Adigepo news

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ADIGEPOnewS Mensile di informazione del Consorzio di bonifica Adige INVERTIRE LA ROTTA, TENENDO FOSSI E SCOLINE, PER EVITARE GLI ALLAGAMENTI I CANALI CI TENGONO ALL’ASCIUTTO ARGINI NUOVI DEL CRESPITNO CONSORZI DI BONIFICA: CONTO ALLA REGIONE DA 60 MILIONI DICEMBRE 2015

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ADIGE PO newSMensile di informazione del Consorzio di bonifica Adige

INVERTIRE LA ROTTA, TENENDO FOSSI E SCOLINE, PER EVITARE GLI ALLAGAMENTI

I CANALI CI TENGONO ALL’ASCIUTTO

ARGINI NUOVI DEL CRESPITNO

CONSORZI DI BONIFICA: CONTO ALLA REGIONE DA 60 MILIONI

DICEMBRE 2015

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INDICE

invertire la rotta, tenendo fossi e scoline, per evitare gli allagamenti64 anni dopo l’alluvione, il territorio è in sicurezza grazie all’attività delle bonifiche, “ma la capillarità va monitorata

i canali ci tengono all’asciuttoAllarme sulle manutenzioni private: “Scoli ostruiti o chiusi sono causa di allagamenti”

Argini nuovi per la sicurezza di bellombraAl via l’opera di sistemazione degli argini del canale Crespino per mettere in sicurezza le riviere che attraversano il centro di Bellombra

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Ceresolo,partono i cantieriSono al via i lavori di risezionamento e presidio delle sponde del canale. L’intervento verrà realizzato dal Consorzio di Bonifica Adige Po e riguarda un tratto di canale lungo quasi una dozzina di chilometri.

Consorzi di bonifica: dalla regione un conto da 60 milioni di euroDal 2010 i Consorzi hanno realizzato per conto della Regione opere idrauliche per 192 milioni di euro. Imprese pagate ma i debiti non son stati saldati

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “UN PAESE NEL FANGO”

Erasmo D’Angelis, direttore del quotidiano “L’Unità” (in precedenza Capo della Struttura di Missione #italiasicura), ha presentato a Roma, per iniziativa dell’ANBI, il suo nuovo libro

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Invertire la rotta, ovvero tenendo fossi e scoline, per evitare gli

allagamenti64 anni dopo l’alluvione, il territorio è in sicurezza

grazie all’attività delle bonifiche, “ma la capillarità”

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“L’alluvione del novembre ‘51 è ormai solo un ricordo ma deve insegnare che l’acqua, bene prezioso e insostituibile sia per uomo che per l’agricoltura, va tenuta costantemente sott’occhio”. Lo sostiene Mauro Visentin (foto a lato), presidente del consorzio di bonifica Adige Po che sottolinea anche l’ “esigenza, oggi più che ieri, di una maggiore collaborazione tra consorzi, Comuni ed istituzioni attraverso con incontri, scambi di idee e progetti vista l’incidenza e la frequenza sempre maggiori di fenomeni legati al cambiamento climatico, vedi le varie bombe d’acqua, alluvioni e smottamenti che hanno gravi ricadute e ripercussioni per il territorio e la gente che vi abita. Quanto al mio ruolo in seno all’Anbi Veneto auspico un sempre più efficace coordinamento con i vari colleghi presidenti ma anche con la politica regionale per far sì che la priorità della sicurezza idraulica non venga mai messa in discussione. La nostra attenzione resta in ogni caso vitale sul prossimo Piano irriguo nazionale e sui fondi che la politica centrale metterà a disposizione della bonifica”.

