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Università di Utrecht Facoltà di Scienze Umanistiche La lingua e cultura italiana 2009-2012 Tesi di laurea La traduzione automatica verso la traduzione umana Una ricerca sulla traduzione delle frasi ambigue dall’italiano all’olandese

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Università di UtrechtFacoltà di Scienze Umanistiche

La lingua e cultura italiana 2009-2012

Tesi di laurea

La traduzione automatica verso la traduzione umanaUna ricerca sulla traduzione delle frasi ambigue dall’italiano all’olandese

Yoëll [email protected]

Docente: dr. Luisa Meroni

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0. Riassunto

Dit eindwerkstuk bestaat uit twee delen: een theoretisch en een praktisch deel. In het theoretische

deel wordt machinevertaling besproken en daarbij worden vijf mogelijke problemen beschreven die

voor kunnen komen bij het automatisch vertalen. Voor het praktische deel is een onderzoek

uitgevoerd die doorgaat op twee van deze problemen, namelijk het vertalen van ambigue zinnen en

het probleem met woordvolgorde in verschillende talen. Dit onderzoek is uitgevoerd door menselijke

vertalers, om te zien of het probleem zich niet alleen voordoet bij automatisch vertalen, maar ook bij

vertalen door mensen. Bij dit onderzoek is er gekeken naar de invloed van een context op het

vertalen van ambigue zinnen. De twee talen die bij dit onderzoek gebruikt werden zijn Italiaans en

Nederlands. De 40 participanten die aan dit onderzoek hebben deelgenomen zijn allen

moedertaalsprekers van het Nederlands, maar hebben ook kennis van de Italiaanse taal. Het

onderzoek bestaat uit twee experimenten waarbij het de taak aan de participanten is een Italiaanse

ambigue zin te vertalen in het Nederlands. Bij het ene experiment is geen context gegeven, bij het

andere experiment is er door middel van plaatjes een context gegeven. De resultaten laten zien dat

wanneer er geen context gegeven wordt, de vertalers kiezen voor de specifieke vertaling en dat is

zeer waarschijnlijk de vertaling die het snelst en het makkelijkst te interpreteren is. Wanneer er wel

een context gegeven wordt, lukt het de vertalers goed om de zin te vertalen die past bij de context.

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Indice

0. Riassunto p. 2

1. Introduzione p. 4

2. Teoria

2.1 La scienza della traduzione p. 6

2.2 La traduzione automatica p. 6

2.3 Difficoltà con la traduzione automatica p. 8

3. Esperimento

3.1 Introduzione p. 15

3.2 Materiale e metodologia p. 16

3.3 Domanda di ricerca e ipotesi p. 18

3.4 Partecipanti p. 19

4. Risultati p. 20

5. Discussione p. 25

6. Conclusione p. 27

7. Bibliografia p. 29

8. Appendice

A. Esperimento 1 p. 31

B. Esperimento 2a p. 32

C. Esperimento 2b p. 33

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1. IntroduzioneL’uso della traduzione automatica su Internet è aumentato enormemente negli ultimi anni. La

traduzione automatica è naturalmente molto utile per ottenere in modo semplice e veloce una

traduzione. Tuttavia tutti quelli che hanno usato un programma come Google Translate hanno

scoperto che a volte le traduzioni non corrispondono al testo caricato. Una parola separata può

essere tradotta bene, ma le frasi sono spesso troppo difficili da tradurre. Il fatto che la traduzione

automatica dia una traduzione scorretta può avere differenti ragioni, per esempio ci sono certe

espressioni idiomatiche in una lingua che non si possono tradurre in un’altra lingua. Inoltre è anche

un problema se una parola ha dei significati diversi in una lingua: la traduzione automatica non

sceglie sempre il significato giusto. Per indicare qual è il significato giusto c’è bisogno di un certo

contesto che la traduzione automatica non riconosce, perché non c’è un contesto dato in un

computer.

La prima parte di questa tesi sarà una parte teorica in cui si descrivono alcune difficoltà relative alla

traduzione automatica. Tratterò cinque problemi, tra cui parole che non esistono in un’altra lingua,

per esempio certi concetti culturali, ed espressioni idiomatiche, cioè espressioni fisse con un

significato in senso figurato e non letterale. Un altro problema si ha se una parola ha più di un

significato. Un esempio dall’olandese è ‘ezel’, che può essere un animale (‘asino’), una persona

stupida (‘fesso’/’fessa’), oppure un cavalletto.

Poi c’è il problema dell’ambiguità, cioè quando una frase ha più interpretazioni. Come si vedrà, c’è

sempre un’interpretazione preferita e quasi sempre la traduzione automatica sceglie questa

interpretazione, perché quest’interpretazione è più veloce. Alla fine ci sarà anche il problema con

l’ordine delle parole. Questo problema è forse meno conosciuto, ma l’ordine nella frase tradotta è

spesso diverso da come dovrebbe essere. Di solito il problema si risolve quando si spostano un po’ le

parole, ma a volte questo causa altri problemi. Per esempio, un computer non sa quando una parola

deve corrispondere a un’altra parola, come in italiano la corrispondenza tra un nome e un aggettivo.

È un problema perché ogni lingua ha delle regole per quanto riguarda la sintassi. Per esempio in

italiano, l’aggettivo viene usato dopo il sostantivo, mentre in olandese l’aggettivo si trova prima del

sostantivo. La tesi approfondirà questo argomento attraverso una ricerca riguardante l’ordine delle

parole in due diverse lingue e le relative diverse interpretazioni.

Questa ricerca combinerà le discipline della traduzione e della linguistica. La ricerca consiste di due

esperimenti diversi. Tutti e due gli esperimenti saranno eseguiti da partecipanti che sono

madrelingua olandesi ma conoscono l’italiano, almeno a livello B1. Il compito sarà quello di tradurre

una frase ambigua dall’italiano all’olandese, una volta senza contesto e una volta con un contesto

dato. La domanda della ricerca è quindi: ‘Quale influenza ha il contesto sulla maniera di tradurre? Ci

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sono delle differenze o delle somiglianze nella maniera di tradurre frasi con un contesto dato e frasi

senza un contesto?’ Alla fine i risultati di tutti e due gli esperimenti vengono confrontati e così si

vedrà se ci sono delle differenze o delle somiglianze e quali.

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2. Teoria

2.1 La scienza della traduzione

La traduzione esiste già da tanto tempo. Si dice che il mestiere di traduttore sia uno dei mestieri più

vecchi. Anche la scienza della traduzione esiste da tanto tempo. È cominciata nell’Antichità con opere

di Cicerone (De optimo genere oratorum, 46 avanti Cristo), Orazio (Ars Poetica, 12 avanti Cristo) e San

Gerolamo (La Vulgata, la prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, 406). Poi è stato un

periodo lungo, circa 1000 anni, in cui la scienza della traduzione è stata ferma, fino a circa

settant’anni fa, dopo la Seconda Guerra Mondiale. In questo tempo si è sviluppata di nuovo la scienza

della traduzione, grazie agli scienziati tra cui Friedrich Schleiermacher (Über die verschiedenen

Methoden des Übersetzens, 1813), Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri, 1817) e Benedetto Croce

(Estetica, 1902). Questa scienza della traduzione è quella che viene studiata oggigiorno (Bertazzoli,

2006).

Dall’inizio c’è stata discussione su che cosa è la scienza della traduzione. Questa scienza fa parte della

lingua, della cultura, della letteratura, della società e per questo viene definita una interdisciplinare.

