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Periodico dei Gruppi Archeologici d’Italia editore: gruppi archeologici d’italia - sede legale e redazionale: via baldo degli ubaldi 168 - 00167 roma (rm) Tel.: 06 39376711 - Fax: 06 6390133 - www.gruppiarcheologici.org poste italiane spa - spedizione in a. p. - 4d.l. 353/2003 (conv. in legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - dcb - roma anno viii - numero i gennaio - Febbraio 2012 l’aperTura della menTe umana all’arTe, una Tappa dell’evoluzione dell’homo sapiens porTici mussoliniani, chiese barocche e Teca di mayer acce- cano il mausoleo Resterà chiusa una delle domus più affascinanti del Parco Archeologico a pompei crolla un pilasTro della villa di loreio TiburTino Tarquinia: nuova scoperTa nella Tomba della regina continua a pag. 2 continua a pag. 2 Sembra infinita la storia dei crolli che sta interessando la magnifica città di Pompei. A cedere il 22 dicembre 2011 è stato un pilastro del pergolato esterno della Casa di Loreio Tiburtino (Regio II, Insula II). Molti hanno ri- ferito che in realtà il pilastro non aveva un grande rilievo artistico, ma rimane comunque un nuovo problema: anche questa zona resterà interdetta alle future visite archeologiche. A provocare la rovinosa caduta si- curamente il vento e la pioggia; in- fatti la malta, avendo perso tutte le sue funzioni di legante, si è trasfor- mata in sabbia ed è volata via alla prima folata di vento. Gli addetti ai lavori hanno già puntellato i restanti pilastrini che versano, purtroppo, nelle stesse condizioni. La domus, che è prospiciente alla via dell’Abbondanza, è situata vi- cino alla porta di Sarno e alla Pale- stra Grande e a pochi passi dall’anfiteatro. A scavarla fu, nel 1926, Vittorio Spinazzola. Gli unici restauri furono fatti negli anni ‘50 da Amedeo Maiuri, il grande archeo- logo che si occupò sia del sito di Pompei che di Ercolano e proprio in quegli anni presiedeva nella città, La Tuscia non smette di svelarci i suoi misteri. Nel famoso Tumolo della regina presso Tarquinia, in data agosto 2011, gli archeologi hanno scoperto una camera sepolcrale se- condaria, rimasta sigillata da una grande pietra. La tomba, che riposava nascosta da circa 2700 anni, è probabilmente appartenuta a un nobile molto vi- cino alla famiglia reale dei Lucu- moni. La stanza, di modeste dimensioni (4 x 2,5 metri), conserva tracce di intonaco dipinto e corredi funerari. Per la rimozione del mo- nolito è stato necessario l'ausilio dei vigili del fuoco e l'utilizzo di corde. Al momento dell'apertura il sepol- cro appariva in parte ricoperto di terra ma in parte libero da residui la- sciando intravedere elementi di cor- redo e un altare di pietra. Esaminando l'interno si osservano tracce di intonaco bianco sulla pa- rete di destra (intonaco alabastrino che dopo un accurato restauro po- trebbe svelare rari affreschi orienta- lizzanti) e la presenza di una pittura a fasce rosse e nere. Lo straordinario ritrovamento è av- venuto durante la quarta campagna di scavo condotta dall'Università degli studi di Torino, dalla Soprin- tendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale e della Città

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Periodico dei Gruppi Archeologici d’Italiaeditore: gruppi archeologici d’italia - sede legale e redazionale: via baldo degli ubaldi 168 - 00167 roma (rm)

Tel.: 06 39376711 - Fax: 06 6390133 - www.gruppiarcheologici.org

poste italiane spa - spedizione in a. p. - 4d.l. 353/2003 (conv. in legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - dcb - roma

anno viii - numero i

gennaio - Febbraio

2012

l’aperTura della menTeumana all’arTe, unaTappa dell’evoluzionedell’homo sapiens

porTici mussoliniani,chiese barocche eTeca di mayer acce-cano il mausoleo

Resterà chiusa una delle domus più affascinanti del Parco Archeologico

a pompei crolla un pilasTro della villadi loreio TiburTino

Tarquinia: nuova scoperTa nella Tomba della regina

continua a pag. 2

continua a pag. 2

Sembra infinita la storia dei crolli chesta interessando la magnifica città diPompei. A cedere il 22 dicembre2011 è stato un pilastro del pergolatoesterno della Casa di Loreio Tiburtino(Regio II, Insula II). Molti hanno ri-ferito che in realtà il pilastro non avevaun grande rilievo artistico, ma rimanecomunque un nuovo problema:anche questa zona resterà interdettaalle future visite archeologiche.A provocare la rovinosa caduta si-curamente il vento e la pioggia; in-fatti la malta, avendo perso tutte lesue funzioni di legante, si è trasfor-mata in sabbia ed è volata via alla

prima folata di vento. Gli addetti ailavori hanno già puntellato i restantipilastrini che versano, purtroppo,nelle stesse condizioni.La domus, che è prospiciente allavia dell’Abbondanza, è situata vi-cino alla porta di Sarno e alla Pale-stra Grande e a pochi passidall’anfiteatro. A scavarla fu, nel1926, Vittorio Spinazzola. Gli unicirestauri furono fatti negli anni ‘50 daAmedeo Maiuri, il grande archeo-logo che si occupò sia del sito diPompei che di Ercolano e proprioin quegli anni presiedeva nella città,

La Tuscia non smette di svelarci isuoi misteri. Nel famoso Tumolodella regina presso Tarquinia, in dataagosto 2011, gli archeologi hannoscoperto una camera sepolcrale se-condaria, rimasta sigillata da unagrande pietra. La tomba, che riposava nascosta dacirca 2700 anni, è probabilmenteappartenuta a un nobile molto vi-cino alla famiglia reale dei Lucu-moni. La stanza, di modestedimensioni (4 x 2,5 metri), conservatracce di intonaco dipinto e corredifunerari. Per la rimozione del mo-nolito è stato necessario l'ausilio deivigili del fuoco e l'utilizzo di corde.Al momento dell'apertura il sepol-

cro appariva in parte ricoperto diterra ma in parte libero da residui la-sciando intravedere elementi di cor-redo e un altare di pietra.Esaminando l'interno si osservanotracce di intonaco bianco sulla pa-rete di destra (intonaco alabastrinoche dopo un accurato restauro po-trebbe svelare rari affreschi orienta-lizzanti) e la presenza di una pitturaa fasce rosse e nere.Lo straordinario ritrovamento è av-venuto durante la quarta campagnadi scavo condotta dall'Universitàdegli studi di Torino, dalla Soprin-tendenza per i Beni Archeologicidell'Etruria Meridionale e della Città

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anno viii - numero i2

come soprintendente. Sul pilastrocrollato sono ancora visibili i segnidi quel lontano restauro: tra i filaridi laterizi romani sono disposti deimattoncini moderni. La casa di Loreio Tiburtino, il cui ul-timo proprietario fu Octavio Quartio(Ottavio Quartione), fu un vero eproprio luogo di culto di Iside. All’in-terno vi è un grosso cortile con tem-pio. Durante i culti per la divinitàegiziana, l’ambiente veniva completa-mente allagato per simulare lo strari-pamento del Nilo. La straordinarietàdella casa è altresì documentata dalbellissimo ciclo di pitture del IV stileche propongono scene fantastiche edelementi architettonici.Ma ripercorriamo un attimo la sto-ria infinita dello sgretolamento diuna delle città più affascinanti dellastoria antica. Era il 6 novembre del 2010; quasiduemila anni prima veniva realizzata

la “Schola Armaturarum JuventisPompeiani”, la palestra degli atletidell’antica città romana. Era bastatala pioggia del XX secolo a farla di-ventare un cumulo di macerie.Nemmeno il Vesuvio era riuscito inun’impresa tanto oneraria.L’antica palestra era stata costruitalungo la via dell’Abbondanza, l’ar-teria principale della città. All’in-terno, nella grande sala, furonorinvenute, durante gli scavi, moltearmature adagiate su scaffali dilegno. Sulle porte d’ingresso vierano dipinti di trofei. L’allora mi-nistro dei Beni Culturali, SandroBondi, con parere confermato dallastessa sovrintendenza, aveva dichia-rato che il cedimento era dovuto,con molta probabilità, alle piogge. Ilcrollo sarebbe stato determinatodallo ‘smottamento del terrapienoche si trovava a ridosso della costru-zione per effetto delle abbondanti