“In un territorio come il Polesine - fa eco il direttore Giancarlo Mantovani - che si trova interamente sotto il livello dei fiumi e per gran parte anche sotto quello del mare, dove ogni goccia d’acqua dev’essere sollevata dalle idrovore e dove i problemi della subsidenza sono visibili ad occhio nudo, non si può ignorare la sicurezza idraulica sia essa quella verso le cause esterne di allagamento (vedasi fiumi e mare) che quella verso le cause interne (es. fognature, rete di bonifica, fossi e scoline private).

Negli anni - spiega ancora il direttore - sono stati realizzati ingenti lavori di adeguamento delle arginature, sono state potenziate le idrovore e la rete di scolo che ci mettono al sicuro da eventi meteorici anche intensi ma è stata dimenticata la buona pratica della manutenzione della rete privata: in una parola, fossi e scoline sono scomparsi perché fastidiosi. Ciò vanifica i lavori eseguiti ed è oggi causa principale di allagamenti soprattutto nelle aree in fregio ai centri abitati: è necessaria quindi un’inversione di tendenza ed il mantenimento degli invasi sia nelle aree agricole che in quelle urbane per garantire il rapido sgrondo delle acque ed evitare gli allagamenti causati da bombe d’acqua”.

“Siamo costantemente in prima linea per garantire efficienza e manutenzione grazie a una presenza capillare sul nostro territorio”. Il vice direttore Giovanni Veronese chiude invece con il punto sulla situazione

Il presidente del Consorzio di

bonifica Adige Po Mauro Visentin

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dei lavori e parla di “livello di grande professionalità e di eccellenza raggiunto nel tempo grazie a corsi di formazione, aggiornamento continuo ma soprattutto un sistema di reperibilità e turnazione che garantisce un pronto intervento anche in situazioni di emergenza. Sul fronte operativo - continua Veronese - stiamo adeguando il parco progetti ai vari eventi climatici e alle esigenze del territorio quali insediamenti e nuove tecniche di irrigazione e coltivazione e nei nostri ottanta impianti irrigui e lungo i 1713 chilometri di canali proseguono interventi anche importanti dal punto di vista economico per garantire funzionalità ed efficienza e quindi sicurezza”.

Il risultato, d’altro canto, è sotto gli occhi di tutti: gli enormi passi avanti compiuti in materia di ingegneria idraulica negli ultimi trent’anni e il raggiungimento di un elevato standard di sicurezza ha portato a realizzazioni di opere prese a modello ed esempio anche fuori dai confini del territorio nazionale.

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I CANALI CI TENGONO ALL’ASCIUTTO

Allarme sulle manutenzioni private: “Scoli ostruiti o chiusi sono causa di allagamenti”

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“L’alluvione del novembre ‘51 è ormai solo un ricordo ma deve insegnare che l’acqua, bene prezioso e insostituibile sia per uomo che per l’agricoltura, va tenuta costantemente sott’occhio”. Parole, sante, del presidente del Consorzio di bonifica Adige Po Mauro Visentin, che sottolinea anche l’“esigenza, oggi più che ieri, di una maggiore collaborazione tra Consorzi, Comuni e istituzioni attraverso con incontri, scambi di idee e progetti vista l’incidenza e la frequenza sempre maggiori di fenomeni legati al cambiamento climatico, vedi le varie bombe d’acqua, alluvioni e smottamenti che hanno gravi ricadute e ripercussioni per il territorio e la gente che vi abita. Quanto al mio ruolo in seno all’Anbi Veneto - prosegue il presidente – auspico un sempre più efficace coordinamento con i vari colleghi presidenti ma anche con la politica regionale per far sì che la priorità della sicurezza idraulica non venga mai messa in discussione.

