ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN · LA COGNOSSI? di Giorgio Moro Visconti Via...

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Anno XVIII – Numero 113 – Gennaio/Febbraio 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999 ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN www.sciroeu.it Ci sono auguri e auguri... Quando si esprimono gli auguri di Buone Feste e in particolar modo di Buon Anno, possiamo fare un distinguo fra gli auguri “formali”, ovvero quelli derivanti da doveri per ruoli istituzionali e quelli che scaturiscono dal cuore. Questi ultimi sono quelli che formuliamo quasi come una sorta di “esorcismo” affinché possano preservare le persone a noi care dalle brutture e dalle contrarietà che, troppo spesso, ci rendono difficile il cammino. Da parte della nostra Accademia il primo augurio vuole essere rivolto al nòst dialett, che di contra- rietà ne incontra sin troppe sul suo cammino. Difficoltà legate alla poca attenzione che pongo- no le nuove leve a questo settore della cultura, per non parlare delle avversità e degli atteggia- menti ostativi. Sembra che oggi tutto debba ruotare verso nuove frontiere, dimenticandosi della storia e della cul- tura che hanno permesso a questo nostro paese di essere ricchissimo di cultura, di opere d’arte e dei suoi dialetti che ne raccontano. Il nostro dovere è quindi di perseverare, di non demordere e di continuare a divulgare e difendere questo patrimonio. Ma gli auguri che il Consiglio Direttivo del nostro sodalizio rivolge ai suoi soci e lettori del Sciroeu, nonché a tutto il mondo è l’augurio di pace, di buona salute, di non avere problemi di lavoro per poter vivere dignitosamente. Augurio agli emar- ginati, affinché possano ritrovare una loro giusta collocazione in seno alla società. Augurio a tutte le genti perché possano vivere nella loro terra senza guerre e senza quelle discriminazioni che rendono gli esseri umani “diversi”, forse solo perché pensa- no in modo diverso. Quando avremo imparato che Madre Terra ha ge- nerato i propri figli tutti uguali, forse allora il no- stro augurio di buone feste sarà finalmente libero dalle catene dell’ineguaglianza e dell’incompren- sione. E noi crediamo fortemente che il dialetto, tutti i dialetti, siano il legame che porta augurio e feli- cità Bon dòmilasedes a tutt el mond! Gianfranco Gandini Rosa Louise Parks (Tuskegee, 4 febbraio 1913/De- troit, 24 ottobre 2005) è stata un’attivista statuniten- se figura-simbolo del movimento per i diritti civili, famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus ad un bianco, dando così origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery. Il 1º dicembre del 1955, a Montgomery, sta tor- nando a casa in autobus dal suo lavoro di sarta. Nella vettura, non trovando altri posti liberi, occupa il pri- mo posto dietro alla fila riservata ai soli bianchi, nel setto- re dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiede di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo per cedere il posto ad un passeggero bianco sali- to dopo di lei. Rosa, mantenendo un atteggiamento calmo, sommesso e dignitoso, rifiuta di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente ferma così il veicolo e chiama due poliziotti per risolvere la que- stione: Rosa Parks viene arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cit- tadine che obbligano i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, quando in quello a loro riservato non ve ne sono più di disponibili. Da allora è conosciuta come The Mother of the Civil Rights Movement.

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Anno XVIII – Numero 113 – Gennaio/Febbraio 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

SCIROEU de MILANwww.sciroeu.it

Ci sono auguri e auguri...

Quando si esprimono gli auguri di Buone Feste e in particolar modo di Buon Anno, possiamo fare un distinguo fra gli auguri “formali”, ovvero quelli derivanti da doveri per ruoli istituzionali e quelli che scaturiscono dal cuore.Questi ultimi sono quelli che formuliamo quasi come una sorta di “esorcismo” affinché possano preservare le persone a noi care dalle brutture e dalle contrarietà che, troppo spesso, ci rendono difficile il cammino.Da parte della nostra Accademia il primo augurio vuole essere rivolto al nòst dialett, che di contra-rietà ne incontra sin troppe sul suo cammino.Difficoltà legate alla poca attenzione che pongo-no le nuove leve a questo settore della cultura, per non parlare delle avversità e degli atteggia-menti ostativi. Sembra che oggi tutto debba ruotare verso nuove frontiere, dimenticandosi della storia e della cul-tura che hanno permesso a questo nostro paese di essere ricchissimo di cultura, di opere d’arte e dei suoi dialetti che ne raccontano.Il nostro dovere è quindi di perseverare, di non demordere e di continuare a divulgare e difendere questo patrimonio.Ma gli auguri che il Consiglio Direttivo del nostro sodalizio rivolge ai suoi soci e lettori del Sciroeu, nonché a tutto il mondo è l’augurio di pace, di buona salute, di non avere problemi di lavoro per poter vivere dignitosamente. Augurio agli emar-ginati, affinché possano ritrovare una loro giusta collocazione in seno alla società. Augurio a tutte le genti perché possano vivere nella loro terra senza guerre e senza quelle discriminazioni che rendono gli esseri umani “diversi”, forse solo perché pensa-no in modo diverso.Quando avremo imparato che Madre Terra ha ge-

nerato i propri figli tutti uguali, forse allora il no-stro augurio di buone feste sarà finalmente libero dalle catene dell’ineguaglianza e dell’incompren-sione.E noi crediamo fortemente che il dialetto, tutti i dialetti, siano il legame che porta augurio e feli-citàBon dòmilasedes a tutt el mond!

Gianfranco Gandini

Rosa Louise Parks (Tuskegee, 4 febbraio 1913/De-troit, 24 ottobre 2005) è stata un’attivista statuniten-se figura-simbolo del movimento per i diritti civili, famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus ad un bianco, dando così origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery. Il 1º dicembre del 1955, a Montgomery, sta tor-nando a casa in autobus dal suo lavoro di sarta.

Nella vettura, non trovando altri posti liberi, occupa il pri-mo posto dietro alla fila riservata ai soli bianchi, nel setto-re dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiede di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo

per cedere il posto ad un passeggero bianco sali-to dopo di lei. Rosa, mantenendo un atteggiamento calmo, sommesso e dignitoso, rifiuta di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente ferma così il veicolo e chiama due poliziotti per risolvere la que-stione: Rosa Parks viene arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cit-tadine che obbligano i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, quando in quello a loro riservato non ve ne sono più di disponibili. Da allora è conosciuta come The Mother of the Civil Rights Movement.

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SOMMARIO

2 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

EDITORIALECi sono auguri e auguri...di Gianfranco Gandini

1

PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3

SCIROEU DE LA PRÒSA 5

Luigi Medicida “Letteratura dialettale milanese” di Claudio Beretta

6

I 150 anni del grande magazzino. D’Annunzio ne ideò il nome: “La Rinascente”di Osmano Cifaldi

8

POESIA E STILE 9

IN CARTA 10

MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro ViscontiVia Bernardino Zenale e il Borgo delle Grazie

11

MENEGHINOUn simbolo che non deve scomparirea cura di Tullio Barbato

12

LEGGIUU E SCOLTAA 16

LEGGIUU E SCOLTAAFoeura del cavagnoeu

20

VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella Sedano, erbacea della salute

21

CUNTA SÙ di Ella TorrettaOna giornada normal, d’on poo de ann fa

23

SALUTE A MILANO di Filippo BianchiLe malattie della prostata

25

FIRIFISS 27

Accademiadel Dialetto Milanese

Quote annue di adesione del 2016Soci Aderenti da € 35,00Soci Effettivi da € 52,00Soci Sostenitori da € 180,00

La quota può essere versata suBanca Popolare del Commercio e dell’Industria Iban IT24H0504801613000000003602Agenzia 33 – via Secchi 2 – Milanooppure: C/C Postale N°24579203“Accademia del Dialetto Milanese”

SCIROEU de MILANEdito dall’Accademia del Dialetto Milanese

Bimestrale fondato nel 1999Reg. Trib. di Milano N°789 del 24-12-99

Direttore: Gianfranco GandiniFax 02 8266463

www.sciroeu.itACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

Sede c/o Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 – 20121 Milano

Tel. 3336995933 Fax 028266463C.F. 97206790152 NAT. GIUR. 12

Presidente onorario: Gino Toller Melzi

Consiglio DirettivoPresidente: Gianfranco GandiniVicepresidente: Mario ScuratiConsiglieri: Ella Torretta - Segretaria Edoardo Bossi Lucio Calenzani

Redazione: Tullio Barbato,

Filippo Bianchi, Edoardo Bossi, Osmano Cifaldi, Fior-ella,

Gianfranco Gandini, Giorgio Moro Visconti

Francesca PiragineGino Toller Melzi, Ella Torretta,

Marialuisa Villa Vanetti

E-mail: [email protected]

Realizzazione e disegni di:Marialuisa Villa Vanetti

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PROGRAMMI

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 3

www.sciroeu.itè in rete la versione aggiornata anche per tablet e cellulari

RADIO MENEGHINARadio Meneghina, fondata da Tullio Barbato nel 1976, sta riposizionando la sua presenza sul territorio a Milano-centro in via Caffaro e in via Trasimeno. Trasmette interventi di Luca Barbato, Mario Censabella, Ada Lauzi, Enzo Ravioli, Roberto Carusi, Gianfranco Gandini, Roberto Marelli, Giuliano Fournier, Roye Lee, Piero Bianchi, Liliana Feldman, Ella Torretta, Pierluigi Amietta, Natale Comotti, Vincenzo Barbieri, Roberto Biscardini, Michaela Barbato, Lorenzo Barbato e le dirette delle partite di calcio casalinghe dell’Inter dallo stadio Meazza. Radio Meneghina è l’emittente che riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose.

Manifestazion di amis:

Ella Torrettaha iniziato

le conversazioni“Freguj de milanes”

quindicinalmenteil giovedì alle 15.30 ed alle 16.30

“Scrivemm in milanes”

Humanitervia S. Barnaba, 48 - Milano

El Pontesell - Biblioteca Fra’ Cristoforo - via Fra’ Cristoforo 6 - Milano

XVIII Corso di Lingua e Cultura Milanesetutti i Lunedì dalle 16.45 alle 19.15

Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari, Bianca Mancuso, Pietro Passera, Mario Torchio con la partecipazione di altri esperti. “Giornate riservate al poeta amico” e

“Giornate dedicate a canzoni di tradizione e cori”Informazioni telefoniche dalle 17,00 alle 19,00 - 02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172

Museo Martinitt e Stellinecorso Magenta 57 - per info e prenotazioni tel. 02 43006522

dalle 15,30 alle 17,00 “Grammatica e letteratura milanese”

A cura di Gianfranco Gandini

Calendario degli incontri. 2015: 3 novembre/ 1 dicembre

2016: 12 gennaio/2 febbraio/1 marzo/5 aprile/3 maggio/7 giugno

ATTENZIONEImportante

Si rende noto a tutti gli amici e soci che il nuovo indirizzo

postale è il seguente:

Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 20121 Milano

APPONTAMENT E MANIFESTAZION:

Sabato 9 gennaio h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

Sabato 6 febbraio h. 15.30

Sabato 19 marzo h. 15.30

Sabato 2 aprile h. 15.30

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4 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

ACCADEMIA

“L’è ona matta Biraga”

Che voltada in lengua voraria dì:”Definizione di donna squilibrata”Ma chi l’era la “Matta Biraga”?La stòria la cunta che a Milan, vèrs la prima metà del cinqucent, viveva ona dòna bellissima de nòmm Ro-salinda, quèsta oltra che vèss bèlla l’era la sposa del Cont Ludovico Birago, e gh’aveven on fioeu.El Governator spagnoeu, Ferrante Gonzaga, el s’era invaghii de la Rosalinda e l’aveva tentaa in tutt i ma-ner de conquistalla, ma gh’era nient de fà perché lee la voreva nò; inscì el Governator l’ha pensaa ben de trovà ’na scusa per mètt in preson el Cont, convint inscì de sgomberà el camp da ògni ostacol, ma la bèl-la Rosalinda pròppi le voreva nò. Allora, irritaa, el Governator el fa impresonà la Rosalinda cont el sò fiolin in del castèll de Biegrass. Dòpo on quai ann de preson, la bèlla Rosalinda l’è diventada matta. El Governator, impietosii de ’sta situazion, l’ha mandaa per curalla el sò dottor de fiducia, cèrto Giuseppe Ca-vallini cont el soranòmm de Pin, in verità de paren-tèlla el faseva Cavalli, ma tutti el ciamaven inscì per via de la soa bassa statura. El dottor l’aveva ciappaa confidenza anca cont el fiolin de la Rosalinda e con lù el giugava spèss cont el fagh indovinà in che man el tegneva la caramèlla e se l’indovinava l’era quèll el prèmi. Da quèst gh’è nassuu la famosa filastròcca: “Pin, Pin, Cavallin, sòtta el pee del taolin…”. El fio-lin l’è staa poeu adottaa dal dottor e la bèlla Rosalin-da la s’è pù riavuda e l’è mòrta, matta, in del castèll de Biegrass.

