivo benedetto che si teneva la domenica delle Palme e si svolgeva con il sacrestano che passava in tutte le case e le distribuiva a tutte le famiglie. A Sondalo l’ultimo distributore è stato Giúsèf Capelìna, Toni Puìna sul Montèfeleit, Erminio de Giusfon a Sommacologna, Batista del Mulin a Migiondo e i Curnata a Taronno. Si usava mettere un rametto di ulivo sopra la testiera del letto, uno nella stalla per la benedizione degli animali, due rametti a forma di croce nel solco durante la semina con l’invocazione: “Siménza in tèra e šperènza in Dio”, quasi un collegamento tra la terra ed il cielo.

Pur vivendo poveramente e con scarsissime possibilità economiche i nostri avi ci hanno lasciato un ricco patrimonio artistico-religioso come gli affreschi sulle case per chiedere la protezione dei santi, i Santèi ai trivi delle strade, le santelle ai bivi delle strade di campagna. Gli ex-voto, le congregazioni religiose e l’affluenza alle funzioni sacre testimoniano quanta fede era radicata nell’animo della gente. Con le rogazioni, processioni propiziatorie, si pregava chiedendo l’intercessione divina contro le avver-sità di atavica memoria: la guerra, la carestia, la fame e le pestilenze e si benediceva la campagna verso i quattro punti cardinali perché tutto fosse coperto dal sacro.Questo modo di vivere si mantenne fino agli anni ‘50 e poco oltre; progressivamente il cambiamento sociale con la-vori più remunerativi, l’avvento della tecnologia ed il progres-so permisero un tenore di vita migliore lasciando alle spalle questo mondo che ormai non esiste più. Sarebbe bene conservare i veri e autentici valori della vita come la fede, la moralità, il rispetto e la solidarietà.

Leandra Pozzi

I confratelli del SS Sacramento partecipano a Grosio alla processione conclusiva del Congresso Eucaristico Zonale (19 maggio 1963). Lo stendardo veniva portato solo in occasioni straordinarie: la volta precedente (24 agosto 1947) a Bormio per il trasporto del crocifisso di Combo a ringraziamento per la fine della guerra.

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nsiemeIC 37ContributiContributi

Cardinale Martini: Forza e timidezza“La verità non sta nell’apparire, ma nell’essere. Sulla carica li-beratrice che solo il vero può dare, ha giocato tutta la sua vita” Bruno Forte Arcivescovo di Chieti-Vasto

Alla fine di agosto di un anno fa moriva il Cardina-le Martini. La malattia lo

aveva debilitato fisicamente, ma lo spirito restava forte, sostenuto dalla sua fede profonda, abban-donata al volere di Dio. C’è molto da imparare da lui, anche i laici dalle posizioni più o meno distanti dalla Chiesa. Ascoltava tutti con profonda attenzione e umiltà; così scrive l’arcivescovo Bruno Forte che gli è stato vicino negli ultimi momenti della sua vita terrena. “Martini ascoltava le ragioni dell’al-tro, le prendeva sul serio, per capire meglio con Lui la Luce che abitava il suo cuore, per dire Dio con tutto l’amore possibile al cuore dell’altro, per condividere generosamente il dono … Il Cardinale amava la verità infinitamente più di se stesso”. E per amore del vero era pronto a pagare di persona. Continueremo ad aver bisogno del Cardinale Martini ancora per tanto tempo: uomo contemplativo, uomo dell’ascolto, servo umile e fedele della verità.

Infatti come motto episcopale aveva scelto una frase di san Gregorio Magno: “Per la verità amare le avversità e guardarsi dal successo con timore”.Grazie cardinale Martini!

Lorenzo Partesana

L’infanzia perduta

Tablet, smartphone, telefonini, computer, videogiochi, ipad … quanta tecno-logia impazza nell’infanzia dei bambini di questo nostro tempo. L’informatica ha fatto passi da gigante per l’intrattenimento e la comunicazione nel settore

