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CONSULENZA E PROGETTAZIONE GEOLOGICA E AMBIENTALE
Sede legale: Via Cardinal Pietro Maffi 3, 27100 Pavia - Sede operativa: Via Sant'Invenzio 2, 27100 Pavia - P.IVA/C.F. 02259900187
- STUDIO ASSOCIATO OILSEOLG
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ACTA s.r.l.
DISCARICA CONTROLLATA MONODEDICATA
PER R.C.A. IN COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE(PROVINCIA DI PAVIA)
Committente:
Data: 03/2011
ACTA s.r.l. Sede legale: C.na Gallona - 27032 Ferrera Erbognone (PV)
Allegato:
HSINTESI NON TECNICA
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE(ai sensi del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, Parte Seconda e s.m.i.)
I Progettisti:
Ordine dei Geologi del Piemonte n. 585 Ordine dei Geologi della Lombardia n. 1237
Dott. Geol. Paola SalaDott. Geol. Manuel Elleboro
Dott.ssa Silvia Guffanti
Con la collaborazione di:
ACTA srl DISCARICA CONTROLLATA MONODEDICATA PER R.C.A. IN COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE - PROVINCIA DI PAVIA
Studio di Impatto Ambientale - Sintesi non tecnica 1
ACTA srl
DISCARICA CONTROLLATA
MONODEDICATA PER R.C.A. IN COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE
PROVINCIA DI PAVIA
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (ai sensi del D.L.gs. 3 aprile 2006, n. 152, Parte Seconda e s.m.i.)
SINTESI NON TECNICA
1. PREMESSA ......................................................................................................................................................... 2
2. FINALITÀ DEL PROGETTO ............................................................................................................................. 2
3. STRUTTURA DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE....................................................................... 3
4. QUADRO PROGRAMMATICO......................................................................................................................... 4
5. QUADRO PROGETTUALE ............................................................................................................................... 6
5.1. Descrizione sintetica del progetto......................................................................................................................... 6
6. QUADRO AMBIENTALE .................................................................................................................................. 9
6.1. Analisi della qualità dell’ambiente ....................................................................................................................... 9
4. MATRICE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ATTESI DAL PROGETTO ..................................................... 16
5. SINTESI DELLE MISURE DI MTIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE APPLICATE .......... 17
6. PIANO DI RIPRISTINO AMBIENTALE ......................................................................................................... 20
7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ................................................................................................................ 25
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Studio di Impatto Ambientale - Sintesi non tecnica 2
1. PREMESSA
Il presente documento rappresenta la Sintesi non tecnica relativa alla Valutazione di Impatto
Ambientale effettuata a cura di GeolSoil Studio Associato, contestuale alla richiesta di
Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) da parte della società ACTA srl, per la
realizzazione di una discarica monodedicata di rifiuti contenenti amianto (R.C.A.), da ubicarsi a
in Loc. Cascina Gallona in Comune di Ferrera Erbognone (PV).
Il progetto in esame riguarda la realizzazione di una discarica di rifiuti contenenti amianto
(C.E.R. 17.06.05*), secondo quanto disposto dal D.M. 3 agosto 2005 (“Criteri di ammissibilità
dei rifiuti in discarica”), art. 6, comma 6, lettera c), secondo cui “Possono essere smaltiti in
discarica per rifiuti non pericolosi […] i materiali edili contenenti amianto legato in matrici
cementizie o resinoidi in conformita' con l'art. 7, comma 3, lettera c) del decreto legislativo 13
gennaio 2003, n. 36 senza essere sottoposti a prove. Le discariche che ricevono tali materiali
devono rispettare i requisiti indicati all'allegato 2 del presente decreto. In questo caso le
prescrizioni stabilite nell'allegato 1, punti 2.4.2 e 2.4.3 del decreto legislativo 13 gennaio 2003,
n. 36 possono essere ridotte dall'autorità territorialmente competente”.
L’Allegato III, Elenco A, punto 9, lettera “d” del D.Lgs. 152/2006 e la L.R. 05/2010 definiscono
quali impianti soggetti a Valutazione di Impatto Ambientale, le “Discariche di R.C.A. con
volumetria superiore a 100.000 m3”.
In funzione delle valutazioni tecniche riportate negli elaborati progettuali, l’impianto prevede
una volumetria netta di rifiuti pari a 600.212,70 m3, rientrando pertanto nell’ambito della
succitata procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
2. FINALITÀ DEL PROGETTO
Il progetto di realizzazione e gestione della discarica di rifiuti contenenti amianto è stato redatto
secondo le determinazioni inerenti le caratteristiche costruttive, contenute nella D.G.R. del 30
novembre 2005, n. 8/1266, pubblicata sul B.U.R.L. n. 50 del 12/12/2005, in accordo con quanto
delineato dal Piano Regionale Amianto Lombardia (P.R.A.L.), approvato con D.G.R. n. 8/1526
del 22/12/2005 e pubblicato sul 2° Supplemento Straordinario al BURL n. 3, del 17/01/2006.
La valenza industriale dell’iniziativa va qualificata alla luce di quanto previsto dal P.R.A.L. e in
considerazione dell’analisi sulla distribuzione territoriale e produzione rifiuti contenenti
amianto, evidenziata dal Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Pavia
(P.P.G.R.).
L’analisi riportata nel Piano Provinciale Gestione Rifiuti della Provincia di Pavia (approvato
dalla Regione Lombardia con D.G.R. n. 8/10483 del 9 novembre 2009 e aggiornato nell’ottobre
2010 in ottemperanza alla D.G.R. 21/10/2009 n. 8/10360), evidenzia come a livello provinciale
vi sia una produzione complessiva di rifiuti contenenti amianto (e in particolare di rifiuti di
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cemento amianto) dell’ordine di ca. 5.000 t/anno (dato MUD riferito al 2005) e come tali rifiuti
siano interamente destinati a smaltimento fuori provincia. Dall’analisi dei flussi di importazione
e di esportazione del rifiuto con codice C.E.R. 17.06.05*, in rapporto ai dati di produzione e
gestione provinciali dell’anno 2005, si evince inoltre quanto segue:
produzione totale del rifiuto: 4.612 t
importazione del rifiuto da fuori provincia PV: 405 t
esportazione del rifiuto fuori provincia PV: 4.243 t
flusso di import-export: - 3.838 t
In considerazione del fatto che sussiste ancora un elevato numero di coperture in eternit, di
condotte in cemento-amianto impiegate nelle reti acquedottistiche e fognarie provinciali, di altre
tipologie di materiali contenenti amianto (anche in edifici scolastici e pubblici), nonché in
funzione di una previsione di bonifiche ambientali di siti, è ragionevole attendersi un
considerevole aumento dei quantitativi di tali rifiuti e, conseguentemente, l’inevitabile necessità
di smaltimento degli stessi a livello provinciale. Il censimento delle coperture in eternit,
promosso a fine 2010 dalla stessa Provincia, e in fase di attuazione a livello comunale sull’intero
territorio provinciale, tende a confermare un netto incremento dei materiali potenzialmente
bonificabili e smaltibili. Ciò avvalora l’esigenza sopra esposta e rende coerente la necessità,
evidenziata nello stesso Piano Provinciale, di disporre di una capacità di smaltimento dedicata a
tale tipologia di rifiuto che possa risultare anche idonea al soddisfacimento di particolari
situazioni, straordinarie o contingenti, legate alla gestione di materiali provenienti da bonifiche
ambientali.
