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Anno XVIII – Numero 117 – Settembre/Ottobre 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999 ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN www.sciroeu.it POETANDO Non ci stancheremo mai di rinnovare la nostra passio- ne e la nostra voglia di rammentare la bellezza della nostra lingua dialettale, con particolare riferimento alla poesia, come da tradizione del nostro sodalizio. Trasformare i nostri pensieri in poesia potrebbe sem- brare, in apparenza, cosa semplice ma, come in tutte le discipline, necessita di studio, predisposizione e pas- sione per poterli formalizzare in quartine, sestine, ot- tave ecc. in verso libero o nelle varie forme metriche. Salvo poche realtà, presenti come per esempio pres- so il Circolo Filologico Milanese oppure a El Ponte- sell, non esiste una vera e propria scuola di poesia dialettale, ma con buona volontà possiamo trarre in- segnamento dai nostri grandi poeti che di certo non mancano. E non solo, potremmo anche fare riferimento alle pubblicazioni di chi, da vero studioso e cultore della materia, ci ha tramandato. La Letteratura del prof. Claudio Beretta è un ottimo strumento di ricerca e formazione, insieme all’itine- rario antologico.critico dalle origini a Carlo Porta, sempre del prof. Beretta realizzato in collaborazione con l’avv. Giovanni Luzzi: entrambi furono Presiden- ti dell’Accademia. Traggo da detta pubblicazione un esempio e relativo commento: ENDECASILLEB L’è moda incognita sul milanes st’endecasilleb che metti in opera; l’è el primm in patria, primm in paes. Cert l’è difficila olter che pocch, e fors sta moda nissun la seguita d’uni fras sdrucciola col parlà mocch. Ma se considera la causa e el fin. Se sta fattura per mi l’è ensoleta, l’è adattatissema al gran Durin. È evidente che le tre terzine, del Balestrieri, siano scritte con la grafia in uso all’epoca; riporto il com- mento che accompagna la poesia ma, oltre a quello, invito i nostri lettori, poeti e non, a prenderne coscien- za per la parte tecnica. “ ... vediamo i diversi aspetti dell’opera del Bale- strieri. Nel solco della tradizione arcadica anch’egli ricerca nuove forme metriche quali ad esempio l’en- decasillabo formato da due emistichi: un quinario sdrucciolo ed un quinario tronco....Vogliamo augurarci che anche questi nostri piccoli contributi possano essere propedeutici per una sem- pre migliore espressione poetica. Gianfranco Gandini Nonostante le re- strizioni imposte alle donne, fra il 1800 e l’inizio del 1900, sembra che fu proprio un’i- taliana la prima docente universi- taria al mondo. Si dice che la nobile bolognese Bettisia Gozzadini (1209 - 1261) laureata in legge nel 1236, fosse insegnante (con il volto velato per non distrarre gli studenti per la sua grande bellezza) dello Studium di Bologna, la più antica università del mondo. E doveva essere ben grande la sua abilità oratoria perché nel 1242, compose l’orazione funebre del vescovo di Bologna e le sue lezioni dovevano essere svolte all’aperto perché l’aula non riusciva a contenere i numerosi ascol- tatori.

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Anno XVIII – Numero 117 – Settembre/Ottobre 2016 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

SCIROEU de MILANwww.sciroeu.it

POETANDO Non ci stancheremo mai di rinnovare la nostra passio-ne e la nostra voglia di rammentare la bellezza della nostra lingua dialettale, con particolare riferimento alla poesia, come da tradizione del nostro sodalizio.Trasformare i nostri pensieri in poesia potrebbe sem-brare, in apparenza, cosa semplice ma, come in tutte le discipline, necessita di studio, predisposizione e pas-sione per poterli formalizzare in quartine, sestine, ot-tave ecc. in verso libero o nelle varie forme metriche.Salvo poche realtà, presenti come per esempio pres-so il Circolo Filologico Milanese oppure a El Ponte-sell, non esiste una vera e propria scuola di poesia dialettale, ma con buona volontà possiamo trarre in-segnamento dai nostri grandi poeti che di certo non mancano.E non solo, potremmo anche fare riferimento alle pubblicazioni di chi, da vero studioso e cultore della materia, ci ha tramandato.La Letteratura del prof. Claudio Beretta è un ottimo strumento di ricerca e formazione, insieme all’itine-rario antologico.critico dalle origini a Carlo Porta, sempre del prof. Beretta realizzato in collaborazione con l’avv. Giovanni Luzzi: entrambi furono Presiden-ti dell’Accademia.Traggo da detta pubblicazione un esempio e relativo commento:

ENDECASILLEB

L’è moda incognita sul milanesst’endecasilleb che metti in opera;l’è el primm in patria, primm in paes.

Cert l’è difficila olter che pocch,e fors sta moda nissun la seguitad’uni fras sdrucciola col parlà mocch.

Ma se considera la causa e el fin.Se sta fattura per mi l’è ensoleta,l’è adattatissema al gran Durin.

È evidente che le tre terzine, del Balestrieri, siano scritte con la grafia in uso all’epoca; riporto il com-mento che accompagna la poesia ma, oltre a quello, invito i nostri lettori, poeti e non, a prenderne coscien-za per la parte tecnica.“ ... vediamo i diversi aspetti dell’opera del Bale-strieri. Nel solco della tradizione arcadica anch’egli ricerca nuove forme metriche quali ad esempio l’en-decasillabo formato da due emistichi: un quinario sdrucciolo ed un quinario tronco....” Vogliamo augurarci che anche questi nostri piccoli contributi possano essere propedeutici per una sem-pre migliore espressione poetica.

Gianfranco Gandini

Nonostante le re-strizioni imposte alle donne, fra il 1800 e l’inizio del 1900, sembra che fu proprio un’i-taliana la prima docente universi-taria al mondo. Si dice che la nobile bolognese Bettisia Gozzadini (1209 - 1261) laureata in legge nel 1236, fosse insegnante (con il volto velato

per non distrarre gli studenti per la sua grande bellezza) dello Studium di Bologna, la più antica università del mondo. E doveva essere ben grande la sua abilità oratoria perché nel 1242, compose l’orazione funebre del vescovo di Bologna e le sue lezioni dovevano essere svolte all’aperto perché l’aula non riusciva a contenere i numerosi ascol-tatori.

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SOMMARIO

2 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

EDITORIALEPoetandodi Gianfranco Gandini

1

PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3

Pier Gildo Bianchi“Letteratura dialettale milanese”

6

Leonardo ospite del Castello di Vaprio d’Addadi Osmano Cifaldi

8

POESIA E STILE 9

IN CARTA 10

MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro ViscontiVia Como

11

Presentazione della Consulta Lombardadi Giuseppe Frattini

13

LEGGIUU E SCOLTAA 16

Milano ai tempi di Ambrogio Vescovodi Osmano Cifaldi

20

VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella Lattuga, insalata appetitosa

21

CUNTA SÙ di Ella TorrettaEl cartee

23

SALUTE A MILANO di Filippo BianchiI tumori della pelle

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FIRIFISS 27

Accademiadel Dialetto Milanese

Quote annue di adesione del 2016Soci Aderenti da € 35,00Soci Effettivi da € 52,00Soci Sostenitori da € 180,00

La quota può essere versata suBanca Popolare del Commercio e dell’Industria Iban IT24H0504801613000000003602Agenzia 33 – via Secchi 2 – Milanooppure: C/C Postale N°24579203“Accademia del Dialetto Milanese”

SCIROEU de MILANEdito dall’Accademia del Dialetto Milanese

Bimestrale fondato nel 1999Reg. Trib. di Milano N°789 del 24-12-99

Direttore: Gianfranco GandiniFax 02 8266463

www.sciroeu.itACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

Sede c/o Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 – 20121 Milano

Tel. 3336995933 Fax 028266463C.F. 97206790152 NAT. GIUR. 12

Presidente onorario: Gino Toller Melzi

Consiglio DirettivoPresidente: Gianfranco GandiniVicepresidente: Mario ScuratiConsiglieri: Ella Torretta - Segretaria Edoardo Bossi Lucio Calenzani

Redazione: Tullio Barbato,

Filippo Bianchi, Edoardo Bossi, Osmano Cifaldi, Fior-ella,

Gianfranco Gandini, Giorgio Moro Visconti

Francesca PiragineGino Toller Melzi, Ella Torretta,

Marialuisa Villa Vanetti

E-mail: [email protected]

Realizzazione e disegni di:Marialuisa Villa Vanetti

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PROGRAMMI

Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 3

www.sciroeu.itè in rete la versione aggiornata anche per tablet e cellulari

RADIO MENEGHINARadio Meneghina, fondata da Tullio Barbato nel 1976, sta riposizionando la sua presenza sul territorio a Milano-centro in via Caffaro e in via Trasimeno. Trasmette interventi di Luca Barbato, Mario Censabella, Ada Lauzi, Enzo Ravioli, Roberto Carusi, Gianfranco Gandini, Roberto Marelli, Giuliano Fournier, Roye Lee, Piero Bianchi, Liliana Feldman, Ella Torretta, Pierluigi Amietta, Natale Comotti, Vincenzo Barbieri, Roberto Biscardini, Michaela Barbato, Lorenzo Barbato e le dirette delle partite di calcio casalinghe dell’Inter dallo stadio Meazza. Radio Meneghina è l’emittente che riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose.

Manifestazion di amis:

Ella Torrettadal 27 ottobre ricominciano

le conversazioni“Freguj de milanes”

quindicinalmenteil giovedì alle 15.30 ed alle 16.30

“Scrivemm in milanes”

Humanitervia S. Barnaba, 48 - Milano

El Pontesell - Biblioteca Fra’ Cristoforo - via Fra’ Cristoforo 6 - Milano

XVIV Corso di Lingua e Cultura Milanesedal 26 settembre tutti i Lunedì dalle 16.45 alle 19.15

Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari, Bianca Mancuso, Pietro Passera, Mario Torchio con la partecipazione di altri esperti. “Giornate riservate al poeta amico” e

“Giornate dedicate a canzoni di tradizione e cori”Informazioni telefoniche dalle 17,00 alle 19,00 - 02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172

Museo Martinitt e Stellinecorso Magenta 57 - per info e prenotazioni tel. 02 43006522

dalle 15,00 alle 16,30 “Grammatica e letteratura milanese” a cura di Gianfranco Gandini

Calendario degli incontri 20166 SETTEMBRE - Grammatica - i segni e i suoni, Letteratura - Pier Gildo Bianchi - Curiosità meneghine

4 OTTOBRE - Grammatica - l’articolo, Letteratura - Giovanni Rajberti, Curiosità meneghine

APPONTAMENT E MANIFESTAZION:

Sabato 1 ottobre h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

Sabato 5 novembre h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

Sabato 17 dicembre h. 12.30 La Sezione di Dialetto Milanese del Circolo Filologico e l’Accademia del Dialetto Milanese si incontrano a pranzo per gli auguri di Natale. Con il Sciroeu di novembre / dicembre saranno fornite notizie per informa-zioni e prenotazioni

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4 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

ACCADEMIA

Anno Sociale 2016-2017

Sezione di Cultura Milanese

IMPARIAMO E DIVULGHIAMO IL MILANESE

30 incontri con cadenza settimanale il martedì dalle ore 18,15 alle ore 19,30Inizio del corso: 11 ottobre 2016

Quota di iscrizione: Euro 100,00 - Gratuito per i Soci

“GRAMMATICA, LETTURE E DETTATI” il secondo e quarto martedì del mese

a cura di Edo Bossi

“CONVERSAZIONE, PROVERBI E MODI DI DIRE” il primo martedì del mese

a cura di Paola Cavanna

“LABORATORIO DI POESIA”il terzo martedì del mesea cura di Paola Cavanna

“LETTERATURA MILANESE: MONOGRAFIE” il primo martedì del mese dalle ore 17,15 alle ore 18,15

a cura di Gianfranco Gandini

“A MILAN GH’È… T’EL COGNOSSET?” conferenze di esperti e visite guidate a luoghi di interesse artistico culturale, a cura della Sezione.

INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI IN SEGRETERIA

dal lunedì al venerdì ore 10-18

Le iscrizioni vanno effettuate entro il 5/10/16

N.B. L’avvio del corso è subordinato ad un numero di partecipanti sufficiente a coprire le spese sostenute dal Circolo Filologico Milanese. Nel caso di sciopero dei mezzi pubblici di trasporto o per cause di forza maggiore le lezioni

saranno sospese e recuperate.Per i non soci sono previsti sconti nel caso di iscrizione a più corsi:

10% per 2 corsi, 15% per 3 corsi, 20% per 4 o più corsi

Circolo Filolgico Milanese - Palazzo Liberty - via Clerici, 10 - 20121 Milano - (MM Duomo - Cordusio)Tel. 0286461430 - Fax 0286462704 - www.filologico.it - [email protected]

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Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 5

ACCADEMIA

L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ANTICA CREDENZA DI SANT’AMBROGIOBANDISCE

IL XIX CONCORSO DI POESIA E PROSA DESTINATO AD OPERE NELLE LINGUE LOMBARDE“...PRIMA CHE VEGNA NÒTT” - EDIZIONE 2016

BANDO DI CONCORSOL’Associazione Culturale “Antica Credenza di Sant’Ambrogio” nell’ambito del programma “Cors de familia-rizzazion con la coltura milanesa” patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Milano, nonché dalla Regione Lombardia, indice il XIX Concorso di Poesia e Prosa 2016 “…prima che vègna nòtt”, aperto a tutte le lingue comprese nei territori della Regione Lombardia, del Canton Ticino (Confederazione Elvetica), Novara, Verba-no Cusio Ossola, ma anche di altre province delle regioni confinanti aventi ceppo linguistico lombardo.L’Antica Credenza di Sant’Ambrogio persegue uno dei principali scopi istitutivi, vale a dire la conservazione, valorizzazione e promozione della cultura lombarda, che presenta uno dei suoi principali capisaldi nel patri-monio linguistico; e questo “…prima che vègna nòtt” , prima cioè che venga dimenticata e soverchiata da invadenti egemonie culturali anche, e non solo, nazionali.Il Concorso è aperto agli idiomi dell’intera Lombardia, aggregando il Canton Ticino e le terre di parlata lom-barda comprendenti le zone del VCO e di Novara ancorché al di fuori dei confini regionali, nell’intento di dare riconoscimento e prestigio alle valenze culturali dell’intera nostra, cara regione.

REGOLAMENTOArt. 1: Ogni Autore, partecipando al Concorso, accetta incondizionatamente il presente Regolamento. Da questo punto in poi con la dizione Regione Lombardia, o regione lombarda, si intenderanno tutte le lingue, anche quelle di località esterne ai confini regionali della Lombardia come il Canton Ticino o le province di Novara, Verbano-Cusio-Ossola. Art. 2: Termine ultimo per la presentazione delle opere sarà, inderogabilmente, il 15 Novembre 2016. Per l’accettazione delle opere spedite negli ultimi giorni, farà fede il timbro postale. Le opere medesime andranno inviate al seguente indirizzo: CROLA PIERLUIGI - Via Turro, 5 – 20127 Milano - XIX Concorso di Poesia e Prosa lombarda “…prima che vègna nòtt”.Art. 3: La partecipazione è libera e non richiede il versamento di alcun contributo. Art. 4: La Cerimonia di premiazione, durante la quale saranno lette le opere premiate, si terrà, presso sede da destinarsi, in Milano, il giorno 7 Dicembre 2016 Festività di Sant’Ambrogio. L’ubicazione della sede sarà comunicata a mezzo stampa oppure consultando il sito della Credenza. Art. 5: Ogni Autore potrà presentare un numero massimo di tre opere inerenti il tema del bando, per entrambe le sezioni (poesia e/o prosa) o anche per una sola, in triplice copia, dattiloscritte o scritte a mano in carattere stampatello; su una busta, sulla quale apparirà un motto, sarà contenuto il nome e l’indirizzo dell’Autore delle opere, le altre buste saranno contrassegnate dal solo motto identificativo. Per facilitare la comprensione delle diverse lingue gli autori forniranno, in ognuna delle due buste, anche una traduzione redatta in lingua italiana delle opere presentate al Concorso.Art. 6: Le poesie dovranno avere le seguenti caratteristiche:- essere inedite ed originali;- essere redatte esclusivamente in una delle lingue della Regione Lombardia e dell’area lombarda;- avere una lunghezza non superiore a trenta versi.I brani in prosa, a loro volta, dovranno rispondere ai seguenti requisiti:- essere inediti ed originali;- essere redatti esclusivamente in una delle lingue della Regione Lombardia e dell’area lombarda;- avere una lunghezza non superiore a quattro cartelle dattiloscritte o scritte a mano in modo chiaro e leggibile.Art. 7: Le opere inviate, anche se non scelte, non verranno restituite e si intendono liberamente donate, con ogni diritto di riproduzione all’Antica Credenza di Sant’Ambrogio che si riserva di pubblicarle, senza richiedere ulteriori autorizzazioni.Art. 8: Il giudizio della Giuria è insindacabile e definitivo.Art. 9: Ai primi tre classificati delle due sezioni (prosa e poesia) sarà riconosciuto un premio che sarà consegnato all’atto della premiazione. Art. 10: L’Organizzazione declina ogni responsabilità nel caso che, per motivi di forza maggiore, il Concorso non possa aver luogo. Art. 11: Il presente regolamento potrà essere modificato in ogni momento dall’Organizzazione, in caso di necessità, senza bisogno di darne comunicazione scritta e/o verbale

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ACCADEMIA“LETTERATURA DIALETTALE MILANESE”

Pier Gildo Bianchi

6 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

È tra i maggiori interpreti della parlata e della poesia meneghina del ‘900 anche se non è inserito, come Delio Tessa e altri poeti di certo valore artistico e culturale, nella “Letteratura dialettale Milanese”, in quanto l’ulti-ma edizione a cura del prof. Claudio Beretta fu pubblicata quando Pier Gildo Bianchi era ancora in vita e, per decisione dell’autore, nella letteratura furono inseriti solo personaggi già deceduti!

Pier Gildo Bianchi nasce a Milano il 26 marzo 1920, medico e poeta milanese è stato per la nostra Accademia uno dei punti fermi e di riferimento, sia per le sue doti di poeta, sia per la sua cultura.Una critica letteraria apparsa sul Corriere della Sera negli anni settanta lo definisce “il Cronin italiano”.Fu un esperto divulgatore di problemi sanitari attraverso la lunga collaborazione con il Corriere d’Informazio-ne, la Domenica del Corriere, Amica, nonché scrittore e conduttore televisivo, nel 1989 condusse il program-ma TV Visita Medica, in onda su Canale 5.Per la parte dialettale, tra le sue moltissime opere mi piace ricordare fra l’altro la traduzione dal latino al milanese di Virgilio dalle “ GEORGICHE” il LIBER QUARTUS (EL LIBER DE L’APICOLTURA) nonché “L’accademia di sass” , “La vita rustega” , “Visita a Van Gogh”, “On ‘divan’ milanes” e “El mè mestee”, po-emetti questi o raccolte di sonetti coi quali descrive l’argomento trattato con alternanza di sonetti, quartine, terzine, distici e quant’altro possibile nelle varietà della strofa e, ovviamente, in endecasillabi (spessissimo) o in altre forme metriche.Ci lascia l’8 febbraio del 2006.

ON POETA MENEGHIN

El diseva on “poeta meneghin”:“Mì sont come ona cà senza finesterperchè foo in de per mì, senza maester,nè leggi o scolti mai chi gh’hoo vesin.

E no m’infesci cont i artista anzianPerchè pensi che ’l sò l’è on temp finii!”“Bravo!” – rispondi – “Forse t’hoo capii.Te see ona ciolla tutta de toa man.”

Continuiamo senz’altro con la nostra lingua milanese con un assaggio dell’ars poetica di Pier Gildo Bianchi dove, quasi in un accostamento sinestetico, trae le proprie emozioni, che traduce in poesie, da un altro grande artista. Da dieci quadri del pittore egli compone dieci sonetti che propone nella veste classica del sonetto ita-liano ma prima sentiamo ciò che lui stesso ne dice:

da “ Visit a Van GoghQueste dieci “visite” a una mostra di V V G vogliono essere semplicemente un tentativo non tanto di descrizio-ne o d’interpretazione dei quadri esposti, quanto piuttosto della traduzione delle emozioni e delle suggestioni che, nel caso particolare, i dipinti stessi possono soggettivamente suscitare nell’animo di un ammiratore.Si tratta, anzitutto, di una conferma degli stretti vincoli che legano, su binari paralleli, la poesia e le arti figurative; ne sono illustri esempi alcune composizioni di Goethe, Heredia e di molti altri e, pesino, di Giu-seppe Giusti (di quest’ultimo va ricordato il sonetto “La fiducia di Dio” ispiratogli proprio da una statua del Bartolini)Quanto all’adozione del dialetto milanese, esso sembra prestarsi, qui, ad esprimere con particolare effica-cia ressioni e sentimenti suscitati dalla contemplazione di alcuni dei più famosi quadri del grande pittore

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Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 7

olandese; cioè, sembra adattarsi con peculiare icasticità alla corposità e alla rude immediatezza dei di lui prestigiosi colpi di pennello, da cui è nata un’arte di linguaggio indubbiamente “europeo”, che ha sempre conservato, però, la impetuosa e contadina ricchezza di un “dialetto”. (P.G.B)”

Notte stellata (1889) -

Quand che vardom sti mond in moviment,animaa da on’eterna rotazion,gh’èmm semper di motiv de commozionche, quasi quasi, me fann perd i sentiment:

per via che in d’ogni globo sberlusentgh’è denter giamò vita in espansione che, magara, per combinazion,come in de nun, pò vessegh de la gent.

