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SETE di PAROLA SETE di PAROLA XVII Settimana del Tempo Ordinario dal 26 luglio all’1 agosto dal 26 luglio all’1 agosto 2015 2015 Vangelo del giorno Vangelo del giorno Commento Commento

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SETE di PAROLASETE di PAROLAXVII Settimana del Tempo

Ordinario

dal 26 luglio all’1 agosto dal 26 luglio all’1 agosto 20152015

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Domenica, 26 luglio 2015Santi Gioacchino e Anna, genitori della Beata Vergine Maria

Liturgia della Parola2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-5

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande

folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.  E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

…È MEDITATAGiovanni ci mette dinanzi a un miracolo: la moltiplicazione dei pani. Una grande moltitudine segue Gesù perché aveva visto i segni che realizzava sui malati. E Gesù, sale sulla montagna. Vedendo la

moltitudine, mette alla prova i discepoli con la fame della gente e chiede a Filippo: “Dove possiamo comprare pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Però Filippo, invece di guardare la

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situazione alla luce della Parola, guarda con gli occhi di chi è ragionevole e risponde: “Non bastano duecento denari!”. Filippo constata il problema e riconosce la sua totale incapacità a risolverlo. Si lamenta, ma non presenta nessuna soluzione, un po’ quello che facciamo noi che ci lamentiamo per tutto, ma proponiamo soluzioni? Guardiamo con gli occhi della fede i problemi? Le difficoltà le affrontiamo credendo nella forza che viene da Dio?Andrea, invece di lamentarsi, cerca una soluzione. Trova un ragazzo con cinque pani e due pesci: la razione giornaliera di un povero. Il ragazzo consegna la sua razione giornaliera di cibo. Siamo pronti a dividere il nostro cibo, come fece il ragazzo? Gesù chiede alla gente di sedersi per terra. Poi moltiplica il cibo, la razione del povero. Sfama un’intera folla così tanto da far avanzare 12 ceste di pane. Il Signore è sovrabbondante nel suo amore.Giovanni non informa se avanzarono anche pesci. A lui interessa evocare il pane come simbolo dell’Eucaristia. Vogliono farlo re. La gente

interpreta il gesto di Gesù dicendo: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. L’intuizione della gente è giusta. Gesù di fatto è il Messia, colui che la gente stava aspettando. Per questo la gente chiede di farlo re! Gesù nel percepire ciò che poteva avvenire, si ritira da solo sulla montagna. Gesù frena così l’entusiasmo popolare, li delude, non vuole essere un re potente, Lui sa che morirà in croce. Questo è lo sbaglio della gente dell’epoca come anche il nostro, quello cioè di avere un progetto già costituito e volere che Gesù lo incarni, invece bisogna riconoscere il primato di Dio nella nostra vita, occorre permettergli che ci mostri il Suo progetto d’amore che ha per la nostra vita.-------------------------------------------Prese i pani, rese grazie e li distri-buì: tre verbi che ci ricollegano su-bito a ogni Eucaristia. E mentre lo distribuiva, il pane non veniva a mancare, e mentre passava di ma-no in mano, restava in ogni mano. Il Vangelo neppure parla di moltiplicazione ma di distribuzione.Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo.

…È PREGATADammi oggi, il pane quotidiano...Il pane della speranza,per dare speranza. Il pane della gioia, da poter spartire. Il pane dell'intelligenza, per varcare l'impossibile. Il pane del sorriso, da trasmettere agli altri. Il pane della misericordia, perché possa ricevere e dare perdono. Il pane del dolore, da

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condividere. Il pane della grazia, per non attaccarmi al male. Il pane della fraternità, per diventare una cosa sola con i miei fratelli. Il pane del tempo, per conoscerti. Il pane del silenzio, per amarti.

