A 2012 A Area Sindacale - uiltucslombardiaoggi (intervista di Metro News del 19 marzo 2012 ad Andrea...

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ANNO 8- N.72 APRILE 2012 Sommario REDAZIONALE 1 PERCHÈ LA DIFESA DELLARTICOLO 18 È UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ 2 IN MEMORIA DEL CARO AMICO GIOVANNI ANGIULLI 4 RIFORMA DEL LAVORO: COSA CAMBIA PER GLI STRANIERI 5 ARTICOLO 18: RISCOPRIAMO LE ORIGINI 7 A r ea S indacale u i lt u c s l o m b a r d i a p e r i o d i c o d i a p p r o f o n d i m e n t i , a g g i o r n a m e n t i t e c n i c i e d i b a t t i t o p o l i t i c o Redazionale Mentre stiamo chiudendo il giornale, il Presidente del Consiglio Mario Monti e il Ministro Elsa Fornero, sono a colloquio con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per fare il punto sul disegno di legge per la riforma del lavoro e del welfare che verrà proposto al dibattito parlamentare. Quando leggerete queste pagine, il te- sto sarà già stato illustrato e reso pubblico e, forse, ne avrete una copia già in mano. Tutti assisteremo nei prossimi giorni all’ultimo percorso che separa il paese dalla riforma che potrebbe cambiare i fondamentali del delicato equilibrio che ha sostenuto il modello relazionale tra impresa e lavoratori dipendenti degli ultimi quarant’anni. Quando si affrontano momenti di questa portata storica, è importante viverli con il massimo della consapevolezza ed in questo numero abbiamo cercato di dare il nostro contributo per una lettura del momento che non si adagi sulle sem- plificazioni mediatiche a cui, purtroppo, siamo stai tutti sottoposti. Un augurio quindi a tutti noi per un esito dell’iter parlamentare e legislativo che non riduca il lavoro in questo paese ad una concessione priva di dignità. Buona lettura. la Redazione Campagna Fiscale 2012 Uiltucs E’ già possibile prenotare un appuntamento per la compilazione del modello 730-2012 Telefonare al numero 02/760.679.1, dal lunedì al venerdì, presso il nostro ufficio di via Tommaso Salvini, 4 (MM 1 Palestro) 730 Iscritti UILTuCS Iscritti uil non iscritti singola gratuito €15,00 € 40,00 congiunta Con entrambi i coniugi iscritti gratuito con uno solo dei coniugi iscritto €15,00 €30,00 € 80,00 Iscritti CGIL e CISL Fasce di reddito Tariffa Con reddito fino a € 20.000,00 € 25,00 Con reddito oltre € 20.000,00 € 45,00

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Anno 8- n.72Aprile 2012

SommarioRedazionale 1PeRchè la difesa dell’aRticolo 18 è una battaglia di civiltà 2in memoRia del caRo amico giovanni angiulli 4RifoRma del lavoRo: cosa cambia PeR gli stRanieRi 5aRticolo 18: RiscoPRiamo le oRigini 7

AreaSindacale

uiltucslombardia

periodico di approfondimenti, aggiornamenti tecnici e dibattito politico

RedazionaleMentre stiamo chiudendo il giornale,

il Presidente del Consiglio Mario Monti e il Ministro Elsa Fornero, sono a colloquio con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per fare il punto sul disegno di legge per la riforma del lavoro e del welfare che verrà proposto al dibattito parlamentare.

Quando leggerete queste pagine, il te-sto sarà già stato illustrato e reso pubblico e, forse, ne avrete una copia già in mano.

Tutti assisteremo nei prossimi giorni all’ultimo percorso che separa il paese dalla riforma che potrebbe cambiare i fondamentali del delicato equilibrio che ha sostenuto il modello relazionale tra impresa e lavoratori dipendenti degli ultimi quarant’anni.

Quando si affrontano momenti di questa portata storica, è importante viverli con il massimo della consapevolezza ed in questo numero abbiamo cercato di dare il nostro contributo per una lettura del momento che non si adagi sulle sem-plificazioni mediatiche a cui, purtroppo, siamo stai tutti sottoposti.

Un augurio quindi a tutti noi per un esito dell’iter parlamentare e legislativo che non riduca il lavoro in questo paese ad una concessione priva di dignità.

