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Sabato 3 dicembre 2 01 6 – Anno 8 – n° 334 e 1,50 – Arretrati: e 3 ,0 0Redazione: via di Sant’Erasmo n° 2 – 00184 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Un No per Scalfari

» MARCO TRAVAGLIOE SILVIA TRUZZI

“I l Senato delle autonomienon ha senso alcuno, c’ègià la conferenza Sta-

to-Regioni, che comprende an-che i Comuni... Non costa uncentesimo se non il viaggio a Ro-ma... Il Senato delle autonomiesarebbe un inutile doppione”(Eugenio Scalfari, R ep ub bl ic a,6.4.2014).

“Renzi non ha alcuna inten-zione di cambiare il bicamerali-smo eliminando utilmente la sua‘perfezione’... Voi avete in men-te di far mangiare la minestra ofar saltare dalla finestra chi nonla mangia. Ma questo può con-cepirlo un Berlusconi o un Gril-lo, ma non il Partito democrati-co. Perciò pensate bene a quelche fate... Un Senato delle auto-nomie non può essere eletto dal-le medesime autonomie se de-ve... vigilare sul loro operato le-gislativo e finanziario. Per lacontraddizione che non lo con-sente. A me sembra elementare,e a le i , onorevole Renzi?”(11.5.2014).

“Le leggi di riforma costitu-zionale dovrebbero essere pre-sentate dal Parlamento e non dalgoverno perché la competenzain questo caso spetta al potere le-gislativo e non all’esecutivo ilquale, appunto, esegue e nonpuò cambiare le regole... Il Sena-to, secondo gli accordi tra Renzi,Berlusconi, Alfano e Lega, si do-vrebbe comporre di 74 membrieletti dai Consigli regionali, 21assegnati ai Comuni... e 5 nomi-nati dal presidente della Repub-blica... Caro Matteo, tu sei bravoe seducente... Ma un governo au-toritario francamente non lo vo-glio. Non lo vogliamo. Quanto alfatto che un Senato vero farebbeperdere tempo prezioso, si trat-ta d’una totale bugia. Dai dati uf-ficiali dell’Ufficio del Senato ri-sulta che l’approvazione d’unalegge ordinaria avviene media-tamente in 53 giorni, la decreta-zione d’urgenza è convertita inlegge in 46 giorni e le finanziariein 88 giorni. Non sono colpe delbicameralismo ma della buro-crazia ministeriale i ritardi... Ilbicameralismo funziona a dove-re e i ritardi non provengono dalì” (22.6.2014).

“Attenti perché con tutti que-sti divieti, a volte chiamati ghi-gliottina e altre volte tagliola...,l’autoritarismo rispunta inevi-tabilmente... Se parla e decidesolo il capo, la democraziadov’è? Dice Renzi: ne parliamoda tre anni di queste riforme. Machi ne ha parlato? E di quali ri-forme? I tre governi ‘p r e s i d e n-ziali’ di Monti, Letta, Renzi, al-cune riforme le hanno fatte...:800 leggi, approvate da entram-be le Camere non sono ancoraentrate in vigore... Perché?Mancano i regolamenti attuati-vi... E poi si parla di balletto tra ledue Camere, magari, ma il bal-letto non è quello: riguarda lab u r o c r a z i a m i n i s t e r i a l e ”(27.7.2014).

SEGUE A PAGINA 20

Domani l’Au st r i a ri-vota: favorito Hofer, che potrebbe divenire il primopresidente u lt ra- n a z ion a l i st a europeo. Saranno decisive le schede postali

UN COMODO KITPER SOPRAVVIVEREA L L’ULTIMO MIGLIO

DOMANI IL VOTO Ricchi investimenti per Renzi, chi si oppone ha raccolto 301 mila euro

Il No sfida il Sì: “Chi vi ha datoi 10 milioni che avete speso?”

E M E RG E N C Y e l’a rc h i s t a r

Gino Strada&Renzo Piano“Ecco il nuovo ospedaleche costruiremo in Africa”

q SANSA A PAG. 16

Gino e Cecilia Strada con Renzo Piano

p L’ex leader Pd: “Si cambiamollando Marchionne,altro che il Senato. Le pro-messe del segretariosu l l’Italicum? Non mi fido”

L’I N T E RV I S TA

Bersani: “Se passala riforma, la Cartanon è più di tutti”

q ROSELLI A PAG. 5

q DI FOGGIA A PAG. 8

pDavide contro Golia,l’ultimo scontro è sulla tra-sparenza dei fondi ricevutiIl premier chiude a Firenze,in piazza della Signoria,dicendo che lui è l’arginea l l’antipolitica. BeppeGrillo da Torino: “Il Paeseresta spaccato”. Polemicasui possibili brogli all’e stero

q DE CAROLIS, GIAMBARTOLOMEI,MARRA, NERI, PALLADINO

E PALOMBI DA PAG. 2 A 5 Le piazze Renzi a Firenze, Grillo a Torino Ansa

SENZA PIETÀ L’accusa della madre e la gogna web

Facebook con figlia morta» SELVAGGIA LUCARELLI

C’è una sua foto su Face-book con 5000 like,

4000 commenti e 1000 con-divisioni. Jenni è molto gio-v a n e , m o l t o c a r i n a . Èsdraiata, ha i capelli rasatisopra le orecchie, il numero13 tatuato sulla guancia sini-stra e un teschio messicanostampato sulla maglietta. Èpallida, ha le labbra di un co-

lore violaceo. Sembra il re-siduo di un rossetto tropposcuro. Ha la pancia scoper-ta, morbida, come tante ra-gazze della sua età. Non è uns el fi e . Non sorride da unaspiaggia o davanti allo spec-chio del suo bagno di casa. Èin un obitorio, perché Jenniè morta. Quella pancia eral’accenno di una gravidan-za.

SEGUE A PAGINA 12

BOMBA A OROLOGERIA Il Consiglio di Stato silura la riforma sulle Popolari

Banche, bocciata un’altra leggescritta coi piedi dai costituenti

A TUTTO ROCK

Bowie: “Non sonosve glio”. Così saltòil duetto col Boss

q MUSOLINO A PAG. 17

LA WOODSTOCK DEL FATTO

Nannini, Ferilli, Rodotà e gli altri:“Non sfasciamo la Costituzione”

q A PAG. 6 - 7

q RANIERI A PAG. 11

La cattiveriaRicorso per annullare il votodi Briatore. Ma avete ideadi quanto ci ha messo perdistinguere il Sì dal No?

WWW.FORUM.SPINOZA.IT

p Dopo la stroncatura del-le norme della Madia, eccoil bis: sospese quelle volutedal governo che ricattava-no i risparmiatori. Ricorsoalla Consulta. A rischio gliistituti di Bari e Sondrio

2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

Voto No, propaganda Sì Da aprile ha chiesto il cambio di residenza, ma risulta solo al PdIL CASO

La raccolta delle schede siè chiusa giovedì: ma le

disavventure del voto degliitaliani all’estero continua-no. Quest’ultima è la storiadi un ingegnere matematicodi 31 anni, Simone Rinco,che dal maggio 2015 si è tra-sferito per lavoro a Oxford,nel Regno Unito. Simone hadato notizia al consolato i-taliano di essersi trasferitoin Inghilterra nell’a pr i l escorso. Una decina di giornifa, si è visto recapitare a casala famosa lettera con cuiMatteo Renzi fa propagan-da per il Sì: del plico eletto-rale, invece, nessuna trac-cia. Così, ha avvertito i ge-nitori, i quali hanno scoper-to che Simone risulta anco-ra residente a Sesto San Gio-vanni, nell’hinterland mila-

nese, la sua città na-tale. Insomma, lasua registrazionecome residente all’e-stero non è mai anda-ta a buon fine: eppurela letterina speditadal premier gli è arri-vata lo stesso. Unosforzo vano, quellodel segretario Pd,perché l’inge gne rematematico senzaplico non ha potutovotare.

