Abbazia di Chiaravalle Milanese. Uno primo sguardo

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IndiceVoci

Abbazia di Chiaravalle 1Guglielma la Boema 13Umiliati 14

NoteFonti e autori delle voci 17Fonti, licenze e autori delle immagini 18

Licenze della voceLicenza 19

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Abbazia di Chiaravalle 1

Abbazia di ChiaravalleCoordinate geografiche: 45°24′57″N 9°14′13″E45.415817°N 9.236995°E [1]

Abbazia di Chiaravalle

L'esternoPaese Italia

Regione Lombardia

Località Milano

Religione cristiana cattolica di rito ambrosiano

Diocesi Arcidiocesi di Milano

Anno consacrazione 1221

Stile architettonico Gotico con linee romaniche

Inizio costruzione 1135

Completamento Ultimi interventi rilevanti nel Seicento

Sito web www.chiaravalle-milano.it [2]

L'abbazia di Chiaravalle (in latino, Sanctæ Mariæ Clarævallis Mediolanensis, conosciuta anche come SantaMaria di Roveniano) è un complesso monastico cistercense situato nel Parco Agricolo Sud nel comune di Milano,tra il quartiere Vigentino e il quartiere Rogoredo. Fondata nel XII secolo da san Bernardo da Chiaravalle[3] comefiliazione dell'Abbazia di Cîteaux, attorno ad essa si sviluppò un borgo agricolo[4], annesso al comune di Milano nel1923.La chiesa costituisce uno dei primi esempi di architettura gotica in Italia[5], e grazie alle bonifiche dei terreni e alleopere idrauliche dei monaci che la abitavano, fu fondamentale per lo sviluppo economico della bassa milanese neisecoli successivi alla sua fondazione[4].

Storia

Dalla fondazione al XVII secolo

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Il chiostro del monastero

Il 10 ottobre 1134 giunsero in Lombardia i primimonaci cistercensi provenienti dalla località diMoiremont, vicino a Digione, che si stabilirono aCoronate presso Pieve di Abbiategrasso. Un altrogruppo di cistercensi, provenienti invece da Cîteaux,giunse all'inizio del 1135 a Milano, ospiti deibenedettini di sant'Ambrogio, in sostegno di papaInnocenzo II nella disputa contro l'antipapa Anacleto II,che allora contrapponeva anche il resto della

Lombardia contro la città di Milano[3].

San Bernardo da Chiaravalle, giunto nella città di Milano, convinse i milanesi a sostenere papa Innocenzo III,mettendo fine alla disputa papale e alla lunga guerra che aveva contrapposto Milano al resto della Lombardia. Leautorità milanesi, per riconoscenza al santo si impegnarono a costruire un grande monastero; costruzione poi portataavanti proprio da Bernardo, che posizionò il complesso a cinque chilometri da Porta Romana, in una zona paludosa,poi bonificata dai monaci, a sud della città chiamata Roveniano o Rovegnano[6]. Lasciò quindi sul posto un gruppodi frati con lo scopo di raccogliere fondi utili alla costruzione della chiesa.Le prime costruzioni realizzate dai religiosi furono provvisorie, e solo verso tra il 1150 e il 1160 venne iniziata lacostruzione della chiesa attuale, che poi si protrasse per circa settant'anni, fino al 1221; di quella originaria del 1135non rimane oggi alcuna traccia[3].Il 2 maggio 1221 il vescovo di Milano Enrico I da Settala consacrò la chiesa a santa Maria[6]; nell'angolo nord-ovestdel chiostro si può trovare, scritta in caratteri semigotici, la lapide posta in quella occasione che riporta:

« Nell'anno di grazia 1135 addì 22.1, fu costruito questo monastero dal beato Bernardo abbate di Chiaravalle: nel 1221 fuconsacrata questa Chiesa dal Signor Enrico Arcivescovo milanese, il 2 maggio, in onore di S. Maria di Chiaravalle. »

Vista notturna sull'abbazia dalla retrostante ferrovia

Durante il XIII secolo i lavori proseguirono nellarealizzazione del primo Chiostro, situato a sud dellachiesa. In seguito, nel XIV secolo, venne realizzato iltiburio e il refettorio. Nel 1412 venne costruita pervolere dell'abate una piccola cappella, posizionata incorrispondenza del transetto meridionale, rimaneggiatanel XVII secolo e oggi utilizzata come sacrestia[4].

Nel 1442 l'Abbazia venne mutata In commendam,affidata all'abate Gerardo Landriani, per passare nel1465 sotto la guida di Ascanio Sforza, fratello diLudovico il Moro. Nel 1490, il Bramante e GiovanniAntonio Amadeo su commissione del cardinaleAscanio Maria Sforza Visconti, iniziarono a costruire il Chiostro Grande e il capitolo: nel periodo rinascimentalemolti pittori e artisti lavorarono all'abbazia; a questo periodo risalgono anche le opere di Bernardino Luini[7]. Piùtardi, dal 1613 al 1616, i Fiammenghini ebbero l'incarico di decorare le pareti interne della chiesa, che venneroletteralmente ricoperte di affreschi visibili anche oggi[4].

