Abbonamento e 25 med · Gian Luigi Gigli Liborio Parrino Segreteria di Redazione: Michele Terzaghi...
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Associazione Italiana Medicina del Sonno I Sonno Med n.2 2009
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Sonno ed epilessia: uno scenario affascinante
I costi della medicina del sonno
Rivista ufficiale
Dormono le cime dei montiE gli abissi del mare
E i promontori lontaniE le forre profonde.
Dorme la stirpe degli animaliChe la terra nera nutre
E le belve feroci dei montiE la stirpe delle api
E i mostri nei gorghi profondi del mare di viola
dormono le stirpi degli uccellidalle ali grandi.
Stanotte dormiròStanotte dormirò anch’io.
Alcmane, Sparta VIII a.c.
Vol.2
Aprile - Giugno 2009ISSN 1972-6937
Abbonamento e 25
Associazione Italiana Medicina del Sonno II Sonno Med n.2 2009
Associazione Italiana Medicina del Sonno II Sonno Med n.2 2009
Editoriale 3
Carlos Schenck:l’RBD e la dissociazione tra stati Raffaele Manni 4
Sonno ed epilessia:due affascinanti universi paralleli Michele Terzaghi 8
Polisonnografi a:ma quanto mi costi? Janaina Medeiros 16
Cefalee e sonno:profi li nosografi ci e analisi differenziale Natascia Ghiotto, Alessandra Repetto, Giuseppe Nappi 19
Anticipo e ritardo di fase Enrica Bonanni, Elisa Di Coscio, Vitaliano Quaranta, Anna Choub 22
Flash Notizie in breve 24
Bollettino Aims 25
Direttore:Franco Ferrillo
Comitato di Redazione:Enrica BonanniAlberto BraghiroliGian Luigi GigliLiborio Parrino
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Finito di stampare Luglio 2009
ommarioS02 2009
AssociazioneItalianadi Medicinadel Sonno
Associazione Italiana Medicina del Sonno 3 Sonno Med n.2 2009
Associazione Italiana Medicina del Sonno 3 Sonno Med n.2 2009
L’Editoriale
Naturalmente li omini boni desiderano sapere. Leonardo da Vinci
Le manifestazioni parossisti-
che in sonno sono state consi-
derate di natura epilettica per
molti anni, da quando la mo-
derna elettroencefalografia ha
fatto irruzione nella medicina,
per opera di Herbet Jasper
nel 1935, fino alla descrizione
per mano di Gastaut e Brou-
ghton della possibile relazione
di sonnambulismo e pavor con
l’arousal. I loro nomi non a
caso rappresentano delle pietre
miliari nel mondo della neuro-
fisiopatologia e dell’epilessia.
Ancora oggi, a più di quaranta
anni dai loro lavori pionieri-
stici, e nonostante il fiorire di
ricerche e della nostra cono-
scenza su epilessia e sonno, gli
intimi rapporti connaturati alle
due manifestazioni conservano
molti aspetti da chiarire. Dalla
prospettiva clinica, la diagnosi
differenziale in alcuni casi è ar-
gomento vivacemente dibattuto
anche tra esperti.
Non è, quindi, senza trepida-
zione che questo numero tenta
di avvicinarci alla complessa e
vasta area di contatto tra son-
no ed epilessia.
Lo studio clinico dei due feno-
meni, quando indicato, richie-
de expertise sia al tecnico di
fisiopatologia che registra la
notte di sonno, che deve essere
pronto a testare appropriata-
mente il paziente e realizzare
montaggi a volte complessi, sia
al medico, la cui competenza è
conseguita con un’esperienza
specifica pluriennale.
In termini pratici, questi requi-
siti di tecnologia, tempi tecnici
e medici, esperienza e compe-
tenza si traducono in costi ele-
vati e difficoltà organizzative.
Un fattore limitante con cui,
ormai da tempo nella logica
manageriale che sta guidando
il Sistema Sanitario Nazionale,
confrontarsi per poter garan-
tire una adeguata assistenza.
Un’analisi dei costi legati alla
polisonnografia è mandato-
ria in quest’ottica, peraltro in
tempi di ridefinizione dei Li-
velli Essenziali di Assistenza
(LEA). Ci auguriamo che la
voce di quanti sono impegna-
ti nella medicina del sonno, in
tutte le branche che trasversal-
mente la compongono, possa
essere ascoltata nelle sedi di
competenza, e soprattutto tro-
vare risposte adeguate.
L’intervista a Carlos Schenck,
psichiatra e neurologo, ci al-
lontana dai mostri sacri pa-
dri fondatori dell’ipnologia,
per avvicinarci alla genera-
zione successiva, ossia a chi,
coprotagonista di importanti
progressi della nostra cono-
scenza, ha saputo inserirsi
autorevolmente in un mondo
già dischiuso alla luce, uscito
da quella inizialmente un po’
fioca e oggi all’infrarosso dei
laboratori del sonno.
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Carlos Schenck: l’RBD e la dissociazione tra stati
Professor Schenck lei ha iden-
tificato per primo, insieme al
Prof. Mahowald, nel 1986 il
REM Behaviour Disorder
come un disturbo del sonno
con caratteristiche peculiari.
Quali furono gli elementi cli-
nici che vi portarono a rico-
noscere in una serie ristretta
di casi la possibile esistenza di
un nuovo tipo di parasonnia?
“Ciò che ci colpì fu la ricorren-
za, in soggetti anziani, senza
antecedenti clinici di parason-
nie e senza alcun disturbo psi-
chiatrico né del temperamento,
di un comportamento ricorren-
te notturno, brusco e violento,
lesivo per sé e per il compagno
di letto, e che dava l’impres-
sione che i soggetti stessero in-
teragendo con ciò che stavano
sognando”.
Il dialogo tra scienze cliniche
e scienze di base non è sem-
pre facile. Qual è stata l’im-
portanza per voi neuroscien-
ziati clinici di mantenersi in
contatto con i ricercatori di
base nel campo del RBD?
“Senz’altro lo scambio d’idee
con i ricercatori di base o di
altre specialità, quale il Prof.
Morrison per esempio, è stato
reciprocamente utile. I modelli
sperimentali nel gatto e nel cane
sono stati di grande aiuto per
la comprensione della genesi
dell’alterato controllo motorio
nel RBD umano. Recentemen-
te ad Harvard è stato messo a
punto un modello di RBD nel
ratto, assai promettente nella
ricerca di base sull’RBD”.
Lei ha scritto un articolo sul
RBD nei cartoni animati Di-
sney. Cosa l’ha colpita, e cosa
le ha insegnato questa espe-
rienza?
“Questa è una domanda che mi
rimanda a un’esperienza affa-
scinante che ho condiviso con
Iranzo e Fonte, e che è stata poi
ripresa in una pubblicazione su
Sleep Medicine. Nei lungome-
traggi animati di Disney, Ce-
nerentola, Red e Toby - nemici
amici, Lilly e il Vagabondo,
sono presenti, grazie all’acuta
osservazione e all’immagina-
zione degli sceneggiatori del
tempo, 3 esempi di cani con
RBD “ante litteram”, uno dei
quali con disturbi dell’olfatto e
della memoria che evocano l’as-
sociazione frequente nell’uomo
di RBD e malattie neurodege-
nerative. A testimonianza che
l’osservazione attenta e senza
preconcetti del comportamento
animale e umano è fondamen-
tale nel nostro campo”.
I soggetti con RBD sono ag-
gressivi la notte e tranquilli
di giorno. Cosa le fa pensare
questo paradosso come psi-
chiatra?
“Lei si riferisce all’ottimo la-
voro di Livia Fantini e dei col-
leghi del San Raffaele di Mi-
lano, pubblicato su Neurology
Intervista a Carlos H. Schenck - Minnesota Regional Sleep Disorders Center,Hennepin County Medical Center and University of Minnesota Medical School Minneapolis - condotta da Raffaele Manni.
“Il soggetto è in uno stato che non è più pre-cisamente sonno REM, né veglia: una con-dizione con caratteri misti, uno stato in cui si sovrappongono sonno REM e veglia”.
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nel 2005. Il lavoro ha confer-
mato quella che è sempre stata
una nostra impressione clinica
circa la mitezza di questi pa-
zienti. L’esistenza di comporta-
menti opposti in veglia e sonno
dà un’idea della possibilità di
un’indipendenza del comporta-
mento umano nei due differenti
stati di vigilanza. È interessante
ricordare come ci siano dati in
letteratura circa una maggiore
incidenza di casi di malattia di
Parkinson nei soggetti con pro-
filo di personalità non aggressi-
vo, mentre d’altra parte si sa che
i soggetti con RBD sviluppano
frequentemente una malattia di
Parkinson nel corso della loro
vita. Il profilo di personalità
non aggressivo potrebbe esse-
re un marker biologico comu-
ne all’RBD e al Parkinson. Ma
questo è ancora solo un’ipotesi
ed è tutto da verificare”.
Insieme a Mahowald ave-
te proposto che le parason-
nie possono essere conside-
rate “stati dissociati”. Che
cosa intendevate con questa
espressione?
“Questo è un concetto cui ci
siamo dedicati a lungo con il
mio brillante collega e capo
di laboratorio Mark W Ma-
howald, nell’ambito di varie
pubblicazioni tra cui quella,
corredata da filmati in forma-
to DVD, “Sleep Runners: The
Stories Behind Everyday Para-
somnias” pubblicata nel 2007.
L’esperienza del RBD non è
un’esperienza conscia: mentre
il cervello è per quanto attiene
all’attività mentale, in fase di
sonno REM, l’attività motoria
è simile a quella della veglia.
Il soggetto quindi è in uno sta-
to che non è più precisamente
né sonno REM, né veglia, una
condizione, per così dire, con
caratteri misti. Uno stato in cui
si sovrappongono sonno REM
e veglia”.
Lei è un esperto dei risvolti
forensi delle parasonnie. La
diagnosi di queste manifesta-
zioni può essere complessa;
quali sono le caratteristiche
che portano alla corretta dia-
gnosi differenziale in questi
casi?
“Ci siamo dedicati moltissimo
a questo argomento. Abbiamo
creato un sito internet (www.
sleepforensics.org “Sleep Fo-
rensics Associates” SFA Web-
site - Minnesota Regional Sle-
ep Disorders Center) dedicato
ai problemi forensi che posso-
no derivare da comportamen-
ti violenti o comunque inap-
propriati nel corso delle varie
parasonnie, comportamenti
principalmente motori in caso
di RBD ma anche comporta-
menti erotici del tutto incon-
sci ed involontari, come nel
caso della cosiddetta sexsom-
nia, nel contesto o quale unica
espressione di parasonnia le-
gate al sonno NREM, in par-
ticolare da arousal da fasi pro-
“Lo scambio d’idee con i ricercatori di base o di altre specialità è stato reciproca- mente utile”.