LA DOMANDA È: se Simonerisulta ancora cittadino re-sidente in Italia, come è sta-to possibile che la missiva

renziana sia arrivata lo stes-so al suo indirizzo di O-xford? Insomma, Poste ita-liane deve aver assoldato deidetective per sapere che unnostro concittadino ancora

residente qui viva in real-tà nel Regno Unito. “Gliunici che potevano sa-perlo sono quelli del con-solato, quindi l’informa -zione potrebbe essere u-scita da lì, ma questa na-turalmente è solo un’i-potesi e sarebbe moltograve. Sta di fatto che amio figlio la lettera diRenzi è arrivata puntua-le, mentre la scheda pervotare non si è mai vi-

sta”, racconta Dario Rinco,padre di Simone, che su que-sta vicenda ipotizza due rea-ti. “In primo luogo c’è unaviolazione della privacy,perché si è andati a cercare

un’informazione su doverealmente mio figlio viva.Dall’altra, per questo man-cato cambio di residenza, lacui responsabilità è del Co-mune di Sesto, a mio figlio èstato negato il diritto di vo-to”, aggiunge il padre di Si-mone.

L’EMAIL CERTIFICATA concui il consolato italiano av-vertiva l’anagrafe del Co-mune del cambio di residen-za, infatti, non si trova. “Perquesto faremo un espostocontro il Comune di Sesto”,avverte il signor Rinco.

GI. ROS.© RIPRODUZIONE RISERVATA

» LUCIANO NERI

Sono stato tra i coordina-tori della Circoscrizio-ne Estero dell’U li vo ,del la Margherita e

dell’Unione, componente delConsiglio Generale degli Ita-liani all’Estero, ho ricopertoincarichi al ministero degli E-steri nello stesso settore con igoverni Prodi, D’Alema, Ama-to. È toccato a me, alle 3 di not-te dell’11 aprile 2006, comuni-care a tv e giornali la vittoria diRomano Prodi grazie al con-senso conquistato dal centro-sinistra all’estero. Ho incon-trato tutte le nostre comunitànel mondo, dalla Nuova Ze-landa alla Terra del Fuoco, eho potuto verificare attraver-so tutte le tornate elettorali ereferendarie gli effetti dellalegge sul voto all’estero. Unalegge che alla prova dei fatti siè dimostrata disastrosa, per-meabile a infiltrazioni digruppi di potere e della crimi-nalità organizzata.

COME OSSERVATORIO Be niComuni stiamo da tempo mo-nitorando l’espletamento delvoto all’estero e possiamo af-fermare che, anche in questaoccasione, esistono tutte lepremesse per brogli diffusi,prodotti da una legge assurda eanticostituzionale che vanifi-ca in premessa l’articolo 48della Carta che vuole il voto“personale, libero e segreto”.Una legge che, per com’è co-struita, è naturaliter uno sci-volo per pratiche illegali. Enon solo per l’incetta di schederaccolte e votate a stock.

Le realtà da monitorare conpiù attenzione sono l’Argenti -na, e Buenos Aires in partico-lare, il Venezuela, il Brasile,soprattutto San Paulo. In Eu-ropa va monitorata la Germa-nia (Stoccarda su tutte), laSvizzera e il Belgio. Negli Usai distretti consolari di Chicagoe Philadelphia, così come, inAustralia, Melbourne e Sid-ney. Il Comitato per il No deveimmediatamente chiedereche il ministero degli Esteri eogni Consolato comunichinoil numero di schede votaterientrate e il numero di schedenon votate rientrate in ognicircoscrizione. Questo per e-vitare che le migliaia di bustechiuse tornate al Consolato,per mancato recapito o per re-stituzione (di norma un terzo oun quarto del totale), possanoessere aperte e votate.

“Sono i cosiddetti voti di ri-torno, hai capito ? Provvederòche in ogni Consolato ci sia lanostra presenza segreta per i

voti di ritorno che nel 2006hanno rappresentato più del30% (...) blocchiamo il ritornodei certificati e li controllia-mo. O ce li votiamo noi, par-liamoci chiaro. Mi segui?”. Co-sì parlava l’8 marzo 2008 AldoMiccichè, indicato dai giorna-li come referente della ’ndran -gheta in Venezuela, intercet-tato col coordinatore di ForzaItalia Marcello Dell’Utri.

Le assicurazioni sui con-trolli del viceministro MarioGiro (più che un esperto di e-steri un “soldato” di Sant’Egi -dio) sono scritte sulla sabbia.Le schede sono stampate in lo-co (assurdo) spesso da ditte i-naffidabili per una operazio-ne tanto delicata, nessuno è in

realtà in grado di controllarese ne vengono stampate di piùe consegnate a chi. Nello spo-glio a Castelnuovo di Porto èstata denunciata non solo lapresenza di moltissime sche-de votate da una stessa manoper uno stesso candidato, mapersino la presenza di schedee buste di colore diversodall’originale e persino di “o-

dore tipografico” diverso.Dal momento in cui le sche-

de vengono riconsegnate alConsolato al momento dellospoglio a Castelnuovo di Por-to, passano ore, giorni e nottidurante le quali le stesse sonoovviamente suscettibili di ma-nomissioni. Compresa l’a g-giunta di ulteriori schede “ta -roccate”. Il Fatto ha riportato

le argomentazioni dell’amba -sciatore con delega per gli ita-liani all’estero Cristina Rava-glia, argomentazioni talmentevere (“sistema inadeguato,contrario ai principi costitu-zionali, che comporta pericolodi furti, incette, pressioni,compravendite, sostituzionedel votante...”) che avrebberodovuto impegnare il governo e

i parlamentari all’estero a unariforma della legge.

PERCHÉ QUESTO non avviene?Perché i parlamentari elettia ll ’estero sono espressionedella vecchia emigrazione, edelle sue obsolete, lottizzate eclientelari strutture che costi-tuiscono il vero tappo al pro-tagonismo di nuove genera-zioni, più colte e più libere chepremono per entrare, e che og-gi in larga maggioranza si e-sprimono per il No. I deputatirenziani del Pd eletti all’esteroche difendono col coltello tra identi questa legge, quasi tuttiex funzionari sindacali, pro-posti ed eletti da Cgil e Uil, chea l l’improvviso si schierano

3 0%Le schede di ritornonon votate: nel 2008 sene interessarono i clan

“No a nuove norme”Lo dicono i deputati Pdesteri, tutti sindacalistiche oggi sono control’art. 18 e per Jp Morgan

A RomaArrivate le

schede. Sotto,Luciano Nerinel 2006 an-nuncia la vit-toria di Prodi

Ansa

I brogli all’estero ci sarannoanche stavolta: quella leggeè solo un invito all’ille galit à

TOM TOM

DSCHEDE SBARCATEA FIUMICINO

Il voto degli oltre 4 milioni dielettori italiani all’estero si èchiuso giovedì alle 16. Ieri deci-ne di migliaia di schede da tuttoil mondo sono arrivate all’a e ro -porto di Fiumicino (Roma) abordo di 210 voli accompagnateda funzionari della Farnesina

DALLESTITI I SEGGIIN UN HANGAR

In queste ore le schede stannoarrivando nell’hangar della Pro-tezione civile a Castelnuovo diPorto, vicino Roma: lì sarannoallestiti i circa 1.500 seggi esteri(uno ogni 2-3 mila schede) cheprocederanno allo spoglio

DLO SCRUTINIOIN CONTEMPORANEA

La procedura per lo scrutinio èquesta: alle 15 di domenica i pli-chi elettorali (che contengonole buste esterne e poi quelle in-terne con la scheda) sarannoaperti e tutte le schede inseritein apposite urne. Lo spoglio ve-ro e proprio inizierà solo alle 23,in concomitanza con quello deiseggi dei votanti in Italia

IL DOSSIEREsperto L’uomo che seguì ilvoto extra-confini per Prodinel 2006 spiega, sulla basedei precedenti, come e doveaccadranno le irregolaritàLa procedura? Criminogena

L’AZIENDA DI REGGIO EMILIA

Ferrarini, letteraai dipendenti: “Vipreghiamo, votate Sì”

qLA NOSTRA preghiera è quella di sen-sibilizzarvi a votare Sì al referendum”.

