a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

15
126 6. La Sala Prove come palestra di democrazia partecipativa di Lucia di Palma, Franco Marchiori, Marco Emilio, Oscar Durante 1 Nel ’98 alcune bands musicali si riuniscono al Centro Giovani di Monte- belluna per realizzare il solito vecchio obiettivo: trovare ed organizzare uno In questo articolo vengono presentate tre esperienze diverse rispetto alla gestione partecipata di una Sala Prove Comunale rivolta ai giovani del territo- rio. La specificità è legata al fatto che degli operatori dei Progetti Giovani lo- cali, connettendosi con i giovani per una co-gestione partecipata della Sala, garantiscono l’attivazione e lo sviluppo di processi di cittadinanza. Verranno quindi messi in luce dei percorsi legati alla nascita, allo sviluppo, alla gestione quotidiana della Sala Prove. Non sono, comunque, sottovalutati quei nodi critici dai quali partire per una progettazione che possa creare dialet- tica tra le diversità presenti all’interno della Sala Prove. 1. Progetto Giovani e di Comunità del Comune di Montebelluna (TV) 1.1 Premessa storica Per comprendere appieno il lavoro educativo che stiamo facendo con i ra- gazzi della Sala Prove è bene conoscere, quantomeno a grandi linee, la storia della Sala e del gruppo di ragazzi che la gestiscono. Nel presente articolo abbiamo preso in considerazione gli ultimi tre anni di lavoro (2002-2005) ma la Sala Prove di Montebelluna ha visto la luce nel 1998. L’obiettivo di questo paragrafo introduttivo è quello di raccontarne i primi quattro anni di vita e, nel farlo, abbiamo pensato di dar voce ai ragazzi che in tutti questi anni si sono impegnati nel gestirla e farla crescere, lasciando a loro il compito di raccontare la loro esperienza. 1 Lucia di Palma e Franco Marchiori sono gli autori del paragrafo 1, Marco Emilio è l’autore del paragrafo 2, Oscar Durante è l’autore del paragrafo 3.

description

a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

Transcript of a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

Page 1: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

126

6. La Sala Prove come palestra di democrazia partecipativa di Lucia di Palma, Franco Marchiori, Marco Emilio, Oscar Durante1

Nel ’98 alcune bands musicali si riuniscono al Centro Giovani di Monte-belluna per realizzare il solito vecchio obiettivo: trovare ed organizzare uno

In questo articolo vengono presentate tre esperienze diverse rispetto alla

gestione partecipata di una Sala Prove Comunale rivolta ai giovani del territo-rio. La specificità è legata al fatto che degli operatori dei Progetti Giovani lo-cali, connettendosi con i giovani per una co-gestione partecipata della Sala, garantiscono l’attivazione e lo sviluppo di processi di cittadinanza.

Verranno quindi messi in luce dei percorsi legati alla nascita, allo sviluppo, alla gestione quotidiana della Sala Prove. Non sono, comunque, sottovalutati quei nodi critici dai quali partire per una progettazione che possa creare dialet-tica tra le diversità presenti all’interno della Sala Prove.

1. Progetto Giovani e di Comunità del Comune di Montebelluna (TV)

1.1 Premessa storica Per comprendere appieno il lavoro educativo che stiamo facendo con i ra-

gazzi della Sala Prove è bene conoscere, quantomeno a grandi linee, la storia della Sala e del gruppo di ragazzi che la gestiscono.

Nel presente articolo abbiamo preso in considerazione gli ultimi tre anni di lavoro (2002-2005) ma la Sala Prove di Montebelluna ha visto la luce nel 1998. L’obiettivo di questo paragrafo introduttivo è quello di raccontarne i primi quattro anni di vita e, nel farlo, abbiamo pensato di dar voce ai ragazzi che in tutti questi anni si sono impegnati nel gestirla e farla crescere, lasciando a loro il compito di raccontare la loro esperienza.

1 Lucia di Palma e Franco Marchiori sono gli autori del paragrafo 1, Marco Emilio è

l’autore del paragrafo 2, Oscar Durante è l’autore del paragrafo 3.

Page 2: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

127

spazio in cui poter fare musica. Nasce così una collaborazione tra le bands, il Progetto Giovani e il Comune di Montebelluna, il quale concede l’uso di una vecchia aula e partecipa alle spese per l’acquisto dei primi beni di necessità: un impianto voce e una batteria.

Fin dall’inizio il coordinamento della Sala viene deciso, in vivaci ed in-terminabili riunioni che si tengono il giovedì sera (da prima una al mese poi settimanalmente) al Centro Giovani. Le riunioni danno i loro frutti: si istitui-sce una cassa comune e viene scritto il primo regolamento. Le bands aumen-tano di numero e si costituisce un gruppo di riferimento formato dai rappre-sentanti dei vari gruppi e incaricato non solo degli aspetti tecni-ci/organizzativi ma anche di quelli relazionali.

