AA VV, Biblioteca italiana o sia giornale di letteratura, scienze ed arti 1830

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    BIBLIOTECA ITALIANAo SI1.

    GIORNALE, DI

    LETTERATURA, SCIENZE ED ARTICOI rl PILA TO

    D A V A R J LET T E 1\ A . T I.

    TOMO LIX.ANNO QUINDIOESIMO.~ .Luglio, Agosto e Seuembre

    1830.

    MILANOftBSSO LA DlBEZIONE DEL 6IOl\NALE.

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    IJI JALK DOJA IT .

    . n pr~HTIU G iornak, con tutti j f)Olumiprecedtnti, ipO lIO lono I t & lalVaguardio. M U l l L t& & e , e sstn do siadlmpjuto C I 9 .lU J Ia o e lsa p re sc rif)e .

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    BIBLIOTECA IT ALIANA..t'1~A 8 3 o .----~-~----PAR T'E I.LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.

    _ c : : : :>

    Storia e Descrizione tY principali teatri antiem e 1110-derni ; corredata di taoole, col saggio sull architet-tura teatrale di M. Patte, illustrato con erudi~osseroazioni dal ch, architetto e pittore scenico PaoloLandriani ; per cura del dou: Giulio F ERlt.4B:IO. -Milano., J 830, dalla tipografia della stesso dotsorGiulio Ferrario, in, 8.()Prezzo ital. lira 8. Ne fa--rono impresse alcune copie in carta distinta COlipiccolo a_tlantea colon, le quali pero non. SOM illcommercso,

    ~ Quest' opera, in cui tutto trovasi raceolto ed eru-'\~ ditamentc discusso cia che risguarda i teatri si an-~ tichi che moderni , PUQ in quattro parti considerarsi:: >idivisa.Nella prima, ossia nellIntroduzione, vien espo-~ gsta la Sloria de' principals teatri. Eccone l' analisi:09 Sacri erano i teatri nella primitiva istituzione delleII' Olgenti. Gli uomini in tal primo periodo dell' umana~ ~8ocieta spinti all"imitazione 'da quella direm quasi~ oancor vergine lor fantasia, e tutti daHe religiose idee::compresi, queste pur esprimevano ne'loro stessi pas-eotsatempi.Che in ogni cosa , in ogni luogo vedevano~g1ino impressa la mana di un essere supremo, on-t"fIipoHente. l\'Ia col crescere della civilta e della col-It.Va venne a dividersi la eede della religioae d., 1.:_ ;

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    4 - 'TORI.l E D580RIZIONBquella de' passatempi, In questo secondo periodo lememorahili vicende de' popoli , le aziooi degli eroi,Ie virtu ~i vizj de' cittadini formarono se Don il soloalmeno il precipuo argomento delle drammatiche rap-presentazioni, Nulla 'perc> sappiam di certo intornoa' luoghi che in quelle si remote eta servivano diteatro. Vuolsi che i Cinesi da tempo immemorabilecoltivassero la drammatica poesia , e che la comme-dia sia da essi tuttora considerata qual antichissimorito della patria religione. Ed aIle religiose cerimonieaccoppian eglino Ie sceniche rappresentazioni aellepubbliche calamita ed allegrezze. I templi percio ser-YOnD loro di teatro e di scena. Fuori de' templi iCi~esi al pari de' popoli del Giappone non hanno 66Don teatri mobili, che da' commedianti come lor pro-prio corredo trasportansi dall' un luogo all' altro. Parenondimeuo che stabile fosse nel Giappone quel tea-tro, in cui sotto il regno e l i Firando rappresentarsoleva il re stesso co' 8UO~ ministri e con tutta Iasua regale famiglia. AIle cose fin qui riferite fa op-portuno e vago corredo una tavola rapprescntante ilteatro de' Cinesi.Alcuna traccia di teatri propria mente detti non sitrovo nell"America a1 1 ' epoca della sua scoperta , co-meche il Messico ed il Peru fiorissero gia per moltearti di piacere e di Iusso, I Messic8ni aveano le mi-totes , specie di spettacolo nel quale i nobili ed iplehei variamente travestiti accoppiavano al canto ledanze ed igestio Celebri poi erano presso i Peru-viani gli H areoec , autori di drammi nell' uno de' qualioonservatoci dall' Inca Garcilasso ravvisansi le meteorevagamente e con giu8te e vivaci imagilli rappresen ..tate. l'rlae degli uni e degli altri ci e tuttora ignoto,Ie pe'loro spettacoli avessero eglino luoghi od edi-fiej di particolare costruzione.Dall'Asia e dall'America l'autore passa all"Africa,e conghiettura che gli Egizj e .;li altri un di celtis-simi popoli di quella parte del mondo, sebbene non, i f t 6110 ~ noi pervep.uta alcuaa chiara e sicura

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    tiE" piUNCli' AtI 'ttATIU ANTIOitI E Monimkt. ,notizia interne ai loro teatri, pure per Ia stessa n6&tissima 1 0 1 ' 0 coltura in ogni genere di costumi e di artie di scienze mancare non ne dovessero. Ed egli crededi raffermare l' opinione sua coIl' autorits di Virgilioill quel Iuogo del primo libro dell' Eneide, ove ilpoeta accenna e iteatri e Ie magni6che scene chestavansi nella nascente Cartagine costruendo. Ma anoi sembra che quei versi dell' epico latina. nessunpeso diano a siffatta opinione. Perciocche VirgiliCfmagnificava quegli edificj pin coll'imagillazione .citeeol1a verita , loro con jstranc anacronismo appro~priando Ia magnificenza de' teatri romani, e dicendodi Cartagine cia che a' suoi tempi era proprio dellacittA del mondo regina. Nella stessa guisa che malesi apporrebbe chi daUa omerica descrizione delloscudo d'Achille argomentar volesse che a4 tempi dellaguerra di Troja fosse presso i Greci al massimo in~cremento giunta r arte del cesellare, Imperocche ipoeti danno non rare volte colore e risalto aile loradescrizioni giovandosi di idee e similitudini trattedane costumanze dell' eta in cui essi viveano.Gliavanzi poi di teatri e di altri sontuosi edificj che aldire den~ autore incontransi nell' Africa; appartengonoal tempo de' Romani, ne danno alcun sieuro argO-'mente per conghietturare che di somiglianti ne aves-sero gli Egizj ed iCartztginesi. Ne sapremmo an=cora se gran fede prestar dcbbasi a quei viaggiatoriche affermano d' aver veduti tali antichi avanzi.Piit spazioso campo per ]a storia de teatri ci sipresenta nell' Europa. Non abbiamo pero avanze dialcun teatro dell' antica Etruria, sebbene da quefrto fa=rnosissimo pae&e passati siano a Roma gr Istrioni, Gi luatuttavolta ragione di credere che gli Etruschi , siccomeprecedettero ogn" altro popolo d' Europa in ogni genere di coltura, COSI abbiano pure trasmesso ai Greci1 " uso de" teatri propriamente detti, E in questo gior ..nale fu g ia con autorevoli prove dimostrata la pre""minenza degliEtruschi, nel fatto di epoche , sovraiOreci stessi in tutto cio chc risguarda la civj.lt~ ~

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    - 6 ftC)U~ It n.SCBUIOn.-uti belle (1). Ma iGreci nondimeno diedero peiprimi e forma e bella architertura a'teatri, comecheanehe pre.so di loro foesero quean per lungo tempomeschini e di legno. V uolsi che il primo esempiod' un magnifico e deeoroso teatro di marmo quellofosse che ai tempi di Pericle fa dall' architetto Filoneinnalzato in Atene ad onore di Bacco. Atene aveapore un odeo , specie di teatro da Pericle innalzato,ove tenevansi gare di canto , ed ove i poeti dram-matiei recitavaoo Ie loro composizioni innaozi diesporle sulla scena. Di esso ci vien data la figarain un' analoga incisione , tratta daU ' opera il COItl.UMturtico e modemo ecce E qui rautore ci pone altresiIOt~ ocehio una tavola tratta dall' anzidetta opera erappresentante r intemo d' on teatro com' essere do-vea a' pin bei tempi della Crecia , e colla iodicazionedelle varie parti ond' era comp08to. Ma guari tempoDon ilcor8e che tutte Ie citta della Grecia furono diteatti adome, e ben ancora l' austera Lacedemone ,dove Ie femmine stesse figaravano 1011a sceoa: co-atumanza ch' era loro vietata nelle altre cittA, ovegli uomini rappreaentar solevano anche i1 per80nag-gio della donna.Celebri furono iteatri della Sicilia e della IUagnaGrecia; tutti pero 8U que' della Grecia model1ati. Alaquanto al famosissimo di Siracusa, detto massimo daCiceJ'one, noi ancora Don saremo mai per concedereal conte Cesare Gaetani della Torre che dall' emineozaIOvra cui 80rgeva quel teatro scorgere si potesle peraino la ottA di Napoli. l\'1eno poi aocora possiamo ne.1 sig. Donner, ne al ch. autore dell' Introduzioneacconsentire che quel maestoso edificio ItatO fosse daQ118 donna eretto, perche al pin basso scaglione dellagradinata di mezzo vi si leggoDo in greche Ietrere ,eomeche dal tempo malconce , Ie parole BasiJi,ss(UPhiWtidos. Perciocche nella centrale e pia nobile(.) VelPsi it fa.cic:olo dello .corlo aprile, pag. 28.

