ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN · Fu un esperto divulgatore di proble- ... in...

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Anno XX – Numero 126 – Marzo/Aprile 2018 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999 ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN www.sciroeu.it I Soci Fondatori Pier Gildo Bianchi Medico e poeta milanese è stato per l’Accade- mia uno dei punti fermi e di riferimento, sia per le sue doti di poeta, sia per la sua cultura. Una critica letteraria apparsa sul Corriere della Sera negli anni settanta lo definisce “il Cronin italiano”. Fu un esperto divulgatore di proble- mi sanitari attraverso la lunga collaborazione con il Corriere d’Informazione, la Domenica del Corriere e Amica; scrittore e conduttore televisivo nel 1989 condusse il programma TV “Visita Medica”, in onda su Canale 5. IL NOSTRO DIFFICILE CAMMINO Sì, quello del nostro dialetto è ormai un cammi- no difficile perché, più di molti altri, non trova quotidiana applicazione se non in alcuni conte- sti, differenti fra loro sia per estrazione sociale, sia per intenti. Sentiamo parlare il dialetto milanese fra le per- sone meno giovani, in famiglia e nei centri cul- turali, alcuni dei quali però non perseguono la ‘cultura’ e le peculiarità del dialetto. Anzi, assistiamo troppo spesso a espressioni scritte che sviliscono la lingua dialettale mila- nese proposte purtroppo anche da autorevoli testate. Per cultura non si vuole intendere solo lo stu- dio della morfologia, delle regole sintattiche e fonetiche legate alla lingua ma anche la volontà organizzativa di mantenere e divulgare queste regole che sono la base per la valorizzazione e la diffusione del milanese. Gli sforzi in tal senso, prodotti dalla nostra Ac- cademia per mezzo dei consiglieri e dei soci presenti in alcune realtà come il Circolo Filolo- gico, l’Humaniter, El Pontesell, il Museo Mar- tinitt e Stelline e altri ancora, resteranno vani se non supportati da adeguate e mirate iniziative della pubblica amministrazione che ormai sem- bra più rivolta a dimenticare le proprie radici a favore delle nuove etnie. Di certo non si deve rinnegare la conoscenza: solo una cultura multietnica apre le porte a una consapevolezza più ampia, più aperta e obietti- va. Ma proprio per questo va valorizzato anche il nostro patrimonio culturale e linguistico che ormai troppi ignorano o addirittura rinnegano. Il nostro è quindi un appello affinché, nella pro- grammazione degli eventi culturali, gli ammi- nistratori facciano mente locale alla nostra lingua dialettale, donando anche a essa il dovuto rispetto e le dovute risorse. Gianfranco Gandini

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Anno XX – Numero 126 – Marzo/Aprile 2018 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

SCIROEU de MILANwww.sciroeu.it

I Soci FondatoriPier Gildo Bianchi

Medico e poeta milanese è stato per l’Accade-mia uno dei punti fermi e di riferimento, sia per le sue doti di poeta, sia per la sua cultura. Una critica letteraria apparsa sul Corriere della Sera negli anni settanta lo definisce “il Cronin italiano”. Fu un esperto divulgatore di proble-mi sanitari attraverso la lunga collaborazione con il Corriere d’Informazione, la Domenica del Corriere e Amica; scrittore e conduttore televisivo nel 1989 condusse il programma TV “Visita Medica”, in onda su Canale 5.

IL NOSTRO DIFFICILE CAMMINO

Sì, quello del nostro dialetto è ormai un cammi-no difficile perché, più di molti altri, non trova quotidiana applicazione se non in alcuni conte-sti, differenti fra loro sia per estrazione sociale, sia per intenti.Sentiamo parlare il dialetto milanese fra le per-sone meno giovani, in famiglia e nei centri cul-turali, alcuni dei quali però non perseguono la ‘cultura’ e le peculiarità del dialetto.Anzi, assistiamo troppo spesso a espressioni scritte che sviliscono la lingua dialettale mila-nese proposte purtroppo anche da autorevoli testate. Per cultura non si vuole intendere solo lo stu-dio della morfologia, delle regole sintattiche e fonetiche legate alla lingua ma anche la volontà organizzativa di mantenere e divulgare queste regole che sono la base per la valorizzazione e la diffusione del milanese.Gli sforzi in tal senso, prodotti dalla nostra Ac-cademia per mezzo dei consiglieri e dei soci presenti in alcune realtà come il Circolo Filolo-gico, l’Humaniter, El Pontesell, il Museo Mar-tinitt e Stelline e altri ancora, resteranno vani se non supportati da adeguate e mirate iniziative della pubblica amministrazione che ormai sem-bra più rivolta a dimenticare le proprie radici a favore delle nuove etnie.Di certo non si deve rinnegare la conoscenza: solo una cultura multietnica apre le porte a una consapevolezza più ampia, più aperta e obietti-va. Ma proprio per questo va valorizzato anche il nostro patrimonio culturale e linguistico che ormai troppi ignorano o addirittura rinnegano.Il nostro è quindi un appello affinché, nella pro-grammazione degli eventi culturali, gli ammi-

nistratori facciano mente locale alla nostra lingua dialettale, donando anche a essa il dovuto rispetto e le dovute risorse.

Gianfranco Gandini

SOMMARIO

2 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

Accademiadel Dialetto Milanese

Quote annue di adesione del 2018Soci Aderenti da € 35,00Soci Effettivi da € 52,00Soci Sostenitori da € 180,00

La quota può essere versata suBanca Popolare del Commercio e dell’Industria Iban IT54I0311101613000000003602Agenzia 33 – via Secchi 2 – Milanooppure: C/C Postale N°24579203“Accademia del Dialetto Milanese”

SCIROEU de MILANEdito dall’Accademia del Dialetto Milanese

Bimestrale fondato nel 1999Reg. Trib. di Milano N°789 del 24-12-99

Direttore: Gianfranco Gandini

www.sciroeu.itACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

Sede c/o Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 – 20121 Milano

Tel. 3336995933C.F. 97206790152 NAT. GIUR. 12

Presidente onorario: Gino Toller Melzi

Consiglio DirettivoPresidente: Gianfranco GandiniVicepresidente: Mario ScuratiConsiglieri: Ella Torretta - Segretaria Paola Cavanna Alberico Contursi

Redazione:

Tullio Barbato,Filippo Bianchi,

Osmano Cifaldi, Fior-ella,Gianfranco Gandini,

Giorgio Moro ViscontiGino Toller Melzi, Ella Torretta,

Marialuisa Villa Vanetti

E-mail: [email protected]

Realizzazione e disegni di:Marialuisa Villa Vanetti

EDITORIALEIl nostro difficile camminodi Gianfranco Gandini

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PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3

LETTERATURA a cura di Gianfranco GandiniGiovanni Rajberti

5

Leonardo sull’Adda, l’invenzione del traghetto di Imbersagodi Osmano Cifaldi

6

MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro ViscontiVia Pietro Metastasio

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IN CARTA 8

SALUTE A MILANO di Filippo BianchiIl reflusso gastroesofageo

9

VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella Fossile vivente: Ginkgo Biloba

11

LEGGIUU E SCOLTAA 14

La “Theriaca di Andromaco”, Teriaca più comune-mentedi Paola Begni

17

SCIROEU DE LA PRÒSA 18

CUNTA SÙ di Ella TorrettaVos amisa

19

ARTISTI 22

FIRIFISS 23

PROGRAMMI E SEGNALAZIONI

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 3

RADIO MENEGHINARadio Meneghina, fondata da Tullio Barbato nel 1976, sta riposizionando la sua presenza sul territorio a Milano-centro in via Caffaro e in via Trasimeno. Trasmette interventi di Luca Barbato, Mario Censabella, Ada Lauzi, Enzo Ravioli, Roberto Carusi, Gianfranco Gandini, Roberto Marelli, Giuliano Fournier, Roye Lee, Piero Bianchi, Liliana Feldman, Ella Torretta, Pierluigi Amietta, Natale Comotti, Vincenzo Barbieri, Roberto Biscardini, Michaela Barbato, Lorenzo Barbato e le dirette delle partite di calcio casalinghe dell’Inter dallo stadio Meazza. Radio Meneghina è l’emittente che riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose.