Finalmente, come spesso succede, dalla Sala alla piazza nel ’99 vengono organizzati i primi concerti, grazie ai quali i gruppi hanno l’opportunità di dimostrare il loro talento e scatenarsi sul palco. Tale è il successo di questa iniziativa, che dall’anno successivo il Comune mette a disposizione la piazza principale e offre la possibilità di organizzare almeno due concerti l’anno.

Nel frattempo la strumentazione della Sala Prove cresce: batteria e im-pianto voce vengono affiancati dai primi amplificatori per chitarra e basso, comprati con i soldi della cassa comune e messi a disposizione di tutti i grup-pi che suonano. Anche l’insonorizzazione è migliorata: all’inizio si è provve-duto incollando alle pareti gli ormai classici “cartoni delle uova”, oggi gra-zie anche agli sforzi del Comune, la Sala vanta una insonorizzazione di tutto rispetto.

Negli ultimi tempi, è stato acquistato un secondo impianto voce per dar modo ai gruppi di potersi esibire nei locali del montebellunese. E per finire è stato attrezzato un piccolo studio di registrazione in cui è possibile registrare dei demo per farsi conoscere in giro, dalle cui piste è nata nel giro di poco tempo la prima compilation della Sala accompagnata da un librettino con de-scrizione, foto e riferimenti dei vari gruppi.

Insomma, non prendiamoci in giro: la Sala Prove non è soltanto un “con-tenitore” dove si suona e si parla di musica, ma è un luogo di incontro e ag-gregazione dove un centinaio di giovani hanno la possibilità di lavorare e crescere insieme.

1.2 Linee progettuali Due sono le riflessioni che danno senso ad una progettualità educativa in

ambito musicale: 1. la prima dimensione riguarda la musicalità individuale, cioè quella dimensione del musicale che è potenziale di ogni persona; 2. la seconda dimensione interessa invece il significato sociale dell’esperienza della musica, intesa come evento sociale e culturale in gra-

Page 3: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

128

do di contribuire alla costruzione di identità collettive e come espressione di tali identità. Questa idea della musica come fenomeno umano sociale sviluppa la relazione persona-musica all’interno del più ampio rapporto musica-comunità2

La finalità è quella di promuovere esperienze musicali in grado di svilup-pare i potenziali di espressione, relazione e comunicazione tra le persone, i gruppi e di favorire uno sviluppo nella qualità delle relazioni persona-musica e musica-comunità.

In quest’ottica la Sala Prove è uno spazio comunale, a bassa soglia, desti-nato a tutti i ragazzi del Comune di Montebelluna, interessati a suonare o più in generale alla musica. L’aspetto musicale vuole essere un tramite per soste-nere la crescita dei singoli ragazzi e dei vari gruppi, con particolare attenzione alla relazione educativa, al lavoro di gruppo e allo sviluppo di processi che favoriscano la relazione tra giovani-istituzioni e comunità.

1.3 Modello interpretativo Queste parole, se da un lato risultano efficaci per descrivere le linee pro-

gettuali, dall’altro non riescono ad esprimere tutti i processi di cittadinanza che si possono generare a partire da una Sala Prove Comunale.

Analizzando, infatti, l’andamento della dinamiche all’interno della Sala Prove e tutto l’aspetto gestionale ad essa legato, si possono notare come siano continue le tensioni tra forze di mantenimento e cambiamento e forze di ap-partenenza e potere.

Per approfondire una riflessione sullo sviluppo dei processi intersoggettivi legati alla Sala proponiamo di seguire un modello ciclico che a partire dall’analisi del contesto evidenzi i nodi problematici per passare alle domande meta-operative ed ipotesi strategiche evidenziando infine gli indicatori di cambiamento (vedi fig. 1).

.

2 Cfr. Vitali M., (2000), Appunti e spunti di animazione musicale, «Animazione Sociale»,

8/9.

Page 4: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

129

DOMANDE META-

OPERATIVE

ANALISI DEL CON-

TESTO IPOTESI E

STRATE-GIE OPE-RATIVE

INDICATORI DI CAMBIA-

MENTO

NODI PROBLEMA-

TICI EVIDENZIA-

Fig. 1 - Modello ciclico del cambiamento

1.3.1 Analisi del contesto (situazione a gennaio 2002)

L’attuale gestione a livello operativo inizia a gennaio 2002. Due nuovi o-

peratori del Progetto Giovani del Comune di Montebelluna diventano i refe-renti per seguire la progettualità educativa legata alla Sala Prove.

In maniera non del tutto formalizzata tutti i giovedì i rappresentanti di ogni band si incontrano assieme seguiti dagli operatori del Progetto Giovani per discutere delle proposte, della gestione quotidiana, degli acquisti della stru-mentazione, delle difficoltà ecc. legate alla Sala Prove. Questo gruppo non è definito chiaramente. Due persone, Marco e Giovanni3

3 Tutti i nomi delle persone scritti in questo articolo sono inventati.

, che non suonano in Sala Prove vengono visti e si pongono come i leader del gruppo giovani della

Page 5: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

130

Sala. Sono due giovani che hanno circa 28 anni, sono tra i fondatori della Sala Prove e tra i più vecchi del gruppo.

