Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf ·...

84
Agricoltura, ambiente e società I.R. Supplemento al numero 28 di Agrisole del 15 luglio 2011

Transcript of Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf ·...

Page 1: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Agricoltura, ambiente

e societàIstituto Nazionale di Economia Agraria

Sede CentraleVia Nomentana, 41 - 00161 Roma

Tel. 06478561 - Fax 0647856201

[email protected] - www.inea.it

I.R. S

upp

lem

ento

al n

umer

o 28

di A

gris

ole

del

15

lugl

io 2

011

Page 2: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Istituto Nazionale di Economia AgrariaSede Centrale

Via Nomentana, 41 - 00161 Roma

Tel. 06478561 - Fax 0647856201

[email protected] - www.inea.it

[email protected] - www.inea.it

Supplemento al n. 28/2011

di Agrisole del 15/07/2011

Direttore responsabileElia Zamboni

Registrazione:Tribunale di Milano n. 460del 20/07/1996

Stampato da Casma Tipolito S.r.l. - Bologna

Chiuso in redazione luglio 2011

Il volume è frutto dell’operato di un gruppo di lavoro composto da: Francesca Giarè,

Francesca Marras (coordinamento), Andrea Povellato e Roberta Sardone.

La cura del volume è di Francesca Giarè e Andrea Povellato

I diversi contributi rappresentano una sintesi di alcuni capitoli nonché

un approfondimento di alcune tematiche presentate nel corso degli ultimi anni

nell’Annuario dell’agricoltura italiana curato da INEA.

I testi sono stati redatti da:

Capitolo 1: Francesco Vanni (1.1), Andrea Povellato (1.2),

Davide Longhitano (1.3) e Antonella Trisorio (1.4)

Capitolo 2: Alfonso Scardera (2.1), Daria Maso (2.2) e Andrea Povellato (2.3)

Capitolo 3: Silvia Coderoni (3.1) e Annalisa Zezza (3.2)

Capitolo 4: Francesca Giarè (4.1), Sonia Marongiu (4.2),

Manuela Scornaienghi (4.3) e Antonella Bodini (4.4)

Capitolo 5: Francesca Giarè (5.1) e Elisa Ascione (5.2)

L’attività di segreteria è stata curata da Lara Abbondanza e Debora Pagani

Supporto tecnico di Marco Amato e Fabio Iacobini

Micaela Conterio ha curato i rapporti per la realizzazione della stampa

con il Sole 24 ORE – AGRISOLE

Si ringrazia Cristina Salvioni per la lettura critica dei testi.

Page 3: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

SOMMARIO

Introduzione 3

(Editoriale) 6

1. Conservazione e gestione delle risorse naturali in agricoltura 11

1.1 Uso del suolo e pratiche agricole 11

1.2 Risorse idriche e agricoltura 17

1.3 Le risorse genetiche in agricoltura 22

1.4 Biodiversità e agricoltura ad alto valore naturale 25

2. L’agricoltura sostenibile 31

2.1 I sistemi produttivi ecocompatibili 31

2.2 I sistemi di certificazione ambientale 36

2.3 Le politiche agroambientali 39

3. Le sfide del cambiamento climatico 47

3.1 Cambiamenti climatici e agricoltura 47

3.2 Energia e biomasse 51

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ 1

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 14:51 Pagina 1

Page 4: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ2

4. Conservazione e valorizzazione del patrimonio rurale 59

4.1 Il patrimonio culturale dell’agricoltura 59

4.2 L’attività agricola tra tutela paesaggistica e valorizzazione delle risorse naturali 61

4.3 La funzione didattica dell’agricoltura 64

4.4 Turismo rurale e fruizione di beni pubblici 66

5. Agricoltura e coesione sociale 73

5.1 La funzione sociale dell’agricoltura 73

5.2 Agricoltura e legalità 77

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 2

Page 5: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Introduzione

INTR

OD

UZI

ON

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Il tema della multifunzionalità e dei beni pubbliciè di grande attualità nel dibattito sulle prospettive

di sviluppo dell'Unione europea al 2020 e sul pro-cesso di riforma della politica agricola comune(PAC). L'UE ha recentemente adottato la strategiaEuropa 2020 che definisce un modello alternativodi crescita fondato su tre priorità strategiche: a) unacrescita intelligente attraverso lo sviluppo diun'economia basata sulla conoscenza e sull'innova-zione; b) una crescita sostenibile con la promozionedi un'economia più efficiente sotto il profilo dellerisorse, più verde e più competitiva; c) una crescitainclusiva attraverso la promozione di un'economiacon un alto tasso di occupazione che favorisca lacoesione economica, sociale e territoriale. In questo quadro strategico si inserisce anche lariforma della PAC che, secondo quando riportatonel documento della Commissione europea “LaPAC verso il 2020: rispondere alle future sfidedell'alimentazione, delle risorse naturali e delterritorio”, dovrà perseguire gli obiettivi che pun-tano a: 1) preservare il potenziale di produzionealimentare dell’UE secondo criteri di sostenibili-tà, per garantire la sicurezza dell’approvvigiona-mento alimentare; 2) sostenere le comunità agri-cole che forniscono una grande varietà di derratealimentari di pregio e qualità, prodotte in manie-ra sostenibile, nel rispetto degli obiettivi definitiper l’ambiente, le acque, la salute e il benesseredegli animali e delle piante e per la salute pub-blica; 3) preservare la vitalità delle comunità

rurali, per le quali l’agricoltura costituisceun’attività economica importante, in grado dicreare occupazione locale.L’UE assegna un ruolo preminente alla sostenibi-lità non solo come criterio di valutazione delbenessere raggiunto dalla società, ma anchecome nuovo motore dello sviluppo economico. Inquesto modo si cerca di trasformare i potenzialivincoli insiti in politiche che perseguono un cor-retto utilizzo delle risorse naturali in altrettanteopportunità di sviluppo, all'insegna della ricercadi tecnologie in grado di mantenere il sistemaeconomico efficiente e sostenibile dal punto divista sociale e ambientale. In altre parole il rag-giungimento di obiettivi sempre più ambiziosi intermini di protezione delle risorse naturali e tute-la della biodiversità e del territorio divieneun'opportunità per introdurre nelle attività eco-nomiche processi e prodotti innovativi in terminiambientali e sociali. La cosiddetta green eco-nomy può diventare una realtà interessante seconiugata con l'innovazione e con la possibilitàdi creare nuovi posti di lavoro.Anche l'agricoltura è fortemente coinvolta in que-sto dibattito e nel tentativo di valorizzare le fun-zioni che vanno oltre la tradizionale produzionedi beni alimentari e fibre1. La transizione ad unmodello di agricoltura "post-produttivistico" nonè così semplice per almeno due motivi. Da unlato, la produzione di beni primari rimane un ele-mento essenziale per garantire la sicurezza ali-

di Francesca Giarè e Andrea Povellato

3

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 3

Page 6: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

INTR

OD

UZI

ON

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

mentare in un contesto di crescita demograficaed economica ancora rilevante. D'altro canto,l'atteggiamento culturale nei confronti dell'attivi-tà agricola non è sempre adeguato sia da partedegli operatori del settore, sia da parte della col-lettività, che non sempre dimostrano di avere unasufficiente consapevolezza e conoscenza dei piùrecenti processi di sviluppo che stanno caratte-rizzando anche il settore agricolo.Lo stesso dibattito sulle prospettive della PAC inItalia non sembra porre particolare attenzione allasostenibilità ambientale, e più in generale all'in-teresse che sta suscitando a livello europeo iltema dei beni pubblici. Se l'approccio multifun-zionale, promosso da Agenda 2000, è quasientrato nel codice genetico di una parte delleimprese agricole che hanno saputo differenziarel'offerta e puntare su beni e servizi alternativi alletradizionali produzioni agricole, non sembranoaltrettanto ben percepite le implicazioni in termi-ni di politiche derivanti dall’enfasi posta sui benipubblici. In estrema sintesi il mantenimento delsostegno pubblico nel futuro configura un diversoruolo dell'agricoltore come custode del territorio edella agrobiodiversità (land manager) che dovràconseguire anche obiettivi sociali e ambientaliattraverso lo svolgimento dell'attività agricola.Il presente contributo affronta gli aspetti legatialle funzioni sociali e ambientali dell’agricoltura,leggendoli in chiave di beni pubblici, riprenden-do e ampliando gli argomenti trattati nelle ultimeedizioni dell’Annuario dell'agricoltura italiana. Leanalisi prendono spunto dalla situazione attuale

ma offrono anche un confronto "evolutivo", chetiene conto, dove possibile, delle tendenze regi-strate negli ultimi anni. I temi della sostenibilitàe della multifunzionalità hanno registrato neltempo un progressivo allargamento agli aspettisociali, non solo come complemento alla rifles-sione su quelli ambientali. Accanto allo spaziodedicato alle questioni relative alla conservazio-ne e gestione delle risorse naturali, argomenticome la funzione sociale e culturale dell’agricol-tura hanno una ragione d'essere nel tentativo diribaltare l'immagine dell'agricoltore, esclusiva-mente dedito ad aumentare la produttività deifattori a costo di sacrificare la stessa vivibilitàdelle aree rurali.Le analisi fanno emergere un quadro complessodi situazioni diversificate sul territorio naziona-le, a partire dall’uso del suolo, che ha subitotrasformazioni significative dovute ai cambia-menti avvenuti nel settore (riduzione dellasuperficie agricola utilizzata, con una significa-tiva riconversione interna, riduzione dellasuperficie a pascolo e aumento della forestazio-ne) ma anche alla pressione esercitata dall’ur-banizzazione spesso non pianificata (usi resi-denziali, commerciali e infrastrutturali), fortesoprattutto nelle zone di pianura.In questo contesto è aumentata considerevol-mente l'intensità produttiva ma nel contempo siè assistito negli ultimi anni a cambiamenti inte-ressanti nelle pratiche agricole, con un minoreuso di fertilizzanti e agrofarmaci. Crescel'interesse non solo per l’agricoltura biologica,che rappresenta uno dei comparti più dinamicidel panorama agricolo, ma anche perl’agricoltura integrata, conservativa e di precisio-ne, che sfruttano le nuove conoscenze el'innovazione tecnologica per ridurre l'uso distor-to di risorse naturali e input esterni senza pre-giudicare il livello di efficienza del settore. Tuttoquesto non deve far dimenticare i rischi collega-ti a una gestione delle risorse idriche non sempreall'altezza delle esigenze del territorio. In Italiaesiste una buona disponibilità di acqua, malgra-do la distribuzione diseguale delle precipitazioni,ma lo stato delle infrastrutture è tale per cui siregistrano pesanti perdite di questa preziosarisorsa. A fronte di un progressivo aumento delladomanda di acqua irrigua si introducono innova-zioni tecnologiche nei sistemi di distribuzione.Purtroppo si registrano ancora fenomeni di inqui-namento diffuso, seppur leggermente ridottorispetto al passato, con situazioni locali partico-larmente degradate, a causa della presenza dinitrati, agrofarmaci e metalli pesanti.

4

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 4

Page 7: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

INTR

OD

UZI

ON

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

I dati mettono in evidenza la ricchezza dell’Italiain termini di biodiversità, ma allo stesso tempo sifa presente come la pressione selettiva sulle spe-cie coltivate e allevate sia stata elevata a talpunto da compromettere seriamente la situazio-ne provocando una rilevante perdita di variabilitàgenetica. Inoltre il contributo dell'agricoltura almantenimento di un adeguato livello di biodiver-sità negli habitat semi-naturali rimane essenzia-le in molti territori, e non soltanto nelle zone piùmarginali, ma la fragilità di questi agroecosiste-mi è alta e richiede un'attenzione particolare daparte dell'operatore pubblico.Il quadro ambientale non è completo se non siconsidera il cambiamento climatico che stacostringendo anche l'agricoltura a ripensare imodelli produttivi con l'obiettivo di mitigarel'impatto dei gas ad effetto serra e di adattare leproduzioni all'evoluzione climatica. L'agricolturasta contribuendo alla diminuzione complessivadelle emissioni sia attraverso una razionalizzazio-ne dei processi produttivi sia attraverso un cam-biamento dell'uso del suolo da agricolo a foresta-le. Un'altra sfida importante è rappresentata dalcontributo agricolo alle fonti energetiche rinnova-bili che vedono le biomasse agricole in primafila, sebbene in modo controverso in questi annie con alcune incognite per il futuro legate soprat-tutto all'evoluzione tecnologica in atto, cherichiede interventi pubblici mirati.Il richiamo al ruolo dell'operatore pubblico èd'obbligo se si intendono salvaguardare quellefunzioni dell'attività agricola che sono state perlungo tempo un prodotto congiunto associato allaproduzione agricola principale, particolarmenterilevanti nel caso della manutenzione del territo-rio (difesa del suolo, gestione delle acque, reti dicomunicazione e insediamenti in zone remote).La notevole diffusione spaziale delle attività nelterritorio e l'elevata interazione con l'ambiente ele risorse naturali hanno creato nel corso deisecoli le condizioni per lo sviluppo di particolaripaesaggi rurali e di ecosistemi adatti anche allasopravvivenza di specie selvatiche. A fronte diuna serie di minacce che incombono sulle formepiù sostenibili di agricoltura, funzioni come lamanutenzione del territorio devono essere consi-derate come un bene pubblico, dato che la frui-zione dei relativi servizi da parte di un individuonon ne riduce la disponibilità per gli altri e nes-suno è escluso dalla loro fruizione. In mancanzadi precisi segnali di mercato, i beni pubblicidevono essere forniti dallo Stato per correggere ifallimenti del mercato ed evitare che gli individuitraggano vantaggio dalla loro fruizione senza con-

tribuirvi e, nei casi più gravi, si determini undegrado a causa di un utilizzo non sostenibile delbene pubblico stesso. Risulta evidente la pre-ponderanza di beni pubblici a carattere ambien-tale (salvaguardia del paesaggio, conservazionedella biodiversità, lotta al cambiamento climati-co, qualità e disponibilità di risorse idriche, fun-zionalità dei suoli, ecc.), ma non vanno dimenti-cati altri beni, come la vitalità del mondo rurale,la sicurezza alimentare e il benessere degli ani-mali che possono svolgere una funzione socialealtrettanto considerevole.Per quanto riguarda gli aspetti più propriamentesocio-culturali, il quaderno propone alcune rifles-sioni sul patrimonio culturale dell’agricoltura,cioè su quell’insieme di beni materiali e imma-teriali che comprende le produzioni, gli oggetti,le pratiche sociali, i saperi che caratterizzano ilsettore. Un riconoscimento delle svariate funzio-ni svolte dall'agricoltura non può prescindere daun rinnovamento consapevole anche del modo diimmaginare l'agricoltura del futuro. Per questo latutela del paesaggio rurale non può basarsiesclusivamente su misure vincolistiche ma deveessere funzionale ad una valorizzazione dellerisorse naturali e umane. Tutela paesaggisticanon significa soltanto aree protette. L'agricolturanelle aree periurbane, il turismo rurale e leopportunità che stanno offrendo le migliaia difattorie didattiche presenti in Italia sono un patri-monio che potrebbe giocare un ruolo rilevantenel prossimo futuro, facendo leva sui nuovi orien-tamenti dei consumatori alla ricerca di stili divita più sostenibili. Anche i servizi e le attività diinclusione sociale, co-terapia e inserimento lavo-rativo per soggetti a bassa contrattualità socialee la produzione di beni e servizi sulle terre confi-scate alle mafie si configurano come attività chearricchiscono l'agricoltura di nuove funzionisostenibili e inclusive.Tutti gli aspetti sono trattati attraverso i dati chefotografano la realtà, le politiche di riferimento, leproblematiche e le prospettive di sviluppo, conl’obiettivo di presentare un quadro ampio e arti-colato dell’agricoltura multifunzionale. Dal lavorosembra emergere una conferma della tendenza inatto nel settore di sviluppo di agricolture e siste-mi locali differenti, che valorizzano le caratteristi-che e le peculiarità dei territori, dando a volteanche prospettive particolarmente innovative.

1 Henke R. (2004) Verso il riconoscimento di una agricolturamultifunzionale. Teorie, politiche, strumenti, Istituto Nazionaledi Economia Agraria, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

5

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 5

Page 8: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

ED

ITO

RIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ6

Editoriale

La figura dell'agricoltore-guardiano dell'am-biente è stata per anni l'emblema dell'«altraagricoltura», quella non improntata alla pro-duttività e alla redditività, ma relegata nellearee marginali dove appunto l'unica opportu-nità poteva essere la salvaguardia dell'habitat.

L'affermazione progressiva in tutti i settori, ein particolare nell'agricoltura, di uno sviluppoproduttivo sostenibile, la multifunzionalità, icambiamenti climatici, le agroener-gie,l'abbandono di terre fertili, ma soprattuttoi nuovi orientamenti della Politica agricolacomunitaria hanno però progressivamentespostato il tiro. L'agricoltura si è sempre piùsaldata con le politiche ambientali che nestanno diventando il vero humus.

Qualità e sostenibilità sono diventati gli assetdel settore che sta gradualmente allargando isuoi storici confini. La multifunzionalità, cheha trovato in Italia il suo riconoscimento giuri-dico nella legge d'orientamento, spartiacque trala vecchia e nuova agricoltura, ha sicuramentedato un impulso forte a una strategia che poneal centro redditi ed efficienza ma anche tuteladel bene terra e salvaguardia dei paesaggi rura-

di Annamaria Capparelli

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 6

Page 9: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

ED

ITO

RIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ 7

li. E d'altra parte lo stesso concetto di «benipubblici» divenuto il nuovo «mantra» dellaCommissione europea, in vista della riformadella Pac post 2013, mira a codificare e inqualche modo a quantificare i benefici prodot-ti dall'attività agricola oltre la normale produ-zione di cibo soprattutto in termini di tuteladell'ambiente. La parte più consistente dellerisorse finanziarie dello sviluppo rurale d'altraparte è rappresentata proprio dalle misureagroambientali. Una funzione premiata dagliincentivi di Bruxelles che deve essere declina-ta e recepita dalle aziende alle quali però èstato già imposto uno standard minimoambientale per accedere ai premi comunitari.

Un indirizzo dettato dalla necessità di creareun clima di consenso da parte dei cittadini-consumatori nei confronti della Pac e dei suoisussidi, ma che spesso per la filiera agricola sitraduce in vincoli troppo stretti e «oscuri» econ oneri pesanti. Che rischiano di metterefuori mercato le imprese europee costrette acompetere con paesi che possono operare conmaglie decisamente più larghe.

Dunque ambiente in primo piano, come scel-ta convinta e consapevole delle imprese comedimostra la drastica riduzione dell'uso di fito-farmarci e la crescente diffusione di prodottibiologici, di lotta integrata e agricoltura blu.Ma anche necessità di evitare atteggiamentitalebani che potrebbero privare il nostro paesedi risorse strategiche. Va anche sottolineato il fondamentale ruolosociale dell'agricoltura volàno delle areemarginali non solo per la funzione di presi-dio del territorio, ma anche per la capacitàdi diventare punto di riferimento dellacomunità. Sono questioni al centro del dibattito a cui ildettagliato studio dell'Inea offre sicuramentenuovi spunti. Una base importante anche persollecitare un'attenta valutazione della politi-ca nei confronti di un mondo che sta dandosegnali nuovi e interessanti. In termini di innovazione, ricerca, ma anchedi rilancio dell'occupazione. Proprio dall'agri-coltura infatti stanno arrivando primi timidisegnali di ripresa in controtendenza rispetto alsistema produttivo.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 7

Page 10: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 8

Page 11: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 9

Page 12: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 10

Page 13: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. Conservazione e gestione delle risorse naturali in agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

1.1 USO DEL SUOLO E PRATICHE AGRICOLEIl suolo, oltre ad essere una risorsa fondamenta-le per la sua funzione produttiva, svolge impor-tanti funzioni regolatrici degli ecosistemi, tra cuii processi di biodegradazione, la regimazione deiflussi idrici, la conservazione della biodiversità enon ultimo la conformazione del paesaggio. Lacompetitività economica e la sostenibilitàambientale dell’agricoltura dipendono in misurasostanziale da questa risorsa, per cui è partico-larmente importante osservare in dettaglio leprincipali tendenze riguardanti le destinazionid’uso, la composizione colturale e le praticheadottate nella coltivazione.

Le destinazioni d'uso del suoloA livello nazionale ed europeo si sta intensifi-cando il dibattito sulle conseguenze economichee ambientali derivanti dalla perdita di superficiagricole e più in generale sul cosiddetto “consu-mo di suolo”1. Nonostante la mancanza di uncoordinamento tra le varie fonti ufficiali, i datirecentemente diffusi del progetto europeoCorine Land Cover, relativi all'intera superficieterritoriale e rilevati in base a unità georeferen-ziate, evidenziano come in Italia si stia assisten-do a un consistente aumento delle aree artifi-

ciali (+3,3% nel periodo 2000-2006) e a unacontestuale riduzione delle superfici agricole, inparticolare dei seminativi e delle coltivazionipermanenti (-0,3%). Nonostante questi daticonfermino le tendenze di fondo registratedurante il periodo d’osservazione precedente(1990-2000), si osserva comunque una minoreintensità di queste trasformazioni, che vedono,oltre alla riduzione della superficie agricola, unariconversione interna della stessa, una riduzionedelle superfici a pascolo e seminaturali e unincremento delle superfici forestali (fig. 1).I dati sull’uso del suolo dell’ISTAT, che derivanoda indagini svolte su base aziendale e per que-sto non direttamente confrontabili con i datiCorine Land Cover, confermano la contrazionedella superficie agricola, con tassi annui di ridu-zione particolarmente elevati tra il 1982 e il2000 e minori nel periodo 2000-2007 (fig. 2).Nello stesso arco temporale si è registratacomunque una diminuzione del 2,4% dellaSAU, dovuta in particolar modo alla riduzionedella superficie a seminativi (-4,5%) e, in misu-ra minore, alla riduzione della superficie concoltivazioni legnose (-1%).Secondo l’indagine più recente condottadall’ISTAT, nel 2007 in Italia la superficie agrico-

11

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 11

Page 14: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

la utilizzata è stimata intorno ai 12,7 milioni diettari, di cui quasi 7 milioni a seminativi, 2,3milioni con coltivazioni permanenti e i restanti3,4 milioni a prati e pascoli (tab. 1). La riparti-zione percentuale dell’uso del suolo per altimetriae aree geografiche evidenzia una concentrazionedei seminativi nelle zone di pianura e di collinadelle aree settentrionali e meridionali del paese,la concentrazione delle coltivazioni legnose nellearee collinari, soprattutto del meridione, e quelladei prati e pascoli nelle aree di montagna.Nonostante la carenza di dati analitici sui flussiintersettoriali degli usi del suolo, è possibile evi-denziare come alle caratteristiche geomorfologi-che delle diverse zone corrispondano diversi

trend di variazione delle superfici agricole. Daun lato la diminuzione delle aree interessate daipascoli estensivi e dalle colture arboree puòessere imputata prevalentemente a un fenome-no di abbandono dei terreni nelle zone più mar-ginali e nelle zone montane, che in molti casi haportato alla rinaturalizzazione di queste aree.Dall’altro lato si è assistito a un crescente con-sumo di suolo agricolo per usi residenziali, com-merciali e infrastrutturali che ha interessato pre-valentemente le aree più fertili del paese,soprattutto nelle zone di pianura. Queste zone,che subiscono forti pressioni in quanto le piùadatte anche agli insediamenti urbani e produt-tivi, a livello agricolo sono quelle caratterizzate

12

-9000 0 9000

Aree artificiali

Seminativi e coltivazioni permanenti

Pascoli

Aree boschive

Aree semi-naturali

Zone umide

Corpi idrici

1990-2000 2000-2006

FIG. 1 - VARIAZIONI USO DEL SUOLO IN ITALIA (HA/ANNO)1

1 Cambiamenti netti annuali per classi di primo livello.Fonte: Corine Land Cover.

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1982 1990 2000 2003 2005 2007

mili

oni d

i etta

ri

Prati e Pascoli Coltivazioni legnose Seminativi

FIG. 2 - EVOLUZIONE DELLA SUPERICIE AGRICOLA UTILIZZATA (UNIVERSO UE)

Fonte: ISTAT.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 12

Page 15: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

dalle produzioni più intensive e specializzate. Ladiffusione delle innovazioni tecnologiche, tradi-zionalmente orientate verso le aree che presen-tavano la migliore dotazione di risorse, unita-mente all’orientamento delle politiche agricole,di fatto hanno favorito l'incremento del differen-ziale di produttività. Infatti, per un lungo perio-do le aree fertili della pianura hanno avuto unamaggiore dotazione di risorse, favorendo un pro-cesso di intensificazione e di concentrazionedelle produzioni. In queste aree la ricerca di uncontinuo miglioramento della produttività dellecolture e le politiche di sostegno accoppiato alla

produzione hanno portato ad adottare sentieritecnologici a elevata intensità di input, con con-seguenze negative sulla salute umana e animalee un notevole impatto negativo sull’ambiente.

Le pratiche agricoleLa gestione delle risorse naturali in agricoltura ela preservazione delle loro funzioni ecologichesono fortemente collegate alla gestione aziendalee alle tecniche utilizzate nei vari processi produt-tivi. I dati di medio e lungo periodo riguardanti lepratiche agricole che agiscono sulle diverse com-ponenti ambientali, quali suolo, acqua e aria,

13

TAB. 1 - RIPARTIZIONE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA NEL 2007

SEMINATIVI COLTIVAZIONI LEGNOSE PRATI E PASCOLI SUPERFICIE AGRICOLAUTILIZZATA

SUPERFICIE IN ETTARI

Italia 6.969.257 2.323.184 3.451.756 12.744.196

COMPOSIZIONE PERCENTUALE

Montagna 11,3 11,9 59,3 24,4

Collina 46,5 58,7 33,2 45,1

Pianura 42,2 29,5 7,5 30,5

Italia 100,0 100,0 100,0 100,0

Nord 39,5 19,5 42,0 36,5

Centro 20,7 16,4 14,3 18,2

Sud e Isole 39,9 64,0 43,7 45,3

Italia 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007.

TAB. 2 - GESTIONE DEI SUOLI AGRARI

MONOSUCCESSIONE AVVICENDAMENTOLIBERO ROTAZIONE TOTALE1

SAU (HA) 2007

Nord 626.567 989.861 1.107.392 2.723.820

Centro 113.651 611.126 680.874 1.405.650

Sud e isole 386.623 1.256.094 998.404 2.641.121

Italia 1.126.841 2.857.080 2.786.670 6.770.591

PERCENTUALE 2007

Nord 23,0 36,3 40,7 100,0

Centro 8,1 43,5 48,4 100,0

Sud e isole 14,6 47,6 37,8 100,0

Italia 16,6 42,2 41,2 100,0

PERCENTUALE 2003

Nord 21,0 32,3 46,7 100,0

Centro 6,6 42,5 50,8 100,0

Sud e isole 18,4 49,6 31,9 100,0

Italia 17,1 40,7 42,2 100,01 Sono escluse altre modalità di gestione delle superfici a seminativo.

Fonte: ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2003 e 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 13

Page 16: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

risultano così di fondamentale importanza peranalizzare gli impatti dell’agricoltura sulle risorsenaturali. Purtroppo la disponibilità di questi datiè abbastanza carente e non sempre consente diesaminare i vari aspetti con il dovuto dettaglio.I dati sulla gestione dei suoli mostrano come lamaggior parte della SAU in Italia sia soggetta arotazione (42% della superficie a seminativi) ead avvicendamento libero (41%), mentre ilrestante 17% sia soggetto a monosuccessione(tab. 2). Quest’ultimo tipo di gestione colturaleviene praticato soprattutto al Nord (23%), dovesi registra tra l’altro una lieve crescita nel perio-do 2003-2007, unitamente a una riduzione del-l’uso della rotazione. Questo dato enfatizza ladifficoltà di mettere in campo in maniera piùdiffusa, soprattutto nei principali comprensoricerealicoli della Pianura Padana, una strategiadi gestione dei suoli agrari basata sull’utilizzo dimisure agronomiche ecologicamente più compa-tibili, come l’avvicendamento e la rotazione.Nonostante la regolazione dell’uso del suoloriguardi prevalentemente gli strumenti di piani-ficazione territoriale, la politica agricola puòrivestire un ruolo significativo nella gestioneagronomica dei suoli, nella conservazione emanutenzione degli elementi non coltivati delpaesaggio e nella corretta gestione del reticoloidraulico. A questo proposito potrebbe risultareparticolarmente rilevante l’applicazione di nuovemisure nell’ambito della PAC. Le proposte per ladiffusione di pratiche agronomiche più rispetto-se della risorsa suolo, attualmente in discussio-ne e che saranno implementate a partire dal

2014, probabilmente condizioneranno in modoancora più significativo il sostegno pubblico alrispetto delle norme ambientali.

I fertilizzantiPer quanto riguarda l’utilizzo dei fertilizzantichimici è possibile osservare una significativaflessione a partire dalla fine degli anni ottanta,che si è protratta anche durante i due decennisuccessivi. A livello nazionale negli anni novan-ta venivano consumati mediamente 17,3 milio-ni di quintali di elementi fertilizzanti, mentrenel decennio successivo (dal 2000 al 2009)sono stati consumati mediamente 14,4 milionidi quintali (fig. 3). Nel 2009 oltre la metà deifertilizzanti (60%) è stato impiegato al Nord,con valori particolarmente elevati in Lombardiae Veneto, e il restante 40% è stato impiegato traCentro (15,3%) e Sud Italia (24,7%).La significativa riduzione dell’uso di fertilizzantidurante l’ultimo decennio è confermata dall’a-nalisi sui quantitativi degli elementi nutritivi dis-tribuiti per ettaro di superficie concimabile (tab.3). Infatti, durante questo arco temporale, gliimpieghi per ettaro di superficie sono diminuitidel 32,8% a livello nazionale, con una riduzioneparticolarmente significativa nelle aree delCentro (-43,6%) e del Sud Italia (-44,2%). A questo andamento ha contribuito, oltre alla dif-fusione di metodi a minore impatto ambientale, lanecessità di contenere i costi di produzione.Questi fattori hanno di fatto favorito le strategieaziendali basate su bassi impieghi, attraverso larazionalizzazione della scelta dei concimi - con

14

0

2

4

6

8

10

12

1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Mili

oni d

i qui

ntal

i

Azoto Fosforo Potassio

FIG. 3 - ELEMENTI FERTILIZZANTI CONTENUTI NEI CONCIMI DISTRIBUITI PER USO AGRICOLO IN ITALIA

Fonte: ISTAT, Statistiche dell'agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali sui mezzi diproduzione (dati on line).

