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MENSILE D'INFORMAZIONE MENSILE D'INFORMAZIONE MENSILE D'INFORMAZIONE MENSILE D'INFORMAZIONE DELL'I.T.C. DELL'I.T.C. DELL'I.T.C. DELL'I.T.C. "DON LUIGI STURZO” "DON LUIGI STURZO” "DON LUIGI STURZO” "DON LUIGI STURZO” Edizione riservata ai Docenti, agli Studenti, al Pers. ATA ANNO VI ANNO VI ANNO VI ANNO VI - 8 26 GENNAIO 2007 26 GENNAIO 2007 26 GENNAIO 2007 26 GENNAIO 2007 STURZONEWS Edizione straordinaria G G G IORNATA DELLA IORNATA DELLA IORNATA DELLA IORNATA DELLA M M MEMORIA EMORIA EMORIA EMORIA Direttore: Salvatore Provenzani Direttore Responsabile: Concetta Giamporcaro Comitato di Redazione: Sabina Di Fiore, Giovanni Dioguardi, Giuseppina Ricontati (Docenti) Alessia Barbuscia, Elisabetta D’Anna, Emanuela Pizzurro, Federica Romeo (V F); Marilena Puleo, Arianna Saviano (IV F); Alessandro D’Ugo (III F); Giovanna Castagna (II F); Emanuele Di Martino (II L); Silvio Figura, Emilio Gargano (II P) EDITO dall’ I.T.C. “Don Luigi Sturzo” Via Sant’Ignazio di Loyola, 7 - 90011 Bagheria (PA) Tel. 091931656 – Fax 091900010 – [email protected] www.itcsturzo.it

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DELL ' I . T . C . DELL ' I . T . C . DELL ' I . T . C . DELL ' I . T . C .

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Edizione riservata ai Docenti, agli Studenti, al Pers. ATA

ANNO VI ANNO VI ANNO VI ANNO VI ---- N° N° N° N° 8888

26 GENNAIO 200726 GENNAIO 200726 GENNAIO 200726 GENNAIO 2007

STURZONEWS Edizione straordinaria

GGGGIORNATA DELLA IORNATA DELLA IORNATA DELLA IORNATA DELLA MMMMEMORIAEMORIAEMORIAEMORIA

Direttore: Salvatore Provenzani Direttore Responsabile: Concetta Giamporcaro

Comitato di Redazione:

Sabina Di Fiore, Giovanni Dioguardi, Giuseppina Ricontati (Docenti) – Alessia Barbuscia, Elisabetta D’Anna, Emanuela Pizzurro, Federica Romeo (V

F); Marilena Puleo, Arianna Saviano (IV F); Alessandro D’Ugo (III F); Giovanna Castagna (II F); Emanuele Di Martino (II L); Silvio Figura, Emilio

Gargano (II P) EDITO dall’ I.T.C. “Don Luigi Sturzo”

Via Sant’Ignazio di Loyola, 7 - 90011 Bagheria (PA) Tel. 091931656 – Fax 091900010 – [email protected] www.itcsturzo.it

E D I T O R I A L E

di Salvatore Provenzani

Oramai da diversi anni, la nostra Scuola, il 27 Gennaio, ricorda con svariate iniziative l’Olocausto. Quest’anno il ricordo è più intenso, più articolato per via della realizzazione di un Progetto ispirato dalla Direzione Generale della Sicilia, che ha coinvolto Scuole della Provincia di Messina, Trapani, Palermo. Il Progetto ha voluto andare ben oltre la Shoah, ed ha cercato, riuscendovi, di delineare specifici percorsi formativi che educassero alla multietnicità alla multiculturalità, alla tolleranza tra i popoli. Il ricordo della follia nazista, dunque, non è in prospettiva storica, non si ricorda per celebrare, non si sosta con la memoria per ricordare ben 6 milioni di persone, ma anche per una prospettiva futura. L’osservazione degli avvenimenti del nostro tempo, i comportamenti di chi detiene il potere assoluto sui propri simili, il permanere preoccupante di fenomeni tendenti all’eliminazione di chi non la pensa come loro, la pericolosa tendenza a considerare la diversità delle etnie un elemento scatenante di violenza, deve fortemente preoccuparci. Ricordare l’incubo dello sterminio degli ebrei non può essere una rimozione del senso di colpa che dovrebbe tenere stretto il cuore di ognuno, ricordare l’olocausto coniugando l’avvenimento terribile del passato con le attese del nuovo millennio, è una necessità perché deve maturare pienamente la coscienza democratica ed il senso della partecipazione attiva e responsabile. Portare in piena luce le brutture del nazismo e dei campi di concentramento, vedere e sapere che cosa è capace di fare l’uomo contro se stesso, è un obiettivo educativo di prima grandezza. Liberare la propria coscienza degli avvenimenti che portarono alla “Shoah” non è facile perché l’orrore è radicato dentro noi, ma riflettere sul passato e ricordare può essere l’unico modo possibile per allontanare i fantasmi del passato.