Durante le riunioni, con bassa affluenza di rappresentanti dei vari gruppi della Sala, c’è poca discussione e spesso le decisioni vengono prese per mag-gioranza e minoranza, senza un reciproco influenzamento. Le riunioni vengo-no spesso condotte da Marco e Giovanni e si percepisce un senso di confusio-ne e di poca attenzione da parte dei partecipanti (lavoro in gruppo più che la-voro di gruppo4

4 Cfr. Branca P., La relazione tra efficienza ed efficacia e gruppo, dispensa del corso “Me-

todologie e tecniche del lavoro di gruppo” - Corso di laurea in Scienze dell’educazione - Uni-versità di Padova, A.A. 1999-2000.

). Marco, oltre ad essere un giovane molto competente dell’aspetto tecnico e

musicale, ha anche la totale gestione della cassa (potere economico) del grup-po della Sala Prove. L’andamento della cassa non viene reso pubblico, sola-mente ogni tanto a livello verbale Marco aggiorna sul totale economico; que-sto ovviamente nell’immaginario collettivo porta a creare dei fantasmi e delle voci di corridoio non sempre chiare.

È cristallizzata la dinamica per cui Marco dice di essere sovraccaricato di responsabilità, ma nessuno si offre per aiutarlo. Dinamica chiusa: “non delego perché nessuno è in grado di prendersi la responsabilità!”.

Non si può non riconoscere, comunque, come la presenza di Marco e Gio-vanni sia stata fondamentale per l’apertura della Sala e continui ad essere un motore per lo sviluppo della Sala a livello musicale.

1.3.2 Nodi-problema e individuazione di strategie operative A questo punto cosa fare? Da dove partire per poter scardinare alcune di-

namiche precedentemente descritte? Sicuramente non si può iniziare una lotta contro i due rappresentanti né stravolgere un modello di lavoro abituale e ri-conosciuto dai ragazzi. Quali passaggi attivare per dei micro-cambiamenti che non creino lacerazione? Bisogna inoltre chiedersi: a quali bisogni risponde questo gruppo, con queste modalità di lavoro?

C’è la necessità di entrare in contatto sia con i leader che con gli altri ra-gazzi ed approfondire meglio le dinamiche legittimate e non legittimate all’interno di questo gruppo. L’ipotesi iniziale è stata quella di lavorare su due livelli: con i due leader da un lato e con gli altri giovani dall’altro, in partico-lare nella riunione del giovedì. È da sottolineare come anche tra tutti gli altri ragazzi vi sia una divisione da loro in seguito così esplicitata: “i filo Marchia-ni e gli altri”. Sempre di più si stavano formando i due schieramenti così defi-niti: chi è sostenitore del leader riconosciuto dal gruppo e chi è visto come an-tagonista.

Page 6: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

131

Con Marco e Giovanni sono stati realizzati degli incontri, in separata sede, per raccogliere le loro visioni ed orientamenti della Sala e per dare loro degli strumenti di gestione delle riunioni e di quei ragazzi da loro definiti “caotici”.

Per quanto riguarda la riunione, la conduzione viene progressivamente presa in mano dall’operatore che costruisce con i presenti l’ordine del giorno, fa girare la discussione, tenta di dare la parola anche a chi non sempre viene preso in considerazione. Sempre durante le riunioni si tenta di problematizza-re il fatto di dividersi le responsabilità ed i compiti e di discutere sulla valenza di questi incontri. È stabilita e attiva una modalità di voto condivisa per cui ogni gruppo ha a disposizione un voto. Anche Marco, Giovanni e l’operatore del Progetto Giovani hanno la possibilità di dare un voto a testa.

È capitata, in quel periodo, anche l’occasione di consigliare a qualche ra-gazzo della Sala di partecipare ad un corso di formazione a bassa soglia sulla comunicazione, la relazione educativa, la conduzione di gruppi, ecc. Tre ra-gazzi della Sala, tra cui Marco e Giovanni, hanno partecipato a questo percor-so formativo.

1.3.3 Indicatori di cambiamento Il primo indicatore visibile di un cambiamento è stata la gestione della cas-

sa da parte dell’operatore. Lavorando con tutto il gruppo del giovedì si è arri-vati alla riflessione che sarebbe stato utile rendere più trasparente la gestione della cassa aggiornando mensilmente le varie bands sulle entrate ed uscite. Non è stata semplice la discussione con il gruppo su questo punto e soprattut-to all’inizio Marco ha letto la situazione come un mettere in discussione la propria serietà e affidabilità. Una buona socializzazione su questo ha permes-so di arrivare ad una co-gestione della cassa tra Marco e l’operatore: Marco tiene la cassettina con i soldi, ma insieme all’operatore prepara i rendiconti finali e i calcoli per presentare regolarmente agli altri ragazzi un consuntivo mensile.