Buona lettura.

la Redazione

Campagna Fiscale 2012Uiltucs

E’ già possibile prenotare un appuntamentoper la compilazione del modello 730-2012

Telefonare al numero 02/760.679.1, dal lunedì al venerdì, presso il nostro ufficio

di via Tommaso Salvini, 4 (MM 1 Palestro)

730 Iscritti UILTuCS Iscrittiuil

noniscritti

singola gratuito €15,00 € 40,00

congiuntaCon entrambi i coniugi iscritti

gratuito con uno solo dei coniugi iscritto

€15,00€30,00 € 80,00

Iscritti CGIL e CISL

Fasce di reddito TariffaCon reddito fino a € 20.000,00 € 25,00Con reddito oltre € 20.000,00 € 45,00

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Aprile 2012 Area Sindacale N. 72

riformA del lAvoro e del WelfAre

Perchè la difesa dell’articolo 18 è una battaglia di civiltàMettiamo subito in chiaro un

aspetto:nel nostro ordinamento, il licenziamento di un lavoratore per motivi economici o disciplinari è, da moltissimo tempo, un’azione possibile e concretamente praticata.

Nel 1966, la legge numero 604 isti-tuiva, per la prima volta, le regole che risolvessero l’infamia del licenziamento di un dipendente come facoltà arbitraria del datore di lavoro.

Si poneva quindi fine ad una libertà imprenditoriale che, negli anni pre-cedenti aveva consentito, ai datori di lavoro più spregiudicati, di utilizzare il licenziamento come minaccia per otte-nere dai prestatori di lavoro qualcosa di diverso da una dignitosa collaborazione subordinata... qualcosa di molto simile ad una sottomessa obbedienza

Per chi avesse poca memoria, è preziosa la cronaca di Sirio Politi, un prete operaio che ben conosceva la situazione di quell’epoca:

“Un di quegli operai, vecchio stam-po, che quando il padrone comanda levano il trotto e fanno tutto di corsa. Zitto e obbediente, ossequioso fino al Signor Sì. Gente che fa il lavoro per dieci. Mai stanco. Forse non sa nem-meno cosa sono le ferie e poco anche cos’è la domenica, la dolce domenica del dormire fino alle dieci.

Casa e lavoro, lavoro e casa. As-solutamente null’altro. Una fortuna per il padrone. Un pozzo di energie e un fiume di generosità.”1 .

Questo era il paradigma di riferi-mento del rapporto di lavoro che l’ema-nazione della legge 604 ha permesso di superare.

Con il venir meno del potere asso-luto del datore di lavoro sulla soprav-vivenza del rapporto di lavoro, la storia apre ad una concezione del lavoro che contempla meglio il carattere di civiltà e di rispetto della dignità umana.

Un elemento che ha mosso gli animi e le forze operaie e sindacali di quegli anni fino a produrre quel formi-dabile movimento che ha posto le basi per la nascita della Legge 300 del 20 maggio 1970, meglio nota come Sta-

1 “La voce dei poveri”, giugno 1962 – tratto

da Gli scritti di Sirio Politi / 1960-1965 - fonte: www.

pretioperai.it/

tuto dei Diritti dei Lavoratori.

La legge che ha completato giuridi-camente l’impianto di tutela, impostato quattro anni prima dalla 604, intro-ducendo, con l’articolo 18, il diritto al reintegro sul posto di lavoro.

Una legislazione quindi che non impedisce il licenziamento in senso assoluto: lo svincola dalla soggettività del datore di lavoro e lo vincola, in modo semplice, chiaro ed inequivoca-bile, all’esistenza di ragioni concrete, oggettive o soggettive:

“...il licenziamento del prestatore di lavoro non può avvenire che per giusta causa ai sensi dell’art. 2119 del Codice Civile o per giustificato motivo.2”

e che restituisce il diritto al posto di lavoro quando mancano i presupposti oggettivi ed il licenziamento corrispon-de solo all’arbitrarietà soggettiva del datore di lavoro:

“...il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato sen-za giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprendito-re, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quin-dici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.”3

Il dibattito che viene proposto, da un po’ di tempo a questa parte, pone quindi un problema falso ed inconsistente.

Quando si afferma infatti che il mer-cato del lavoro in Italia sarebbe irrigidito da norme che impediscono la licenzia-bilità in presenza di ragioni oggettive come quelle economiche o produttive o in presenza di gravi comportamenti disciplinari da parte del dipendente, si afferma una assoluta falsità.