Così la Ferrarini, azienda di Reggio Emilia spe-cializzata in insaccati, catechizza i propri di-pendenti in una lettera interna, con tanto di fir-ma in calce del presidente. La missiva è arrivatada ambienti dell’azienda a un deputato delM5s, Massimiliano Bernini, che al Fa t to parla di“pressione grave su tanti lavoratori”, e si chie-

de: “Dopo questa lettera, i dipendenti si sen-tiranno liberi di esternare la propria posizionesul referendum?”. Il testo, indirizzato ai “carico l l a b o ra to r i ”, ricorda: “Si avvicina la data di unReferendum (con la R maiuscola, ndr) che do-po tanti anni potrebbe cambiare la Costituzio-ne”. E come? “Il testo su cui vi dovrete espri-mere contiene diverse novità che avranno unimpatto molto forte sul funzionamento dello

Stato: leggi più veloci, meno poltrone ai politici,meno poteri alle Regioni e quindi, a differenzadi ora, leggi uguali in tutta Italia”. Fino “all’a-bolizione del Cnel (il primo di una lunga serie dienti inutili che verrà abolito testuale, ndr)”. E al-lora, “come in occasione della visita del presi-dente del Consiglio lo scorso giugno, vi invitia-mo a fare una riflessione molto importante”. Ea votare Sì.

Il fantasma di Oxford: per il Comunenon c’è, ma Matteo l’ha trovato lo stesso

Post a La lettera di Renzi agli italiani all’e stero

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 3

La scheda in Erasmus Le peripezie di una studentessa in Spagna. Che non sa neanche come è andata a fi n i re

“Mail, attese, errori: chissà se alla fine ho votato”LA STORIA

» ANDREA PALLADINO

C’è un dubbio che da qual-che giorno perseguita

Claudia, giovane studentessaErasmus in Spagna, alle presecon il suo primo referendum:“Non saprò mai se il mio votoha contato qualcosa”. Due me-si di gincana burocratica, ri-sposte mai arrivate, ritardinella spedizione dei plichi conla scheda elettorale, indirizzisbagliati. E, alla fine, la crocefinale, il voto, l’invio al conso-lato 24 ore prima del terminefinale: nessuno le dirà mai seha fatto in tempo, se il suo votoè stato conteggiato. Nella lun-ga lettera che Claudia ha scrit-to al Fatto c’è un concentratodi burocrazia e fragilità del si-stema di controllo sul voto de-

gli italiani all’estero. Può acca-dere di tutto: qualcuno puòvotare al posto tuo, la schedapuò sparire prima di arrivare adestinazione ed è impossibiletracciare l’intero processo.

L’AV V E N T U R A di Claudia Ca-stellucci, origi-naria di Latina, i-nizia a fine set-tembre: “Mi recosul sito del Co-mune di Latina,d o v e t u t t a v i anon ci sono molteindicazioni circail voto all’estero,né è indicato unindirizzo a cui ri-volgersi. Scrivodunque più volteal l’indirizzo ge-

nerale del Comune di Latina(ufficio URP), da cui non rice-vo risposta. Solo quando miamadre riesce a parlare con gliuffici, i funzionari fornisconol’email corretta: invio final-mente tutto e mi rispondonoche è tutto a posto”. Claudia a-

spetta, dunque,con ansia la sche-da elettorale. Isuoi amici rice-vono il plico, ma alei non arrivanulla: “Scrivo dinuovo al Comu-ne, poi al mini-stero degli affariesteri: niente”.Contattando ilconsolato la stu-dentessa scopreche la scheda era

stata inviata ad un indirizzoerrato: “Per scrupolo sono an-data a controllare, io l’indiriz -zo al Comune di Latina l’hoscritto bene”. Nulla da fare, de-ve chiedere un duplicato. “In -vio di nuovo le scansioni deldocumento di identità al con-solato, e il 27 novembre perscrupolo chiedo se la mia ri-chiesta del duplicato sia arri-

vata”. Niente da fare: “La no-stra casella email non accettaallegati oltre i 10 MB”, è la ri-sposta che Claudia riceve dallarappresentanza italiana. Leinon demorde, a questo voto citiene: “Domenica rinvio il tut-to in modo tale che arrivi. Lu-nedi mattina mi rispondono emi dicono che mi hanno spe-dito il plico elettorale”. Final-

mente la scheda è in viaggio.Il 30 novembre arriva il kit

con la doppia busta. Claudia a-pre il pacco con ansia, legge leistruzioni e vota. Ed ecco l’altrasorpresa: “Bisogna spedire labusta all’Ufficio Consolare inmodo che arrivi entro e non ol-tre le ore 16.00 del 1° dicembre2016 (ora locale). È la primavolta che vengo a conoscenzadi ciò, a parte in un comunicatodel ministero affari esteri cheho però letto solo ieri”. Correall’ufficio postale più vicino, la-scia la busta indirizzata all’am -basciata italiana di Madrid “al -le ore 16 del 30 novembre”.Ventiquattro ore prima dellascadenza: “Non saprò mai se lamia scheda alla fine è arrivata oè finita distrutta”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

» MARCO PALOMBI

Miracoli di quando si è algoverno: si può comuni-care ai giornali amicipersino dati sull ’a f-

fluenza ancora non ufficiali. “All’e-stero al 40%” si poteva leggere ieri.Così fosse, avrebbero votato oltre1,6 milioni di nostri concittadini re-sidenti fuori dai confini su 4,1 mi-lioni di aventi diritto. A PalazzoChigi ci sperano molto (il Sì alla ri-forma costituzionale fuori d’Italia èconsiderato in netto vantaggio) e unbuon risultato all’estero - su cuihanno investito molti soldi dellacampagna elettorale e parecchi pu-re dei cittadini via legge di Bilancio- potrebbe essere la spinta che man-ca al Sì: non proprio una vittoria o-norevole, ma c’è chi s’accontenta.

INTANTO questo 40% di elettori fan-tasma galvanizza i sostenitori delpremier soprattutto nel loro s t a l-king finale via sms. Il fronte del No,invece, è ovviamente preoccupato.Il leghista Matteo Salvini, per dire,parla di “voti inventati o comprati”.Massimo D’Alema si dedica ad “al -cuni giornali che, anche forse per fa-re una campagna terroristica orche-strata, parlano di un milione e 600mila voti. Non credo che sia un datorealistico, ma se fosse vero sarebbela prova provata che c’è dietro unimbroglio”. Matteo Renzi, il cui staffè la fonte primaria di questa notizia,non si scompone: “Parliamo di coseconcrete, siamo seri. Le polemichestanno a zero i cittadini votano, sia-mo in democrazia”, ha rispostosull’argomento al Tg5 nell’ennesi -mo passaggio tv di questa sua per-vasiva campagna referendaria.

Ora, cosa si sa di certo sull’a f-fluenza del voto all’estero? Niente.

