AcciaioArteArchitettura · dr. ing. marco verdina località/ location poggi del sasso, cinigiano...

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AcciaioArteArchitettura

ArteArchitettura Acciaio

p. 8Nuovo teatro in maremma/New theatre in MaremmaMarzia Urettini

p. 18Il progetto architettonico e di allestimento del Museo dell’Opera del Duomo di SantaMaria del Fiore di Firenze/The architectural and installation project for the Duomo Opera Museum of Santa Maria del Fiore in FlorenceLeonardo Paolini - Adolfo NataliniPiero Guicciardini - Marco Magni

p. 28Danze Urbane/Urban danceChiara Centineo

p. 32Blue Delft, la magia di arrivare/Blue Delft, the magic of arrivalMarina Cescon

p. 40P.A.N. Zentrum/Marina Cescon

p. 44Squarci d’azzurro/Glimpses of the skyChiara Centineo

p. 50Design K Collection/Roberto Lucci

p. 56Beekman New York/

p. 58Palazzo Gorani: l’eccellenza milanese/Palazzo Gorani: Milanese excellenceMarzia Urettini

p. 64Trasformazioni, Vigne Museum/Trasformation, Vigne MuseumGianfranco Cavaglià

p. 68Barbara Biffoli/Marzia Urettini

p. 72Gianfranco Romagnoli: personaggi in rete/Gianfranco Romagnoli: characters in the webLucio Del Gobbo

p. 76Scultura per sottrazione/Sculpture by subtraction

p. 84Acciaio e sperimentazionenell’architettura per l’industria nell’Italia degli anni Sessanta/Steel and architectural experiments for industry in Italy during the SixtiesRenato Morganti - Alessandra Tosone Danilo Di Donato

p. 92Palladio TABS®/

p. 96Cartiere Burgo/Diego De Nardi

Editorial... reminder from the editors

di/ by Marina Cescon

Editoriale/... promemoria dalla redazione

di/ by Marina Cescon

The next issues of “Acciao Arte Architettura”, with a view to renewing the magazine’s content which will follow those already visible today in the new layout, will host an opening article by artists, designers, planners, users, thinkers. It will propose their point of view on steel as a material. The preciousness of a material, such as steel, is not only given by the intrinsic value of the material itself, but must also consider other factors that are essential: the machining process to which the material is subjected, the ability of aggregating components, the potential to work with the performance limits of the material, and last but not least the simplification of the details in the construction phases.The key is to know how to listen to the intrinsic vocation of every mate-rial, without tricking it or - even worse – tricking ourselves. This search for consistency and appropriateness is only apparently in contradiction with the need, more and more urgent today, to offer emotions combined with a product or a service. Not infrequently we often find ourselves in situations where it is difficult to distinguish between the product offered and the sought after emotions. Steel comes to the rescue: the freedom in design and use offers architects and constructors, not to mention the needs for versatility, safety and recyclability, is perhaps the most exciting gift of all. Here then, in addition to the satisfaction of seeing steel applications in contexts of great prestige, in protected historic buildings, the awareness emerges that precisely the virtue of sincerity of steel is perhaps the most valuable asset, that must be preserved at all costs.

I prossimi numeri di “Acciaio Arte Architettura”, nella prospettiva di rinnovamento dei contenuti della rivista che accompagneranno quelli già visibili oggi nella nuova veste grafica, ospiteranno come articolo di apertura uno scritto a firma di artisti, designer, progettisti, utilizzatori, pensatori. Si tratterà di proporre il loro punto di vista sul materiale acciaio. La preziosità di un materiale, quale l’acciaio, non è data solamente dal valore intrinseco del materiale stesso, ma si devono necessariamente considerare anche altri fattori che risultano imprescindibili: il processo di lavorazione a cui il materiale viene sottoposto, la capacità di aggregabilità dei componenti, le potenzialità di lavorare ai limiti prestazionali del materiale medesimo, non ultima la semplificazione dei dettagli in fase di esecuzione. Fondamentale è saper ascoltare la vocazione intrinseca di ogni materiale, senza ingannarlo o - peggio ancora - senza ingannarci. Questa ricerca di congruenza ed appropriatezza è solo in apparenza in contraddizione con l’esigenza, sempre più pressante oggigiorno, di offrire emozioni abbinate ad un bene o ad un servizio. Non di rado, ci troviamo spesso in situazioni in cui risulta difficile distinguere tra bene offerto ed emozione ricercata. Il materiale acciaio ci viene in soccorso: la libertà progettuale e di impiego che offre a progettisti e realizzatori, senza tralasciare i requisiti di duttilità, sicurezza e riciclabilità, ne è forse il più emozionante regalo. Ecco allora che, oltre alla soddisfazione di vedere applicazioni del materiale acciaio in contesti di grande prestigio, in costruzioni storiche tutelate, emerge la consapevolezza che proprio la virtù della schiettezza del materiale acciaio è forse il bene più prezioso, quello da preservare a tutti i costi.

n° 644

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Architettura

Nuovo teatro in maremma/New theatre in Maremma

di/ by Marzia Urettini

committente/ client collemassari spa - società agricolaprogettazione/ project architettura: arch. edoardo milesistrutture/ structures dr. ing. marco verdinalocalità/ location poggi del sasso, cinigiano (gr)profili per serramenti in acciaio/ steel profiles palladio srl (tv)anno/ year 2014foto/ photos mauro davoli - michele milesi e drone arezzo aerial cinematography

Il Forum Bertarelli - una sala da concerti servita da un foyer di accoglienza per un pubblico di 350 persone - sostituisce provvidenzialmente un piano di lottizzazione che prevedeva in quel luogo un complesso di nove edifici residenziali superficialmente ispirati, secondo una pratica purtroppo diffusa, da mimetismo e falsificazione nei confronti delle costruzioni tradizionali. Il Forum è pensato invece come un’architettura dalla presenza evidente, ma al tempo stesso rispettosa delle modalità insediative proprie dei manufatti antichi dell’entroterra maremmano, che spesso appaiono come costruzioni isolate, solitamente incorniciate da gruppi di cipressi o pini marittimi e circondate da terreni coltivati. La sala per la musica è di forma organica perfettamente conchiusa, misurata da proporzioni auree adatte alla sonorità interna: “dal cielo sembra una grande oliva ancora attaccata alla sua foglia più vicina. Non avevo mai pensato ad un simile risultato benché la preoccupazione di non nuocere al grande oliveto…” afferma il progettista, l’architetto Edoardo Milesi. Da lontano come da vicino essa non si percepisce come un fabbricato, poiché non vi sono finestre né si vedono porte; le sue superfici scabre, in cemento del colore della terra, ricordano un tumulo, fortificato dall’ondulata lastra di ferro ossidato che parzialmente lo avvolge. Nelle intenzioni del progettista “nessuna rigidità, nessuno spigolo, riflesso indesiderato né quinta dovevano turbare la natura di luce e di forme organizzate dal vento in cima alla collina”.

The Bertarelli Forum - a concert hall served by a reception foyer for an audience of 350 people - providentially replaces an estate plan that included a complex of nine superficially inspired residential buildings, according to an unfortunately widespread practice of mimicry and falsifications of traditional buildings. The Forum is intended rather as an architecture by the obvious but at the same time respectful presence of the ancient inland settlements in the Maremma, which often appear as isolated buil-dings, usually framed by groups of cypress or pine trees and surrounded by farmland.The concert hall is a perfectly enclosed organic shape, measured by golden proportions suitable for the interior acoustics: “from the sky it looks like a big olive still attached to its nearest leaf. I had never thought about a similar result although the concern not to harm the largest olive grove ...” says the designer, the architect Edoardo Milesi. From a distance and close up it is not perceived as a building, since there are no windows and no doors visible; its rough surfaces, earth coloured concrete, reminiscent of a mound, fortified by the undulated oxidized iron sheet which partially surrounds it. In the designer’s intentions “no stiffness, no sharp edges, unwanted reflections or screen had to disturb the nature of light and forms that are organized by the wind at the top of the hill”.

n° 648

9/ Architettura

La concezione dell’ingresso e del foyer come sequenza spaziale di transizione e preparazione all’esperienza dell’ascolto della musica trova sostanza in una soluzione strutturale unitaria e coerente con il pensiero che ispira l’intero progetto: per conferire al foyer il carattere di spazio “aperto” e trasparente è stata ideata una struttura costituita da 23 portali in lamiera di acciaio cor-ten, con i piedritti (400x20 millimetri, alti 3,7 metri) allineati sulla facciata sud-ovest, disposti con un passo costante di 1,3 metri, ma contraddistinti da luci e configurazioni statiche differenti. Dal foyer si entra nella sala da concerti, che si abbraccia con un unico sguardo dall’alto, dalla tredicesima fila di poltrone (alla quota 0,00 metri) sino al palcoscenico (4,68 metri più in basso). La matrice delle forme morbide percepite all’esterno si ritrova qui nella superficie continua del tamburo su cui appoggia la struttura della copertura, come anche nelle due ali incurvate che abbracciano lateralmente le gradinate, celando al contempo le scale che collegano tra loro il livello del foyer e quello del palcoscenico,ed entrambi i livelli con altri ambienti di servizio posti a quota intermedia.

Al Forum si giunge a piedi, risalendo la collina e attraversando un uliveto che lo circonda, mentre a nord un gruppo di alti pini marittimi funge da punto di riferimento naturale. Sul versante sud-ovest, una parete di ferro ossidato asseconda la curvatura del volume della sala e guida il visitatore verso l’ingresso, precludendo progressivamente con la sua altezza crescente - da 1,50 a 3,50 metri circa, in corrispondenza dell’accesso al foyer - la vista del paesaggio. Questo percorso quasi iniziatico, aperto solamente verso il cielo, illuminato indirettamente dall’alto, riserva una sorpresa: oltrepassata la soglia il foyer si presenta, infatti, come un volume smaterializzato e invaso dalla luce; uno spazio bensì “interno”, ma dal quale torna a essere visibile, attraverso una parete vetrata, il paesaggio esterno. Al tempo stesso, è già avvertibile la presenza della sala da concerti - il suono degli strumenti che provano, l’odore del legno dei rivestimenti, la calda luminosità che filtra dalla cavea. Il foyer consente la percezione simultanea della scena naturale della campagna e della scenografia artificiale della sala da concerti.

The Forum is reached on foot, up the hill and through an olive grove that surrounds it, and to the north, a group of tall pine trees acts as a natural landmark. On the south-west, a wall of oxidized iron follows the curvature of the volume of the hall and guides the visitor to the entrance, gradually precluding with its increasing height - from 1.50 to about 3.50 meters at the access to the foyer - the view of the landscape. This almost initiatory path, open only to the sky, lit indirectly from above, hides a surprise: after crossing the threshold the foyer is, in fact, like a dematerialized volume and filled with light; an “interior” space but from which the outside landscape becomes visible again through a glass wall. At the same time, we are already aware of the concert hall - the sound of the instruments rehearsing, the smell of wood claddings, the warm light that filters from the auditorium. The foyer allows the simultaneous perception of the natural scene of the countryside and the artificial setting of the concert hall.

The concept for the entrance and foyer as a spatial sequence of transition and preparation for the experience of listening to music is essentially a unified and structural solution consistent with the thinking behind the whole project: to give the foyer the character of an “open” and transparent space, a structure has been designed consisting of 23 Corten steel portals, with piers (400x20 mm, 3.7 meters high) lined up on the southwest façade, arranged with a constant pitch of 1.3 meters but separated by different spans and static configurations.From the foyer you enter the concert hall, which is embraced with a unique view from above from the thirteenth row of seats (down to level 0.00 meters) up to the stage (4.68 meters below). The style of soft forms that is perceived outside is found here in the continuous surface of the drum that the structure of the roof rests on, as well as in the two curved wings that embrace the tiers at the side at the same time concealing the stairs that connect the foyer level and the stage and both levels with other service areas on the intermediate level.

n° 6410

11/ Architettura

Sintesi delle Caratteristiche tecniche ed estetiche/ Summary of technical and aesthetic features

I serramenti in uno spazio ad uso pubblico, in questo caso un teatro, svolgono un ruolo fondamentale: essi devono garantire al contempo la sicurezza al fuoco e l’isolamento acustico. Si voleva mantenere tuttavia l’esilità degli spessori e la gradevolezza estetica senza gravare sul prospetto e sull’intero progetto. Per ottenere risultati eccellenti i serramenti sono stati realizzati tutti in acciaio con marchio brevettato Firefight®, un sistema di porte e vetrate tagliafuoco sviluppato e omologato da Palladio® con profili PT Fire, di spessore 20/10. Firefight® ha una classe di resistenza al fuoco EI 30 ed EI 60 in accordo con le normative europee EN 1634, EN 1363 e EN 1364, ottenendo così le omologazioni REI secondo il D.M. del 21/06/2004. È studiato per bloccare il passaggio di fumo e gas derivanti dalla combustione prevedendo l’utilizzo di profilati saldati a freddo di acciaio zincato Sendzimir, asolati e riempiti di materiale ignifugo in calcio silicato, di guarnizioni termo espandenti, di vetri tipo Pilkington “Pyrostop” e di accessori certificati. Per le sue caratteristiche di resistenza, questo brevetto consente di coprire specchiature fino a 3,60 m in altezza e 2,90 m in larghezza.

La Sicurezza/ Safety

The frames in a public building, in this case a theatre, play a key role: they must ensure both fire safety and sound insulation. However, they had to be kept narrow and with an attractive appearance without burdening the view and the entire project. For the best results, the frames were all made in a patented brand Firefight® steel, a system of fire prevention doors and windows developed and approved by Palladio® with PT Fire profiles, 20/10 thick. Firefight® has a fire resistance class EI 30 and EI 60 in accordance with the European standards EN 1634, EN 1363 and EN 1364, thus obtaining REI approvals according to M.D. 21/06/2004. It is designed to block the passage of smoke and gases from combustion by the use of cold-welded sections of Sendzimir galvanized steel, slotted and filled with fireproof calcium silicate material, heat expanding gaskets, of Pilkington glass “Pyrostop” type, and of certified fittings. Due to its characteri-stics of strength, this patent can cover spans up to 3.60 m in height and 2.90 m in width.

I serramenti in acciaio di Colle Massari/ The steel frames of Colle Massari

Le numerose specchiature fisse e apribili in facciata sono state realizzate in maniera sartoriale, seguendo il progetto dello studio di progettazione in accordo con la committenza. Per l’esterno sono stati impiegati profili in acciaio corten 20/10 ossidato naturalmente e protetto, ispirandosi alle naturali policromie della terra e del paesaggio circostante. All’interno invece è stata proposta una verniciatura bianca. Le porte di entrata a due ante sono dotate di maniglioni antipanico e di apertura motorizzata.

The number of fixed and movable modules in the facade were made in a tailored fashion, following the design project in agreement with the client. On the outside, 20/10 naturally oxidized and protected corten steel profiles were used, inspired by the natural polychrome of the earth and of the surrounding landscape. Inside however, it is painted white. The entrance double doors are equipped with panic bars and motorized opening.

• Porte vetrate taglia fuoco certificate EI 30 ed EI 60, testate secondo NormativaEuropea e dotate di Omologazione del Ministero dell’Interno; • Inserimento di ferramenta senza interruzione dell’isolante; • Alti momenti di inerzia, sicurezza e tenuta di profili in acciaio Palladio® di spessore 20/10; • Specchiature fino a 3,60m in altezza e 2,90m in larghezza, porte realizzabili senza necessità di aggiungere inestetici fascioni.• Sartorialità dei serramenti: grazie all’impiego di profili in acciaio si è potuto realizzare un progetto secondo i desiderata del progettista e del committente.• Estetica: i profili impiegati sono di esile spessore a differenza dei comuni tagliafuoco, pesanti e invadenti in contesti dove la progettazione ed il design sono alla stregua della funzionalità.

• Fire doors and windows certified EI 30 and EI 60, tested according to European legislation and with the Interior Ministry approval.• Integration of hardware without interrupting the insulation.• High moments of inertia, security and sealing of Palladio® 20/10 steel profiles.• Spans up to 3.60m in height and 2.90m in width, doors can be made without the need to add unsightly jambs.• Tailored frames: thanks to the use of steel profiles it was possible to satisfy the project according to the wishes of the architect and the client.• Aesthetics: the profiles used are very narrow, unlike the common fire prevention profiles, that are heavy and intrusive in settings where design and functions go hand in hand.

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13/ Architettura

E’ presente ovunque: nei serramenti, nella facciata e nella copertura: la sala di forma ovoidale è lunga 28,3 m e larga 23,7 è coperta da una cupola metallica composta da una struttura in lame di ferro che ricorda un’enorme arpa.

L’acciaio/ Steel

It is found everywhere: in the window and doorframes, the facade and the roof: the oval hall is 28.3 m long and 23.7 wide, covered by a metal dome formed of a structure of iron blades reminiscent of a giant harp.

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15/ Architettura

FireFight®/ Palladio®

In questo progetto è stato impiegato/Product used:

FireFight® is a series of firefight doors and windows, that Palladio® has developed and type tested with PT Fire profiles measuring 20/10 thick. They have EI 30 and EI 60 fire resistance class according to European standards: EN 1634, EN 1363 and EN 1364. They have consequently obtained REI type approval according to Ministry Decree dated 21/06/2004. They are studied to block both smoke and gas that are generated by fire. The system is formed of cold welded profiles in Sendzimir galvanized steel, slotted and filled with calcium silicate fireproof material, with heat expanding seals, Pilkington “Pyrostop” glass and certified accessories. For its excellent resistance levels FireFight® can cover apertures measuring up to 3.60 m high and 2.90 m wide.