scolastico e non, ma a quale prezzo?Gli over 40 di oggi, credo abbiano vissuto un’infanzia dove tutti questi “marchin-gegni” non esistevano. C’era posto per la fantasia e la creatività nel realizzare piccoli oggetti manuali, per i giochi all’aperto con altri coetanei, per le sane camminate sui monti in estate o per gli altri sport in inverno. Sono sempre pochi i bambini oggi che sanno costruire e realizzare un oggetto qualsiasi, un gioco, un aquilone con la carta o altri materiali di bricolage o fai date.Che i bambini di ieri fossero più intelligenti rispetto a quelli di oggi?Non credo sia il fattore intelligenza, ma si sviluppavano di più la fantasia, la creatività, la manualità, il pensiero diretto a tu per tu e si cresceva per gradi.Il tempo che i genitori dedicano ai propri figli ora, è talmente poco e spesso sono assenti entrambi per lavoro, (un solo stipendio non basta per far quadrare le spese famigliari!), così troviamo questi figli o dai nonni (chi è ancora in grado di accudirli) o spesso soli in casa davanti alla tv o al computer per ore e ore. Non dimentichiamo che la fascia d’età dai 3 ai 13 anni è l’età evolutiva, di cre-scita, essi sono come le spugne assorbono tutto nel bene e nel male e quindi più fragili e a rischio. La tv e i videogiochi hanno un effetto negativo sul cervello se esposti per tante ore e possono alterare le cellule nervose danneggiandole e si hanno disturbi sull’attenzione e sulla realtà. Si possono avere picchi di aggressività o apatia o iperattività. Con il passare degli anni si possono sviluppare forme di malattia neurologiche e o psichiatriche. Un tempo i giochi erano in gruppo nei cortili delle case, a squadre all’oratorio e si viveva all’aria aperta per rincasare all’ora di cena stanchi, sporchi e a volte con qualche graffio o sbucciatura alle ginocchia per le cadute, ma sereni. Chi non ricorda i giochi come bandiera, pallamano, la corda, le due palline rompicapo che si facevano toccare una contro l’altra per poi farle fare il giro intero, tenendole ad un anello con una mano, il sasso tirato per terra, le biglie, un due tre stella…? Ora si notano sempre più fanciulli chiusi, amorfi, caratteriali, apatici, disorientati, irascibili, paiono appartenere ad un altro mondo, ovvero fuori dalla realtà. Come sarebbe bello poter fermare il tempo e far riscoprire ai bimbi di questa nuova generazione il gusto e il piacere dei cari vecchi giochi riposti in soffitta magari spendendo un po’ del nostro tempo tralasciando il nostro egoismo, giocando con loro e ascoltandoli un po’ di più.

Adelina Della Bosca

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nsiemeIC 39Padre Bonaventura

BusinaroPadre Bonaventura Businaro

Ricordiamo

Padre Bonaventura Businaro, camilliano, è stata una figura che ha segnato la storia di Sondalo e degli abitanti del pa-ese, così com’ è stato una presenza costante e rassicurante

a fianco dei pazienti dell’Ospedale Morelli.Giovane veneto estroverso e di personalità decisa e tenace, ma anche spirituale e dolce, era arrivato a Sondalo nel 1957, tren-tenne, per il suo servizio religioso al “Villaggio”, con un gruppo di camilliani responsabili del servizio religioso.Animatore innato, ha sempre pensato che non era sufficiente svol-gere la sua missione sacerdotale chiuso nell’ambito ospedaliero,

e così comincia a frequen-tare e a conoscere un grup-po sempre più numeroso di persone nel paese.Estraneo alla chiusura verso qualsiasi forma di confessione religiosa, di razza, di estrazione so-ciale, diventa una presen-za significativa anche in Sondalo.Molti ricorderanno il per-sonaggio sfrecciante con la sua veste talare nera con gran fascia rossa su una grossa motocicletta Guzzi, era allora piutto-sto insolito per un prete, come amava definirsi.Intuisce poco a poco come e l’Ospedale e il paese siano piutto-sto isolati e ne soffra-no, specie in campo culturale: la viabilità era peggio di quella

odierna, non tutti avevano l’au-tomobile, non c’era ancora la televisione con i suoi beni ed i

suoi maliPadre Bonaventura fonda dapprima un coro, il coro “Storile”, che

debutta con un repertorio dedicato a canti della montagna ed è tanto abile anche musicalmente da portare i suoi coristi verso il repertorio classico, al quale si appassionano.Non gli basta, vuole fare ancora qualco-sa per la popolazione, ed offrire a Sondalo una vita culturale; i legami che nel frattem-po aveva stretto con chi operava nell’Ospedale e fuori si moltiplicano e la sua idea viene condivisa e sostenuta.Nasce così da questa “idea” la fondazione degli “Amici della Musica” di Son-dalo: si era nel 1962.Organizza instancabilmente, trova collabo-ratori, anche le conoscenze personali lo aiutano, come quella di Claudio Scimone e de “I Solisti Veneti”, stelle montanti nel panorama musicale internazionale.Saranno loro ad inaugurare la prima Stagione, dove?In un bar, si chiamava “Luce” (un segno?), i soci erano una cin-quantina, ma l’avventura prende piede inizialmente anche cinema di qualità e viaggi musicali.L’avventura continua ancora oggi dopo cinquantun’anni, con i segni che lui voleva, qualità alta perché al pubblico è dovuta e messaggio sociale.Padre Bonaventura lascia Sondalo nel 1969 per il Canada, dove viveva un fratello, spinto da una irrequietezza di spirito che non sempre lo ha fatto sentire in perfetta consonanza con la sua comunità ecclesiale. Ritorna a Sondalo nel 1986, per riprendere la sua vita di camilliano in Ospedale e di organizzatore musicale con i suoi “Amici della Musica”.Era anche valente organista e spesso all’organo si isolava per riflettere.Nel 1998 lascia Sondalo per l’Ospedale al Lido di Venezia, dove continua ad operare come sacerdote. Una grave menomazione della vista gli limitava, negli ultimi anni, la lettura tanto amata, ma poteva ascoltare musica e di questo gioiva. Il 29 maggio muore per un’embolia polmonare, successiva a una caduta uscendo dalla Messa.Una morte rapida, come lui l’avrebbe voluta.