piogge di quei giorni e del restauroin cemento armato compiuto inpassato’. Infatti, dopo il secondoconflitto mondiale, c’erano stati deipesanti interventi di restauro anchesul tetto della casa, ma non avendoutilizzato le più moderne materie peril consolidamento di edifici antichi,non avevano fatto altro che peggio-rare la situazione.Il ministro aveva altresì dichiaratol’importanza ‘di avere risorse ade-guate per provvedere a quella ma-nutenzione ordinaria che ènecessaria per la tutela e la conser-vazione dell’immenso patrimoniostorico-artistico di cui si dispone’. L’assurda notizia del crollo dellaSchola Armaturarum rimbalzò sututti gli organi di stampa nazionali edinternazionali dando un’immaginenel mondo di un Italia bella ma triste.Anche il presidente Napolitano parlò‘di vergogna per il nostro paese’ .Passarono poche settimane e il 30novembre del 2010 toccò alla Casadel Moralista. Il crollo non fu tra-gico, anche se la notizia diffusasinelle prime ore, smentita subitodalla Sovrintendenza di Pompei,parlava di un crollo molto più rile-vante. Comunque una parete interadi un muro divisorio si frantumavasotto gli occhi di tutti. Il materialedel muro era costituito solo da tufoe calcare, certo non era una’operareticolata o una parete dipinta, madava l’ennesima conferma del cat-tivo stato di conservazione di Pom-pei. Il soprintendente degli Scavi diPompei Jeannet Papadopulos avevadichiarato alla stampa che ‘ i muri

erano precari e che quello della casadel Moralista aveva subito un inter-vento di restauro dopo la secondaguerra mondiale ed era venuto giùnonostante avesse alle sue spalle unastaccionata di contenimento’.Il 2010, anno nefasto per Pompei, sichiuse con il crollo in data 2 dicem-bre, del lupanare piccolo, da nonconfondere con i lupanari affrescati,e di un muro di sei-sette metri in viaStabiana. Infuriarono le polemiche,mentre la storia continuava ad an-dare in pezzi.A distanza di un anno dal primo tra-gico evento ecco che Pompei tornaa far parlare di se e il 22 novembre2011 a perdere dei pezzi è il murodi contenimento che circonda lacittà nei pressi di porta di Nola, unmese dopo la visita che il ministroGiancarlo Galan e il CommissarioUe, Johannes Hahn avevano fattonel sito archeologico campano. Ilcommissario prima di lasciare l’Italiaaveva promesso ben 105 milioni dieuro, in arrivo da Bruxelles, per tu-telare il sito. I danni, questa volta,riguardavano una porzione di unmetro e 50 in altezza per 3 metri dilunghezza, di un muro romano dicontenimento lungo complessiva-mente 5 metri. E anche il 2011 nonsembra essersi concluso con lietofine, visto che a dicembre si è detur-pata la villa di Loreio Tiburtino, trale più sontuose della città. Si sperache ben presto con i fondi del-l’Unione Europea si riesca quantomeno ad effettuare quella semplicee banale attività chiamata manuten-zione ordinaria. Altrimenti si fa-ranno più danni dello scorrere deltempo e del temibile Vesuvio.

Serenella Napolitano

a pompei crolla un pilasTro della villa diloreio TiburTino

di Tarquinia, in collaborazione conl'Istituto Superiore per la Conserva-zione e il Restauro.Il direttore dei lavori, AlessandroMandolesi, ha dichiarato che sitratta probabilmente dell'unicoesempio rimastoci intatto di portaetrusca in lastra di pietra. La tomba della Regina si trova nel-l'area della Doganaccia, una spa-ziosa valle incorniciata da duemodeste colline, predominata dallapresenza di due grandiosi tumuli delperiodo orientalizzante etrusco (VIIsecolo a.C.) denominati 'del Re' e'della Regina'. Oggi il sito archeolo-gico è considerato patrimonio Une-sco, quindi bene di interessemondiale. La tomba del Re, esplo-

rata durante la fine degli anni venti,ci ha consegnato alcune importantiiscrizioni e manufatti (documenti discavi ottocenteschi descrivevano unricco corredo di ori e beni preziosi,trovati nella tomba ed ormai di-spersi). Il professor Cultrera, nel1928, ha indagato e ricostruito il se-polcro utilizzando materiali del-l'epoca . La camera sepolcrale ècaratterizzata da mura laterali a pro-filo ogivale, che ricordano gli archigotici. Secondo il percorso rilascia-toci dalle antiche fonti a Tarquinia,in questo periodo, potrebbe avervissuto (e quindi esser sepolto) ilmercante greco Demarato di Co-rinto, padre di Tarquinio Prisco, redi Roma. La Tomba della Regina è

una struttura imponente del diame-tro di circa 40 metri, costruita nelVII secolo a.C. . L'edificio si ispiraal modello delle tombe a tumulo, se-polcri reali noti a Salamina (anticacittà cipriota situata sulla costaorientale dell'isola) . Le indagini ar-cheologiche iniziarono più recente-mente svelandoci quella che è latomba più imponente della necro-poli di Tarquinia.Il sito archeologico, durante gli scavidel 2010, aveva svelato tracce di unrarissimo intonaco in gesso di ala-bastro molto raro in Italia. Si tratta,infatti, di una tecnica medio orien-tale (utilizzata a Cipro, in Siria, inPalestina e in Egitto ) trasferita nelcentro in Italia dagli etruschi grazie,

probabilmente, a maestranze orien-

tali chiamate in occasione della co-

struzione della tomba reale.

Un altro indizio della provenienza

cipriota è la somiglianza dell'in-

gresso tombale. Un vasto accesso,

una piazza in parte ricoperta da una

tettoia, utilizzato per le celebrazioni

e gli spettacoli in omaggio al nobile

defunto. Un’altra rilevante scoperta,

avvenuta nel 2010 nella stessa area

archeologica ( nella zona a Nord

della tomba del Re), costituita dalla

più antica tomba etrusca a due ca-

mere affiancate, la “Tomba Ge-

mina”, destinata ad accogliere le

spoglie di due nobili personaggi, im-

parentati forse con il principe (o il re)

sepolto nell’adiacente grande tumulo.

Francesco Consiglio

Tarquinia: nuova scoperTa nella Tombadella regina

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anno viii - numero i 3

Premio ‘NICOLA FIERRO’BANDO DI CONCORSO

Premio per il miglior saggio originale

su un tema di Archeologia di areacampana in età antica o medievale.

2^ Edizione

Per ricordare la figura del dott. NicolaFierro, Ispettore onorario del Ministeroper i Beni e le Attività Culturali ed appas-sionato cultore di studi classici, il GruppoArcheologico Salernitano - di cui fu SocioFondatore e Direttore Tecnico - il Co-mune di Bisaccia (AV) e la sua Famigliahanno istituito un premio, finalizzato adincoraggiare i giovani allo studio dell’An-tichità. Da quest’anno il premio è stato inseritonelle attività promozionali dei Gruppi Ar-cheologici d’Italia e la partecipazione al con-corso è stata estesa a tutti i soci che nehanno i requisiti e che sono in regola coni pagamenti delle quote sociali.