E se l’affermazione viene da qual-che illustre giurista o professore di diritto del lavoro, è ragionevole pensare

2 Legge 15 luglio 1966 n. 604 - Norme sui licenziamenti individuali - pubblicata nella G.U. n. 195 del 6 agosto 1966 .- articolo 1

3 L. 20 maggio 1970, n. 300. Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento. - articolo 18

che costui menta sapendo di mentire.

Basterebbe sfogliare una qualun-que raccolta di sentenze della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione per rendersi conto di quanti e quali licenziamenti vengono confermati, se probatoriamente fondati su gravi inadempimenti o su comportamenti incompatibili con il vincolo fiduciario da parte del lavoratore oppure ancora se legati ad oggettive condizioni produttive ed organizzative.

Altro che cittadella dei privilegiati come i fratelli Ichino continuano os-sessionatamente ed ossessivamente a proporre come lettura addomesticata della realtà dal 1996 (uscita del libro di Pietro Ichino “il lavoro e il mercato”) ad oggi (intervista di Metro News del 19 marzo 2012 ad Andrea Ichino ).

Quasi vent’anni di paziente lavoro di mistificazione da parte di una intera generazione di blasonati professori, consulenti ed esperti vari (o presuppo-sti tali) di economia e lavoro, che hanno permesso, dapprima, di sviluppare la giungla della precarietà ed infine di lanciare, in nome del superamento di quella stessa precarietà, l’affondo ver-so l’articolo 18 dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori.

Ma perchè, ci si potrebbe chiedere, prendersela tanto per un articolo di legge, sconosciuto nella sua sostanza ai più, che si preoccupa solo di riam-mettere al lavoro qualche lavoratore erroneamente licenziato?

Se la sua funzione è solo quella di definire un reintegro in luogo di un risarcimento e se spesso, come si dice da entrambe le parti contendenti, esso viene frequentemente disattivato dal diretto beneficiario (il lavoratore licenziato) che spesso opta per un risar-cimento, perchè questo accanimento?

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Area Sindacale N. 72 Aprile 2012

Per tentare di rispondere a questa domanda occorre pensare a come sarebbe il lavoro in Italia se l’articolo 18 non fosse in vigore.

Cominciamo subito con lo smentire uno degli argomenti più beceri: i so-stenitori della necessità di modificare l’articolo 18 si premurano di rassicurare sul fatto che abbassare le tutele non significa scatenare valanghe di licen-ziamenti, pensando o tentando di far pensare che questo sia lo scenario che preoccupa chi l’articolo 18 lo difende.

Ovviamente questo scenario è ab-bastanza inverosimile per due ragioni: la prima è che le valanghe di licen-ziamenti sono già una triste attualità e sono scatenate dal fallimento di un modello economico e produttivo con il quale siamo da anni costretti a con-vivere e la permanenza o la modifica dell’articolo 18 non inciderà in nessun modo sull’entità di questa sciagura.

La seconda è che il venir meno della tutela reale determinerà para-dossalmente lo stesso effetto della sua sopravvivenza: così come in costanza di tutela reale difficilmente un datore di lavoro azzarda un licenziamento arbi-trario e privo di giusta causa o giustifi-cato motivo, in assenza di tutela reale difficilmente un lavoratore si esporrà ad un licenziamento arbitrario anche se privo di giusta causa o di giustificato motivo. Come?

Semplicemente tornando ad un

modo di stare al lavoro molto simile a quello descritto da Sirio Politi nei suoi scritti.

Si potrebbe obiettare che già oggi buona parte dei lavoratori italiani (cir-ca il 35%4) lavora in aziende ove non

4 ElaborazioneUfficiostudiCGIAMestresudati del 2009 - http://www.cgiamestre.com/2012/02/articolo-18-interessa-solo-il-3-delle-imprese-ma-tutela-il-65-dei-dipendenti-italiani/

Articolo 18 legge 20 maggio 1970 n.300.

(Reintegrazione nel posto di lavoro).

Ferma restando l’esperibilità delle procedure previste dall’art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.

Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la inefficacia o l’invalidità a norma del comma precedente.

In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all’art. 2121 del codice civile.

Il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione.

Se il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso servizio, il rapporto si intende risolto.

La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva. Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.

L’ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l’ha pronunciata.

Si applicano le disposizioni dell’art. 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.

L’ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.

Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’art. 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo camma ovvero all’ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l’ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all’importo della retribuzione dovuta al lavoratore

vige la tutela reale e che non sempre ricorrono le condizioni di sfruttamento estremo.