Ieri, il ministero degli Esteri ha ri-badito che i dati saranno comunicatidomenica, insieme a quelli di chi vo-ta in Italia. Quanto alle veline par-lano di un 40% e citano fonti di Pa-lazzo Chigi sostanziandole con duedati: in Svizzera (480 mila votanti)l’affluenza sarebbe al 42,2%, in GranBretagna (220 mila) al 37%. Fossecosì i partecipanti al voto sarebberodi gran lunga di più rispetto a quellotradizionale per un referendum:al l’estero sempre attorno al 20%.Con gli attuali (altissimi) numeri diiscritti all’anagrafe estera signifi-cherebbe poco più di 800mila vo-tanti. L’attesa - data la molta pubbli-cità data alla consultazione e il la-voro di governo, consolati e associa-zioni per il Sì - era invece per un’af -fluenza simile a quella delle elezioniPolitiche. A quelle del 2013, per dire,i votanti furono il 31,6% degli aventidiritto: a platea attuale 1,3 milioni divoti. Alle Politiche del 2008, invece,i votanti toccarono il record col

39,5%, vale a dire più o meno la per-centuale “soffiata” dalle fonti ano-nime di Palazzo Chigi: 1,6 milioni divotanti oggi, cioè mezzo milione dielettori in più del picco di otto annifa, quando i connazionali residentiall’estero erano 2,9 milioni (non unbel segnale questa emigrazionemassiccia, se ci si pensa). All’epoca,in Gran Bretagna votò il 32% degliaventi diritto (meno di quanto si so-stiene sia accaduto oggi), ma in Sviz-zera ben il 46%.

L’EUROPA INSOMMA, come forse èpiù ovvio (vicinanza e tipo di emi-grazione), partecipa con numeri im-portanti al referendum costituzio-nale. L’altro continente rilevante èquello americano su cui non ci sonoveline. La deputata italo-brasilianaRenata Bueno, però, esponente delfronte del Sì, ieri ha spiegato che inBrasile “le previsioni sono per un’af -fluenza al 30%”: poco più di cento-mila votanti sui 320mila totali (allePolitiche record del 2008, in Brasilevotò il 43% degli aventi diritto). An-che in Argentina - il vero fortino e-lettorale estero (700 mila votanti) -le previsioni non sono per un e-xploit: i votanti dovrebbero essere200mila, massimo 250mila, cioè trail 30 e il 35%. In Argentina nel 2008l’affluenza fu del 57%. Stesso discor-so per Venezuela (100 mila elettori)e Uruguay (85 mila). Insomma - anon voler dare peso alle molte se-gnalazioni di schede votate abban-donate senza custodia nei Consolatie/o di centinaia di schede non con-segnate agli aventi diritto - difficilecon questi numeri in Sudamericapensare a un 40% finale: PalazzoChigi, però, avrà sicuramente i suoimotivi per dirlo e alcuni giornali perscriverlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corsa a ostacoliIl plico che nonarriva, la richiestatroppo “pe sante”e l’invio a 24 oredalla scadenza:sarà arrivato?

L’a m ba s c i at aLa sede dellarappresentan -za diplomaticaitaliana a Ma-drid: qui la stu-dentessa haspedito il plicoe le t tora le

Già è iniziata la tarantellasui votanti fuori d’It aliaVelina di Palazzo Chigi: affluenza record al 40%. D’Alema: “Allora è un imbroglio”

con Jp Morgan e per la cancel-lazione dell’articolo 18, in real-tà difendono sé stessi. Sosten-gono che un’altra legge per ilvoto all’estero è impossibile.

Falso, potrebbe essere im-mediatamente praticabilel’opzione suggerita dallo stes-so ambasciatore Ravaglia delvoto elettronico. Oppure, co-me propongo da anni, preve-dendo il voto nei seggi nei Con-solati. Scelta facile e meno co-stosa, che consentirebbe di vo-tare con un sistema controlla-to e costituzionalmente com-patibile. “Opzione non prati-cabile perché molti votanti ri-siedono lontano dalle sedic o n so l a r i ”, affermano i con-servatori del sistema attuale.

Falso. Abbiamo presentato irisultati di una ricerca nellaquale si evidenzia che oltre il90% degli italiani residential l’estero vive vicino, e co-munque non oltre i 50-70 km,da una sede consolare.

ADESSO cerchiamo di limitarei brogli e far vincere il No, mada lunedì pensiamo anche a ri-formare in profondità una leg-ge che non rappresenta la riccapluralità delle nostre comuni-tà nel mondo, ma lobby e strut-ture clientelari che hanno datoun’immagine distorta e offen-siva degli italiani nel mondo.Coordinatore Osservatorio Beni

Comuni; Presidente del Cenri© RIPRODUZIONE RISERVATA

l1 ,6 mln

I votantise l’affluenzaè al 40%:le previsionidegli stessiesponentidel Sì inSudamericaperò nonconfor tanolo staff diMatteo Renzi

Lo sberleffo

“1993”, DISTRAZIONIDA CAMERA» FQ

,MENTRE FUORI si prepara ildiluvio che, comunque vada,

piomberà in Parlamento dopodomani,dentro il palazzo della Camera le lan-cette dell’orologio sono tornate indie-tro di 23 anni: precisamente al 1993, anno suc-cessivo all’inizio dell’inchiesta Tangentopoli,nonché titolo della seconda serie ispirata agliaccadimenti politici di quegli anni che andrà in

onda su Sky e si chiuderà con la discesa incampo di Berlusconi, in “1 9 94 ”. Così ieri,chi avesse varcato la soglia di Monteci-torio avrebbe fatto un salto nel tempo,incrociato tra i divanetti del Transatlan-

tico Craxi e gli altri, rivissuto la celebre scena delcappio: quella che un deputato della Lega LucaLeoni Orsenigo sventolò in aula il 16 marzo1993, durante il dibattito sulla questione mo-

rale. Nostalgia per quel tempo in cui sembravache tutto sarebbe cambiato? Voglia di voltaredefinitivamente pagina con la Seconda Repub-blica? Chissà: di certo c’è che produzione e re-gia, per cominciare le riprese, hanno scelto itempi giusti: hanno girato tutto ieri e il set verràsmontato in fretta e furia. Da domani sera, lìdentro, chiunque perda dovrà affrontare la real-tà: non sempre un gran bel film.

T i mor iLo spogliodei voti all’e-stero preoc-cupa Massi-mo D’A le m a(acca nto)Ansa

4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

» WANDA MARRA

Sono un po’ st anc hin o,ma gasatissimo, perchéquesta rimonta spetta-colare possiamo por-

tarla a casa. Siamo alle 48 oredecisive che possono cambia-re il futuro dei nostri figli”. Lodice da Piazza della Signoria aFirenze, Matteo Renzi, da do-ve lanciò la volata per il 40%alle Europee nel maggio del2014. E lo dice il 2 dicembre, ilgiorno in cui perse le primariecontro Bersani, 4 anni fa, fa-cendo “il discorso della scon-fitta”che lanciò le basi della ri-scossa. Il palco di Firenze, duegiorni prima del referendum,gioco di luci da grande spetta-colo, e una serie di “personecomuni”dietro di lui, è la chiu-sura più facile per il premiernel momento più difficile. Inpiazza la gente è tanta. Ci sonoi ministri: Delrio, Boschi,Giannini, Franceschini. E c’èla famiglia, Agnese e i 3 figli,che lui ringrazia dal palco.

A Firenze, Renzi arriva do-po quasi un anno di campagnaelettorale (dall’annuncio nel-la conferenza stampa il 29 di-cembre 2015 “se perdo lasciola vita politica”), dopo mesi diannunci, cambi di strategie,promesse, dopo una settima-na in cui ha indotto gli italiania chiedersi se per caso avesseun sosia, vista la continua e si-stematica invasione di scher-mi tv, trasmissioni radio e Fa-

cebook. “Se vince il Sì”: lascelta per l’ultimo comizio èquella di battere sul futuro.Affondi contro l ’E uropa,proiezioni verso il G7 di Taor-mina: Renzi prova a batteresul ruolo dell’Italia nel mon-do. Perché “se vince il Sì l’I-talia è più forte”.

