Pedalata Milanese 2013

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Gruppo Ciclo Arcal RAI Milano

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Page 1: Pedalata Milanese 2013
Page 2: Pedalata Milanese 2013

Ogni giorno veniamo qui in città per lavorare, quasi mai però ci si prende del tempo per andare per le sue vie con il naso all’insù allo stesso modo di quando visitiamo in vacanza le altre città.

Milano merita, con le sue innumerevoli storie e leggende, con i

suoi luoghi nascosti e insoliti, con i suoi simboli misteriosi, con la sua arte non solo nei bei musei bensì a cielo aperto, nei

monumenti, nei palazzi, nelle chiese, nelle opere pubbliche.

Una Milano non da visitare con l’ausilio delle guide dettagliate bensì una Milano da gustare in leggerezza, toccando nel

passaggio luoghi di vario genere, toccando temi di vario genere, ad esempio quello della “Centralità dell’acqua”, valore pubblico, perché Milano è città d’acqua, il suo nome deriva da Medheland terra di mezzo nel ciclo dell’acqua, ponte tra cielo e terra, fisico

e spirituale.

Si attraverseranno le varie fasi temporali, il tempo celtico, quello romano, il tempo pre-medievale e medievale, il tempo

rinascimentale, il tempo moderno, il tempo contemporaneo, fino ad intravedere già il tempo futuro.

Ci soffermeremo poco in alcuni luoghi mentre altri li guarderemo

soltanto dalla sella della nostra bicicletta, perciò abbiamo preparato questo breve opuscolo che ci descrive il percorso con i

luoghi e le “cose” che incontreremo e ci racconta un po’ delle loro storie, leggende e dicerie.

È bene sapere prima cosa incontreremo durante la nostra

pedalata milanese.

E allora che si fa?.....Si parte?....

Page 3: Pedalata Milanese 2013

Ogni giorno veniamo qui in città per lavorare, quasi mai però ci si prende del tempo per andare per le sue vie con il naso all’insù allo stesso modo di quando visitiamo in vacanza le altre città.

Milano merita, con le sue innumerevoli storie e leggende, con i

suoi luoghi nascosti e insoliti, con i suoi simboli misteriosi, con la sua arte non solo nei bei musei bensì a cielo aperto, nei

monumenti, nei palazzi, nelle chiese, nelle opere pubbliche.

Una Milano non da visitare con l’ausilio delle guide dettagliate bensì una Milano da gustare in leggerezza, toccando nel

passaggio luoghi di vario genere, toccando temi di vario genere, ad esempio quello della “Centralità dell’acqua”, valore pubblico, perché Milano è città d’acqua, il suo nome deriva da Medheland terra di mezzo nel ciclo dell’acqua, ponte tra cielo e terra, fisico

e spirituale.

Si attraverseranno le varie fasi temporali, il tempo celtico, quello romano, il tempo pre-medievale e medievale, il tempo

rinascimentale, il tempo moderno, il tempo contemporaneo, fino ad intravedere già il tempo futuro.

Ci soffermeremo poco in alcuni luoghi mentre altri li guarderemo

soltanto dalla sella della nostra bicicletta, perciò abbiamo preparato questo breve opuscolo che ci descrive il percorso con i

luoghi e le “cose” che incontreremo e ci racconta un po’ delle loro storie, leggende e dicerie.

È bene sapere prima cosa incontreremo durante la nostra

pedalata milanese.

E allora che si fa?.....Si parte?....

Page 4: Pedalata Milanese 2013

Stazione fantasma - Arco della Pace

Arena Civica - Parco Sempione - Acquario

civico - Fontana dell’acquamarcia- Fontana

dei Bagni Misteriosi - Torre Branca -

Castello Sforzesco - Fontana Turta di spus - Monumento a Garibaldi - Piazza

Mercanti - Palazzo della Ragione - La

scrofa semilanuta - Telefono senza fili - La

parlèra - La Madonnina/Il Duomo/La Statua della Libertà e Il dinosauro

sul Duomo – Il fantasma del Duomo - La Galleria - Le palle del toro – I Panzerotti

Piazza della Scala - Monumento a

Manzoni e Casa Manzoni - Casa degli

Omenoni - La Ruota Solare - L'Omm de

preja (Scior Carera)– La Colonna del Leone

- Facciata del Seminario Arcivescovile – Via

della Spiga - Cinte murarie e Porte cittadine

- Giardini Indro Montanelli – Planetario e

Tredesin de marz - Casa Guazzoni

Casa Galimberti - Casa Castiglioni/Ca’ di

Ciapp - Casa con l’orecchio - Casa Berri-

Meregalli - Casa Campanini - Conservatorio

Giuseppe Verdi - Piazza 5

giornate/Porta Vittoria/Porta Tosa - La Rotonda della Besana - Giardini Guastalla

- Porta delle Meraviglia - Università “La statale”/Ca’ Granda/Ospedale Maggiore - Via Laghetto, Via Pantano - Torre Velasca

– Cripta San Giovanni in Conca - San Satiro

- Colonne di San Lorenzo -

Sant’Eustorgio – Resti anfiteatro romano

- Sant’Ambrogio - Colonna del diavolo -

Castello Cova - Albero tra i palazzi -

Santa Maria delle Grazie e Cenacolo vinciano - Farmacia Santa

Teresa - Monumento a Verdi e Casa di

Riposo per Musicisti – Villa Faccanoni con le

statue della Ca’ di Ciapp - Fontana delle

quattro stagioni – City Life

Page 5: Pedalata Milanese 2013

Stazione fantasma - Arco della Pace –

Arena Civica - Parco Sempione - Acquario

civico - Fontana dell’acquamarcia- Fontana

dei Bagni Misteriosi - Torre Branca -

Castello Sforzesco - Fontana Turta di spus - Monumento a Garibaldi - Piazza

Mercanti - Palazzo della Ragione - La

scrofa semilanuta - Telefono senza fili - La

parlèra - La Madonnina/Il Duomo/La Statua della Libertà e Il dinosauro

sul Duomo – Il fantasma del Duomo - La Galleria - Le palle del toro– I Panzerotti –

Piazza della Scala - Monumento a

Manzoni e Casa Manzoni - Casa degli

Omenoni - La Ruota Solare - L'Omm de

preja (Scior Carera)– La Colonna del Leone

- Facciata del Seminario Arcivescovile – Via

della Spiga - Cinte murarie e Porte cittadine

- Giardini Indro Montanelli – Planetario e

Tredesin de marz - Casa Guazzoni

Casa Galimberti - Casa Castiglioni/Ca’ di

Ciapp - Casa con l’orecchio - Casa Berri

Meregalli - Casa Campanini - Conservatorio

Giuseppe Verdi - Piazza 5

giornate/Porta Vittoria/Porta Tosa La Rotonda della Besana - Giardini Guastalla

- Porta delle Meraviglia - Università “La statale”/Ca’ Granda/Ospedale Maggiore Via Laghetto, Via Pantano - Torre Velasca

Cripta San Giovanni in Conca - San Satiro

Colonne di San Lorenzo

Sant’Eustorgio – Resti anfiteatro romano

Sant’Ambrogio - Colonna del diavolo

Castello Cova - Albero tra i palazzi

Santa Maria delle Grazie e Cenacolo vinciano - Farmacia Santa

Teresa - Monumento a Verdi e Casa di

Riposo per Musicisti – Villa Faccanoni con le

statue della Ca’ di Ciapp - Fontana delle

quattro stagioni – City Life

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Corso Sempione: c’è uno strano oggetto

fuori posto. Ai bordi del controviale spunta dall'erba un respingente ferroviario. Che cosa ci fa in mezzo a uno spartitraffico

erboso? Qui un tempo sorgeva una stazione ferroviaria che univa Milano a Gallarate,

con ogni probabilità costruita sui resti della precedente linea di tramway a cavallo

Milano-Saronno, il cui capolinea, alla fine dell'800 era in piazza Sempione.

Per quale ragione quest’ultimo respingente ha resistito e resiste e non si è mai fatto togliere?

Page 7: Pedalata Milanese 2013

Corso Sempione: c’è uno strano oggetto

fuori posto. Ai bordi del controviale spunta dall'erba un respingente ferroviario. Che cosa ci fa in mezzo a uno spartitraffic

erboso? Qui un tempo sorgeva una stazione ferroviaria che univa Milano a Gallarate,

con ogni probabilità costruita sui resti della precedente linea di tramway a cavallo

Milano-Saronno, il cui capolinea, alla fine dell'800 era in piazza Sempione.

Per quale ragione quest’ultimo respingente ha resistito e resiste e non si è mai fatto togliere?

Page 8: Pedalata Milanese 2013

Chissà se è vero che quest’Arco è in asse con l’Arco di Trionfo di Parigi,

si dice infatti che Napoleone nelle sue grandiosaggini volesse unire

Parigi a Milano con una strada dritta.

Il monumento, in marmo di Crevola, è alto 25 metri e largo 24.

L'opera venne progettata da Luigi Cagnola. I lavori iniziarono nel 1807,

vennero diretti dallo stesso Cagnola e supervisionati da Domenico

Moglia, Nicola Pirovano, Francesco Peverelli e Bai Gio Battista, sotto la

spinta del comune di Milano e di Napoleone. L'opera era oramai a due

terzi e diverse statue

erano già terminate,

come quelle della

Storia e

della Poesia, eseguite

dal neoclassico Luigi

Acquisti, quando, con

la caduta del Regno

Italico, il progetto

venne abbandonato.

Solo nel 1826 venne

ripresa la riedificazione

dell'edificio sotto

l'imperatore asburgico

Francesco I d'Austria,

che lo dedicò alla pace che aveva riunito le diverse potenze europee

nel 1815. Dopo la morte di Luigi Cagnola, avvenuta nel 1833, la

direzione dei lavori passò nelle mani di Carlo Giuseppe Londonio che lo

completò nel 1838, in tempo perché alla cerimonia di inaugurazione

partecipasse Ferdinando I, Imperatore d'Austria e re del Lombardo-

Veneto. L'8 giugno 1859, quattro giorni dopo la vittoria di Magenta, vi

fecero il loro ingresso trionfale in Milano Napoleone III e Vittorio

Emanuele II, fra le acclamazioni della

folla.

Venne scelta la forma dell'anfiteatro,

come richiamo alla tradizione imperiale

romana, cui Napoleone esplicitamente

si richiamava.

Canonica disegnò ispirandosi

al circo di Massenzio, situato

fuori Roma sulla via Appia

Antica, vicino alla basilica di

San Sebastiano fuori le mura,

forse il meglio conservato

degli antichi monumenti

romani. Ha forma ellittica, con

una lunghezza di 238 metri e

una larghezza di 116 e poteva

contenere fino a 30.000

spettatori, ovvero poco meno di un quarto dell'intera popolazione di

Milano dell'epoca.

Tra glia alberi del parco pare si aggiri il fantasma di Isabella da

Lampugnano - bruciata sul rogo come strega nel 1519 – e quello

della Dama Velata, una bellissima donna vestita di nero e profumata

di violetta. I malcapitati che si sono lasciati sedurre hanno però

scoperto, una volta sollevato il velo, un teschio raccapricciante.

Il Parco Sempione sorge dove un tempo si trovava il parco ducale

visconteo chiamato "Barcho" e situato vicino al Castello Sforzesco,

esso venne ingrandito e cintato degli Sforza fino a diventare ampio

oltre 3 milioni di metri quadri. Il parco era un bosco composto

prevalentemente da querce e castagneti e abitato anche da animali

esotici introdotti dall'uomo. Con la caduta degli Sforza e la

dominazione spagnola il parco venne abbandonato e nel 1861 in parte

venne destinato all'agricoltura, l'area dove attualmente sorge il Parco

Sempione invece venne usata

come piazza d'armi per i

militari che stazionavano

vicino al Castello Sforzesco. Il

nome deriva dal corso

Sempione, il monumentale

asse stradale realizzato in

epoca napoleonica sul

tracciato della storica via del

Seprio, con la nuova porta

Sempione erede dell'antica

porta Giovia.

Page 9: Pedalata Milanese 2013

Chissà se è vero che quest’Arco è in asse con l’Arco di Trionfo di Parigi,

si dice infatti che Napoleone nelle sue grandiosaggini volesse unire

Parigi a Milano con una strada dritta.

Il monumento, in marmo di Crevola, è alto 25 metri e largo 24.

L'opera venne progettata da Luigi Cagnola. I lavori iniziarono nel 1807,

vennero diretti dallo stesso Cagnola e supervisionati da Domenico

Moglia, Nicola Pirovano, Francesco Peverelli e Bai Gio Battista, sotto la

spinta del comune di Milano e di Napoleone. L'opera era oramai a due

terzi e diverse statue

erano già terminate,

come quelle della

Storia e

della Poesia, eseguite

dal neoclassico Luigi

Acquisti, quando, con

la caduta del Regno

Italico, il progetto

venne abbandonato.

Solo nel 1826 venne

ripresa la riedificazione

dell'edificio sotto

l'imperatore asburgico

Francesco I d'Austria,

che lo dedicò alla pace che aveva riunito le diverse potenze europee

nel 1815. Dopo la morte di Luigi Cagnola, avvenuta nel 1833, la

direzione dei lavori passò nelle mani di Carlo Giuseppe Londonio che lo

completò nel 1838, in tempo perché alla cerimonia di inaugurazione

partecipasse Ferdinando I, Imperatore d'Austria e re del Lombardo-

Veneto. L'8 giugno 1859, quattro giorni dopo la vittoria di Magenta, vi

fecero il loro ingresso trionfale in Milano Napoleone III e Vittorio

Emanuele II, fra le acclamazioni della

folla.

Venne scelta la forma dell'anfiteatro,

come richiamo alla tradizione imperiale

romana, cui Napoleone esplicitamente

si richiamava.

Canonica disegnò ispirandosi

al circo di Massenzio, situato

fuori Roma sulla via Appia

Antica, vicino alla basilica di

San Sebastiano fuori le mura,

forse il meglio conservato

degli antichi monumenti

romani. Ha forma ellittica, con

una lunghezza di 238 metri e

una larghezza di 116 e poteva

contenere fino a 30.000

spettatori, ovvero poco meno di un quarto dell'intera popolazione di

Milano dell'epoca.

Tra glia alberi del parco pare si aggiri il fantasma di Isabella da

Lampugnano - bruciata sul rogo come strega nel 1519 – e quello

della Dama Velata, una bellissima donna vestita di nero e profumata

di violetta. I malcapitati che si sono lasciati sedurre hanno però

scoperto, una volta sollevato il velo, un teschio raccapricciante.

Il Parco Sempione sorge dove un tempo si trovava il parco ducale

visconteo chiamato "Barcho" e situato vicino al Castello Sforzesco,

esso venne ingrandito e cintato degli Sforza fino a diventare ampio

oltre 3 milioni di metri quadri. Il parco era un bosco composto

prevalentemente da querce e castagneti e abitato anche da animali

esotici introdotti dall'uomo. Con la caduta degli Sforza e la

dominazione spagnola il parco venne abbandonato e nel 1861 in parte

venne destinato all'agricoltura, l'area dove attualmente sorge il Parco

Sempione invece venne usata

come piazza d'armi per i

militari che stazionavano

vicino al Castello Sforzesco. Il

nome deriva dal corso

Sempione, il monumentale

asse stradale realizzato in

epoca napoleonica sul

tracciato della storica via del

Seprio, con la nuova porta

Sempione erede dell'antica

porta Giovia.

Page 10: Pedalata Milanese 2013

Qui un mondo sottomarino ben si adatta alle

nuove forme del liberty: fregi e ceramiche

rappresentanti la vita sottomarina corrono

intorno all'edificio, che viene completato con

statue di animali marini, come la fontana con la

testa di ippopotamo e Nettuno. Progettato

dall'architetto Sebastiano Locati, costituisce

attrazione nel campo scientifico.

L’acqua bene comune, è tornata fortemente questa bella

consapevolezza. Questa fontana sembra la volessero chiudere al

pubblico con scuse di “sicurezza” per poi di nascosto privatizzarne la

fonte, per fortuna non ci sono riusciti! Abbiamo il dovere di difendere

l’acqua , anche in onore dei tantissimi milanesi anziani e non che

venivano e ancora vengono a bere e riempire le loro bottiglie da

riportare a casa. La popolazione milanese era abituata a bere

direttamente dalla fonte l'acqua dalle preziose proprietà terapeutiche,

tanto che sulla fontana del parco campeggia ancora un cartello con

scritto «Acqua non potabile»: in quest’acqua, infatti, si trovano dei sali

che non sono adatti per un acquedotto. Negli anni ‘50 studi ed esami

chimico farmacologici dimostrarono che l’acqua, oltre che essere

sulfurea, è anche oligominerale, caratteristiche che raramente si

trovano contemporaneamente nelle acque del sottosuolo italiano.