Summary Of The Main Features

• fire resistant glass doors certificated EI 30 and EI 60, tested according to the European norms;• insertion of hardware without interrupting insulating;• high moments of inertia, security and insulation of Palladio 20/10® steel profiles;• glass panel up to 3.60m high and 2.90m large, doors made without adding crosspieces.

FireFight® è un sistema di porte e vetrate taglia fuoco sviluppato e omologato da Palladio® con profili PT Fire, di spessore 20/10. Ha una classe di resistenza al fuoco EI 30 ed EI 60 in accordo con le normative europee EN 1634, EN 1363 e EN 1364. Ha ottenuto così le omologazioni REI secondo il D.M. del 21/06/2004. È studiato per bloccare il passaggio di fumo e gas derivanti dalla combustione. Il sistema prevede l’utilizzo di profilati saldati a freddo di acciaio zincato Sendzimir, asolati e riempiti di materiale ignifugo in calcio silicato, di guarnizioni termo espandenti, di vetri tipo Pilkington “Pyrostop” e di accessori certificati. FireFight® per le sue caratteristiche di resistenza consente di coprire specchiature fino a 3,60 m in altezza e 2,90 m in larghezza.

Sintesi delle Caratteristiche:

• porte vetrate taglia fuoco certificate EI 30 ed EI 60, testate secondo Normativa Europea e dotate di Omologazione del Ministero dell’Interno;• inserimento di ferramenta senza interruzione dell’isolante;• alti momenti di inerzia, sicurezza e tenuta di profili in acciaio Palladio® di spessore 20/10;• specchiature fino a 3,60m in altezza e 2,90m in larghezza, porte realizzabili senza necessita’ di aggiungere inestetici fascioni.

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Il progetto architettonico e di allestimento del Museo dell’Opera del Duomo di Santa Maria del Fiore di Firenze/The architectural and installation project for the Duomo Opera Museum of Santa Maria del Fiore in Florence

progetto architettonico e di allestimento/ architectural and installation project natalini architetti - prof. arch. adolfo natalini, arch. fabrizio nataliniguicciardini & magni architetti - arch. piero guicciardini, arch. marco magni, arch. nicola capezzuoli, arch. edoardo botti, arch. giuseppe lo prestiprogetto opere strutturali/ structural work project ing. leonardo paoliniprogetto impianti elettrici/ electrical wiring project ing. giancarlo martarelli, p.i. daniele baccelliniprogetto impianti meccanici/ mechanical installation project ing. roberto innocentifoto/ photos mario ciampi

di/ by Leonardo Paolini - Adolfo Natalini - Piero Guicciardini - Marco Magni

L’occasione di lavorare sull’ampliamento del Museo dell’Opera, dopo un primo progetto realizzato per un concorso a inviti promosso dall’Opera di S. Maria del Fiore, si è presentata nel 2005 e si è protratta nelle sue fasi progettuali fino all’anno 2009. Si trattava di una operazione di estrema importanza, data la necessità di raddoppiare la superficie del Museo preesistente e la conseguente opportunità di ripensarlo integralmente sulla base delle nuove esigenze espositive. Le opere della collezione erano di tale rilevanza da imporre una sistemazione straordinaria. A questo si aggiungeva la loro specifica natura di opere di scultura, legate in modo indissolubile all’architettura, in parte perché provenienti dalle facciate stesse dei monumenti, in parte perché concepite per adornare gli interni della Cattedrale e del Battistero. Nel 2012 andava loro ad aggiungersi, al termine di una complessa operazione di restauro condotta dall’Opificio delle Pietre Dure, la celebre Porta del Paradiso, mentre maturava la scelta di ricoverare nel Museo anche le altre due porte del Battistero, ancora da restaurare.

The opportunity to work on the extension of the Opera Museum, after a first project contest by invitation promoted by the Opera of S. Maria del Fiore, occurred in 2005 and continued in its planning stages until 2009. It was a task of the utmost importance, given the need to double the surface of the existing museum and the consequent opportunity to rethink it entirely on the basis of the new exhibition requirements. The works in the collection were so important as to impose an extraordinary arrangement. Added to this was their specific nature of works of sculpture, linked inextricably to architecture, in part because they come from the same facades of the monuments, in part because conceived to adorn the interior of the Cathedral and the Baptistery. In 2012, after a complex operation of restoration conducted by the Opificio delle Pietre Dure, the famous Porta del Paradiso was added, while the decision evolved to include the other two doors of the Baptistery, still to be restored, in the museum.

Il progetto/ The project

La terrazza dietro la Cupola di Brunelleschi.The terrace behind Brunelleschi Dome.

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19/ Architettura

Porte di Bronzo del Battistero.Bronze Gates from Baptistery.

Modello 1:1 della Facciata Medioevale della Cattedrale. Model 1:1 of the Cathedral Medieval Facade.

La nuova architettura museale si poneva quindi il difficile compito di contenere e valorizzare opere simbolo per l’intera arte del Rinascimento, con la proibitiva volontà di ricostruire un modello al vero dell’antica facciata del Duomo, smantellata nel 1587, per ricollocare le statue trecentesche e quattrocentesche nelle loro posizioni originali.In questa operazione museale la progettazione dell’architettura e dell’allestimento delle opere si sono svolte in una unitaria e quasi indistricabile operazione, data la volontà della Committenza di affidare allo stesso gruppo di architetti le diverse operazioni del progetto, a partire dai termini generali del rinnovamento edilizio fino ai più minuti dettagli dell’allestimento.Sulla base del grandioso progetto museologico redatto da Monsignor Timothy Verdon, è stato così possibile ripensare l’intera configurazione del Museo e delle sue parti, grazie anche all’apporto di specialisti di prim’ordine per le discipline collegate alla costruzione e all’esposizione.

The new museum was then faced with the difficult task of contai-ning and enhancing symbol works for the whole of the Renaissance art period, including the prohibitive desire to reconstruct a full scale model of the ancient façade of the Duomo, dismantled in 1587, to reposition the fourteenth and fifteenth-century statues in their original locations. In this operation the architectural planning and installation of the works involved a unitary and almost inextrica-ble task, given the wish of the Client to entrust the same group of architects with the different project operations, from the general terms of building renovation down to the smallest details of the installation. On the basis of the grand museum project drafted by Monsignor Timothy Verdon, it was possible to rethink the entire configuration of the Museum and its parts, thanks to the contribu-tion of first-class specialists for disciplines related to construction and exhibition.

Ipotesi ricostruttiva della porzione in marmo della facciata del Duomo ultimata prima del 1587 con indicazioni dei tracciati di costruzione, G.Lo Presti.Reconstructive layout of the marble portion of the façade of the Cathedral completed before 1587: the traces of the building phases are reproduced, G.Lo Presti.

La facciata del Duomo prima della demolizione del 1587, Alessandro Nanni, sec. XVII. (copia da Bernardino Poccetti)Dome facade before demolition of 1587, Alessandro Nanni, XVII cent. (Bernardo Poccetti copy)

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21/ Architettura

La Maddalena penitente di Donatello (XV sec.). The penitent Magdalene by Donatello (XV cent.).

Uno scorcio della “Sala del Paradiso”.A view of “Paradise Room”.

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Vista del “Belvedere della Cupola”. A view of “Belvedere della Cupola”.

Il Museo dell’Opera del Duomo di Santa Maria del Fiore di Firenze mostra a chi lo visita un’epidermide di pietra e marmo, tuttavia, invisibile e discreto, l’acciaio supporta strutture ed elementi di allestimento.

Un grandioso apparato strutturale metallico costituisce infatti la nuova copertura della Sala del Paradiso. E’ una compagine complessa, formata da due livelli strutturali, che comunque collaborano ed interagiscono staticamente fra di loro: il soffitto inferiore e gli elementi di sostegno delle falde superiori. Si tratta di una serie di sei capriate metalliche zoppe, che sostengono un intreccio ortogonale e regolare di travi reticolari spaziali a sezione rettangolare, che permettono la formazione dei lacunari di soffitto ed il sostegno dell’impiantistica di sottotetto. Le grandi capriate, arrivate in cantiere smontate nei loro singoli componenti e già protette con la loro verniciatura antincendio, sono state assemblate su una platea provvisionale montata a livello del grigliato dei lacunari e, dopo la formazione sul posto di quest’ultimi, sono state posizionate nella loro geometria definitiva. L’altezza sul displuvio di sommità è pari a cinque metri e mezzo rispetto alla catena inferiore, mentre la superficie che viene coperta raggiunge i 35 metri per 14 di luce libera.

Anche il sorprendente modello dell’antica facciata arnolfiana, che si osserva da tutti i livelli espositivi all’interno della Sala del Paradiso, appare come una vera e propria architettura monolitica ma in realtà è un sottile rivestimento esterno, di pannelli in resina caricata con polvere di marmo ed alabastro, di una complessa struttura trabecolare in acciaio a profondità variabile che, staccandosi dalla parete muraria di confine nord dell’antico Teatro, forma i pieni ed i vuoti dell’immenso modello. La fitta intelaiatura metallica è stata realizzata con elementi scatolari di adeguato spessore, sovrabbondante a livello di resistenza meccanica, ma necessario per conferire una specifica resistenza al fuoco diretta, anche in assenza di protezioni superficiali.

Un accenno anche ai nuovi volumi esterni al Museo, volumi funzionali che accolgono il nuovo vano scala con ascensore ed il panoramico “lucernario della Cupola”. La finitura esterna di questi elementi, pareti, coperture, è stata realizzata utilizzando doghe di lamiera piegata in lega di rame brunito che, con la loro discreta tonalità cromatica, mitigano l’inserimento di questi volumi nel prezioso e stratificato contesto storico fiorentino. Gli infissi esterni sono realizzati in profili estrusi a taglio termico in lega di rame con finitura brunita.

L’acciaio/ Steel

The Museo dell’Opera del Duomo Santa Maria del Fiore in Florence shows its visitors a skin of stone and marble, invisible and discreet, over the steel support structures and construction elements.

A great metal structural apparatus constitutes the new cover of the Paradise Room. It is a complex structure formed of two structural layers, that still cooperate and interact statically with each other: the lower ceiling and the supporting elements of the upper layers. It is a series of six semi-detached metal trusses, supporting an orthogonal and regular weave of spatial lattice beams with a rectangular section, that form the lacunar ceiling and the supports for the plant in the attic. The large trusses, that arrived on site dismantled into their individual components and already protected by their fireproof painting, were assembled on provisional stalls mounted on the grid level of the lacunars and, after the latter had been assembled, they were positioned in their final place. The height of the ridge top is five and a half meters with respect to the lower chain, while the covered surface reaches 35 meters for 14 meters of free space.

The striking model of the ancient Arnolfian façade, which can be observed from all the exhibition levels in the Paradise Room, looks like a true monolithic architecture, but it is actually a thin outer coating of resin panels loaded with marble and alabaster dust, a complex tra-becular structure in steel with variable depth, separated from the surrounding wall of the north boundary of the ancient theatre, forming the solids and spaces of the huge model. The thick metallic frame is made with suitable thickness box-shaped elements, superabundant in mechanical strength, but necessary to confer a specific resistance to direct fire, even in the absence of surface protection.

A mention should also be made of the new functional volumes outside the museum that house the new stairwell with lift and the panoramic “Dome skylight.” The external finish of these elements, walls, roofs, was built using bent planks of burnished copper alloy sheets which, with their discreet colour, mitigate the inclusion of these volumes in the precious and layered historic context of Florence. The outer window frames are made of thermal break extruded copper alloy with burnished finish.

Pietà Bandini di Michelangelo (XVI sec.). The Pietà Bandini by Michelangelo (XVI cent.).

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25/ Architettura

Opera del Duomo, copertura con elementi di carpenteria metallica. The “Opera del Duomo”: metal trusses of the roof structure.

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Danze Urbane/Urban dance

progetto/ project “ballet am rhein”località/ location dusseldorfarchitetti/ designer von gerkan, marg and partners architectsfoto/ images marcus bredt

GMP Studio designed the project for the Deutsche Oper am Rhein, in Düsseldorf, the new building for the ballet company situated between the former tram depot and the rear of the Kopernikusstrasse residential complex.This building has a compact cube appearance, and the glazed curtain wall marks the entrance and makes it stand out from the unfinished concrete surface of the rest of the building.It is an unobtrusive building in the surrounding urban landscape, and its simple exterior lines are reconfirmed inside, with purposely light colours and materials, with the walls left with the unfinished concrete surface to distinctly recall the industrial nature of the area where it is built, giving it an atmosphere that is a cross between a workshop and an atelier.

Lo studio GMP firma il progetto del Deutsche Oper am Rhein, a Düsseldorf, il nuovo edificio per la compagnia di balletto, collocato tra l’ex deposito dei tram e il retro del complesso residenziale di Kopernikusstrasse.L’intervento appare compatto, un cubo la cui facciata vetrata ne definisce l’ingresso, distinguendola così dalla superficie in cemento a vista del resto del fabbricato. Lo stabilimento non vuole dominare il paesaggio urbano circostante, e la semplicità che lo caratterizza esternamente trova riscontro anche al suo interno, dove colori e materiali sono volutamente chiari, e le pareti sono lasciate in calcestruzzo a vista, facendo intenzionalmente riferimento al carattere industriale del luogo in cui sorge, e dando all’edificio un’atmosfera tra l’officina e l’atelier.

di/ by Chiara Centineo

Deutsche Oper am Rhein/L’edifizio è stato creato per ospitare cinquanta ballerini professionisti e cinquantacinque studenti della scuola di balletto, che avranno a disposizione due sale da ballo, tre sale prove più piccole, aree relax, servizi, una sala per la fisioterapia e un appartamento per gli artisti che verranno ospitati nella struttura. Il foyer su due livelli e la mensa accolgono i visitatori con un ampio spazio di ingresso, da cui si diramano gli spazi di distribuzione che conducono a tutte le aree dei vari livelli dell’edificio.

The building is designed to house fifty professional dancers and fifty-five students at the ballet school, who have two dance studios, three smaller rehearsal rooms, relaxation areas, hygiene facilities, physio-therapy room and an apartment for visiting guest artists. The ample two-storey foyer and dining room welcome visitors into the entrance, that the various areas branch off from leading to the rooms on the different levels.

n° 6428

29/ Architettura

Al piano terra ed al secondo piano troviamo le sale prove, di fronte gli spogliatoi ed i servizi. L’accesso alle sale avviene tramite ingressi spaziosi, caratterizzati da pareti a specchio, che consentono di non distogliere l’attenzione dei ballerini durante le prove. Le alte finestre delle sale prove consentono l’ingresso della luce naturale per tutto l’anno, aprendo la vista al paesaggio circostante. La collocazione dell’edificio garantisce privacy e tranquillità, dando al contempo il giusto risalto al deposito ferroviario vicino. Il risultato è un perfetto equilibrio tra tecnologia e poesia, tra “durezza urbana” e leggerezza della danza del nuovo edificio del Ballett am Rhein.

The rehearsal rooms are on the ground and first floor, with the changing rooms and hygiene facilities opposite them. The rooms are entered through spacious doors and have with mirror clad walls to ensure the dancers concentrate while they are rehearsing. The tall windows in the rooms let natural light flow in all year round and give a lovely view of the surroundings.The building is located in a very quiet and private area, but which still enhances the nearby rail depot. The outcome is a perfect balance of technology and poetry, between “urban toughness” and graceful dance in the new Ballett am Rhein.

n° 6430

31/ Architettura

progetto/ design centro uffici comunali e stazione ferroviaria a delft/ municipal offices and train station, delft ubicazione/ address stationsplein, delft, the netherlandssuperficie intervento/ size 28,320 m² committenza/ client ontwikkelingsbedrijf spoorzone; prorail; gemeente delft progettista/ architect mecanoo architecten visual design/ geerdes ontwerpen profili in acciaio per facciate e coperture/ steel profiles for façades and roofs sistema stabalux, palladio srl foto/ photos images courtesy of the “mecanoo architecten”, and photographers: ronald tilleman; harry cock riconoscimenti/ awards: european centre for architecture art design and urban studies green good design award 2010

di/ by Marina Cescon

Blue Delft, la magia di arrivare/Blue Delft, the magic of arrival

Che bello quando all’arrivo in una stazione si sperimenta da subito la sensazione elettrizzante che si è giunti in una nuova città, oppure si è ritornati nella propria, abbracciando con lo sguardo lo spazio che ci accoglierà. Arrivare in treno a Delft è proprio questo. Fin dall’inizio l’idea dei progettisti è stata quella di offrire ai viaggiatori in transito nella stazione la sensazione di arrivare nella città di Delft, obiettivo mai da dare scontato vista l’uniformità e standardizzazione che caratterizzano oggi molte stazioni. Salendo dalle scale mobili si apre la vista verso la città e la vecchia stazione, quasi fosse la versione contemporanea delle celebri vedute storiche di Delft raffigurate da Johannes Vermeer.

It’s fantastic when you arrive at a station and immediately have the electrifying feeling you have come to a new city, or returned home, seeing with your eyes the space that welcomes you. Arriving by train to Delft is just that.From the beginning the idea of the architects was to offer travellers in transit at the station the feeling of arriving in the city of Delft, an aim that should never be taken for granted given the uniformity and standardization that characterize many stations today. Going up the escalator opens the view to the city and the old station, like the contemporary version of the famous historic sights of Delft depicted by Johannes Vermeer.