Nel medesimo Piano, dall’esame dei dati disponibili, è emersa pertanto l’opportunità di disporre
di una capacità di smaltimento dedicata a tale tipologia di rifiuto, idonea al soddisfacimento
provinciale di particolari situazioni, straordinarie o contingenti, legate anche alla gestione di
materiali provenienti da bonifiche ambientali.
L’iniziativa risulta quindi in coerenza sia con gli indirizzi definiti dalla Regione Lombardia nel
“Piano Regionale Amianto Lombardia” (P.R.A.L.), che individua la necessità di realizzazione di
discariche di volumetria adeguata a garantire l’autosufficienza regionale per quanto attiene lo
smaltimento del cemento-amianto, sia con il Piano Gestione Rifiuti della Provincia di Pavia, che
evidenzia tale necessità anche a livello provinciale.
3. STRUTTURA DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Il presente S.I.A. è volto pertanto ad analizzare i principali aspetti progettuali ed i riflessi
ambientali inerenti il progetto (descritto ed esposto nel dettaglio nel Cap. 4: Quadro Progettuale),
illustrando nel contempo la situazione territoriale ed ambientale del contesto in cui ricade il sito
di interesse.
Lo Studio è stato redatto secondo quanto stabilito nel D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. e si sviluppa
nelle seguenti sezioni:
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1. quadro programmatico:
- analisi delle relazioni esistenti tra il progetto e gli strumenti di programmazione e di
pianificazione vigenti.
2. quadro progetttuale:
- descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insieme del progetto e delle esigenze di
utilizzazione del suolo durante le varie fasi di evoluzione del progetto;
- indicazione dei motivi principali della scelta compiuta tenendo conto dell'impatto
sull'ambiente;
- descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a
costi non eccessivi.
3. quadro ambientale:
- analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti potenzialmente soggette
ad impatti, quali atmosfera, acqua, suolo e sottosuolo, paesaggio e popolazione.
4. descrizione degli impatti attesi dal progetto:
- una valutazione della tipologia e della quantità delle emissioni previste (inquinamento
dell'aria, dell'acqua e del suolo, rumore, vibrazioni, radiazioni, ecc.) risultanti dall'attività
dell’impianto;
5. descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare gli effetti
negativi del progetto sull'ambiente.
4. QUADRO PROGRAMMATICO
Sono stati esaminati i diversi strumenti pianificatori a livello territoriale, al fine di stabilire ed
eventualmente individuare possibili limiti o incongruenze tra le norme tecniche presenti negli
stessi ed il progetto di realizzazione della nuova discarica. L’analisi condotta ha consentito di
appurare che la zona non è situata all’interno di aree vincolate o tutelate, né in prossimità di zone
con caratteristiche ambientali importanti. Di conseguenza, non sono state individuate situazioni
ostative alla realizzazione del progetto.
Al fine di fornire un inquadramento esaustivo è stato considerato quanto segue:
a livello sovraregionale:
o Piano per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.): in considerazione di quanto previsto dall’art.
31 del P.A.I., relativamente alla delimitazione delle fasce fluviali e alla corrispondente
definizione delle norme di comportamento e compatibilità degli interventi, l’area di
interesse si colloca esternamente rispetto alla Fascia C del Fiume Po, a circa 400 m di
distanza.
a livello regionale:
o Piano di Tutela e Uso delle Acque (PTUA) (approvato con D.G.R. 29 marzo 2006
n. VIII/2244): il territorio in esame ricade nel Settore n. 5 “Dorno” del Bacino
idrogeologico denominato “Lomellina”. Secondo quanto riportato in tale elaborato, l’area
d’interesse ricade in un settore in cui risulta evidente la separazione tra acquifero
superficiale e profondo. La vulnerabilità integrata del territorio prevede per l’area in
esame l’inserimento in zona di attenzione.
o Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA) (D.G.R. n. 35196/1998 - D.G.R.
n.6501/2001 - D.G.R. n. 5290/2007): i territori comunali di Ferrera Erbognone e di
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Sannazzaro de’ Burgondi rientrano in Zona B “zona di pianura” (ex zona di
mantenimento), in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non
comportare il rischio di superamento degli stessi, ma per i quali è comunque necessario
adottare piani di mantenimento.
o P.T.R. Lombardia - Piano Territoriale Regionale (D.G.R. n. 874 del 30.07.2009
adozione ai sensi della L.R. 12/2005; D.G.R. n. 951 del 19.01.2010 approvazione delle
controdeduzioni alle osservazioni al PTR): l’area rientra nella “Fascia della bassa
pianura” – “Paesaggi della pianura risicola”. L’elemento che lo contraddistingue è la
coltivazione del riso, che impone una caratteristica organizzazione colturale e poderale. Il
sito di interesse si colloca nel contesto di un’ambito di degrado provocato da abbandono
e dismissione di aree e infrastrutture agricole, in genere a favore di aree incolte o di
piantumazione di pioppeti industriali o di siti industriali e produttivi. Nello specifico,
appena a Nord è presente una zona industriale-logistica piuttosto estesa ed in espansione
(Raffineria Eni S.p.A.).
o Rete Ecologica Regionale (RER) (approvata con Delib. n. 8/10962 del 30 dicembre
2009): il sito di specifico interesse non rientra nell’ambito delle delimitazioni segnalate,
indicanti elementi di primo o secondo livello della RER, o corridoi regionali primari.
a livello provinciale:
o P.T.C.P. Provincia di Pavia Piano Territoriale di Coordinamento (adottato con D.C.P. n.
50/275352 del 13.09.2002 e approvato con D.C.P. n. 53/33382 del 07.11.2003): il sito si
inserisce nell’ambito di “Aree di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri
connotativi” (art. 33.32-34 delle NTA del P.T.C.P.).
o Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Pavia (P.P.G.R.) (approvato
dalla regione Lombardia con D.G.R. n. 8/10483 del 9 novembre 2009): il sito prescelto
per la localizzazione della discarica in progetto (Tipologia Impiantistica A, come da
definizione inserita nel Piano) rientra nell’ambito di un’area penalizzante, ma non
escludente, per nuovi impiani e per varianti sostanziali. I nuovi impianti di discarica
sono consentiti, a fronte di una complessiva riqualificazione paesaggistico/ambientale
dell’area e a seguito di particolari attenzioni nella progettazione e realizzazione della
medesima, in modo da prevedere l’individuazione di adeguate misure di mitigazione e/o
compensazione.
o Piano Cave della Provincia di Pavia (approvato dalla Regione Lombardia in data 20
febbraio 2007 con D.C.R. VIII/344): l’area di interesse non rientra tra i siti estrattivi
previsti nel P.A.E.P. della Provincia di Pavia.
a livello comunale:
o Piano di zonizzazione acustica (Legge Quadro 26/10/95 n. 447): i valori limite di
riferimento ritenuti validi per l’area, sono quelli definiti per la Classe III “Area di tipo
misto” secondo il D.P.C.M. 14.11.97 (valori limite assoluti di immissione diurno-
notturno pari a 60–50 dB).
o Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) del Comune di Ferrera Erbognone (con
Delibera del C.C. n. 13 del 24 aprile 2010): il sito prescelto per la discarica è classificato
dal piano urbanistico come “Area destinata all’agricoltura”. L’impianto in progetto non è
comunque in contrasto con le previsioni di Piano e le attività produttive ed industriali già
insediate sull’area. Si tratta di zone adiacenti a siti industriali e a siti già utilizzati per
attività di recupero e trattamento rifiuti che hanno in genere necessità di ampliamento.
o Elaborato tecnico R.I.R. (Rischio di Incidente Rilevante) (previsto dal D.M. L.L.P.P.