La nostra attenzione resta in ogni caso vitale sul prossimo Piano irriguo nazionale e sui fondi che la politica centrale metterà a disposizione della bonifica”. “In un territorio come il Polesine - fa eco il direttore Giancarlo Mantovani – che si trova interamente sotto il livello dei fiumi e per gran parte anche sotto quello del mare, dove ogni goccia d’acqua dev’essere sollevata dalle idrovore e dove i problemi della subsidenza sono visibili ad occhio nudo, non si può ignorare la sicurezza idraulica sia essa quella verso le cause esterne di allagamento (vedasi fiumi e mare) che quella verso le cause interne (es. fognature, rete di bonifica, fossi e scoline private). Negli anni - spiega ancora il direttore - sono stati realizzati ingenti lavori di adeguamento delle arginature, sono state potenziate le idrovore e la rete di scolo che ci mettono al sicuro da eventi meteorici anche intensi ma è stata dimenticata la buona pratica della manutenzione della rete privata: in una parola, fossi e scoline sono scomparsi perché fastidiosi. Ciò vanifica i lavori eseguiti ed è oggi causa principale di allagamenti soprattutto nelle aree in fregio ai centri abitati: è necessaria quindi un’inversione di tendenza ed il mantenimento degli invasi sia nelle aree agricole che in quelle urbane per garantire il rapido sgrondo delle acque ed evitare gli allagamenti causati da bombe d’acqua”.

“Siamo costantemente in prima linea per garantire efficienza e manutenzione grazie a una presenza capillare sul nostro territorio”. Il vice direttore Giovani Veronese chiude invece con il punto sulla situazione dei lavori e parla di “livello di grande professionalità e di eccellenza raggiunto nel tempo grazie a corsi di formazione, aggiornamento continuo ma soprattutto un sistema di reperibilità e turnazione che garantisce un pronto intervento anche in situazioni di emergenza. Sul fronte operativo – continua Veronese - stiamo adeguando il parco progetti ai vari eventi climatici e alle esigenze del territorio quali insediamenti e nuove tecniche di irrigazione e coltivazione e nei nostri ottanta impianti irrigui e lungo i 1713 chilometri di canali proseguono interventi anche importanti dal punto di vista economico per garantire funzionalità ed efficienza e quindi sicurezza”.

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Al via l’opera di sistemazione degli

argini del canale Crespino per mettere in sicurezza le riviere che

attraversano il centro di Bellombra

Al via l’opera di sistemazione degli argini del canale Crespino per mettere in sicurezza le riviere che attraversano il centro di Bellombra. Nei giorni scorsi sono cominciati gli interventi di risistemazione dell’alveo del canale: si tratta di opere realizzate dal Consorzio di Bonifica Adige Po che rientrano nel pacchetto contro la subsidenza 2013 finanziate dalla Regione. Il calendario è piuttosto serrato visto l’autunno inoltrato: entro la fine del mese verranno ultimati i lavori di alberatura poi si passerà alla pulizia del fondo con l’asporto dei residui di terra cui farà seguito la posa di pietrame nell’ottica della salvaguardia di uno dei punti più sensibili delle rete dei canali di competenza dell’ente di Piazza Garibaldi. “L’intervento - si legge in un comunicato

Argini nuovi per la sicurezza di

bellombra

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del Consorzio di bonifica - consentirà un migliore e più facile smaltimento idrico a beneficio di un territorio ampio circa 2mila ettari con le acque che verranno fatte defluire in direzione della vicina idrovora Chiappara, alle porte di Adria: si tratta di un’opera fondamentale e attesa da tempo che consentirà quindi di fornire un più alto standard di efficienza e sicurezza idraulica per i residenti delle tante abitazioni che insistono e costeggiano il canale Crespino”.