Ci sono anche molte concezioni diverse su che cosa sia precisamente tradurre. George Steiner, uno

scrittore e filosofo francese, ha fatto una distinzione tra tre tipi di traduzione che si usano molto

spesso. Il primo tipo di traduzione è la traduzione letterale, cioè tradurre parola per parola. Il

traduttore non cambia nessuna parola, ma la traduce con un significato letterale. Il testo originale è

molto importante per questa maniera di tradurre. Il secondo tipo è la traduzione libera, cioè tradurre

senso per senso. Questa maniera permette al traduttore di tradurre il messaggio del testo originale,

senza tradurre letteralmente. Così il traduttore prende in considerazione il pubblico di arrivo, perché

scrive un testo leggibile per il pubblico. L’ultimo tipo è la traduzione fedele, cioè tradurre in una

maniera fedele, quindi che cosa è stato davvero scritto. Però la distinzione tra letterale, che viene

anche chiamata parola-per-parola, e libera, cioè senso-per-senso, era stata già fatta nel 46 a. C. da

Cicerone nella sua opera De optimo genere oratorum (Munday, 2008). La strategia che usa il

traduttore dipende spesso dallo scopo della traduzione: si concentra sul testo di partenza o sul testo

di arrivo. Se si concentra sul testo di partenza, cercherà di allontanarsi il meno possibile da questo

testo e tradurrà più parola-per-parola. Se invece si concentra sul testo di arrivo, cercherà di scrivere

in modo che risulti il più comprensibile per il lettore. Qui il traduttore tradurrà più senso-per-senso.

Questa distinzione tra parola-per-parola e senso-per-senso è molto importante per spiegare come

funzionano la traduzione di una macchina e quella di un uomo e quali differenze ci sono tra queste

due maniere di tradurre. Un traduttore umano è in grado di tradurre senso-per-senso, cioè una

traduzione libera, con cui non si deve necessariamente tradurre la parola letteralmente, ma è

importante che il significato che la parola ha nel testo di partenza rimanga lo stesso nel testo di

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arrivo. Un computer non sa qual è il contesto in cui viene usata questa parola, e questo implica che

può tradurre solo parola-per-parola. La conseguenza è che non dà sempre il significato appropriato

nella frase.

2.2 La traduzione automatica

Oggigiorno si usano sempre più spesso i sistemi di traduzione come Google Translate. Questo

programma di traduzione automatica è stato fondato nel 2006 e ha circa duecento milioni di utenti

ogni mese. Si usa il programma per cercare velocemente il significato di una parola e il risultato è

spesso sufficiente, ma non sempre. Tuttavia il programma è stato sviluppato ed è diventato migliore:

ora se si clicca sulla parola che si ha inserito, appaiono più significati possibili. Quindi la traduzione

automatica può tradurre le parole singole praticamente senza fatica. La traduzione delle frasi invece

è molto diversa. Questo processo è più difficile perché il programma deve tenere conto di tanti altri

aspetti, come il contesto e l’ordine delle parole.

La traduzione automatica può tradurre bene se si sono raccolti abbastanza testi tradotti, da cui il

computer può imparare. Questi testi formano il ‘knowledge representation’, cioè la rappresentazione

della conoscenza, che studia come funziona il ragionamento umano e prova a trasformare la lingua

nei testi in segni che siano comprensibili per le macchine. Così la macchina sarà in grado di capire

questi testi e potrà tradurli (Van Dam, 2005).

Figura 1:il processo di trasformazione della lingua in una conoscenza comprensibile per le macchine (Van Dam,

2005)

Nella figura 1 si vede il processo (in modo molto semplificato) che avviene nella macchina quando

trasforma la lingua dei testi in una lingua che capiscono le macchine. Durante il processo della

traduzione, la macchina deve decomporre il testo che viene inserito e prova a confrontare la lingua

del testo alla conoscenza della lingua, che è indicata con ‘data’, che possiede, cioè, per esempio, le

regole della grammatica di una lingua. I testi che sono stati inseriti nella macchina sono l’input e

l’output è la traduzione.

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La macchina di traduzione automatica Google Translate cerca delle regolarità nei testi che sono stati

tradotti da traduttori umani . Per questo, il computer può calcolare facilmente quale potrebbe essere

il significato più corretto. Quindi non è la conoscenza linguistica che usa Google Translate, ma è la

conoscenza statistica. L’idea delle traduzioni statistiche è relativamente nuova, perché settant’anni

fa, quando ci sono stati i primi progressi nelle macchine di traduzione, gli scienziati pensavano che le

macchine dovevano imparare tutte le parole del dizionario e anche la grammatica. Il primo robot

interprete è stato mostrato nel 1954 e sapeva 250 parole e sei regole di grammatica. Secondo lo

scienziato informatico Franz Och il computer deve ricevere più testi possibili, tradotti da traduttori

umani, per migliorare la qualità delle traduzioni. Ora è più facile raccogliere dei testi, perché si

trovano molti testi su Internet che sono accessibili per la lettura.

Per migliorare la traduzione di un testo, prima Google Translate converte il testo in inglese, perché

c’è più materiale in inglese e questo materiale è anche migliore, perché l’inglese forma la base di

questo programma di traduzione e quindi tutto è programmato (da traduttori umani) in questa

lingua. L’inglese serve come interlingua, una seconda lingua che aiuta la comunicazione

internazionale. Le lingue che sono molto difficili da tradurre sono le lingue che sono molto diverse

dall’inglese, come il giapponese, che ha un ordine particolare con il verbo alla fine della frase e

naturalmente la scrittura è molto diversa.

Una macchina di traduzione fallisce a causa dell’ordine delle parole e questo è uno dei cinque

problemi che discuterò più avanti.

2.3 Difficoltà con la traduzione automatica

In questa parte discuterò alcune difficoltà che possono causare problemi con la traduzione

automatica.

Le parole che non esistono in una lingua

Questo è naturalmente uno dei problemi con la traduzione automatica, perché è anche un problema

nella traduzione in generale. Le parole che sono specifiche per una lingua o per una cultura sono

quasi sempre intraducibili. Ci sono alcune maniere per risolvere questo problema, per esempio dare

una parafrasi, cioè una breve descrizione della parola. Un’altra soluzione è trovare un concetto

comparabile nel testo di arrivo. Vinay e Darbelnet chiamano questo fenomeno ‘adaption’, cioè

adattamento (Munday, 2008). Si tratta di cambiare il riferimento culturale quando una situazione

nella cultura di origine non esiste nella cultura di arrivo. Vinay e Darbelnet suggeriscono che, per

esempio, quando si parla di cricket in un testo di partenza in inglese, si può cambiare il riferimento di

questo gioco nel testo di arrivo in francese con un riferimento al Tour de France. Così si ottiene più o

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meno la stessa connotazione, perché il cricket è un gioco inglese con la stessa importanza che il Tour

de France ha in Francia.

Le espressioni idiomatiche

Un altro problema con la traduzione automatica è costituito dalle espressioni idiomatiche.

Un’espressione idiomatica è una frase che non si può tradurre letteralmente, perché ha un significato

metaforico. Il significato non è calcolabile a partire dai significati delle parole che compongono

l’espressione. Casadei (1996) dice che le espressioni idiomatiche acquistano lo statuto di anomalie,

perché sono non composizionali, il che significa che il significato di un’espressione complessa è

formato dai significati delle sue parti, e quindi è impossibile per definizione l’analisi semantica.