Le acque termali non sono

una novità per Milano, città

che è sempre stata ricca di

acqua nel sottosuolo. Sono

infatti tre le falde che, a

diversa profondità, si

trovano nel terreno: in

ordine, sono la falda di

acqua piovana, la falda

dell’acqua potabile e la falda

(verso i 400 metri di

profondità) di acqua terma-

le.

Già negli anni Trenta vennero costruite a Milano due fontane pubbliche

di acqua termale, detta «acqua marcia» per il forte odore di idrossido

di zolfo. Le altre due fontane, in classico stile decò, si trovano in viale

Piceno, e in C.so di Porta Nuova, purtroppo da nessuna delle due non

sgorga più nulla.

La Torre Branca è una slanciata struttura metallica

alta 108 metri, che sorge accanto alla Triennale.

Denominata Littoria, fu costruita in occasione della

quinta Mostra Triennale delle Arti Decorative su

progetto dell'architetto Giò Ponti e venne

inaugurata il 10 agosto 1933. E' stata riaperta al

pubblico per la prima volta nell'estate del 1997, in

seguito al restauro effettuato dalla società "Fratelli

Branca". Dalla torre è possibile avere una visione

panoramica sui principali monumenti della città:

l'Arco della Pace, il Castello Sforzesco e il Duomo.

L'ascensore consente di salire lungo i 99 metri in

circa 90 secondi sino al belvedere.

La fontana è composta da sette misteriosi elementi: una cabina, un

trampolino, due nuotatori, un cigno, una palla e una fonte in pietra. La

vasca di profilo curvilineo è decorata dai disegni delle onde. Il

significato della composizione metafisica si dovrebbe cercare, come nel

caso delle altre opere dell’artista, nella simbologia mitologica o

classica. Una delle ultime

sculture di Giorgio de Chirico,

realizzata nel 1973 in occasione

della Triennale di Milano, spesso

non viene neanche menzionata

negli elenchi delle opere del

maestro. Qui si trova ancora

nella sua collocazione originale,

davanti alla Triennale. A Milano

è molto raro potersi sdraiare sul

prato di un parco e ammirare

un’opera di un grande maestro.

Page 11: Pedalata Milanese 2013

Qui un mondo sottomarino ben si adatta alle

nuove forme del liberty: fregi e ceramiche

rappresentanti la vita sottomarina corrono

intorno all'edificio, che viene completato con

statue di animali marini, come la fontana con la

testa di ippopotamo e Nettuno. Progettato

dall'architetto Sebastiano Locati, costituisce

attrazione nel campo scientifico.

L’acqua bene comune, è tornata fortemente questa bella

consapevolezza. Questa fontana sembra la volessero chiudere al

pubblico con scuse di “sicurezza” per poi di nascosto privatizzarne la

fonte, per fortuna non ci sono riusciti! Abbiamo il dovere di difendere

l’acqua , anche in onore dei tantissimi milanesi anziani e non che

venivano e ancora vengono a bere e riempire le loro bottiglie da

riportare a casa. La popolazione milanese era abituata a bere

direttamente dalla fonte l'acqua dalle preziose proprietà terapeutiche,

tanto che sulla fontana del parco campeggia ancora un cartello con

scritto «Acqua non potabile»: in quest’acqua, infatti, si trovano dei sali

che non sono adatti per un acquedotto. Negli anni ‘50 studi ed esami

chimico farmacologici dimostrarono che l’acqua, oltre che essere

sulfurea, è anche oligominerale, caratteristiche che raramente si

trovano contemporaneamente nelle acque del sottosuolo italiano.

Le acque termali non sono

una novità per Milano, città

che è sempre stata ricca di

acqua nel sottosuolo. Sono

infatti tre le falde che, a

diversa profondità, si

trovano nel terreno: in

ordine, sono la falda di

acqua piovana, la falda

dell’acqua potabile e la falda

(verso i 400 metri di

profondità) di acqua terma-

le.

Già negli anni Trenta vennero costruite a Milano due fontane pubbliche

di acqua termale, detta «acqua marcia» per il forte odore di idrossido

di zolfo. Le altre due fontane, in classico stile decò, si trovano in viale

Piceno, e in C.so di Porta Nuova, purtroppo da nessuna delle due non

sgorga più nulla.

La Torre Branca è una slanciata struttura metallica

alta 108 metri, che sorge accanto alla Triennale.

Denominata Littoria, fu costruita in occasione della

quinta Mostra Triennale delle Arti Decorative su

progetto dell'architetto Giò Ponti e venne

inaugurata il 10 agosto 1933. E' stata riaperta al

pubblico per la prima volta nell'estate del 1997, in

seguito al restauro effettuato dalla società "Fratelli

Branca". Dalla torre è possibile avere una visione

panoramica sui principali monumenti della città:

l'Arco della Pace, il Castello Sforzesco e il Duomo.

L'ascensore consente di salire lungo i 99 metri in

circa 90 secondi sino al belvedere.

La fontana è composta da sette misteriosi elementi: una cabina, un

trampolino, due nuotatori, un cigno, una palla e una fonte in pietra. La

vasca di profilo curvilineo è decorata dai disegni delle onde. Il

significato della composizione metafisica si dovrebbe cercare, come nel

caso delle altre opere dell’artista, nella simbologia mitologica o

classica. Una delle ultime

sculture di Giorgio de Chirico,

realizzata nel 1973 in occasione

della Triennale di Milano, spesso

non viene neanche menzionata

negli elenchi delle opere del

maestro. Qui si trova ancora

nella sua collocazione originale,

davanti alla Triennale. A Milano

è molto raro potersi sdraiare sul

prato di un parco e ammirare

un’opera di un grande maestro.

Page 12: Pedalata Milanese 2013

Il Castello Sforzesco è uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Fu costruito nel XV secolo da Francesco

Sforza, divenuto da poco Duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione risalente al XIV secolo nota come

Castrum Portae Jovis (Castello di porta Giovia o Zobia), e nei secoli ha subito notevoli trasformazioni.

Fra il Cinquecento e il Seicento era una delle principali cittadelle militari d'Europa; quasi interamente rifatto in stile storicista da Luca Beltrami tra il 1891 e il 1905, ora è

sede di importanti istituzioni culturali e meta turistica.

Page 13: Pedalata Milanese 2013

Il Castello Sforzesco è uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Fu costruito nel XV secolo da Francesco

Sforza, divenuto da poco Duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione risalente al XIV secolo nota come

Castrum Portae Jovis (Castello di porta Giovia o Zobia), e nei secoli ha subito notevoli trasformazioni.

Fra il Cinquecento e il Seicento era una delle principali cittadelle militari d'Europa; quasi interamente rifatto in stile storicista da Luca Beltrami tra il 1891 e il 1905, ora è

sede di importanti istituzioni culturali e meta turistica.

Page 14: Pedalata Milanese 2013

I vecchi milanesi la chiamavano così per la sua forma rotonda e piatta

sormontata da uno zampillo a ventaglio che la rendeva simile a una

torta nuziale. Quando alla fine degli anni Trenta venne collocata nello

spazio davanti al Castello, come ideale raccordo tra largo Cairoli e il

monumento sforzesco, la fontana (realizzata dall' Aem per un incontro

di Mussolini con i reduci dell' Abissinia) venne salutata con favore dai

cittadini e soprattutto dai turisti, poiché sedendosi sul bordo della

grande vasca potevano farsi fotografare insieme alla Torre del Filarete.

In una Milano tradizionalmente povera di fontane un getto d'acqua in

più pareva dare sollievo soltanto a guardarlo, nei giorni di canicola.

Invece arrivarono poco dopo i giorni dell' oscuramento, e la fontana del

Castello, che di notte era illuminata, venne subito soppressa.

Riprese il suo chioccolio

nel dopoguerra, ma le

sue traversie non erano

finite.

Gli scavi della prima

linea della metropolitana

la costrinsero a

sloggiare per costruire la

fermata Cairoli. Al

momento sembrò un

lutto provvisorio per la

città , che però in pochi

anni parve dimenticare

che la fontana fosse

esistita. Le sue

strutture, smontate e

riposte in magazzino,

divennero in poco tempo

inservibili. Ma quando

qualcuno ne chiedeva

notizia si sentiva rispondere (erano i giorni di Tangentopoli) che la

fontana se l' era portata via Craxi e si trovava ad Hammamet... Era

una leggenda metropolitana, sembra divulgata dai taxisti, che però

ebbe molta fortuna in quegli anni, cioè quando al leader socialista si

attribuiva ogni sorta di ladrocinio. Insomma, quella del Castello e' stata

una fontana poco fortunata. Ma nel marzo del Duemila è tornata ad

occupare il suo vecchio posto.

Sulla parte alta del monumento cavallo

e cavaliere sono rivolti verso il centro di

Milano, in atto di entrarvi da trionfatori;

sotto, aggettanti dal piedestallo,

campeggiano una "Rivoluzione " e una

"Libertà", quasi ad accompagnare la

marcia, che esaltano le armi (spade

sguainate) e la vittoria conquistata,

contornate come sono, alla maniera

rinascimentale, da fregi, corone d'alloro

e palme. Bene ha fatto la città ad

individuare questo sito e a dedicarlo ai

fratelli Cairoli, celebri garibaldini, ma

anche a decidere che l'imponente

monumento a ricordo dell’eroe dei due

mondi fosse lì eretto. Nel 1895, quindi

a pochi anni dalla morte di Garibaldi, il

grandioso manufatto era pronto e alla sua inaugurazione, avvenuta il 3

novembre di quell'anno, intervenne Felice Cavallotti per tenere un

eloquentissimo discorso ai presenti. La parte architettonica del

monumento è opera dell'architetto Augusto Guidini, un'artista

lombardo nato nel 1853, mentre la statua equestre, in bronzo, si deve

all'arte di uno dei più illustri scultori siciliani, il palermitano Ettore

Ximenes (1855-1926).

Nella zona dove nel tempo antico c’era il Foro romano, si venne a

creare una Piazza a partire dalla metà del XIII secolo con una pianta

rettangolare, in origine più ampia dell'attuale. Vi si aprivano sei accessi

riferiti agli altrettanti sestieri cittadini. Le

vie attigue prendevano il nome delle

diverse attività svolte: Armorari, Spadari,

Cappellari, Orefici, Speronari, Fustagnari.

I principali palazzi della piazza sono: il

palazzo della Ragione (Broletto Nuovo) la

Loggia degli Osii le Scuole Palatine la

Casa dei Panigarola. Curiosità: Telefono

senza fili, la scrofa semilanuta, la parlèra.

Page 15: Pedalata Milanese 2013

I vecchi milanesi la chiamavano così per la sua forma rotonda e piatta

sormontata da uno zampillo a ventaglio che la rendeva simile a una

torta nuziale. Quando alla fine degli anni Trenta venne collocata nello

spazio davanti al Castello, come ideale raccordo tra largo Cairoli e il

monumento sforzesco, la fontana (realizzata dall' Aem per un incontro

di Mussolini con i reduci dell' Abissinia) venne salutata con favore dai

cittadini e soprattutto dai turisti, poiché sedendosi sul bordo della

grande vasca potevano farsi fotografare insieme alla Torre del Filarete.

In una Milano tradizionalmente povera di fontane un getto d'acqua in

più pareva dare sollievo soltanto a guardarlo, nei giorni di canicola.

Invece arrivarono poco dopo i giorni dell' oscuramento, e la fontana del

Castello, che di notte era illuminata, venne subito soppressa.

Riprese il suo chioccolio

nel dopoguerra, ma le

sue traversie non erano

finite.

Gli scavi della prima

linea della metropolitana

la costrinsero a

sloggiare per costruire la

fermata Cairoli. Al

momento sembrò un

lutto provvisorio per la

città , che però in pochi

anni parve dimenticare

che la fontana fosse

esistita. Le sue

strutture, smontate e

riposte in magazzino,

divennero in poco tempo

inservibili. Ma quando

qualcuno ne chiedeva

notizia si sentiva rispondere (erano i giorni di Tangentopoli) che la

fontana se l' era portata via Craxi e si trovava ad Hammamet... Era

una leggenda metropolitana, sembra divulgata dai taxisti, che però

ebbe molta fortuna in quegli anni, cioè quando al leader socialista si

attribuiva ogni sorta di ladrocinio. Insomma, quella del Castello e' stata

una fontana poco fortunata. Ma nel marzo del Duemila è tornata ad

occupare il suo vecchio posto.

Sulla parte alta del monumento cavallo

e cavaliere sono rivolti verso il centro di

Milano, in atto di entrarvi da trionfatori;

sotto, aggettanti dal piedestallo,

campeggiano una "Rivoluzione " e una

"Libertà", quasi ad accompagnare la

marcia, che esaltano le armi (spade

sguainate) e la vittoria conquistata,

contornate come sono, alla maniera

rinascimentale, da fregi, corone d'alloro

e palme. Bene ha fatto la città ad

individuare questo sito e a dedicarlo ai

fratelli Cairoli, celebri garibaldini, ma

anche a decidere che l'imponente

monumento a ricordo dell’eroe dei due

mondi fosse lì eretto. Nel 1895, quindi

a pochi anni dalla morte di Garibaldi, il

grandioso manufatto era pronto e alla sua inaugurazione, avvenuta il 3

novembre di quell'anno, intervenne Felice Cavallotti per tenere un

eloquentissimo discorso ai presenti. La parte architettonica del

monumento è opera dell'architetto Augusto Guidini, un'artista

lombardo nato nel 1853, mentre la statua equestre, in bronzo, si deve

all'arte di uno dei più illustri scultori siciliani, il palermitano Ettore

Ximenes (1855-1926).

Nella zona dove nel tempo antico c’era il Foro romano, si venne a

creare una Piazza a partire dalla metà del XIII secolo con una pianta

rettangolare, in origine più ampia dell'attuale. Vi si aprivano sei accessi

riferiti agli altrettanti sestieri cittadini. Le

vie attigue prendevano il nome delle

diverse attività svolte: Armorari, Spadari,

Cappellari, Orefici, Speronari, Fustagnari.

I principali palazzi della piazza sono: il

palazzo della Ragione (Broletto Nuovo) la

Loggia degli Osii le Scuole Palatine la

Casa dei Panigarola. Curiosità: Telefono

senza fili, la scrofa semilanuta, la parlèra.

Page 16: Pedalata Milanese 2013

Al centro della piazza venne edificato, per

volere del podestà Oldrado da Tresseno, il

"palazzo della Ragione", detto anche

Broletto Nuovo, terminato nel 1233 e

adibito alle attività giudiziarie, che diede il

nome di piazza del Broletto alla piazza

stessa in epoca medioevale. Con questo edificio, costituito da una sala

sovrapposta ad una loggia, si inaugura una tipologia ripresa in varie

città lombarde, prima tra tutte Monza con il suo Arengario.

La leggenda vuole che il fondatore di Milano fu il celta

Belloveso, che attraversò le Alpi e il territorio degli

Edui per arrivare nella pianura Padana.Belloveso vide

nel luogo indicato da una dea Belisama in sogno, una

scrofa di cinghiale che aveva la particolarità di avere il

pelo molto lungo sulla parte anteriore del corpo.

Sotto i portici si può provare il telefono

senza fili, a testimonianza che nel

luogo affollato di mercanti e "avvocati"

era comunque possibile trattare e

tramare facilmente.

Affacciandosi dal balconcino (detto "parlera"), ornato da un'aquila che

stringe una preda, simbolo della giustizia, i Magistrati annunciavano

alla cittadinanza editti e sentenze. La Loggia degli Osii fu costruita nel

1316 per ordine di Matteo Visconti, che

intendeva realizzare attorno al Palazzo della

Ragione un sistema di portici nei quali comporre

le attività giuridico notarili della città. Deve il

nome ai palazzi e alle proprietà degli Osii site in

questo punto prima della sua realizzazione. Suo

architetto fu Scoto da San Gimignano.

Tutte le cattedrali hanno una croce in cima al punto

più alto meno questa, l'unica che ha in cima la Madonnina.