Per la 2^ Edizione - anno 2012 - IlPremio verrà assegnato all’Autore delmiglior saggio originale su un tema di

Archeologia di esclusiva area cam-pana in età antica o medievale. I saggi in concorso dovranno essere com-posti in formato digitale word PC (caratteriTimes new roman 12, interlinea 1.5) con filedistinti per: 1. testo; 2. note; 3. bibliografia; 4. illustra-zioni ad alta risoluzione (300 pixel/pol-lice), in formato JPG; 5. indice delleillustrazioni. Ciascun file dovrà recare in testa: - Co-gnome Nome dell’Autore; - indirizzo po-stale; - indirizzo di posta elettronica; -recapito telefonico. I testi completi, di lunghezza non supe-riore alle 10-12 cartelle di 2000 caratteri,andranno spediti su supporto CD (file ditesto + immagini) e in copia cartacea seinviati per via postale, oppure come ‘alle-gato’ se inviati per posta elettronica. Il materiale dovrà essere spedito entro ladata di lunedì 21 Maggio 2012, per viapostale (farà fede il timbro postale di ac-cettazione) o per via telematica, ai se-guenti indirizzi: Gruppo ArcheologicoSalernitano, c/o dott. Felice PA-STORE, Via Zanotti Bianco n. 6 -84132 SALERNO;[email protected]

A) - Al vincitore verrà consegnato unpremio in denaro di € 500,00 (EuroCINQUECENTO,00), un diploma euna targa - ricordo. Il saggio verrà pubblicato sul nn. 28-29, anno XVI - 2012 della Rivista ‘Sal-ternum’ - Semestrale di Informazionestorica, culturale e archeologica a curadel Gruppo Archeologico Salernitano.B) - La consegna del premio è vinco-lata alla presenza obbligatoria del vin-citore o di un suo delegato allacerimonia del conferimento - MuseoCivico di Bisaccia (AV). In caso contrario, il premio sarà asse-gnato a scorrimento della graduatoriasecondo le procedure descritte.

Tra i testi pervenuti in concorso, quelli chela Giuria avrà valutato comunque positi-vamente verranno pubblicati ugualmentesulla Rivista (nel n. 28-29, anno XVI -2012 o in quello successivo).

Requisiti per la partecipazione (alladata del bando): - essere iscritti ad un Corso di Laurea(triennale o magistrale), ad una Scuola di

premio “nicola Fierro” - il bando di concorsoSpecializzazione o ad un Dottorato di Ri-cerca, od essere laureati, diplomati, addot-torati da non oltre 2 anni presso una delleUniversità degli Studi del territorio nazio-nale; - avere un’età non superiore ai 30 anni;- essere iscritti al Gruppo Archeologico Saler-nitano e/o ai Gruppi Archeologici d’Italia.

Composizione della Giuria: Dott.sa Gabriella d’Henry - DirettoreScientifico della Rivista ‘Salternum’, Dott.Felice Pastore - Direttore del Gruppo Ar-cheologico Salernitano, tutti i Membri del Co-mitato Scientifico della Rivista ‘Salternum’.

L’esito del Concorso sarà comunicato apartire dal 30 Giugno 2012, tramite pub-blicazione sul sito web del Gruppo Ar-cheologico Salernitano e mediantecomunicazione scritta al Vincitore. Per ulteriori informazioni (eventuali chia-rimenti sulle modalità di svolgimento delConcorso, modalità di iscrizione alGruppo Archeologico Salernitano, altro),rivolgersi - esclusivamente per via telema-tica - al dott. Felice Pastore, Direttore delGruppo Archeologico Salernitano: [email protected].

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Autorizzazionen. 18/2005 Trib. di Roma

collina, all’interno di un poderosocircuito murario, tracce di un inse-diamento di età classica (V-IV se-colo a.C.), resti di edifici di etàromana (tra cui un complesso ter-male), basiliche paleocristiane e ro-maniche, tombe e sarcofagi, insulaeabitative ricche di elementi di spo-glio (colonne, miliari, are, cippi,iscrizioni, elementi architettonici). Illuogo in età imperiale costituiva unvicus probabilmente con funzioni diemporio fluviale a servizio della vi-cina città di Canusium (Canosa di Pu-glia). Ai piedi dell’area archeologicasi trova l’Antiquarium, in cui sonoesposti i reperti archeologici che at-testano la lunga continuità di fre-quentazione della zona dal Neoliticoall’età tardo-antica.

Considerando il grande interesse sto-rico e monumentale dei resti dell’an-tica Canne, la Soprintendenza ai BeniArcheologici della Puglia, in collabo-razione con l’Amministrazione Co-munale di Barletta, ha elaborato unimpegnativo progetto di recuperofunzionale dell’intero complesso ar-cheologico e di fruizione dell’interaarea, teatro il 2 agosto del 216 a.C.dello storico scontro tra le legioni ro-mane guidate da Lucio Emilio Paoloe le truppe cartaginesi comandate daAnnibale. Grazie alla Legge regionale n. 31 del28 novembre 2011 sulla “Valorizza-zione e divulgazione dei luoghi edella storia concernente la Battagliadi Canne”, è stato avviato il per-corso di rivalutazione del più notosito archeologico della valle delfiume Ofanto per la celebre scon-fitta subita dai Romani durante laseconda guerra punica. L’area dell’antico abitato di Cannesorge sopra un’altura, a 54 metri sullivello del mare, posizionata sullariva destra dell’Ofanto, a 9 km dallacosta adriatica, ed è un sito cono-sciuto dall’intero mondo accade-mico e noto a tutti gli studiosi distoria e agli appassionati del turismoculturale. Scavi archeologici com-piuti nella prima metà del secoloscorso hanno portato alla luce sulla

puglia. progeTTo canneDiventerà una realtà il recupero di uno dei più interessanti complessi archeologici regionali

Con questo importante ed efficace

atto normativo la Regione Puglia,

quindi, riconoscendo l’unicità sto-

rica e militare dell’area archeologica

di Canne e dei luoghi della battaglia,

ha voluto promuoverne la conser-

vazione e gestione (mista da parte

dei due enti, Comune e Soprinten-

denza), sostenendo importanti e

funzionali interventi di recupero del

patrimonio archeologico e paesag-

gistico. L’area ascrivibile alla batta-

glia sarà finalmente individuata e

cartografata nel redigendo piano

paesaggistico territoriale regionale e

finalmente, dopo tanti anni di ab-

bandono e degrado, sottoposta a

reali misure di tutela e valorizza-

zione.

Giampiero Galasso

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anno viii - numero i4

la via macTorina nel TerriTorio di velleTriNel 1916 1, all’incrocio tra l’Appiaantica e via Lazzaria, in località So-leluna, nella vigna Crespi 2, fu tiratasu dal terreno una lastra parallelepi-peda in travertino, che portava unalunga iscrizione latina (titulus). Vi sileggeva che un certo Onesimusaveva riparato a sue spese la dan-neggiatissima Via Mactorina. La la-stra fu sollecitamente portata nelMuseo Comunale, da dove poiscomparve.

Il testo latino intero (che cono-sciamo grazie alla trascrizione chene fece Oreste Nardini in «Not.Scav. XV, 1918, pp. 138-141») era ilseguente:

L OCTAVIUS

ONESIMUS

VIAM MACTORINAM

LONGA VETUSTATE RESCISS

PECUNIA SUA RESTITUIT

ACCEPTIS AB R P INCTUI

SILICIS HS XIIII M N OB

QUOD

OPUS EX D D HONOR DECUR

CONSECUTUS EST ITEM

L OCTAVI L OCTAVIANUS F

ANNIANUS F EIUS GRATIS

INTER

DECURIONES ADLECTI SUNT

QUORUM ALTER Q AEDILIT

.........

che, completato delle brachilogiemesse in chiaro, dà:

L(ucius) OCTAVIUS

ONESIMUS

VIAM MACTORINAM

LONGA VETUSTATE RE-

SCISS(am)

PECUNIA SUA RESTITUIT

ACCEPTIS AB R(e) P(ublica)

IN[ve]CTUI

SILICIS HS XIIII M(ilibus)

N(ummum) OB QUOD

OPUS EX D(ecreto) D(ecurio-

num) HONOR(em) DECUR(iona-

tus)

CONSECUTUS EST ITEM

L(ucii) OCTAVI L(ucius) OCTA-

VIANUS F(ilius)

ANNIANUS F(ilius) EIUS GRA-

TIS INTER

DECURIONES ADLECTI SUNT

QUORUM ALTER Q(uaestor)

AEDILIT(atem)

.........