L’espressione idiomatica fa parte dell’idioma di una lingua o una cultura. Per questo non si può

tradurre l’espressione letteralmente, però si può tradurre il significato dell’espressione, a volte, ma

non sempre, con un’espressione idiomatica nell’altra lingua che ha lo stesso significato. Un esempio è

l’espressione olandese ‘Helaas pindakaas’. In italiano c’è un’espressione simile: ‘Uffa la muffa’. Non

significa letteralmente la stessa cosa, ma il senso è più o meno convergente. In questo esempio

anche la rima non si perde nell’espressione.

I proverbi fanno parte delle espressioni idiomatiche. Un proverbio è una frase con un significato

metaforico e concreto. È una frase generale, conosciuta dalla maggior parte della gente che contiene

frequentemente un messaggio moralistico (Turksma, 2005). Spesso ci sono rima e allitterazione

inserite nella frase, cosicché si può ricordarla bene. Anche l’immagine che dà la frase ce la fa

ricordare più facilmente.

A volte ci sono proverbi paragonabili in certe lingue, però sono un po’ adattati alla lingua o alla

cultura. Qui lo stesso significato si esprime con mezzi stilistici diversi. Questo fenomeno di

adattamento è stato chiamato ‘equivalence’, cioè equivalenza, da Vinay e Darbelnet (Munday, 2008).

Si veda un esempio con un proverbio olandese e quello corrispondente in italiano in (1):

(1) Eén zwaluw maakt nog geen zomer.

In italiano: Una rondine non fa primavera.

‘Zomer’ significa ‘estate’ e questo cambiamento della parola indica una differenza culturale, cioè il

fatto che il tempo è diverso in Olanda che in Italia: in Italia la temperatura alza già in primavera,

mentre in Olanda succede più tardi, in estate.

Le parole che hanno più significati

Il contesto è molto importante se una parola ha più significati. Si pensi, per esempio, alla parola

inglese ‘to run’ in contesti diversi, ogni volta con un significato differente. Può significare correre,

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fuggire o affrettarsi, ma anche dirigere un negozio oppure il funzionare di una macchina. Può anche

essere un nome, per esempio una corsa. Il contesto non determina solo come si deve comprendere

una parola, ma anche come si deve tradurla (Nida, 2001).

Nella figura 2 si vede un’immagine che è stata fatta da Jurafski and Martin (2000). È una

sovrapposizione delle parole inglesi leg, foot e paw e le sue traduzioni in francese.

Figura 2: la sovrapposizione delle parole inglesi leg, foot e paw e le sue traduzioni francesi (Van Dam, 2005)

La parola leg è il punto di partenza. Leg può significare journey leg, cioè una parte di un viaggio,

oppure animal leg, cioè una zampa, oppure human leg, cioè una gamba, o chair leg che è una gamba

di una sedia. Così si vede come una parola può avere molti significati diversi. Il contesto è quindi

molto importante quando si vuole sapere che cos’è il significato giusto.

L’ambiguità

Come una parola, anche una frase può avere più significati. Quando una frase ha più significati, o

meglio più interpretazioni, si dice che questa frase è ambigua. Un esempio:

(2) The French bottle smells.

Questa frase è ambigua: si può interpretarla in due maniere che dipendono da come si divide questa

frase:

(The French bottle) (smells)

In italiano: La bottiglia francese puzza.

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oppure (The French) (bottle) (smells)

In italiano: I francesi imbottigliano i profumi.

Nella prima interpretazione, bottle è un nome e si riferisce all’aggettivo French. Nella seconda

interpretazione invece, bottle è un verbo. Per ritornare alle differenze tra la traduzione automatica e

quella umana; per la trasformazione di una frase, sono necessarie due cose, ovvero la memoria ed il

decision-making (Gleitman, 1991). La parte della memoria è più facile per un computer e più difficile

per un uomo, ma la parte di decision-making è più facile per un uomo e più difficile per un computer.

Il decision-making tratta della determinazione della funzione di una parola, per esempio se la parola

è un verbo, un nome o un aggettivo. Ci sono molte parole che possono essere sia un verbo sia un

nome (e quindi queste parole sono ambigue). Un esempio in inglese:

(3) Scandals dogged the administration all year.

In italiano: Gli scandali hanno perseguitato l'amministrazione per tutto l'anno.

Sebbene la parola venga usata più spesso come un nome, nell’esempio (3) dog è un verbo. Funziona

anche viceversa:

(4) She is taking some bites.

In italiano: Sta prendendo qualche spuntino.

In questa frase, bites non è dal verbo to bite, ma è un nome (Pinker, 1994).

Gli esempi (2), (3) e (4) mostrano che le parole bottle, dog e bite possono essere sia un nome sia un

verbo. Questo vuol dire che quando si devono programmare queste parole in un computer, si devono

etichettare le parole come nomi ma anche come verbi. Per un computer è più difficile interpretare

quale funzione ha la parola in una frase. È così perché un computer traduce parola-per-parola. Penso

che sarà più facile riconoscere i verbi per un computer, perché un verbo è spesso coniugato.

Le frasi ambigue possono anche causare problemi nella traduzione umana. A volte è difficile

determinare il significato giusto. Ci sono tanti modelli e teorie sul parsing delle frasi ambigue, come

per esempio ‘The Principle of Parsimony’. Nel risolvere le ambiguità, il parser preferisce le

rappresentazioni che riferiscono a soggetti che sono già stati introdotti nel discorso, piuttosto che a

quelli che non sono stati menzionati prima. In assenza di un contesto, come nella maggior parte degli

studi di adult sentence processing, il parser comincia a costruire rappresentazioni mentali di una

frase ambigua in parallelo, ma si ferma quando una rappresentazione possibile è costruita e questa

rappresentazione diventa l’interpretazione della frase. In mancanza di un contesto del discorso, le

decisioni di parsing sono guidate da un principio che favorisce la rappresentazione che richiede la

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minima fatica per formare un certo modello mentale. Questo è chiamato ‘The Principle of Parsimony’

(Crain e Steedman, 1985).

Un altro principio è ‘The Principle of A Priori Plausibility’, che dice che se un’interpretazione è più

plausibile, per quanto riguarda la conoscenza generale del mondo o invece la conoscenza di qualcosa

specifica , quest’interpretazione è preferita. Crain e Steedman (1985) hanno anche proposto ‘The

Principle of Referential Success’: se c'è una lettura che riesce a riferirsi ad un’entità già stabilita nel

modello mentale del ricevente, quindi quella che è conosciuta o che è appropriata nel contesto dato,

questa lettura viene preferita rispetto all’altra lettura (Crain ea). Quindi quello che avviene nella

mente del ricevente è che viene costruita una rappresentazione mentale della situazione che è

coerente con l'interpretazione più semplice della frase, quella che richiede di postulare meno entità.

Questa costruzione richiede a volte il ricevente per rappresentare delle informazioni che presuppone

la frase, non solo quelle che afferma. In altre parole, di tutte le interpretazioni, solo una viene scelta

più velocemente ed è quella che richiede la minima fatica.

Uno dei modelli di interpretazione delle frasi ambigue che spiega come gli adulti risolvono le

ambiguità semantiche è the referential theory. The referential theory sostiene che la lettura preferita

di una frase ambigua è determinata dal confronto della rappresentazioni del discorso e le altre

interpretazioni. Questo vuol dire che si sceglie più spesso la lettura di una frase che si ricollega con il

contesto dato piuttosto che un’altra interpretazione che introduce nuove entità. Questa teoria parla

delle garden path sentences, o frasi labirinto. Quello che succede quando si legge una garden path

sentence è che il parser incrementale, che fa una elaborazione nella mente in modo graduale,

struttura già il materiale non appena lo si sente o lo si legge e così il lettore può facilmente venire

ingannato. Prima il parser fa un’analisi sintattica seriale, poi si tiene conto di effetti semantici e di

contesto. Quindi la frase inizia con una certa interpretazione, ma quando si continua a leggere ci si

accorge che quest’interpretazione non è corretta. Un esempio:

(5) The old man the boat.