Il fatto di scrivere su di un cartellone l’ordine del giorno della riunione concordato con tutti i partecipanti e la conduzione della riunione sempre di più da parte dell’operatore, ha permesso un fluidificarsi della comunicazione e della discussione negli incontri del giovedì.

Aumentano quindi le proposte emerse dai ragazzi (esempio mettere una bacheca in Sala dove poter scrivere le decisioni prese, le comunicazioni, ecc.), non più solo da parte dei leader e dal gruppetto a loro legato; in parallelo si verifica anche un aumento delle presenze alla riunione del giovedì.

Sembra strano, ma quando si mettono in moto delle nuove modalità di la-voro, automaticamente il gruppo comincia a legittimare nuove forme di orga-nizzazione sia rispetto alla gestione della Sala che rispetto alla relazione con l’esterno. Viene stabilita, infatti, una divisione di compiti e delle responsabili-

Page 7: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

132

tà, si decide una riorganizzazione per la gestione delle chiavi e anche in rela-zione al Comune si pensa ad una collaborazione finanziaria per la realizzazio-ne dei concerti. Se inizialmente i costi per i concerti della Sala Prove vengono interamente sostenuti dal Comune, in seguito si passa ad un contributo eco-nomico anche sostanziale da parte della cassa Sala Prove.

1.3.4 Analisi di contesto (situazione a fine 2003) Giovanni non fa più parte del Gruppo Sala Prove, in seguito a scelte di vita

indipendenti dalla Sala. Il leader continua ad essere Marco affiancato in parti-colare da Simone, Carlo e Gianna con qualche altro ragazzo che però parteci-pa in maniera più altalenante. Continuano però ad esistere nell’immaginario collettivo i filo marchiani.

Le riunioni sono sempre più complicate da gestire per l’elevato numero di presenti che varia dalle 15 alle 20 persone e comincia a non essere più chiara la differenza tra chi propone e chi decide. Le persone presenti alle riunioni non sono sempre le stesse quindi rimandare degli argomenti da una riunione all’altra risulta quasi impossibile. Per esempio c’è la necessità di ridefinire il regolamento della Sala, ma con un gruppo così ampio di persone è impropo-nibile.

Sempre di più la Sala Prove viene vissuta non come uno spazio comunale rivolto ai giovani del territorio, ma come uno spazio del gruppo che la gesti-sce. Il Comune, che in questo caso è rappresentato dagli operatori del Progetto Giovani, viene visto come minaccia perché sottolinea l’importanza di aprire maggiormente la Sala a nuovi gruppi, di dare spazio ai più giovani, ecc. Que-ste istanze non sono mai state imposte dagli operatori, ma ogni qualvolta ven-gono ricordate, nei ragazzi c’è un senso di chiusura che si esprime ribadendo, in termini difensivi, le molteplici attività da loro realizzate negli anni per la cittadinanza (es: corsi di utilizzo strumentazione, concerti, ecc.).

1.3.5 Nodi problema e individuazione strategie operative Si apre quindi un nuovo ciclo. Fino a che punto il senso d’appartenenza

che si sta sviluppando in questo gruppo non rischia di diventare un eccessivo senso di proprietà/potere? Come garantire un buon lavoro di gruppo che favo-risca l’influenzamento e la presa di decisioni con un numero elevato di perso-ne? Se esiste la possibilità che la confusione venga vissuta inconsciamente come un modo per mantenere il potere cristallizzato, allora da dove partire per dare una svolta?

Un’ipotesi potrebbe essere quella di pensare ad un gruppo di rappresentan-za o ad un consiglio direttivo eletto che discuta e faccia poi delle proposte a

Page 8: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

133

tutti i rappresentanti degli altri gruppi. Bisogna comunque valutarne la fattibi-lità a partire dal contesto esistente.

Una prima ipotesi concreta emersa dagli operatori è quella di andare ad in-contrare i singoli gruppi che suonano in Sala Prove per raccogliere le varie difficoltà e le nuove proposte in relazione alla Sala. Questa proposta viene su-bito bocciata dal gruppo del giovedì, forse perché è troppo minacciante o for-se perché è troppo lontana dalla cultura di questo gruppo.

Si fa allora l’ipotesi che un gruppo di lavoro composto al massimo da una decina di persone (non per forza coincidente col gruppo di gestione) pensi ad un nuovo regolamento e ad una nuova proposta di gestione della Sala. Prima di formare questo gruppo si tenta comunque di discutere sulle possibili ipotesi di un consiglio o gruppo di gestione, ecc.