La via Mactorina, antichissima (risa-liva almeno al VI secolo a.C., manon è da escludersi che potesse se-guire un tracciato addirittura prei-storico di transumanza e di via del

sale), si trovava in pessimo stato(longe vetustate rescissam), e LucioOttavio Onesimo la riparò – dice -a sue spese (pecunia sua restituit).Tuttavia, dopo avere dichiarato ilsuo evergetismo, aggiunge di averericevuto dallo stato (acceptis ab republica) la somma di 14 mila se-sterzi per il trasporto del basalto (in-vectui silicis), che forse fu ricavatodalla colata di lava del fosso diPonte di Mele, a 1 km circa di di-stanza. All’opposto di come si usa fare oggigettando qua e là un po’ di catramenelle buche, le strade romane eranooggetto di ben più seria ed accuratamanutenzione, sin dalla loro costru-zione. Una volta definito il percorsoattraverso la groma, si procedevaallo scavo, dentro al quale si gettavauno strato di grosse pietre (lo «sta-tumen»), al di sopra del quale si fa-ceva una gettata di malta mista apietrisco («rudus»), che accoglieva asua volta un terzo strato costituitodi malta, sabbia e pozzolana («nu-cleus») su cui venivano finalmentedeposti e fatti combaciare i grossilastroni di selce. La strada era alloradetta «via silice strata». Natural-mente si faceva in modo che ildorso del «pavimentum» fosse leg-germente arcuato per permettere ildefluire dell’acqua piovana che ve-niva raccolta e convogliata dai canalidi scolo laterali. La spesa, dunque,per riattare una strada danneggiatis-sima e ricostruirla quasi come nuovadovette essere molto elevata, soprat-tutto se si considera che essa fu so-stenuta da una sola persona. Lostato – alias: il municipium di Velle-tri - si limitò a dare solo un piccolocontributo per una voce molto limi-tata della spesa, mentre tutto il resto(molto di più) fu pagato da One-simo, che poteva dunque giusta-mente vantarsi di aver fatto i lavori«a sue spese».La lastra – come acutamenteosservò Nardini - presenta una gra-fia regolarissima, con lettere alte estrette, la C e la G arrotondate, il Pcon la gobba aperta e la I più altadelle altre: caratteri, questi, chefanno collocare l’iscrizione – equindi il rifacimento della Mactorinaad opera di Onesimus - verso la Imetà del I secolo a.C.

La Mactorina veniva da Praeneste(l’attuale Palestrina) e, dopo avereincrociato l’Appia nel territorio diVelitrae, proseguiva fino al porto diAstura, passando per Sutricum edAntium. S’intende che Onesimo

non riparò l’intero percorso, limi-tandosi a sistemare quello che cor-reva nel territorio di Velletri, al diqua e al di là dell’Appia: ossia –molto verosimilmente – almeno daSanta Maria dell’Orto (ma più pro-babilmente dall’attuale Porta Napo-letana) fino all’incrocio dellaMactorina con la «Selciatella-Lazza-ria» all’altezza di Passo dei Coresi.Che fine ha fatto tutto questo belbasolato? Oreste Nardini ricordache ai primi del Novecento per ben75 metri di lunghezza la Mactorinaera ancora visibile col suo quasi in-tegro pavimentum, a 20 metri circadall’Appia, sulla via dei CinqueArchi. Altri 60 metri erano a circa370 metri dalla destra dell’Appia an-tica, poco lontano dall’incrocio conla Nettunense. Il resto di quei ma-gnifici basoli, come la libreria delmanzoniano don Ferrante «ancoradispersa su per i muriccioli», si trovaancora qua e là all’interno diproprietà private. Solo a titolo diesempio, e senza nessuna pretesa diesaustività, elenchiamo – desumen-doli dalla colossale Carta archeolo-gica di Manlio Lilli – i seguenti siti: 1 metro e 15 cm di lastricato si trovaall’interno di una proprietà ai Cin-que Archi utilizzata per la raccolta

delle immondizie2 basoli sono appoggiati dinanziall’ingresso di una proprietà al n. 4di via Pantano Carinese1 è appoggiato all’ingresso del ci-vico 35 dei Cinque Archi20 sono accatastati nel vigneto delcivico 118 dei Cinque Archi1 si trova nel giardino del civico 144dei Cinque Archialtri 15 nella muratura del civico 156dei Cinque Archi 1 si trova nel giardino di unaproprietà al km 2 dei Cinque Archi20 almeno in un’aiuola nel giardinodi un’abitazione ai Cinque Archi, a170 metri dall’incrocio con l’Appiaantica1 altro si trova nel giardino di unaabitazione sulla Nettunense, a 250metri dall’incrocio con Sole Lunaalcuni altri sono nella proprietà delcivico 125 della via Nettunense8 basoli nel giardino di un’abita-zione al km 3,950 della Nettunense2 blocchi nel giardino di un’altraabitazione, più avanti, al km 4,100della Nettunense.....

Il nostro Onesimus ricevette co-munque il suo bel tornaconto. Dabuon velletrano ferrigno e pianta-

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anno viii - numero i 5

Non sappiamo perchè il luogo ve-nisse chiamato «ad Sponsas». Semettiamo però in rapporto gliavanzi in opus quadratum del san-tuario4 con la statua femminile se-duta acefala di una dea, possiamoazzardare l’ipotesi che lì le giovanipromesse spose (questo significa«sponsa» in latino) si recassero perpropiziare dalla dea un felice e fer-tile matrimonio. La dea «dal cerchioin fronte» potrebbe a sua volta es-sere «Maja», o «Dia», l’innominabile«Bona dea» laziale (secondo le ver-sioni: la moglie, la figlia o la sorelladi Fauno), poi divenuta la Diana ve-neratissima in tutto il territorio (sipensi a Nemi e all’Artemisio, ma quivenerata insieme al fratello Apollo,cui rimanda il frammento di testamaschile in calcare con diadema rin-venuto sul posto: ecco dunque laspiegazione di «Sole e Luna».Apollo e Diana, il maschio e la fem-mina, il Sole e la Luna, il cielo e gliinferi, il giorno e la notte, l’arte e lanatura: i margini fra due universi, ilpassaggio fra due mondi ben si con-ciliano con un incrocio di strade,una delle quali peraltro va da nord asud e l’altra da est a ovest). Il 13agosto cumulativamente e il giornoprima del matrimonio singolar-mente le «spose» dell’anno in corsosi recavano verosimilmente dalla su-scettibile vergine Diana ad offrirlesimbolicamente ed apotropaica-mente la loro verginità. Indossavanoprobabilmente l’abito e l’acconcia-tura degli ultimi momenti diverginità alla celebrazione del matri-monio: la «tunica recta» (senza orli),il «cingulum herculeum» (cintura dilana a doppio nodo), la «palla»(mantellina) color zafferano, l’ac-conciatura delle Vestali: i «seni cri-nes» (i sei cercini di capelli posticci:erano i capelli della sposa di quandoera bambina), e il «flammeum» (ilvelo color arancio) sul viso, ai piedii «lutei socci» (sandali gialli) e sullatesta una corona di fiori di campo.La «sponsa» consacrava alla divinitàla sua veste da ragazza, i balocchidella sua infanzia, in specie la«pupa» (la bambola) articolata diosso o di creta, il cerchio, e parte delmiele che avrebbe poi consumatocon il marito per tutta la lunagionesuccessiva al matrimonio (la luna dimiele). In mancanza di altra e piùprecisa documentazione archeolo-gica, ricerche andrebbero comun-que svolte in tal senso anche incampo di antropologia culturale.