Quando si legge questa frase, la prima interpretazione è quella in cui 'man' viene interpretato come

un nome e 'old' come aggettivo del nome (un uomo vecchio). Però, quando si va avanti, si nota che

quest’interpretazione non va bene, perché manca un verbo. Si deve rileggere la frase e poi

interpretarla di nuovo. A questo punto è chiaro che ‘man’ non può essere un nome, ma un verbo e il

significato diventa che gli uomini vecchi costituiscono l'equipaggio della barca. Guardiamo un altro

esempio in italiano:

(6) La vecchia porta la sbarra.

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La prima interpretazione quando si legge la frase è che c’è una vecchia porta che sbarra qualcosa.

Quest’interpretazione è corretta, ma quando si rilegge la frase si vede che c’è un’altra

interpretazione, cioè che c’è una vecchia donna che sbarra la porta.

Un altro esempio:

(7) Il poliziotto ha picchiato il ladro con la torcia.

(8) Il poliziotto ha picchiato il ladro con i soldi.

La frase in (7) è ambigua: può significare che il poliziotto ha picchiato un ladro che aveva una torcia,

oppure che il poliziotto aveva una torcia con cui ha picchiato un ladro. Anche la frase (8) è ambigua,

ma dato che il significato di ‘soldi’ si attiva una precisa interpretazione. Non ha molto senso che il

poliziotto aveva soldi con cui ha picchiato un ladro, quindi questo significato è meno attivo e per

questo si sceglie più spesso l’altra interpretazione. Il contesto aiuta quindi a decidere quale

interpretazione è migliore, anche il contesto inteso come significato lessicale.

L’ordine delle parole

L’ultima difficoltà è l’ordine delle parole. Molto spesso il sistema della traduzione automatica dà una

traduzione con un ordine scorretto: è diverso da come dovrebbe essere nella lingua di arrivo.

La sintassi della lingua italiana è più libera o più flessibile di quella olandese. Nonostante la sintassi

italiana sia abbastanza complessa, è meno rigida in confronto alla sintassi olandese. In italiano

l’ordine normale è SVO, quindi soggetto-verbo-oggetto, ma esistono per esempio delle costruzioni

con un ordine marcato, in cui certe parole vengono enfatizzate tramite l’ordine. Alcune costruzioni

marcate sono la dislocazione a sinistra, la dislocazione a destra, il tema sospeso, la topicalizzazione e

la frase scissa (Dardano e Trifone, 1995). In italiano si può anche usare il soggetto post-verbale, cioè il

soggetto dopo il verbo. Con alcuni verbi, i verbi intransitivi non inaccusativi, questa costruzione non

deve essere marcata, ma ha un ordine normale. Un esempio:

(9) Ha telefonato tua mamma.

In questa frase, il soggetto ‘tua mamma’ viene spostato dopo il verbo. In olandese non si può dire

una frase con questa costruzione. I programmi di traduzione seguono molto spesso l’ordine lineare

della frase della lingua di partenza. Questo si vede nell’esempio (10):

(10) Jouw moeder heeft gebeld.

Google Translate: Tua madre ha chiamato.

In italiano corretto: Ha chiamato tua madre.

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Si vede che quando si mette una frase come (10) nel programma Google Translate, il programma dà

una traduzione lineare o letterale che in questo caso non va bene in italiano, perché ‘chiamare’ è un

verbo di accadimento e verbi di questo tipo richiedono un soggetto post-verbale, senza particolare

enfasi.

Un’altra differenza tra la sintassi italiana e quella olandese è la posizione dell’aggettivo. L’aggettivo in

olandese è sempre prima del nome. In italiano invece l’aggettivo, senza contare le eccezioni ‘bello’ e

‘buono’, si trova più spesso dopo il nome. È possibile mettere l’aggettivo prima del nome, ma così ha

una funzione speciale, non è l’ordine dell’italiano standard. Si vede un esempio in (11):

(11) De aap eet een gele banaan.

Google Translate: La scimmia mangia un giallo banana.

In italiano corretto: La scimmia mangia una banana gialla.

In (11) si vedono due errori. Il primo errore è la posizione dell’aggettivo ‘giallo’: questa parola

dovrebbe essere dopo il nome ‘banana’. Però, c’è un altro errore: la concordanza tra il nome e

l’aggettivo non va bene. ‘Banana’ è una parole femminile e per questo ‘giallo’ dovrebbe finire in ‘a’.

Con ciò anche l’articolo ‘un’ dovrebbe essere cambiato in ‘una’.

Anche la posizione dell’avverbio è più flessibile in italiano che in olandese. Questo fenomeno si vedrà

nella parte pratica, in cui viene studiata la sintassi italiana attraverso quella olandese per quanto

riguarda la posizione dell’avverbio.

Gli ultimi due problemi che sono mostrati, quello dell’ambiguità e quello dell’ordine delle parole, non

sono solo problemi della traduzione automatica, ma anche per i traduttori umani non è sempre facile

prevedere questi problemi. Per questo volevo fare un esperimento in cui traduttori umani devono

tradurre frasi ambigue. Guarderò se i traduttori sono in grado di tradurre questi frasi in una maniera

adeguata. Le lingue che vengono studiate sono l’italiano e l’olandese. L’esperimento viene descritto

nel prossimo capitolo.

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3. Esperimento

3.1 Introduzione

In questa parte viene spiegato l’esperimento. Il fenomeno linguistico di cui tratta è la traduzione di

frasi ambigue dall’italiano all’olandese. Ci sono alcune differenze tra l’ordine della frase in italiano e

in olandese. Come si è spiegato prima, la sintassi della lingua italiana è più libera o più flessibile di

quella olandese. Nonostante la sintassi italiana sia abbastanza complessa, è meno rigida in confronto

alla sintassi olandese. Questo vuol dire che nell’italiano una frase può avere più ordini, senza un

cambiamento del significato. In olandese non è possibile, l’ordine delle parole è più rigido. I soggetti

dell’esperimento devono fare attenzione al questo fenomeno e quindi devono cambiare l’ordine

delle parole nella traduzione olandese.

L’esperimento consiste di due parti diverse: l’esperimento 1 e l’esperimento 2. Nella prima parte

dell’esperimento (l’esperimento 1) non c’è un contesto dato e quindi i soggetti devono immaginare

un contesto. Come si è spiegato nella parte della teoria, secondo ‘The Principle of Parsimony’,

quando non c’è un contesto, l’interpretazione preferita è quella che richiede la minima fatica quando

si forma un contesto nella mente. Vedremo se funzionerà così nell’esperimento.

Nella seconda parte dell’esperimento (l’esperimento 2) vengono distinti due ordini diversi, cioè

l’ordine scrambled e quello non scrambled. Scramble vuol dire che l’ordine della frase è cambiato.

Una parte della frase può essere spostata. Non scramble invece vuol dire che l’ordine non è

cambiato, rimane lo stesso.

Per chiarire i due termini scrambling e non scrambling, si veda nell’esempio (6) una frase

dell’esperimento di Unsworth (2012):

(12) The boy didn’t catch a fish.