9 maggio 2001 n.151) predisposto globalmente dal Comune di Ferrera Erbognone e dal
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Comune di Sannazzaro de’ Burgondi. Le materie presenti e/o trattate presso la nuova
discarica per R.C.A. in progetto non sono in alcun caso correlabili e cumulabili a quelle
identificate (Acido Fluoidrico, Benzina, Metanolo, Idrogeno Solforato, Cloro, ecc.)
presso gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, presenti sui territori comunali. In
ogni caso lo stesso impianto in progetto, non rappresenta un luogo soggetto ad
affollamento rilevante, sia in fase costruttiva che in fase gestionale.
Le verifiche condotte hanno mostrato la compatibilità del progetto di ubicazione e realizzazione
del nuovo impianto nei confronti delle normative vigenti a livello nazionale e locale in materia di
difesa del suolo e di tutela e uso delle risorse idriche, ambientali e di tutela della salute pubblica.
5. QUADRO PROGETTUALE
5.1. Descrizione sintetica del progetto
L’intervento ricade nella porzione meridionale del territorio di Ferrera Erbognone, in
corrispondenza di un settore pianeggiante, leggermente degradante verso Sud, compreso tra
l’area industriale della Raffineria Eni S.p.A. (a Nord) e lo stabilimento dell’Azienda Agricola
Allevi (a Sud) nei pressi della scarpata di terrazzo del Piano Generale Terrazzato (P.G.T.).
Gli appezzamenti di intervento (Map.li n. 2, 3 e 40 del Foglio 19 del NCT del Comune di Ferrera
Erbognone) sono accessibili da una strada privata recentemente asfaltata ed adeguatamente
segnalata che, dalla S.P. n. 28 “Gallia-Sannazzaro”, costeggia in direzione Sud l’area in oggetto
lungo tutto il suo lato sud-occidentale (ca. 470,0 m).
Nella tabella di seguito riportata vengono illustrate le caratteristiche dimensionali dell’intero
impianto.
Caratteristiche dimensionali dell’impianto
superficie in disponibilità 130.075,00 m2
superficie totale recintata 110.343,30 m2
superficie interessata interessa dalle operazioni
di scavo per l’approntamento della discarica 101.017,81 m
2
superficie scoperta impermeabilizzata
(ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera f del R.R. n.04) 1.988,0 m
2
superficie coperta
(box uffici/servizi/deposito di emergenza) ca. 253,0 m
2
superficie esterna all’impianto destinata
all’inserimento di fasce alberate e vegetate 12.562,78 m
2
Tab. 1 - Caratteristiche dimensionali dell’impianto di discarica in progetto.
Operativamente è possibile distinguere le seguenti fasi progettuali:
PREDISPOSIZIONE DELL’AREA (recinzione, fossi di guardia, area impiantistica);
ESCAVAZIONE (scavo fondo e scarpate)
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APPRONTAMENTO (approntamento dei settori idraulici mediante la predisposizione
della barriera geologica di fondo e delle scarpate);
CONFERIMENTO (coltivazione della discarica mediante la messa a dimora definitiva dei
pallets di R.C.A.);
MESSA A DIMORA DELLA COPERTURA FINALE (predisposizione della copertura
finale e messa in opera degli interventi di ripristino ambientale e di rinaturalizzazione).
Per quanto riguarda le operazioni di escavazione, approntamento della barriera geologica,
conferimento dei rifiuti R.C.A. e di inserimento della copertura finale, si precisa che le stesse
avverranno per lotti (sei) a loro volta separati in settori (due/tre per ogni lotto). Per ognuno dei
settori, una volta aperto lo scavo, si provvederà sin da subito all’approntamento della barriera
geologica del fondo e delle scarpate, al riempimento del settore, mediante il collocamento dei
rifiuti sino alle altezze di progetto e, infine, alla realizzazione della copertura finale (con
inerbimento e interventi di ripristino ambientale).
Nella tabella di seguito riportata vengono sinteticamente elencate le caratteristiche dimensionali
dell’invaso di discarica in progetto.
Caratteristiche dimensionali del bacino di discarica
superficie utile al p.c. 101.017,81 m2
superficie fondo bacino 90.101,58 m2
quota media p.c. 86,423 m s.l.m.
quota media fondo scavo 78,969 m s.l.m.
profondità di scavo dal p.c.
min 7,112 m (a Nord)
max 7,925 m (a Sud)
media 7,454 m
volume utile invaso 712.841,05 m3
inclinazione delle sponde 40°
Tab. 2 - Caratteristiche dimensionali del bacino di discarica in progetto
Le fasi di avanzamento del piano di coltivazione possono essere così distinte:
FASE 1: escavazione del lotto 1 e del lotto 2 e impermeabilizzazione del lotto 1;
FASE 2: conferimento dei rifiuti nei settori 1 e 2 del lotto 1;
FASE 3: escavazione del lotto 3 e impermeabilizzazione del lotto 2;
FASE 4: conferimento dei rifiuti nel settore 3 del lotto 1 e nei settori 1 e 2 del lotto 2;
FASE 5: escavazione del lotto 4 e impermeabilizzazione del lotto 3;
FASE 6: conferimento dei rifiuti nel settore 3 del lotto 2 e nei settori 1 e 2 del lotto 3;
FASE 7: escavazione del lotto 5 e impermeabilizzazione del lotto 4;
FASE 8: conferimento dei rifiuti nel settore 3 del lotto 3 e nel settore 1 del lotto 4;
FASE 9: escavazione del lotto 6 e impermeabilizzazione del lotto 5;
FASE 10: conferimento dei rifiuti nel settore 2 del lotto 4 e nel settore 1 del lotto 5,
impermeabilizzazione del lotto 6;
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FASE 11: conferimento dei rifiuti nel settore 2 del lotto 5 e nel settore 1 del lotto 6,
sigillatura della copertura finale.
La copertura finale assumerà quote topografiche massime dell’ordine di 93,00 m s.l.m. in
corrispondenza del settore centrale del corpo di discarica, andando a raccordarsi, con pendenze
laterali dell’ordine del 2,5 % , al ciglio superiore della scarpata in elevazione perimetrale. Su
tutto il perimetro della discarica, a seguito del conferimento dei rifiuti e dei relativi spessori di
copertura di seguito specificati, si andrà infatti a conformare una prima scarpata in rilevato
dell’altezza di ca. 3,0 m dal piano campagna originario. Tale scarpata assumerà un’inclinazione
perimetrale omogenea di circa 15°/16° (ca. 28%).
Il progetto prevede in sostanza la realizzazione di una conformazione collinare centrifuga, da
conferire alla copertura finale della discarica, al fine di consentire il raccordo con le aree
circostanti e favorire il rapido deflusso delle acque meteoriche di ruscellamento.
I volumi netti degli R.C.A. conferibili in discarica sono dell’ordine di 600.212,70 m3,
corrispondenti a complessive 720.255,2 t, a 72.025,52 t/a e a 230,85 t/g (considerando una
gestione operativa di 10 anni ed un periodo di conferimento annuale di 312 giorni). Nella tabella
di seguito riportata vengono riassunti i dati relativi al conferimento.
CONFERIMENTO (10 anni)
VOLUME LORDO DISCARICA 1.170.054,24
VOLUME LORDO COMPLESSIVO R.C.A.(*)
846.299,95 m3
VOLUME NETTO COMPLESSIVO R.C.A. 600.212,70 m3
VOLUME “VUOTI”TRA I PALLETS 246.087,25 m3
VOLUME INFRASTRATO 39.573,76 m3
TONNELLATE COMPLESSIVE R.C.A. 720.255,2 t
QUANTITATIVI ANNUI R.C.A. 72.025,52 t/a
QUANTITATIVI GIORNALIERI R.C.A. 230,85 t/g
(*) volumetria degli R.C.A. conferiti in discarica, comprensiva solo dei “vuoti” presenti tra un pallet e l’altro
Tab. 3 - Sintesi conferimento dei rifiuti R.C.A..