Ella Torrettaprosegue

le conversazioni“Freguj de milanes”

quindicinalmenteil giovedì alle 15.30

ed alle 16.30 “Scrivemm in milanes”

Humanitervia S. Barnaba, 48 - Milano

El Pontesell - Biblioteca Fra’ Cristoforo - via Fra’ Cristoforo 6 - Milano

XX Corso di Lingua e Cultura Milanesedal 25 settembre 2017 al 4 giugno 2018 tutti i lunedì dalle 16.45 alle 19.00

Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari, Bianca Mancuso, Mario Torchio con la partecipazione di altri esperti. “Giornate riservate al poeta amico” e

“Giornate dedicate a canzoni di tradizione e cori”Informazioni telefoniche dalle 17.00 alle 19.00 - 02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172

Museo Martinitt e Stellinecorso Magenta 57 - per info e prenotazioni tel. 02 43006522

“Grammatica e letteratura milanese” a cura di Gianfranco Gandini 2018: 6/3 ore 15.00 - 20/3 ore 16.00 - 3/4 ore 15.00 - 17/4 ore 16.00

Sciroeu di Poetta h. 15.30 presso il Circolo Filologico Milanese via Clerici 10

Sabato 10 marzo

Sabato 7 aprile Assemblea - Sciroeu di Poetta

Sabato 5 maggio

Sabato 9 giugno

EL SALOTTIN

Se cicciaraSe scoltaSe impara

... con ADA LAUZI

Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10, 20121 Milano

Ogni martedì alle ore 18.15: Paola Cavanna, Laboratorio di poesiaEdo Bossi, Grammatica milanese

Il Centro Ricreativo Culturale al 77corso di dialetto milanese, grammatica e poesia con Bico Contursi

saletta di via Sapri 79, Milanoper informazioni telefonare al 331 1182954oppure scrivere: [email protected]

4 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

ACCADEMIA

ANTICA CREDENZA DI SANT'AMBROGIO

Per iscrizioni e informazioni rivolgersi alla segreteria via Rivoli, 4 Milano - tel. 02 45487985Cell.3284412882- Email: [email protected]

INCONTRI CON MILANO - MILANO O CARA - LABORATORIO DI RICERCA CALENDARIO: Anno Accademico 2018 - Ore 18.00/19.30

presso CAM - ingressi da Corso Garibaldi, 27 o da via Strehler 2 - Milano Progetto predisposto in collaborazione col Municipio 1 - Ass. servizi culturali, servizi sportivi, giovani

COMUNICATO

Abbiamo ricevuto il rinnovo associativo per l’Anno 2018, di Euro 35,00 con la seguente motivazione

“TRANSAZIONE KEY XXXXXX-XXXXXX-XXXXXXXX”

Ovviamente per privacy non riportiamo il numero di transazione ma non avendo altri riferimenti non sappiamo a chi attribuire l’operazione che risulta eseguita il 3-1-2018

PREGHIAMO la persona interessata di comunicarci in privato, al numero telefonico che appare sul Sciroeu o alla mail della redazione, i dati personali per poter atribuire correttamente il versamento.

GRAZIE

02/03/2018 - venerdì - Scotti Gianfranco I Promessi sposi: letture in dialetto Lecchese 06/03/2018 - martedì - Sconfienza Andrea I segreti per prendere e sorprendere in cucina (2) 09/03/2018 - venerdì - Scagliola Adriana Fopponi e fopponini: cimiteri a Milano (3) 13/03/2018 - martedì - Crola Pierluigi Piaf, Brel, Brassens, Beatles, Rolling stones, Dylan (3) 15/03/2018 - giovedì - Biccica Il Sommellier: degustazioni guidate (seda da definire) 16/03/2018 - venerdì - Frattini Giuseppe Milano 1814 – 1848: le occasioni perdute 20/03/2018 - martedì - Biancardi Giovanni Libri e conservazione della memoria (2) 23/03/2018 - venerdì - Colussi Paolo Macchine per punire: galere, penitenziari (3) 27/03/2018 - martedì - Barbato Tullio Cronaca nera a Milano nel dopo guerra (1) 01/04/2018 - domenica - …PASQUA CON CHI VUOI SANTA PASQUA 03/04/2018 - martedì - Scagliola Adriana Il mio amico il Tram: la Milano in movimento (5) 06/04/2018 - venerdì - Scotti Gianfranco La Poesia milanese e la Famiglia Meneghina 05/04/2018 - giovedì - Mugnano Patrizia Visita guidata: La Triennale – Palazzo delle arti 10/04/2018 - martedì - Barbato Tullio Cronaca nera a Milano nel dopo guerra (2) 13/04/2018 - venerdì - Colussi Paolo Energia e politica ieri (4) 17/04/2018 - martedì - Scalco Luca Teatri Milanesi ed urbanistica: teatri dal’700 ad oggi (4) 20/04/2018 - venerdì e 23/04/2018 - lunedì - Frattini Giuseppe, Valli Carlo Giuseppe, Nobile Raffaele - PANERADA: FESTA DI SAN GIORGIO (conferenza) - DEGUSTAZIONE: Latticini e formaggi di Lombardia INIZIATIVA PROMOSSA DA REGIONE LOMBARDIA

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 5

LETTERATURAa cura di Gianfranco Gandini

Giovanni Rajberti, medico e poeta al tempo delle Cinque Giornate di Milano, lo ritroviamo anche interprete della interessante traduzione di un poemetto sull’Ars poetica di Quinto Orazio Flacco (65-9 a. C.).Rajberti ricompone di fatto il lavoro di Orazio fornendo allo stesso un assetto più organico attraverso la sestina in endecasillabi, strofa questa che consente di affrontare il tema in quartina a rima alternata, per terminare nel distico a rima baciata.Continua quindi in questo numero, e nei prossimi sino al termine del poemetto, l’ottimo lavoro di Rajberti che riteniamo rappresenti una lezione di tutto rilievo e, nel contempo, una fonte di studio nell’approfondimento della prosodia, per quanti scrivono in lingua dialettale.Teniamo peraltro a precisare che lo scritto è proposto, ovviamente, nella sua forma originale quindi avulso dalle attuali regole grammaticali che nel tempo si sono evolute.

[Continua dal numero precedente]

Giovanni RajbertiDalla letteratura dialettale Milanese di Claudio Beretta

Per cantà vitt de Re, rivoluzion,borrasch, guerr, teremott, ciappee i ottav,e leggii l’Ariost, che l’è on ommon:la Terzinna anca lee la podaravvegnì a taj, che già l’è d’on gran bon gènerper el buff, per el seri, per el tèner.

È poeu staa faa ona quantitaa de lidsu chi ha inventaa el tal meder, el tal vers,ma nun ghei lassaremm a qui puvidche masnen nott e dì sui cäus pers,che per nagott desseden di vespee,e hin semper staa la borra del mestee.

Gh’è poeu i Od, i Canzon, gh’è i Madrigalper cuntà ball, lodà i bottegli, e i donn;de inni de gesa ghe n’è on arsenalper fest mobil, per Sant, e per Madonn:gh’è del gramm, del passabil, e del bon,e adesso gh’è i non plus ultra del Manzon.

La santa stizza de l’abaa Parinla se sfogava in vers senza la rima:i tragich sonen sull’istess viorin:ma i Comedi gh’aveven fin de primaqui car versasc Martellian, che hinn proppiel supplement d’on rizzetta d’Oppi.

El vers, che porta el nomm de endecasillebl’è, come ben capii, de vundes pee,cont el so accent su quella de ses silleb,o sulla quarta con la quarta adree;cambiand per l’armonia; semper intes,che la voeur el so accent quella di des.

Quaichedun dent per dent han faa cadenzain su la quarta, e la settima: masentii come l’è dur? In confidenza,l’è nanch on vers, se se voress guardà;quindi el Tass, che l’è tond, e rimbombantdi sti vers nol ghe n’ha né pocch né tant.

I vers slegnid, pesant, o stravaccaa,che se legg tanti voeult in certi Autorspionen che se sta maa de abilitaa,cossa per alter, che fa pocch onor; o mostren per el manch del precipizzi,e de avegh tutt el mond in quel servizzi.

Eppur al nost Goldon (che in mezz al mall’è on ommon de fagh giò tant de cappell,a dispett di animinn sentimental)i nost vecc gh’han passaa per bon, per bellon mond de versasc bislacch, o dur,asca a ona bona scorta de fregiur.

ACCADEMIA

Leonardo sull’Adda, l’invenzione del traghetto di Imbersagodi Osmano Cifaldi

6 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

Leonardo da Vinci dal 1507 al 1513, eccetto brevi intervalli, fu ospite di Gerolamo Melzi d’Eril nella fastosa villa a Vaprio d’Adda. Il Melzi d’Eril era al-lora capitano delle milizie milanesi e quindi un uomo potente e amicissimo del genio toscano.L’atmosfera serena e l’amenità del luogo coniuga-te alla quieta bellezza del fiume Adda, lo aiutarono non poco a dimenticare la caduta del Duca di Mi-lano Ludovico il Moro suo estimatore e protettore, la confisca della sua rigogliosa vigna di ben sedici pertiche con annessa comoda dimora in Porta Vercel-lina ed il forzato abbandono dell’amata Milano dopo

un ventennio di permanenza. A Vaprio ebbe modo di ammirare la sinuosità e la forza delle correnti del fiu-me lombardo che peraltro si concedeva alla curiosità scientifica.Leonardo fece interessanti studi di quelle acque e concepì il “Trattato dell’acqua” le cui osservazioni e progetti portavano all’utilizzo delle acque per sco-pi pratici: “...delli canali, delli condotti, delle ghiaie, delli vortici, delle chiuse, delle correnti... il conducer acqua da un loco ad un altro...”. E infatti vennero realizzate alcune sue invenzioni: paratie - bacini - doppie porte - escavatrici - draghe - pompe - ruote idrauliche - chiuse. Tutto questo a completamento di ciò che era stato realizzato in passato in Lombardia, come i canali Ticinello e Muzza, il naviglietto ed una utile rete d’altri canali artificiali del tutto navigabili.Leonardo, durante il dorato periodo di Vaprio, mise a frutto preziose osservazioni sul moto delle acque e

realizzò un geniale progetto per collegare Imbersago, un paesino della Brianza al confine con la terra di Bergamo e l’altra sponda del fiume. Quì l’Adda è in-cantevole e dolcemente interessata da alcune correnti che facilitavano il progetto di realizzare un traghetto a “cavo ed a sfrutto di corrente”. Il principio è la leg-ge fisica della scomposizione delle forze: la forza tra-ente è la corrente, quella portante è il cavo teso tra le due rive che passa in un cilindro rotante sul traghetto. Deviando l’imbarcazione con un semplice timone in modo che la corrente la spinga, il traghetto, vincolato al cavo, non potendo scendere a valle è obbligato a

scivolare sull’acqua verso l’altra sponda del fiume. In quel punto l’Adda è largo poco meno di cento me-tri e l’attraversamento richiede solo tre minuti.Il traghetto d’Imbersago alimenta un curioso turismo che dal 1784, anno della sua messa in attività, non ha soste. Vedere questo semplice traghetto scivolare silenziosamente in quel punto sulle acque del fiume come se fosse appeso ad un cavo che collega le due sponde, senza essere spinto da un motore o da remi, ha davvero dell’incredibile.“Leonardo visse per molto tempo da queste parti, al-lorchè era intento a progettare di rendere navigabile il fiume con le famose conche dette leonardesche. Non dimenticò questo paesaggio, tant’è che negli sfondi della “Gioconda, della Vergine delle rocce, del Cenacolo, sembra proprio riconoscere questi luo-ghi...” (Da una cronaca del tempo).