Razzismo e antisemitismo

Pensate alla città in cui viviamo e immaginatela completamente occupata da un esercito straniero che separa una parte degli abitanti dall’altra. Adesso immaginate che una di queste parti venga ritenuta inferiore solo perché ebraica e quindi per questo motivo venga sterminata. In realtà più che immaginare vi chiedo di ricordare ciò che accadeva durante la seconda guerra mondiale: persecuzioni, campi di concentramento, quindi Auschwitz, stermini, camere a gas e milioni di morti… ricordate la catastrofe, ricordate la Shoah! Ma secondo voi esistevano solo a “quei tempi” l’intolleranza, il razzismo e lo sterminio? Dobbiamo comprendere che quanto è accaduto si è ripetuto e può ripetersi ancora. Dobbiamo convincerci che ogni cosa che riguarda l’uomo può all’improvviso attraversarci . Apriamo gli occhi impariamo a leggere la storia e soffermarci sulle pagine dove vi sono testimonianze, sofferenza e lacrime di chi ha perso tutto e tutti, così si materializzeranno l’orrore e la violenza in ogni sua forma. Continuare ancora oggi da parte di gruppi ortodossi e estremisti islamici a usare la religione come arma significa che l’evoluzione dell’uomo rimane solo teorica e, anzi, viene arrestata di fronte ad atti, comportamenti personali, politici e sociali. Purtroppo sentimenti e pregiudizi razzisti e antisemiti continuano ad esserci anche in una popolazione come la nostra che si vantava di esserne immune. Razzismo e antisemitismo nascono da ignoranza, irrazionalità, pregiudizi e soprattutto da disinformazione su eventi più o meno recenti e quindi credo che una matura conoscenza della storia di questi fenomeni rappresenti un antidoto molto efficace. Secondo il mio parere è opportuno riflettere sulle situazioni e ripercorrere le vicende storiche dei rapporti fra culture diverse studiandone le faticose connivenze al di là delle barriere poste dall’intolleranza ideologica e religiosa. Dal 2000 è stato istituito il giorno della memoria e da allora, ogni anno, il 27 gennaio ( giorno della liberazione di Auschwitz) nelle città italiane si svolgono manifestazioni, conferenze e dibattiti per ricordare la persecuzione e lo sterminio del popolo ebraico e i deportati militari italiani nei campi di concentramento nazisti.

Giordano Nicoletta, VL

IN RICORDO DEL MAESTRO PRIMO LEVI

Cosa possiamo fare noi se non ricordare, richiamare alla memoria le immagini e le storie di quel tragico periodo della storia dell’umanità che fu la shoah? È proprio questo che voglio fare e lo farò per non dimenticare le vittime innocenti stritolate da quella perfetta macchina di morte che fu il Nazismo, perché il dolore ci arrivi direttamente al più profondo angolo del cuore, farò ciò perché è questo che ci ha insegnato PRIMO LEVI, memoria storica di quegli orrori che li ha tramandati alle generazioni future perché nessuno possa dire di non sapere. “Considerate se questo e un uomo” – scrive Levi in una sua famosissima poesia “che muore per un si o per un no”. Come poteva sentirsi un uomo, un essere costretto ad abbandonare ogni bene che gli aveva assegnato la vita, che non poteva più decidere, che doveva sottostare a degli aguzzini che lo tormentavano e lo umiliavano col preciso intento di ridurlo a bestia? Immaginate per qualche secondo la situazione di quegli esseri malvestiti, privi di tutto, costretti a lavorare per conto dei loro carnefici, col pensiero alla donna amata che quasi sicuramente non avrebbero più rivisto, sempre con la morte in agguato che terrorizzava. No, non c’erano uomini nei campi di sterminio ma solo i loro corpi in attesa che qualcuno schiacciasse “off”. “considerate se questa e una donna - continuava Primo Levi – senza capelli senza nome”. No, non c’erano donne nei campi di sterminio, non potevano esserci donne nei campi di sterminio, solo corpi, perché li non c’era amore. La poesia di Primo Levi “Se questo e un uomo” a me sembra un concentrato di odio e di speranza. Speranza nelle generazioni future che dovranno farsi carico di ricordare quei terribili eventi per fare in modo che non si ripetano più, e odio nei confronti delle stesse future generazioni se verranno meno al loro dovere di ricordare. Già sessant’anni ci separano da quei tempi e per questo dobbiamo vigilare, perché ogni ricordo, ogni lacrima versata, ogni urlo di dolore non svanisca nelle nostre coscienze, per questo dobbiamo richiamare quel tempo alla memoria. La nostra, tuttavia, non deve essere una memoria museale ma una memoria che attraverso rapporti con l’attualità diventi strumento per una attenta analisi del presente e possa aiutarci a riconoscere e denunciare tutti quegli atti che ancora oggi ledono i diritti degli uomini e offendono la loro dignità.