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 14

Page 17: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

una maggior preferenza per i concimi semplicirispetto a quelli complessi - e delle dosi impiega-te. Il contenimento dei consumi, particolarmentesignificativo negli ultimi anni, è stato inoltre favo-rito dalla lievitazione dei prezzi di acquisto, cau-sata da un aumento dei prezzi dei prodotti impor-tati e dalla generale instabilità dei mercati dellefonti energetiche, in primis dei prodotti petrolife-ri. Infine, il disaccoppiamento degli aiuti comuni-tari nell’ambito della PAC, ovvero la disgiunzionedel sostegno al reddito dal sostegno alla produ-zione, può certamente aver contribuito a questalenta e progressiva riduzione dell’impiego di pro-dotti chimici, in valore assoluto e per ettaro di

superficie interessata. Allo stesso tempo anche lepolitiche europee durante l’ultimo decenniohanno contribuito alla diffusione di pratiche agro-nomiche a basso impatto ambientale, favorendol’impiego di ammendanti e concimi organici adiscapito dei prodotti minerali di sintesi. Tra iprovvedimenti comunitari in materia di fertiliz-zanti, è opportuno ricordare il vincolo normativorelativo allo spargimento di azoto nelle zone vul-nerabili, che rappresenta certamente l’elementodi principale preoccupazione di molti operatoriagricoli, soprattutto in alcuni comprensori dellaPianura Padana specializzati nella zootecnia enella cerealicoltura intensive.

15

TAB. 3 - CONSUMO DI FERTILIZZANTI PER ETTARO DI SUPERFICIE CONCIMABILE1

AZOTO ANIDRIDE FOSFORICA OSSIDO DI POTASSIO TOTALE

2009 (KG/HA)

Nord 105,5 43,1 42,6 191,2

Centro 51,7 26,3 9,9 87,9

Sud e isole 35,3 16,9 8,7 61,0

Italia 63,1 28,0 20,9 112,0

VARIAZIONE PERCENTUALE RISPETTO AL 2000

Nord -16,3 -21,8 -33,2 -21,9

Centro -39,0 -50,5 -45,2 -43,6

Sud e isole -37,1 -52,7 -49,3 -44,2

Italia -27,0 -39,3 -38,5 -32,8

1 Nella superficie concimabile sono compresi i seminativi (esclusi i terreni a riposo) e le coltivazioni legnose agrarie.

Fonte: ISTAT, Statistiche dell'agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali sui mezzi di produ-zione (dati on line).

■ LA DIFESA DEL MAIS: MORÌA DELLE API E DIABROTICANegli ultimi anni le possibili conseguenze derivanti da un eccessivo o non corretto utilizzo degli agrofarmacisono state al centro dell’attenzione pubblica per il fenomeno della morìa delle api. Lo spopolamento deglialveari, risalente alla primavera del 2008, è stato particolarmente consistente in alcune zone a forte vocazio-ne maidicola della Pianura Padana, ed è stato imputato, almeno in maniera parziale, all’utilizzo di fitofarma-ci a base di neonicotinoidi. L’impiego di questi principi attivi, utilizzati per la concia dei semi di mais, è statodi conseguenza sospeso con il decreto del Ministero del Lavoro e della Salute del 17 settembre 2008, proro-gato fino a giugno 2011. Questa sospensione ha portato risultati positivi, dato che nelle campagne successi-ve gli operatori del settore apistico hanno registrato una drastica riduzione del fenomeno di spopolamento pri-maverile degli alveari. Allo stesso tempo, il fatto che i maiscoltori italiani non abbiano potuto impiegare i semiconciati con i neonicotinoidi è stato individuato come una delle principali cause delle infestazioni di diabro-tica (un insetto parassita particolarmente dannoso per il mais), che nelle ultime campagne agrarie si sono veri-ficate con una certa intensità. Questa emergenza ha reso ancora più acceso il dibattito tra i produttori di agro-farmaci, gli apicoltori e i maiscoltori sulla necessità e sul ruolo della concia dei semi e più in generale sullemodalità di utilizzo dei prodotti fitosanitari in agricoltura.Appare evidente la necessità di incrementare l’azione di ricerca e monitoraggio sugli effetti dei prodotti poten-zialmente più nocivi, con l’obiettivo di fornire un quadro legislativo chiaro e coerente, che permetta agliimprenditori agricoli di adottare le tecniche più idonee, cercando di limitare al massimo gli impatti ambien-tali negativi. Allo stesso tempo, le relazioni tra le infestazioni di diabrotica e la sospensione degli insetticidi abase di neonicotinoidi hanno fatto emergere chiaramente le principali criticità dei più importanti comprenso-ri maidicoli italiani, dove spesso non vengono applicate le adeguate misure di contenimento delle infestazio-ni, ovvero la rotazione e l’avvicendamento colturale.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 15

Page 18: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Gli agrofarmaciPer quanto riguarda i prodotti antiparassitari e idiserbanti si osserva un trend del tutto analogo aquello dei fertilizzanti, con una tendenza in attoda diversi anni caratterizzata da una progressivacontrazione degli impieghi. Tra le principalicause di questa tendenza va ricordato il crescen-te ricorso alle tecniche di difesa integrata, checonsente una razionalizzazione degli impieghi eil progressivo utilizzo di prodotti mirati e selettiviper colture specifiche, unitamente all’immissio-ne sul mercato di principi attivi a basso impattoambientale e con azione più specifica.Tra il 1986 e il 2009 la quantità di agrofarmacidistribuiti a livello nazionale si è ridotta del 18%,attestandosi su circa 14,7 milioni di quintalicomplessivi (fig. 4). La tipologia di prodotto mag-giormente impiegata a livello nazionale riguarda ifungicidi (50%), mentre minori sono stati i con-sumi di insetticidi (22%) e di erbicidi (20%).La riduzione dei consumi di agrofarmaci nonriguarda però in maniera uniforme tutte le tipo-logie di prodotto. Osservando la distribuzione diprodotto per unità di superficie, infatti, si regi-stra una flessione significativa soprattutto per gliinsetticidi (-18%) e un lieve incremento dell’u-tilizzo di erbicidi (+4,8%). Il dato unitariodipende però dall’entità della superficie trattata,per cui l’incremento di utilizzo in alcune areegeografiche, riscontrato ad esempio per gli erbi-cidi e i fungicidi, potrebbe essere anche il risul-tato della riduzione delle superfici interessate daseminativi e da coltivazioni permanenti (tab. 4).I dati relativi al 2009 mostrano come nel Nord

Italia gli impieghi unitari di agrofarmaci per etta-ro risultino ancora nettamente più alti della medianazionale, evidentemente a causa della diffusionedelle colture intensive in Pianura Padana, per lequali generalmente viene fatto un notevole ricor-so a input chimici. Ad ogni modo, per una più cor-retta valutazione dell’utilizzo degli agrofarmaci, ènecessario considerare questi prodotti in relazio-ne alla loro tossicità rispetto all'uomo, dato chel’evoluzione tecnologica sta introducendo principiattivi che possono essere impiegati in dosi moltoridotte. Infatti, negli ultimi due decenni l’impiegodi prodotti della classe a maggiore tossicità (prin-cipio attivo “molto tossico o tossico”) si è ridottodi oltre il 70% (fig. 5). Tale risultato è dovuto siaalla crescente applicazione da parte degli agricol-tori di prodotti a minore impatto ambientale, siaall’adozione di disciplinari di produzione che indi-cano esplicitamente i prodotti consentiti per lesingole colture e le dosi unitarie da impiegareall’atto del trattamento. Si può osservare, infatti,un notevole incremento delle quantità di principiattivi appartenenti alla classe di tossicità inferio-re (principio attivo “nocivo”), il cui impiego nellostesso arco temporale è più che raddoppiato.Nonostante nel corso degli anni si sia assistito auna diminuzione dei quantitativi di agrofarmaciimmessi sul mercato, e soprattutto a un calo delladistribuzione dei prodotti più pericolosi, i prodot-ti fitosanitari costituiscono ancora il principalemezzo tecnico utilizzato per la difesa delle coltu-re. Da questo punto di vista, l’impiego di questiprodotti rappresenta senza dubbio una delle que-stioni più complesse riguardanti il settore agrico-

16

0

2

4

6

8

10

12

14

1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Mili

oni d

i qui

ntal

i

Fungicidi Insetticidi e acaricidi Erbicidi

FIG. 4 - AGROFARMACI DISTRIBUITI PER USO AGRICOLO IN ITALIA

Fonte: ISTAT, Statistiche dell'agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali sui mezzi diproduzione (dati on line).

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 16

Page 19: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

lo, in quanto gli agrofarmaci rivestono un ruolosostanziale per la competitività di molti comparti,ma al contempo continuano a rappresentare unodegli aspetti più critici in tema di compatibilitàambientale e di tutela della salute dei cittadini. Inuovi indirizzi della politica agricola comunitaria,che sono sempre più incentrati sull’utilizzo dimisure agronomiche e di mezzi tecnici più rispet-tosi dell’ambiente, avranno il difficile compito difavorire una gestione aziendale più coerente conla sfida della sostenibilità ambientale delle pro-duzioni e allo stesso tempo di mantenere un altolivello di produttività, per raggiungere gli obiettivi

legati alla competitività delle imprese sui mercatinazionali e internazionali.

1.2 RISORSE IDRICHE E AGRICOLTURAL’acqua è un elemento essenziale per l'agricolturae per lo sviluppo delle attività economiche esociali di un territorio. In generale il ciclo del-l’acqua assicura il mantenimento nel tempo deglistock della risorsa naturale, ma un uso eccessivoper scopi produttivi può portare a un consumoirreversibile e quindi al suo esaurimento.

17

TAB. 4 - AGROFARMACI DISTRIBUITI PER ETTARO DI SUPERFICIE TRATTABILE1

FUNGICIDI INSETTICIDI E ACARICIDI ERBICIDI TOTALE2

2009 (KG/HA)

Nord 10,8 5,5 5,5 24,4

Centro 6,1 1,3 1,8 11,1

Sud e isole 7,5 2,1 1,5 13,6

Italia 8,4 3,2 2,9 16,9

VARIAZIONE PERCENTUALE RISPETTO AL 2000

Nord -12,5 -0,3 8,5 1,8

Centro -18,3 -28,6 -5,6 -8,0

Sud e isole 6,7 -37,8 3,8 3,6

Italia -6,7 -18,0 4,8 0,91 Nella superficie trattabile sono compresi i seminativi (esclusi i terreni a riposo) e le coltivazioni legnose agrarie. 2 include anche altri prodotti.

Fonte: ISTAT, Statistiche dell'agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali sui mezzi di produ-zione (dati on line).

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

Mili

oni d

i qui

ntal

i

Molto tossico o tossico Nocivo Non classificabile

1986 20082006200420022000199819961994199219901988

FIG. 5 - AGROFARMACI DISTRIBUITI PER USO AGRICOLO E GRADO DI TOSSICITÀ

Fonte: ISTAT, Statistiche dell'agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali sui mezzi diproduzione (dati on line).

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 17

Page 20: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

In quest'ultimo ambito, un presidio fondamentaleè svolto dai consorzi di bonifica, che tuttora sono,in larga parte, le uniche strutture operanti in modosistematico per la difesa idraulica del territorio.Anticipando gli orientamenti espressi negli ultimivent'anni da leggi nazionali e direttive comunita-rie, i consorzi operano da sempre con riferimentoa bacini idrografici o comunque a unità idrografi-che omogenee. Attualmente i 150 consorzi dibonifica operano su una superficie pari a 17,9milioni di ettari (il 60% del territorio italiano, maoltre l'80% delle aree di pianura) a favore di quasi7 milioni di ditte catastali consorziate.

Lo stato dell'irrigazioneSecondo l’ISTAT, nel 2007 sono state poco più di500.000 le aziende che hanno praticatol’irrigazione e che hanno destinato 1/5 della SAUa colture irrigate (fig. 6). Negli ultimi quindicianni la superficie potenzialmente irrigabile si èmantenuta su livelli di poco inferiori ai 4 milionidi ettari, con una modesta tendenza all'aumento.In media la superficie effettivamente irrigata variatra il 60 e il 70% della capacità massima: negliultimi anni si è attestata su 2,6-2,7 milioni diettari, valori leggermente inferiori a quelli regi-strati negli anni novanta (tab. 5). L'incidenzadella superficie irrigata e irrigabile sulla SAU èaumentata in misura limitata, soprattutto pereffetto della riduzione della superficie agricolacomplessiva. I valori registrati nelle regioni delNord sono sempre su livelli superiori alla mediaper la maggiore disponibilità idrica presente inqueste regioni. Le condizioni ambientali hannofavorito lo sviluppo di un'agricoltura caratterizza-

18

L'utilizzo dell'acqua per scopi irrigui consente diaumentare le produzioni unitarie, oltre che diinfluire sulla qualità dei prodotti, risparmiando ilfattore terra. Per questo motivo l'agricoltura tendea utilizzare una quota rilevante della risorsa idri-ca disponibile del paese. Secondo uno studio delCNR-IRSA, aggiornato al 1989, i prelievi per usiirrigui incidono per quasi il 50% sull'utilizzodella risorsa a livello nazionale, di cui circa i dueterzi si registrano al Nord. L'Italia viene considerato un paese con unabuona disponibilità di risorse idriche, ma lanatura del territorio, la distribuzione disegualedelle precipitazioni tra contesti geografici, laconseguente irregolarità dei deflussi superficialie lo stato infrastrutturale delle reti di distribu-zione non consentono di utilizzare appieno lerisorse potenzialmente disponibili. Gli approvvi-gionamenti idrici evidenziano sempre maggioridifficoltà a causa dei frequenti periodi siccitosiche nel corso degli ultimi anni hanno interessa-to vaste aree del nostro paese, in particolare delSud Italia e con segnali preoccupanti anche nelCentro e nel Nord, aree tradizionalmente nonsoggette a questo tipo di problematiche.In questo contesto assume rilevanza strategicala razionalizzazione della gestione dell’acquafinalizzata al risparmio della risorsa, anche ricor-rendo a fonti di approvvigionamento alternative(acque reflue), in modo da garantire una mag-giore disponibilità per gli altri usi. Inoltre,l’agricoltura irrigua può concorrere in mododeterminante, se realizzata attraverso un usosostenibile della risorsa idrica, alla tutela del-l’assetto idrogeologico.

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

1990 1996 2000 2003 2007

Mili

oni d

i etta

ri

0

5

10

15

20

25P

erce

ntua

le

Sup. irrigata / SAU Superficie irrigata

FIG. 6 – SUPERFICIE IRRIGATA IN ETTARI E IN PERCENTUALE DELLA SAU IN ITALIA

Fonte: ISTAT, Censimento generale dell’agricoltura 1990, 2000 e Indagine sulla struttura e sulle produzioni delle aziendeagricole 1996, 2003 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 18

Page 21: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

ta da metodi produttivi intensivi - basti ricordarela concentrazione della gran parte della risicoltu-ra italiana - e da una forte specializzazione zoo-tecnica, attività favorite entrambe da un reticoloidrografico ben articolato e diffuso.Le aziende che ricorrono all'irrigazione in mag-gior misura sono quelle di dimensioni economi-che medio-grandi dove il fattore produttivo trovauna superiore remunerazione. In tali aziendel'incidenza della superficie irrigua supera il 30%della SAU, mentre nelle aziende di piccoledimensioni si attesta intorno al 10%. Le aziendespecializzate sono maggiormente interessate dairrigazione, con le aziende orticole in testa (50%della SAU), seguite dagli indirizzi a seminativo(27%) e in piante arboree (25%). Relativamentemeno presente l'irrigazione nelle aziende zootec-niche e nelle aziende a indirizzo misto.Sembra evidente che la disponibilità di acqua irri-gua assuma un ruolo strategico nella crescitadella dimensione economica aziendale, attraversol'adozione di ordinamenti produttivi più intensivie il miglioramento della posizione reddituale del-l’impresa. L'acqua irrigua è appannaggio di unnumero abbastanza contenuto di aziende cheadottano metodi irrigui sulla maggior parte dellasuperficie coltivata. I 2/3 della superficie irriguaappartengono al 15% delle aziende con oltre il75% di SAU irrigata e che producono il 32% delreddito agricolo complessivo (tab. 6).Le tecniche irrigue si sono evolute nel tempo,grazie soprattutto ai cambiamenti tecnologici

nei sistemi di distribuzione (tubazioni in pres-sione, microirrigazione, tecnologie informatiz-zate, ecc.). Una parte dell’irrigazione di super-ficie è stata sostituita dall'irrigazione per asper-sione, soprattutto nelle regioni del Nord, doveperaltro è ancora ben presente lo scorrimentosuperficiale e la sommersione (oltre il 50%della SAU irrigua). Le aziende di dimensioneeconomica medio-grande sembrano maggior-mente orientate all'utilizzo delle tecniche conelevati volumi d'acqua, probabilmente a causadei loro ordinamenti produttivi di tipo zootecni-co, cerealicolo o risicolo, localizzati in aree conbuona disponibilità idrica. In realtà i cambia-menti più rilevanti vanno attribuiti al progressi-vo affermarsi delle tecniche di microirrigazionepassate nell'arco di vent'anni dal 10% al 30%delle aziende irrigue. Nelle regioni meridionali isistemi cosiddetti “a risparmio” (microirrigazio-ne) riguardano oltre il 50% della SAU irrigua econsentono alle aziende di medio-piccoladimensione, generalmente dedite all'orticolturae alla frutticoltura, di trovare soluzione ai pro-blemi di scarsità idrica (tab. 7).In uno scenario di cambiamenti climatici chemolto probabilmente avrà effetti rilevanti sulladisponibilità delle risorse idriche e sulla produt-tività del settore agricolo, la ricerca di tecnicheproduttive e irrigue a basso impatto ambientaleappare strategica per assicurare la necessariasostenibilità a sistemi agricoli fortemente dipen-denti dalla disponibilità d'acqua come quelli ita-

19

TAB. 5 - NUMERO DI AZIENDE E RELATIVA SUPERFICIE IRRIGABILE E IRRIGATA (2007)NUMERO DI AZIENDE

CHE PRATICANOL'IRRIGAZIONE

SUPERFICIEIRRIGATA

(HA)

SUPERFICIEIRRIGABILE

(HA)

SUP. IRRIGATA /SUP.IRRIGABILE (%)

SUP. IRRIGATA/ SAU(%)

Nord 198.274 1.694.452 2.357.953 71,9 36,4

Centro 57.109 182.347 372.939 48,9 7,9

Sud-Isole 308.279 789.406 1.219.611 64,7 13,7

Italia 563.663 2.666.205 3.950.503 67,5 20,9

Fonte: ISTAT, Indagine sulla struttura e sulle produzioni delle aziende agricole, 2007.

TAB. 6 - PRINCIPALI PARAMETRI AZIENDALI PER CLASSE DI SUPERFICIE IRRIGATA (IN %)

CLASSI DI SUPERFICIE IRRIGATA AZIENDE SAU REDDITO LORDOSTANDARD SUP. IRRIGATA

Senza irrigazione 66,4 59,4 38,2 0,0

Sup. irrigata < 25% della SAU 8,7 13,8 11,1 6,0

Sup. irrigata 25-50% della SAU 5,0 6,9 9,0 12,2

Sup. irrigata 50-75% della SAU 4,4 5,5 9,4 16,1

Sup. irrigata >75% della SAU 15,5 14,3 32,3 65,6

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Indagine sulla struttura e sulle produzioni delle aziende agricole, 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 19

Page 22: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

liani. A ciò va affiancata la messa in efficienzadei sistemi irrigui, attraverso la riduzione deglisprechi lungo le reti di adduzione. A fronte dell'evidente rilevanza dell'irrigazioneper l'agricoltura italiana, non va dimenticato chein molte aree i prelievi eccessivi di acqua peruso irriguo superano le capacità di ricostituzionedelle riserve idriche sotterranee e quelle deicorsi d’acqua superficiali creando - soprattuttoin corrispondenza di periodi siccitosi sempre piùfrequenti - gravi problemi in termini di effettivadisponibilità idrica. L’elevato grado di salinizza-zione del suolo e delle acque e l’eccessivo uso

di sostanze chimiche utilizzate in agricolturadeterminano un peggioramento delle caratteri-stiche qualitative dell’acqua che ritorna all’in-terno del ciclo idrologico, con conseguenzenegative non solo sull’agricoltura irrigua maanche sulla salute umana.

La qualità delle acqueL’inquinamento provocato dall’attività agricola èconsiderato di tipo diffuso, dato che gli impatti sidistribuiscono, generalmente, su superfici piutto-sto estese, contrariamente a quanto accade peraltre attività antropiche come quelle industriali ecivili. In quest’ultimo caso, si tratta di fonti loca-lizzate e ben individuabili, come gli scarichi didepuratori o di impianti industriali, mentre nelcaso dell’agricoltura la dispersione sul territorionon consente una precisa misurazione del lorocontributo al fenomeno di inquinamento. Il monitoraggio della qualità delle acque super-ficiali e profonde si basa su un insieme di indi-ci che rilevano caratteristiche chimiche, fisichee biologiche delle acque, secondo una metodo-logia di classificazione dello stato ecologico eambientale condivisa a livello nazionale (d.lgs.152/2006). Negli ultimi anni, anche a seguitodell'applicazione della direttiva quadro sulleacque (2000/60/CE), si stanno compiendo note-voli progressi in termini sia di numero di puntidi monitoraggio sia di qualità delle rilevazioni,sebbene persistano problemi per una adeguatarappresentazione delle condizioni degli acquife-ri, nonché di una loro evoluzione nel tempo.

20

■ SIGRIA, UN NUOVO SISTEMA INFORMATIVOPER AGRICOLTURA IRRIGUAIl Sistema Informativo per la Gestione delleRisorse Idriche in Agricoltura (SIGRIA), elaboratodall’INEA, rappresenta la prima base informativageoreferenziata sull’irrigazione collettiva a livellonazionale. I dati presentati rappresentano un sot-toinsieme dell’irrigazione complessiva rilevatadall’ISTAT e la diversa metodologia di rilevazionenon sempre rende comparabili i dati delle duefonti informative. Secondo l'indagine più recente,la superficie attrezzata è pari a 2,8 milioni di etta-ri, mentre la superficie irrigata non raggiunge i 2milioni di ettari. Il grado di utilizzazione delleinfrastrutture irrigue, dato dal rapporto tra superfi-cie irrigata e quella attrezzata, varia in misurasignificativa rispetto al dato nazionale (68%), convalori più elevati al Nord (78%) e molto più bassial Sud e nelle isole (40-43%).

TAB. 7 - SUPERFICIE IRRIGATA PER SISTEMA DI IRRIGAZIONE, CIRCOSCRIZIONE GEOGRAFICA1

SISTEMI DI IRRIGAZIONESCORRIMENTOSUPERFICIALE EINFILTRAZIONE

LATERALE

SOMMERSIONE ASPERSIONE MICROIRRIGAZIONE ALTRO SISTEMA

TOTALE DI CUI A GOCCIA

SUPERFICIE IN ETTARI

Nord 718.190 229.394 620.589 112.425 91.589 45.598

Centro 12.076 2.542 126.794 36.066 29.200 8.475

Sud 84.569 11.405 233.638 421.190 331.736 47.236

Italia 814.835 243.341 981.020 569.681 452.525 101.309

INCIDENZE PERCENTUALI SU SUPERFICIE IRRIGATA TOTALE

Nord 42,4 13,5 36,6 6,6 5,4 2,7

Centro 6,6 1,4 69,5 19,8 16,0 4,6

Sud 10,7 1,4 29,6 53,4 42,0 6,0

Italia 30,6 9,1 36,8 21,4 17,0 3,81 Ogni azienda e ogni superficie irrigata può essere servita da più di un sistema di irrigazione.

Fonte: ISTAT, Indagine sulla struttura e sulle produzioni delle aziende agricole, 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 20

Page 23: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

I risultati generali dei monitoraggi effettuati negliultimi anni testimoniano un progressivo migliora-mento della qualità dell’acqua, malgrado vi sianosituazioni locali ancora piuttosto degradate.Nondimeno le indagini mettono in luce la presen-za di nitrati, agrofarmaci, composti organoaloge-nati e metalli pesanti negli acquiferi. Il compartoagrozootecnico contribuisce in misura determi-nante alla presenza di nitrati nelle acque superfi-ciali e sotterranee delle zone classificabili vulne-rabili, che rappresentano uno degli inquinamentipiù diffusi nel territorio, derivanti sia da fonti diinquinamento diffuse sia da fonti puntuali. Inrealtà un contributo non marginale deriva anchedall’ossidazione degli scarichi di reflui civili, dataluni scarichi industriali e dal dilavamento disuperfici impermeabili urbane. Per quanto riguarda la presenza di residui diagrofarmaci, l'ultima indagine, curatadall'ISPRA e relativa al biennio 2007-08,sostanzialmente conferma il livello di contami-nazione rilevato nelle indagini precedenti emolto diffuso sia nelle acque superficiali sia inquelle sotterranee. Il 48% dei punti di monito-raggio delle acque superficiali ha riscontrato lapresenza di residui di prodotti fitosanitari; diquesti una quota del 32% presentava concen-trazioni superiori ai limiti stabiliti per le acquepotabili. Nel caso delle acque sotterranee èstata rinvenuta la presenza di residui nel 27%dei punti monitorati, con un 16% di punti supe-riori ai limiti. Tra le sostanze rinvenute più fre-quentemente si ritrovano gli erbicidi, con con-centrazioni spesso superiori ai limiti; tra questi,un ruolo importante è attribuibile ad alcuni erbi-cidi utilizzati nelle risaie, con alcune criticitàrilevate nell’area padano-veneta. L’indagine hafatto emergere, inoltre, il problema della persi-

stenza di alcune sostanze vietate, comel’atrazina, che continuano ad essere rilevatenonostante l’uso sia stato sospeso, e il fenome-no della stagionalità legato da un lato al periododei trattamenti e, dall’altro, alle precipitazioni.

Attività zootecnica e direttiva nitratiLa connessione tra attività zootecnica ed effettiambientali negativi è particolarmente evidenteladdove la densità di allevamento (numero dicapi per ettaro) raggiunge livelli molto elevati ele misure di mitigazione (tecniche di smalti-mento, ampliamento della superficie concimabi-le, accorgimenti nell'alimentazione zootecnica,ecc.) stentano a diffondersi. In Italia le statisti-che rivelano che dal 1990 al 2007 il carico dibestiame a livello medio nazionale è rimastopraticamente inalterato (0,8 UBA/ha), ma conforti disparità regionali. Tra le regioni del Nord,dove si riscontrano le maggiori densità di bestia-me, soltanto la Lombardia evidenzia un forteincremento del numero di capi per ettaro. NelCentro-Sud il carico di bestiame si attesta indiminuzione su valori inferiori alla media nazio-nale (0,4 UBA/ha) con l'eccezione dellaCampania che aumenta la densità (tab. 8). Il principale intervento pubblico di contrastoall'inquinamento idrico da fonti agricole è rappre-sentato dalla direttiva 91/676/CEE relativa allaprotezione delle acque dall’inquinamento provo-cato dai nitrati di origine agricola. A distanza diquasi vent'anni dalla promulgazione della diretti-va, in Italia il quadro normativo è regolato daldecreto interministeriale del 7/4/2006 che fissacriteri e norme tecniche per la disciplina regiona-le dell’utilizzazione agronomica degli effluenti diallevamento, definendo le linee guida per la ste-sura dei programmi d’azione. I piani devono disci-

21

■ LA DIRETTIVA QUADRO SULLE ACQUE E IL PREZZO DELL'ACQUALa politica comunitaria per le acque adotta un approccio integrato alla gestione della risorsa idrica, al fine diprevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzosostenibile basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. I principali obiettivi ope-rativi riguardano: a) il raggiungimento dello stato di “buono” per tutte le acque entro il 2015; b) la definizio-ne di piani di gestione delle risorse idriche a livello base di bacini idrografici; c) il riconoscimento del giustoprezzo a tutti i servizi idrici tenendo conto del loro costo economico reale; d) la partecipazione e cooperazio-ne con tutti i soggetti interessati.L'implementazione delle procedure operative (distretti idrografici e piani di gestione) sta subendo notevoliritardi a livello nazionale. Tra le norme di attuazione è prevista anche l'individuazione di adeguate tariffe perrecuperare i costi dei servizi idrici, compresi i costi per l'ambiente, e promuovere un uso più efficiente del-l’acqua. Le implicazioni per il settore agricolo potrebbero essere rilevanti, dato il consistente utilizzo di acquairrigua nel nostro paese. In prospettiva i ritardi nell'applicazione della direttiva potrebbero essere recuperatise le norme venissero inserite nell'ambito della condizionalità prevista per gli interventi di sostegno al reddi-to agricolo, come già accaduto nel caso della direttiva nitrati.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 21

Page 24: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ22

plinare l’utilizzazione agronomica degli effluentiaziendali all’interno delle zone vulnerabili ai nitra-ti di origine agricola che sono state designatedalle Regioni dopo un intenso negoziato con laCommissione europea.Le zone vulnerabili sono concentrate soprattut-to nella pianura padano-veneta, (quasi il 70%delle aree nazionali) con un'incidenza sullasuperficie territoriale variabile dal 15% delPiemonte al 39% del Veneto (tab. 8). Le regio-ni del Centro-Sud presentano incidenze di granlunga inferiori.Il decreto interministeriale incide sulla praticaagronomica e zootecnica, modificandone fasiimportanti come lo spargimento degli effluentizootecnici attraverso l’imposizione di tempi equantitativi determinati, e prescrive adegua-menti strutturali, come la creazione di conteni-tori di raccolta e stoccaggio dei reflui di ade-guata capacità e conformi ai requisiti previstidalla normativa. Le maggiori difficoltà per leaziende zootecniche intensive sono legate alrispetto del vincolo del quantitativo di effluentespandibile, che implica la necessità di disporre

di superfici di adeguata estensione o di proce-dere al trattamento dei reflui, con tutte le impli-cazioni che una tale dinamica sta innescandosul mercato fondiario. Inoltre, per alcune coltu-re, come ad esempio il mais, i limiti massimi diazoto imposti dalla direttiva non consentono disoddisfare i fabbisogni nutritivi per sostenere leproduzioni medio-alte ottenibili nelle condizioniclimatiche e per il tipo di suoli italiani. Per veni-re incontro alle difficoltà di applicazione è statachiesta all'Unione europea una deroga per leregioni del Nord alla norma che fissa il limite di170 kg/ha di azoto, come previsto dalla diretti-va e già ottenuto da alcuni Stati membri.