Domà l’è, forse, on viv spiritualche, per adess, nun pòdom nò vedèperchè semm difettos, orb o divers

anca se l’è pussee che naturalcont orgoli ciamass e con piasèormai cittadin de l’Univers.

Il sonetto è rappresentato qui con la quartina in forma “alternata” o “chiusa” mentre le due terzine rimano A B C - A B C. Vediamo ora un altro sonetto sempre tratto da Visit a Van Gogh ma a rima alternata

I libri gialli ( 1887 )

La scenza e l’art? I liber de per lorsarissen (soja-mì) lettera mortama l’è assee mèttegh-là, vesin, on fiorper dervìgh in del mezz come ona porta.

L’è perchèm quasi semper, tra de lorl’art e la scenza poden fass de scortae fecondass inscambi el so valorsicchè ’l duett, insèma, el se conforta.

Credi che propi quest el voeubbia dìl’artista con l’incant di so colorin del proposit de l’analogia

e pussee anmò: la rosa, sto bell fior,par che, a significà, la staga lìel vincol tra pittura e poesia.

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8 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

Leonardo ospite del Castello di Vaprio d’AddaGli studi sule acque dell’Adda ed il traghetto d’Imbersagodi Osmano Cifaldi

Percorrendo l’autostrada per Bergamo e uscendo a Trezzo d’Adda, si giunge a Vaprio d’Adda. Nel cen-tro del paese troveremo il palazzo Melzi d’Eril eret-to nella seconda metà del Quattrocento sui resti del castello medioevale. La facciata principale è sul lato opposto con magnifica vista sull’incantevole fiume Adda le cui rive si possono guadagnare degradando su terrazzi e giardini. In questa splendida dimora fu ospite di Gerolamo Melzi d’Eril, capitano delle mi-lizie milanesi, Leonardo da Vinci nei primi anni del Cinquecento. Vi ebbero pure ospitalità l’imperatrice Maria Teresa d’Austria (1730-1740) e Napoleone Bonaparte (1795?).Cominciava per Leonardo un periodo riposante che gli fece dimenticare la caduta del suo Signore, Duca Ludovico il Moro e l’ingiusta confisca della sua rigo-gliosa vigna di 16 pertiche nell’amata Milano che fu costretto ad abbandonare.L’amenità del luogo, tranquillo e sicuro, si offerse agli studi che il genio di Vinci effettuò sulle acque sinuose dell’Adda. Si lasciava rapire da quell’atmo-sfera senza tempo, da quegli scorci sereni che poi diventarono gli sfondi di alcune importanti sue pit-ture come “La Vergine delle rocce (massi erratici di Paderno) – La Gioconda (i panorami del fiume a Vaprio) – Il Cenacolo (gli sfondi Abbazia di Piona).Studiò a fondo le acque del fiume e concepì alcune invenzioni come il palombaro ed il molino ad acqua con ingranaggi innovativi ed inoltre classificò le spe-cie ittiche di quelle acque. E poi mise in campo un progetto per rendere navigabile l’intero fiume con le famose conche ed un altro per il congiungimento di Milano con Como mediante il prolungamento del canale Martesana. Si applicò per costituire il colle-gamento di Lecco con il Lambro attraverso i laghi della Brianza: Annone – Pusiano – Alserio. Mise a punto un’osservazione sul moto delle acque del fiu-me e per sfruttare la forza della corrente per scopi di pratico collegamento tra una sponda e l’altra e così realizzò il progetto di un traghetto che potesse cat-turare la corrente del fiume per collegare le due rive opposte in più punti. L’esempio tutt’ora riscontrabile è ad Imbersago. Il progetto forse unico al mondo ali-menta un turismo che non ha soste. Il traghetto “...a cavo e a sfrutto di corrente” si basa sul principio di

una legge fisica sulla scomposizione delle forze: la forza traente è la corrente, quella portante è il cavo, teso tra le due rive, che passa in un cilindro rotante sul traghetto che così scivola sull’acqua verso l’altra sponda. L’Adda in quel punto è largo 90 metri e per attraversarlo il traghetto impiega solo due minuti.Gli studi e le osservazioni durante il periodo in cui fu ospite a Vaprio presumibilmente dal 1507 al 1513 (?), furono raccolti nel “Trattato sull’acqua” che però non ordinò completamente. Solo nel 1643 il domeni-cano Luigi Arconati raccolse quei lavori compren-dendoli in ben nove volumi sotto il titolo “Del moto e misura dell’acqua”.Leonardo così descrisse l’acqua accompagnata da rilievi scientifici di grande acutezza: “L’acqua non ha mai quiete... il freddo la congela, il caldo la muta in sottile vapore, la stabilità la corrompe...penetra in tutti i porosi corpi... salutifera, sulfurea, malinconica,collerica, calda, fredda, verde, azzurra ...necessaria... E poi... L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente...”.

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POESIA E STILE

9 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

La nostra Accademia si è posta quali obiettivi la tutela e la difesa del dialetto milanese in tutte le sue manife-stazioni, con particolare riguardo alla poesia – art. 2 dello Statuto.Ogni poesia, dovrebbe rispettare due momenti ben precisi determinati dalla poetica e dalla prosodia, elementi questi che vengono, ahimè, troppo spesso ignorati.Ben lo sapeva il compianto prof. Claudio Beretta che richiamò il nostro senso poetico con vari articoli appar-si in una rubrica, sui Sciroeu di diversi anni or sono e che vogliamo riproporre, credendo che possano essere propedeutici ai nostri odierni poeti affinché ne traggano insegnamento.

Dalla rubrica “Poesia e Stile” a cura del prof. Claudio Beretta.La sestina / 2

Porta, però, sempre nel 1819 e in collaborazione con Tommaso Grossi, ci ha lasciato un poemetto intito-lato proprio: “Sestinn per el matrimoni del Sur Cont Don Gabriell Verr con la Sura Contessina Donna Giustina Borromea”. Il poeta deve tessere l’elogio dei due sposi, non sa da che parte cominciare e, stan-co, si addormenta; si ritrova in sogno sull’Elicona, vi ritrova Apollo, che però non è più giovane, bello e forte ma vecchio, scheletrito e chi gli chiede con-siglio per un’ode lo indirizza <in consegna d’on bi-dell, Alto, svint, a la gamba tutt duu insemma / stanza C, armari VI, lettera M!>, dove il postulante trove-rà tutti i modelli che gli servono nel suo caso. Porta si ribella, i due giovani sono eccezionali e originale deve essere l’ode, al che Apollo: <Ah strappa coeur! Gregori maccaron / T’hoo conossuu, gambetta!, fic-canas! / Te see on Romantegh, beccamort!, ciccion!, / che no te voeut stà ai regol de Parnas!/ Arcad a l’arma!...adoss a Codeghin! / E i Arcadd, giò fioj, frin frin, frin frin!> Gli Arcadi (classici) rovescia-no addosso al Poeta (romantico) tutto quanto hanno in mano: almanacchi, drammi, madrigali, opuscoli e articoli di giornali...Porta teme di esserne sommerso, sopraffatto, ma non ne riceve nemmeno una scalfit-tura... è roba del passato, il futuro è romantico. E si constata qui l’ispirazione dalla ‘Battaglia dei Libri’ di Jonathan Swift.La sestina diventerà il metro preferito, per il loro rac-conti, da tre poeti: Rajberti, Medici e Barrella, poeti discorsivi.Giovanni Rajberti, medico-poeta, usa la sestina per le sue traduzioni celebri da Orazio, per esempio, nel 1836, dall’‘Arte poetica’(conosco un medico-poeta a noi contemporaneo che in fatto di arte, sia medica sia poetica non gli è certamente secondo) <I poetta, parland in general, / ciappen di ganber gross pussee de lor: / e per fà ben finissen a fà mal / tojend biacca

e bellett per bon color; / voeuren vess curt e se capiss nagott: / se van via lisc, hin fatt come ’l pancott.>Ma si cimenta anche in ‘Strade ferrate – Sestine mi-lanesi del medico-poeta’: <Imaginev on pover Bu-seccon / ch’el gh’ha sul coo la ‘boss’ de viaggià / e che per via de tretatrè reson / sta ‘boss’ el le pò minga contentà; / tant che in soa vitta l’è mai staa lontan / pù de cinquanta mia de Milan.> Non manca al poeta certo la fluidità, benché lo stile non sia più quello del Porta.Di Luigi Medici basti ricordare la composizione, pubblicata nelle ‘Rime ambrosiane’ del 1931, ‘El museo de la bondanza’, dove il professore di filoso-fia ci impartisce in poesia le sue lezioni: <In d’ona stanza in alt, a tramontana, / vers l’Albenza celesta (ona stanzona) / cont on portich avert come on’alta-na, / gh’è el regn de Bacch, de Cerer, de Pomona. / l’è questa chì la stanza, / che mì ciami’ el museo de la bondanza’> Il lettore noterà che il penultimo verso è un settenario: Medici è sempre in cerca di ‘effetti speciali’, grazie ai quali ricerca, non solo un’origi-nalità assoluta, ma anche effetti melodici, che non troviamo altrove. E così: <... de la sostanza sola che la passa / e se trasforma in pell, in polpa, in oss, / in frutt, in besti, in omm (sangu e carcassa / che scond on coeur de bon o de baloss) / che la ven, che la va / del mond in fera, al scur del spazzacà // chi i fanta-sii, compagn d’ona ragnera, / tiren i fil e lighen sù i memori, / e tra la frutta in l’ombra de la sera, / e tra i fus che s’imbirla, hin minga stori / drizza, massizza e granda / l’è la màder Natura che comanda.>Giovanni Barrella ha fatto del sonetto e della sestina i suoi metri preferiti. Della sestina ricordiamo qui uno dei primi poemetti (1912) ‘Portinara’, ispirato al po-emetto omonimo di Vespasiano Bignami: <Peveron ross, foghent, quasi paonazz / ch’el gotta quand fa frecc ’me on robinett. / Bocca tajada drizza sott a on

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10 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

IN CARTA

La Milano di Paolo Valera, pubblicato a novant’anni dalla sua scomparsa, è di fatto un compendio che ripor-ta all’attenzione del pubblico le osservazioni sociali del Valera che abbandona la scapigliatura per descrivere la trasformazioni della città di Milano a cavallo fra la se-conda metà del XIX secolo e il XX.L’opera, suddivisa in due parti, propone innanzi tutto le testimonianze di alcuni ammiratori di Paolo Valera, veri estimatori e cultori della storia del nòst Milan che hanno voluto dare il loro contributo e, a seguire le ope-re del Valera in forma integrale: “Milano sconosciuta” e “Gli scamiciati”.Arricchito da immagini “La Milano di Paolo Valera” è particolarmente indicato per chi vuole scoprire qualco-sa che ancora sembra nascosto fra le pieghe e gli anfrat-ti della memoria di Milano.