In inglese, le frasi negative con oggetti indefiniti come (6) sono ambigue e quindi possono essere

interpretate sia in modo specifico che non specifico. In quest’ultima interpretazione, l’oggetto viene

interpretato nell’ambito della negazione e quindi il significato della frase in (6) può essere spiegato

con una parafrasi come:

a. The boy didn’t catch any fish.

In italiano: Il ragazzo non ha pescato nessun pesce.

Nell’altra interpretazione, quella specifica, l’oggetto ha ambito sulla negazione e quindi la frase viene

interpretata come:

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b. There is a fish the boy didn’t catch.

In italiano: C’è un pesce che il ragazzo non ha pescato.

In olandese, queste due interpretazioni vengono associate con due ordini diversi, cioè oggetti

indefiniti in una posizione scrambled, come in b, che viene interpretata in modo specifico. Gli oggetti

indefiniti che rimangono nella posizione non scrambled, cioè la posizione base nel sintagma verbale,

riceve una interpretazione non specifica. Vediamo le traduzioni in olandese:

a. De jongen heeft één vis niet gevangen. (quindi c’è un pesce che il bambino non ha pescato)

b. De jongen heeft geen vis gevangen. (quindi il bambino non ha pescato nessun pesce)

Quindi in olandese la frase deve essere tradotta in due maniere diverse, con due ordini diversi,

mentre nell’italiano c’è solo un’ordine per tutte e due le interpretazioni. Per il mio esperimento ho

scelto due frasi che sono quasi simili alle frasi che aveva usato Unsworth e con questo ho fatto

attenzione alla differenza tra l’ordine scrambled e non scrambled. Vediamo un esempio in italiano di

una frase simile alla frase che aveva usato Unsworth e che ho usato io per l’esperimento:

(13) La ragazza ha toccato un albero due volte.

Questa frase in italiano ha due interpretazioni: un’interpretazione specifica, cioè la ragazza ha

toccato due volte lo stesso albero, ed un’interpretazione non specifica, cioè la ragazza ha toccato una

volta un albero e un’altra volta un altro albero. Quando si vuole tradurre questa frase in olandese si

deve tradurla con due costruzioni diverse: per l’interpretazione specifica c’è un ordine, cioè l’ordine

scrambled, e per l’interpretazione non specifica c’è un altro ordine, cioè l’ordine non scrambled. Le

traduzioni in olandese sono:

a. Het meisje heeft een boom twee keer aangeraakt. (interpretazione specifica, cioè la ragazza

ha toccato lo stesso albero due volte)

b. Het meisje heeft twee keer een boom aangeraakt. (interpretazione non specifica, cioè la

ragazza ha toccato una volta un albero e l’altra volta un altro albero)

Quindi con quest’esperimento vorrei studiare come i soggetti traducono le frasi ambigue dall’italiano

all’olandese, una volta con un contesto e un’altra volta senza contesto. Vorrei studiare quale

influenza ha il contesto sulla maniera di tradurre. Nella prossima parte si spiega come funziona

l’esperimento e quali frasi vengono usate.

3.2 Materiale e metodologia

Per studiare le traduzioni in olandese di una frase ambigua in italiano sono stati fatti due esperimenti.

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Per tutti e due gli esperimenti è stata scelta una frase che è ambigua, che quindi ha due

interpretazioni, in italiano, ma non è ambigua in olandese. Il compito degli esperimenti sarà tradurre

una frase ambigua dall’italiano all’olandese. La frase di entrambi gli esperimenti ha la stessa

struttura.

Esperimento 1

Nell’esperimento 1, i partecipanti ricevono un foglio (che si trova in Appendice A) con una frase

ambigua in italiano che devono tradurre in olandese. Questa frase è:

Il ragazzo ha baciato una ragazza due volte.

È importante notare che quest’esperimento non contiene un contesto, i soggetti hanno solo la frase

e quindi devono immaginare un certo contesto. Possono immaginare due contesti diversi, quindi due

interpretazioni diverse, cioè una specifica (il ragazzo ha baciato la stessa ragazza due volte) oppure

una non specifica (il ragazzo ha baciato una volta una ragazza e l’altra volta un’altra ragazza). Le due

traduzioni possibili in olandese sono:

a. De jongen heeft een meisje twee keer gekust. (interpretazione specifica, cioè il ragazzo ha

baciato la stessa ragazza due volte)

b. De jongen heeft twee keer een meisje gekust. (interpretazione non specifica, cioè il ragazzo

ha baciato una volta una ragazza e l’altra volta un’altra ragazza)

La previsione per quest’esperimento è che i soggetti daranno più traduzioni diverse, perché non c’è

un contesto e quindi i soggetti devono immaginare un contesto da se stessi. Tuttavia penso che la

maggior parte dei soggetti tradurrà la frase in una maniera più economica, cioè con l’interpretazione

che è più veloce da immaginare. Secondo ‘The Principle of Parsimony’, che viene spiegato nella parte

della teoria, in mancanza di un contesto del discorso, le decisioni di parsing sono guidate da un

principio che favorisce la rappresentazione che richiede la minima fatica per formare un certo

modello mentale, cioè la rappresentazione che è più veloce da immaginare.

Esperimento 2

L’esperimento 2 è diviso in due parti: 2a e 2b. Nell’esperimento 2a, i partecipanti ricevono un foglio

(che si trova in Appendice B) con una frase ambigua in italiano che devono tradurre in olandese.

Questa frase è:

Il bambino ha accarezzato un cane due volte.

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Nell’ esperimento 2a ai soggetti oltre alla frase come detto sopra viene mostrato anche un foglio su

cui ci sono anche due immagini (figura 3) che formano il contesto di una delle due interpretazione

possibili, cioè l’interpretazione in cui la lettura è non specifica con l’ordine non scrambled.

Figura 3: il contesto dell’esperimento 2a

Come si vede nelle immagini, il bambino accarezza la prima volta un cane e la seconda volta un altro

cane. La traduzione giusta della frase con questo contesto sarebbe:

- De jongen heeft twee keer een hond geaaid (quindi, una volta cane 1 e una volta cane 2).

Nell’esperimento 2b, i partecipanti (i partecipanti dell’esperimento 2a e 2b sono gli stessi) devono

tradurre la stessa frase, ma vedono altre immagini (figura 4), c’è quindi un altro contesto (che si trova

in Appendice C). Questo contesto favorisce la lettura specifica, quindi con l’ordine scrambled.

Figura 4: il contesto dell’esperimento 2b

La traduzione giusta della frase con questo contesto sarebbe:

- De jongen heeft een hond twee keer geaaid (quindi, due volte un cane specifico).

C’è quindi una grande differenza tra l’esperimento 1 e l’esperimento 2. Nell’esperimento 1, c’è solo

la frase, senza un contesto, senza delle informazioni aggiunte. Nell’esperimento 2 invece c’è un

contesto dato tramite delle immagini. Così le due interpretazioni saranno più accessibili, i soggetti

possono vedere quale interpretazione è intesa, non c’è bisogno d’immaginare un contesto da se

stessi.

L’esperimento 2 è diviso in due parti: 2a, in cui il contesto è adeguato per l’ordine non scrambled, il

che vuol dire che il significato è non specifico. In quest’immagine si vede che il bambino accarezza

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due cani diversi e quindi non un cane in particolare due volte. Nell’esperimento 2b c’è un’immagine

in cui si vede che il bambino accarezza due volte lo stesso cane e quindi questo contesto ha un

significato specifico con un ordine scrambled.