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 7

ACCADEMIA

Continua a pag. 10

MILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti

Via Pietro Metastasiodi Giorgio Moro Visconti“Se a ciascun l’interno affanno si leggesse in fron-te scritto quanti mai, che invidia fanno ci farebbero pietà!” “Dovunque il guardo giro immenso Dio, ti vedo: nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me. La terra, il mar, le sfere parlan del tuo potere: tu sei per tutto; e noi tutti viviamo in te”. Queste “arie” le scris-se Pietro Metastasio (Roma, 3 gennaio 1698-Vienna 12 aprile 1782), al quale fu dedicata la brevissima via da Piazza Virgilio a Via Giacomo Leopardi con delibera comunale del 30 novembre 1893. Il suo nome originario era Pietro Trapassi, ma lo pseudoni-mo grecizzato di Metastasio gli fu attribuito dal suo maestro giurista Vincenzo Gravina che lo avviò agli ordini religiosi, alla avvocatura e lo fece suo erede. La targa stradale lo definisce poeta melodrammatico. Fu il maggiore esponente della poesia arcadica del Settecento e divenne famoso per i suoi melodram-mi (termine letterario per indicare un’opera messa in musica). Il Metastasio esordì a Napoli il 1721 con l’azione teatrale Gli Orti esperidi, seguita dalla più famosa Didone abbandonata nel 1723 e poi da Catone in Utica, Olimpiade, Attilio Regolo e altre. Metastasio si presentò a Milano al Teatro Regio Du-cale con il Siface (1725) e di Siroe (1726), musicate dall’abate Nicola Porpora. Questo teatro, inaugurato il 26 dicembre 1717 nel cortile di Palazzo Reale, fu distrutto da un incendio il 16 febbraio 1776. Il nuovo fu quello della Scala. Metastasio fu un famoso ita-liano trasferito all’estero: chiamato a Vienna come poeta cesareo dagli imperatori Carlo VI (1685–1740) e Maria Teresa d’Austria (1717-1780). In questa città trascorse oltre cinquant’anni della sua vita con una feconda produzione melodrammatica. Compose il Demetrio, l’Issipile, l’Adriano in Siria, il Demofo-onte, il Temistocle e altre. Notizie interessanti sulla vita privata di Metastasio sono nel libro “L’Italia del Settecento” di Indro Montanelli e Roberto Gervaso, (Rizzoli 1970 pagine da 535 a 545). La famiglia di Metastasio era modesta ed il padre vendeva chinca-glieria. Fu battezzato dal Cardinale Ottoboni. Bello, mansueto, spiritoso e dotato di un orecchio musicale che gli permetteva d’improvvisare con estrema fa-cilità rime e sonetti. Accolto come pastorello nella Accademia dell’Arcadia con lo pseudonimo di Arti-no Corasio. Fu abate senza obbligo di dire messa ed ottenne dal Papa un beneficio di trecento scudi l’an-

no. Il suo precettore Gravina gli lasciò un patrimonio di quindicimila scudi, ma litigò con gli eredi. Andò a fare la professione di avvocato a Napoli nello studio Castagnola e diventò assiduo della moglie Marianna Pignatelli, prima delle tre Marianne di Metastasio, detta la Romanina, che aveva una quarantina di anni e non era una gran cantante: gli fece comporre la ci-tata “Didone Abbandonata”, di cui si ebbero molte edizioni con musicisti diversi fino a quella di Saverio Mercandante nel 1823 e cioè quarant’un anni dopo la morte di Metastasio. Della trama ricordiamo soltanto che Didone figura mitologica e Regina di Cartagine aveva soccorso il naufrago Enea diventandone l’a-mante. Metastasio non compose mai più di due me-lodrammi all’anno. Un giorno passò da Roma l’altra Marianna conosciuta a Napoli, la Pignatelli-D’Al-than, prima dama della Corte di Vienna e favorita dell’Imperatore. Aveva quindici anni meno della Romanina. Metastasio, quando fu assunto alla Cor-te di Vienna, abitò presso il gentiluomo napoletano Martinez. Parlava bene il tedesco, oltre che il greco, il latino, il francese e lo spagnolo.

8 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

IN CARTA

Perché scrivere? Perché intingere la penna nei pen-sieri, nelle emozioni e trasmettere quell’inchiostro sopra fogli immacolati? Forse non sarebbe neanche il caso di porsi la domanda perché le nostre emozio-ni, anche le più intime, devono essere trasmesse al-trimenti rischiano di svanire nel nulla.Bico, Alberico Contursi sa bene tutto ciò e non lesina alcuno dei suoi pensieri che, invece, dona costante-mente agli amici e al più vasto pubblico.Ecco quindi arrivare l’ennesima sua sil-loge che, ancorché contenuta, rappresen-ta pur sempre un gioiello nella poetica e nella riproposizione di lemmi interessanti che spesso non vengono – a torto – usati.

… “A l’è chì ’l tò doman…!”E se monda in la ment cent svolazz, cent pensertra ’na muccia de gent… e me senti legger.

Ecco l’armonia dei versi di Bico, tratti dal suo ultimo quaderno “Penser Vaga-bond”, che lo stesso autore dedica alla moglie.Ancora grazie Bico, per il tuo costante e prezioso impegno sia nell’ars poetica, sia nella difesa e diffusione del nòst bell dialett!

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Il reflusso gastroesofageodi Filippo Bianchi

SALUTE A MILANOa cura di Filippo Bianchi

Per reflusso gastroesofageo s’intende la risalita del contenuto gastrico nell’esofago, e può essere accom-pagnato da rigurgito e/o vomito. Questo è un even-to fisiologico che avviene più volte al giorno sia nei lattanti, che nei bambini che negli adulti, e al quale normalmente (e giustamente) non si dà grossa im-portanza. Quando invece cui la risalita del contenuto gastrico comporta l’insorgenza di segni, sintomi e complicanze si parla di malattia da reflusso gastro-esofageo, abbreviata spesso con l’acronimo MRGE (o GERD, detto in inglese). La MRGE si può ma-nifestare con una serie di sintomi cosiddetti “tipici” quali il bruciore retrosternale (pirosi) da reflusso aci-do o con sintomi “atipici” quali tosse stizzosa, bru-ciore della gola, sensazione di nodo in gola, necessità di schiarirsi ripetutamente la voce, sino ad arrivare a bronchiti ricorrenti, e quadri che ricordano l’asma.Quali sono le cause? Queste possono essere diver-se, ma la più frequente è il cattivo funzionamento della valvola posta tra esofago e stomaco e chiama-ta Sfintere Esofageo Inferiore (SEI). In condizioni di normalità questa agisce impedendo al contenuto dello stomaco di tornare nell’esofago, a causa del-la differenza di pressione tra torace e addome, cosa che invece è permessa in caso di malfunzionamento: a ciò possono contribuire cattive abitudini di vita, come fumo o consumo eccessivo di caffè, e alcuni farmaci, o situazioni patologiche, quali un’ernia iata-le. Un’altra causa è rappresentata dal rallentamento dello svuotamento gastrico (passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino), dovuto a pasti troppo abbon-danti oppure ad alimenti particolari (ad esempio cibi grassi e cioccolato).I pazienti che lamentano bruciore di stomaco ricor-rente, almeno due o tre volte alla settimana, potreb-bero essere affetti dalla malattia da MRGE. Il sinto-mo più comune e tipico, come detto, è il bruciore di stomaco; questa è una sensazione di “fuoco” al cen-tro del torace, che talvolta si diffonde fino alla gola e può anche essere associato a una sensazione di acido in gola. A questo bruciore possono essere associati i sintomi “atipici” di cui abbiamo parlato poco fa; in particolare c’è da rilevare che molto spesso si pervie-ne a diagnosi di malattia da reflusso gastrico proprio ricercando la causa scatenante di una tosse secca che non risponde alle terapie tradizionali.