Pòrta Tosa

Perché l’hann ciamada inscì? E perché dòpo gh’hann cambiaa el nòmm in PÒRTA VITTÒRIA…?Prima de cuntà la stòria saria necessari ona premès-sa: in del dialètt milanes “tosa” voeur dì “ragazza” e vegnaria subit de pensà ch’el ciamà “Pòrta tosa” voeuna di pòrt d’entrada de la città de Milan fudèss

on omagg, da part di milanes, a la seconda metà del mond: quèlla femminil, ma l’è minga stada inscì anca se poeu el dovèll spiegà l’è nò pròppi inscì ro-mantich.La stòria la gh’ha inizzi al temp del Barbarossa, sèmm in de l’ann 1158. El 6 de luj, el Barbarossa el cala-giò in Italia, el conquista Veròna e poeu el punta su Milan. Ona vòlta traversada l’Adda, el 6 d’agost, el riva ai pòrt de Milan con centmila armaa e el se sistema vesin a la gesa de San Barnaba.I Milanes, circondaa proeuven ona sortida intanta che gh’era scur e incontren todèsch, cremones e lodigian; s’ciòppa ona battalia furibonda, battuu, i milanes se ritiren in città ma lassen in sul camp on cèrto Stazio, on òmm tanto stimaa dai milanes, tanto l’è vera che hann dovuu sacrificà tanti òmen pur de portà a cà el cadaver. Per evità l’accerchiament se tenta on espedient ch’el consist in del mandà ona “tosa del mestee” foeura di mur per distoeu ona pattuglia del Barbarossa e podè fà on colp de man. Per attirà anmò pussee l’attenzion di soldaa, la “escort” la se mètt davanti a quèsti, la tira-sù i pedagn e la tacca a sbarbass là indoe gh’hinn i “fèrr del mestee” che la doperava per podè viv; in-scì come stabiliva la leg de chi temp là ai “dònn del mestee”. Naturalment, in quatter e quatter vòtt intor-na a ’sta tosa s’è formaa subit on ròsc de gentaja che cont el vosà, rid e scherzà toeven in gir la poerètta.Purtròpp però, el strattagèmma el gh’ha avuu nò bon esit e inscì se po’ immaginà che fin l’abbia faa la pòra dòna. Cèrt l’è, che finii i conflitt cont el Barbarossa el popolin l’ha nò desmentegaa l’avveniment, tant che per regordà el coragg de la “sciora” l’ha miss su la Porta on bassriliev che se podaria dì “on poo de vergògna” ch’el rappresenta la tosa mèzza biòtta che cont in man on para de fòrbis l’è dree a tosass pròppi là…On quai stòrich l’ha addirittura pensaa che la dòna raffigurada la podèss vèss Beatrice, la miee del Bar-barossa e che i milanes l’avarissen inscì rappresenta-da per dagh de la putt…On quai sècol pussee tardi, el bassriliev l’è staa tiraa via per ordin de San Carlo Borromeo e adèss el se troeuva al Museo d’Arte Antica del Castèll.Bisògna anca regordà che dòpo el 22 de marz del 1848 (la ricorrenza l’è pròppi d’incoeu) el dì ch’el General Radetzky insèmma ai sò tognitt l’è staa ca-sciaa-via de Milan, l’è passaa pròppi da quella Pòrta

Intermezzi di Edoardo Bossi

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 5

SCIROEU DE LA PRÒSA

Continua a pag. 24

RICORD DE PATTANA DE QUATTR’ANN… Mara Chierichetti

Gh’è ricòrd in la ment che me passen denanz, par che voeuren parlà, cuntà sù…Serom sett fioeu con la mama e ’l papà, on paes pisci-nin in la campagna… semm nassuu tucc in cà.Quand la mama la doveva “malass” se ciamava la sciora Lina, la comà. Lee la rivava in bicicletta, con la soa borsa pièna de tusscòss e quand l’era riva-da, domà lee la podeva andà de sora dove gh’era la mama, numm fioeu podevom nò!

QUELL SÌ, PER ONA SLITTA…Mara Chierichetti

Gh’era ona vòlta… ormai on poo d’ann fa, decidom per i fest de Pasqua, de andà a passà circa ona setti-mana in Svezia a Luleo, dove la viv e studia Gloria, la prima tosa. Partissom cont el reòplano fin in la città de Stoccolma e poeu dòpo on poo de or de treno rivom da lee, con-tenta de vedenn e passà on quai dì tucc insèma. Fa on fregg de biss, me senti tutta gelada, ma la mia tosa la me dis che’l fa minga fregg perché gh’è ’pena meno vòtt.In città la nev la comincia a dislenguà, ma foeura città el giazz el règna e riessom financa a rivà in su on’iso-la, in otomòbil su on lagh giazzad che come on spegg el ghe rimanda i nòster facc, quand che cala el sô.Per el dì de Pasqua sorpresa gròssa!!On gir con la slitta tirada dai can, la famosa “sle-dge dogs”. I penser vann a mila e la paura anca… me tegni tutt per mì e intratanta pensi e speri che doman capitarà on quaicòss. Ghe sarà fòrsi el temp brutt, ghe sarà minga pòst per mì su la slitta ò magara podaroo sarà sù i oeugg se gh’avaroo scagett, l’òmm ’l guidarà la slitta e mì me strengiaroo ai mè ò ben podaroo guardà la veduda.Riessi minga a ciappà sògn, quella nòtt de Sabet sant.La mattina, in barba al mè spaghett, temp meravi-glios, ciel seren bell celest e nev bianca, on splen-dor…’na bella colazion e poeu via se partiss!Se comincia cont i preparativ: se gh’ha de cognoss i can, ses can per ògni slitta, bisògna dagh de man-già, imbragai e sistemai ben a la slitta e riessì a la svelta a capì come manovrà i comand de la slitta. On tòcch de legn per poggià i pee, in equilibri instabil, tiraa da ona “muta” de can, che pensen domà a corr, lassà giò el sò regall e rangognà tra de lor. Ciaschedun gh’ha de guidà deperlù la soa slitta! Ò Signor ’me foo, pòdi minga trà a monton tusscòss, semm minga domà numm, la mia tosa l’aveva orga-nizzaa tutt ben e allora? In pee drizza, in di man i redin se partiss… gh’hoo de rangiamm depermì, col mè “Sì” strozzaa in la gola, ciavaa in di dent.Bisògna ’vegh oeugg per seguì el percors, rallentà, curvà e cercà soratutt de mingà borlà giò su tutt quell che i can lassen in terra a smaggià la nev.

Per fass ’scoltà di can se vosa, se vosa a scarpagòss in tutt’i dialett che te vegn in ment, ma te se illudet che lor te ’scolten… lor corren, corren e vann.Semm in vòtt, noeuv con la guida che segna la stra-da, in la nev fresca e moresina, moresina anca quand come sacch de patati on quaidun de numm borla giò in la nev, senza fass mal.Quand mì cominci a capì on quaicòss, gh’è passaa giamò on’ora e se torna indree. Se mett a pòst i can se ghe leva l’imbragadura, se ghe da de mangià e se risistema i slitt.Dòpo vess rivada, me son sentida anmì rinass, in quel-la mattina de Pasqua… on’esperienza unica con pae-sagg incantaa, tanta nev, senza on fil de vos e con quel “Sì” streppaa coi dent.

La slitta sulla neve - Marc Chagall

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ACCADEMIAda “LETTERATURA DIALETTALE MILANESE” di Claudio Beretta

Luigi Medici

6 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

Dalla letteratura dialettale Milanese di Claudio Beretta

“Luigi Medici (1888-1965) rappresenta nella costellazione degli scrittori milanesi di questo secolo il poeta che ha saputo nobilitare il nostro dialetto rispettandone rigorosamente la genuinità, sia come linguaggio, sia come metro, pur trattando gli argomenti più diversi, dall’avvenimento spicciolo quotidiano al profondamen-te filosofico......Anche in questa lirica il poeta ha saputo inserire con semplicità e pertinenza espressiva i grandi concetti della vita, visti dalle autorità, dai piccoli, con la chiusa del bidello che riassume tutto.Anche qui ha scelto una strofa di cinque endecasillabi ABBAB”.

IL SAGGIO DE L’ASILO IL SAGGIO DELL’ASILO

e siccome el bagaj el le cantava, tirand su el broeud longh longh de tant in tant,per imitall devi fà an’mì oltertant, cont i gesti e la danda ch’el ghe dava.E scusée, cari sciori, scusée tant

se cont i quarant’ann, passáa de on póo,mì me ris’ci a imità quella vosetta,che anca tucc nun gh’avevom a scoletta,quand gh’era minga i gabol in del cóoper i affari, la gloria o la... socchetta:

“noi siamo pic-cin pic-cinicome tanti fiorel-lini,ma nel core abbiamo in pet-tosempre grande il vostro af-fet-to.Con le nostre stec-colinenoi facciam cose bel-linenoi diciamo la preghiera al mat-tino e al-la serae quando siamo buoni, siamo proprio la consolazione di tutti i nostri cari genitori...”

“Car el mè bell rattin, bene, per dianna;ma come l’è slughii sto sigollin”, e l’ giò compliment, carezz, basin,“ma brava!... Che pazienza, suor Giovanna,a trà foeura sti pover pigottin!...”

“Bravi bambini! – ditemi, pianino – ” (la vosa suor Giovanna in mezz ai banch)“DOV’È IL CIELO?” e qui rattitt,tutt franch,risponden: “Dove c’è Gesù Bambino!”(e nò se ved che bloeu, che rosa e bianch!).

e siccome il ragazzo lo cantava,tirando suil brodo lungo lungo di tanto in tanto, per imitarlo devo fare anch’io altrettanto con i gesti e la mimica che gli dava. E scusate,cari signori, scusate tanto

se con i miei quarant’anni passati da da un po’, mi arrischio ad imitare quella vocina,che anche noi tutti avevamo alla scuoletta,quando non c’erano cabale in capo per gli affari, la gloria o la... gonnella.

“Caro il mio bel topolino, bene, per diana;ma come è vispo qusto cipollino”, e giùcomplimenti, carezze baini“ma brava!... che pazienza suor Giovanna a far fiorire questi poveri bambolini!...”