Si dimentica però che anche quei lavoratori beneficiano delle tutele del Contratto Collettivo Nazionale di La-voro che si realizza ed aggiorna grazie all’iniziativa della parte sindacalizzata dei lavoratori che normalmente si svi-luppa solo in quelle aziende ove vige la presenza della tutela reale.

Ed allora è forse questa una del-le possibili chiavi di lettura dello scontro sull’articolo 18.

La sopravviven-za di un equilibrio tra il potere economico dell’imprenditore ed il potere di autoor-ganizzazione dei la-voratori in condizioni che tutelino la libertà sindacale.

È questa la que-stione vera?

Sentiamo cosa ne pensa il nostro amico Sirio:

“Capisco perché i padroni ce l’abbiano col sindacalismo, i partiti di sinistra, gli scioperi. Svegliano questi operai del buon tempo antico, dagli occhi umili e dimessi, dal cuore perenne-mente in pena per paura di un cicchetto del padrone. E impe-discono che ne na-scano ancora a fare le loro fortune.

Forse vorrebbero che non sapessero che anche loro sono uomini. Che i loro oc-chi valgono come gli occhi di tutti e così le braccia, così il valore della persona umana, e che anch’essi hanno

dei diritti, I semplici diritti di difesa dei loro interessi, di affermazione della loro dignit�

Una semplice questione di conce-zione del lavoro.

Una questione di civiltà.

Sergio Del Zotto

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In memoria del caro amico Giovanni AngiulliCaro Giovanni,

ti scrivo questa lettera anche se tu non la potrai mai leggere.

Diversamente da me, tu non amavi molto la parola scritta, perché eri un uomo d’azione, di lotta sul campo, tenace, determinato, ma sempre disponibile a cercare soluzioni e compromessi che potessero trovare un punto di equilibrio fra le parti.

Ti ricordo quando appartenente alla Filcams-CGIL mi hai convinto a fare la tessera e poi a diventare subito dopo rappresentante sindacale aziendale.

Ero ancora un ragazzo, ingenuo e inesperto, ma lusingato e onorato della tua proposta accettai.

Fu una lunga militanza in questo ruolo, contrassegnata da molte frustrazioni, delusioni, tensioni e arrabbiature con la controparte.

Quando hai deciso di tornare in UIltuCS, per un momento fui titubante, poi decisi di seguirti per la stima e la fiducia che provavo per te.

Pensavo di fare la scelta giusta. E così fu, ne sono ancora convinto.

Lo stesso fecero le mie stimate colleghe.

Dopo molti anni anche altre colleghe seguirono la strada che tu avevi tracciato in azienda, con pazienza, disponibilità ed esperienza.

Ti ricordo quando mi hai difeso a spada tratta in un momento molto difficile della mia vita lavorativa e personale, evitandomi conseguenze negative riguardo alla mia posizione professionale.

Ti ricordo per quante volte mi hai rimproverato anche duramente per i miei comportamenti troppo ingenui e accon-discendenti nei confronti della controparte.

Non ricordo di aver ricevuto qualche complimento. Eri sempre molto severo con me.

Ti ricordo però anche nei momenti di soddisfazione quando finalmente firmammo il primo e soffertissimo contratto integrativo aziendale e quando, solo pochi anni fa, in concomitanza alle mie dimissioni da rappresentante sindacale aziendale, mi hai comunicato, con mio grande stupore, che sarei stato nominato componente del consiglio regionale UILTUCS.

Accadde non per merito personale, ma perché soprattutto tu l’hai voluto con forza, ne sono sicuro.

Ti ricordo anche in qualche momento goliardico, quando venivi a pranzare a casa mia o quando si parlava di calcio.

Ahimè non andavamo molto d’accordo: tu juventino e io interista!

Ti ricordo anche quando detestavi il governo di Berlusconi: lì eravamo in perfetta sintonia.

Ora realizzo tutto quanto: i tuoi duri ammonimenti e rimproveri sono riusciti a ri-destare in me quella forza latente che solo da poco tempo sto riuscendo a sprigionare, unita a quel senso di dignità e di rispetto che noi lavoratori dipendenti meritiamo.