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Dal XVIII secolo a oggi

Il portone sinistro della facciata; sono evidenti isegni dei rifacimenti e dei restauri effettuati.

La storia dell'abbazia proseguì tranquilla nei secoli fino alla cacciatadei monaci da parte della Repubblica Cisalpina nell'anno 1798, giàsfiorata con la politica di soppressione degli ordini monastici di MariaTeresa d'Austria, per diventare già quell'anno parrocchia del paesevicino. I beni dell'abbazia vennero venduti, e vennero avviati i lavori didemolizione del monastero: rimasero intatti soltanto la chiesa, unaparte del chiostro piccolo, il refettorio e gli edifici dell'ingresso[8].

Nel 1861, per far spazio alla linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova, ilchiostro grande del Bramante, pur costruito sul solo lato adiacenteall'abbazia come visibile da stampe d'epoca, venne distrutto[7].

È solo nel 1893 che l'Ufficio per la Conservazione dei Monumenticomprò l'abbazia dai privati che l'abitavano e iniziò il restauro delcomplesso, prima affidandolo a Luca Beltrami, poi nel 1905 a GaetanoMoretti, a cui si deve il restauro della torre nolare, nel 1926 con ilripristino della facciata originaria eliminando le superfetazionibarocche e nel 1945[9] con ulteriori restauri e la ricollocazione delCoro Ligneo nella navata centrale, che era stato spostato nella Certosa

di Pavia per precauzione. Tra il 1970 ed il 1972 si effettuarono i restauri degli affreschi del tiburio e, dal 2004, sonoin corso i restauri degli affreschi della torre nolare e degli edifici dell'ingresso.

Nel 1952, grazie all'intervento del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, i cistercensi tornarono nell'abbazia,riprendendo il possesso del monastero a patto di riuscire a terminare i restauri entro 9 anni e ottenendo quindi l'usodell'abbazia e delle terre a essa adiacenti per i successivi ventinove anni, rinnovabili.

Guglielma la BoemaNei pressi dell'abbazia visse in un'abitazione di proprietà dell'ente monastico Guglielma la Boema, che si spenseindossando in punto di morte l'abito monastico e che venne sepolta all'interno del chiostro.Dopo la sua morte avvenuta, pare, il 24 agosto 1281[10], i monaci e le suore di santa Caterina la proposero per laconsacrazione. La cappella che ne ospitò le spoglie divenne luogo di culto, frequentato da seguaci e devoti. I frati lededicarono addirittura un altare.L'intervento dell'Inquisizione circa venti anni dopo, nel 1300, interruppe il culto e consegnò al rogo i suoi restimortali e i suoi seguaci che, arsi vivi, morirono condannati per eresia[10].

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Il monastero

L'ingresso

Il piazzale antistante la chiesa

L'accesso al complesso avviene attraverso una torrecinquecentesca, costruita per volere di Luigi XII diFrancia, a fianco della quale sorge l'oratorio dedicato aSan Bernardo in cui si può ammirare l'affresco diCristo davanti a Pilato, un tempo attribuito alfiammingo Hieronymus Bosch e oggi assegnato allosvizzero Hans Witz (conosciuto anche come JohannesSapidus), che fu pittore di corte negli anni di GaleazzoMaria Sforza.

La griglia di ferro battuto che caratterizza l'entrata èdella fine del XVII secolo; dell'antica cinta muraria checircondava il monastero rimangono invece solo duepiccoli tronconi ai lati della torre d'accesso, mentre nonvi è più alcuna traccia del fossato.

Il piazzaleIl piazzale antistante la chiesa si allarga gradatamente man mano che ci si avvicina a questa, mentre è stretto subitodopo l'ingresso. Da notare, sulla sinistra, una piccola chiesetta dedicata a san Bernardo, risalente al 1412 e in seguitoriadattata a spezieria a seguito della costruzione nel 1762 di un'altra chiesetta, sempre dedicata al Santo, sul latoopposto attaccata alla vecchia foresteria.In quella più antica si possono osservare le tracce degli affreschi attribuiti a Callisto Piazza, nell'altra invece si trovala Incoronazione della Vergine con i santi Benedetto e Bernardo del 1572 di Bernardino Gatti detto Il Sojaro, allievodel Correggio, spostata nel 1952 durante i restauri della chiesa principale a seguito della riapertura delle finestredell'abside.

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La chiesa

Planimetria della chiesa, della sacrestia e di partedel chiostro.

La facciata

Il portale con le figure dei Quattro Santi e lostemma dell'abbazia

Come detto prima la facciata della chiesa è quella precedente ilrifacimento seicentesco, restaurata infatti nel 1926 per riportare allaluce il progetto originario. Si intravedono ancora, nella struttura attualee in particolare nelle due entrate laterali, i segni del rifacimento ealcuni elementi architettonici non ben integrati col resto della struttura.Il nartece d'ingresso seicentesco è tuttora conservato. Sostituiscel'originale duecentesco, del quale si conservano le murature laterali.