SI RIMETTE l’abito scuro e lacravatta da premier. Stavolta,l’apocalisse “se vince il No” èsullo sfondo. Le dimissioni, incaso di sconfitta, sono sul ta-volo. Ma non le evoca. Però lemani avanti le mette, rispetto achi ha annunciato ricorsi sulvoto degli italiani all’e st e ro :“Questo non è il voto dei bro-gli”. Renzi, alle 9 e mezza delmattino era in diretta Face-book, poi a Palermo per un co-mizio (in prima fila il plenipo-tenziario ex Dc, Totò Cardina-le), poi a Reggio Calabria. Si-cilia e Calabria sono conside-rate le Regioni in bilico. Deci-

sivo capire se il voto clientela-re, corteggiato dagli uominidel premier, andrà sul Sì. Vi-deo sui social, apparizione suLa7 e al Tg1. Fino ad arrivare asera. Una maratona senza re-spiro, scandita dalle dichiara-zioni ai suoi: “Siamo in rimon-ta”,“siamo avanti”,“con il votodegli italiani all’estero vincia-m o”. Consultazione compul-siva dei sondaggi riservati (chefotografano una ripresa, macontinuano a dare un distaccotra i 4 e i 5 punti), tentativo diinterpretare gli umori dellagente, di tastare il polso agli in-decisi. Nei sondaggi, mancanole 48 ore finali e gli italianiall’estero possono fare la dif-ferenza. Le stime che giranoparlano di 1 milione e 300 milavotanti, le proiezioni di Palaz-zo Chigi vogliono il 60-70% diSì. Tutto da verificare. “C o-munque vada, lunedì mattinail sole sorgerà comunque”, è lafrase più gettonata tra i vicinis-simi al premier. Lo ha detto O-bama, poche ore prima dellavittoria di Trump. In una gior-nata forsennata, Renzi diceancora tutto e il contrario ditutto. Intanto il Pd manda unsms dopo l’altro agli elettori.“Serve il nostro impegno per-sonale, casa per casa, voto pervoto”. Un anno fa Renzi non a-vrebbe mai creduto di giocarsiil tutto per tutto nelle ultimeore, come ha detto più e piùvolte ieri.

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F I R E NZ E

“Sono stanchinoma gasatissimo”Matteo ci crede

TOR I NO

Grillo ora fa il cauto:“Ho già compratoun sacco di Maalox”

» ANDREA GIAMBARTOLOMEI

To r i n o

Il tono è forte, ma le parolesono caute. Dal palco dipiazza San Carlo, a Tori-no, per l’ultima tappa del

tour del M5s #IoDicoNo,Beppe Grillo mette le mani a-vanti: “Dobbiamo abituarci aessere perdenti. Se domenicaperdiamo, perdiamo contro ilmondo ed è una perdita me-ravigliosa, che ci darà ancorapiù forza”. E poco dopo raf-forza il concetto: “Per lunedìnon avrò scompensi perchéperderemo di due o tre punti:ho già comprato una cassa diM aa lo x”. Ovvero, le stessecompresse per lo stomacoche trangugiò in un video dueanni fa, dopo la disfatta nelleEuropee. Niente trionfali-smi, insomma, per il Grilloscaramantico, che un po’ ri -vendica un po’ ammette: “IlPaese è spaccato”.

AD ASCOLTARLO , poche mi-gliaia di persone. Non certoquelle del VDay del 2008, te-nuto in questa stessa piazza,ieri piena per circa un terzo.“È una piazza molto grande esiamo alla fine di un tour diquaranta tappe”, minimizzala senatrice Paola Taverna. Lafolla si fa sentire soprattuttoquando sul palco salgono A-lessandro Di Battista, Luigi DiMaio, Virginia Raggi e la “pa -drona di casa”, la sindaca di

Torino Chiara Appendino.Ed è lei a entrare nel merito:“È impensabile che un sinda-co o un consigliere regionaletrovi il tempo di andare a Ro-ma, di seguire il lavoro dellecommissioni, di studiare gliatti, di fare l’interesse di unpaese Un sindaco deve starequi in città”. E per caricare labase, rivendica anche il no allaTav. Poi gli schermi mostranoun video con Dario Fo e Gia-nroberto Casaleggio, padrinobili del M5s. “Ci mancanoquesti pilastri, eh?”, chiedeGrillo al pubblico. Taverna eDi Battista si appellano ai sen-timenti, o meglio dire allapancia, degli elettori. E vola-no attacchi a Matteo Renzi, aGiorgio Napolitano, Vincen-zo De Luca e Denis Verdini .Invece Di Maio, con un fo-glietto in mano, fa un discorsopiù istituzionale: “Se osser-viamo gli ultimi dieci anni ve-diamo delle leggi che ci fanno

tornare indietro, ci fanno re-gredire sui diritti. Ora fannoquesta riforma della Costitu-zione con cui ci tolgono il di-ritto di voto per il Senato”.

POI C’È ROBERTO FICO, il pre-sidente della commissione diVigilanza Rai, che attaccal’Autorità garante per la co-municazione: “Poche ore faha bocciato il mio ricorsos ul l ’eccessiva presenza diRenzi in tv. Quando saremo algoverno chiederemo al Parla-mento di modificare i metodidi nomina dei vertici dell’Ag -com. O si cambiano le personee il metodo, oppure queste au-torità si chiudono”. Ed è un al-tro affondo contro il predo-minio informativo di Renzi.Ma è ancora Fico a seguire lostesso spartito di Grillo, quel-lo della cautela: “D o m e ni c anon si vota sul governo, masulla Costituzione. Poi vince-remo, andremo a governare”.Insomma, il referendum nonè un anticipo delle Politiche.Davide Casaleggio, il figlio diGianroberto, evoca le conse-guenze: “Questa domenica cela ricorderemo per tanti annise passa il Sì”. Ma tra una pa-rola e l’altra sul referendumguarda già oltre: “Dalla pros-sima settimana prepareremoil nostro programma di gover-no che parte dall’energia”. Sichiude con Grillo che canta esuona. Sorridente, e cauto.

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Questa rimontaspettacolare possiamoportarla a casa:48 ore decisiveche possono cambiareil futuro dei nostri figli

Abbiamo controil mondo, seperderemo saràmeraviglioso, ci daràancora più forza. Mail Paese è spaccato

Lo sberleffo

MARA MAIONCHINON VUOL DIRE YES» FQ

, L’OCCHIO di chi conosce la te-levisione, i suoi meccanismi, le

sue furbate. L’occhio di chi da tempofrequenta il “d ava n t i ” dei riflettori, maanche il dietro le quinte, dove tutto sidecide, tutto si media, tutto si fa. Così, forse,Mara Maionchi, sua signora della musica con-temporanea, durante l’ultima puntata di X Fac-to r in onda su Sky, al momento dei commenti

finali ha segnalato una presunta anoma-lia: “Oh ragazzi, la scenografia dell’e s i b i-zione di Roshelle (una delle concorrenti)era un chiaro spot per il Sì”. Cosa? do-mandano gli altri presenti, quasi spaesa-

ti. “Eh certo, alle spalle della ragazza c’è stato unripetuto ed enorme Yes, Yes, Yes lampeggiante (leimmagini registrate lo confermano). Ma al Noniente? Proprio niente? Era tutto Sì, Sì, Sì. È

quindi un chiaro messaggio di voto”. E giù conuna delle sue risate un po’ roche (fumatrice?),un po’ emiliana, un po’ da chi con una battuta sipermette di esprimere ciò che in versione serianon sarebbe opportuno. Alla Mara, appunto.Silenzio tra gli altri, ci mancherebbe, loro non sene sono resi conto.Chissà dietro, dove tutto si decide, tutto si media.Tutto si fa.