“Bravi bambini! – ditemi, pianino – ”(grida suor Giovanna in mezzo ai banchi)“Dov’è il cielo?” e quei topolini, tutti sicuri,rispondono: “dove c’è Gesù Bambino!”(e non si vede che blu, rosa e bianco!).

[continua dal numero precedente]

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ACCADEMIA

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 7

“Bambini, cosa ha fatto il Creatore?”(e tutt tisponden cont ona vôs sola,e par che la scoletta la se sgola):“il cielo, il sole, le stelline, il fiore...”(e sta vos la rinfresca e la consola!)

e poeu intorna a sta suora reverendaballen, canten, se tiren la vestina, fin che, a la fin del saggio, fann settinatucc savi (a dùu a dùu) per la marendacont al coll la soa brava bauscina:

e ven, su on cabaré, i navisellittde la marchesa, i offell inzuccheráadel sindech, i medaj, cont i maïstàadel prevost, per quij dodes pegorittche domà in de la gola hinn smaliziàa...

Se sara incoeu l’asilo. Hinn andàa viai rattitt, che hann scisiàa quella sapienzade cinqu sold, ma graziosa, bonna e senzaquell gust amar de la malinconia che se sent quand se acquista l’esperienza...

El segrista el mastéga on tocch de cicca;el sara i gelosii de la saletta;el scerniss, in del mazz, ona ciavetta e, per quest’ann, el ghe mett su la criccaa l’ussett verdesin de la scoletta.

“Ecco on’altra niada!... A voeuna a voeuna,vegnen foeura de chì col scossarin;diventen grand e vann al sò destin,in Merica, lontan a fà... sfortunaper tornà vecc bacucch al sò camin!...”

E pensand che la ciav de la scoletta l’è in del mazz, con quell’altra del foppon,el ghe dis “Bon viagg!” e, sul cantonl’infila l’OSTARIA DE LA ROSETTA...e moeur in l’aria l’ultima canzon!...

“Bambini, cosa ha fatto il Creatore?”(e tutti rispondono ad una sola voceE pare che la scuoletta si sgoli):“il cielo, il sole, le stelline, il fiore...”(e questa voce rinfresca e consola!)

e poi attorno a questa suora reverendaballano, cantano, si tirano la vestina, finchéalla fine del saggio vanno a sedersi, tuttisavi (a due a due) per la merenda con al collo il loro bravo tovagliolo;

e vengono su un vassoio, le navicelle della marchesa, le offelle zuccherate del sindaco, le medaglie con le immagini del prevostoper quelle dodici pecorelle, smaliziate,soltanto nella gola.

Si chiude oggi l’asilo. Se ne sono andati i topolini che hanno succhiato quella sapienzada cinque soldi, ma graziosa, buona e senza quel gusto amaro della malinconia che si sente quando si acquista l’esperienza...

Il sagrestano mastica un pezzo di cicca; chiude le gelosie nella saletta; sceglie, nel mazzo, una chiavetta che,per quest’anno, ci mette su la criccaall’usciolo verdolino della scuoletta.

“Ecco un’altra nidiata!...Ad una ad una,vengono fuori di qui col grembiulino;diventano grandi e vanno al loro destino,in America, lontano a fare... sfortunaper tornare vecchi bacucchi al loro camino!...”

E pensando che la chiave della scuolettasta, nel mazzo, con quell’altra del cimitero,dice: “Buon viaggio!” e, sull’angolo infilal’osteria della Rosetta...e muore nell’aria l’ultima canzone!

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8 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

I 150 anni del grande magazzinoD’Annunzio ne ideò il nome: “La Rinascente”di Osmano Cifaldi

Il 4 giugno 1865, cioè quattro anni dopo l’Uni-tà d’Italia, nacquero i “Grandi magazzini alle città d’Italia”. Ed il vate Gabriele D’Annunzio, legato alle temerarie azioni belliche della prima Guerra mondia-le ne ideò il nome. La Rinascente diede così il via a 150 anni di storia commerciale di casa nostra di tutto rispetto. Con la Rinascente si passa dal sempli-ce sistema d’acquisto alla società dei consumi fino all’attuale shopping.La Rinascente visse l’epopea economica d’Italia pas-sata attraverso due devastanti guerre mondiali, crisi economiche (vedi 1929 e 2007), vicissitudini sociali, un devastante incendio nel 1918 ove i magaz-zini di piazza Duomo trovarono l’energia di reagire e ripartire, ri-nascere con fierezza.L’affascinante storia del noto polo commer-ciale inizia esattamen-te il 4 giugno 1865, quando gli imprendi-tori commerciali Luigi e Ferdinando Bocconi legarono il loro nome a Milano fondandovi una bottega commer-ciale che come abbia-mo già detto prese più tardi il nome di “La Rinascente”.Quando nel 1917 il Magazzino fu acquisito dalla famiglia Borlet-ti, il suo capostipite Sen. Borletti, scrisse a Gabriele D’Annunzio di trovargli un nome che ne interpretasse la realtà economica di Milano e dell’intera Italia. Il poeta rispose al Sen. Borletti con la tacitiana seguente lettera: “Mio caro amico, le scrivo in gran fretta. Par-to tra meno di un’ora per un’azione di bombardamen-to. Il nome per la Società è questo: “La Rinascente”. È un nome semplice e chiaro che si collega al motto – Italia nova impressa in ogni foggia –”

E così fu adottato il nuovo nome unitamente al modo originale di fare le vendite: entrata libera ad orario continuato, esposizione ordinata e settorializzata del-le merci, prezzo fisso, accoglienza e consigli per gli acquisti competenti.Nonostante i diversi cambi di proprietà che interes-sarono il gruppo Fiat fino a giungere all’oggi ad una holding thailandese, la Rinascente continua a seguire i suoi tradizionali indirizzi commerciali con successo rimanendo uno speciale e qualificato punto di riferi-mento.A chiusura di queste brevi note vogliamo ricordare

la figura di Ferdinando Bocconi che intese fondare anche l’Università Commerciale Bocconi (1902) in-tendendo così onorare la memoria del figlio Luigi, caduto nella battaglia di Adua in Etiopia nel 1896.La Rinascente non sarà mai un semplice grande ne-gozio per la vendita di merci, ma un’autentica “col-lezione” delle stesse esposte e proposte con grande buon gusto e razionalità.

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POESIA E STILE

9 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

La nostra Accademia si è posta quali obiettivi la tutela e la difesa del dialetto milanese in tutte le sue manife-stazioni, con particolare riguardo alla poesia – art. 2 dello Statuto.Ogni poesia, dovrebbe rispettare due momenti ben precisi determinati dalla poetica e dalla prosodia, elementi questi che vengono, ahimè, troppo spesso ignorati.Ben lo sapeva il compianto prof. Claudio Beretta che richiamò il nostro senso poetico con vari articoli appar-si in una rubrica, sui Sciroeu di diversi anni or sono e che vogliamo riproporre, credendo che possano essere propedeutici ai nostri odierni poeti affinché ne traggano insegnamento.

Dalla rubrica “Poesia e Stile” a cura del prof. Claudio Beretta.

La metrica del sonetto / 3 – dedicata a Paolo Sambo

Paolo Sambo conosceva ed osservava le regole del sonetto: Piazza Mercant. <Per quej che gh’hann on poo de fantasia / ma sann vedè con oeucc de com-petent, / in piazza di Mercant quand passen via / se troeuven punemanch in del Tresent. // Artistica e fe-del, a fagh a ment / la gh’ha on incant e on sens de l’armonia / che, senza esagerà, paren portent / in d’on secol de òrb e d’anarchia. // Oh piazza di Mercant, antiga e bella, / i Milanes speremm che te mantegnen / anmò come te s’eret, semper quella, // on quader no sbiavii, ma ver precis / in l’onda di pivion che vann e vegnen / e dann la nota viva a la cornis>.

Carlo Porta ce ne lasciò esempi memorabili, ad esempio <Paracar che scappee de Lombardia / se ve dan quaj moment de vardà indree / dee on’oggiada e fee a ment con che legria / se festeggia sto voster san Michee. // e sì che tutt el mond sa che vee via / per lassà el post a di olter forastee / che per quant fussen pien de cortesia / voraran anca lor robba e danee. // ma n’avii faa mò tant violter baloss / col ladrann e coppann gent sora gent, / col pelann, tribolann, ca-gann adoss / che infin n’avii redutt al pont puttanna / de podè nanca vess indifferent / sulla scerna del boja che ne scanna.> Così ‘el Bosin’ saluta le truppe francesi che si ritirano nel 1814.

Giovanni Barrella non è da meno e dedica tutto un libro ai Sonett del Brumista (1962,VI) <Incoeu hoo compii i sessanta, porco can! / Sessan-ta... l’ha capii quant’hinn i ôr? / Mia miee l’ha faa el risott cont el zaffran, / mia tôsa la m’ha daa on mazzett de fior. // Mì n’hoo bevuu on litrott in del Gaitan, / col Togn Scarliga e el Peder murador, / ma seri tant camuff, tant giò de man, / che hoo poduu no

sentigh nanca el savôr. // Gh’avevi ’me on quejcossa, denter chì, / quejcoss che me smorzava l’alegria... / Compissi i ann... son minga dree a morì, // se Cri-sto gh’hoo de avegh adoss l’arlia? / Sessanta!... ’me hinn volaa, porca saetta, / me par ier de vess montaa a cassetta>.

Luigi Medici è stato maestro nel sonetto, come si vede in questa piccola riflessione: L’A,B,C de la pazienza. < Desmentegass a casa el fazzolett, / propi quand s’è ciappaa on raffreddoron; / romp ona stringa quand se gh’ha el ghignon / de vess in brusa de ciappà el dirett, // trovà sul marciapè on taccabotton, / quand se cerca la rima d’on sonett, / sentiss quand se gh’ha sogn, arent al lett, / i zanzar che ve rompen i mincion, // disnà in de l’ost con vun che cunta sù / che lù l’è ’l pussee gran lavorador / che nissun el fa rid compagn de lù, // tucc sti robb che in la vita hinn rosa e fior, / hinn la scoletta dove la coscienza / l’impara l’ a b c de la pazienza!>.

Chiudiamo con un sonetto semiserio (molto serio ed attuale) di Carlo Maria Maggi diretto nel 1695 ‘Al Sig. Dottore Lodovico Antonio Muratori in occasio-ne d’un Discorso di Filosofia Morale sopra la dritta Ragione’:<Sior Murator, n’occar che ve scoldé / con sta Driz-za Reson, che ognun la sa. / Dis par proverbij fina i nost massé: / arae che tira drizz no pò fallà. // Ma se tiraven drizzi i nost Messé (i nostri nonni) / adess, che l’emm de dì, l’è on alter fà. / Con tante girivoe-ult, el Carocciè / no vaer on fanfer, se no ’l sa sterzà. // Creanza e Discrezzion, dò Dottoress / della moda del viv s’hinn miss al fort, / che a tant drizz se conce-da on po’ de sbiess. // Sto po’ de sbiess l’ poeu cressù de sort / che tutta Moral del temp d’adess / l’è trovà ’l drizz de dà la grazia al stort>.