Mark Mahowald e Carlos Schenck.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 6 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 7 Sonno Med n.2 2009
fonde di questo tipo di sonno.
Abbiamo proposto delle linee
guida (vedi “Paradox Lost:
Midnight In the Battleground
of Sleep and Dreams”) che
possono aiutare il clinico a di-
stinguere le varie forme di pa-
rasonnia dai disturbi psichiatri-
ci a espressione notturna e dai
fenomeni di simulazione. Tra
le caratteristiche cliniche, in
particolare del RBD, l’abituale
brevità degli episodi, l’amnesia
per gli stessi, il carattere brusco
dei movimenti che fanno pen-
sare a una difesa da un’aggres-
sione, orientano a una corretta
diagnosi. Nei casi fortemente
dubbi, si può ricorrere alla vi-
deo polisonnografia notturna
che è fondamentale anche per
distinguere gli episodi parason-
nici da alcune crisi epilettiche
notturne”.
Lei per primo, con Maho-
wald, ha documentato che
un’alta percentuale di pa-
zienti con RBD apparente-
mente idiopatico sviluppa
successivamente Malattia
di Parkinson o un Parkin-
sonismo. La nozione stessa
di RBD idiopatico è stata
messa in discussione. Cosa
ne pensa?
“Sì, sono d’accordo con
Montplaisir e Ferini Strambi
che mettono in discussione il
concetto di RBD idiopatico
e verosimilmente il termine
criptogenico è più appropriato.
Questo perché sappiamo che
fino al 60% dei RBD apparen-
temente idiopatici all’esordio,
evolve, con il tempo, in malat-
tia di Parkinson o in un Parkin-
sonismo. Inoltre nei cosiddetti
RBD idiopatici, anche quelli
che non evolvono, sono spesso
documentabili alterazioni si-
mili a quelle che ritoviamo nel
Parkinson.
È dallo studio istopatologico
post mortem del cervello nei
soggetti con RBD che ci aspet-
tiamo negli anni futuri infor-
mazioni utili in questo senso”.
Molti dati sperimentali e clini-
ci indicano che il RBD ha alla
sua base una disfunzione a li-
vello del tronco dell’encefalo.
I sogni di aggressione/difesa
sarebbero da interpretare,
secondo la teoria dell’attiva-
zione/sintesi di Hobson, come
il risultato dei movimenti ab-
normi durante la fase REM.
Altri dati, in particolare la
presenza di pattern motori
gestuali elaborati, suggeri-
scono il possibile coinvolgi-
mento di aree corticali moto-
rie. Qual è attualmente il suo
orientamento?
“Sono convinto che il tronco
cerebrale, nella zona del ponte,
sia l’epicentro della genesi del
RBD con la slatentizzazione
di pattern motorio comporta-
mentali arcaici e sono incline
a inquadrare il fenomeno oniri-
co di aggressione-difesa del
RBD nell’ambito della teo-
ria di attivazione-sintesi dei
sogni, elaborata da Hobson
e Mc Carley.
Per cui si potrebbe dire non
tanto che il soggetto “intera-
gisce con il sogno” ma che
“sogna i suoi movimenti”.
Tuttavia, è innegabile che
parte della fenomenologia
motoria e comportamentale
del RBD sembra implicare
l’attivazione di aree corti-
cali. A questo proposito, è
“L’osservazione attenta e senza preconcetti del comportamento animale e umano è fon-damentale nel nostro campo”.
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interessante ricordare come
Iranzo ha documentato il
possibile ruolo del lobo tem-
porale nell’RBD osservato
nel contesto di encefalite
limbica. È possibile quindi
ipotizzare che il coinvolgi-
mento del sistema nervoso
centrale nell’RBD sia a più
livelli”.
Recentemente abbiamo
ipotizzato che anche i neu-
roni a specchio potrebbero
essere coinvolti nella genesi
dei comportamenti del RBD.
Cosa ne pensa?
“È un’ipotesi piuttosto interes-
sante, anche se ritengo che ne-
cessiti di prove sperimentali e
un appropriato inquadramento
teoretico”.
Attualmente la terapia sinto-
matica del RBD può contare
su pochi farmaci; il clonaze-
pam è il farmaco più efficace.
Poco efficaci i dopaminoa-
gonisti. Qualche dato è stato
pubblicato sull’efficacia del-
la melatonina. A che punto è
la ricerca della terapia far-
macologica del RBD e quale
pensa debbano essere le linee
future di ricerca in questo
campo?
“Il clonazepam, e a basse dosi,
risulta efficace nel 90% dei
casi. Agisce sopprimendo l’at-
tività motoria fasica abnorme
durante la fase REM nel RBD.
Promettenti anche gli studi
sull’utilizzo della Melatonina
(6-15 mg) al momento di cori-
carsi, da sola o in associazione
al clonazepam. Agirebbe ripri-
stinando l’atonia. Un’efficacia
solo rara ed episodica dei far-
maci dopaminoagonisti è stata
segnalata recentemente in let-
teratura.
È stato segnalato che la paroxe-
tina, che negli occidentali può
indurre RBD, è paradossalmen-
te curativa di forme di RBD nei
giapponesi. È possibile che ci
siano differenze di risposta a
una stessa molecola per motivi
genetici”.
Quali dovrebbero essere negli
anni futuri le linee di ricer-
ca clinica e sperimentale nel
campo delle parasonnie?
“Penso che le indagini neuro-
fisiologiche possono portare a
importanti sviluppi. Credo che
siano importanti lo studio dei
fenomeni parasonnici asso-
ciati all’arousal sia attraver-
so la valutazione contempo-
ranea dell’EEG di superfi-
cie e profondità, linea por-
tata avanti in vari studi per
esempio dal dott. Nobili in
collaborazione proprio con
il vostro gruppo pavese, sia
attraverso la valutazione dei
pattern di sonno NREM se-
condo i criteri della lettura
microstrutturale di Terzano
e Parrino.
Senz’altro poi è importante
l’esplorazione delle comorbi-
dità tra i vari tipi di parasonnie,
tra parasonnie e sleep apnea,
parasonnie e narcolessia, para-
sonnie ed epilessia.
Devo dire che apprezzo mol-
to l’impegno e i risultati della
ricerca in questo campo di voi
studiosi italiani”.
La ringrazio davvero molto
per questa intervista e di aver-
mi fatto partecipare con la sua
pubblicazione sulla vostra rivi-
sta ai programmi educazionali
e divulgativi che l’AIMS porta
avanti sull’argomento del son-
no nel vostro Paese.
Raffaele ManniU.O. Medicina del Sonno
ed Epilessia IRCCS “C.Mondino” Pavia
ndr: l’intervista integrale al Professor Schenck è accessibile e scaricabile sul sito AIMS www.sonnomed.it
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Sonno ed epilessia:due affascinanti universi paralleli
Affacciarsi, anche solo attra-
verso un piccolo e compendiato
squarcio aperto tra i confini dei
due mondi, sul vasto univer-
so rappresentato da epilessia e
sonno, non può che conquista-
re il viaggiatore interessato, e
restituirlo a una frontiera molto
più labile e incerta di quella che
aveva lasciato.
Il sonno e l’epilessia sono,
infatti, fenomeni strettamente
interconnessi sul piano fisiopa-
tologico e clinico, i cui rapporti
sono ampi, complessi, e solo in
parte chiariti. In modelli speri-
mentali animali e nell’epilessia
umana, il ciclo veglia-sonno
modula le manifestazioni epi-
lettiche critiche ed intercritiche
(AEI) in vari modi, e ne è a sua
volta influenzato.
Il passaggio dalla veglia al
sonno è un connubio di com-
plessi fenomeni di attivazio-
ne-deattivazione alla cui base
sono connessioni reciproche tra
diverse aree cerebrali. Questi
fenomeni modificano l’eccita-
bilità corticale, cui sono sottese
a livello cellulare modificazio-
ni del potenziale di depola-
rizzazione di membrana e dei
canali ionici.
Proprio l’alterazione dell’elet-
trogenesi di membrana è la base
su cui si costituiscono le mani-
festazioni epilettiche. Sono
quindi gli stessi meccanismi
preposti alla generazione del
sonno, e i fenomeni elettrofi-
siologici che lo caratterizzano,
a costituire il terreno fertile per
l’estrinsecazione dei fenomeni
epilettici. Eventi con i quali
occorrono relazioni biunivo-
che, in quanto da una parte il
sonno e la privazione di sonno
Fig. 1. Epilessia idiopatica dell’adolescenza a parossismi centro-temporali: progressiva attivazione del focolaio centro-temporale destro dalla veglia (a), passando per fase di sonnolenza (b) e infine in sonno NREM(c-d).
Associazione Italiana Medicina del Sonno 8 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 9 Sonno Med n.2 2009
possono costituirsi come fat-
tore facilitante manifestazioni
epilettiche, dall’altra le crisi
epilettiche possono influenzare
il ciclo veglia-sonno.
Anomalie Epilettiformi
Intercritiche (AEI)
L’attivazione in sonno delle
AEI o la loro comparsa è una
situazione frequente in varie
forme di epilessia, sia dell’età
adulta sia di quella pediatrica,
ed è più frequente in sonno
NREM e nei periodi di transi-
zione coinvolgenti queste fasi
di sonno.
Le fasi NREM e REM sono
governate da processi elettrofi-
siologici discordanti che risul-
tano in un effetto contrastante
sull’occorrenza delle AEI: si
osserva, in linea generale, un’at-
tivazione delle AEI e una loro
possibile diffusione sia omo-
sia controlateralmente in sonno
NREM, mentre l’occorrenza
di AEI risulta paragonabile a
quella osservabile in veglia, sia
in termini di frequenza sia di
distribuzione topografica (mag-
gior focalizzazione delle AEI
nelle forme non generalizzate)
in sonno REM. Emblematica
dell’attivazione di AEI in
sonno è la comparsa di traccia-
to a punte continue nel sonno
lento (CSWSS), nel quale oltre
l’80% del tracciato di sonno
lento è occupato da AEI, e che
annovera anche variabili con
distribuzione non diffusa delle
punte-onda, o una percentuale
meno elevata di rappresenta-
zione di tali AEI.
Sonno NREM
L’eterogeneità del sonno
NREM si traspone in diffe-
renti proprietà di attivazione:
i sistemi oscillatori sincroniz-
zanti talamocorticali (loop neu-
ronale cortico-talamo-corticali
e network della reticolare del
talamo) e corticali (oscillazioni
ultralente) possono associarsi
in maniera selettiva alle AEI.
Fenomeni fasici, quali k-com-
plex e fusi del sonno, posso-
no accompagnarsi a figure di
punta, polipunta e punta-onda
prevalentemente in forme gene-
ralizzate. La possibile associa-
zione tra un evento epilettico,
generalizzato o focale, ed even-
Fig. 2. Comparsa di anomalie parossitiche prevalentia destra in corrispondenza di breve fase di sonnolenza (rallentamento globale dell’attività con scomparsa dell’attività alfa).