La MRGE è una malattia che tende a cronicizza-re e, se non trattata tempestivamente, può causare gravi complicazioni. L’infiammazione dell’esofago causata dalla risalita acida dei succhi gastrici può dare infiammazione del suo rivestimento più interno (esofagite) e causare anche sanguinamento o ulcere (esofagite). Le cicatrici risultanti possono portare a una stenosi (restringimento) dell’esofago, che rende difficile la deglutizione. Si può anche sviluppare, per fortuna più raramente, quello che si chiama esofa-go di Barrett, dove le cellule che formano la mucosa esofagea assumono delle forme anomale e, col tem-po, possono dare origine a un tumore dell’esofago.È opportuna pertanto una diagnosi precoce di questa malattia: la diagnosi della MRGE è prevalentemente clinica e si basa sulla presenza dei sintomi descritti dal paziente. Questa ovviamente va confermata e ap-profondita con esami specifici che il medico specia-lista potrà indicare, come una radiografia delle vie digestive superiori per la valutazione del decorso e il calibro dell’esofago, un’esofagogastroduodeno-scopia per la valutazione della mucosa esofagea; e una pH-metria per la valutazione del reflusso acido gastroesofageo; è utile anche una manometria eso-fagea per diagnosticare un’eventuale riduzione del tono muscolare nello sfintere esofageo inferiore.Dopo avere posto la diagnosi corretta, la terapia far-macologica è indispensabile per la guarigione com-pleta dalla patologia e per limitare il danno dovuto al contatto del contenuto gastrico con l'esofago: que-sta si basa sull’uso di farmaci antisecretivi, come gli inibitori di pompa, per diminuire la secrezione acida gastrica e quindi l’eventuale danno sulla mu-cosa esofagea, e sui farmaci procinetici, in grado di favorire lo svuotamento dello stomaco. Bisognerà ricorrere alla terapia chirurgica tradizionale solo in caso di coesistenza di ernia iatale o quando la terapia farmacologica non è in grado di controllare le com-plicanze derivate dalla malattia.Insieme all'uso di farmaci è comunque indispensa-bile un cambiamento dello stile di vita del paziente, come l’astensione dal fumo, l’esecuzione di attività fisica, l’evitare bevande alcoliche e gassate, evitare di coricarsi dopo il pasto ecc. per diminuire la gra-vità dei sintomi e per guarire completamente dalla malattia.

Continua da pag. 7 - Via Pietro Metastasio

10 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

ACCADEMIA

Metastasiogasse, Vienna, 1901

Godeva di immenso prestigio in tutta Europa e corrispon-deva con Federico II, Caterina di Russia, Voltaire, Dide-rot, d’Alembert. Aveva segretamente sposato la seconda Marianna, che morì con molto dispiacere del Metastasio. Fu in casa del suo anfitrione Martinez che conobbe la ter-za Marianna che aveva sedici anni e lui cinquanta quan-do cominciò ad insegnarle musica e canto. Un amore da pigmalione. Metastasio fu l’unico poeta di fama a livello internazionale che abbia avuto l’Italia del settecento. Mo-zart lo idolatrava, Vincenzo Monti gli dedicò la Giunone placata, Ludovico Muratori un'altra opera. Il saggio sul teatro greco che, su ordinazione di Diderot, egli scrisse per l’Enciclopedia, rivela un acume critico nettamente in anticipo sui tempi. Delle sue opere (ventisei melodram-mi, sette commedie, cinque azioni sacre, cantate, poesie, serenate,) si erano pubblicate una quarantina di edizioni. Abbiamo pure letto che il successo non gli sopravvisse. Fino a Carducci e Croce, la critica fu inesorabile contro di lui. La via Metastasio con i suoi alti edifici di fine Otto-cento, dopo l’attraversamento di via Leopardi, sbuca con l’ingresso alla stazione ferroviaria di Malpensa Express, attivata nel maggio 1999. Osserviamo quindi che questa via è molto vista da pendolari e turisti. A Vienna c’è il vicolo Metastasiogasse dal 1886.

Il 2018, un anno quadrato

Il numero 2018 si può esprimere sia come somma di due quadrati, che come somma di quattro quarte potenze:

2018 = 132 + 432

2018 = 24 + 34 + 54 + 64

Una proprietà bella, simmetrica, e abbastanza rara. È infatti la prima volta che accade e occorrerà atten-dere il 2258 e poi il 2754 perché la coincidenza si ripeta. Tra i numeri del 2018 è probabilmente quello di maggior interesse.

Se si osserva l’arco dei 400 anni che vanno dal 1800 al 2200 si trovano 155 casi di somme di due quadrati, 33 somme di tre cubi e solo 5 somme di quattro quar-te potenze. Ma uno stesso anno che abbia almeno due sviluppi diversi di questo tipo è invece più raro.

Ad esempio:

1952 = 42 + 442 = 23 + 63 + 123

La stessa proprietà che vale per il 1952 si trova anche per gli anni 1800, 1844, 1861. Bisognerà aspettare il 2061 per vederne un altro simile, poi seguiranno gli anni 2069, 2098, 2186, 2196.Nella lista va inserito anche il 1945, che ho tenuto da parte perché ha ben due espressioni sia per la somma di due quadrati che per quella di tre cubi:

1945 = 32 + 442 = 242 + 372

1945 = 13 + 63 + 123 = 63 + 93 + 103

Lo sviluppo in somma di quattro quarte potenze è in-vece un’occorrenza più rara. Nell’arco dei 400 anni esaminati ci sono solo cinque casi e, solo nel nostro 2018, appunto, si trova in contemporanea con un al-tra somma di potenze.

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 11

Fossile vivente: Ginkgo Bilobadi Fior-ella

VEDRINA DE LA BOTANICAa cura di Fior-ella

Continua a pag. 20

Albero ornamentale per il suo aspetto singolare sia nel periodo estivo che autunnale, affine alle conifere, slanciato con chioma fitta, alto fino a 35-40 metri con rami che si innalzano rigidi quasi orizzontali con la cima spesso a punta.Pianta che può raggiungere fino a 1000 anni di vita, ultima specie della famiglia delle Gimnosperme, pre-sente sulla terra fino dall’età mesozoica.Appartiene a quel gruppo di piante dette Prefanero-

game dell’era secondaria e scomparse dalla crosta terrestre, ma sono stati trovati resti fossili in giaci-menti di carbone risalenti a 250 milioni di anni fa.Fa parte della famiglia delle Ginkgoaceae con una sola specie il Ginkgo biloba.Albero non coltivato, proveniente dalla Cina setten-trionale, con la sola crescita in natura molto lenta, longevo, resistente al vento, all’inquinamento ed im-mune da attacchi di parassiti. Allo stato spontaneo non esistono in nessuna parte del mondo.Il nome Ginkgo pare derivi da un termine giapponese gin-kyo = albicocco d’argento, mentre il nome biloba si riferisce alla morfologia delle foglie divise in due lobi a forma di ventaglio, che richiama l’oriente.Alberi salvati nella loro regioni d’origine dai monaci buddisti che li piantumavano a fianco dei loro con-venti ritenendo questa una pianta sacra e capace di

allontanare il fuoco.La corteccia color grigio-bruno è solcata da rilievi che si intersecano e ne evidenziano l’età.Foglie a forma di ventaglio larghe fino a 12 cm. de-cidue, coriacee con nervature lineari di color verde intenso, profondamente incise nella parte superiore. Da ammirare la colorazione straordinaria delle foglie in giallo ocra nel periodo autunnale.Fiori unisessuali, maschili a forma di grappoli cilin-

drici, riuniti in amenti diversi da quelli femminili che hanno piccoli ovuli riuniti a due a due simili a piccole ghiande, quindi due pian-te diverse, una maschile ed una femminile. Fioritura in aprile con l’apparizione delle foglie.Frutti rotondi lisci di dimensio-ni di una ciliegia, di sgradevole odore, contenenti un grosso seme giallo sferico, la mandorla privata della polpa, del guscio ed arrostita è alimento usato in Cina.Nel 1754 la pianta è stata introdot-ta in Europa con grande successo, nominata anche Albero dei 40 scudi, perché questo allora era il suo prezzo.La piantumazione di questo Al-bero ornamentale è molto diffusa

nei parchi e giardin. Esemplari si trovano nel verde a Milano in Via Sant’Elia - Via dei Cappuccini - Via Piccinini e Piazzale Gorini. Nell’Orto Botanico di Padova esiste ancora uno dei primi esemplari importato e piantato nel 1600, men-tre altri esemplari sono presenti nell’Orto Botanico di Brera a Milano.Pianta medicinale utilizzata dalla medicina scienti-fica con uso codificato dall’EMA Agenzia Europea per la valutazione dei medicinali.Specialmente le foglie sono utilizzate in fitoterapia per la protezione dei vasi sanguigni che ad una certa età tendono all’invecchiamento, foglie che conten-gono numerosi costituenti chimici con una piccola frazione di sostanze irritanti e tossiche.

I Soci Fondatori.