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CERESOLO: PARTONO I CANTIERI

Un’opera irrinunciabile, dunque, che favorirà il comparto agricolo medio e altopolesano

Tra Cavazzana di Lusia e Badia PolesineMessa in sicurezza delle sponde e pulizia

dell’alveo

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Al lavoro per sistemare il Ceresolo. Sono al via i lavori di risezionamento e presidio delle sponde del canale. L’intervento verrà realizzato dal Consorzio di Bonifica Adige Po e riguarda un tratto di canale lungo quasi una dozzina di chilometri. L’opera interesserà i comuni di Badia, Lendinara e Lusia: si partirà infatti dalla località di Cavazzana. «Si tratta di una zona piuttosto ampia, ma anche decisamente sensibile per le tante colture orticole di pregio che necessitano di una migliore distribuzione dell’acqua per utilizzo irriguo - fanno osservare all’ente consortile - Importante anche la durata complessiva del cantiere mobile che vedrà operai e mezzi specializzati impegnati per almeno un paio d’anni. Il consolidamento delle sponde dell’alveo, che avverrà tramite la posa di pali, burghe e pietrame di vario genere, consentirà alla fine ai tanti agricoltori e proprietari di terreni uno svaso del canale in modo più efficiente e tempi decisamente più brevi. Un’opera irrinunciabile, dunque, che favorirà il comparto agricolo medio e altopolesano: il Ceresolo attraversa infatti una delle porzioni di territorio più fertili e ricche dal punto di vista orticolo, dove si coltiva tra le altre cose la celebre insalata di Lusia, una delle eccellenze nostrane indiscusse». Anche nei mesi scorsi il Ceresolo era stato messo nell’agenda del Consorzio di bonifica per

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il rinforzo e la bacinizzazione del tratto di monte del canale per assicurare il fabbisogno irriguo della zona grazie anche alla costruzione di vie di scarico dei canali affluenti e la manutenzione delle murature esistenti nel tratto principale. Recentemente i vertici del Consorzio erano stati in visita ad alcune strutture altopolesane. La prima tappa del sopralluogo fu la località Bova a Badia, fino a proseguire a Passo Cavallotti nel Comune di Melara. In quell’occasione si era discusso dello stato di avanzamento dei lavori che stanno interessando il Cavo Maestro, uno dei canali più lunghi della bonifica.

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Dal 2010 i Consorzi hanno realizzato per conto della Regione opere idrauliche per 192 milioni di euro. Imprese pagate ma i debiti non son stati saldati.

“Attendiamo 60 milioni di euro dalla Regione, non possiamo più aspettare” è il messaggio chiaro e senza giri di parole di Giuseppe Romano, Presidente di Anbi Veneto, l’unione regionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.

All’indomani dell’alluvione di Ognissanti, i Consorzi di bonifica, seppure in fase di riorganizzazione e spending review, hanno agito secondo priorità presentando immediatamente un quadro delle opere cantierabili necessarie e indispensabili per garantire ai cittadini una maggiore sicurezza idraulica. Dal 2010 ad oggi sono stati così realizzati 251 cantieri con un investimento pari a 192 milioni di euro di opere in concessione, le cui risorse sono di provenienza regionale o in alcuni casi commissariale o della Legge Speciale di Venezia. A questi si aggiungono inoltre altri 155 cantieri che hanno comportato un investimento totale di 20 milioni di euro con risorse

proprie consortili. Romano: “Questi sono dati che non possono lasciare indifferenti. Come Consorzi di bonifica ci siamo attivati fin da subito (vedi in tabella le opere più importanti).” Si tratta di una serie di interventi che si sommano al grande piano per la sicurezza idrogeologica messo in campo dalla Regione Veneto. Il ripetersi di eventi calamitosi ha portato l’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di Gestione e Tutela del territorio e acque irrigue) a stilare annualmente un “Piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico”. Lo scorso febbraio, di fronte all’unità di missione #italiasicura, Anbi Veneto ha sottolineato come i progetti necessari per un Veneto idraulicamente sicuro siano 685, traducibili in un investimento da 1,7 miliardi di euro; negli ultimi 5 anni l’aumento degli interventi è stato del 37,5%. Negli anni la Regione del Veneto ha sempre rispettato gli impegni, tranne negli ultimi due anni, dov’è venuta a mancare la disponibilità di cassa. I Consorzi di bonifica, tuttavia, hanno continuato a pagare le imprese a cui sono stati appaltati i lavori, sostituendosi alla Regione.