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    ,t)Jl. INCtPALt'l'.IATBI ANTICRI .. 1I0b.IlMI. 1

    parte della precinzione, detta dai Greci ' , a , ~" . , eraun ripiano che net greci teatri teneva il luogo chenei nostri tiensi dal palco regio, ed in a88idetsi loleaFilistide , figliuola di Lettine e poi moglie di Jereuesecondo , e vi sedeva al fianco eli Nereide , 6gliuol~del re Pirro e mogIie di Gelone t primogenito dellostesso Jerone. In tale distiotissimo ripiano erano dUD-que isedili per Ie regali persone; ed appunto dietiodi essi leggonsi gli anzidetti nomi , e yi, Ii legge-vano , non ha gran tempo, inomi di altre pertoaeancora , a tune le quali non .puo certamente attri-buirsi l'innalzamento del teatro. L' attributo poi. di{JaO'J,A,ei,oe di pau/,l/ ,O'tTa, davaai dai Greci a queUemedesime persone, aUe quali vien dato i' di Doetriil titolo di principi 0 principesse reali. QueUe pa~role non alludono dunque a Filistide come del teatrofondatrice, ma bensi ci ehiariscono che quella priD.~cipesea avea ivi seduto nel tempo degli spettacoli.Tale e 1a spiegazione cite colle pin convincenti con-ghiettore fu data a .quell' epigrafe d,all'~ll11.tre lig. P....nofka, e che da nor ancora venue riferlta nel vol.#page 117 di questa giornale (I). L' autore yien posciadescrivendo i teatri di Palermo, di Tindaro, di Sege-eta, di Catania, ch' ebbe p~e DO odeo , di Taormina tPesto , Pompei, Ercolano, ecc, Esarte , chiare ed im-portanti sono Ie descrizioni chtegli ci dl Iidelleeceae,che delle macchine delle quali usavano iGreci Deiloro teatri, l\'1a non poesiamo a lui aderire 1. dOTeparlando del sipario , cite presso gli anticbi non ~lavasi come nei nostri teatri, IDa veniva ticato in audal piano del palco 0 del proscenio ~ dice che pel'quest" uso $11,0/, ripetersi il tanto invalso ponei tuttiabbasso , quando I uditorio mostrasi impat:i.e1'l.Ut Uaspeuare. Perciocche coral grid0, di proveniensa aon( r) Leuera a 8. E. i1 duca Serradifalco, eec.; del dottorreTeodoro Panofka .opra un' i.crizione del teatro lirtICNHJ1IO. -Poligrafia Fiesolana, 18~5, in 8.. VelP,i ...... Qiw...

    nale Arcadiro, t. 3J., pac, .16,

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    8 ~TOBIA B DEIOUZIONI! ".,altrimenti antica, nascere snole dal disperto deglispettatori , ai quali dalle persone che talvoltastannosiin piedi nelle antecedenti file, venga per avventuraimpedito di ben vedere gli attori 0 la scena,Ne$SUD teatro ebbero i Romani ne' primi eei se-coli. Vuolsi che icensori l\'Iessalae Caesio dato neahbiano il primo esempio verso r anno diRoma599,che per altro essere dovea meschinissima COM. Unone fu poi da Lucio lUummiocostrutto di legno bensi ,ma splendidissimo per Ie spoglie del teatro di Co-rinto. Sontuosissimoessere dovea, benche di legoo,il teatro da Emilio Scauro eretto in occasione del-l'edilita sua; rna esso e troppo noto perche ne vengaqui da noi fatta la descrizione. E noi altrove sparsiabbiamo non dispregevoli dubbj sulle vantate mara..viglie di quel teatro t soggiugnendo che Ie cose im-possibili ad eseguirsi debbono da una sana criticarigettarsi come follie 0 come belle esagerazioni del-l" esaltata fantasia de' narratori e de' poeti (I). E taleopinione nostra viene in quest' opera confermata dauna giudiziosa nota del sig. architetto e pittore PaoloLandriani , il quale dApure con gravissime ragionila taccia di favolosoa cia che raccontasi de' due im-mensi teatri da C. Curione eretti , ciascuno sopra uacardiae 0 perno, e quindi in aria Iibrati in modoche si potessero far movere in giro con tutto r infi-nito popolo in essi contenuto, e ridursi quindi adanfiteatro. Che qui ancora opportunissimo torna l'av.;.viso dellIllasrre Niehbur , incontrarsi sempre neglistorici e specialmente negli anticbi qualchebrano pill.poetico che vero. E celebre e pur r opera di Se-condo Lancellotti, iFarfalloni degli antichi storici,l\Ia tutti ~li anzidetti teatri erano temporanei e elilegno. II prImo teatro che eretto siasi in Roma sta-bile e di pietra fu quello di Pompeo sul disegno delteatro di lUitilene, rna con pin grandi proporzionie capace di ben quarantamila persone. Esso era

    (I) Veggasi questo Giornale t. 57'o~ pag. :a 19-

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    DE PRINOr:rALI T:ATRI ANTIORt E MODERNI. 9corredato di bellissime tavole dipinte, di colonne estatue di bronzo e di prezioei marmi tratti da Atene t. da Corinto, da Siracusa, e persino di un acquidotto,merce del quale, fervendo il meriggio, venivano ri-storati gli spettatori in qualsivoglia ripiano si tro-vassero (I). E qui l' autore passa a riscontrare la dif-ferenza del teatro de' Romani da quello dei Greci.Pochissima era dessa quanto' alla forma. Ma pin vastierano i teatri romani, pin spazioso e pin basso ilpulpito, diversa la divisione della scalinata secondoil di verso ordine degli spettatori , mancavano perode" vasi sonori , de" quali forniti erano i greci (2).Noi non seguiremo l'autore nelle dotte sue inda-gini intorno ai molti e grandiosi teatri che a garaeretti vennero in tutte Ie citta del romano imperocorrendo iprimi due secoli, perche sono cose giaper altri libri notissime. Ne ci faremo ardimentosid' alzare quel velo, con cui ha egli saggiamente co-perte Ie nefandita che col decadere del romano im-pero deturparono il teatro, e per Ie quali tanto Ie 8 1giustamente fu dai padri della Chiesa declamato con-tro de' teatri.Poche notizie abbiamo del teatro dal quinto sinoat decimoquarto secolo. Non si legge che alcuno insi lungo spazio di anni stato siane eretto di nuovo,Che anzi ig iA sussistenti e tra questi hen anche iphi grandiosi e ipin solidi abbandonati furono aUeingiurie del tempo. Sembra tuttavolta che anco inque" secoli in c t J l i tutte venivano meno le onestee belle discipline, non totalmente cessasse quella(I) J ntorno a quest' argomento leggasi anche 10 Schlegel,Corso di leuertuura drammatica, traduzione con note di G.

    Gherardin: t. I, pag. 83 e seg. Milano, I817, pel Giusti.(2) Crediamo inutile r avvertire che gli spettacoli see-nici presso gli antichi davansi sempre di giorno, e chequindi ad ovviare Ia pioggia ed ildardeggiar del sole so-levansi sovente coprire iteatri eel velario; osela cen veloo tel1da.

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    10 ITOBIA. SCaJZro".prepotente tendenza alle mimiche e spettacolose rap-presentazioni. Perciocche nel secolo sesto gil vede ..vansi Ie chiese talvolta trasformate in una specie diteatro, ove in alcune solennita fra danze e canri inuno colle cristiane cerimonie esprimevaosi le favole-delle deita de' gentili. E tale abuso continue fino alprincipiare del secolo decimoterzo , aUorquando ilpontefice 'Innocenzo 111 vieto il mascherarsi Dellechiese, abbominevole licenza , cui ahbandonato erasiben anche il clero. 1\'lada quell' epoca altre non menosconce bizzarrie sotto r aapetto di corniche scene in-trodotte furono ne' luoghi sacri. Tali fra Ie altre ersnola Asinaria che nel giorno del santo Natale davasinella cattedrale di Roano, e la festa de' Pazzi chein molte chiese e greche e Iatine celebravasi dalNatale all' Epifania ; feste cite all' indecenza accop-piavano sovente le turpitudini de' Saturnali. A siflanispettacoli aggiugnersi vogliono le sacre rapptoesenta-zioni de' mister] della passione di Cristo, le qualiebbero gran voga, specialmente dopo la meta delsecolo decimoterzo, e ad aleune delle quaIi servi inRoma di teatro it Coliseo. A queste apparteneva purela processione dell' Intierro , ossia del mortorio diCristo nel venerdi santo, che neUa citta nostra an..cora ebbe luogo sino agli ultimi anni del secolo scorso ,e che viene tuttavia in pin paesi celebrata.- Col risorgere del dramma regolare, dopo la metadel secolo decimoquinro , ritorna pure la menzionede' teatri. E forse pel primo ci si presenta il teatrodi Mantova, '8U cui tra il 1472 ed il 1483 rappre-.,sentato venne I' OrJeo del Poliziano con variate scenecampestri e con fontane , monti e foreste per Bac-canti , e con r inferno e la reggia di Plutone. I prin ..cipi d'Italia si fecero hen tosto ad imitare resempiode' Gonzaga, si che quasi tutte Ie citta della penisolaebbero il lor teatro , e n' ebbero persino i bor-glu, celebre esseado quello di Sabbioneta nel ter-titorio Mantovano. Ma qui ancora non ci faremo ateguir I' autore DeHe dotte sue indagini, giaccbir