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10 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

IN CARTA

Lucio Calenzani esprime le sue liriche in lingua me-neghina con la grafia dei nostri maestri che ci han-no preceduto, quindi senza indulgere troppo in certe modernità che vorrebbero una pletora di accenti, solo per favorire l’apprendimento ai neofiti o a chi la lin-gua dialettale milanese la frequenta troppo poco per esserne padrone.Ciononostante, attento anche a questi ultimi, ecco che Calenzani non si limita e pubblicare “La pressa inutil” in un’unica edizione (solo in milanese) ma ne edita una seconda, dove inserisce anche la traduzione in italiano.Innumerevoli sono le sue apparizioni dialettali e non: da direttore di periodici ad adattatore di commedie in lingua dialettale (lui definisce le traduzioni l’aver “cucinato in salsa meneghina”).La Pressa Inutil è senza dubbio il compendio di mol-te emozioni che l’autore ha voluto divulgare, forse per dare un senso, per dare sfogo alle sue intimistiche realtà e per far conoscere, come è giusto che sia, la sua opera.

...Indôe la nass questa malinconiache la me ciappa, tenera, improvvisa,senza on perchè,inscì in d’on moment?L’è nò disperazion, l’è nò torment:domà malinconia...

Paola Barsocchi, Presidente dell’Associazio-ne Culturale “Amici della Chiesetta di San Protaso al Lorenteggio”, non risparmia le sue forze a favore di quella che potrei definire un cammeo incastonato nella nostra città.Mi sto riferendo alla “Gesetta di lusert”, dove Paola promuove diverse iniziative socio-cul-turali, al fine di valorizzare e mantenere in vita questo gioiello.Ma non si ferma qui Paola Barsocchi, ecco che si pone l’obiettivo di far conoscere a un più vasto pubblico la chiesa più piccola di Mi-lano, con la pubblicazione del libro che ce la racconta, fra storia e leggenda. Il volumetto, che consiglio vivamente di leg-gere, è altresì impreziosito dalla prefazione del dott. Tullio Barbato e da poesie dedicate alla stessa chiesetta.

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ACCADEMIAMILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti

Via Bernardino Zenale e il Borgo delle Grazie di Giorgio Moro Visconti

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 11

Nella zona molto Leonardesca di Milano, da Piazza Santa Maria delle Grazie a via San Vittore, c’è la via Bernardino Zenale (Treviglio 1456-Milano 1526), pittore e architetto. Nel Vol. XIII della Storia di Mi-lano della Treccani, a p.551, si legge la testimonian-za del Vasari sullo Zenale che definisce “ingegnere ed architettore del duomo, e disegnatore grandissi-mo, il quale da Lionardo da Vinci fu tenuto maestro raro”. La fotografia che riproduciamo mostra l’inse-gna della piccola Via Zenale, nomina Palazzo Busca (edificato tra il XV e il XVI secolo) e pubblicizza il museo del Teatro alla Scala, rimasto per pochi anni in Corso Magenta 71 e poi tornato in Piazza della Scala dopo la sua ultima ristrutturazione. Il museo, concepito nel 1911, fu inaugurato l’8 marzo 1913 e contiene volumi di opere teatrali, libretti, carteggi e documentazione. Al suo posto ora il Fondo Strate-gico Italiano, holding di partecipazioni creata con D.M. 3 Maggio 2011, di cui è socia al 20% la Banca d’Italia. Il toponimo di Via Bernardino Zenale fu at-tribuito nel primo 900 a quella che si chiamava Via Delle Oche e Stradone di S. Vittore alle Grazie; lo possiamo vedere anche da una pianta di Milano del 1722, allegata al libro “I Vicoli” di Amerigo Belloni (Ed.Gorlich, Milano,1952). Effettivamente il tratto iniziale è quasi un vicolo, di cui la nostra città ha ancora parecchi esempi. “Il vicolo, dal la-tino “viculus”, è la via stretta o torta… da noi, talvolta, queste viuzze sono pure dette, ancora oggi, “strette” e “strettoni” con evi-dente derivazione dal vocabolo dialettale di “streccia”. Raffaele Bagnoli nella sua storia de “Le strade di Milano”, Ed.Effeti, 1971, a p.1602 scrive che “Lavorò, come archi-tetto, nel Duomo di Milano e per chiese di Bergamo e Treviglio. La sua opera pittori-ca, svolta a Milano nell’ambito dell’arte del Butinone ha, come punto di riferimento, gli affreschi della cappella dei Grifi in S. Pietro in Gessate ed alcuni tondi di Santi Domeni-cani, in S. Maria delle Grazie. Via tranquil-la, da non molti anni ha rinunciato al suo carattere di sobborgo signorile e silenzioso per assumere l’aspetto nuovo delle vie della zona”. La strada fiancheggia la Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo da Vinci,

che visse a Milano dal 1482 al 1500 e dal 1506 al 1513, poi andò in altre città, a Roma ed in Francia nel 1516 al servizio del re Francesco I. Il Corriere del 14 luglio 2015 ne raccomanda la visita, che può essere fatta anche con audioguide, in undici lingue tra cui anche il dialetto milanese (a cura del nostro direttore). Il palazzo quattrocentesco, storicamente parte del Sestiere di Porta Vercellina, si trova in Cor-so Magenta 65/67. Ludovico il Moro lo aveva com-prato dai conti Landi di Piacenza nel 1490 e lo aveva poi donato (il 25 settembre) al nobile Giacometto di Lucia dell’Atella, suo cavaliere. Gli Atellani, o della Tela, erano una famiglia di diplomatici e cortigiani venuti a Milano dalla Basilicata. La abitarono fino al diciasettesimo secolo. Successivi proprietari i conti Taverna, i Pianca (che la fecero restaurare dagli ar-chitetti Aspari nel 1823) e i Martini di Cigala. Nel 1922 fu acquistato dalla Famiglia del Senatore Ettore Conti (1871-1972), grande imprenditore dell’indu-stria elettrice italiana, la cui tomba è all’interno della Chiesa delle Grazie; la Casa Atellana del Borgo delle Grazie era stata restaurata dall’ Arch. Piero Portalup-pi per incarico dello stesso Conti che vi abitò e dal-lo stesso architetto dopo i bombardamenti del 1943 ora è di proprietà della famiglia Castellini. Nel 2015 sono usciti due volumi, scritti con passione:

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MENEGHINO

Un simbolo che non deve scompariredi Tullio Barbato

a cura di Tullio Barbato

Proseguiamo la storia di Meneghino e Cecca, siamo alla terza puntata, che ci riporta all’inizio dell’Ot-tocento...

1806 In quest’epoca Meneghin ottiene vasta popolari-tà grazie ad un bravissimo autore e attore, Gaetano Piomarta (1754-1829), il quale non soltanto lo rilan-cia sulle scene teatrali milanesi, ma lo porta anche in altre città (Cremona, Piacenza, Pavia, Mortara, Alessanria, Novara ad esempio) e nelle strade, in una classica immagine da commedia dell’arte: un cano-vaccio e via, con grande capacità di improvvisazione, sostenuta però da un robusto studio preliminare, oltre che da acuta osservazione della società del tempo.Egli copia nelle sue rappresentazioni – scriverà il Bertolotti – il popolo di Porta Comasina e di Porta Ticinese. Ne segue il linguaggio, gli usi, le tradizioni; e ne diventa l’idolo. Anche fuori Mila-no raccoglie grandi applausi, in specie a Piacenza dove finirà i suoi giorni. Piomarta fa il Meneghi-no per la prima volta nel 1806.Tra le molte commedie da lui inscenate (anche con la rivalutazione del Beltramino) ci sono naturalmente quelle del classico filone del suo personaggio: “La maschera di Meneghino”, “Le avventure di Meneghino pacenna”, “Meneghino e Alberto suo padrone”, “Meneghino in Alge-ri”, “il cavaliere errante e Meneghino suo scu-diero”, “Meneghino disperato per la fame”, “I morti vivi”, “Meneghino distruttore di magie”, “Riccardo cuor di leone e Meneghino rapitore di donzelle”, “Meneghino sedotto dal genio cattivo e salvato”, “Il convitato di pietra (Meneghino servo di Don Giovanni), “Meneghino spaventato dai corsari”.

1809Veste per la prima volta i panni di Meneghino un altro bravissimo attore: Giuseppe Moncalvo (1781-1859). Figlio di un medico milanese “girovago” (chirurgo, dentista anche come streppadent de piazza, fabbrica-tore di cinti erniari) nato occasionalmente a Reggio Emilia. Fino ai quindici anni segue il padre nelle sue peregrinazioni professionali, ma poi lo abbandona per unirsi a una compagnia di attori ambulanti, prima

di crearne una sua.Come autore, Moncalvo dà a Meneghino una forte ca-ratterizzazione nel senso del “castigare” i costumi e i personaggi anche in chiave politico-nazionalistica.Secondo alcuni Moncalvo addirittura inventa o rein-venta Meneghino. A mio giudizio, riprende e appro-fondisce ed amplia il discorso del Maggi, del Birago, del Tanzi e del Piomarta, dando a Meneghino la de-finitiva (anche se sovente tradita) configurazione. Lo sottolinea egli stesso, per iscritto, con questa frase, rivolta a coloro che non afferrano: «Oh, stolidi! Ad un carattere date il titolo di maschera, solo perché vi fa ridere. Con questo titolo, voi offendete il nostro idioma».Ma fa ancora di più come attore l’attivissimo Mon-

calvo, che, forse anche per eludere censure, crea compagnie a ripetizione, anche più d’una contempo-raneamente, e viene ingaggiato da troupes di passag-gio a Milano che con la sua presenza si garantisco-no il successo. Il Moncalvo, che scrive commedie, ne adatta di tipiche di altre regioni, ne traduce dal francese: assegna spesso a Meneghino, anche nelle opere in lingua, il ruolo del «coro» critico e pungente

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 13

MENEGHINO

di plautiana memoria. E ricupera la figura della Cec-ca compagna-moglie come sua spalla ideale. In scena Moncalvo ricorda che esiste una patria. Con pungente ironia o con frasi a doppio senso suscita gli applausi patriottici del pubblico, che sconta poi passando la notte nelle guardine di via Santa Mar-gherita. All’Austria, però, fa comodo che il pubblico si diverta in luogo di cospirare, e spesse volte il Mon-calvo va a teatro condotto dal poliziotto per ritornare poi in prigione, o, com’egli dice «all’albergh di dò campann».Tra un arresto e l’altro fa costruire un teatrino in Piazza Castello «nel rondò cosiddetto dei fiori», ma l’Austria lo fa togliere, non volendo che in vicinan-za di una caserma vi siano adunate di popolo. Allora prende in affitto per un novennio, l’anfiteatro della Commenda che abbellisce costruendo una loggia e facendolo ridipingere.Recita in numerosi altri teatri milanesi (ma quanti ce n’erano!): quelli di via Bagutta e di Porta Orienta-le, del Verziere, del Re, della Bolla, il Lentasio, il Carcano e perfino alla Scala. Fonda l’Accademia dei Filogamber e la Nuova (seconda) Accademia dei Trasformati.Si esibisce anche in altre città: a Pavia, Cremona, Como, Monza e – come ricorda la seguente locandi-

Manifesto per lo spettacolo di Meneghino, interpretato dal Mon-calvo al Teatro Sociale di Mantova, dimostrazione della sua popo-larità anche fuori dai confini milanesi.

na del Teatro Sociale – a Mantova.Molte le sue opere: “Le terribili mine di Polonia (Meneghino capo dei Cosacchi)”, “Il trionfo della bella Genevieffa (Meneghino soldato veterano)”, “La supposta vedovanza di Meneghino”, “Senza la gatta i topi ballano (Meneghino il bugiardo)”, “La maga Circe e il negromante (Meneghino uccisore del satiro)”, “Il paz-zo ragionevole (Meneghino lo-candiere)”, “Me-neghino ricco e avaro”, “Mene-ghino schiavo dei corsari”, “Mene-ghino falso gran m a m e l u c c o ” , “Meneghino sin-daco di 77 comu-ni”, “L’ospitale dei pazzi (Mene-ghino custode)”, “Meneghino pa-dre provvisorio”, “L’eclissi di Me-neghino”, “Me-

neghino ricco n e g o z i a n t e in Basilea”, “Menegh ino barone”, “Meneghino ciabattino”, “Meneghino taglialegna e medico per forza”, “Il naufragio di Meneghin e Cecca”, “Dialogo fra Radetzki e Met-ternich con Meneghino locandiere”.Giustamente viene ricordato, il Moncalvo, come uno dei più grandi, forse il più grande dei Mene-ghini. E pensare che inizialmente aveva il ruolo, il carattere di un altro personaggio: Beltramino, e solo per la confusione che faceva la gente, nella quale Meneghino aveva già fatto breccia, lo aveva trasferito a quest’ultimo, diventando simbolo del cittadino milanese e non più uomo del contado, fa-cendolo affiancare a volte dal Beltramino, che in-vece questa immagine ha mantenuto e mantiene.Nel 1858, un anno prima di lasciare questo mondo, a 77 anni, Moncalvo scriverà la sua autobiografia.