La magia di arrivare/ The magic of arrival

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1. ingresso hall stazione/ entrance station hall - 2. ingresso hall ambito municipale/ entrance municipal hall - 3. hall stazione/ station hall - 4. spazi commerciali/ retail5. spazi tecnici/ technical space - 6. mezzanino/ mezzanine - 7. hall spazi municipali/ municipal hall - 8. uffici per il pubblico/ front office

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Piano terra/ Ground Floor

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33/ Architettura

Il soffitto voltato della hall (7700 m²) presenta un sistema di lamelle con disegnata la mappa del 1877 di Delft e dei suoi dintorni: 30 milioni di punti sono stati stampati su entrambe le facce delle 1929 lamelle rettilinee e calandrate e numerate ad una, ad una per la loro posa in opera. Lo strato dell’isolamento del controsoffitto è stato dipinto di nero verso l’interno, in maniera da risultare neutro e facilitare la visione d’insieme della mappa; le differenti altezze e l’andamento sinuoso della controsoffittatura conferiscono ariosità e piacevolezza quando si attraversa o sosta all’interno del grande foyer.Ogni occasione di alzare gli occhi coincide con l’opportunità di cogliere sempre nuovi dettagli della planimetria storica qui raffigurata, ogni giorno scoprire un nuovo dettaglio della mappa. Gli architetti Mecanoo hanno collaborato con Geerdes Ontwerpen per la progettazione visuale della mappa storica, impiegando software dedicati, vista la specificità e la complessità delle forme del cantiere.All’interno dell’atrio della stazione, le pareti e le porzioni inferiori delle colonne presentano un rivestimento realizzato con frammenti di ceramica nelle tonalità dal bianco, all’azzurro, al blu, una reinterpretazione della tradizione delle ceramiche storiche di Delft. Si tratta di una lavorazione artigianale, come del resto lo richiede la complessità del rivestimento curvo delle parti che varia da punto a punto, privilegiando l’aspetto e la qualità tattile anche su quella visiva con il suo ricercato cromatismo.

The vaulted ceiling of the hall (7700 m²) has a strip system designed with the 1877 map of Delft and its surroundings: 30 million points have been printed on both sides of the 1,929 straight calendered blades that were numbered one by one for their installation. The insulation layer for the false ceiling was painted black on the inside, so as to be neutral and facilitate the overview of the map; the different heights of the ceiling and the sinuous lines give airiness to the false ceiling, and pleasure when you cross or stop in the large foyer. Every opportunity to look up provides the chance to seize more and new details of the historic floor plan shown here, each day discovering a new map detail. The Mecanoo architects collaborated with Geerdes Ontwerpen for the visual design of the historical map, using dedicated software, given the specific nature and complexity of the shape of the site. In the atrium inside the station, the walls and the lower portions of the columns have a cladding made from fragments of pottery in shades from white, to light blue to blue, a reinterpretation of historical Delft pottery traditions. It is handcrafted, as required by the complexity of the curved facade of the sections that changes from point to point, favouring the appearance and tactile quality as well as visual with its sophisticated chromaticism.

Blue Delft/

The station, with inside the new municipal offices and public spaces, is located above the main railway junction below street level. What has been built to date is only part of a larger urban project that will lead to patching up the routes between the two urban sections that used to be separated by the railway junction, as there are no longer any dividing elements, rather a communications network has been created between the city centre, the new town hall, the railway station and the surroun-ding neighbourhoods.

Un intreccio tra passato e futuro/ A weave between past and future

La stazione, con al suo interno i nuovi uffici comunali e gli spazi pubblici, si trova al di sopra del nodo ferroviario principale collocato al di sotto del piano stradale. Quello che ad oggi è stato costruito è solo una parte di un più ampio progetto urbanistico che porterà a ricucire i percorsi fra le due porzioni urbane un tempo separate dal nodo ferroviario, non essendoci più alcun elemento di separazione, ma anzi essendo stata realizzata una rete di comunicazione tra il centro cittadino, il nuovo municipio, la stazione ferroviaria ed i quartieri limitrofi.

n° 6434

35/ Architettura

The glass and steel walls in the new construction involve the use of two different types of glass: fully transparent glass alternates with glass panels that have a special processing and a satin finish, recalling craft glazing used in historical buildings. This, in ad-dition to a formal and compositional research, meets the performance requirements for glass with a high degree of energy efficiency. The energy savings that result, together with the use of a system of geothermal pumps and solar panels on the roof, are estimated at 35% compared to the minimum set requirements.The compact shape of the building pursues that path; there are in fact no main or secondary fronts, enhancing the flexibility not only of spaces and paths but also the elevations. The lines of the roof, slightly lowered at the corners, design a smooth transition to the lower profile of the buildings in the centre of Delft and the neighbouring districts. Seen from above the building, with its engravings in the compact form, suggests a contemporary reinterpretation of the model of alleys and courtyards, a typical feature in the historic urban structure of Delft, transposed into the roofing system of the building. Hence the natural light can fully illuminate the inside of the building.

Una finestra sulla città/ A window on the city

I prospetti in vetro ed acciaio della nuova costruzione prevedono l’impiego di due diverse tipologie di vetro: vetri completamente trasparenti si alternano a pannelli sempre di vetro ma con una particolare lavorazione e finitura satinata, un rimando ai vetri artigianali impiegati nell’edilizia storica. Questo, oltre ad una ricerca formale e compositiva, risponde alle esigenze prestazionali di mettere in opera vetri ad elevatogrado di efficienza energetica. Il risparmio energetico che ne deriva, unitamente all’impiego di un sistema a pompe geotermiche e pannelli solari in copertura, è stimato attorno al 35% rispetto ai requisiti minimi prescritti. La forma compatta della costruzione va in tale direzione; non vi sono di fatto fronti principali o secondari, valorizzando l’estrema flessibilità non solo degli spazi e dei percorsi ma anche dei prospetti. Le linee della copertura, lievemente ribassate agli angoli, disegnano una graduale transizione verso il profilo più basso degli edifici del centro di Delft e dei quartieri confinanti. Visto dall’alto, l’edificio con le sue incisioni nel volume compatto, suggerisce una rivisitazione in chiave contemporanea del modello di vicoli e corti, tratto tipico alla struttura urbana storica di Delft, trasposti nel sistema della copertura dell’edificio. Da qui la luce naturale può illuminare in profondità l’interno della costruzione.

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n° 6436

37/ Architettura

L’importanza delle maestranze ed il loro coinvolgimento ha assunto un ruolo chiave nel processo di cantiere e nella sua resa finale. Le parole di Francine Houben, architetto fondatore dello studio Mecanoo, sono chiarificatrici in merito all’approccio dello studio “(…) Mecanoo mi ha insegnato come sia divertente il lavorare assieme, l’importanza di sentire che si sta condividendo un qualche cosa di speciale (…)”. Il video delle fasi di cantiere, i racconti dei progettisti e degli operai, ma ancor di più i loro volti stanchi ma felici a fine cantiere, la gioia dei bambini che corrono nella grande hall, lo stupore del passante che si avvicina ai vetri per sbirciare la meraviglia nascosta all’interno del nuovo edificio sono il più bel biglietto da visita.

Condividere qualche cosa di speciale/ Share something special The importance of the craftsmen and

their involvement played a key role in the construction process and in its final result. The words of Francine Houben, founding architect of Mecanoo, are enlightening about the approach of the study “(...) Mecanoo has taught me the fun of working together, the feeling that you are sharing something special (...)”. The video of the construction site, the stories of the architects and workers but, more importantly, their tired but happy faces at the end of the work, the joy of children running in the great hall, the amazement of passers-by who come close to the windows to peer into the hidden wonder in the new building are quite definitely the most beautiful business card.

n° 6438

39/ Architettura

P.A.N. Zentrum/

Il Fürst Donnersmarck House è una struttura ospedaliera speciale che ha come principale finalità il sostegno al reinserimento di pazienti che hanno subito lesioni cerebrali gravi. La struttura si trova a Berlino, più precisamente a Frohnau, quartiere residenziale nell’immediata periferia della città. Qui si possono trovare prevalentemente case unifamiliari ed ampi spazi verdi. Nel 2008 i progettisti hanno ricevuto l’incarico dei lavori di sistemazione ed ampliamento della casa di cura e riabilitazione. La progettazione ha seguito un iter scandito da una sequenza serrata di fasi, in maniera da non compromettere l’operatività della struttura esistente. Il nuovo ampliamento ha interessato zone residenziali per gli ospiti, sale comunitarie e ricreative, nonché gli ambiti per gli ambulatori, la fisioterapia, idroterapia e logoterapia. A questi si sono aggiunti gli spazi dei laboratori di ricerca. Dopo aver visitato analoghi istituti in Germania e all’estero, simili per finalità ed organizzazione, i progettisti hanno lavorato in stretto e costante confronto con l’équipe medica e con i consulenti esterni.

The Fürst Donnersmarck House is a special hospital that has as its main objective support for the reintegration of patients who have suffered severe brain injuries. The property is located in Berlin, more precisely in Frohnau, a residential neighbourhood on the outskirts of the city. Here you can find mostly single-family houses and large green spaces. In 2008, the designers were commissioned for the development of the work to improve and expand the nursing and rehabilitation home. The design followed a process of a tight sequence of phases, in such a way as not to compromise the work of the existing structure.The new extension involved the residential areas for guests, community and recreation rooms, as well as areas for surgeries, physiotherapy, hydrotherapy and speech therapy. To these are added the research laboratory spaces. Having visited similar institutions in Germany and abroad, with similar aims and organization, the architects worked in close and constant contact with the medical team and with external consultants.

di/ by Marina Cescon

progetto/ design centro di riabilitazione neurologica “pan zentrum”- fürst donnersmarck houseprogettista/ architect parmakerli fountis architekten, kleinmachnow, germanyprogettazione interni/ interior design consultant s. wildgruber (münchen)committente/ client fondazione fürs donnersmarck - fürst donnersmarck stiftung berlinprofili in acciaio per facciate e coperture/ steel profiles for façades and roofs sistema stabalux, palladio srllocalità/ location berlino - frohnau - tempistica di realizzazione/ project realisation 2012-2015ultimazione/ completion 2015 - superficie intervento/ size ca. 14.000 m²documentazione fotografica/ photos images courtesy of the parmakerli fountis architekten.”, and photographer: allard van der hoek

n° 6440

41/ Architettura

The enlargement project has the form of a circular section, a reference to the idea that the patient is always at the centre of the design and that this conformation of the space would give them easier orientation. The form also responds to a zoning plan to complete the entire section that houses several buildings with para-hospital and support functions. The wing of the building used for treatments is divided into an area for medicine-diagnosis and therapy (118 guests are expected for rehabilitation assisted by 32 therapists, as well as medical staff) and an interdisciplinary context. Spaces for individual or group therapy can be extended to the gardens outdoors. Hence the extroverted nature of the building: large windows to best accommodate the daytime sunshine and to give easy access outside, grassed area along the entire

Il progetto dell’ampliamento ha forma di una sezione circolare, un richiamo all’idea che il paziente sia sempre al centro della progettazione e che da tale conformazione degli spazi ne possa trarre facile orientamento. La forma risponde anche ad un disegno urbanistico di completamento dell’intero comparto che ospita più edifici con funzioni para-ospedaliere e di assistenza. L’ala dell’edificio destinata alle terapie è suddivisa in una zona per la medicina-diagnostica e terapia (sono previsti 118 ospiti per la riabilitazione seguiti da 32 terapisti, nonché da personale medico) ed un ambito interdisciplinare. Gli spazi per la terapia individuale o di gruppo hanno possibilità di estensione nel verde, all’aperto. Da qui la natura estroversa dell’edificio: ampie vetrate per accogliere al meglio il soleggiamento diurno e per poter accedere facilmente all’aperto, presenza di verde lungo tutto il perimetro dell’edificio. La costruzione si sviluppa a piano terra e primo piano, con presenza di lucernari in copertura per convogliare quanta più luce diurna all’interno dell’edificio. I percorsi al suo interno sono ampi, con disegni a terra per facilitare gli spostamenti e l’autonomia di orientamento degli ospiti. La forma ad anelli concentrici è specifica per le funzioni: l’anello esterno ospita gli spazi per le terapie fisiche per mobilità e idroterapia, mentre l’anello centrale corrisponde alle stanze per le terapie psicologiche e di logopedia.

perimeter of the building. The building comprises the ground floor and first floor, with skylights in the roof to convey as much daylight inside the building as possible. The corridors inside are wide, with ground signs for ease of movement and autonomy for guests in getting around. The shape of concentric rings is specific to the functions: the outer ring offers areas for physical therapy for mobility and hydrotherapy, while the centre ring corresponds to the rooms for psy-chological therapy and speech therapy.

La copertura voltata in vetro ed acciaio che collega i due anelli contigui ospita una parte del programma di rieducazione motoria. La struttura portante è stata realizzata con componenti in acciaio zincato e verniciato, in parte con sezioni calandrate anche secondo una doppia curvatura. A questa maglia portante di tubolari sono stati inseriti i componenti dell’orditura primaria e secondaria della copertura, sempre in acciaio e con sezione tale da facilitare l’ancoraggio dei vetri con riduzione drastica dei tempi di posa in opera e fissaggio. Lo spazio che ne deriva non è un semplice corridoio di collegamento, ma una luminosa zona di filtro, aperta verso il verde, in cui poter sostare e svolgere le attività di riabilitazione motoria.

The vaulted roof of glass and steel connecting the two contiguous rings houses a part of the motor re-education program. The supporting structure was built with galvanized and painted steel components, some with calendered sections also with a double curvature. To this supporting tubular mesh the primary framework and secondary components of the roof are inserted, always in steel and with a cross section to facilitate the anchoring of the glass with a drastic reduction of installation and fastening time.The resulting space is not a simple connection corridor, but a luminous filter area, open towards the gardens, where people can rest and carry out the motor rehabilitation activities.

n° 6442

43/ Architettura

Squarci d’azzurro/Glimpses of the sky

Spazio, luce, materia. Queste le tre linee guida attorno alle quali si sviluppa il progetto di ristrutturazione situato nel centro storico di Pergine Valsugana.L’edificio si presenta sul fronte della strada con due porticati ampi e coperti per poi svilupparsi inaspettatamente sul lato posteriore con una teoria di terrazze gradonate, prima inesistenti, che ne formano la nuova pelle. Una ridistribuzione volumetrica in pietra e calce, la cui struttura realizzata con profili quadrati in ferro trattato, evoca con gusto deciso e contemporaneo i tradizionali balconi locali. Al piano terra, un bar dalle linee pulite ed essenziali accoglie con eleganza e personalità i suoi ospiti. Gli arredi in legno di rovere tagliato a sega, si presentano magicamente in sospensione grazie ad un robusto scheletro in acciaio che ne costituisce la struttura. Il bar, il cui sviluppo prosegue anche nell’interrato, individua nell’oblò in acciaio e vetro l’elemento di collegamento con lo spazio pubblico dell’atrio. La ridotta sezione dei serramenti, resa possibile grazie all’impiego di robusti profili in acciaio, consente allo spazio interno di aprirsi al paesaggio senza soluzione di continuità catturando ove possibile l’azzurro del cielo. Un’idea progettuale dove luce e materia si intrecciano in un armonico equilibrio, senza perdere di vista la sicurezza e le elevate performance termiche. I profili tubolari infatti, sono dotati di particolari asolature studiate per consentire il passaggio naturale dell’aria al loro interno e garantendo, grazie ai moti convettivi che si formano, un ottimo isolamento termo-acustico. In questo intervento il progettista ha ribaltato il concetto di esilità del telaio in acciaio dei serramenti: sottile e completamente protetto ed invisibile dall’esterno, dove si nota esclusivamente la sola presenza del vetro, volutamente sovradimensionato nella vista interna, quasi fosse una cornice importante di un quadro aperto sul paesaggio.Una raffinata scelta progettuale che si allontana con passo sicuro dai classici imperativi della serramentistica aventi da sempre come obiettivo la ricerca dell’esilità. Ancora una volta l’acciaio si inserisce nel cuore del progetto raccontando con spontanea eleganza la dialettica tra nuovo ed antico e facendo della sua semplicità un autentico valore.Dall’atrio centrale si accede ad uno spazio adibito a negozio, collegato mediante una scala ai piani superiori. Scultura e allo stesso tempo vero e proprio elemento di elevazione fisica e spirituale, essa si snoda sinuosamente dall’interrato del bar fino al sottotetto, generando doppie altezze, slarghi, inquadrature ed inaspettate vedute. La sapiente combinazione di materiali quali acciaio, legno, cemento, rende così possibile l’armonico equilibrio con il contesto preesistente scandendo il senso del tempo e dello spazio. Una sintesi di ragione e fantasia dove la luce è parte integrante dell’idea progettuale e ne penetra continuamente i volumi, regalando mutevoli sensazioni e nuovi affascinanti spazi.

di/ by Chiara Centineo

Space, light, matter - these are the three guidelines which led the development of the reconstruction project in the historic heart of Pergine Valsugana.The building stands on the road front with two large covered porches, and an unex-pected extension to the rear with a series of newly built graduated terraces which form its new skin. A new layout of the volumes in stone and lime, with square profiles in treated iron offers a distinct and contemporary evocation of the local traditional balconies. On the ground floor a minimalist design bar offers an elegant welcome to the guests. The sawn oak furnishings are magically suspended by a strong steel skeleton which forms the overall structure. The bar also extends down to the basement forming the link between the public foyer area inside the steel and glass porthole.The narrow frames made from strong steel profiles offer the interiors an uninterrupted view of the surroundings and the blue sky. A project idea where light and matter interweave in a perfect balance, without neglecting safety and excellent heat performance. In fact, the tubular profiles have particular slots to enable the natural air to pass through them which, with the convective motion that is formed, give excellent heat and sound insulation. For the project, the architect has overturned the concept of slender steel frames: narrow and completely protected and invisible from the outside, where only the glass is seen, and purposely oversized inside to create an impressive frame of what seems a painting of the landscape.A refined project choice that is a sure step from the classic canons of frame design that has to be as slender as possible.