Consiglio direttivo degli “Amici della Musica di Sondalo”

Amici dellA musicAs o n d A l o

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nsiemeIC 41L’intervista a...L’intervista a...

Silvia, da quando nasce questa gran-de passione per la danza?Ho sempre avuto una grande passione per la danza fin da bambina, ma non avrei mai immaginato che il mio sogno sarebbe diventato il mio lavoro. Ho ini-ziato a praticare danza classica nella scuola di Gianna Manoni a Tirano a cin-que anni e a tredici ho fatto l’audizione per entrare alla Scuola di Ballo dell’Ac-cademia del Teatro alla Scala. 

Una passione che ti ha però richiesto anche grandi sacrifici vero?Si, quando mi hanno ammessa al terzo corso, degli otto previsti dal percorso accademico, ero felicissima ma anche un po’spaventata perchè questo signi-ficava andare a vivere in un’altra città, lontana da casa, dalla famiglia, dagli amici e perchè avrei dovuto cambiare completamente la mia vita. È stata una decisione difficile da prendere, ero molto piccola, ma alla fine la passione ha vinto sulla paura.

Una scelta difficile, che però hai af-frontato con l’aiuto della tua famiglia.Certo, devo ringraziare i miei genitori se sono riuscita ad affrontare questa av-ventura, loro mi hanno sempre aiutata e sostenuta, ma soprattutto hanno fatto grandi sacrifici per darmi la possibilità di frequentare una scuola così prestigiosa. È stato un percorso davvero difficile: ho frequentato a Milano la terza media e in seguito tutti gli anni di scuola superiore. 

Seguire una passione così coinvol-gente ed impegnativa non è semplice specie per una ragazza che deve se-guire anche la scuola, hai avuto una forte tenacia, come hai fatto?La mia giornata iniziava alle nove del mattino con le lezioni di danza che pro-seguivano fino alle quattro e mezza del pomeriggio e dalle diciassette alle ven-tuno e trenta ero impegnata con il liceo serale. Tornare a casa la sera e non po-ter vivere le piccole cose che volte ci sembrano scontate e che invece sono così importanti come mangiare con la famiglia, parlare del più e del meno, è stato davvero molto triste, anche se

dal secondo anno, fortunatamente, mio fratello Ivan ha iniziato a frequentare l’università a Milano e quindi ho avuto almeno il conforto della sua presenza. Mi è mancato molto anche il mio paese, non poter coltivare le amicizie dell’infan-zia e frequentare l’oratorio come facevo prima di andar via, anche se durante le vacanze estive ho continuato a parteci-pare al Grest e ho cercato, nel limite del possibile, di mantenere un legame con le mie origini perché credo che questo sia davvero molto importante.

Tanti sacrifici ma ora tante ricompen-se, hai avuto coraggio e ora sei stata ricompensata!Ho avuto delle opportunità incredibili, ho conosciuto e a volte ballato con perso-naggi del mondo della danza davvero affascinanti, ho visitato per lavoro alcune bellissime cittá come Madrid, Belgrado, Londra, Vienna e a settembre andrò a vivere in Francia dove ho trovato lavo-ro come ballerina nel corpo di ballo del

“Theatre du Capitole” di Tolosa. Purtrop-po non avrò la possibilità di tornare a casa spesso e questo ancora una volta mi spaventa un pò, ma cercherò di af-frontare al meglio anche questa nuova avventura.

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nsiemeIC 43FidanzatiFidanzati

Così, a questo punto mi sono permes-so di dare voce a una coppia che ha partecipato, per sentire da loro alcune preziose impressioni che trascrivo.

Cosa significa avere un bambino per una coppia?Crescere e diventare una famiglia: da bambino spensierato e giovane ti tra-sformi in una persona più responsabile per il lavoro, la casa …; insomma insie-me bisogna decidere per un’altra perso-na che ha bisogno di essere protetta. La nascita di un bambino unisce molto di più una coppia: la coppia inizia a girare intorno al bambino che fin da piccolo coglie le nostre tensioni e difficoltà e noi dobbiamo sforzarci di contenerle. La nascita di un bambino è il corona-mento dello stare insieme: aver voglia di costruire e far crescere responsabil-mente un bambino “nostro” che dipende completamente da noi.