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Persone non comuni.

Amelia Earhart nasce ad Atchison, nel Kansas. Il padre, Edwin, fa pratica legale a Kansas City. Dopo due anni e mezzo nasce la sorella, Muriel. Nel 1905 i genitori di Amelia si trasferiscono a Des Moines, nell’Iowa, lasciando le figlie con i nonni. Solo nel 1908 queste raggiungeranno i loro genitori. Nel 1914, Amelia decide di frequentare i corsi per infer-miera, che la porteranno a prestare servizio in un ospedale militare in Canada, durante tutta la dura-ta della Prima guerra mondiale.All’età di 23 anni si reca insieme col padre a un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield a Long Beach in California e per la prima volta sale a bordo di un biplano per un giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. È in quell’occasione che decide di imparare a volare. A un anno di distanza, con l’aiuto della madre, acquista il suo primo bi-plano, con il quale stabilirà il primo dei suoi record femminili, salendo a un’altitudine di 14.000 piedi.Nel 1928, il capitano Hilton H. Railey le propone di essere la prima donna ad attraversare l’Atlantico e il 17 giugno, dopo diversi rinvii dovuti alle brutte condizioni del tempo, decollano con Amelia Earhart il pilota Stultz e il co-pilota e meccanico Gordon, a bordo di un Fokker F.VII, chiamato Friendship. Sebbene Amelia sia relegata a ben poche funzioni,

Rosalind Elise Franklin nacque a Kensington (Londra) il 25 luglio 1920 e morì a Chelsea (Lon-dra) il 16 aprile 1958. È stata una b i o f i s i c a britannica e cristallo-grafa a rag-gi X che ha dato contri-buti fonda-mentali per la compren-sione della s t r u t t u r a molecolare del DNA, l’RNA, vi-rus, carbone e grafite. La ricerca del DNA è diventata famosa perché il DNA svolge un ruolo essenziale nel metabolismo cellu-lare e genetico, e la scoperta della sua struttura ha aiutato gli scienziati a capire come le informazioni genetiche passino dai genitori ai figli ecc...

Wangari Muta Maathai (Ihithe, 1º aprile 1940 – Nairobi, 25 settembre 2011) è stata un’ambienta-lista, attivista politica e biologa keniota.Nel 2004 è diventata la prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace». È stata membro del

quando il team arriva in Galles 21 ore dopo, gli onori sono quasi tutti per lei. Anche il Presidente Coolidge le invia con un cablogramma le sue per-sonali congratulazioni.L’8 aprile 1931, pilotando un autogiro Pitcairn PCA-2, stabilisce il record mondiale di altitudine, raggiungendo i 18.415 piedi (5.613 metri). All’ini-zio del 1932 nessun altro pilota, a parte Lindbergh, aveva compiuto la trasvolata in solitaria. Ci riesce Lady Lindy, come viene soprannominata, comple-tando l’impresa il 21 maggio con un Lockheed Vega equipaggiato con segnatempi Wittnauer, impiegan-do quattordici ore e cinquantasei minuti per volare da Terranova a Londonderry nell’Irlanda del Nord. Il 24 agosto 1932 è la prima donna ad attraversa-re in volo gli Stati Uniti senza scalo, partendo da Los Angeles e arrivando a Newark (New Jersey). Sempre determinata e con l’intento di arrivare dove altri avevano fallito, diventa la prima aviatrice ad attraversare il Pacifico, da Oakland a Honolulu, nelle Hawaii.

Franklin è meglio conosciuta per il suo lavoro sulle immagini di diffrazione a raggi X del DNA che ha portato alla scoperta della doppia elica del DNA. I suoi dati, secondo Francis Crick, sono stati effetti-vamente utilizzati per formulare l’ipotesi di Crick e Watson nel 1953 riguardante la struttura del DNA. Inoltre, i suoi progetti inediti mostravano che aveva di fatto individuato la generale B-forma dell’elica del DNA. Tuttavia, il suo lavoro è stato pubblica-to terzo nella serie dei tre articoli Nature articles, preceduto dall’articolo di Watson e Crick dove il suo contributo appare come un sostegno alla loro ipotesi.Wilkins, Watson e Crick hanno ricevuto il premio Nobel insieme, alcuni anni più tardi, dopo la morte di Franklin, ma il lavoro di Franklin non ha avu-to il suo adeguato riconoscimento durante la sua vita. Dopo aver terminato la sua parte di lavoro del DNA, Franklin ha condotto un lavoro pionie-ristico sul mosaico del tabacco e virus della polio. Morì a 37 anni per le complicazioni derivanti da cancro ovarico. La sua memoria ha ricevuto molti riconoscimenti da grandi istituzioni scientifiche. Ma, come spesso è ca-pitato nella storia, il vero riconoscimento non è mai stato consegnato a lei personalmente.Tra il 1941 ed il 1942 lavorò per Ronald Nor-rish. In funzione del suo grande desiderio di darsi da fare, durante la Seconda guerra mondiale lavorò alla British Coal Utilisation Research Association a Kingston-upon-Tha-mes dall’agosto 1942, studiando la porosità del carbone. La sua attività aiutò a farle sorgere l’idea di fibre di carbonio molto resistenti, idea che poi fu la base del suo dottorato di ricerca del 1945 (Ph. D) in chimica fisica - “The physical chemistry of solid organic colloids with special reference to coal and related materials” (La chimica fisica dei col-loidi organici solidi con particolare riferimento al carbone e altri materiali connessi.

parlamento keniota e Assistente Ministro per l’Am-biente e le Risorse Naturali nel governo del presi-dente Mwai Kibaki, fra il gennaio 2003 e il novem-bre 2005. Apparteneva all’etnia kikuyu.Fu la prima donna centrafricana a laurearsi, nel 1966 in biologia, presso l’Università di Pittsbur-gh, dove aveva potuto recarsi grazie al programma “Ponte aereo Kennedy” (che forniva una borsa di studio ai migliori studenti africani) e dove lavo-rò dallo stesso 1966 presso la facoltà di Biologia, dipartimento di zoologia. Nel 1976 si iscrisse nel Consiglio nazionale delle donne del Kenya, assu-mendone la presidenza nel 1981, che mantenne fino al 1987, anno in cui abbandonò l’associazione.Attivista e fondatrice del Green Belt Movement, intraprese negli anni novanta una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi della natura e del disboscamento in particolare. Green Belt Mo-

vement, fondato nel 1977, nacque come organizza-zione non governativa: per suo tramite sono stati piantati oltre 51 milioni di alberi in Kenya per com-battere l’erosione. Nel 2004 ha affermato di essere convinta che l’HIV è un virus creato in laboratorio “per sterminare i neri”. Il 10 febbraio 2006 ha partecipato alla Ceri-monia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006, portando per la prima volta nella storia la bandiera olimpica insieme ad altre sette celebri donne. Ha anche partecipato al congresso internazionale Foederatio Pueri Cantores come rappresentante del Kenya.Malata di tumore da lungo tempo, è scomparsa nel settembre 2011 all’età di 71 anni

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16 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

LEGGIUU E SCOLTAA“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà

di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.

MOMENT

Dolz ricòrd De ’na spensierada gioventùme vegnen in ment ’me di bei sògn che scordaroo mai!El passaa el lassa la soa ombra, cont i sò amor e i tenerèzz.!Ma… adèss se resta?Domà di miragg che svanissen ’me i al d’on angiol!

Micaela Baciocchi

EL PRIMM DE L’ANN

Tich, trii, tacch, duu, tich vun…Mezzanòtt!!Buscion che salta, spumant e auguri e via vers on ann noeuv!Propòsit e tant’idei,e sentiment d’amor,vers tutti i mè fradei,vers tutt el mond in pas.Tich, tach,dì, passen i dì.Ma mì ricòrdi nò,mì me ricordi pù...chi?I mè fradei...quai fradei?Tich, tach, ah, sì, cominciaroo va ben,ma... fòrsi l’ann che ven,sì, sì, mì son sicur,tich, tache passen i mese passen i ann,tich, vun, tach, duu, trii...

Gianfranco Gandini

LA MEDUSA E ’L LATO “B”

Orco can che remenada sont al mar foeura de cà su la spiaggia soleggiada lapis guzz... me doo de fà. Tutt on bòtt senti on lamént “M’ha bisiaa chì ’na medusa!” La vosava tra la gént in del mar ’na bella tosa. Salti sù come on gallett “Gh’hoo chì on stick miracolos!”“M’ha spongiuu chì sui ciappett.”La me mostra con fà ansios ona smaggia ross foghént ben marcada sul dedree. “Òh... che mal!” Intant la gént “Dai medega in pressa... Alè!!!” El voreva nò calmass ’sto fondell che’l s’gigottava, mì la blòcchi sora on mass con la gént che la tifava. Finalmént l’hoo medegada la gh’aveva mal istess sui ciappett ona boffada con la faccia de puj less. Con la gént cert divertida e ridad a scarpagòss, dòpo on poo l’era finida e mì lì come on pan pòss a pensà: -M’è toccaa fà el dottor! E pròppi a mì! a... vardà e medegà quell splendor de “lato B”

B i c o

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LEGGIUU E SCOLTAA

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 17

L’OMBRA

Là in fondde là del bosch,’na scheja de lustaja la nòtt;l’ombra la ciappa vita,i sò contornahinn mòrbid, indecisanmò velaa dal scur,che se fa semper pussee languid:ora terza, bon’ora.Ecco, che se desseda el sô;e l’ombra,la se profila pussee viva e ciara:righ croeuj, squadraa, sever;angol e serc…scimossa, d’on cassinalnegà in del verd;de sfròs intant,’n’arietta remondinabesejent la soa part,la mett sòttsora i foeuj,ie vòlta e ie rivòlta,ie tampina e ie sping,in on can-can frenetich;on sgorattà in la lus,de omber ricamà,disegn,figur senza fin, senza nòmm.Quatta disquatta,ciar scur:ora sesta: matinee.Ma el sô, nò se ferma;e adess, l’è on serc de foeughrovent,Poeu on boff improvvis;l’ultim, come on gran sospir,el mond, sto tòcch de mondche ’l sô inorbiss,par vess sospes in l’ariafermo ingermaacome a vorè tirà el fiaa.Instrià… (fòrsi).Ora sesta: mezzdìE la soa ombra curtaPar che la requiaE tira arent i sòcch.…Silenzi…

Fulvio Vichi

PENSER

Corri adree al ventch’el boffa adòss ai nivolpien di mè penser,e vann,vann lontaninsema a lora ravanà curiosin del fagòtt del tempch’hoo lassaa indree.