PIER GILDO BIANCHI

Medico e poeta milanese è stato per l’Accademia uno dei punti fermi e di riferimento, sia per le sue doti di poeta, sia per la sua cultura. Nel 2000 viene nominato Presidente Onorario dell’Accademia del Dialetto Milanese.Nasce a Milano il 26 marzo 1920, e nel 1945 conse-gue la laurea in medicina.Una critica letteraria apparsa sul Corriere della Sera negli anni settanta lo definisce “il Cronin ita-liano”.Fu un esperto divulgatore di problemi sanitari at-traverso la lunga collaborazione con il Corriere d’Informazione, la Domenica del Corriere e Amica; scrittore e conduttore televisivo nel 1989 condusse il programma TV “Visita Medica”, in onda su Ca-nale 5.Vincitore di vari premi di poesia dialettale (a Mi-lano, due volte il Sant Ambroeus (1973 e 1974) e il Premio Gabiazzi 2000 per la cultura milanese, a Como l'Alessandro Manzoni, a Varese la Gioeubia) è stato cultore e appassionato di studi storico-lette-rari su Milano.Ricordare le sue pubblicazioni, sia in dialetto, sia in italiano, potrebbe risultare carente, tante sono le opere.Ne citiamo alcune in versi: Preludio, Giorni perdu-ti, Rose d’argento, I volti e le stagioni, La farfalla prigioniera e Verde tenero, oltre a quelli in dialetto, De l’altrer a doman, Lampion in la scighera, Soli-tari, El mè mestee, La vita rustega, Vent de la sera, La accademia di sass, Visita a Van Gogh nonché la traduzione dal latino al milanese dalle “GEORGI-CHE” il LIBER QUARTUS (EL LIBER DE L’API-COLTURA), di VIRGILIO.A buon diritto lo annoveriamo fra i maggiori poeti del Parnaso meneghino.Ci lascia l’8 febbraio del 2006.

AL PATTEE

Te see chì sott’a cà,con la toa vôsd’ona volta, o pattee,pront a sbragiàche te faghen svojà per pocch daneee cantini e soree.

Ven su, donca, al repianche gh’hoo anca mìon quejcoss che va benforsi per tì.Varda: prima de tuttgh’è scià el violin del mè bisnonno;senza cord, oramai, ma la cassa l’è lustrae gh’è insemma l’archett:l’è vera, el canta minga, ma no ghe cala nanca on fil de gringa.

Tè chì...Tè chì ancamò la toalettde la nonna, coi veder a sossènndomà on ciccin pannaa:inorna gh’è ’l so gir de valenzienncont i ricamm sbiavaa.Gh’è poeu i baston del zio- pomej d’avorî,manegh d’argent e pontalitt de corno -e i cappellitt de paja de la zia(âl de parpaja e fiore frutt e tanta piuma d’usellitt).

Gh’è là ’l scaldin de rammche la mia mammala se tegneva in scossa foeuraviae, pussee in là, in omagga la fotografia,la “macchina” che l’era la maniad’on certo giovinott... el mè papà...

Infin, in d’on canton, gh’hinn anca i mè belee,de quand s’era bagaj:ma - te preghi - l’è mej minga toccaj...

Pò semper dass che, on dì, troeuvi on minutt - de bon? - anca per mìde pientà giò el fagott di mè dovere mettom ancamò a giugà on trattincome on bravo fiolinsenza penser...

Al Pattee - el pattee è il rigattiere, una via di mezzo fra el strascee e l’andeghee... più nobile dello stracci-vendolo ma non altrettanto dell’andeghee che è l’antiquario. Questo termine è usato anche per indicare una persona antiquata, all’antica. E Bianchi sembra voler affidare al pattee più che gli oggetti i suoi ricordi

BIGLIETT D’AUTUNN

In la palta, on bigliett pettegasciaa,on foeujettin rosaa- scrittura d’ona tosa -che la pioeuva, stanott, l’ha bordegaain mezz a on marde frasch e ross e giald,traa giò dal vent ruffald.

Se legg ancamò on «car»,se legg «te giuri» e, in fin, se legg on «semper» minga ciar.

Ma certament la grand’umiditaade sto november gramml’è stada - per lor duu - de malinguri.

O forse l’è andaa benche ’l sò ligamm no giust el sia finiiinsemm’al sô d’estaa.

Voo innanz in de per mì,sconduu in de la nebbietta de la séra,e porti adree, in del coeurche ’l sa giamò d’inverno,sto simbol: on bigliettpù de nissun,con la tinta di fiorde perseghitte anmò l’odor d’on’altra primavera.

SERA D’INVERNA

Settaa giò a la finestrascolti paròll del venttra i ramm e tra i foeuj passche la sera d’invernal’ha oramai bandonaa,senza voltass indree:omber de là di vedersegrinaa de scighera.Sussor e besbilli,sospir e ciccioritt,favolett, cantilenne secrett d’ona volta,frecassittde quand s’era on fiolett.Pisoccaven el coeure i mè zij giamò grev.Dent, scrizzava el camin, foeura, aria de nev.Con la luna serciadagiangianaven i stell in del gel de la nott.

...specialisti che mettono in bella mostra il diploma ma solo per “tegnì su el mestee”... ovvero per incrementare il lavoro

Di volt me ciamen “Che ’l me disa on poo,lù l’è el dottor del coeur o di polmon?Di dent, di oss, del stomegh o del coo?Del fidegh, de la nilza o di rognon?”

Sciori, foeura di ball, stavolta gh’hoode digh el mè penser in sul muson:mì sont dottor de... tutt (anca se ’l sooche al dì d’incoeu se passa per mincion).

Gh’è di collega, in gir, che a l’improvvistae domà cont el fin de fà daneediventen da on dì a l’alter “specialista”,

tiren foeura on diploma sui duu peee poeu le tacchen via ma ben in vista,come riciamm per tegnì su el mestee

14 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

LEGGIUU E SCOLTAA“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà

di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.

TORNAROO

…E tornaroo per stagh al mè paesella riposà per semper all’ombriadi tilli, dove el ciel l’è tanto bell,dove gh’è anmò la cà che l’era mia;

ghe tornaroo per viv cont i mè gentche me spetten in pas al cimiterila vitta che la dura eternamentsenza conoss dolor e tribuleri.

Entraremm ancamò in del nòst giardin(quand semm spirit i viv ne veden nò)e giraremm tra i proeus e sott al pin,se fermaremm on poo sott al bersò.

In cà no: che ’l sò fà l’è minga quellche la gh’aveva quand mì seri fioeu;ma sto giardin l’è semper tanto belle gh’hinn anmò i mè gatt e i mè cagnoeu

(spirit anlor); e staremm lì a spettài amis che vegnen, tutti in pompardinna,a trovann per stà insemma a cicciaràin del profumm de tilli e limonzinna…

Sì, tornaroo per stagh al mè paesellin quell dì che, Signor, Ti t’hee decis:te preghi: sott quij pin, su quell pradelldamm, Signor, el mè tocch de Paradis!

Gino Toller Melzi

Non sono solito a sognare, tantome-no a fare sogni così inverosimili e per giunta non è mia abitudine gri-dare e mi infastidisce sentir gridare!

VOSI NÒ Vosi nò, mì voraria! Ma…

Tegni denter de mìel fotton che ’l sgraffigna senza fin. Me smangi e pesti i pugnper sbatt giò ’l mur…passà de làper rivà ’ndoe?...Fòrsi, troeuvi la pas...

In del mè gòss,che’l riess nò a svoiass,se uniss rabbia e magon,come ’n rantegh, el me stròzza…el sbilza minga foeura.Sbanfi e me vardi ’ntornaper cercà ona manche la me da’na pacca in su la s’cèna,per iuttamm a sbatt foeurael sciatt rognose sbraggià de liberazion.

On salvan… sògn ombraache la nòtt la m’ha daa. Mì sont onest,òmm bonaciòtt!Voo incontra ai lus che vediin fond a la via!

L’è staa domà on insognass…Tròpp ciappaa da quell che succed!?Me cala ’dess, la terra sòtt’i pee…l’è vera… sì ’l pò vess! Sfogass col vosà, mì?…Ghe pensi nanca!

Bico

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 15

LEGGIUU E SCOLTAALA MIGRAZION

El noeuvcent l’era péna cominciaaquand gh’è nassuu on certo movimenttanta gent l’ha taccaa a dass de fàper andà in on’alter continenta cercà de podè sbarcà el lunarie campà cont’el minim necessari!

In quell temp gh’è nassuu ’na processionde òmen a bolletta e con coragg,quatter strasc in la valisa de carton,speranz in coeur, e hann sfidaa ’l viagg,staven in ball on mes... fòrsi pusseeprima de toccà terra coi sò pee!

Passa el temp... cambia el mond,on dì semm sora i stellon dì toccom el fond,ma disen: inscì l’è bell!Se gh’è monotoniaa vegn adòss l’arlia!

Adess a gh’è cambiaa la ziffoladal’è nò che s’è smorzaa la migrazion,vun el catta foeura la soa stradama s’hinn mudaa on poo i destinazion,e riven chì i razz d’ògni paesbianch e negher e fina i giargianes!

Chi fa la migrazion al dì d’incoeul’è gent a moeuj in la disperazion,riven i dònn in cinta e coi fioeumettend in gioeugh la ghirba sui barcon!Scappen via da guerr e patimentper cercà de viv in pas... finalment.

Quand se diventa anziane nassen i penser,se pensa on poo al domano l’era mej ier?La sòlita bugadade ment ingarbiada!