Fig. 3. Attivazione di anomalie lente ed epilettiformi parossistiche diffuse al risveglio.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 10 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 11 Sonno Med n.2 2009
box 2
ti fisiologici del sonno si basa
sul fatto che i circuiti neuronali
responsabili della generazione
degli eventi fisiologici sono
gli stessi che possono generare
attività epilettiforme: input che
normalmente inducono la com-
parsa di fusi possono facilitare
la comparsa di punte-onda, e
l’aumento di iperpolarizzazio-
ne delle cellule talamocorticali
che induce il passaggio da fusi
a sonno lento, facilita la com-
parsa di attività epilettiche.
L’applicazione delle tecniche
d’analisi spettrale ha consen-
tito di analizzare quantitativa-
mente ed in maniera dinamica
tali aspetti mettendo in risalto
come le AEI siano in relazio-
ne con l’andamento del valore
assoluto dell’attività delta.
In alcune forme di epilessia
dell’età pediatrica tuttavia, le
medesime tecniche hanno evi-
denziato che l’attività nella
banda di frequenza propria dei
fusi correla in modo signifi-
cativo con la presenza di AEI
[Epilessia idiopatica dell’infan-
zia con punte centro-temporali,
epilessia idiopatica dell’infan-
zia con parossismi occipitali,
Sindrome di Landau-Kleffner,
epilessia con stato di punta-
onda continua in sonno lento,
epilessia generalizzata con
assenze dell’infanzia (“piccolo
male”)].
Sembrerebbe quindi che l’atti-
vazione in sonno delle AEI in
età evolutiva e in alcune forme
sintomatiche possa essere lega-
ta a fenomeni differenti rispet-
to a quelli identificabili in età
adulta.
Inoltre deve essere considera-
to un effetto facilitante sulle
AEI legato alle fluttuazioni
dell’arousal, codificato e siste-
matizzato nel Cyclic Alternating
Pattern (CAP). Fasi di maggior
arousal (fasi A del CAP) sono
associate significativamente a
maggior espressione delle AEI,
in particolare nella parte costi-
tuita da attività lenta. Nelle
forme focali idiopatiche dell’in-
fanzia l’attivazione, coerente-
mente con quanto dimostrato
dall’analisi spettrale, è invece
indipendente dal CAP.
Sonno REM
La desincronizzazione propria
del sonno REM fisiologico è
antitetica ai processi di sincro-
nizzazione del sonno NREM.
Da questo deriva l’effetto pre-
valentemente non attivante
sulle AEI e la loro tendenza a Fig. 4. Anomalie lente ed epilettiformi parossistiche diffuse in veglia (a) e loro attivazione in sonno NREM (b).
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rimanere focali.
Tuttavia è stata segnalata una
correlazione tra sonno REM ed
occorrenza di attività epiletti-
formi, intercritiche e critiche,
specialmente nelle strutture
limbiche medio-basali.
La focalizzazione e la riduzione
di AEI in fase REM non esclu-
de la possibilità di partenza di
una crisi epilettica, fenomeno
non così raro soprattutto nella
registrazione di pazienti con
crisi prevalentemente in sonno.
Epilessia e sonno
L’occorrenza di manifestazioni
critiche in relazione al ciclo
sonno veglia non costituisce un
asse primario nella classifica-
zione vigente delle epilessie e
delle sindromi epilettiche, tut-
tavia questa costituisce un cri-
terio di assoluto interesse.
Così il sonno o la sua pri-
vazione si configurano come
elemento utile nella diagno-
si sindromica delle epilessie
(affiancando la registrazione
EEG in veglia per valutare
l’organizzazione dell’elettroge-
nesi, la morfologia, topogra-
fia e grado di attivazione delle
AEI in sonno), dimostrando ad
esempio l’attivazione in sonno
delle AEI nelle epilessie idio-
patiche ad esordio infantile o le
sequenze rapide a 15-18 Hz e
le crisi toniche nella sindrome
di Lennox Gastaut.
Fig. 5. Attivazione di anomalie epilettfiormi in sindrome di Lennox Gastaut: scariche di polipunta e punta-onda bilaterali di ampio voltaggio.
Fig. 6. Stato di punta-onda continuo in sonno lento (CSWSS o ESES).
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box 3
Esistono forme con espressio-
ne clinica prevalentemente in
sonno, come le epilessie idiopa-
tiche benigne ad esordio infan-
tile (epilessia “Rolandica” ed
occipitale di Panayiotopoulos),
l’epilessia indeterminata se
focale o generalizzata (con crisi
convulsive in sonno “Epilessia
morfeica”), forme focali come
l’epilessia frontale o temporale
notturne; forme ad espressio-
ne intimamente legata a fasi
del ciclo sonno veglia quali il
Piccolo Male mioclonico (con
mioclonie bilaterali simme-
triche o asimmetriche entro 2
ore dal risveglio, “Sindrome di
Janz”), l’epilessia con crisi di
grande male al risveglio (crisi
tonico cloniche al risveglio),
gli spasmi epilettici (frequente
l’esordio in cluster al risve-
glio).
A prescindere dalla classifi-
cazione sindromica, e conte-
stualizzando nell’eterogenea
dimensione clinica, la relazio-
ne tra ciclo sonno-veglia e
occorrenza di crisi nel sin-
golo paziente può assumere
caratteri peculiari e costanti,
con prevalenza o esclusività di
rapporto con una condizione
del ciclo sonno/veglia o con
la transizione tra i due stati,
soprattutto in alcune forme
focali (ad esempio la ricor-
renza di manifestazioni criti-
che in sonno nelle displasie
tipo Taylor, verosimilmente
indipendentemente dalla loro
sede). Dal punto di vista clini-
co, inoltre, spesso sussistono
differenze tra il sonno diurno
(nap) e quello notturno, e non
va mai dimenticato il ruolo
della privazione di sonno nello
scatenare specifiche manife-
stazioni epilettiche (differente
sensibilità delle varie sindromi
epilettiche, marcata per esem-
pio nella Sindrome di Janz).
NFLE (Nocturnal Frontal
Lobe Epilepsy)
Inizialmente descritta da
Lugaresi e Cirignotta in cinque
soggetti con episodi motori di
breve durata ricorrenti con com-
ponenti distonico-discinetiche
insorgenti in sonno NREM, la
NFLE può ancora oggi rappre-
sentare una sfida per i clinici
chiamati a distinguere manife-
stazioni ascrivibili alla NFLE
da eventi parasonnici.
Gli attacchi notturni che carat-
terizzano la NFLE variano in
intensità e durata e costituisco-
no un ampio spettro di manife-
stazioni motorie. Le manifesta-
zioni più eclatanti, e che meno
frequentemente in laboratorio
lasciano adito a dubbi, sono
crisi ipermotorie “agitate”, con
espressioni motorie complesse,
stereotipate, a volte bizzarre,
talora con oscillazioni ritmiche
o di basculamento del bacino
o degli arti, più o meno finali-
stiche, con o senza componenti
distoniche, che possono sfo-
ciare, non frequentemente, in
manifestazioni deambulatorie
(“wandering” o sonnambuli-
smo epilettico). Al loro fianco
possono essere presenti brevi
episodi ad espressione mag-
giormente sul versante com-
portamentale, definite arousal
Fig. 7. Arousal confusionale (espressione di Epilessia Frontale Notturna) ad esordio da fase 3-4NREM. Non è possibile rilevare anomalie epilettiformi an-tecedenti all’episodio, durante il cui svolgimento l’artefatto da movimento ma-schera l’attività EEG.
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parossistici, in cui il pazien-
te sembra svegliarsi, in modo
improvviso e brusco, talora con
emissione di fonemi o frasi
più o meno intellegibili, con
espressione neutra od impauri-
ta/confusa.
Nella forbice costituita da que-
sti due estremi, è presente una
varietà pressoché continua di
espressione motorio-comporta-
mentale. Inoltre è infrequente,
almeno durante video-polison-
nografia, che un soggetto pre-
senti una sola categoria di crisi,
che tendono invece a sovrap-
porsi nello stesso paziente.
L’osservazione che gli episodi
più brevi possono essere parte
di quelli più complessi ha por-
tato a formulare l’ipotesi, poi
documentata, che, superando
un difficile tentativo di siste-
matizzazione delle crisi, esista
una continuità data dalla pro-
gressione della scarica su aree
corticale adiacenti. Il paroxy-
smal arousal e le varie manife-
stazioni motorie parossistiche
in sonno sarebbero differenti
manifestazioni della stessa con-
dizione patofisiologica dovuta
al focolaio epilettogeno.
Le crisi della NFLE sono for-
temente modulate dalle fluttua-
zioni dell’arousal (CAP).
Il rilievo EEG risulta normale
in veglia ed in sonno in circa
la metà dei casi; e anche in
fase ictale risulta spesso non
informativo, per la presenza di
artefatti o per l’assenza di pat-
tern suggestivi di una scarica
epilettiforme.
La mancanza di sicure anomalie
epilettiformi all’EEG di scal-
po, la sensibilità delle manife-
stazioni critiche della NFLE
verso l’arousal, la segnalazione
di un’elevata prevalenza (circa
un terzo dei casi) di parason-
nie dell’arousal nella NFLE,
nello stesso periodo di vita o in
periodi antecedenti, insieme a
un’elevata familiarità crociata
dei due ordini di disturbi, con-
tribuisce a rendere ragione della
possibile difficoltà nel proces-
so di diagnosi differenziale nei
confronti delle parasonnie.
La risposta al trattamento non si
discosta dall’andamento gene-
rale delle epilessie, con una
percentuale di farmacoresisten-
ti attorno al 30%, con correla-
zione tra numero di episodi al
Fig. 8. Ipnogramma in soggetto con NFLE: si noti come gli attacchi (in neretto nella riga soprastante) si associno a risvegli e frammentazione del sonno, con globale alterazione della struttura dello stesso.
Fig. 9. Crisi tonica in soggetto con sindrome di Lennox-Gastaut.
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mese e probabilità di resistenza
al trattamento.
Comorbidità
Interessante sul piano clinico
e fisiopatologico è la possibi-
le interazione tra le patologie
del sonno ed epilessia, come
è facile immaginare dati i noti
(e solo in parte qui descritti)
rapporti tra meccanismi ipno-
genici/struttura del sonno da
una parte e fenomeni epilet-
tici elettrofisiologici e clinici
dall’altra. A fronte di sia pur
scarse ma crescenti evidenze
scientifiche, il livello di con-
sapevolezza dell’entità e della
possibile rilevanza della cor-
mobidità epilessia e disturbi del
sonno non è elevato anche nel
contesto della medicina specia-
listica, tuttavia la comorbidità
epilessia e patologie del sonno
è potenzialmente importante
sul piano clinico con risvolti
diagnostico differenziali e tera-
peutici non trascurabili.