D’Ugo Alessandro e Alito Antonella, III F

E S S E R E E B R E O Essere ebreo significò essere privato della libertà, essere spogliato dei diritti, essere derubato della dignità, essere ricoperto di umiliazione, essere espropriato dell’identità, essere ebreo significò: patimento, sacrificio, annullamento. Essere ebreo equivalse a non essere.

I N A Z I S T I Individui ipnotizzati nelle mani di un ipnotizzatore, appartenenti ad una massa dove l’irreale ha la precedenza sul reale, masse di uomini dominate e timorate dal loro padrone, come un gregge che si pone al di sotto dell’autorità del capo: poveri nazisti!! Per ogni vittima che fecero, uccisero un pezzo della propria anima e divennero i carnefici di loro stessi. Di Chiara Maria Grazia, V D

UNA GRANDE STORIA RACCHIUSA IN UN PICCOLO LIBRO

Non so quanti di voi lettori siano d’accordo con me nell’affermare che il più delle volte siamo portati a ricordare, ma soprattutto a elogiare e a festeggiare quei giorni che ci riconducono ad avvenimenti piacevoli: si pensi ai compleanni, alle festività, agli anniversari o a giorni che ci ricordano un incontro speciale. È anche vero, però, che ci sono giorni che anche se ci riportano alla memoria situazioni spiacevoli vengono resi indimenticabili o meglio “indelebili”, soprattutto quando si fa riferimento a giorni che hanno lasciato un profonda cicatrice nella storia dell’umanità. Come tutti noi sappiamo, nel mese di gennaio siamo portati a riflettere su un particolare giorno ovvero il “27 GENNAIO”, un giorno molto importante che viene ricordato da ogni Paese del mondo. Il 27 Gennaio si celebra la commemorazione della SHOAH, ossia il crudele sterminio di milioni di ebrei e razze, ritenute inferiori rispetto a quella tedesca, avvenuto all’interno dei campi di concentramento a opera dei nazisti durante il secondo conflitto mondiale. Volendo giungere preparata al “giorno della memoria” in questi giorni mi sono data alla lettura di un libro molto profondo scritto da Primo Levi, intitolato “Se questo è un uomo”. <Se questo è un uomo> lo si può definire non solo come “il libro della dignità e della abiezione dell’uomo di fronte al suo sterminio, ma anche come l’analisi fondamentale della storia dei campi di concentramento dove l’uomo, prima della sua soppressione, ha dovuto vivere situazioni di umiliazione, degradazione e offesa, privato di una propria dignità e personalità”. Su queste affermazioni non si può obiettare e dopo averlo letto penso che “Se questo è un uomo” sia un vero manifesto della Shoah, in quanto lo scrittore, essendo stato uno dei tanti protagonisti e nello stesso tempo uno dei pochi a sopravvivere a questo atroce avvenimento, ci descrive i tratti più salienti di ciò che accadde all’interno dei campi di sterminio. È molto importante sottolineare che il vero scopo di Levi, nello scrivere questo libro, non fu quello di riportarci, attraverso la descrizione dei particolari avvenimenti, il modo in cui soffrirono e morirono milioni di esseri umani ( a noi noto dallo studio della storia) Tutt’altro! Il vero scopo di Levi fu quello di una propria liberazione interiore, poiché scrivere questo libro, queste singole pagine rappresentarono per Primo Levi un grande sfogo, un distacco per almeno pochi secondi da quei crudeli ricordi che gli rimarranno impressi nella mente per tutta la vita.