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    nB~ PRINCIPALI nATRI AlIfTIOBI 2 MODERNI. IInon ha egli potuto far a meno di riferire Ie coseche gin trovansi in altre notissirne opere, e special-mente nelle storie del Tiraboschi e del Signorelli,e giacche noi ancora fatto g ia abbiamo delle me-desime un cenno nel nostro articolo sulle decora-zioni sceniche inserito nel fascicolo dell' aprile 1829.Due notizie voglionsi nondimeno qui ricordare dal-l'autore opportunaOlente accennate .. La prima cite a, . .. ..que tempi 1 teatrinon erano tuttavia coperu , per-ciocche leggiamo cite nel 1499 rappresentandosi nelteatro di Ferrara per ordine del duca Ercole da Esteuna commedia di Terenzio venne interrotto 10 spet-taeolo, perch e la pioggia hagnava gli astanti. L' altra ,essersi dagl' Italiani insieme colla drammatica poesiaprobabilmente portate aIle genti d' oltramonte Ie primeidee del teatro formale. Imperocche a Lione nel 1548venne da una compagnia di Fiorentini rappresentataal1apresenza del re Enrico II e della regina _Cate-rina Medici la Calandra del Bibiena, Nella Bavieratrovavasi sino dal 1569 introdotta la Commedia ita-liana cosi detta a sogg~tto, ed a Parigi sirm dal 1577la compagnia de' Celosi dato avea principio con gran-dissimo applauso aile sue recite della eommedia ita-liana nel palazzo stesso di Borbone. Sembra percioche a quest' epoca appartenga l'origine degli attorida mestiere , e delle cosi dette compagnie ambulatui ,Ie quali vivere dovendo al1e spalle de' curiosi reserovenale I'intervento alle seeniche rappresentazioni.Ampia messe presentasi all' autore nel secolo XVII,e messe piu ampia aneora nel XVIII. E gia solidi emaestosi sorgono i teatri, non pin di legno, rna dimuri 0 di marmi costrutti. E pei primi ci si offronoiteatri eli Parma , di S. Gio. Grisostomo in Venezia,e quello di Fano ed il teatro eli Fordinone in Roma.l\'Ja troppo noi dall'intento nostro ci allontaneremmo ,se tutti annoverar volessimo i teatri de' quali parlar autore in que' due secoli intertenendosi. Che nonde'soli teatri dItalia ei ragiona, rna di qllegli ancoradi Francia,' eli Spagna, di Germania e d' ogni altro

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    jf -I!

    12 STORIA E DBSC1UZI0npaese, accennandone gli architerti , Ie epoche, Ie vi-cende e Ie indagini sue accompagnando con criticheosservazioni, Di tutte Ie quali cose non ci sarebbepossibile il dare un sunto, essend' elle gift di troppoconcise, e quindi gil elle medesime quasi un suntodelle opere onde furono dalr autore estratte.A questa lunga ed importante Introduzione , cheforma Ia prima parte dell' opera, segue il SasgiosuJ,1architettura teatrale del sig. Patte. Questo saggioPDQ considerarsi come la parte seconda, Noi non fi,-remo che qui riportare ranalisi che il ch. sig. ar=chitetto e pittore scenico Paolo Landriani ne fecenella premessavi prefazione. Egli. dopo d' aver deuoche quest' opera e una delle poche, a suo avoiso , chesoddisfaccia appieno allo scopo, cioe al modo di benordinare una sala da teatro, cosi continua: II signorPatte incomincia dal ricercare qual sia la tigura pinfavorevole per un teatro moderno, quale la manierain cui agisca il suono, particolarmente quello dellavoce, e quaIisiano Ie cause capaci d' alterarla 0diaccrescerne l'effetto; quindi tratta delle cagioni chemettono ostacolo aIla vista, e dei mezzi di favorivlain una sala teatrale ; di poi parlando della formadice, che r elisse sola fra tutte Ie altre curve e quellache riunisce tutti ivantaggi che Be ne posBono de ...siderare. Passa da poi all' esame dei principali teatri,incominciando dagli antichi , 6 1 greci che romani tpoi di quelli che furono fatti a somiglianza degliantichi , come quello di Vicenza ed it Farnese diParma, indi di tutti imigliori moderni t come Bonoquelli di Napoli, di Torino, di Milano, di Roma(quello chiamate d' Argentina ) , di Bologna, di Man-heim , di Berlino, dell" antico teatre dell' Opera diParigi, e per ultimo di quello di Bordo. Dopo ciopassa a far l'analisi delle principali opere che sonostate pubblicate sulla maniera di ben ordinare unteatro moderno, contrapponendo Ie sue ragioni dovetrova opposizioui a' suoi principj, e scegliendo quantoin esse di meglio si e detto per corrohorare le S\lC

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    Dlt~ l'RINOll'ALI 'rBA.TRI ANTIORI E ltlODERNI. 13ragioni medesime. Cio detto , .viene all' applicazioneparticolare della figura elittica ad una sala teatrale ,siccome forma Ia pin vantaggiosa ad un tal generedi costruzione ; da poi ragiona della disposizione deipalchi, deUa platea, dell' orchestra, della soffitta 0volta di legno, del proscenio, del palco scenico, dellamaniera d' illuminare Itt decorazioni , ed in fine degliaccessor] ed accompagnamenti tutti della sala, ossiadi tutto ilfabbricato che comprende il teatro, e ter-mina colla descrizione delle apposite figure, analogheaUa forma da esso voluta ed a' suoi principj per unnuovo teatro, sempre ritenendo che la figura elitticasia (come gia disse) la piu favorevole ad otteneretutto cio che si desidera da un tale stabilimento, II Saggio 6 corredato di una tavola rappresentanteIa pianta di un teatro secondo i principj dell" ottica .edell' acustica , e di. varie altre tavole , nelle qualiveggonsi delineati i pin cospicui teatri de' due pas- 'sari secoli.AI Sagsio succedono Ie osservazioni del sig. ar-ehitetto Landriani, Questi imprende primieramentea riempiere una lacuna dal sig. Patte lasciata nel suoesame de' principali teatri moderni, Imperocche egliparIa bensi del nostro vecchio teatro che Del 1775fu preda delle fiamme, ed a ragione fassi a censu-rarne la stravagante forma, ms- non aggiugne pure un. cenno del teatro della Scala che a' tempi di lui gil.sussisteva , essendo stato dalle fondamenta erettonel 1776 ed aperto nel 1778. A tale difetto suppliegregiamente il sig~ Landriani col presentare la pian-ta, la descrizione e Ie misure di questo teatro nellaguisa medesima che il sig. Patte fatto avea degli\ altri. E ne risulta essere desso non solo ilpiu' vastode' moderni teatri , ma uno eziandio de' pili sonoriad onta de' palchetti, delle cortine, degli addobbi ,de' rilievi e di tante altre cose che dan' autor fran-cese state sarebbero certamente notate. Tale singolarpr,egio della senorita in tanta ampiezza viene dall' ar ..phitetto nostro attribuita alla vo lta , che dall ' insigua'

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    J4 STQJU. DE~calZION.Piermarini fu e per la materia e per Ia forma co-strutta in modo che trasmettere e ribattere potesaei suoni e rartieolazione stessa della voce in qual-sivog]ia punto della vastissima platea. La volta per-tanto del nostro teatco alia Scala (ed ora cosi tro-'Yasi pur costrutta. quella del teatro alia CanobbituuJ)e perfettamente liscia , di non molta centinatura , eratta con legno intonacato. Perciocche la piana su-per6cie della volta basta da se sola a ribattere espandere all' rstante Ia voce. Essa nel teatro tien quasidi luogo della tavola armonica ne' cembali, e quindida essa sola tutta dipende la maggiore 0minore so-norita del teatro. Siano pure adorni a baseorilievoiparapetti de' varj ordini; siano di tende e di tap-pezzerie corredati ipalchi ; il proscenio sia purecon tutta r architettonica pompa costrutto: lotto cic}non apporta danno ale uno alia senorita del teatro ,purche la sua volta non sia di mattoni, rna di Ie-gno, leggiera, ben lisciata , scevra da rilievi ed inter-rompimenti , non molto concava, rna costrutta quasial1a foggia di uoa soffitta, nella stessa guisa che nes- .sun danno recano alia sonorita di un cembalo gliornamenti sia di meta no, sia di legno, purche 1&tavola armonica si conservi liscia e da qualsivogliarilievo od intaglio sgombera. Indarno percio centrolli tali ornamenti e contro de' palchetti declamaronoil sig. Patte, 'e l'aristarco dell' arti belle ilMilizia :imuili sono pure intorno a cio ilamenti de' can-tori; mutili Ie dieerie di alcuui altri siffatti uonnmtroppo della veneranda antichita amanti. Dalla formae dana costruzione della volta unicamente e tuttadipende la senorita del teatro.II sig. Laodriani non va pur d' accordo col Saggio ,quanto alia figura elittica che ilsig. Patte crede ee-sere la pin convenevole per l' interno de' teatri.Eg]i e d' avviso che darsi debba ]8 preferenza aquella forma 0 figura che dicesi a ferro el i caoallo ,e che venne ne'