Avete fatto il percorso di preparazio-ne al matrimonio, cosa è stata per voi questa esperienza?Lo consiglierei a tutte le coppie: so-prattutto a quelle indecise sul fatto di sposarsi in comune o in chiesa. Non si deve partire prevenuti come è successo a noi. Magari non si è proprio praticanti cioè si va a messa…, ma forse non ci si sente di affrontare un corso (è stato così anche per noi!). Ma già dopo il pri-mo incontro siamo arrivati a casa e ci siamo detti “Siamo stati bene, è stato un bell’incontro quello di stasera, è stata una bella messa …; l’aspetto religioso non ha prevalso, non ha schiacciato il clima di armonia che si era creato tra di noi. All’inizio prevaleva la timidezza, poi

progressivamente si è instaurata la fidu-cia che ci ha permesso di poter parlare della nostra fede: è sgorgato un fiume di parole. Il corso lo consiglieremmo a tutti: si sono instaurate nuove amicizie, conoscenze e confronti anche sui figli e poi con un don così… è stata una bella esperienza!Non pensavamo che fosse necessa-rio…, noi volevamo battezzare il bambi-no, invece è stata un corso significativo. Immaginavamo fosse diverso … È stata un’esperienza positiva: si rifletteva tra di noi prima di dormire o con le altre coppie circa le riflessioni che aveva-mo sentito dai vari relatori. È stata una esperienza significativa che è durata un anno, con incontri mensili con relatori competenti e che mettevano a proprio agio; il percorso non ci è pesato.

Cosa potrebbe significare per voi es-sere cristiani nel matrimonio ed essere sposati da Cristiani ?Il corso in preparazione al matrimonio cristiano ti avvicina tanto alla Chiesa: non è un’imposizione; è un percorso che ti viene proposto e che ogni coppia

può scegliere di intraprendere e vivere liberamente. Facendo il corso si dà più significato al matrimonio e ci si rende più consapevoli dentro la Chiesa. Il cor-so aiuta a riavvicinarsi alla fede; ribalta l’idea di Dio: un Dio che non chiede di essere e fare, ma un Dio che ti fa riflette-re su ciò che Lui fa per te. La prospettiva è diversa: ognuno fa i suoi passi guidato dal cuore e in estrema libertà. Ci si apre di più anche a riflettere su chi abbiamo incontrato nel corso della giornata: la fede aiuta a riflettere e stare meglio.Sposarsi in Chiesa è dare un valore in più all’unione di una coppia: entrare come famiglia in una comunità. Non è solo apparenza, ma il condividere e l’en-trare a far parte di una comunità cristia-na, magari anche nuova, ma più sentita.

Da più o meno tempo convivete: ades-so, dopo il corso, come valutate la vo-stra convivenza?Come un’esperienza da completare so-prattutto in funzione del figlio. Il corso ha rafforzato l’idea che era già presente di sposarci. La convivenza con un figlio è già una forma di famiglia e con il matri-monio cristiano iniziamo a renderla più completa.La convivenza non la vediamo come un aspetto negativo: sappiamo di non essere in regola. Dopo il corso, la nasci-ta del bambino e il battesimo ci siamo resi conto che ora la nostra vita è più orientata.

Ora sono aperte le iscrizioni per il per-corso di questo prossimo anno: atten-do le richieste che mi auguro siano numerose e ricche di fiducia.

don Battista

In cammino… verso il Matrimonio

Dall’ottobre 2012 fino a pochi giorni fa – agosto 2013 – nove coppie di giovani delle Parrocchie di Son-

dalo e di Frontale hanno percorso un cammino di preparazione al matrimonio cristiano, con la partecipazione di don Umberto e di don Battista. Non ho paura a riconoscere che è stata davvero un’av-ventura che ha dato a tutti una soddisfa-zione superiore alle nostre attese… C’è da augurarsi che pian piano cadano dal cuore dei giovani di oggi e di domani al-cuni pesanti pregiudizi e diffidenze che da tempo accompagnano tutto ciò che riguarda l’essere cristiani, la ricerca sin-cera e onesta del significato dell’amore umano, della sessualità umana, della nascita di un figlio, dell’amicizia tra gio-vani coppie. E insieme cadano anche troppe diffidenze riguardo alla Messa, come se fosse sempre e solo un fatto noioso e inutile, da vecchiette o da bam-bini incoscienti. La proposta prevede-va di incontrarsi una volta al mese, di sabato sera, con la partecipazione alla Messa prefestiva delle 18, cui seguiva la pizza per tutti in Oratorio e infine l’incon-tro di circa un’ora e mezza in sala ‘Suor Laura’, con la testimonianza di alcune persone che ci hanno aiutato a discu-tere, a riflettere e a capire.