…MI IMPEGNASignore, quando avrò fame, dammi qualcuno che ha bisogno di mangiare;Signore, quando avrò sete, dammi qualcuno che ha bisogno di acqua;Signore, quando avrò freddo, dammi qualcuno che ha bisogno di calore.Signore, quando soffrirò, dammi qualcuno che ha bisogno di consolazione;Signore, quando la mia croce sembrerà pesante, fammi condividere la croce di un altro;Signore, quando mi sentirò povera, mettimi al fianco di qualcuno più bisognoso.Signore, quando vorrò che gli altri mi comprendano, dammi qualcuno che ha bisogno della mia comprensione.Signore, rendimi degna, di servire i fratelli, dà loro, attraverso le queste mani,non solo il pane di tutti i giorni, ma anche il nostro amore misericordioso,immagine del tuo. Madre Teresa di Calcutta

Lunedì, 27 luglio 2015Liturgia della Parola

Es 32,15-24.30-34; Sal 105; Mt 13,31-35LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la

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mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».…È MEDITATAGesù continua a parlare del regno di Dio e lo paragona a un granello di senapa e al lievito. Questa parabola probabilmente rispondeva alla domanda dei primi ascoltatori di Gesù: com'è possibile che il regno dei cieli possa presentarsi in modo così stentato? Il granello di senapa è ritenuto il più piccolo di tutti i semi. Ma, una volta cresciuto, riesce a raggiungere l'altezza di due o tre metri e può accogliere tra i suoi rami anche gli uccelli. Gesù dice che avviene così per l'opera del Vangelo: all'inizio si presenta modesta, insignificante, debole, come la più minuta delle sementi. Ed è vero. Cosa c'è di più debole del Vangelo? È solo una parola che può essere disattesa, dimenticata, allontanata. Tuttavia, se è accolta e fatta crescere, diviene ben visibile e allarga il suo influsso oltre noi stessi. Questa lezione viene ripresa nella parabola seguente. Una donna vuole cuocere del pane. Alla massa della farina aggiunge una piccola quantità di lievito; impasta il tutto e poi lo copre con un panno e lo lascia fermentare tutta la notte. Al mattino, tutta la pasta è fermentata da quel pugno di lievito. Anche qui l'evangelista fa notare la

sproporzione tra l'umiltà dell'inizio e la grandezza della fine. Così è del Vangelo. Queste parole ci dicono che non conta il piccolo numero e la quantità poco appariscente; davanti a Dio conta essere davvero lievito. Così è anche per la comunità dei credenti: essa è piccola e debole, ma se si lascia guidare dallo Spirito del Signore diventa una pianta che accoglie tanti e un lievito che fermenta la vita degli uomini. ----------------------------------------------------Dovete comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirlo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. Josemaría Escrivà,

…È PREGATAO Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo;  effondi su di noi la tua misericordia 

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perché, da te sorretti e guidati,  usiamo saggiamente dei beni terreni  nella continua ricerca dei beni eterni

…MI IMPEGNACresciamo nella pazienza, allora: verso noi stessi perché fatichiamo ad essere ciò che vorremmo, anche agli occhi di Dio. E verso la Chiesa: perché non sempre realizza ed esprime il Regno, diventando un albero che non porta frutti. Cresciamo nell'azione operosa, allora: prendiamo consapevolezza di quanto preziosa è la nostra fede, agiamo quotidianamente per realizzare la crescita del seme di Dio nella nostra comunità.

Martedì, 28 luglio 2015Liturgia della Parola

Es 33,7-11; 34,5-9.28; Sal 102; Mt 13,36-43LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

…È MEDITATAI discepoli, tornati a casa, chiedono a Gesù la spiegazione della parabola della zizzania. C'è un momento di intimità tra Gesù e i discepoli nel quale è più facile chiedere e confidarsi. Possiamo somigliare questi momenti a quelli che ogni comunità vive quando si raccoglie nella preghiera comune.