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    . .DE' PIUNOIP.LI HATal A.N'fICHI MODE.NI. J 5

    che quasi on circolo schiacciato di non bella forma;III dove dall' altra figura' ci si presenta un perfettosemicerchio coi lati che prolungati a curva vanno poidolcemente restrignendosi: per tal modo eS88 contieneuna gran parte del circolo 0 della forma circolare, chetra Ie curve e la pin perfetta e la pill bella; giovameglio alia visuale degli spettatori e ad un tempo Iiaccosta alIa maestosa forma dei teatri antichi, .Degnissime ci sembrano pure d' attenzione le altrenote del sig. Landriani , perche ripiene di praticiutilissimi insegnamenti, eben volentieri noi qui Ieriferiremmo tutte , se dai Iimiti di quest' articolo ci.fosse penne8so. Un solo cenno faremo di cio ch' eglidice 81.1,la maniera fi il lu minare le rappresensaeion i ,argomento importantiseimo, IIsig. Landriani adunquefra i varj metodi a tal uopo mtrodotri dA la prefe-renza si per l'effetto che per I'economia a quelloCOS!. detto a rioerberi. Parlando poi delle grandi lu-miere a cristalli, colle quali vengono a' di nostriilluminate Ie platee di pressoche tutti iteatri , egiovandosi dei principj dell' ottica osserva ch' ellerealmente scemano non poco I'illusione delle scene.E cia succede non gil perche il soverchio lume siaaile scene nocivo , .rna perche il chiarore vibrato daun corpo si brillante frappone i suoi raggi fra gliocchi de'riguardanti e 10 spettacolo che vien Joropreaentato dalla scena , ed abbagliandoli impedisceehe veder p08sano distintamente gli oggetti al di Iade' rag~i stessi. La lumiera inoltre essendo compostatutta di brillantissimi cristalli , in mille aspetti lavo-rati , e e l in gran parte ciondolanti, viene ella mede-lima a ricevere per rifleeso nel trasparente e loci..dissimo 800 materiale ivarj colori di turto ilteatro ,che poscia sovr' esso riflette e span de in uno co' suoiraggi facendo biancheggiare il colorito de' varj og.getti e. delle dipinture, e quindi snervando per cosi(tire 1a vivacita delle tinte. Che non altrimenti dellaJaee eli Iifatta lomiera avviene che dei raggi dellole, iqaal i per 8vventQl 'a peaecrino da quIche

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    16 STOBIA E DEICRIZIONEpertugio in un luogo oscuro. Essi frangoDsi in tantestrisce velate, Ie quali anzi che chiarire all' occhionostro Ie cose IU cui percootono, confuse le rendonoal segno che non pin ci e dato di ben distinguerene la forma, ne il colore di esse. E cio addivieneper cagione della. polvere, la quale da queUe mede-sime strisce illuminata, e quasi ingrandita, frappe-nendosi tra r occhio nostro e gli oggetti, ne togliedi potere ben distinguere Ie cose in ragione dellaminore 0 maggiore sua densita od agitazione. Orain nessun luogo la polvere trovasi in tanta e si COD-tinua agitazione, quanto in un teatro. Quivi percioilluminata dai raggi della lumiera forma quasi unvelo piu 0meno denso sotto di cui viene a smarrirsiin gran parte it vero colorito degli addobbi, delledipinture e di qualsivoglia altro ornamento. Laonde10 sguardo e tutto dana lumiera attratto; in essa tuttoconcentrasi 10 splendore: la decorazione della vastaplatea e quella ancora del palco scenico (e siano purdesse magnifiche, bellissime ) divengono un freddo,uno smunto , 011 meschino apparato.11 sig. Landriani per provvedere a siffatti incon-v~nienti , ben alie~o dal voIer togl~ere. r illumina-zrone alIa platea (cIa che troppo all odierna costu-manza opporrebbesi ) quando altrimenti supplire nonvi si possa che con una grande lumiera, vorrehbe chequesta fosse nel seguente modo costruita: Sia Ia Iu-miera composta d' una materia ne Iucida , n e traspa-rente, quale per esempio sarebbe r argento lavoratoin bianco. II fondo di essa non abbia la forma d' uncanestro traforato, come quello del teatro nostro aUaCanobbiana, rna tutto opaco appaja ed adorno non dicose leggermente cesellate , rna di forte e risentitorilievo, atto a ricevere il chiaroscuro d' un effettopiccante quali sarebbero aquile, ippogrifi 0 sfingiaggruppate intorno alIa tazza della stessa lumiera'luasi in attitudine di sostenerla. La lumiera poi nonaia sospesa che da una sola catena al suo .centroattaccata, Perciocche le varie cateae pO i te Iaeemo

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    DE' P~NQIP1LI TB.l.TllI .l.NTlaRt KMODBR.NI. 17alla lumiera come nelle lampane comnni riBettono8U la volta 1a 'propria -ombra, macchiandone quasi Iedipintnre , ed a queste in certo qual modo centrad-dicendo; cio che di fatto accader vediamo nell' an-z'idetto teatro, ove le otto catene della Iumiera ,span"dono altrettante strisce 0 dissonanti ombre sul di-pinto. I hrmi siano pure quanti ne ahbisognano t ncahbiasi cura dell' ordine 0 d~na disp.osizion loro , pur-che Ie fiamme non oltrepassino la circonferenza della _Iumierarstessa. Per quest" artificio il fondo opaco d~lIaIumiera rifl.ettera e maggiQre e pill intenso illumesovra la voTta, .e 'questa per naturale e quasi vicen-devole ripercussione 10 spandera 'per tutta la platea,ed anche sul palco scenico; massime poi se J ' inter-rio' della tazza sara fatto a riverberi,- e se nelle tintedella volta dominera il bianco, dal quale suolsi laIuce fortemente ribattere, Che per,) del bianco do-vrebbesi specialmente far uso nel dipignere Ie vol tede' teatri , e quindi vorremmo che a quest' avvisoponessero mente i dipintori , abbandonando l'oro ag1iomamenti di rilievo, e raramente usandone sulle su-perficie 0 net fondi , ove di notte il colore di 'quclmetallo, comeche hen illuminato ne sin I' ambiente ,non pres~ta che una tinta pallida , giailiccia Ia qualenon - produce alcnn buon effetto , ne da rilievo aliecose da esso figurate.Troppo importante ci sembrava quest' argomentoperche dovessimo passar oltre senza farne un baste-vole cenno; e tanto piu quanto. , C R e .sra ora da uncelebre nostro eoncittadino dipignendosi la volta delgran teatro della Scala, e si fanno ad un tempo gliopportuni stndj per illuminarlo col minor detrimentopossibile delle scene e della dipintura. A quest' im-.portantissima nota r autore , quasi a maggior compi-mento dell' opera di Patte, aggiunse la descrizionee Ie figure dei tcatri d' Imola, di Fano, di S.Be-nedetto e del1a Fenice in Venezia, del teatro diS. Carlo in Napoli, del llUOVO di Parma, e del tea-tro Carlo Felice in Genova . Bibl. leal. T, LIX. 2 .

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    J a STOlll! It MSORIZIONI!" La quarta ed ultima parte non c che un' appendicea n ' opera stessa. L" articolo S.Llle decornzioui sce";clU!-mserito in questo giornale nel gin citato fascicolodell" aprile 1829 ne forma il principale soggetto. Noiivi con argomenti e dai farri e dall' analogia de-dotti affermammo non essere stati gli antichi dellaprospettiva propriamente detta si ignari come aleunide' moderni scrittori pretesero dimostrare ; non sem hrarci pero che la loro pittura scenica atta fosse aprodurre tutta quella illusione , che suole daUa Dostra.prodursi ; essere finalmente la pittura scenica a't dlnestri pervelluta a quel punto, oltre il quale peri-gIio8o ed arduo nnprendimenm sarebbe 10 spingerla . Ora it sig. Landriani accorda agli antichi bensi Iaognizione della prospeuiva naturale, di quella cioeehe impariamo copiando dal vero un oggctto e trac-ciandone isegni come dana natura stessa ci vengonojndicati, ma non crede di poter loro si di lcggierieoncedere Ja pratiea della prospettiva a1ti(lCiale, cioeill qneUa che ha per base la geoDletria, che 8uppoDeIe pill estese cogoizioni dell' ottica , e chc non si ap-eaga di rappresentare Ie sole figure degli uomini 0dei bruti , od il 8010 fondo tOr aspetto 8010 linearedi un luogo, rna tutto ci espoQ,e l'interno di untempio, d' una sala, l'aspetto tuuo d' un paese, d'tunlago ecc. con mille oggetti in iscorcio , COD millemeereecazioni di punti. Ma siccome egli non fa usoehe appunto di que' medesimi argomenti che g ia fu-rona da noi ribattuti , cosi ci appagheremo di nonfargli qui che alcune inchieste. E primieramente se~li antichi ebbero pitl scrittori di prospeniva , cioehe dallo stesso sig. Landriani di buona voglia coa-eedesi; se tante maraviglie operarono nelle arti ~:relle non ~010, ma nelle altre bell' arti ancora ; seda loro abbiamo anzi ricevuto i primi e ipiu pe~fenni rudimenti delle scienze matematiche : come mai,upporre potremo cite fossero poi eglino si inesperriaell' esercizio della prospettiva , senza della qualef f ~ < l 4 e , esan~ui, inanimate diven~o~Q Ie ~raMl

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    DB' PRINOIPALI TBA'IM .AlfTJOJlJJIMODERNI. 19eem posisioni dell' arti sorelle ? - Ma -Ie pitture daessi tramandateci sono meschiaissime cose, quaato aU.prospettiva? - Lo siano pure: nondimeno chi m~ivorra &1di leggieri credere che siano deale Ie locoopere migliori? Imperocche le migliori, ossia 10opere de" grand! erano d' ornamento non gii\ allecase de" cittadini , rna ai templi. degli Dei. ai teat"ied .agli .altri pubblici e pin grandi08i edifizj, NeisulAauteatico frammeato ci venne dai Greci tcamandatodella lDusica loro; e nondiaieno noti ci sono .ipro,digj eh' -eglino con quest' arte operal'OBo.. E noi sultasestimonianza degli antichi scrittori e per quell' ana.logia che scorgesi tra I' arti .belle e la poesia , nellaquale iCreci furono sommi i daremmo a questi 88non .la preminenza, almeao un altissimo grado nellascnltura , quand' anche pervenuti ' nea ci ' fossero ieeleberrimi simulacri dell' Apollo, della Venere , del 'Laocoonte e gli altri miracoli dell' arte ; e quand" an-r o e del loro scarpello non avessimo che alcune di.quelle mediocri opere discultura (giaccoo non i stutto oro purissimo cio che dagli an tichi,ci fu tra-mandato) che tuttavia incontransi net musei, Tante possono gli argomenti tratti dall' analogia e, dal roo.rale consentimento!.Degno di attenaione e il confronte che da l signo.Landriani vien fatto tra gli antichi teatri ed i mo-derni , e .tra I'odierno teatro francese 6 l'italiano.E quanto ai primi, istitnirsi non potrebbe un con"!venevole paragone; troppo diverse essendo Ie co-stumanze dei tempi e .totalmente diverso 10 seopo.Gli e forza bensi eoncedere che pin "asti, pit'l mae.stosi , piu solidi erano ireatri antiehi: r n a di quelliSODO epiu comodi epiu eleganti e piu a i r uopo no-stro consentanei imoderni. Questi non haano q"ellaprofusione di colonne., di statue, di marmi , di bronei ,.. . . . "ma Invece Cl preeentano un maggiore, an piamaraviglioso , e diremo .quasi un magico illillleD~apparato sul palco scenico. Ne pere , 8jC~ l' au. we opportunameate osserva , ,sarebbc c os a d iflic ile