Il progetto della nuova discarica ACTA srl prevede sia in fase di gestione operativa che in fase di
gestione post-operativa un accurato Piano di sorveglianza, monitoraggio e controllo, ai sensi
dell’Allegato II, punto 5 del D.Lgs. 36/03) delle componenti ambientali a più elevato impatto e a
rischio di inquinamento.
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6. QUADRO AMBIENTALE
6.1. Analisi della qualità dell’ambiente
Le componenti ambientali esaminate e potenzialmente soggette ad un impatto del progetto
proposto sono:
Atmosfera: i valori rilevati dalle stazioni di monitoraggio, aggiornati ed inviati con periodicità
giornaliera dall'ARPA, che a partire dal febbraio 2007 ha preso in gestione le stazioni di
monitoraggio dei Comuni di Ferrera Erbognone, Scaldasole, Galliavola, la frazione di Casoni B.
ed il Comune di Sannazzaro, indicano per il territorio comunale come tutti gli inquinanti,
utilizzati come parametri indicativi, siano sempre inferiori ai valori limite stabiliti dalla
normativa.
Nello specifico, per la caratterizzazione locale della qualità dell’aria sono stati considerati i
valori di concentrazione dei principali inquinanti atmosferici registrati nell’anno 2010 dalla
stazione di Sannazzaro dè Burgondi, situata a circa 3 Km a nord-est rispetto alla futura discarica
e dalla stazione ENI di Ferrera Erbognone, situata a circa 2,5 km a nord-ovest rispetto alla futura
discarica.
Dalle rilevazioni, è stato possibile desumere quanto segue:
per quanto riguarda il biossido di azoto, nell’anno 2010 non sono stati riscontrati
superamenti né del valore limite di protezione della salute umana relativo all’intero anno
civile (40 μg/m3) né del valore limite orario (200 μg/m
3), previsto dalla normativa;
relativamente al PM10, il valor medio annuale risulta inferiore al valore limite di
protezione della salute umana relativo all’intero anno civile (40 μg/m3), ma nel 2010 il
valore limite giornaliero (50 μg/m3) risulta superato per 56 giorni e, quindi, per un
numero totale di giorni superiore a quanto consentito dalla normativa;
per ciò che concerne il monossido di carbonio, nell’anno 2010 non è stato osservato
alcun superamento del valore limite di protezione della salute umana mediato sulle 8 ore
consecutive (10 mg/m3);
per quanto riguarda il benzene, nell’anno 2010 non sono stati riscontrati superamenti del
valore limite di protezione della salute umana relativo all’intero anno civile (5 μg/m3);
per ciò che concerne l’ozono, nell’anno 2010 non sono stati riscontrati superamenti del
valore obiettivo (120 g/m3);
relativamente al biossido di zolfo, per quanto riguarda i dati registrati dalla centralina
AGIP non è stato riscontrato alcun superamento dei limiti imposti dalla normativa
vigente.
Geologia e Geomorfologia:
L’ambito in oggetto si colloca nei pressi del limite meridionale dell’unità geomorfologica che
caratterizza la Pianura Padana localizzata a Nord del Fiume Po: il “Piano Generale Terrazzato”.
Il sito ricade quindi a monte di un tratto di terrazzo morfologico in parte antropizzato, in sinistra
idrografica del T. Agogna e del Fiume Po, ad una distanza rispettivamente di 1,5 km e 3,0 km
circa dall’alveo dei due corsi d’acqua. Le quote topografiche, desumibili dalla Carta Tecnica
Regionale della Regione Lombardia (sez. A8d1) alla scala 1 : 10.000, sono dell’ordine di 86,00
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m s.l.m.. L’area di interesse rientra in zona non esondabile, esterna alla Fascia C definita nel
P.A.I. (area di inondazione per piena catastrofica).
Nel contesto territoriale si segnala la presenza di due Ambiti estrattivi (ATEg20 e ATEg21),
inseriti nel Piano Cave della Provincia di Pavia, la cui delimitazione è visualizzata in Tav. A3
allegata al S.I.A.. È inoltre evidente la presenza di conformazioni morfologiche del territorio
connesse a passate attività estrattive ormai recuperate (R1112/g/PV, R1113/g/PV, R1079/g/PV,
R1075/g/PV, R1074/g/PV, R1073/g/PV, R1072/g/PV, R1071/g/PV).
Ambiente idrico superficiale:
Dal punto di vista idrografico, il sito di ubicazione dell’impianto rientra all’interno del
Sottobacino del T. Agogna, che scorre a circa 1,5 km a Sud dell’area di interesse.
Nell’immediato intorno del sito sono presenti rogge e colatori privati ad uso irriguo. L’elemento
idrico minore più prossimo è rappresentato dal Colatore Riazzolo, che comunque scorre a Sud
del sito in oggetto, ad una distanza superiore a 500 m, alla base della scarpata (di h ca. 10,0 m)
che delimita il Piano Generale Terrazzato.
Suolo e sottosuolo:
Il paesaggio dominante è di tipo agricolo ed è caratterizzato soprattutto dalla coltura risicola o,
secondariamente, da seminativi semplici (che comprendono terreni interessati da coltivazioni
erbacee, generalmente soggetti all’avvicendamento o alla monocoltura, nonché terreni a riposo).
Dal punto di vista pedologico il terreno in esame è classificato come “Luvisols”.
In termini generali, il territorio oggetto d’indagine è costituito da un potente materasso
alluvionale caratterizzato da una notevole variabilità sia verticale sia laterale delle caratteristiche
di permeabilità e di trasmissività, dovuta alle differenti litologie presenti (risultato di diversi
ambienti deposizionali che si sono succeduti nel tempo) e che ha favorito l’impostazione di una
serie di falde sovrapposte.
Dall’analisi delle indagini geognostiche appositamente eseguite per i primi 15,0 m della
successione è possibile evincere che la medesima risulta caratterizzata in superficie da prevalenti
orizzonti sabbiosi e limo-sabbiosi, a granulometria media, talora con intercalazioni più
grossolane, costituite da ghiaietto sparso in matrice sabbiosa; non sono comunque infrequenti
sottili lenti di limi o argille intercalate nella successione sabbiosa.
Nell’area di specifico interesse risulta una capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque
sotterranee elevata, in sostanziale accordo con quanto riportato nella cartografia regionale
(Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia) (v. Tav. A9/a allegata al S.I.A.).
Ambiente idrico sotterraneo:
Le informazioni riportate nelle Sezioni litostratigrafiche interpretative (v. Tav. A10 allegata al
S.I.A.), forniscono un quadro generale dell'andamento del sottosuolo e dell’ambiente idrico,
schematizzabile come segue:
Acquifero superficiale (o “primo acquifero”): ospitante la falda acquifera freatica, formato da
sedimenti di medio-alta permeabilità (coefficiente di permeabilità k anche maggiore
10-3
cm/sec), a componente sabbiosa dominante, con alternanze di livelli più grossolani. Nella
porzione di territorio considerata, l’acquifero superficiale si sviluppa sino ad una profondità
compresa tra i 45,0 ed i 60,0 metri dal p.c.. Questa falda, alimentata dal deflusso sotterraneo
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proveniente da Nord, oltre che direttamente dalla superficie, fluisce verso l’alveo del Fiume Po,
che ne costituisce il livello idrogeologico di base controllandone le alterne fasi di alimentazione
o drenaggio. Il grado di vulnerabilità del primo acquifero, risulta essere in genere, da medio a
medio-elevato, in quanto scarsamente protetto dai processi di percolazione delle acque
superficiali. Tale circostanza rende inadatto il prelievo e lo sfruttamento delle acque dallo stesso,
per uso idropotabile.