1.3 LE RISORSE GENETICHE IN AGRICOLTURAUn recente rapporto della FAO (2010) evidenziacome migliaia di specie vegetali coltivate sianoin pericolo di estinzione a causa degli sconvolgi-menti apportati dai cambiamenti climatici. Laperdita di biodiversità degli ultimi decenni con-

TAB. 8 - ZONE VULNERABILI AI NITRATI (ZVN) E UNITÀ BOVINE ADULTE (UBA) PER REGIONE

ZVN (HA) ZVN (%)

ZVN/SUP. TERR(%) UBA UBA

(%)UBA/HA

SAU

Piemonte 380.858 9,4 15,0 1.005.360 10,2 1,0

Valle d'Aosta - - - 35.250 0,4 0,5

Lombardia 814.176 20,1 34,1 2.772.270 28,0 2,8

P.A. Trento - - - 53.870 0,5 0,2

P.A. Bolzano - - - 129.020 1,3 0,9

Veneto 717.800 17,8 39,0 1.365.980 13,8 1,7

Friuli-Venezia Giulia 183.144 4,5 23,3 179.330 1,8 0,8

Liguria 1.334 0,0 0,2 20.990 0,2 0,4

Emilia-Romagna 661.200 16,4 29,9 1.225.500 12,4 1,2

Toscana 114.199 2,8 5,0 214.810 2,2 0,3

Umbria 77.171 1,9 9,1 193.260 2,0 0,6

Marche 118.959 2,9 12,3 157.010 1,6 0,3

Lazio 33.756 0,8 2,0 354.690 3,6 0,5

Abruzzo 11.600 0,3 1,1 149.890 1,5 0,3

Molise1 97.895 2,4 22,1 88.820 0,9 0,4

Campania 158.000 3,9 11,6 456.890 4,6 0,8

Puglia 92.057 2,3 4,8 221.500 2,2 0,2

Basilicata1 288.960 7,2 28,9 143.310 1,4 0,3

Calabria 146.550 3,6 9,7 157.200 1,6 0,3

Sicilia 138.012 3,4 5,4 350.720 3,5 0,3

Sardegna 5.500 0,1 0,2 625.010 6,3 0,6

Italia 4.041.172 100,0 13,4 9.900.680 100,0 0,81 Per il Molise e la Basilicata il dato comprende anche le superfici potenzialmente vulnerabili.

Fonte: elaborazioni INEA su dati Rete rurale nazionale, Eurostat e ISTAT, 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 22

Page 25: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

tinua a non arrestarsi, determinando rischi con-creti sull’accessibilità al cibo, soprattutto in pro-spettiva dell’incremento demografico previstonel corso dei prossimi quarant’anni. Nell’ultimosecolo, infatti, il 75% circa delle specie agrico-le si sono estinte, ed entro il 2055 potrebberoscomparire tra il 16% e il 22% delle linee sel-vatiche di colture importanti per la nutrizioneumana. Il quadro diventa ancora più preoccu-pante se si pensa che su circa 7.000 piante uti-lizzabili ai fini alimentari, se ne coltivino soltan-to 150 e il 75% degli alimenti a livello mondia-le è fornito solo da 12 specie vegetali (in preva-lenza riso, mais, grano e patate) e 5 specie ani-mali (in particolare bovini, suini e avicoli).Secondo la Convenzione internazionale sulla bio-diversità (CBD) siglata a Rio de Janeiro nel 1992,per biodiversità si intende "la variabilità fra gliorganismi viventi di ogni tipo, inclusi, fra gli altri,i terrestri, i marini e quelli d'altri ecosistemiacquatici, nonché i complessi ecologici di cuifanno parte". In occasione del Vertice diJohannesburg del 2002, i governi delle 191nazioni aderenti alla CBD sottoscrivevanol’impegno ad arrestare significativamente la ridu-zione della biodiversità entro il 2010, ma, non-ostante le intenzioni, l’obiettivo non è stato rag-giunto. Tuttavia, alcuni risultati sono stati abba-stanza efficaci come ad esempio le azioni miratea invertire il declino delle specie e degli habitatin pericolo ampliando la rete Natura 2000nell’Unione europea, che attualmente copre circail 18% del territorio totale. Sempre a livello euro-peo, nel 2007 su proposta del vertice sull’am-biente del G14 (G8 + 5 paesi emergenti) l'UE haavviato uno studio sull’economia degli ecosistemie biodiversità, al fine di valutare le ripercussionieconomiche della perdita di biodiversità. Il rap-porto riconosce il valore economico, oltre che

ecologico, della biodiversità e degli ecosistemi,rilevando le conseguenze che la perdita di capi-tale naturale potrebbe avere sull’economia mon-diale, e pertanto enfatizzando l’esigenza di per-seguire modelli di sviluppo sostenibili. Su questospirito il G8 Ambiente del 2009 ha siglato laCarta di Siracusa quale strumento di promozionestrategica di lungo periodo per la conservazionedella biodiversità rafforzando l’uso di strumentieconomici volti al raggiungimento degli obiettivisulla tutela della biodiversità. In termini operati-vi la Commissione europea ha approvato un pianodi azione [COM (2006) 216] finalizzato a preser-vare la biodiversità e ad arrestarne la perditamediante "il rafforzamento di misure per assicu-rare la conservazione, e la disponibilità per l'uso,di diversità genetica di varietà di colture, di razzeanimali e di specie di alberi commercialinell'Unione". Questo ha portato alla realizzazionedi numerosi progetti riguardanti la raccolta, lacaratterizzazione, la catalogazione di risorsegenetiche vegetali e animali e la diffusione diinformazioni da parte dei partner dei progetti,soggetti pubblici e privati che hanno promosso levarie iniziative con il cofinanziamento europeo.

La tutela delle risorse genetiche di interesseagrarioL’Italia è la nazione europea più ricca in biodi-versità avendo il più alto numero e densità dispecie animali e vegetali2. L’eterogeneità spazia-le e pedoclimatica, infatti, ha caratterizzato iprocessi evolutivi di molti ecotipi. Tuttavia,

23

■ LE COMPONENTI DELLA BIODIVERSITÀ La definizione della Convenzione internazionale sullabiodiversità riconosce alcune componenti fondamen-tali della biodiversità relative ai diversi livelli di orga-nizzazione della materia vivente. Si parla, infatti, di"biodiversità genetica" o intraspecifica, di "biodiversi-tà specifica", di "biodiversità ecosistemica" e di "bio-diversità di paesaggio". Nel caso specifico delle atti-vità agricole, il concetto di biodiversità si riferiscedirettamente agli agroecosistemi e quindi alla varia-bilità degli animali domestici, delle piante coltivate edei microrganismi. La componente "genetica" dellabiodiversità riguarda la variabilità intraspecifica delpatrimonio genetico e caratterizza un gruppod’individui che condivide uno specifico pool di geni.

■ LA CONSERVAZIONE IN-SITU ED EX-SITULa conservazione delle risorse genetiche può avve-nire mediante due possibilità, in-situ ed ex-situ. Laconservazione in-situ si attua direttamente nell’am-biente naturale in cui la risorsa genetica si è evolu-ta ed è più efficace quando il numero di individui èsufficientemente ampio. Gli ecotipi locali sono unafonte preziosa di geni utili per la costituzione dinuove varietà o per il miglioramento delle esistenti esi ritrovano spesso coltivati in ambienti marginali.La conservazione ex-situ, invece, comporta il prelie-vo diretto delle specie minacciate dall’ambientenaturale, per il loro mantenimento in luoghi predi-sposti quali vivai, orti botanici, arboreti e banche delgermoplasma (es. conservazione in vitro). In genera-le, per le specie erbacee, è ampiamente praticata laconservazione dei semi, per i fruttiferi prevale la tec-nica di conservazione in campi da collezione, men-tre per gli animali di interesse zootecnico le tecni-che di conservazione ex-situ utilizzano la criocon-servazione del materiale genetico.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 23

Page 26: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

l’Italia non può essere considerata come un cen-tro primario di specializzazione genetica per lecolture agricole poiché la maggior parte dellespecie sono esotiche. Alle numerose specie indi-gene, infatti, si aggiungono molte specie intro-dotte nel corso dei secoli con l’affermarsi di tec-niche di riproduzione agamica come nel casodell’innesto per i fruttiferi. Anche diversi aspettiorganizzativi dell’attività agricola hanno influitosull’alto grado di biodiversità. Si pensi ad esem-pio al contributo di particolari forme contrattua-li, quali la mezzadria e la colonia, nella specia-lizzazione e selezione di molte varietà locali, alleparticolari consociazioni (es. vigne con peschi,susini e fichi) o ancora ai seminativi arborati tipi-ci di molte zone della Pianura Padana. Purtroppoanche in Italia negli ultimi decenni la pressioneselettiva sulle specie coltivate e allevate si èfatta molto intensa, portando alla formazione divarietà più efficienti sotto l’aspetto produttivoma sempre più uniformi sotto l’aspetto geneticocon una rilevante perdita di variabilità genetica,definita "erosione genetica". Per contrastare tali perdite, nel 2008 il MIPAAFha elaborato il Piano nazionale sulla biodiversitàdi interesse agricolo, con l’intento di fornire lelinee guida per la tutela e la valorizzazione dellerisorse genetiche presenti in agricoltura. Diversisono gli interventi operativi per la conservazionedelle risorse genetiche in-situ ed ex-situ. Per lerisorse genetiche vegetali il MIPAAF, al fine diarmonizzare le attività di collezione, conservazio-ne, caratterizzazione, valutazione e documenta-zione del germoplasma vegetale, ha affidato ilcoordinamento al Consiglio per la ricerca e lasperimentazione in agricoltura (CRA) che nei variistituti convenzionati conserva ex-situ circa 366specie vegetali di interesse agrario per un totaledi quasi 22.000 accessioni di cui il 44% di ori-gine italiana, oltre a 7.000 cultivar, varietà loca-li (landrace) e linee selvatiche. Il germoplasma dipiante alimentari conservato riguarda principal-mente cereali (avena, frumenti, mais, orzo e riso),orticole (patate, varie specie di cavoli, legumi,asparagi, solanacee) e diverse frutticole (drupa-

cee, pomacee, agrumi, vite, piccoli frutti)3.Tuttavia, la mancanza di dati specifici ostacola lapossibilità di redigere una lista delle specie vege-tali agrarie a rischio di estinzione. Per quantoriguarda le risorse genetiche animali, oltre alCRA, la gestione di progetti ed azioni specificheper la tutela e la salvaguardia di germoplasmaanimale è coadiuvata dall’Associazione italianaallevatori che gestisce il monitoraggio delle popo-lazioni bovine autoctone mediante il registro ana-grafico e dal Consorzio per la sperimentazione,divulgazione e applicazione di biotecniche inno-vative convenzionato direttamente con la FAOnell’ambito del programma globale per la gestio-ne delle risorse genetiche animali di interessezootecnico. Diversamente dalle risorse genetiche vegetali, nel2007 il MIPAAF ha pubblicato un elenco dellerazze locali di bovini, ovini, caprini, suini ed equi-ni, in funzione del numero di femmine riproduttri-ci inferiore alla soglia stabilita dal regolamento diattuazione per lo sviluppo rurale, sotto la quale unarazza locale è da considerarsi minacciata di estin-zione (7.500 individui per i bovini, 10.000 per gliovi-caprini, 15.000 per i suini e 5.000 per gliequini; nel caso dei volatili, che non sono inclusinell’elenco, il valore soglia corrisponde a 25.000femmine riproduttrici). Dalla lista emerge che ilmaggior numero di razze a rischio riguarda gli ovi-caprini con una percentuale di femmine riprodut-trici pari a quasi il 5% del totale. Per le razze bovi-ne questa percentuale ammonta a circa il 3%,mentre per i suini è inferiore all’1% (tab. 9). Diverse sono anche le iniziative prese dalle sin-gole Regioni che hanno già emanato leggi sullatutela delle risorse genetiche di interesse agrario,o presentato disegni di legge specifici inerentialla conservazione del germoplasma locale.Infine oltre a questi interventi, molto efficacisono le azioni previste per la conservazione dellabiodiversità all’interno dei programmi di svilupporurale (PSR), in particolare quelle contenutenell’Asse 2 relative ai "pagamenti agro-ambien-tali" (misura 214) nell’impegno relativo alle spe-cie minacciate di estinzione.

24

TAB. 9 - CONSISTENZA DELLE RAZZE ANIMALI MINACCIATE DI ESTINZIONE BOVINI OVI-CAPRINI SUINI EQUINI

N. razze minacciate 26 71 6 23

Femmine riproduttrici 71.493 169.423 5.293 16.716% di femmine riproduttrici di razze minacciate rispetto al totale delle razze1 3,1 4,6 0,7 n.d.

1 Dati Eurostat.

Fonte: elaborazione INEA su dati MIPAAF - Elenco delle razze minacciate, 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 24

Page 27: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

1.4 BIODIVERSITÀ E AGRICOLTURA AD ALTO VALORE NATURALEL’evoluzione dei sistemi agricoli ha modellato neltempo la struttura del paesaggio, creando habitatfavorevoli a un gran numero di specie vegetali eanimali, tra cui emergono quelle di interesse perla conservazione della biodiversità. Questi habi-tat costituiscono il cuore delle “aree agricole adalto valore naturale” (AVN), ossia di aree agrico-le intrinsecamente ricche di biodiversità intesacome ricchezza di specie e complessità dellerelazioni ecologiche esistenti. È stato stimato checirca il 50% delle specie di flora e fauna presentiin Europa sia legato agli habitat agricoli.In Italia i principali agro-ecosistemi ad alto valo-re naturale sono rappresentati dai prati perma-nenti e dai pascoli delle Alpi e degli Appennini,dalle praterie sub-steppiche del Sud e delleIsole, e dalle aree a colture estensive ricche distrutture semi-naturali e manufatti (siepi,boschetti, muretti a secco e terrazzamenti) diffu-se su tutto il territorio, che in totale interessanopoco meno di un quarto della superficie agricolanazionale. In questi ambienti l’agricoltura el’attività zootecnica favoriscono il mantenimentodi sistemi di habitat naturali e semi-naturali chespesso svolgono anche una funzione di connes-sione tra le aree protette, costituendo “punti sen-sibili” per la conservazione della biodiversità. Tuttavia, negli ultimi decenni i processi di inten-sificazione dell’attività agricola e di abbandonodelle aree rurali marginali hanno causato una con-tinua riduzione di questa tipologia di aree, parti-colarmente vulnerabile ai cambiamenti, minac-ciando il delicato equilibrio tra agricoltura e bio-diversità. Contrastare questi processi costituisceun’azione chiave per arrestare il declino della bio-diversità e promuovere un modello di agricolturaa servizio della collettività. A tal fine, agli inizidegli anni novanta l’UE ha individuato la politicadi sviluppo rurale come strumento principale perla conservazione e la valorizzazione delle risorsenaturali e paesaggistiche degli agro-ecosistemi.Attualmente la conservazione della biodiversità ela tutela dei sistemi agricoli e forestali AVN rap-presentano uno dei tre obiettivi prioritari assegna-ti alla politica per lo sviluppo rurale.

Individuazione delle aree agricole AVN Al crescere della sua rilevanza politica si sono mol-tiplicati gli studi sull’agricoltura AVN, dando luogoad un continuo affinamento della metodologia diindividuazione e analisi, che ha prodotto risultati emappe diverse. Non esiste attualmente un unicometodo di individuazione ma, piuttosto, approcci

complementari utilizzabili in funzione del tipo diarea agricola AVN e dei dati disponibili.Gli approcci principali riguardano l’impiego di datisu: 1) uso del suolo, 2) sistemi agricoli e 3) distri-buzione delle specie (in particolare di uccelli). Ilprimo e il terzo sono focalizzati sulla dimensionegeografica dei fenomeni. Nell’approccio dei siste-mi agricoli, invece, un ruolo centrale è attribuitoall'azienda agricola e, quindi, agli agricoltori chedeterminano pressioni dinamiche sullo “stato” (intermini, ad esempio, di biodiversità) attraverso lascelta delle modalità di gestione delle praticheagricole. Tuttavia, come affermato in un rapportodella Commissione europea, “è la combinazione diun appropriato uso del suolo e del paesaggio("stato") insieme ad un’appropriata gestione ("forzadeterminante") che crea le condizioni affinché unsistema agricolo sia ad alto valore naturale”.La superficie delle aree agricole ad AVN in Italiaè stata stimata per la prima volta dall’Agenziaeuropea per l’ambiente sulla base dell’approcciosia dell’uso del suolo sia dei sistemi agricoli: daquesto esercizio è emerso che, in media, circa il21% della SAU è ad AVN, con percentuali chevariano dal 12% (approccio dei sistemi agricoli)al 30% (approccio dell’uso del suolo). Altrestime realizzate dal Centro comune di ricercadella Commissione europea e basate sui dati diuso del suolo in combinazione con informazioniambientali (es. siti Natura 2000 e Importantbird areas), hanno prodotto stime più affidabili(per l'Italia la quota di SAU ad AVN sarebbe del33%), ma si riconosce la necessità di ulteriorianalisi e, soprattutto, di una maggiore disponi-bilità di dati georeferenziati. Stime dell’esten-

25

■ UNA DEFINIZIONE CONDIVISA DI AREE AGRI-COLE AD ALTO VALORE NATURALELe “aree agricole ad alto valore naturale” sonoriconosciute come quelle aree in cui “l’agricolturarappresenta l’uso del suolo principale (normal-mente quello prevalente) e mantiene o è associataalla presenza di un’elevata numerosità di specie edi habitat, e/o di particolari specie di interessecomunitario”. L'Agenzia europea per l’ambientedistingue tre tipi di area4. Tipo 1: aree con un’elevata proporzione di vegeta-zione semi-naturale (es. pascoli naturali); Tipo 2: aree con presenza di mosaico di agricoltu-ra a bassa intensità e elementi naturali, semi-natu-rali e strutturali (es. siepi, muretti a secco,boschetti, filari, piccoli corsi d’acqua, ecc.); Tipo 3: aree agricole che sostengono specie rare oun’elevata ricchezza di specie di interesse mon-diale, europeo, nazionale e/o locale.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 25

Page 28: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

sione delle aree agricole ad AVN sono stateeffettuate anche a livello regionale, in occasionedella redazione dei Programmi di sviluppo rura-le. Tuttavia, un valore complessivo basato sullestime regionali non darebbe una rappresentazio-ne coerente, dal momento che le Regioni nonhanno adottato la stessa metodologia.Una più recente stima della consistenza dell’agri-coltura AVN a livello nazionale è stata realizzata apartire dall’individuazione e caratterizzazione deisistemi agricoli AVN, con l’obiettivo di individuar-ne i fabbisogni di intervento5. L’analisi condottarivela che i sistemi agricoli ad AVN sono preva-lentemente sistemi estensivi, spesso tradizionali,che includono elementi non-coltivati e vegetazio-ne semi-naturale. La SAU di questi sistemiammonta a circa 3 milioni di ettari, pari al 24%della superficie agricola nazionale (tab. 10). Lacopertura del suolo principale è rappresentata dapascoli semi-naturali localizzati in aree montanee collinari. Va aggiunto, inoltre, che le terre col-lettive rappresentano una parte considerevole diqueste superfici. La maggior parte dell’agricoltu-ra AVN è localizzata nelle aree meno produttive,

con evidenti handicap di natura ambientale chelimitano sia le possibilità di intensificazione sia leopportunità produttive. Le caratteristiche che ren-dono queste aree di valore per la biodiversitàdiventano, pertanto, le stesse che ne riducono lavitalità economica rendendole, nella maggiorparte dei casi, a rischio di abbandono.

Il ruolo del sostegno della PACL'identificazione dei sistemi ad AVN è un primopasso nella comprensione dei meccanismi chegovernano le scelte imprenditoriali e determina-no il sentiero di sviluppo dell'impresa versomodelli a diversi livelli di sostenibilità. Unaprima analisi comparativa delle caratteristicheeconomiche e strutturali delle aziende AVN inItalia è stata realizzata utilizzando i dati dellaRete di informazione contabile agricola (RICA).Questa analisi, confermando studi condotti alivello internazionale, ha dimostrato che nelleaziende AVN la produttività della terra e dellavoro sono notevolmente inferiori a quelle delleaziende non-AVN a causa delle ridotte dimen-sioni economiche e delle limitate possibilità di

26

TAB. 10 – L’ESTENSIONE DEI SISTEMI AD ALTO VALORE NATURALE (AVN)AVN HA DI SAU QUOTA DI SAU AVN % QUOTA REGIONALE AVN %

Piemonte 386.906 37,6 12,6

Valle d’Aosta 43.165 63,1 1,4

Lombardia 174.326 17,8 5,7

Alto Adige 145.090 56,7 4,7

Trentino 103.308 71,0 3,4

Veneto 98.116 12,3 3,2

Friuli-Venezia Giulia 28.769 12,8 0,9

Liguria 18.861 38,4 0,6

Emilia-Romagna 112.576 10,9 3,7

Toscana 216.335 26,7 7,1

Umbria 93.215 27,6 3,0

Marche 102.886 20,7 3,4

Lazio 216.764 31,6 7,1

Abruzzo 168.041 39,5 5,5

Molise 40.572 19,1 1,3

Campania 106.057 18,8 3,5

Puglia 115.263 9,5 3,8

Basilicata 156.363 28,2 5,1

Calabria 87.451 17,0 2,9

Sicilia 161.059 12,9 5,3

Sardegna 489.203 46,0 16,0

Italia 3.064.326 24,1 100,0

Fonte: elaborazioni Rete Rurale Nazionale-INEA.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 26

Page 29: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

1. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EG

ES

TIO

NE

DE

LLE

RIS

OR

SE

NAT

UR

ALI

INA

GR

ICO

LTU

RA

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

allocare i fattori produttivi in modo efficiente. Èemerso, inoltre, che il sostegno pubblico giocaun ruolo importante nelle aziende AVN, rappre-sentando il 43% del valore aggiunto netto,rispetto al 20% registrato in aziende non-AVN. La struttura del sostegno varia in misura nonindifferente tra aziende non-AVN e AVN: in questeultime il peso dei pagamenti diretti è proporzio-nalmente inferiore, mentre quello dei pagamentiagro-ambientali e degli aiuti per le zone svantag-giate è proporzionalmente superiore (fig. 7). Ciò èda attribuirsi anche al fatto che la maggior partedelle aziende AVN si trova in aree montane e mar-ginali. I dati sembrano, in ogni caso, confermareil ruolo fondamentale giocato dal sostegno dellaPAC a favore della vitalità economica delle azien-de AVN nelle quali, sebbene l’entità del sostegnoper unità di lavoro sia inferiore rispetto a quelladelle aziende non-AVN, la produttività del lavoroal netto del sostegno è pari a circa la metà diquella registrata per le aziende non-AVN.A livello europeo è ormai riconosciuto che i siste-mi agricoli ad alto valore naturale forniscano unagamma molto ampia di beni pubblici, non soloambientali, ma anche sociali e culturali, il cherende opportuna la definizione di una strategiaefficace e coerente volta alla loro conservazione,e in grado di contrastare i processi di abbandonoe di intensificazione precedentemente citati. La fondamentale sfida di natura socio-economicadell’agricoltura AVN non può, infatti, essereaffrontata efficacemente ricorrendo soltanto amisure di compensazione finanziaria, come quel-le agro-ambientali. Occorre, piuttosto, ricorrere adun insieme di strumenti specificatamente dise-gnati sulle caratteristiche dell’agricoltura AVN,

che includano un congruo sostegno al reddito eaiuti agli investimenti a tassi adeguati. È, inoltre,opportuno evitare che le aree AVN diventinooggetto di strumenti di regolamentazione cheimpongano agli agricoltori nuove limitazioni all'e-sercizio dell'attività agricola. Oltre a ciò, risultanecessario fornire informazioni e consulenza agliagricoltori sul tema della conservazione della bio-diversità e dei potenziali effetti positivi delle pra-tiche agricole, favorendo l’adozione di innovazio-ni tecnologiche che contengano la conoscenza“locale” e “tradizionale” che è alla base dei siste-mi agricoli a bassa intensità. Infine, anche le poli-tiche a favore del capitale umano e sociale pos-sono contribuire in modo incisivo al recupero diuna gestione sostenibile dei sistemi agricoli.La riforma della PAC rappresenta, come vieneanche sottolineato nella nuova strategia europeaper la biodiversità, un’opportunità unica per gene-rare importanti sinergie e massimizzare la coeren-za tra gli obiettivi di conservazione della biodiver-sità e quelli del settore nel suo complesso.

1 Bianchi D. e Zanchini E. a cura di (2011) Ambiente Italia 2011,il consumo di suolo in Italia, Annuario di Legambiente elaboratodall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia, Edizioni Ambiente.2 Ricciardi L., Filippetti A. (2003) L’erosione genetica di specieagrarie in ambito mediterraneo: rilevanza del problema e strategiedi intervento, Cahiers Options Méditerranéennes, vol. 53.3 ISPRA (2010) Frutti dimenticati e biodiversità recuperata,Quaderni a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e laRicerca Ambientale, Roma.4 European Environment Agency (2004) High nature value farm-land - Characteristics, trends and policy challenges, EAA Report n.1, Copenhagen.5 Trisorio A., Borlizzi A. e Povellato A. (2010) Agricoltura ad AltoValore Naturale. I sistemi agricoli a tutela della biodiversità,Agriregionieuropa, anno 6, n. 22.

27

0 20 40 60 80 100

Pagamenti diretti

Pagamenti Agro-Ambientali

Pagamenti per le Aree Svantaggiate

Altre misure di sviluppo rurale

Altri sussidi

Percentuale

non-AVN

AVN

FIG. 7 - DISTRIBUZIONE DEI SUSSIDI PER TIPOLOGIA DI AZIENDE

Fonte: elaborazioni su dati RICA, Italia 2003-2005.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 27

Page 30: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 28

Page 31: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 29

Page 32: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 30

Page 33: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’agricoltura sostenibile

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

L’agricoltura biologicaIl termine "agricoltura biologica" indica unmetodo di coltivazione e di allevamento chepropone un modello “chiuso”, mirato a conser-vare le capacità produttive aziendali rinnovan-dole e non ammettendo l’impiego di sostanzedi sintesi chimica1. Le tecniche di produzionesono dettate a livello internazionale dallaIFOAM (International Federation of OrganicAgriculture Movements) e sono soggette a revi-sioni periodiche, dovute alla continua evoluzio-ne delle conoscenze scientifiche. Il percorsotecnologico tende a conservare la produttivitàdell’agroecosistema mediante il ripristino del-l'ambiente naturale (siepi, alberature, ecc.) el’impiego di tecniche colturali volte al control-lo naturale delle infestanti e al risparmio ener-getico (lavorazioni ridotte, rotazioni, pacciama-ture, ecc.). Si promuove la concimazione natu-rale per migliorare la struttura del terreno e ladiffusione di forme di allevamento zootecnicocompatibili con il benessere degli animali. Incaso di necessità, per la difesa delle colture siinterviene con sostanze naturali vegetali, ani-mali o minerali, facendo ricorso esclusivamen-te a quelle espressamente autorizzate dallanormativa comunitaria. Al fine di garantire uno

31

2.1 I SISTEMI PRODUTTIVIECOCOMPATIBILILa disponibilità di un'ampia scelta di prodotti ali-mentari che rispondano a standard elevati disicurezza e qualità, rappresenta un'esigenzadivenuta ormai irrinunciabile per i consumatori.Parallelamente, l’agricoltura convenzionale indi-rizzata alla massimizzazione dei livelli produttiviè stata messa fortemente in discussione con lacrescita di sensibilità dell’opinione pubblica neiconfronti della protezione dell’ambiente e dellabiodiversità. Inoltre, il continuo aumento delprezzo d’acquisto dei mezzi tecnici ha minato lasostenibilità economica del modello convenzio-nale. Tutti questi elementi hanno stimolatol’adozione di sistemi produttivi agricoli più soste-nibili, incentivati anche dall’intervento pubblico.All’agricoltura biologica e a quella integrata, chehanno rappresentato i primi strumenti perl’integrazione degli aspetti ambientali, si sonoaggiunte le tecniche di gestione del suolo capacidi conservarne le potenzialità produttive e di pre-servare l’agroecosistema (agricoltura conservati-va), giungendo addirittura a differenziare le pra-tiche agronomiche in base alle specifiche condi-zioni pedoclimatiche di singole porzioni diappezzamenti (agricoltura di precisione).

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 31

Page 34: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

meridionali. Cereali, foraggere e prati perma-nenti e pascoli, pari al 54% dell’intera superfi-cie biologica (tab. 2), sono gli ordinamenti pro-duttivi più diffusi. Rispetto agli anni passati siregistra un’inversione di tendenza, con una fles-sione delle coltivazioni foraggere - la cui diffu-sione ha trovato spesso una giustificazione eco-nomica solo per la presenza del sostegno comu-nitario - a vantaggio soprattutto delle coltivazio-ni orticole e arboree, cresciute fino a rappresen-tare oltre il 25% della SAU biologica e inseritein filiere produttive maggiormente strutturate.La zootecnia biologica - che sconta la tardivaregolamentazione normativa e il cui andamentoaltalenante è spesso legato al verificarsi di emer-genze in tema di sicurezza alimentare - risultaancora poco diffusa. Anche se i tassi di crescitasono stati considerevoli, la sua incidenza sulcomplesso della zootecnia italiana rimane anco-ra piuttosto esigua, assumendo un certo rilievosolo per la specie ovina (10%) e caprina (8%).Il comparto biologico attraversa una fase diassestamento e di riorganizzazione strutturale,

32

standard produttivo riconosciuto, l’agricolturabiologica è stata definita a livello comunitariocon il reg. CEE 2092/91, aggiornato con il reg.CE 834/07. L’agricoltura biologica rappresenta oggi uno deicomparti più dinamici del panorama agricolo,seppure i numeri rimangano ancora limitati(meno del 3% delle aziende agricole stimatedall’Indagine SPA del 2007). Secondo ilSistema d’Informazione Nazionalesull’Agricoltura Biologica (SINAB) il numerodegli operatori in Italia a fine 2009 era pari a48.509, in massima parte esclusivamente pro-duttori; le superfici ammontavano a 1,1 milionidi ettari circa, 1/3 dei quali in conversione (fig.1). Il comparto in Italia si caratterizza per laconcentrazione della produzione nel Meridione(64% dei produttori), a fronte di una prevalenzadelle fasi di trasformazione e importazione nelCentro e soprattutto nel Nord (tab. 1).Le superfici biologiche rappresentano nel 2009quasi il 9% della superficie nazionale agricola,con incidenze maggiori nelle regioni centrali e

TAB. 1 - OPERATORI BIOLOGICI E SUPERFICI INVESTITE PER REGIONE (2009)

OPERATORI1 SAU BIOLOGICA INCIDENZA SUTOTALE SAU

N. % VAR.% 09/00 HA % VAR.% 09/00 %

Piemonte 2.237 4,6 -25,3 30.074 2,7 -32,5 2,9

Valle d'Aosta 79 0,2 507,7 1.555 0,1 890,4 2,3

Lombardia 1.262 2,6 3,0 14.650 1,3 -17,0 1,5

Trentino Alto Adige 1.220 2,5 131,9 10.290 0,9 177,0 2,6

Veneto 1.553 3,2 24,3 15.676 1,4 19,7 1,9

Friuli-Venezia Giulia 375 0,8 65,9 3.606 0,3 194,1 1,6

Liguria 404 0,8 45,8 3.637 0,3 124,0 7,4

Emilia-Romagna 3.449 7,1 -25,1 77.774 7,0 -23,6 7,4

Toscana 2.970 6,1 83,4 94.797 8,6 70,0 11,8

Umbria 1.346 2,8 60,8 31.450 2,8 49,2 9,3

Marche 2.288 4,7 31,8 57.060 5,2 59,4 11,5

Lazio 2.971 6,1 28,1 79.691 7,2 119,3 11,8

Abruzzo 1.523 3,1 138,3 32.160 2,9 313,8 7,4

Molise 162 0,3 -66,2 3.128 0,3 -52,3 1,6

Campania 1.716 3,5 -3,5 19.298 1,7 29,6 3,4

Puglia 6.280 12,9 -7,1 140.176 12,7 5,4 11,7

Basilicata 3.352 6,9 672,4 112.289 10,1 822,4 20,7

Calabria 6.554 13,5 -21,8 90.945 8,2 -1,7 17,7

Sicilia 7.417 15,3 -22,9 206.546 18,7 27,1 16,5

Sardegna 1.351 2,8 -83,7 81.881 7,4 -73,3 7,6

Italia 48.509 100,0 -10,2 1.106.683 100,0 3,5 8,71 Sono inclusi i produttori che operano nella trasformazione e importazione.