Si presenta con la tradizionale forma a capanna, con la cornice sorrettada piccoli archetti in cotto; rimane ancora la pietra bianca della facciataseicentesca, in palese stonatura col resto del progetto. I tre archi sonoallineati con gli ingressi.

Notevole il portale d'ingresso, risalente presumibilmente agli inizi delXVI secolo, scolpito in rilievo con le figure dei Quattro Santi (sanRoberto, sant'Alberico, santo Stefano, san Bernardo) e sormontatodallo stemma della chiesa: la cicogna con pastorale e mitria, anch'essascolpita sui battenti.

L'interno

Dopo aver superato il portone duecentesco si coglie subito la pianta acroce latina, disposta su tre navate con volta a crociera, sorrette dapiccoli pilastri in cotto ai lati, e con abside piatta. Il corpo principale è formato da quattro campate, mentre unaquinta più piccola forma il presbiterio. I bracci del transetto sono formati da due campate di forma rettangolare,mentre l'incrocio viene deformato dalla cupola della torre. Arrivati alla quarta campata si notano i pilastrirettangolari, collegati a un muro che sostiene il coro.

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Si nota comunque una generale incertezza del progetto e delle misurazioni, che fa pensare[11] a una prima opera.Nonostante l'Ordine cistercense sia caratterizzato (per via del volere di san Bernardo, come simbolo di povertà) dauna quasi totale mancanza di decorazioni, gli affreschi della cupola e delle tombe sono una chiara eccezione; è soloin seguito, nel XVI e XVII secolo, che la chiesa viene affrescata in stile barocco, in modo a volte esageratamentericco, in netto contrasto col volere del fondatore, ma secondo le nuove direttive del Concilio di Trento.I fratelli Giovan Battista e Giovan Mauro Della Rovere, detti i Fiammenghini, si dedicarono alla decorazione di granparte dell'interno della chiesa; in particolare il transetto e il presbiterio sono decorati da un ciclo seicentesco. Inoltrealcuni pilastri, la controfacciata (appena sopra il portale) e la volta sono stati decorati dai due fratelli.

Il coro ligneo

Un particolare del coro.

Stupendo esempio di arte lignea è il coro, appoggiato ai muri dellanavata centrale, intagliato da Carlo Garavaglia (autore di operepregevoli a Milano, ma pressoché sconosciuto) a cavallo degli anni1640-1645.

Interamente in noce è composto da due file disposte parallelamente sudue livelli: il primo composto da ventidue stalli per i monaci, ilsecondo livello, più in basso, da 17 posti. I pannelli intagliatirappresentano episodi della vita di san Bernardo, accompagnati daputtini, lesene e incastonati in piccoli scompartimenti.

Ogni figura è diversa dalle altre, caratterizzata in modo mirabile erifinita in ogni più piccolo particolare, sia per quanto riguarda lepersone sia per i dettagli dei paesaggi e dei più semplici elementi disostegno: ad esempio sono degni di nota i puttini che sorreggono icapitelli ai lati del coro o l'angioletto che sorregge un timpanointagliato con le figure dei Santi.

Il tiburio

Il tiburio presenta tre serie di affreschi, ormai molto frammentari e deperiti, realizzati in due periodi successivi. Nellacupola[12] era decorata dai santi Gerolamo, Agostino, Gregorio e Ambrogio, dai quattro Evangelisti e sormontati dalcielo stellato. Di questi solo due Evangelisti ed una piccolissima parte del cielo stellato rimangono ben visibili. Neltamburo (architettura) si osservano sedici figure di Santi disposti a coppie[13].

Si osservano poi alcuni episodi di vita della Vergine Maria tratti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze: le Storiedi Maria Santissima. Dall'Incoronazione della Vergine all'Annunciazione, completata in un secondo tempo, dallaDormitio Mariæ ai Funerali di Maria Santissima, tutti risalenti agli anni compresi tra il 1345 e 1347.La paternità delle opere, seppur dubbia, è attribuita agli allievi della scuola di Giotto, specie le Storie dellaVergine[14], che la critica tende ad attribuire a Stefano Fiorentino o a Puccio Capanna[15].

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Il transetto

L'affresco dei Fiammenghini nel braccio nord del transetto, ritraenteil martirio delle monache cistercensi nel monastero polacco di

Vittavia.

Il transetto della chiesa è interamente ricoperto dagliaffreschi dei Fiammenghini, che terminarono il lorolavoro nel 1615.

Il braccio nord è dedicato ai martiri dell'ordine: sopra letre cappelle troviamo San Bernardo di Poblet, SanTommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, laSantissima Trinità, sulle altre pareti il Martirio dellemonache cistercensi nel monastero di Vittavia e ilMartirio di san Casimiro. Sulla volta di questotransetto vi sono i quattro Santi martiri cistercensi.

La porta che si apre a lato dà sul cimitero dell'abbazia.Le cappelle di questa parte di transetto sono divise sudue livelli, tre sotto e tre sopra; le prime fanno parte delprogetto originario della chiesa, le altre tre venneroaggiunte solo nel XIII secolo e non sono più

utilizzabili. Dal basso da sinistra si trova la Cappella di Santa Maria Maddalena, la Cappella di Santo StefanoMartire e la Cappella di San Rosario.