Parasonnie dell’arousal (Son-
nambulismo, Pavor notturno
e Risveglio confusionale)
L’associazione di maggiore
interesse, sia clinico sia fisio-
patologico, è, come accennato,
quella con l’epilessia fronta-
le notturna (NFLE), nella sua
forma sporadica e familiare.
È stata avanzata l’ipotesi che
manifestazioni NFLE e le
parasonnie dell’arousal possa-
no, anche sulla base di fatto-
ri genetici, condividere mec-
canismi fisiopatogenetici che
avrebbero background comune
in una disfunzione dei mecca-
nismi dell’arousal, con attiva-
zione di pattern motorio-com-
portamentali, fenomenologica-
mente molto simili, innati nel
nostro sistema nervoso centrale
(secondo la “teoria del caril-
lon” di Tassinari).
Sono allo studio, e già proposti,
vari tipi di standardizzazione
clinica e clinico-strumentale
per agevolare la differenziazio-
ne in campo clinico delle due
manifestazioni.
Parasonnie del sonno REM
Una comorbidità REM Beha-
vior Disorder (RBD) e crisi epi-
lettiche è attesa, in termini epide-
miologici, a partire dalla mezza
età (tipica di esordio del RBD)
con possibili comuni determi-
nanti eziologiche da patologie
cerebrovascolari e neurodege-
nerative ed è segnalata aneddo-
ticamente in letteratura.
L’interesse della comorbidi-
tà RBD-crisi epilettiche, è sia
clinica, per la possibilità di
misdiagnosi di RBD per crisi
focali in sonno e viceversa,
sia fisiopatologica. È noto che
l’RBD è caratterizzato princi-
palmente da discontrollo moto-
rio in sonno REM, rappresenta-
to da perdita dell’atonia musco-
lare fisiologica e incremento di
attività fasica motoria.
È stata elaborata l’ipotesi che,
in caso di comorbidità, potreb-
be occorrere anche nell’uo-
mo una facilitazione dell’oc-
correnza di crisi epilettiche in
sonno REM come osservato in
modelli animali con epilessia
focale (kindling) e generalizza-
Fig. 10. Crisi a partenza dalle derivazioni occipitali di sinistra dopo attivazione delle anomalie epilettifromi focali in sonno NREM.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 14 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 15 Sonno Med n.2 2009
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BIBLIOGRAFIA
ta (penicillinica) e contestuale
discontrollo motorio in sonno
REM indotto con procedure
chimiche o lesionali. Tuttavia
tale possibilità è puramente
speculativa e non vi è alcuna
documentazione che questo in
realtà avvenga nell’uomo.
Epilessia e Sleep Apnea
Ostruttiva (OSA)
Non è definitivamente chiarito
se la comorbidità epilessia e
OSA derivi da fattori casuali o
causali, tuttavia l’associazione
non è indifferente. Instabilità
e frammentazione del sonno
(ruolo facilitatorio dell’arou-
sal), entrambe indotte tipica-
mente dall’OSA, favoriscono
l’occorrenza di fenomeni epi-
lettici. Dati aneddotici e siste-
matici documentano che un
efficace trattamento dell’OSA
con ventilazione notturna porta
a un significativo miglioramen-
to nel controllo delle crisi.
Va ricordato infine che l’OSA
può creare problemi di diagnosi
differenziale: le stesse apnee
o movimenti parossistici legati
all’arousal di fine apnea pos-
sono essere interpretati come
manifestazioni epilettiche, in
particolare correlate ad epiles-
sia frontale notturna.
Relazioni reciproche
La ricorrenza di scariche inter-
critiche ed episodi critici in
sonno porta ad una destrut-
turazione del pattern ipnico,
e determina un aumento delle
fluttuazioni dell’arousal. Questa
instabilità, oltre a favorire la
ricorrenza di eventi epilettici,
può ripercuotersi negativamen-
te sui livelli di vigilanza diur-
na e favorire manifestazioni
parossistiche non epilettiche in
sonno, di varia natura.
In soggetti con NFLE e disturbo
dei movimenti periodici degli
arti in sonno (PLMs) associato
alla ricorrenza di AEI, è docu-
mentata la risoluzione dell’ec-
cessiva sonnolenza diurna con
exeresi chirurgica del focolaio
epilettiforme.
Michele TerzaghiU.O. Medicina del Sonno
ed Epilessia IRCCS “C.Mondino” Pavia
Associazione Italiana Medicina del Sonno 16 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 17 Sonno Med n.2 2009
Polisonnografia:ma quanto mi costi?
L’esame più importante per il
riconoscimento e la diagnosi di
molti disturbi del sonno e per
la valutazione della sua qualità
è la polisonnografia (PSG), che
consiste nel dormire in un labo-
ratorio collegati a sensori che
possono monitorizzare, in diversi
canali, diverse variabili fisiologi-
che, sotto la supervisione di un
tecnico specializzato che gesti-
sce l’apparecchiatura per con-
trollare che i dati siano registrati
bene. Il medico è poi responsa-
bile dell’analisi dei dati e della
valutazione clinica del paziente,
prima della diagnosi finale.
Una PSG può aiutare a dia-
gnosticare numerosi problemi
del sonno come le parasonnie,
i disturbi del movimento, rus-
samento ed apnea, che rappre-
sentano alcuni tra i più comu-
ni disturbi del sonno. Una PSG
richiede tecnologia, personale
dedicato, professionalità e espe-
rienza. Tuttavia, in Italia il costo
di personale è alto e questo, a
volte, limita l’accesso all’esame,
pur essendo un esame impor-
tante anche per prevenire altre
morbidità e malattie collegate
come ipertensione, impotenza
sessuale, insufficienza cardiaca,
problemi di memoria, attenzione
e concentrazione.
Il primo passo per diminuire
il prezzo di un test o esame è
l’analisi dei costi, soltanto dopo
questo approccio e con la cono-
scenza dettagliata dei costi che
compongono il prezzo finale
presentato, riusciamo a creare
sistemi più efficienti e di rispar-
mio che dobbiamo conoscere per
gestire al meglio le risorse e per
poter valutare fino a che punto
il problema dei costi dipenda
dalla gestione locale oppure sia
dovuto a cause esterne. Esistono
solo poche informazioni nella
letteratura scientifica internazio-
nale sui metodi di valutazione
dei costi della PSG. Dati risalenti
al 2000 indicano che in Europa
il costo medio per una PSG fatta
in laboratorio era di 324 € (390
US$). In Australia, per esempio,
l’ammontare del rimborso del
sistema sanitario per esami come
la PSG è aggiustato annualmente
dal governo secondo un fatto-
re correlato al CPI (Consumer
Price Index); la tabella 1 mostra
il confronto tra alcuni paesi di
cui è stato possibile avere infor-
mazioni circa i costi di una sin-
gola PSG. In Italia, il SSN offre
un rimborso medio di 139,44 €
differenziato su base regionale.
Non è un errore, è proprio quanto
viene rimborsato. Tutti possono
chiedersi: “Come si fa per paga-
re tutti i costi derivati che sono
necessari per rendere possibile
una PSG? I costi di overhead e
per il personale?”
Cerchiamo di capire qualcosa di
più e di fare un pò di conti per
valutare quali sono i costi effet-
tivi di una PSG, in base a quante
ne facciamo annualmente in un
laboratorio.
La base di prezzo presentata qui
sotto è stata calcolata sulla base
di 220 PSG tradizionali, che rap-
presentano il range annuale pos-
sibile da realizzare impiegando
TABELLA 1Confronto dei costi per una singola PSG in diversi paesi.
PAESE COSTO PSG ANNO
Stati Uniti e 420,00 2008
Australia e 257,00 2008
Francia e 307,60 2008
Portogallo e 389,50 2008
Brasile e 320,00 2008
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un tecnico di neurofisiopatologia
esclusivamente per questa atti-
vità.
Per arrivare al prezzo medio,
è stato sommato il costo delle
variabili comuni in due modalità,
una quando la struttura sanitaria
ha gia acquistato le apparecchia-
ture necessarie per l’esame e altra
che contempla pure il pay-off
dell’attrezzatura, sulla base dei
tassi di leasing usati sul mercato.
Le altre variabili sono state calco-
late sulla base del numero di PSG
realizzate all’anno, a seconda del
numero di personale impiegato;
per le 220 PSG si è conside-
rato un costo di manutenzione
e materiale di consumo (2,5 €
per PSG quando si compra l‘at-
trezzatura; 3,5 € quando si ha
già l’attrezzatura), overhead (uno
sharing delle spese di funzio-
namento della struttura, incluse
quelle amministrative, di assicu-
razione, tasse, ecc), un tecnico
full-time e un medico part-time
per analizzare gli esami.
Per arrivare al costo unitario di
ogni PSG, la somma dei costi
elencati prima è stata divisa per
il numero di PSG fatte all’anno,
d’accordo con la struttura e le
risorse disponibili. Una volta
che sappiamo che il rimborso
del SSN ammonta a 139,44 €,
basta sottrarre questo valore del
costo unitario di PSG per sapere
quanto guadagna (o in questo
caso, perde) la struttura sanitaria
per fare ogni esame.
PSG = [po] + mt + o + t + m
nº PSG/anno
dove:
po = pay-off dell’apparecchia-
tura
mt = manutenzione e materiale
di consumo
o = overhead
t = tecnico
m = medico
Per ogni tecnico a contratto in
più, si possono fare altre 220
PSG, ma è ovvio che lo sharing
delle altre spese sarà pure pro-
porzionale. Un medico full-time
è capace di analizzare fino a 880
PSG/anno ed è l’unico costo che
possa aiutare a ridurre i restanti
costi per PSG.
È incredibile pensare che per
fare una PSG (nel range di 220/
anno), la struttura deve soppor-
tare un deficit di 219,20 € per
esame (considerando il pay-off
delle attrezzature). Le strutture
che non hanno bisogno di pay-
off (hanno già l’attrezzatura ma,
di conseguenza, hanno un costo
di manutenzione più alto) hanno
una spesa non coperta di 187,38
€ per ogni PSG. Se mettiamo
nel budget annuale questo defi-
cit, nella migliore delle ipotesi,
quando si ha già l’apparecchia-
tura e non si deve fare il pay-off
del leasing o finanziamento, in
un anno il laboratorio che fa 220
PSG deve considerare un deficit
di circa 40.000,00 €.
Ma qual è il problema? L’alto
costo delle attrezzature? Forse...
L’alto costo del personale?
Probabile… Ma principalmente
è il SSN, che da anni non valuta
che il rimborso offerto è quasi
irrisorio. E come fanno i labora-
tori del sonno per sopravvivere?
È una buona domanda.