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nsiemeIC 45Pellegrinaggi Pellegrinaggi

Camminare verso Santiago

Partendo dal confine francese a cavallo dei Pirenei entra-re in Navarra, terra di fieri Baschi, per poi scendere nella Rioja con le sue vigne e colline dorate …arrivare a Bur-

gos ed affrontare le impassibili Mesetas: 300 Km di altopiano, cotto dal sole e spazzato dal vento, per poi scendere a Leon (le vetrate della cattedrale sono di un altro mondo), risalire ad O’Cebreiro ed entrare finalmente nell’umida Galizia con il suo aroma di eucaliptus e poi silenzioso e discreto eccolo ar-rivare: Santiago. Questo è il cammino, geografico almeno. Poi c’è il Cammino più personale, emotivo, umano e per qual-cuno, religioso e spirituale. Per i primi giorni, ancora in Navarra mi guardo intorno disorientata, si entra in contatto con quelli che saranno i miei compagni per una parte di viaggio. I primi giorni, cammino a testa bassa “voglio arrivare, voglio riposare, dormire”. Sono concentra su me stessa. Mal di piedi, di gambe, dolori a muscoli e tendini che non credevo possibile avere proprio in quel preciso punto del mio corpo. “Mah?!?” Poi la svolta, l’organismo si adatta, non che passi il dolore (sia mai...), semplicemente im-paro a conviverci, ad assecondarlo ad ascoltarlo. Ed è a questo punto che mi accorgo della bellezza che ho attorno: centinaia di

persone (che per altrettanti di-versi motivi) camminano,  che insieme scandiscono il giorno con gesti ripetitivi e rassicu-ranti. Si entra in assonanza e si diventa strumenti incon-sapevoli della melodia del pellegrinaggio, che ci ac-compagnerà fedele fino a Santiago. Questo è il momento di maggiore comunione con gli altri, le distanze chilome-triche smettono di essere una preoccupazione, la melodia è fatta di sempli-ci gesti, sorrisi, fiducia, storie di vita, incontri. Il Cammino ti regala un mondo fatto di persone e di amore. Poi arriva Santiago, i sentimenti sono contrastanti, grande felicità ma un vago senso di smarrimento dovuto alla consapevolezza che la pace provata sta per finire, è ora di rientrare nella vita vera. Tuttavia ogni pellegrino porterà un pezzo del Cammino con sé, per coltivarlo per non lasciare che il Cammino rimanga solo una parentesi, ma sia un seme che possa germogliare costante nel cammino della vita.

Alice Baldaccini

In cammino

Non è facile condensare in poche ri-ghe 800 km di cammino, percorsi in 31 giorni. Non è facile condensare

paesaggi, visite, sentimenti ed emozioni che mi hanno toccato nella lunga “pas-seggiata” fino a Roma, partendo da Son-dalo e passando per Como, Milano, Pia-cenza, passo della Cisa, Lucca, Siena, Viterbo… Non è facile, provo a farlo con tre verbi: incontrare, arrivare, ritornare.Il primo – incontrare – perché mi sono reso conto della fatica, vera e profonda,

del camminare da solo, del viaggiare senza nessuno vicino a te. Perché mi sono venuti incontro molti preti, ognuno con le sue caratteristiche e particolarità; ognuno con la sua storia; ognuno segnato dalla fatica e la gioia di seguire il Cristo. Perché, quando dopo 13 giorni li ho incontrati, gli altri pellegrini come me mi hanno aiutato a capire, ancora una volta, ancora più in profondo, la mia vocazione come prete.Arrivare, perché la meta, Roma, non è stata solo il traguardo del camminare fisico, ma ha acquistato una valenza ben più grande, più importante: è stata per me la con-clusione di un itinerario iniziato 15 anni fa, quando scesi per la prima volta in Vaticano per iniziare la mia esperienza in preseminario. Ritornare, infine, perché il cammino finisce, le mete si raggiungono, gli obbiettivi si centrano, ma se tutto questo non modifica il mio modo di essere, di vivere nella mia esistenza quotidiana, non rimarrà altro che una bella esperienza… e nulla più! Ritornare, perché tutto quello che camminando ho visto, ho scoperto, ho incontrato non sia solo un mio bel ricordo, ma possa arricchire i miei fratelli e la mia comunità!

don Elio Partesana

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nsiemeIC 47Dall’oratorio Un libro da leggere