Gesù è presente là dove si trovano due o tre riuniti nel suo nome. L'ascolto in comune della Parola di Dio ha un valore e una grazia tutta particolare, data appunto da questa presenza che Gesù ha assicurato. C'è pertanto una responsabilità particolare sia di chi guida la preghiera sia di chi ascolta: si

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realizza questa scena evangelica. Gesù, radunati i discepoli, spiega loro la parabola quasi parola per parola, immagine per immagine, perché nulla resti oscuro del Vangelo. Il seme buono e la zizzania crescono assieme, dice Gesù. Non ci sono campi separati, come in una divisione manichea, da una parte i buoni e dall'altra i cattivi. La zizzania è presente sia in ogni parte del mondo che nel cuore di ogni credente, come anche nella stessa comunità dei discepoli. Il bene e il male abitano in ciascun popolo, in ciascuna cultura, in ciascun cuore. Gesù poi si sposta al momento del giudizio. E mentre nel corso della vita c'è il momento della pazienza, al termine c'è quello della separazione. È meglio cambiare con pazienza la zizzania

in seme buono lungo la vita, perché al termine arriverà inesorabile il fuoco.-------------------------------------------Quanto soffriamo nel dover convivere quotidianamente con i nostri difetti! Come vorremmo, in totale e assoluta verità, poterci liberare delle nostre ombre! E di quelle della Chiesa! Per potere presentarci a Dio senza macchia, con una vita corrispondente al nostro desiderio di santità! No, ammonisce il Signore: meglio per noi dimorare nell'umiltà, crescere nella pazienza. La parte oscura delle nostre vite, seminata nel cuore dall'avversario, cresce accanto al buon grano: ciò che a noi è chiesto è di evitare che soffochi in noi la parte luminosa...

…È PREGATAO Signore, voglio essere seme tra le tue mani. Da te voglio essere toccato. Voglio crescere da vero figlio del Padre buono. Voglio essere degno di Te. Amen.

…MI IMPEGNA<< Ma se qualche cosa un pochino dura [...]dovrà pure introdursi per la correzione dei vizi o per la conservazione della carità, non ti lasciar cogliere subito dallo sgomento da abbandonare la via della salute, che non può intraprendersi se non per uno stretto imbocco>>. Regola di San Benedetto

Mercoledì, 29 luglio 2015Santa Marta - Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania. Nella loro casa ospitale Gesù amava sostare durante la predicazione in Giudea. In occasione di una di queste visite conosciamo Marta. Il Vangelo ce la presenta come la donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite,

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mentre la sorella Maria preferisce starsene quieta in ascolto delle parole del Maestro. L'avvilita e incompresa professione di massaia è riscattata da questa santa fattiva di nome Marta, che vuol dire semplicemente «signora». Marta ricompare nel Vangelo nel drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro, dove implicitamente domanda il miracolo con una semplice e stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo, e durante un banchetto al quale partecipa lo stesso Lazzaro, da poco risuscitato, e anche questa volta ci si presenta in veste di donna tuttofare. I primi a dedicare una celebrazione liturgica a S. Marta furono i francescani, nel 1262.

Liturgia della Parola1Gv 4,7-16; Sal 33; Lc 10,38-42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

…È MEDITATAOggi la Chiesa celebra la splendida memoria di Maria, sorella di Lazzaro e Marta, passata alla storia per un cena fra amici...Quanta retorica ha farcito questa pagina! Quante meditazioni di dotti predicatori che hanno esaltato il ruolo di Maria la contemplativa rispetto all'indaffaratissima Marta! Quante sciocchezze sono state dette, come se solo l'ascolto e il silenzio sono graditi a Dio, finendo con lo stilare una serie di classifica dei discepoli di prima serie (i contemplativi) e poi tutti gli altri. No, credetemi, Gesù è stato ben contento di cenare quella sera. E sono convinto che, dopo il benevolo rimprovero fatto a Marta,

si sia alzato insieme a Maria per preparare la tavola. Marta e Maria, come ho avuto modo di scrivere molte volte, sono le due dimensioni essenziali alla vita di fede, i due binari su cui corre la vita del discepolo: la preghiera e l'azione. Non esiste una preghiera che non sfoci nel servizio e la carità rischia di inaridirsi se non attinge forza dal rapporto intimo col Signore nella preghiera e nella meditazione. Ma oggi vogliamo sottolineare le tante persone che, come Marta, davanti ai problemi si rimboccano le maniche, che praticano la propria fede con lo spazzolone e il martello in mano, sempre pronte ad essere disponibili in parrocchia quando si

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tratta di sudare, magari dietro le quinte!-------------------------------------------Nessuno di voi osi esclamare: «Felici coloro che hanno meritato di ricevere Cristo in casa propria!». Non rammaricarti, non recriminare perché sei nato in un

tempo in cui non puoi vedere il Signore nella carne. Egli non ti ha privato di questo onore, perché ha assicurato: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Sant’Agostino

…È PREGATADio onnipotente ed eterno, il cui tuo Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora.