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    . 0 STOat... B DUCUZIOn

    r introdorre anehe nell' interno de'jnodemi teatri mttoil fasto, Ia masnifieenza totta degli antichl; se cionon avesse a ndondarea daono della capacilAe adetrimento delle visuali , delle voci e della IOnorita.Lascisi adunque agli antichi eio che fl.. eosmmi e aitempi Ioro era pm. eonvenevole: e da noi godansiintanto i teatri nello atato in cui sono t cioe alleusanze ed aUe comodita nostre mirabilmente adatti Quanto poi al teatro francese t il aig. Landriani os-serva che se desso dall' una parte e al nOitro iDEe-riore in cia che concerne icomodi e I'interna co-Itruzione, ha dan' altra il vantaggio d' un pia facilee pin adatto movimento delle scene. II teatro fran-cese poi avendo Ia platea ed il palco scenico nonal pian terreno, rna in alto, 0 eome direbbesi atpiano superiore t Ita it IOttopa1coscenico al livellodella strada t e quindi e questo pin ventilato t piachiaro, pin alto, meno insalubre dell' italiano t ee lanche pill comodo a ricevere e contenere Ie mac-chine, gli attrezzi e Ie scene steese sensa vernnpericolo di guasto od infracidamento. Ma per questamedesima ragione del palco scenico e della plateanel piano superiore il teatro francese va ad un gra-vissimo inconveoiente sogl?etto. Perciocche al nascered' un incendio 0 di quafslvoglia altra calamita nonoffre n e un bastevole, ne un facile sfago agli atfol-lari spettatori, iquali costretti sono a precipitarsi perla scala con peri colo della vita.Nell' ultimo articolo, col quale chiudesi I'opera t.il si~. Landriani ritorna lull' argomento della pro.spettlva. E concedendo agli odierni pittori quellacorrezione e squisitezza di stile tutta de" tempi nostripropria, dAnella pratica di essa un' assoluta premi-nenza a' COS! detti Barocehi 0 Barocchisti de"due pa~sati secoli , e viene decantando Ie maraviglie da essioferate con prospettive di sotto in su cite raddop-plano I' altezza del luogo t con volte rapprescntatesovra piani perfettnmente orizzontali, con finte cu..pole disegnate iOpra volte reali in modo d'ingannaro

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    :DEt PlUtfOJPA.:Lt TBATIlI ANTIOBI B MODERNt.. 21l'occhio de' riguardanti; e fassi a citare in testimo-nianza della sua osservazioue alcune chiese di Bre ...scia dipinte da' famosi Gambara , e I' abside dellachiesa dello spedale .di Siena dipinta dal cav. Conca.l\ia chi mai vorra dubitare che se a9 valenti nostridipintori di prospettiva si offerisse favorevole occa-eione di rappresentare e cupele.e grandiosi edificjdisotto msu , non potrebbero incio ugua1mente riu ..'scire come que" Barocchisti ed anm COil uno stile ..piu corretto , pin ragionevole, pin sublime? CODO-sciuti una volta iprincipj dell' arte, non fa d' uopoche .della 'pradce , delle commissioni e direm ancodell' ardimento per progredire in essa ed operareprodigj e magie. Ci professiamo bensi eoll' autoreperfettamente coacordi lit dove egli lagnasi che nelleodierne decorazioni troppo abuso si faccia derrcehie sfarzosi panni, e de' candelabri profusi d' oro, ecite ora rappr~sentare non ~piasi una piazza, &6non fuori 0 at di In d' un grand' arco, ed un giar-dino, se non a traverse di una volta - fronzuta , 0 diun gruppo d' alberidiramanti Ie loro frondi aUa fog ...gia di una eofJitta, ecce Le quali cose parcamenteusate denotano maestria e gran diletto recano allospettatore; rna se troppo siano ripetute , drventano-monotone, e danno it ,sospettare che sensa Il loro5ussidio non saprebbe forse il. pittore condurre al-trimeuti la scena.Forse ci siamo gil di troppo in quest' articolo in-- tertenuti , e nondimeno molte altre cose ci rimar-erebberoa dire. IrtlJIerocche quest' argomeneo dell' ar ..ehitetrura e delle decorazioni de' teatri non fu forsegianlmai & i maestrevolmente trattato , quanto dalsig. Landriani. Ne alcuno poteva meglio di lui par ...Iarne , accoppiando egli alle p in profonde cogniziollidella teoria l' esperienza ancora, da che per. taoUe tanti anni opere valorosamente, dipignendo Iescep.e :del R. Teatro alia Scala, ed alIa patria nostradonando valorosi allievi ..

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    ~rticolo comunicato.

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    Nei piccioli paesi anche Ie piceiole COle destanoquiche volta una grade aspettazione; e noi ci al-Jegria!l'0. e f'a~iamo festa per o~etti dei quali nellegrand. cutl ne una parola por SI farebbe. Fa, peresempio , fra noi quasi una pubblica gioja ne'di paa-uti it ritorno del giovine 8ignor PolipiltO, il qualedopo sel anni di assenaa Ii e finalmente ripatriato.II SigDor Polipisto fu educate nel collegio di queatonostro villaggio, e I'acquisto l' amore e la stimade' luoi maestri che amavano e srimavano in lui iliuo buon ingegno, la moltissima diligeoza e I' in-dole virtuosa e gentile. Compiuto il COISO di quegUsmd] che nel collegio Ii fanno , e trovatosi per lamotte del padre al posses80 di una ricca l08tanza,abbandono it paese per farsi dottorare all' UniversitA;ma poi, qual che ne .fosse il motivo, si distolse daque1 pensiero ; viaggio per sei anni in molte parti41'Europa; e quando noi avevamo quaIi perduta ognisperanza di rivederlo mai piu inquest! poveri campi,egli allora appunto ei feee sapere che sarebbe arri-yato fra breve. Nel di pre6sso al ritorno moltissimidel. vil1aggi~ gli furono ~neo~tro gran tratt~ di ~ia; ese 11batter le palme e il grIdare son testunom crc-dibili dell'intema allegrezza; il signor Polipisto puc.darsi vanto d"avere col suo ritorno rallegrato tuttoil paese. Alia sera poi concorsero a visitarlo il me-dico , it parroco, 10 speziale e alcuni eontadini , aiquali il padre del signor Polipisro portava granJis-simo amore conoscendoli onesti e diligenti cohivatori,Alidavano in volta di tempo in tempo alcune coppecon numerose tazze di vino maturato nell' assenza.leIgiovin padrone ; e igeniali diseorsi cominciavanoa risolversi in romorosa. aUegria, quando ai udi gri-dare nella stanza vieina: Tandem aliquando , tandem

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    AaTiooLO dOMUKIc:iiTO. ~ltd l ,quando! e tutti, levandoai ia segno ill stima e digioja esclamarono r Don Fabrizio! Don Fabrizio!: g don Fabrizio un ottimo sacerdote di sessant'anniall' incirea , maestro di rettorica nel nosero cellegio ,e amantissimo del signor Polipisco che gli e statdscolaro. Saputone I arrivo , si atfretto di venire colrettor del collegio a dargli , come noi siamo so-

    I liti _dire, il hen arrivato: e per gr~nde benevo=lensa , preoecupando quasi it piacer del saluto , irt-tuono prima di farsi vedere i1 tandem aliquando a cui_ tuui ; come ho girt detro , 10 riconobbero e si lev-a-rono per festeggiarlo. Il huon UOll 'O entrato nella salafu subiro colle braccia aperte at signor Polipisto; se10 strinse al petto ; e chiamavalo dimidiuDi. aminalmece , e 1a~r~mava di gioja. 1 1 signor Polipisto ,dalua parte rispose a quegli abbracciamenti con molrae1f?~iOD~ d.l parole, poi .si. rim~se a se~er~, ~vend~pl'Ima mvuato don Fabrizie , 11Rettore e gh altritutti a, fare 10 stesso, Don Fabrizio voltosi versodi me, Eecolo (disse) finalmente , eccolo il nostrobuon Polipisto qu i morel hominum multorum "ida .turbes ; e it signor Polipisto sorrise. - Grandi cose(80ggiunse poscia voltandosi a lui), grandi cose cheavrete e vedute e imperate in questi 811ni! - 81cerro (rispose), il viaggiare e un' ottima scuola; e idispendj e idilagi ne sono ricompensati ad usura _si dalla istruzione, S I dal diletto. - ~ nondimenovince ogni diletto it ri vedere Ia patria: dulcis amorpatrice! non e vero? - Verissinuj (rispose ilsignorPolipisto ), verissirno. - Anzi (soggiunse don FaJhrizio) molti uomini grandi non viaggiarono. se nonper amore della patria; e pere fll detto: Q u , ; , s plrzriam solerte magis dilexit Ulisse? - Un bicchiero(disse it signor Polipisto), un bicchiero del nostrohuon vino, mio don Fabrizio. - Ma chi avrehbemai detto quando. eravate COLl noi (prosegui don.Fabrizio col hicchiero in mano ); che avreste viag_,giata tntta quanta I'Ttalia e 1a Francia, e visirati iGernlani e persinoqllei penitus toto divlsos orb~