Una PSG eseguita nel corso di
un ricovero ordinario, ove corret-
ta ed appropriata, probabilmente
viene coperta dal rimborso finale
globale. Tuttavia, i laboratori che
operano esclusivamente o preva-
lentemente in regime ambulato-
riale devono stare molto atten-
ti. Per non “chiudere bottega”
Variazione dei costi per PSG in relazione al numero di PSG effettuate per anno.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 18 Sonno Med n.2 2009
devono programmare un numero
minimo di questi esami in quanto
essi rappresentano una perdita
significativa dal punto di vista
economico. Questa perdita deve
essere bilanciata con l’esecuzio-
ne di un grande numero di esami
differenti che assicurano un mar-
gine di guadagno che, purtroppo,
è sempre piuttosto esiguo con i
rimborsi riconosciuti dal SSN.
È ovvio che questa situazione,
insieme alla relativa esiguità del
numero dei laboratori in grado di
offrire questo esame ed alla loro
non omogenea distribuzione geo-
grafica sul territorio nazionale,
rappresenta in molti casi una dif-
ficoltà insormontabile per molti
pazienti che pur avendone biso-
gno non possono accedervi, con
conseguente difficoltà di diagnosi
e di corretto intervento terapeuti-
co anche per patologie importanti
che interferiscono significativa-
mente con la loro qualità di vita.
Speriamo che il SSN riconosca
che, con questi costi, i laboratori
devono sviluppare le proprie atti-
vità per PSG quasi in modo “pro
bono”. E questo non si riferisce
soltanto al deficit insostenibile per
i laboratori, ma anche al peggio-
ramento del sistema salute nel
quale, in teoria, le persone devono
avere accesso agli esami necessa-
ri per il proprio buon stato di salu-
te e guarigione, ove necessario.
In sintesi, questo stato di cose è
negativo soprattutto per gli utenti
che, invece, dovrebbero essere i
più salvaguardati dal sistema.
Janaina MedeirosGiornalista ed economista([email protected])
TABELLA 2Composizione dei costi per un ipotetico laboratorio che esegua 220 PSG/anno e per un altro che ne esegua 660/anno e che siano già dotati di apparecchiatura.
PSG all’anno 220 PSG all’anno 660
Spesa annuale e Spesa annuale e
Manut. + mat. di consumo 800,00 e Manut. + mat. di consumo 2.300,00 e
Overhead 2.200,00 e Overhead 6.600,00 e
Tecnico full-time 32.500,00 e Tecnico full-time 32.500,00 e
Medico part-time 36.400,00 e Tecnico full-time II 32.500,00 e
Tecnico full-time III 32.500,00 e
Medico full-time II 72.800,00 e
TOTALE 71.900,00 e TOTALE 179.200,00 e
COSTO UNITARIO PSG 326,82 e COSTO UNITARIO PSG 271,52 e
Rimborso SSN 139,44 e Rimborso SSN 139,44 e
Spesa non rimborsata 187,38 e Spesa non rimborsata 132,08 e
* mat. consumo + manutenzione = e 3,5/PSG
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BIBLIOGRAFIA
Associazione Italiana Medicina del Sonno 19 Sonno Med n.2 2009
Cefalee e sonno: profili nosograficie analisi differenziale
L’intimo rapporto tra sonno e ce-
falea è noto da più di un secolo,
ma, ciò nonostante, la natura di
questa associazione non è ancora
esattamente conosciuta né noso-
logicamente definita.
Da un punto di vista puramente
descrittivo, infatti, sebbene le ce-
falee sonno-relate siano inserite
sia nella Classificazione Inter-
nazionale dei Disturbi del Son-
no (ICSD-II) che in quella delle
Cefalee (ICHD-II), non vi è né
convergenza di criteri diagnosti-
ci né una corretta distinzione tra
cicli di attività/riposo, luce/buio e
veglia/sonno.
Infatti all’interno della ICSD, le
cefalee sonno-relate vengono de-
finite esclusivamente in base al
momento dell’insorgenza in son-
no oppure al risveglio. I criteri
diagnostici tuttavia ammettono la
possibilità che possano coesistere
diverse forme di cefalea (classifi-
cate a loro volta secondo i criteri
della ICHD-II), altre patologie
mediche o psichiatriche ed altri
disturbi del sonno.
Negli anni passati alcuni autori
hanno cercato di esplicitare la re-
lazione tra sonno e cefalee.
Sahota e Dexter nel 1990 indica-
no le possibili relazioni sonno-
cefalee: 1. cefalee sonno-relate
(durante il sonno / dopo il son-
no); 2. cefalee correlate a spe-
cifica fase di sonno (emicrania
/ cefalea a grappolo / emicrania
parossistica); 3. durata di sonno e
cefalee (eccesso di sonno profon-
do / mancanza di sonno / sonno
disturbato); 4. cefalee migliorate
dal sonno (emicrania / altre cefa-
lee); 5. disturbi del sonno e cefa-
lee (sleep apnea / sonnambulismo
/ altre parasonnie); 6. effetto della
cefalea sul sonno (alterazioni da
minime a significative sul son-
no); 7. sogni e cefalee.
Paiva nel 1995 e più recente-
mente Dodick nel 2003 hanno
cercato di riassumere le possi-
bili correlazioni sonno-cefalee
dal punto di vista fisiopatologi-
co a seconda che siano i distur-
bi del sonno a causare la cefalea
oppure la cefalea a causare un
disturbo del sonno oppure i due
fenomeni abbiano un’origine
comune o si sovrappongano o
rinforzino vicendevolmente.
La ICHD invece pone l’attenzio-
ne sulla genesi primaria o secon-
daria della cefalea e, all’interno
dei capitoli, sono elencate due
forme che si correlano al sonno:
la cefalea ipnica e la cefalea da
apnee nel sonno.
La cefalea ipnica è una nuova
e rara cefalea primaria intro-
dotta nella seconda edizione
della ICHD e rappresenta si-
curamente il paradigma della
relazione sonno-cefalea: infat-
ti è una forma con esclusivo
esordio in sonno. Ci sono però
altre forme di cefalea primaria
che si possono manifestare,
anche se non esclusivamente,
durante il sonno: l’emicrania,
la cefalea di tipo tensivo, la ce-
falea a grappolo, l’hemicrania
parossistica, la SUCNT (short
lasting unilateral headache with
conjunctival injection and tea-
ring), la cefalea “Thunderclap
headache” e l’hemicrania con-
tinua. Per alcune di queste for-
me sono presenti in letteratura
studi clinici che mostrano la re-
lazione degli attacchi con spe-
cifiche fasi di sonno. Per quan-
to riguarda l’emicrania, viene
fatta menzione in letteratura di
una relazione con la fase REM
oppure con un eccesso di sonno
3-4 NREM e REM.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 21 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 20 Sonno Med n.2 2009
Per quanto concerne la cefalea a
grappolo, è noto una occorren-
za preferenziale in sonno; in-
fatti circa il 50% degli attacchi
si verifica in sonno con un pri-
mo picco di insorgenza un’ora
dopo l’addormentamento e un
secondo nelle ore immediata-
mente precedenti il risveglio;
viene anche segnalato un picco
di insorgenza nelle prime ore
pomeridiane, periodo che coin-
ciderebbe con la siesta. Per le
forme di cefalea a grappolo epi-
sodiche si trova una stretta re-
lazione con la fase REM e tale
rapporto appare meno stretto
per le forme croniche.
Anche l’hemicrania parossistica
sembrerebbe intrinsecamente le-
gata alla fase REM, viene infatti
definita “REM-locked” .
In caso di cefalea ipnica, gli
attacchi si verificano ad orario
fisso (“alarm o’clock”) gene-
ralmente nelle prime ore dopo
l’addormentamento (1-3 di not-
te) e correlate alla fase REM
(Dodick 2000), anche se alcuni
autori hanno segnalato casi rela-
ti alle fasi NREM (Manni et al.,
2004).
Accanto alle forme primarie, ci
sono forme di cefalea sintomatica
che si possono verificare durante
il sonno (tabella 1).
Come indicato inizialmente
l’ICHD considera specificata-
mente la cefalea da apnee nel
sonno, collocata all’interno del
capitolo 10 (“cefalee attribuite
a disordini dell’omeostasi”), ca-
ratterizzata da un dolore sordo,
generalmente al risveglio, che si
presenta più di 15 giorni al mese e
che generalmente si risolve entro
30 minuti dal risveglio stesso.
È altrettanto importante identifica-
re la presenza di apnee ostruttive
con uno studio polisonnografico e
la conferma diagnostica si ha solo
quando la cefalea cessa dopo il
trattamento specifico delle apnee.
In realtà, sfogliando l’ICHD, si
trovano molte altre patologie che
si possono manifestare con cefa-
lea notturna. Sempre all’interno
del capitolo 10, viene inclusa la
cefalea da ipertensione arteriosa,
che rappresenta una delle cause
principali di risveglio anticipato
(“early morning”).
Inoltre ripercorrendo i capito-
li delle cefalee sintomatiche, si
trovano le cefalea secondaria a
traumi cervicali (capitolo 5) o a
disturbi del collo (capitolo 11),
cause che possono (per proble-
mi posturali in posizione clino-
statica) determinare un risveglio
per il manifestarsi di una sinto-
matologia algica, generalmente
di tipo gravativo e localizzata a
livello occipito-nucale. Sempre
nel capitolo 11 trova collocazio-
ne la cefalea secondaria a stati
disfunzionali dell’articolazione
temporo-mandibolare. Questo
tipo di cefalea generalmente
interessa anche strutture extra-
craniche (la zona preauricolare,
la regione zigomatica e quella
mandibolare) e può condizionare
un decubito fisso durante il son-
no, in quanto la compressione
sull’articolazione temporo-man-
dibolare interessata causa dolore
e pertanto risveglio. Proseguen-
do nell’analisi di possibili cause
di cefalee notturne, bisogna an-
cora ricordare tutte le condizioni
che provocano un aumento della
pressione endocranica, di natura
sia vascolare sia non: malforma-
zioni vascolari / aneurismi del
poligono di Willis / neoplasie
cerebrali / ipertensione endocra-
nica benigna. Infine, anche un
uso eccessivo di farmaci sinto-
TABELLA 1Diagnosi differenziale delle cefalee notturne.
Cefalee notturne primarie Cefalee notturne secondarie
Emicrania Apnee nel sonno
Cefalea di tipo tensivo Ipertensione arteriosa
Cefalea a grappolo Malocclusione dentaria
Hemicrania parossistica Anomalie del rachide cervicale
Sunct Aumento della pressione endocranica
Cefalea a rombo di tuono Uso eccessivo di farmaci sintomatici
Emicrania continua
Associazione Italiana Medicina del Sonno 21 Sonno Med n.2 2009
matici può causare una cefalea
da fine dose, che spesso si mani-
festa durante la notte.
Questo tipo di cefalea seconda-
ria prende il nome di Cefalea da
uso eccessivo di farmaci sinto-
matici ed è collocata a livello del
capitolo 8 dell’ICHD.
L’identificazione di una cefalea
notturna parte da un’accurata
anamnesi della storia clinica
del paziente con particolare ri-
ferimento al profilo nictemerale
della cefalea e ai fattori che pos-
sono influenzarlo (ritmo sonno/
veglia; orario dei pasti; turni la-
vorativi).