Acquifero profondo (o “secondo acquifero”): si tratta di un acquifero multistrato, con falde
artesiane sovrapposte e separate da setti impermeabili limo-argillosi di potenza variabile. Per tali
falde, che alimentano tutti i pozzi ad uso idropotabile presenti in zona, si può considerare una
protezione pressoché completa con vulnerabilità, a livello locale, bassissima o nulla (per
percolazione verticale). La derivazione sfruttata a scopo acquedottistico più prossima al sito è
ubicata in località Casoni Borroni, entro i limiti amministrativi del Comune di Mezzana Bigli,
circa 1,8 km a Sud dell'ambito di specifico interesse.
In funzione delle caratteristiche morfologiche del terreno (debolmente degradante verso i
quadranti meridionali), è possibile indicare, in corrispondenza della zona di specifico interesse,
un senso di deflusso della falda idrica orientato prevalentemente verso Sud, in considerazione
dell’azione drenante di “richiamo” esercitata dal T. Agogna e il Fiume Po nei confronti della
falda freatica. I valori di soggiacenza minimi di tale falda variano stagionalmente in funzione
degli eventi meteorici e della conseguente ricarica che l’acquifero subisce.
Per quanto riguarda i dati piezometrici si è fatto riferimento alle quote assolute espresse in metri
sul livello del mare della superficie della falda freatica presenti nella “Tav. 4 - Carta
idrogeologica” del P.G.T. del Comune di Ferrera Erbognone relativa al monitoraggio di gennaio
2007, nella “Tav. 4 - Carta idrogeologica” del P.G.T. del Comune di Sannazzaro de’ Burgondi
relativa al monitoraggio eseguito nel periodo dicembre 2008 - gennaio 2009 e nella Tav. 5 –
Assetto Idrogeologico del Piano Provinciale delle Cave - Amministrazione Provinciale di Pavia
relativa al monitoraggio di giugno 2004.
Dall’analisi della cartografia relativa agli studi disponibili e in considerazione dei dati misurati
direttamente sul terreno in corrispondenza di n. 6 piezometri ubicati nell’ambito dell’area di
intervento (sui quali sono state effettuate misure di soggiacenza a partire dal mese di ottobre
2009) risulta possibile affermare che il pelo libero della falda freatica, nell’area indagata,
raggiunge una quota massima assoluta di circa 76,00-77,00 m s.l.m., vale a dire una soggiacenza
minima di circa 9,20-10,45 m. Tali valori sono riscontrabili nel periodo estivo (giugno, luglio,
agosto e settembre) quando appunto i terreni sono sottoposti alle pratiche irrigue, che
contribuiscono ad innalzare i valori isopiezometrici della falda, con un’incidenza maggiore di
quanto non abbia la ricarica meteorica naturale autunnale (v. Tav. A9/c “Inquadramento
idrogeologico di dettaglio - Assetto piezometrico Anno 2009/2011”).
La presenza del terrazzo morfologico che delimita a Sud il Piano generale Terrazzato, crea
ripercussioni anche a livello del deflusso idrico sotterraneo. Infatti, come si nota dalle
ricostruzioni effettuate, la superficie piezometrica in corrispondenza della scarpata di terrazzo
subisce una brusca flessione (v. Fig. 1), riconoscibile per il maggior raffittimento delle linee
isopiezometriche. In particolare la falda si abbassa da 73,0 m s.l.m. a 72,0 m s.l.m. nello spazio
di qualche decina di metri, con un incremento della pendenza di almeno un ordine di grandezza
rispetto al normale andamento nelle aree pianeggianti.
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Fig. 1 - Modello idrogeologico di riferimento per le aree di terrazzo: brusca flessione della
superficie piezometrica in corrispondenza dell’orlo di terrazzo presente a Sud del sito di
intervento.
La valutazione della vulnerabilità intrinseca della falda freatica è stata opportunamente stimata
mediante l’utilizzo del Metodo SINTACS (Civita, 1994; Civita e De Maio, 1997; Civita e De
Maio, 2000), metodo ampiamente riconosciuto e che si adatta alla realtà idrogeologica, climatica
e di impatto che si riscontra nell’area di interesse. Il metodo adottato consiste nella valutazione
quantitativa, commutata in un punteggio, di una serie di parametri d’ingresso e di una serie di
pesi moltiplicatori che consentono di amplificare l’importanza che si vuole attribuire ai singoli
parametri.
I parametri considerati sono i seguenti:
- la Soggiacenza: profondità della superficie piezometrica misurata dal p.c.. A parità di
condizioni idrogeologiche dell’insaturo, da essa dipende il tempo di transito di un
contaminante idroveicolato dalla superficie all’acquifero e, quindi, la durata delle azioni
di autodepurazione e attenuazione, con riferimento in particolare all’azione ossidante
dell’ossigeno atmosferico;
- l’Infiltrazione efficace: quantità di acqua derivante dalle precipitazioni che viene
trasferita dalla superficie al sottosuolo. Regge il trascinamento in profondità dei
contaminanti e la loro diluizione nell’insaturo e nella zona di saturazione;
- l’effetto di autodepurazione del Non saturo: la zona insatura è quella compresa tra la base
del suolo e la zona satura dell’acquifero ed in essa avvengono gli spostamenti
prevalentemente verticali dell’acqua;
- la Tipologia della copertura: questo è un parametro fondamentale in quanto all’interno
del suolo si esplicano processi sia fisici, sia chimici che possono attenuare l’importanza
dell’impatto;
- le caratteristiche idrogeologiche dell’Acquifero: si considera la zona di saturazione
all’interno di un determinato complesso idrogeologico e si considerano i processi (quali
diluizione, dispersione, assorbimento, reattività chimica) che avvengono al di sotto della
orlo di terrazzo
bacino della discarica in progetto
massima escursione
della falda freatica
p.c.
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superficie piezometrica);
- la Conducibilità idraulica dell’acquifero: misura della permeabilità del terreno ovvero la
capacità di un mezzo dotato di porosità primaria o secondaria, di farsi attraversare
dall’acqua sotterranea. È pertanto la capacità di spostamento attraverso il mezzo saturo
dell’acqua di falda e quindi anche di un contaminante che non ne alteri troppo le
caratteristiche di densità;
- l’acclività della Superficie topografica: incide sulla vulnerabilità intrinseca perché da essa
dipende la velocità di spostamento e la quantità d’acqua piovana che, a parità di
precipitazione, è soggetta a ruscellamento.
L’elaborazione dei dati con il metodo SINTACS ha portato alla produzione della “Carta della
vulnerabilità intrinseca dell’acquifero freatico” (v. Tav. A11/h) per l’area di interesse.
Nel territorio oggetto dello studio sono stati identificati campi di vulnerabilità compresi tra B -
basso ed E - elevato.
Le zone soggette a rischio elevato sono essenzialmente quelle poste a nord-ovest dell’area
oggetto di intervento, laddove i valori di soggiacenza sono più modesti e dove, quindi, lo
spessore dell’insaturo è inferiore e la falda acquifera è più vicina al piano di campagna.