Fonte: elaborazioni INEA e SINAB su dati degli organismi di certificazione.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 32

Page 35: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

che si sta traducendo in una contrazione dellabase produttiva e in una maggiore partecipazio-ne alle fasi di lavorazione e trasformazione dellamateria prima agricola. Questa evoluzione com-porta una selezione a favore di quella compo-nente di operatori professionali che certifica ilproprio prodotto e lo immette nei canali di dis-tribuzione specializzati. Purtroppo, molte impre-se biologiche ancora stentano a trovare una spe-cifica collocazione nel mercato dei prodotti bio-logici e quindi la scelta di convertirsi verso que-sta tecnica produttiva risulta legata a fattori piùfluttuanti, come l’accesso a contributi comuni-tari. Il sostegno pubblico ha dunque rappresen-tato, e continua ancora a rappresentare, un ele-mento non indifferente per il successo dell’agri-coltura biologica2. È anche vero che una partesignificativa delle aziende in possesso dei requi-siti per accedere agli aiuti comunitari non hafatto ricorso a essi, trovandoli insufficienti

(soprattutto nel caso di produzioni a elevatovalore aggiunto, quali quelle orticole) rispettoall’aggravio burocratico connesso alla presenta-zione delle domande di incentivo.Il mercato nazionale dei prodotti biologici, incontinua crescita nonostante il momento digenerale stagnazione della domanda di prodottialimentari, è stato stimato nel 2009 nell’ordinedei 3 miliardi di euro3 (il 3% dei consumi agroa-limentari delle famiglie italiane). È stata soprat-tutto la distribuzione organizzata (ipermercati esupermercati) a sostenere le vendite dei prodot-ti biologici (oltre metà destinate a ortofrutta fre-sca e trasformata, prodotti lattiero caseari e pro-dotti per la prima colazione), concentrate per il70% nelle regioni settentrionali del Paese.

L’agricoltura integrataL’agricoltura integrata, o produzione integrata,prevede l’adozione di tecniche compatibili con

33

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Num

ero

azie

nde

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

Supe

rfic

ie (

etta

ri)

Aziende Superficie In conversione

FIG. 1 - NUMERO DI OPERATORI E ETTARI DI SUPERFICIE BIOLOGICA IN ITALIA

Fonte: elaborazioni SINAB su dati degli organismi di certificazione.

TAB. 2 - SUPERFICI BIOLOGICHE PER ORIENTAMENTO PRODUTTIVO (2009)ORIENTAMENTO PRODUTTIVO SAU

IN CONVERSIONE BIOLOGICA TOTALE % COLONNACereali 66.171 185.735 251.906 22,8Leguminose da granella 2.673 6.436 9.109 0,8Piante da radice 332 902 1.234 0,1Colture industriali 4.853 9.989 14.842 1,3Ortaggi freschi, meloni, fragole 11.483 22.739 34.222 3,1Foraggere 28.360 151.079 179.439 16,2Prati permanenti (pascoli e prati pascolo) 89.222 77.632 166.854 15,1Fruttifere 15.409 34.418 49.827 4,5Agrumi 10.277 21.830 32.107 2,9Olivo 55.650 84.025 139.675 12,6Vite 16.206 27.408 43.614 3,9Altro 70.721 113.132 183.853 16,6Totale 371.357 735.325 1.106.682 100,0

Fonte: elaborazioni SINAB su dati degli organismi di certificazione.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 33

Page 36: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

la conservazione dell’ambiente e la sicurezza ali-mentare per ridurre al minimo l’uso di prodottichimici di sintesi (prodotti fitosanitari e fertiliz-zanti), di acqua e di energia, controllando cosìl’intero processo produttivo attraverso unapproccio sistemico. Essa dunque ricorre inmodo limitato e ragionato anche all’uso di pro-dotti chimici di sintesi, intervenendo soltanto alsuperamento del concetto di “soglia di dannoeconomico”. L’agricoltura integrata si è svilup-pata nella seconda metà degli anni ottanta, inparticolare nell’ortofrutta, per rispondere allarichiesta di prodotti freschi che offrissero suffi-cienti garanzie di sicurezza alimentare. Essarappresenta il punto di arrivo di un percorso tec-nico e culturale iniziato alla fine degli anni set-tanta con la lotta integrata ed è destinata, comeimpostazione culturale, a rappresentare la nuovafrontiera delle tecniche convenzionali.Le prime applicazioni in Italia sono state soste-nute dalle iniziative di assistenza tecnica pro-mosse dalle Regioni, affiancate alle esperienzesviluppate da associazioni di produttori. Un forteimpulso alla sua diffusione è venuto dai finan-ziamenti previsti dalle prime misure agroam-bientali degli anni novanta (reg. CEE 2078/92),riproposti nelle successive fasi di programma-zione dello sviluppo rurale. Per l’accesso ai con-tributi e per la partecipazione ai marchi com-merciali è richiesto agli agricoltori il rispetto diprecisi disciplinari di produzione.Circa la sua diffusione, i dati relativi alle super-fici ammesse a premio entro i programmi disostegno alle misure agroambientali indicanocomplessivamente una superficie beneficiaria dicirca 6-800.000 ettari, oltre il 5% della SAU,concentrati per lo più nelle regioni settentriona-

li. I dati presentati sottostimano l’effettiva diffu-sione dell’agricoltura integrata che, in realtà,comprende anche le aree coltivate in conformitàa quanto previsto dai protocolli predisposti dallaGDO o dai disciplinari per l’utilizzo di marchiregionali e non necessariamente connessi all’u-tilizzo di incentivi. Su tali realtà non vi sono datidisponibili, ma si suppone che esse contribui-scano in misura rilevante a elevare complessiva-mente l’estensione delle superfici ben oltre unmilione di ettari.

L’agricoltura conservativaL'agricoltura conservativa, detta anche “agricol-tura blu”, prevede l’adozione di pratiche agrono-miche indirizzate a preservare l’agroecosistemadalla progressiva degradazione causata dallapressione antropica, con particolare riferimentoalla risorsa suolo. L’agricoltura conservativa alte-ra il meno possibile la composizione del suolo, lastruttura e la biodiversità naturale, così da evita-re la degradazione, l’erosione e il compattamen-to e nel contempo favorire l’immagazzinamentodella CO2 nel suolo, l’incremento di sostanzaorganica, il freno all’erosione e l’accumulo diacqua. Essa include specifiche tecniche agrono-miche - semina su sodo, minima lavorazione,coperture vegetali permanenti - innovative ealternative rispetto alle tecniche convenzionali,che comportano benefici di natura agronomica,economica e ambientale. In Italia la diffusione di tali tecniche incontraresistenze e difficoltà. Stime molto prudenziali4,indicano pari a 700.000 gli ettari coltivati secon-do le tecniche dell’agricoltura conservativa. Leindagini dell’ISTAT sulle aziende agricole riporta-no che la pratica della minima o nessuna lavora-

34

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 34

Page 37: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

zione interessa poco meno del 15% della azien-de con SAU, con una prevalenza nelle aree mon-tane, con terreni in declivio e al Nord, dove pre-valgono anche le pratiche di copertura del suolo. La difformità dei contesti agronomici e azienda-li (superfici ridotte, impoverite sotto il profilobiotico e più in generale della fertilità, variabili-tà fisica dei terreni) ha determinato lo sviluppodi un approccio all’agricoltura conservativamolto variegato e di percorsi agronomici quasiantitetici, nei quali la semina senza nessunalavorazione coesiste con lavorazioni condotteperfino a profondità significative. Sul frontedelle attrezzature utilizzate non si propongonosoluzioni tecnologiche univoche, data la diversi-tà di ambienti pedoclimatici che caratterizzal'agricoltura italiana. Secondo i risultati di diverse prove sperimenta-li, l’applicazione dell’agricoltura conservativadetermina molti vantaggi, alcuni dei quali(aumento delle rese, delle riserve di carbonioorganico, dell’attività biologica, della biodiver-sità, ecc.) diventano evidenti quando il sistemasi stabilizza. Allo stesso tempo, i costi di mano-dopera e di energia relativi alle operazioni disistemazione dei terreni diminuiscono notevol-mente, come pure la necessità di fertilizzazioni.Per contro, occorre un periodo di transizione di5-7 anni prima che un sistema di agricolturaconservativa raggiunga l’equilibrio e nei primianni si può assistere a una riduzione delle rese.Gli investimenti iniziali in macchinari specializ-zati sono significativi e il radicale cambiamentodi impostazione rispetto all’agricoltura tradizio-nale impone una formazione specifica per glioperatori e il supporto di servizi di consulenzaagronomica specializzati. Per questi motivi lasua diffusione è ancora limitata. Una spinta alla

diffusione di questi sistemi potrebbe giungeredagli incentivi attivabili attraverso le politichedi sviluppo rurale, come ha dimostratol’esperienza pilota del Veneto, seguita piùrecentemente da altre regioni.

L’agricoltura di precisioneCon il termine agricoltura di precisione si inten-de l’applicazione di tecnologie e strategie ingrado di modulare la distribuzione dei mezzi diproduzione in funzione della distribuzione spa-ziale di uno o più fattori (caratteristiche chimi-co-fisiche dei suoli, stato delle colture, presenzadelle infestanti, ecc.). Essa può quindi essereintesa come una forma di agricoltura altamentetecnologica, volta all’esecuzione di interventiagronomici a intensità variabile all’interno dellezone omogenee degli appezzamenti, sulla basedell’effettiva esigenza della coltura e delle pro-prietà chimiche, fisiche e biologiche del suolo.I principi dell’agricoltura di precisione possonoessere oggi applicati a tutte le operazioni agro-nomiche (lavorazioni del terreno, semina, conci-mazione, irrigazione, difesa della coltura). Unagestione di questo tipo consente di perseguirevantaggi di ordine agronomico mediantel’accrescimento dei risultati produttivi della col-tura, economico attraverso il miglior utilizzodegli input e la riduzione dei costi, e ambienta-le incrementando l’efficienza del sistema pro-duttivo attraverso una razionalizzazione dei sin-goli interventi.L’introduzione dei sistemi di produzione tipicidell’agricoltura di precisione, spesso piuttostocomplessi (strumenti per la mappatura del ter-reno, sistemi per il posizionamento satellitare),può trovare limitazioni nella disponibilità dicapitale da investire nel miglioramento tecnolo-

35

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 35

Page 38: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

scenza dei consumatori sia piuttosto limitata.Ad esempio la percezione degli intervistatirispetto alla responsabilità delle emissioni diCO2 nelle varie fasi di produzione e trasforma-zione dei prodotti alimentari viene percepita inmodo sostanzialmente diverso rispetto alla real-tà. Il 42% degli intervistati ritiene chel’industria sia al primo posto in termini di emis-sioni, seguita dai trasporti (29% degli intervista-ti), dall’agricoltura e dalle emissioni dei consu-matori stessi. Nella realtà, invece, i dati riporta-ti da Federalimentare indicano che propriol’agricoltura occupa il primo posto con il 50%delle emissioni di filiera, seguita dalle emissionidei consumatori (con il 18% dei gas serra emes-si dal settore food&drink), dall’industria (conl’11% delle emissioni di filiera) e dai trasporti(che si posizionano al quarto posto con il 6% deltotale di emissioni di filiera).Le imprese del settore agricolo e agroalimenta-re affrontano il tema della sostenibilità in duemodi: da un lato intervenendo prevalentementesul processo produttivo interno (ricorrendo acertificazioni di processo o impiegando tecnolo-gie a basso impatto ambientale), dall’altro uti-lizzando totalmente o in parte materie primeprodotte con metodi sostenibili comel’agricoltura biologica o quella integrata. Conriferimento alla gestione ambientale dei proces-si produttivi le certificazioni ormai abitualmen-te applicate sono la ISO 14001 e l’EMAS. Aqueste se ne aggiungono altre di recente intro-duzione, e ancora poco note, quali la ISO14064/1 gas serra o la UNI EN 16001 Sistemadi Gestione per l'Energia (SGE). Anche la valu-tazione del LCA (ciclo di vita del prodotto, Life

36

gico delle attrezzature aziendali, nelle caratteri-stiche strutturali e organizzative delle aziende(dimensioni degli appezzamenti, forma degliappezzamenti, parco macchine, ecc.) e nellapreparazione del personale operativo, tutti ele-menti che richiedono una revisione globale delsistema gestionale adottato in azienda.

2.2 I SISTEMI DI CERTIFICAZIONEAMBIENTALELa sostenibilità ambientale è, oggi, alla ricercadi un riconoscimento commerciale anche nelcaso dei prodotti agricoli. Gli sforzi compiutidalle imprese agricole e alimentari per un usopiù razionale delle risorse naturali e dell’energiae per una riduzione delle emissioni di gas serrasi stanno traducendo in quantificazioni e con-trolli finalizzati a dichiarazioni e certificazioninecessarie per comunicare ai consumatoril’impegno ambientale. I risultati di una recentericerca di Federalimentare5 confermanol'interesse dei consumatori italiani, che inclu-dono il prezzo e la sostenibilità ambientale tra iprincipali fattori di scelta di un prodotto ali-mentare (86% degli intervistati). Anche le cer-tificazioni ambientali appaiono come una realtànota (ne ha sentito parlare circa il 54% degliintervistati) e considerata “molto o abbastanzaimportante” da circa il 44% del campione (inlinea con il 47% degli europei che ritieneimportanti le indicazioni in etichetta di partico-lari pregi ambientali del prodotto). La fiducia dei consumatori è un dato confortan-te, ma è stato notato come, a volte, la cono-

■ CICLO DI VITA, IMPRONTA CARBONICA E DICHIARAZIONI AMBIENTALI DI PRODOTTOCon riferimento al tema degli impatti ambientali si sta registrando una crescente attenzione rivolta alla “impron-ta carbonica” (carbon footprint) delle imprese, che misura l'impatto creato dalle attività umane sull'ambientein base alla quantità di gas a effetto serra immessa nell'aria. Il protocollo di calcolo sviluppato e testato nelcorso degli ultimi anni è stato definito sulla base delle norme della serie ISO 14040 LCA. L’applicazione di talemetodologia lungo tutti i segmenti della filiera dovrebbe tradursi nel conferimento di un valore aggiunto alle pro-duzioni agricole conseguente al riconoscimento delle qualità ambientali ed energetiche. Allo stato attuale, però,non è ancora stato sviluppato uno standard che disciplini in modo specifico il calcolo dell’emissione dei gasserra per il settore agroalimentare, sebbene vi siano alcune esperienze significative nella filiera viti-vinicola.Dichiarazioni ambientali di prodotto (DAP) e Climate declaration operano a livello di prodotto. Lo Schema DAP,nato in Svezia nel 1997, è oggi una delle iniziative di maggior successo nel panorama internazionale delledichiarazioni ambientali di “terzo tipo” (etichette ecologiche riportanti dichiarazioni basate sulla quantificazio-ne degli impatti mediante LCA e sottoposte a controllo indipendente). La diffusione della DAP è quasi triplica-ta, a livello mondiale, tra il 2009 e il 2010, anno in cui si sono registrate 129 certificazioni totali, delle qualiben 58 sono italiane. Nel settore alimenti e bevande figurano ad oggi 27 DAP, di cui 12 riguardano prodotti ita-liani. Di questi prodotti, 6 si sono dotati anche della Climate declaration che consiste in un estratto di tutti idati legati al clima già contenuti nella DAP, espressi in termini di CO2 equivalenti.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 36

Page 39: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Cycle Assessment) si sta affermando comemetodo per la valutazione degli impatti ambien-tali del sistema produttivo; il riferimento in que-sto caso sono le norme ISO 14040 LCA. A livel-lo di prodotto vanno citate le DichiarazioniAmbientali di Prodotto (Environmental ProductDeclaration), che fanno riferimento alla normaISO 14025, e le Climate declaration, cui siaggiungono le certificazioni della produzioneintegrata tramite gli schemi privati GlobalGap,BRC e IFS che stanno riscuotendo un successocrescente, nonché la normativa UNI 11233“Sistemi di produzione integrata nelle filiereagroalimentari” di recente introduzione.

Le certificazioni ISO 14001 ed EMASL’aumento di interesse per le tematicheambientali, manifestato dalle diverse parti coin-volte, ha indotto le imprese a partecipare inmodo sempre più attivo alla gestione dellevariabili ambientali, instaurando un dialogo coni diversi attori della filiera. Conseguentementesi è affermato un approccio basato sulla pre-venzione dei problemi ambientali mediantescelte di comportamento volontarie che si fon-dano sull’adozione di un sistema di gestioneambientale. In tal senso, la norma ISO 14001specifica i requisiti per un sistema di gestioneambientale applicabile a imprese o altre formedi organizzazione di tutti i tipi e dimensioni ebasato sul concetto di miglioramento continuo.In generale, a fronte del notevole impegno pro-fuso dalle imprese in materia di riduzione deipropri impatti ambientali, non altrettanto cospi-cui risultano al momento i riconoscimenti daparte di clienti ed enti pubblici in tale ambito6.Nel settore agroalimentare si assiste, perlome-no negli ultimi quattro anni, a una sostanzialestagnazione del numero di certificazioni. In par-

ticolare i dati di Accredia (ente unico nazionaledi accreditamento) indicano che nel corso del2010 le certificazioni ISO 14001 sono statecirca 61 per il settore Agricoltura e pesca ecirca 750 per il settore Industrie alimentari,delle bevande e del tabacco.Le certificazioni EMAS (sistema di eco-gestionee verifica, Eco-Management and Audit Scheme)sono uno strumento ad adesione volontariacreato dalla Comunità europea per dare un rico-noscimento al raggiungimento di risultati dieccellenza nel miglioramento ambientale. Sibasano sulla norma ISO 14001 e impongono, aifini della comunicazione col pubblico, la pub-blicazione di una dichiarazione ambientale incui sono riportati le informazioni e i dati salien-ti dell’impresa per quanto riguarda i suoi impat-ti ambientali. In termini quantitativi, le certifi-cazioni EMAS sono rimaste pressoché costantiper quanto riguarda il settore agroalimentare:confrontando i dati disponibili nella banca datiISPRA a fine 2008 con quelli di inizio aprile2011, le aziende agricole registrate EMAS sonopassate da 24 a 26, mentre quelle alimentarisono aumentate da 103 a 109.

La certificazione della produzione biologicaÈ senz’altro una delle certificazioni più note. Sitratta di un sistema di certificazione di parteterza attivo in Italia da più di vent’anni, conorganismi di controllo che, in alcuni casi, ope-ravano ancora prima del reg. CEE 2092/91.Attualmente vi sono 11 organismi di controlloaccreditati, dei quali 6 sono riconosciuti anchein base allo standard statunitense NOP e al JASgiapponese, 5 in base al COR del Canada e allostandard IFOAM. Agli standard pubblici siaggiungono quelli privati spesso collegati amarchi nati per sottolineare aspetti specifici e

37

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 37

Page 40: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

collochi rispetto ai vari disciplinari di produzio-ne integrata attualmente adottati (e a volteanche finanziati tramite i Programmi di svilupporurale) in diverse regioni italiane. AlcuneRegioni hanno sviluppato anche marchi propriper la promozione dei prodotti agroalimentaricon tecniche di agricoltura integrata; è il casoper esempio dell’Emilia-Romagna con il marchio“Qualità controllata” (con 101 concessionari afine 2010 rispetto ai 64 del 2009) oppure dellaToscana con il marchio “Agriqualità” (con 233concessionari nel 2010 rispetto ai 138 del2009). La diffusione risulta quindi senz’altrocrescente, ma a tale riguardo vale la pena diricordare che la recente direttiva 2009/128/CErelativa all'utilizzo sostenibile degli agrofarmaciimpone un’attenta riflessione sul futuro dellaproduzione integrata. Tale direttiva, infatti,impone a partire dal 2014 alcuni obblighi(monitoraggio dei dati meteorologici e delleavversità delle colture, elaborazione dei dati dimonitoraggio per i servizi di preavviso e avverti-mento, coordinamento dell’assistenza tecnica,controllo sui criteri obbligatori) relativamente aicriteri generali della difesa integrata che verran-no estesi a tutte le aziende agricole che inten-dono utilizzare agrofarmaci.Non mancano le esperienze nate spontanea-mente in ambito commerciale e trainate dallagrande distribuzione organizzata (GDO), che inEuropa negli ultimi anni rappresenta oltre i dueterzi delle vendite dei prodotti agroalimentari.In conseguenza di ciò, le richieste in termini diqualità ambientale provenienti dalla GDO inter-nazionale condizionano in modo significativo laproduzione agricola e le scelte degli agricoltoriin termini di schemi di certificazione da adotta-re. In particolare le certificazioni business tobusiness BRC (British Retail Consortium), IFS

38

soddisfare così necessità commerciali e di visi-bilità. Le differenze tra gli standard sono nor-malmente minime e non danno luogo a diffe-renziazioni significative dei prodotti. Esse tutta-via comportano elevati costi di adeguamento(applicazione di regole diverse, separazione daiprodotti convenzionali), di riconoscimento emantenimento degli accreditamenti (a caricodegli organismi di certificazione, ma poi trasfe-riti alle imprese certificate) e significativi oneriburocratico-amministrativi che, nel complesso,incidono sui bilanci e riducono la competitività.Un elemento di miglioramento in tal sensopotrebbe derivare dal riconoscimento biunivo-co, a livello di UE, degli organismi di certifica-zione (ambito in cui alcuni Stati si sono già atti-vati individualmente).I dati sugli esiti dei controlli effettuati daglienti di certificazione evidenziano una situazio-ne molto positiva con un tasso di non confor-mità pari al 3% dei prodotti, rispetto a inci-denze del 13% per i prodotti convenzionali edell'11% per le produzioni tipiche. Le oltre60.000 verifiche ispettive annue riguardano latotalità degli operatori e si basano su procedu-re affidabili che consentono una continua efattiva cooperazione tra ispettori e operatoribiologici.

La certificazione della produzione integrataIn questo ambito, malgrado si tratti di un meto-do produttivo ormai consolidato, i processi dicertificazione sono ancora agli stadi iniziali e lasituazione è piuttosto confusa nonostante glisforzi compiuti dal MIPAAF per definire stan-dard riconosciuti dal mercato. La norma UNI11233 “Sistemi di produzione integrata nellefiliere agroalimentari” è entrata in vigore nel2009 ma non è ancora chiaro in che relazione si

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 38

Page 41: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

(International Featured Standards) eGlobalGap, che vanno nella direzione della pro-duzione integrata - senza peraltro introdurrerequisiti tecnici troppo onerosi per i produttori -si stanno sviluppando in misura rilevante.Accredia non dispone ancora di banche datiaggiornate, tuttavia indica che negli ultimi anniil ricorso a questi standard è aumentato, a sca-pito delle certificazioni dei sistemi di gestionedella qualità e di gestione ambientale (qualiISO 14001 e EMAS), probabilmente anche inconseguenza della crisi economica e dell’imme-diato riscontro di mercato che gli schemi BRC,IFS e GlobalGap stanno mostrando.

2.3 LE POLITICHE AGROAMBIENTALIIl processo di riforma della PAC, a partire daAgenda 2000, si sta caratterizzando per un pro-gressivo rafforzamento dell'integrazione degliobiettivi ambientali nel quadro delle politiche dimercato e per lo sviluppo rurale. In questo con-testo il contributo dell'agricoltura è ambivalente:da un lato all'attività agricola viene da semprericonosciuta la capacità di avere un ruolo attivonella salvaguardia del territorio attraverso la for-nitura di servizi ecosistemici, dall'altro latol'introduzione di tecnologie agricole sempre piùintensive amplifica gli impatti negativi sullerisorse naturali. In conseguenza di questo duplice ruolo la defi-nizione di opportuni standard (livelli di riferi-mento) di qualità ambientale, socialmenteaccettabili, assume un'importanza strategica

nel perseguimento di obiettivi di politicaambientale. Questi valori soglia, che sostan-zialmente qualificano la relazione tra agricoltu-ra e ambiente, dovrebbero stabilire il livello aldi sotto del quale l’attività agricola produce undanno alla collettività e al di sopra del quale,all’opposto, l’agricoltura genera dei serviziambientali (fig. 2). Il ricorso a questi livelli diriferimento è motivato dal tentativo di consoli-dare il processo di riqualificazione dell’agricol-tura verso forme produttive più sostenibili,caratterizzate da maggiore capacità di soddi-sfare le aspettative e gli interessi dei consuma-tori e di raccogliere il consenso sociale sull’op-portunità di fornire un sostegno economico alsettore agricolo.In termini pratici, il processo di integrazionesi basa essenzialmente su due distinti mecca-nismi di sostegno che riguardano sia il primopilastro (politiche di mercato e di aiuto al red-dito), sia il secondo pilastro della PAC (svilup-po rurale). Più specificamente, al fine di ren-dere maggiormente efficace il rispetto di unaserie di requisiti e norme che assicurano unlivello minimo di sostenibilità dell'attivitàagricola - in buona parte previsti dalla norma-tiva ambientale e con relativi costi a carico delproduttore -, si è proposto un meccanismo inbase al quale i beneficiari di pagamenti diret-ti sono tenuti alla loro osservanza, pena lariduzione del sostegno ad essi garantito. Si ècreato, quindi, il cosiddetto sostegno condi-zionato o condizionalità (cross compliance)che subordina la concessione di pagamentidiretti al rispetto di particolari disposizioni

39

Obiettivo ambientale

Livello di riferimento

Ottimo economicodei produttori

Costi a caricodella società

Costi a caricodei produttori

QualitàAmbientale

FIG. 2 - LE RELAZIONI ECONOMICHE TRA ATTIVITÀ AGRICOLA E GRADO DI SOSTENIBILITÀ

Fonte: OECD.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 39

Page 42: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

normative. Sul fronte delle misure di svilupporurale, invece, viene fornito un sostegno finan-ziario agli agricoltori - con costi a carico dellasocietà - che si impegnano ad adottare tecni-che ecocompatibili che vadano oltre le normeminime, allo scopo di fornire alla collettivitàparticolari esternalità positive.

La condizionalità nel processo di riformadella PACIl reg. (CE) 1782/2003 ha reso obbligatorial’applicazione della condizionalità, sia per ipaesi membri sia per i singoli operatori. Conquesto strumento si stabilisce che gli agricoltoriche beneficiano di pagamenti diretti debbanorispettare, innanzitutto, alcuni “criteri di gestio-ne obbligatori” (CGO), riguardanti normativecomunitarie che devono essere comunque appli-cate dai paesi membri. Il campo di applicazionedella condizionalità è stato esteso al di là delletematiche ambientali, inglobando anche altritemi, quali la sanità pubblica, la salute dellepiante e la salute e il benessere degli animali.Gli agricoltori beneficiari di pagamenti direttisono tenuti anche “a mantenere la terra inbuone condizioni agronomiche e ambientali”(BCAA), secondo criteri che, al momento, nonsono stati ancora inclusi nella normativa comu-nitaria e nazionale. I requisiti della BCAA sifocalizzano su obiettivi di protezione del suolo(mantenimento della struttura del suolo e deilivelli di sostanza organica), oltre che degli habi-tat seminaturali e delle superfici non in produ-zione. Le disposizioni corrispondenti a tali obiet-tivi non sono definite a livello comunitario, mavengono rimandate alle autorità nazionali (oregionali) competenti, che devono specificarle infunzione delle caratteristiche particolari delleloro diverse zone. Nell’ambito dei requisitiaggiuntivi viene anche disposto che “sia mante-nuta la proporzione della superficie investita apascolo permanente rispetto alla superficie agri-cola totale”, risultante al 2003, al fine di garan-tire i benefici ambientali connessi a tale formadi utilizzo della terra. L’inosservanza delle norme imposte con i CGO ele BCAA comporta la perdita del diritto al paga-mento pieno dell’aiuto spettante. La riduzionedell’aiuto tiene conto della gravità, portata,durata e frequenza dell’infrazione commessa evaria: entro il 5% per le negligenze (fino al 15%in caso di recidiva); dal 20% al 100% per leinfrazioni dolose. Agli Stati membri è affidato ilcompito di verificare il rispetto degli obblighiimposti agli agricoltori, tramite enti specializza-

ti o l’organismo pagatore, effettuando controllisu almeno l’1% dei complessivi beneficiari dipagamenti diretti. Malgrado le critiche ricevute in questi primianni di applicazione, il sistema della condizio-nalità sembra sia in grado di aumentare signifi-cativamente l’integrazione degli obiettiviambientali nella PAC e, più in generale, di ren-dere effettivamente operative alcune direttiveche finora hanno incontrato numerose resisten-ze nei singoli Stati membri. Ne sono un esem-pio, per quanto riguarda l'Italia, la recenteapplicazione della direttiva Nitrati e delle diret-tive Habitat e Uccelli che sono state emanatecirca vent'anni fa.Molti Stati membri, tra cui l’Italia, hanno defi-nito norme facilmente applicabili per minimiz-zare i rischi del mancato rispetto degli obblighie per ridurre i costi amministrativi associati alcontrollo, soprattutto nel caso della BCAA. Untale comportamento può essere giudicato comeopportunista, ma può anche essere giustificatose manca un'adeguata conoscenza dello statodelle risorse naturali e degli impatti provocatidall’attività agricola. Un'applicazione più rigidadella condizionalità avrebbe potuto causarecosti eccessivi per gli adattamenti aziendali eper i controlli rispetto agli obiettivi che si inten-dono raggiungere. Sotto questo profilo il rapporto presentato dallaRete Rurale Nazionale7 ha analizzato gli effettiambientali dei requisiti previsti per la BCAAgiungendo alla conclusione che l'efficacia èsignificativa nel caso degli standard indirizzatialle sistemazioni idraulico-agrarie e alla gestionedelle superfici ritirate dalla produzione e deipascoli, mentre più limitati sono gli effetti dellenorme riguardanti la rotazione e la gestione dellestoppie. A fronte di questi risultati ambientali,sono stati valutati costi di applicazione per leBCAA a carico degli agricoltori variabili da 20 a50 euro per ettaro che, in media, corrispondonoall'incirca al 10-15% dei pagamenti ricevuti.I primi risultati dei controlli e monitoraggi, predi-sposti dagli organismi pagatori, evidenziano comeci sia stato un progressivo aumento delle infrazio-ni nel corso dei primi anni di applicazione, pro-babilmente in conseguenza della maggiore accu-ratezza degli stessi negli ultimi anni. Le 2.600infrazioni riscontrate nel 2008 incidono per il12% sul totale dei controlli effettuati. Da notareche la maggior parte delle infrazioni riguarda iCGO come il trattamento di sostanze pericolose,le zone vulnerabili ai nitrati, l'anagrafe zootecni-ca, la gestione degli agrofarmaci e la sicurezza

40

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 40

Page 43: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

alimentare, piuttosto che i requisiti della BCAA.Il sistema della condizionalità è stato aggiornatocon il reg. 73/2009, a seguito della revisionedello stato di salute (Health Check) della PAC,con l'obiettivo di preservare i benefici ambienta-li garantiti dal set aside, ora abolito, e migliora-re la gestione delle acque, richiamando anchegli obiettivi che l'UE si sta ponendo in tema dicambiamenti climatici e di biodiversità. Tra leBCAA è stato introdotto un nuovo obiettivo fina-lizzato alla protezione delle acque dai rischi diinquinamento e alla razionalizzazione dell'utiliz-zo delle risorse idriche. Il nuovo regolamentocomunitario prevede, inoltre, un rafforzamentodegli impegni legati al mantenimento degli ele-menti caratteristici del paesaggio (siepi, stagni,fossi, alberi in filari, in gruppo o isolati e margi-ni dei campi) per contribuire ad assicurarne ilmantenimento minimo ed evitare il deteriora-mento degli habitat naturali. L'insieme minimo di norme prevede che alcunedi esse siano obbligatorie e altre siano facoltati-ve, secondo la classificazione della tabella 3,dove sono inserite tra parentesi le norme attual-mente vigenti in Italia.