E adess andand intorna per Milanse sent parlà e se capiss nagòttl’è on miracol sentì parlà nostrantutt el rest, per numm, l’è “ostrogòtt”,ò tucc semm diventaa di andegheeò a cà nòstra semm numm i forestee!

A se pò pù ciamala migrazion,coi barcon che riven sett a sett,ormai a l’è ’na pura invasion’na solfa che fa vegnì i sgaggett,se spera in l’aiutt del nòst Signorper desfescià sta lagna de dolor.

Per viv al mond content:’na ciav... ’me passapòrtper tucc i continentla derva tutti i pòrt...dovrà ma con calorla forza de l’amor !!

Mario Scurati

A LA RICERCA DEL TEMP PERDUU

Vardi foeura... oh... el pioeuv pù, me tiri in pee Voo a fà on gir, de stà in cà ghe n’hoo assee... Me gòdi l’aria umida, l’odor de terra bagnada,sì sì, l’è el moment giust per ona passeggiada.I foeuj gotten anmò, tacch tacch... sora la mia testa, ma me dann no fastidi, anzi, fann aria de festa,e i cà, i piant e i nivol in ciel che se corren adreese spèggen in di pocciaccher, lì in sul pavé. Tacch... tacch ’na gotta dòpo l’altra, l’è quasi ona canzon,che me fa tornà in ment quaicòss, on’emozion.Soo nanca mì… me par de vedè, si, on’ombrella ..Mì che camini immagonenta, però gioina e pussee bèlla.Tacch tacch...Gottava el ciel gris, me regòrdi, pioveva anca quell dì, e là, sòtta quell’ombrella, ghe seri in de per mì.Chissà chi l’era staa de numm el primm a dì che gh’era pù d’intesa e quell che gh’era l’era ormai finii.Tacch... tacch…Me regordavi quasi pù, l’era on amor senza sostanza,i primm sgrisor di coeur anmò gioin, pien de speranza.Nient de rimpiang, on amorett de gioventù, passaa, finii cont el primm temporal ch’el spazza via l’estaa.

Però, dò gott de pioeuva che schèrz combinen a la ment,Istess del savor de la madleine tiren foeura i sentiment, el temp perduu... tacch tacch... voeuren dì quaicòss... anmò...tacch tacch...fòrsi ch’el primm amor el se desmentega nò.

Donata Vescovi

LEGGIUU E SCOLTAA

Gh’era ona gatta,’na gatta negra,che la ronfavasora on cossin.Rent a la gatta,sora ’l cossingh’era on rattinpròppi visin.Duu fioeu rideva,rent a la gatta,duu fieou vardavagatta e rattinsora al cossin. Gh’era ona dònna,gh’era lì on òmm,rent a la gatta, rent al rattin,rent ai duu fioeusora’ l cossin.Gh’era quell òmm,che la voreva,sta bella dònna, rent al cossinrent al gattin, rent al rattin, rent ai duu fioeu.Gh’era ona mamma,rent al cossin, rent a la gattarent al rattin, rent ai duu fioeurent a la dònna, rent a quell òmm,che la basavael sò fiolin, sora a ’n cossin...gh’era ona mammache la vardavatutt’i creatur rent al cossin.La gatta negra,sora ’l cossinl’ha faa on bocconde quell rattin,la tosa e ’l fioeusora ’l cossinhann taccaa lit,visin a la gattache l’ha mangiaa

el pòr rattin,on òmm basavasora el cossin’na dònna bionda, piang el fiolin vesin la mamma, sora el cossin,anca la mamma,sora el cossin adess la piang, visin al pattan,el sò marì l’è on villan,el basa ona dònna,sora el cossin....rent al cossin’dess gh’è nissun,gh’è pù el rattin,la gatta negra,gh’è pù i duu fioeu, l’òmm e la dònnala mamma e ’l fiolin, gh’è nanca el cossin,gh’è pù nissun,manca tusscòssma mì son balòss,’dess voli in ciel,toeuvi on cossin,ciami ona gatta,’na gatta negraciami on rattin sora el cossin, ciami duu fioeu,ciami ona dònnacont el sò òmm...gh’è pù la mamma,col sò fiolin, rent a la gatta, la gatta negra,sora el cossin... gh’è pù la mamma,col sò fiolin,gh’è pù la mamma,col sò fio...

Gianfranco Gandini

TORNÀ DE TÌ

Feltre, serèna cuna de regòrd,de mì tosètta in cà di mè cusin,passavi i mè vacanz in Paradistra i tò palazz in stil venezian,ciaccer, ridad e passeggià in montagna,ier come incoeu, ma me tocca andà.Lassi i tò crèst doraa de prèja ròsa,el ciel turchin e l’aria remondina,el vosattà legrios de la toa gentche par la lienda d’ona cascadina. Cara zia, car cusin, cara i mè bellumat!On’ «ombra» a l’osteria e ve disi s’ciao,torni in del mè baccan, in Lombardia.Lassi ’l vòster San March col sò león per el color smerald del mè Bisson.In macchina, la radio come amisa,dedree di spall paesòtt, cassin e praa.A pòcch a pòcch la cambia la natura,i montesèll se spianen in la Bassa,carpen e lares lassa el pòst ai fagg,ai pobbi e ai beol tra firagn e fòss.Fina che in la pianura insognorenta lòffia sòtt a la panera de nev te sbarlògget sornion a l’orizzont a imbarbajà de tì el calà del sô. Stoo pù in la pèll e ghe scarlighi via,el coeur el tacca a corr come on lecchee.Casci giò di gotton mes’ciaa ai sorris quand ’rivi al tò cartèll “Milàn”. T’el chì el mè Paradis città! Gran gibilee senza indulgenza, ’me te stee?Capponera e granee de poresittche corren a stondéra infolarmaa,a la fin son tornada chì al mè pòst.Mì, gotta de nagòtt fra tanti gott,scorlida in di tò vènn che ciamen straa. Gremaa de frègg se slonghen al tramontcentmila siluètt de campanitt,de caminon e cà. Soo pù cosa vardà:de tì conossi e riconossi tutt,ògni prèja, ògni gesa, ògni porton.Troeuvi ancamò i tò smani e i tò manii,i tò “magara”, i “mai” e i tò “perchè?”,Gh’hoo pù besògn de nient. A vèss sicura el dì de la mia orade dovè toeu la funivia di stèll te portarìa con mì come comèta,per vègh el tò stralùsc eternament.

Adriana Scagliola 16 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

ACCADEMIA

Un tempo i Milanesi poterono godere delle “mira-colose” proprietà di un medicinale molto speciale, che ebbe larghissimo spazio - per oltre un millennio - nella farmacopea occidentale e che diede la possi-bilità persino ai sovrani di arricchirsi tramite la sua diffusione e commercializzazione: la “Theriaca di Andromaco”, più comunemente denominata “Teria-ca”-Se ai giorni nostri la Teriaca fosse ancora un medici-nale, sarebbe annoverata fra i polifarmaci e racchiu-derebbe nell’insieme, più o meno, le caratteristiche di farmaci quali l’Aulin, l’Aspirina e addirittura il Viagra, oltre a molti altri; si conta che, all’epoca, gli ingredienti della sua composizione variassero dai 40/60 fino ai 100, alcuni di essi molto “speciali”, che lo resero un autentico prodigio alchemico, un “Elixir Vitae” composto di scienza e magia.L’ospedale Maggiore di Milano, avvalendosi della rilevanza della sua Spezieria e degli strumenti all’a-vanguardia di cui la stessa era dotata, decise di pro-durre in proprio il miracoloso medicamento già nei primi del Cinquecento, producendolo, diffondendolo e creando così forti guadagni.A ricordo dell’arrivo del portentoso elisir sulle rive dei Navigli fu, nel Novecento, lo studioso Giacomo Carlo Bascapè, archivista dell’ospedale Maggiore e autore di famose ricerche, il quale scrisse: “Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo anche l’Ospedale Maggiore di Milano inviò a Venezia, ad apprendere l’arte preparatoria della Teriaca - il suo maestro speziere G.B. Cucchi il quale divenne, poi, il primo a produrla e a diffonderla in Milano, dando un discreto utile all’Ospedale”. (in Italia, la Teriaca più famosa era quella fab-bricata a Venezia, data la sua posizione geografica e il possesso di una flotta navale per le importazioni dall’Oriente).Le origini della Teriaca si perdono nella leggenda.Si racconta che Crautea, medico di corte di Mitri-date, re del Ponto (temibile nemico dell’Impero Roma-no), fu incaricato dal sovra-

no - insieme al suo staff di sanitari e alchimisti - di creare una bevanda magica che fosse in grado di fun-gere da antidoto a qualsiasi veleno esistente al mon-do, data la fobia di cui soffriva Mitridate, quella di poter essere avvelenato dai suoi nemici. Non a caso, il potente farmaco (composto da oltre 50 ingredienti) passò alla storia con il nome di “Mitridatium”.A condurre a Roma i segreti di Crautea fu Pompeo ma sarà successivamente Andromaco il Vecchio, ce-lebre medico di Nerone, a modificare la “ricetta” ini-ziale, aggiungendo un ingrediente di fondamentale importanza: la carne di vipera. Da qui il nuovo nome di “Theriaca di Andromaco”.Qualche dettaglio sugli ingredienti e sugli effetti te-rapeutici.L’unico ingrediente di origine animale, oltre alla car-ne di vipera, era il testicolo del castoro (!), di seguito alcuni altri:oppio, non da derivati ma puro, estratto dalla pianta tramite incisione;pepe lungo, rose rosse purgate, sugo di regolitia, ci-namomo, mirrha, incenso chiaro, foglie di malabatro, cardamomo, finocchi, acacia, bitume, centaurea (…)

Tra gli effetti terapeutici vengono citati: mal di testa, asma, sincope, rabbia e lebbra, emorroidi, reuma-tismi, ascessi e persino come aiuto nell’espulsione di feti abortivi, oltre a difendere infallibilmente da qualsiasi tipo di veleno.