R itor noa casaM at te oRenzi ierisera in piaz-za dellaSignoria aFirenze Ansa

Palco conle sindacheBeppe Grilloha chiusoa Torino conApp e nd i noe RaggiAnsa

DOMANI IL VOTO Ultimi comizi, oggi il silenzio elettorale

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 5

» LUCA DE CAROLIS

Aun soffio dalle urne, Davide bussa alla por-ta di Golia e pone una domandina: gentili

amici del Sì, ma quanto avete speso? Per caso,i 10 milioni calcolati a spanne dalla stampa?Quesito interessante quello del comitato per ilNo, che per bocca del suo vicepresidente, Al-fiero Grandi, invita il comitato pro-riforma ascoprire le carte, o meglio i conti, prima di do-mani: “Lo sfidiamo a fare come noi: renda pub-blici i finanziamenti ricevuti e presenti un ren-diconto di come sono stati impiegati i fondi”.

GIÀ, PERCHÉ il tesoriere del No, Antonello Fa-lomi, le cifre le spiega nel dettaglio: dal 14 luglioal 2 dicembre, grazie a 3075 donatori, il comi-tato contro la riforma ha raccolto 301.476 euro.Soldi spesi per tutte le necessità: dagli spot e

messaggi autogestiti in tv e in radio, alla stam-pa, affissione e spedizione di 150 mila manifestie di un milione e mezzo di volantini. Per ar-rivare all’affitto di attrezzatu-re e sedi e ai contributi a ini-ziative locali, fino all’acquistodelle copie della Costituzionespedite a tutti i sottoscrittori.Insomma, poco denaro e tantoimpegno sui territori, grazie a710 comitati in giro per l’Italia.Per carità, di impegno ne han-no messo tanto anche sul fron-te del Sì. Dove però hanno po-tuto contare anche su risorse molto, ma moltopiù ingenti. Quante, non è dato da sapere conesattezza. Ma si parla di milioni di euro. Comericostruito dal Fatto, solo le lettere inviate dalcomitato per il Sì ai quasi quattro milioni di vo-

tanti italiani all’estero sono costate attorno a unmilione e mezzo di euro tra spese di tipografiae (soprattutto) spedizione, nonostante la tarif-

fa agevolata di Poste Italiane.

UNA MOSSA possibile grazieanche a un cortocircuito diruoli, ricorda Grandi, chepunge: “È eticamente discuti-bile che il presidente del Con-sigl io giri un assegno di500mila euro di rimborso e-lettorale al suo Comitato per ilSì, di cui per di più firma le let-

tere”. Così, si torna al guanto di sfida: “Noi sia-mo Davide, loro Golia: e allora rendano pub-blici i finanziamenti, prima del voto”. Perchéfarlo dopo sarà troppo semplice. E indolore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA In silenzio Stop campagna a 24 ore dal voto La Pre ss e

Davide contro GoliaGli anti-riforma hannoraccolto 301 mila euro:la stima delle spese delSì è di 10 milioni di euro

Bersani: “Altro che Senato:cambi se molli Marchionne”L’ex segretario Pd La rottamazione “a braccetto” col potere e senza mairompere “le noci dure”: “Io avevo le banche fuori dalla porta a protestare”

L’I N T E RV I STA

» GIANLUCA ROSELLI

Se dovesse vincere il Sì,lunedì per la prima vol-ta in Italia avremo unanuova Costituzione

che non sarà figlia di un solen-ne patto di convivenza tra i cit-tadini, ma di una fazione con-

tro l’altra. Ci troveremmo inuna terra sconosciuta pie-na di pericoli”. SecondoPier Luigi Bersani questo è

il rischio maggiore cheil referendum portacon sé. Ma ce n’è ancheun altro. “Ci troverem-mo con riforma e Itali-cum, ovvero con laprospettiva di un go-verno del capo. Io nonmi fido delle promes-se del premier di mo-difica alla legge elet-torale: non sto affatto

sereno. L’unica cer-tezza di cambiare l’Itali -cum è la vittoria del No”.

Onorevole Bersani,Renzi ha detto più volteche la legge elettoralecambierà.

Non mi pare che il premierabbia questa urgenza. Non

gli ho mai sentito dire che lalegge contiene un rischio de-mocratico, continua definirla‘o ttim a’, ma migliorabile. Mala maestra a scuola mi ha spie-gato che oltre l’ottimo non c’èniente. Vedremo anche cosa

dirà la Consulta. A mio pare-re, però, l’Italicum non vamodificato, ma sostituito da

una nuova legge.Renzi dice che, se vince il No,non si faranno più riforme.

In questi anni la Costituzioneè stata ritoccata una trentinadi volte, quello che non si faràsaranno riforme fatte a colpidi maggioranza, come recitaanche la carta dei valori del Pd.Qui invece stiamo creando unpericoloso precedente, stia-

affrontare i problemi del Pae-se, che restano tutti lì: se vinceil Sì, il No e pure il Forse. Su ungiornale economico ho vistoche per spiegare la manovra sisono usate 18 finestrelle, unpo’ troppe no?

C’è il rischio di instabilità incaso di vittoria del No?

Aver dichiarato che il 4 di-cembre il Paese sarà sottopo-sto al giudizio divino presta ilfianco a possibili speculazio-ni finanziarie e politiche: si dàl’occasione, a chi vuole, di fre-gare il parco buoi.

Perché, secondo lei, Renzi hamesso questa riforma alcentro di tutto?

Quando vuoi intestarti la pa-rola cambiamento senza inci-dere nel tessuto sociale, allorasi cerca una copertura istitu-zionale. Renzi continua adandare a braccetto con Mar-chionne, ma intanto toglie lanavetta tra Camera e Senato.Cambiare significa romperele noci dure, altro che supera-re il bicameralismo. Quandoio lavoravo per cambiare laportabilità dei mutui, avevo lebanche fuori dalla porta a pro-testare.

Che ne pensa delle polemi-che sul voto estero?

Di sicuro da parte del governoc’è stato impegno e uso di ri-sorse, anche diplomatiche,oltre il consentito, ma primadi parlare di brogli ci voglionoelementi concreti.

Che succede dopodomani?Se vince il No, Renzi può an-dare avanti, magari correg-gendo le politiche sociali ed e-conomiche: si rifà la legge e-lettorale e si arriva al 2018. Seinvece vince il Sì, il Senato di-venta un morto che camminae inizia il conto alla rovesciaper le elezioni anticipate.

Vuole dire qualcosa a Roma-no Prodi?

Ma no, cosa vuole che dica. Seuno dice che succhia l’osso, sicapisce già tutto. Però a me gliossi non piacciono, neancheda succhiare…

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mo scherzando col fuoco, an-che alla luce della rinascita diuna destra mondiale sovrani-sta, populista e protezionista.

È questa la famosa mucca nelco r r i d o i o?

La mucca è il cambio delloscenario globale di cui moltinon si accorgono. Per questo,dopo il voto, ci sarà bisogno diun Pd aperto, non chiuso in sestesso, che faccia da infra-struttura portante del centro-sinistra. Il Pd, da solo, non cela fa.

Gli elettori del Pd domenicacome voteranno?

Quando sento i sondaggistidire che solo 10% dei nostrisono per il No mi vien da sor-ridere. A scegliere il No saran-no in tanti e questa posizionedai vertici del partito andavarispettata. Ma nella loro te-stolina vogliono lasciare il Noa Salvini e Casa Pound? Macosa si son fumati? Lì c’è unpezzo importante del nostropopolo.

Che lei ha trovato in questacampagna elettorale?