Poichè la Mactorina era una preisto-rica via delle greggi e del sale (Neo-litico), essa è, nella sua forma ditratturo sterrato, di alcuni millenni

più antica dell’Appia che, nella suaforma di strada lastricata, fu co-struita solo nel 312 a.C. E’ pur veroche anche la via Appia seguì il trac-ciato di antichissimi percorsi, maquesto vale soprattutto per il trattosuccessivo ad Anxur (Terracina) eancora di più per la sua variante(l’Appia Traiana) da Benevento aBrindisi (in alcuni punti, come adesempio quello tra Benevento e Lu-cera, il tratturo era largo 500 metrie non doveva essere sufficiente seleggi romane minacciavano di san-zioni i pastori che sconfinavano,danneggiando i coltivi). Se è evi-dente che, partendo da Roma, l’Ap-pia imboccasse il rettilineo fino adAriccia («prima statio»), meno evi-dente è che dopo Ariccia facesse unlargo gomito per intersecare la Mac-torina proprio in quel punto primadi raggiungere Forum Appii, che erala «secunda statio». Di certo la cosafu studiata a tavolino, per motivievidentemente religiosi: forse perfarsi perdonare la distruzione di Sa-tricum di 34 anni prima. La Macto-rina, infatti, collegava il santuariooracolare latino della Fortuna Primi-genia di Praeneste (costruito nel suosplendore nel II secolo a.C. su unluogo di culto già attestato dal IV)al tempio e al culto della Mater Ma-tuta di Satricum, i cui inizi risalgonoaddirittura al IX secolo. Fra questidue punti la Mactorina toccava ilsantuario di «ad Sponsas» nel terri-torio di Velitrae. Fortuna Primigeniadi Praeneste legata alla fertilità,Mater Matuta di Satricum legata almattino e alla maternità, santuario«ad Sponsas» legato al passaggio cri-tico fra la verginità e la fecondità.Un ulteriore elemento unisce questitre santuari: la presenza, accanto alladivinità femminile, di una divinitàmaschile. Così, a Praeneste Gioverappresentante della sovranità, a Sa-tricum Dioniso che accompagnatodalla sua nutrice sta a rappresentarecon l’allattamento la prima fase dellavita dopo la nascita, a Velitrae «adSponsas» Apollo volto maschile diDiana. Il santuario veliterno «adSponsas» si iscrive, pertanto, comeil punto – non solo geografico, maanche logico-ideale – centrale delpercorso che porta una donna dallaverginità alla fertilità e allamaternità. Anche per questo aspettoulteriori indagini in campo antropo-logico e psicologico meriterebberodi essere perseguite.

Una terza ricerca andrebbe con-dotta sull’etimo del termine «Mac-torina», lemma che conosciamoperaltro unicamente grazie alla la-stra di Onesimo. Un’ipotesi meto-

dologica, sempre usata in campoglottologico, potrebbe essere lascomposizione del termine nelle suecomponenti. Qui ci troviamo di-nanzi ad un aggettivo femminile la-tino o latinizzato che giustifica la«-a» finale femminile e il morfemaaggettivale «-in-». Il semantema «-tor-» indica, come è noto, l’agentedell’azione indicata dal semantemache lo precede, come in «ac-tor»(colui che agisce»), «ul-tor» (coluiche vendica), «salva-tor» (colui chesalva), ecc. Resta dunque il seman-tema «mac-», che in latino sarebbetanto facile quanto suggestivo col-legare (è quello che hanno fatto inmolti) con quello che copre l’areasemantica del sacrificio («mactare»:sacrificare, «mactatio»: immola-zione, «mactatus»: sacrificio). Manon si può fare perchè quella radice– come si vede - è «mact-» e non«mac-». Per «mac-» esiste solo«magis» (più), il cui tema è «mag-»,che diventa «mac-» dinanzi alla den-tale sorda «t» per effetto della leggefonetica indoeuropea dell’assimila-zione regressiva (come «ac-tor» ilcui tema «ac-» viene da «ag-» di«agere»). Ma l’etimo potrebbe anchenon essere latino: potrebbe essere,ad esempio, osco, o volsco, ogreco... La strada univa la città italicadi Satricum a Praeneste dalla miticaorigine greca, passando per Velitraeforse volsca...

Onesimus è un nome (nel nostrocaso soprannome, in latino «cogno-men») greco, che significa «Utile».5

Il nome completo del nostro perso-naggio era Lucius (praenomen,ossia: nome) Octavius (nomen,ossia: cognome) Onesimus (cogno-men, ossia: soprannome). Il nostroapparteneva dunque alla nota fami-glia degli Ottavi, quella stessadell’imperatore Augusto.La «gens Octavia», si sa, era origina-ria di Velletri: secondo la testimo-nianza di Svetonio, a Velletri c’eraaddirittura un quartiere che si chia-mava «Ottavio»6. Era una famigliaestesissima, ma all’ingrosso com-prendeva due rami: una che si elevòfino alle più alte cariche dello stato,ed un’altra, più modesta, ma co-munque benestante, che si limitòalle cariche municipali. Onesimo –il cui cognomen ellenico indica unsicuro interesse per il mondo grecoe forse un elevato grado di cultura -era uno di questi, pago del decurio-nato «gratuito» per sè e i suoi di-scendenti.

I decurioni erano gli amministratori

dei municipia, dove rappresenta-

vano il potere centrale, soprattutto

in materia fiscale. Più esattamente,

grane, chiese ed ottenne per decretodei decurioni l’onore del decurio-nato (honorem decurionatus) persè, mentre per suo figlio Ottavianoe suo nipote Anniano di essere co-optati nel decurionato senza pagareun soldo (gratis inter decuriones ad-lecti sunt). Uno di questi, per giunta,ebbe l’incarico dell’edilità (comedire: l’assessorato all’edilizia, nonchèall’annona) grazie al quale – è ragio-nevole supporre – abbia concessoqualche favore, non senza formeconcrete di riconoscimento.

Poichè le scritte di questo tipo veni-vano collocate in situ, il luogo in cuifu rinvenuta la lastra – sul lato de-stro dell’Appia, tra la via dei CinqueArchi e Soleluna, all’incirca dove orasi trova la Scuola Elementare Sole-luna – era esattamente l’incrociodella Mactorina con l’Appia, alXXV miliario. A questo punto sipuò legittimamente pensare chequell’incrocio fosse la «mutatio adSponsas», o meglio ancora la «man-sio ad Sponsas» (se si vuole dare unsenso ai resti di ambienti termali),punto di riferimento per il cursuspublicus, che riportano sia l’Itinera-rium Antonini sia l’Itinerarium Bur-digalense sia l’ItinerariumHierosolymitanum sia la Tabula Pe-utingeriana (anche se le distanze re-lative con altri punti non sonosempre le stesse), tanto più che lalocalità non doveva essere affattoisolata, e costituiva anzi un consi-stente agglomerato, abitato fino allatarda antichità, che giustifica il ritro-vamento di altri resti, in particolareun probabile santuario, come la-sciano supporre i vicinisssimi bloc-chi di grandi dimensioni in opusquadratum, e la statua acefala di fi-gura femminile seduta 3 - rinvenutanella stessa proprietà Crespi in cuifu trovata la lastra - che potrebbe es-sere quella di una divinità minore lo-cale, fino ad un sepolcretopaleocristiano (che utilizzava strut-ture più antiche), due epigrafi delquale, conservate al Museo di Velle-tri, sono state datate 381 e 385 d.C.L’agglomerato doveva distendersi aidue lati della Mactorina e, più vero-similmente, ai quattro lati dell’incro-cio Appia-Mactorina. Sono statirinvenuti, ad esempio, tra i moltis-simi frammenti di terracotta, ancheframmenti di dolia (probabile pro-duzione della vicina fabbrica di te-gole), mentre poco più in là, tra laMactorina e la via dei Fienili, è atte-stata con certezza una grande fatto-ria che dall’età arcaica sopravvivefino al III secolo d.C., e raggiungel’estensione di 105.000 mq.

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anno viii - numero i6

l’ordine dei decurioni, composto dai

cittadini più illustri (a Velitrae erano

100), corrispondeva, ma solo ono-

rificamente e molto vagamente, al

Senato di Roma. Un gruppo più ri-

stretto funzionava come consiglio

comunale, mentre due fra i decu-

rioni, eletti annualmente, i «duum-

viri» - che però nelle città latinizzate

del Latium vetus, tra cui è da rite-

nere anche Velitrae, erano detti «ae-

diles» - erano l’equivalente molto

sbiadito dei consoli a Roma. Il ni-

pote di Onesimus, Annianus, come

abbiamo visto, grazie al nonno, era

stato fatto «aedilis», essendo «quae-

stor», che era la prima carica del cur-

sus honorum, la quale non poteva

conseguirsi prima dei 30 anni di età.