Emerge una forte difficoltà nel riconoscere il valore della rappresentanza e della delega a qualche eletto. Sono state accese le discussioni sul senso di de-mocrazia, sulla differenza tra proporre e decidere, sul valore di avere dei rap-presentanti eletti, sul concetto di cariche a termine. Tra le righe è evidente la paura di perdere il controllo e il potere. Emergono, infatti, due forze discor-danti: per qualcuno il criterio di rappresentanza è vissuto come una possibilità di cambiamento, per altri è visto come un ostacolo al potere.

In un clima abbastanza confusionario nasce il gruppo che lavorerà sulla proposta di un regolamento e di una nuova forma di gestione. Ovviamente in questo gruppo ci sono anche Marco, Simone, Carlo e Gianna. Si ragiona as-sieme sulle nuove norme per il regolamento e si formula la proposta di un Consiglio Direttivo di nove persone, elette tra i disponibili, che rimanga in ca-rica per sei mesi. Rimane comunque valida la riunione dell’ultimo giovedì del mese con tutti i rappresentanti delle varie bands per votare sugli acquisti supe-riori ai 300 € (per quelli più bassi può decidere autonomamente il Consiglio Direttivo) e per decidere sulle varie proposte/prospettive/problemi ecc.

Viene fatto, a conclusione del percorso, anche un incontro con l’Assessore alle Politiche Giovanili e di Comunità per ridefinire il contratto e la relazione tra gruppo Sala Prove e Comune/Progetto Giovani, che risulta essere molto efficace e chiarificatore.

1.3.6 Indicatori di cambiamento In un’assemblea allargata a tutte le bands musicali, passa la proposta del

nuovo regolamento e del Consiglio Direttivo di 9 persone elette in carica per sei mesi. Questo è un grosso indicatore di cambiamento, visto che anche solo il concetto di un gruppo attivo per un tempo determinato, all’inizio, era stato messo in discussione.

Il Consiglio Direttivo si incontrerà tutti i giovedì con gli operatori del Pro-getto Giovani ed è aperto anche ai ragazzi che non ne fanno parte e che vo-

Page 9: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

134

gliono parteciparvi in veste di uditori. Si raccolgono quindi i nominativi dei giovani che vogliono candidarsi per l’elezione del Consiglio Direttivo.

Il peso di anni di una gestione con cariche non decise per elezione, ha por-tato ad avere però solo sette candidati tra cui il gruppetto dei “Marchiani”. Non mancano anche nuove figure, poco legittimate e tra le più confusionarie del gruppo, che rappresentato comunque un inizio di apertura.

1.3.7 Analisi di contesto (ottobre 2004-aprile 2005) Oltre ad una difficoltà legata alle candidature, si è evidenziata anche una

difficoltà per la scelta dei criteri e le modalità di voto. Si decide di votare u-gualmente i sette candidati (anche se i posti a disposizione sono nove) per ve-dere l’andamento dei voti e per capire il grado di rappresentatività degli eletti. Ogni persona presente all’assemblea ha la possibilità di esprimere due prefe-renze: tutti i candidati entrano a far parte del Consiglio Direttivo, ma è chiaro che la tendenza dei voti è rivolta verso le forze più storiche e conservatrici.

Il Consiglio comincia a trovarsi e a pensare ad una nuova distribuzione di compiti e ruoli: si sviluppa una, seppur timida, apertura verso i nuovi compo-nenti del Direttivo, ai quali vengono affidati incarichi anche rilevanti. È da sottolineare come nei primi due mesi anche delle persone esterne al Consiglio Direttivo continuino a partecipare alle riunioni del giovedì. Bisogna arrivare a gennaio 2005 per avere un buon equilibrio tra incontri del consiglio e riunione con tutti i rappresentanti delle varie bands.

Ad aprile, scaduti i sei mesi di mandato, si ripropone la questione di rie-leggere il nuovo Consiglio Direttivo. Si cominciano a raccogliere i nominativi e in contemporanea gli operatori vanno ad incontrare i gruppi nuovi per fare la proposta della candidatura. Questa strategia porta così a due grossi risultati: 10 candidature e soprattutto nomi nuovi di ragazzi giovani e da poco tempo presenti in Sala.

1.3.8 Indicatori di cambiamento La votazione, tenutasi negli ultimi giorni di aprile, ha portato a dei risultati

inaspettati. I ragazzi meno conosciuti prendono tanti voti quanto Simone e Carlo; Marco addirittura prende solo un voto e riesce di striscio a rimanere nel Consiglio.

Al di là della delusione del singolo è evidente un forte bisogno di cambia-mento. Il ghiaccio è stato rotto: ora è chiaro a tutti che non ci sono persone che a vita hanno il compito di gestire la Sala e che il Consiglio Direttivo non è un gruppo chiuso e autoreferenziale.

Page 10: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

135

C’è da notare comunque che alla votazione erano presenti maggiormente i nuovi gruppi rispetto ai gruppi che da anni utilizzano la Sala. Questo dato ha probabilmente influito nelle votazioni. È ipotizzabile addirittura che i gruppi storici abbiano dato un valore inferiore alle votazioni (“tanto non cambia nul-la”), rispetto ai gruppi nuovi che hanno voluto far valere il loro diritto di es-serci e di contare alla pari degli altri.