La zona corrispondente all’area interessata dal progetto ricade in un campo di vulnerabilità alta.
Le aree poste in corrispondenza del terrazzo che collega il Piano Generale Terrazzato con il
ripiano delle Alluvioni medie è soggetto ad una vulnerabilità media e bassa, a causa della
maggiore soggiacenza della falda e a causa della maggiore acclività del terreno.
Ambiente biotico: Flora e vegetazione
I vari elementi vegetazionali presenti nel contesto areale considerato, sono riportati
nell’elaborato “Uso del Suolo” (v. Tav. A13 allegato al S.I.A.) tracciato in funzione dei dati
derivanti dal D.U.S.A.F. (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali - Anno di
rilevamento 2007) e utilizzando come base cartografica la CTR in scala 1:10.000 della Regione
Lombardia, nel sistema di riferimento Gauss-Boaga. Le principali tipologie vegetazionali e di
uso del suolo rilevate nell’area di studio, per un intorno di circa 3,0 km rispetto al punto di
ubicazione dell’impianto, sono le seguenti: boschi di latifoglie, vegetazione arbustiva e arborea
di ambiente ripariale, vegetazione arbustiva e cespuglietti, vegetazione dei greti, risaie,
seminativi, pioppeti.
Fauna
Per quanto concerne l’aspetto faunistico, l’analisi ha riguardato un territorio ampio e
diversificato, all’interno del quale è stata considerata la presenza di questi siti:
il SIC IT2080012 Garzaia di Gallia, localizzato nei Comuni di Galliavola e Pieve del
Cairo e individuabile cartograficamente nella Sezione A8d1 della Carta Tecnica
Regionale a scala 1:10.000, che dista circa 2,1 Km verso ovest in linea d’aria
dall’impianto in progetto;
il SIC IT2080008 Boschetto di Scaldasole, localizzato nel Comune di Scaldasole e
individuabile cartograficamente nella Sezione A7d5 della Carta Tecnica Regionale a
scala 1:10.000, che dista circa 4,2 km verso nord in linea d’aria dall’impianto in progetto;
la ZRC Zona di Ripopolamento e Cattura “Isolona”, individuata nel Piano Faunistico
Venatorio della provincia di Pavia 2006-2010;
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l’Oasi di Protezione Cascina Furiosa, individuata nel Piano Faunistico Venatorio della
provincia di Pavia 2006-2010.
L’unico sito naturale che, rispetto alla zona d’interesse, rientra nel raggio dei 3,0 km è la “Garzia
di Gallia”, che risulta sia Monumento Naturale ai sensi della L.R. 4/94, sia area SIC ai sensi
della Direttiva Habitat (codice sito Natura 2000 IT2080012). Le rilevanze naturalistiche ivi
riscontrabili hanna un importante parametro di riferimento per la progettazione degli interventi
vegetazionali finalizzati a mitigare e compensari gli impatto prevedibili dalla realizzazione
dell’impianto in progetto.
Paesaggio e ambiente culturale:
L’area di interesse si colloca immediatamente a Sud della S.P. 28 Gallia-Sannazzaro, sul Piano
Generale Terrazzato, a circa 520 m a Nord rispetto alla scarpata morfologica che delimita verso
Sud il Piano Generale Terrazzato (P.G.T) e che rappresenta un importante fattore di articolazione
e di differenziazione del paesaggio. Il sito è adiacente allo stabilimento della Raffineria Eni Spa,
che si estende per circa 200 ha tra i territori comunali di Ferrera Erbognone e sannazzaro de’
Burgondi. Si precisa che nel raggio di 2,0 km dall’area di ubicazione dell’impianto, non sono
presenti né Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), né Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.).
L’area presenta elementi di interesse naturalistico sia per la sua struttura idrografica che per la
presenza di formazioni boschive frammentarie, per lo più distribuite lungo i principali colatori
(Colatore Riazzolo) e le scarpate del T. Agogna. Le superfici boscate sono infatti estremamente
ridotte in quanto scomparse sotto la domanda agricola di terreni produttivi e sono costituite
principalmente da residui della vegetazione originale. Lungo i corsi d’acqua è inoltre presente
vegetazione ripariale, anche se abbastanza ridotta e talvolta sostituita dai pioppeti industriali. La
monotonia caratterizza questo paesaggio vegetale dove sono rari sia i filari di alberi (gelso, salice
bianco), sia i fossi e i colatori.
Le caratteristiche del territorio sono il carattere geometrico del disegno dei campi coltivati,
soprattutto a riso e a mais, e dei pioppeti, l’andamento rettilineo delle strade e dei filari.
Le aree edificate più prossime si collocano ad una distanza superiore ai 2,0 Km, in
corrispondenza del medesimo terrazzo morfologico impostato sui depositi sabbiosi del Piano
Generale Terrazzato e risultano essenzialmente costituite dai centri abitati e dalle altre
infrastrutture. I centri abitati di questa zona solitamente conservano tradizioni rurali, anche se
negli ultimi decenni si sono inserite alcune attività industriali, anche di notevole rilevanza.
Per quanto concerne le infrastrutture dell’area di studio, i collegamenti tra i centri abitati sono
costituiti da una maglia abbastanza sviluppata di strade provinciali e comunali che sono in grado,
allo stato attuale, di soddisfare la domanda locale di mobilità. Tra queste strutture, le principali
sono la S.P. 193 bis Pavia-Alessandria che assicura i collegamenti tra la Lomellina e Pavia, la
S.P. 28, che collega l’abitato di Gallia con quello di Sannazzaro de’ Burgondi, la S.P. 206
“Voghera-Novara” e la S.P. 4 che connette il Comune di Mezzana Bigli con la S.P. 206.
Va infine specificato che il sito non è prossimo ad insediamenti residenziali, non è visibile né da
centri abitati, né da aree protette e/o parchi o da percorsi turistici. È, inoltre, necessario
considerare che il sito non è visibile dalla maggior parte delle strade provinciali presenti
nell’area di indagine (fatta eccezione per la S.P. 28 Gallia-Sannazzaro, che è proprio adiacente
alla zona oggetto di intervento), ma solamente dalle strade sterrate presenti nell’immediato
intorno. Dalla limitrofa C.na La Cascinazza, la visibilità dell’impianto risulterà limitata data la
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presenza delle specie arboree già esistenti e di quelle previste in progetto, che ne favoriranno la
schermatura.
Salute pubblica:
Il progetto si inserisce in una zona relativamente distante da centri abitati e agglomerati urbani
(circa 2,1 Km in linea d’aria dai centi abitati di Ferrera Erbognone e di Sannazzaro de’
Burgondi) e già intensamente sfruttata a scopo produttivo. Il contesto è interessato da aree che
urbanisticamente vengono destinate all’ampliamento delle realtà produttive già insediate (quali
ad esempio la medesima raffineria Eni Spa). La tipologia stessa del progetto e la scelta del sito di
ubicazione (in adiacente ad impianti produttivi già ampiamenti sviluppati) non comporta
particolari rischi per la salute pubblica.
Considerando, la pressione viabilistica indotta dal progetto in fase di approntamento della
discarica e in fase dei rifiuti R.C.A., si ritiene che le relative pressioni atmosferiche, acustiche e
di incidentalità per la salute pubblica assumano entità irrilevanti.