“Di crediti quindi si può fallire, non per mala gestione ma per eccesso di fare – sottolinea Romano-.”

Grazie ai 140 milioni di euro che introitiamo ogni anno con la contribuenza continuiamo a far opere ma i 60 milioni di crediti che aspettiamo dalla Regione rischiano di diventare un fardello troppo pesante da sostenere, con la paura prima o poi si possa fermare l’attività. La suddetta situazione è stata generata, in particolare, da tre vicende: Il Patto di Stabilità che ha vincolato fortemente le casse pubbliche, la questione dei crediti commerciali, in cui la Regione non ha inserito i fondi stanziati ai Consorzi di bonifica per le opere in concessione tra questi crediti, venendo meno la priorità di pagamento. I Consorzi non sono stati quindi riconosciuti tra i beneficiari dei crediti della Pubblica Amministrazione. Terzo e ultimo punto l’armonizzazione e pareggio di bilancio con il passaggio dalla competenza alla cassa. “Si tratta d’indici di efficienza che difficilmente si possono riscontrare in altre realtà – conclude Romano – e per questo il Veneto dev’essere orgoglioso. Tuttavia, non possiamo compromettere tutto questo per un eccesso di zelo.”

Consorzi di bonifica, alla Regione un conto da 60 milioni

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“I consorzi di bonifica sono il braccio operativo dello Stato lungo una Penisola per la larga parte a rischio idrogeologico a causa del fatalismo, che permea la storia del nostro Paese, accompagnato anche da un certo cinismo politico.”

A dirlo è Erasmo D’Angelis, direttore del quotidiano “L’Unità” (in precedenza Capo della Struttura di Missione #italiasicura), che ha presentato a Roma, per iniziativa dell’ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue), il suo libro “Un Paese nel fango”, edito da Rizzoli.

“In Italia – prosegue D’Angelis – sei milioni di cittadini vivono in aree ad alto rischio di frane ed alluvioni; interi centri abitati sono stati costruiti sopra corsi d’acqua, creando i presupposti per situazioni di grande pericolo in caso di forti piogge. Ora però possiamo scrivere insieme una pagina nuova per il nostro Paese.” “Questo libro va letto – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – non solo per conoscere la preoccupante condizione del territorio italiano, ma per lo stupore dell’impegno civile di chi, entrato nella stanza dei bottoni, trova un’inaspettata situazione di abbandono, contro la quale già da anni noi ci battevamo. Oggi, finalmente, registriamo un’attenzione nuova della politica dopo che il Governo ha posto la sicurezza idrogeologica tra le priorità del Paese, destinando almeno un miliardo di euro all’anno per la manutenzione del territorio. I contenuti del libro hanno avuto anche l’apprezzamento del Presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ha sottolineato il ruolo centrale nella difesa della tenuta idrogeologica dei territori delle imprese agricole tutte e quelle zootecniche in particolare.”

“La carenza di finanziamenti, sicuramente ancora insufficienti – chiosa il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – è stata ed è spesso una scusa per giustificare l’immobilismo, che ha caratterizzato per anni la prevenzione idrogeologica, dove i pochi soldi stanziati stazionavano però nei meandri della burocrazia. Oggi abbiamo creato una governance corretta, che finanzierà solo progetti definitivi ed anche il tanto atteso disegno di legge contro il consumo di suolo mi auguro sia entrato nella fase decisiva.” Alla presentazione del libro sono intervenuti anche Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; Chiara Braga, Responsabile Ambiente del Partito Democratico; Mauro Grassi, Direttore della Struttura di Missione #italiasicura; Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.

UN PAESE NEL FANGO: “LO STUPORE DELL’IMPEGNO CIVILE IN UN’ITALIA, PAESE DI SANTI, POETI, NAVIGANTI…ED ALLUVIONATI”

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