Se dunque il nipote aveva almeno

30 anni, il nonno ne doveva avere

fra 70 e 80. Ponendo la lastra verso

la metà del I secolo a.C., converrà

tener presente che Ottaviano, il fu-

turo Augusto, è adottato da Cesare

nel 44, poco prima che venisse uc-

ciso. Onesimus aveva sicuramente

avuto modo di conoscere personal-

mente quel giovanotto, che frequen-

tava spesso Velletri e si avviava ad

un futuro straordinario, e di cui po-

teva vantare o millantare – anche nei

riguardi degli «honestiores veliterni»

- una qualche reale o presunta pa-

rentela (comunque lontana, data la

diversità dei praenomina). Il che,

mentre da un lato lo obbligava alla

costosa opera di evergetismo, cui

peraltro erano moralmente tenuti gli

«honestiores», dall’altro lo favoriva

garantendo ai suoi discendenti uno

status sociale che non avevano evi-

dentemente ancora raggiunto.

Ciro Gravier Oliviero

a far parte degli organismi viventi

attraverso la respirazione e l’alimen-

tazione, ma essendo radioattivo

dopo un certo tempo sparisce,tra-

sformandosi in azoto. Poiché con la

morte se ne interrompe l’assun-

zione, da quel momento la sua

quantità nell’organismo diminuisce

progressivamente, rendendolo un

eccellente ‘orologio’ per misurare

l’età di reperti contenenti materiali

di origine biologica.

Durante la conferenza stampa così

ha spiegato Paolo De Natale, diret-

tore dell’Ino-Cnr: “Nell’analisi con

spettrometri di massa, ciascun

atomo di carbonio deve essere

‘estratto’ dalla molecola di anidride

carbonica che lo contiene e che

viene prodotta con la combustione

dei reperti. Poiché in natura solo

una molecola ogni mille miliardi

contiene radiocarbonio invece di

NOTE1 Altrove trovo 1917, altrove ancora 19182 «a circa m. 7 a est del punto nel quale la via Appia antica è attraversatadalla via di Lazzaria» (Nardini, «Velletri. Cippo con l’indicazione di unaantica strada rinvenuto presso la via Appia in contrada Solluna», 1918) ;«a 7 metri di distanza dall’Appia antica, al miglio XXIV più 81 passi ro-mani circa, sul lato destro della via» (Bernardino Todani – Dalla domusculta Formias a Campoverde – Parrocchia di S. Pietro in Formis, 1997, p.88)3 La testa non potrebbe essere stata per caso quella «con un cerchio infronte» di cui parla il Teoli («Theatro historico della città di Velletri insignecittà e Capo de’ Volsci», Velletri, 1644), con l’informazione che «la con-serva in casa Teodoro Monticelli»?4 Oreste Nardini è convinto della presenza di un luogo di culto, per viadel ritrovamento di «una grande piattaforma che certamente sosteneva untempio perchè lì presso fu scavata una stipe votiva con parti fittili di corpoumano» (Nardini, Scoperte varie di antichità nel territorio, in ‘Notiziescavi’, Velletri 1939, p. 88)5 Onesimos e’ il pittore associato al vasaio Euphronios nella coppa atticaa figure rosse trovata a Cerveteri, ora al Louvre, datata fra il 500 e il 490a.C. e rappresentante la lotta fra Teseo e Skirone6 Gentem Octaviam Velitris praecipuam olim fuisse, multa declarant. Namet vicus celeberrima parte oppidi iam pridem Octavius vocabatur (Sveto-nio, De vita Caesarum, Augustus)

Una nuova entusiasmante scoperta è

stata realizzata dall’Ino-Cnr: un laser

infrarosso riuscirà a datare i reperti

archeologici.Si tratta di un primo ap-

parato sperimentale che rivela per via

ottica la concentrazione di radiocar-

bonio, elemento utilizzato per datare

ritrovamenti organici, con una stru-

mentazione, economica e manegge-

vole, che rivela la presenza del

carbonio 14 (C14), presente anche in

piccole quantità, nei reperti organici.

In tutta sicurezza e senza creare

danni all’ambiente.

Come tutti sapranno, fino ad oggi,

il fondamentale metodo per datare

reperti organici è il calcolo della

quantità residua di carbonio 14

(14C) o radiocarbonio che da oltre

trent’anni risulta essere il più diffuso

per stabilire l’età dei reperti archeo-

logici di origine organica - quali

legno, carta, ossa, tessuti - mediante

gli spettrometri di massa. Tali appa-

recchiature, costose e imponenti,

sono però disponibili solo nei più

grandi e attrezzati laboratori di fisica

nucleare. Un’alternativa vantaggiosa

e soprattutto pratica giunge ora

dalla strumentazione basata sulla

luce laser infrarossa messa a punto

dall’Istituto nazionale di ottica del

Consiglio nazionale delle ricerche

(Ino-Cnr) di Firenze. Il radiocarbo-

nio, come il normale carbonio, entra

NUOVE TECNOLOGIE

il laser inFrarosso svelerà l’eTà dei reperTiUna nuova scoperta arriva dall’Ino-Cnr: con una strumentazione economica e salvambiente si riuscirà a

conoscere la quantità di C14 presente nelle sostanze organiche.

carbonio ‘normale’, è però necessa-

ria una grande sensibilità per misu-

rarne la quantità. Con la nuova

tecnica – ha aggiunto - è possibile

misurare direttamente il numero di

molecole che contengono l’atomo di

radiocarbonio. Il sistema proposto

occupa inoltre uno spazio di quasi

100 volte inferiore ed è più econo-

mico di almeno 10 volte rispetto agli

apparecchi finora utilizzati”.

“La nuova metodologia si basa su

una tecnica spettroscopica ad altis-

sima sensibilità, denominata Scar

(saturated-absorption cavity ring-

down) e pubblicata su Physical Re-

view Letters dal nostro team un

anno fa ha continuato Davide Maz-

zotti, coautore dello studio - Potrà

consentire la rivelazione di molecole

in concentrazione estremamente ri-

dotta, con importanti ricadute in

settori quali il monitoraggio dei

cambiamenti climatici, il controllo

dell’inquinamento ambientale, la ri-

cerca medica, la rivelazione di so-

stanze tossiche o pericolose, ad

esempio per la sicurezza di porti e

aeroporti. O per raffinati test delle

attuali teorie di fisica fondamen-

tale”.

Per raggiungere una tale sensibilità, i

ricercatori hanno utilizzato luce laser

infrarossa, invisibileall’occhio umano

ma assorbita con particolare facilità

dalle molecole. L'esperimento è stato

realizzato dal gruppo di ricerca Ino-

Cnr presso lo European Laboratory

for Nonlinear Spectroscopy (Lens) di

Sesto Fiorentino.

“La radiazione infrarossa viene ri-

flessa tra due specchi tra i quali è

contenuto il gas da analizzare – con-

clude il primo autore Iacopo Galli -

In questo modo la luce attraversa

migliaia di volte le stesse molecole

di anidride carbonica da misurare,

che equivale a moltiplicare per mi-

gliaia di volte la quantità di molecole

disponibili e ad aumentare così la

sensibilità di misura”.

Insomma uno strumento, tra l’altro

non invasivo, che permetterà agli stu-

diosi nell’ambito dei beni culturali di

conoscere la vita di ogni reperto ri-

trovato, risalendo al momento in cui

quell’anfora, quel relitto, quell’indu-

mento ha smesso di esistere e si è

conservato fino ai nostri giorni, re-

stituendoci un pezzo di storia del

nostro passato e meritando per que-

sto di essere tutelato e valorizzato.