(da: “Milano Esoterica” - di Antonio Emanuele Pie-dimonte)

La “Theriaca di Andromaco”, Teriaca più comunementedi Paola Begni

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 17

SCIROEU DE LA PRÒSA

18 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

VERS ON PONTELLdi Gianfranco Gandini

Sont in tramm, voo vers el Monumental, se gh’hoo de fann de fermad, sett, vòtt? Me regòrdi pù, me con-ven fà attenzion, ah, ecco, vardi la cartina quella che gh’è in sui pòrt.Son mòrt de tant son stracch.Adess se gh’è... si, Pòrta Venezia, ma gh’hoo de rivà fin... varda... gh’era el cinema Giardini, chì in sul canton e mì, a la domenega, con lee, se ghe pensi... me ven on s’cioppon, de bon, perchè... “Se gh’è? Ah, la gh’ha de andà giò? Nò, non scendo, si, che la me scusa, des me spòsti, on moment...”Vardi foeura del finestrin, gent che se moeuv, che corr, segura, semm a Milan, ecco, varda, anca incoeu gh’è on corteo, hinn operari, me fa rabbia vedè che in del dòmila anmò ghe sia de bisògn... per l’òmm de combatt in ’sta manera... se dovaria... se podaria... l’è vera, seeee, bòna nòtt, l’è utopia, l’è on sògn.Ross, el semaforo l’è ross, chì son borlaa giò de la mòto cont el Luis, me son faa nagòtt. E de là, i giar-dinn publich, ghe ’ndavi, che divertiment, fa nient se per andà, bigiavi, in quarta elementar, me par fina impossibil... gh’era i otomobilitt cont i pedai e dai, mì rusavi, fòrt, per andà, per vess semper el primm, semper el pussee veloce.“Nò, ghe l’hoo dii, voo minga giò, che la passa scio-ra...” (...Signor, che seccaball!!)Guarda quij duu, che stupid, giovin come hinn leven minga sù per fà settà-giò quella mamma col fiolin.“Che la se comoda sciora, la vegna chì,” levi sù mì e me metti chì, chichinscì... chichinscì, indove se met-teva semper el Walter quand se contavom sù i nòster ròbb, di... conquist, di tosann... dersett, desdòtt’ann, mah?Ne pareva che ’l mond si e nò el fudess redond... che

se podess... segond i nòst penser, par ier...Dove son..? ah, nò ghe manca anmò...I fior, gh’hoo de fagh attenzion, ò sedenò, nò ghe ri-ven fin là.L’è quasi de rid, gh’hoo i fior, voo fin al Monumen-tal, minga mal, ma gh’hoo on pontell, che bell, cont ona tosa, nò col cimiteri!L’ho cognossuda on sabet, chissà... anca la Teresa l’avevi cognossuda de sabet ma, l’è andada mal... el Natal el m’ha tradii, fioccava... el regal...Dess me pasaria toccà el ciel cont on did, se dis inscì?L’è tencia, la par la Lucia di Promessi Sposi... e mì... saroo el sò Renzo??? Mah??La gh’ha on fà... soo nò me dì... lee la me da sicurez-za, con lee son tranquill, son seren. T’el chì, ghe mancava anca el contròll, si, si ecco, l’è chì el bigliett, strett, tegn strett el mazz de fior, fòrsi saria mej che voo a toeun de noeuv... gh’è on traffich, nient se moeuv, nanca el mè coeur... soo nò ma i emozion, incoeu gioeughen a scondes, i unich emozion hinn quij d’ona vòlta... vedè i mè sit visin a dove stavi de cà, dove de fioeu giugavi cont i amis e poeu, pussee grand... Pòrta Vòlta, son rivaa, dai, trà là i stupidad, trà via tusscòss, l’è là, dai bagai, fatt coragg... del rest la vita l’è on passagg semm prov-visòri, tucc.E, e... allora? Se semm provvisòri a còssa varen, allo-ra, i fior, l’amor, el foeugh che te gh’hee denter... l’è tutt domà on moment, on boff, on boff d’eternitaa, e poeu, poeu el nient...? Oh, gent! Ma nò, dai, adess gh’è lee che la impieniss i tò giornad, lusnad de vita la te da lee, l’è assee per viv, per el doman: “Ciao tosa, sta chì visin, damm la toa man...”

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 19

CUNTA SÙ

Vos amisadi Ella Torretta

Continua a pag. 20

a cura di Ella Torretta

La mattina indorada dal sô l’impieniss la vallada. Cont on poo de arlia scarlighi foeura del ballin, per-ché senti che i montagn me ciamen, pur anca senza vos. In filera hinn tutti lì in mostra con sù el vestii de la festa.On’arietta che pizziga la faccia la me desseda del tutt quand vegni foeura de l’auto al Passo Manghen. Chì me par de vess denanz a on quader del Segantini. In d’on canton ona baita de legn color ciccolatt, apos ona pocciacca d’acqua celestina, oeugg de ciel sba-rattaa in terra, intorna on bordeleri de sass e de sasso-ni quatten i erbabicch che ciamen remission per podé cress in mezz a lor, quatter vacch dindonen e bauscen i fior ancamò indorment intratanta che lecchen via i gott de la rosada. El ciel trasparent, l’aria netta, i briccol inscì vesin me fann vegnì ancamò pussee la voeuja de andà, de ram-pegà anca se denanz me compar ona bastionada de montagn negher, sipari ancamò saraa sù al sô ch’el riva minga a indorai.Fa frecc. Me freghi i man e sen-za stà lì tant a cinquantalla, sac-ch in spalla, tappasci per el sen-tee tajaa in la montagna come i biroeu d’ona resega. On silenzi senza confin el schi-scia i mè penser.Gòdi senti el calor del fiaa ch’el me boffa in del còll, me pias fer-mamm a rimirà de vesin on sass smaggiaa in giald ò negher dai ricamm del “lichene”, ma istess temp voraria podé volà tra i scimm e nivol compagn di scor-batt che me sgoratten sora al cô. El pes del sacch, la rampegada, l’oggiada de sô, che finalment la me scalda i òss, me fann trà foeura on quai pagn de tròpp. El sô adess el me rostiss i scinivei, el fà sberlusì el sassee come s’el fuss de tòlla e mi rampeghi lòtt, lòtt senza parlà con chi me compagna, scolti domà el si-lenzi di briccol, inscì prezios!D’on bòtt me par de senti ona vos? la ciama? la parla?Vedi la cros sù la scima che la slarga i brasc de ferr per protegg tucc quei che ghe riven arent.

Senti ancamò ona vos... l’é ona “radio” che cicciara?On’oggiada d'intesa cont el mè marì. Anca chì gh'emm de trovà chì squinterna la dolcezza d'on sen-timent de pas? Perchè sta gent la se lassa minga tra-sportà in del mond di nivol intanta che la scolta la sinfonia sonada da la Natura? Voraria tornà indree. La Cros del nòst Signor la me insegna, ancamò ona vòlta, a sopportà e... tirà innanz!In sù la colma troeuvi ona niada de bagai. Me salu-den cont el cô, perchè gh’hann el boccon in del gòzz.On scior, che i aveva menaa fin lì, cont on sorris el me dis:- “Benvenuta Signora, in vetta al Monte Ziolera!”Me par minga vera tanta gentilezza.In man el gh’ha on pòmm, le sgagna e con l’altra el schiscia on botton per fà tasè la cassetta ch’el gh’ha in spalla.Sentì ancamò ona vos forestera che la farfuja, ma ca-pissi nagòtt.El schiscia, el gira on alter botton, el rispond poeu el tacca a contà sù per fil e per segn tutt quell ch’el ved da sto poggioeu avert sbarattaa sù on tocchellin de

mond alpin. - “...adess vedi di nivol spantegaa in fond a la vall, se mes’cen, se ruzzen come on Reggiment de soldaa, scavalchen diruperi e riven fin’a chì, ma el vent, ne-mis inevitabil, ie fà rotolà giò di bricch, je desfa... adess se ritiren, se scruscen, se rivòlten, se borlòn-en… ecco, riven ancamò, tornen a l’attach pussee valoros de prima...”