Le modifiche apportate alla condizionalitàimplicano una revisione dei PSR per tenereconto di quelle misure agroambientali che,essendo ora divenute obbligatorie, non possonopiù godere del finanziamento pubblico. Ad unaprima analisi sembra indubbio che le nuovenorme introdotte nell’ambito dell’obiettivovolto ad assicurare un “livello minimo di man-tenimento degli habitat” possano avere unimpatto piuttosto rilevante sull'attuale assettodelle politiche per lo sviluppo rurale, oltre chegenerare nuovi vincoli poco graditi agli agricol-tori. Infatti la definizione di nuovi vincoli per ilmantenimento degli elementi caratteristici delpaesaggio (siepi, stagni, fossi, alberi in filari, ingruppi o isolati, margini dei campi) potrebbecompromettere per il futuro la possibilità diproporre misure agroambientali volte al loromantenimento, come già previsto nei piani disviluppo rurale.Anche l’inserimento del nuovo obiettivo di“protezione e gestione delle risorse idriche”avrà un impatto rilevante. Nel caso del rispet-to delle procedure di autorizzazione perl’utilizzo delle acque a fini irrigui si potrebbe

41

TAB. 3 - APPLICAZIONE IN ITALIA DELLE NORME PER LE BUONE CONDIZIONI AGRONOMICHE E AMBIENTALI (BCAA)OBIETTIVI NORME OBBLIGATORIE NORME FACOLTATIVE

1. Proteggere il suolo - Copertura minima del suolo(norma 1.2)

- Mantenimento delle terrazze(norma 1.3)

- Minima gestione delle terre cherispetti le condizioni locali specifi-che (norma 1.1)

2. Mantenere i livelli di sostanzaorganica

- Gestione delle stoppie (norma 2.1) - Norme inerenti alla rotazionedelle colture ove necessario(norma 2.2)

3. Mantenere la struttura del suolo - Uso adeguato delle macchine(norma 3.1)

4. Assicurare un livello minimo dimantenimento ed evitare il deterio-ramento degli habitat

- Mantenimento degli elementi carat-teristici del paesaggio, compresi sedel caso, siepi, stagni, fossi, alberi infilari, in gruppi o isolati e margini dicampi (norma 4.5)

- Densità di bestiame minime e/oregimi adeguati (norma 4.6)

- Evitare la propagazione di vegeta-zione indesiderata sui terreni agri-coli (norma 4.2)

- Creazione e/o conservazione dihabitat (non applicata)

- Protezione del pascolo permanen-te (norma 4.1)

- Divieto di estirpazione degli olivi(norma 4.5)

- Mantenimento degli oliveti e deivigneti in buone condizioni vegeta-li (norma 4.3)

5. Proteggere le acque dall'inqui-namento e gestire l'utilizzo dellerisorse idriche

- Introduzione di fasce tamponelungo i corsi d'acqua (in applicazio-ne dal 2012)- Rispetto delle procedure di auto-rizzazione quando l'utilizzo delleacque a fini di irrigazione vi sia sog-getto (norma 5.1)

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 41

Page 44: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

bientali in primo piano, nell'ambito degli inter-venti dell'Asse 2 dedicato espressamente allagestione del territorio. La misura perl'agroambiente (214) è accompagnata da misu-re simili che indennizzano gli agricoltori per ivincoli derivanti dalla Rete Natura 2000 (212)e dalla Direttiva quadro sulle acque (213),dalla misura destinata agli investimenti nonproduttivi (216), dalle misure per le aree svan-taggiate (211) e per il benessere degli animali(215). Il resto delle misure dell'Asse 2 riguar-da le superfici forestali.Dal confronto con altri paesi europei, emergecome l'Italia si collochi in una posizione interme-dia rispetto a molti Stati membri del Nord Europache hanno privilegiato il finanziamento di misureambientali (in cui mediamente l'Asse 2 incide peril 61% sul totale programmato dai PSR) e unsecondo gruppo di paesi appartenenti soprattuttoall'area del Mediterraneo e all'Est Europa che haprivilegiato le misure dedicate alla competitività(Asse 2 al 32%). In Italia la quota programmataper l'Asse 2 è pari al 42% e al suo interno lamisura 214 dedicata all'agroambiente incide peril 22% sul totale PSR. In realtà tra le regioni ita-liane vi è una significativa differenza passandodalla provincia di Bolzano con un'incidenza del43% circa, alla Liguria che dovrebbe destinareall'agroambiente soltanto l’11% (fig. 3).

42

verificare un appesantimento burocratico euna duplicazione dei vincoli già contemplati inaltri strumenti normativi inclusi nei criteri digestione obbligatori della condizionalità. Vaaggiunto che la programmazione in questo set-tore è alquanto carente e quindi un maggiorcontrollo sulle concessioni di uso delle risorseidriche appare quanto mai positivo. Per quan-to riguarda, invece, l'introduzione delle fascetampone, anche in questo caso vi è il rischiodi una sovrapposizione con le misure agroam-bientali che attualmente stanno promuovendol'impiego di questi sistemi di protezione delleacque dall'inquinamento.

Le misure agroambientaliL'UE continua a riservare un'attenzione parti-colare al contributo che l'agricoltura può darein termini di miglioramento ambientale, attra-verso misure di sostegno che incentivano gliagricoltori a sottoscrivere volontariamenteaccordi per l'adozione di tecniche ecocompati-bili. Le misure agroambientali, nate quasi insordina nel 1985 per le aree ambientali sensi-bili, si sono diffuse in tutti i paesi membri conil reg. (CEE) 2078/92 e consolidate nella pro-grammazione 2000-2006 dei piani di svilupporurale. L'attuale fase di programmazione dellosviluppo rurale vede ancora le misure agroam-

0 10 20 30 40 50 60 70

Bolzano

Piemonte

Umbria

Lombardia

Sicilia

V. d'Aosta

Puglia

Marche

Abruzzo

Sardegna

Campania

Percentuale

Asse 2 Mis. Agroambiente (214)

Basilicata

Emila-Romagna

Calabria

Lazio

Toscana

Italia

Trento

Veneto

Molise

Friuli-V.G.

Liguria

FIG. 3 - INCIDENZA PERCENTUALE DELLA SPESA PROGRAMMATA SUL TOTALE PSR PER REGIONE

Fonte: rapporti di esecuzione annuale dei PSR, 2009.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 42

Page 45: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

2. L’

AG

RIC

OLT

UR

AS

OS

TEN

IBIL

E

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Tra le novità introdotte nell'ultimo ciclo di pro-grammazione per le misure agroambientali varicordato il tentativo di ampliare la base deipotenziali beneficiari che possono andare oltrela tradizionale figura dell'agricoltore e compren-dere altri soggetti che operano sul territorio. Sitratta di un'opzione interessante in realtà localidove l'abbandono dell'attività agricola ha deter-minato una notevole rarefazione delle categorietradizionali di operatori agricoli. In teoria questinuovi beneficiari potrebbero essere ammessianche nel caso di interventi a forte valenzaambientale che richiedono una notevole specia-lizzazione tecnologica ed economie di scala noncompatibili con la dimensione media delleimprese agricole. Al momento attuale, peraltro,non sembra che questa opportunità sia stata uti-lizzata in modo diffuso in Italia.Altre novità riguardano i criteri di ammissibilitàper i pagamenti agroambientali che devonoessere rigorosamente stabiliti sulla base dellenorme di condizionalità e di altri requisiti mini-mi per i fertilizzanti e gli agrofamaci. É stataaggiunta la possibilità di includere i costi ditransazione derivanti dalle procedure ammini-strative a carico del produttore ma, nel contem-po, è stata eliminata la possibilità di quantifica-re un incentivo supplementare rispetto ai costiaggiuntivi e ai mancati redditi che permetteva direndere maggiormente appetibile l'impegnoagroambientale. Il rigore adottato nella defini-zione dei pagamenti è senz'altro importante perevitare i fenomeni di sovracompensazione, ma èevidente che, in assenza di un sistema informa-tivo adeguato sull'applicabilità tecnica ed eco-nomica delle misure proposte, vi è anche ilrischio di programmare misure che non incon-trano il favore degli agricoltori, riducendo drasti-camente gli effetti ambientali potenzialmenteraggiungibili.Dopo i primi tre anni di applicazione le misureagroambientali riguardano circa 2-2,5 milioni diettari, pari al 20% della SAU, dove sembranoavere ancora un peso consistente gli impegniprevisti nella precedente fase di programmazio-ne che diverse Regioni hanno riprogrammatoriaprendo i bandi nel 2005-2006. Purtroppo idati disponibili sono ancora provvisori, ma emer-ge chiaramente la netta prevalenza delle misurerivolte al sostegno dei sistemi aziendali a bassoimpatto ambientale (produzione biologica e inte-grata) accanto ad altre misure che hanno rile-vanza soltanto in determinati territori, comeaccade con i pagamenti per prati e pascoli nellezone alpine.

Gli incentivi a favore dell'agricoltura biologicasembrano riscuotere il maggior successo tra gliagricoltori che hanno risposto ai bandi sottoscri-vendo accordi per 7-900.000 ettari all'anno,pari a oltre il 40% dei finanziamenti complessi-vamente erogati per le misure agroambientali.Le buone prospettive per i prodotti biologici euna constante attività di consulenza da partedelle associazioni dei produttori sembrano esse-re i fattori determinanti di questo successo,anche se non mancano critiche sia per la con-correnza dell'agricoltura integrata, sia per la pre-senza di operatori che scelgono il metodo biolo-gico soltanto in base a una convenienza econo-mica. Il mancato riconoscimento dei beneficiambientali che l'agricoltura biologica può darerispetto ad altri metodi produttivi ritenuti eco-compatibili, come l'agricoltura integrata, e quin-di giudicati meritevoli di sostegno finanziario,rimane un tema aperto che necessita di ulterio-ri analisi e valutazioni. L'agricoltura integrata haormai una diffusione che va ben oltre i 6-800.000 ettari registrati attraverso le misureagroambientali (30% della spesa) e sta diven-tando quasi uno standard nelle aziende piùattente a una gestione razionale dei mezzi tec-nici e delle risorse naturali.D'altra parte andrebbe rinforzata l'azione di con-sulenza per aumentare la consapevolezza degliagricoltori che partecipano a questi programmi,sia per il biologico sia per altre misure, e perattivare quelle sinergie con le altre misure previ-ste dal PSR e con il mondo della ricerca e spe-rimentazione che dovrebbero consentire di con-solidare i risultati raggiunti in termini di adozio-ne di metodi produttivi sostenibili.

1 Nell’agricoltura biologica coesistono svariati metodi di agricol-tura non convenzionale (es. agricoltura biodinamica).2 Abitabile C. e Povellato A. (2010) Le strategie per lo sviluppodell’agricoltura biologica. Risultati degli Stati Generali 2009,INEA.3 Come precisa l’ISMEA, la rilevazione non include le venditepresso i negozi specializzati ed è riferita agli acquisti domesti-ci, quelli cioè destinati ai consumi in casa.4 Pisante M. a cura di (2007) Agricoltura Blu. La via italianadell'agricoltura conservativa. Principi, tecnologie e metodi peruna produzione sostenibile, Edagricole, Bologna.5 Federalimentare (2010) Gli italiani, il cibo e la sostenibilitàambientale, Osservatorio Italiano sull’alimentazioneFederalimentare-GPF, Roma.6 Confindustria (2010) Libro Bianco. Le prove, i controlli, levalutazioni e le certificazioni per i prodotti, i servizi, le aziendeed i professionisti, Comitato d’area PCVC, Confindustria ServiziInnovativi e Tecnologici, Roma.7 Rete Rurale Nazionale (2010) Rapporto di applicazione dellacondizionalità in Italia, Ministero per le Politiche Agricole,Alimentari e Forestali, Roma.

43

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 43

Page 46: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 44

Page 47: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 45

Page 48: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 46

Page 49: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. Le sfide del cambiamento climatico

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

3.1 CAMBIAMENTI CLIMATICI EAGRICOLTURAI cambiamenti climatici rappresentano una dellemaggiori sfide che l’agricoltura dovrà affrontarenei prossimi decenni, sia per la vulnerabilità delsettore e i relativi rischi per la produttività e laqualità delle produzioni, sia per il suo ruolo nellamitigazione delle emissioni. Infatti, i sistemiagricoli e forestali rappresentano un serbatoionaturale di carbonio, ma anche una fonte diemissioni climalteranti. Il rapporto tra agricoltu-ra e cambiamenti climatici è quindi caratteriz-zato da forti pressioni sulla produttività del set-tore, poiché, alla necessità di utilizzare i suolicome serbatoi (sink) di carbonio, si aggiungonoquella di aumentare le produzioni alimentari persfamare la crescente popolazione mondiale equelle a fini energetici per sostituire le fonti fos-sili, sfruttando al massimo la fertilità della terra.Le complesse relazioni tra i fattori fisici, econo-mici e sociali che entrano in gioco, fanno sì chele strategie per affrontare tale problematica nonpossano prescindere da un approccio integratodelle politiche di sviluppo, mitigazione e adatta-mento. Questo approccio è anche quello propo-sto dalla Convenzione quadro sui cambiamenticlimatici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite

(UNFCCC) approvata nel 1992, che si ponel’obiettivo della stabilizzazione delle concentra-zioni di gas a effetto serra in atmosfera, in tempitali da consentire l’adattamento naturale degliecosistemi, il mantenimento della sicurezza ali-mentare e uno sviluppo economico sostenibile. Secondo il Quarto Rapporto di Valutazionedell’IPCC (Intergovernmental Panel on ClimateChange), l’aumento di temperatura media globa-le è ormai inequivocabile e, per limitare gli effet-ti negativi dovuti ad aumenti di più di 2°C, ènecessario dimezzare i livelli di emissioni al2050. Una delle questioni centrali riguardal'effettiva utilità di affrontare i cambiamenti cli-matici con politiche di mitigazione delle emis-sioni. La difficoltà nello stimare sia gli impattiattesi, che cambiano in base all’aumento ditemperatura previsto, sia i costi di adattamento,porta gli studiosi a conclusioni diverse e contra-stanti. Una delle prime risposte a questadomanda è venuta dal Rapporto Stern, pubbli-cato nel 2006, che pur nei limiti che lo caratte-rizzano, ha fornito una stima del fatto che i costidell’azione sarebbero inferiori alle perdite deri-vanti da una non-azione. In particolare, i costicomplessivi del cambiamento climatico sareb-bero equivalenti alla perdita annua di almeno il

47

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 47

Page 50: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

sione economica ha avuto un impatto importantesul calo dei livelli produttivi del settore energeti-co e industriale e di conseguenza sulle loro emis-sioni, a parte i miglioramenti tecnologici chehanno consentito un maggiore abbattimento delleemissioni. Circa il 22% di questo calo è attribui-bile al settore agricolo, che dal 1990 al 2009, haridotto le sue emissioni del 15% (tab. 1).Secondo la metodologia IPCC, l’agricoltura èprincipalmente responsabile delle emissioni didue dei sei gas serra che rientrano nel Protocollodi Kyoto: il metano (CH4) e il protossido si azoto(N20), dei quali rappresenta una fonte rilevantea livello nazionale (rispettivamente il 41% e il69%). Le emissioni di CH4 sono determinate daiprocessi di fermentazione enterica, gestionedelle deiezioni animali e coltivazione dellerisaie, mentre quelle di N20 dalla gestione delledeiezioni animali e dai suoli agricoli. La combu-stione in campo dei residui agricoli genera emis-

48

5% del PIL mondiale, mentre i costi delle diver-se azioni messe in atto per evitare i peggioriimpatti, potrebbero essere limitati a circa l’1%annuo del PIL mondiale al 2050. L’IPCC, inve-ce, stima perdite medie tra l’1 e il 5% del PILper una crescita della temperatura di 4°C, condanni irreversibili ai sistemi naturali e antropicise non si agisce con azioni di mitigazione.

Le emissioni e gli assorbimenti di gas serradel settore agroforestale In base all’ultimo rapporto inviato dall’Italiaall’UNFCCC, le emissioni totali di gas serra relati-ve all’anno 2009, esclusi gli assorbimenti e lerimozioni del settore LULUCF1, ammontano a491 milioni di tonnellate di CO2eq2, il 5,4% inmeno rispetto al 19903. Il 2009 è stato il secon-do anno di reporting per Kyoto e il dato in dimi-nuzione ha rappresentato un primo segnale posi-tivo; tuttavia come sottolinea l’ISPRA, la reces-

■ IL PROTOCOLLO DI KYOTOLa convenzione quadro sui cambiamenti climatici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite rappresenta la primaconclusione della fase negoziale avviata dalle Nazioni Unite alla fine degli anni ottanta, con lo scopo di intro-durre misure internazionali di lotta ai cambiamenti climatici. Essa riconosce gli effetti negativi delle emissio-ni antropogeniche di gas serra sulla stabilità climatica e prevede degli aggiornamenti (i c.d. Protocolli) per ladefinizione dei limiti di emissione per i diversi paesi. Il primo di questi è stato il Protocollo di Kyoto (PK) entra-to in vigore soltanto nel 2005, dopo la ratifica da parte della Russia. Il PK prescrive l’obbligo di riduzionedelle emissioni di gas serra, per i paesi firmatari, del 5,2% rispetto alle emissioni del 1990, nel primo perio-do di adempimento (2008-2012). Nonostante l’elevata aspettativa, ad oggi non è ancora stato approvato unnuovo accordo vincolante che entri in vigore successivamente al 2012 e impegni anche paesi non firmataridel Protocollo con un rilevante peso emissivo a livello globale. All’interno del PK, gli Stati membri dell’UE-15 si sono impegnati congiuntamente a ridurre le loro emissionidell’8%. In Italia l'obiettivo comunitario è stato tradotto in una riduzione del 6,5% delle emissioni e il PK èstato ratificato con l. 120/2002 che prescriveva anche la preparazione di un “Piano nazionale per la riduzio-ne delle emissioni di gas serra: 2003-2010”, adottato con delibera CIPE 123/2002.

TAB. 1 - EMISSIONI DI GAS SERRA NEL SETTORE AGRICOLO (MILIONI T CO2 EQUIVALENTE)

ITALIA UE - 15

1990 2009 2009/1990 2009 ITALIA/UE-15

MT (%) MT (%) (%) MT (%) (%)Totale emissioni (senzaLULUCF) 519,2 - 491,1 - -5,4 3419,9 - 14,4

Agricoltura 40,6 100,0 34,5 100,0 -15,1 378,3 100,0 9,1

- emissioni enteriche 12,2 30,0 10,8 31,3 -11,5 124,3 32,9 8,7

- gestione delle deiezioni 7,4 18,2 6,6 19,3 -10,0 62,7 16,6 10,6

- coltivazione del riso 1,6 3,8 1,6 4,6 1,1 2,5 0,6 64,2

- emissioni dai suoli agricoli 19,5 48,0 15,5 44,8 -20,6 188,4 49,8 8,2- bruciatura dei residuicolturali 0,0 0,0 0,0 0,0 -3,4 0,5 0,1 3,3

Incidenza Agricoltura suTotale emissioni - 7,8 - 7,0 - - 11,1

Fonte: Comunicazioni Italia e UE alla UNFCCC.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 48

Page 51: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

sioni sia di CH4 che di N20, ma in quantità moltoesigue. In Italia l’importanza relativa delle sin-gole fonti emissive non cambia dal 1990 al2009, ed è molto simile a quella dell’UE: le piùrilevanti sono le emissioni da suoli agricoli, cau-sate soprattutto dalla fertilizzazione azotata, equelle da fermentazione enterica, determinatein larga parte dalle consistenze zootecniche diruminanti. Negli anni d’inventario entrambi i gasserra hanno registrato una diminuzione delleemissioni (fig. 1), che per il protossido (-17,9%)è stata più marcata del metano (-11,4%).La maggior parte delle diminuzioni è ascrivibilealla razionalizzazione della fertilizzazione e alcalo della consistenza dei capi di bestiame. Ilprocesso di graduale disaccoppiamento, che hacaratterizzato la riforma della PAC dal 1992, hasenza dubbio contribuito alla diminuzione delleemissioni del settore agricolo. Anche a livelloeuropeo, secondo l’Agenzia europea perl’ambiente, il trend negativo delle emissionidella zootecnia è determinato dalla diminuzionedel numero di capi (soprattutto bovini), dovutaalle riforme della PAC e ai cambiamenti nei con-sumi alimentari, anche a seguito delle epidemiee degli scandali che hanno colpito il compartozootecnico. È presumibile che si registrino neiprossimi anni ulteriori riduzioni a seguito deicambiamenti tecnologici - necessari per raziona-lizzare e rendere più competitiva l’agricolturaitaliana - e della regolamentazione ambientaleche impone standard sempre più rigorosi agliagricoltori. Rilevante anche il ruolo svolto dalrecupero di biogas dalle deiezioni animali, in

aumento negli ultimi anni, anche per effettodegli incentivi esistenti: al 2009 esso ha con-sentito di abbattere il 15% delle emissioni diCH4 derivanti dalla gestione delle deiezioni.Gli assorbimenti di CO2 e le emissioni di gas serrarelativi a foreste, terre coltivate, prati e pascoli,zone umide e insediamenti urbani sono stimatiall’interno del settore LULUCF (tab. 2). I 95 MtCO2eq rappresentano un valore rilevante in con-fronto alle emissioni totali dell'Italia (quasi il20%) e particolarmente importante nel contestoeuropeo, essendo circa il 32% del totale dei sinkdi carbonio dell’UE-15 (293 Mt CO2eq).Dal 1990 al 2009, in Italia, gli assorbimentisono aumentati del 53,2%, soprattutto perl’aumento delle superfici forestali, dovuto inprimo luogo alla colonizzazione di aree margina-

49

80

85

90

95

100

105

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Metano Protossido di azoto

FIG. 1 - LE EMISSIONI DI METANO E PROTOSSIDO DI AZOTO DELL'AGRICOLTURA ITALIANA DAL 1990 AL 2009(1990=100).

Fonte: ISPRA, 2011.

TAB. 2 - EMISSIONI E ASSORBIMENTI DEL SETTORE LULUCF1 (MILIONI T CO2 EQUIVALENTE)

ITALIA

1990 2009 2009/1990

MT MT (%)

LULUCF -61,8 -94,7 53,2

- foreste -41,5 -66,4 59,8

- terre coltivate -18,8 -12,3 -34,7

- prati e pascoli -4,0 -19,5 393,6

- zone umide - - -- insediamentiurbani 2,5 3,5 39,2

- altro - - -1 Land Use Land Use Change and Forestry.Fonte: ISPRA, 2011.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 49

Page 52: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

li e di terre non più coltivate, e, in misura mino-re, per l’aumento di stock di carbonio nellesuperfici a prati e pascoli. La contrazione dellesuperfici coltivate ha due conseguenze ai finidella stima delle emissioni: da un lato scende ilpeso contributivo della categoria, mentre dall’al-tro aumentano le superfici a prati e pascoli per lacolonizzazione dei terreni agricoli abbandonati e,quindi, le quantità di carbonio stoccato nei suoli. Solo parte del carbonio stoccato nei suoli e nellamassa legnosa può essere contabilizzata ai finidel Protocollo di Kyoto. Per quanto riguarda leemissioni e gli assorbimenti derivanti dalle atti-vità di imboschimento, rimboschimento e affo-restazione (art. 3.3 del Protocollo), il limite èdato dal confronto con il 1990, mentre per lagestione forestale (art. 3.4, unica attività addi-zionale eletta) nel primo periodo di impegno iltetto massimo di crediti di carbonio ammissibi-le per l’Italia è di 10,19 milioni t di CO2 annue.Condizione necessaria per poter contabilizzare icrediti di carbonio del settore è anche la crea-zione di un apposito Registro nazionale dei ser-batoi agroforestali, che in Italia è stato istituitonel 2008, ma non è ancora operativo. La strut-tura del Registro, tuttavia, essendo su base sta-tistica inventariale, non permette l’assegnazionea ogni singolo proprietario del credito di carbo-nio generato, che pertanto si attribuisce implici-tamente allo Stato. Di conseguenza, non è pre-vista alcuna forma di retribuzione per i proprie-tari forestali basata sul contributo che le attività

effettuate forniscono al raggiungimento degliobiettivi nazionali di riduzione.

Politiche e strumenti per la mitigazioneLo strumento comunitario diretto a sviluppareuna strategia europea per implementare il PK èil Piano europeo sui cambiamenti climatici(ECCP). All’interno del primo ECCP (2000-2004), una delle iniziative più importanti intra-prese è stata l’istituzione di un sistema di scam-bio delle quote di emissioni (ETS) delle impresenei settori della produzione industriale, checopre la metà delle emissioni dei gas serradell’UE (dir. 2003/87/CE). In realtà il sistemaesclude il settore agricolo e i crediti di carbonioderivanti da attività agro-forestali, pertanto, lasua implementazione non ha rappresentato adoggi un’opportunità (o un rischio) per le aziendeagro-forestali. Un altro elemento centrale della politica dell’UEè l’approvazione nel 2009 del c.d. pacchettoClima-Energia, il cui elemento chiave è la stra-tegia Europa2020 che impegna gli Stati membria ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serradel 20%, a portare al 20% la quota di consumoenergetico da fonti rinnovabili e a ottenere unincremento del 20% dell’efficienza energetica.Il pacchetto, inoltre, introduce il principio del-l’effort sharing che, per la prima volta, stabiliscele riduzioni delle emissioni dei settori non-ETS,tra cui l’agricoltura, attraverso la definizione diobiettivi nazionali vincolanti. Secondo gli accor-di comunitari, per l’Italia tali obiettivi si tradur-ranno in una riduzione del 13% delle emissionirispetto al 20054. Nell’ambito della strategia Europa2020, laCommissione europea ha recentemente presen-tato l’iniziativa: “Un’Europa efficiente nell’im-piego delle risorse” (COM(2011) 21). Al centrodi tale iniziativa vi sono tre documenti chiave,tra cui la comunicazione “Una tabella di marciaverso un’economia competitiva a basse emissio-ni di carbonio al 2050” (COM(2011) 112) pre-disposta per il raggiungimento dell’obiettivo diridurre entro il 2050 le emissioni comunitariedell’80-95% rispetto ai livelli del 1990. Il set-tore agricolo dovrebbe contribuire con un ulte-riore calo del 42-49% delle proprie emissioniattraverso le seguenti azioni: incrementi (soste-nibili) dell’efficienza, recupero di biogas, usorazionale dei fertilizzanti, impiego di foraggi dimigliore qualità, diversificazione e commercia-lizzazione della produzione a livello locale, mag-giore produttività del bestiame e ottimizzazionedei benefici dell’agricoltura estensiva. Tra le pra-

50

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 50

Page 53: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

tiche di mitigazione è citato anche lo stoccaggiodi carbonio nei suoli e nelle foreste, aumentabi-le perfezionando le pratiche di gestione.La rilevanza del settore agricolo per la politicaclimatica è probabilmente destinata ad aumen-tare; infatti, in base alle proiezioni, l’agricolturarappresenterà al 2050 un terzo delle emissionitotali dell’UE, una quota tre volte superiore aquella attuale, a causa della diminuzione delpeso di altri settori. La necessità di consideraretutti gli usi del suolo nel loro insieme, e di inte-grarli nella politica climatica dell’UE, appareormai cruciale e, a questo riguardo, laCommissione sta preparando un’iniziativa chesarà presentata nel corso dell’anno.La Commissione valuterà le modalità di finan-ziamento per favorire la transizione versoun’economia a bassa intensità di carbonio; inparticolare per l’agricoltura e la silvicoltura, sisuggerisce che debba essere stabilito un oppor-tuno sistema di incentivi per raggiungere gliobiettivi fissati al 2050 (SEC(2011) 289). Tutti gli elementi esposti nella tabella di marciasaranno considerati nella comunicazione sullabioeconomia (attesa per il secondo semestre2011) e nelle proposte legislative sulla PAC post-2013. Ad oggi, nella comunicazione dellaCommissione sulla futura PAC, i cambiamenticlimatici sembrano avere assunto un ruolo cen-trale, sia per le priorità di adattamento del setto-re, che per il ruolo dell’agricoltura come fornitri-ce di beni pubblici, tra cui la stabilità climatica.