El boffa anmò bisiosstò vent malnatta giugattà coi mè penser,je montòna,je desseda,je ingarbia tra de lor.

Se sconden quei antighbagnaa de nostalgia,ma riden i germoeujprofumaa de noeuv.

Corri adree al ventch’el ruza i mè penser,e vann lughii sui nivola ciappà pòst!

Mario Scurati

Kumi Yamashita (shadow art)

QUELL PROFUMM…

Per podè parlamm insèmat’hee pensaa, con ’na foladade mandà fin dent in càquell profumm, quasi on savor.

On odor, quell lì, quell bonde filera fada in fenme regòrdi la brancada,tutt ’i ann mì, la spettavi.

Mì con tì, tì el tò fen:erba fresca poeu seccadafada-sù in tanti balle podè dòpo, drovà.

...’me inlochissi…

Odor de fen, sô de magg,ch’el ripòrta la toa vos,barbottòna spess e tròpp,cont on boff anca de dolz.

In la nòtt, giamò gh’è i stellson passada arent a on praacont i oeugg mèzz saraa-sù,son restada lì a usmà…

Mì e tì, tucc duu involtiaa,e lì intorna el ne brasciavaquell profumm… profumm de fen, quell bell fen ch’el ne basava!

Mara Chierichetti

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18 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

LEGGIUU E SCOLTAA

TE CREDI

E ven la nòtte indepermìte scolti.

Scoltiquell che te diset;quell che te voeuret,e quell che devi fà.

Perchède ti me fidi,te pòdet nò tradimm:...Coscienza!

Alarico Zeni

ISADÒRA (Duncan) - Paola Cavanna dal liber “Dona de cent color”

Famosa danzatrice, scandalizza ballando danze seduttive da lei stessa inventate. Molto rumore fa a Parigi la sua Marsigliese eseguita a piedi scalzi, nuda e coperta solo da uno scialle rosso. Muore in modo tragico e teatrale: strangolata dalla sua lunghissima sciarpa che si incastra nei raggi della Bugatti da lei stessa guidata. Balli a pee biòtt sul mond, mì l’Isadòrafassada in d’on sciall ross, la Marsigliesballi la libertà che no se implòrama che se scunta cont affront e offes

Balli la fradellanza de Cainche la te coppa, per balcà el livor e l’ugualianza ridòtta ’me on ciarinquand el dover se mett denanz a amor

Strasci i bindei di convenzion che legache me impresòna i pee che gh’hann de andàslazzi el corpett che tròpp el me soffega-sbiotass di pagn de la meschinità!-

Incantatris de serpent, stria scadenadaSalomè che la voeur el coo di santtarantolada, matta, scalmanadaposseduda da on spirit delirant

Voo come fiumm che in pièna tutt l’inonda!Me spanteghi ’me foeugh ch’el tra in freguj!Boffi ’me vent che streppa fòrt, che sfronda!Trèmi ’me terra che sòtt el soeul la buj!

Giamò filen i Parch, con trist filàon fil che s’ingarbuja e che fa i groppEl fus s’incròcca, se tend, pront a s’ceppà’sto remissell sottil, sferlaa, redott

Ahi negra tela, dur destin el tess naster de seda, bandera che la sgorastendard del mè coragg e del mè vess cappi che inesorabilment streng e strangola…

Balli a pee biòtt nel ciel, son l’Isadòra fassada da la nòtt, balli in la ment de chi me òdia, compagn de chi me adòraper semper sògn che inziga e da torment…

7 maggio 1877, San Francisco, California, Stati Uniti14 settembre 1927, Nizza, Francia

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 19

Desideriamo far notare ai lettori che le prose e le liriche comprese in questa rubrica sono trascritte con la stessa grafia usata dagli autori. La redazione corregge solamente eventuali evidenti refusi lasciando così la possibilità di confrontare, con altri autori presenti, i differenti modi di scrivere, talvolta suggeriti dall’evoluzione della lingua.

FOEURA DEL CAVAGNOEU

[continua dal numero precedente]

XIII

Largo, largo per nun! Largo e rispettper nun che semm on rosc de roba finaàgata e lapislazzer e giaiett,ambra, alabaster, onis, tormalina.

Sass anca nun, però de class,on basell pussee in sù de la marmaja,che nun pòdom guardà de l’alt in bass,perchè no semm nè ruff, nè menudraja.

L’è,’l noster, material de soramobil,di volt incastonaa in d’on quaj gioiell,opera refinida, s’cetta e nobild’artisan invodaa semper al bell.

Per nun se fann in quatter minador,oreves, ceramista e intendidor.

XIV

Ona preia redonda ’me on piattell,sottigliada e lissada (su la spondad’on laghett) de l’andà e vegnì de l’onda,ben adattada al gioeugh del rimbalzell?

Questa son mì, per el divertimentde quej – giovin e vecc – che gh’hann el tempde svagass cont on sempi passatemp,inscì, per la durada d’on moment.

S’giaccada cont on slanz nett e sicursul pel d’on’acqua senza movimentsalti tre-quatter volt, col soravent,poeu giò, sul fond, tra i alter sass al scur.

Sconduda in l’alga, dent in del mè bus,spetti la succia per tornà in la lus.

XV

Anca se ’l credii nò e ’l no par vera,de tutti sont el sass pussee specialperchè mì vegni giò da on’altra sfera,vegni dal ciel, quantunque senza i al.

L’è staa on viagg d’on secol preadamitichche hoo faa fin su la Terra, in mezz ai stell,perchè mì sont on sass meteoritichdestaccaa da Saturno, da on so anell.

Alter eren, on temp, i mè orizzontprima anmò che ghe fussen chì-giò i omene ’l rest cunta nagott al mè confront,insomma, perchè mì sont on fenomen:

hoo vist la vita germejà in sto mondin di abiss de l’Oceano e sui so spond.

XVI

Se nun dovèssom fà la graduatoriade chi l’è ’l pussee vecc intra de nundisaria che, sui spall, no gh’è nissunche ’l gh’abbia, quanto mì, tanto de storia.

Mì, che son vegnuu-via da la Sicilia,son domà on reliquiaa d’on capitelld’ona colonna jonica, on tocchelde quij marmi che hann faa la mirabilia

del mond antigh, ma resten come esempid’art immortal, de splendida dottrina,d’on’armoniosa religion divina,in di edifizzi de la “Val di tempi”.

Son domà on sass ma in de la mia sostanzagh’hin denter l’equilibri e l’eleganza.

Continua a pag. 20

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20 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

[continua nel prossimo numero]

Continua da pag. 19

XVII

Podi parì ’me on sass ma son de neralava domà, sbilzada da on vulcanliquida, ma sugada manamanche sbresigavi-giò da la brasera.

Son stada come al foeugh d’ona calderaa buì tra sbroff e boff de fiamm e fume son vegnuda foeura come on fiummincandescent e ross da ona miniera.

Quand l’eruzion, però, la s’è calmadatra zener e lapill intevedidae la fusion infin la s’è sfreggiada,l’è diventada dura la colada

e la s’è sfregujada, inscì a tocchejcon l’apparenza poeu de tanti prej.

XVIII

Mì sont on fior, la roeusa del desert,ma on fior senza profumm, nò vegetal,perchè mì son de gess, on mineral,nassuu in la sabbia, sott al ciel avert.

Modellada dal vent e da la pioeuva,gh’hoo foeuj che paren al de cavallete zanch de gamber e tenaj d’insett,oeucc luster come on gran madur de loeuva,

lembi che tajen-giò come ona lama,lamp a forma redonda de crespin,vèll refignaa sul gust di brigantin,con tant al tocch, mes’ciaa in de la mia trama.

Insomma: quasi on scherz de la natura:on fior? On sass? O ’na caricatura?

XIX

Presonee de la storia, in la vedrinaquasi desmentegada d’on museo,semm chì a fà la figura del trofeod’ona guerra de l’epoca albertina,

montonaa come al temp de l’avancàrica,nudrùmm per la boccascia di cannon,quand che s’usava, in forma de ballon,on proièttil de sass per ogni scàrica.

Dedree, a la polver, ghe se dava foeughcont on stoppasc de paja giamò pizze l’era facil combinà redrizz,ma toeu la mira l’era come on gioeugh:

per fà stremì ’na vil truppa avversarial’era assee ’l vol che se faseva in l’aria.

XX

Al sit medesim dove s’era adessgh’era ona volta el mar cont i so ond:per quest mì gh’hoo – che ’l se pò minga scond – dessoravia la sagoma d’on pess.

On fòssil, donca: son d’on ’altra etaa,bon per l’esposizion in sul scafald’on istitutt de scenza natural,sass de valor, in quanto raritaa.

Eppur, se ’l gh’era nò ’l naturalistache ’l me cattava foeura in sui duu pee,mì s’eri ancamò là, in d’on caravee,e viv ’na vita inutil, egoista.

Invece, in sta manera, certamentserviroo per la tesi d’on student.

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 21

Sedano, erbacea della salutedi Fior-ella

VEDRINA DE LA BOTANICAa cura di Fior-ella

Pianta erbacea coltivata alta fino ad 1 me-tro, appartenente alla famiglia delle Om-brellifere, cresce nelle regioni temperate dell’Eurasia. L’uso del sedano risale al Medioevo. In Italia cresce in pianura spontaneamente in acquitrini e paludi.Il nome scientifico è Apium graveolens, chiamato anche Appio Palustre, Appio grande o dolce, Erba bandoina, sellero e selino. Seller in milanes, con il detto riferito ad una persona molto magra, gamba de sel-ler.Alla base del fusto crescono ciuffi di foglie, compo-ste, dentellate color verde scuro.I fiori sono piccoli bianco-verdastro, riuniti in om-brelle e compaiono da maggio a settembre.Il sedano è coltivato in vari tipi: il sedano rapa per la radice tuberizzata cioè ingrossata a forma di rapa, commestibile sia cruda che cotta ed il sedano da co-sta per le grosse e carnose costole fogliari. Le foglie sono molto aromatiche, un poco piccanti, pennatifide o pennatosette, cioè foglie con profonde incisioni che raggiungono quasi la nervatura media-na delle foglie.Si utilizzano le coste e le foglie nella varietà coltiva-ta dopo averne trapiantate le piantine quando sono alte circa 15 cm., operazione da effettuare dopo il tramonto con abbondante innaffiatura.Prima di raccogliere la pianta è necessario provve-dere all’imbiancamento delle coste con la completa copertura di terra.Le foglie e le coste usate fresche risultano molto ap-prezzate nelle insalate o come stuzzicanti l’appetito, ottime da mangiarsi crude in insalate e pinzimonio. Cucinate si utilizzano fritte, al forno, in minestra, su-ghi, brasati, sformati, gratinati con le coste ripiene di prosciutto, formaggio o carne.Sono usate anche crude come aperitivo o a fine pasto come “frutta verde”.Il sedano crudo contiene vitamina A B C.Il succo fresco del sedano è antiastenico, antireuma-tico con elevato tasso di vitamina E. Le radici fanno parte delle cinque radici aperitive della farmacopea antica.