BICINCAMPO

Domenica 28 luglio 2013 si è svolta la Seconda Edizione della manifestazio-ne “BICINCAMPO”. È stata organizzata da Ivan e Remo insieme ad alcuni aiutanti e ha visto protagonisti i bambini e i ragazzi di Sondalo. Il percorso,

costituito da una GIMKANA, si è svolto al campo sportivo parrocchiale in una giornata molto calda e afosa. Anche se non eravamo in molti, c’era comunque un bel clima di allegria e competizione. Tutti hanno dato il meglio di sé e il tifo del pubblico non mancava. Durante il percorso poi c’era don Battista che faceva un po’ di scherzi ai concorrenti e che con l’acqua rinfrescava tutti! Dopo la gara, si sono svolte le premiazioni con le medaglie dal primo al terzo classificato, di tutte e tre le categorie: LEPRI (dall’asilo fino alla 2° elem.), VOLPI (dalla 3° alla 5° ele-mentare), AQUILE (scuole medie…). Alla fine tutti hanno potuto dissetarsi e fare una bella merenda con pane e nutella offerta dall’oratorio. È stato molto bello ed emozionante!!! Ci rivediamo tutti alla prossima edizione…

Francesca G.

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CategoriaLEPRI

(scuola materna fino alla 2° elementare)

FEMMINILE1° class. MICHELA DAL POZZO (2006) 46” 972° class. REBECCA PINI (2005) 49” 403° class. GRETA CRISTANI (2006) 55” 55

MASCHILE

1° class. ALESSIO PARTESANA (2006) 41” 652° class. SAMUELE COSSI (2006) 42” 163° class. MARCO CASTALDELLI (2007) 58” 204° class. LORENZO BARETTO (2007) 1’ 21” 51

Categoria VOLPI(dalla 3ª alla 5ª

elementare)

FEMMINILE

1° class. MIRIAM CASTALDELLI (2002) 1’ 04” 232° class. ELISA CARNEVALI (2004) 1’ 08” 363° class. CRISTINA BOGDAN (2003) 1’ 15” 114° class. TERESA CASTALDELLI (2004) 1’ 17” 715° class. FRANCESCA GIORDANI (2003) 1’ 30” 126° class. ANNA GIACOMELLI (2002) 1’ 31” 67

MASCHILE

1° class. IGOR VAGHINI (2002) 56” 272° class. RICCARDO CARNEVALI (2002) 58” 183° class. GABRIELE MENINI (2002) 1’ 01” 204° class. IVAN PINI (2003) 1’ 07” 825° class. JACOPO CRISTANI (2004) 1’ 30” 326° class. ALBERTO BIFFI (2003) 1’ 31” 41

Categoria AQUILE(dalla 1ª

media in su)

FEMMINILE 1° class. ALEXANDRA BOGDAN (2001) 2’ 00” 62

MASCHILE

1° class. GABRIELE CASTALDELLI (2000) 1’ 47” 852° class. EMANUELE GIORDANI (2001) 2’ 10” 083° class. ANDREA DAL POZZO (2000) 2’ 11” 444° class. MATTEO SALVALAI (2001) 2’ 12” 185° class. LORENZO CARNEVALI (2001) 2’ 22” 276° class. CLARK TRIA (2001) 2’ 58” 07

GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI di Dominique Lapierre Rizzoli editore

L’autore e protagonista del libro presentato è giornalista e scrittore

di fama internazionale, no-tissimo soprattutto per aver scritto “La città della gioia”, da cui è stato tratto il film al-trettanto conosciuto.Il testo narra l’autobiografia dell’autore e si presenta con un titolo assai impegnativo: una frase evangelica tra le più famose, ma anche tra le più difficili da accettare e mettere in pratica, e allora si potrebbe pensare ad esso come a un “mattone” indigesto, da cui tenersi alla lar-ga… Invece no! Ecco già un bell’esempio di rovesciamento del nostro “pregiudizio”: è un libro che si legge d’un fiato, potrebbe essere definito un libro d’avventura! Come altrimenti si potrebbe definire la vita di La-pierre, così come lui ce la presenta, se non con questo vocabolo? Anche le sue notti di ragazzino, trascorse a letto con il coprifuoco nella Parigi occupata dai tedeschi, le narra come un’affascinante avventura, perché la realtà è sì quella che è, ma in base a come la guardi e a come la vivi si può trasformare completamente, quasi rovesciandosi. Ed è proprio in questa chiave, di rovesciamenti

continui di punti di vista, che si spiega il titolo del libro e che la storia, al di là della superficie avventurosa e movimentata, ac-quisisce anche un senso molto profondo, quello appunto che si richiama al Vange-lo. Questo passaggio è evidenziato con chiarezza nella quarta parte, in cui l’autore racconta la sua vita dopo i cinquant’anni,