Elisabetta D’Anna, V F UN GIORNO PER RICORDARE UN INCUBO: “ L A S H O A H ”

Il 27 gennaio del 1945 è la data che dette fine al terrore, all’incubo, che seminò Auschwitz, e per ricordare la Shoah il Parlamento italiano, con la Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000 pubblicò la seguente legge: La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwizt, “Giorno della memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati… La giornata della memoria è un’occasione che dovremmo cogliere tutti, per crescere sia nell’ambito sociale, che nell’ambito civile e infatti, la nostra scuola ha colto questa occasione dando a noi ragazzi la possibilità di partecipare a un progetto chiamato “Dalla Shoah… all’Europa multietnica del nuovo millennio”. Gli obiettivi formativi di questo progetto, sono: L’acquisizione e lo sviluppo di una cultura indirizzata al cambiamento politico – sociale con particolare attenzione al rispetto della diversità in un ottica di pari opportunità; Favorire in noi ragazzi la maturazione democratica e il senso della partecipazione attiva e responsabile. Ho visto con piacere che nella mia classe questi obiettivi li stiamo raggiungendo: infatti abbiamo fatto ricerche, abbiamo visto qualche filmato nell’aula multimediale, in pratica ci siamo documentati molto bene e abbiamo appreso molte cose che ancora non sapevamo. Le cose che mi hanno colpito di più, oltre i campi di concentramento e le tecniche di sterminio usate a quel tempo, sono state le leggi razziali che costituirono il culmine della discriminazione contro gli ebrei. Alcune di queste leggi privavano gli ebrei della cittadinanza e nello stesso tempo dei diritti politici come il diritto al voto e la partecipazione alla vita politica, altre invece dicevano che il sangue e l’onore tedesco vietava matrimoni e rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi. Queste leggi facevano parte delle teorie razziste che si basavano sulla divisione dell’umanità in razze “inferiori” e in razze “superiori” e secondo i nazisti, questa divisione poteva costruire società più evolute dal punto di vista culturale, politico ed economico. Speriamo che un avvenimento del genere non si verifichi mai più in futuro, ben sapendo che tutto dipende da noi, dal nostro comportamento e dalla nostra capacità di convivenza civile!

Emanuele Sercia, III F

OLOCAUSTO-SHOAH

Le due parole Olocausto e Shoah vengono usate spesso come sinonimi per indicare il genocidio degli Ebrei consumato durante la seconda guerra mondiale ad opera di Hitler. In effetti, i due termini non possono proprio essere considerati sinonimi, tanto è vero che solo il termine Shoah è accettato dagli Ebrei. Shoah, infatti, è un termine ebraico che significa “sterminio” e ben si adatta, dunque, per definire il sistematico genocidio degli Ebrei europei ad opera del nazismo. Gli Ebrei attualmente rifiutano invece l’altro termine e cioè Olocausto. Olocausto è una parola che viene dal greco “holokauston”, composto di “holos” che vuol dire “tutto, intero” e “kaustos” che vuol dire “bruciato”, questa parola originariamente definita il rito religioso in cui l’offerta dell’animale alla divinità veniva completamente distrutta dal fuoco, indica perciò un sacrificio propiziatorio e dunque, se applicata al genocidio ebraico può risultare ingannevole per l’intimo significato della parola stessa. Lo sterminio degli Ebrei non è stato certo un sacrificio propiziatorio!