I semi costituiti da due acheni, nell’antichità erano usati per la preparazione di aceto e balsami prescritti per combattere insonnia, influenza e raffreddori.Santa Ildegarda, erborista tedesca del XII sec. con i semi finemente tritati consigliava un impiastro ai sofferenti di gotta. Medici americani propongono gambi di sedano come succedaneo del prezzemolo per la cura dell’artrite.Un buon decotto contribuisce ad eliminare il catarro bronchiale. Far bollire 40 gr. di foglie fresche di se-dano per 15’, filtrare quindi bere a digiuno unitamen-te ad un bicchiere di latte. Per ottenere una bibita estiva dissetante frullare nella centrifuga coste di sedano, mela verde e carota. Nel Medioevo il sedano veniva coltivato per le sue proprietà medicamentose come del resto nella medi-cina indiana i semi di sedano erano usati per attenua-re problemi digestivi.Anticamente pianta nobile citata da Omero come ortaggio. Con fusti e foglie di sedano e prezzemolo si componevano corone per gli atleti trionfatori nei giochi Istmici.Il midollo del sedano, detto cuoricino, si dice abbia proprietà afrodisiache, come confermato anche dalla medicina contemporanea.Pianta consacrata alla Grande Madre perché collega-ta alla sfera erotica.Si racconta che i gambi di sedano appesi alla testata del letto matrimoniale ridonano armonia alla coppia, risvegliano il desiderio erotico e contribuiscono a sognare un sontuoso banchetto nuziale mentre tra lo stillicidio della pioggia sui vetri appare una splendi-da casa con soffitti dorati e pareti dipinte con grandi cornucopie floreali avvolte da bianchi veli da sposa.

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22 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

Continua da pag. 13 - Un simbolo che non deve scomparire

1810All’andazzo non sfugge nemmeno Carlo Porta (1775-1821) che concorre alla riduzione dialettale della parte di un perso-naggio de “I capi sventati” di Audrien tradotto in “Il supposto morto, con Meneghino servo spiritoso in Parigi”, rappresen-tato alla Scala dalla compagnia di Giacomo Filippo Granara, con conferma del ruolo di Meneghin pecenna.

Faccia de Giuli

Voltaa letteralment “Faccia di Giulio”Quèsta l’era ona manera de dì che la gh’ha ori-gin da la fin del ‘800 e la se dovrava per dagh del “volta-faccia” a ona persòna ò “voltagab-bana”, ò anca per segnalà ona persòna “rubi-conda e felice”.“Giuli” l’era anca ona manera scicch e men ordinaria per indicà el vas de nòtt “l’orinari” ch’el se tegneva in la “Giuliera” ò per dilla in on’altra manera, in del “ciffon” (comodino da notte). De “Giuli” ghe n’eren de different sagom e misur: de metall vernisaa, de metall smaltaa, de tèrra còtta bianch ò coloraa, de ce-ramica bianca ò artisticament decoraa a man, insòmma per ògni saccòccia e ceto social. La mattina l’era facil vedè di veri e pròpri proces-sion che andaven fin in fond a la ringhera, doe de sòlit gh’era l’unich cèss “la latrina”, e assist a la cerimònia de la svoiada di orinari. L’era quèst anca el moment e l’occasion per mètt in mostra el pròpri stato social: naturalment pussee l’era fin e elegant l’orinari pus-see vun el se sentiva important; gh’era poeu chi se presentava addirittura con duu orinari quasi a ostentà i doppi servizzi. Ma d’indoe la nass l’idea de ciamà l’orinari “Giuli” ? L’è subit dii: in del 1870, da la città svizzera de Nyon, che la se troeuva in sui spond

del lagh de Ginevra, famosa per i sò vign e i sò porcellan, riva in Italia e per vèss pussee precis, a Milan, on certo Jules Richard ch’el compra la ditta del Carlo Tonelli, che la se trovava vesin a la gesa de San Cri-stofen, in sui spond del Navili Grand, in pòcch temp la ditta

la se ingrandis e allora el scior Richard l’è costrètt a cercass on sòci e le troeuva in del scior Ginori, origi-nari de la Toscana e inscì nass la ormai famosa “So-cietà Richard-Ginori” fabbrica di porcellan milanes che vègnen esportaa in tutt el mond. I riferiment al Scior Giuli se usaven anca in di espressioni: “Voo a toeu el Giuli” per dì “vado a fare pipì” ò anca in quèlla che la recita:”Hoo passaa tutta la nòtt in com-pagnia del Giuli” per dì:”Ho passato la nottata con forti attacchi di colite”.

Intermezzi di Edoardo Bossi

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 23

CUNTA SÙa cura di Ella Torretta

Ona giornada normald’on poo de ann fadi Ella TorrettaTacca a sonà la sveglia ai sett’or de mattina e se desseda la famiglia cont i sòlit domand:- “T’hee passaa ben la nòtt?... - “Mi sentivi on frecass in de la via... me par d’avè nanca dormì, perchè gh’hoo ancamò sògn... lassom dormì ancamò on poo!”Ai vòtt e des sòna el campanell. Pontual come on orelògg svizzer, riva el primm client a ri-tirà ò a portà del lavorà... - “No, no non ci disturba... ch’el se figura!”Vòtt e on quart: el mè fioeu el va foeura de cà per andà a scòla.Vòtt e mezza: anca el mè marì el truscia per rivà come al sòlit pontualissim al primm ap-pontament de la giornada. Adess, in cà de per mì, me organizzi la gior-nada, che la par ona giornada d’ona casalin-ga, ma...Tacchi a fà i sòlit mestee fin’a quand, ai noe-uv, torna el mè marì... - “Te dovarisset fà la “Bolla di Accompagnamento” per la consegna de quell lavorà”...Me metti a scriv sul bollettari, la data, el nòmm del client, l’indirizz e tant quant ghe n’è per impienì de spegasc la Bolla. El va foeura de noeuv, intanta el passarà da quell’al-ter client ch’el dovaria pagà ona fattura. Ciappi in man el strasc de la polver, sòna el telefo-no... Client de riguard, de tegnì de cont, perchè el paga subit senza sbrottà, né tirà de prezzi! -”Si, si va ben, senz’alter, gh’el disi subit al mè marì. Hoo capii l’è ona ròba urgente..”! Telefonad a cadena per passà l’ordinazion. Voo in-nanz a fà sù i lett. Sòna el campanell. L’è ona cara amisa che la voraria on consili fotografich dal mè marì, prima de partì per la Birmania e la se piazza in cà in attesa de cicciarà con lù.Ormai hinn i des or. La se setta giò su la poltròna del salòtt e la cunta sù i avventur capitaa in tutti i sò viagg: Sahara, Nepal, Mar Rosso, Patagonia... notizi interessant che scolti volentera, perché ancamì me piasaria viaggià come lee... sentì i tribuleri capitaa in sti paes, i emozion provaa in ambient inscì different di nòster... ma adess gh’avaria minga temp... ’me se

fà, almen on caffè tra ona cicciarada e l’altra devi ben offrighel!Ai vundes riva el mè marì, ma lee l’è ’pena andada via per on appontament e foo nanca in temp a cunta-gh sù quell che la voreva ch’el ciamen al telefono...- “Si va ben, ai dò or ...ghe assicuri Ingegnee che saroo in cantier... via Farini 24, hoo capii”Lassi de part i mestee per preparà la fattura per sto client che l’ incontrarà ai dò or e me metti a la mac-china de scriv, intanta che foo i cunt de l’ IVA e con-tròlli i prezzi del listin… pensi anca a còsa pòdi im-bastì per el disnaa de mezzdì.Ona volada a toeu bistecch e insalada e …abbondan-za de frutta!A tavola quatter ciaccer, ma cont i orecc drizz per sentì la trasmission a la Radio Meneghina de musica e poesii milanes fin’a quand riva a cà el mè fioeu ch’el cunta sù i notizi de la scòla, la sòlita manfrina per la mòto che ghe pias, dove el voraria andà in montagna cont i amis a passà el “week-end”, ecc. ecc.Dòpo avè mangiaa cont el pedrioeu, vann foeura de cà tucc duu e la casalinga la mett a pòst la cusina.

Continua a pag. 24

Famiglia di contadini, Anonimo lombardo sec. XVIII

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24 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016

Continua da pag. 11 - Via Bernardino Zena-le e il Borgo delle Grazie

Luca Maroni, “Milano è la Vigna di Leonardo”, la storia, il ritrovamento e il reimpianto del vigneto di Leonardo da Vinci a Milano nella casa degli Atellani, Ed. Sens, Formello (RM). Nel primo capitolo dice “Leonardo nasce a Vinci, sabato 15 aprile 1452 alle 03.00 (orario minuziosamente registrato dal nonno Antonio in un suo quaderno); muore ad Amboise, in Francia, lunedì 2 maggio 1519”. Aggiungiamo che è figlio naturale del notaio ser Piero e di una certa Caterina; visse nella casa del padre, che nel frattempo si era sposato con Albiera degli Amadori. L’altro libro è di Jacopo Ghilardot-ti, “La Casa degli Atellani e la vigna di Leonardo”, Ed. RaiEri, Roma, con ampia documentazione anche fotografica e traduzione in inglese. La vigna era sta-ta donata a Leonardo da Ludovico il Moro nel 1498 ed era grande più di un ettaro. Il Palazzo Busca, nel 500, era abitazione della stessa Famiglia Busca, che possedeva a Milano anche altri immobili. Nell’800 diventò proprietà della Famiglia Bordini e della So-cietà del Sacro Cuore, che lo adibì ad istituto sco-lastico femminile; poi lo acquistò la Congregazione dei Padri Oblati e l’Arcivescovo di Milano Luigi Na-zari aprì il Collegio di San Carlo, scuola maschile, nel 1869. Il Senatore milanese Giuseppe Arconti Vi-sconti (1797-1873) fu associato a Busca: nella “Sto-ria di Milano” della Fondazione Treccani, p. 573, c’è riferimento infatti a Busca Arconti, ora Collegio San Carlo, relitti di affreschi dell’Appiani. Nel libro di Giacomo C. Bascapè “I palazzi della vecchia Mila-no”, Ed. Hoepli, Milano, 1945, p.162, è scritto che alcuni ospiti “percorsero il borgo di porta Vercellina, osservando la severa facciata del palazzo che fu di un ramo dei Visconti e dei Busca”. La via Zenale è lun-ga soltanto 232 metri. Dopo la citata Casa degli Atel-lani e la Vigna vi sono stabili soltanto a tre piani e di fronte anche gli impianti sportivi, palestra e pisci-na, del Collegio San Carlo. Ai numeri 11 e 13 (Casa Valli) due belle dimore Liberty. Al 17 e 19 abitano discendenti della Famiglia Sagramoso, la cui storia è ultracentenaria. In via San Vittore 29 sullo sfondo c’è la Fondazione Istituto Buon Pastore con asilo e scuole. La Parrocchia è quella di San Vittore.

Continua da pag. 5 - Ricord de pattana de quattr’ann...

Seri ’na pattana de quattr’ann, a mì me ’ndava min-ga ben che domà lee, quell donon grand e gròss, la podeva andà ’n su la scala, in la stanza de la mama… e mì podevi nò! Quand la mama l’era tutta a pòst, anca numm podevom andà a vedella con la sorellina noeuva in brascia, che la frignava già… però riessivi minga a capì ben, el perchè… anca la sorella quella granda de tredes ann, la caragnava… fòrsi già la pen-sava che ghe n’era voeuna in pù de juttà a curà.Quand rivava la sera, se doveva andà a dormì in la stanza dessora in duu lettoni, vun per i fioeu, vun per i tosann e in mezz, tirada… ona tenda.Vist che numm gh’evom minga voeuja de dormì a la svelta, se inventaven di gioeugh ò se cantava sòttvos, se nò la mama la sentiva e la smorzava la lus e, adio podè giugà. On bel gioeugh che me piaseva l’era quand i trii fradei, balòss malnatt, fassaven con el prepontin ona gamba al fradell pussee legger, poeu el sollevaven ben ben in alt e cominciaven a cantà “…ò dònn devòtt ’ndee a dormì che l’è mezzanòtt, San Peder la comanda…te la chì la soa gamba!...” e on gambon el passava oltra la tenda.Mì seri contenta e ridevi, l’altra sorella la vosava stremida… dòpo on poo la mama, che l’era debass a cusì e giustà on quaicòss, stuffa de sentì cantà, rid e vosà la ne faseva desmett per comincià a indormen-tass, perchè el dì dòpo i fradei pussee grand doveven andà a scòla.