3.3 Domande di ricerca e ipotesi

Come si è spiegato nella parte della teoria, in italiano l’ordine delle parole è più libera che in

olandese. In olandese per esempio, i verbi baciato e accarezzato si trovano alla fine della frase.

Anche la posizione dell’avverbio è diversa. Due volte è un avverbio e in italiano la posizione di un

avverbio può cambiare, perché dipende dal tipo avverbio. (Dardano e Trifone, 1995) In olandese, la

posizione dell’avverbio può anche cambiare, ma cambia anche il significato della frase.

Il problema ovvero la differenza tra le due frasi nelle due lingue è che le frasi sono ambigue in

italiano, ma non in olandese. Quando si vuole tradurre le frasi dall’italiano all’olandese, si devono

usare due costruzioni diverse. Si vuole studiare quindi cosa fanno i soggetti con le informazioni che

ricevono. I risultati degli esperimenti mostreranno quali decisioni prendono i partecipanti: seguono

l’ordine lineare o trasformano le frasi in una forma corretta in olandese? Se c’è, tengono conto del

contesto? Saranno in grado di riconoscere le due interpretazioni?

La mia domanda di ricerca è: ‘Quale influenza ha il contesto sulla maniera di tradurre? Ci sono delle

differenze o delle somiglianze nella maniera di tradurre frasi con un contesto dato e frasi senza un

contesto?’

La mia ipotesi per l’esperimento 1 è che i soggetti daranno più traduzioni diverse, perché non c’è un

contesto e quindi i soggetti devono immaginare un contesto da se stessi. Tuttavia penso che la

maggior parte dei soggetti tradurrà la frase in una maniera più economica, cioè con l’interpretazione

che è più veloce da immaginare, che sarebbe l’interpretazione specifica. Questo viene spiegato nella

parte della teoria con ‘The Principle of Parsimony’, secondo cui in mancanza di un contesto del

discorso, le decisioni di parsing sono guidate da un principio che favorisce la rappresentazione che

richiede la minima fatica per formare un certo modello mentale, cioè la rappresentazione che è più

veloce da immaginare. Quest’interpretazione sarebbe quella specifica, cioè c’è un ragazzo che ha

baciato due volte la stessa ragazza.

L’esperimento 2 contiene un contesto, quindi mi aspetterei che la frase sarà più facile da

interpretare, perché non c’è bisogno di immaginare un contesto, è già dato. Penso che la frase

dell’esperimento 2a venga tradotta con l’interpretazione non specifica, quindi in cui il bambino

accarezza due cani diversi, mentre la frase dell’esperimento 2b venga tradotta con l’interpretazione

specifica, quindi in cui il bambino accarezza due volte lo stesso cane. Mi aspetto questo perché i due

contesti ovvero le due immagini portano a quello, le due interpretazioni sono visibili.

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De Hoop (1997) dice che se un’interpretazione è preferita, per esempio quando c’è un contesto

specifico, l’effetto del contesto su quest’interpretazione sarà più importante che l’ordine delle

parole. Questo potrebbe implicare che i soggetti dell’esperimento 2 tengono conto più del contesto e

meno della struttura della frase.

Quindi, mi aspetterei che sia più difficile tradurre la frase senza un contesto, perché le interpretazioni

diversi non sono visibili e quindi il traduttore deve determinare qual è il contesto e scegliere il

significato giusto. Quando un contesto è dato e quando è chiaro quale significato è inteso, sarebbe

più facile di tradurre la frase. Dunque con il primo esperimento mi aspetterei che i soggetti danno più

traduzioni diverse, mentre con il secondo esperimento sarà più chiaro quale significato è inteso.

3.4 Partecipanti

I partecipanti per gli esperimenti sono persone con l’olandese come madrelingua, ma che hanno

anche conoscenza dell’italiano, almeno al livello B1. Questi partecipanti sono studenti di lingua e

cultura italiana all’Università Utrecht che hanno seguito e anche superato dei corsi di lingua almeno

al livello B1, il che vuol dire che hanno una conoscenza di un certo livello dell’italiano che è

sufficiente per capire frasi ambigue in italiano e quindi possono partecipare a quest’esperimento.

Per l’esperimento 1, hanno partecipato venti persone. Per l’esperimento 2 hanno anche partecipato

venti persone, ma tutte diverse dall’esperimento 1. Le persone dell’esperimento 2a e 2b sono le

stesse. Prima hanno fatto l’esperimento 2a e poi l’esperimento 2b.

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4. RisultatiDi seguito si vedono i risultati di tutti e due gli esperimenti in una tabella.

Esperimento 1 – senza contesto

Il ragazzo ha baciato una ragazza due volte

Traduzione Quantità Interpretazione

De jongen heeft een meisje twee keer gezoend/gekust/twee

zoenen gegeven.

11 Specifica

De jongen heeft twee keer een meisje gezoend/gekust. 3 Non specifica

Een jongen heeft een meisje twee keer gekust. 2 Specifica

De jongen heeft het meisje twee keer gezoend. 1 Specifica

Een jongen kuste een meisje twee keer. 1 Altra

De jongen kuste een meisje twee keer. 1 Altra

De jongen heeft een meisje twee keer gekust. o De jongen

heeft twee keer een meisje gekust.

1 Ambiguità è

notata

Esperimento 2

2a: Non scrambling

Il bambino ha accarezzato un cane due volte.

Traduzione Quantità Interpretazione

Het kind/de jongen heeft twee keer/tweemaal een

hond/hondje geaaid.

17 Non specifica

Het kind/kindje heeft de hond een keer geaaid/aangehaald. 1 Sbagliata

Het kind heeft een hond twee keer geaaid. 2 Specifica

2b: Scrambling

Il bambino ha accarezzato un cane due volte.

Traduzione Quantità Interpretazione

Het kind/kindje/jongen heeft een hond/hondje twee

keer/tweemaal geaaid.

10 Specifica

Het kind/kindje heeft twee keer een hond geaaid/aangehaald. 3 Non specifica

Het kind heeft één hond twee keer geaaid. 2 Specifica

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Het kind heeft twee keer de hond geaaid. 1 Non specifica

Het kind/de jongen heeft de hond twee keer geaaid. 4 Specifica

Analisi dei risultati

Esperimento 1

Nel primo esperimento, undici persone su venti, cioè il 55%, traducono la frase ambigua con ‘De

jongen heeft een meisje twee keer gezoend/gekust/twee zoenen gegeven’, cioè con la lettura

specifica, in cui il ragazzo ha baciato la stessa ragazza due volte. Tre persone, cioè il 15%, invece

hanno tradotto la frase con ‘De jongen heeft twee keer een meisje gezoend/gekust’, che è una lettura

non specifica, cioè in cui il ragazzo ha baciato due ragazze diverse. Due persone, cioè il 10%, hanno

dato la traduzione Een jongen heeft een meisje twee keer gekust, quindi questi soggetti hanno scelto

una traduzione specifica. C’è una piccola differenza in questa traduzione, perché hanno tradotto ‘een

jongen’ invece di ‘de jongen’, ma questa differenza non è importante per questa ricerca. È

importante invece l’articolo dell’oggetto, perché così si vede se il partecipante sceglie una traduzione

specifica o non specifica. Questo si vede nella traduzione di una persona, che è De jongen heeft het

meisje twee keer gezoend. Questa persona ha scritto ‘het meisje’ con un articolo definito ed è un

modo di spiegare che parla della stessa ragazza e non di due ragazze diverse. Quindi anche questa

traduzione è specifica.