Tenuto conto che l’assetto del progetto non prevede, neanche in fase di cantiere, emissioni
rilevanti di carico inquinante trasmesso all’ambiente è possibile affermare che non si assisterà a
impatti sulla componente “salute pubblica”. In ogni caso il Gestore dell’impianto si impegna a
verificare con cadenza periodica stabilita dal “Piano di sorveglianza e controllo” le emissioni in
atmosfera relativamente alla ricaduta di polveri e di polluenti derivati dal traffico indotto, nonché
l’eventuale dispersione di fibre di amianto. Si sottolinea il fatto che il materiale conferito in
discarica sarà costituito da manufatti compatti contenenti amianto legato in matrice cementizia o
resinoide, provenienti essenzialmente da attività di bonifica di coperture. Tali rifiuti di R.C.A.
(definiti “stabili”) verranno conferiti già trattati nel luogo di provenienza (immobilizzazione con
resine sintetiche impregnanti e ricoprenti), confezionati su pallets ed imballati in involucri di
film plastici (in polietilene) resistenti agli urti e agli agenti atmosferici. La pericolosità di tali
rifiuti per la salute pubblica, collegata al potenziale rilascio e dispersione delle fibre di amianto
in atmosfera, sarà pertanto azzerata. Il trasporto degli R.C.A. avverrà inoltre mediante l’utilizzo
di vettori chiusi o di automezzi dotati di telo copri-rifiuto.
Le modalità previste di coltivazione e approntamento dei vari settori, permetteranno di
perseguire importanti vantaggi, tra i quali:
la collocazione degli impianti destinati all’accettazione (e quindi al maggior tempo di
stazionamento del personale addetto) nella posizione più periferica rispetto alle aree
R.I.R. (Rischio Incidente Rilevante) della Raffineria Eni Spa;
la collocazione degli impianti destinati all’accettazione (e quindi allo stazionamento del
personale addetto), nella posizione più distante dall’area a maggior impatto olfattivo
(S.P. n. 28 “Gallia-Sannazzaro”) generato dalla Raffineria Eni Spa.
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4. MATRICE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ATTESI DAL PROGETTO
La seguente matrice rappresenta la sintesi qualitativa dei potenziali impatti prodotti dall’opera in
progetto sulle varie componenti ambientali esaminate nel dettaglio nella Relazione illustrativa
allegata allo Studio di Impatto Ambientale, sia in fase di escavazione che in fase di conferimento
e gestione.
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Tab. 4 - Matrice degli impatti ambientali attesi dal progetto.
LEGENDA:
IMPATTI POSITIVI: A = alto M = medio T = trascurabile o non rilevante
IMPATTO NULLO: N
IMPATTI NEGATIVI: A = alto M = medio T = trascurabile o non rilevante
AZIONI
DI PROGETTO
POTENZIALI
IMPATTI
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5. SINTESI DELLE MISURE DI MTIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE APPLICATE
Le misure di mitigazione e compensazione degli impatti prodotti dal progetto sono riassunte nella tabella di eseguito riportata.
COMPONENTE
POTENZIALI
SORGENTI DI
IMPATTO
POTENZIALI
EFFETTI
MISURE PREVISTE
(MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE)
Atmosfera
Realizzazione di opere di cantiere
Afflusso di mezzi per movimentazione inerti
(in fase di escavazione)
Emissioni inquinanti e
polveri
Utilizzo macchine/apparecchi con motori diesel
con sistemi di filtro antiparticolato
Ottimizzazione dei trasporti
Limitazione della velocità lungo la pista di accesso al cantiere (< 20 km/h)
Danneggiamento o ribaltamento accidentale
pallets
(in fase di conferimento)
Eventuale liberazione
di fibre di amianto
Collocamento dei pallets danneggiati in uno specifico settore dotato di
apposite unità filtranti
Traffico indotto
(in fase di conferimento)
Dispersione di polveri
Dispersione di polluenti
derivanti da motori a
combustione interna
Umidificazione periodica del terreno e dei percorsi (pista di servizio) non
pavimentati ed impermeabilizzati
Pulizia programmata e periodica delle aree di transito e di scarico dei
mezzi di conferimento
Messa in opera di un impianto automatico per il lavaggio delle ruote e dei
sottotelai dei mezzi di trasporto in uscita dall’impianto
Riduzione della velocità dei mezzi di trasporto sia sulla strada privata, già
asfaltata e adeguatamente segnalata, che consente il collegamento alla S.P.
n. 28, sia lungo la pista di servizio per la messa a dimora dei rifiuti in
discarica
Piantumazione di barriere a verde o fasce tampone (filari di specie arboree
ad alto fusto) lungo il perimetro dell’impianto esterno alla recinzione della
discarica
Ambiente idrico
superficiale e
geomorfologia
Acque reflue meteoriche, derivate dal
ruscellamento idrico sul fondo scavo (a
conferimento non ancora avvenuto) e sulla
superficie della discarica (a conferimento
avvenuto con relativo recupero ambientale)
Dispersione di
inquinanti Conferimento in C.I.S. (scarico A1), previo monitoraggio e controllo
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Ambiente idrico
superficiale e
geomorfologia
Acque provenienti dal sistema
di raccolta del percolato
Dispersione di
inquinanti
Silos e smaltimento come rifiuto o in alternativa, dopo trattamento,
riutilizzo e/o conferimento in C.I.S. (scarico A2)
previo monitoraggio e controllo
Acque reflue meteoriche ricadenti sul piazzale Dispersione di
inquinanti
Impianto di prima pioggia e conferimento in C.I.S. (scarico A3)
previo monitoraggio e controllo
Acque reflue provenienti dal lavaggio ruote Dispersione di
inquinanti
Ricircolo e trattamento e scarico in C.I.S. (scarico A2) previo
monitoraggio e controllo
Suolo e
sottosuolo
Realizzazione di opere di cantiere
Movimentazione inerti
Conferimento di R.C.A.
Occupazione di suolo Non sono presenti essenze vegetali di interesse naturalistico o ambientale
Inserimento di fasce alberate ed arbustive più pregiate
Conferimento e movimentazione di R.C.A.
Emissione di acque nere
Inquinamento di suolo e
sottosuolo
Predisposizione della barriera geologica del fondo e delle scarpate, avente
caratteristiche tecniche e di impermeabilità tali da evitare, in qualunque
caso, fenomeni di contaminazione
Impermeabilizzazione del piazzale adibito allo scarico dei pallets
Filtrazione, fossa Imhoff, conferimento al suolo mediante subirrigazione
(Sub. 1)
previo monitoraggio e controllo
Realizzazione dello scavo
Modificazione delle
caratteristiche tecniche
dei terreni di fondazione
Il progetto è stato preceduto da una specifica caratterizzazione geotecnica
dei terreni di fondazione e da una valutazione della stabilità dei fronti
temporanei di scavo
Conferimento di R.C.A. Interazione terreno-
struttura Monitoraggio topografico periodico
Ambiente idrico
sotterraneo
Realizzazione dello scavo
Interferenze dirette tra
l’opera in progetto e le
acque sotterranee
Mantenimento di un franco di sicurezza minimo di 2 m dalla superficie
dell’acquifero freatico
Realizzazione dello scavo
Conferimento di R.C.A. Inquinamento della falda
Predisposizione della barriera geologica del fondo e delle scarpate, avente
caratteristiche tecniche e di impermeabilità tali da evitare, in qualunque
caso, fenomeni di contaminazione
Impermeabilizzazione del piazzale adibito allo scarico dei pallets
Filtrazione, fossa Imhoff, conferimento al suolo
mediante subirrigazione (Sub. 1)
Sistema di monitoraggio costituito da complessivi n. 10 piezometri per il
controllo della qualità delle acque sotterranee
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE - PROVINCIA DI PAVIA
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Ambiente idrico
sotterraneo
Conferimento di R.C.A.