1.3.9 Conclusioni Se l’obiettivo generale è quello di democraticizzare la gestione della Sala,

si può affermare che grossi passi in avanti sono stati fatti: • c’è una gestione trasparente della cassa; • è stata fatta una divisione dei poteri, non c’è più un unico gruppo che ha sia il potere legislativo sia quello esecutivo; • il Consiglio Direttivo viene democraticamente eletto ed ha una durata limitata nel tempo. Ma quali sono i rischi corsi per arrivare a questo? Fino a che punto è giusto

stimolare le forze riformiste a discapito di quelle più conservatrici? Perché ci sia una sana dialettica fra queste due forze c’è bisogno di un loro

sostanziale equilibrio, non basta quindi scardinare un sistema per renderlo democratico. Ora c’è bisogno di imparare a lavorare assieme: portando nuove energie da un lato e mettendo sul tavolo anni d’esperienza fatta sul campo dall’altro. Valorizzando sia le posizioni più idealistiche sia quelle più pragma-tiche.

Come si può notare, a questo punto, potrebbe aprirsi un ulteriore ciclo di lavoro. Questo a testimonianza del fatto che processi intersoggettivi all’inter-no di gruppi di lavoro che cambiano nel tempo, per essere vitali, non possono rinunciare ad un senso di circolarità dando spazio e dialettica alle continue tensioni tra forze di mantenimento e forze di cambiamento.

2. Progetto Giovani e di Comunità del Comune di Cornuda L’esperienza della Sala Prove di Cornuda, strettamente collegata a quella

della Sala Prove di Montebelluna, si è sviluppata negli ultimi due anni e ha messo in luce nodi significativi per lo sviluppo di processi partecipativi dei giovani all’interno della comunità locale.

I due aspetti centrali possono essere sintetizzati nella domanda: come le esperienze di partecipazione giovanile in ambito musicale presenti nel territo-rio possono svolgere una funzione di contagio e traino rispetto ad altri contesti giovanili già presenti? Qual è il ruolo della relazione intergenerazionale per la promozione di un processo di partecipazione giovanile nella comunità locale?

Page 11: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

136

2.1 Contesto Il processo di attivazione della Sala Prove per gruppi giovanili di Cornuda

nasce verso la fine del 2003, quando alcuni giovani del territorio entrano in contatto con l’operatore del Centro Informagiovani Comunale esprimendo il bisogno di uno spazio per effettuare le prove musicali del proprio gruppo. La richiesta, durante una serie di incontri, ha raccolto la disponibilità ad essere supportata da parte dell’Amministrazione Comunale nella persona dell’Asses-sore alle Politiche Giovanili. Una volta individuate le risorse, anche economi-che, messe a disposizione da parte dell’Amministrazione, si è sviluppato un percorso in cui il gruppo di giovani musicisti si è reso attivo nell’individua-zione della strumentazione musicale necessaria, nel suo reperimento e, spe-cialmente, nel pensare ad un modello di gestione dello spazio.

Fin da questa fase è emerso anche un aspetto peculiare della Sala Prove che andava costituendosi: due gruppi di adulti (un coro e l’Associazione Fi-larmonica Cornudese) avevano manifestato nei confronti dell’Ammini-strazione Comunale, in un periodo precedente, il medesimo bisogno dei gio-vani di uno spazio in cui suonare e di un supporto per l’attivazione delle pro-prie realtà musicali. Lo spazio che quindi si utilizzava per le prove musicali, si veniva a configurare come fruito da più soggetti, adulti e giovani.

2.2 Come si sono presentati i nodi problematici progettuali Le questioni che si sono presentate sono state fondamentalmente due: co-

me permettere alle diverse bands giovanili di coordinarsi e di dare una gestio-ne partecipativa degli spazi orari concessi? Che tipo di relazione costruire con i gruppi di adulti che avrebbero utilizzato la Sala?

Un terzo nodo più ampio si è poi pian piano delineato: che valore dare per la comunità di Cornuda ad una presenza di gruppi musicali giovanili e di uno spazio a loro concesso per le prove musicali?

Tutti questi nodi si sono intrecciati nella domanda di fondo di progettazio-ne: come poter far sì che l’esperienza musicale giovanile diventi un’esperien-za di partecipazione giovanile reale che abbia anche un valore per la comunità locale?