…MI IMPEGNAA fermarmi dalla mia vita frenetica, soffermandomi sulla mia fede per capire se è sincera e onesta così come la chiede il Signore.

Giovedì, 30 luglio 2015Liturgia della Parola

Es 40,16-21.34-38; Sal 83; Mt 13,47-53LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.…È MEDITATAGesù continua a parlare in parabole annunciando che è ormai vicino il momento in cui l'amore di Dio

regnerà sulla vita degli uomini e sarà sconfitta la violenza del male. Tutto ciò, sebbene parta per

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iniziativa di Dio, non avviene però senza la partecipazione degli uomini. Gesù utilizza nella sua parabola l'immagine della rete. Il regno è largo, riguarda tutti gli uomini: è simile a una rete che raccoglie una gran quantità di pesci, buoni e cattivi. Gesù sembra suggerire ai discepoli: allargate il cuore sino al limite massimo, per raccogliere quante più persone è possibile. E' necessaria la saggezza del padrone di casa che sa usare

tutto, "cose nuove e cose antiche", per guadagnare gli uomini al Vangelo.-------------------------------------------Chiediamo al Signore di donare alla sua Chiesa uomini e donne talmente ancorati in lui e talmente equilibrati, da riuscire a conservare la fede senza imbalsamarla, e a proporre cose nuove senza che siano delle novità che corrono dietro alle ultime mode…

…È PREGATAO Dio, nostra forza e nostra speranza,  senza di te nulla esiste di valido e di santo;  effondi su di noi la tua misericordia  perché, da te sorretti e guidati,  usiamo saggiamente dei beni terreni  nella continua ricerca dei beni eterni.

…MI IMPEGNAOggi troviamo ancora il tema della pazienza, e ci è chiesto di imitare il gesto del pescatore che, dopo avere pescato, sa scegliere dalla sua rete i pesci buoni da quelli immangiabili. Il Signore ci richiama fortemente ad avere pazienza con noi stessi e con i nostri fratelli. E suggerisce di imitare il buon padre di famiglia che non butta via nulla, ma che sa usare cose vecchie e cose nuove per il bene dei suoi cari. 

Venerdì, 31 luglio 2015Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote - Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491. Era avviato alla vita del cavaliere, la conversione avvenne durante una convalescenza, quando si trovò a leggere dei libri cristiani. All'abbazia benedettina di Monserrat fece una confessione generale, si spogliò degli abiti cavallereschi e fece voto di castità perpetua. Nella cittadina di Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme,

che successivamente rielaborate formarono i celebri Esercizi Spirituali. L'attività dei Preti

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pellegrini, quelli che in seguito saranno i Gesuiti, si sviluppa un po'in tutto il mondo. Il 27 settembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

Liturgia della ParolaLv 23,1.4-11.15-16.27.34b-37; Sal 80; Mt 13,54-58

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.…È MEDITATAPrega con noi, oggi, il grande Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, i Gesuiti, che, in pieno Cinquecento, hanno portato una ventata di passione alla Chiesa e l'hanno spinta verso gli estremi confini della terra conosciuta.Gesù torna in "patria". Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. E' ben conosciuto, sanno chi è, fa parte del loro gruppo, come può avere autorità sulla loro vita? Il problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita. I concittadini di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno

di dover cambiare la propria vita. E' la tentazione di tanti cristiani: sentirsi già, e per diritto di nascita, "concittadini" di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può ancora ripetere, amaramente: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E triste è la conclusione dell'evangelista: "Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità". Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c'era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato.---------------------------------------------------Ancora oggi, Gesù si nasconde dietro il volto dei tanti fratelli che incontreremo, che conosciamo e misuriamo, che guardiamo sapendo benissimo dove andranno a parare. No, amici, tenete il cuore

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desto e le orecchie tese, perché il Signore ci raggiunge attraverso chi non sospetteremmo mai, ci parla proprio attraverso le

persone che ci stanno accanto e che, se pronti, possono essere per noi profeti quando meno ce l'aspettiamo.