progetto/ project ristrutturazione di un antico edificio/ renovation of an ancient buildingprogettista/ designer studio x architettura atto d’amore, luca valentini architetto, raffaele cetto architetto, mattia giuliani architetto - località/ location pergine valsugana (tn)direzione lavori, statica e sicurezza/ site and safety management team ing. alessandro smaniotto, studio pcm trento, ing. nicola alessandrini profili per serramenti in acciaio/ steel profiles for doors and windows palladio srl, trevisofoto/ photos raffaele cetto

n° 6444

45/ Architettura

Once again, steel gives its elegant contribution to the project with a dialogue between ancient and modern where its simplicity becomes an authentic added value.The central foyer leads to the shop, which has a stairway leading to the upper floors. Both a sculpture and a physical and spiritual form of elevation, its sinuous forms unwind from the bar basement to the attic, creating double heights, openings, frames and unex-pected views. The expert combination of steel, wood and concrete enables creating the balanced harmony with the previous context while also marking the rhythm of time and space. A synthesis of reason and fantasy where light is an integral part of the project and continually flows into the rooms, creating changing sensations and new fascinating spaces.

n° 6446

47/ Architettura

n° 6448

49/ Architettura

Design K Collection/produzione/ production knoll (velca)design roberto lucci e paolo orlandini - 1974

di/ by Roberto Lucci

La K Collection era un complesso sistema di sedute per spazi pubblici e di lavoro; venne concepito per risolvere con il minimo di attrezzature, anche complesse, il massimo di applicazioni: sedia, sedia con braccioli, sedia con tavoletta, accatastabile, allineabile, agganciabile, sedia girevole, componibile su trave e in moduli mensa, banchi per aule. Il sistema comprendeva numerosi accessori, dalla rete portaborse al posacenere (in quegli anni si poteva fumare dovunque), dal bracciolo a innesto rapido al carrello per le sedie impilate. I sedili e schienali erano disponibili in compensato curvato e imbottiti, rivestiti in fintapelle o tessuto. Quando il sistema venne concepito, tra il 1970 e il 1974, era uno dei pochi esempi di struttura così articolata presenti sul mercato italiano. La complessità del sistema può essere rappresentata da un elemento preso come esempio, il bracciolo. C’erano 15 diversi tipi di bracciolo: per sedia accatastabile, per sedia girevole, ad innesto rapido, per tavoletta pieghevole (a scomparsa), per tavoletta ribaltabile. Tutti i braccioli erano disponibili nelle versioni plastica, legno e con rivestimento in tessuto o fintapelle. Diversi anni più tardi, rendendomi conto dei molti vantaggi economici e di immagine di questa strategia produttiva, l’ho adottata come distintiva della mia attività di designer (Roberto Lucci Design) e l’ho chiamata “Design Maximization”.

The K Collection was a manifold chair system for public and work spaces. The design aim was to get the maximum of variants: chair, chair with armrests, chair with tablet; stacking, ganging and swivel chairs; the seats could be assembled on beams, in canteen modules and classrooms desks. All this from the minimum possible hi-tech equipment. The system included a number of accessories like the bag rack, the ashtray (in those days people could smoke anywhere), the quick-join armrest and the cart for stacked chairs. The seats and backs were available in plywood and upholstered (synthetic leather or fabric). The system was conceived between 1970 and 1974 and it was one of the very few examples of multiple design solutions available in the Italian market. The complexity of the system can be represented by taking one element as an example, the armrest. There were 15 different armrest variants: for stackable chair, for swivel chair, with quick-join device, for retractable tablet and for tilting tablet; the armcaps were available in plastic, wood, fabric and synthetic leather. Several years later, when I realized the many economic and brand advantages of this product design strategy, I implemented it as my distinctive feature in Roberto Lucci Design and called it “Design Maximization”.

n° 6450

51/ Architettura

Dal punto di vista tecnologico la collezione K era una realizzazione di notevole impegno, con oltre 200 stampi per tranciatura, piega e imbutitura della lamiera d’acciaio. Il sistema produttivo,caratteristica peculiare della Velca, era assimilabile e aveva lo stesso grado di industrializzazione dello stampaggio delle carrozzerie d’automobile. Situazione del tutto eccezionale nel campo dell’arredamento, soprattutto in quel periodo. L’azienda che sviluppò il progetto e produsse il sistema fino a circa il 1988-1989, la Velca spa,era specializzata nell’ arredo per collettività, impiegando prevalentemente lamiera stampata e tubo d’acciaio. Successivamente la Velca venne acquisita da Knoll e la commercializzazione di questo sistema di sedili proseguì per oltre 10 anni. Premi, esposizioni e riconoscimenti. Selezione Compasso d’Oro 1979.Mostra internazionale “100 Designers” per il congresso ICSID, Milano, 1983.Premio internazionale “Gute Industrieform ‘83”, Hannover, 1983.

From the technological point of view the K collection was a remarkable achievement. There were more than 200 moulds for sheet metal working (cutting, bending and deep drawing).This manufacturing process, typical of Velca, was similar and had a comparable degree of industrialization as car body manufactu-ring. An exceptional situation in the furniture industry, especially at that time. The company (Velca) that developed the project and manufactured the system until around 1988-89, was in the market of institutional furniture, mainly using sheet matal and tubing. Velca was later taken over by Knoll and the manufacturing of this seating system continued for over 10 years. Awards and exhibitions: Compasso d’Oro (Gold Compass) Selection 1979; International ICSID Congress exhibition “100 Designers”, Milano, 1983; International award “Gute Industrieform ‘83”, Hannover, 1983.

n° 6452

53/ Architettura

Work in Progress

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55/ Architettura

Beekman New York/

La società Intelligent Technologies and Design ha recentemente progettato, realizzato e posizionato le nuove torrette del prestigioso 5 Beekman Hotel di New York. Lo schizzo iniziale, l’analisi strutturale, i disegni esecutivi che definiscono forma e dimensione precisa, fino agli elementi più piccoli, tutto seguito scrupolosamente da ITD che, una volta approvati i disegni, ha provveduto alla realizzazione delle due torrette in sezioni sufficientemente larghe per permettere una facile installazione, ma allo stesso tempo dimensionalmente ridotte per essere spedite a mezzo container nel cantiere, che si trova nel delicato tessuto urbano nel cuore di Manhattan.

progetto/ project custom-designed steel turrets a top of the 5 beekman buildinglocalità/ location new york, manhattan’s financial district data di realizzazione/ time of construction september 2015design intelligent technologies and design; crowne architectural systems

Intelligent Technologies And Design has provided the custom-designed steel turrets atop of the 5 Beekman hotel. Starting from the architect’s sketch, they were able to provide complete design and engineering for this custom steel structure, from the initial structural analysis that enabled us to establish the exact dimensions of the structure and its components, to the final fabrication drawings that defined the precise shape and dimension of even the smallest element. Upon approval of the fabrication drawings, they were able to manufacture these incredible steel turrets in segments that are large enough to enable easy installation in the field yet small enough to fit into shipping containers to be delivered on site and be manageable on such a demanding site as the heart of Manhattan’s financial district.

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57/ Architettura

Palazzo Gorani: l’eccellenza milanese/Palazzo Gorani: Milanese excellence

In anteprima: la recentissima realizzazione dell’intervento residenziale di Palazzo Gorani, e di un ampio spazio pubblico, adiacenti alla medievale Torre Gorani, nel cuore storico e archeologico di Milano. I progettisti, gli architetti Cecchi & Lima, hanno dialogato armonicamente con i resti romani dell’antica sede del Palazzo Imperiale Romano, inserendo due eleganti edifici residenziali. Le strutture sono completamente nuove, innovative, estremamente funzionali e moderne ma in armonica contiguità con gli importanti reperti archeologici dell’area. La zona è infatti dotata di un fascino ed un prestigio unico, un angolo di quiete nel cuore pulsante della città.

di/ by Marzia Urettini

progetto/ project palazzo goraniprogettisti/ designers cecchi & lima architetti associatilocalità/ location milanoprofili per serramenti in acciaio/ steel profiles palladio srl, trevisofoto/ photos matteo piazza - davide filippinirendering studio cecchi&lima

La Soprintendenza per i Beni Architettonici di Milano ha esercitato la sua attività di tutela, conservazione e valo-rizzazione nell’area di Palazzo Gorani; i materiali utilizzati sono stati quindi sottoposti ad attente valutazioni sia da parte dei Progettisti, della Committenza e delle Sovrinten-denze. Uno tra tutti: l’acciaio per i serramenti. In origine si era scelto l’ottone, sostituito poi dall’acciaio per le esigenze di robustezza, esilità dimensionale e soprattutto per le elevate garanzie di sicurezza che l’acciaio garantiva. L’ottone, a differenza dell’acciaio, non sarebbe mai stato in grado di superare gli esigenti requisiti richiesti dalla committenza: Test torsionali dei profili, antieffrazione delle finestre classe WK3 con pesi anta di 170 kg, valore termico W/m2k 1.8 (trasmittanza termica), abbattimento acustico di 44 dB. A tal proposito è stato impiegato un innovativo sistema di profili aerati (Palladio Tabs®), che grazie ad apposite asolature permette al serramento di “respirare” riducendo eventuali condense e alla formazione di muffe, fondamentale in un contesto metropolitano come Milano. Per mantenere la cromia desiderata, e richiesta dal capito-lato in origine, i profili in acciaio sono stati sottoposti ad un particolare trattamento cromatico che la Sovrintendenza ha ritenuto idoneo nel contesto storico architettonico.

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Preview: The recent construction of the residential building Palazzo Gorani, and a large public space, adjacent to the medieval Gorani Tower, in the heart of historical and archaeological Milan. The designers, the architects Cecchi & Lima, dialogued harmoniously with the Roman remains of the ancient seat of the Roman Imperial Palace, inserting two elegant residential buildings. The facilities are completely new, innovative, extremely functional and modern but in harmonious proximity to the important archaeological finds of the area. The area is endowed with a charm and a unique prestige, a quiet corner in the throbbing art of the city. The Superintendence for Architectural Heritage of Milan has exercised its protection, conservation and enhancement powers in the Palazzo Gorani area; the materials used were subjected to careful consideration by the designers, the client and the inspectorates. One above all: the steel door and window frames. Originally, brass had been chosen, but was then replaced by steel for strength requirements, narrow frames and espe-cially for the high security guarantees that steel gives. Brass, unlike steel, would never have been able to exceed the demanding requirements of the client: torsional tests on the profiles, anti-intrusion windows to WK3 class with wing weights of 170 kg, heat value W/m2k 1.8 (heat transmittance), noise reduction of 44 db. In this regard an innovative system of ventilated profiles was used (Palladio Tabs®) which, thanks to special slots, allows the frame to “breathe” by reducing any condensation and mould growth, crucial in a metropolitan context like Milan. To maintain the desired colour scheme, and required by the original contract specification, the steel profiles have been treated with a special coating to appear like burnished brass.

“Recover Massimiano”Progetto: Cecchi&Lima Architetti AssociatiDesign: Alberto FraserIlluminazione: LedEVO srl

Uno dei due pannelli realizzati per gli atrii (uno di 480cm e l’altro di 320 cm entrambi alti 250 cm) con lastre di ottone satinato retroilluminati a leds con variazione di colore rinominato “recover Massimiano” (imperatore ro-mano del IV secolo d.C.) che attraverso forature restituiscono un’immagi-ne contemporanea del mosaico romano sottostante all’edificio. Immagine interessante per la lavorazione con taglio laser del metallo”.One of the two panels made for the foyer (one measuring 480 cm and the other 3200 cm, both 250 cm high), with sheets of satin finish brass rear lit by colour change led lighting, called “Recover Massimiano” (a Roman emperor in the IV century BC), which relay the contemporary image through the perforations of the Roman mosaic floor. An interesting image of the use laser cutting on metal.

n° 6460

61/

Arte

Trasformazioni, Vigne Museum/Trasformation, Vigne Museum

di/ by Gianfranco Cavaglià

“When people ask me who is the best architect I know, I always answer: an old farmer planting a forest of chestnut trees. He knows that he will not live long enough to eat their fruit, to warm himself with their wood and use them to make a stool, or cool off in summer under the shade of the branches. He does not plant the forest for himself, but for his grandchildren”1. This is how Enzo Mari, one of the recogni-zed fathers of design, sentences about what you can do to continue the drive that had been the initial strength of the design for industry: quality production, improve the conditions of all, before any other logic, mainly economic and financial, directed those methodological and productive tools to other objectives.

vigne museum di yona friedman e jean-batiste decavèle per i 100 anni di livio felluga/ for the centenary of livio fellugacolline di rosazzo/ udinefoto/ photos luigi vitale (l.v.), gianfranco cavaglià (g.c.)

“Quando mi chiedono chi è il miglior progettista che conosco, rispondo sempre: un vecchio contadino che pianta un bosco di castagni. Sa benissimo che non vivrà a sufficienza per poter mangiare i frutti, per scaldarsi col suo legno e usarlo per farne uno sgabello, né rinfrescarsi d’estate all’ombre delle fronde. Non lo pianta per sé, ma per i suoi nipoti”1. Così Enzo Mari, uno dei padri riconosciuti del design, sentenzia a proposito di quanto si può fare per proseguire quella tensione che era stata la forza iniziale della progettazione per l’industria: una produzione di qualità, per migliorare le condizioni di tutti, prima che altre logiche, prevalentemente economico finanziarie, indirizzassero quegli strumenti metodologici e produttivi verso altri obiettivi.

Un altro studioso, architetto, che vede nell’architettura la possibilità di migliorare le condizioni di vita considerando le popolazioni più numerose e con minori risorse, Yona Friedman, riconsidera il ruolo dell’architetto per renderlo interprete dei bisogni, per facilitare comunicazione e scambio di informazioni, nella ricerca di un nuovo ruolo, con una connotazione sociale, che negli ultimi decenni vediamo piuttosto relegato. Qualcuno quella strada, indicata da Mari, ha iniziato a percorrerla molti anni prima; si tratta di visionari di un futuro diverso da quello più prossimo che hanno avuto la forza di andare contro corrente e di salvaguardare quanto da molti era considerato superato, inattuale: l’esito di quelle preveggenti attività sono ora il paesaggio che ci apprestiamo ad esaminare. Un paesaggio - giardino di filari che disegnano, per le attività avviate, le colline dove vengono cresciute vigne e prodotti vini. Un paesaggio - giardino, per la cura estesa a tutte le parti. Un giardino vero per l’ordine; il progetto non ha come finalità prima il giardino: questo risulta come conseguenza delle attività stesse, mantenute nel tempo. Attività di lavoro, di cura, di produzione e di trasformazione in vino: una delle espressioni più antiche che, con il pane, testimonia il lavoro dell’uomo per la propria sopravvivenza sulla terra. Cento i cerchi (cento gli anni da celebrare di quell’uomo2 che scopriamo antesignano designer della natura riportando, con la coltivazione, vita nella campagna friulana), di tondino di ferro, calandrato nel diametro di due metri circa, aggregati tra loro secondo figure geometriche, realizzano una struttura, un’opera in continua trasformazione: ora visibile per la ridotta altezza di quell’ospite, per ora di piccole dimensioni, in crescita, che nel tempo diventerà protagonista.

l.v.

l.v.

n° 6464

65/ Arte

1 Enzo Mari, Venticinque modi per piantare un chiodo, Mondadori, Milano 20112 Livio Felluga, fondatore dell’omonima azienda “Livio Felluga”, che, nel credo che “se la terra non viene calpestata, si depaupera”, ha trasmesso ai figli lo spirito della prosecuzione della sua iniziativa. Livio Felluga, founder of the company “Livio Felluga”, who believed that “if the ground is not trodden, it is impoverished”, transmitted to his children the spirit to continue his initiative.3 Yona Friedman, L’architettura della sopravvivenza, Bollati Boringhieri, Torino 20094 Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle

Queste viti maritate ad un supporto artificiale, dalle forme rigorosamente geometriche.La vite, protagonista dell’opera e del paesaggio, offre molteplici cornici, dalle curiose forme di intersezioni di cerchi, per la contigua Abazia di Rosazzo e per il paesaggio circostante.These vines married to an artificial support, with strictly geometric shape.The vine, protagonist of the work and landscape, offers multiple frames, from the curious forms of intersecting circles, for the nearby Rosazzo Abbey and the surrounding landscape.