L’ingegner Gino Toller Melzi, attuale Presidente Ono-raria della nostra Accademia, ha terminato il suo ultimo libro: “Storia di Milano”.In effetti il periodo descritto parte dalla fondazione (583 a. C.) per arrivare fino all’Armistizio di Villa-franca (1859) con il quale la nostra città farà parte del Regno di Sardegna, presagendo forse già la prossima Unità d’Italia.L’opera può definirsi una sorta di raccolta, un compen-dio, delle lezioni che Toller Melzi ha tenuto all’Unitrè per circa venti anni. La Storia di Milano rappresenta, per l’autore, anche un momento quasi personale, considerando l’importante ruolo che la sua famiglia, i Melzi, ha avuto per circa quattro secoli a Milano.Il volume sarà presente alla Mondadori ma al momento non conosciamo ancora la data; seremo più precisi nel prossimo numero. Grazie al nostro Gino Toller Melzi che con questa sua opera ci invita a un ripasso della nostra storia e della nostra cultura.

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ACCADEMIAMILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti

Via Comodi Giorgio Moro Visconti

Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 11

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Il 7 giugno 1878 è stato attribuito il toponimo di Corso Como con delibera comunale. Il Corso Como va da Piazza XXV Aprile a Viale Don Luigi Sturzo. Raffaele Bagnoli (Le Strade di Milano, Ed. Effeti, 1969, p.376) scriveva: “Corso Como è la continuazione di corso Garibaldi. E’ una vecchia strada breve in parte cancellata dal nuovo Piano Regolatore che interessa la zona della Stazione di porta Garibaldi. Le offese recatele dai bombarda-menti aerei hanno aperto grandi vuoti... Al termine del corso era un agglomerato di casupole distinto col nome di Borgo della Mezzalinga, dall’insegna di una osteria”. L’arco di Porta Comasina dal 1860 si chiama Porta Garibaldi. Una volta si trovava all’i-nizio di Via Ponte Vetero e la sua storia è collegata a quella delle mura di Milano. Nella rivolta del 1898 arrivarono in Corso Como le cannonate del Generale Bava Beccaris. C’era il cinema teatro Smeraldo, il più grande di Milano, progettato nel 1939, aperto nel 1942, chiuso il 30 giugno 2012 e divenuto sede di Eataly Milano Smeraldo, casa del cibo. Corso Como è una delle prime isole pedonali milanesi con tanti bar e ristoranti, che alimentano la movi-da con locali e ritrovi jazz e botteghe arti-giane. E’ vicina alla Isola Garibaldi, che ha rivoluzionato la toponomastica con i suoi grattacieli e con la Piazza Gae Aulen-ti (architetto, 1927-2012), inaugurata l’8 dicembre 2012. La Via Comasina è un quartiere periferico di Milano distante 6 km dal cen-tro della città; il citato Bagnoli scrive a p. 371: “Un tempo assai frequentata, ora è entrata in una fase di declassamento viario svolgendosi il maggior traffico sulla nuova superstrada Comasina che, passando sot-to alla linea ferroviaria per Torino e Domodossola, ha portato la nuova arteria a sbucare direttamente in piazza Maciachini. Si è trattato di una opera molto impegnativa per il fatto che alla sua esecuzione era interessata la massicciata ferroviaria percorsa anche

da convogli merci.” Passiamo a dare qualche cenno storico di Como, le cui origini sono preistoriche. Fu città Gallica, espugnata nel 196 a.C. dai Romani. Nel 49 a.C. Giulio Cesare le diede la cittadinanza romana e l’impronta planimetrica del Castrum. Subì poi in-vasioni barbariche. Como, distrutta dai milanesi nel 1127, fu poi alleata dell’Imperatore Federico Barba-rossa, che la ricostruì. Milano nel 1162 fu distrutta dai comaschi. Como nel 1183 (Pace di Costanza) divenne indipendente, nel 1335 passò ai Visconti,

ai quali appartenne con brevi interruzioni fino alla morte di Filippo Maria (1447). Nel 1450 arrivò Francesco Sforza. Nel 1521 preda degli spagnoli. Nel 1714 fu acquisita dall’Austria e nel 1796 dalla Francia. Nel 1814 fece poi parte del Lombardoveneto. Il 27 maggio 1859 Giu-seppe Garibaldi entrò in Como dopo la vittoria

di San Fermo. Il centro storico di Como, con la cit-tà murata della citata origine romana (Novum Co-mun), va da piazza Cavour, porta del lago, a piazza Volta (inventore della pila) e comprende il Duomo (iniziato nel 1396) e il Broletto, l’ex Casa del Fascio dell’architetto Giuseppe Terragni e la chiesa di San Fedele rinascimentale e tante altre.

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12 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

ACCADEMIA

ANTICA CREDENZA DI SANT'AMBROGIOVia Rivoli, 4 Milano –tel. 02 45487985

PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI RIVOLGERSI ALLA SEGRETERIA Cell.3284412882E-mail: [email protected]

PARLEMM DEL NÒST MILAN

Anno Accademico 2016-2017 – CALENDARIO INCONTRI ORE 18:00 – 19:30

presso CAM Corso Garibaldi, 27 Milano

SETTEMBRE/OTTOBRE 2016

23/09/2016 venerdì - Pierluigi Crola - UNA COMMEDIA MILANESE: Ciao Tecoppa

27/09/2016 martedì - Giancarlo Volpi - BANDA LARGA PER COMUNICARE

30/09/2016 venerdì - Andrea Sconfienza - PRELIBATEZZE AMBROSIANE (1)

04/10/2016 martedì - Adriana Scagliola - MILANO E I SUOI SIMBOLI - La Veneranda Fabbrica del Duomo (1)

07/10/2016 venerdì - Patrizia Mugnano - ICONE conferenza e mostra opere (1)

11/10/2016 martedì - Barbato Tullio - 1916, BOMBE SU MILANO Nella prima guerra Mondiale

14/10/2016 venerdì - Paolo Colussi - NUOVE PROSPETTIVE STORICHE: predatori e prede (1)

18/10/2016 martedì - Giuseppe Frattini, Andrea Sconfienza - A MILANO SI MANGIA MALE - DINO BUZZATI (2)

21/10/2016 venerdì - Patrizia Mugnano - ICONE conferenza e mostra opere (2)

25/10/2016 martedì - Adriana Scagliola - MILANO E I SUOI SIMBOLI Visita virtuale del Duomo (2)

28/10/2016 venerdì - Tatiana Ravelli - UNO SGUARDO AD ORIENTE (1) Geostoria e religione

Il 15 settembre Milano da Vedere ha organizzato una serata speciale dedicata al dialetto milanese: saranno raccontate storie, aneddoti e poesie solo (o quasi...) usando il meneghino. Alla serata

interverranno anche I Legnanesi.

Dove: Bobino Club, Alzaia Naviglio Grande 116Quando: 15 settembre a partire dalle 19.00

Per info e prenotazioni: [email protected]

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Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 13

ACCADEMIA

La Consulta Lombarda, sodalizio autonomo, apartiti-co, apolitico senza fini di lucro, costituisce una realtà associativa nata nel 2002, quale forma di aggrega-zione confederale e regionale sul territorio lombardo e nel mondo, specchio dei cambiamenti nella con-temporaneità socioculturale, punto visibile e attivo in grado di promuovere l’immagine della Lombardia nelle sue migliori tradizioni.La conoscenza diretta delle associazioni cultura-li, che pur confederandosi alla Consulta Lombar-da mantengono ampia autonomia ed indipendenza, costituirà il mezzo del rinnovamento attraverso un progetto di intersezione delle proposte, identificando i luoghi e le condizioni delle possibili condivisioni delle risorse e delle esperienze, in ambito culturale, storico, linguistico delle tradizioni della Lombardia intesa nella configurazione territoriale dell’antico Ducato di Milano nella sua massima estensione del 1400.

MissioneLo spirito lombardo deve tornare, con le sue molte-plici e ricche diversità, ad essere vivo sul territorio con la sua tradizionale schiettezza, operosità e crea-tività, caratteri necessari per confermare e rilanciare la sua vocazione internazionale.

ObiettivoEssere assieme per ridisegnare in modo organico e aggiornato, consapevole e convincente, gli antichi “spazi aperti” dati dalle molteplici opportunità di confronto e di scambio di idee.Riscoprire il senso e i motivi della propria apparte-nenza culturale.La Consulta Lombarda persegue lo scopo di coor-dinare le azioni delle associazioni aderenti tese a valorizzare le tradizioni culturali e storiche legate al territorio.Le associazioni culturali o i singoli cittadini saranno suddivisi nei collegi cui vorranno aderire:Collegio ambientale (di cui fa parte il Poliedro de l’Armonia a tavola): turismo, tradizioni, storia, agro-alimentare, gastronomia.Collegio letterario: prosa, poesia, narrativa, saggisti-ca, linguistica, giornalismo.Collegio artistico: pittura, scultura, grafica, design,

stampa, cine, foto.Collegio teatrale: commedia, tragedia, melodramma, balletto, cinema.Collegio scientifico tecnico: architettura ingegneria, urbanistica, monumenti, scienze naturali, informati-ca.Collegio per iniziative didattico educative social-mente orientate per la gestione del sito internet fina-lizzato a favorire lo scambio di richieste di collabo-razione in ambito culturale.Collegio per scambi culturali fra associazioni.

Consulta LombardaVia Francesco Brioschi, 49 - 20141 MilanoTel. 02 89511864 - Fax: 02 89503303www.consultalombarda.it

Presentazione della Consulta Lombardadi Giuseppe Frattini

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Persone non comuni.

Juliana Morell, suora domeni-cana è la prima donna laureata in giurisprudenza.

Juliana nata il 16 febbraio 1594 a Barcellona e morta il 26 giu-gno 1653 rimase orfana di madre quando era molto piccola; la sua prima istruzione le venne fornita dalle suore domenicane di Barcel-lona. All’età di quattro anni iniziò a studiare latino, greco ed ebraico a casa con insegnanti competenti. All’età di sette anni scrisse una lettera in latino a suo padre che era lontano.Accusato di aver preso parte a un omicidio il padre scappò a Lione con la figlia che aveva otto anni. A Lione Juliana continuò i suoi studi dedicando nove ore al giorno alla retorica, alla dialettica, all’etica e alla musica. All’età di dodici anni difese in pubblico le sue tesi di etica e di dialettica “summa cum laude”. Si dedi-cò allora alla fisica, alla metafisica e al diritto cano-nico e civile.Suo padre, che nel frattempo si era stabilito ad Avi-gnone, voleva che sua figlia si laureasse in giuri-sprudenza. Ci riuscì nel 1608 quando sostenne la sua tesi di diritto al palazzo papale del vice-amba-sciatore davanti a un pubblico insigne che compren-deva anche la principessa de Condè.Ignorando la salute e una vantaggiosa offerta di ma-trimonio entrò, in quello stesso anno, nel conven-to di Santa Prassede ad Avignone. Nel 1610 prese i voti e in tre occasioni fu nominata priora. Morì dopo due anni di grandi sofferenze fisiche e cinque giorni di agonia.In un poema di lode Lope de Vega parla di lei come la “quarta Grazia e la decima Musa”.