Imbraccia una lancia ed il parallelo con la dea Belisama è

immediato , antica divinità proto celtica donna-guerriera,

protettrice e custode del fuoco, propria dell'antica epoca

matriarcale. Il suo compagno era il dio Beleno, anch'esso padrone

del fuoco, da Bel=Luce, e successivamente divenuto Apollo.

Ecco uno dei segni di passaggio di "potere" da femminile,

a femminile-maschile e poi a maschile, vedi patriarcato. Al

posto del Duomo sorgevano Santa Tec la e Santa Maria

Maggiore, chiese cristiane estiva e invernale, a loro volta

sorsero al posto del tempio di Minerva di epoca

romana e che a sua volta sorse al posto del luogo di

culto di Belisama.

Page 17: Pedalata Milanese 2013

Al centro della piazza venne edificato, per

volere del podestà Oldrado da Tresseno, il

"palazzo della Ragione", detto anche

Broletto Nuovo, terminato nel 1233 e

adibito alle attività giudiziarie, che diede il

nome di piazza del Broletto alla piazza

stessa in epoca medioevale. Con questo edificio, costituito da una sala

sovrapposta ad una loggia, si inaugura una tipologia ripresa in varie

città lombarde, prima tra tutte Monza con il suo Arengario.

La leggenda vuole che il fondatore di Milano fu il celta

Belloveso, che attraversò le Alpi e il territorio degli

Edui per arrivare nella pianura Padana.Belloveso vide

nel luogo indicato da una dea Belisama in sogno, una

scrofa di cinghiale che aveva la particolarità di avere il

pelo molto lungo sulla parte anteriore del corpo.

Sotto i portici si può provare il telefono

senza fili, a testimonianza che nel

luogo affollato di mercanti e "avvocati"

era comunque possibile trattare e

tramare facilmente.

Affacciandosi dal balconcino (detto "parlera"), ornato da un'aquila che

stringe una preda, simbolo della giustizia, i Magistrati annunciavano

alla cittadinanza editti e sentenze. La Loggia degli Osii fu costruita nel

1316 per ordine di Matteo Visconti, che

intendeva realizzare attorno al Palazzo della

Ragione un sistema di portici nei quali comporre

le attività giuridico notarili della città. Deve il

nome ai palazzi e alle proprietà degli Osii site in

questo punto prima della sua realizzazione. Suo

architetto fu Scoto da San Gimignano.

Tutte le cattedrali hanno una croce in cima al punto

più alto meno questa, l'unica che ha in cima la Madonnina.

Imbraccia una lancia ed il parallelo con la dea Belisama è

immediato , antica divinità proto celtica donna-guerriera,

protettrice e custode del fuoco, propria dell'antica epoca

matriarcale. Il suo compagno era il dio Beleno, anch'esso padrone

del fuoco, da Bel=Luce, e successivamente divenuto Apollo.

Ecco uno dei segni di passaggio di "potere" da femminile,

a femminile-maschile e poi a maschile, vedi patriarcato. Al

posto del Duomo sorgevano Santa Tec la e Santa Maria

Maggiore, chiese cristiane estiva e invernale, a loro volta

sorsero al posto del tempio di Minerva di epoca

romana e che a sua volta sorse al posto del luogo di

culto di Belisama.

Page 18: Pedalata Milanese 2013

Milano ha anche una "Statua della Libertà".

Questa statua si trova sul Duomo di Milano,

sul lato sinistro del balcone sopra il portone

centrale della Basilica. Questa statua, nota

come «La Legge Nuova, risale al 1810 ed è

statua realizzata da Camillo Pacetti. Si ritiene

che sia uno dei modelli che avrebbe ispirato

Frederic Auguste Bartholdi per la realizzazione

della Statua della Libertà di New York, nel

1885.

La facciata del Duomo di Milano riserva

sempre delle sorprese. Come se non bastasse

la Statua della Libertà, tra i santi e i martire rappresentati sul Duomo

fa capolino anche un ... dinosauro! A destra del portone centrale, nella

parte bassa del fregio in marmo fa bella mostra di sè un cucciolo di

dinosauro. Probabilmente quello raffigurato nel marmo del Duomo è il

drago Tarantasio. Secondo una leggenda popolare infatti, il lago

Gerundo, nelle vicinanze di Lodi, sarebbe stato abitato da un dragone

chiamato Tarànto o più comunemente

conosciuto come Tarantasio, il quale si

sarebbe nutrito soprattutto di bambini,

ammorbando l'aria con il suo fiato

pestilenziale e causando la malattia della

febbre gialla.Sono sorte numerose

leggende riguardo al drago, le quali sono

tutte accomunate dalla concomitanza tra

l'uccisione di Tarànto e il prosciugamento

del lago. Alcune fonti popolari attribuiscono

il prosciugamento e la bonifica del lago a

san Cristoforo, che avrebbe sconfitto il

drago, o a Federico Barbarossa. La più

suggestiva riguarda l'uccisione del drago da

parte del capostipite dei Visconti, il quale

avrebbe poi adottato come simbolo la

creatura sconfitta, ovvero il biscione con il

bambino in bocca.

Si narra che anche il Duomo di Milano abbia il suo fantasma che vaga

sconsolato. E' capitato a diversi fotografi di scattare una foto a una

coppia di sposi dopo la cerimonia nuziale sulla porta del Duomo di

Milano e successivamente scorgere dietro di loro una donna

sconosciuta vestita di nero. Questa misteriosa figura sembra essere il

fantasma di una certa Carlina, vissuta a Schignano, vicino a Como,

dove era in voga l'antica usanza di far vestire le spose a lutto,

completamente avvolte nella seta nera, per ingannare gli uomini del

feudatario del luogo che si arrogava il famigerato jus primae noctis (il

diritto di consumare la prima notte di nozze con le giovani appena

sposate). In una fredda e nebbiosa giornata di ottobre Carlina si sposò

con il suo Renzino avvolta nel suo abito nero e partirono per Milano per

il viaggio di nozze; decisero di salire sul Duomo di Milano dove tra le

guglie ammantate dalla nebbia spuntavano via via le statue di drago

che cominciarono ad inquietare la povera Carlina che portava nel cuore

la colpa di essersi concessa ad un giovane straniero biondo poco tempo

prima delle nozze, rimanendo incinta. Carlina decise di non dire nulla al

futuro sposo e di fargli credere che quel figlio fosse suo, ma quel luogo

suggestivo e silenzioso vicino al cielo dove nella foschia comparivano

sagome inquietanti

spaventarono a tal

punto la novella

sposa che lasciò la

mano del giovane

sposo e cominciò a

correre tra le statue

urlando angosciata

del peso che portava

in grembo. Ad un

tratto il marito la

vide cadere nel vuoto

poi sparire inghiottita

dalle guglie del

Duomo. La leggenda

racconta che il suo

corpo fu cercato in

lungo e in largo ma

non venne mai

trovato.

Page 19: Pedalata Milanese 2013

Milano ha anche una "Statua della Libertà".

Questa statua si trova sul Duomo di Milano,

sul lato sinistro del balcone sopra il portone

centrale della Basilica. Questa statua, nota

come «La Legge Nuova, risale al 1810 ed è

statua realizzata da Camillo Pacetti. Si ritiene

che sia uno dei modelli che avrebbe ispirato

Frederic Auguste Bartholdi per la realizzazione

della Statua della Libertà di New York, nel

1885.

La facciata del Duomo di Milano riserva

sempre delle sorprese. Come se non bastasse

la Statua della Libertà, tra i santi e i martire rappresentati sul Duomo

fa capolino anche un ... dinosauro! A destra del portone centrale, nella

parte bassa del fregio in marmo fa bella mostra di sè un cucciolo di

dinosauro. Probabilmente quello raffigurato nel marmo del Duomo è il

drago Tarantasio. Secondo una leggenda popolare infatti, il lago

Gerundo, nelle vicinanze di Lodi, sarebbe stato abitato da un dragone

chiamato Tarànto o più comunemente

conosciuto come Tarantasio, il quale si

sarebbe nutrito soprattutto di bambini,

ammorbando l'aria con il suo fiato

pestilenziale e causando la malattia della

febbre gialla.Sono sorte numerose

leggende riguardo al drago, le quali sono

tutte accomunate dalla concomitanza tra

l'uccisione di Tarànto e il prosciugamento

del lago. Alcune fonti popolari attribuiscono

il prosciugamento e la bonifica del lago a

san Cristoforo, che avrebbe sconfitto il

drago, o a Federico Barbarossa. La più

suggestiva riguarda l'uccisione del drago da

parte del capostipite dei Visconti, il quale

avrebbe poi adottato come simbolo la

creatura sconfitta, ovvero il biscione con il

bambino in bocca.

Si narra che anche il Duomo di Milano abbia il suo fantasma che vaga

sconsolato. E' capitato a diversi fotografi di scattare una foto a una

coppia di sposi dopo la cerimonia nuziale sulla porta del Duomo di

Milano e successivamente scorgere dietro di loro una donna

sconosciuta vestita di nero. Questa misteriosa figura sembra essere il

fantasma di una certa Carlina, vissuta a Schignano, vicino a Como,

dove era in voga l'antica usanza di far vestire le spose a lutto,

completamente avvolte nella seta nera, per ingannare gli uomini del

feudatario del luogo che si arrogava il famigerato jus primae noctis (il

diritto di consumare la prima notte di nozze con le giovani appena

sposate). In una fredda e nebbiosa giornata di ottobre Carlina si sposò

con il suo Renzino avvolta nel suo abito nero e partirono per Milano per

il viaggio di nozze; decisero di salire sul Duomo di Milano dove tra le

guglie ammantate dalla nebbia spuntavano via via le statue di drago

che cominciarono ad inquietare la povera Carlina che portava nel cuore

la colpa di essersi concessa ad un giovane straniero biondo poco tempo

prima delle nozze, rimanendo incinta. Carlina decise di non dire nulla al

futuro sposo e di fargli credere che quel figlio fosse suo, ma quel luogo

suggestivo e silenzioso vicino al cielo dove nella foschia comparivano

sagome inquietanti

spaventarono a tal

punto la novella

sposa che lasciò la

mano del giovane

sposo e cominciò a

correre tra le statue

urlando angosciata

del peso che portava

in grembo. Ad un

tratto il marito la

vide cadere nel vuoto

poi sparire inghiottita

dalle guglie del

Duomo. La leggenda

racconta che il suo

corpo fu cercato in

lungo e in largo ma

non venne mai

trovato.

Page 20: Pedalata Milanese 2013

La Galleria di Milano, con le sue strutture di ferro a vista, fu uno degli esempi a cui si sarebbe ispirato Gustave Eiffel,

pochi anni dopo. Nel 1859 si fece seria l'idea di un passaggio coperto che collegasse piazza Duomo a piazza

della Scala: simile alla Galleria de Cristoforis, sempre a Milano a San Babila, ma più grande e più borghese.

L'Ottagono centrale è considerato il salotto della città. Sul suo pavimento, al centro, è realizzato a mosaico lo

stemma di Casa Savoia. Ai suoi lati, sempre in mosaici, sono rappresentati gli stemmi delle quattro città che in epoche diverse sono state capitali del Regno d'Italia:

nell'ordine Milano (con Napoleone), poi Torino, Firenze e infine Roma (coi Savoia). Nelle lunette attorno alla volta,

sono raffigurate le allegorie dei quattro continenti Africa, Asia, Europa e America

.

Page 21: Pedalata Milanese 2013

La Galleria di Milano, con le sue strutture di ferro a vista, fu uno degli esempi a cui si sarebbe ispirato Gustave Eiffel,

pochi anni dopo. Nel 1859 si fece seria l'idea di un passaggio coperto che collegasse piazza Duomo a piazza

della Scala: simile alla Galleria de Cristoforis, sempre a Milano a San Babila, ma più grande e più borghese.

L'Ottagono centrale è considerato il salotto della città. Sul suo pavimento, al centro, è realizzato a mosaico lo

stemma di Casa Savoia. Ai suoi lati, sempre in mosaici, sono rappresentati gli stemmi delle quattro città che in epoche diverse sono state capitali del Regno d'Italia:

nell'ordine Milano (con Napoleone), poi Torino, Firenze e infine Roma (coi Savoia). Nelle lunette attorno alla volta,

sono raffigurate le allegorie dei quattro continenti Africa, Asia, Europa e America

.

Page 22: Pedalata Milanese 2013

Al centro della Galleria Vittorio

Emanuele II, dedicata al re d’Italia,

sul pavimento si trova uno stemma

raffigurante un toro che

rappresenta la città di Torino, il

simbolo araldico dei Savoia con

una croce bianca in campo rosso

ed il famoso toro raffigurato con gli

"attributi" in vista. L'usanza dice

che porti fortuna porre il piede

sopra gli attributi del toro e

compiere una rotazione ad occhi

chiusi facendo perno su quel piede. Migliaia di turisti e milanesi ogni

giorno li schiacciano ritualmente come portafortuna! Non è da

escludere che questa usanza derivi da un segno di sfregio storico

contro Torino poiché Torino divenendo capitale del Regno d’Italia rubò

lo scettro di capitale napoleonica a Milano che era già capitale della

precedente Repubblica Italiana 1802, nonché della Repubblica

Cisalpina e prima ancora della Repubblica Cispadana, embrioni della

nascente e attuale Repubblica Italiana. Torino consegnò il titolo di

capitale a Firenze, titolo che come sappiamo fu poi trasferito a Roma e

forse la cosa non è mai andata giù ai milanesi.

La storia dei mitici panzerotti

risale al 1949 quando il

Sig.Luini arriva a Milano ed

insieme alla sua famiglia decide

di far assaggiare alla città

ambrosiana questa specialità

pugliese. Da allora ricercati e

gustati da grandi e piccoli sono

divenuti famosi in tutta Milano

(e non solo a Milano visto che

anche Londra ha aperto un

Luini). Qui è diventata abitudine fare un poco di fila, veloce però, e

gustare i panzerotti ad ogni ora tra le vie del Duomo o della Scala o in

Galleria.

Qui si trovano Palazzo Marino (sede del Comune), la Statua di

Leonardo e il Teatro alla Scala. Anche il Teatro Alla Scala ha il suo

fantasma, un corista afferma di aver visto lo spettro di Maria Callas

intenta a spaventare

gli ignari spettatori

per vendicarsi del-

l'episodio in cui un

gruppo di loggionisti

la fischiò per aver

steccato. Secondo al-

tri invece il fantasma

sarebbe quello di

Maria Malibran, famo-

so soprano dell’Otto-

cento.

Lo scrittore Alessandro Manzoni abitò in Via

Morone 1 a Milano dal 1814 al 1873, anno della

sua morte. La Casa del Manzoni ora la sede del

Centro Nazionale di Studi Manzoniani.

Alessandro

Manzoni,

nacque a Mila-

no nel 1785 da

Pietro e Giulia

Beccaria; della

sua gloriosa

carriera lette-

raria ricordia-

mo Odi, opere teatrali, l'Adelchi, il

Cinque Maggio dedicato a Napoleone,

il famosissimo romanzo "I Promessi

Sposi". Le spoglie di Alessadro

Manzoni riposano al Cimitero

Monumentale, in Piazza San Fedele

invece si puo' ammirare la statua

costruita in suo onore.

Page 23: Pedalata Milanese 2013

Al centro della Galleria Vittorio

Emanuele II, dedicata al re d’Italia,

sul pavimento si trova uno stemma

raffigurante un toro che

rappresenta la città di Torino, il

simbolo araldico dei Savoia con

una croce bianca in campo rosso

ed il famoso toro raffigurato con gli

"attributi" in vista. L'usanza dice

che porti fortuna porre il piede

sopra gli attributi del toro e

compiere una rotazione ad occhi

chiusi facendo perno su quel piede. Migliaia di turisti e milanesi ogni

giorno li schiacciano ritualmente come portafortuna! Non è da

escludere che questa usanza derivi da un segno di sfregio storico

contro Torino poiché Torino divenendo capitale del Regno d’Italia rubò

lo scettro di capitale napoleonica a Milano che era già capitale della

precedente Repubblica Italiana 1802, nonché della Repubblica

Cisalpina e prima ancora della Repubblica Cispadana, embrioni della

nascente e attuale Repubblica Italiana. Torino consegnò il titolo di

capitale a Firenze, titolo che come sappiamo fu poi trasferito a Roma e

forse la cosa non è mai andata giù ai milanesi.