2.3 Strategie e ipotesi di lavoro attuate Per dare risposta alla prima questione si è cercato di lavorare sulla costru-

zione di un dispositivo di gestione condiviso della Sala Prove. Ognuno dei gruppi ha delegato uno o più rappresentanti per discutere e delineare un rego-lamento condiviso in ogni articolo. In questo passaggio diversi elementi di

Page 12: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

137

contesto hanno favorito il processo. Per la formazione del dispositivo di ge-stione si è usato come stimolo di partenza il regolamento di gestione della Sa-la Prove di Montebelluna. Questo è stato possibile grazie al fatto che alcuni dei rappresentanti dei gruppi avevano già utilizzato la Sala Prove presente a Montebelluna facendo parte anche del Consiglio Direttivo. Inoltre il fatto che i Progetti Giovani di Cornuda e di Montebelluna cooperino all’interno del Progetto Area Montebellunese ha permesso di consolidare una collaborazione tecnica a progettuale per lo sviluppo della Sala Prove di Cornuda.

Un passaggio ulteriormente importante è stato il rapporto con la parte poli-tica: il dispositivo di gestione della Sala Prove è stato condiviso e discusso con l’Assessore competente che lo ha presentato e fatto approvare in giunta comunale. Quindi un sistema di gestione, con strumenti di rappresentanza, condizioni e sanzioni, progettato da un gruppo di giovani musicisti è stato le-gittimato dalla parte politica e amministrativa dell’ente locale.

Al termine di questo processo, che si è svolto prima che i gruppi abbiano cominciato concretamente a provare nella Sala messa a disposizione, si è for-mato un comitato direttivo, composto da un rappresentante per ogni gruppo musicale giovanile, per la gestione degli spazi concessi ai gruppi giovanili. Un comitato formalmente riconosciuto all’interno del dispositivo di gestione ap-provato.

Fino a questo punto dello sviluppo della progettualità la relazione tra i gruppi di adulti e i gruppi musicali giovanili era rimasta in secondo piano: era stata effettuata fondamentalmente una suddivisione da parte dell’Amministra-zione Comunale sia degli spazi sia degli orari della Sala Prove.

La convivenza all’interno di uno stesso spazio con l’utilizzo delle stesse ri-sorse ha, però, presto fatto emergere micro-conflitti intergenerazionali, spe-cialmente per l’utilizzo della strumentazione, scontri che hanno provocato la nascita di un clima di sottile ostilità tra le parti giovane e adulta.

A questo punto la domanda progettuale è stata: come far evolvere questa situazione conflittuale in una possibilità di dialogo intergenerazionale?

Nel frattempo un altro elemento del contesto era mutato. In virtù delle ele-zioni i referenti politici erano cambiati, era quindi necessario attivare strumen-ti per coinvolgere anche questi nuovi componenti nel processo già avviato.

L’ipotesi progettuale che ci si è proposti è stata quella di attivare una co-gestione di tutti gli aspetti (tecnici e burocratici) della Sala Prove tra i gruppi di adulti e di giovani. Si è così costituito un gruppo di referenti dei diversi gruppi di giovani e di adulti, un gruppo di cui fanno parte anche i nuovi am-ministratori.

E’ stato qui proposto di ripartire dal regolamento condiviso dai giovani (e che valeva fino a quel momento solo per loro) per formulare un dispositivo di gestione comune (che ha abolito il precedente) come percorso di lavoro su cui muoversi assieme. Questa strada ha permesso un po’ alla volta di superare i pregiudizi reciproci, di legittimare i bisogni di suonare di tutti i soggetti

Page 13: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

138

all’interno dello spazio e di dare risposta a questi bisogni nello stile culturale proprio di ogni soggetto nella condivisione di una cornice di gestione comune.

Questo processo, che, va sottolineato, è tuttora in corso e lo sarà anche in prospettiva, sta permettendo di superare sensi di proprietà parziali della Sala Prove e in contrapposizione rispetto agli altri soggetti, dove la Sala Prove non è di questo o quel gruppo di adulti o giovani, ma si è definita chiaramente co-me uno spazio comunale, e quindi comune, che viene gestito e promosso con e da tutti i soggetti della comunità locale che lo utilizzano.

Questa evoluzione ha fatto sì che i gruppi musicali giovanili, con gli obiet-tivi di rafforzare il proprio potere contrattuale, la propria gestione interna ed il reperimento di risorse economiche, si stiano costituendo in associazione mu-sicale di promozione sociale. Anche qui i passaggi per lo sviluppo di una chia-ra dinamica partecipativa hanno implicato la condivisione, nel gruppo dei re-ferenti dei gruppi musicali, di uno statuto e di un atto costitutivo e la defini-zione e la condivisione di incarichi e responsabilità.

2.5 Valutazioni Come valutare il processo avviato e gli esiti fin qui ottenuti in un’ottica di

promozione della partecipazione giovanile? Possiamo prendere in esame al-cuni indicatori di cambiamento che ci possono dare la direzione del cammino percorso.

Un primo indicatore rilevante nella valutazione del processo è la progres-siva presa in carico da parte dei giovani di responsabilità anche tecniche (ad esempio la gestione della strumentazione o la gestione della cassa dell’auto-tassazione) inerenti la Sala Prove. Rispetto a questo indicatore di crescita di responsabilità nella partecipazione nella gestione della Sala è significativo an-che lo sviluppo in direzione dell’associazione dove il gruppo si dà una forma e delle regole condivise anche formalmente.