Yona Friedman, another scholar and architect, who sees in architecture the ability to improve living conditions considering the largest populations with fewer resources, reconsiders the role of the architect as an interpreter of needs, to facilitate communication and exchange of information, in the search for a new role with a social connotation, which in recent decades has been rather neglected.Some began to follow that road indicated by Mari, many years before; they were visionaries of a future different from our immediate one, who had the courage to go against the tide and to preserve what many had considered outdated, obsolete: the outcome of those prescient activities is now the landsca-pe that we are going to examine.A landscape – a garden of rows that design it for the work performed there, the hills where vines and wine products are grown. A landscape-garden, given the care that is extended to it throughout. A real garden; the first purpose of the project was not a garden however, this is a result of the activities that have been maintained over time. Work, care, producing and processing into wine: one of the oldest expressions which, along with bread, testifies man’s struggle for survival on earth.One hundred circles (one hundred years to celebrate that man2 who we discover a forerunner designer of nature who, with cultivation, brings back life to the countryside of Friuli), iron rods, calendered with a diameter of two meters, joined together using geometric shapes creating a structure, a work in continuous transformation: now visible due to the reduced height of the now only small guest, but which is growing and in time will become the protagonist. The vine, the protagonist of the work and the landscape.The Vigne Museum is on a hill, in sight and proximity of the Rosazzo Abbey, and can be interpreted as a tribute to those who many years ago started a project, which was visionary then, and who then developed and implemented it: now it is time to demonstrate and confirm, to keep and spread it.Yona Friedman, architect, master of thought and populariser of proposals for a less unjust society (1977)3, a draftsman and designer renowned for his works by the world of galleries, does not just theorise but manages, in the different expressions of his work, to maintain a clear reference to its intent and the directions it offers. It goes to the essence of man’s problems and conditions for a survival project.In this event, this open work assigns, along with the two declared designers4 another responsible factor that is a series of natural, temporal, chemical entities, which are all expressed in constant transformation: the vine, Lady of this landscape. Growing, it will continuously transform over the years and the seasons; the iron supporting structure, left natural, untreated, already oxidized, expresses the transformation from mineral and the continuation towards a new continuous slow dissolution, before then it will have disappeared among the vine leaves as witness to its presence, but maintaining the form of the structure to support the growth of the vines.How will these vines look married to an artificial support, with strictly geometric shapes? A curiosity that will be satisfied in a few years’ time and which will remain alive while waiting. Added to the many viewpoints from a distance, the work stands on the hill and continuously interacts with it in the community; there is perhaps the possibility to follow it in a sort of maze that, for now, offers multiple frames, from the curious forms of intersecting circles, for the nearby Abbey and the surrounding landscape.

La vite, protagonista dell’opera e del paesaggio. Il Vigne Museum, su un poggio, in vista e prossimità dell’ Abbazia di Rosazzo, può essere interpretato come un omaggio a chi molti anni fa aveva avviato un progetto, allora visionario, che poi ha sviluppato e con-cretizzato: ora è da mostrare per confermarlo, mantenerlo e diffonderlo. Lo stesso Yona Friedman, architetto, maestro di pensiero e divulgatore di proposte per una società meno ingiusta (1977)3 , disegnatore e progettista apprezzato per le sue opere anche dal mondo delle gallerie, non si limita a teorizzazioni e riesce, nelle diverse espressioni del suo operare, a mantenere chiaro il riferimento al proprio intendimento ed agli indirizzi che propone. Va all’essenza dei problemi degli uomini ed alle loro condizioni per un progetto di sopravvivenza. Nel caso, quest’opera aperta unisce ai due progettisti dichiarati4 un altro responsabile, che è un insieme di entità naturali, temporali, chimiche, che tutte si esprimono nella trasformazione continua: la vite, Signora di questo paesaggio. In crescita, realizzerà una trasformazione continua negli anni e nelle stagioni; la struttu-ra di supporto di ferro, al naturale, non trattato, già ossidato, esprime la trasformazione da minerale e la prosecuzione verso una nuova continua lenta dissoluzione, prima di allora sarà destinata a scomparire tra pampini e foglie testimoniando la propria presenza per il mantenimento della forma della struttura di supporto alla crescita delle viti. Come appariranno queste viti maritate ad un supporto artificiale, dalle forme rigorosa-mente geometriche: una curiosità che potrà essere soddisfatta tra qualche anno e viva rimarrà nell’attesa. Da aggiungere ai molti punti di vista da lontano, l’opera è su poggio e interagirà continuamente con la propria presenza con la comunità; la possibilità, forse, di percorrerla in una sorta di labirinto che, per ora, offre molteplici cornici, dalle curiose forme di intersezioni di cerchi, per la contigua Abbazia e per il paesaggio circostante.

l.v.g.c.

g.c.

g.c.

n° 6466

67/ Arte

Barbara Biffoli/di/ by Marzia Urettini

Collane-scultura, girocolli che prendono ispirazione da rami intrecciati, orecchini lavorati come pizzi antichi, anelli che richiamano forme della natura, la corteccia di un albero, le venature di una foglia d’edera, i petali di una rosa. Le creazioni di Barbara Biffoli non prendono corpo da un disegno o da un progetto precostituito, ma dall’osservazione di ciò che la circonda, dall’architettura, dalla natura, e soprattutto dall’ispirazione che suggerisce la materia stessa. “Mi piace toccare, plasmare, modificare la cera attorno alle pietre e ai minerali che trovo durante i viaggi all’estero o magari nei mercati di mineralogia. Pietre uniche, dalle forme irregolari o materiali minimali come l’ebano, il legno di makassar, il corno di bufalo d’acqua vengono trasformati e arricchiti con il bronzo, l’argento, l’oro per dar vita a pezzi unici.” Barbara Biffoli, classe 1967, una laurea in lettere con indirizzo in storia del teatro, che le ha permesso di avvicinarsi allo studio dell’arte da cui mutua le ispirazioni per i suoi gioielli. La sua indiscussa creatività e la tecnica sempre più personale hanno trasformato questa passione in un lavoro. Le sue creazioni sono infatti ricche, elaborate, vistose, quasi “barocche”.

Sculptural necklaces, chokers that are inspired by woven branches, earrings made like antique lace, rings that recall the forms of nature, the bark of a tree, the veins of an ivy leaf, the petals of a rose. The creations of Barbara Biffoli do not take shape from a drawing or a preconceived project, but from observing her surroundings, architecture, nature, and above all the inspiration that matter itself suggests. “I like to touch, shape, mould the wax around the stones and minerals that I find while traveling abroad or even in mineralogy markets. Unique stones, irregular shapes or minimal materials such as ebony, Makassar wood, water buffalo horn are transformed and enriched with bronze, silver and gold to create unique pieces.“ Barbara Biffoli, born in 1967, a Bachelor of Arts with a major in history of the theatre, which allowed her to approach the study of art that the inspiration for her jewellery comes from. Her undisputed creativity and increasingly personal technique have turned this passion into a job. Her creations are rich, elaborate, showy, almost “baroque”.

Quale tecnica usi per le tue creazioni?Uso la tecnica della “cera persa”, un metodo antichissimo noto non solo a Greci e Cinesi di oltre duemila anni fa, ma anche agli indigeni dell’Africa e delle Americhe. Con questo metodo, anche adoperato e descritto dallo scultore Cellini, ogni gioiello realizzato al momento della fusione perde il suo stampo in cera, conferendo così unicità al pezzo.Un lavoro complesso…Un lavoro impegnativo che richiede massima concentrazione nella lavorazione della cera e la sapienza di artigiani bravissimi con i quali ho creato nel tempo un rapporto di intesa assoluta. Quali sono i materiali che prediligi per i tuoi gioielli?I metalli in generale sono la mia passione, soprattutto il bronzo e l’argento, che amo lavorare soprattutto per l’aspetto artigia-nale e particolarmente accurato che riescono a conferire alle singole creazioni.

Negli ultimi anni i suoi gioielli sono stati esposti in diverse manifestazioni e pubblicati su importanti riviste nazionali ed internazionali quali Vogue, Vogue Accessory e Vogue Gioiello, AD, Harper’s Bazaar. Barbara Biffoli vive a Roma con il marito Giorgio ed il figlio Giacomo.

n° 6468

69/ Arte

What technique do you use for your creations?I use the technique of “lost wax”, an ancient method known not only to the Greeks and Chinese for over two thousand years, but also to the natives of Africa and the Americas. With this method, also used and described by the sculptor Cellini, each piece of jewellery made at the time of melting loses its wax mould, thus giving uniqueness to the piece.A complex process …A demanding job that requires maximum concentration in processing the wax and the wisdom of skilled craftsmen with whom I have created a relationship of absolute understanding over time.Which materials do you prefer for your jewellery?Metals in general are my passion, especially bronze and silver, which I love to work especially for the crafted and particularly accurate look they are able to give to each creation.

In recent years, her jewels have been exhibited in several events and published in important national and international magazines such as Vogue, Vogue Accessory and Vogue Gioiello, AD, Harper’s Bazaar.Barbara Biffoli lives in Rome with her husband Giorgio and her son Giacomo.

n° 6470

71/ Arte

Gianfranco Romagnoli: personaggi in rete/Gianfranco Romagnoli: characters in the web

di/ by Lucio Del Gobbo

Gianfranco Romagnoli, in arte Pico, ha uno strano modo di essere scultore. Di solito la forma nasce da una materia grezza ed informe che lascia cadere le proprie scorie rivelandosi. Nell’immaginario di uno scultore questo processo sembra quasi spontaneo, ineluttabile, come affidato a una provvidenzialità esterna che guida. E questo avviene sia nelle opere in marmo di Pico, sia in quelle modellate in argilla: la tecnica del “levare” e del ”porre” si contrappongono fittiziamente: entrambe sono funzionali alla nascita di un corpo dalla materia. Le sculture in rete invece scaturiscono da una sensazione davvero opposta. In tal caso la forma è il vuoto, e anziché liberarsi viene chiusa da un reticolato che la rende visibile. È l’involucro stesso che definisce e modella un “dentro” che non si vede ma c’è. Si intuisce che da tale rivoluzione, la forma, in qualche modo recuperata, risulta incrementata di un plusvalore di opzioni concettuali e psicologiche, inquietanti ma anche stimolanti. Non è questa anche una drammatica evocazione di ciò che non appare, e dunque una rivendicazione di esistenza dell’invisibile?

Gianfranco Romagnoli, aka Pico, has a funny way of being a sculptor. Usually the shape comes from a rough unformed material, that drops its slag to reveal itself. In the imagination of a sculptor this process seems almost natural, inevitable, as mandated by an external providential driving. This occurs both in Pico’s marble works, and in those modelled in clay: the technique of “remove” and “add” are counterpoised fictitiously: both are functional to the creation of a body of matter. The web sculptures instead spring from a very opposite feeling. In this case the shape is the void, and instead of being released it is closed by a lattice that makes it visible. It is the same housing that defines and models an “inside” that cannot be seen but is there. One senses that by that revolution, the form, in some way recovered, is increased by a surplus of conceptual and psychological options, disturbing yet stimulating.

È stato giustamente osservato che Pico con le sue forme “usa il riferimento alla tradizione per sconvolgerne i modelli e le regole”. La citazione del classico è assunta, come egli dice “non come iperbole e come surplus ironico, ma semmai come surplus tragico”, oltre che come termine di paragone e confronto. Un nodo dialettico, questo, destinato a caratterizzare tutta la sua figurazione, a caricarla di interrogativi e di provocazioni. “Personaggi” , i suoi, che si ravvivano nei modi ordinari e disinvolti delle posture: l’uso di simboli effimeri, la sigaretta, il giornale, gli occhiali da sole, evoca la quotidianità. Il frammento, la cesura delle membra oltreché strumenti di sintesi formale sono portatori d’una medesima provocazione: un’assenza-presenza che si inserisce funzionalmente come stimolante ambiguità, per il riguardante e nell’economia del racconto. Un uomo ridotto ad ammasso inanimato da un sistema tecnologico sempre più invasivo, basato su processi di oggettivazione dei saperi e delle funzioni, relegato in un limbo in cui dietro alla sensazione di “libertà” si nasconde una drammatica condizione di estromissione e di inutilità. È la situazione assurda di un’umanità che non finisce mai di progettarsi (il reticolo metallico evoca attuali forme di progettazione computerizzata) ma s’industria a fare a meno di sé! Quanto pesa sulla figura ciò che non c’è? Basta far caso ad alcune didascalie per rendersi conto di quanto siano presenti in Pico tali problematiche espresse anche linguisticamente: “Chissà se sarebbe sopportabile l’esistenza senza figure?… Persino tra le stelle ne abbiamo intraviste, e ci hanno reso il cielo meno lontano e indifferente”… “La figura porta alla luce e nello stesso tempo nasconde”…; “Rompe la totalità della figura la sua oscurante compiutezza…”. Sorprende poi la manualità con cui Pico addomestica una materia teoricamente “ostica” ed amorfa come il filo metallico convertendola ad un suo intento poetico: una sfida che in qualche modo comprova la determinatezza della scelta e, al tempo stesso, il puntiglio di proporre, come in laboratorio, una condizione, uno stato che si intende visualizzare e sperimentare. Oggetto della verifica, l’uomo, mancante di interiorità e di spirito. Il corpo ridotto a bozzolo d’una larva ormai estinta. Gabbia permeabile (che potrebbe contenere ma non contiene), drammatico reperto di una storia e di una identità perdute. Temibile profezia cui la realtà presente introduce con inquietante verosimiglianza. Questi “eroi” posti in quiescenza o “in libertà”, come ironicamente sostiene l’autore, hanno una postura inerte, di ripiegamento e inattività, in contrasto con la possanza dei corpi, con la loro dimensione e struttura. Interpretano solo una filosofia esistenziale o svolgono un’analisi anche morale rivolta alla situazione sociale e storica in atto? Dietro ad ogni perplessità o proposta di Pico sembra far capolino un intento di immedesimazione autobio-grafica e, con essa, un interrogativo esistenziale più generale riguardante l’uomo e il suo destino.

n° 6472

73/ Arte

Is not this also a dramatic evocation of what is not, and therefore a claim of invisible existence?It has been rightly observed that Pico, with his forms, “uses the reference to tradition for upsetting the patterns and rules”. The quote of the classic is assumed, as he says, “not as hyperbole and surplus irony, but rather as a tragic surplus”, as well as a being a term for comparison. A dialectical knot, this, intended to characterize all his figurations, loaded with questions and provocations. “Characters”, his, that come alive in the ordinary manner and casual postures: the use of ephemeral symbols, the cigarette, the newspaper, sunglasses, evoke everyday life. The fragment, the caesura of the members besides being the tools for formal synthesis are carriers of the same provocation: an absence-presence that is functionally positioned as a stimulant ambiguity, for the concern and economy of the story. A man reduced to an inanimate heap by an increa-singly invasive technological system, based on the processes of objectification of knowledge and functions, relegated to a limbo where behind the feeling of “freedom” lies a dramatic condition of exclusion and worthlessness. It is the absurd situation of humanity that never ceases to design itself (the metal lattice evokes current forms of computer-aided design) but does everything possible to do without itself!What weight does the figure carry of what is not there? It is sufficient to notice some captions to realize how these issues are present in Pico and also expressed linguistically: “I wonder if existence would be bearable without figures? ... Even among the stars we have glimpsed them, and they have made the sky less distant and indifferent “...” The figure reveals and at the same time hides”...; “It breaks the totality of the figure, its darkening perfection ...”.Surprising also the dexterity with which Pico tames a theoretically “tricky” and amorphous material, like the wire, converting it to his poetic intention: a challenge that somehow proves the determi-nation of the choice and, at the same time, the point of proposing, as in the laboratory, a condition, a state that you want to view and experience. Subject of the control is man, lacking interiority and spirit. The reduced body cocoon of a larva by now extinct. A permeable cage (which might contain but does not), the dramatic finding of a lost story and identity. A fearsome prophecy which our reality introduces with uncanny verisimilitude.These “heroes” placed in retirement or “freedom”, as the author says ironically, have an inert posture, bent and inactive, in contrast to the might of the bodies, with their size and structure. Do they interpret only an existential philosophy or do they conduct a moral analysis of the current social and historical situation?Behind any of Pico’s misgivings or proposals there seems to be an intent of autobiographical identification and, with it, a more general existential question about man and his destiny.

n° 6474

75/ Arte

“....la mia è una pittura grafica a rilievo vicina alla scultura. Lavoro sulla sottrazione, sulla leggerezza. Creo percezioni attraverso il gioco e il movimento. Sovrappongo il segno che diventa dimensione e la monocromia risalta il rilievo che vibra a contatto con la luce. (…)”

“....mine is a graphic relief painting similar to sculpture. I work on subtraction, on lightness. I create perceptions through play and movement. I overlap the sign that becomes dimension, and the monochrome highlights the relief that vibrates in contact with the light (…)”

Hea

rt/

Scultura per sottrazione/Sculpture by subtraction

Ute

ro/

Le parole dirette dell’artista, in maniera più efficace rispetto ad ogni altra possibile introduzione alla visione delle opere, descrivono il mondo e la sensibilità di visione che contraddistinguono lo sguardo e l’opera dell’artista romana Cristina Maulini.

The artist’s direct words, more effectively than any other possible introduction to the vision of the works, describe the world and the sensitivity of vision that distinguishes the look and the work of the Roman artist Cristina Maulini.

immagini su gentile concessione dell’artista cristina maulini/ images courtesy of cristina maulini

n° 6476

77/

Foss

il/

La sua ricerca artistica ha preso il via dalla sperimentazioni nel campo della fotografia, facendo propria quella attenta analisi della visione che esplora la complessità del segno, propria del fotografo, e trasponendola in altri settori artistici, utilizzando altri strumenti comunicativi. Sono presenti elementi “a fuoco”, caratterizzati da un segno più marcato tanto da farsi anche portatore di una propria ombra, ed elementi più sottili ma parimenti importanti, quali ad esempio un pizzo delicato od una rete geometrica di sfondo, elementi “fuori fuoco” che creano il contesto, l’orditura del racconto e che risultano essenziali per la lettura delle opere.

Vel

a/

Her artistic research started from experiments in the field of photography, making careful analysis of the vision that explores the complexity of the sign, typical of the photographer, and transposing it in other artistic areas, using other communication tools. There are items “in focus”, characterized by a stronger sign, so as to also be the bearer of their own shadow, and slenderer but equally important elements, such as a delicate lace or a background geo-metric network, elements “out of focus” that create the context, the weave of the story and that are essential to understand the works.

n° 6478

79/

Vin

il/

Sun

/

Questo metodo di ricerca ha sempre posto particolare attenzione sui giochi di luce ed ombra, sulle variazioni minime del colore e sulla realtà materica degli oggetti, il tutto compreso in una ridefinizione del segno pittorico che prende vita, stratificandosi, depositandosi sulla tela con profonde tracce e divenendo reale. Le sue tele sono mono-cromatiche, o meglio presentano un’infinità di sfumature e varianti di un unico colore, questo per una volontà precisa di concentrare sul segno la percezione dell’elemento ritmico, più che sulla variabile del colore. Il segno diventa tracciato, disegna geometrie nelle tre dimensioni, la quarta - quella del tempo - è quella del ricordo sia di chi quel segno lo ha depositato sulla tela sia della memoria di chi lo osserva.