Pertanto l’analisi e l’identifica-
zione di queste cefalee non può
prescindere dalla compilazione
di un diario clinico che tenga
conto sia delle ore di sonno che
degli eventuali attacchi, per pre-
cisare appunto la relazione della
cefalea con la notte e con il son-
no (Rains and Poceta, 2005).
Visto poi la possibilità di trovarsi
di fronte ad una cefalea nottur-
na secondaria, sarà l’anamnesi
e l’eventuale presenza di segni
neurologici ad indicare di volta
in volta le indagini strumenta-
li da effettuare; nel caso venga
sospettata una lesione cerebrale
bisognerà procedere ad effettuare
indagini neuroradiologiche (TC
/ RMN / angioRMN), nel caso
di sospetti una sleep apnea il pa-
ziente dovrà essere sottoposto
ad uno studio polisonnografico,
oppure se il problema è da far
risalire ad una sospetta iperten-
sione arteriosa bisognerà moni-
torizzare il quadro pressorio nel-
le 24 ore (Holter) per evidenziare
l’ipertensione ed il mancato calo
fisiologico notturno della pres-
sione arteriosa.
Se invece il quadro suggerisce
una probabile cefalea da uso ec-
cessivo di farmaci, il paziente
dovrà essere sottoposto a disin-
tossicazione con sospensione del
farmaco di abuso.
In conclusione, vista anche la
frequente concomitanza fra ce-
falee e disturbi del sonno (pos-
sibili patologie comorbide) e il
frequente riscontro in lettera-
tura di conclusioni conflittuali,
l’esatta natura di questa relazio-
ne rimane ancora un mistero.
A tale proposito sono quindi
necessari studi di validazione
incrociata dei due sistemi di
classificazione al fine di formu-
lare percorsi diagnostici e linee
guida terapeutiche.
Natascia Ghiotto 1
Alessandra Repetto 1,2
Giuseppe Nappi 1,3
1Centro Interuniversitario Cefalee e Disordini
Adattativi (UCADH); 2 U.O.Medicina del Sonno
ed Epilessia - Struttura complessa di Neurofisiologia,
IRCCS Istituto Neurologico C. Mondino, Pavia;
3Cattedra di Neurologia Università La Sapienza Roma
1. American Academy of Sleep Medicine. International Classification of Sleep Disorders - Second Edition: diagnostic and coding manual. Rochester, MN: American Sleep Disorders Association, 2005.
2. Headache Classification Subcommittee of the International Headache Society. The International Classification of Headache Disor-ders, 2nd edition. Cephalalgia 2004; 24 (Suppl. 1):1-160.
3. Sahota PK, Dexter JD. Sleep and headache syndromes: a clinical review. Headache. 1990;30(2):80-4.
4. Paiva T, Batista A, Martins P, Martins A. The relationship between headaches and sleep disturbances. Heada-che.1995;35(10):590-6.
5. Dodick DW, Eross EJ, Parish JM, Silber M. Clinical, anatomical, and physiologic relationship between sleep and headache. Headache. 2003;43(3):282-92.
6. Dodick DW. Polysomnography in hypnic headache syndrome. Headache. 2000;40(9):748-52.
7. Manni R, Sances G, Terzaghi M, Ghiotto N, Nappi G. Hypnic headache: PSG evidence of both REM- and NREM-related attacks. Neu-rology. 2004;62(8):1411-3.
8. Rains JC, Poceta JS. Sleep-related headache syndromes. Semin Neurol. 2005;25(1):69-80.
BIBLIOGRAFIA
Associazione Italiana Medicina del Sonno 23 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 22 Sonno Med n.2 2009
Anticipo e ritardo di fase
I disturbi del ritmo circadiano
sonno/veglia indicano un grup-
po di disturbi caratterizzati da
una desincronizzazione degli
orari di veglia e di sonno ri-
spetto agli orari di veglia e di
sonno convenzionali. Ne esi-
stono due tipi, quelli dovuti ad
una primitiva alterazione degli
orologi interni rispetto agli ora-
ri esterni (sindrome da fase di
sonno ritardata, sindrome da
fase di sonno anticipata) e quel-
li dovuti a cause esterne, come
il jet-lag o sindrome da rapido
cambiamento di fuso orario e la
sindrome da lavoratore turnista,
legata alla frequente rotazione
dei turni di lavoro.
Nella valutazione clinica dei
ritmi circadiani, un’approfon-
dita anamnesi medica/psichia-
trica/farmacologica, l’analisi
del pattern sonno-veglia so-
prattutto per quanto riguarda
continuità ed orari deve essere
effettuata. L’utilizzo di scale
soggettive per la tipologia cir-
cadiana (come la Horne-Ost-
berg morningness-eveningness
questionnaire o la Composite
Scale of Morningness) e del
diario del sonno per almeno 15
giorni forniscono ulteriori in-
formazioni utili. L’actigrafo a
sua volta permette una valuta-
zione semplice ed obiettiva del
ritmo attività-riposo in questi
soggetti, lasciando a situazioni
particolari esami più complessi
(Bonanni and Di Coscio 2008;
Morgenthaler et al., 2007).
La sindrome della fase di son-
no ritardata è caratterizzata da
un addormentamento e da un
risveglio posticipati di 3-6 ore
rispetto alle ore considerate
convenzionali. Il periodo prin-
cipale di sonno inizia tra le 2 e
le 6 del mattino, con una durata
del sonno compresa in genere
tra le 9 e le 12 ore senza difficol-
tà a mantenere il sonno una vol-
ta iniziato. Il paziente lamenta
difficoltà ad alzarsi la mattina
all’ora desiderata o necessaria
per adempiere a obblighi socia-
li o lavorativi. La deprivazione
di sonno cronica che si viene a
generare determina sonnolenza
prevalentemente mattutina, con
compromissione dell’attività
scolastica o lavorativa. La tol-
leranza dell’ambiente familiare
e sociale svolge un ruolo impor-
tante, anche in considerazione
del fatto che questo disturbo è
particolarmente frequente in età
adolescenziale, dove colpisce
circa il 7% dei soggetti. Per la
diagnosi differenziale devono
essere tenuti presenti numerosi
disturbi tra cui la sindrome del-
le gambe senza riposo, la de-
privazione di sonno volontaria/
sociale, l’inadeguata igiene del
sonno e nei bambini l’insonnia
da insufficiente definizione del
limite. Particolarmente impor-
tante è chiedere ai pazienti cosa
succede in condizioni di free
running, quando cioè siano la-
sciati liberi di organizzare i pro-
pri orari; in questa patologia, i
disturbi scompaiono ed il sonno
è perfettamente normale sia per
durata che per qualità.
Per quanto riguarda l’approccio
terapeutico, deve essere tenuto
Esempio di actigrafo ( a destra) e registrazione del ritmo attività-riposo ( a sini-stra) in soggetto normale.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 23 Sonno Med n.2 2009
presente che il principale “Zei-
tgeber” o sincronizzatore dei
ritmi circadiani è rappresentato
dalla luce ambientale e che la
melatonina è l’ormone che re-
gola tali ritmi. L’utilizzo della
luce brillante tra le 6 alle 9 del
mattino, accompagnata ad uso
occhiali da sole (e/o ambiente
poco illuminato) dalle 16 in poi
sembra essere un intervento ra-
zionale ed efficace, anche se le
evidenze scientifiche sono limi-
tate e non concordano su durata
ed intensità della stimolazione.
Inoltre la compliance e la tolle-
ranza possono essere un proble-
ma. L’utilizzo della melatonina
a dosaggi variabili tra gli 0,5 e
i 5 mg, tra le 19 e le 21, vale a
dire prima del DLMO (dim light
melatonin onset), inizio del pic-
co di secrezione della melato-
nina endogena, ha determinato
in diversi studi un anticipo e
un miglioramento della qualità
del sonno notturno. Un ruolo
importante lo possono svolgere
l’igiene del sonno, il rinforzo
dei sincronizzatori sociali come
i pasti e l’attività fisica nonché
la possibilità di avere orari di
lavoro flessibili.
L’utilizzo della cronotera-
pia cioè il progressivo ritardo
dell’orario di letto di 3 ore ogni
giorno fino ad ottenere l’orario
desiderato è reso problematico
dal fatto che richiede un lun-
go periodo di compliance (an-
che più di un mese) da parte
del soggetto (Sack et al., 2007;
Pandi - Perumal et al., 2008).
La sintomatologia opposta ca-
ratterizza invece la sindrome
da fase anticipata di sonno, in
cui il soggetto presenta neces-
sità di dormire presto la sera e
risveglio spontaneo nelle prime
ore del mattino. Il soggetto pre-
senta cioè incapacità a rimanere
sveglio la sera, con conseguenti
notevoli limitazioni nella vita
sociale: i pazienti (e spesso il
partner) lamentano cioè di non
poter continuare le attività sera-
li a causa della sonnolenza.
In questa condizione, per il ri-
sveglio mattuttino precoce, la
diagnosi differenziale riguarda
prevalentemente i disturbi af-
fettivi e per la sonnolenza sero-
tina tutte le cause di eccessiva
sonnolenza diurna.
Anche in questa condizione, in
free running i sintomi scompa-
iono. L’utilizzo di stimolazione
luminosa serale può aiutare nel-
lo spostamento dei ritmi, anche
se non esiste una concordanza
sull’intensità e la durata della
stimolazione luminosa. Incer-
ta poi la durata della terapia, il
mantenimento e l’eventuale tol-
leranza. L’utilizzo della melato-
nina al mattino potrebbe aiutare
nel posticipare i ritmi circadia-
ni, ma è limitato dall’effetto
sedativo diretto. La cronotera-
pia con progressivo anticipo di
2-3 ore in una settimana fino a
raggiungere gli orari desiderati
può costituire un approccio te-
rapeutico alternativo.
Enrica Bonanni,Elisa Di Coscio,
Vitaliano Quaranta,Anna Choub
Dipartimento di Neuroscienze,Università di Pisa
1. Bonanni E, Di Coscio E. Ritmo sonno-veglia e salute: il confine tra normalita’ e patologia in Bonino F, Murri L eds Il DNA della salute, C.G. Edizioni Medico Scientifiche, 2008, pag. 87-96.
2. Morgenthaler TI, Lee-Chiong T, Alessi C, Friedman L, Aurora RN, Boehlecke B, Brown T, Chesson AL Jr, Kapur V, Maganti R, Owens J, Pancer J, Swick TJ, Zak R; Standards of Practice Committee of the American Academy of Sleep Medicine. Practice parameters for the clinical evaluation and treatment of circadian rhythm sleep disorders. An American Academy of Sleep Medicine report. Sleep. 2007; 30(11):1445-59.