Romeo Gabriella e Zizzo Maria Grazia, III F

ORRORI E NORMALITÀ Stiamo partecipando al progetto dalla “Shoah … all’Europa multietnica del nuovo millennio” e in questa prima fase ci siamo occupati della Shoah. Ci siamo trovati di fronte a delle tragiche realtà di cui avevamo sentito parlare, ma della cui gravità e atrocità non ci eravamo mai resi conto. Abbiamo visto immagini che ci hanno sconvolto l’anima, abbiamo letto poesie che ci hanno commosso, ma in particolare ci ha portato a riflettere moltissimo su quel periodo, “Aguzzini in giacca e cravatta”. I tedeschi consideravano gli ebrei una razza inferiore, un costante pericolo di inquinamento, e non solo gli ebrei ma anche zingari, testimoni di Geova, omosessuali, malati di mente, e venivano uccisi, cremati, gasati a centinaia, a migliaia. Ma il popolo tedesco la gente comune dov’era, cosa faceva, cosa sapeva, cosa vedeva??... I borghesi tedeschi, a casa con i figli parlavano di Kant suonando il pianoforte, poi compravano a peso denti stappati al padre di qualcun altro e li nascondevano in cassaforte. I docenti ebrei vennero cacciati dai seggi dell’università, i signori tedeschi si ribellarono ma solo per occupare le cattedre ancora calde…mille professori con zero in dignità!. COM’ERA POSSIBILE CHE NON SI ACCORGEVANO DI NIENTE??? PERCHE QUESTA INDIFFERENZA???... Forse non riusciremo mai a rispondere a queste domande…per il semplice fatto che non si può dare una spiegazione a questo orrore… Disse il famoso poeta Kalonimos… “E che mi sono convinto, che senza invitati sarebbe durata di meno la festa…E sono proprio questi invitati occulti che mi fanno affluire il sangue in testa!”

Aiello e Cacciatore, V D "Mai dimenticherò quella notte, la prima

notte nel campo, che ha fatto della mia vita

una lunga notte e per sette volte sprangata.

Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini

di cui avevo visto i corpi trasformarsi in

volute di fumo sotto un cielo muto.

Mai dimenticherò quelle fiamme che

bruciarono per sempre la mia Fede. " …..

Elie Wiesel, La notte

LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI TEDESCHI DURANTE IL RAZZISMO Già nel 1935 come conseguenza delle idee nazionaliste e razzista proclamate da Hitler nel “Men kampf” (1925) il regime razzista adottò contro gli ebrei misure di discriminazione sistematiche analizzate in seguito alle leggi di Norimberga (1935)

LEGGE PER LA PROTEZIONE DEL SANGUE E DELL’ONORE TEDESCO 15 Settembre 1935 Il Reichstag fermamente convinto che la purezza del sangue tedesco sia essenziale per il futuro del popolo tedesco e ispirato dalla inflessibile volontà di salvaguardare il futuro della nazione Germanica, ha unanimemente deciso l'emanazione della seguente legge: Articolo I 1. I matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini sono proibiti. I matrimoni contratti in violazione della presente legge sono nulli anche se per eludere questa legge venissero contratti all'estero. 2. Le procedure legali per l'annullamento possono essere iniziate soltanto dalla Procura di Stato. Articolo II Le relazioni extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini sono proibite. Articolo III Agli ebrei non è consentito impiegare come domestiche donne di sangue tedesco o affini di età inferiore ai 45 anni. Articolo IV 1. Agli ebrei è vietato esporre la bandiera nazionale del Reich o i suoi colori. 2. Agli ebrei è consentita l'esposizione dei colori giudaici. L'esercizio di questo diritto è tutelato dallo Stato. Articolo V 1. Chiunque violi il divieto previsto dall'Articolo I sarà condannato ai lavori forzati. 2. Chiunque violi il divieto previsto dall'Articolo II sarà condannato al carcere o ai lavori forzati. 3. Chiunque violi i divieti previsti dall'Articolo III e dall'Articolo IV sarà punito con un anno di carcere o con una ammenda, oppure con entrambe le sanzioni. Articolo VI Il Ministro degli Interni del Reich, in accordo con il Vice Führer e il Ministro della Giustizia del Reich, emaneranno i regolamenti e le procedure amministrative necessarie per l'applicazione della legge. Articolo VII La legge entrerà in vigore il giorno successivo alla sua promulgazione ad eccezione dell'Articolo III che avrà effetto entro e non oltre il 1° Gennaio 1936. Il Fuehrer e Cancelliere del Reich: Adolph Hitler Il Ministro degli Interni del Reich: Wilhelm Frick Il Ministro della Giustizia del Reich: Dr. Gürtner Il Vice Fuehrer: Rudolf Hess