3.2 ENERGIA E BIOMASSEL’Italia è un paese caratterizzato da un sistemaenergetico fortemente dipendente dall'estero,con una percentuale di energia importata intor-no all’85% contro il 53% circa dell’UE-27, undato sostanzialmente invariato nel corso dell’ul-timo decennio. Ciononostante in questi anni si èassistito a variazioni nell’ambito delle singolefonti energetiche, con un aumento della dipen-denza dall’estero per il gas naturale a fronte diuna sostanziale stabilità della dipendenza dapetrolio (fig. 2). Quest’ultima, analogamente aquanto succede per tutti i partner europei chenon dispongono di una significativa produzionepropria, si mantiene su livelli molto elevati inrelazione alla domanda che proviene dal settoredei trasporti. Nel 2009 la produzione interna digreggio ha coperto il 2,5% del consumo internolordo, quella di gas naturale il 3,6% e quella dafonti rinnovabili il 10,5%. La rimanente parte

del fabbisogno energetico è stata soddisfattacon importazioni5.L’Italia è caratterizzata da una minore intensitàenergetica, intesa come rapporto tra la quantitàdi energia consumata e il valore aggiunto, rispet-to agli altri paesi industriali. Questo vantaggio èandato riducendosi negli ultimi vent’anni,durante i quali il consumo di energia è aumen-tato sostanzialmente in linea con il PIL mentre,negli altri paesi, è cresciuto assai più lentamen-te del prodotto (fig. 3). Il preminente utilizzo dicombustibili fossili, quasi interamente importa-ti, rende il costo dell’energia particolarmentesensibile alle quotazioni internazionali del greg-gio: la fattura energetica complessiva è cresciu-

51

70

75

80

85

90

95

100

2000 2002 2004 2006 2008

Per

cent

uale

Combustibili solidi Gas

Petrolio Totale

FIG. 2 - DIPENDENZA ENERGETICA IN ITALIA

Fonte: elaborazioni ENEA su dati Ministero AttivitàProduttive

100

120

140

160

180

200

220

240

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Spagna Francia GermaniaUE 15 Italia Regno Unito

FIG. 3 - INTENSITÀ ENERGETICA IN ALCUNI PAESIEUROPEI (KTEP PER 1000 EURO DI PIL)

Fonte: Eurostat.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 51

Page 54: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

ta fino a raggiungere un picco nel 2008 (circa57 miliardi di euro) per poi diminuire nel 2009a 41,4 miliardi di euro, in seguito al calo del34% del prezzo del petrolio.Nel 2009 il consumo interno lordo di risorseenergetiche è stato pari a 180 Mtep (milioni ditonnellate equivalenti di petrolio), per oltrel’83% soddisfatto con combustibili fossili(petrolio per il 41%, gas naturale per il 35,5%e carbone e altri solidi per il 7,4%) e per la rima-nente parte con fonti rinnovabili e importazionidi energia elettrica (rispettivamente, 10,7% e5,4%).Nel periodo 1990-2009, la domanda energeticadell’industria è rimasta sostanzialmente invaria-ta (23% degli impieghi finali), rallentando neltempo sia per un uso più efficiente delle risorse,indotto dalle dinamiche dei prezzi dei prodottienergetici e dall’introduzione di più severenorme ambientali, sia per fattori strutturalicome il calo dell’incidenza dell’industria pesan-te. Nel settore dei servizi, che assorbe circal’11% degli impieghi finali di energia, la cresci-ta annua è stata invece assai più sostenuta (oltreil 3%), anche se in diminuzione negli ultimianni; gli impieghi di energia delle famiglie (perriscaldamento, trasporto privato e utilizzi dienergia elettrica) ammontano a oltre il 30%della domanda finale complessiva. Nel periodo1990-2009, la loro domanda è cresciuta media-mente con un tasso medio annuo dello 0,6%.Gli impieghi finali di energia per i trasporti -inclusi quelli delle famiglie che si stima incida-no per circa il 40% - rappresentano il 30% deltotale e sono cresciuti dal 1990 a un tasso

medio annuo dell’1,5%. Il settore agricolo, cheincide per il 3% circa sui consumi complessividi energia, si è mantenuto stabile negli anni e inlinea con la quota del settore sul PIL.

L’offerta nazionale di energia rinnovabileLa produzione lorda da fonti rinnovabili è cre-sciuta in modo sostenuto nell’ultimo decennio(+48%) con incrementi particolarmente marcatiper l’eolico e il fotovoltaico (tab. 3). La produ-zione idroelettrica, piuttosto variabile da stagio-ne e stagione, continua ad essere la fonte rinno-vabile più importante, malgrado il suo peso per-centuale sul complesso delle fonti rinnovabilisia sceso da oltre il 70% della fine degli anninovanta all'attuale 50%. I consumi di energiaprovenienti da impianti eolici e dai rifiuti sono inrapida crescita anche se non hanno ancora rag-giunto il potenziale energetico della legna cheattualmente rappresenta la seconda fonte inordine di importanza. Nel complesso è aumen-tato in misura significativa il contributo dellefonti non tradizionali quali l'eolico, il fotovoltai-co, i rifiuti e le biomasse (legna, biocombustibi-li, biogas) che passano, sul totale delle rinnova-bili, dal 15% del 2000 al 32% del 2009.6

La crescita delle fonti rinnovabili ha il suo puntodi forza nella produzione di energia elettricache, nel 2009, ha quasi raggiunto i 70 TWh,mostrando una crescita del 35% rispetto al2000, pari al 20% del consumo interno lordo dienergia elettrica (fig. 4). La crescita nella capa-cità installata delle fonti rinnovabili è stata favo-rita da numerosi meccanismi di incentivazione,valutati tra i più vantaggiosi in ambito europeo.

52

TAB. 3 - ENERGIA DA FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI IN ITALIA (MIGLIAIA DI TEP)FONTI 2000 2005 2009 VAR. % 2000/2009

Idroelettrica1 9.725 7.935 10.810 11,2

Eolica 124 515 1.439 1060,5

Fotovoltaico 7 11 222 3065,7

Solare 11 21 81 636,4

Geotermia 1.248 1.384 1.388 11,2

Rifiuti 230 751 926 302,6

Legna2 2.344 3.153 4.098 74,8

Biocombustibili 95 172 1.178 1140,0

Biogas 162 343 499 208,0

Totale 13.943 14.283 20.674 48,3

di cui non tradizionali3 1.816 3.805 6.591 262,9

FONTE: elaborazioni ENEA su dati di origine diversa.1 Solo elettricità da apporti naturali valutata a 2200 kcal/kWh.2 Non include risultato indagine ENEA sul consumo di legna da ardere nelle abitazioni.3 Eolico, solare, rifiuti, legna (esclusa la legna da ardere), biocombustibili, biogas.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 52

Page 55: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Essa è finanziata dagli utenti finali attraversoun’apposita componente della tariffa dell’ener-gia elettrica, in considerazione dei maggioricosti di produzione rispetto alle fonti tradiziona-li. La produzione si ripartisce tra impianti desti-nati alla sola produzione di energia elettrica cherappresentano la quota maggioritaria (69%) eimpianti di cogenerazione che, malgrado la mag-giore efficienza energetica, non sembrano avereuno sviluppo accelerato rispetto agli impianticonvenzionali (fig. 5).Fra le biomasse per la produzione di elettricitàprevalgono quelle solide, inclusi i residui solidiurbani biodegradabili (oltre il 60% nel 2009),

ma è significativa anche la crescita del biogas edei bioliquidi. Questi sono costituiti da oli vege-tali grezzi importati, quali l’olio di palma, o pro-dotti in Italia come l’olio di girasole o di colza.La produzione di energia elettrica tramiteimpianti alimentati da biomasse è quasi qua-druplicata dal 2000 al 2009, passando da circa2 a poco più di 7,5 TWh. Il peso delle regionisettentrionali è passato dal 75,7% al 59,7%, ilCentro ha mantenuto il proprio peso intornoall’11%, mentre è più che raddoppiato il ruolodelle regioni meridionali passando dal 12,8% al30,1% (fig. 6). Gli incrementi più significatividella produzione, dal 2000 al 2008, si sono

53

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

2000 2002 2004 2006 2008

Biomasse e rifiuti Geotermica

Fotovoltaica Eolica Idrica

FIG. 4 - PRODUZIONE LORDA DI ENERGIA ELETTRICADEGLI IMPIANTI DA FONTI RINNOVABILI IN ITALIA (GWH)

Fonte: Terna

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

2002 2004 2006 2008

Produzione combinata di energia e calore

Sola produzione di energia elettrica

FIG. 5 - PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA BIO-MASSE IN ITALIA (GWH)

Fonte: Terna

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

Piemon

te

Valle

d'Aosta

Lombard

ia

Trentin

o Alto

-AdigeVe

neto

Friuli-V

enezi

a Giulia

Liguria

Emilia-R

omag

na

Tosca

na

Umbria

Marche

Lazio

AbruzzoMolis

e

Campan

iaPuglia

Basilica

ta

Calabria

Sicilia

Sardeg

na

Eolica Fotovoltaica Biomasse

FIG. 6 - ENERGIA ELETTRICA DA FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI NON TRADIZIONALI PER REGIONE (2009, VALORI IN KTEP)

Fonte: Terna

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 53

Page 56: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

registrati in Lombardia (+1,6 TWh), Calabria(circa +0,8 TWh), in Emilia-Romagna e Pugliacon (+0,7 TWh). Per quanto riguarda il fotovol-taico, la quota di potenza installata su terreniagricoli ha raggiunto il 9% del totale con valoriche arrivano al 22% nelle Marche e al 19% nelTrentino Alto Adige.La produzione di biogas è stimata, nel 2009,pari a 443 Ktep (5,1 TWh), dei quali oltrel'81% è ottenuto da rifiuti urbani7. Il biogas diorigine agricola rappresenta una realtà in cre-scita soprattutto per le aziende zootecniche,anche grazie a un sistema di sostegno che pre-vede un incentivo di 0,28 euro/KWh perl’energia elettrica immessa in rete e un coeffi-ciente moltiplicatore di 1,8 per l’ottenimentodei certificati verdi per gli impianti di potenzainstallata superiore a 1 MW, se la materia primaderiva da filiera corta o contratti di filiera. Uncensimento del CRPA del marzo 2010, su untotale di 619 impianti, ne ha contati 273, dicui 199 operanti e 74 in costruzione, alimenta-ti da biomassa di origine agro zootecnica, conuna crescita del 77% rispetto al 2007, e 32che trattano reflui provenienti dall’agro-indu-stria. Gli impianti che digeriscono solo effluen-ti zootecnici sono 91 mentre gli altri utilizzanoin aggiunta anche sottoprodotti dell’agroindu-stria e colture energetiche. La potenza installa-ta è pari a 160 MW, di cui l’85% fa riferimen-to a prodotti agro-zootecnici e al trattamentodei reflui agro-industriali. Prevalgono (36,6%)gli impianti più grandi tra 500 e 1000 KW.Rispetto al 2007 questa classe ha fatto regi-strare un aumento del 426% passando da 19 a100 impianti.L’Italia è il terzo produttore europeo di biodie-sel dopo la Germania e la Francia. La produ-zione di biocarburanti, nel 2010, è stata di46.500 tonnellate di etanolo e di 731.800tonnellate di biodiesel. La capacità istallatarisulta essere di 200.000 tonnellate perl’etanolo e di 2,1 milioni di tonnellate per ilbiodiesel. In Italia sono presenti 19 impianti,con un potenziale produttivo di circa 2,5 milio-ni t/anno di biocombustibile, di cui 4 in fase direalizzazione. La maggiore concentrazione diimpianti si ha in Lombardia, con una capacitàproduttiva complessiva di 670.000 t/anno parial 33% del totale.L’Italia ha fissato con la legge 81/2006 gliobiettivi obbligatori in termini di miscelazionedi biocarburanti, stabilendo una crescitadell’1% l’anno del tasso di miscelazione a par-tire dall’1% del 2006 per arrivare al 5,75% nel

2010, in recepimento della direttiva2003/30/CE. Nel periodo 2007-2010 è statoin vigore un sistema di quote che, per il bio-diesel, ha previsto una riduzione del 20% del-l’accisa applicata sul gasolio per un quantitati-vo pari a 250.000 tonnellate. Ciò significa chel’accisa per 100 litri di carburante, pari a 423euro per 1.000 litri è stata ridotta a 338,4euro. La quota dei biocarburanti sul consumocomplessivo di carburanti nel settore dei tra-sporti è passata dall’1% nel 2005 al 3,47%nel 2009. Il raggiungimento dell’obiettivo del10% al 2020 imposto dalla direttiva2009/28/CE richiede una domanda addiziona-le di oltre 3000 Mtep. Con la legge finanziariaper il 2010 il contingente che usufruiva dellariduzione dell’accisa è stato ridotto da250.000 a 18.000 tonnellate per l’anno2010, eliminando sostanzialmente l’incentivo.Attraverso l’agevolazione degli accordi di filie-ra il MIPAAF ha inteso creare un legame diret-to tra la domanda rappresentata dai petrolieri,cui spetta l’obbligo della miscelazione, e laparte agricola produttrice della materia prima.Nel 2009 per un quantitativo di biodiesel paria 70.000 tonnellate l’aliquota ridotta è stataapplicata al biocarburante prodotto da semioleosi oggetto di contratti di filiera nel territo-rio comunitario. In realtà in Italia, come nelresto dell’ Europa, il livello di utilizzazionedegli impianti è molto basso (39%) e in dimi-nuzione. La materia prima utilizzata viene perla maggior parte importata. I principali flussiriguardano l’olio di colza, che proviene dapaesi europei (Francia e Romania) ed extraeu-ropei (USA, Russia e Canada), e l’olio di palmaimportato principalmente da paesi del Sud-estasiatico (Indonesia e Malesia).

Prospettive futureIl pacchetto europeo clima-energia, concretizza-tosi nell’approvazione della direttiva2009/28/CE (RED), ha posto un’enfasi partico-lare sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Latraiettoria nazionale di sviluppo del settore per iprossimi anni è stata definita nell’ambito deldecreto legislativo di recepimento della direttivae del Piano di azione nazionale per le energierinnovabili. Il Piano di azione conferma il ruolofondamentale attribuito dallo Stato italiano allebiomasse nel raggiungimento dell’obiettivo com-plessivo del 17% dei consumi totali di energiada fonte rinnovabile entro il 2020, stabilitodalla direttiva RED per l’Italia. Considerata unaprevisione di consumo finale da energie rinnova-

54

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 54

Page 57: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

3. LE

SFI

DE

DE

LC

AM

BIA

ME

NTO

CLI

MAT

ICO

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

bili di 22,62 Mtep, il piano prevede principal-mente la promozione di fonti rinnovabili per usitermici e per i trasporti e lo sviluppo della reteelettrica e indica, tra gli strumenti da attuare, losnellimento delle procedure autorizzative.Secondo il Piano, nel 2020 l’energia da bio-massa dovrebbe coprire il 19% della produzionetotale di energia elettrica da rinnovabile (con18,8 TWh) e il 54% della produzione di caloreda rinnovabile (con 5,7 Mtep).Il decreto legislativo di attuazione della diret-tiva RED, approvato nel marzo 2011, ne rece-pisce gli obiettivi e traduce in misure le stra-tegie delineate nel Piano. Secondo il decretoresta in vigore il sistema della tariffa omni-comprensiva introdotto con la l. 244/2007.La tariffa, attraverso cui si stabilisce unaremunerazione certa per la produzione dienergia in impianti fino a 1 MW, prevede unvalore di 280 euro/MWh per il biogas el’energia da biomassa (esclusi i biocarburan-ti) per tutti gli impianti che entreranno invigore entro il 31 dicembre 2012. Il decretoprevede inoltre un’evoluzione sostanzialedella normativa relativa ai certificati verdi lacui definizione è attesa nelle norme attuativedel decreto ancora non pubblicate. Allo statoattuale la regolamentazione dei certificativerdi è fissata dalla legge finanziaria per il2008 con la quale è stata definita la duratadi emissione degli stessi, la loro differenzia-zione per fonte rinnovabile e per tagliad’impianto. I certificati verdi, emessi dalGestore dei Servizi Energetici (GSE), hannouna taglia di 1 MWh ciascuno. I coefficientidi differenziazione, riportati nella tabella 4,risultano premianti nel caso di alcune tecno-logie: ad esempio 1 MWh generato da unimpianto a biomassa o biogas da attività agri-cola risulta moltiplicato per un coefficiente di1,8, mentre per ogni MWh generato da un

impianto a biogas da gas di discarica verran-no rilasciati soltanto 0,8 certificati verdi. Inquesto modo viene diversificato il livello diincentivazione tra le diverse fonti.Non si è invece ancora concretizzata quella dif-ferenziazione, auspicata da più parti, all’internodelle attività agricole tra la produzione di ener-gia da reflui zootecnici e quella da colture dedi-cate. Considerato che la prima assume unavalenza particolarmente positiva sotto il profiloambientale soprattutto nelle zone vulnerabilirispetto all’inquinamento idrico da nitrati e del-l’aria, sarebbe opportuno che l’incentivo andas-se a remunerare tale esternalità positiva. Lamodulazione degli incentivi in funzione del valo-re ambientale della conversione, sia dal punto divista energetico sia da quello della riduzionedelle emissioni, potrebbe contribuire ad affron-tare il problema della sostenibilità ambientale eterritoriale degli impianti e a ridurre la competi-tività tra uso alimentare e uso energetico dellabiomassa agricola.

1 Land Use, Land Use Change and Forestry, uso del suolo, cam-bio d’uso del suolo e foreste.2 Per sommare tra di loro gas serra diversi, le emissioni sonoespresse in CO2 equivalenti, utilizzando il potenziale di riscal-damento globale.3 ISPRA (2011), Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2009.National Inventory Report 2011, Roma, ISPRA.4 Va ricordato che è comunque consentito il ricorso a crediti“esterni” attraverso i progetti Clean Development Mechanism oJoint Implementation. 5 ENEA (2010) Rapporto energia e ambiente. Analisi e scenari2009, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e losviluppo economico sostenibile, Roma6 ENEA (2010) Le fonti rinnovabili 2010. Ricerca e innovazio-ne per un futuro low-carbon, Agenzia nazionale per le nuovetecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile,Roma.7 Piccinini S., Soldano M., Fabbri C. (2011) La produzione dibiogas del settore agricolo in Italia, AgriRegioniEuropa, n. 24.

55

TAB. 4 - COEFFICIENTI DI MOLTIPLICAZIONE PER IL RICONOSCIMENTO DEI CERTIFICATI VERDIFONTE COEFFICIENTE

Eolica per impianti di taglia superiore a 200 kW 1

Eolica off-shore 1,5

Geotermica 0,9

Moto ondoso e maremotrice 1,8

Idraulica diversa da quella del punto precedente 1

Rifiuti biodegradabili, biomasse diverse da quelle di cui al punto successivo 1,3

Biomasse e biogas prodotti da attività agricola, allevamento e forestale da filiera corta 1,8

Gas di discarica e gas residuati dai processi di depurazione 0,8

Fonte: GSE.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:31 Pagina 55

Page 58: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 56

Page 59: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 57

Page 60: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 58

Page 61: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. Conservazione e valorizzazione del patrimonio rurale

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

4.1 IL PATRIMONIO CULTURALEDELL’AGRICOLTURAIl patrimonio culturale dell’agricoltura è costi-tuito dai beni materiali (attrezzi, edifici, varietàvegetali, razze animali) e dall’insieme delleconoscenze, dei valori, delle tradizioni (beniimmateriali) che caratterizzato tale settore.Anche il territorio, in quanto sistema nel qualesi intrecciano natura e storia, può essere consi-derato patrimonio culturale e, in quanto habitatdell’uomo, può essere considerato bene comu-ne1. Questa visione così ampia del patrimonioculturale dell’agricoltura è emersa con chiarez-za solo negli ultimi decenni. Il settore agricolo,infatti, è stato a lungo dominato da una cultu-ra produttivistica che ha dato spazio alla tec-nologia, da molti considerata socialmente neu-trale, e ha tenuto distanti gli aspetti sociocul-turali, considerati appannaggio delle societàarretrate. La tutela degli aspetti culturali del-l’agricoltura era sostanzialmente delegata allavoro di etnografi e antropologi, concentratisugli aspetti del passato, in un’opera di conser-vazione statica finalizzata alla creazione dimusei della civiltà contadina, collezioni dioggetti d’uso quotidiano, raccolte di documen-ti e informazioni su usi e tradizioni locali, ecc.

Se da un lato questo processo ha contribuitoalla preservazione di un patrimonio culturaleche altrimenti le trasformazioni tecnologichedel novecento avrebbero disperso, dall’altroesso ha consolidato l’idea che la cultura ruralefosse cosa del passato. Poca attenzione è statadata ai fatti culturali vivi, come quelli legatialla produzione e al consumo di alimenti, che,pur avendo solide basi nelle tradizioni locali,subiscono continue modificazioni e innovazionisia nei processi produttivi sia nei processi ditrasformazione e consumo.Negli ultimi decenni, con l’affermazione in sedescientifica e politica del concetto di multifun-zionalità, sono state riconosciute le valenze sto-riche, culturali e simboliche delle pratiche lega-te alla produzione agroalimentare. Allo stessomodo, introducendo il concetto di stile produt-tivo, che riconosce il ruolo dei fattori soggettivi(valori, esperienze, percezioni dell’agricoltore)nelle scelte che riguardano l’azienda, e quellodi agricoltura come processo di co-produzionedi uomo e natura2, sono stati rivalutati gli ele-menti antropologici in relazione al comporta-mento degli attori economici, che non sonomossi esclusivamente da considerazioni dirazionalità economica.

59

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 59

Page 62: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

li, che hanno un senso solo in un contesto diutilizzo dinamico; esse, infatti, possono essereconsiderate un manufatto collettivo: mela cavil-la, cavolo caggetta, uva lumassina, mais ottofi-le e altre varietà non hanno un autore certo, masono il risultato di un lungo processo di adatta-mento. La titolarità può essere riconosciuta solonella compresenza delle persone di quelladeterminata comunità, perché titolari dei sapericondivisi che nel tempo hanno permesso diaddomesticare quella varietà e far assumerequelle caratteristiche al prodotto. Esse sono, insintesi, patrimonio collettivo di una comunitàlegata a un territorio.3

Il cibo come fattore cultualeLe pratiche alimentari hanno sempre avuto unruolo significativo nel distinguere le identitàindividuali e collettive e oggi - a seguito dellerecenti trasformazioni economiche e sociali -sembrano assumere una valenza più pronuncia-ta che in passato, determinata anche dalla finedella scarsità alimentare in Occidente. La mag-gior parte delle occasioni di costruzione e con-ferma delle relazioni di un gruppo sono accom-pagnate dal consumo comune del cibo, che san-cisce in modo profondo l'appartenenza a unacultura materiale e comunitaria. Il pranzo dilavoro, il buffet di un convegno, la cena traamici, il pranzo di famiglia sono pratiche ritualiche contribuiscono alla strutturazione di signifi-cati sociali e si configurano come un elementocostitutivo della costruzione di sé. Ai riti religiosi e a quelli civili si connettonospesso cibi specifici, in alcuni casi proposti eveicolati dalla pubblicità e dal marketing equindi diffusi in aree più vaste di quelled'origine dello specifico prodotto. In questa pro-spettiva, il consumo alimentare assume unarilevanza non meramente economica, ma anchee soprattutto sociale, perché consente la "sco-perta", la "riscoperta" e il mantenimento delletipicità e del gusto4 che identificano i luoghi ele comunità locali. I modi di produzione, di dis-tribuzione e di consumo di questo particolareaspetto della cultura materiale diventano dun-que elementi che possono contraddistinguereuna società alla pari di altri elementi simbolici,come ad esempio il linguaggio.Il patrimonio culturale storico-identitario di unacomunità non si riduce ai monumenti e alle col-lezioni di oggetti, ma comprende anche le tradi-zioni, le rappresentazioni artistiche, le pratichesociali, le celebrazioni festive, i sistemi di prati-che e di saperi, le capacità tecniche dell'artigia-

60

L’attenzione non è quindi più centrata sulletecniche e sulle tecnologie che consentono disuperare i limiti posti dalla natura, ma sullacontestualizzazione delle stesse al fine di esal-tare il rapporto di co-produzione in relazionealla disponibilità di risorse e alle diverse moda-lità di utilizzo.Di pari passo, si è andata riaffermando unavisione dinamica della conservazione del patri-monio culturale agricolo, visto anche come levaper uno sviluppo locale sostenibile, e si sono svi-luppate iniziative finalizzate alla riattivazionedei fattori culturali, che hanno stimolato il sensodel luogo e l’azione comunitaria sull’uso dellerisorse ambientali e culturali locali a partiredalla produzione agroalimentare. Sono cresciu-te, inoltre, iniziative di diversificazione dell’atti-vità agricola (circuiti agrituristici, enogastrono-mici e scuole in fattoria) che permettono dientrare direttamente a contatto con le realtàrurali, valorizzando sia gli aspetti materiali siaquelli immateriali. In alcuni casi si è, tuttavia,assistito alla moltiplicazione di eventi di “cele-brazione rurale”, confondendo le esigenze dirilettura e riattualizzazione delle tradizioni conquelle di marketing turistico, con un forterischio di perdita di autenticità. La complessità dei fattori culturali, fatti di sape-ri, relazioni, oggetti, elementi naturali, è statafatta emergere con analisi e studi che mettonoin relazione ambienti, oggetti e persone. È ilcaso delle varietà di piante o delle razze anima-

■ LA DIETA MEDITERRANEA PATRIMONIODELL’UMANITÀCon “dieta mediterranea” ci si riferisce all’insiemedelle pratiche, delle rappresentazioni, delle espres-sioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi edegli spazi culturali con i quali le popolazioni delMediterraneo hanno creato e ricreato nel corso deisecoli una sintesi tra l’ambiente culturale,l’organizzazione sociale, l’universo mitico e religiosointorno al mangiare. Su queste basi l’UNESCO hainserito la dieta mediterranea (Marocco, Spagna,Italia, Grecia) nella lista del patrimonio culturaleimmateriale, insieme alle cucine messicana e fran-cese. Essa è considerata un insieme di pratiche tra-dizionali, conoscenze e capacità tramandate dagenerazione in generazione, che vanno dal paesag-gio alla tavola, comprese la coltivazione, raccolta,conservazione, trasformazione, preparazione e, inparticolare, il consumo di cibo. La dieta mediterra-nea è caratterizzata da un modello nutrizionalerimasto costante nel tempo e nello spazio, in rispet-to delle tradizioni di ogni comunità.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 60

Page 63: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

nato tradizionale. Si tratta dunque di un patri-monio culturale immateriale, che viene conti-nuamente ricreato e modificato dalle pratiche diuso, come evidenziato anche nelle definizionidell’UNESCO. A questa concezione del beneculturale immateriale corrisponde un concettodi salvaguardia dinamica, in grado di garantirela vitalità del patrimonio culturale nel suo insie-me, assicurandone la riproduzione.

4.2 L’ATTIVITÀ AGRICOLA TRA TUTELAPAESAGGISTICA E VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALILa tutela e la conservazione dell’ambiente sonoormai diventati due concetti fondamentali nellepolitiche agricole comunitarie, soprattutto aseguito delle forme di sfruttamento del territo-rio che ne hanno alterato composizione e strut-tura. Tali processi di trasformazione hanno inte-ressato anche le componenti paesaggistiche eagro-ambientali delle aree rurali. In particolare,l’intensificazione e la specializzazione produtti-va hanno comportato in molti casi la margina-lizzazione di sistemi agricoli non competitivi,con fenomeni di dissesto idrogeologico e deser-tificazione ma anche con perdita di biodiversi-tà. Accanto a queste trasformazioni, è emersa ladomanda diffusa di natura, paesaggio e qualitàambientale che richiede, per essere soddisfatta,un sistema integrato di politiche che non guar-di solo alle aree protette ma anche alle altreforme di governance dei territori in cui tuteladelle risorse naturali e attività produttive convi-vono. Sotto questo profilo, la multifunzionalità

del settore agricolo consente di mantenere lecondizioni di abitabilità dei territori ma anchedi promuovere azioni di conservazione e tuteladi importanti ambiti territoriali legati più adinamiche storiche che naturali, particolarmen-te in un territorio antropizzato come quello ita-liano. Rispetto al passato, in cui nelle aree pro-tette lo svolgimento delle attività produttive erasubordinato alla conservazione delle valenzenaturalistiche e paesaggistiche del territorio,oggi si cerca di integrarne gli elementi socio-economici, laddove l’attività agricola rappresen-ta un elemento fondamentale del territorio daproteggere. Il concetto è espresso anche dallanormativa vigente, dalla legge quadro sulle areeprotette (394/1991), dal codice Urbani (d.lgs.42/04), dalla stessa politica agricola europeache ha condizionato il sistema di incentivi allatutela del territorio.

L’agricoltura nelle aree protetteIn Italia, il 10,5% del territorio nazionale rica-de all’interno di aree protette ai sensi dellalegge quadro 394/1991, percentuale in aumen-to (+8%) rispetto all’elenco pubblicato dalMinistero dell'ambiente e della tutela del terri-torio e del mare nel 2003 (tab. 1). Le regionicon le percentuali maggiori di aree protette ter-restri sul territorio regionale sono l’Abruzzo(28%), la Campania (26%) e il Trentino AltoAdige (21%). Il numero di aree protette risultaessere pari a 871 (+13% rispetto al 2003): inparticolare è aumentato il numero di aree natu-rali marine (+50%) e di parchi naturali regiona-li (+28%). Alle aree sottoposte a tutela in basealla legislazione nazionale si aggiungono (e in

61

TAB. 1 - 6° AGGIORNAMENTO DELL'ELENCO UFFICIALE DELLE AREE NATURALI PROTETTE

N. SUP. TERRE-STRE (HA)

SUP. MARI-NA (HA)

TOTALE(HA)

% SULTOTALE

% SU SUPERF.TERRITORIALE

Parchi nazionali 24 1.465.681 71.812 1.537.493 25,6 4,9

Aree naturali marine protette e riservenaturali marine 27 0 222.443 222.443 3,7 0,0

Riserve naturali statali 147 122.776 0 122.776 2,0 0,4

Altre aree naturali protette nazionali 3 0 2.557.477 2.557.477 42,5 0,0

Parchi naturali regionali 134 1.294.656 0 1.294.656 21,5 4,3

Riserve naturali regionali 365 230.240 1.284 231.524 3,8 0,8

Altre aree naturali protette regionali 171 50.238 18 50.256 0,8 0,2

Totale aree protette 871 3.163.591 2.853.034 6.016.625 100 10,5

Zone di Protezione Speciale (ZPS) 600 4.378.978 14,5

Siti di Importanza Comunitaria (SIC) 2.269 4.607.518 15,0

Totale aree Natura 20001 2.549 6.217.144 20,51 Il numero e l'estensione dei siti Natura 2000 è stato calcolato escludendo le sovrapposizioni fra SIC e ZPS.Fonte: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, decreto 27 aprile 2010.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 61

Page 64: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

parte si sovrappongono) le aree della reteNatura 2000 che, considerando sia Siti di inte-resse comunitario (SIC) sia Zone a protezionespeciale (ZPS), ricoprono il 21% del territorionazionale. Tenendo conto che esistono ulteriorisovrapposizioni anche con i 3,1 milioni di etta-ri di superfici protette in base alla l. 394/91, èpossibile ipotizzare che la superficie destinataalla conservazione della natura si aggiri sui 7milioni di ettari. Nel passaggio da una visione puramente conser-vativa e protezionistica a una tutela attiva - incui tra gli obiettivi gestionali si cerca di inclu-dere anche quello della valorizzazione delle atti-vità produttive ecocompatibili - assumono unruolo fondamentale il piano del parco e i piani digestione per le aree Natura 2000. Anchel'attività agricola ne è interessata, dato che,secondo stime, Natura 2000 nel suo complessoinclude una superficie agricola pari al 10% dellaSAU nazionale. Le implicazioni delle misure diconservazione per le aziende agricole che rica-dono nei siti Natura 2000 riguardano sia gliimpegni cogenti (misure regolamentari) nell’am-bito della condizionalità, sia quelli facoltativi(misure contrattuali) finanziabili nell’ambitodelle misure di sviluppo rurale.La stretta relazione tra ambiti naturali protetti eambiti più o meno antropizzati risulta evidenteanche dai dati del Centro europeo di documen-

tazione sulla pianificazione dei parchi naturali5:il 58% delle aree protette italiane è rappresen-tato da eco-mosaici a dominanza naturale e fore-stale, il 34% da eco-mosaici a dominanza agro-forestale e l’8% da ambiti a elevata antropizza-zione. Gli elementi che rivestono una certaimportanza all’interno delle aree protette sono iprati permanenti, i pascoli e gli elementi noncoltivati del paesaggio agrario quali siepi,boschetti e zone umide. Non a caso, tali ele-menti costituiscono i tratti caratterizzanti dell’a-gricoltura ad alto valore naturale, concetto intro-dotto all’inizio degli anni novanta per evidenzia-re il ruolo positivo svolto dall’attività agricolanella tutela della biodiversità.