La storia dei mitici panzerotti

risale al 1949 quando il

Sig.Luini arriva a Milano ed

insieme alla sua famiglia decide

di far assaggiare alla città

ambrosiana questa specialità

pugliese. Da allora ricercati e

gustati da grandi e piccoli sono

divenuti famosi in tutta Milano

(e non solo a Milano visto che

anche Londra ha aperto un

Luini). Qui è diventata abitudine fare un poco di fila, veloce però, e

gustare i panzerotti ad ogni ora tra le vie del Duomo o della Scala o in

Galleria.

Qui si trovano Palazzo Marino (sede del Comune), la Statua di

Leonardo e il Teatro alla Scala. Anche il Teatro Alla Scala ha il suo

fantasma, un corista afferma di aver visto lo spettro di Maria Callas

intenta a spaventare

gli ignari spettatori

per vendicarsi del-

l'episodio in cui un

gruppo di loggionisti

la fischiò per aver

steccato. Secondo al-

tri invece il fantasma

sarebbe quello di

Maria Malibran, famo-

so soprano dell’Otto-

cento.

Lo scrittore Alessandro Manzoni abitò in Via

Morone 1 a Milano dal 1814 al 1873, anno della

sua morte. La Casa del Manzoni ora la sede del

Centro Nazionale di Studi Manzoniani.

Alessandro

Manzoni,

nacque a Mila-

no nel 1785 da

Pietro e Giulia

Beccaria; della

sua gloriosa

carriera lette-

raria ricordia-

mo Odi, opere teatrali, l'Adelchi, il

Cinque Maggio dedicato a Napoleone,

il famosissimo romanzo "I Promessi

Sposi". Le spoglie di Alessadro

Manzoni riposano al Cimitero

Monumentale, in Piazza San Fedele

invece si puo' ammirare la statua

costruita in suo onore.

Page 24: Pedalata Milanese 2013

Il nome deriva dagli otto

telamoni (omenoni,

ovvero "grandi uomini")

della facciata, scolpiti da

Antonio Abondio. La

costruzione del palazzo si

deve allo scultore e

cesellatore aretino Leone

Leoni, scultore imperiale

al servizio di Carlo V del

Sacro Romano Impero e

Filippo II di Spagna.

L'artista, nominato

scultore della Zecca di

Milano nel 1542, acquistò la proprietà nel 1549, e nel 1565 avviò la

costruzione dell'attuale palazzo disegnandone lui stesso la facciata e

facendone scuola di scultura nonché l'abitazione propria e del figlio,

Pompeo Leoni, anch'egli scultore. La facciata è composta da due ordini

e da un attico, di epoca posteriore, ed è scandita verticalmente in sette

scomparti. Al piano terreno sono ripartiti dalle otto colossali

cariatidi in pietra, rappresentanti barbari sconfitti ispirati alla

statuaria della roma classica. Al di sopra delle teste dei barbari

sono indicate le stirpi ai quali appartengono: Svevo, Quado,

Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. Ad essi sono

alternate due finestre dal timpano spezzato, ed altre due

finestre ad arco, aperte successivamente in luogo delle nicchie

che vi si trovavano precedentemente. Al piano nobile colonne

incassate di ordine ionico si alternano a nicchie e finestre cui

nell'Ottocento furono aggiunti i balconcini. Nello scomparto

centrale del fregio che corre sotto la gronda, il rilievo con la

Calunnia sbranata dai leoni allude al casato dei proprietari.

Nell'interno, restaurato dal Portaluppi nel 1929, il cortile è a

pianta rettangolare, con tre ali porticate e fregio di metope e

triglifi.

Qui in Piazza Meda si può gustare un’altra opera a cielo aperto,

la Ruota Solare. Il suo singolare fascino, il contrasto tra il

bagliore metallico e il verde dell'erba, in un gioco di volumi, colori e

geometrie, rimanda a un'idea di bellezza apprezzata ovunque. Nella

scultura ogni forma è ricondotta all'essenziale. Sfera, cubo, cilindro, e

altri solidi ripetuti in schiera, nascosti all'interno di massicci contenitori,

come globi, colonne, cubi, e dischi parzialmente visibili dagli squarci

che rompono le superfici lisce. L'immagine che ne consegue ha

stimolato la fantasia di chi ha voluto vedervi il lavorìo di ingranaggi

appartenenti a macchinari o. addirittura, una rapide successione di

note musicali. Arnaldo Pomodoro commenta la sua opera così: "La mia

prima ruota è stata fatta pensando al calendario azteco che colpì la

mia immaginazione quando andai in Messico". Il grande disco (4,5

metri di diametro) appare come un enorme sole di bronzo, cui il sole

vero, secondo il lato che colpisce, conferisce suggestivi bagliori.

L'opera è stata dotata di un meccanismo che la faceva ruotare su se

stessa, con evidente allusione al movimento (apparente) del disco

solare. Arnaldo Pomodoro è considerato uno dei più grandi scultori

contemporanei italiani, molto noto ed apprezzato anche all'estero.

Fratello del noto scultore Giò Pomodoro. Attraverso le forme, dominate

da un rigoroso spirito geometrico, le opere di Arnaldo Pomodoro

travalicano le culture locali e, da Roma a New York, da Londra a

Tokyo, arricchiscono le città di tutto il mondo.

Page 25: Pedalata Milanese 2013

Il nome deriva dagli otto

telamoni (omenoni,

ovvero "grandi uomini")

della facciata, scolpiti da

Antonio Abondio. La

costruzione del palazzo si

deve allo scultore e

cesellatore aretino Leone

Leoni, scultore imperiale

al servizio di Carlo V del

Sacro Romano Impero e

Filippo II di Spagna.

L'artista, nominato

scultore della Zecca di

Milano nel 1542, acquistò la proprietà nel 1549, e nel 1565 avviò la

costruzione dell'attuale palazzo disegnandone lui stesso la facciata e

facendone scuola di scultura nonché l'abitazione propria e del figlio,

Pompeo Leoni, anch'egli scultore. La facciata è composta da due ordini

e da un attico, di epoca posteriore, ed è scandita verticalmente in sette

scomparti. Al piano terreno sono ripartiti dalle otto colossali

cariatidi in pietra, rappresentanti barbari sconfitti ispirati alla

statuaria della roma classica. Al di sopra delle teste dei barbari

sono indicate le stirpi ai quali appartengono: Svevo, Quado,

Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. Ad essi sono

alternate due finestre dal timpano spezzato, ed altre due

finestre ad arco, aperte successivamente in luogo delle nicchie

che vi si trovavano precedentemente. Al piano nobile colonne

incassate di ordine ionico si alternano a nicchie e finestre cui

nell'Ottocento furono aggiunti i balconcini. Nello scomparto

centrale del fregio che corre sotto la gronda, il rilievo con la

Calunnia sbranata dai leoni allude al casato dei proprietari.

Nell'interno, restaurato dal Portaluppi nel 1929, il cortile è a

pianta rettangolare, con tre ali porticate e fregio di metope e

triglifi.

Qui in Piazza Meda si può gustare un’altra opera a cielo aperto,

la Ruota Solare. Il suo singolare fascino, il contrasto tra il

bagliore metallico e il verde dell'erba, in un gioco di volumi, colori e

geometrie, rimanda a un'idea di bellezza apprezzata ovunque. Nella

scultura ogni forma è ricondotta all'essenziale. Sfera, cubo, cilindro, e

altri solidi ripetuti in schiera, nascosti all'interno di massicci contenitori,

come globi, colonne, cubi, e dischi parzialmente visibili dagli squarci

che rompono le superfici lisce. L'immagine che ne consegue ha

stimolato la fantasia di chi ha voluto vedervi il lavorìo di ingranaggi

appartenenti a macchinari o. addirittura, una rapide successione di

note musicali. Arnaldo Pomodoro commenta la sua opera così: "La mia

prima ruota è stata fatta pensando al calendario azteco che colpì la

mia immaginazione quando andai in Messico". Il grande disco (4,5

metri di diametro) appare come un enorme sole di bronzo, cui il sole

vero, secondo il lato che colpisce, conferisce suggestivi bagliori.

L'opera è stata dotata di un meccanismo che la faceva ruotare su se

stessa, con evidente allusione al movimento (apparente) del disco

solare. Arnaldo Pomodoro è considerato uno dei più grandi scultori

contemporanei italiani, molto noto ed apprezzato anche all'estero.

Fratello del noto scultore Giò Pomodoro. Attraverso le forme, dominate

da un rigoroso spirito geometrico, le opere di Arnaldo Pomodoro

travalicano le culture locali e, da Roma a New York, da Londra a

Tokyo, arricchiscono le città di tutto il mondo.

Page 26: Pedalata Milanese 2013

Il Scior Carera è il nome popolare attribuito ad

un'antica scultura romana, che si trova sotto i

portici di corso Vittorio Emanuele (Largo Corsia dei

Servi), nota anche come Omm de preja (uomo di

pietra). Si tratta di un rilievo in marmo che risale al

III secolo, raffigurante una figura maschile, priva

delle braccia e con la gamba destra leggermente in

avanti, vestita con una toga. La testa pro-

babilmente fu aggiunta in epoca medioevale. Sotto

il rilievo è stata inserita un'epigrafe incisa in latino:

Carere (da cui il nome Carera) debet omni vitio qui in alterum dicere

paratus est (traduzione: "Deve essere privo di ogni colpa chi è pronto

a parlare contro un altro"). Al di sotto una seconda iscrizione ricorda la

precedente collocazione in via San Pietro all'Orto e il ruolo svolto dalla

scultura nella storia di Milano sotto la dominazione austriaca: fino a

tempi recenti vi venivano affisse satire e motti politici, in analogia alla

tradizione delle cosiddette statue parlanti di Roma.

La leggenda vuole che questo leone sia il bottino di guerra di un fallito

tentativo di conquista di Milano da parte dei veneziani. Si narra infatti

che una notte l'esercito veneziano, appostato appena fuori le mura,

stesse preparando un attacco notturno per cogliere di sorpresa i

milanesi, per impedire loro di organizzare una difesa adeguata.

Quando fu il momento di sferrare l'attacco le vedette udirono un

rumore che sembrava un rullo di tamburi. Temendo di essere stati

scoperti, sospesero l'avanzata e mandarono una pattuglia in avan

scoperta. In realtà il suono udito dal nemico proveniva dalla bottega di

un ignaro panettiere che setacciava la farina per

preparare l'impasto. Insospettito dai rumori, il

prestinee si accorse del pericolo e chiamò a gran

voce le guardie cittadine. I milanesi scesero

prontamente nelle strade e all'invasore non

rimase altro da fare che darsela a gambe

lasciandosi alle spalle, tra le varie cose, anche

un leone di pietra, simbolo dell'Evangelista San

Marco, patrono di Venezia.

La leggenda vuole che questo leone sia il bottino di guerra di un fallito

tentativo di conquista di Milano da parte dei veneziani. Si narra infatti

che una notte l'esercito veneziano, appostato appena fuori le mura,

stesse preparando un attacco notturno per cogliere di sorpresa i

milanesi, per impedire loro di organizzare una difesa adeguata.

Quando fu il momento di sferrare l'attacco le vedette udirono un

rumore che sembrava un rullo di tamburi.

Temendo di essere stati scoperti, sospesero

l'avanzata e mandarono una pattuglia in

avan scoperta. In realtà il suono udito dal

nemico proveniva dalla bottega di un ignaro

panettiere che setacciava la farina per

preparare l'impasto. Insospettito dai

rumori, il prestinee si accorse del pericolo e

chiamò a gran voce le guardie cittadine. I

milanesi scesero prontamente nelle strade

e all'invasore non rimase altro da fare che

darsela a gambe lasciandosi alle spalle, tra

le varie cose, anche un leone di pietra,

simbolo dell'Evangelista San Marco, patrono

di Venezia.

Milano è Moda. Via della

Spiga fa parte del

Quadrilatero della moda

ed è considerata una

delle zone più lussuose,

oltreché uno dei maggiori

centri dello shopping

dell'alta moda a livello

mondiale. A differenza di

via Monte Napoleone,

questa strada è chiusa al

traffico ed è interamente

pavimentata in pavè.

Page 27: Pedalata Milanese 2013

Il Scior Carera è il nome popolare attribuito ad

un'antica scultura romana, che si trova sotto i

portici di corso Vittorio Emanuele (Largo Corsia dei

Servi), nota anche come Omm de preja (uomo di

pietra). Si tratta di un rilievo in marmo che risale al

III secolo, raffigurante una figura maschile, priva

delle braccia e con la gamba destra leggermente in

avanti, vestita con una toga. La testa pro-

babilmente fu aggiunta in epoca medioevale. Sotto

il rilievo è stata inserita un'epigrafe incisa in latino:

Carere (da cui il nome Carera) debet omni vitio qui in alterum dicere

paratus est (traduzione: "Deve essere privo di ogni colpa chi è pronto

a parlare contro un altro"). Al di sotto una seconda iscrizione ricorda la

precedente collocazione in via San Pietro all'Orto e il ruolo svolto dalla

scultura nella storia di Milano sotto la dominazione austriaca: fino a

tempi recenti vi venivano affisse satire e motti politici, in analogia alla

tradizione delle cosiddette statue parlanti di Roma.

La leggenda vuole che questo leone sia il bottino di guerra di un fallito

tentativo di conquista di Milano da parte dei veneziani. Si narra infatti

che una notte l'esercito veneziano, appostato appena fuori le mura,

stesse preparando un attacco notturno per cogliere di sorpresa i

milanesi, per impedire loro di organizzare una difesa adeguata.

Quando fu il momento di sferrare l'attacco le vedette udirono un

rumore che sembrava un rullo di tamburi. Temendo di essere stati

scoperti, sospesero l'avanzata e mandarono una pattuglia in avan

scoperta. In realtà il suono udito dal nemico proveniva dalla bottega di

un ignaro panettiere che setacciava la farina per

preparare l'impasto. Insospettito dai rumori, il

prestinee si accorse del pericolo e chiamò a gran

voce le guardie cittadine. I milanesi scesero

prontamente nelle strade e all'invasore non

rimase altro da fare che darsela a gambe

lasciandosi alle spalle, tra le varie cose, anche

un leone di pietra, simbolo dell'Evangelista San

Marco, patrono di Venezia.

La leggenda vuole che questo leone sia il bottino di guerra di un fallito

tentativo di conquista di Milano da parte dei veneziani. Si narra infatti

che una notte l'esercito veneziano, appostato appena fuori le mura,

stesse preparando un attacco notturno per cogliere di sorpresa i

milanesi, per impedire loro di organizzare una difesa adeguata.

Quando fu il momento di sferrare l'attacco le vedette udirono un

rumore che sembrava un rullo di tamburi.

Temendo di essere stati scoperti, sospesero

l'avanzata e mandarono una pattuglia in

avan scoperta. In realtà il suono udito dal

nemico proveniva dalla bottega di un ignaro

panettiere che setacciava la farina per

preparare l'impasto. Insospettito dai

rumori, il prestinee si accorse del pericolo e

chiamò a gran voce le guardie cittadine. I

milanesi scesero prontamente nelle strade

e all'invasore non rimase altro da fare che

darsela a gambe lasciandosi alle spalle, tra

le varie cose, anche un leone di pietra,

simbolo dell'Evangelista San Marco, patrono

di Venezia.

Milano è Moda. Via della

Spiga fa parte del

Quadrilatero della moda

ed è considerata una

delle zone più lussuose,

oltreché uno dei maggiori

centri dello shopping

dell'alta moda a livello

mondiale. A differenza di

via Monte Napoleone,

questa strada è chiusa al

traffico ed è interamente

pavimentata in pavè.

Page 28: Pedalata Milanese 2013
Page 29: Pedalata Milanese 2013
Page 30: Pedalata Milanese 2013

Le cinte murarie erette a protezione della città di Milano furono tre.

Una risalente all’epoca romana (che subì in seguito un ampliamento),

una medievale e una risalente all’epoca di dominazione spagnola.

Distrutte e tre le cinte murarie rimangono solo poche tracce, le mura

hanno subito il medesimo destino di gran parte degli edifici storici di

una città che ha avuto la peculiarità di continuare a distruggere le

tracce del passato per ricostruirsi riutilizzandone i materiali. Le tracce

delle cinte murarie sono tuttavia ben impresse nell’impianto

urbanistico di Milano, tanto che ancora oggi si parla di “cerchia dei

Navigli” per definire la parte della città compresa entro la fossa

interna, antistante le mura medievali e ricoperto tra le due guerre

mondiali, e di “circonvallazione delle mura spagnole” per definire le

strade costruite dove si trovava la cinta muraria dell’epoca spagnola.