Il braccio sud è dedicato ai Santi e Vescovi dell'Ordine Cistercense: sopra la porta della sacrestia troviamo laErezione del primo monastero di Cîteaux, gli ovali con la Vergine, san Benedetto e san Bernardo, san DomenicoAbate, sant'Alberico, san Galgano e san Vittore monaco. Sulla parete a fianco della scala che porta al dormitorio vi èil grande affresco dell'albero genealogico dell'Ordine. Sulla volta di questo transetto vi sono san Cristianoarcivescovo d'Irlanda, san Pietro arcivescovo di Tarantasia, sant'Edmondo arcivescovo di Canterbury, san Guglielmodi Berry.

Le cappelle di questo transetto sono solo tre; da sinistra si trova la Cappella di San Bernardo, la Cappella dellaPassione che originariamente ospitava il Cristo alla colonna del Bramante ora in deposito alla Pinacoteca di Brera,e, infine, la Cappella di San Benedetto.

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L'organo

Nel transetto destro della chiesa abbaziale vi è un organo a canne[16] opera di Natale Morelli (1853), rifacimento diun più antico strumento del XVII sec. Collocato sopra una cantoria lignea dipinta fra due monofore, è a tastiera unicae pedaliera a leggio composta da 17 pedali + 1 che aziona il tiratutti. Di seguito la disposizione fonica in base allaposizione delle manette che comandano i vari registri nelle due colonne della registriera:

Colonna di sinistra - Concerto

Terzamano

Fagotto Bassi

Tromba Soprani

Violoncello Bassi

Corno Inglese Soprani

Flutta Soprani

Flauto in VIII

Viola Bassi

Cornetto Soprani

Ottavino Soprani

Voce Umana

Colonna di destra - Ripieno

Principale 8' Bassi

Principale 8' Soprani

Ottava Bassi

Ottava Soprani

XV

XIX

XXII

XXVI

XXIX

Contrabbasso e rinforzi al pedale

Accessori

Tiratutti del ripieno

Combinazione libera alla lombarda

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Il presbiterio

È la zona più illuminata della chiesa, ricevendo luce da tutti i quattro lati, e la più importante per il suo significatoreligioso.È costituito dalla settima campata della navata centrale, e accoglie, addossato al muro di fondo, l'altare maggiore.Sulle pareti laterali altre due opere dei Fiammenghini: l'Adorazione dei pastori e la Madonna del Latte, datata 1616.

La Madonna della Buonanotte

La Madonna della buonanotte di Bernardino Luini

Dalla scala del transetto sud si accede al dormitorio,risalente al 1493.

In cima alla ripida scala si giunge in piccolopianerottolo abbellito da una delle prime opere diBernardino Luini: la Madonna della buonanotte del1512.

Il nome le viene dall'abitudine dei monaci che,risalendo al dormitorio, salutavano la Madonna conl'ultimo Ave Maria del giorno; sorridente lei liaccompagnava al riposo, accompagnata dal Bambino eda due angeli.

Da notare il paesaggio retrostante: sulla sinistra sipossono notare alcune figure di eremiti, sulla destra unreligioso vestito di bianco in ginocchio di fronte aun'apparizione, a lato della quale si erge una chiesa.

La sacrestia

La costruzione della sacrestia risale al 1412, consuccessivi ampliamenti nel 1600 e nel 1708. Si presentacon due campate a botte, un piccolo abside semiottagonale e due finestre a sesto acuto.

Era qui che, fino alla cacciata dei cistercensi, era conservata la croce di Ludovico il Pio, portata in salvo dai monacinella chiesa di Santa Maria presso San Celso, dov'è conservata oggi.

Da notare le tele de La Vergine, San Bernardo e Santi, San Benedetto e gli altri santi e la pala d'altare realizzata daDaniele Crespi.

Il chiostro

Vergine in trono col Bambino onorata da cistercensi

Del chiostro duecentesco, di cui rimangono solamenteil lato settentrionale e due campate, è abbellito dallaVergine in trono con Bambino onorata da Cistercensi(prima metà del XVI secolo), un tempo attribuita aGaudenzio Ferrari e oggi a Callisto Piazza. A fiancodell'affresco vi è la lapide scritta in caratteri semigotici,posta in occasione della consacrazione della chiesa nel1221, sormontata dalla cicogna. Nel 1861, per farspazio alla linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova, illato effettivamente realizzato del Chiostro Grande delBramante o dell'Amadeo venne distrutto.

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Da notare sono le colonnine "annodate" poste sul lato nord-ovest e la semplicità dei capitelli delle altre colonne,decorate con foglie, aquile e volti umani, in molti casi fortunati ritrovamenti in fase di restauro, utilizzate per lecolonnine attuali.Dal lato sud, interamente rifatto, si può avere un bel colpo d'occhio sulla Ciribiciaccola, che spicca sopra la chiesa.