L’agricoltura come elemento del paesaggioruraleParlare di paesaggio in generale (e di quellorurale-agrario in particolare) significa trattare unargomento di natura complessa, il cui interessesi è rinnovato negli ultimi decenni sulla spinta didiverse sollecitazioni. Nonostante l’agricolturasia l’attività che più di ogni altra ne ha plasma-to forme e confini, non sempre risulta esserel’attività economica dominante. In alcune areerurali, infatti, lo sviluppo di altre attività econo-miche non agricole, di altri habitat, rende diffi-cile stabilire se sia corretto l’utilizzo del termineagricolo. Per contro, in alcune aree prevalente-mente agricole il modello di sviluppo non è piùinteramente rurale ma caratterizzato da fenome-ni di urbanizzazione diffusa e modelli di svilup-po semi-rurale. In questo contesto, i paesaggi agrari italianihanno seguito due strade: abbandono e specia-lizzazione. Mentre nelle aree montane e appen-niniche si è assistito a fenomeni di esodo e mar-ginalizzazione, nelle aree più fertili di pianura iprocessi di meccanizzazione e industrializzazio-ne dell’agricoltura hanno portato a una semplifi-cazione del paesaggio agrario con l’affermazionedella monocoltura e la drastica riduzione dellesiepi e delle alberature promiscue. A questifenomeni di degrado si sta cercando di rispon-dere con processi di riorganizzazione del territo-rio in cui si modificano i rapporti tra città e cam-pagna e si riconosce alle aree agricole un ruolostrategico nella pianificazione urbana, in parti-colare per la capacità di migliorare il contestopaesaggistico. Il nuovo orientamento si riscontraanche a livello normativo: il Codice Urbani(d.lgs. 42/04), recependo gli indirizzi contenutinella Convenzione europea del paesaggio del2000, apporta integrazioni al contenuto della

62

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 62

Page 65: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

pianificazione e al riconoscimento degli ambitimeritevoli di tutela prevedendo anche quelliagricoli se portatori di valori importanti. La stes-sa PAC ha previsto nel reg. CEE 1698/2005incentivi per le misure di gestione del territorioe pianificazione ambientale.Nella direzione della conservazione e valorizza-zione degli spazi agricoli e rurali ci si è mossiinizialmente con una legge nazionale (l.378/2003) che erogava contributi per la tutelae la valorizzazione dell’architettura rurale. Taleintervento ha permesso la salvaguardia diimportanti fabbricati agricoli, testimonianzadell’economia rurale tradizionale. Nella stessadirezione si è mosso il MIPAAF che ha promos-so la realizzazione di un primo Catalogo nazio-nale dei paesaggi rurali e storici (Agnoletti,2010). Il catalogo raccoglie e descrive per ogniregione i più importanti paesaggi rurali di inte-resse storico individuati in base a criteriambientali, socio-economici, estetici e di biodi-versità. Nella selezione delle aree da includerenel catalogo si è fatto riferimento anche al cri-terio di significatività inteso nel senso dell’in-sieme dei valori espressi dal paesaggio e legatialla persistenza storica della struttura e degliordinamenti colturali presenti. Tra i paesaggirurali individuati, oltre a quelli caratterizzati daterrazzamenti e metodi agronomici tradizionali,rientrano esempi di orti e oliveti periurbani chehanno mantenuto una propria integrità e identi-tà nonostante l’espansione delle città. La mag-gioranza delle aree rilevate pone il vigneto comecoltura principale, seguita dall’oliveto e dalseminativo, colture rappresentative non solo delpaesaggio italiano ma anche di quello mediter-raneo. Più del 60% delle aree del Catalogo sitrova all’interno di aree protette di varia natura(il 51% all’interno della rete Natura 2000)mentre il 34% è protetto da vincolo paesaggi-stico. Tali vincoli, tuttavia, sembrano talvoltainefficaci a contrastare il fenomeno di degradocollegato all’abbandono di alcune aree, non-

ostante debbano servire per prevenirel’aggravamento della situazione e perseguirne ilpossibile recupero. A livello locale, diverse Regioni hanno affronta-to il problema della conservazione del territorionelle aree agricole. In Toscana (l.r. 1/05) ven-gono identificate le zone con esclusiva o preva-lente funzione agricola per le quali è previstauna disciplina di salvaguardia. Nelle province diBolzano (l.prov. 22/91) e Trento (l.prov. 29/87)vengono individuate aree agricole di interesseprimario o secondario. Anche l’Umbria (l.r.12/05) fa riferimento alla tutela delle aree agri-cole in termini di qualità dello spazio rurale,mentre la Valle d’Aosta (l.r. 11/88) tratta dibuone terre coltivabili. Nel Veneto (l.r.11/2004) si cerca di rispettare il rapporto tra laSAU e la superficie territoriale comunale percercare di garantire un equilibrio tra le due tipo-logie di aree. Nel caso della legislazione regio-nale, però, la tutela è indiretta nel senso chenon è esclusa la retrocessione del bene agrico-lo ad area edificatoria, ovvero il mutamentodella destinazione d’uso se prevista nei pianiurbanistici. In ogni caso, eventuali vincoli pre-senti sembrano voler limitare l’avanzata dellearee urbane più che valorizzare assetti agrari diuna certa importanza.

L’agricoltura negli spazi periurbaniIl rapporto tra città e campagna, tra mondourbano e mondo rurale è sempre stato un impor-tante fulcro intorno al quale sono ruotate le poli-tiche per il territorio e gli interventi di pianifica-zione. Uno dei risultati di tale legame èl’agricoltura periurbana che, secondo le diversedefinizioni date sia da urbanisti e geografi sia daistituzioni e organi normativi (FAO, CESE,OCSE), risulta funzionale al contesto urbanoprossimale: reti di relazioni e contiguità spazia-le fanno sì che gli spazi agricoli in questi conte-sti condizionino e siano condizionati dalla strut-tura degli spazi urbani. Gli spazi di contatto tra

63

■ SCAMBI DI ESPERIENZE SULL’AGRICOLTURA PERIURBANAIl supporto a iniziative riguardanti il tema dell’agricoltura periurbana è diventato obiettivo di diverse organiz-zazioni internazionali che raccolgono e coordinano tra di loro progetti attuati a livello locale, in cui coesisto-no realtà urbane e rurali. Con questo spirito si è costituito il Resource Centres for Urban Agriculture and Foodsecurity (RUAF) che opera a livello mondiale soprattutto nei paesi in via di sviluppo. In Europa esiste la retePeri-Urban Regions Platform Europe (PURPLE) il cui obiettivo è quello di scambiare esperienze e buone pra-tiche per la salvaguarda degli spazi agricoli adiacenti alle città. I membri della rete sono localizzati soprattut-to nel Nord Europa. È esclusa l’Italia che invece partecipa alla Federazione europea di spazi naturali e ruralimetropolitani e periurbani (Federnatur), tramite il Parco Sud di Milano. A livello nazionale sono attive le Terresen villes in Francia e l’Istituto per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura periurbana (ISTVAP) in Italia.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 63

Page 66: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

città e campagna sono diventati importanti zonedi ricucitura, una sorta di riserva ambientaleatta a mantenere un certo equilibrio biologiconel territorio.6

Per questo motivo, accanto ai consueti sistemidi aree protette, si stanno sviluppando altriambiti di tutela in prossimità o all’interno deisistemi urbani (aree fluviali in Pianura Padana,aree metropolitane di Roma e Napoli) in cui gliobiettivi di tutela e riqualificazione del paesag-gio e dell’attività agricola fanno parte integran-te dei piani di gestione. L’importanza degli spaziagricoli periurbani nell’equilibrio città-campa-gna è stata riconosciuta ufficialmente in unparere del Comitato economico sociale europeo(CESE, 204/2004) che li ha considerati territo-ri complessi e, nel contempo, fragili (concorren-za per l’uso dei suoli, pianificazione territoriale,speculazioni fondiarie, inquinamento, ecc.).Secondo il CESE, le aree agricole periurbaneandrebbero assimilate alle zone svantaggiate, indifficoltà per ragioni naturali o ambientali. Ilconcetto è stato ripreso anche dal reg. CEE1698/2005, dagli orientamenti strategici comu-nitari dello sviluppo rurale e dallo stesso Pianostrategico nazionale per lo sviluppo rurale. Diconseguenza, le aree periurbane sono stateincluse nella programmazione di alcuni PSR2007-2013.Probabilmente in queste aree più che altrovel’attività agricola convenzionale si integra conla produzione di beni pubblici collettivi: presi-dio ambientale, qualità del paesaggio, preven-zione dei rischi, attività ricreative, agricolturasociale, ecc.. All’interno di questo contesto sisono sviluppati nuovi modelli di gestione del

territorio: parchi agricoli, fattorie didattiche,gruppi di acquisto solidale, orti sociali, ecc..Particolarmente rilevanti sono le esperienzesviluppate in Italia sui parchi agricoli. Ne è unesempio il Parco agricolo Sud di Milano (l.r.24/1990) che si estende su 46.300 ettari,include più di 1.400 aziende agricole e inte-ressa 61 Comuni. Nel parco sono presentianche riserve naturali e zone di valorizzazionein cui vengono incentivate le attività tradizio-nali e il miglioramento di siepi e alberature.L’importanza dell’attività degli agricoltori èstata riconosciuta dalla Carta dell’AgricolturaPeriurbana, redatta dalla CIA e presentata aiSindaci dei Comuni del Parco. La RegioneLazio (l.r. 13/2009) ha introdotto la possibili-tà di realizzare parchi agricoli in tre ambitirurali (Casal del Marmo, Arrone Galeria, RoccaCencia) con l’obiettivo di promuoverne la frui-zione da parte del tessuto urbano. Anche ilParco metropolitano delle Colline di Napoli(l.r. 17/2003) persegue un modello di gestio-ne delle aree agricole urbane. Di caratterevolontario è l’iniziativa che ha preso avvionella piana di Prato conclusasi con la redazio-ne di un protocollo di intenti per un parcoagricolo all’interno del Piano territoriale dicoordinamento provinciale della piana. Dalgennaio 2010 il forum volontario si è costitui-to in Associazione parco agricolo di Prato.Altri parchi agricoli in corso di progettazionesono localizzati nella pianura emiliana, in pro-vincia di Brescia, Bergamo, Trento, Bologna,Palermo e Bari.

4.3 LA FUNZIONE DIDATTICADELL’AGRICOLTURAUno degli aspetti più rilevanti della multifun-zionalità in agricoltura è costituito dal ricono-scimento per l’impresa di poter erogare servizididattici e divulgativi su argomenti relativi alleattività agricole, all’ambiente e alle risorsenaturali. Le fattorie didattiche mirano a creareuna relazione tra agricoltore e cittadino, tra pro-duttore agricolo e consumatore; il loro ruolo èparticolarmente importante in quanto i fruitoridi riferimento sono principalmente le nuovegenerazioni, i bambini in età scolare, ai qualivengono proposte attività, teoriche e pratiche,attraverso le quali conoscere le piante e gli ani-mali, l’origine degli alimenti, il ciclo delle sta-gioni, le fasi della produzione agricola, la tra-sformazione dei prodotti.

64

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 64

Page 67: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

Non esiste in Italia un censimento ufficiale dellefattorie didattiche presenti sul territorio, tuttaviaè possibile avere informazioni, sebbene parziali,circa il loro numero e l’ubicazione consultando idati pubblicati da Regioni e/o singole Province oquelli di società e associazioni che si occupanodell’argomento (Agriturist, Alimos, ecc.). In que-sto contributo, sono stati presi in considerazio-ne, ove presenti, i dati pubblicati sui siti ufficialidelle amministrazioni regionali e provinciali.Dalla ricognizione realizzata risultano essereaccreditate 1.909 fattorie didattiche, valoredestinato a superare le 2.000 unità se si consi-dera che mancano all’appello i dati ufficiali ditre Regioni (Toscana, Lazio e Calabria). La regio-ne con il maggior numero di fattorie didattiche èl’Emilia-Romagna, seguita da Campania, Venetoe Piemonte (tab. 2).

Politiche e strumentiLa legislazione italiana non contiene una spe-cifica normativa sulle fattorie didattiche; ladivulgazione e la formazione che al loro inter-

no vengono svolte sono considerate “attivitàagrituristiche” e disciplinate dal d.lgs.228/2001 (legge di orientamento perl’agricoltura); l. 57/2001 (art. 7) e l. 96/2006(legge quadro sull’agriturismo). Anche sepoche Regioni (Friuli Venezia Giulia, Umbria,Puglia e Calabria) hanno emanato specificheleggi in materia, nella maggior parte dei casi lenorme di riferimento proprie delle fattoriedidattiche sono delibere di giunta o articoli dileggi sull’agriturismo. In ogni caso, allo scopodi assicurare conformità ai criteri stabiliti eoffrire agli utenti adeguati e omogenei stan-dard di qualità, quasi tutte le Regioni preve-dono una “Carta della qualità” delle fattoriedidattiche e un disciplinare perl’accreditamento presso l’amministrazionelocale di riferimento. Da un’analisi comparatadelle disposizioni normative emanate dalle dif-ferenti Regioni, emerge che per richiederel’accreditamento come fattoria didattica ènecessario, prima di tutto, rientrare nella defi-nizione di azienda agricola o agrituristica.Alcune amministrazioni richiedono che le pro-duzioni siano biologiche, o ad agricoltura inte-grata o eco-compatibile. In ogni caso, tutte lenormative attualmente in vigore in Italia con-siderano la “formazione” degli agricoltori edegli operatori fondamentale per svolgere leattività delle fattorie didattiche e a tal fineorganizzano corsi specifici per rilasciare laqualifica di “Operatore di fattorie didattiche”.Le altre disposizioni riguardano la sicurezza egli aspetti igienico-sanitari dei luoghi in cuil’attività viene svolta, l’obbligo di stipulareun’assicurazione per danni a terzi, le modalitàdi accoglienza, il tipo di attività offerta, itempi e i costi7.Non sono previsti contributi nazionali a favoredelle aziende agricole che praticano attivitàdidattica; sono le amministrazioni regionali, incollaborazione con il Ministero dell’Istruzione,che erogano finanziamenti a favore delle scuoleche aderiscono a progetti didattico-educativi dasvolgere nelle fattorie didattiche, il cui sostegno,in quanto aziende agricole, è di competenzadella politica per lo sviluppo rurale. Il reg. (CE)1698/2005 inserisce le misure didiversificazione dell’economia rurale e di rifles-so, quelle relative alle fattorie didattiche, all’in-terno dell’Asse 3 “Qualità della vita e diversifi-cazione dell’economia rurale”. L’obiettivo èquello di favorire l’occupazione nelle aree ruralisostenendo gli investimenti per la creazione e losviluppo di micro imprese (artigianato tipico,

65

TAB. 2 - REGIONI CON DISCIPLINARE E NUMERO DI FATTORIE DIDATTICHE ACCREDITATE

REGIONE DISCIPLINARE NUMERO FATTO-RIE DIDATTICHE

Piemonte Sì 227

Valle d'Aosta Sì 7

Lombardia Sì 167

P.A. Trento Sì 42

P.A. Bolzano Sì 16

Veneto Sì 232

Friuli-V.G. Sì 70

Liguria Sì 63

Emilia-Romagna Sì 317

Toscana - ….

Umbria Sì 20

Marche Sì 128

Lazio - ….

Abruzzo Sì 62

Molise - 16

Campania Sì 273

Puglia Sì 60

Basilicata Sì 39

Calabria - ….

Sicilia Sì 36

Sardegna Sì 134

Italia 17 1909

Fonte: elaborazioni INEA su dati diffusi da Regioni e Province.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 65

Page 68: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

l’attività didattica svolta in azienda agricola èentrato a far parte del più ampio dibattito sulla”conoscenza” come bene pubblico.L’osservazione e il contatto con i saperi e le pra-tiche agricole avvicina le nuove generazioni auna realtà complessa e, spesso distante, comequella rurale. Favorire la sua conoscenza signi-fica produrre beni pubblici, perché si contribui-sce a creare tra le nuove generazioni consape-volezza e, dunque, “capitale sociale” che è allabase della cultura del territorio dalla quale nonsi può prescindere per un adeguato e sostenibi-le sviluppo economico.

4.4 TURISMO RURALE E FRUIZIONE DIBENI PUBBLICILe comunità rurali identificano sempre più nelturismo un fattore di sviluppo per l’area rurale,in quanto il fabbisogno di lavoro legato al feno-meno coinvolge la popolazione locale, soprat-tutto le fasce femminili e giovanili, e attiva ini-ziative economiche locali, evitando cosìl’abbandono delle aree rurali8. A differenza dialtre forme di turismo, il turismo rurale non hauna definizione univoca. A livello europeo ilconcetto di turismo rurale, spesso usato comesinonimo di agriturismo, si inserisce in unmodello di sviluppo economico rurale ampio,dove i fornitori di beni pubblici sono non sologli agricoltori, ma anche gli altri residenti nellearee rurali. Diversamente in Italia l’agriturismo,segmento del turismo rurale, è normato e siinserisce in un sistema di sviluppo rurale in cuiprevale la connotazione agricola, non sempreintegrata in un modello di sviluppo sostenibiledell’economia locale.Trent’anni fa l’intuizione italiana di unire agri-coltura e turismo si è concretizzata nell’ospitali-tà e nella ristorazione, facendo leva sulla capa-cità delle famiglie contadine di combinarel'organizzazione dell'attività domestica conl'attività agricola. Successivamente le aziendeagricole hanno assunto una connotazione multi-funzionale e diversificata, evoluzione inevitabilee strategica che ha permesso al fenomeno agri-turistico italiano di raggiungere dimensioni,ricercatezza e livello qualitativo rilevanti rispettoad altri paesi europei.

Il movimento degli agrituristiI dati sul movimento turistico negli eserciziagrituristici evidenziano un andamento in con-tinua crescita. Nell’ultimo decennio si è regi-

66

produzione di energie rinnovabili) el’incentivazione di attività turistiche (turismorurale, servizi ricreativi e per il tempo libero,qualificazione dell’offerta e dei servizi). Gli interventi relativi alle fattorie didattichesono riconducibili alla misura 311“Diversificazione in attività non agricole”; tuttele Regioni italiane, ad eccezione della P.A. diBolzano, finanziano azioni in tale ambito.Sebbene molto articolate, la maggior parte diesse riguarda la creazione o ristrutturazione difabbricati e/o aree esterne o l’acquisto diattrezzature da destinare alle attività educati-ve. I beneficiari sono gli imprenditori agricoli ei membri della famiglia agricola. Solo il Venetoindica come requisito per beneficiare delleMisure l’iscrizione negli elenchi regionali dellefattorie didattiche. Gli interventi correlati allefattorie didattiche possono essere attivati sia aregia regionale sia mediante i Piani integratiaziendali (PIA), le domande individuali, iProgetti di filiera (PIF) e l’approccio Leader(attraverso il finanziamento della misura 413“Miglioramento della qualità della vita e diver-sificazione delle attività economiche”). Lamaggior parte delle amministrazioni locali edei Gruppi di azione locale (GAL) hanno pub-blicato bandi per il finanziamento degli inter-venti sulle fattorie didattiche riconducibili allamisura 311.Le fattorie didattiche rappresentano un esempiopositivo e compiuto di multifunzionalità in agri-coltura, in quanto la divulgazione delle attività edei valori della cultura agricola genera beneficisociali (rivalutazione del lavoro agricolo, fruizio-ne del territorio, diffusione di conoscenze, acco-glienza), ambientali (conservazione e valorizza-zione delle risorse naturali), economici (integra-zione del reddito agricolo). Tutto questo com-porta una complessità di relazioni tra i diversiattori dello sviluppo locale, di cui le proposte pergli orientamenti della PAC post 2013 devonotener conto. I risultati positivi ottenuti dalle fattorie didatti-che (crescita del loro numero, aumento degliutenti, successo delle proposte educative)hanno sollecitato riflessioni legate soprattutto altema della sostenibilità. Ad esempio, da piùparti si chiede che le aziende che erogano servi-zi didattici - per lo più biologiche - siano mag-giormente sostenute dalle politiche in quantoforniscono beni e servizi pubblici, aumentanol’attrattività dei territori di riferimento e, dun-que, la loro ricchezza economica e culturale.Infine, negli ultimi anni, il valore sociale del-

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 66

Page 69: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

strato un forte incremento di arrivi e presenze,a fronte di un altrettanto significativo aumen-to dell’offerta di posti letto (fig. 1). Nel 2009il numero di arrivi si è attestato oltre 1,9milioni di persone. Rispetto ad altri alloggituristici complementari alle strutture alber-ghiere, gli agriturismi assorbono in Italia il10% degli arrivi e il 7% delle presenze.L’affluenza di stranieri continua a rappresen-tare il 38% degli arrivi e il 50% delle presen-ze. Complessivamente si rileva una flessionedella permanenza media negli ultimi annidovuta essenzialmente alla diminuzione deisoggiorni degli stranieri. La permanenzamedia degli ospiti stranieri presso alloggi agri-turistici è comunque elevata (6 giorni) rispet-to ai turisti italiani che tendono a fermarsimediamente meno di 4 giorni, contrariamentea quanto avviene per i soggiorni in altre cate-gorie di esercizi ricettivi.Da evidenziare come le aspettative e le moti-vazioni che inducono a scegliere una vacanzaagrituristica siano spesso complesse. Infatti,secondo gli esperti, i turisti sembrano valuta-re in egual misura tradizione e modernità. Daun lato l’agriturista si aspetta che l’ubicazionedell’azienda sia in una zona piacevole e tran-quilla e le strutture adibite alla ricezione sianorustiche, per soddisfare la ricerca di un con-testo vacanziero che non si omologhi ai luoghidi vacanza convenzionale. Al contempo, però,il turista è attento al comfort e ai serviziaccessori, quali la presenza di piscina, che

spesso assumono un peso discriminante nellescelte per i turisti stranieri. A questa tenden-za si accompagna il superamento della stagio-nalità grazie alla vocazionalità dei territori.Infatti, i turisti scelgono sempre più località eperiodi dell’anno in relazione a eventi di gran-de richiamo. Tra l’altro, decongestionando ilflusso turistico si riscontrano effetti positivisull’ambiente.

La diversificazione dell’offerta agrituristica Le aziende autorizzate all’esercizio agrituristi-co sono quasi triplicate nell'arco di dieci anni,anche se si registra una flessione della cresci-ta degli ultimi anni (tab. 3). Infatti, negli ulti-mi anni a fronte della registrazione di nuoveimprese, è stato altrettanto elevato il numerodi cessazioni. Il settore si contraddistingueper una discreta vitalità, dettata dalla nati-mortalità delle aziende, che si diversificalungo il territorio: mentre le regioni storica-mente leader nel settore (Trentino Alto Adige,Toscana e Umbria) si mostrano più stabili, lealtre registrano importanti variazioni in termi-ni assoluti tra numero di cessazioni e nuoveautorizzazioni.Negli ultimi anni l’agriturismo ha rafforzato lapropria presenza nel Centro Italia e si sta svi-luppando nel Mezzogiorno. Seppur prevalentela conduzione maschile delle aziende agrituri-stiche, la presenza femminile continua ad esse-re rilevante (35% delle aziende agrituristichenel complesso).

67

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Arr

ivi e

pre

senz

e (m

ilion

i)

0

500.00

100.000

150.000

200.000

250.000N

umer

o le

tti

letti arrivi presenze

FIG. 1 - MOVIMENTO TURISTICO NELLE AZIENDE AGRITURISTICHE CON ALLOGGIO

Fonte: ISTAT, Capacità e movimento degli esercizi ricettivi, annate varie.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 67

Page 70: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

L’attività preponderante è rappresentata dall’al-loggio, che viene esercitato dall’82% delleaziende agrituristiche. L’Osservatorio nazionaledell’agriturismo9 ha avanzato delle ipotesi per laclassificazione delle aziende agrituristiche cheoffrono alloggio combinato con altri servizi,ordinando i requisiti in sezioni tematiche. Unadi esse tiene in considerazione il contesto pae-saggistico dell’azienda. I criteri richiamanocomprensibilmente quanto enunciato nellalegge quadro: distanza da fonti di inquinamen-to luminoso e sonoro; zona sottoposta a vincolonaturalistico o paesaggistico, edifici aziendalitradizionali, ecc..L’offerta di altre attività - tra cui escursioni-smo, equitazione, osservazioni naturalistiche,ecc. - interessa il 55% delle aziende, mentre laristorazione viene offerta dal 49% delle azien-de, ma contribuisce al fatturato complessivodel settore più dello stesso alloggio. La motiva-zione eno-gastronomica è tra le più frequentinella scelta delle vacanze in agriturismo, soste-nuta dall’aspettativa di consumare pasti piùgenuini e tipici. Per questo motivo la ristora-zione è un elemento cruciale dell’attività agri-turistica, per il cui svolgimento è necessariauna particolare professionalità degli operatori,che devono essere in grado di valorizzare ade-guatamente le peculiarità delle produzioniaziendali e del territorio. A completamento dell’offerta ristorativa sisono affiancate negli ultimi anni iniziativetematiche (strade del vino) diversificate sulterritorio in base alla conoscenza della desti-nazione e alla gamma di prodotti offerti. Leaziende aderenti ai percorsi eno-gastronomi-

68

ci possono far leva sull’iniziativa per pro-muovere il territorio e il suo patrimoniodistintivo, anche attraverso appositi piani dicomunicazione.Da un punto di vista strutturale, secondol'indagine ISTAT sulle aziende agricole del2007, le aziende agrituristiche hannoun’ampiezza media di 24 ettari, ben 4 voltesuperiore alla media nazionale. La diffusionedelle aziende agrituristiche è relativamentemaggiore nelle zone montane (quasi il 2% delleaziende), sebbene in valore assoluto siano lezone collinari ad avere la maggiore numerosità.Lo sviluppo dell'agriturismo nelle aree montaneconferma ad esempio la vocazionalità agrituri-stica del Trentino Alto Adige, ma soprattutto iltentativo di diversificazione del reddito agricoloattraverso la fruizione di amenità naturalistichee paesaggistiche. L’attività agrituristica è più diffusa nelle azien-de con ordinamento tecnico misto (policolture- poliallevamento) e specializzate in coltivazio-ni permanenti, le quali grazie alla diversifica-zione delle proprie produzioni riescono meglioa collocare i prodotti agricoli (vino, olio, con-fetture, latte e derivati) nell’ambito dello svol-gimento dell’attività agrituristica e con la ven-dita diretta (fig. 2).

Prospettive per la sostenibilità del turismoruraleIl turismo rurale comprende varie forme di turi-smo collegate alle risorse della ruralità, che pos-sono coincidere con quelle dell’agricoltura edella trasformazione dei suoi prodotti, o com-prendere, oltre alle aree verdi e alle zone protet-

TAB. 3 - AZIENDE AUTORIZZATE ALL'ESERCIZIO DELL'AGRITURISMO NEL 2009AZIENDE AUTORIZZATE

NEL 2009VARIAZIONE2009/1998

AZIENDE AGRITURISTICHESU AZIENDE TOTALI

N. % % %

Nord 8.576 45,1 148,0 1,9

Centro 6.541 34,4 281,1 2,4

Sud 3.902 20,5 236,6 0,4

Italia 19.019 100,0 194,7 1,1

di cui1:

con ristorazione 9.335 49,1 196,6 -

con alloggio 15.681 82,4 194,2 -

con degustazione 3.400 17,9 302,8 -

con altre attività e servizi2 10.583 55,6 222,0 -1 Un'azienda autorizzata può svolgere uno o più tipi di servizio.

2 Comprende equitazione, osservazioni naturalistiche, trekking, cicloturismo, corsi vari, attività sportive.

Fonte: ISTAT, Dati annuali sull'agriturismo, annate varie.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 68

Page 71: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

4. C

ON

SE

RVA

ZIO

NE

EVA

LOR

IZZA

ZIO

NE

DE

LPA

TRIM

ON

IOR

UR

ALE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

te, anche le risorse culturali e artistiche presen-ti nei centri rurali.Il legame del turismo rurale con le risorse delterritorio è oggetto di definizione normativa.L’articolo 1 della legge quadro 96/2006 cheregola l’agriturismo enuncia nove obiettivi (dallatutela delle risorse alla valorizzazione delle pro-duzioni, dalla promozione culturale allo sviluppoagro-forestale) che si possono ritenere validi pertutte le forme di turismo rurale anche interna-zionali, poiché ognuno di essi contribuisce alsostegno dell’agricoltura sostenibile dal punto divista economico, sociale e ambientale, attraver-so la promozione di idonee forme di turismo. La connotazione socio-economica del turismorurale si concretizza nella capacità di occuparesoprattutto giovani, con risvolti positivi anchesulla competitività delle imprese. La valenzaambientale della sostenibilità, invece, può esse-re letta come la capacità di mettere in atto azio-ni di conservazione e valorizzazione delle risorsefisiche e culturali. In molte regioni, il ruolo cen-trale che rivestono alcune colture (ad esempio lavite ed il vino, l’olivo e l’olio) è tale che il loroeventuale abbandono avrebbe conseguenze dis-astrose su tradizione, cultura e, di conseguenza,sull’attrazione turistica del luogo.Le tematiche da affrontare nell’immediato futu-ro riguardano la conciliazione della domanda difruizione delle risorse naturali, sociali, etiche eculturali con l’esigenza di garantire l’integritàdel territorio e dei valori naturalistici. La

Commissione europea in una comunicazione sulturismo sostenibile sottolinea l'importanza diadottare un approccio integrato e programmatoper lo sviluppo del settore. Gli stessi operatoriitaliani hanno più volte evidenziato che il suc-cesso delle imprese agrituristiche si fonda suun'adeguata strategia promozionale, che devenecessariamente essere condivisa e coordinatatra gli attori del territorio, nonché coerente conle potenzialità tecnologiche moderne.