Modificazione del
regime idrico
sotterraneo
Assenza di modificazioni sostanziali al regime idrico sotterraneo
Clima acustico
Attività di scavo
Conferimento di R.C.A.
Traffico indotto
Emissioni di rumori e
vibrazioni
Riduzione della velocità dei mezzi di trasporto sia sulla strada privata, già
asfaltata e adeguatamente segnalata, che consente il collegamento alla
S.P. n. 28, sia lungo la pista di servizio
per la messa a dimora dei rifiuti in discarica
Circolazione dei mezzi di cantiere al fuori dei centri abitati
Ambiente biotico
Realizzazione dello scavo
Interferenze dirette tra il
progetto e l’ambiente
biotico circostante
Non sono rinvenibili elementi vegetazionali e
faunistici di particolare pregio
Conferimento di R.C.A.
Interferenze dirette tra il
progetto e l’ambiente
biotico circostante
Inserimento di fasce alberate ed arbustive
Paesaggio e
ambiente
culturale
Realizzazione dello scavo
Conferimento di R.C.A. Impatto visivo
La struttura non è visibile da aree densamente popolate
Non sono presenti percorsi o vie storiche-panoramiche di rilevanza
ambientale
Inserimento di fasce alberate ed arbustive
Attività di scavo
Conferimento di R.C.A.
Traffico indotto
Incremento del traffico
ed effetti sulla viabilità
L’area risulta facilmente raggiungibile dagli automezzi attraverso la
S.P. n. 28, senza interferire con i concentrici urbani
Salute pubblica
Attività di scavo
Conferimento di R.C.A.
Traffico indotto
Emissioni atmosferiche
Emissioni sonore
Incremento del traffico
veicolare
Il progetto si inserisce in una zona relativamente distante dai centri abitati
La tipologia stessa del progetto non comporta particolari rischi per la salute
pubblica
Tab. 5 – Misure di prevenzione, mtigazione compensazione previste nel progetto.
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6. PIANO DI RIPRISTINO AMBIENTALE
Nel seguito viene illustrato in sintesi il Piano di Ripristino Ambientale previsto per la discarica
ACTA srl, sia in fase di approntamento dell’impianto che in fase di gestione operativa.
Nello specifico la rinaturalizzazione della sommità della discarica è stata progettata mediante la
realizzazione di vaste aree a prato, completate da una rivegetazione più o meno estesa, per la
quale si ricorrerà all’impiego di specie vegetali esclusivamente arbustive.
Queste ultime verranno messe a dimora, contestualmente all’esaurimento di ogni singolo settore
di coltivazione, al di sopra dello strato di terreno vegetale previsto per la copertura finale,
secondo due specifici criteri (v. Tav. A15 - Carta di sintesi degli interventi preliminari di
mitigazione e Tav. A16 - Carta di sintesi degli interventi di mitigazione e compensazione
ambientale):
- una parte verrà distribuita per filari, a delimitazione di sentieri di transito predisposti per
l’accesso e l’esecuzione di interventi di manutenzione del verde sulla superficie
dell’impianto. Per la precisione, tali vie di transito risulteranno inerbite, delimitate da
filari di arbusti (localmente interrotti) e verranno realizzate secondo direttrici coerenti con
i lineamenti dell’assetto planimetrico-particellare dell’area originaria e di quelle
circostanti;
- l’altra parte di specie vegetali arbustive verrà distribuita in modo eterogeneo sulle
superfici più o meno inclinate della sommità della discarica, in modo da non
assecondarne il disegno geometrico e in modo da non evidenziarne le porzioni più
rilevate.
Le essenze d’alto fusto, insieme ad altre arbustive, verranno invece piantumate sin da subito
nelle fasce laterali e perimetrali (fasce tampone) poste esternamente alla recinzione in progetto,
privilegiando le essenze adattabili in ambienti come quello presente in situ, ovvero costituiti da
terreni prevalentemente sabbiosi e limo-sabbiosi. Esse verranno distribuite in funzione della
necessità di mitigare l’impatto vedutistico dell’impianto (in rapporto ai punti di maggior transito)
e in subordine al rispetto delle distanze dalle infrastrutture lineari (metanodotto, linee elettriche,
oleodotti, ecc.). In tal senso, verranno collocate lungo tre filari, in corrispondenza del settore
settentrionale (in fregio alla S.P. n 28) e quello occidentale dell’impianto. In corrispondenza del
settore orientale (in fregio alla strada vicinale di collegamento) verranno invece distribuite lungo
due filari per un primo tratto e lungo un filare per un secondo tratto. Per concludere, lungo il
settore meridionale (area di minor impatto vedutistico) la distribuzione verrà limitata ad un solo
filare. La messa a dimora delle essenze ad alto fusto verrà inoltre integrata dalla collocazione di
uno o più filari di essenze arbustive (v. Tav. A16).
Nel complesso le essenze vegetali così distribuite concorreranno a mitigare gli elementi
artificiali dell’opera e a rendere naturale l’impatto vedutistico della copertura dell’impianto,
rispetto alle aree di maggior transito viario (v. Rendering fotografico di seguito riportato).
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STATO DI FATTO - Vista prospettica da Nord
STATO DI PROGETTO - Vista prospettica da Nord
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STATO DI FATTO - Vista prospettica da Ovest
STATO DI PROGETTO - Vista prospettica da Ovest
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STATO DI FATTO - Vista prospettica da Sud
STATO DI PROGETTO - Vista prospettica da Sud
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STATO DI FATTO - Vista prospettica da Est
STATO DI PROGETTO - Vista prospettica da Est
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7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da quanto riportato si evince che l’opera appare povera di implicazioni ambientali marcatamente
negative che si potrebbero ripercuotere significativamente nell’intorno. I possibili impatti
potranno essere comunque ulteriormente ridotti adottando le mitigazioni e le opere di
compensazione proposte e gli accorgimenti progettuali previsti.
Nel complesso, il rilascio dell’autorizzazione per la discarica monodedicata per rifiuti R.C.A.
prevista in Comune di Ferrera Erbognone (PV), consentirà di perseguire i seguenti vantaggi:
supplire alla carenza di impianti autorizzati allo smaltimento di materiali da costruzione
contenenti amianto (M.C.A.), in linea con quanto evidenziato dagli strumenti di
pianificazione territoriale istituzionali (P.T.P.R., P.T.C.P., P.R.A.L., P.P.G.R.);
favorire il completamento del ciclo per eliminazione dei M.C.A. dal territorio, attraverso le
operazioni di BONIFICA-RIMOZIONE-TRASPORTO-SMALTIMENTO;
contribuire all’eliminazione da siti pubblici e privati di un importante fattore di rischio
sanitario;
concorrere a perseguire l’autosufficienza impiantistica per lo smaltimento di R.C.A. in
Lomellina e in Provincia di Pavia, così come evidenziato dal Piano Provinciale Gestione
Rifiuti ;
concorrere a perseguire l’autosufficienza impiantistica per lo smaltimento di R.C.A. in
Regione Lombardia, così come evidenziato dal P.R.A.L.;
apportare elementi morfologico-vegetazionali idonei a mitigare l’impatto vedutistico sul
territorio circostante, non solo della discarica in progetto ma anche del limitrofo
insediamento industriale dell’Eni (v. Rendering fotografico riportato nellle pagine
precedenti).
CONSULENZA E PROGETTAZIONE GEOLOGICA E AMBIENTALE
Dott. Geol. Manuel Elleboro Ordine dei Geologi Piemonte n. 585
Dott. Geol. Paola Sala Ordine dei Geologi Lombardia n. 1237