Il capitolo

I graffiti del Bramante nel Capitolo

L'entrata del capitolo è posto sul lato a est del chiostro;qui si possono ammirare dei graffiti (attribuiti alBramante) raffiguranti la Milano del tempo: il Duomo èancora senza le guglie, Santa Maria delle Grazie è incostruzione e il Castello Sforzesco di Milano mostraancora l'antica torre del Filarete.

Sulle altri pareti spiccano Profeti e Patriarchi:Salomone, Abramo, Giacobbe, Osea, Geremia eDavide. Sempre opera dei Fiammenghini, furono inseguito spostati dalla loro sistemazione originaria (ipiloni della navata centrale) e risistemati su tela nel1965.

I bronzi tondi raffiguranti il Cristo al Limbo el'Incredulità di San Tommaso (i cui disegni originali di Raffaello Sanzio sono oggi conservati a Firenze eCambridge) sono opera dello scultore fiorentino Lorenzo Lotti, detto il Lorenzetto.

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La torre, detta Ciribiciaccola

La Ciribiciaccola

La torre nolare sale partendo dal tiburio, a un'altezza di 9 metri, con duesezioni di forma ottagonale, di 4,14 metri la prima e di 12,19 la seconda, perpoi diventare di forma conica per 11,97 metri. Da qui alla fine della croce,posta su di un mappamondo, si raggiunge l'altezza di 56,26 metri.

Ognuna delle zone è divisa a sua volta in due parti che sono caratterizzatedall'abbondanza di archetti pensili di varie forme, con cornici lavorate eaccompagnate dai pinnacoli conici bianchi che delimitano le zone. Le bifore,trifore e quadrifore sono formate da marmo di Candoglia (lo stesso delDuomo di Milano), mentre le monofore sono in cotto.

La data esatta di costruzione non è conosciuta, ma è stata datata 1329-1340 eattribuita a Francesco Pecorari di Cremona per via della somiglianza diquest'opera con le altre più conosciute: il Torrazzo di Cremona e il campaniledi San Gottardo a Milano.

Anche la torre venne rimaneggiata nel corso degli anni come il restodell'abbazia, e solo nel 1905 vennero rimosse le aggiunte settecentesche.

La torre viene chiamata nel dialetto milanese "Ciribiciaccola", e in un'anticafilastrocca dialettale se ne parla così:

(LMO)« Sora del campanin de Ciaravallgh’è una ciribiciaccolaCon cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolittvar pusse’e la ciribiciaccola che i soocinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt?quant i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt voerenciciarà con la ciribiciaccolala ciribiciaccola l’è pronta a ciciarà con icinqcentcinquantacinq ciribiciaccolittla ciribiciaccola la ciciara i ciribiciaccolitt ciciarenma la ciciarada de la ciribiciaccola l’è pusse’e lunga dequela de i cinqcentcinquantacinq ciribiciaccolitt »

(IT)« Sul campanile di Chiaravallec'è una ciribiciaccolacon cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini.Vale di più la ciribiciaccoladei cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini?Quando i cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini voglionochiacchierare con la ciribiciaccolala ciribiciaccola è pronta a chiacchierare concinquecentocinquantacinque ciribiciaccolinila ciribicciaccola chiacchiera, i ciribiciaccolini chiacchieranoma la chiacchierata della ciribiciaccola è più lunga di quella deicinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini. »

(Filastrocca dialettale)

I "ciribiciaccolini" sono forse i frati dell'abbazia o le colonnine della torre, o ancora i piccoli della cicogna, che inpassato nidificava sulla torre, dal verso dei cicognini ("ciri") e lo sbattere del becco della cicogna contro lecolonnine.

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Abbazia di Chiaravalle 12

Opere già in abbazia• Bramante, Cristo alla colonna, oggi alla Pinacoteca di Brera

Note[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abbazia_di_Chiaravalle& language=it& params=45. 415817_N_9.

236995_E_scale:5000[2] http:/ / www. chiaravalle-milano. it/[3] Picasso, op. cit., p. 87[4] Picasso, op. cit., p. 90[5] Comune di Milano. Guglielmina la Boema - Abbazia di Chiaravalle (http:/ / www. 100milano. com/ indimenticabili/ 216. html). URL

consultato il 12-4-2012.[6] Cassanelli, op. cit., p. 39[7] Cassanelli, op. cit., p. 40[8] Picasso, op. cit., p. 91[9] Durate fino al 1954[10] Luisa Muraro, op. cit.[11] Romanini, A.M., L'Architettura Gotica in Lombardia, Milano 1964.[12] Rovinata per le infiltrazioni e restaurata dal 2002 al 2010[13] Cassanelli, op. cit., p. 48[14] Cassanelli, op. cit., p. 49[15] Cassanelli, op. cit., p. 54[16] Mi - Chiaravalle (http:/ / marietto. altervista. org/ mi_-_chiaravalle. htm)

Bibliografia• Fiorio, Maria Teresa (a cura di), Le Chiese di Milano, 2006, Milano, Electa, 1985. ISBN 8837037635• AA.VV., Chiaravalle. Arte e storia di un'abbazia cistercense, Milano, Electa, 1992. ISBN• A. Caffi, L'Abbazia di Chiaravalle. Iscrizioni e monumenti. Aggiuntavi la storia di Guglielmina Boema, Milano,

1843.• Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista, La Tartaruga, 2003. ISBN 8877383739• Raffaele Bagnoli, Chiaravalle Milanese. La Chiesa e il Monastero, Maestri Arti Grafiche, 1957.• F. Reggiori, L'Abbazia di Chiaravalle, Milano, Banca Popolare di Milano, 1970.• P. Caccin, L'Abbazia di Chiaravalle milanese - Il Monastero e la Chiesa - Storia e Arte, Milano, Moneta, 1979.• Carlo Perogalli, Monumenti e metodi di valorizzazione, Milano, Edizioni Angelo Guerini e Associati, 1954.