1 Salzano E. (2010), “L’habitat dell’uomo bene comune”, inCacciari P. (a cura di), La società dei beni comuni. Una rasse-gna, Ediesse, Roma.2 Van der Ploeg J.D., (2006), Oltre la modernizzazione. Processidi sviluppo rurale in Europa, Rubettino, Soveria Mannelli (CZ).3 Angelini M. (2010), “Scambio di semi e diritto originario”, inCacciari P. (a cura di), La società dei beni comuni. Una rasse-gna, Ediesse, Roma.4 Bourdieu P., La distinzione. Critica sociale del gusto, IlMulino, Bologna 1983.5 Properzi P., Stanghellini S., Venti D. (2005), Rapporto dal ter-ritorio 2005, Istituto nazionale di urbanistica, INU edizioni.6 Torquati B.M., Giacchè G., Musottti F., Taglioni C. (2009)Agricoltura periurbana tra adattamento aziendale, funzioni rico-nosciute e funzioni percepite, Rivista di Economia Agraria,LXIV, n. 3-4.7 Orefice G., Rizzuto M. a cura di (2009), Fattoria didattica.Come organizzarla, come promuoverla. Agra Editrice, Roma.8 Belletti G. (2010), Ruralità e turismo, AgriRegioniEuropa,Anno 6, n. 20.9 MIPAAF (2010), Analisi della domanda, dell’offerta e dei ser-vizi in agriturismo, Osservatorio Nazionale sull’agriturismo,MIPAAF, Roma.

69

0

10

20

30

40

50

Seminativi Ortofloricoltura Coltivazionipermanenti

Erbivori Granivori Ordinamentomisto

Per

cent

uale

Aziende agrituristiche SAU aziende con agriturismo

FIG. 2 - DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE AZIENDE AGRITURISTICHE E DELLA RELATIVA SAU PERORIENTAMENTO TECNICO ECONOMICO

Fonte: ISTAT, Struttura e produzioni delle aziende agricole, 2007.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 69

Page 72: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 70

Page 73: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 71

Page 74: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 72

Page 75: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. Agricoltura e coesione sociale 5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

5.1 LA FUNZIONE SOCIALEDELL’AGRICOLTURAL’agricoltura sociale (AS) è un fenomeno com-plesso, non ancora ben definito e delimitato,che risulta connesso a pratiche e riferimenti teo-rici anche molto differenti tra loro. Essa si con-figura, infatti, come un contenitore di rispostedifferenti a problematiche ed esigenze locali,contestuali, specifiche. Generalmente, per AS siintende l’insieme delle attività che impiegano lerisorse dell’agricoltura e della zootecnica perpromuovere azioni terapeutiche, educative,ricreative, di inclusione sociale e lavorativa eservizi utili per la vita quotidiana. Risulta fonda-mentale, da un’analisi delle esperienze in corso,che l’attività venga svolta in aziende agricole,ma negli anni si sono sviluppati diversi progettianche in altri contesti, come testimoniato dallapresenza di orti terapeutici presso ospedali ocentri diurni, attività agricole presso istituzionicarcerarie o cooperative sociali. Tali iniziativesono realizzate a beneficio di soggetti a bassacontrattualità (persone con handicap fisico opsichico, psichiatrici, dipendenti da alcool odroghe, detenuti o ex-detenuti) o sono indirizza-te a fasce della popolazione (bambini, anziani)per cui risulta carente l’offerta di servizi1.

L’AS si caratterizza inoltre per la presenza attivadi più soggetti che progettano e gestiscono leattività; si tratta spesso di accordi realizzati alivello locale (piani socio-sanitari di zona, proto-colli di intesa, accordi di programma, ecc.), cherispondono a esigenze specifiche mettendo insinergia competenze e professionalità disponibi-li, il cui costo risulta molto più basso rispetto aiservizi socio-sanitari di norma erogati dai servizipubblici.

Consistenza e caratteristiche del fenomenoIn Italia le pratiche di agricoltura sociale sononumerose e in costante aumento, anche a segui-to di un processo di emersione di iniziative eprogetti fino a oggi gestiti in modo volontario eal di fuori di ogni specifica collocazione. Unastima ragionevole, colloca l’Italia ai primi postidello scenario europeo con un numero che oscil-la tra i 700 e i 1.000 progetti. L’ISTAT, inun’indagine sulle cooperative sociali, segnalainfatti 450 cooperative agricole di tipo B2. Solonel Lazio le aziende agricole, le cooperative e leassociazioni sociali coinvolte sono circa 50 conuna capacità di ospitare circa 500 soggetti svan-taggiati; in Toscana, l’Agenzia regionale per losviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e

73

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 73

Page 76: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

forestale (ARSIA) ha censito circa 70 realtà ope-rative. Con una recente rilevazione, l’INEA ne hacontattate oltre 30 in Piemonte, 25 inLombardia, altrettante nelle Marche. Il numero,inoltre, sembra destinato ad aumentare sia perl’emersione del fenomeno a seguito delle sem-pre più numerose iniziative di animazione di entipubblici e organizzazioni professionali agricole,sia per l’adesione di nuove realtà alle pratiche diagricoltura sociale.Risulta tuttavia ancora difficile operareun’analisi condivisa dell’AS, definendo inmaniera univoca quali pratiche ne fanno parte equali no. Ad esempio, secondo alcuni ricercato-ri e operatori del settore, tra le pratiche di agri-coltura sociale non vanno considerate quelleche fanno uso di piante e animali in ambienticonfinati (la pet-terapy, giardinaggio o orticoltu-ra in contesti ospedalieri o di riabilitazione),dove non è presente un processo produttivo veroe proprio; tali attività vengono invece compresenell’ambito delle cosiddette terapie verdi.Questa distinzione tra strutture terapeuticheverdi e altre tipologie di AS risulta utile permettere in evidenza sia le logiche di lavoro e lemotivazioni che sottendono tali pratiche, sia ipotenziali impatti in termini di inclusione socia-le e di sviluppo rurale e, di conseguenza, i pos-sibili interventi di politica. Se si considerano le azioni di AS in senso stret-to, emergono con chiarezza differenti tipologiedi organizzazione delle attività per struttura emodalità di erogazione del servizio, anche infunzione di esigenze specifiche degli utenti:

− realtà dove prevalgono componenti professio-nali socio-terapeutiche (cooperative sociali,associazioni, fondazioni, enti pubblici, ecc.),anche con strutture agricole gestite diretta-mente; in questi casi i processi agro-zootecni-ci avviati hanno in genere, ma non sempre,una rilevanza economico-produttiva più omeno modesta;

− aziende agricole o cooperative sociali agricoleche operano in collaborazione con i responsa-bili dei servizi territoriali e con il mondo dellacooperazione sociale; in questi casi la compo-nente produttiva tende a prevalere e le dina-miche relazionali informali assumono notevolerilevanza ai fini della gestione delle attività(inserimenti professionali dei soggetti seguiti,rete commerciale, partenariati per altri proget-ti, iniziative congiunte, ecc.);

− aziende agricole che mettono a disposizioneporzioni della propria struttura a professionistisocio-terapeutici per realizzare iniziative co-terapeutiche e di inclusione sociale; si trattaper lo più di realtà che hanno un ruolo margi-nale nella realizzazione e gestione delle attivi-tà, ma offrono spazi e strutture per la promo-zione dell’attività e la commercializzazione deiprodotti.

Le tipologie di strutture differiscono sia per ilcontesto in cui si esplicano le pratiche e per lerisorse messe a disposizione, sia per il diversogrado di apertura all’esterno e di maggiore ominore integrazione con il territorio. In alcunicasi, inoltre, si tratta di progetti inseriti in unquadro più generale di intervento, di cui le real-

74

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 74

Page 77: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

tà di AS realizzano una parte, in altri casi sitratta di servizi offerti in un percorso di co-tera-pia e inclusione non condiviso con altri sogget-ti del territorio.In tutti i casi, l’AS adotta una visione multifun-zionale dell’agricoltura legando la gestione deiprocessi produttivi alla creazione di servizi e dibenessere per le persone coinvolte. In talemodo, essa contribuisce alla creazione di per-corsi di sviluppo nelle aree rurali, consolidandola rete di servizi disponibili e diversificando leopportunità di reddito. Laddove le esperienzesono consolidate e operano in reti significativedi soggetti, l’AS è in grado di accrescere la repu-tazione e la capacità delle imprese agricole edelle altre realtà coinvolte in tali pratiche,migliorando la visibilità dell’offerta e stimolandol’ingresso di altri soggetti nel circuito3.

Il quadro normativo e le politicheIl termine agricoltura sociale non ha in Italiaancora un riferimento giuridico normativo uni-voco sul piano nazionale. L’attività compare indue importanti atti di programmazione: il Pianostrategico nazionale per lo sviluppo rurale, checita espressamente l’agricoltura socialenell’Asse III quale strumento per migliorarel’attrattività dei territori e per la diversificazionedell’economia rurale; il programma“Guadagnare salute”, approvato nel 2007 dalConsiglio dei Ministri, finalizzato a coordinareun approccio multisettoriale alle tematiche atti-nenti alla tutela della salute, nel quale si sotto-linea la necessità di promuovere la multifunzio-nalità in agricoltura e in questo ambito citaespressamente le “fattorie sociali”.Per il mondo socio-sanitario emerge l’esigenzadi definire strumenti e modalità operative inno-vative, capaci di ampliare la gamma di risposteai bisogni degli utenti dei servizi mediantel’adozione di soluzioni che siano in grado diprendersi cura della persona nella sua comples-sità socio-relazionale, in modo compatibile conle risorse pubbliche disponibili. Partendo daqueste esigenze, alcune regioni stanno operandoattivamente per promuovere iniziative, anchelegislative, a supporto dell’AS; alcuni soggettiresponsabili dell’erogazione dei servizi alla per-sona hanno inoltre avviato procedure di ricono-scimento delle pratiche in atto all’interno delsistema di protezione sociale territoriale. Sul piano regionale, solo alcune Regioni hannoaffrontato l’argomento; la Toscana ha emanato lalegge “Disposizioni in materia di agricolturasociale” (l.r. 24/ 2010), che può essere consi-

derata la prima legge regionale finalizzata allapromozione dell’inserimento lavorativo di perso-ne svantaggiate in ambito agricolo e della forni-tura di servizi sociali innovativi nelle aree rurali.Il provvedimento definisce l’AS come l’insiemedelle esperienze in grado di mettere “in luceun’ulteriore potenzialità multifunzionale dell’at-tività agricola, in relazione alla sua capacità digenerare, ma anche di ottenere, benefici per eda fasce vulnerabili e/o svantaggiate della popo-lazione e dare luogo a servizi innovativi che pos-sono rispondere efficacemente alla crisi dei tra-dizionali sistemi di assistenza sociale”. Taliesperienze si caratterizzano “come luogo perl’integrazione nell’agricoltura di pratiche rivoltealla terapia e alla riabilitazione dei diversamen-te abili, all’inserimento lavorativo e all’inclusio-ne sociale di soggetti svantaggiati, all’offerta diservizi educativi, culturali, di supporto alle fami-glie e alle istituzioni didattiche”. La norma pre-vede la possibilità di concedere ai “poderi socia-li” (denominazione delle fattorie sociali toscane)i beni del patrimonio regionale e di valorizzare iprodotti dell’AS nelle mense universitarie e inquelle delle aziende sanitarie.L’attenzione della Toscana alle tematichedell’AS ha una storia lunga e consolidata neltempo anche grazie al lavoro di conoscenza,approfondimento e animazione realizzatodall’ARSIA a partire dal 2003, all’internodella più generale progettualità di supporto aipercorsi innovativi della multifunzionalità edello sviluppo rurale. L’ARSIA, oltre a svolgereun ruolo di supporto a livello regionale, si èanche fatta promotrice di incontri e tavolinazionali per la costruzione di una comunità dipratiche finalizzata allo scambio delle espe-rienze e all’individuazione di percorsi comunidi sviluppo dell’AS.Il Lazio ha, invece, allo studio una proposta dilegge in materia; al momento l’AS è regolataattraverso la legge n. 14/2006, che ha amplia-to le attività comprese nell’agriturismo inseren-dovi le “attività ricreative, culturali, didattiche,di pratica sportiva nonché attività escursionisti-che e di ippoturismo, anche all'esterno dei benifondiari nella disponibilità dell'impresa, finaliz-zate alla valorizzazione e conoscenza del terri-torio e del patrimonio rurale e alla migliore frui-zione degli stessi”; tali attività possono essereorganizzate direttamente o mediante convenzio-ni con gli enti locali. Nel regolamento attuativo(n. 9/2007), inoltre, la Regione fa rientrare frale attività di agriturismo anche “le attività volteall’integrazione di soggetti diversamente abili”.

75

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 75

Page 78: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

tare organicamente la materia per definirne icontenuti e per ricercare linee di integrazionefra i vari livelli di programmazione tenendoconto della normativa nazionale e regionale inmateria di interventi nel sociale. La delibera1210/2007, relativa alla “definizione dellecaratteristiche funzionali della fattoria socialeper la promozione di programmi di svilupposostenibile nella Regione Campania”, consideral’attività agricola strumento importante per faci-litare la costruzione di percorsi di inclusione disoggetti deboli e inquadra tali interventi nelcontesto della l. 328/2000 e delle linee guidaregionali in materia di politiche sociali, perve-nendo alla conclusione che la fattoria socialepuò costituire il momento di integrazione degliinterventi di promozione dell'agricoltura e diquelli di inclusione sociale previsti dal sistemaintegrato dei servizi sociali della Regione. Ladelibera, tuttavia, lega il concetto di “fattoriasociale“ alle sole imprese no profit escludendoquindi tutto il settore delle aziende agricole pri-vate il cui sviluppo è invece uno degli obiettividel Piano strategico nazionale.Infine, a seguito dell’accordo sancito nel 2003tra il Ministero della Salute e le Regioni in mate-ria di benessere degli animali da compagnia epet-therapy, le Regioni Veneto, Molise,Campania e Lazio e la provincia autonoma diBolzano hanno provveduto ad adeguare la nor-mativa regionale in materia.La programmazione regionale 2007-2013 intro-duce cambiamenti significativi nel campo della

76

In questo modo, seppure indirettamente, laRegione ha aperto uno spazio per svolgere atti-vità sociali nelle imprese agricole. Nel 2007,inoltre, la Regione si è fatta promotrice di unTavolo regionale per lo sviluppo dell’AS, il cuicoordinamento è stato affidato all’Agenziaregionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’a-gricoltura del Lazio (ARSIAL). Compito princi-pale del Tavolo è quello di favorire la concerta-zione tra le amministrazioni che hanno, a varilivelli, competenze nell’AS e raccogliere leistanze che provengono dal territorio. Il tavoloha svolto un’importante azione di animazioneterritoriale, organizzando seminari, convegni etavoli a livello provinciale. Nel 2010 l’ARSIALha inoltre organizzato un corso di formazionesull’AS e predisposto un bando pubblico fina-lizzato alla “Incentivazione delle iniziative diagricoltura sociale per il miglioramento dei ser-vizi alla popolazione rurale”, destinandovi420.000 euro; alla scadenza erano giunte 13proposte progettuali, di cui 8 giudicate ammis-sibili a finanziamento.La legge 25/2007 del Friuli - Venezia Giuliaamplia le attività delle fattorie didattiche ancheal sociale e prevede che fra i contributi che leprovince erogano ai comuni rientrino anchequelli “per sostenere le attività organizzate esvolte nelle fattorie sociali, inserite nell'elencotenuto e reso pubblico dall'ERSA, a favore dipersone che presentano forme di fragilità o disvantaggio psicofisico o sociale”.La Campania si è mossa nel tentativo di affron-

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 76

Page 79: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

diversificazione dell’agricoltura, considerandoper la prima volta anche le attività sociali nelpanorama degli strumenti a disposizione delleimprese. In quasi tutti i PSR e i POR approvatidalle amministrazioni regionali, infatti, sonopresenti misure per l'avvio di attività e di servizisociali all'interno delle imprese agricole e misu-re per l'informazione e la formazione degliaddetti in questo campo. Con l’eccezione delledue Province Autonome di Trento e Bolzano edell’Emilia-Romagna che non contemplanoalcuna misura per l’AS nei loro PSR, tutte lealtre regioni prevedono, in maggiore o minoremisura, azioni che si riferiscono direttamente aessa o nelle quali può legittimamente rientrare.Il finanziamento è previsto in particolarenell’Asse III, finalizzato alla diversificazione del-l’attività delle aziende agricole e al migliora-mento della qualità della vita nelle aree rurali.In particolare, l’attenzione a promuoverel’agricoltura sociale è presente nelle misure 311(diversificazione in attività non agricole), 321(servizi essenziali per l’economia e la popolazio-ne rurale) e 331 (formazione e informazione). Inmisura minore è possibile individuareun’attenzione all’agricoltura sociale anche nellamisura 312 (sostegno alla creazione e allo svi-luppo di microimprese). Al 31 dicembre 2010, la spesa pubblica com-plessiva per le tre misure era molto contenuta:la misura 311 aveva una spesa di soli 79,6milioni di euro, pari a poco più del 13% dellaspesa programmata; la misura 321 presentavauna spesa di 28,9 milioni di euro (l’8% del pro-grammato); la misura 312 una spesa del 4 %,corrispondente a 4,2 milioni di euro.

5.2 AGRICOLTURA E LEGALITÀUn fenomeno di notevole interesse con signifi-cativi risvolti sociali e occupazionali, è relativoal recupero e alla diffusione di una cultura della

legalità e di contrasto alla corruzione attraversoforme di produzione agricola. È il caso del riuti-lizzo sociale a fini produttivi dei terreni agricoliconfiscati alla criminalità organizzata, presentiin quasi tutte le regioni italiane. Attraverso taleazione si restituiscono alla collettività quei patri-moni che erano stati appropriati in modo illecitoe si promuove l’uso di tali beni nei processi pro-duttivi, al fine di realizzare nuovi sbocchi occu-pazionali all’interno di percorsi virtuosi di rivita-lizzazione economica e sociale dei territori4.Il primo vero riconoscimento giuridico dell’u-so sociale dei beni confiscati è la l. 109/96,promulgata in seguito a una petizione popola-

77

■ L’ASSOCIAZIONE LIBERAL’Associazione Libera è nata nel marzo del 1995con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultu-ra della legalità nella società civile. Attualmenteessa coinvolge oltre 1.500 associazioni, gruppi disolidarietà, scuole ed enti locali impegnati in varieattività sociali, quali il riutilizzo e l’assegnazionealle cooperative dei beni confiscati, i campi di for-mazione e l’educazione alla legalità. L’Associazionepromuove la nascita di partenariati locali, al fine dicreare sinergie in campo economico e sociale tra ivari attori, anche istituzionali, presenti sul territorio. Tra le cooperative, si riporta l’esempio della “Valledel Marro” in Calabria, gestita da giovani che col-tivano circa 60 ettari di terreni confiscati, specia-lizzati nell’offerta di prodotti locali biologici. Essarivolge una particolare attenzione alla qualità esalubrità alimentare, coniugando l’innovazionetecnologica con il recupero e la salvaguardia deisaperi locali. La cooperativa adotta un’importantestrategia di diversificazione, attraverso la realizza-zione di attività didattiche e azioni rivolte al turi-smo responsabile, nel perseguimento dell’obietti-vo di recuperare e valorizzare la cultura contadinadei territori di appartenenza. Inoltre, essa svolgeanche azioni informative (come interventi nellescuole, campi di lavoro) per la diffusione della cul-tura della legalità tra i giovani.

TAB. 1 - NUMERO DI TERRENI CONFISCATI PER CLASSIFICAZIONE

ANNI TIPOLOGIA IN GESTIONE DESTINATI TRASFERITI ECONSEGNATI

USCITI DALLAGESTIONE TOTALE

2008 Terreni agricoli 169 71 326 - 566

2009 Terreni agricoli 478 99 1.147 42 1.766

2009 Terreni con fabbricati rurali 75 11 201 7 294

2010 Terreni agricoli - 106 - - 106

2010 Terreni con fabbricati rurali - 12 - - 12

Fonte: elaborazione INEA su dati Agenzia del demanio e Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni seque-strati e confiscati alla criminalità organizzata.

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 77

Page 80: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

re organizzata nel 1995 dall’AssociazioneLibera. Questa associazione, impegnata nellalotta alle organizzazioni criminali, richiedevauna riforma della legge che regolarizzasse ilriutilizzo sociale dei beni confiscati. Le prin-cipali novità della normativa sono state la pre-visione di un fondo per il finanziamento diprogetti per la gestione dei beni confiscati;una prima distinzione in base alla tipologiadei beni (mobili, immobili e aziendali); la rac-colta sistematica di tutte le informazioni rela-tive alle confische. Dal 2006 la raccolta dei dati è avvenuta all’in-terno del cosiddetto Progetto Sippi, che costi-tuisce il sistema informativo delle prefetture eprocure dell’Italia meridionale, mentre la proce-dura di assegnazione e destinazione dei beniconfiscati è stata gestita dall’Agenzia del dema-nio. Inoltre, l’applicazione di tale procedura èstata posta sotto la vigilanza di un commissariostraordinario, figura istituita nel 2007 sotto laPresidenza del Consiglio. Nel 2010 i compiti dell’Agenzia del demaniosono stati assegnati a un ente specifico, istitui-to con d.l. 4/2010 e denominato Agenzia nazio-nale per l'amministrazione e la destinazione deibeni sequestrati e confiscati alla criminalità

organizzata. Tale passaggio risponde all’esigen-za di avere un unico ente deputato alla gestio-ne e alla destinazione dei beni confiscati, alfine di rendere più celere ed efficace la proce-dura di assegnazione e di riutilizzo a fini socia-li ed economici, considerato anche l’incrementoquantitativo che il fenomeno ha avuto negli ulti-mi anni. L’Agenzia è vigilata dal Ministero del-l’interno, ha autonomia organizzativa e contabi-le e, tra i suoi compiti principali, la funzione diacquisizione e analisi di tutte le informazionirelative ai beni confiscati, la programmazione el’amministrazione delle confische, l’adozione diprovvedimenti d’urgenza per velocizzare ladestinazione dei beni.In merito alla tipologia dei beni confiscati, tra ibeni immobili e aziendali, rientrano i terreni e leaziende agricole. In via prioritaria, essi sonoassegnati al comune di appartenenza, oppurealla provincia e alla regione. Questi ultimi pos-sono amministrare direttamente il bene o posso-no darlo in concessione, a titolo gratuito, a orga-nismi con fini sociali, quali comunità, organiz-zazioni di volontariato, cooperative sociali,comunità terapeutiche, associazioni di protezio-ne ambientale.L’osservazione dei dati relativi alla diffusione del

78

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 78

Page 81: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

5. A

GR

ICO

LTU

RA

EC

OE

SIO

NE

SO

CIA

LE

AGRICOLTURA, AMBIENTE E SOCIETÀ

fenomeno si è concentrata specificamente sul-l’assegnazione e destinazione dei terreni agrico-li confiscati. Si rileva un significativo incremen-to in termini quantitativi dei terreni agricolioggetto di confisca, che sono passati dai 566del 2008 ai 1.766 del 2009, a cui si aggiungo-no nello stesso anno 294 terreni con fabbricatirurali. In particolare, in base a una classificazio-ne risalente all’Agenzia del demanio, i terrenisono distinti a seconda della relativa fase proce-durale di confisca, ovvero se sono in gestione, sedestinati all’ente territoriale di appartenenza ose trasferiti per essere utilizzati da altri enti afini sociali. Infine, si registrano alcuni terreniche sono usciti dalla gestione del demanio pervarie cause, come la revoca della confisca ol’espropriazione.Il processo di destinazione dei terreni agricolimostra un trend di crescita a partire dal 2008(tab.1). Nel 2010, i dati trasmessi dall’Agenzianazionale rilevano che i terreni agricoli destinatisono stati 106, mentre i terreni con fabbricatirurali 12. Le regioni con maggior numero di ter-reni destinati restano la Sicilia (74 terreni e 7con fabbricati rurali), la Calabria (9 terreni e unocon fabbricati rurali) e la Puglia (7 terreni e unocon fabbricati rurali), anche se il fenomenocoinvolge a macchia di leopardo tutte le regioni.Il 28% dei terreni è destinato alle cooperativesociali agricole e consorzi con finalità sociali.Come per il passato, anche per il 2010 la mag-giore e più frequente destinazione della produ-zione agricola proveniente dai terreni confiscati,risponde a criteri di produzione biologica, diriqualificazione ambientale o alla diffusionedella cultura degli orti sociali. L’AssociazioneLibera resta la maggiore destinataria dei terreniagricoli confiscati, che gestisce attraverso lecooperative a essa associate.

Tendenze futureLe cooperative sociali rivestono un ruolo fon-damentale per lo sviluppo economico e socia-le dei territori in cui sono presenti le organiz-zazioni criminali. Attraverso la restituzione deiterreni agricoli confiscati alla collettività, essegarantiscono l’esercizio di un tipo di produzio-ne agricola legata al territorio, nonché la pos-sibilità di sbocchi occupazionali che favori-scono l’inclusione sociale5. Il mondo istituzio-nale ha riconosciuto il loro ruolo, impegnan-dosi alla risoluzione di alcuni vincoli procedu-rali che hanno rallentato negli anni il proces-so di confisca e alla previsione di strumentilegislativi che tutelino la cooperativa sociale e

i suoi lavoratori. In particolare, in un recenteconvegno6, è stata formulata una proposta dimodifica della normativa sui beni confiscatida presentare al Governo, che prevede la pos-sibilità di istituire un Fondo, costituito con ivalori sequestrati alla criminalità organizzatae da assegnare alle cooperative sociali desti-natarie delle confische, per far fronte agliimpegni necessari per l’avvio delle attività. Laproposta prevede inoltre la possibilità di asse-gnare i beni anche ai consorzi tra comuni e dicancellare i mutui fittizi stipulati con le ban-che in occasione della confisca, oltre che evi-tare casi di diniego di concessione di mutuo alavoratori impegnati nelle cooperative destina-tarie dei beni sequestrati.Sotto il profilo finanziario, l'Agenzia nazionaleè responsabile dell' Obiettivo operativo 2.5del PON sicurezza 2007-2013. Attraversotale strumento, è possibile finanziare le azioniper il miglioramento della gestione dei beniconfiscati, quali la ristrutturazione o la ricon-versione dei beni, per il loro reinserimento neltessuto produttivo con finalità sociali. Talisegnali istituzionali di interesse per il fenome-no dei beni confiscati confermano l’attenzioneverso la funzione cruciale delle azioni di con-fisca, attraverso cui non solo vengono restitui-ti alla collettività beni fisici, ma viene ancheincrementato il capitale umano e socialeimpiegato nelle cooperative agricole destina-tarie dei beni confiscati.

1 Di Iacovo F. (2008), Agricoltura sociale: quando le campagnecoltivano valori, Franco Angeli, Milano.2 La l. 381/1991 definisce cooperative sociali le realtà chehanno l’obiettivo di perseguire l'interesse generale della comu-nità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei citta-dini attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi(tipo A) e lo svolgimento di altre attività (agricole, industriali,commerciali o di servizi) finalizzate all'inserimento lavorativo dipersone svantaggiate (tipo B).3 Di Iacovo F., O’ Connor D. (2009), Supporting policies forsocial farming in Europe: Progressing multifunctionality inresponsive rural areas, LTD Firenze.4 Ascione E., Scornaienghi M. (2009), L’agricoltura legale: i ter-reni agricoli confiscati alla criminalità organizzata, LaQuestione Agraria n.3, Franco Angeli.5 Di Iacovo F. (2007), La responsabilità sociale dell'impresaagricola, AgriRegioneEuropa, anno 3, numero 8; Senni S.(2007), Competitività dell’impresa agricola e legame con il ter-ritorio: il caso dell’agricoltura sociale, AgriRegionieEuropa,anno 3, numero 8.6 Convegno "Beni confiscati alla mafia: un’opportunità di svi-luppo”, organizzato dall’Assessorato alla legalità della Provinciadi Palermo nell’ottobre 2010.

79

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 79

Page 82: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Inea 2011:Guida impaginata 1.qxd 28-06-2011 11:32 Pagina 80

Page 83: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Istituto Nazionale di Economia AgrariaSede Centrale

Via Nomentana, 41 - 00161 Roma

Tel. 06478561 - Fax 0647856201

[email protected] - www.inea.it

[email protected] - www.inea.it

Supplemento al n. 28/2011

di Agrisole del 15/07/2011

Direttore responsabileElia Zamboni

Registrazione:Tribunale di Milano n. 460del 20/07/1996

Stampato da Casma Tipolito S.r.l. - Bologna

Chiuso in redazione luglio 2011

Il volume è frutto dell’operato di un gruppo di lavoro composto da: Francesca Giarè,

Francesca Marras (coordinamento), Andrea Povellato e Roberta Sardone.

La cura del volume è di Francesca Giarè e Andrea Povellato

I diversi contributi rappresentano una sintesi di alcuni capitoli nonché

un approfondimento di alcune tematiche presentate nel corso degli ultimi anni

nell’Annuario dell’agricoltura italiana curato da INEA.

I testi sono stati redatti da:

Capitolo 1: Francesco Vanni (1.1), Andrea Povellato (1.2),

Davide Longhitano (1.3) e Antonella Trisorio (1.4)

Capitolo 2: Alfonso Scardera (2.1), Daria Maso (2.2) e Andrea Povellato (2.3)

Capitolo 3: Silvia Coderoni (3.1) e Annalisa Zezza (3.2)

Capitolo 4: Francesca Giarè (4.1), Sonia Marongiu (4.2),

Manuela Scornaienghi (4.3) e Antonella Bodini (4.4)

Capitolo 5: Francesca Giarè (5.1) e Elisa Ascione (5.2)

L’attività di segreteria è stata curata da Lara Abbondanza e Debora Pagani

Supporto tecnico di Marco Amato e Fabio Iacobini

Micaela Conterio ha curato i rapporti per la realizzazione della stampa

con il Sole 24 ORE – AGRISOLE

Si ringrazia Cristina Salvioni per la lettura critica dei testi.

Page 84: Agricoltura, ambiente e societàdspace.crea.gov.it/bitstream/inea/234/1/SE5-1157.pdf · 2015-07-02 · uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Cresce l'interesse non solo per l’agricoltura

Agricoltura, ambiente

e societàIstituto Nazionale di Economia Agraria

Sede CentraleVia Nomentana, 41 - 00161 Roma

Tel. 06478561 - Fax 0647856201

[email protected] - www.inea.it

I.R. S

upp

lem

ento

al n

umer

o 28

di A

gris

ole

del

15

lugl

io 2

011