…È PREGATAO Dio, che a gloria del tuo nome  hai suscitato nella Chiesa  sant’Ignazio di Loyola, concedi anche a noi,  con il suo aiuto e il suo esempio,  di combattere la buona battaglia del Vangelo,  per ricevere in cielo la corona dei santi.

…MI IMPEGNAOccorre andare sempre al di là delle apparenze per scorgere una realtà più profonda in cui Dio si manifesta e che non corrisponde ai nostri luoghi comuni. Viviamo, in questa giornata, nella consapevolezza che il Signore ci raggiunge attraverso le persone che ci stanno accanto...

Sabato, 1 agosto 2015Sant’Alfonso Maria de Liguori, vescovo e dottore della Chiesa - Nasce a Napoli il 27 settembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Studia filosofia e diritto. Dopo alcuni anni di avvocatura, decide di dedicarsi interamente al Signore. Ordinato prete nel 1726, Alfonso Maria dedica quasi tutto il suo tempo e e il suo ministero agli

abitanti dei quartieri più poveri della Napoli settecentesca. Mentre si prepara per un futuro impegno missionario in Oriente, prosegue l'attività di predicatore e confessore e, due o tre volte all'anno, prende parte alle missioni nei paesi all'interno del regno. Nel maggio del 1730, in un momento di forzato riposo, incontra i pastori delle montagne di Amalfi e, constatando il loro profondo abbandono umano e religioso, sente la necessità di rimediare ad una situazione che lo scandalizza sia come pastore che come uomo colto del secolo dei lumi. Lascia Napoli e con alcuni compagni, sotto la guida del vescovo di Castellammare di Stabia, fonda la Congregazione del SS. Salvatore. Intorno al 1760 viene nominato vescovo di Sant'Agata, e governa la sua diocesi con dedizione, fino alla morte, avvenuta il 1 agosto del 1787.

Liturgia della ParolaLv 25,1.8-17; Sal 66; Mt 14,1-12

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli

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diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

…È MEDITATAIl tetrarca Erode fa parte della stessa dinastia della famiglia reale dei Vangeli dell'infanzia, ha paura che Gesù sia il Battista redivivo. Ancora una volta, l'Erode di turno ha paura di perdere il proprio potere. Il suo predecessore ebbe paura della notizia riferitagli dai Magi e confermata dalle Scritture. In effetti, la Parola di Dio non lascia mai le cose come sono, chiede a tutti un cambiamento nella propria vita, nei propri atteggiamenti, nei pensieri del proprio cuore. Erode, colpito dalla chiarezza della parola del profeta che lo rimproverava per la sua cattiva condotta, lo fece imprigionare per non sentire più la sua voce. E poi, su insistenza della figlia, lo fece uccidere. In effetti, basta davvero poco per eliminare la Parola di Dio, per allontanare dalla vita il Vangelo. La morte del

Battista era senza dubbio un preavviso per Gesù su quello che gli sarebbe accaduto se avesse continuato sulla via della profezia. Ma Gesù non si fermò, anche se questo lo avrebbe portato sino alla croce. E' la via della testimonianza sino alla fine. I milioni di martiri del Novecento sono un esempio di testimonianza evangelica che dobbiamo custodire con cura e con ammirazione.----------------------------------------------------Sono venuta qua per esercitare la carità e, se occorre, versare il sangue per Cristo. Sono venuta qua a dare la mia vita per Gesù, se è necessario. Sapevo da tempo il pericolo, mi sono preparata: chiedo di restare e di dare la vita per il Signore, lui mi darà la forza.