La prima donna laureatasi in Italia in giurisprudenza fù Lidia Poet, (1855 - 1949), appartenente a una famiglia valdese, che si laureò all'Universi-tà di Torino nel 1881 e fu anche la prima donna ad essere iscritta ad un ordine forense. Purtroppo nel 1883 la sua iscrizione all'albo venne revoca-ta a seguito di un ricorso del Pubbli-co ministero alla Corte d'Appello di Torino in funzione del fatto che “la professione forense deve essere qua-lificata come un ufficio pubblico e come tale l’accesso è per legge vieta-to alle donne”. La Dr.ssa Poet ricorse verso ma perdette anche il ricorso in Cassazione, i cui Giudici si rivelano ancor più restrittivi sentenziando che l'iscrizione sarebbe impedita da “ra-gioni d’indole morale e sociale". Si teme addirittura che le esigenze

igieniche possano far perdere dignità alla toga, che le sedu-zioni femminili possano inquinare l’imparzialità della corte, che le stesse donne, considerate incostanti, possano arrivare anche a fare i Giudici. Teniamo presente che solo dal 1877 le donne furono am-messe a prestare l'ufficio di testimoni nei processi civili. La stessa sorte toccò anche a Teresa Labriola (1874 - 1941), laureata nel 1894 a Roma e quindi libera docente di filoso-fia del diritto. Ma la sua iscrizione all'albo forense di Roma venne revocata nel 1911. Ancora a Roma, nel 1914 fu rifiu-tata la prima iscrizione di una donna (Adelina Portecorvo) all'albo dei notai. L’iscrizione di un notaio donna sarà pos-sibile solo negli anni trenta. Fu con la legge del 17.7.1919 n. 1176 che venne abolita la necessaria autorizzazione del marito a prestare attività professionali e disposta quindi l'ammissione delle donne ai pubblici impieghi, ancorché ri-mangano esclusi quelli che implicano poteri giurisdizionali, politici e militari. Nonostante queste restrizioni fu proprio un’italiana la prima docente universitaria al mondo. Si dice che la nobile bolo-gnese Bettisia Gozzadini (1209 - 1261) laureata in legge nel 1236, fosse insegnante (con il volto velato per non di-strarre gli studenti per la sua grande bellezza) dello Studium di Bologna, la più antica università del mondo. E doveva essere ben grande la sua abilità oratoria perché nel 1242,

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compose l’orazione funebre del vescovo di Bologna e le sue lezioni dovevano essere svolte all’aperto perché l’aula non riusciva a contenere i numerosi ascoltatori.

Bologna avrà ancora una nuova cattedratica, sempre di grande talento. Lei insegna greco, dal 1773, ma senza essere laureata, è Clotilde Tambroni (1758 - 1817), figlia di un cuoco che impara il greco antico assistendo alle lezioni che Emanuele Aponte impar-tisce ad uno studente in una stanza di casa sua, che il padre gli ha affittato. L’Aponte, scoperte le doti della giovane, la prende come allieva. Clotilde lascierà l’Italia per non dover giurare fe-deltà alla Repubblica Cisalpina e viene accolta con onore alla corte di Spagna. In seguito governo napo-leonico creerà una cattedra tutta per lei, per poterla riavere a Bologna. Nel 1806 sarà la prima donna ad avere l’onore di inaugurare un anno accademico

Ernestina Paper era originaria di Odessa e faceva parte di una famiglia della borghesia commerciale ebraica, i Puritz-Manasse. I suoi studi medici inizia-rono a Zurigo dove poté frequentare corsi appositi di quegli anni per le studentesse russe conseguenti alla chiusura dell’Università alle donne in patria tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo.Nel 1872 la Paper si trasferisce presso l’Università di Pisa, dove frequenta la Facoltà di medicina per tre anni, spostandosi poi a Firenze per poter frequenta-re l’ultimo biennio di pratica clinica presso il regio Istituto di studi superiori, secondo l’ordinamento dell’epoca.L’Istituto di studi superiori fu fondato nel 1859 du-rante il governo provvisorio di Bettino Ricasoli, quando ormai i Lorena avevano lasciato la Tosca-na, ed ereditava e proseguiva l’attività del Liceo di scienze fisiche e naturali, ponendosi così nella gran-de tradizione culturale fiorentina. Le finalità dell’Istituto, come chiaramente indicava il nome, erano il perfezionamento per coloro che avevano terminato gli studi universitari oltre alla pura ricerca scientifica. Era composto da tre sezioni: medicina e chirurgia, scienze naturali, filosofia e fi-lologia. All’inizio era presente anche una sezione di

Scienze Giuridiche ma di breve durata. Nel 1872 il parlamento nazionale approvò una convenzione che ne consentiva una riorganizzazione ed un amplia-mento, assumendo così sempre più una fisionomia universitaria. Infatti, negli anni seguenti, le sezioni furono configurate come vere e proprie facoltà e, nel 1923, l’Istituto si trasformo in Università degli Stu-di di Firenze. A Firenze Ernestina fece parte di un comitato isti-tuito per promuovere un liceo femminile: ma quel-li erano anni di vivaci e controverse discussioni a proposito del diritto delle donne per poter accedere all’istruzione superiore. I regolamenti universitari del 1876 permettevano infatti alle donne di iscriver-si all’università, solo dopo aver conseguito la licen-za liceale. Poiché la possibilità di creare licei misti a quell’epoca non era ancora contemplata, presero il via, in diverse città italiane, numerose iniziative per aprire licei femminili.La giovane dottoressa una volta laureata intraprese anche una carriera professionale, come riportato in un’inserzione pubblicitaria apparsa nel 1878 sulla «Nazione» di Firenze, che comunicava l’apertura di uno studio medico “delle donne e dei bambini”. Troverà tra i suoi giovani pazienti anche Aldo, Car-lo e Nello Rosselli. All’epoca, infatti, era sufficiente trasmettere al Comune in cui si intendeva aprire il proprio esercizio i regolari certificati di laurea rila-sciati dall’Università, senza dover appartenere ad un albo professionale chiuso. Nel 1882 la sede dello studio era in Viale Principessa Margherita, 52 (l’at-tuale Viale Spartaco Lavagnini).Fu inoltre incaricata, nel 1886, dalla Direzione com-partimentale dei Telegrafi di Firenze di effettuare le visite mediche al personale dipendente femminile.

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16 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

LEGGIUU E SCOLTAA“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà

di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.

DÒNN E ÒMEN

L’alter dì, per via del fiaa,dal dottor mì sont andaa,el me scolta, el me palpigna,e poeu el nas on poo el refigna.

A fà inscì el m’ha faa stremì,e ghe foo: “Son dree a morì?”“Staga quiett, che lù el sta ben,mettes calmo ghe conven,

sedenò, come succed,el moeur prima, el ghe cred?Già di dònn numm vemm via prima,almen questa l’è la stima.”

“Sì, dottor, ’me l’è sta stòriache finiss semper in glòria?”“Come – el fa – ma le sa nò?”Mì intant me setti giò...

“L’è per via del fatto cheLor gh’hann minga... la miee!!!!!”Se l’è quest, se gh’emm de fà?Ricordemes de...fiadà!!!!

Gianfranco Gandini

IN SU LA RIVA

Come lughér lusent color del lagh’pèna increspaa d’on’onda de sorrisme inonden i tò oeugg con fà gentil,quand per sfioramm te slonghet i tò manel tò vardà ’l se quatta de velù.Te groppisset i did d’in fra i mè did:l’è el tò, l’è el mè, l’è on did cont on anèll,se sa pù de chì l’è nè quest nè quell .De bòtt me tocca vardà via lontan:ona scuriada de metall giazzaala corr e me infoghiss longh el firon.Te vòltet via la faccia come mìper quattà quèll che ’l se po’ minga scond.Te smòrzet l’emozion con ’na ridada: ma a chi te voeuret daghela d’intend?te mòllet nò la presa di mè man…!Ormai se pòdom pù vardà in dì oeuggdenter se sentom s’gigottà de bon.….Fa citto el lagh intant ch’el cala el sôdedree di nivol ròsa faa a bindèi.Restom domà mì e tì chì in sù la riva,e duu uselitt a basottass, là in fond. Adriana Scagliola

L’ALTA MAREA

Compagn d’on innamoraa, el marel subiss l’attrazion fatal de la lunache le mèna sù è giò ’me ghe parper cercà on contatt de fortunae lù, el se lassa ninnà volenteracon la rèna intriganta che ghe fa,ògni vòlta, de marossera.

La luna, ’sta stimuscetta,la se speggia maliziosa la nòttquand el mar el sta lì de vedettae nissun s’incòrg che lòtt lòttlor hinn ’dree a giugà su la scòccade la vita ’me duu innamoraache noen in del mar fra alt e bass, ma che voeuren minga lassass.

Anna Maria Radice

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LEGGIUU E SCOLTAA

Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 17

EL DISCORS DEL GOVERNADOR

Dolz principìn, Willkommen! Benvenue!Welcome! Trinke Wein! Serom dree a 'spettatt!Te see stracch? Prima de indormentatt,cià la giacchètta: te la sugom-sù.

Pontìn pondaa in su la fin del mond. Vù,bon pù de bagnà a latt e ciccolattla speranza, imparì da sto mattd'on pantola che sèmm numm i cafù.

Numm senza rè, numm senza pù memòria,se ingenoeuggiom denanz al cravattìnche la thermal blankett fà dòr de glòria.

Toa l'è 'st'America, sto biscottìn(l'è quasi vera la fin de 'sta stòria),sarà tò el doman, good night, principìn.

“Trii o quattr'ann, giacchètta e papillon, ri-vaa a Lampedusa del Congo a travèrs la Libia. La mamma la gh'aveva dii che el saria staa el viagg pussee important de la soa vita, che in America l'avarien brasciaa sù cont ona gran fèsta e 'lora gh'era de vestiss elegant...”

Daniele Gaggianesi

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/03/21/foto/quel_bimbo_sceso_da_un_barcone_con_giacca_e_papillon_gli_avevano_detto_vestiti_elegante_ci_accoglieranno_bene_-135985494/1/#1

ASCENSION

L'era el moment de ciappà sù i mè strascd'ascend vers l'alt di ciel, de volà via,slusent, radios, con slargaa foeura i brasctra musich celestial, in armonia

I alter col nas alari, in genoggione pien de grazia dent l'adorazion

Finii el mè temp, finida la missionvardavi giò per terra, con rimpiant:lassavi la mia mama col magontutta la gent, i amis -che sarann sant-

Lassavi solla, a piang la Magdalènascrusciada in d'on canton, colma de pèna

La mia passion, el Gòlgota, el Calvarieren staa proeuv de gran sopportazionEl Caifa, poeu el Pilatt come aversarie prima el Giuda, con la soa delazion

El fel del Peder ch'el me discognossla frusta, i spinn, la cros, el mantell ross...