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    24 AllnOOLO OOIlOlCIO."O.Britannol? - 10 avea g i8 Dotato che gli emiltichj eli.don. Fabrizio DOD piacevano pill che tanto al signorPolipisto; ma quest' ultima atazione fu come il Ie-gnale di una conte sa ch' io D on mi aarei aspettata.Perocche iI signor Polipiste crollando il capo CODgrande impasienaa e volgendOli a me: }li accorf>o( disse) pur troppo l di esser venuto di DUOVO mItalia, e in un piccol villaggio : ed e verameote unacompassione questo senrirsi tempestare g li orecchida cosi fatte eitazioni. DOD Fabrizio a queste pa-role non mostre PUDtO di sdegno, perche De8101l010 ha veduto sdegnarsi giammai , ma sorridendo ~lidisse: Per questo, mio boon Polipisto, Don vi rm-cresca eli esser tornato in Italia fra noi; perchefuori di questo crocchio vi sono mallevadore io Iteuoche DOD sarete nojato gran Catto da citazioni Iaune,10 pure da qualehe tempo, aeeomodandomi al nnovogusto, DIe ne soglio astenere i ma quando abbandonofa lingua alia piena del cnore , quando una qualcheoccasione mi fa rivivere , se eosi pOlIO dire, aglianni passati , mi corrono sulle labbra queste remi-niseenze de' lunghi miei stud] , aUe quali DOll sapreichiudere il varco, Ne parlando con voi, che avetecon tanto amore studiato nei classici, io poteva cre-dere necessario di sbandire dai nostri discorsi Orazioe Vit'gilio, dai quali non veggo COD quanto profittosi allontani 1a nuova generazione. - E questo ap-punto (repJice> il signor Poli pisto ) si conosce assaihene viag_~iando: ma 1a luee delle nuove dottrineDon puo diffondersi con quelJa rapidita che pur sa-rebbe desiderata dagli amici del vero: e la sapienzaIa trova chi ne va ill traccia , nou chi si ferma inqualche angolo della terra aspettando che venga essamedesima a lui. -- Voi dunque (elis8eo'il huon }lro-fessore ) stimate che noi siamo ciechi in mezzo aliaIuee del mondo ; e eredete ehe, mentre facciamo pro-fessione d' ammaestrare altrui , non procaceiamo d' a01-maestrare noi stessi , approfittando per quanto possia-n10 della sapienza de' nostri coutemporanei r - Non

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    . .... ,..oor.o CfOJlUKIOA'tO. :l5

    voglio (r~plico it 8i~nor Polipisro}, Don voglio darnsifl-atta aceusa , Ia quale appartiene a molti pur troppo;rna questi non sono tempi per altro da citare emi-stieh j! Il mondo , mio don Fabrizio, in questi pochianni ha fatto un prodigioeo viaggio t del quaIe moldnon mostrano d9essersi puntoavveduti. 11gran poemadell' universe giA si viene accosrando a110 scioglimeato,NoD Ie montagne, non imari si vanteranno harriere all' umano pensiero , n e sotro la mendace dottrinadel clima potra pm chi che sia mantenere la divi-sione e Ia guerra nel mondo. Uno spirito s r - e diffusopier tutta quanta Ia terra, e solleva I' umana famigliaa' concetti pin degni di quanti It: furQlloconsentitifinora, Ilvero poeta ha una missione da compiere ie non Ia compie se non coopera al grande rinnova ..mento del mondo che finalmente e mature. Gli an-tichi {orono miseri di mente e di cuore r si chiama-vano con vanita miseranda Creel 0 Romani; noi pro-fessiamo in vece una, fratellanza europea; unita didesiderj , di sentimenti , di gusto, di bisogni. II veroe uno; e il bello non e e non puo essere altra cosache il vero: e nondimeno s08tengono ancora ipe...danti che il gusto 0il sentimento del bello debb' esserdiverse nei diversi paesi, Quando l'1dentita del verocol bello sara ben conosciuta, ogni varieta nella let-teratura dovra necessariamente svanire : i pedantiarrossiranno delle misere loro dottrine ; e coloro chedell' altrui ignoranza fanno -proprio profitto andranno-a nascondersi nelle tenebre, unieo asilo degno diloro. Alcuni in Italia hauno una dottrina che si po-trebbe dir frammentaria, ma pochi si privilegianodi avere abbracciato ilTutto del nuovo mcivilimenro.L'unita d'intenzioni e di concetti porters seco I'unitadelle forme, La poesia sara tolta finalmente all' ab-biesione dell'ideale e sollevata alla realtd , che inostri vecchi dicevan prosastica perche fecero dellelettere un giuoco, e spesso anche una solenne impo-stura. E una miseria studiare iGrcci e iLatini, e' lraSCUl'are 10 studio dell' UOIDO. II classicismo delle

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    !16 ABTIOOLO OOJrlUNIOATD.scuole e una inerzia imperdonabile: e spesso unamalignita che consuma inutilmente gr ingegni. Biso-goa addentrarsi nell'intimo delle COle: trovare IeJeggi eterne del bello: rovesciare gli errori dei pre-cetristi e indovinare l' enigma del mondo e della vita.Molti maestri sono bonariamente immorali: battonoqnel1a via che fu hattuta dai loro precettori t e tar- dano, senza avvedersene , r incivilimento del moado,Alcuni in vece fanno apposiramente mercato del falso ;e il vero sconoscono 0 disconfessano: e c o o gua-stano Ie primizie del genere umano, Ma cost oro noD.terran fronte 88 non per poco; gia(,,che il moado estanco di abbracciar sempre ombre, omhre e null' al-tro. II gran muro che sequestrava Ie lettere dallavita e atterrato , e la sapienza diTien popolare: le~gieterne ~ estetica , metafisica , psicologia; popolaritamsemma e utilita di applicazioni. 1 \ ' 1 . citare Orazioe Virgilio in grazia di qualche eleganza t e un di-ehiararsi stranieri all' mdole , ai progressi t , ai desi-derj , ai bisogni dell' eta nella quale viviamo.Queste ultime parole si rannodavan per modo aqueUe prime da cui il sig. Polipisto aveva pigliatoIe mosse , che mostravano troppo chiara l'intenzione'di tutto quan.to il suo lungo ed enfatico discorso. Icircostanti rimasero silenziosi, ne osavano pure guar-darsi in 'volto iperche don Fabrizio, oltre all' esserequi stimato come sapiente , ~ tenuto da tutti in quel ..ramore e in quel rispetto che padre. E il huon uomo ,appunto con dolcezza di padre, fu il primo a rorn=pere quel silenzio dicendo: Mi piace , mio buon Po-Iipisto , mi piace queet'jmpeto di eloquenza; e se nontemessi di riuscirvi noj OSO ci terei un passo di Quin~tiliano di cui Don potrebbe forse trovarsi il piu ac-concio: rna se reste rete alcun poco fra noi , e vorreteritornar qualche volta ,sopra questi argomcnti, ve-drete cite noi pure in quest' angolo della misera Italiaabbiamo sentito it romore delle nuove dottrine; c.forse avverra che senza rinunziarc ai veri progressidel mondo , vi riconcilierete alcun poco coi nostr]

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    AXTIOOLO' GOMUruOATO. :17"ccehi e eoi vecchi loro, preoetn. -. No, no (10 in-terruppe, ilGig. Polipisto), coi pedaati e coi precet-tisti non 'faro' mai ne pace, ne tregua. ..-, Voi (ri-prese allora don Fabrisio ve la pigliate coi pedantie coi precettisti dei quali pare' ehe facciate un 'solfascio, e pur tropp~ si vuol confessare c he ipedantiSODO una generazione dannosa, e ehe molti precettistihan nuociuto aile lettere ~ed agl' ingegni. 1\'1 .se Iavecchia .dottrina si duole de' molti pedanti che rhandeturpata , la nuova non puc>ridere a buon dirinope~ esserne senza: perdu! di. pedanti , sapete , nehanno e forse ne avranno .sempt'e, tntte Ie opinioni,Se voi sorgete oggi a combattere on pregiudizio ,domani vi troverete circondato da una schiera dieosi detti seguaci, iquali hanno convertita giA inun pregiudizio la vostra naova dottrina. Non SOBO,per esempio, pedanti nel' fatto della lingua. eertuni ,iquali non sannopiu scrivere due righe sensa inne-starvi qualche scipito .scherso contro la linguaillustree comune , e in favore della lingua parlata e muni-eipale, come se ilmondo non pensasse ad altro m ea questa vana contesa? E pedanti delle nuove dot..trine sono cerci altri che torcono il naso a tutto quelloeh' e antico 0 foggiato secoudo Ie antiche regoleesicche rispetto a questa genia che si caccia dapertutto come Ie erbe parassire dovunqae ,sian tronchida arrampicarsi, io lodo la vostra in