È stata una campagna dura edifficile che però ha risveglia-to le energie democratiche diquesto Paese. Agli incontri hovisto tanta gente che si era al-lontanata non solo da noi, madal voto in generale. Ora vedo-no in questa battaglia una sor-ta di ultima occasione. Dovesono andato io c’erano semprepiù persone che sedie.

Anche Renzi ha girato molto,comprese tutte le tv...

In un incontro pubblico mi

hanno chiesto: ma se sta sem-pre in tv, a bottega chi ci sta? Èvero che questa personalizza-zione estrema può averlodanneggiato e magari ad alcu-ni è caduto a noia, ma quandovai tutti i giorni in tv a mar-

tellare, qualche chiodo in te-sta alla gente lo metti.

Negli ultimi giorni si è par-lato di “mance elettorali” daparte del governo.

Vedo una politica economicasenza un’idea precisa su come

Pier LuigiBersani, ex se-gretario delPd e, accanto,l’aula delS enatoLa Pre ss e /A n s a

Il fronte del No lancia la sfida:“Renzi, dicci quanto hai speso”Il vicepresidente del comitato Grandi: “Rendano pubblici i finanziamenti prima del voto”

IL SINDACO DI GENOVA

Doria sceglie il “no”e rischia la poltronaIl Pd: “Non è Prodi”

qINGIOCO c’è la sua ricandidatura: “Vo -terò no”. Marco Doria, sindaco di Geno-

va, rivela le sue intenzioni per il referendum.Sindaco arancione, come l’ex sindaco di Mila-no Giuliano Pisapia, ma con una posizione op-posta. Doria si schiera diversamente dal pre-mier e dal Pd, primo partito della sua maggio-ranza. Una decisione che rischia di far tramon-tare la sua ricandidatura alle elezioni 2017. Do-

ria ha precisato che non è un voto contro Mat-teo Renzi: “Non rappresento altra posizioneche la mia. Non intendo questo referendum co-me un voto sul Governo. Da sindaco ho inter-loquito in più di un’occasione con il governoRenzi... e ho apprezzato l’impegno decisonell’affrontare il disastro del dissesto idrogeo-l o g i co”. Ma Doria non è proprio convinto dallariforma: “Sono obbligato, come tutti, a dire un

sì o un no a un insieme di cambiamenti che so-no da me singolarmente giudicati in modo dif-ferenziato... ma nel complesso ritengo che laproposta non cambi in meglio la nostra Costi-tuzione. Per questo intendo votare no”. Imme-diata la reazione del Pd locale che da anni è sulpunto di scaricare il proprio sindaco: “Doria vo-terà no? Pazienza, non è Prodi”, commenta A-lessandro Terrile, segretario genovese Pd.

Se vince il No, Renzipuò andare avantiSe vince il Sì, PalazzoMadama diventaun morto che camminae si va a votare

Prodi? Se uno diceche succhia l’os s o ,si capisce già tuttoPerò a me gli ossinon piacciono,neanche da succhiare…

L’a n nu nc ioDopo mesidi incertezza,l’ex segretariodel PdPier LuigiB e rs a n iha annunciatoil suo votoco n t ra r i oal referenduml’8 ottobrescorso, in unai n te r v i s t asul Corrieredella Sera.Nelle ultimesettimaneha fattocampagnain giroper l’Italia

6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

Referendum, sorpresaalla festa: canta la Nannini

Anna Falcone Avvocato, vicepresidente del Comitato dei professori, racconta la sua campagna

“Giro l’Italia col pancione, così voto due No”IL VIAGGIO

Il sipario si apre, svelan-do il palco del Teatro I-talia a Roma. Sono le21.30 e davanti al pub-

blico compare, a sorpresa,Gianna Nannini, giacca dipelle ed energia pura men-tre canta “A me r i ca ” . Difronte, quasi mille personearrivate da ogni parte d’I t a-lia per “La Costituzione èN Os tr a”, l’evento organiz-zato dal Fatto Quotidianocon il Comitato del No perfesteggiare la bellezza dellanostra Costituzione a duegiorni dal referendum. Mi-gliaia e migliaia sono i letto-ri e i sostenitori del No col-legati in streaming sul sitodel Fatto Quotidiano, maanche su Facebook. Insom-ma, è proprio festa, dentro efuori dal teatro.

È LA FESTA di chi resiste al Sìimposto con la forza, di chivuole mostrare che il Nonon è solo accanimento oviolenza, non è divisione,non sono i toni aggressivitanto criticati in queste set-timane, ma anche arte, spet-tacolo, riflessione profonda(alcuni interventi li poteteleggere nella pagina qui ac-canto), satira e gioia.

Come quella del duo co-mico Ficarra e Picone:“Noi voteremo No perchéMarco Travaglio sa cose dinoi compromettenti e ci faràeditoriali contro – eso rdi-scono mentre la platea, trarisate e applausi, continua ariempirsi –. E poi quelli del

WO ODSTO C KEnergia pura La musicistaapre la kermesse del “Fatto”al Teatro Italia a Roma:”La Costituzione è NOstra”.Sul palco attori, scrittori,giornalisti e musicisti

Sì non ci hanno voluto. Fac-ciamo la festa a casa di DeLuca, ci hanno detto. Tuttoil Pd? No, manca solo la Bin-di”. Poi, riferendosi ai ritar-datari: “È grillino, si vede èarrivato in ritardo. Mi rac-comando, il 4 dicembre nonfacciamo che andate a vota-re a mezzanotte”.

Il ritmo è veloce, vivace.Sul palco è il turno del segre-tario della Fiom, MaurizioLandini:“La libertà è parte-cipazione. E la democraziarende viva la partecipazio-ne. Abbiamo un premiernon eletto, con un parla-mento che la Consulta ha di-chiarato incostituzionale.Renzi ha sempre indicato

Marchionne come suo mo-dello: un uomo ma ha por-tato la Fiat all’estero, chenon paga le tasse in Italia.Questo modello autoritarioè alla base della riforma:Renzi vuole accentrare ilpotere sul governo, nelle suemani. Il suo obiettivo è di-ventare un amministratoredelegato che gestisce il Pae-

se come fosse una sua azien-da. Ma la Costituzione deveessere di tutti”. Quasi un mi-nuto di applausi per il giu-rista Stefano Rodotà: “Iltentativo di impadronirsidella Costituzione è statocondotto con molta aggres-sività e determinazione. Leragioni politiche non posso-no influenzare le scelte sulla

Costituzione”.Lo spazio non basta per

raccontare tutto e citare tut-ti (potete trovare i video sulnostro sito): basta per farsiun’idea sapere che si sonoalternati T rav agl io, G o-mez, Padellaro, Scanzi (inuna lettura di Calamandreiinsieme a Claudio Gioè,Giordano De Plano e V e-ronica Gentili) e poi Sabri -na Ferilli, Carlo Freccero,Anna Falcone, T om as oMontanari, Erri De Luca,Amalia Signorelli, SabinaGu zzan ti, Piero Pelù(c onil maestro Gianna Fratta),Monica Guerritore, J-Axe moltissimi altri.

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Potevi trovarla a volantina-re in un mercato e poi in un

faccia a faccia in tv: Anna Fal-cone, avvocato, specializzatain diritto pubblico e costitu-zionale, è stata definita la pa -sionaria del No. Non solo per-ché è vicepresidente del Co-mitato guidato dal professorPace. Soprattutto perché neiconfronti pubblici si è mostra-ta tenace e puntigliosa mentresottolineava i troppi buchi ne-ri della cosiddetta riforma. Ilsuo giro d’Italia è stato lungo –da Genova a Siracusa – anchese a un certo punto ha dovutosmettere di viaggiare per ordi-ne del medico: ormai è in gra-vidanza avanzata e la sua bim-ba nascerà tra pochissimo:“Speriamo che nasca sotto ilsegno della nostra Carta e non

di quella deformata dalla ‘re -visione’governativa”, scherzaal telefono. “Comunque ho gi-rato moltissimo, quest’es ta teanche in Calabria che è la miaregione di provenienza. Poi daottobre non ho più potutoviaggiare e quindi sono rima-

sta a Roma, e ho fatto incontrisolo qui e nel Lazio”.