Un secondo indicatore interessante è il passaggio da una situazione di spartizione delle risorse tra i soggetti adulti e giovani ad una situazione di confronto e di co-gestione, in cui i giovani sono per gli adulti dei soggetti che portano con sé proposte, bisogni e potere negoziale, soggetti sempre più alla pari nel contrattare la gestione delle stesse risorse.

Un terzo aspetto importante, che abbiamo brevemente delineato identifi-cando i nodi problematici, riguarda la crescita di consapevolezza rispetto al proprio ruolo di giovani musicisti all’interno della propria comunità locale. La forte vicinanza con gruppi adulti musicali che si esibiscono costantemente ha incentivato i gruppi giovanili a cercare di esprimersi pubblicamente attraverso i concerti, tentando sempre più di comunicare anche la propria specificità. Ma, ed è l’aspetto maggiormente significativo, ha fatto sì che i giovani musicisti cerchino di esibirsi all’interno di manifestazioni della comunità (come ad e-

Page 14: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

139

sempio il carnevale locale) comunicando alla cittadinanza, attraverso materia-le informativo, il percorso fatto all’interno della Sala Prove Comunale. È un aspetto su cui si sta lavorando, ma possiamo affermare che le riflessioni sulla valenza dell’esistenza di gruppi musicali giovanili per la comunità è uno dei fuochi principali all’attenzione del progetto.

2.6 Riflessioni complessive e conclusioni Tentando di sviluppare delle riflessioni complessive per rispondere alle

due domande che abbiamo posto all’inizio, siamo convinti che le esperienze di partecipazione giovanile in ambito musicale possono essere contagiose sia permettendo di catalizzare delle situazioni locali, sia indicando strade da per-correre in ambito partecipativo; alla condizione che siano supportate da pro-gettualità che siano in collegamento e condividano una medesima filosofia d’azione.

In secondo luogo il confronto-dialogo con la parte adulta implica un forte stimolo per i giovani e permette di affrontare nel vivo i conflitti intergenera-zionali proponendo modelli per la comunità di gestione dei conflitti. Si speri-menta così nel micro ciò che succede nella comunità, dove gli adulti sono pre-senti e si relazionano ai giovani specialmente nella gestione delle risorse co-muni. La relazione adulti-giovani fa riflettere anche sul ruolo dell’operatore come mediatore intergenerazionale per la promozione della partecipazione giovanile e comunitaria.

3. Progetto Giovani del Comune di Pederobba Il progetto relativo alla Sala Prove di Pederobba è nella fase iniziale. I fattori che hanno dato vita all’interessamento diretto da parte del Progetto

Giovani sono stati: • la richiesta esplicita di uno spazio da parte dei giovani sfrattati dal po-sto in cui si trovavano; • il collegamento con le riflessioni emerse dal progetto Cittadinanza at-tiva: da esse emergeva il collegamento diretto tra mancanza di partecipa-zione dei giovani e mancanza di strutture per i giovani. La richiesta esplicita dello spazio è giunta da parte di un leader significati-

vo del territorio che giunge in rappresentanza di alcuni gruppi musicali; a cau-sa dello sfratto, dovuto alla demolizione dello stabile in cui ha sede la Sala Prove usata già da alcuni gruppi, la richiesta era urgente.

Il percorso, sostenuto dall’operatore, si caratterizza per la ricerca di una ri-sposta provvisoria, ma sufficiente al bisogno impellente del momento. La so-

Page 15: a Sala Prove come palestra di democrazia partecipata

140

luzione è così quella di suonare per un anno in un locale concesso dalla par-rocchia.

Terminata l’emergenza, si procede ad una semplice fase promozionale di ricerca-azione: si convoca un’assemblea invitando, attraverso le relazioni esi-stenti, tutti i giovani musicisti del territorio per fare emergere il problema del-la ricerca di uno spazio comune in cui suonare e la gestione dello stesso.

Tale assemblea è l’occasione per far emergere i loro bisogni e individuare delle ipotesi di soluzione. Emerge chiaramente il desiderio di attivare delle iniziative per approfondire l’utilizzo degli strumenti e degli impianti, nonché la voglia di conoscere ed entrare in contatto con gruppi che nel loro territorio hanno raggiunto l’obiettivo di dare vita ad una Sala Prove (Montebelluna, Cornuda).

E’ evidente che il progetto Sala Prove è ancora in una fase embrionale a Pederobba e il processo partecipativo è solo all’inizio. Tuttavia, considerando il numero di soggetti coinvolti, la risonanza avuta nella comunità e l’entu-siasmo dei partecipanti si può immaginare come le aspettative siano alte e come ciò possa essere un fattore determinante per la nascita di un nuovo sog-getto comunitario.