• Giorgio Picasso (a cura di), Monasteri benedettini in Lombardia, Milano, Silvana Editoriale, 1980.• Roberto Cassanelli (a cura di), Lombardia gotica, Milano, Jaka book, 2002.

Altri progetti

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Collegamenti esterni• Il sito dell'Abbazia di Chiaravalle e dell'Associazione Borgo di Chiaravalle (http:/ / www. chiaravalle-milano. it)• L'abbazia sul sito dell'Ordine Cistercense (http:/ / www. cistercensi. info/ abbazie/ abbazie. asp?ab=23& lin=it)

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Guglielma la Boema 13

Guglielma la BoemaGuglielma la Boema (Boemia, 1210 circa – Milano, 24 agosto 1281) è stata una mistica italiana, presunta figlia delRe boemo Ottocaro I, visse a Milano nella seconda metà del XIII secolo.

BiografiaGuglielma giunse a Milano nel 1260, accompagnata da un figlio, dove fu un'oblata (cioè una laica che alloggiava inun luogo di chiesa) nell'Abbazia di Chiaravalle; la sua fama di guaritrice crebbe fino a dar vita ad un movimentoreligioso, chiamato dei Guglielmiti, a cui presero parte molte donne e qualche membro dell'aristocrazia milanese.Tra i suoi seguagi di spicco Maifreda da Pirovano, una suora Umiliata di Biassono e il teologo Andrea SaramitaMorì il 24 agosto del 1281 (o 1282) e venne sepolta nel cimitero dell'Abbazia; dopo la sua morte i monaci e le suoredi Santa Caterina la proposero per la consacrazione. La cappella che ne ospitò le spoglie divenne luogo di culto,frequentato da seguaci e devoti. I frati le avevano addirittura dedicato un altare.Due anni dopo l'Inquisizione venne a conoscenza del culto che si stava formando attorno alla "santa" Guglielma. Fucosì che nel 1300 i due inquisitori Guido da Cocconato e Rainerio da Pirovano istruirono il processo contro glieretici. Nelle undici "imbreviature" del notaio Beltramo Salvagno, relative al processo alle devote e ai devoti di"santa" Guglielma, vengono verbalizzati gli interrogatori dei testimoni e degli accusati di eresia.Il compito dell'inquisizione, in aderenza ai decretali di Bonifacio VIII, era quello di estirpare l'eresia, riportando, ovepossibile, i deviati sulla retta via.La prima azione dei due inquisitori, giunti a Milano nei primi mesi del 1300, fu quella di rimuovere l'oggetto delculto, cioè le spoglie di Guglielma.A partire dal 9 settembre 1300, cambia la formula nelle imbreviature e relativo tempo del verbo: da tale giornoGuglielma non più "sepulta est" in Chiaravalle, bensì "sepulta erat apud monasterium Claravalis". Moltoprobabilmente i resti della donna furono cremati, come pure furono fatte bruciare le immagini della donna ed ognicosa sua.Quanto ai suoi seguaci, è sicura la condanna al rogo di "soror" Giacoma, il cui atto di condanna si evince dal"consilium", approvato all'unanimità dagli inquisitori presenti. L'atto prevedeva che la donna, giudicata eretica,relapsa e recidiva dovesse essere affidata al "seculare iuditium" per l'esecuzione della pena capitale. Incerta la sortedi Andrea Saramita, anch'egli giudicato eretico relapso. Di lui si perdono le tracce nelle imbreviature. Probabilmenteperché viene consegnato al braccio secolare della legge, per essere condotto al rogo.Nella tomba in cui erano state sepolte le spoglie della donna, si fece seppellire il banchiere Raffaele Mattioli,presidente della Banca Commerciale Italiana[1].

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Note[1] Maurizio Blondet, Gli Adelphi della dissoluzione, Edizioni Il Minotauro. ISBN 9788881552344

Bibliografia• Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista, La Tartaruga, 2003. ISBN 9788877383730• Marina Benedetti (a cura di), Milano 1300 - I processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di santa

Guglielma, Milano, Libri Scheiwiller, 1999.

Collegamenti esterni• Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani) (http:/ / www. treccani. it/ enciclopedia/

guglielma-di-milano-detta-la-boema_(Dizionario-Biografico)/ )

UmiliatiQuello degli Umiliati fu un ordine religioso che fiorì in Lombardia e nel centro-nord Italia nel XII - XIII secolo. Fuuno dei molti movimenti spirituali sorti in quel periodo, che propugnavano un ritorno verso una vita più austera,frugale, in contrasto ai costumi rilassati e alla ricchezza diffusa spesso ostentata anche dal clero stesso.