E pur el coeur me balla in del costaasolcaa 'me terra da lama de scilòriaPù de trent'ann 'me òmm, m'hann segnaaVita mortal, l'è nient, confront la glòria...

...e allora cosa l'è 'sto smarrimentperchè me senti inscì, pien de sgoment?

La mia Terra, el mè fiumm, l'odor del panel vin, l'unguent che da consolazionI fiolett tegnuu in scòssa e poeu i mè manche sanen, dann soliev, benedizion

la mia gent, che la vosa e la me brasciache la me piang e adòss i pagn se strascia

Pader, come l'è grev scernì l'amorde sbassà el coo, per professà obedienza!Sbiottass di sentiment, staccass de lorinscì imperfett, ma pien de consistenza

Uman, fallibil, s'ciav di sò peccaae pròppi per 'sti fatt, talment amaa...

Desora i nivol, te see 'dree a cercamminsèma coi tò angiol sbarlusentAnca 'sta vòlta pòdi nò... salvamml'è stabilii, inesorabilment

El mè pader mortal, che l'è già lì'dess el me ciama e a lù disi el mè: “Sì”...

Paola Cavanna

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18 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

LEGGIUU E SCOLTAA

ESTAA : ON TEMPORAL

In del ciel nivol bassnegher grev,caregh d’acquase corren ‘dree rabbios.

On vent furiosch’el boffa de travers,scorliss i ramm e ’l sbiòtta i pient di foeuj.

La gent la slonga el pass, la va de pressa,se sent giamò in de l’ariaodor de pioeuva.

Ona lusnadala s’ciariss el ciel,on tron, on altere poeu giò acqua a secc.

L’è mej fermass,i strad hinn pocciacher,moeuves adessvoeur dì pròppi andà a maeuj.

De bòtt tutt finiss, torna el serendenanz... l’asfalt bagnaael buj, el fuma,velaa... se ved sul sfondl’arcobalen.

Alarico Zeni

LA RASPADÜRA

La raspadüra l’ha gh’ha origin da ona natural disposizion di paisan d’on temp “al tegnì de cunt” donca buttaven via pròppi nient. Nissun l’ha certificaa stòricament quand l’ha cominciaa a vess raspadüra ò almen el perché. Se gh’ha de savè che la forma, de formagg grana, per tirà foeura i rizzol che l’è la raspadüra, l’ha gh’ha nò de vess stagionada ma pròppi giovina. Gh’è nò de pensà che “ i ludesan, largh de buca e strett de man” sacrificassen ona bella forma de formagg grana, tanto savorida, per dopralla inscì… De principi l’è pensabil che a la raspadüra fudessen destinaa i form giovin che per on quai difett sarien andaa a mal. S’è pensaa allora de utilizzai al mej e subit, col grattà via la crosta su voeuna di dò facc pian, se passava a raspai col doperà on cortelasc pientaa in vertical ch’el sortiva i rizzol bèi gustos, l’è insci che l’ha cominciaa a vess… la raspadüra. El cald savor del formagg grana el conquista el ciel de la bocca, e’l fa vegnì voeuja de bev del vin ross, quell bon. Fina ai ann 50-60 del sècol passaa, i òst pussee furb metteven sul tavol on bell piatt de raspadüra, gratis; ch’el regall, el vegneva ripagaa da ordinazion de vin che la raspadüra… la ciamava.

RASPADÜRA

El formagg l’è formagg grana stagionaa el gh’ha nò de vess, ona forma bella sana che se pò raspalla adess. Tanti rizzol la madura bèi savorii, tucc de gustà el sò nòmm l’è: raspadüra ludesana… e poeu, sognà.

Mara Chierichetti

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LEGGIUU E SCOLTAA

Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 19

EL SENTEE

El témp el slisa via el se ferma mai…dedree ’l cantonon alter dì el se fa vedè.On bon cafè el me da l’inviada:inspira on’energiache la m’inzigaa tirà innanz per la mia via. E mì voo intorna con la mént pessegada,on pass ’dree l’altercome vess ligaa a andà…on’ imposizionche la sègna el senteedel mè percors de vita. Giòi, cruzzi, profumm, color,sensazion, sfumadur,sô, acqua, terra, luse… ona cros!L’oeugg el corr a vardalla…l’è come se la mia esistenza la fuss lì sora imprèssa. L’è la mia animache la se riflettde là de la vita…la va a speggiassin di oeugg d’on fiolett,sénza omber né peccaa,che’l cerca el sò domane che le portarà a domandass:“Chi son mì?” “Perchè?”“Signor …iuttom a capì!” El Mistéri l’è el ver messagg…s’ciav de la nòstra presenza,domà la fedne da confòrt. El nòster sentee l’è segnaadì …dòpo dì…

Ci congratuiamo con il nostro socio Alberico Contursi che ha ricevuro il secondo premio al concorso il Pennino d’Oro con la poesia “El sen-tee”.

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20 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

La Milano di Ambrogio è pure la “Mediolanum” che fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 292 d.C. al 404. Era il tempo storico in cui il vasto Im-pero era suddiviso fra due Imperatori e due Cesari in cui albergavano indidiose eresie, non ultima quella di Ario, mentre faceva sempre più capolino la viva realtà della fede cristiana. La religione di Cristo fu proprio a Milano ufficia-lizzata nel 313 d.C. da Costantino Imperatore da un Editto o più precisamente da un “Rescritto” che raccomandava alle autorità territoriali imperiali tol-leranza e riconoscimento verso i sostenitori della nuova fede. La città era stata conquistata dai romani nel 222 a.C. vivendo la condizione “castrense” similmente ad un forte avamposto militare. Più tardi, nell’epoca augu-stea del primo Impero gli fu riconosciuto il rango di capitale dell’XI regione, la Transpadania, come im-portante sito commerciale, viario e militare verso La Gallia ed altri territori germanici del Nord. A partire dal 292 d.C. come capitale imperiale d’Oc-cidente sede dell’Imperatore Massimiano oltre che del Prefetto Pretorio, Milano ricevette un impianto urbanistico e monumentale di tutto rispetto. Nel giro di mezzo secolo furono erette la basilica di S. Tecla (sul sito dell’attuale Duomo), S. Lorenzo (annessa al palazzo imperiale) ed il suo suggestivo sagrato avvolto dalle armoniose 16 colonne con le cappelle di S. Ippolito, S. Aquilino, S. Sisto e la si-lente e raccolta S. Eustorgio. Al tempo di Ambrogio, proclamato vescovo “vox populi nel 374, nel pieno della contesa fra ariani e cristiani della prima fede, Mediolanum poteva con-tare circa 150.000 abitanti. Dal 374 al 397 il grande Vescovo trasformò il volto urbanistico della città costruivendovi quattro solen-ni basiliche lungo le grandi vie che si muovevano dall’antico centro-città. La Basilica “Martyrum”, fondata nel 386 per onorare i tre martiri Vittore-Felice-Nabore, poi più avanti nel tempo dedicata a S. Ambrogio. Quella “Virginum”, ora S. Simplicia-no, ad onorare il Santo che insegnò il catechismo ad Ambrogio e ad Agostino, la Basilica “Apostolorum”, oggi S. Nazaro, a ricordo dei primi Apostoli di Gesù

e quella di S.Dionigi la cui collocazione è ancora ignota. Con la scomparsa di Ambrogio e la fine del IV secolo il riassetto urbanistico della città si poteva ritenere conseguito. Il nuovo volto cittadino fu goduto da Te-odosio Imperatore che volle che la nuova religione cristiana fosse riconosciuta ufficialmente dallo Stato, nonostante convivesse con la crescente pressione dei popoli germanici ai confini dell’impero. Questo fino a quando Onorio, figlio di Teodosio, che gli successe al seggio imperiale,constatata la poca si-curezza dei confini, decise nel 402 di trasferire la ca-pitale da Milano a Ravenna più sicura perchè protetta dalle paludi padane e provvista di un ben attrezzato porto e di agevoli collegamenti stradali con Bisanzio, capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Da allora Milano soffrì un periodo di decadenza ri-prendendosi solo con l’arrivo del Longobardi, alla fine del VI secolo, aprendo così un’altra significativa e grande pagina di Storia.

Milano ai tempi di Ambrogio VescovoCapitale dell’Impero Romano d’Occidente per oltre un secolodi Osmano Cifaldi

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Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 21

Lattuga, insalata appetitosadi Fior-ella

VEDRINA DE LA BOTANICAa cura di Fior-ella

Pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Com-posite, sottofamiglia Liguliflore.Il fusto della specie spontanea, Lactuca virosa, può raggiungere anche un metro in altezza, cresce nei bo-schi e luoghi sassosi è considerata pianta officinale ricca di succhi lattiginosi utilizzata per le proprietà medicinali, ma velenosa.La più nota e commestibile è la Lactuca scariola var. sativa, largamente coltivata da seminare tra gennaio/febbraio, poi da trapiantare in marzo/aprile su terre-no concimato e lavorato. Si raccoglie, prima del suo sviluppo floreale in estate e vengono usate le foglie fresche. Tutte le parti di questa pianta sono percorse da una fitta rete di vasi laticiferi, dal latice bianco giallastro che si rapprende all’aria e costituisce il cosiddetto Lactucarium, dal principio amaro - Lattucina e Lat-tucerina, solubile in alcool e in etere, latice estratto per incisione dalle parti fresche del fusto della pian-ta, al momento della fioritura. Le foglie basali in rosetta sono tenere con grande nervatura centrale. I fiori sono piccoli gialli in capolini che compongono una pannocchia.I frutti, gli acheni di color grigio bruno, hanno forma allungata.Il nome deriva dal latino Lactuca = latteAppellata anche come pianta “ricca di latte” per la sostanza lattiginosa contenuta nei gambi, sostanza un tempo raccolta in recipienti per produrre il Lactuca-rium, poi seccata al sole e tagliata a pezzi di sapore amaro, era considerata efficace quale cura per preve-nire malattie della stagione invernale, raffreddamenti o dolori reumatici. Nella medicina popolare era usata già nell’antico Egitto e la sua figura è disegnata sui muri delle tom-be egizie. Ritenuta pianta lunare per questo motivo era consumata nelle cerimonie funebri per guidare il defunto nella nuova dimora.Dai Romani era considerata una pianta da insalata delle più appetitose e salutari.In epoca repubblicana era presente nella dieta quoti-diana sempre a fine pasto, ma anche usata in zuppe e minestre.In epoca successiva considerata insalata estiva per eccellenza indicata per le proprietà calmanti, emol-

lienti, rinfrescanti con un notevole contenuto vitami-nico ed ottimo antidoto contro l’insonnia.La ricetta per l’insonnia è la seguente:- bollire in un litro di acqua per 20’ un paio di man-ciate di foglie, colare ed assumere questo decotto la sera prima di coricarsi.Foglie di lattuga bagnate con olio sono utili in cata-plasmi per lenire arrossamenti della pelle, gonfiori e la cura dell’acne.Studiosi di botanica come Discoride la giudicavano pianta fredda come l’acqua di una fontana, perchè composta per il 95% di acqua e del suddetto succo lattiginoso il Lactucarium, che esercita azione seda-tiva ipnotica e analgesica.Si raccomandava come medicinale molto efficace anche per la cura degli occhi, come dimostra l’aquila che, strappata una foglia di questa pianta, con il suo succo si bagna gli occhi per rendere la vista più acuta e contemplare dall’alto la natura o individuare me-glio la preda. Tra il XVI e XVIII sec venne chiamata “lattuga” la gala di tela o pizzo pieghettato – la gorgiera - come guarnizione del collo e del polsi su abiti maschili di dottori dell’Università ed i preti.In dialetto milanese è chiamata erba bussola o lac-ciugaUna delle tante leggende racconta che Adone, aman-te adolescente di Afrodite, fu ucciso durante una caccia al cinghiale nel quale si era trasformato Ares, mentre si era nascosto tra le foglie di una coltivazio-ne di lattuga.