Cosa si può dire leggendo un documento come quello che ci troviamo davanti? La freddezza con cui si afferma nel testo di legge che degli uomini, solo perché ebrei, potevano sporcare con la loro presunta impurità l’onore e la purezza del sangue tedesco lascia attoniti. Eppure, degli uomini hanno potuto pensare e scrivere e poi, attraverso le vie di fatto, mettere in piedi un sistema che considerava gli ebrei, in tutto uguali agli altri uomini, dei “non uomini” una razza a parte, inferiore in tutto, da odiare, da eliminare al più presto come piccoli insetti fastidiosi. Quali parole possono essere sufficienti per spiegare l’inspiegabile? Quello che è successo, il genocidio degli ebrei non ha spiegazioni, non ha logica, è la sconfitta della “ragione”, dell’uso della quale l’occidente si vanta da sempre. Il Nazismo è stato in qualche modo il black out della razionalità. Niente è più logico e consequenziale in quel triste periodo in Germania, le leggi stesse demoliscono ogni logica e manca qualunque nesso razionale tra azione e reazione. Contravvenire all’art. 1 della legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, e cioè l’articolo che vieta i matrimoni tra ebrei e cittadini tedeschi, portava direttamente il colpevole ai lavori forzati. La logica, la razionalità taceranno ancora a lungo in ogni parte dell’Europa, fino alla fine della 2a guerra mondiale e alla sconfitta del nazismo.

Emanuele Sercia eLuciano Cincotti, III F

Immagini e testi dai lavori realizzati dagli studenti del Liceo Classico “Pantaleo” e Liceo Scienze

Sociali “Gentile” di Castelvetrano (Trapani)

SCARPETTE ROSSE E RICCIOLI BIONDI

(Joyce Lussu)

C'è un paio di scarpette rosse

numero ventiquattro

quasi nuove:

sulla suola interna si vede ancora la marca di

fabbrica

"Schulze Monaco";

c'è un paio di scarpette rosse

in cima un mucchio di scarpette infantili

a Buchenwald;

più in là c'è un mucchio di riccioli biondi

di ciocche nere e castane

a Buchenwald;

servivano a far coperte per i soldati;

non si sprecava nulla,

e i bimbi li spogliavano e li radevano

prima di spingerli nelle camere di gas;

c'è un paio di scarpette rosse

di scarpette rosse per la domenica

a Bunchenwald:

erano di un bambino di tre anni,

forse di tre anni e mezzo;

chi sa di che colore erano gli occhi

bruciati nei forni,

ma il suo pianto lo possiamo immaginare:

si sa come piangono i bambini;

anche i suoi piedini

li possiamo immaginare:

scarpa numero ventiquattro

per l'eternità,

perché i piedini dei bambini morti non crescono;

c'è un paio di scarpette rosse

a Buchenwald

quasi nuove,

perché i piedini dei bambini morti

non consumano le suole.

Gente, laggiù, in un campo di morte

L'aria fredda e grigia,

il dolore, l'angoscia,

la memoria…IO e TU.

IO … uomo di pace

IO… uomo della ragione

IO… uomo libero

IO … padrone della mia vita

IO … uomo che guarda e tace

e…TU

TU… corpo senza mente

TU… ombra senza cuore

TU… privato del pensiero e dell'azione

TU… senza identità, senza dignità

TU … pietra fredda, dura, insensibile,

asciutta

Come occhi senza lacrime.

TU…BAMBINO senza colpa

bambino che soffri per le tue origini

emarginato da tutti,

escluso

rannicchiato in un angolo mentre speri,

con il cuore in mano, che qualcuno venga

a salvarti...

ci guardi e ci chiedi:

"qual è la mia colpa?"

Domanda perduta nel tempo

TU, una grande forza ci hai lasciato:

"IL TUO RICORDO".

Esso vola sopra i pensieri,

le parole, le immagini, le violenze

e giunge dritto ai nostri cuori.

Ci ammonisce

"Non fare che domani sia un altro ieri".

Classe II C

ESSERI SENZA VOLTO

Nei nostri occhi preghiera,

sofferenza, paura;

rassegnazione nei nostri gesti:

ESSERI senza speranza di futuro.

Amiche, spose, figlie, madri, ....

DONNE stuprate, picchiate, uccise;

DONNE umiliate, derise, calpestate:

DONNE senza volto.

Non stavano giocando a nascondino,

Non venivano condotti al parco

giochi...

Ad attenderli c'era un campo di

concentramento.

Non avevano fretta di andare:

PAURA di morire e non gioia di

vivere.

Avere ali e innalzarci al cielo.

Volare lontano.

Avere ali e innalzarci al cielo.

Fuggire il MALE che ha catturato il

mondo.

Classe V A