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ACCADEMIA

Continua da pag. 19 - Vos amisa

Continua da pag. 11 - Ginkgo Biloba

Finii sto collegament cicciarom tra de numm. Vegnì a savé che l’era in comunicazion “radio” con di amis lontan, anca foeura d’Italia, tutti come lù: “Radioamatori”.Quell che m’ha lassaa pussee de sass l’é che tutt quell che l'aveva cuntaa sù con la descrizion on poo fantastica de sto ambient, el portava on ciccin de sol-liev, on boff d'amor, ona ventada de vita a on fioeu inciodaa in d’on lett da vint'ann. Apos a la Cros sberlusenta hoo faa mostra de mett on fior, ma scrusciada in genoggion hoo mandaa on ringraziament per tutt quell che mì podevi gòd, vedè, fà, sentì... me sentivi in colpa per avè pensaa mal de sta persòna prima de savè chi l’era e quanto ben l’a-veva faa con la soa vos... vos amisa che spantengava on ciccin de serenità a chì ghe n’aveva tanto bisògn. Semm trovaa a Milan, ma lù el savarà mai quanta ammirazion e quanto me se impieniss el coeur de piasé quand ricòrdi la sensazion provada ch’el di là, in scima a voeuna di tanti montagn de la cadena del Lagorai.

GLOSSARIO

scarlighi foeura del ballin = scivolo fuori dal giaci-gliobordeleri de sass = mucchio di sassi ciamen remission = chiedono perdono bauscen = perdono la bavabiroeu d’ona resega = i denti di una sega briccol = roccestà lì tant a cinquantalla = stare ad aspettarescorbatt = corvoscinivei = cervello squinterna = distrugge scrusciada in genoggion = inginocchiata

L’azione di antiradicali liberi aumenta la resistenza capillare, gli scambi di ossigeno e glu-cosio, la perdita di memoria, i disturbi circolatori ed uditivi. La posologia deve però sempre essere utilizzata sotto controllo medico.Leggenda:Un famoso nobile giapponese aveva due figli, un maschio ed una femmina che non andava-no d’accordo nella spartizione delle proprietà terriere. Prima di esalare l’ultimo respiro, il padre si rivolse ad un mago celeste per sapere come effettuare la di-visione del terreno senza creare ostilità tra i due eredi.

Il mago provocò un’al-luvione ed i suoi territori vennero sommersi dall’ac-qua. Restarono soltanto su un’isoletta, riemersa dal mare, un paio di esemplari vegetali, una pianta ma-schile, chiamata Ginkgo ed una femminile Biloba, che si propagarono sulla terra giapponese giungendo fino ai giorni nostri.Questa pianta dioica è pre-sente accanto ai monasteri e considerata dai monaci buddisti pianta sacra e fos-sile vivente.

ACCADEMIA

Progetto - creare e divulgare cultura attraverso la memoria collettivaRiproponiamo la stessa pagina del numero prece-dente per ricordare l’iniziativa promossa dalla Dot-toressa Cristina Cenedella, Direttrice del Museo Martinitt e Stelline, progetto che vede coinvolta e partecipe l’Accademia del Dialetto Milanese.L’evolversi dei lavori non sarà visibile in ogni nume-ro del Sciroeu, stante la complessità e le caratteristi-che temporali dei lavori stessi, ma ci sembra dove-roso continuare a pubblicizzarne l’esistenza affinché ciascun socio dell’Accademia ne sia consapevole.

Progetto - Creare e Divulgare cultura attraverso la memoria collettiva

Obiettivo generale - Accrescere la “cittadinanza culturale”

Nella società italiana contemporanea il consumo cul-turale è al di sotto delle medie europee. Il progetto vuole porsi come una possibile risposta a questa situazione e innalzare il livello di “attivi-smo culturale e di partecipazione”. L’idea alla base è che le Istituzioni Culturali, quali nella fattispecie archivi, musei, associazioni, fondazioni e scuole, possano giocare un ruolo chiave nel contrastare tali dinamiche rendendo più partecipate le loro atti-vità e proponendosi nei rispettivi territori come luoghi di aggregazione e di scambio. Le parole chiave di questo progetto sono: PARTECIPA-ZIONE, PLURALISMO E FRUIZIONE.

Il progetto intende raccogliere le testimonian-ze orali, documentarie e fotografiche di chi ha vissuto un preciso periodo storico nella Milano metropolitana: ossia il lavoro e il mondo del la-voro nel periodo della ricostruzione e della fase di profonda industrializzazione cittadina (1945-1980). Il risultato, attraverso la raccolta coordinata

delle testimonianze orali di coloro che hanno vis-suto nella seconda metà del Novecento, porterà alla realizzazione di docufilm, di laboratori didattici da proporre negli anni scolastici a venire, di un portale web, attraverso il quale ultimo si accompagnerà l’u-tente nella lettura dei documenti di archivio, nell’a-scolto di testimonianze e nella visione di fotografie d’epoca e deidocufilm prodotti. Sono previsti, inol-tre, incontri aperti a tutta la cittadinanza, per la pro-mozione delle iniziativa e la proposta di partecipa-zione attiva al progetto stesso.

Obiettivo specifico – Salvaguardare la memoria generazionale. Stimolare la partecipazione alla vita culturale di due segmenti della società: vec-chia e nuova generazione. Diffondere la cultura delle fonti, scritte e orali.I segmenti della società a cui si rivolge sono la vec-chia e la nuova generazione, di cui il progetto pre-vede una partecipazione attiva.

Sciroeu de Milan - Marz/April 2018 21

ARTISTI

22 Sciroeu de Milan - Marz/April 2018

Tania Anile

Tania Anile è nata a Catania nel 1961, dove ha consegui-to il diploma di ragioneria. Vive e lavora già da alcuni anni a Milano, ed è qui che è giunta alla pratica dell´espressione pittorica tramite i corsi di Marisa Vanetti. Da allora la pittura è diventata per lei una vera e propria passione e un modo nuovo per esplorare se stessa e il mondo.Il tessuto della sua ispirazione sembra provenire da un “altrove” che a lei piace definire “lo spa-zio del sogno creativo interiore”. I suoi paesag-gi, gli scorci di vita e gli angoli di visuale che predilige tracciano i contorni di un mondo a sé stante, eppur tangibile e fruibile quanto lo sono i sogni portanti che intrecciano e modellano le nostre vite. Dalle sue pennellate sembra emerge-re la matrice in formazione di un mondo nuovo, dotato di qualche grado di libertà in piú, assorto in silente attesa, ma già vivo e vi-brante secondo una scala cromatica piú, ricca e articolata. Esso cosí, aspettando di essere da noi raggiunto fisicamente, come ponte sospeso verso il futuro, per-mea di pace e di meraviglia i nostri sogni migliori e le gioiose fantasie creatrici de-gli animi visionari.

www.taniart.it

FirifissLe donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Rita Levi Montalcini

Se nascerai uomo non dovrai temere d’essere vio-lentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace.

Oriana Fallaci

Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… Ma non può fermare la primavera.

Mahatma Gandhi

E venne un momento in cui il rischio di rimanere chiusi in un bocciolo era più doloroso del rischio di sbocciare.

Anaïs Nin

Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni.

James Freeman Clarke

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima.

George Bernard Shaw

Marzo lluvioso y abril ventoso, dejan a Mayo flori-do y hermoso. A marzo piovoso e aprile ventoso segue maggio flo-rido e bello.

(Proverbio spagnolo)

Trà indree.

Gettare indietro. Espressione immaginosa per indicare chi abbia tanto da fare da essere costret-to a scostare, mandare indietro carte, gente, cose, quasi imitando l’atteggiamento di un pollo che, razzolando per cercare il cibo, proietta dietro di sè, con un moto vorticoso delle zampe, il terric-cio che ingombra la sua ricerca. “El trà indree” si dice dell’uomo indaffarato che si fa largo e con la sua smania di lavorare rasenta la comicità. Se poi si tratta di un tipo indaffaratissimo, si suol dire: “El trà indree de tutt i part”.

Ona dònna de conclusion.

Sulle donne i detti sono molti, anche in milane-se, ma per conforto delle nostre lettrici vogliamo ricordare questo vecchio aforisma, che è sinteti-co e colorito.Quando i vecchi milanesi volevano indicare una donna valente, meritevole di stima e di conside-razione, una di quelle donne che contano, nella famiglia e nella società, per i loro aspetti positi-vi, erano soliti dire: “L’è ona dònna de conclu-sion!”. E in queste poche parole vi era la sintesi di tanti apprezzamenti positivi che sarebbe diffi-cile descrivere con una perifrasi, ma che s’inten-dono attraverso la laconica e penetrante capacità espressiva del detto.

Aforismi Motti e detti milanesi

SCIROEU de MILAN

“I Soci Fondatori” sarà il tema del il 2018 per le pagine centrali, la prima e l’ul-tima pagina.La scelta ci è parsa doverosa in quanto il 2018 segnerà il quarantesimo anniver-sario di fondazione dell’Accademia, traguardo questo che in primis va attribuito a chi ha dato inizio a questo lungo commino, che auspichiamo possa continuare per molto tempo.

Pier Gildo Bianchi

Un monito, che come sempre distribuiva, in presenza di troppi errori grammaticali o di metrica, esternato in due semplici quartine che trovano anche il gusto dell’ironia...

ON POETA MENEGHIN

El diseva on “poeta meneghin”:“Mì sont come ona cà senza finesterperchè foo in de per mì, senza maester,nè leggi o scolti mai chi gh’hoo vesin.

E no m’infesci cont i artista anzianPerchè pensi che ’l so l’è on temp finii!”“Bravo!” - rispondi - “Forse t’hoo capii.Te see ona ciolla tutta de toa man

Troviamo ancora Pier Gildo che el “cicciora” (bisbiglia) con il presente ma ricco di vita, di ricordi...