S. Maria Chiara Nanetti, missionaria francescana martire in Cina

…È PREGATA

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Nuove terre sono bagnate dal sangue dei martirie, oggi, il cielo ascolta nuovo dolore. Piccoli e grandi, uomini e donne, sani e malati, l'odio non fa distinzioni e ogni giorno uccide la fraternità. Proteggi, Signore, chi per fede muore. Custodisci i passi di coloro che fuggono per non far morire il futuro e la fede in te. Sii la forza di chi non cede alla paura e, con audacia, testimonia il tuo nome e la tua salvezza. Noi crediamo che tu sei il Signore, Dio dell'universo; crediamo che il tuo nome, invocato oggi tra lacrime e pianto, tra terrore e speranza, può portare salvezza al mondo. Ognuno di noi lo invochi, chiedendo salvezza, in comunione con i nostri fratelli e sorelle perseguitati in tante parti del mondo. Amen.

…MI IMPEGNA Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. 

Shahbaz Bhatti, ucciso a Islamabad - PAKISTAN il 2/03/2011

VISITA AL CENTRO DI RIEDUCAZIONE SANTA CRUZ - PALMASOLADISCORSO DEL SANTO PADRE

Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) Venerdì, 10 luglio 2015

Cari fratelli e sorelle,

Non potevo lasciare la Bolivia senza venire a trovarvi, senza condividere la fede e la speranza che nascono dall'amore offerto sulla croce. Grazie per avermi accolto. So che vi siete preparati e avete pregato per me. Vi ringrazio tanto. Nelle parole di Mons. Jesús Juárez e nelle testimonianze dei fratelli che sono intervenuti, ho potuto

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constatare come il dolore non è in grado di spegnere la speranza nel profondo del cuore, e che la vita continua a germogliare con forza in circostanze avverse.

Chi c’è davanti a voi? Potreste domandarvi. Vorrei rispondere alla domanda con una certezza della mia vita, con una certezza che mi ha segnato per sempre. Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati. Ed è così che mi presento. Non ho molto da darvi o offrirvi, ma quello che ho e quello che amo, sì, voglio darvelo, voglio condividerlo: è Gesù, Gesù Cristo, la misericordia del Padre. Egli è venuto a mostrarci, a rendere visibile l’amore che Dio ha per noi. Per te, per te, per te, per me. Un amore attivo, reale. Un amore che ha preso sul serio la realtà dei suoi. Un amore che guarisce, perdona, rialza, cura. Un amore che si avvicina e restituisce dignità. Una dignità che possiamo perdere in molti modi e forme. Ma Gesù è un ostinato in questo: ha dato la vita per questo, per restituirci l’identità perduta. Per rivestirci con tutta la sua forza di dignità.

Mi viene alla memoria un’esperienza che può aiutarci: Pietro e Paolo, discepoli di Gesù, sono stati anche prigionieri. Sono stati anche privati della libertà. In quella circostanza, c’è stato qualcosa che li ha sostenuti, qualcosa che non li ha lasciati cadere nella disperazione, non li ha lasciati cadere nell’oscurità che può scaturire dal non senso. E’ stata la preghiera. E’ stato pregare. Preghiera personale e comunitaria. Loro hanno pregato e per loro pregavano. Due movimenti, due azioni che insieme formano una rete che sostiene la vita e la speranza. Ci preserva dalla disperazione e ci stimola a continuare a camminare. Una rete che sostiene la vita, la vostra e quella dei vostri famigliari. Tu parlavi di tua madre [si riferisce a una testimonianza]. La preghiera delle madri, la preghiera delle mogli, la preghiera dei figli, e la vostra: questo è una rete, che porta avanti la vita. Perché quando Gesù entra nella vita, uno non resta imprigionato nel suo passato, ma inizia a guardare il presente in un altro modo, con un’altra speranza. Uno inizia a guardare se stesso, la propria realtà con occhi diversi. Non resta ancorato in quello che è successo, ma è in grado di piangere e lì trovare la forza di ricominciare. E se in qualche momento ci sentiamo tristi, stiamo male, abbattuti, vi invito a guardare il volto di Gesù crocifisso. Nel suo sguardo tutti possiamo trovare posto. Tutti possiamo affidare a Lui le nostre ferite, i nostri dolori, anche i nostri errori, i nostri peccati, tante cose in cui noi possiamo aver sbagliato. Nelle piaghe di Gesù, trovano posto le nostre piaghe. Perché tutti siamo piagati, in un nodo o nell’altro. E portare le nostre piaghe alle piaghe di Gesù, perché? Per essere curate, lavate, trasformate, risuscitate. Egli è morto per voi, per me, per darci la mano e sollevarci. Parlate, parlate con i sacerdoti che vengono, parlate... Parlate con i fratelli e le sorelle che vengono, parlate. Parlate con tutti quelli che vengono a parlarvi di Gesù. Gesù vuole risollevarci sempre. E questa certezza ci spinge a lavorare per la nostra dignità. La reclusione non è lo stesso di esclusione – che sia chiaro – perché la reclusione è parte di un processo di reinserimento nella società. Sono molti gli elementi che giocano contro di voi in questo