Max

/

This research method has always paid particular attention to the play of light and shadow, on the minimum variations in the colour and material reality of objects, all included in a redefinition of the pictorial sign that comes to life, in layers, deposited on the canvas with deep traces and becoming real. Her paintings are monochrome, or rather have an infinite number of shades and variations of a single colour, this for a specific desire to concentrate the perception of the rhythmic element on the sign, rather than on the colour variable. The sign is traced, designing geometry in three dimensions, the fourth - that of time - is the memory of both she who placed that sign on the canvas and of the observer.

n° 6480

81/

Acciaio

Acciaio e sperimentazione nell’architettura per l’industria nell’Italia degli anni Sessanta/Steel and architectural experiments for industry in Italy during the Sixties

di/ by Renato Morganti - Alessandra Tosone - Danilo Di Donato

Nuovo Attrezzaggio: la pianta della copertura e la sezione trasversale del “modello quantità”.(fonte: G. Guazzo, Eduardo Vittoria, Gangemi, Roma 1995)New fitting shop: the roof plan and cross section of the “quantity model”. (source: G. Guazzo, Eduardo Vittoria, Gangemi, Rome 1995)

Nuovo Attrezzaggio: le strutture modulari di copertura e le colonne cave, componenti del “modello quantità”, durante le operazioni di montaggio in cantiere. (fonte: Zodiac, n.16, 1966)New fitting shop: the modular roof structures and hollow columns, forming the “quantity model”, during the assembly on site.(source: Zodiac, no. 16, 1966)

Il Nuovo Attrezzaggio a San Bernardo, Ivrea, 1960, E. Vittoria; in alto una vista d’insieme; in basso l’alternanza di vetro e pannelli opachi modulari in facciata, a rileggere le dimensioni di ogni singolo “modello quantità”.(fonte: Zodiac, n.16, 1966)The New fitting shop in San Bernardo, Ivrea, 1960, E. Vittoria; at the top an overall view; at the bottom the alternating glass and modular matt panels on the facade, retaking the size of each single “quantity model”. (source: Zodiac, no. 16, 1966)

I processi di industrializzazione del XVIII secolo, coincidono, come noto, con le profonde trasformazioni delle tecniche di produzione, seguite all’introduzione dei moderni macchinari. Il progresso tecnologico che ne consegue scaturisce da un complesso quadro di sperimentazioni, cui non sono estranee esperienze italiane: una delle prime ruote idrauliche, costruita in Inghilterra nel 1717 da John Lombe nel setificio sul fiume Derwent, era infatti ispirata agli impianti presenti nelle filande del Bel PaeseI. Questo rappresenta però uno dei pochi significativi apporti della tecnologia italiana all’iniziale sviluppo della Rivoluzione Industriale, che se stenterà ad imporsi nella penisola, si diffonderà, invece, rapidamente in larga parte d’Europa e d’America. L’Italia resta pertanto esclusa dal novero delle nazioni industrializ-zate sino agli inizi del Novecento, quando le politiche di settoreII e la disponibilità di un efficiente sistema infrastrutturaleIII possono finalmente garantire condizioni favorevoli all’affermazione di un moderno sistema industriale. Nel secolo breve la fabbrica produce una profonda metamorfosi del tessuto sociale ed economico del paese e costituisce un pervicace motore di trasformazione del paesaggio periurbano, che diviene paesaggio industriale, con la conseguente perdita di una tradizione contadina secolare. L’industria diventa pertanto l’emblema della nuova economia nazionale e del proletariato urbano, assurgendo al ruolo di protagonista nell’organizzazio-ne di un modello sociale inedito nel contesto italiano. All’importanza crescente assunta dai luoghi della produzione nel quadro socio-economico nazionale, non corrisponde però un’adeguata riflessione sul tema progettuale della fabbrica, più spesso avvertita come mero tema funzionale e per questo trascurata dal dibattito architettonico nazionale. Pur l’interesse suscitato negli anni Trenta da articoli apparsi sulle pagine di Costruzioni-CasabellaIV o gli episodi eclatanti del Lingotto di Giacomo Mattè Trucco (1915), della Nuova ICO di Ivrea di Luigi Figini e Gino Pollini (1934-1956) e della fabbrica Olivetti a Pozzuoli, di Luigi Cosenza (1955), non riescono a risollevare le sorti di una produzione edilizia che è più spesso schiacciata su soluzioni convenzionali ed ordinarie. L’industria delle costruzioni si mostra indifferente all’opportunità di conseguire un’eccellenza in termini di elevati standard qualitativi degli edifici e ciò si ripercuote sulla mancata diffusione della struttura metallica, poco utilizzata per gli alti costi di produ-zione e per la necessità di disporre di manovalanze specializzate. L’acciaio e la fabbrica restano pertanto, nello specifico italiano, un binomio solo potenziale, quasi mai indagato. Soltanto alcune isolate figure si confrontano, infatti, con questo tema ed individuano nel rapporto con l’industria e nelle nuove opportunità offerte dal progresso tecnologico i fondamenti di una sperimentazione che si pone in continuità con le coeve ricerche internazionali. Tra queste emerge per il prestigio con cui viene accolta, quella dell’architetto tedesco Konrad Wachsmann, i cui risultati influenzano gli obiettivi e gli strumenti di una ricerca nuova che giovani architetti mettono a fuoco per procedere ad un radicale ripensamento dell’architettura, più in gene-rale, e del tema dell’edificio industriale in particolare. In tale ambito Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti e Marco Zanuso, sviluppano personali percorsi di ricerca che vedono protagonista l’acciaio. Questi studi risentono dei presupposti teorico-sperimentali e delle esperienze progettuali di ciascuno.

As we well know, the industrialisation processes of the XVIII century coincide with drastic transformations in production methods, followed by the introduction of modern machinery. The technological progress was sparked off by a series of experiments, including a number in Italy as well: one of the first hydraulic wheels built in England in 1717 by John Lombe in the silk mill on the River Derwent, was in fact inspired by the installations in Italian millsI. However, this is one of the few important contributions by Italian technology to the initial development of the Industrial Revolution which, while slow in taking off in Italy, spread quickly through the majority of Europe and America. Consequently, Italy was outside the group of industrialised nations until the beginning of the XX century, when politicsII and the availability of efficient infrastructuresIII could finally guarantee the right conditions for a modern industrial system to develop. At the beginning of the century, factories produced a drastic change to the country’s social and economic fabric, transforming the urban landscape, which became an industrial landscape, therefore losing centuries’ old farming traditions. Industry became the symbol for the new national economy and urban proletariat, playing a leading role in organising an unusual social model in Italy. However, the increasing importance of factories in the national social-economic framework was not corresponded by adequate reflection on the design of the factories, just considered purely in functional terms, neglecting the national architectural debate. Despite the interest that was raised in the thirties by articles in Costruzioni-CasabellaIV

or the glaring episodes of the Lingotto by Giacomo Mattè Trucco (1915), the New ICO in Ivrea by Luigi Figini and Gino Pollini (1934-1956) and the Olivetti factory in Pozzuoli, by Luigi Cosenza (1955), they were unable to raise the destiny of building production, often crushed by conventional and ordinary solutions. The building industry remained indifferent to the opportunity of producing excellence in terms of quality standards in the buildings, and this all reflected on the lack of metal structures, little used due to high production costs and the need for specialised labour. Therefore in the Italian case, the steel and factory duo remained only a potential, never investigated possibility. Only a few isolated figures tackled the topic finding, in the relationship with industry and new opportunities offered by technological progress, the foundations for experimentation in continuity with the consistent international research.

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85/ Acciaio

Il progetto per la Fabbrica Olivetti a Scarmagno, Ivrea, 1962, M. Zanuso, E. Vittoria; a sinistra, la planimetria generale; a destra, viste prospettiche delle sale e un plastico di studio del “modulo oggetto”.(fonte: Edilizia Moderna, n.82-83, 1963)Project for the Olivetti factory in Scarmagno, Ivrea, 1962, M. Zanuso, E. Vittoria; on the left, the general plans, on the right sections of the halls and a study model of the “object module”. (source: Edilizia Moderna, no. 82-83, 1963)

Progetto per fabbrica a Scarmagno: gli elementi componenti il “modulo oggetto”: la copertura dal caratteristico disegno a reticolo scozzese e la colonna cruciforme, una volta assemblati, portano alla strutturazione spaziale del modulo unitario. (fonte: G. Guazzo, Eduardo Vittoria, Gangemi, Roma 1995)Project for the Scarmagno factory: the components in the “object module”: the roof with the characteristic plaid reticular design and the cruciform column, once assembled give the spatial structure to the unit module.(source: G. Guazzo, Eduardo Vittoria, Gangemi, Roma 1995)

La costruzione in acciaio e l’architettura per i luoghi di produzione sono, ad esempio, temi ricorrenti nella prassi progettuale di Vittoria. Nell’Officina Attrezzaggio della Olivetti a San Bernardo (1961) l’architetto napoletano parte da una ricerca che si configura come un’indagine sistematica sugli aspetti strutturali, tecnologici e formali specifici degli edifici industriali. Presupposto teorico-metodologico e fondamento della progettazione dell’Officina a San Bernardo, nella immediata periferia di Ivrea, infatti, è il “modello quantità”, struttura modulare alla base dello sviluppo organico dell’edificio, nella sua duplice natura di elemento tecnologico e “di misura unitaria in grado di confrontarsi dimensionalmente con le altre componenti ambientali del paesaggio, quale quantità misurabile per numero e grandezza, [...] prototipo [...] riproducibile in una serie più o meno ampia di esemplari”V. Ne consegue un’architettura in acciaio concepita come sistema aperto che ammette ampliamenti successivi, rispon-denti alla richiesta di nuovi spazi dell’edificioVI. Volendo garantire un elevato potenziale in termini di possibili riconfigurazioni dello spazio, Vittoria elabora specifiche strategie progettuali che coinvolgono aspetti diversi: la struttura, ampliabile attraverso uno studio accurato delle connessioni tra gli elementi resistenti che costituiscono il “modello quantità”; le partizioni fisse, ridotte allo stretto necessario; la copertura, che garantisce un’illuminazione naturale diffusaVII; la rete degli impianti integrata con la struttura ed estesa, secondo direzioni preferenziali, a tutta la superficie. Nel progetto della fabbrica di Scarmagno, Zanuso, che si avvale in questa occasione della collaborazione di Vittoria, arriva a sperimentare l’acciaio mettendo a frutto la lunga e personale esperienza dell’impiego del calcestruzzo armato precompressoVIII. Il committente è sempre la Olivetti che nel 1962 commissiona loro il progetto di nuovi complessi industriali nel nord Italia e nel meridione, che avrebbero dovuto affiancare le attività delle fabbriche di Ivrea e di Pozzuoli. Secondo i propositi dell’impresa piemontese l’edificio sperimentale di Scarmagno avrebbe dovuto assumere la valenza architettonica di prototipo da reiterare successivamente anche a Crema e Marcianise.

Among these, for the prestige it received, is the work of the German architect Konrad Wachsmann, whose results influence the aims and instruments of new research that the young architects were perfecting, leading to radical reconsideration in architecturegenerally and industrial buildings in particular. In this context Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti and Marco Zanuso developed their personal research where steel was the protagonist, and their studies consider the theoretic-experimental assumptions and design experience of each one. Steel constructions and architectu-re for factories are, for example, recurring themes in Vittoria’s plan-ning practice. In the Olivetti fitting shop in San Bernardo (1961), Vittoria began with research into a systematic investigation of the structural, technological and formal aspects typical of industrial buildings. Theoretic-methodological assumption and foundation for designing the San Bernardo factory, on the outskirts of Ivrea, is the “quantity model”, a modular structure at the base of the development of the building, with its dual nature of technological element and “unit of measure able to face dimensionally the other environmental components in the landscape, such as the measurable quantity for number and size, [...] prototype [...] reproducible in a varying series of examples”V. The result is steel architecture designed as an open system that allows subsequent extensions, to respond to the new need for spaceVI. Wanting to guarantee a high potential of possible reconfigurations of the space, Vittoria developed specific design strategies involving different aspects: the structure, which can be extended by careful-ly studying the connections between the resistant elements that form the “quantity model”; the fixed partitions, made as narrow as possible; the roof, which guarantees natural diffused lightingVII; the network of the plant engineering integrated with the structure and extended to the entire surface, in whatever direction is preferred.

In the design for the Scarmagno factory Zanuso, who worked with Vittoria on this occasion, experimented with steel making leverage on long-standing personal experience in the use of prestressed reinforced concreteVIII. Olivetti was once again the client in 1962 who commissioned their project for the new industrial complexes in northern and southern Italy, which would have supported the work of the Ivrea and Pozzuoli factories. According to the intention of the Piedmont based company, the experimental building in Scarmagno should have been an architectural prototype that could then be repeated in Crema and Marcianise.

Progetto per fabbrica a Scarmagno: “il modulo-oggetto” quale elemento generatore dello spazio.(fonte: M. De Giorgi, Marco Zanuso Arch., Skira, Milano, 1999)roject for the Scarmagno factory: “the object-module” as the generating element for the space.(source: M. De Giorgi, Marco Zanuso Arch., Skira, Milan, 1999)

L’intervento a Scarmagno si scosta notevolmente dalla prece-denti esperienze eporediesi di Vittoria; se analogie si ritrovano nella progettazione modulare e nell’approccio metodologico, le differenze sono evidenti nelle soluzioni proposte. Nell’officina attrezzaggio di San Bernardo e nell’ampliamento della Nuova ICO, il tema della flessibilità viene risolto con una struttura puntuale diffusa che individua un rapporto ottimale tra le sezioni contenute degli elementi resistenti e le superfici da coprire, mentre nell’edificio di Scarmagno il tema di progetto è quello della grande luce, da superare con la struttura metallica modulareIX. La richiesta di grandi superfici che il nuovo comples-so industriale deve soddisfare implica che ogni singolo “modulo-oggetto” abbia dimensioni notevoli, superiori a quelle del prece-dente “modello quantità” e ciò ne consente un funzionamento autonomo o aggregatoX. La fabbrica di Longarone, di Morassutti, sin dalle prime battute apre ad una dimensione prototipale.

The Scarmagno project was very different from Vittoria’s previous industrial experience, while analogies can be found in the modular design and method approach, the differences are clear in the solutions. The fitting shop in San Bernardo and the extension to the New ICO, solve the problems of flexibility with a widespread precise structure that identifies the optimum relationship between the sections contained by the resistant elements and the surfaces to be covered, while in Scarmagno the project theme is the great span to be covered with the modular metal structureIX. The requirement for large surfaces that the new industrial complex had to satisfy, means that each single “object-module” is very large, much larger than the previous “quantity model”, which allows an independent or aggregated functionX. The factory in Longarone by Morassutti was, right from the start, a prototype. Built in just a few months in 1966XI, the work is an exemplary project for introducing prefabricated structures off the site, and a systematic appro-ach that guided the project from a territorial-functional scale to an organic introduction in the landscape - to the detailed scale, in defining each single component in the building.

Realizzata nel 1966 in pochi mesiXI, l’opera rappresenta un intervento esemplare per l’introduzione di tecniche di prefabbricazione fuori opera e per l’approccio siste-mico che ha guidato il progetto dalla scala territoriale - funzionale ad un organico inserimento nel paesaggio - alla scala del dettaglio, nella definizione di ogni singolo componente edilizio complesso.

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87/ Acciaio

La caratterizzazione della dimensione prototipale parte dallo sviluppo di una struttura modulare, leggera e flessibile in cui l’approfondito studio delle connessioni tra gli elementi resistenti assurge a presupposto per conseguire un altro obiettivo per lui altrettanto importante: la rapidità nel montaggio. Lo sforzo non è vano: la soluzione trovata è tale che la struttura verrà montata in sole tre settimane e, in quanto potenzialmente ampliabile anche in altezza, replicabile nel pro-getto per uffici ed industria a San Donato Milanese. A Longarone, come a San Bernardo e Scarmagno, il progetto della fabbrica si concentra dunque sullo sfruttamento delle potenzialità tecnologico-costruttive dell’acciaio, ma gli elementi che concorrono ad individuarle - innanzitutto “strutture reticolari spaziali in copertura”XII e colonne composteXIII - trovano in questa esperienza di Morassutti una diversa declinazione, in ragione dell’obiettivo primario perseguito cui concorrono decisamente sia la leggerezza della struttura sia l’attenzione ad una puntuale organizzazione delle fasi operative, ogget-to anch’essa di un approccio rigoroso che conduce a significative innovazioni nella organizzazione delle fasi operative, specie se rapportate a quelle del cantiere tradizionale dell’Italia degli anni Sessanta. Le esperienze di Vittoria, Zanuso e Morassutti mettono in evidenza come sperimentare con l’acciaio sia possibile anche in un contesto difficile quale quello italiano e come questa sperimentazione abbia implicazioni complesse che richiedono un approccio progettuale impronta-to alle metodologie operative del design industrialeXIV. Tale approccio è stato in seguito ripreso anche da altri architetti italiani che hanno saputo valorizzare, facendo proprie, sollecitazioni provenienti ancora una volta dall’EuropaXV.