Se fosse vero che un giorno tutti quanti ci ritroveremo lassù, anche se non sono così sicuro che tu ci credessi molto, ti verrò sicuramente a cercare, e comunque sono sicuro che tu sarai presente per sempre nel mio cuore come un grande amico e compagno di lotta sempre pronto ad ascol-tarmi e aiutarmi ma anche nella mia mente con tutto quello che mi hai insegnato e del quale cercherò di fare tesoro.

Ciao Giovanni,

Il mio addio è forse un arrivederci, ma resta il mio grazie per essere esistito.

Anche per me.

Claudio Corrà

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Area Sindacale N. 72 Aprile 2012

Umanità Migrante

Lo sportello Sai fornisce informazioni e servizi det-tagliati e mirati, riguardanti problemi quotidiani che gli immigrati (extracomunitari, neocomunitari e comunitari) incontrano.

Legislazione generale

Documentazione relativa alle diverse tipologie di soggiorno

Asilo

Orientamento al lavoro

Ricongiungimento familiare

Decreti Flussi

Cittadinanza

Il servizio è attivo presso il nostro ufficio di

Milano - Via Salvini, 4

Fermata MM1 Palestro

tel. 027606791

L’attività dello sportello è articolata nelle seguenti aree

Riforma del lavoro: cosa cambia per gli stranieriLo scorso 23 marzo è stata appro-

vata dal Consiglio dei Ministri la riforma tanto attesa del Mercato del Lavoro. Ora passerà al vaglio del Parlamento.

Per quanto riguarda il mondo dell’immigrazione sono state state in-trodotte importanti novità, finalmente in positivo. L’obbiettivo dichiarato è quello di contrastare la permanenza irregolare degli stranieri in Italia, in particolare di coloro già regolari nel nostro Paese che rischiano, insieme ai propri familiari, di perdere il permesso di soggiorno a causa della relativa per-dita del posto di lavoro. Non sono previsti, a tal proposito, nuovi flussi di ingresso.

La riforma prevede il prolungamento del perio-do in cui il lavoratore stra-niero può essere iscritto nelle liste di collocamento e lo estende anche per tutto il periodo in cui gode del sussidio di sostegno al reddito. Il permesso per attesa occupazione, fin’o-ra della valità di sei mesi, durerà un anno, il chè permetterà allo straniero di avere più tempo nel caso di perdita del posto di lavoro per cercarne

un altro.

La riforma prevede inoltre che i per-messi per lavoro subordinato, sia che questi vengano rilasciati con contratto a termine o a tempo indeterminato, durino fin dal primo rilascio due anni, anzichè dodici mesi come previsto dall’attuale normativa. Al momento del rinnovo la durata sarà di tre anni. Que-sto vale sia per i permessi per lavoro subordinato, che per lavoro autonomo o per famiglia.

Nulla di nuovo purtroppo per quanto riguarda “l’odiosa tassa sui permessi di soggiorno”: questa non è stata abo-lita, ma l’estensione della durata degli stessi inciderà meno sulle tasche degli immigrati.

In fin dei conti qualche novità in positivo è stata apportata, ma forse si poteva fare di più.

Patrizia Floris

PRE RIFORMA POST RIFORMA

PDS ATTESA OCCUPAZIONE Sei mesi Un anno

PDS LAVORO SUBORDINATO

Contratto a termine: 1 annoContratto a t. Indet: non più di 2 anni

Fin dal primo rilascio: 2 anni sia con contratto a tempo determinato che indeterminato

PDS LAVORO AUTONOMO 2 anni 2 anni

PDS FAMIGLIA Stessa validità del pds del familiare

Stessa validità del pds del familiare

RINNOVO

Contratto a termine: 1 annoContratto a t. Indet: non più di 2 anniLavoro autonomo: 2 anni

3 anni3 anni3 anni

PDS = PERMESSO DI SOGGIORNO

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Aprile 2012 Area Sindacale N. 72

ANPI Appello 25 Aprile 2012

Uscire dalla crisi con più socialità, uguaglianza e diritti. Per un’Europa democratica, politicamente e socialmente unita.

Quest’anno il 67° anniversario della Liberazione e la manifestazione del 25 Aprile, si svolgono in uno scenario particolarmente preoccupante non solo a livello italiano.

La drammatica crisi economico sociale che investe l’Europa e che si presenta in forme nuove in un mondo globalizzato, oltre ad aggravare le condizioni di vita di milioni di cittadini e ad acuire la piaga della disoccupazione soprattutto giovanile, rischia di provocare ripercussioni pericolose sotto lo stesso profilo democratico, mettendo a repentaglio fondamentali diritti e importanti conquiste realizzate nel corso del Novecento.