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posto – lo so bene, e tu ne hai menzionati alcuni con molta chiarezza [si riferisce a una testimonianza]-: il sovraffollamento, la lentezza della giustizia, la mancanza di terapie occupazionali e di politiche riabilitative, la violenza, la mancanza di facilitazioni per gli studi universitari… E ciò rende necessaria una rapida ed efficace alleanza fra le istituzioni per trovare risposte. Tuttavia, mentre si lotta per questo, non possiamo dare tutto per perso. Ci sono cose che possiamo già fare ora. Qui, in questo Centro di Riabilitazione, la convivenza dipende in parte da voi. La sofferenza e la privazione possono rendere il nostro cuore egoista e dar luogo a conflitti, ma abbiamo anche la capacità di trasformarle in occasione di autentica fraternità. Aiutatevi tra di voi. Non abbiate paura di aiutarvi fra di voi. Il diavolo cerca la lite, cerca la rivalità, la divisione, le fazioni. Non fate il suo gioco! Lottate per andare avanti, uniti.Mi piacerebbe chiedervi anche di portare i miei saluti ai vostri famigliari – alcuni sono qui. È tanto importante la presenza e l’aiuto della famiglia! I nonni, il padre, la madre, i fratelli, la moglie, i figli. Ci ricordano che vale la pena vivere e lottare per un mondo migliore.

Infine, una parola di incoraggiamento a tutti coloro che lavorano in questo Centro: ai dirigenti, agli agenti della Polizia penitenziaria, a tutto il personale. Voi fate un servizio pubblico fondamentale. Avete un compito importante in questo processo di reinserimento. Il compito di rialzare e non di abbassare; di dare dignità e non di umiliare; di incoraggiare e non di affliggere. Un processo che chiede di abbandonare una logica di buoni e cattivi per passare a una logica centrata sull’aiutare la persona. E questa logica di aiuto alla persona vi salverà da ogni tipo di corruzione e migliorerà le condizioni per tutti. Poiché un processo vissuto così ci nobilita, ci incoraggia e ci rialza tutti. Prima di darvi la benedizione vorrei che pregassimo in silenzio un momento, in silenzio ciascuno nel suo cuore. Ciascuno sa come farlo... Per favore, vi chiedo di continuare a pregare per me, perché ho anch’io i miei errori e devo fare penitenza. Grazie.

E non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

O Signore risorto,fa' che ti apra

quando bussi alla mia porta.Donami gioia vera

per testimoniare al mondoche sei morto e risortoper sconfiggere il male.Fa' che ti veda e ti serva

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nel fratello sofferente,malato, abbandonato, perseguitato...

Aiutami a riconoscertiin ogni avvenimento della vita

e donami un cuore sensibilealle necessità del mondo.

O Signore risorto,riempi il mio cuore

di piccole opere di carità,quelle che si concretizzano in un sorriso,in un atto di pazienza e di accettazione,

in un dono di benevolenza e di compassione,in un atteggiamento di perdono cordiale,

in un aiuto materiale secondo le mie possibilità.

Madre Teresa di Calcutta

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