Le porte di Milano sono le aperture stradali ricavate nelle varie epoche

nelle relative mura cittadine (romane, medievali e spagnole).

Porte romane repubblicane

Jovia, Vercellina, Ticinensis, Romana, ?, Comacina,

Porte romane massimiane

Aurea, Argentea Herculea

Porte medievali

Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina, Nuova

A queste andava aggiunta la Porta Giovia che sorgendo in uno spazio

all'interno del successivo Castello Sforzesco sarebbe definitivamente

scomparsa con la costruzione della Rocca Giovia (1358-1368).

Le altre porte minori (o pusterle) della città erano invece:

Pusterla di Monforte, Porta Tosa, Pusterla Lodovica (già Pusterla

di Sant'Eufemia), Pusterla della Chiusa, Pusterla dei Fabbri,

Pusterla di Sant'Ambrogio, Pusterla delle Azze, Pusterla Beatrice

(già Pusterla di San Marco)[3], Pusterla del Borgo Nuovo

Vanno ricordate infine la Pusterla di Santo Stefano e la Pusterla del

Bottonuto.

In età spagnola le porte principali della città erano:

Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina, Nuova

Esse erano poi affiancate da quattro porte minori, ciascuna delle quali

succursale di una delle precedenti (ad eccezione di Porta Tenaglia, che

faceva riferimento al vicino Castello Sforzesco:

Porta Tenaglia, succursale del Castello, di vita effimera

(demolita già nel 1571)

Porta Tosa, succursale di Porta Orientale

Porta Vigentina, succursale di Porta Romana

Porta Lodovica, succursale di Porta Ticinese.

A partire dai primi anni dell'Ottocento cominciarono i rifacimenti delle

varie porte cittadine, ad eccezione di Porta Romana, l'unica fra le porte

spagnole ad essere già monumentali. Alle nuove realizzazioni in stile

neoclassico s'affiancarono - più o meno contemporaneamente - i caselli

daziari, necessari per la riscossione e le procedure del dazio cittadino.

Il modello, importato in Italia da Napoleone era quello - sia dal punto

di vista istituzionale che da quello architettonico - delle Barrières di

Parigi, le barriere realizzate nella cinta daziaria di Parigi da Claude-

Nicolas Ledoux fra il 1785 e il 1789, alle soglie della Rivoluzione

francese. Negli anni successivi nuove porte monumentali e caselli

daziari vennero eretti a Milano; contemporaneamente le mutate

esigenze cittadine e la crescita della città spingevano all'apertura di

nuovi varchi all'interno della cinta muraria spagnola. Nel 1864 venne

aperta la Barriera Principe Umberto, per collegare la città alla Stazione

Centrale; nel 1870 fu la volta di Porta Genova, per consentire una

comunicazione diretta fra la città e la Stazione di Porta Ticinese. A

queste vanno poi aggiunte Porta Volta, come nuovo itinerario per

Como, e Porta Monforte, l'ultima ad essere aperta prima che in

ottemperanza al Piano Beruto. In età risorgimentale diverse porte, fino

ad allora chiamate col toponimo geografico di riferimento, cambiarono

nome (come già era avvenuto parzialmente in età napoleonica per

Porta Riconoscenze e

Porta Marengo) per

celebrare le Cinque

Giornate di Milano

(Porta Vittoria), piut-

tosto che alcuni eventi

connessi alla Seconda

guerra d'indipendenza

italiana (Porta Gari-

baldi, Porta Venezia,

Porta Magenta).

Page 31: Pedalata Milanese 2013

Le cinte murarie erette a protezione della città di Milano furono tre.

Una risalente all’epoca romana (che subì in seguito un ampliamento),

una medievale e una risalente all’epoca di dominazione spagnola.

Distrutte e tre le cinte murarie rimangono solo poche tracce, le mura

hanno subito il medesimo destino di gran parte degli edifici storici di

una città che ha avuto la peculiarità di continuare a distruggere le

tracce del passato per ricostruirsi riutilizzandone i materiali. Le tracce

delle cinte murarie sono tuttavia ben impresse nell’impianto

urbanistico di Milano, tanto che ancora oggi si parla di “cerchia dei

Navigli” per definire la parte della città compresa entro la fossa

interna, antistante le mura medievali e ricoperto tra le due guerre

mondiali, e di “circonvallazione delle mura spagnole” per definire le

strade costruite dove si trovava la cinta muraria dell’epoca spagnola.

Le porte di Milano sono le aperture stradali ricavate nelle varie epoche

nelle relative mura cittadine (romane, medievali e spagnole).

Porte romane repubblicane

Jovia, Vercellina, Ticinensis, Romana, ?, Comacina,

Porte romane massimiane

Aurea, Argentea Herculea

Porte medievali

Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina, Nuova

A queste andava aggiunta la Porta Giovia che sorgendo in uno spazio

all'interno del successivo Castello Sforzesco sarebbe definitivamente

scomparsa con la costruzione della Rocca Giovia (1358-1368).

Le altre porte minori (o pusterle) della città erano invece:

Pusterla di Monforte, Porta Tosa, Pusterla Lodovica (già Pusterla

di Sant'Eufemia), Pusterla della Chiusa, Pusterla dei Fabbri,

Pusterla di Sant'Ambrogio, Pusterla delle Azze, Pusterla Beatrice

(già Pusterla di San Marco)[3], Pusterla del Borgo Nuovo

Vanno ricordate infine la Pusterla di Santo Stefano e la Pusterla del

Bottonuto.

In età spagnola le porte principali della città erano:

Orientale, Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina, Nuova

Esse erano poi affiancate da quattro porte minori, ciascuna delle quali

succursale di una delle precedenti (ad eccezione di Porta Tenaglia, che

faceva riferimento al vicino Castello Sforzesco:

Porta Tenaglia, succursale del Castello, di vita effimera

(demolita già nel 1571)

Porta Tosa, succursale di Porta Orientale

Porta Vigentina, succursale di Porta Romana

Porta Lodovica, succursale di Porta Ticinese.

A partire dai primi anni dell'Ottocento cominciarono i rifacimenti delle

varie porte cittadine, ad eccezione di Porta Romana, l'unica fra le porte

spagnole ad essere già monumentali. Alle nuove realizzazioni in stile

neoclassico s'affiancarono - più o meno contemporaneamente - i caselli

daziari, necessari per la riscossione e le procedure del dazio cittadino.

Il modello, importato in Italia da Napoleone era quello - sia dal punto

di vista istituzionale che da quello architettonico - delle Barrières di

Parigi, le barriere realizzate nella cinta daziaria di Parigi da Claude-

Nicolas Ledoux fra il 1785 e il 1789, alle soglie della Rivoluzione

francese. Negli anni successivi nuove porte monumentali e caselli

daziari vennero eretti a Milano; contemporaneamente le mutate

esigenze cittadine e la crescita della città spingevano all'apertura di

nuovi varchi all'interno della cinta muraria spagnola. Nel 1864 venne

aperta la Barriera Principe Umberto, per collegare la città alla Stazione

Centrale; nel 1870 fu la volta di Porta Genova, per consentire una

comunicazione diretta fra la città e la Stazione di Porta Ticinese. A

queste vanno poi aggiunte Porta Volta, come nuovo itinerario per

Como, e Porta Monforte, l'ultima ad essere aperta prima che in

ottemperanza al Piano Beruto. In età risorgimentale diverse porte, fino

ad allora chiamate col toponimo geografico di riferimento, cambiarono

nome (come già era avvenuto parzialmente in età napoleonica per

Porta Riconoscenze e

Porta Marengo) per

celebrare le Cinque

Giornate di Milano

(Porta Vittoria), piut-

tosto che alcuni eventi

connessi alla Seconda

guerra d'indipendenza

italiana (Porta Gari-

baldi, Porta Venezia,

Porta Magenta).

Page 32: Pedalata Milanese 2013

La statua Montanelli è stata

commissionata nel 2005 dal

Comune di Milano allo scultore

toscano Vito Tongiani per

essere collocata

appositamente all'interno del

parco dove ogni mattina il

giornalista si recava prima di

andare al lavoro. La scultura

realizzata interamente in

bronzo dorato, ritrae il noto

giornalista seduto su una pila

di giornali con la "lettera 22"

(la macchina per scrivere) posizionata sulle ginocchia ed intento a

scrivere un articolo. Al lato del personaggio è scolpito il suo cappello,

uno degli elementi che contraddistinguevano lo scrittore e che Tongiani

studiò accuratamente prima di eseguire la scultura. Il monumento fu

collocato e inaugurato ufficialmente il 22 aprile 2005, vicino al punto in

cui il giornalista fu ferito ad una gamba nel 1977 dalle Brigate Rosse.

Questo parco fu il primo parco milanese espressamente destinato allo

svago collettivo. Per oltre due secoli sono stati chiamati Giardini

pubblici, Giardini di Porta Venezia o semplicemente I giardini, e l'uso è

ancora invalso. Nella seconda metà del XIX secolo si affiancarono al

Museo di storia naturale altre "attrazioni" di vita animale, quali voliere

e gabbie per cervi,

scimmie e una giraffa, cui

progressivamente si ag-

giungeranno numerosi

altri animali che daranno

vita a quello che sarà

conosciuto come "zoo di

Milano chiuso definitiva-

mente in seguito alle

richieste degli ambienta-

listi nel 1992.

Una storia curiosa. Si dice che il più antico

reperto milanese, oggi parte del pavimento

della chiesa di Santa Maria in paradiso in

C.so di P.ta Vigentina, sia una pietra tonda

con tredici raggi (“El Tredesin de Marz” da

cui deriva l’omonima festa floreale di

primavera). Una pietra sembra molto

venerata dalle genti milanesi antiche, e

forse per questo motivo San Barnaba nel buco centrale della pietra ci

mise una Croce come segno di passaggio dal paganesimo al

cristianesimo. Nel luogo in cui fu trovata la pietra sorse una cappella di

culto poi dedicata a San Dionigi, lo stesso luogo in cui adesso, ironia

della sorte, sorge il planetario, ironia della sorte perché la pietra

sarebbe stata venerata più per l'uso che gli antichi druidi celti e genti

preromane ne facevano, ossia un calendario lunare, gli antichi

leggevano il cielo, proprio come oggi si fa in un planetario. Una

curiosità nella curiosità, qui siamo al livello delle mura spagnole, ben

oltre quelle medievali e addirittura quelle romane, repubblicane e

massimiane, dunque un luogo molto fuori la città al tempo dei druidi

celti e di tutti coloro che hanno rivolto lo sguardo al cielo, anche

spiritualmente.

Page 33: Pedalata Milanese 2013

La statua Montanelli è stata

commissionata nel 2005 dal

Comune di Milano allo scultore

toscano Vito Tongiani per

essere collocata

appositamente all'interno del

parco dove ogni mattina il

giornalista si recava prima di

andare al lavoro. La scultura

realizzata interamente in

bronzo dorato, ritrae il noto

giornalista seduto su una pila

di giornali con la "lettera 22"

(la macchina per scrivere) posizionata sulle ginocchia ed intento a

scrivere un articolo. Al lato del personaggio è scolpito il suo cappello,

uno degli elementi che contraddistinguevano lo scrittore e che Tongiani

studiò accuratamente prima di eseguire la scultura. Il monumento fu

collocato e inaugurato ufficialmente il 22 aprile 2005, vicino al punto in

cui il giornalista fu ferito ad una gamba nel 1977 dalle Brigate Rosse.

Questo parco fu il primo parco milanese espressamente destinato allo

svago collettivo. Per oltre due secoli sono stati chiamati Giardini

pubblici, Giardini di Porta Venezia o semplicemente I giardini, e l'uso è

ancora invalso. Nella seconda metà del XIX secolo si affiancarono al

Museo di storia naturale altre "attrazioni" di vita animale, quali voliere

e gabbie per cervi,

scimmie e una giraffa, cui

progressivamente si ag-

giungeranno numerosi

altri animali che daranno

vita a quello che sarà

conosciuto come "zoo di

Milano chiuso definitiva-

mente in seguito alle

richieste degli ambienta-

listi nel 1992.

Una storia curiosa. Si dice che il più antico

reperto milanese, oggi parte del pavimento

della chiesa di Santa Maria in paradiso in

C.so di P.ta Vigentina, sia una pietra tonda

con tredici raggi (“El Tredesin de Marz” da

cui deriva l’omonima festa floreale di

primavera). Una pietra sembra molto

venerata dalle genti milanesi antiche, e

forse per questo motivo San Barnaba nel buco centrale della pietra ci

mise una Croce come segno di passaggio dal paganesimo al

cristianesimo. Nel luogo in cui fu trovata la pietra sorse una cappella di

culto poi dedicata a San Dionigi, lo stesso luogo in cui adesso, ironia

della sorte, sorge il planetario, ironia della sorte perché la pietra

sarebbe stata venerata più per l'uso che gli antichi druidi celti e genti

preromane ne facevano, ossia un calendario lunare, gli antichi

leggevano il cielo, proprio come oggi si fa in un planetario. Una

curiosità nella curiosità, qui siamo al livello delle mura spagnole, ben

oltre quelle medievali e addirittura quelle romane, repubblicane e

massimiane, dunque un luogo molto fuori la città al tempo dei druidi

celti e di tutti coloro che hanno rivolto lo sguardo al cielo, anche

spiritualmente.

Page 34: Pedalata Milanese 2013

Importante esempio del

liberty milanese. È

caratterizzato da libero

trattamento di materiale

cementizio e dalla

applicazione di pregevoli

ferri battuti uniti con vivo

senso figurativo. L’edificio

con gronda molto

aggettante ha sull’angolo

due balconi sovrapposti e

collegati. La plastica

decorativa si svolge soprattutto nella parte basamentale emergendo

con putti che sorreggono i balconi e con parapetti variamente ornati.

Altri sovrastanti balconi sono collegati ai primi da colonnine di ferro

binate ed hanno pure parapetti lavorati in ferro con espressiva

coerenza stilistica. A differenza della Casa Galimberti, qui l'effetto

cromatico, che è più esatto chiamare chiaroscurale, è ottenuto tramite

l'impiego di materiali diversi: cemento e ferro costituiscono al tempo

stesso struttura e decorazione. Anche in questo caso i balconi e le

aperture delle finestre si vanno alleggerendo verso l'alto, così come il

rivestimento decorativo, più marcato al piano terreno e primo, si va

semplificando verso i piani alti: il fitto intreccio di putti e ghirlande,

scolpiti in cemento sui contorni delle finestre e sulle balaustre dei

balconi del primo piano, si snellisce nelle trame vibranti e incisive dei

ferri battuti sovrastanti. La composizione architettonica e decorativa

risulta felicissima ed estremamente proporzionata nei suoi elementi.

Sono state perse le decorazioni pittoriche nella fascia tra il secondo e il

terzo piano. Il passo carraio contiene un pregevole cancello di ferro

battuto e degli affreschi con putti e fiori ritrovati nel restauro del 1997,

probabilmente dell'acquarellista Paolo Sala. I ferri battuti sono

probabilmente di Alessandro Mazzucotelli. Nell'ingresso davanti alla

portineria sono stati ritrovati nel 1997 dei dipinti di un lago con piante

acquatiche. Il corpo scale è esagonale, con ringhiera in ferro battuto e

gradini di marmo a sbalzo. In seguito a restauri effettuati a parziale

carico dello Stato l’appartamento di angolo al secondo piano è

visitabile la prima domenica del mese dalle 9 alle 13 previo

appuntamento telefonico al n. 348-7306402. Sono stati restaurate

tutte le decorazione dei soffitti.

Progettato dall'architetto Giovanni Battista Bossi (1864-1924) nel

1903-1905 su incarico dei fratelli Galimberti, è ritenuto uno dei pezzi

più brillanti del Liberty milanese grazie al rivestimento di gran parte

della facciata esterna con

piastrelle figurate in ceramica,

ferri battuti e motivi floreali in

cemento, tutti disegnati da

Bossi. I fratelli Galimberti

costruirono negli stessi anni

Casa Campanini (1904-1906),

uno degli edifici più

rappresentativi del Liberty

milanese, su progetto di

Alfredo Campanini (1873-

1926).