Poi c’è qualcosa di interessante. Due persone, cioè il 10% hanno dato la traduzione con un imperfetto

invece di un passato prossimo: Een/De jongen kuste een meisje twee keer. In Olandese, questa

costruzione con l’imperfetto è sempre ambigua, tutti e due i significati sono possibili. Però, c’è una

preferenza per il significato specifico.

C’era una persona che ha capito perfettamente che questa frase potrebbe avere due significati e ha

dato due traduzioni possibili: De jongen heeft een meisje twee keer gekust oppure De jongen heeft

twee keer een meisje gekust.

Esperimento 2a

Al contrario dell’esperimento 1, quest’esperimento contiene un contesto. Così dovrebbe essere più

facile determinare l’interpretazione della frase. L’interpretazione corretta con questo contesto

sarebbe quella ‘non scrambling’, quindi non specifica. Con l’esperimento 2a sembra che funzioni così:

la maggioranza dei soggetti, 17 persone, cioè l’85%, ha tradotto la frase con Het kind/de jongen heeft

twee keer/tweemaal een hond/hondje geaaid, quindi un significato non specifico, che è il significato

corretto in questo contesto.

Due soggetti , cioè il 10%, hanno tradotto la frase in una maniera diversa. Hanno tradotto la frase con

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un significato specifico: Het kind heeft een hond twee keer geaaid. Però, questo significato non

corrisponde al contesto dato.

Una persona ha tradotto la frase con Het kind/kindje heeft de hond een keer geaaid/aangehaald.

Questa traduzione contiene due errori. Il primo è che questo è un significato specifico, perché c’è un

articolo determinato, ‘de’. Inoltre, questa persona ha tradotto ‘een keer’, cioè ‘una volta’ invece di

‘due volte’. Questa traduzione è quindi sbagliata.

Esperimento 2b

Quest’esperimento funziona come l‘esperimento 2a. La frase è la stessa, ma il contesto è diverso.

Con questo contesto, l’interpretazione corretta è quella specifica. La maggior parte dei soggetti , 10

persone, cioè il 50%, ha tradotto la frase correttamente con Het kind/kindje/jongen heeft een

hond/hondje twee keer/tweemaal geaaid, cioè con l’interpretazione specifica.

Tuttavia ci sono alcune traduzioni differenti. Due soggetti, cioè il 10%, hanno dato la traduzione Het

kind heeft één hond twee keer geaaid. Questa traduzione è corretta, perché il significato è specifico.

Una cosa che hanno cambiato questi soggetti è la parola ‘één’, che in olandese ha un significato più

specifico. È scritto come si pronuncia il numerale ‘1’, e per questo è più specifico che l’articolo

indeterminato ‘een’. La scelta di questa parola è probabilmente per chiarire che si parla dello stesso

cane: il bambino accarezza due volte lo stesso cane.

Una persona ha tradotto la frase con Het kind heeft twee keer de hond geaaid. Questa persona ha

usato l’articolo definito, probabilmente con la stessa intenzione degli altri due soggetti, cioè per

indicare che si parla dello stesso cane, ma ha usato la struttura della frase sbagliata, ovvero quella

corrispondente alla lettura non specifica.

Quattro persone, cioè il 20%, hanno dato la traduzione Het kind/de jongen heeft de hond twee keer

geaaid. Questa traduzione è specifica in due maniere. La prima è che hanno usato l’articolo definito

‘de’. L’altra maniera è l’ordine delle parole: quest’ordine dà in olandese un significato specifico alla

frase. Quindi queste persone hanno adattato l’articolo e l’ordine delle parole per chiarire che si parla

di uno stesso cane. Si potrebbe anche dire che dove le persone usano l’articolo definito e l’ordine

scrambled in olandese potrebbe significare che non sanno che quell’ordine corrisponde alla lettura

specifica. Ovvero non sarebbe necessario con quell’ ordine usare anche un articolo definito, è

ridondante.

Ci sono tre persone, cioè il 15%, che hanno tradotto la frase con Het kind/kindje heeft twee keer een

hond geaaid/aangehaald. Ci si aspetterebbe questa traduzione con l’altro contesto, quello che è dato

in 2a, in cui il bambino accarezza una volte un cane e una volta un altro cane, quindi due cani diversi.

Questa interpretazione è non specifica, mentre il contesto indica un’interpretazione specifica. Queste

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persone non tengono conto del contesto, ma guardano solo alla frase, o non sanno come renderla in

olandese, nonostante sia la loro lingua.

In seguito c’è una tabella in cui si vede quale significato, non specifico o specifico, hanno dato i

soggetti. Così sarà chiaro se c’è una relazione tra le due traduzioni che hanno dato e il contesto.

Soggetti Frase 2a (significato corretto è

non specifico)

Frase 2b (significato corretto è specifico)

1 Non specifico Specifico

2 Non specifico Specifico

3 Non specifico Specifico

4 Non specifico Specifico

5 Non specifico Specifico

6 Specifico Specifico

7 Non specifico Specifico

8 Non specifico Specifico

9 Specifico Specifico

10 Specifico Non specifico

11 Non specifico Specifico

12 Non specifico Specifico

13 Non specifico Non specifico

14 Non specifico Specifico

15 Non specifico Non specifico

16 Non specifico Specifico

17 Non specifico Specifico

18 Non specifico Specifico

19 Non specifico Specifico

20 Non specifico Specifico

Nella tabella ci sono alcune cose notevoli da osservare:

Il soggetto 6 ha dato due volte la stessa traduzione, Het kind heeft een hond twee keer

geaaid, che è un significato specifico.

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Il soggetto 9 ha tradotto la prima frase con Het kind heeft de hond een keer geaaid, che è

specifico, e la seconda frase con Het kind heeft de hond twee keer geaaid, che è anche un

significato specifico.

Il soggetto 10 ha invertito le due traduzioni: dove avrebbe dovuto usare il significato specifico

ha usato quello non specifico e viceversa. Quindi ha tradotto la prima frase con Het kind heeft

een hond twee keer geaaid e la traduzione della seconda frase era Het kind heeft twee keer

een hond geaaid.

Il soggetto 13 ha dato due volte la stessa traduzione, con un significato non specifico: Het

kind heeft twee keer een hond geaaid. Anche il soggetto 15 ha fatto così: ha anche dato due

volte la traduzione Het kind heeft twee keer een hond geaaid.

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5. Discussione

In questa tesi è stata studiata la traduzione delle frasi ambigue dall’italiano all’olandese. Sono stati

fatti due esperimenti, l’esperimento 1 e l’esperimento 2. Sono stati scelti 20 soggetti per

l’esperimento 1 e 20 soggetti per l’esperimento 2, quindi 40 partecipanti in totale. Nell’esperimento

1 non c’era un contesto dato, solo la frase ‘Il ragazzo ha baciato una ragazza due volte’.

Nell’esperimento 2, che era diviso in 2a e 2b, c’era la frase ‘il bambino ha accarezzato un cane due

volte’, ma c’era anche un contesto dato. Nell’esperimento 2a, i soggetti avevano un’immagine di un

bambino che accarezza prima un cane marrone e poi un cane nero, quindi due volte un cane diverso.

Nell’esperimento 2b invece, si vede un’immagine di un bambino che accarezza due volte lo stesso

cane.