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    28 ~.TJOOLO COJlUKlOiTO.gli altri da Aristotele fino a noi. Vebbe, non ha grantempo, qualcuno cite tradusse e commeato il trattatodi Dionigi sull' ordinamento delle parole, dose qoelgreco dimostra con buoni esempl che gli acrittori,per riuscire eccellenri , debbono 8pease volre allouta-narsi da quell' ordine cite Ii chiama grammaticale.Nelle scuole dei precettisti adunque si conoscevanofino dai tempi di Dionigi doe maniere di coUocar Ieparole: I'uno semplicissimo e inl~natoci dalla naturain servigio di colore che si conteatano di essere in-tesi: r altro in vece trovato dall' arte , Don tanto peramore dell'armonia e del dileuo, quanto per renderepin efficace il nostro discorso , collocando le paroleche . sono legni di idee secondc r importanza delleidee stesee. N mi ricorda aver letto mai veron li-bro, in cni fosse insegnato come unico rordine ~ram-maticale, 0 sbandito quell' altro lodato da Dionigi, edi cui tutti i grandi scrittori , ana Demostene e V u o __gilio poi &opra tutti, sono esemplari parlanti. NelleICQ~~ peraltro si vuol insegnare di preferenza ror-d i n e grammaticale; prima perche cio che pili im-porta Ii e che i giovani imparino tutti a farsi mteu-dere quando parlano 0 scrivono; poi perche quel-l'altro ordine consiste tutto in un solo precetto, nepuo insegnarsi se non negli esempi dei classici, daiquali questi avversarj dei precettisri distolgono a tuttopotere la gioventti. Ora chi crederebbe che il tra-duttore di Dionigi tolse a mostrare come cosa nuo-vissima, che v' ha un ordine logico di parole prefe-ribile spesse volte all' ordine grammaticale? Accortosipoi che questo ana fin fine era stato g ia detto daDionigi in tutto il suo libro, volle mostrar almeno difare un passo pill in 13: volle dire che rordine gram-maticale spesse volte e antilogico; e cosi COD unaIOttigliezza sofisrica giunse a confondere la mente deigiovanetti. Ecco il sillogismo da cui pare che fossemOS80 il nuovo commentatore, = La buona logicainsegna che parlando e scrivendo si cerchi sempredi conseguire il lllaggior effetto possibile : v' ha

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    .lRTIOOLO COMUNI01TO. 29ana maniera di ordinar Ie parole. che SpeS80 e pit\efficace ~eJf o~dine grammatical~: ~unque r or,negrammatlca le e Ipesse volte antilogico. ~ l\Ia I or-dine gramnlatieale non e mai antilogieo in s e stesso ;e

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    ' , a r , .: ' 1 1, f.

    mol ti anni.. FuOl'ialcune pochissime i clee v ,e l"a'm,eQ~ t-utili e nuove , qllei .libri non bauDo punto di Dovita,per chiabhia stulliati ,gli autichi maestri: IIs,QDoinvece -raoleeevidenri sohsticherie ,mott le stiracehiameejntrodone pel" puntellare una. qualt'he opilnione~ebl;'non e nuova ae non inquanto e falsa, e sepra tuttO,poi molre cese OSCUTe, imprenetrabili.; , 6 nelle '(I_aliplIO dirsi COD sicurezza di non fallare , cbeoon vi.-,dero chiaro n e itradtlUOri, n e gli autori 8tessi.Enondimenoa questiJibri isi. limita ora. 1 , 0 1 stll,clio dellagioventu: di que' pochigioV30i, ~nt,ell.d.o, iqaali 60,0'. .. h' t o ,gluntl a . conoscere c .eg re un errere , Boa vergogna],ostndiare Ia cestituaione iogllese, .},o&toria delleC .. I . d P '. . 'I 'rocrate ,.e controversre . el;s uratam , e genera '-mente Ia filoecfia., la polinea , la morale , relequen-za , Ia storia e tutto insomma nei RQ,mtll'l.%i di ehesiamo inondari. Gli.autori di, ;(lucsl,e nuove .ope.l'"e80.00. uomini , non v' Ita.duhbio, di ;grande erudiaionee d' ingegno forte e pot,eotc; ma la.gratitudine diche la presente -gencrazionee ad ess.idebitrice ap~pen a . paG Iiberarli dal rimprovero diavere8&n~di-tate Ie fonti ane quali attinsero il Ioro saper,e. .Lal3ioventu. t naturalmenre avversa alla fatica, a,acoglievolonterosa questa donrina cheIa dispensa dallo siu_"dio del Iatino e delgreco: e cosi gH uni per esseeereduti in tutto originali, diseornano j giovani daqnelle sorgenti senea Ie EJnali essi non sarebbero il-,lustri; e gli altri per 10 desiderio eli. acqllistal's'ialpoco pre.zzo il nome di sapieari , accre dita 00 a tnttagola Ie nuove doterine , e ripetouosuU' alrruifede eheiveechi 'Don danno fiato di filoso:tianeUe opere 1.01'0,ehe tutta l'uraana sapieaza sie rioIRov,ata: e si pa-seono cosi con que' grandi paroloni d' incivilimeneo, di,bisogni del tempo, di enigma del monde e della vita,di leggi eterne, e di esterica, delle qualivoi pure" miobuoe Polipisro, avete fatto ill questi anni resoro. N equ,csto si fa. solamente rtspetro all' amena Ieueratnra ,ma ben aoco nelle discipline pili gravi; e nella storiapoi sopra tutto.

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    A{tTIOOLO COMUNJOATO. 31Non sono molti anni che un professor par1gloostampo una dotta storia del diritto romano, Un altroprofessore gli fece rirnprovero in un gioroale di nonavere citato ne il Wachsmuth, n e il Savigny, ne ilNiebuhr; forse (dit'cvail eeasore ) perche I' autorparigino ignorava la lingu.a tedesca. Ora sapete VO\che cosa gli fu rispostoj Che ilprofessor di Parigi,versa to' -com' egli e in tutta I'antica sapienza , avevaattinto egli medesimo a quelle fonti alle quali ricor-sero il Wachsmuth, il Savigny ed it Niebuhr , , ech' egli'con quesri doveva porsi in rschiera , e non

    costringerlo a farsi scolaro di chicchesifosse , quandopoteva eS,ser maestro. ...:..:.,_.orreste negare peraltro(10 interruppe quI ilsig. Polipisto ) che il Niebuhrnon -abhia rinn~vata la storia romana , pu\gandola. damolti grav~ssimi errori? - 10 non voglio per. certo{replied don Fabrizio) mettere in dubhio iservigirenduti dal Niebuhr agli studiosi della, storia romana,Alcuni giornali di Francia, quando il libro dell' eru-dito alemanuo fu, non ha guari, tradotto nel loroidioma, ne fecero le .maraviglie , e gridarono chefinalmente nel secolo XIX era nato ehi dovea fi-velarci Ia vera storia di Roma, conosciuta e dich.~.. . ,rata dal Niebuhr' assai meglio che da T. Livia. Or~poi quell' entusiasmo comincia a dar luogo al giq.,'dizio , e fu notata g ia qualche macchia in questasole da cui pareva che 'tanti secoli dovessero final-, .mente ricevere una purissima luce. E veramenteI' erudizione del sig. Niebuhr e prodigiosa; ~til sueIibro 10 colloca fra ipin profondi conoscitori del ...r antichita s rna la storia romana vorremo tuttaviastudiarla in Livio e negli altri antichi piuttostochein lui. L' amore delle ipotesi e -per cosi dire 10 spi..'rito che ha dettati quei volumi : il piacere chetutti proviamo nel poterci in qualche maniera libe..rare dai dubbj ner quali e ra vvolta I' antichita ae....quista credito facilmente a, questa maniera di seritti 1e la grande erudizione del Niebuhr d a aIle sue ipo...teei un carattere severo ed imperioso che non sUQI

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    3~ ABTICOLO COKUIClC.\TO.ravvisarsi in quelle degli altri scrittori, Aggiungaaiche alcuni monumenti ignorati da tutti gli anticbi 80nvenuti a scioglicre qoalche enimma , ad empiere qual-che voro cite 8' ineontrava nella primitiva 8toria diRoma: e r animo di chi legge trasporta facilmenteed allarga a tutta un' opera quella fede ch' ei seneedi poter accordare ad Dna parte di essa , ne CODSi-dera pin che tanto ee sono eguali 0 no imorivi che10 determinano a quella credenza. Di qui son venatequeUe lodi esagerare dei giornalisti che proclamaronoil Niebuhr maggiore di T. Livio neUa storia di Roma.IUa la storia di un popolo tuttora fiorente, com' erail popol romano ai tempi di Livio, vive nelle tra-dizioni , nei poeti, nelle usanze, nei proverbj, neisoprannomi di famiglie e di luoghi, e in cento altreminutissime cose , assai meglio che nei pochi e motimonumenti che se ne p0810no discoprire quattordiciseeoli dopo ehe quel popolo stesso e lcomparso dallafaccia del mondo, Quindi poO dirsi con sicurezza che(fuori pochissimi casi ) la storia romana si conoscevada T. Livio t da Dionigi e dagli altri assai meglioche dal Niebuhr e che da tutti ipiu grandi erudiridel 'secolo XIX. E quand' anche si voglia credere cheT. Livio, 0 per ignoranza 0 per negligenza, abbia inqualche parte rappresentata imperfettamente rimma-gille dell' antica repubblica, non credere mai peraltroch' egli abbia potuto falsilicarla in cosa di grande im -portanza senza trovare chi si levasse a redarguinlo,Possibile che in Roma nessuno sapesse che cosa eranostate .le curie e Ie centurie , icomizj , iplebisciti edaltre simili cose; sicche se T. Livio ne parlo a spro-posito, nessuno pote8se uscir fuori a mostrargli I' er-rore in cui era caduto? 10 dunque considero il librodel Niebuhr come un utile esempio per insegnare aliagloventti che la storia vuol essere meditata e non cie-camente creduta; rna tranne pochissimi luoghi doveegli ha r appoggio d' irrefragahili monumenti , noninsegnero mai di sostituire le sue ipotesi all" asser-. .zione e l i Livio: e dove Livio mi riesce contraddicente