Costruito da Giuseppe Sommaruga (1867-1917) nel 1901-1904,

costituisce un po' il "manifesto" artistico dell'Art Nouveau a Milano.

L'edificio fu realizzato a tre piani, con due facciate, una principale sulla

strada e una secondaria sul giardino, più gli annessi staccati dal corpo

principale e costituenti le scuderie e la rimessa. Questo palazzo ha un

basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della

roccia; le altre decorazioni presenti sono una ripresa dello stucco in

Page 35: Pedalata Milanese 2013

Importante esempio del

liberty milanese. È

caratterizzato da libero

trattamento di materiale

cementizio e dalla

applicazione di pregevoli

ferri battuti uniti con vivo

senso figurativo. L’edificio

con gronda molto

aggettante ha sull’angolo

due balconi sovrapposti e

collegati. La plastica

decorativa si svolge soprattutto nella parte basamentale emergendo

con putti che sorreggono i balconi e con parapetti variamente ornati.

Altri sovrastanti balconi sono collegati ai primi da colonnine di ferro

binate ed hanno pure parapetti lavorati in ferro con espressiva

coerenza stilistica. A differenza della Casa Galimberti, qui l'effetto

cromatico, che è più esatto chiamare chiaroscurale, è ottenuto tramite

l'impiego di materiali diversi: cemento e ferro costituiscono al tempo

stesso struttura e decorazione. Anche in questo caso i balconi e le

aperture delle finestre si vanno alleggerendo verso l'alto, così come il

rivestimento decorativo, più marcato al piano terreno e primo, si va

semplificando verso i piani alti: il fitto intreccio di putti e ghirlande,

scolpiti in cemento sui contorni delle finestre e sulle balaustre dei

balconi del primo piano, si snellisce nelle trame vibranti e incisive dei

ferri battuti sovrastanti. La composizione architettonica e decorativa

risulta felicissima ed estremamente proporzionata nei suoi elementi.

Sono state perse le decorazioni pittoriche nella fascia tra il secondo e il

terzo piano. Il passo carraio contiene un pregevole cancello di ferro

battuto e degli affreschi con putti e fiori ritrovati nel restauro del 1997,

probabilmente dell'acquarellista Paolo Sala. I ferri battuti sono

probabilmente di Alessandro Mazzucotelli. Nell'ingresso davanti alla

portineria sono stati ritrovati nel 1997 dei dipinti di un lago con piante

acquatiche. Il corpo scale è esagonale, con ringhiera in ferro battuto e

gradini di marmo a sbalzo. In seguito a restauri effettuati a parziale

carico dello Stato l’appartamento di angolo al secondo piano è

visitabile la prima domenica del mese dalle 9 alle 13 previo

appuntamento telefonico al n. 348-7306402. Sono stati restaurate

tutte le decorazione dei soffitti.

Progettato dall'architetto Giovanni Battista Bossi (1864-1924) nel

1903-1905 su incarico dei fratelli Galimberti, è ritenuto uno dei pezzi

più brillanti del Liberty milanese grazie al rivestimento di gran parte

della facciata esterna con

piastrelle figurate in ceramica,

ferri battuti e motivi floreali in

cemento, tutti disegnati da

Bossi. I fratelli Galimberti

costruirono negli stessi anni

Casa Campanini (1904-1906),

uno degli edifici più

rappresentativi del Liberty

milanese, su progetto di

Alfredo Campanini (1873-

1926).

Costruito da Giuseppe Sommaruga (1867-1917) nel 1901-1904,

costituisce un po' il "manifesto" artistico dell'Art Nouveau a Milano.

L'edificio fu realizzato a tre piani, con due facciate, una principale sulla

strada e una secondaria sul giardino, più gli annessi staccati dal corpo

principale e costituenti le scuderie e la rimessa. Questo palazzo ha un

basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della

roccia; le altre decorazioni presenti sono una ripresa dello stucco in

Page 36: Pedalata Milanese 2013

stile settecentesco. Quando

nel 1903 furono tolti i

ponteggi dalla facciata,

l'opinione pubblica si schierò

fortemente contro fino ad

ottenere di far rimuovere due

statue di figure femminili

poste sopra il portale

d'ingresso. Le due statue,

opera di Ernesto Bazzaro,

suscitarono scandalo tanto da

far pubblicare vignette

satiriche sulla vicenda del

palazzo Castiglioni sul giornale Guerin Meschino nei mesi successivi

all'inugurazione (17-24-31 maggio e 11-14 giugno e 19 luglio). Le

figure femminili risultavano incomprensibili nel loro significato

simbolico (in realtà ben rappresentavano l'una la pace e l'altra

l'industria), secondariamente erano criticate perché non avevano un

ruolo preciso, non erano cariatidi a sostenere il portale o un balcone, e

in ultimo (ma sicuramente era questo l'argomento principale) si

accusavano di essere troppo procaci e nude (il popolino milanese prese

a definirlo ironicamente la Ca' di ciapp, ovvero Casa delle chiappe). Le

due statue furono così tolte e successivamente poste sul fianco della

villa Luigi Faccanoni a Milano, dove anche lì . Il portale rimasto privo di

questi due elementi importanti dovette sono nascoste dalla strada.

essere modificato: fu rialzato occupando parte della finestra superiore,

la quale nella restante parte fu tamponata da un bassorilievo: il

risultato finale fu quello di togliere forza all'elemento centrale del

palazzo. Uno scempio ad

opera di uno stolto

puritanesimo borghese

poco coraggioso alle

evoluzioni artistiche e

decisamente soccombente

all’ironia e al sarcasmo

popolano. Altre opere han-

no subito la censura mila-

nese come di recente

l’Albero dei Bimbi di

Cattelan (visti come impic-

cati e non come frutti).

“Ca dell’oreggia”, detta così proprio per l’orecchio (in

realtà un citofono ora non più funzionante) posto

accanto alla porta di ingresso, realizzato dall’artista

Andreani. La leggenda subito sorta attorno a questo

strano orecchio, scolpito nel 1930, dice che

bisbigliando un desiderio nell’orecchio questo si

avveri.

Il liberty milanese vede il suo periodo di

splendore durante l’esposizione

internazionale del 1906: dopodiché lo stile

risentirà di pesanti contaminazioni di altri

stili, uno su tutti l’eclettismo. Un celebre

esempio di questa tendenza è data da Casa

Berri-Meregalli. Realizzata da Giulio Arata

tra il 1911 e il 1915, presenta un vero e

proprio misto di vari stili: il bugnato ruvido e lo sviluppo verticale della

costruzione rimandano all’architettura neogotica, l’interno decorato

a mosaici ricorda l’architettura bizantina di Ravenna, mentre i ferri

battuti del Mazzucchelli e la sfilata di statue di vari animali riportano ai

temi del liberty.

Di immediato impatto sono le cariatidi di

cemento all'ingresso, realizzate dallo scultore

Michele Vedani: benché esse rappresentino un

chiaro omaggio alle cariatidi originariamente

poste all'ingresso di Palazzo Castiglioni del

Sommaruga, sono meno austere e

monumentali. Il cancello d'ingresso in ferro battuto, disegnato dallo

stesso Campanini e realizzato dal Mazzucotelli , riprende i motivi

floreali tipici della scultura liberty; tali trame si possono ritrovare anche

nei ferri battuti all'interno del palazzo e nella gabbia dell'ascensore. Il

palazzo complessivamente, rispetto al più monumentale Palazzo

Castiglioni, assume forme meno maestose, ma più attente alla vita

quotidiana.

Page 37: Pedalata Milanese 2013

stile settecentesco. Quando

nel 1903 furono tolti i

ponteggi dalla facciata,

l'opinione pubblica si schierò

fortemente contro fino ad

ottenere di far rimuovere due

statue di figure femminili

poste sopra il portale

d'ingresso. Le due statue,

opera di Ernesto Bazzaro,

suscitarono scandalo tanto da

far pubblicare vignette

satiriche sulla vicenda del

palazzo Castiglioni sul giornale Guerin Meschino nei mesi successivi

all'inugurazione (17-24-31 maggio e 11-14 giugno e 19 luglio). Le

figure femminili risultavano incomprensibili nel loro significato

simbolico (in realtà ben rappresentavano l'una la pace e l'altra

l'industria), secondariamente erano criticate perché non avevano un

ruolo preciso, non erano cariatidi a sostenere il portale o un balcone, e

in ultimo (ma sicuramente era questo l'argomento principale) si

accusavano di essere troppo procaci e nude (il popolino milanese prese

a definirlo ironicamente la Ca' di ciapp, ovvero Casa delle chiappe). Le

due statue furono così tolte e successivamente poste sul fianco della

villa Luigi Faccanoni a Milano, dove anche lì . Il portale rimasto privo di

questi due elementi importanti dovette sono nascoste dalla strada.

essere modificato: fu rialzato occupando parte della finestra superiore,

la quale nella restante parte fu tamponata da un bassorilievo: il

risultato finale fu quello di togliere forza all'elemento centrale del

palazzo. Uno scempio ad

opera di uno stolto

puritanesimo borghese

poco coraggioso alle

evoluzioni artistiche e

decisamente soccombente

all’ironia e al sarcasmo

popolano. Altre opere han-

no subito la censura mila-

nese come di recente

l’Albero dei Bimbi di

Cattelan (visti come impic-

cati e non come frutti).

“Ca dell’oreggia”, detta così proprio per l’orecchio (in

realtà un citofono ora non più funzionante) posto

accanto alla porta di ingresso, realizzato dall’artista

Andreani. La leggenda subito sorta attorno a questo

strano orecchio, scolpito nel 1930, dice che

bisbigliando un desiderio nell’orecchio questo si

avveri.

Il liberty milanese vede il suo periodo di

splendore durante l’esposizione

internazionale del 1906: dopodiché lo stile

risentirà di pesanti contaminazioni di altri

stili, uno su tutti l’eclettismo. Un celebre

esempio di questa tendenza è data da Casa

Berri-Meregalli. Realizzata da Giulio Arata

tra il 1911 e il 1915, presenta un vero e

proprio misto di vari stili: il bugnato ruvido e lo sviluppo verticale della

costruzione rimandano all’architettura neogotica, l’interno decorato

a mosaici ricorda l’architettura bizantina di Ravenna, mentre i ferri

battuti del Mazzucchelli e la sfilata di statue di vari animali riportano ai

temi del liberty.

Di immediato impatto sono le cariatidi di

cemento all'ingresso, realizzate dallo scultore

Michele Vedani: benché esse rappresentino un

chiaro omaggio alle cariatidi originariamente

poste all'ingresso di Palazzo Castiglioni del

Sommaruga, sono meno austere e

monumentali. Il cancello d'ingresso in ferro battuto, disegnato dallo

stesso Campanini e realizzato dal Mazzucotelli , riprende i motivi

floreali tipici della scultura liberty; tali trame si possono ritrovare anche

nei ferri battuti all'interno del palazzo e nella gabbia dell'ascensore. Il

palazzo complessivamente, rispetto al più monumentale Palazzo

Castiglioni, assume forme meno maestose, ma più attente alla vita

quotidiana.

Page 38: Pedalata Milanese 2013

Uno dei gioielli dell'architettura

barocca, il periodo storico che

vide la nascita vera e propria del

conservatorio meneghino è

caratterizzato dalla figura di

Napoleone. Nel 1796 il generale

francese libera il capoluogo

lombardo dagli austriaci e la

proclama capitale della

Repubblica Cisalpina. La vita culturale della città è già in fermento,

complici le concezioni illuministiche sviluppatesi in sordina nel corso del

governo austriaco. Le pesanti imposte richieste dai francesi sono viste

come il prezzo necessario al mantenimento della libertà. L'aria di

cambiamento portata da Bonaparte è propizia affinché l'idea di

costruire un conservatorio maturi e si concretizzi.

Le Cinque Giornate di Milano,

forse vale la pena ricordare

che iniziarono il 18 marzo del

1948 e terminarono il 22

marzo, data che è anche

diventata toponimo del viale in

uscita da Milano che parte

dalla piazza. Questi cinque giorni furono decisivi

per porre fine al dominio straniero che per secoli ci

aveva dominato: spagnoli, austriaci, francesi e

ancora austriaci. Qui un bassorilievo di età

medioevale raffigurante una donna che mostra

l’atto di radersi la vagina, faceva bella mostra di se

su uno dei muri di "Porta Tosa" a Milano. In

meneghino ragazza si dice tosa. Tosa da tosata,

rasata. La leggenda vuole che il bassorilievo

rappresenti con scherno la moglie dell'imperatore

Federico Barbarossa (che aveva raso al suolo

Milano); un’altra leggenda dice che grazie ad

una delle prostitute milanesi uscita appena fuori

dalla città (indicante dunque un luogo di

meretricio) conquistò i soldati teutonici cosicché

parte della resistenza cittadina potette uscire;

forse il suo significato reale è ancor prima

collegato a sculture apotropaiche dell'area

celtica che mostrano donne che esibiscono la

vulva. Dopo le 5 giornate, la porta fu distrutta

per costruirvi l'attuale "Porta Vittoria" il

bassorilievo non c'era già più. Era stato tolto sul

finire del '500 per volere di Carlo Borromeo, ma

conservato nel giardino di una casa patrizia fino

al secolo XIX, adesso si trova la museo del castello di porta Giovia.

La Rotonda della Besana (o "Rotonda di Via Besana") è un edificio

tardobarocco di Milano. La "Rotonda" è un complesso, nato con

funzioni cimiteriali, che ha il suo centro nella ex chiesa, intitolata a San

Michele, oggi sconsacrata e adibita a spazio espositivo. L'Ospedale

Maggiore di Milano, fin dalla sua nascita (1456), si era dotato di

un'area cimiteriale in cui seppellire quanti fossero deceduti al suo

interno, all'interno dello stesso complesso filaretiano di Via Festa del

Perdono. Alla fine del XVII secolo, il sepolcreto si rivelò però

insufficiente per le accresciute necessità e inadeguato alle esigenze

igieniche di un grande nosocomio.

Per la costruzione fu scelto un

terreno nei pressi delle mura di

"Porta Tosa", come era allora

detta "Porta Vittoria", sita nel

luogo dell'attuale Piazza Cinque

Giornate. Nel 1696 venne

edificato il nuovo cimitero con la

chiesa di San Michele ai Nuovi

Sepolcri in fondo alla Strada di

San Barnaba (attuale Via San

Barnaba). Per il collegamento del

Page 39: Pedalata Milanese 2013

Uno dei gioielli dell'architettura

barocca, il periodo storico che

vide la nascita vera e propria del

conservatorio meneghino è

caratterizzato dalla figura di

Napoleone. Nel 1796 il generale

francese libera il capoluogo

lombardo dagli austriaci e la

proclama capitale della

Repubblica Cisalpina. La vita culturale della città è già in fermento,

complici le concezioni illuministiche sviluppatesi in sordina nel corso del

governo austriaco. Le pesanti imposte richieste dai francesi sono viste

come il prezzo necessario al mantenimento della libertà. L'aria di

cambiamento portata da Bonaparte è propizia affinché l'idea di

costruire un conservatorio maturi e si concretizzi.

Le Cinque Giornate di Milano,

forse vale la pena ricordare

che iniziarono il 18 marzo del

1948 e terminarono il 22

marzo, data che è anche

diventata toponimo del viale in

uscita da Milano che parte

dalla piazza. Questi cinque giorni furono decisivi

per porre fine al dominio straniero che per secoli ci

aveva dominato: spagnoli, austriaci, francesi e

ancora austriaci. Qui un bassorilievo di età

medioevale raffigurante una donna che mostra

l’atto di radersi la vagina, faceva bella mostra di se

su uno dei muri di "Porta Tosa" a Milano. In

meneghino ragazza si dice tosa. Tosa da tosata,

rasata. La leggenda vuole che il bassorilievo

rappresenti con scherno la moglie dell'imperatore

Federico Barbarossa (che aveva raso al suolo

Milano); un’altra leggenda dice che grazie ad

una delle prostitute milanesi uscita appena fuori

dalla città (indicante dunque un luogo di

meretricio) conquistò i soldati teutonici cosicché

parte della resistenza cittadina potette uscire;

forse il suo significato reale è ancor prima

collegato a sculture apotropaiche dell'area

celtica che mostrano donne che esibiscono la

vulva. Dopo le 5 giornate, la porta fu distrutta

per costruirvi l'attuale "Porta Vittoria" il

bassorilievo non c'era già più. Era stato tolto sul

finire del '500 per volere di Carlo Borromeo, ma

conservato nel giardino di una casa patrizia fino

al secolo XIX, adesso si trova la museo del castello di porta Giovia.