In base ai risultati degli esperimenti ci sono tre spiegazioni possibili per le traduzioni che hanno dato i

soggetti:

1. L’ordine lineare

Alcuni soggetti hanno tradotto la frase in olandese con l’ordine dell’italiano: hanno mantenuto

l’ordine NP oggetto – Avverbio, quindi l’ordine lineare. Questo può spiegare che una grande quantità

di soggetti nell’esperimento 1, 11 in tutto, ha tradotto De jongen heeft een meisje twee keer

gezoend/gekust/twee zoenen gegeven, perché questo è l’ordine della frase italiana. Anche

nell’esperimento 2a si vede questo fenomeno: due persone hanno tradotto Het kind heeft een hond

twee keer geaaid, che è l’ordine delle parole in italiano. Però con questo contesto, questa traduzione

non va bene.

2. L’interpretazione più economica

L’interpretazione più economica può essere quella con l’ordine lineare, come si vede sopra, ma

anche l’interpretazione che è più facile da immaginare, perché bisogna immaginare un contesto se si

legge una frase. Questa regola è naturale per l’esperimento 1, dove non c’era un contesto e i soggetti

dovevano immaginare un contesto, un’interpretazione, prima di tradurre la frase. I risultati

dell’esperimento 1 mostrano che la maggior parte traduce la frase italiana in una maniera più

economica, che vuol dire che si sceglie l’interpretazione che è più veloce da immaginare.

Quest’interpretazione sarebbe quella specifica, cioè in questo caso c’è un ragazzo che ha baciato due

volte la stessa ragazza. Questo viene spiegato nella parte della teoria con ‘The Principle of

Parsimony’, secondo cui in mancanza di un contesto del discorso, le decisioni di parsing sono guidate

da un principio che favorisce la rappresentazione che richiede la minima fatica per formare un certo

modello mentale, cioè la rappresentazione che è più veloce da immaginare.

Nella parte della teoria si ha anche letto alcuni informazioni sul referential theory, che dice che si

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sceglie più spesso la lettura di una frase che si ricollega con il contesto dato che un’altra

interpretazione. Questo si vede nell’esperimento 2, dove c’era un contesto dato: era abbastanza

facile per i soggetti di distinguere le due interpretazioni diversi con l’aiuto delle immagini.

3. Il numerale

In italiano non c’è una differenza tra il numerale ‘un(o)’ e l’articolo indefinito ‘un’, hanno tutti e due

lo stesso significato. In olandese invece, c’è una differenza tra l’uso del numerale e l’articolo

indefinito. Per chiarire questa differenza, c’è un esempio:

(6) 1 gatto = un gatto

1 kat = één kat

1 kat ≠ een kat

Quando si usa il numerale ‘1’ in olandese, anche scritto come ‘één’ con due accenti per indicare

l’enfasi, la parola contiene un significato specifico, cioè c’è solo un gatto. L’articolo indefinito ‘een’,

che viene pronunciato senza enfasi, non ha un significato non specifico.

In italiano la parola ‘un’ può avere due significati, in olandese no. La conseguenza è che in italiano la

frase è ambigua e in olandese invece no, quindi in olandese è più facile indicare la differenza tra

specifico e non specifico.

Si vede che nell’esperimento 2a, quasi tutti i soggetti, 17 persone, mantengono l’indefinito nella frase

olandese, che va bene con questo contesto: la frase deve avere un significato non specifico.

Nell’esperimento 2b invece, il significato dovrebbe essere specifico. Per questo i soggetto hanno

trovato alcune soluzioni per chiarire il significato specifico: hanno usato la parola ‘één’ oppure

l’articolo definito ‘de’. Forse l’hanno fatto per evitare la struttura scrambled, quindi una struttura

diversa, e volevano mantenere la struttura originale.

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6. Conclusione

La domanda della ricerca era: ‘Quale influenza ha il contesto sulla maniera di tradurre? Ci sono delle

differenze o delle somiglianze nella maniera di tradurre frasi con un contesto dato e frasi senza un

contesto?’ Di seguito si vede una tabella in cui sono mostrate le risposte nelle tre situazioni.

Risposte Esperimento 1

(senza contesto)

Esperimento 2a

(contesto,

interpretazione non

specifica)

Esperimento 2b

(contesto,

interpretazione

specifica)

Specifico 70% 10% 80%

Non specifico 15% 85% 20%

Altro 15% 5% -

Totale 100% 100% 100%

A questo punto si può valutare il ruolo del contesto nella traduzione. La mia ipotesi per l’esperimento

1 era che i soggetti darebbero più traduzioni diverse, perché non c’era un contesto e quindi i soggetti

dovevano immaginare un contesto da se stessi. Pensavo anche che la maggior parte dei soggetti

avrebbero tradotto la frase in una maniera più economica, cioè quella specifica. I risultati mostrano

che l’interpretazione preferita è quella specifica: il 70% dei soggetti ha tradotto la frase con un

significato specifico.

Per l’esperimento 2, che conteneva un contesto, mi aspettavo che la frase sarebbe stata più facile da

interpretare, perché non c’era bisogno di immaginare un contesto, era già dato. Pensavo che la frase

dell’esperimento 2a venisse tradotta con l’interpretazione non specifica, mentre la frase

dell’esperimento 2b venisse tradotta con l’interpretazione specifica. Secondo i risultati

nell’esperimento 2a, l’85% dei soggetti ha scelto l’interpretazione giusta, quindi quella non specifica.

Nell’esperimento 2b, l’80% dei soggetti ha tradotto la frase con l’interpretazione giusta, che in questo

caso era quella specifica. Quindi quasi tutti i soggetti erano in grado di rendere conto al contesto

dato.

Come ipotesi era anche usata la teoria di De Hoop (1997), secondo cui se un’interpretazione è

preferita, per esempio quando c’è un contesto specifico, l’effetto del contesto su

quest’interpretazione sarà più importante che l’ordine delle parole. Questo potrebbe implicare che i

soggetti dell’esperimento 2 tengono conto più del contesto e meno della struttura della frase. Infatti,

la maggior parte dei soggetti è stata in grado di tradurre la frase in una maniera adeguata, cioè

tenendo conto del contesto. Tuttavia, ci sono cinque soggetti nell’esperimento 2 che hanno dato una

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traduzione scorretta in uno dei due casi (2a oppure 2b) e quindi hanno dato due volte la stessa

traduzione. Questi soggetti non hanno tenuto conto del contesto, quindi questa teoria non è

appropriata per tutta la mia ricerca.

Si può concludere che la maggior parte dei soggetti è stata in grado di tradurre la frase ambigua in

una maniera adeguata. Mi aspettavo che con il primo esperimento i soggetti avrebbero dato più

traduzioni diverse, perché non c’era un contesto. I risultati mostrano che ci sono sette traduzioni

diverse, ma la maggior parte, il 70%, ha scelto per un’interpretazione specifica. Con il secondo

esperimento mi aspettavo che sarebbe stato più chiaro quale significato era inteso e quindi che ci

sarebbero state meno traduzioni diverse. Nell’esperimento 2a ci sono tre traduzioni diverse e

nell’esperimento 2b cinque traduzioni diverse, quindi ci sono meno traduzioni che nell’esperimento

1.

Forse sarebbe interessante per ulteriori ricerche analizzare come i diversi programmi di traduzione

trasformano le frasi ambigue e se c’è miglioramento nella trasformazione per tutti i problemi che

abbiamo visto in questa tesi. Tuttavia ci sarà sempre bisogno di una collaborazione tra la traduzione

automatica e il traduttore umano, perché, come dice Munday (2008):

« After all, no translation would be possible without translators, or interpreters; even supposedly

fully-automated machine translation needs programmers, operators and revisers who work on the

data and target products. »

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8. Appendice

A. Esperimento 1

Il ragazzo ha baciato una ragazza due volte.

Traduzione in olandese:

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B. Esperimento 2a

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C. Esperimento 2b

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