3. Sack R, Auckley D, Auger RR, Carskadon MA, Wright KP, Vitiello MV, Zhdanova IV. Circadian Rhythm Sleep Disorders: Part II, Ad-vanced Sleep Phase Disorder, Delayed Sleep Phase Disorder, Free-Running Disorder, and Irregular Sleep-Wake Rhythm. An American Academy of Sleep Medicine Review. Sleep. 2007; 30(11): 1484-1501.
4. Pandi-Perumal SR, Trakht I, Spence DW, Srinivasan V, Dagan Y, Cardinali DP. The roles of melatonin and light in the pathophysiology and treatment of circadian rhythm sleep disorders. Nat Clin Pract Neurol. 2008; 4(8):436-47.
BIBLIOGRAFIA
Associazione Italiana Medicina del Sonno 24 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 25 Sonno Med n.2 2009
Flashnotizie in breve
Sonno e letteratura
Riaprì l’occhi e di subito li richiuì.Da tempo gli accapitava ‘sta specie di rifiuto dell’arrisbiglio, che non era per prolungare qualichi sogno piacevole che oramà gli capitava di fari sempri cchiù raramenti, no, era paura e semprici gana di restare ancora tanticchia dintra al pozzo scuro, profunno e càvudo del sonno, ammucchiato propio in funno in funno, indove sarebbi stato impossibile che qualichiduno l’attrovasse.Ma sapiva d’essirsi irrimediabilmente vigilante. Allura, sempre con l’occhi ‘nserrati, si misi ad ascutari il rumore del mare.Quella mattina era una rumorata leggia leggia, squasi un fruscio di foglie, che s’arripitiva sempri uguali, signo che la risacca nel so avanti e narrè mantiniva un respiro tranquillo. Epperciò la jornata doviva essiri bona, senza vento.Riaprì l’occhi, taliò l’orologio. Le sette. Fici per susirsi e in quel momento gli tornò a mente che aviva fatto un sogno del quale ricordava sulo come delle immagini confuse e staccate tra loro. Una magnifica scusa per ritardare tanticchia la susuta. Si stinnicchiò novamenti e richiuì l’occhi, tentando di mettiri in sequenza quei fotogrammi sparpagliati.
Andrea CamilleriLa pista di sabbia
Sellerio Editore Palermopagine 9-10
Sul numero di Giugno di The American Journal of Medicine, Greenburg et al. valutano tramite metanalisi di 342 soggetti l’effetto sulla sleep apnea della chirurgia bariatrica per l’obesità: nonostante una marcata riduzione dell’AHI, permane un OSAS da moderata a grave. Una terapia per il di-sturbo respiratorio nel sonno deve pertanto essere comunque intrapresa.
Nock et al. sul numero di Sleep di Maggio, propongono un modello di valutazione della sindrome metabolica che oltre a resistenza all’insulina, obesità, ipertensione e dislipidemia ingloba un fattore connesso ai distur-bi del sonno, descrivendo un’unica sindrome, definita come “sindrome z”, proponendola come misura unica per la valutazione del rischio car-
diovascolare.
Sul numero di Maggio di Respiration, Chung et al. considerano l’effetto dell’invecchiamento sui parametri respiratori. Confrontando 130 soggetti con età maggiore di 65 anni a gruppi di controllo con età inferiore, eviden-ziano come nonostante un BMI inferiore, il BMI stesso permanga fattore importante per la presenza di apnee, più frequenti e di maggior durata.
Burch et al. sul numero di Maggio del Journal of Occupational Medicine (London) osservano l’effetto negativo del lavoro a turni in soggetti impie-gati nella sanità. In particolare, i lavoro a turni diminuisce le performan-
ces lavorative e aumenta l’astensione dal lavoro.
Sul numero di Maggio di Sleep Medicine, Madaevaa et al. valutano il pattern respiratorio in sonno in adolescenti russi (14-18 anni) con ipe-tensione “essenziale”. Questi soggetti, che non presentano la fisiologica caduta pressoria notturna, presentano una maggiore incidenza di OSAS, confermando l’importanza della valutazione polisonnografica anche in questa fascia d’età.
La depressione post partum della madre si associa ad una alterazione del pattern ipnico dei lattanti. Sul numero di Maggio di Sleep, Armitage et al., tramite studio actigrafico, osservano una maggior latenza all’addor-mentamento e minor efficienza del sonno, che persistono a sei mesi dalla
nascita.
Lo zolpidem a rilascio prolungato migliora l’insonnia in comorbidità a di-sturbi di ansia generalizzata. Fava et al., sul numero di giugno del Journal of Clinical Psychopharmacology, valutano l’effetto del farmaco in 383 pazienti già in terapia con escitalopram evidenziando come lo zolpidem migliora il tempo totale di sonno e la sintomatologia diurna rispetto al pla-cebo.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 24 Sonno Med n.2 2009 Associazione Italiana Medicina del Sonno 25 Sonno Med n.2 2009
BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANADI MEDICINA DEL SONNO
trate, con un modulo dedicato elettivamente al paziente adul-to ed uno specifico per l’età pe-diatrica. Decisamente variegata l’af-fluenza, che per il 2009 ha visto una maggior partecipazione da parte dei colleghi pneumologi ed otorinolaringoiatri, oltre a neurologi, maxillo-facciali, pe-diatri, psichiatri ed internisti. Una varietà che di certo ha gio-vato all’importanza formativa dell’evento, rispecchiando la
caleidoscopica multidisciplina-rietà alla base della stessa Me-dicina del Sonno. Punti di for-za del corso, dunque, gli ampi margini di confronto e la conta-minazione tra le varie speciali-tà, resi possibili dall’estrema ed impeccabile competenza del corpo docenti.
Andrea GrassiCentro di Medicina del Sonno,
Clinica Neurologica, Parma
Elisa DinelliClinica ORL, Pisa
XIII CORSO RESIDENZIALE AIMS
Come da tradizione, anche quest’anno l’ascetica cornice di Bertinoro ha ospitato il XIII cor-so residenziale AIMS di Medici-na del Sonno. Dal 18 al 24 aprile, una quaran-tina tra i maggiori esperti nazio-nali del settore si è alternata in un susseguirsi intensivo di lezioni frontali ed esercitazioni pratiche, introducendo i parte-cipanti ai fondamenti cardine della fisiopatologia del sonno.Dopo un excursus introduttivo di impronta squisitamente neu-rofisiologica, ciascuna giornata è stata dedicata ad uno speci-fico settore della patologia ip-nica. Tra le tematiche trattate, ampio spazio hanno meritato i disturbi respiratori nel sonno, sempre più attuali a causa del loro esponenziale impatto epi-demiologico.Come nei due anni precedenti, ancora una volta si è mante-nuta la formula di due sessioni parallele ed in parte compene-
mente festeggiato come in tutto il mondo la giornata del sonno. Rispetto alla primavera...c’è stato un freddo polare con neve sugli Appennini e pioggia bat-tente sulla costa. Il terremoto ancora non aveva sconvolto la nostra regione: noi attualmente qui misuriamo tutto con prima o dopo la notte del 6 aprile.Scusate la digressione.Il Convegno è stato un entu-
siasmante, grande confronto: il clima è stato di grande ascol-to reciproco ed anche i grandi esperti presenti hanno apprez-zato il taglio e l’interdisciplina-rietà vera.Molte comunicazioni sono ri-sultate quasi inedite ed hanno sicuramente aperto nuovi oriz-zonti nell’ambito della Medici-na del Sonno, della neurologia delle malattie cerebrovascolari,
20-21 MARZO 2009, PESCARA
CONvEgNO SONNO E ICtuS
Come già la locandina e gli in-viti facevano presagire, avrem-mo voluto festeggiare in tale evento sia la Giornata Mondia-le del Sonno che l’ingresso del-la primavera.Rispetto al primo punto pensia-mo di aver più che onorevol-
della neurologia della demen-za, della pneumologia e della medicina interna.Il pomeriggio del venerdì è co-minciato con l’interessante film “The enigma of sleep”, gen-tilmente regalatomi dal Prof. Peretz Lavie(Haifa), nel quale comparivano Bassetti, Luga-resi, Plazzi ed il delizioso Prof. Jouvet con il suo cane Oniros (nome italianizzato). A segui-re le interessantissime letture magistrali introdotte con la so-lita verve dal Prof. Elio Luga-resi: il Prof. Bassetti ha tratta-to di “Sonno e neuroplasticità. Aspetti clinici e sperimentali legati allo stroke”, la Prof.ssa Bonsignore di “Disturbi respi-ratori nel sonno e malattie car-diovascolari: un’associazione a patogenesi complessa”. Il Prof. Sorbi di Firenze ha concluso la serata con una lettura su “Basi molecolari delle demenze e de-privazione di sonno”. Contra-riamente alle convenzioni, c’è stata discussione anche sulle letture magistrali ed è sicura-mente un fatto positivo.
Associazione Italiana Medicina del Sonno 26 Sonno Med n.2 2009
COMMISSIONE SONNOLENZA, SICuREZZA StRADALE
E tRASPORtILa sonnolenza, sintomo qua-lificante i disturbi del sonno (DS) ed in essi prevalente, è causa o concausa del 21,9% degli incidenti che avvengono sulle strade italiane. E altresì noto che i DS e la sonnolen-za sono ampiamente diffusi nella popolazione generale. Diversamente da quanto do-cumentato per tutti gli altri DS i soggetti con sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) o narcolessia sono gli unici per i quali è ben di-mostrato il rischio di incidente
stradale, indicato 3.71 volte superiore a quello dei controlli sani. Sulla base di tali cono-scenze l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) ha istituito la Commissione Sonnolenza ed Incidenti Stra-dali il cui principale obiettivo è ottenere l’inserimento della OSAS e della narcolessia tra i Requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida indicati nell’Art 119 del Codice della Strada italia-no. Per questo, fin dalla suo insediamento, fornisce al Mi-nistero dei Trasporti le cono-scenze ed il supporto scien-tifico utili per ottenere tale
riconoscimento normativo. La Commissione agisce inol-tre a supporto di un analogo gruppo di lavoro, il Working Group 2 on Medico-legal im-plications of sleep apnea del-la COST Action B26, finanzia-to dell’Unione europea (Ue) e che, d’intesa con la Direzione Generale per l’Energia ed i Trasporti della Ue, ha prodot-to documenti utili per l’inseri-mento della OSAS nell’allega-to III della Direttiva Europea 91/439/CEE indicante i criteri per l’attribuzione dell’idonei-tà alla guida. Recenti studi documentano che negli au-totrasportatori la prevalenza
Nella giornata del sabato, mol-to belli gli interventi di tutti i colleghi ed è difficile elencarli senza dimenticarne qualcu-no: dal ruolo dell’ipossia nella genesi del danno polmonare e sistemico alla valutazione della sindrome delle gambe senza riposo e malattie cardio-vascolari, da una descrizione dei disturbi respiratori in sonno nell’ictus in generale a come e quando ventilare tali disturbi nell’ictus acuto, dalle disfun-zioni cognitive nell’OSAS al declino cognitivo nelle malattie cerebrovascolari, dall’insonnia e dalla depressione nelle ma-lattie cerebrovascolari ed in medicina interna alle parason-nie post ictus. Quasi inedita la comunicazione di un tema caro al Prof. Bassetti e cioè l’iper-sonnia idiopatica.Lino Nobili, poi, ha presentato il progetto DARIA su OSAS e forame ovale: studio che potrà anche dare primi dati epide-miologici sui disturbi respiratori in sonno nelle stroke unit.Dal punto di vista strettamen-
te pratico, nella tavola rotonda del pomeriggio di sabato 21 marzo, che vedeva la parteci-pazione dei responsabili del-le stroke unit abruzzesi, l’in-tervento del Prof. Domenico Inzitari, Presidente eletto di “The italian stroke forum” ha presentato una proposta mol-to rilevante: formare una agile commissione all’interno della SIN con membri dell’AIMS per mettere nelle linee guida Spre-ad, le attrezzature minime indi-spensabili per la diagnosi e la gestione dei diturbi del sonno nelle stroke unit, con particola-re riferimento ai disturbi respi-ratori in sonno.Ringrazio ancora caramente tutti i moderatori, i relatori e gli ospiti intervenuti da tante par-ti d’Italia: un abbraccio al caro Franco Ferrillo che non è riu-scito ad intervenire, ma per noi era come se fosse lì!