La Rotonda della Besana (o "Rotonda di Via Besana") è un edificio

tardobarocco di Milano. La "Rotonda" è un complesso, nato con

funzioni cimiteriali, che ha il suo centro nella ex chiesa, intitolata a San

Michele, oggi sconsacrata e adibita a spazio espositivo. L'Ospedale

Maggiore di Milano, fin dalla sua nascita (1456), si era dotato di

un'area cimiteriale in cui seppellire quanti fossero deceduti al suo

interno, all'interno dello stesso complesso filaretiano di Via Festa del

Perdono. Alla fine del XVII secolo, il sepolcreto si rivelò però

insufficiente per le accresciute necessità e inadeguato alle esigenze

igieniche di un grande nosocomio.

Per la costruzione fu scelto un

terreno nei pressi delle mura di

"Porta Tosa", come era allora

detta "Porta Vittoria", sita nel

luogo dell'attuale Piazza Cinque

Giornate. Nel 1696 venne

edificato il nuovo cimitero con la

chiesa di San Michele ai Nuovi

Sepolcri in fondo alla Strada di

San Barnaba (attuale Via San

Barnaba). Per il collegamento del

Page 40: Pedalata Milanese 2013

nuovo camposanto all'Ospedale Maggiore, fu costruito un nuovo ponte

sulla cerchia dei navigli nei pressi dell'ingresso posteriore

dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera, è

tutt'ora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda.

Poiché anche i vasti ossari collocati nei sotterranei della chiesa

divennero insufficienti, nel 1719 venne realizzato il porticato

circostante, terminato nel 1731. Il complesso era allora noto come

"Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante

appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano.

Vi furono sepolte quasi centocinquantamila persone. Il progetto fu

degli architetti Attilio Arrigoni (autore della chiesa) e poi Francesco

Croce (autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa), con il

contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno.

L'omonimo Collegio della Guastalla nasce a Milano nel 1555 ad opera

della generosissima e laica Paola Lodovica Torelli, Contessa di

Guastalla, nata nel 1499 e rimasta vedova a soli 29 anni, si trasferì a

Milano dopo aver venduto il suo feudo ai Gonzaga. Fondò quindi un

Collegio, dedicandosi all'educazione di fanciulle nobili ma decadute

che, senza dote o altri mezzi, sarebbero finite altrimenti in convento o

su una cattiva strada. La sede

originaria del Collegio è l'attuale

sede del Giudice di pace. I

Giardini della Guastalla ospitano

al loro interno, al posto

dell'originario laghetto, una

pregevole vasca peschiera

seicentesca, in stile barocco,

formata da due terrazzamenti

comunicanti tramite scale e

arricchita da balaustre in

granito bianco. Tra gli altri

elementi si possono trovare

un'edicola, sempre seicentesca,

contenente il gruppo di statue

in terracotta policroma

della Maddalena peni-

tente confortata da

angeli, e un tempietto

neoclassico del Cagnola.

Vi è un'area giochi per i

bambini e ai cani sono

riservate due piccoli

spazi cintati. Situata

invece all'esterno del

giardino, all'angolo di

via San Barnaba e via

della Commenda, una

pregevole fontana ba-

rocca.

Page 41: Pedalata Milanese 2013

nuovo camposanto all'Ospedale Maggiore, fu costruito un nuovo ponte

sulla cerchia dei navigli nei pressi dell'ingresso posteriore

dell'Ospedale, sull'attuale Via Francesco Sforza. Di quest'opera, è

tutt'ora visibile la Porta della Meraviglia sul retro della Ca' Granda.

Poiché anche i vasti ossari collocati nei sotterranei della chiesa

divennero insufficienti, nel 1719 venne realizzato il porticato

circostante, terminato nel 1731. Il complesso era allora noto come

"Foppone dell'Ospedale", dalla voce milanese "foppa" significante

appunto "fossa", con cui venivano denominati i molti cimiteri di Milano.

Vi furono sepolte quasi centocinquantamila persone. Il progetto fu

degli architetti Attilio Arrigoni (autore della chiesa) e poi Francesco

Croce (autore del porticato e della ristrutturazione della chiesa), con il

contributo dell'ingegner Carlo Francesco Raffagno.

L'omonimo Collegio della Guastalla nasce a Milano nel 1555 ad opera

della generosissima e laica Paola Lodovica Torelli, Contessa di

Guastalla, nata nel 1499 e rimasta vedova a soli 29 anni, si trasferì a

Milano dopo aver venduto il suo feudo ai Gonzaga. Fondò quindi un

Collegio, dedicandosi all'educazione di fanciulle nobili ma decadute

che, senza dote o altri mezzi, sarebbero finite altrimenti in convento o

su una cattiva strada. La sede

originaria del Collegio è l'attuale

sede del Giudice di pace. I

Giardini della Guastalla ospitano

al loro interno, al posto

dell'originario laghetto, una

pregevole vasca peschiera

seicentesca, in stile barocco,

formata da due terrazzamenti

comunicanti tramite scale e

arricchita da balaustre in

granito bianco. Tra gli altri

elementi si possono trovare

un'edicola, sempre seicentesca,

contenente il gruppo di statue

in terracotta policroma

della Maddalena peni-

tente confortata da

angeli, e un tempietto

neoclassico del Cagnola.

Vi è un'area giochi per i

bambini e ai cani sono

riservate due piccoli

spazi cintati. Situata

invece all'esterno del

giardino, all'angolo di

via San Barnaba e via

della Commenda, una

pregevole fontana ba-

rocca.

Page 42: Pedalata Milanese 2013

La Porta delle Meraviglia con i resti del ponte

utilizzati come balaustre sulla via Francesco

Sforza, collegava la Cà Granda con il

cimitero della Rotonda della Besana.

La Ca' Granda, già sede dell'Ospedale

Maggiore di Milano, opera dell'architetto

fiorentino Filarete, fu uno dei primi

edifici rinascimentali a Milano ed

ebbe un ampio seguito in tutta l'Italia

settentrionale.

Giunto grosso modo all'altezza dell'attuale via Larga, a causa di una

depressione naturale, il Seveso formava un ampio bacino (ne

sarebbero tra l'altro testimoni antichi toponimi come via Poslaghetto e

via Pantano): qui vi sarebbe stato il "porto di Milano" in co-

municazione, tramite la

Vettabbia appunto, con il

Lambro, il Po e quindi il

mare.

Di questo collegamento fa

menzione nell'XI secolo

Landolfo Seniore nella sua

Historia Mediolanensis,

mentre una "patente" di

Liutprando re dei

Longobardi 690-740 parla

di un porto tra Lambro e

Po.

Il nome, derivato dal preesistente toponimo, è legato al governatore spagnolo Juan Fernández de Velasco, a cui fu

dedicata la piazza nel Seicento. Per la sua forma particolarissim

fu ribattezzata dai milanesi "il grattacielo con le bretelle". Progettata e costruita da un

gruppo di architetti tra il 1956 e il 1958 (292

giorni, 8 in meno del tempo contrat-

tuale). Gli architetti volevano farla as-

somigliare ai tor- rioni medievali inte- grandola con gli

edifici del centro storico milanese,

lo stesso modello

ispiratore del

Castello Cova.

Page 43: Pedalata Milanese 2013

La Porta delle Meraviglia con i resti del ponte

utilizzati come balaustre sulla via Francesco

Sforza, collegava la Cà Granda con il

cimitero della Rotonda della Besana.

La Ca' Granda, già sede dell'Ospedale

Maggiore di Milano, opera dell'architetto

fiorentino Filarete, fu uno dei primi

edifici rinascimentali a Milano ed

ebbe un ampio seguito in tutta l'Italia

settentrionale.

Giunto grosso modo all'altezza dell'attuale via Larga, a causa di una

depressione naturale, il Seveso formava un ampio bacino (ne

sarebbero tra l'altro testimoni antichi toponimi come via Poslaghetto e

via Pantano): qui vi sarebbe stato il "porto di Milano" in co-

municazione, tramite la

Vettabbia appunto, con il

Lambro, il Po e quindi il

mare.

Di questo collegamento fa

menzione nell'XI secolo

Landolfo Seniore nella sua

Historia Mediolanensis,

mentre una "patente" di

Liutprando re dei

Longobardi 690-740 parla

di un porto tra Lambro e

Po.

Il nome, derivato dal preesistente toponimo, è legato al governatore spagnolo Juan Fernández de Velasco, a cui fu

dedicata la piazza nel Seicento. Per la sua forma particolarissim

fu ribattezzata dai milanesi "il grattacielo con le bretelle". Progettata e costruita da un

gruppo di architetti tra il 1956 e il 1958 (292

giorni, 8 in meno del tempo contrat-

tuale). Gli architetti volevano farla as-

somigliare ai tor- rioni medievali inte- grandola con gli

edifici del centro storico milanese,

lo stesso modello

ispiratore del

Castello Cova.

Page 44: Pedalata Milanese 2013

La basilica di San Giovanni in

Conca risale al IV secolo ed

era situata in un quartiere

residenziale romano, del quale

sono stati rinvenuti alcuni

resti di pavimentazione a

mosaico, oggi ospitati nel

Museo archeologico di Milano.

Fu riedificata nell'XI secolo, distrutta nel 1162 dal Barbarossa e

riedificata nel XIII secolo quando, inglobata nell'area del palazzo

ducale, divenne la cappella dei Visconti.

Nel 1531 fu donata da Francesco II Sforza all'ordine dei Carmelitani,

che costruirono un elevato campanile utilizzato nel XIX secolo come

osservatorio astronomico. La chiesa venne sconsac rata dagli Austriaci

e definitivamente chiusa dai Francesi, che la destinarono a magazzino

di ferramenta e carri.

Nel 1879 venne accorciata per consentire, in corrispondenza delle

campate iniziali della chiesa, l'apertura della nuova via Mazzini; in

questo caso la facciata gotica venne arretrata in corrispondenza

dell'abside. L'edificio venne quindi venduto ai Valdesi, che al momento

della demolizione ne recuperarono la facciata e la utilizzarono

applicandola alla loro nuova chiesa di via Francesco Sforza.

Nel 1949 venne definitivamente demolita per realizzare l'asse viario di

via Albricci-piazza Missori; soltanto all'ultimo, quando ormai la

demolizione era giunta al termine, questi lavori vennero bloccati per

intervento dell'allora soprintendente Luigi Crema.

Oggi ne rimane la cripta, unico esempio di cripta romanica originale

esistente a Milano, nella quale si trovano reperti archeologici, che

testimoniano la storia della chiesa.

Sopra di essa rimangono brani della muratura dell'abside, con una

monofora ed il coronamento esterno degli archetti svuotati, tipico del

romanico milanese (pre-

sente in Sant'Ambrogio, in

San Nazaro, etc.). Anche la

monofora superstite è di

tipo romanico, con

strombatura, arco a tutto

sesto e due capitelli con

volute a graffito.

Edificata alla fine del Quattrocento inglobando il

sacello di San Satiro di epoca altomedioevale,

costituisce uno dei capolavori rinascimentali di

Donato Bramante, celebre per la prospettiva

illusoria della "finta abside".

Si tratta di sedici colonne in marmo con capitelli

corinzi che sostengono la trabeazione che fu di

un edificio romano risalente al III secolo,

probabilmente delle grandi terme volute dall'imperatore Massimiano.

Le colonne vennero trasportate nell'attuale locazione nel IV secolo a

completare la nascente basilica di San Lorenzo. Appoggiati alla basilica

vi sono altri corpi, tra cui notevole è la cappella di sant'Aquilino con

mosaici di età romana.

Page 45: Pedalata Milanese 2013

La basilica di San Giovanni in

Conca risale al IV secolo ed

era situata in un quartiere

residenziale romano, del quale

sono stati rinvenuti alcuni

resti di pavimentazione a

mosaico, oggi ospitati nel

Museo archeologico di Milano.

Fu riedificata nell'XI secolo, distrutta nel 1162 dal Barbarossa e

riedificata nel XIII secolo quando, inglobata nell'area del palazzo

ducale, divenne la cappella dei Visconti.

Nel 1531 fu donata da Francesco II Sforza all'ordine dei Carmelitani,

che costruirono un elevato campanile utilizzato nel XIX secolo come

osservatorio astronomico. La chiesa venne sconsac rata dagli Austriaci

e definitivamente chiusa dai Francesi, che la destinarono a magazzino

di ferramenta e carri.

Nel 1879 venne accorciata per consentire, in corrispondenza delle

campate iniziali della chiesa, l'apertura della nuova via Mazzini; in

questo caso la facciata gotica venne arretrata in corrispondenza

dell'abside. L'edificio venne quindi venduto ai Valdesi, che al momento

della demolizione ne recuperarono la facciata e la utilizzarono

applicandola alla loro nuova chiesa di via Francesco Sforza.

Nel 1949 venne definitivamente demolita per realizzare l'asse viario di

via Albricci-piazza Missori; soltanto all'ultimo, quando ormai la

demolizione era giunta al termine, questi lavori vennero bloccati per

intervento dell'allora soprintendente Luigi Crema.

Oggi ne rimane la cripta, unico esempio di cripta romanica originale

esistente a Milano, nella quale si trovano reperti archeologici, che

testimoniano la storia della chiesa.

Sopra di essa rimangono brani della muratura dell'abside, con una

monofora ed il coronamento esterno degli archetti svuotati, tipico del

romanico milanese (pre-

sente in Sant'Ambrogio, in

San Nazaro, etc.). Anche la

monofora superstite è di

tipo romanico, con

strombatura, arco a tutto

sesto e due capitelli con

volute a graffito.

Edificata alla fine del Quattrocento inglobando il

sacello di San Satiro di epoca altomedioevale,

costituisce uno dei capolavori rinascimentali di

Donato Bramante, celebre per la prospettiva

illusoria della "finta abside".

Si tratta di sedici colonne in marmo con capitelli

corinzi che sostengono la trabeazione che fu di

un edificio romano risalente al III secolo,

probabilmente delle grandi terme volute dall'imperatore Massimiano.

Le colonne vennero trasportate nell'attuale locazione nel IV secolo a

completare la nascente basilica di San Lorenzo. Appoggiati alla basilica

vi sono altri corpi, tra cui notevole è la cappella di sant'Aquilino con

mosaici di età romana.

Page 46: Pedalata Milanese 2013

In romanico lombardo, contiene reperti paleocristiani, importanti capolavori di epoca gotica, quali l'Ancona della

passione di Jacopino da Tradate, l'Ancona dei Magi e l'Arca di san Pietro martire, e di epoca rinascimentale quali la

Cappella Brivio e la Cappella Portinari, considerata una delle maggiori architetture rinascimentali di Milano. Fu

fondata probabilmente nel IV secolo. La tradizione vuole che il carro che portava le sacre reliquie dei Re Magi si fermò inspiegabilmente: le ruote erano diventate pesanti

come macigni, e buoi e cavalli non la vincevano. Così il vescovo Eustorgio dovette abbandonare l'idea di avere i tre

santi corpi nella cattedrale e si dovette costruire la Basilica fuori dalle mura cittadine.

Col saccheggio di Federico Barbarossa le celebri e preziose reliquie furono trafugate e trasferite a Colonia in Germania.

Solo nel 1906 alcune spoglie poterono fare ritorno nella basilica milanese, ora poste in una teca vicino al sarcofago

dei tre Magi. Il campanile, in luogo della croce sommitale, è sormontato dalla stella a otto punte che li guidò fino a

Betlemme, in loro memoria. Ogni 6 gennaio qui si conclude la processione dei Re Magi in costume medievale. All’interno della Cappella Portinari, capolavoro del

Rinascimento milanese, si trova un affresco misterioso: quello che ritrae Madonna con Bambino, entrambi

dotati di corna.