Serenella Napolitano

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anno viii - numero i 7

homo sapiens: la grande sToria della diversiTà umanaUn tuffo nel passato per spiegare il presente. Il viaggio dell’Homo sapiens iniziato da una piccola valle dell’Etiopia e finito con

il popolamento del mondo intero

L’allestimento interattivo e multi-mediale della mostra “Homo sa-piens: la grande storia della diversitàumana” che dall’11 novembre 2011al 12 febbraio 2012 si ha la possibi-lità di visitare presso il Palazzo delleEsposizioni di Roma, è stato curatoda diversi specialisti di genetica, lin-guistica, archeologia, antropologia epaleoantropologia, con la coordina-zione di Luigi Luca Cavalli-Sforza(Stanford University) e di TelmoPievani (Università Milano-Bicocca)che, sulla base dei dati più recentiforniti dalla ricerca, hanno riassuntola storia dell’evoluzione del genereHomo, gli spostamenti ed il popo-lamento da parte di questo dei con-tinenti, facendo notare la varietàculturale umana e allo stesso temposottolineando la forte unità biolo-gica della specie.I curatori dell’esposizione hanno benevidenziato il fatto che, sebbene finoa poche migliaia di anni fa esistevanoaltre specie umane, oggi tutti gli es-seri umani derivano dall’Homo sa-piens ed hanno proposto grazieall’aiuto di importanti reperti e dimodelli in scala reale il percorso evo-lutivo della specie, suddividendo ilpercorso della mostra in sei sezioni.La prima sezione della mostra inti-tolata: “Mal d’Africa” racconta diquando, circa due milioni di anni fa,degli ominidi caratterizzati dalla sta-zione eretta e dalla locomozione bi-pede, partendo appunto dalcontinente nero, migrarono versoaltre terre. La seconda sezione: “La solitudineè un’invenzione recente” mette inrilievo che l’Homo sapiens, la cuinascita viene situata fra i 180mila ei 200mila anni fa, non era in quel pe-riodo l’unica specie ominide pre-sente sul pianeta, esistevano, infatti,anche l’uomo di Flores (Indonesia)e quello di Denisova (Siberia) non-ché l’Homo neanderthalensis concui la nostra specie si trovò a convi-vere in Europa ed Asia occidentaleper lunghi periodi e con cui forse siè incrociata. La sezione numero tre “I geni, i po-poli, le lingue” tratta, invece, del-l’evoluzione dell’Homo sapiens,indicando nella “Rivoluzione Paleo-litica” avvenuta intorno a 40milaanni fa l’apertura della mente umanaall’arte, alla creazione dei riti di se-poltura e a nuove tecnologie mentre

avevano luogo le colonizzazioni deicontinenti australiano e americano,la stessa sezione grazie all’intera-zione tra varie discipline come la ge-netica, l’archeologia e la linguistica,ricostruisce l’albero genealogicodelle diversificazioni dei popoli sullaTerra e la diffusione delle varie ra-mificazioni e spiega come potesserocoesistere insieme ad un linguaggioarticolato anche forme di espres-sione miste con vocalizzi e gestua-lità. La stessa sezione evidenziaanche come la conformazione dellagola dell’Homo sapiens gli abbia re-galato la possibilità di articolare leparole nonostante un rischio poten-ziale di soffocamento, possibilitàche probabilmente è stata la marciain più della specie.“Tracce di mondi perduti”, la quartasezione della mostra, illustra unaprogressiva messa a punto di tecni-che per la produzione del cibo (agri-coltura e allevamento) insostituzione delle tecniche di sem-plice sfruttamento (caccia e rac-colta) che diedero luogo ad unmutamento piuttosto radicale delleabitudini umane, infatti, il nomadi-smo divenuto dapprima stagionale

(spostamenti negli stessi ambiti ter-ritoriali in armonia coi tempi natu-rali, col mutare delle stagioni e conle migrazioni degli animali) poiscomparve del tutto con l’avventodegli agricoltori-allevatori che si in-sediarono nelle terre che lavoravanoo in cui i loro animali pascolavano.La stanzialità, che determinò la na-scita dei primi villaggi con struttureabitative fisse, unita all’agricoltura eall’allevamento fece aumentare no-tevolmente la popolazione umanainnescando così nuove migrazioni. La sezione 5 “Italia, l’unità nella di-versità” lega la preistoria a tempi piùrecenti, portando l’esempio del no-stro territorio come il risultato sto-rico di tante migrazioni che però,grazie anche all’arricchimento cul-turale ricevuto, ha visto il formarsidi un’unità culturale propria, testi-moniata anche dal fatto che la na-scita della lingua italiana è avvenutaprima che l’Italia diventasse una na-zione.Infine, la sesta sezione: “Tutti parenti,tutti differenti: le radici intrecciatedella civiltà” parte dalla constatazioneche visto che l’unica origine africanadell’Homo sapiens è piuttosto re-

cente non c’è stato il tempo e il mododi formare “razze” geneticamente di-stinte per cui, pur facendo parte di di-verse culture, siamo tutti uniti dallostesso codice genetico.Si segnala che i visitatori più piccolihanno la possibilità di giocare inte-rattivamente con appositi exhibit epossono fruire anche di diverse at-tività di laboratorio, mentre per gliadulti visto il carattere interdiscipli-nare dell’esposizione, sono stati pre-visti vari incontri raggruppati sottoil titolo di “Evoluzioni e Diversità -Incontri con la Scienza” a cui par-teciperanno numerosi esperti (il ca-lendario delle conferenze èpubblicato a lato).Per chi volesse cogliere l’occasionedi sapere un po’ di più sull’affasci-nante avventura dell’Homo sapiensdai primordi ad oggi si ricorda chec’è anche la possibilità di fruire divisite guidate individuali e pergruppi prenotando obbligatoria-mente; si ricorda, inoltre, che per laprima volta la mostra si trasformeràin un film, infatti, è stato istituito unconcorso per cortometraggi ispiratiai temi principali dell’esposizione.

Giulia Carozza

Evoluzioni e Diversità . Incontri con la Scienza- 11 novembre, ore 18,30 Spencer Wells: “Il Seme diPandora. Un mondo colonizzato dalla specie umana”i pro e i contro dello strutturarsi da parte dell’uomoin società complesse.- 11 novembre ore 21,00 Lee Berger: “Australopithe-cus sediba, l’ultima scoperta rivoluzionaria dell’evo-luzione umana” l’australopiteco coevo dei primiHomo in africa Orientale sposta forse l’origine diquesti dall’Etiopia al Sudafrica?- 12 novembre, ore 18,30 Theresa Chelepy-Robertse Claudio Tuniz: “La grande epopea australiana” letribù di Homo sapiens che attraversarono il mare epopolarono l’Australia.- 13 novembre, ore 18,30 David Lordkipanidze:“Homo georgicus: la storia del primo ominino uscitodall’Africa” ritrovati i resti di un sito umano tra MarNero e Mar Caspio risalenti a 1,85 milioni di anni fa.- 16 novembre ore 18,30 Telmo Pievani e FedericoTaddia: “L’imprevedibile storia della diversitàumana”. Siamo tutti africani….. le razze umane nonesistono.- 23 novembre, ore 18,30 Marco Aime e Guido Bar-bujani: “Perché siamo diversi?” Tutti uguali ma tuttidiversi, separati non come razze ma come culture.- 30 novembre, ore 18,30 Olga Rickards e GianfrancoBiondi: “L’errore della razza” il vocabolo razza èinappropriato nello riferirsi alla specie umana.- 02 dicembre, ore 18,30 Patrizio Roversi: “Animali,piante, lingue, culture, storie, musiche, cibi…le incre-

dibili diversità degli italiani” Perché il nostro Paese è

pieno di diversità.

- 07 dicembre, ore 18,30 Nicoletta Maraschio e Ni-

cola Grandi: “Anche le lingue evolvono” gli adatta-

menti, le trasformazioni, le diversificazioni e le

estinzioni delle lingue.

- 14 dicembre, ore 18,30 Fabrizio Rufo e Paolo Rossi:

“Mangiare: bisogno, desiderio, ossessione. La diver-

sità planetaria del cibo” dialogo sul tema.

- 21 dicembre, ore 18,30 Giorgio Manzi e Juan-Luis

Arsuaga “Homo sapiens: la nascita dell’intelligenza

simbolica” La nascita della mente umana moderna

ovvero come siamo diventati “sapiens”.