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    AitT~Ot.O COKVI(ICA.TO. 33od o8Ctl'l'e, COI1fes8er~aenza vergogna eli DODsapereintomo alia storia di Roma cio che nOD aeppe ai.tempi ' d" Augusto un UOlDO di tanto illgegno, e ditanta erudiz ine , ajutato, non pure da molti scrittie monumenti che DOl abbiamo perduti, .rna dalla vivatradizioae dei proprj concittadini. Perche finalmenteIe ~i non sono storia ; e, se De togliete un certoeatDcizio -dell' ingegno (frurmoso quando non passaie O n f i n i di un ragionevole ardire) , tanto giovanoalia vera storia Ie aseerzioni non provate od assurdedei vecchi scrittori, quanto Ie ipotesi dei rnoderni,Aggiun~et~ che ~on d~,ra~o' i.m.otivi pei, quali. imoderni rifiutano 1 aotorlta di T. LIVIO son COSl deboli,e fanno cosi manifesto I'amor di sistema, cite anchei leggiteri meno" arguti e men dotti 'debbon cono-seerne I'incertezza 0 l'insussistenza. Vedrete neganiogni fede a an intero capitolo di T. Livio per ac-cordarla poi. tutta a una parola 801a isolata d.i qual-che autore di minor grido: .ricusare la testimonianzadi T. Livio che fa professione di seorico , e giurarenelle asserzioni di ?vI. Tullio del quale sappiamoquanto fu scarsa l'erudizione. Si nega che Ie curie,Ie tribit e Ie centurie fossero ordinate come .dicongli antichi, perche si scorge in quella istituzione,quasi diremmo un .giuoco di numeri; e nondimenosappiamo che presso ipopoli italiani di que' tempivigevano fer semplicita quasi nativa alcnni costumi,dai quali nascevano Inecessariamente certi ordini chepajono calcolati sopra leggi aritmetiche raffinacieaime.Tale era per esempio r etrusca ~~nza che ~Ic~ capidel popolo , volendo tentare un lmpnesa, 61 umsseroin un luogo determinate cenducendo seco ciaecuuoun ugua 1 namerodi compagni , a ciascuno dei qualipoi veniva data incumhenza di eleggerne un altronumero pure prefisso , sicche ee iprimi eran dieci ,scegliendosi , poniamo caso, tre compagni per cia-scheduno diventavano trenta , poi trecento, poi tre-mila, supponendo che a ciascunodei nuovi eletti fosseordinato di eendur seco dieci altri commilitoni. -mu. ltal. T. LIX. 3

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    AIlT100LO OOIiUN10I.TO.Voi dunque peneate (diase il Big. Polipitto) ~.la gr~ fama del Niebuhr sia una specie di fuocofatuo . .. No (10 interrappe suhiro don Fabrizio);

    rna penso che la fama e l i questo scrittore si verra invece eonsolidando allorche noi portaodone pin p oD -derato giudizio 10 collocheremo fra imolti che haonochiariti alcuni punti di Itoria romaua: fra iqaali ilVico, a malgrado delle arrischiate sue opinioai t mir.are ancora grandiasimo: considerando rriocipalmente1 1 suo libro De uno wUvtr8' juris prinapio, dove feeeprova di scoprir nelle leggi la Iloria civile di Roma.I'la ora prevale il costume di laacial-e indimenticanzatutto quello che e vecchio e nazionale per magni6careit nnovo e forestiero. Ne la lode dei moderni e deglistranieri va mai scompagnata sui l4bbro di alcuni dalhiasimo degli antichi e dei nostri; mentre sarebhepor tempo che la buooa critica ineegoaase 8 stimaree Iodare il hello ed il huono di ogni eta e di ognipaese sens' astio e senea derisione di chi che sia,Ho letto per esempio in un recentiseimo serine ungran panegirico di un poeta francese t al quale , COIlcerte dovute restrizioni, dlt lode clnueque abbia 60rdi giudizio: ma che hieogno v' era mai che l' .po-Iogisea ee la pigliasse anch' egli coi prtcettisti, do-mandaodo fra I'alrre cose r c Sapete voi, precettistivenerabili e terribili, quote vohe sia drammaticoOmero e quante Iirico Virgi l io? Peroccfie a costuiIi potrehbe rispondere con quest' altra interrogazione:a: Sapere voi, signor avversario dei precetristi, quaneevolte e da :quanti fu detto che I'epopea nella suaampiezza e nella varieta degli oggeui di che Iicompone abbraccia tutti i generi "della poesy? Pure la varieta , necessaria nell' epopea, diveo.ta'pesse. volte confusione in un breve eomponimenro ,:e quindi non e un gran male t n e usanza da met-tersi i l l ; deriso , se inostri maestri avvertono iloroseolari di non frammischiare questi generi senza riser-bo e sensa un qualche evidente vantaggio. Oltrecheanche Pindaro e Orasio hanno scritti componimenu

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    A!lTICOLO COHt7NICA.To.. 35mol to . diversi , che nondimeno .soglionsi annoverartutti lotto la comune denominasione di poesu. l i t : i . c a . :sicche I' iatollerauza contro la quale combatte it no-stro scrirtore e piuttosto immaginaria che vera. Sepoi guardiamo al vantaggio che finora ha fruttatoall' Italia questo eailio di. tutti iprecetti e di tutteIe antiche divisioni t 'chi vorra annoverarlo fra ibuoniavvenimenti della nostra letteratura? Uscirono sensadubbio delle scuole dei preceuisti mol te produzioniindegne del titolo di poesie; ma chi vorra dire, cheIa colpa stesse nei precetti? 0 chi vorra negare cheque' precetti non rendessero fruttuosa Ia scuola , anchequando fallivano al loro scopo di crear dei p~eti?Gli scolari del buon Parini senti vano un anno intierospiegare dal loro maestro la poetica di Orazio , grappadre dei preceuisti. Poniamo che quella spiegazionenoli abhia fatto ne anche un poota: ma non avragiovato poi. nulla a quegli scolari ilsentirsi ripetereche I' uomo debbe cercare nelle cose sue la sempli-cita , la rispondenza delle parti col tutto, l'ordine ,la collocazione, il decoro, e non fidarsi mai a se8010, ma interrogare ilgiudizio di chi e pin sapientedi lui? Per questo soleva dire il Parini ch' egli tro-vava neUa poetica del Venosino quanto basta non1010 a formare un poeta, rna SI anche UD buon pa.m e ~'fami~lia ed un h,uo~ c~ttadi~? . '. . .E sento npeter selnpre , buogn.l .:Me, 'temp'! Se 81trattasse di quella scienza che insegna a regolare leimpolte mi riuscirebbe assai bene applicata questa.parola j rna in fatto di poesia, nel secolo XIX, lacosa mi sa molto di affertaziene. Oltreche mentreI' uno 8' inaamora-di una poesia tutta religiosa e tuttafondata. sul sentimento della'. vita futura , e grida:Questo e il poeta dei tempi, questo piace perche econforme ai bisogni della nostra eta! cento altri par-lano con entusiasmo delle poesie del Byrea , nellequali tutto e oscurita , e l'uomo e nulla vivendo,nulla dOl?o' la morte l Alcuni IO st en gono , c h e questae r a ha 'blsogno di una poesia patetica , e poi vogliono

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    36 AlITICOLO COMUMICATO.it ridicolo An neUe tragedie: e nODCJUel ridiColobreve fuggevole che poc, qnalche volta accresceregrandemente I' etfetto del tra~ico siecome imegnavanoi precettisti; rna scene intiere di botfonerie senzadignid di sorta. E pero da una parte veggo chi vuolrifare le tragedie a Sofocle, dall' altra sento molti com-hattere per sostenere che in Sakespesre , Schiller eGothe ogni cosa e perfetta: e intanto n e un poema ,n e una tragedia veggo uscir fuori che vinca la me-diocrita, 0 pedanti, 0pedanti, grida taluno, il"!ostroregno e finito l 0 promettitori di novitA, potrebbegridare la nazione, dove cacciaste la letteratura ita-liana? Chi ha inariditi 0 soffocati almeno gl' ingegniialiani , appunto in sul Iiberarsi della pedanteria, senon se questo lungo battagliare, questo arbitrio checiascuno si arroga di eriger cattedra, questo arti6zio diammaliare la gioventn con un gergo che ingigantiscenelle menti ancora inesperte la vanitA delle vostredottrine? L' uno ci avverte in tuono profetico chela nostra letteratura soggiacera quando che sia ad ungran mutamento: raltro ne dice che il mutamentosi e gia in molta parte operato , recando una lettera-tura civile: un terzo aspetta in vece la letteraturaeuropea: mille re senza regno: mille legislatori senzapopoli ai quali dettare le leggi! Cercate intanto qualisiano ilibri studiati dalla gioventu, quali siano Iecognizioni delle quali essa fa tesoro , genera)menteparlando , e vedrete s' egli e possibile sperarne un.glorioso rinnovamento della nostra Ietteratura. Lecontroversie letterarie poi diventano germi di accusee di dissensioni molto pin gravi: perche quando glianimi sono accesi si vuole ad ogni coste la vittoria ,e per ogni via. E voi pure, mio buon Polipisto ,trascorrete a incolpare d'jmmoralita quanti battonouna strada diversa da quella che a voi pare r ottima.Ma se in queste letterarie contese poteS8e trovarsiimmoralita, non dovrebbe collocarsi per avventura,se non appunto in cotesta aceusa, la quale confondedisparatissime cose , offende molti DOmini di buona

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