La porticina degli Umiliati a Brera Milano.

Storia

Gli Umiliati si suddividevano in tre gruppi:• il primo era costituito dall'ordine clericale, fraternità monastica

propriamente detta di professi e professe, che praticavano ilcelibato e vivevano in una casa comune, come in una tipicacomunità monastica.[1]

• il secondo gruppo i laici, uomini e donne organizzati in gruppidi vita comunitaria, che non prendevano formalmente i voti,potevano sposarsi e vivevano in comune alcuni momenti dellagiornata, come, ad esempio, i pasti.

•• il terzo gruppo erano i laici che praticavano una forma limitatadi povertà volontaria. Tutti e tre i gruppi si impegnavano a dareai poveri quello che eccedeva il normale fabbisogno. Lepersone che ne hanno fatto parte erano ricchi cittadini, nobili,religiosi ed altre persone privilegiate che scelsero l'austerità e lafrugalità, infatti il movimento degli Umiliati fu una reazione almaterialismo, al privilegio ed alla ricchezza senza precedentiche si era diffusa nelle città industriali dell'Italia del Nord.

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Lo stemma dell'ordine da un manoscritto dell'Estensedi Modena

Il primo gruppo degli Umiliati divenne un ordine religioso (OrdoHumiliatorum, sigla O. Hum.) con regola approvata dal papaInnocenzo III nel 1201: tra gli esponenti più illustri dell'ordine siricordano Luca Manzoli di Firenze[2], che fu vescovo di Fiesole evenne creato cardinale sotto papa Gregorio XII, e beato GiacomoPasquali di Siena, che arrivò fino ai più alti gradi dell'ordine evenne nominato cardinale da papa Giovanni XXII[3] e morì pocoprima che la notizia giungesse da Avignone[4]. Il Beato GiovanniOldrati da Meda fu uno dei primi ad abbracciare l'Ordine. Essi sioccupavano principalmente della lavorazione della lana, fondaronofiorenti manifatture tessili, accumulando ingenti guadagni, con iquali finanziavano attività bancarie: ad esempio nel 1248, agaranzia di un prestito concesso al capitolo del duomo di Monza, ilconvento monzese di Sant'Agata ricevette in pegno la CoronaFerrea e altri beni del tesoro del Duomo. La corona fu riscattatasoltanto nel 1319.

Gli Umiliati tentarono di stabilire un nuovo stile di vita per tuttiproponendo modelli di vita quotidiana molto più restrittivi nellecittà del nord Italia dove si diffusero; infatti promossero e diederoil via a una serie di leggi che avevano lo scopo di proibire diversespese di lusso e voluttuarie, in particolare per l'abbigliamento, le 'leggi suntuarie', che vennero adottate in tutte lecittà-stato italiane a partire dal 1300.

La loro più importante casa fu l'Abbazia di Viboldone, alla immediata periferia di Milano[5], ma la loro presenza siestendeva a tutto il nord Italia, in particolare nel lodigiano[6] e nel bresciano[7]. Anche Castel Goffredo, nelmantovano, ebbe la sua casa di Umiliati[8].Nel XVI secolo, con la Controriforma, i movimenti di questo tipo, che potevano facilmente scivolare su posizionieretiche o di opposizione di principio alla Chiesa, vennero scoraggiati. Gli Umiliati in particolare erano sospettati dicalvinismo: essi entrarono quindi in contrasto sempre più acceso con l'arcivescovo di Milano, san Carlo Borromeo,fino a che un membro dell'ordine, Gerolamo Donato detto il Farina, tentò addirittura di assassinarlo con un colpo diarchibugio alle spalle. Il colpo mancò il bersaglio (data la fama di santità che già circondava il Borromeo, il fatto fuconsiderato un segno miracoloso della protezione divina nei suoi confronti), ma l'attentato provocò una durarepressione e l'ordine fu soppresso il 7 febbraio 1571 con una bolla di papa Pio V. Girolamo Donato detto Farina, ilPrevosto Girolamo di Cristoforo, il Prevosto Lorenzo da Caravaggio rei sotto tortura vennero condannati a morte.Le comunità degli umiliati, anche quelli sottoposti al voto di castità, ebbero il carattere di comunità miste,[9] cioènello stesso edificio c'era sia la comunità maschile, sia quella femminile[10]

Questo carattere, nel medioevo abbastanza diffuso, venne poi osteggiato per asseriti abusi: Le comunità umiliatefemminili, furono, per lo più sottoposte alla regola benedettina, e spesso divennero il nucleo da cui si svilupparono,soprattutto nel XV secolo, veri e propri monasteri di clausura. Esse furono soppresse solo nel XVIII e nel XIXsecolo.