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SALUTE A MILANOa cura di Filippo Bianchi

Le malattie della prostata di Filippo Bianchi

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2016 25

La prostata è una ghiandola che appartiene all’appa-rato genitale maschile (le donne ne sono sprovviste!) deputata alla produzione del liquido seminale, veico-lo essenziale per gli spermatozoi che a essa giungono dai testicoli, dove sono prodotti. Essa ha la forma di una piccola castagna con la punta rivolta verso il bas-so e si trova immediatamente sotto la vescica; l’ure-tra, il condotto che porta all’esterno l’urina e che parte proprio dalla vescica, attraversa questa piccola ghiandola: è per questo motivo che una sua altera-zione può ripercuotersi sulla funzione delle basse vie urinarie, ovverosia sull’eliminazione dell’urina. Le malattie prostatiche sono piuttosto comuni, soprat-tutto con l’avanzare dell’età. Per esempio, la prostata può infiammarsi, causando fastidio e dolore, oppure può aumentare di dimensioni provocando disturbi della minzione, o può infine essere colpita da tumori maligni. Queste tre condizioni - cioè l’infiammazio-ne, l’aumento di volume la trasformazione neopla-stica - permettono di distinguere altrettante categorie di malattie prostatiche, che nell’ordine sono chiama-te prostatite (quando c’è infiammazione), ipertrofia prostatica benigna (quando c’è un ingrossamento), e cancro (o carcinoma) della prostata (quando c’è un tu-more maligno).Vediamo ora queste tre con-dizioni nello specifico. Per prostatite s’intende l’in-fiammazione della ghiandola prostatica, nello stesso modo in cui possiamo avere una polmonite nei polmoni o una gastrite nello stomaco. Sono svariate le cause di questo processo infiammatorio: a volte si tratta di un’infezio-ne batterica, spesso a carico delle vie urinarie, altre volte dipende dall’uso del catetere urinario, e altre volte posso-no esserci lesioni di natura traumatica (ad esempio l’ec-cessivo uso della bicicletta). Per quanto riguarda i sinto-mi, la prostatite può manife-

starsi con bruciori e stimoli frequenti a urinare, con la presenza di sangue nelle urine o e con la comparsa di dolore durante il rapporto sessuale. In alcuni casi, il paziente colpito da prostatite può manifestare anche sintomi aspecifici, come febbre e dolore nella zona attorno all’ano. La prostatite può essere curata pre-valentemente con farmaci antinfiammatori e, nei casi d’infezione batterica, è possibile ricorrere a una tera-pia antibiotica. La patologia che colpisce più spesso la prostata è la cosiddetta ipertrofia (o iperplasia) prostatica. Si tratta di una malattia benigna caratte-rizzata dalla proliferazione del tessuto prostatico, con conseguente aumento di volume della ghiandola. È molto frequente soprattutto negli uomini a partire dai 40/50 anni, e l’incidenza aumenta con l’avanzare del-l’età; per spiegare tale fenomeno, vengono chiamate in causa le variazioni ormonali e l’azione di numero-si fattori di crescita durante l’invecchiamento. Come risultato di un ingrossamento della prostata avremo la comparsa di disturbi a livello urinari: classici sono l’urgenza e la frequenza dello stimolo a urinare, sia diurno e notturno, poi la debolezza del getto urinario, il bruciore durante e dopo la minzione e soprattutto

il senso di svuotamento ve-scicale incompleto. A volte questa malattia è asintoma-tica e non causa problemi al paziente. Secondo il qua-dro clinico il medico consi-glierà una semplice sorve-glianza medica oppure un trattamento farmacologico, mentre nei casi più gravi si dovrà ricorrere a un inter-vento chirurgico. Il carcinoma prostatico è la più comune neoplasia tra la popolazione maschile, e la seconda causa di morte per tumore (dopo il tumore del polmone).

Lorenzo LottoRitratto di gentiluomo anziano coi guanti

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ACCADEMIA

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Continua da pag. 25 - Le malattie della pro-stata

Raramente viene riscontrato prima dei 40 anni, men-tre la sua incidenza aumenta con l’età. Si pensa che dopo gli 80 anni l’80% della popolazione maschile sia affetta da questa neoplasia. Le cause del tumo-re alla prostata non sono ancora del tutto chiare, in ogni caso la probabilità di ammalarsi pare aumentare in presenza di alcune condizioni, quali le infiam-mazioni della prostata, gli elevati valori di ormoni maschili, il fumo, l’obesità e l’alimentazione ricca di grassi animali. Il tumore della prostata compren-de una varietà di forme, da quelle a crescita molto lenta, che possono non provocare disturbi nell’arco della vita, ad altre forme più aggressive, che invece crescono rapidamente. Proprio queste ultime sono le neoplasie più pericolose perché hanno la tendenza a diffondersi al di fuori della ghiandola, sfruttando il

Continua da pag. 23 - Ona giornada normal

Sòna el telefono. L’è ona tacca-botton che la gh’ha nient de fà e cont ona scusa cerchi de desfecialla, ma con bella manera.Hinn rivaa i dò e mezza. Me ven in ment ch’el mè fioeu el gh’ha bisògn per doman quell tal para de cal-zon e el majon color... hinn de lavà. Ma possibil che per mi gh’abbia nanca on ciccin de temp per dagh on’oggiada al giornal ò per scriv quell che me ven in ment?... Resentada e stenduda la ròba lavada, me setti on mo-ment in poltròna decisa a fà el coeur de dònna, ma el citofono el sifola.L’è quell del vin! Alter de fà. Ciav de la cantina, sù e giò per i scal, frecass de veder, pagament. El va. Torna el mè marì e per on lavorà urgentissim devi dagh ona man, perchè el tipografo el spetta num per andà in stampa. Ona sopressada de pressa ai calzon ormai succ e a la camisa a righ... come s’el gh’avess domà quella in del cassett!!Adess me metti a spignattà per sta sera. Me vestissi e ai cinqu or voo foeura a comprà i fior per la serada cont i amis de la Sezion Dialettal Milanesa del Circol Filologich. De già che sont in gir compri on cappell

sangue ed il sistema linfatico e determinando l’insor-genza di metastasi, in particolare a livello osseo. Il tumore della prostata nelle fasi iniziali tende a essere asintomatico, oppure a mostrare sintomi che posso-no essere confusi con quelli derivanti dall’iperplasia prostatica o dalla prostatite, che abbiamo visto prima (aumento della frequenza delle minzioni, difficoltà ad iniziare a urinare, sensazione di incompleto svuo-tamento della vescica, ecc.). Siccome nella maggior parte dei casi questi disturbi emergono solo quando il tumore è già in fase localmente avanzata, dopo i 50 anni di età è consigliabile effettuare una visita urologica. Con un’esplorazione rettale e il dosaggio nel sangue del PSA, ed eventualmente un’ecografia prostatica, il medico studierà la situazione della pro-stata, e nel caso si dimostri la presenza di una neo-plasia si potranno intraprendere le cure più adeguate al caso (terapia farmacologica, radioterapia o terapia chirurgica).

per el mè fioeu... Ciappi l’autobus e per i ses or sont a la Famiglia Me-neghina per el cors de Recitazion e i proeuv d’ona Commedia sòtta la direzione del regista Carletto Co-lombo. Finalment on pò de spazi anca per mì.Ai sett e mezza son de noeuv a cà, prepari la tavola e se settom per mangià... ma in pressa, perchè incoeu l’è lunedì e mì e el mè mari gh’emm l’appontament al Museo de Stòria Natural, in Cors Venezia, dove se riunissen i amis del Grupp Botanich per ona confe-renza de micologia, semper interessanta, che la dura fin’ ai vundes, poeu la giornada l’è finida! Nò, on moment... quand sont in lett e senti ch’el mè marì l’è giamò indormentaa, me ven in ment la lette-ra che hoo promiss a la Carlina. Citto, citto scarlighi foeura di covert e me metti a scriv la lettera, poeu el diutel de la mia giornada de casalinga, insòmma casalinga... se fa per dì!

GLOSSARIO spegasc = scarabocchi imbastì = mettere insieme – preparare pedrioeu = imbuto desfecialla = sbarazzarsi a fà el coeur de dònna = riposare sopressada = stiratadiutel = diario

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Firifiss

Anna Francesca Gutris

Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

Albert Camus

La gente non si accorge se è estate o inverno quan-do è felice.

Anton Cechov

Per accorciare l’inverno, prendi in prestito dei sol-di che devi restituire in primavera.

WJ Vogel

Se l’ inverno dicesse: “Ho nel cuore la primavera” chi gli crederebbe?

Kahlil Gibran

La faim chasse le loup hors du bois.La fame fa uscire il lupo dal bosco.

(Proverbio francese)

Kiwi, olio misto ad encausto steso a spatola

Tulipano rosso, olio misto ad encausto steso a spatola

Fiore di mandorlo, olio misto ad encausto steso a spatola

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Emmeline Pankhurst proveniente da una famiglia dell’alta borghesia, figlia di Ro-bert Goulden e Sophia Crane, completò i suoi studi alla celebre Ècole Normale di Neuilly nel 1877. Incontrò nell’autunno del 1878 il suo futuro sposo, Richard Marsden Pankhurst, di professione avvocato: lui aveva 44 anni, lei 20. Due anni dopo, nel 1879 si sposarono.Emmeline all’età di 7 anni circa ebbe uno spiacevole evento. Una notte mentre era nel suo letto i genitori le si avvicinarono per darle la buonanotte, il padre convinto che stesse dormendo le si avvicinò e disse: -Se solo fossi un maschio-. La piccola capì che nella società la donna non era abbastanza importante; fu così che sviluppò gli ideali sul diritto di voto per le donne. I due coniu-gi si impegnarono subito in favore dell’uguaglianza politica delle donne. Promotrice di vari gruppi, primo fra tutti la Lega per il diritto di voto alle donne (Women’s Franchise League in inglese), diede un grosso contributo all’ottenimento, nel 1894, del diritto al voto per le donne nelle elezioni loca-li. Nel 1903 fondò il Women’s Social and Political Union, che si prefiggeva come principale obiettivo l’estensione del suffragio alle donne. Il movimen-to si proponeva come forza esterna alle formazioni partitiche e spesso fu a queste contrapposto (al tempo godette di cattiva fama a causa delle azioni di violenza delle suffragette a danno di edifici pubblici). Nel 1918 venne sancito il suffragio femminile anche per la camera dei Comuni.Emmeline Pankhurst ebbe tre figlie Christabel, Sylvia e Adela, che conti-nuarono la lotta iniziata dalla madre.

SCIROEU de MILAN

Il tema che quest’anno verrà proposto nelle pagine centra-li, in copertina e nell’ultima pagina “Persone non comuni” sarà dedicato a personaggi che si sono distinti per la loro opera o attività o, comunque, per motivi particolari.Artisti, sportivi, scienziati o persone semplici che hanno lasciato una traccia tale da meritare la nostra attenzione.A costoro saranno dedicate le suddette pagine del nostro Sciroeu; iniziamo con il profilo di alcune donne.Buona lettura.