Sempre più preoccupante nel nostro Paese è la caduta dei valori che sono alla base dello Stato di diritto, dal rispetto delle regole e delle istituzioni a quello della stessa persona umana, mentre viene periodicamente messo in discussione il principio della divisione dei poteri su cui si fonda la democrazia repubblicana.

La crescita delle disuguaglianze sociali, la mancanza e precarietà del lavoro, la messa in discussione dei diritti dei lavoratori, il crescente numero di morti sul lavoro che rimane una tragica costante del nostro Paese, configurano violazioni dello spirito della Costituzione, che fonda la nostra Repubblica sul lavoro e le affida il compito di rimuovere le barriere di disuguaglianza tra i cittadini.

Al lavoro, valore fondante della Repubblica, deve essere restituito il suo ruolo e la sua dignità, elimi-nando il contrasto stridente tra i principi costituzionali e la durissima realtà del nostro Paese. Nella grave crisi ideale e morale che travaglia l’Italia, l’etica nella politica costituisce sempre di più un elemento di fondo da rafforzare e valorizzare.

Occorre anche contrapporre una rigorosa concezione antifascista del nostro sistema normativo, delle Istituzioni, dei cittadini, ai sempre più frequenti tentativi di riportarci ad un passato che non può e non deve tornare, in qualsiasi forma. Non possono essere più consentite tolleranze, connivenze e favori nei confronti di chi si ostina a negare il complessivo significato antifascista della nostra Costituzione.

Mentre ricordiamo i Caduti della Resistenza contro il nazifascismo e celebriamo le pagine più ricche e belle della nostra storia, dobbiamo assumere l’impegno solenne a realizzare gli ideali per cui tanti sa-crifici sono stati compiuti ed a tradurre nella realtà i principi e i valori contenuti nella nostra Costituzione, consegnando ai giovani la speranza di un futuro migliore, in un’Italia libera e unita.

Ciò significa anche battersi per la realizzazione dell’unità politica e democratica dell’Europa, di un’Euro-pa che, secondo la visione contenuta nel Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, dovrà essere unita non in nome di interessi mercantili, ma negli ideali della pace, della democrazia, della solidarietà, della giustizia.

In un contesto internazionale preoccupante è doveroso lanciare un forte appello per la salvaguardia e il rafforzamento della democrazia, per il rispetto e la garanzia, in ogni Paese, dei diritti umani, nella profonda convinzione che – come ha insegnato la Resistenza – ciò costituisce il fondamento della libertà e della pace.

Programma manifestazioni nella ricorrenza del 67° Anniversario della LiberazioneMartedì 24 Aprile 2012

- Ore 11,00 Inaugurazione alla Loggia dei Mercanti della Mostra dedicata a Salvatore Principato (Martire di Piazzale Loreto), alla presenza del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e del Sindaco di Piazza Armerina, città natale di Salvatore Principato. La mostra rimarrà esposta alla Loggia dei Mercanti nelle giornate di Martedi 24 - Mercoledì 25 e Giovedì 26 Aprile 2012;

- ore 15,30 cerimonia al campo della Glo-ria, con deposizione di corone, a ricordo dei Partigiani e dei militari italiani caduti nella Guerra di Liberazione, dei cittadini milanesi deportati nei lager tedeschi a seguito della persecuzione antisemita e della opposizione al regime nazifascista

Mercoledì 25 Aprile 2012

Deposizione di corone alle lapidi e monu-menti che ricordano i Caduti per la Libertà:

- ore 9,00 Piazza Tricolore – Monumento alla Guardia di Finanza;- ore 9,15 Palazzo Isimbardi – Lapide che ricorda i Caduti in guerra;- ore 9,30 Palazzo Marino – Lapide ri-producente la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla città di Milano;- ore 9,45 Loggia dei Mercanti – Sacrario Caduti per la Libertà;- ore 10,00 Piazza S.Ambrogio - Sacrario dei Caduti di tutte le guerre;- ore 10,30 Piazzale Loreto – omaggio ai Quindici Martiri.

Manifestazione centrale del 25 Aprile

Concentramento dei partecipanti al cor-teo in piazzale Oberdan a partire dalle ore 14,30.

Il corteo raggiungerà Piazza del Duomo percorrendo le vie del centro città.