The prototype dimension is characterised with the development of a modular, lightweight and flexible structure, where extensive study into the connections between the resistant elements is a prerequisite to achieve another equally important aim: assembly speed. The efforts were not in vain: the solution meant that the structure was assembled in just three weeks and, as it could also be extended in height, it could be repeated for the offices and industry in San Donato Milanese. In Longarone, like San Bernardo and Scarmagno, the factory project concentrated on exploiting the technological and construction potential of steel, but elements required to identify them - first and foremost “spatial reticular structures in the roof”XII and compound columnsXIII - have a different declination in Morassutti’s experience here. Due to the primary objective that is pursued they contribute to both the lightness of the structure and the attention to precise organisation of the operational phases, which were also subject to a very strict approach leading to significant innovations, especially if we consider a traditional building site in Italy in the sixties.

La Fabbrica di Longarone, Belluno 1962, B. Morassutti: l’inserimento dell’edificio nella valle del Piave, vista d’insieme.(fonte: G. Barazzetta, R. Dulio, Bruno Morassutti, Electa, Milano 2009)The Longarone factory, Belluno 1962, B. Morassutti: integrating the building in the Piave Valley, overall view.(source: G. Barazzetta, R. Dulio, Bruno Morassutti, Electa, Milan 2009)

Fabbrica di Longarone: sezione longitudinale e pianta della copertura, con evidenti le strutture modulari, una delle quali è illustrata in figura durante le fasi di montaggio.(fonte: F. Scullica, Bruno Morassutti - quattro realizzazioni - un percorso metodologico, Franco Angeli editore, Milano 1999)Longarone factory: lengthways section and roof plan, showing the modular structures, one illustrated in the figure during the assembly phases.(source: F. Scullica, Bruno Morassutti - Four constructions - a methodological journey, Franco Angeli publishers, Milan 1999).

Fabbrica di Longarone: il montaggio delle strutture modulari di copertura, già preassemblate, e le connessioni delle stesse alle colonne.(fonte: G. Barazzetta, R. Dulio, Bruno Morassutti, Electa, Milano 2009).Longarone factory: assembling the roof modular structures, already preassembled, and the connections to the columns.(source: G. Barazzetta, R. Dulio, Bruno Morassutti, Electa, Milan 2009).

The experience of Vittoria, Zanuso and Morassutti highlight how one can experiment with steel even in difficult contexts, like Italy, and how the experimentation has complex impli-cations that require a design approach based on industrial design operating methodsXIV. This approach was later taken up by other Italian architects, who were able to take on and valorise encouragement that came, again, from EuropeXV.

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89/ Acciaio

“L’austero stabilimento a cinque piani, costruito da John Lombe nel 1717, fu probabilmente la prima fabbrica meccanizzata al mon-do, le cui innovazioni erano ispirate alle sue osservazioni dei setifici italiani. La sola ruota idraulica di proporzioni erculee azionava il fitto intreccio di bobinatrici e ritortitrici che la sovrastavano”. Cfr. G. Darley, Factory, Reaktion Books, London, 2003; trad. it. Fab-briche, Origine e sviluppo dell’architettura industriale, Edizioni Pendragon, Bologna 2007, pg. 105.“The austere five-storey building by John Lombe in 1717 was probably the first mechanised factory in the world, and the innovations were inspired by his observations of Italian silk mills. The single gargantuan hydraulic wheel drove the close weave of winders and twi-sters above”. Quote G. Darley, Factory, Reaktion Books, London, 2003; Italian translation Fabbriche, Origine e sviluppo dell’architettura industriale, Edizioni Pendragon, Bologna 2007, p. 105.

I

Come rileva Romano Jodice, nel periodo giolittiano che precede il primo conflitto mondiale “quasi tutte le forze attive della Na-zione, [furono] riunite in un consenso […] che costituì una base sufficientemente stabile per il progresso economico e civile del Paese”; cfr. R. Jodice, L’architettura del ferro - l’Italia (1796-1914), Bulzoni editore, Roma, 1985, p. 50. Nei primi tre lustri del secolo breve in Italia l’industria manifatturiera raddoppia la produzione di fine Ottocento, mentre quella siderurgica sfrutta appieno le risorse minerarie dell’isola d’Elba - fino ad allora destinate in larga parte all’esportazione - e procede ad un consistente progresso tecnologico grazie all’introduzione degli impianti di altiforni a coke, importati dalla Germania in base ad accordi commerciali sta-biliti dalla Triplice Alleanza.As Romano Jodice stated, in the Giolitti period before the First World War “almost all the active forces in the nation, [were] united in consent […] which formed a sufficiently stable basis for the country’s economic and civil progress”; quote R. Jodice, L’architettura del ferro - l’Italia (Iron architecture - Italy) (1796-1914), Bulzoni publishers, Rome, 1985, p. 50. In the first fifteen years of the century in Italy, manufacturing industry doubled the production of the late 19th century, while engineering exploited all the mining resources of the Island of Elba - until then mainly exported - and continued considerable technological progress, thanks to the introduction of coke blast furnaces, imported from Germany according to trading agreements stipulated by the Triple Alliance.

II

Il sistema infrastrutturale italiano all’inizio del Novecento è costituito, in larga misura, dal trasporto su rotaia, che si estende all’in-tera penisola; come rileva lo stesso Jodice “già alla fine dell’Ottocento, con 16000 km di lunghezza complessiva, la rete ferroviaria poteva dirsi conclusa”; cfr. ivi, p. 51.At the beginning of the 20th century, the Italian infrastructure system was mainly rail transport, which extended throughout the penin-sula. As Jodice said “At the end of the 19th century, with 16000 km of rail tracks, the railway system could be considered as concluded”; quote, as above, p. 51.

III

Negli anni Trenta Giuseppe Pagano pubblica su Costruzioni-Casabella una serie di articoli sul tema specifico della fabbrica, tra i quali: L’architettura delle città industriali, nei nn. 102-103, pp. 22-23; Civiltà industriale, nel n.75, pp. 2-11. Negli anni in cui Pagano è a capo della rivista, su di essa compaiono altri articoli e saggi, scritti da diversi autori, che si configurano come un vero e proprio programma teorico sull’edilizia per l’industria.In the thirties, Giuseppe Pagano published a series of articles about factories in Costruzioni-Casabella, including: L’architettura delle città industriali (Architecture in industrial cities), nos. 102-103, pages 22-23; Civiltà industriale (Industrial civilisation), no. 75, pages 2-11. During the period that Pagano was chief editor, other articles and essays were published by various authors, and formed a true theoretic programme on industrial building.

IV

Cfr. E. Vittoria, Modelli quantità e struttura architettonica del paesaggio, in Zodiac, n. 16, 1966 p.127.Quote E. Vittoria, Modelli quantità e struttura architettonica del paesaggio (Quantity models and architectonic structure in the lan-dscape), in Zodiac, no. 16, 1966 p. 127.

V

L’impianto planimetrico modulare misura 84 x 96 m ed è realizzato con 56 modelli quantità, di 12 m di lato.The modular plan measures 84 x 96 m and is formed of 56 quantity models, 12 m square.

VI

Le travi principali in copertura sono reticolari piane preassemblate e pronte al montaggio. Reticolari sono anche le secondarie la cui disposizione contrapposta è funzionale alla formazione di lucernari inclinati. Le colonne, a sezione composta, preassemblate e cave per consentire al loro interno l’alloggiamento dei pluviali per lo smaltimento delle acque meteoriche, sono concluse in alto con una geometria aperta, a formare un capitello per garantire il posizionamento e il collegamento delle strutture reticolari di copertura.The main roof girders are preassembled flat reticular, ready for mounting. The secondary girders are also reticular, which are placed crossways, to form the inclined skylights. The compound section columns are preassembled and hollow to house the rainwater drainpi-pes, and completed at the top with an open shape to form a capital to enable positioning and connecting the roof reticular structures.

VII

Prima dell’intervento a Scarmagno, Zanuso aveva ricevuto dalla Olivetti un incarico nel 1954 per la costruzione di una fabbrica in Argentina, a Merlo, nei pressi di Buenos Aires, ed un altro nel 1956 per la realizzazione di un edificio industriale in Brasile, nella cit-tà di San Paolo. Se l’acciaio rappresenta pertanto un’eccezione nelle prime vicende progettuali dell’architetto lombardo, più tardi sarà un materiale che utilizzerà spesso, come nella sede IBM di Segrate, costruita nel 1975 e nei due edifici residenziali a Milano; nella seconda esperienza interessante è l’utilizzo di una struttura metallica prodotta in serie dalla Feal.Before the Scarmagno project, Zanuso had been commissioned by Olivetti in 1954 to build a factory in Merlo, near Buenos Aires in Argentina, and again in 1956 to build an industrial building in San Paolo in Brazil. While steel was an exception in the first projects by this Lombardy architect, later he used it very often, like for the IBM headquarters in Segrate in 1975, and two residential buildings in Milan. This latter experience made an interesting use of a metal structure produced in series by Feal.

VIII

La struttura modulare di copertura, con i suoi 45 m di lato, poggia su 4 colonne cruciformi, poste ad interasse di 24 m, ed ha uno sbalzo di 10,5 m su tutto il perimetro. Il modulo in copertura è definito da un ordito principale di travi reticolari piane ortogonali, arretrate rispetto al perimetro e simmetricamente allineate ai lati delle colonne secondo una disposizione binata, e da uno secon-dario, composto da “strutture reticolari spaziali” che coprono i campi strutturali individuati dalle travi principali.The modular roof structure, measuring 45 m square, stands on 4 cruciform columns placed with a 24 m centre-centre distance, and a projection of 10.5 on all 4 sides. The roof module is formed of a main weave of orthogonally placed flat reticular girders, set back with respect to the perimeter and aligned symmetrically to the sides of the columns, with a paired layout, and a secondary weave of spatial reticular structures that cover the structural fields created by the main girders.

IX

Nel caso della fabbrica di Scarmagno le scelte successive della committenza hanno arrestato il processo alla struttura prototipale. Ma puntare sulla flessibilità pare abbia dato buoni frutti: il prototipo del “modulo-oggetto”, successivamente rifunzionalizzato, è stato adibito ad edificio scolastico.In the case of the Scarmagno factory, the later choices by the client halted the process for the prototype structure. However, focusing on flexibility seems to have given good results: the “object-module” prototype later returned to was used for a school.

X

L’edificio è stato realizzato a soli tre anni di distanza della frana del Vajont del 1963; in seguito è stato demolito e sostituito.The building was built just three years after the Vajont dam breakage in 1963: later it was demolished and replaced.

XI

Ogni singolo modulo misura 7,63 x 7,63 m ed in copertura è definito da una “struttura reticolare spaziale a schema ibrido bidire-zionale”, ovvero da un graticcio di travi reticolari piane in acciaio, realizzate in officina. Le travi presentano controventi incrociati all’intradosso ed all’estradosso per tutti i campi del reticolo, tranne per quelli destinati ai lucernari ed alle unità di termo-ventila-zione. Il graticcio, assemblato a piè d’opera, viene saldato alle piastre preassemblate alle colonne in corrispondenza degli spigoli.Each single module measures 7.63 x 7.63 m, and the roof is defined by a “spatial reticular structure with bidirectional hybrid scheme”, i.e. a grid of flat steel reticular girders, made in the factory. The girders have wind-bracing crossed at the intrados and extrados of all the fields in the grid, except for those holding the skylights and heating-ventilation units. The grid was assembled on site, and is welded to the preassembled plates to the corners of the columns.

XII

La colonna cava è ottenuta dall’assemblaggio di quattro profilati a forma di C in lamiera pressopiegata e quattro angolari a spigolo vivo, l’insieme degli elementi resi solidali mediante elettrosaldatura.The hollow column is formed by assembling four C-shaped press-formed sheet sections and four open corner angular sections, which are joined by electro welding.

XIII

Non a caso Vittoria, Morassutti e Zanuso sono attivi nel settore del design industriale. Del primo si ricordano in particolare la libre-ria Prisma, realizzata dalla Tecno ed il prototipo di cucina per la Triplex; del secondo le sedie ed il tavolo realizzati dalla Benini e la collaborazione con Mangiarotti con il quale firma i progetti per gli orologi Secticon e per una serie di macchine per cucire; dell’ul-timo, tra le tante opere, si ricordano in particolare le poltrone Antropus prodotte dalla Arflex, la macchina per cucire realizzata dalla Borletti e la collaborazione con Richard Sapper con il quale condivide i progetti del telefono Grillo e dei televisori Brionvega, premiati più volte con il Compasso d’oro.It is no chance that Vittoria, Morassutti and Zanuso are active in industrial design. Of the former we should remember in particular the Prisma bookshop, made by Tecno and the kitchen prototype for Triplex. Of the second his chairs and table made by Benini, and his cooperation with Mangiarotti designing the Secticon watches and a series of sewing machines. Of the many works by Zanuso, we re-member in particular the Antropus armchairs made by Arflex, the sewing machine made by Borletti and his cooperation with Richard Sapper on the Grillo telephone and Brionvega television projects, awarded several times with the Golden Compass.

XIV

Tra questi, è significativa la vicenda di Renzo Piano, che in qualità di assistente collaborerà ai corsi tenuti al Politecnico di Milano da Marco Zanuso, e svilupperà una personale ricerca riprendendo gli studi di Jean Prouvé sulle strutture metalliche e di Zigmunt Stanislaw Makowski sulle strutture reticolari spaziali.Of these, the case of Renzo Piano is significant, who, in his capacity as assistant, worked on the courses held at the Milan Polytechnic by Marco Zanuso, developing his personal research taking his studies of Jean Prouvé in his metal structures and of Zigmunt Stanislaw Makowski in his spatial reticular structures.

XV

n° 6490

91/ Acciaio

Palladio TABS®/Il nome “ Palladio TABS®” non è forse tra i più intuitivi ed immediati per un serramento, del resto tanti sono gli aspetti condensati in questo acronimo: Palladio TABS® (TermoAreoBlindoxScocca).Si tratta di uno speciale serramento areato ad alta capacità di isolamento termico (Palladio TABS® con brevetto Palladio Srl) i cui profili costituenti il telaio dell’infisso presentano una particolare interruzione del ponte termico, del tutto nuova rispetto alle soluzioni a tutt’oggi presenti nel mercato dei serramenti metallici, prima fra tutte quella di impiegare profili con interposizione di un elemento materiale isolante (spesso di natura plastica) in posizione centrale rispetto alla sezione, ovvero tra le due parti metalliche che compongono la sezione del profilo del telaio del serramento. Questa soluzione, pur essendo valida dal punto di vista dell’interruzione del flusso di calore, riduce notevolmente le caratteristiche di resistenza meccanica dei profili in questione, compromettendo inevitabilmente la loro robustezza.

The name “Palladio TABS®” is perhaps not the most intuitive or obvious for a frame, however there are numerous aspects contained in the acronym: Palladio TABS® (TermoAreoBlindoxScocca).It is a special ventilated frame with high heat insulation capacity (Palladio TABS® patented by Palladio Srl) and the profiles that form the frame create a specific break in the thermal bridge, highly innovative with respect to the other solutions currently available for metal frames, first and foremost those that use profiles with an insulating layer between (often of plastic) in the centre with respect to the section, or between the two metal parts that form the profile section of the frame. This solution, albeit valid in terms of breaking the heat flow, considerably reduces the mechanical strength of the profile and obviously affects the overall strength of the frame.

La soluzione “Palladio TABS®” offre un efficace isolamento termico realizzato grazie alla presenza di aperture passanti (feritoie) presenti in almeno uno dei due profili tubolari del telaio. Numero e geometria di tali aperture sono in funzione dei risultati degli studi fluidodinamici condotti. La geometria delle speciali aperture crea un flusso continuo di aria che, per differenza di temperatura tra ambiente interno ed esterno, si traduce in un costante micro-movimento d’aria all’interno della camera dei profili, ovvero in un’azione termoregolatrice che migliora l’isolamento termico sia nel periodo estivo sia invernale. Si tratta di fatto di una barriera termica continua che fornisce anche ventilazione perimetrale lungo la sede di alloggiamento del vetro, eliminando così anche i possibili problemi di appannamento del pannello di vetro alloggiato. Il serramento garantisce una perfetta tenuta, inalterabilità dei telai e robustezza accompagnata ad un’alta resistenza agli atti di vandalismo ed intrusione.

The ”Palladio TABS®” provides effective heat insulation thanks to open slits in at least one of the two tubular profiles of the frame. The number and shape of the slits depend on the results of the fluid dynamics tests that are conducted. The shape of these special apertures creates a continuous airflow which, due to the different temperature inside and outside, creates a constant micro- movement of air inside the profile chamber, i.e. a heat regulating action that improves heat insulation in both the summer and winter. It is effectively a continuous heat barrier that also provides perimeter ventilation along the edge where the glass is fitted, hence eliminating potential problems of the glass panels misting up. The frame guarantees a perfect seal, unchangeable shape of the frame and enduring strength, toge-ther with high resistance to attempts at vandalism and intrusion.

TABS®/ Palladio®

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93/ Acciaio

Palladio anima l’architettura, parlando a chi progetta, a chi realizza, ma anche e soprattutto a chi vive ogni giorno i suoi prodotti. In un mercato che richiede soluzioni performanti e customizzate, Palladio interpreta in modo nuovo il serramento affiancando ogni cliente, sempre più attento e preparato. I profili in acciaio, sinonimo di robustezza qualità e design, incontrano con Palladio le mani di artigiani altamente specializzati che trasformano la creatività in produzione, il profilo in serramento, secondo le logiche del servizio e della personaliz-zazione. Palladio orienta il mondo del serramento dando vita a porte, finestre e facciate in cui il singolo elemento viene curato in ogni dettaglio. Finiture nuove e cromie inedite, verniciature in tutte le colorazioni RAL, rivestimenti e finiture più ricercati ed esclusivi, sono solo alcune delle soluzioni adottate per rispondere alle esigenze stilistiche di progettisti rigorosi e committentiesigenti. Edifici pubblici, residenze private, palazzi storici in cui Palladio installa infissi con elevato isolamento termico, con eccezionale sicurezza contro l’effrazione, eventi atmosferici e resistenti al fuoco. Requisiti e prestazioni oggi possibili anche con minimi ingombri visivi e materiali di elevatissima qualità.