quando l’incontro coi poveri di Calcutta, egli dice, “ha com-pletamente sconvolto la mia visione della vita”. “La mia vita cambiò, la mia visione del mondo e la ge-rarchia dei miei valori si tra-sformarono. Smisi di dare importanza ai falsi proble-mi… Quell’esperienza mi ha fatto scoprire il valore della condivisione. Per due anni nelle viuzze della Città della gioia non ho incrocia-to un solo mendicante… nessuno mi ha mai teso la mano né chiesto il minimo soccorso. Al contrario, non

si fa altro che dare”. Basterebbero queste frasi per spingerci a leggere questo libro e poi a leggere anche le altre opere di Lapierre, in particolare “La città della gioia”, ma anche “Mezzanotte e cinque a Bhopal” è altrettanto sconvol-gente. Sono testi che davvero ci aprono gli occhi e il cuore su mondi che forse molti di noi faticano anche solo ad immaginare, tanto sono lontani dalla nostra realtà, però esistono davvero e non possiamo non co-noscerli, perché non solo il Vangelo ci dice che gli ultimi saranno i primi, ma nel mondo globalizzato di oggi i lontani sono vicini!

Elia Tomé

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Dall’oratorio

Dall’oratorio

Campo a Livigno

Si è svolta, dal 20 al 23 giugno, la prima edizione del campo a Livigno per i ra-gazzi di prima e seconda media. Ospi-

tati nella casa parrocchiale, i ragazzi con gli animatori e gli accompagnatori, hanno vissuto quattro giorni intensi e divertenti: passeggiata lungo il lago, camminata in Val Federia con la Messa nella “tea” del don Battista, prova di coraggio al Larix Park, momenti di riflessione e preghiera, Via Crucis attraverso un lungo percorso in montagna seguita dalla “pizzata di mezzanotte” e domenica giornata finale di festa con i genitori: il tutto accompagnato da canti e risate! Un’esperienza che ci ha aiutati a conoscerci e a renderci più uniti e che sicura-mente verrà riproposta in un campo invernale.Vi aspettiamo sempre più numerosi!

Torneo di ping pong

Si è svolta all’Oratorio la seconda edizione del torneo di ping pong. 35 partecipanti, tra cui unica

rappresentante femminile, suor Itala si sono sfidati durante tutto il mese di luglio e la prima metà di agosto. Il tor-neo è stato reso carismatico grazie alla partecipazione di tre pilastri del ping pong valtellinese come Di Tondo, Pio-van e Mevio. Grandi aspettative per la terza edizione a cui tutti siete invitati a partecipare.

GREST

Quest’estate, come tutti gli anni, si è tenuto il Grest.

Noi, adolescenti fra i tre-dici e i diciotto anni, ci siamo attivati per orga-nizzare i giochi e le atti-vità. Per la realizzazione del Grest dobbiamo rin-graziare anche gli adul-ti per il grande aiuto di ogni giorno: si occupavano di preparare la merenda per i bambini - alla quale pure noi non rinunciavamo - inoltre, è impossibile evitare di citare l’aiuto considerevole che suor Itala ci ha of-ferto. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di avere a fianco anche don Elio, per noi punto di riferimento assieme alle educatrici della Stella Alpina Consuelo Biancotti e Anna Pini. Al Grest hanno partecipato anche i bambini di Frontale, accompagnati da don Umberto. Sebbene noi giovani fossimo numericamente svantaggiati rispetto agli anni passati siamo riusciti - nonostante le difficoltà iniziali - ad organizzare giochi, gite ed attività che sono piaciute ai bambini. Ci ha fatto piacere vedere i bambini contenti mentre giocavano guidati non da spirito di contesa, bensì da spirito di squadra. Inoltre sono stati partecipi ai momenti di preghiera e hanno compreso l’importante valore del “corpo”, tema affrontato quest’anno in tutti i Grest della diocesi. Speriamo di riuscire ad ottenere lo stesso successo anche il prossimo anno.

Riccardo Togni

Il Grest per me è stato un segno di amicizia e preghiera dove gli amici e animatori hanno fatto di tutto per farci divertire. Ma la cosa più essenziale erano i panini con la nutella da condividere con i compagni.

Claudia Cecini

sabato 5 ottobre dalle 15:00

GREST DAYper tutti al campo sortivo

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nsiemeIC 51Anno liturgico Dall’oratorio

www.pensieridelcuore.it

L’anno liturgico è il ciclo temporale con il quale la Chiesa celebra nel corso dell’anno tutto il mistero del Signore Gesù Cristo, presentandone la vita, l’insegnamento e rendendo attuali le sue azioni salvifiche; venera con particolare amore la Vergine Maria, madre di Dio e fa memoria dei martiri e degli altri santi che in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi.