Page 47: Pedalata Milanese 2013

In romanico lombardo, contiene reperti paleocristiani, importanti capolavori di epoca gotica, quali l'Ancona della

passione di Jacopino da Tradate, l'Ancona dei Magi e l'Arca di san Pietro martire, e di epoca rinascimentale quali la

Cappella Brivio e la Cappella Portinari, considerata una delle maggiori architetture rinascimentali di Milano. Fu

fondata probabilmente nel IV secolo. La tradizione vuole che il carro che portava le sacre reliquie dei Re Magi si fermò inspiegabilmente: le ruote erano diventate pesanti

come macigni, e buoi e cavalli non la vincevano. Così il vescovo Eustorgio dovette abbandonare l'idea di avere i tre

santi corpi nella cattedrale e si dovette costruire la Basilica fuori dalle mura cittadine.

Col saccheggio di Federico Barbarossa le celebri e preziose reliquie furono trafugate e trasferite a Colonia in Germania.

Solo nel 1906 alcune spoglie poterono fare ritorno nella basilica milanese, ora poste in una teca vicino al sarcofago

dei tre Magi. Il campanile, in luogo della croce sommitale, è sormontato dalla stella a otto punte che li guidò fino a

Betlemme, in loro memoria. Ogni 6 gennaio qui si conclude la processione dei Re Magi in costume medievale. All’interno della Cappella Portinari, capolavoro del

Rinascimento milanese, si trova un affresco misterioso: quello che ritrae Madonna con Bambino, entrambi

dotati di corna.

Page 48: Pedalata Milanese 2013

Struttura datata tra il II e il III

secolo, quando Mediolanum

andava assumendo un

importante potere politico ed

economico, ma quando era

ancora lontana dal periodo in

cui ebbe il suo massimo ruolo,

nei secoli successivi. L'edificio

venne abbandonato nei primi

secoli del Cristianesimo,

perché teatri e anfiteatri erano

particolarmente invisi alle

autorità religiose del nuovo culto. L'anfiteatro romano milanese

divenne infatti una cava di materiali edili già tra il IV secolo e il V

secolo, quando venne costruita la basilica di San Lorenzo. I blocchi di

pietra utilizzati per le fondamenta sono in parte visibili nell'edificio, e

paiono essere tratti dal muro di summa cavea dell'anfiteatro.

Dall'anfiteatro dovrebbe venire anche un capitello di ordine corinzio

utilizzato come base di un pilastro.

Una delle più antiche

della città, monumento di

epoca paleocristiana e

medievale. Edificata tra il

379 e il 386 per volere

del vescovo di Milano

Ambrogio, fu costruita in

una zona in cui erano

stati sepolti i cristiani

martirizzati dalle per-

secuzioni romane.

Per questo venne dedi-

cata ai martiri ed era

chiamata Basilica Martyrum: lo stesso Ambrogio voleva riporvi tutte le

reliquie dei santi martiri Vittore, Nabore, Vitale, Felice, Valeria,

Gervasio e Protasio. Sant'Ambrogio stesso vi venne sepolto e da allora

cambiò nome, assumendo quello attuale.

Nella piazza, sul lato sinistro rispetto alla basilica, esternamente alla

recinzione, è presente una colonna, comunemente detta "la colonna

del diavolo". Si tratta di una colonna di epoca romana, qui trasportata

da altro luogo, che presenta due fori, oggetto di una leggenda secondo

la quale la colonna fu testimone di una lotta tra sant'Ambrogio ed il

demonio. Il maligno cercando di trafiggere il santo con le corna finì

invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver tentato a lungo di

divincolarsi, il demonio riuscì a liberarsi e, spaventato, fuggì. La

tradizione popolare vuole che i fori odorino di zolfo e che appoggiando

l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni dell'inferno. In realtà

questa colonna veniva usata per l'incoronazione degli imperatori

germanici. Secondo quanto narra Galvano Fiamma, essi giuravano sul

messale, ricevevano la corona ferrea e poi abbracciavano questa

colonna: "Quando il re dei Romani vuole ricevere la corona del regno

italico nella basilica

Ambrosiana, l' Impera-

tore deve andare prima

presso la colonna di

marmo che sorge presso

la basilica Ambrosiana

stessa, e uno dei conti di

Angera deve presentare

all'Imperatore un mes-

sale.

L'Imperatore giurerà che

sarà obbediente al Papa

e alla Chiesa Romana

nelle cose temporali e

spirituali... Quindi l'Arci-

vescovo o l'Abate di

S.Ambrogio deve inco-

ronarlo con la corona

ferrea come Re d'Italia.

Ciò fatto l'Imperatore

deve abbracciare quella

colonna dritta di marmo

per significare che la

giustizia in lui sarà

diritta..."

Page 49: Pedalata Milanese 2013

Struttura datata tra il II e il III

secolo, quando Mediolanum

andava assumendo un

importante potere politico ed

economico, ma quando era

ancora lontana dal periodo in

cui ebbe il suo massimo ruolo,

nei secoli successivi. L'edificio

venne abbandonato nei primi

secoli del Cristianesimo,

perché teatri e anfiteatri erano

particolarmente invisi alle

autorità religiose del nuovo culto. L'anfiteatro romano milanese

divenne infatti una cava di materiali edili già tra il IV secolo e il V

secolo, quando venne costruita la basilica di San Lorenzo. I blocchi di

pietra utilizzati per le fondamenta sono in parte visibili nell'edificio, e

paiono essere tratti dal muro di summa cavea dell'anfiteatro.

Dall'anfiteatro dovrebbe venire anche un capitello di ordine corinzio

utilizzato come base di un pilastro.

Una delle più antiche

della città, monumento di

epoca paleocristiana e

medievale. Edificata tra il

379 e il 386 per volere

del vescovo di Milano

Ambrogio, fu costruita in

una zona in cui erano

stati sepolti i cristiani

martirizzati dalle per-

secuzioni romane.

Per questo venne dedi-

cata ai martiri ed era

chiamata Basilica Martyrum: lo stesso Ambrogio voleva riporvi tutte le

reliquie dei santi martiri Vittore, Nabore, Vitale, Felice, Valeria,

Gervasio e Protasio. Sant'Ambrogio stesso vi venne sepolto e da allora

cambiò nome, assumendo quello attuale.

Nella piazza, sul lato sinistro rispetto alla basilica, esternamente alla

recinzione, è presente una colonna, comunemente detta "la colonna

del diavolo". Si tratta di una colonna di epoca romana, qui trasportata

da altro luogo, che presenta due fori, oggetto di una leggenda secondo

la quale la colonna fu testimone di una lotta tra sant'Ambrogio ed il

demonio. Il maligno cercando di trafiggere il santo con le corna finì

invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver tentato a lungo di

divincolarsi, il demonio riuscì a liberarsi e, spaventato, fuggì. La

tradizione popolare vuole che i fori odorino di zolfo e che appoggiando

l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni dell'inferno. In realtà

questa colonna veniva usata per l'incoronazione degli imperatori

germanici. Secondo quanto narra Galvano Fiamma, essi giuravano sul

messale, ricevevano la corona ferrea e poi abbracciavano questa

colonna: "Quando il re dei Romani vuole ricevere la corona del regno

italico nella basilica

Ambrosiana, l' Impera-

tore deve andare prima

presso la colonna di

marmo che sorge presso

la basilica Ambrosiana

stessa, e uno dei conti di

Angera deve presentare

all'Imperatore un mes-

sale.

L'Imperatore giurerà che

sarà obbediente al Papa

e alla Chiesa Romana

nelle cose temporali e

spirituali... Quindi l'Arci-

vescovo o l'Abate di

S.Ambrogio deve inco-

ronarlo con la corona

ferrea come Re d'Italia.

Ciò fatto l'Imperatore

deve abbracciare quella

colonna dritta di marmo

per significare che la

giustizia in lui sarà

diritta..."

Page 50: Pedalata Milanese 2013

Il palazzo viene edificato tra il

1910 e il 1915, su progetto di

Adolfo Coppedè, fratello del più

famoso Gino Coppedè. L'edificio si

impone subito per il suo stile

fortemente neo-medioevale,

peraltro in moda nell'Ottocento,

rifuggendo però dalle eccessive

decorazioni: il palazzo è costruito

in mattoni in cotto, e decorato in

pietra bianca. Impostato su

cinque piani, l'ultimo è decorato

con merlate guelfe a cui si

aggiunge un torre

medievaleggiante, anch'essa

merlata, tipica delle architetture

dei castelli. Il bugnato in pietra

del primo piano, da un tocco

leggermente eclettico alla

costruzione. Decisamente degna

di nota è la loggia coperta, che rafforza ulteriormente lo stile della

casa: per via del suo volume, del fatto di trovarsi all'angolo tra due

strade, e per via di elementi come la loggia e il torrione, il palazzo

risulta avere un aspetto decisamente monumentale. Dalla torre del

castello Cova, si ispireranno gli architetti della Torre Velasca,

grattacielo situato nel centro di Milano. A poche decine di metri

dall'edificio si trova la Pusterla di Sant'Ambrogio, antica porta urbica

della città, che deve il suo

aspetto attuale ad un

rimaneggiamento del 1940, che

porta avanti lo stile revival della

zona.

La chiesa di Santa Maria delle Grazie

è una basilica e santuario di Milano,

appartenente all'Ordine Domenicano e

facente capo alla parrocchia di San

Vittore al Corpo. L’architettura della

tribuna, edificata fra il 1492 e il 1493

per volere del Duca di Milano

Ludovico il Moro come mausoleo per

la propria famiglia, costituisce una

delle più alte realizzazioni del Rinascimento nell'Italia settentrionale. Fu

il secondo sito italiano dopo le incisioni rupestri in Valcamonica ad

essere classificato come patrimonio dell'umanità dall'Unesco, insieme

con l'affresco del Cenacolo di Leonardo da Vinci che si trova nel

refettorio del convento (di proprietà del Comune di Milano).

Esempio straordinariamente conservato di

negozio liberty i cui arredi originali sono

ancora in uso.

La Casa di Riposo per Musicisti è una casa di riposo per cantanti e

musicisti che venne fondata dal compositore Giuseppe Verdi nel 1896

ed è collocata a Milano, in piazza Buonarroti, 29. La struttura venne

eretta in stile neogotico dall'architetto Camillo Boito, fratello del

celebre musicista

Arrigo, amico del

maestro Verdi. Qui

trovarono sepoltura

anche lo stesso Verdi

nell'oratorio (1901),

accanto alla moglie

Giuseppina Strepponi.

Page 51: Pedalata Milanese 2013

Il palazzo viene edificato tra il

1910 e il 1915, su progetto di

Adolfo Coppedè, fratello del più

famoso Gino Coppedè. L'edificio si

impone subito per il suo stile

fortemente neo-medioevale,

peraltro in moda nell'Ottocento,

rifuggendo però dalle eccessive

decorazioni: il palazzo è costruito

in mattoni in cotto, e decorato in

pietra bianca. Impostato su

cinque piani, l'ultimo è decorato

con merlate guelfe a cui si

aggiunge un torre

medievaleggiante, anch'essa

merlata, tipica delle architetture

dei castelli. Il bugnato in pietra

del primo piano, da un tocco

leggermente eclettico alla

costruzione. Decisamente degna

di nota è la loggia coperta, che rafforza ulteriormente lo stile della

casa: per via del suo volume, del fatto di trovarsi all'angolo tra due

strade, e per via di elementi come la loggia e il torrione, il palazzo

risulta avere un aspetto decisamente monumentale. Dalla torre del

castello Cova, si ispireranno gli architetti della Torre Velasca,

grattacielo situato nel centro di Milano. A poche decine di metri

dall'edificio si trova la Pusterla di Sant'Ambrogio, antica porta urbica

della città, che deve il suo

aspetto attuale ad un

rimaneggiamento del 1940, che

porta avanti lo stile revival della

zona.

La chiesa di Santa Maria delle Grazie

è una basilica e santuario di Milano,

appartenente all'Ordine Domenicano e

facente capo alla parrocchia di San

Vittore al Corpo. L’architettura della

tribuna, edificata fra il 1492 e il 1493

per volere del Duca di Milano

Ludovico il Moro come mausoleo per

la propria famiglia, costituisce una

delle più alte realizzazioni del Rinascimento nell'Italia settentrionale. Fu

il secondo sito italiano dopo le incisioni rupestri in Valcamonica ad

essere classificato come patrimonio dell'umanità dall'Unesco, insieme

con l'affresco del Cenacolo di Leonardo da Vinci che si trova nel

refettorio del convento (di proprietà del Comune di Milano).

Esempio straordinariamente conservato di

negozio liberty i cui arredi originali sono

ancora in uso.

La Casa di Riposo per Musicisti è una casa di riposo per cantanti e

musicisti che venne fondata dal compositore Giuseppe Verdi nel 1896

ed è collocata a Milano, in piazza Buonarroti, 29. La struttura venne

eretta in stile neogotico dall'architetto Camillo Boito, fratello del

celebre musicista

Arrigo, amico del

maestro Verdi. Qui

trovarono sepoltura

anche lo stesso Verdi

nell'oratorio (1901),

accanto alla moglie

Giuseppina Strepponi.

Page 52: Pedalata Milanese 2013

L'edificio era originariamente noto come Villa

Faccanoni, opera di Giuseppe Sommaruga

(1911-1913), poi diventò villa Romeo in seguito

all'acquisto del 1919 effettuato dal celebre

imprenditore dell'auto-mobile Nicola Romeo.

La palazzina, comprendente oltre 30 locali su 3

piani di 337 m2, una grande portineria e con un

ampio giardino (2300 m2), faceva parte di un

trittico di costruzioni del Sommaruga nella zona

vicina alla fiera campionaria, con la palazzina

Galimberti in via Buonarroti (1908) e la

palazzina Salmoiraghi in via Raffaello Sanzio

(1906). La villa venne ornata nel 1914 con due

sculture di nudi femminili di Ernesto Bazzaro qui trasferite provenienti

da Palazzo Castiglioni, altra preziosa

residenza liberty milanese di inizio novecento

(il palazzo era stato soprannominato Ca' di

Ciapp (Casa delle Chiappe) proprio per via

delle due sculture che avevano destato

scandalo all'epoca della sua costruzione nel

1903).

É una delle più grandi fontane di

Milano. Costruita nel 1927 in pietra di

Sarnico e marmo, ad opera

dell'architetto Renzo Gerla. Essa

presenta una gran varietà di zampilli

attorno all'alto getto centrale; lungo il

contorno è decorata di statue,

obelischi, pigne. Il suo nome si rifà alle

statue vicentine, ricalcate su originali

del Settecento. Nel 1953 la fontana è stata restaurata con l'aggiunta di

nuove sculture, opera di Eros Pellini, scultore milanese.

Page 53: Pedalata Milanese 2013

L'edificio era originariamente noto come Villa

Faccanoni, opera di Giuseppe Sommaruga

(1911-1913), poi diventò villa Romeo in seguito

all'acquisto del 1919 effettuato dal celebre

imprenditore dell'auto-mobile Nicola Romeo.

La palazzina, comprendente oltre 30 locali su 3

piani di 337 m2, una grande portineria e con un

ampio giardino (2300 m2), faceva parte di un

trittico di costruzioni del Sommaruga nella zona

vicina alla fiera campionaria, con la palazzina

Galimberti in via Buonarroti (1908) e la

palazzina Salmoiraghi in via Raffaello Sanzio

(1906). La villa venne ornata nel 1914 con due

sculture di nudi femminili di Ernesto Bazzaro qui trasferite provenienti

da Palazzo Castiglioni, altra preziosa

residenza liberty milanese di inizio novecento

(il palazzo era stato soprannominato Ca' di

Ciapp (Casa delle Chiappe) proprio per via

delle due sculture che avevano destato

scandalo all'epoca della sua costruzione nel

1903).

É una delle più grandi fontane di

Milano. Costruita nel 1927 in pietra di

Sarnico e marmo, ad opera

dell'architetto Renzo Gerla. Essa

presenta una gran varietà di zampilli

attorno all'alto getto centrale; lungo il

contorno è decorata di statue,

obelischi, pigne. Il suo nome si rifà alle

statue vicentine, ricalcate su originali

del Settecento. Nel 1953 la fontana è stata restaurata con l'aggiunta di

nuove sculture, opera di Eros Pellini, scultore milanese.

Page 54: Pedalata Milanese 2013

Pedalata Milanese Realizzato dal Gruppo Ciclo Arcal RAI Milano Edizione 2013 Foto e testi tratti da Internet

Page 55: Pedalata Milanese 2013

Pedalata Milanese Realizzato dal Gruppo Ciclo Arcal RAI Milano Edizione 2013 Foto e testi tratti da Internet

Page 56: Pedalata Milanese 2013