Biancamaria GuarnieriCentro di Medicina del Sonno,
Casa di cura Villa Serena Città S. Angelo (Pescara)
laborazione e ne sta creando di nuovi con soggetti a vario titolo interessati alla gestione delle problematiche correla-te ai DS e sonnolenza quali causa di non idoneità al la-voro e/o alla guida di veicoli a motore. Sono state realiz-zate iniziative con l’Automo-bil Club d’Italia, con l’Ente Nazionale Idrocarburi, con l’Istituto Superiore della Sani-tà e sono in corso collabora-zioni con società scientifiche mediche. A tale proposito si segnala che la Commissio-ne, con tutti i suoi membri, è parte integrante della com-missione congiunta costituita con Medici Legali indicati dal Coordinamento Medici Legali Aziende Sanitarie e, in colla-borazione con la Commissio-ne AIMS per la Medicina del Lavoro e con la Società Italia-
na di Medicina del Lavoro ed Igiene (SIMLII), realizzerà un corso dedicato ai DS ed alla sonnolenza nell’ambito della Medicina del Lavoro che avrà luogo in occasione del prossi-mo Convegno Nazionale SIM-LII. Tali attività hanno lo scopo di produrre percorsi normativi condivisi, omogenei, e soste-nibili per la valutazione e so-luzione delle problematiche legate alla gestione dei DS e sonnolenza.
Sergio Garbarino, Enrica Bonanni,
Francesca Ingravallo, Susanna Mondini,
Giuseppe Plazzi,Antonio Sanna
Azienda USL 3 di PistoiaU.O. Pneumologia
a nome della Commissione AIMS“Sonnolenza, Sicurezza Stradale
e Trasporti”
Associazione Italiana Medicina del Sonno 27 Sonno Med n.2 2009
dell’OSAS oscilla tra il 26 ed il 50%, con un rischio di inci-dente stradale fino a 12 volte superiore ai controlli sani. Nel-la società ed economia attuali il sistema dei trasporti e delle infrastrutture, che in Italia ri-conosce all’autotrasporto un ruolo centrale, è di assoluta rilevanza dovendo garantire una mobilità efficiente, sicura e sostenibile alla quale contri-buisce in modo determinan-te ogni intervento finalizzato a garantire il più alto livello possibile di sicurezza nel tra-sporto di persone e merci. La Commissione si è quin-di recentemente aggiornata come Commissione Sonno-lenza, Sicurezza Stradale e Trasporti e, pur insistendo nel perseguire il suo principale obiettivo, sta ora consolidan-do preesistenti rapporti di col-
SIMPOSIO SuI DIStuRbI MOtORI SONNO-RELAtI
Con ottima soddisfazione degli organizzatori (dott. R. Manni, IRCS Mondino di Pavia; e Prof.ssa R Silvestri Centro di Medici-na del Sonno AOU “G. Martino- Messina) si è svolto a Taormina il simposio sui disturbi motori sonno-relati dell’AIMS.Sono intervenuti i maggiori esperti italiani della materia a coprire una gamma di argomen-ti di vasto interesse che vanno dall’epilessia notturna alle para-sonnie NREM (M. Zucconi, Mila-no) ai disordini comportamentali in REM (L. Ferini-Strambi, Mila-no) nonché importanti interventi sulla ricerca di base che sotten-de la patologia motoria in son-no, dalla ricostruzione storica della fisiologia del movimento in sonno, mirabilmente riportata dalla d.ssa Provini (Bologna), ai modelli animali di patologia (M.
Manconi, Milano) alla fisiologia della corteccia motoria in son-no (L, Nobili, Milano) ai nuovi criteri internazionali di scoring e analisi dei disturbi motori in son-no (Raffaele Ferri, Troina). Si è poi parlato di narcolessia e ca-taplessia (G. Plazzi, Bologna), disturbi del sonno nel Morbo di Parkinson (R. Manni, Pavia), sonno e demenze (M. Maestri, Pisa), sonno e gender (R. Silve-stri, Messina), terapia dei distur-bi motori in sonno (G. Merlino, Udine).Vivace l’interazione tra i rela-tori e l’uditorio, estremamente selezionato ed attento. Nel po-meriggio del secondo giorno è stato dato spazio alla presen-tazione di casi clinici video do-cumentati, che hanno consen-tito un ulteriore ed interessante dibattito sulle problematiche di terapia e di diagnosi differen-ziale tra disturbo psichiatrico e
patologia del movimento, epi-lessia e parasonnie dell’adulto e dell’età evolutiva.Il Simposio introdotto dai Prof. Corrado Messina, Direttore del DAI di Neuroscienze dell’Uni-versità di Messina, past pre-sident della Società Italiana di Neurologia (SIN) e Paolo Gir-landa, Direttore dell’Unità di Neurofisiopatologia di Messina ed attuale presidente della So-cietà Italiana di Neurofisiologia Clinica (SINC), ha sicuramen-te superato le aspettative e gli obiettivi proposti facendoci riflet-tere sull’importanza di inseguire obiettivi scientifici selettivi con target di presenza dimensiona-ti ad un dibattito costruttivo tra esperti e cultori della materia.
Rosalia SilvestriResponsabile del Centro
di Medicina del Sonno dell’Università di Messina
Associazione Italiana Medicina del Sonno 28 Sonno Med n.2 2009
StuDIO MORFEO 3Dopo il successo degli anni scorsi, l’AIMS riprende il Progetto Morfeo sul tema dell’insonnia con due va-rianti rispetto alle edizioni prece-denti. L’insonnia cronica che per-siste da almeno 6 mesi e i risvegli notturni multipli come indicatore principale del disturbo.Il criterio temporale esteso oltre il limite canonico di 1 mese è stato scelto sulla base di indagini epide-miologiche che hanno fi ssato ad almeno 6 mesi la durata minima ri-chiesta per la defi nizione di insonnia cronica. Peraltro, il limite di 30 giorni appariva incongruo anche alla luce dei dati dei dati emersi nello Studio Morfeo 2 (nel 67% dei casi l’inson-nia persisteva da almeno 1 anno) ma anche da recenti pubblicazioni che hanno segnalato l’aumentato rischio di ipertensione arteriosa e di alterazioni dislipidemiche in pazien-ti insonni da almeno 12 mesi. Per quanto riguarda la scelta dell’inson-nia di mantenimento si tratta di una condizione multiforme espressione comunque di un sonno frammen-tato che sta attirando crescente at-tenzione tra gli studiosi anche per le implicazioni negative sul sistema neurovegetativo e in particolare sull’apparato cardio-circolatorio.Il nuovo Studio Morfeo 3 vedrà il coinvolgimento di quasi 200 medi-ci di medicina generale per un re-clutamento di circa 3800 pazienti. Ancora una volta Centri Accreditati AIMS forniranno la supervisione al Progetto negli aspetti scientifi ci del-lo studio. L’impostazione generale della survey ricalcherà quella degli Studi Morfeo precedenti anche per consentire una più agevole compa-razione dei dati a distanza di anni su campioni di pazienti raccolti con modalità analoghe.Lo Studio Morfeo 3 viene realizzato grazie al supporto di Sanofi -Aven-tis, che anche quest’anno sostiene iniziative qualifi canti dell’AIMS.
Liborio ParrinoCentro di Medicina del Sonno,
Clinica Neurologica, Università di Parma
2ND WORLD SLEEP DAY Dopo il successo degli anni scorsi, la seconda giornata mondiale del sonno è stata celebrata il giorno 20 marzo 2009. Anche quest’an-no si è voluto dare un tono di festa e di consapevolezza verso un fenomeno naturale che ci ac-compagna quotidianamente. Lo slogan adottato faceva riferimen-to alla sicurezza stradale (gui-da sveglio e arrivi sicuro) e per questo anche il video di accom-pagnamento alla colonna sonora uffi ciale dell’evento Night Planet includeva immagini relative alla sonnolenza in automobile.Il ruolo di fi gura istituzionale del-la seconda giornata mondiale del sonno è stato svolto dal Prof. Elio Lugaresi che ha presentato sul sito www.worldsleepday.org due video (in inglese ed in italiano) sul ruolo della sonnolenza diurna soprattut-to alla guida.Rispetto agli anni scorsi video sono stati forniti anche da esperti di me-dicina del sonno in lingua spagno-la, portoghese e araba proprio per
sottolineare il sapore internaziona-le e transculturale dell’evento.In Italia il giorno 20 marzo nume-rosi Centri di Medicina del Sonno AIMS sono rimasti aperti al pub-blico offrendo anche una consu-lenza on-line sul sito www.morfe-odormiresano.it per tutti colori che desideravano rivolgere domande o richieste di informazione agli esperti del sonno. Per mantenere vivo l’interesse anche oltre la data uffi ciale, i Centri del Sonno AIMS resteranno aperti, a turno, l’ultimo venerdì di ogni mese fi no al pros-simo novembre disponibili anche per i contatti via internet. Grazie all’impegno dei Centri di Medicina del Sonno e al coinvolgimento dei media (stampa, radio, web, tv) ol-tre 70 milioni di contatti sono stati realizzati in Italia.La terza giornata mondiale del sonno è in programma venerdì 19 marzo 2010.
Liborio ParrinoCo-Chair, World Sleep
Day Committee
Alma Mater StudiorumUniversità di Bologna
Associazione Italiana di Medicina del Sonno
BOLOGNA, 15-18 novembre 2009
ROYAL HOTEL CARLTON
Via Montebello 8
Associazione Italiana di Medicina del Sonno