Palladio gives life to architecture,cooperating with the architects andbuilders, and also those who live withthe constructions day after day. In amarket that demands high performancecustomised solutions, Palladio offersan innovative interpretation of framesto assist each and every customer, who are nowadays much more accurateand informed. The steel profiles are a synonym for strength, quality and design. Palladio’s highly specialised craftsmen transform creativity into production of the frame profiles pursuing a logic of service and customization. Palladio guides the world of frames to create doors, windows and facades, where each single element is scrupulously prepared down to the smallest detail. New finishes and unusual colour combinations, painting in all the RAL colours, the most refined and exclusive cladding and finishes, these are just a few of the solutions the company uses to satisfy the style needs of highly professional architects and demanding customers.

Realizzazioni/ Projects

Public buildings, private homes, historical palaces, where Palladioinstalls frames with exceptional heat insulation, anti-intrusionsafety, anti-flood and fire resistance features. Requisites andperformance standards that can be satisfied with exceptionallynarrow frames made from superior quality materials.

n° 6494

95/ Acciaio

Cartiere Burgo/AcciaioArteArchitettura si unisce all’appello1 per la salvaguardia delle Cartiere Burgo di Mantova di Pier Luigi Nervi./AcciaioArteArchitettura has joined the appeal1 to preserve the Burgo Paper Mills in Mantua designed by Pier Luigi Nervi.

di/ by Diego De Nardi

L’opera di Pier Luigi Nervi, entrata nelle pagine di AAA con gli articoli di Diego De Nardi (AAA n. 14/2003 La cartiera e il ponte, pubblicato anche in AAA 53 ) rischia d’essere irrimediabilmente compromessa, in assenza di un vincolo della Soprintendenza che garantisca la salvaguardia di quello che, per ora solo di fatto, è da considerare un Bene culturale.Si tratta di un edificio-manifesto (straordinario e irripetibile) della ricerca strutturale nell’architettura italiana degli anni ‘50 e ‘60, capace di tradurre in forma architettonica la stupefacente figura della copertura sospesa sostenuta da quattro cavalletti (come fosse un ponte), per proteggere la grande macchina cartaria lunga oltre 100 metri, definendo un volume chiuso lateralmente da una cortina traslucida tra ritti metallici. Nervi lega indissolubilmente forma e sistema costruttivo: adotta anche qui il ‘sistema Nervi’, coniugando ferrocemento e prefabbricazione strutturale, con la formazione a terra degli elementi prefabbricati usati come casseri a perdere per i ‘cavalletti’ e la realizzazione dei solai a nervature, mediante casseforme reimpiegate più volte attraverso un ponteggio mobile. E’ evidente che la modifica anche di uno solo di questi componenti dell’architettura di questo edificio, pregiudicherebbe in modo irreparabile il delicato equilibrio che ne governa i rapporti reciproci e quelli con il paesaggio, compromettendo una delle opere più significative del patrimonio italiano e della cultura europea. Dopo la cessazione dell’attività produttiva nello stabilimento di Mantova a partire dal febbraio 2013 decisa dalla direzione centrale di Burgo Group, la struttura è stata acquistata dalla Pro-Gest, a seguito di un investimento di 150 milioni di euro, che sta procedendo ad un adeguamento funzionale del complesso. In particolare da fonti stampa si apprende che è in atto l’adeguamento funzionale relativo alle nuove linee produttive (carte per ondulatori da imballaggi e packaging), consistente nello smantellamento della macchina cartaria esistente (Beloit sulla cui dimensione longitudinale ha trovato fondamento l’intera concezione strutturale dell’opera), oltre al restyling dei cavalletti, al rifacimento della copertura, al consolidamento del solaio e al rifacimento delle facciate, già parzialmente adeguate dopo l’incendio del 1974. Il tema del cosiddetto ‘Restauro del Moderno ‘, ovvero della conservazione e salvaguardia dell’architettura moderna in Italia costituisce una emergenza culturale, connettendo la conoscenza e catalogazione di un patrimonio vasto con la valutazione (e attribuzione) di un interesse culturale. Prima della Cartiera Burgo, altre opere di Nervi, aggredite dal degrado o dalle ipotesi trasformative, hanno richiamato l’attenzione del mondo della cultura architettonica: tra queste, lo stadio Flaminio (Roma) e il Palazzo del lavoro (Torino).

The work of Pier Luigi Nervi, which entered in the AAA pages with Diego De Nardi’s articles (AAA n. 14/2003 The paper mills and the bridge, also published in AAA 53) is likely to be hopelessly compromised unless a constraint is ordered by the Superintendent that guarantees the preservation of what, for now only in fact, is considered a cultural asset. It is a poster-building (extraordinary and unrepeatable) of structural research in Italian architecture of the ‘50s and’ 60s, capable of translating into architectural form the astounding figure of the suspended roof supported by four trestles (like a bridge), to protect the large paper machine over 100 meters long, defining a volume laterally closed by a translucent curtain between metal uprights. Nervi inextricably linked form and building system: and here also adopts the ‘Nervi system’, combining ferrocement and structural prefabrication, with the assembly on the ground of the prefabricated elements that are used as formwork for the ‘trestles’ and the construction of ribbed floors, using formwork reused several times through a mobile scaffold. It is obvious that changing even one of these components of the architecture of this building, would irreparably undermine the delicate balance that governs the mutual relations and those with the landscape, jeopardizing one of the most significant works of Italian heritage and European culture. After the termination of production at the plant in Mantua in February 2013, decided by the central management of the Burgo Group, the property was purchased by Pro-Gest, following an investment of 150 million Euros, who are proceeding with a functional adaptation of the complex. In particular, we learn from press sources that the functional adaptation is underway related to new production lines (paper for corrugating for packaging), which consists of dismantling the existing paper machine (a Beloit, on whose longitudinal dimension the whole conception of the structural work was founded), in addition to restyling the trestles, re-roofing, strengthening the floor and renovating the facades, already partially adapted after the fire of 1974. The theme of the so-called ‘Restoration of the Modern’, namely the conservation and preservation of modern architecture in Italy constitutes a cultural emergency, connecting knowledge and cataloguing a vast wealth with the assessment (and recognition) of cultural interest. Before the Burgo Paper Mill, other works by Nervi, assaulted by degradation or by transformations, have called attention to the world of architectural culture: among them, the Flaminio Stadium (Rome) and the Labour Palace (Turin).

1 Si stanno battendo per la tutela della Cartiera Burgo: Do.co.mo.mo Italia - Associazione italiana per la documentazione e la conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni); AAA-Italia. Associazione nazionale Archivi Architettura contemporanea; Associazione Pier Luigi Nervi Project; Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori; Consiglio Nazionale degli Ingegneri; Italia Nostra, Mantova. Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico artistico e naturale della Nazione. Fighting for the preservation of the Burgo Paper Mill are: Do.co.mo.mo Italy - Italian Association for the documentation and conservation of buildings and modern urban complexes); AAA-Italy. National Association of Contemporary Architecture Archives; Pier Luigi Nervi Association Project; National Council of Architects, Planners, Landscapers and Curators; National Council of Engineers; Our Italy, Mantova. National Association for the protection of historical, artistic and natural heritage of the Nation.

n° 6496

97/ Acciaio

To Meet

Palladio da 25 anni si occupa, a Treviso, di infissi in acciaio di raffinata qua-lità tecnica ed elevato design. Voce d’eccellenza del Made in Italy, valorizza l’architettura moderna e storica con serramenti innovativi e performanti. I requisiti di robustezza, anti effrazione, facilità di manutenzione, isolamento termico, anti allagamento, resistenza al fuoco, esilità delle sezioni, rendono Palladio un partner insostituibile nelle realizzazioni in cui la qualità è un re-quisito irrinunciabile. 1.160 tipi di profili a magazzino, 340.000 metri di barre trattate in un anno danno vita a porte, finestre, facciate strutturali, portoni industriali e coperture in vetro. Tutto rigorosamente in acciaio zincato, inox, decapato e corten. Oggi l’azienda si propone al mercato sia fornendo profili semilavorati e componenti, assemblati ed installati da serramentisti distri-buiti in 18 paesi del mondo, sia fornendo direttamente infissi finiti, seguendo-ne direttamente la progettazione e l’installazione. In Palladio la competenza industriale della profilatura dell’acciaio si fonde con la perizia artigiana e la competenza progettuale, tutto sapientemente guidato da curiosità e creatività tipicamente italiane.

For 25 years, Palladio has been operative in Treviso crea-ting steel window and doorframes of a highly sophisticated technical quality and design. Expression of the excellence of Made in Italy, they enhance modern and historic archi-tecture with their innovative and performing products. The high standards of strength, anti-intrusion, low main-tenance, heat insulation, anti-flood, fire resistance and the slenderness of the sections all make Palladio the ideal and irreplaceable partner for projects where quality is a priority requirement. 1,160 types of profile in stock, 340,000 meters of bars machined each year to produce doors, win-dows, structural facades, industrial doors and glass roofs. Everything is made from steel: galvanized, stainless, pic-kled or corten. Today the company offers the market semi-processed profiles and components that are assembled and installed by window fitters in 18 countries around the world, or alternatively they can directly supply the finished product following all the design and installation phases. At Palladio, industrial ability in producing steel profiles is com-bined with craftsmanship and design skill, expertly guided by that typically Italian inquisitiveness and creativity.

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www.palladiospa.comVia A. Boito, 25

31048 S. Biagio di Callalta (TV) - ItalyTel +39.0422.7969 - Fax +39.0422.796969

[email protected]

n° 64100

101/ To Meet

INWALLUna parete rivoluzionaria in vetro strutturale a filo esterno in 85 mm di spessore. Un fissaggio, tra lastre in vetro e profili in alluminio, ad incastro senza collanti. Un innovativo compensatore meccanico per assorbire le sollecitazioni strutturali in fase sismica.

A revolutionary partition wall of 85mm thickness, with structural flush-glass on both sides. A snap-fit fastening, between the glass slabs and the aluminium profiles, without adhesives. An innovative mechanical compensator to absorb the structural stresses under seismic events.

www.vetroin.itVia Renolda, 12

25030 Castel Mella (BS) - ItalyTel. +39.030.2151263 - Fax +39.030.2586367

[email protected]

www.museomillemiglia.itViale della Bornata, 123

Brescia - ItalyTel. +39.030.3365631

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Il Museo Mille Miglia è aperto tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 18:00.

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L’iniziativa di dar vita a un Museo dedicato alla Freccia Rossa è stata voluta e concretizzata dall’Associazione Museo della Mille Miglia Città di Brescia,

costituita da imprenditori bresciani “amici della Mille Miglia” nel dicembre del 1996.

Il nuovo Museo ha aperto al pubblico il 10 Novembre 2004. La sua attuazione ha comportato la ristrutturazione del complesso monastico di Sant’Eufemia,

di proprietà del Comune di Brescia, recuperando l’immobile di grande valore archeologico, storico e architettonico che da lungo tempo stava subendo

un degrado inarrestabile. La collocazione del Museo in questo sito di grande valenza storica è del tutto differente da tutti gli altri musei di automobili:

il Museo Mille Miglia custodisce una storia, narra il racconto di un mito e, giorno dopo giorno, da viva testimonianza di un periodo del nostro passato.

Il Museo non doveva solo essere un archivio, ma doveva ricostruire un evento sportivo culturale e insieme la storia dell’Italia intera. Grazie all’impegno

di collezionisti privati e alla collaborazione con altri musei di auto storiche tra cui il Mercedes-Benz Museum con il quale è stato firmato un accordo di

collaborazione, il Museo Mille Miglia ha potuto dotarsi di gioielli su quattro ruote da esporre sul percorso museale. Le auto in prestito alla struttura,

sfilano nello spazio espositivo avvolte da allestimenti e scenografie che richiamano, agli occhi dello spettatore, i vari periodi ed epoche storiche toccati

dalla corsa. Oltre all’esposizione il museo offre anche altri servizi, tutti gestiti direttamente dall’Associazione, quali l’affitto di sale per meeting e il

servizio di ristorazione con la “Taverna Mille Miglia”; molte sono le aziende sia bresciane che provenienti da tutta Italia organizzano meeting, workshop

e conferenze in una location che unisce il fascino storico della struttura con la funzionalità tecnologica delle sale. Inoltre presso il Museo Mille Miglia

è conservato l’Archivio Storico della corsa, che custodisce circa centotrentamila documenti (schede d’iscrizione, articoli di giornale e corrispondenza)

di Renzo Castagneto e il suo staff. Tutti i documenti sono stati scansionati e informatizzati e sono ora fruibili in formato digitale grazie ad un motore di

ricerca. La consultazione dell’Archivio Storico è aperta a ricercatori, professionisti e appassionati. Il Museo Mille Miglia ha avuto negli ultimi anni

un’importante crescita in tutti i settori e ha assunto sempre maggiore visibilità sia a livello nazionale che internazionale.

n° 64104

105/

Una villa dal design moderno e innovativo, costruita nel territorio collinare a sud del Lago d’Iseo, che combina armonicamente privacy e apertura verso il paesaggio: questo il risultato di un innovativo progetto abitativo realizzato in Franciacorta dall’azienda S.E.P.A. di Brescia, con la collaborazione di ABB, che ha contribuito con la fornitura del sistema di home automation a standard internazionale KNX.

Abitare “smart” in Franciacorta con ABB/

L’abitazione è stata sviluppata intorno al concetto di integrazione estesa, con un’attenzione particolare nella gestione degli impianti e dei sistemi tecnologici, progettati per offrire un elevato livello qualitativo dell’abitare.Il sistema fornito da ABB, insieme alle placche della serie civile Mylos e a differenti dispositivi di comando e controllo, ha consentito di soddisfare queste esigenze di integrazione, ottenendo allo stesso tempo una casa ad alta efficienza energetica. Attraverso i vari dispositivi di comando e con-trollo è, infatti, possibile effettuare una gestione dettagliata e flessibile dell’intera abitazione e degli impianti di illuminazione, riscaldamento, si-curezza e intrattenimento. L’interfaccia principale è costituita da un touch screen Comfort Touch, dal quale possono essere svolte tutte le funzioni previste dal sistema, alcune delle quali sono riportate anche sull’unità priOn installata in camera da letto, che permette di svolgere le funzioni più significative. In diversi punti dei locali sono collocati i dispositivi di comando installati a incasso con le placche Mylos, che consentono di co-mandare gli scenari che coinvolgono luci, elementi motorizzati e intratteni-mento. A questi elementi, si aggiunge anche la possibilità di controllare il sistema di home automation da remoto, interagendo tramite smartphone e tablet. Per ottenere il miglior benessere all’interno dei locali, ottimizzando nello stesso tempo i consumi di energia, si è deciso di suddividere l’intera abitazione in otto zone, ciascuna climatizzabile in modo indipendente dalle altre per il massimo comfort. Anche il videocitofono, di fornitura ABB, è integrato nel sistema di home automation e viene gestito da tre postazioni interne: una è il Comfort Touch e le altre due, posizionate in piani diversi, sono rispettivamente di tipo touch screen e viva voce. Inoltre, mediante un’apposita app, il videocitofono è gestibile anche da tablet. La villa in Franciacorta rappresenta, dunque, un esempio di ciò che ABB intende per “Smart Home”, coniugando elementi architettonici ed estetici con sistemi e tecnologie innovativi creati per offrire maggiore comfort e un controllo totale nella gestione dell’abitazione. L’innovazione offerta dal sistema di home automation ABB, inoltre, consente di gestire in maniera intelligen-te ed efficiente i consumi, ponendo un’attenzione sempre maggiore anche all’integrazione della villa in un’ottica “green”.

www.abb.it/lowvoltageABB Spa - Divisione Electrification Products

Via L. Lama, 3320099 Sesto San Giovanni (MI) - Italy

Tel 800.551166

n° 64106

107/

casa editrice/ publishing houseAuge Editore srlsede legale/ registered officevia A. Boito, 25 - 31048 - San Biagio di Callalta (TV)www. augeeditore.com - [email protected] il Vostro materiale a/ send your material toC.P. 27 San Biagio di Callalta - 31048 - San Biagio di Callalta (TV)redazione/ editingT. +39 0422 895014 - F. +39 0422 795632direttore responsabile/ editor in chiefMarina Cesconredazione/ editorial staffChiara Centineo - Marzia Urettinicomitato scientifico/ scientific commissionLucio Bonafede - Diego Chilò - Diego De Nardi - Renato Morgantidirezione artistica/ art directionPaolo Pampanoniconcept and graphicMariachiara Mariotti - Gianni Amantinistampa/ printingC.P. Esse Industria Grafica srl - Castelfranco Veneto (TV)per la pubblicità su questa rivista/ for advertising in this magazine0422 895014 - [email protected]

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Registrato presso il Tribunale di Treviso con il n. 1070 on 12/10/98/registered with Treviso Court art n. 1070 on 12/10/98Tiratura di questo n° 6000 copie/circulation of this number 6000 copiesIn questo numero la pubblicità non supera il 45%/advertising does not exceed 45% of this numberÈ vietata la riproduzione anche parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore/the contents of the magazine may not be partly or completely reproduced without the editor’s authorisation.

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