Interverranno:

- Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e rappresentanti di Provincia e Regione;

- Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL;

- Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’ANPI, a nome del Comitato Perma-nente Antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine Repubblicano.

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Lungo è stato il dibattito circa la sua applicabilità, motivo per cui furono indetti due referendum. Il primo nel 2000 ed il secondo nel 2003, entrambi nulli per non aver raggiunto il quorum.

Nel frattempo sono intervenute novità e modifiche nel mercato del lavoro.

La legge 196/97, chiamata anche pacchetto Treu, apportò sostanziali modifiche e novità nel panorama italiano tra cui nuove disposizioni che regolano l’apprendistato, i tirocini ed il lavoro interinale. Quest’ultimo fu addirittura accolto ex novo all’interno dell’ordinamento italiano.

A seguire vi è la Legge Biagi (Leg-ge 30/2003) ed il D. Lgs. 276/2003.

E’ con Biagi che si inizia a parlare apertamente del concetto di buona flessibilità, quale mezzo privilegiato per creare nuova occupazione e combattere la disoccupazione.

La legge è intervenuta con la mo-difica e la creazione di molti istituti tra cui l’apprendistato, l’introduzione del contratto di lavoro ripartito, il contratto di lavoro intermittente, il lavoro acces-sorio e quello occasionale, il contratto a progetto.

Il decreto è stato negli anni modi-ficato, durante i governi che si sono succeduti, sino alla Legge 133/2008.

A seguito di tutte queste modifiche e riforme i dati, pur consapevoli che sia un’analisi grossolana, sono:

il tasso di disoccupazione nel mese di febbraio 2012 è salito al

9.3%, con un incre-mento dello 0,2% rispetto al mese di

riformA del lAvoro e del WelfAre

Articolo 18: riscopriamo le originiLa Riforma del lavoro proposta

dalla ministra Fornero presenta degli aspetti assai preoccupanti, che non si limitano solo alla diversa applicazione dell’art. 18 e all’ulteriore modifica dei contratti a termine.

Preoccupa il clima che si respira nel paese e la modalità della discus-sione attraverso cui è passata la sua concezione e concretizzazione.

Con questo atto forse si conclude il cambio culturale che ha coinvolto il concetto del diritto dei lavoro e quello del lavoratore salariato.

Per meglio comprendere la reale portata del cambiamento, ha senso ripercorrere brevemente la storia che ha portato alla nascita ed allo sviluppo dello Statuto dei Lavoratori.

A metà del 1900, in seguito al fascismo ed alle corporativismo, si avvertì la necessità di dare importanza e dignità al mondo del lavoro ed ai suoi lavoratori, che nel tempo stavano acquisendo consapevolezza circa la propria importanza nel processo di ricostruzione e sviluppo del paese.

Il lavoratore era ormai un soggetto contraente. Offriva la propria forza lavoro al datore di lavoro ed in cambio necessitava un trattamento equo.

L’importanza del lavoro venne poi esaltata nella Costituzione, come suo primo articolo. E’ concepito come il punto fondante dell’ordinamento repubblicano e diritto per il cittadino.

Giuseppe Di Vittorio, esponente della CGIL, nel 1952 dichiarò l’urgen-za di una legge quadro specifica per il mondo del lavoro ed il fermento era consistente nel paese, tanto che è del 1955 l’inchiesta parlamentare sulle “Condizioni di lavoro nelle fabbriche”.

Fra gli anni ‘50 e ‘60 si trasforma il metodo di produzione, passando ad una economia di tipo industriale, che diede avvio ad un forte e continuo flus-so di migrazione dal sud verso le città del Nord: Genova, Torino e Milano.

La trasformazione dell’economia italiana, da rurale ad industriale, ebbe la conseguenza di far socia-lizzare masse di lavoratori e lavoratrici, che ritrovandosi con lo stesso scopo all’in-terno degli stessi luoghi, permise loro di confrontarsi

e creare un senso di appartenenza comune che mai sino ad allora si era concretizzato.

Nel frattempo i datori di lavoro esercitavano un potere immenso, senza leggi specifiche e rigide que-sti potevano disporre della propria forza lavoro spersonalizzandola e sfruttandola, in quanto il rapporto era esclusivamente di tipo individuale ed arbitrario. Tale iniquità iniziò a pre-occupare, perché possibile fonte di tensione e violenza.

Dagli anni ‘60, con il suo pieno svi-luppo negli anni ‘70, si concentrano le lotte sindacali. Il sindacato assunse il ruolo di gestione delle tensioni incana-landole per ottenere un miglioramento generale delle condizioni di vita del lavoratore.