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22 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

Dopo vari slittamenti “...perchè l’hoo nananmò pre-sentaa...” o per altre motivazioni, mi sono risolto a presentare sul nostro Sciroeu l’ultima pubblicazione del nostro socio e consigliere Edoardo Bossi, “Ver-sasc d’on Versiroeu”, attirandomi probabilmente i suoi strali... Come sempre la modestia del nostro Edoardo (Edo per i amis) fa sì che non definisca questo un libro di poesie ma di Versasc e non si definisce poeta ma Versiroeu.Non mi voglio arrogare alcun diritto di critica ma mi sento tranquillamente di dire che invece Edoardo Bossi ha ben diritto di essere annoverato tra i Poeti meneghini di valore.Questa sua raccolta di poesie che segue “On quader-no per pensà per rid per ricordà” ha una caratteristi-ca, rispetto alle molte pubblicazioni di altri autori: non ha una prefazione, scelta anche questa che riten-go faccia parte del patrimonio del nostro Edo.Docente di grammatica dialettale presso il Circolo Filologico Milanese è spesso presente con il suo contributo nelle riedizioni dei vari libri di testo ri-guardanti il dialetto.Bossi si ricorda anche degli amici nel suo libro, tra-scrivendo le poesie di alcuni di loro nel capitolo “...bòtta e rispòsta...”.Impreziosito dai dipinti di Mitti Piantanida e Alba Bordini, invito, come sempre, alla sua lettura perché non potremo che trarne insegnamento.

Continua da pag. 10 - In carta Dice bene Edoardo Bossi:

Al poètta genialla glòriala ghe riva dòpo mòrt:e mì gh’hoo minga prèssa! Marco Valerio Marziale

Tranquill Edo, gh’emm minga pressa nanca numm, resta chì anmò per tanto temp, che a pagà e morì gh’è semper temp, e poeu spettom el tò pròssim liber.

INTERMEZZO di Edoardo Bossi

PORTÀ LA CONDIZIONL’è on’espression tipicament milanesa che la voeur dì “ portare il lutto”’Sta manera de dì la regòrda on’usanza romana che l’era quèlla de restà in lutt “sub conditione”; doveven, per òbbligh, evità de stà in pubblich, evità i teater, restà in dispart, vestì in manera modèsta, senza ornament ò birlinghitt, fass crèss la barba ecc. inscì per corruzion el “sub condicione” l’è diventaa “portà la condizion.

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CUNTA SÙa cura di Ella Torretta

El carteedi Ella Torretta

Continua a pag. 26

Ona profession che gh’è ancamò al di d’incoeu l’è la bottega de “cartoleria”, dai milanes ciamada Car-tera, da cartee/cartolee, ch’el vend carta e articol per scriv, paròla latina che riva da Charta ò dal grech Kartes, foeuj de papir.El protettor di cartee l’è Sant Antoni de Padova. I primm bottegh de Cartee a Milan hinn dataa XIV sec, come dimostraa da ona lettera del 30 luj del 1394, dove ona certa contessa Caterina Visconti l’or-dinava de conced al cartee Donnino de Pietrasancta, già fornidor de la Fabbrica del Dòmm, la bottega che l’era sòtta al porton del Brolett cont entrada da piaz-za Cordus, già bottega d’on tal Antonio Donego e passada poeu al “notaio Carlino”.Quand i cartee hinn diventaa numeros a Milan, per l’introduzion de la stampa, i cartee el 22 de giugn del 1495 hann decis de formà ona ”schola”, ciamada de S. Maria, con l’approvazion de Lodovico il Moro dove se stabiliva che el maester cartee el doveva vess iscritt in d’on register, avegh ona bottega, pagà “16 lire imperiali” per l’entrada a la “schola” e el pode-va minga avegh on garzon ch’el rivava da on alter maester.El garzon-apprendista domà dòpo on ann el podeva dervì ona bottega che però la doveva vess lontana da quella del maester almen ona trentena de meter.In del 1596 la “schola” l’è diventada Università con sta modifica: “per esercitare la professione dell’arte cartaria, ol-tre a pagare la tassa d’ingresso, è necessario dimo-strare la conoscenza dei vari tipi di carta, con espe-rienze apprese da un cartolaio, almeno per 6 anni”. Questi hinn i articol che ona vòlta se usava e che ven-deva el cartee:- la gòmma de matita, che l’era mòlla, quella per can-cellà la scrittura con la penna l’era pussee sabbiosa- el nettapenn, on strascett de stòffa per nettà i pennitt impastaa con la cròppa de l’incioster - i bottigliett d’incioster in diversi color- el sabbin, scatoletta cont i bus per fà scarligà foeura la sabbia che la sugava sù quell ghe che gh’era scritt. Dòpo hann inventaa la - carta sorbenta, montada su on tampon a mezzaluna cont el pomell, ciamaa anca scòcca- el cestin de la carta strascia e de la scamòffia - i lapis ò apis copiativ che se doveva bagnà con la

spua e dòpo scriveven color violett- i lapis de legnamee cont ona mina grossa per scriv misur e segn su qualsiasi material - el lapis de la maestra con la mina da ona part blue e da l’altra ross- I lapis coloraa, i “pastelli o matite colorate” che in fila ’me tanti soldaritt staven dent in d’ona scatolet-ta de tòlla, come i famos lapis “Caran d’Ache”, con stampaa sul coverc ona bella fòto del Cervin, sòlit regal de Natal. - astucc de legn ò de pezza- la penna d’òca ò la canetta dove se infilava i pen-nitt: michel, gobbin, de retond, torretta per imparà a scriv el gòtich ò cont ona bella calligrafia e tanti ghirigòri ò firifiss, minga come incoeu che gh’hann tutti ona sciampa de gaina, che el foeuj el par raspaa con la penna - quaderni a righ ò a quadrett per i primm ann de scòla- quaderni de musica, blòcch notes, album de disegn, righei, squadrett, puntin - scatolett de colla, la Coccoina- foeuj grand de disegn, carta crespada, carta velina, carta de pacch - bust de diversi dimension e color - l‘Abbecedari” ò liber de scòla, liber per i fioeu- per carneval, sacchett de coriandol e stell filant, ona quai maschera - scatol de carton cont la bella carta de lettera e i sò bust

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Progetto - creare e divulgare cultura attraverso la memoria collettivaRiproponiamo la stessa pagina del numero prece-dente per ricordare l’iniziativa promossa dalla Dot-toressa Cristina Cenedella, Direttrice del Museo Martinitt e Stelline, progetto che vede coinvolta e partecipe l’Accademia del Dialetto Milanese.L’evolversi dei lavori non sarà visibile in ogni nume-ro del Sciroeu, stante la complessità e le caratteristi-che temporali dei lavori stessi, ma ci sembra dove-roso continuare a pubblicizzarne l’esistenza affinché ciascun socio dell’Accademia ne sia consapevole.

Progetto - Creare e Divulgare cultura attraverso la memoria collettiva

Obiettivo generale - Accrescere la “cittadinanza culturale”

Nella società italiana contemporanea il consumo cul-turale è al di sotto delle medie europee. Il progetto vuole porsi come una possibile risposta a questa situazione e innalzare il livello di “attivi-smo culturale e di partecipazione”. L’idea alla base è che le Istituzioni Culturali, quali nella fattispecie archivi, musei, associazioni, fondazioni e scuole, possano giocare un ruolo chiave nel contrastare tali dinamiche rendendo più partecipate le loro atti-vità e proponendosi nei rispettivi territori come luoghi di aggregazione e di scambio. Le parole chiave di questo progetto sono: PARTECIPA-ZIONE, PLURALISMO E FRUIZIONE.

Il progetto intende raccogliere le testimonian-ze orali, documentarie e fotografiche di chi ha vissuto un preciso periodo storico nella Milano metropolitana: ossia il lavoro e il mondo del la-voro nel periodo della ricostruzione e della fase di profonda industrializzazione cittadina (1945-1980). Il risultato, attraverso la raccolta coordinata

delle testimonianze orali di coloro che hanno vis-suto nella seconda metà del Novecento, porterà alla realizzazione di docufilm, di laboratori didattici da proporre negli anni scolastici a venire, di un portale web, attraverso il quale ultimo si accompagnerà l’u-tente nella lettura dei documenti di archivio, nell’a-scolto di testimonianze e nella visione di fotografie d’epoca e deidocufilm prodotti. Sono previsti, inol-tre, incontri aperti a tutta la cittadinanza, per la pro-mozione dell’iniziativa e la proposta di partecipazio-ne attiva al progetto stesso.

Obiettivo specifico – Salvaguardare la memoria generazionale. Stimolare la partecipazione alla vita culturale di due segmenti della società: vec-chia e nuova generazione. Diffondere la cultura delle fonti, scritte e orali.I segmenti della società a cui si rivolge sono la vec-chia e la nuova generazione, di cui il progetto pre-vede una partecipazione attiva.