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L'abazia di Viboldone, prima degli Umiliati

Note[1] Viboldone (http:/ / www. viboldone. it/

sto_umiliati. html)[2] Lorenzo Cardella, Memorie storiche de' cardinali

della santa romana chiesa, Stamperia Pagliarini,Roma 1793, Tomo II, p. 349

[3] Gaetano Moroni, Dizionario di erudizionestorico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostrigiorni, 1851, Volume 83, p. 116

[4] Gaetano Moroni, O. Cit., 1851, Volume 51, p. 265[5] Abazia di Viboldone (http:/ / www. viboldone. it/

sto_storia. html)[6] E. Mercatili, Per una storia degli Umiliati nella

diocesi di Lodi. La casa di S. Cristoforo e diOgnissanti nel XIII secolo, in Sulle tracce degliUmiliati, a cura di M.P. Alberzoni, A. Ambrosioni,A. Lucioni, Ed. Milano 1997, Bibliotheca Erudita,16, pp. 343-492

[7] M.P. Alberzoni, A. Ambrosioni, A. Lucioni, Sulle tracce degli Umiliati, Vita e Pensiero, 1997.[8] M.P. Alberzoni, A. Ambrosioni, A. Lucioni, Sulle tracce degli Umiliati, Vita e Pensiero, 1997, pp. 285-288-307-314[9] google books (http:/ / books. google. it/ books?id=UCk19VJ63qEC& pg=PA534& dq=umiliati+ misti& cd=1#v=onepage& q=umiliati

misti& f=false)[10] book google (http:/ / books. google. it/ books?id=UCk19VJ63qEC& pg=PA533& lpg=PA533& dq=umiliati+ misti& source=bl&

ots=OUaaf1-oos& sig=ghvdS78mYXpAcA_rvEtOH3XoN0A& hl=it& ei=o-rATZzgC4GAOqeY5Z0I& sa=X& oi=book_result& ct=result&resnum=1& sqi=2& ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage& q=umiliati misti& f=false)

Bibliografia• Lunari, M., Appunti per una storiografia sugli Umiliati tra Quattro e Cinquecento in Sulle tracce degli Umiliati, a

cura di M. P. Alberzoni, A. Ambrosioni, A. Lucioni, Milano, Vita e pensiero, 1997. ISBN 9788834304952• Carlo Pirovano, Sotto il cielo di Lombardia. Breve storia degli Umiliati, Barzago (Lc), Marna, 2007. ISBN

9788872033487• Alberzoni, M.P., Gli Umiliati e San Bernardo, in Storia illustrata di Milano, a c. di F. Della Peruta, vol. II,

Milano 1992, pp. 521–540;• Alberzoni, M.P., L'esperienza caritativa presso gli Umiliati: il caso di Brera (secolo XIII) in La Carità a Milano

nei secoli XII - XV, a cura di EAD. e O. Grassi, Milano 1989, pp. 201 – 223, in particolare pp. 205–208• Grado Giovanni Merlo, Profilo di storia degli Umiliati in Un nuovo stemma per la Provincia di Milano. Storia

cultura società, Electa, Milano, 1998, pp. 17–38. ISBN 88-435-6820-5• "Humiliati" (http:/ / www. archive. org/ stream/ encyclopaediabrit13chisrich#page/ 884), in Encyclopædia

Britannica, 11th edn, 29 vols (Cambridge: Cambridge University Press, 1910–11), XII (1910), 884.

Voci correlate•• Tessitura•• Industria tessile

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Fonti e autori delle voci 17

Fonti e autori delle vociAbbazia di Chiaravalle  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=49804736  Autori:: .jhc., 20angeli, Adert, AleManea78, Archenzo, Ary29, Attilios, Avemundi, Beta16, Blackcat,Bramfab, Castagna, Char Aznable, Etienne (Li), Eumolpo, Fafabifiofo, Formica rufa, Franco56, G.dallorto, Ggonnell, Heva, Ilaria578, Ithunn, Jalo, Kiado, Klaudio, Kranjo, LaPizia, Lachimera,Leopold, Lingtft, Lohe, Luckyz, LukeWiller, MM, MapiVanPelt, Marcok, Massic80, Mauro742, Melancholia, Mizardellorsa, Moroboshi, Narayan89, Nicoli, No2, Panairjdde, Phantomas,Pracchia-78, Pufui Pc Pifpef I, Rago, Roberto Mura, RobyBS89, Sailko, Sandrinux, Scheggia.agm, Teodoro Amadò, Ticket 2010081310004741, Triquetra, Vermondo, Wiso, Yoruno, 55Modifiche anonime

Guglielma la Boema  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=49652426  Autori:: Addacat, Carlomorino, LucaG83, Mess, Mizardellorsa, Sanremofilo, Vito Calise, Yoruno, 13Modifiche anonime

Umiliati  Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=48900054  Autori:: Alexander VIII, Ares, Ary29, Avemundi, Cav, Dani4P, Eumolpa, GJo, Ggg, Lachimera, Lord Hidelan,Luiclemens, Massimo Telò, Medan, Melkor II, Mizardellorsa, Pracchia-78, RBell, Rago, Razzabarese, Salvatore gioitta, Shivanarayana, Teodoro Amadò, Twice25, 32 Modifiche anonime

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