- 11 gennaio, ore 18,30 Maria Enrica Danubio e An-

tonello La Vergata: “L’immagine degli italiani” Come

sono cambiati gli italiani dall’unità ad oggi.

- 19 gennaio, ore 18,30 Massimo Livi Bacci e Alfredo

Coppa: “In cammino. Le migrazioni umane passate

e future” le continue migrazioni dell’uomo.

- 1 febbraio, Giorgio Manzi, Jacopo Moggi-Cecchi e

David Caramelli: “Cacciatori di molecole fossili e cac-

ciatori di fossili” Fossili e geni per capire l’evoluzione

umana.

- 8 febbraio, ore 18,30 Bernardino Fantini e Aldo

Morrone: “Dal passato al futuro: migrazioni e malat-

tie” La convivenza tra uomini e animali, gli agenti pa-

togeni portati dagli animali.

Page 8: a pompei crolla un pilasTro della villa di loreio TiburTinocontinua a pag. 2 continua a pag. 2 Sembra infinita la storia dei crolli che sta interessando la magnifica città di Pompei.

anno viii - numero i8

costruttori in cambio del restauro.Il mausoleo di Augusto Imperatore,situato nel pieno centro storico diRoma nel rione Campo Marzio, èdunque intrappolato in un cantiere,iniziato già nel 2007. La piazzastenta a ritornare un luogo degnodel suo nome, il monumento sepol-crale attende da secoli una sistema-zione che lo riporti vicino allosplendore di un tempo. Il mausoleo,infatti, eretto nel 28 a.C. raccoglie le

Piazza Augusto Imperatore è oggiun insieme non omogeneo di emer-genze architettoniche conflittuali escarsamente integrate. I porticimussoliniani mal si amalgamanocon le chiese barocche, la teca diMeier acceca il mausoleo con uncontrasto di colori unico ma nonper tutti affascinante. I turisti pas-sano veloci senza fermarsi ad osser-vare il sepolcro (uno dei più grandirimastoci dall'antichità con i suoi 87metri di diametro contro i 64 metridel mausoleo di Adriano) e spessosenza capire di cosa in realtà si tratti. Serve, quindi, una riqualificazione.Il comune ha agito tramite concorsointernazionale: il vincitore è stato ilprogetto “Urbs et civitas” delgruppo diretto dal preside della fa-coltà di architettura di “Roma Tre”Francesco Cellini (novembre 2006).Il disegno è ambizioso: i lavori, ini-ziati nel 2007, prevedono la realiz-zazione di due scalinate centrali checollegano la tomba con la chiesa diSan Carlo e il museo dell'Ara Pacis.Nella piazza sarà impiantata unabassa vegetazione, così da permet-tere facilmente futuri interventi discavo, il mausoleo sarà reso dinuovo accessibile e riportato allostesso livello dello strada. Il lungo-tevere passerà sottoterra, una sceltaquesta che permetterà di creare unasuggestiva e spaziosa area pedonaleantistante alla teca di Meier, costata16 milioni di euro, che, rivaloriz-zando l'Ara Pacis, ha arricchito lapiazza di una discussa struttura diultima generazione. I costi molto elevati dei lavori pari a20 milioni per il mausoleo e 25 peril sottopassaggio del lungotevere ele complesse vicissitudini economi-che e politiche del nostro Paese, ri-tardano la riuscita dell'opera, la cuiauspicata conclusione era fissataentro il 2010 dall'allora sindaco Vel-troni.L'ex sottosegretario ai Beni culturaliFrancesco Giro nel gennaio 2011 hadichiarato il 2014 come termine deilavori di restauro del tridente incoincidenza con il bimillenario dellamorte di Augusto, deceduto nel 14dopo Cristo.Secondo l'assessore all'urbanisticaMarco Corsini, visti i problemi dimancanza fondi derivati dallacrisi economica, la via per conclu-dere la riqualificazione entro i terminifissati da Giro, potrebbe essere quelladi pagare l'opera offrendo in permutaterreni edificabili. Dunque, come av-viene troppo spesso, nuovi lotti di ce-mento vengono regalati ai soliti

NEWS DAL TERRITORIO

la gloria inFranTa di augusTo

spoglie di Augusto, Agrippina,Nerva e altre illustri personalità ro-mane e pare fu costruito ispirandosialla tomba di Alessandro Magno,poiché in quel periodo l'imperatorefece ritorno dall'Egitto.L'area archeologica ha subito nellastoria diversi rimaneggiamenti. Vit-tima di saccheggi nel medioevo, lasua terrazza venne utilizzata comevigneto; nel XII secolo inoltre i Co-lonna vi costruirono un fortilizio.

L'unità d'Italia comportò la costru-zione degli argini del Tevere chemodificarono l'area eliminando ilsettecentesco porto di Ripetta. Ilventennio fascista e la rivoluzionerazionalista trasformarono l'Urbe.Fu creata Piazza Augusto Impera-tore: vennero demoliti abitazioni ededifici storici (il palazzo Correa el'auditorium Augusteo) e realizzati iportici metafisici. La riscoperta delmonumento svolta dall'architettoVittoria Ballio Morpurgo, grazie alpiano regolatore del 1931, ridonòcentralità al monumento augusteo eall'Ara Pacis, liberando gli edificidalla vegetazione e dal progressivointerramento (1937-1940). Nel 1952vennero realizzati le scalinate e imuretti che collegano il livello delmonumento al livello stradaleodierno. Intanto a tutt’oggi i lavori di re-stauro del tridente non decollano, lapiazza rimane bloccata e la memoriadi Augusto danneggiata: da conqui-statore d'Egitto a imperatore deirovi e delle transenne. Speriamo cheil terzo millenio gli regali una sortemigliore.

Francesco Consiglio

i grandi viaggi del gruppo archeologicoromano 2012

Creta viaggio giovani 4 – 10 aprile 2012Durata 7 giorniNella patria dei miti, sede di uno deimonti Olimpo del mondo antico vi-siteremo tutti i palazzi minoici e mi-cenei da Cnosso a Kato Zakros daFestos a Mallia da Aghia Triada aChania, le città arcaiche come Latò,micenee come Gournia, romanecome Falasarna, Veneziane comeHeraclion e Rethimno con traccedel passato islamico dell’isola occu-pata dai Turchi per due secoli. IlMuseo di Heraclion con la piùgrande collezione di oggetti mi-noici, il porto tolemaico di Itanos ,laspiaggia delle palme di Vai comple-teranno un percorso di grande fa-scino storico e ambientale

Turchia: Cilicia 12 – 20 maggio 2012Durata: 11 giorniUn percorso di grande interessesulla strada percorsa da condottierie re, da Alessandro Magno a Fede-rico Barbarossa, per raggiungere ilmedio oriente. Andremo da Seleu-cia al cadicadmo (Silifke) a Tarso pa-tria dell’Apostolo Paolo, dalleaffascinanti rovine della città bizan-

tina di Kandilivane con l’oracolo diZeus Olbios al suggestivo centro It-tita di Karatepe immerso nella ve-getazione di un parco naturale.

Grecia: Isole dell’Egeo 1 – 13 giugno 2012Durata: 12 giorniViaggio tra alcune delle isole più fa-mose del mondo greco da Lemnos,legata alle origini degli etruschi a Le-sbos, dove riecheggiano i versi diSaffo, dalla omerica Chios a Samossede del famoso Heraion e patria dipoeti e filosofi e a Samotracia patriadei misteriosi Dei cabiri. Un percorsotra storia letteratura e natura nellasplendida cornice del Mare Egeo.

Europa: Germania Superior,Germania Inferior, Retia 15 – 25 ottobre 2012Durata: 12 giorniUn percorso che attraverso città ita-liane ricche di Monumenti comeVerona e Bolzano ci condurrà nelleprovincie di frontiera dell’ImperoRomano lungo il limes del Danubioe del Reno. Dai campi ricostruiti delLimes come Aalen e Xanten alle ca-pitali imperiali di Treviri e Acqui-sgrana; dalle città famose comeColonia e Monaco ricche di museiarcheologici moderni e affascinantiai centri meno noti del culto degliantichi Germani.