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SALUTE A MILANOa cura di Filippo Bianchi

I tumori della pelledi Filippo Bianchi

Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016 25

Quale è l’organo più esteso del corpo umano? Se pensate al fegato o al cervello siete in errore... l’or-gano più esteso del corpo umano è la pelle, con un’e-stensione di 1,5- 2 m² e un peso complessivo di circa 10 kg! Dalla pelle, come da qualsiasi altro organo, possono derivare alcuni tumori cutanei. Distinguia-mo essenzialmente due tipi di tumore della pelle: quelli che nascono dai melanociti, le cellule che pro-ducono il pigmento (melanina) ed altri che derivano da altre cellule che costituiscono l’epidermide vera e propria, dette cheratinociti.Dai melanociti possono nascere due tipi di tumore: i nevi (o nei), quelle macchioline pigmentate che, in numero estremamente variabile popolano la pelle di ognuno di noi, e sono lesioni assolutamente benigne, e il melanoma maligno, il quale invece è un tumore spesso aggressivo e che può dare metastasi in giro per l’organismo, per cui deve essere riconosciuto e trattato appena possibile. Purtroppo a volte nevi e melanomi sono molto simili alla visione a occhio nudo, ma esistono alcune caratteristiche in grado di differenziarli nella maggior parte dei casi. Una del-le regole più seguite, e facili da ricordare, è quella dell’ABCDE: A: Asimmetria nella forma (un neo benigno è generalmente tondeggiante, un melanoma è più irregolare); B: Bordi irregolari e indistinti nel melanoma, che spesso appare anche rilevato, mentre sono regolari nei nevi; C: Colore variabile, il nevo ha un colore marrone uniforme, il melanoma ha pa-recchie sfumature, che vanno dal marrone al nero al rosso, e a volte a zone addirittura chiare; D: Dimen-sioni vengono considerate “a rischio” le lesioni cu-tanee che hanno un diametro maggiore di 6 mm di diametro; E: Evoluzione bisogna insospettirsi quan-do, nell’arco di un breve periodo, si verificano mo-dificazioni nella forma, nel colore, nelle dimensioni di una lesione cutanea, oppure quando questa inizia a sanguinare spontaneamente.Anche dai cheratinociti possono nascere alcuni tipi di tumori cutanei, ma mentre per il melanoma la cau-sa è spesso sconosciuta, per queste altre neoplasie si sa che uno dei maggiori “colpevoli” è l’esposizione al sole; non per niente le sedi più frequenti di insor-genza sono quelle fotoesposte, soprattutto il dorso delle mani, la fronte, il naso e il cuoio capelluto. Esi-ste innanzitutto una lesione precancerosa chiamata

cheratosi attinica, che in genere compare dopo i 40 anni e si manifesta sulla superficie della cute, inizial-mente, come una piccola placca eritematosa ricoper-ta da squame o croste che modificano il colore della pelle in bruno-rossastro. I pazienti possono presenta-re un'unica lesione ben definita, o più lesioni meno definite che coprono una grande area di pelle. Le sedi più colpite sono quelle foto esposte: viso, dorso del-le mani, tronco anteriore e posteriore, ma soprattut-to cuoio capelluto dei soggetti calvi. Circa 1/4 delle cheratosi attiniche regredisce spontaneamente, men-tre fino al 60% può evolvere in carcinomi cutanei. Tra questi il più frequente è il basalioma (o epitelio-ma/carcinoma basocellulare), il quale si presenta come una placca eritematosa che cresce nel tempo e spesso tende a sanguinare; questo tipo di tumore cutaneo ha una crescita estremamente lenta, non dà mai metastasi tuttavia, se non trattato, può infiltra-re localmente i tessuti danneggiandoli in modo gra-ve. Il secondo tumore più frequente è il carcinoma squamocellulare (o spinocellulare); può insorgere in qualsiasi zona del corpo, ma si localizza di solito al labbro inferiore, ai padiglioni auricolari, al cuoio capelluto, al naso, al dorso delle mani. Quando è in-filtrante in circa il 5% dei casi può dare metastasi ai linfonodi regionali o a distanza, per cui è una lesione più aggressiva del basalioma. Tutte queste neoplasie sono in genere facilmente asportabili, l’importan-te è andare subito dal dermatologo quando sia ha il sospetto di avere una lesione cutanea “a rischio”. E cosa si può fare per ridurre il rischio di insorgenza dei tumori cutanei? Senza dubbio bisogna cercare di proteggersi dai raggi ultravioletti, per cui evitare di esporsi al sole nelle ore più calde e, quando ci si espone, indossare sempre cappello e occhiali scuri e utilizzare una protezione solare adeguata per il pro-prio tipo di pelle, applicandola più volte per garantire una copertura completa e continua.

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26 Sciroeu de Milan - Settember/Ottober 2016

Continua da pag. 9 - Poesia e stile

Continua da pag. 11 - Via Como

La via Milano è all’inizio della città, vicino all’Ospe-dale, ed è molto lunga. Chissà quante altre località italiane hanno una via Milano! Celebri i due storici comaschi Plinio il Vecchio (23-79) e il Giovane (62-112). Il Castello di Baradello, a 432 metri sul colle che domina Como, fu costruito nel VI secolo: la tor-re fu voluta dal citato Barbarossa. Nel 1277 Ottone Visconti sconfisse a Desio Napo Torriani, che fu rin-chiuso in una gabbia sulle pareti esterne dello citato castello e vi morì dopo vari mesi. Il Lago di Como si chiama Lario ed è ampio 146 km quadrati. Il dialetto comasco (Cumasch) appartiene al ramo occidentale della lingua lombarda, è simile al milanese, ma più duro foneticamente; è parlato anche nel Canton Ti-

cino. Milanesi e Comaschi sono, più che “Promessi Sposi”, molto lombardi: un misto di operosità, di di-screzione, di concretezza e di propensione al contatto con il mondo europeo, una tendenza a essere inter-nazionali, aldilà delle specifiche e radicate caratte-ristiche locali, bene interpretate dal quotidiano “La Provincia” di Como. Ci asteniamo dal citare quali possono essere anche i difetti. Una prova positiva è data comunque dalla frequenza e dalla presenza dei turisti, molti stranieri, alcuni dei quali restano. Cele-bri molte ville sul Lago di Como. Tra Milano e Como c’è la Brianza, dove talvolta ci si perde senza un “na-vigatore”. La Parrocchia di Corso Como a Milano è quella di Santa Maria Incoronata, una chiesa con una doppia fronte: la seconda voluta nel 1460 da Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza.

mazz / de sedolasc tirent a scovinett, / fior de barbis bej negher, spongignon / che paren spegascaa cont el carbon. // ...Vos ingossada, bassa, de grappatta, / che quand la se inrabiss la va in falsett: / trenta cavej sul coo cony ona natta / oientada in scima al crani per dispett: / Pes: on quintal e mezz, senza la tara, / donna ai sò temp...Adess l’è portinara>. Nella descrizione si sente innanzitutto i pittore, atten-to a certi particolari che definiscono il carattere del personaggio, come quella ‘bocca tajada drizza’; ma anche il ‘decadente’ o addirittura ‘crepuscolare’ ere-de di Wagner e di Rovani, in teoria, ma di De Marchi nella poesia viva: la totalità, la globalità dell’arte, che è una creazione dello spirito e che comprende tutte le arti: poesia, pittura, musica, danza. A questo canone

Barrella si mantiene fedele anche nella ‘Primavera’ (1933), ispirata dal ‘Canto dell’amore’ di Carducci: <...Sui pobbi tremma i primm fojett d’argent, / sui sces gh’è giamò verd tutt el sambugh, / sui riv spon-ta i violett a cent a cent / sui piant i gemm bauscen pien de sug, / e spetten domà el sol, domà el calor, / per sparà foeura verd a tutti i or: // In ciel va sù ona lodala a sgolass / incontra al sol e la se perd man man... / ’na rondina la vola giò bass bass... / Canta el coco in di bosch, lontan, lontan, / e ona ranet-ta verda, per la voeuja, / la s’cioppa de cantà, sora ona foeuja...> <...L’è on’emozion, l’è on brivid... l’è on torment, / ’na sofferenza, on monmd... l’è tutt, l’è nient... / l’è el son de festa de on gran campanon / ch’el batt e ch’el ribatt a tutti i or: / Amor, amor... amor, amor amor // L’Ave Maria...’me tarda a vegnì sera! / la s’è incantada anlee... l’è primavera!>.

- on quai belee de spend pòcch, ballett coloraa, fis’cett, remissei de còrda - pigòtt, la pigòtta con la faccia de porcellana e vesti-da come ona damina, l’era semper in vedrina e mi la rimiravi tutti i vòlt che ghe passavi arent- foeuj de carta colorada con stampaa, fiolett, animai vestii, angiolitt - se ciamaven Faccett - per i mas’c i foeuj gh’aveven stampaa soldaritt a loris che se scambiaven in stradaLa sciora Rosetta, la cartolera, quand rivavi mì, la tirava foeura da on tirett i foeuj di Faccett che la mia

mamma la me comprava e mi seri tutta contenta, per-ché domà in sta bottega trovavi quei che me piaseva. Adess i cartee gh’hann talment tanti articol che i fioeu sann nanca pù scernì quell che ghe pias pus-see, hinn mai content e voren domà quei che hinn de “mòda” con la firma famosa ò i hann rimiraa in la pubblicità a la Television.

GLOSSARIOBottega = negozio Cròppa = incrostazione Tirett = cassetto

Continua da pag. 23 - El cartee

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Firifiss

Rosangela Pradaolii su tela

Essendo le donne naturalmente piu’ portate al sacrificio,la non violenza le si addice.

Mahatma Gandhi

Gli uomini perdonano e dimenticano, mentre le donne perdona-no e basta.

Philippe Gerfaut

Si dovrebbe sempre guardare con sospetto a ciò che gli uomini hanno scritto sulle donne, giacchè sono allo stesso tempo giudici e parti in causa.

Immanuel Kant

Una donna assomiglia ad uno stato straniero, i cui costumi, lingua e politica non sono mai pienamente comprensibili per un uomo.

Coventry Patmore

Dio fece le madri perche’ non poteva essere ovunque contemporanemente.

Proverbio Ebraico

A woman’s tongue wags like a lamb’s tail.- La lingua della donna si agita come la coda di un agnello.

Proverbio inglese

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SCIROEU de MILAN

Il tema del 2016 per le pagine centrali, la copertina e l’ultima pagina “Persone non comuni” sarà dedicato a personaggi che si sono distinti per la loro opera o attività o, comunque, per motivi particolari. Artisti, sportivi, scienziati o persone semplici che hanno lasciato una traccia tale da meritare la nostra attenzione.

La prima donna laureatasi in Italia in giurisprudenza fu Lidia Poet, (1855 - 1949), appartenente a una famiglia valdese, che si laureò all'U-niversità di Torino nel 1881 e fu anche la prima donna ad essere iscritta a un ordine fo-rense. Purtroppo nel 1883 la sua iscrizione all'albo fu re-vocata a seguito di un ricorso

del Pubblico ministero alla Corte d'Appello di Torino in funzione del fatto che “la professione forense deve essere qualificata come un ufficio pubblico e come tale l’accesso è per legge vietato alle donne”. La Poet propose ricorso ma perdette anche il ricorso in Cassazione, i cui Giudici si rivelano ancor più restrittivi sentenziando che l'iscrizione sarebbe impedita da “ragioni d’indo-le morale e sociale". Si teme addirittura che le esigenze igieniche possano far perdere dignità alla toga, che le seduzioni femminili possano inquinare l’imparzialità della corte, che le stesse donne, considerate incostanti, possano arrivare anche a fare i Giudici. Teniamo presente che solo dal 1877 le donne furono ammesse a prestare l'ufficio di testimoni nei processi civili.