Lo scontro fu duro, passò attraver-so l’occupazione delle fabbriche e le manifestazioni in piazza con lo scopo di ottenere un salario unico, il rispetto dei contratti di lavoro e la richiesta di arginare la facoltà di licenziare da parte del datore di lavoro.

La parte datoriale reagì a queste richieste con fastidio e stupore, ri-tenendo che il processo industriale, fra cui la composizione e la gestione della forza lavoro, fosse materia di sua esclusiva competenza.

Oltre ai lavoratori, supportati dai sindacati, anche i partiti politici vollero cavalcare l’onda di generale mobilita-zione. Nello specifico fu il Partito So-cialista Italiano ad esserne interprete.

Fu poi Giacomo Brodolini, sinda-calista socialista che fu ministro del lavoro e della previdenza sociale,ad istituire una commissione nazionale per la redazione di una bozza di statuto ed alla cui presidenza chiamò Gino Giugni. Lo statuto dei diritti dei lavoratori vide la luce il 20 Maggio del 1970. .

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Aprile 2012 Area Sindacale N. 72

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Gli articoli di questo numero sono di: Claudio Corrà, Gabriella Dearca, Sergio Del Zotto, Patrizia Floris.

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Pubblicazione Registrata con il numero 852 del 16/11/2005 presso il Registro Stampe del Tribunale di Milano

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gennaio 2012;

nel quarto trimestre del 2011 l’oc-cupazione italiana della fascia di età 15- 34 anni ha proseguito il suo calare con una perdita di 253000 unità;

nel mese di dicembre 2011, gli oc-cupati sono stati 22.903 mila, un livello sostanzialmente invariato rispetto a novembre.

Il numero dei disoccupati, pari a 2.243 mila, aumentato dello 0,9% rispetto a novembre (20 mila unità). L’incremento è dovuto esclusivamente alla componente maschile. Su base annua si è registrata una crescita del 10,9% (221 mila unità).Il tasso di disoccupazione si attesta all’8,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali in ter-mini congiunturali e di 0,8 punti rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoc-cupazione giovanile è pari al 31,0%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a novembre.

Il tasso di inattività si posiziona al 37,5% (dati Istat).

Nella zona europea ristretta a Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Au-stria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia, nel mese di settembre 2011 il tasso di disoccupazione è stato del 10,2%.

La disoccupazione giovanile è al 21,2% con le percentuali massime in

Spagna pari al 48,0% ed in Grecia pari al 43,5% (dati Eurostat).

Possiamo notare che in generale il tasso di disoccupazione è omogeneo nella media ma drammatico è il dato che riguarda la disoccupazione giova-nile italiana.

Nonostante le modifiche legislative, viste prima e sollecitate dalla volontà di favorire l’ingresso dei giovani nel mon-do del lavoro, i livelli di disoccupazione sono ancora troppo elevati e segno di una sofferenza che sta impoverendo il futuro stesso del paese. Perchè la paura del futuro non permette ad un paese di svilupparsi, non permette di investire su innovazione e ricerca. Crea un sentimento di sfiducia generalizzato, che porta all’isolamento della persona e ad una scarsa autonomia d’azione.

Non credo che il problema sia allora quello di favorire ulteriormente la flessibilità in usci-ta nel mondo del lavoro né quello in entrata. L’Italia avrebbe necessità di una riforma che coinvolga i giovani e le loro professio-nalità in sintonia con le necessità aziendali, che de-vono essere pri-mariamente quelle

di investire soldi e risorse per creare mercati di eccellenza perché il rischio è quello di diventare un mercato a basso costo per gli investitori stranieri, con lavoratori economici, con tutele scarse dei diritti e con un mercato del lavoro totalmente liberalizzato.

Praticamente si vorrebbe tornare ad un paese pre Statuto dei Diritti dei Lavoratori in cui il lavoratore doveva ringraziare quotidianamente la magna-nimità del proprio padrone e sentirsi graziato per un si o per un no.

Gabriella Dearca

“O cara moglie dovevi vederli

venire avanti curvati e piegati

noi a gridare: Crumiri venduti!,

e loro dritti senza guardar.

Quei poveretti facevano pena

ma dietro a loro là sul portone

rideva allegro il porco padrone,

li ho maledetti senza pietà.”

Ivan della Mea