6 gennaio Epifania

1 gennaio Maria, Madre di Dio

8 dicembre L’immacolata concezione

25 marzo L’annunciazione

19 marzo San Giuseppe

24 giugno Nascita di S. Giovanni Battista

6 agosto Trasfigurazione del Signore

15 agosto Assunzione di Maria

8 settembre Nascita di Maria

1 novembre Tutti i Santi

2 novembre Commemorazione fedeli defunti

L’anno liturgico inizia con la Prima Domenica d’ Avvento

L’anno liturgico termina con la XXXIV Domenica del tempo ordinario in cui la Chiesa festeggia Cristo RE dell’Universo

2 febbraio Presentazione di Gesù al tempio

Campo estivo a Schiazzera

Anche quest’estate, come l’anno scorso, alcuni ragazzi di terza media e delle superiori hanno partecipato al campo estivo di Schiazzera, svoltosi dal 3 al 9 agosto. Per tutta la settimana, noi ragazzi siamo stati seguiti dai

volontari dell’ OMG durante le gite e le attività, mentre la parte di riflessione e preghiera è stata curata dal don Battista. Il campo aveva come scopo ricostituire la gioventù sondalina, creando rapporti più solidi tra di noi e promuovendo nuove iniziative. Durante questa settimana fantastica abbiamo contribuito con i volontari alla gestione del rifugio e fatto una gita fino alla Cima Schiazzera, dove si trovano

la statua dedicata a Mama Ashu (Maria Assunta) e un diario su cui abbiamo lasciato un pensiero. È stata una bellissima

esperienza: un punto di partenza per una grande amicizia e per tan-te nuove proposte nel nostro oratorio. Speriamo di poter riproporre questo campo anche gli anni seguenti, per-ciò vi aspettiamo numerosi!!!

Annalisa, Michela & Michela

L’anno liturgico è il ciclo temporale con il quale la Chiesa celebra nel corso dell’anno tutto il mistero del Signore Gesù Cristo, presentandone la vita, l’insegnamento e rendendo

attuali le sue azioni salvifiche; venera con particolare amore la Vergine.

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ORARIO SANTE MESSE Giorni Ore

sondaLosan Francesco

lunedì, mercoledì e venerdì 8.00martedì, giovedì e sabato 18.00domenica e solennità 8.00 - 10.00 - 18.00

casa di riposo “Bellavista” sabato e prefestiva 16.30

mondadIzzamercoledì 17.00domenica 9.30

Venerdì 4 ottoBre Festa di san Francesco (ore 20:30 santa Messa in San Francesco)domenIca 6 ottoBre Madonna del Rosario (ore 10:00 santa Messa in San Francesco)Venerdì 1 noVemBre Festa di tutti i Santi (ore 14.30 Rosario al cimitero)saBato 2 noVemBre Giorno dei Morti (ore 14:30 santa Messa al cimitero)gIoVedì 21 noVemBre Festa Presentazione di Maria (ore 8:00 santa Messa a Bolladore)

BattesImINessuno

matrImonIMascioni Giovanni - Besio Selene 20 luglio 2013

deFuntICodazzi Daniele Giovanni di anni 73 3 giugno 2013Guizzetti Maria Caterina Jole di anni 79 16 giugno 2013Sozzoni Bernardo di anni 74 19 giugno 2013 Pasquinoli Giuliana Natalina di anni 72 16 luglio 2013Garavatti Silva di anni 63 31 luglio 2013Zvanut Liliana di anni 92 3 agosto 2013Saligari Pietro Antonio di anni 83 4 agosto 2013Pozzi Luciano Martino di anni 54 14 agosto 2013

Anagrafedal 1° giugnoal 31 agosto 2013

Sondalo parrocchia di s. maria maggiore

PARROCChIE DI MAZZO, SONDALO E TEGLIO

PELLEGRINAGGIO a ROMA dal 4 al 7 novembre 2013 (in pullman)programma generaLe• Lunedì ore 4:00 partenza, so-

ste lungo il percorso. Serata: S. Messa al santuario del Di-vino Amore.

• Martedì - mattino: a san Pietro Liturgia nelle Grotte Vaticane. Pomeriggio: visita guidata della città.

• Mercoledì - mattino: par-tecipazione all’udienza con il Santo Padre. pomeriggio: visite guidate e Santa Messa.

• Giovedì al mattino: parten-za per Assisi, Santa Messa, pranzo, breve visita della città e viaggio di ritorno. Rientro previsto in tarda serata.

Quota dI partecIpazIone Euro 450,00(minimo 45 partecipanti)Euro 490,00(minimo 35 partecipanti)Iscrizioni entro il 30 settembre con versamento acconto di euro 100Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a don Battista