È LEI LA MIGLIOR risposta a chisostiene che a dire no è solo ungruppo di professoroni con-servatori (ricordate quel pez-zo sull’Unità in cui si faceva lamedia delle età dei firmataridell’appello per il No? 69 annidicevano....) “La cosa che mi èpiaciuta di più è stata vedereche questo referendum si ètrasformato in un’occasione dirinnovata partecipazione daparte dei cittadini”, spiega An-na. “Ho conosciuto tantissimepersone che volevano capire,che facevano domande e vole-vano chiarimenti ai numerosidubbi. Questa riforma non èstata condivisa nella sua fasepreparatoria né adeguata-

mente spiegata ai cittadiniquando è stata approvata. Tut-to il dibattito si è concentratosu altre questioni, che con laCarta e lo stravolgimento in-sensato e pasticciato che a-vremmo se dovesse vincere ilSì, non c’entrano nulla. Abbia-mo sentito trop-pa propaganda equindi le personehanno avuto an-cora più bisognodi sapere. Alla fi-ne, in tutti gli in-contri, ho sentitoaffetto e rispettoverso la Costitu-zione. Ho incon-trato uomini edonne resi debolidalle politiche diquesti ultimi an-

ni, persone che soffrono, chenon hanno lavoro e prospetti-ve per il futuro e hanno ritro-vato nella Costituzione le ra-gioni di una battaglia per la de-mocrazia. In un momento incui i diritti vengono limitati –se non cancellati –l’idea di per-

dere rappresen-tanza, di non vo-tare più, è appar-sa grave. È suquesto terrenoche in tanti si so-no trovati uniti”.

A proposito divecchi e giovani:è vero che i piùanziani voteran-no a favore dellariforma? “Chipartecipava agliincontri davvero

voleva capire la riforma.Quando abbiamo fatto i volan-tinaggi invece abbiamo trova-to un pubblico diverso, che vo-leva ascoltare solo gli slogan ela propaganda. E sì, con una di-stinzione anagrafica: eranosoprattutto i più anziani. I gio-vani invece avevano molta piùvoglia di sapere. Io credo di-penda dal fatto che la Costitu-zione, per i ragazzi cui sonostati tolti anche i sogni, è rima-sta l’ultimo baluardo di garan-zie e diritti a cui aggrapparsi.L’ultimo bene comune da di-fendere. I più vecchi mi sonosembrati meno interessati, unpo’ come se questo fosse unascommessa: lanciamo i dadi evediamo come va”.

SIT© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lato FiomLandini: “L’obiettivo diRenzi è diventare l’adche gestisce il Paesecome un’azienda”

Pa r te c ipa z ione“Ovunque hosentito affettoe rispetto versola Carta, percepitacome l’u lt i mobene comune”

Not edi politica

Gianna Nanni-ni, Piero Pelù eFicarra e Pico-

ne sul palcoa l l’i n i z i at iva

del “Fat to”.Foto di Yara Nardi

Giurista Anna Falcone Ansa

IL CANTANTE

Pau dei Negrita:“Sono controgli stravolgimenti”

qRIENTRATI IN ITALIA dopo un tourche li ha portati a esibirsi a Londra, To-

kyo e Los Angeles, i Negrita si sono aggiudi-cati il Premio Fabrizio De André alla carriera:“Per la mia generazione –racconta Pau, il fron -tman della band aretina – è stato un nome diriferimento, soprattutto per chi imbracciavauna chitarra per la prima volta e provava a can-tare. Noi Negrita abbiamo intrapreso una car-

riera che con la sua poesia e l’arte ha avutopoco a che fare, però basta quel nome scrittosul trofeo per intimorirci un po’”. Oltreché dimusica, Pau parla anche dello scandalo del se -condary ticketing “un’attività illegale, piutto-sto odiosa perché molto spesso ci rimettonogli artisti o l’immagine che la gente ha di essi”,e del referendum di domenica prossima: “Èstata fatta una fiera attorno a questa vicenda,

è come se tutta l’Italia non pensi ad altro che aquesto referendum. In realtà interessa solo aipolitici e ai media che li seguono a ruota. Suigiornali, poi, vengono pubblicate le liste dipersone note che appoggiano l’uno o l’a l t roschieramento, ponendoli come avversari onemici giurati, ma bisogna tornare coi piediper terra e ricordare che è solo un referendumnel quale personalmente voterò No”.

Rodotà“Il tentativodi impadronirsidella Carta è statoa g g re s s i vo ”

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

» SABRINA FERILLI

Caro Enrico Berlinguer, nonso dove sei e se riesci a sen-tirmi. Ma io ti sento sempreforte e chiaro. Ho appena

riletto la tua intervista a EugenioScalfari del 1980 sulla questionemorale: “I partiti non fanno più po-litica. Politica si faceva nel ’45,nel ’48, negli anni 50 e 60. Chepassione! Quanto entusiasmo,quante rabbie sacrosante! Etra avversari ci si stimava. DeGasperi stimava Togliatti eNenni e, al di là delle asprez-ze polemiche, ne era ricam-biato… I partiti di oggi sonosoprattutto macchine di po-tere e clientela: idee, ideali,programmi pochi o vaghi;sentimenti e passione civilezero. Gestiscono interessi,talvolta loschi… Sono fede-razioni di correnti, ciascunacon un boss e dei sotto-boss.Hanno occupato lo Stato etutte le sue istituzioni, apartire dal governo. Hannooccupato gli enti locali, gli enti diprevidenza, le banche, le aziendepubbliche, gli istituti culturali, gliospedali, le università, la Rai, alcu-ni grandi giornali”. Questo dicevinel 1980, e descrivevi la politica dioggi: “Molti italiani si accorgonobenissimo del mercimonio che si fadello Stato, delle sopraffazioni, deifavoritismi, delle discriminazioni.Ma gran parte di loro è sotto ricatto.Hanno ricevuto vantaggi, o spera-no di riceverne, o temono di non ri-ceverne più”. Invece – osser vavi–“il voto ai referendum non com-porta favori, non coinvolge rappor-ti clientelari, non mobilita candida-ti e interessi privati o di parte. È unvoto assolutamente libero da con-dizionamenti. Sia nel ’74 per il di-vorzio, sia nell’81 per l’aborto, gli i-taliani hanno fornito l’immagine diun Paese liberissimo e moderno.Nelle elezioni politiche e ammini-strative il quadro cambia, anche adistanza di poche settimane”.

ORA PURTROPPO non è più così:siamo alla vigilia di un referendumancor più importante, perché ri-guarda la nostra Costituzione che ilgoverno vuole cambiare a colpi dimaggioranza, anzi di minoranza,perché sta in piedi grazie a una leg-ge elettorale incostituzionale. Ecerca di comprare i Sì con ricatti,minacce, bugie, soldi pubblici,clientele, false promesse persino aimalati di cancro e di epatite, ai bam-bini diabetici. Senza pietà e senzavergogna. Se fossimo elettori liberi,voteremmo tutti No. Non perché laCostituzione non si possa cambiarein qualche articolo: tu eri per abo-lire il Senato, ma allora c’era il pro-porzionale, che mandava in Parla-mento chi volevano i cittadini, sen-za trucchi. E comunque questa ri-forma mica lo abolisce, il Senato: a-bolisce le elezioni. Se fossimo liberi,voteremmo tutti No perché lo sap-

piamo tutti che questa cosid-detta “r i fo rm a” ci toglie ildiritto fondamentale disceglierci i senatori. E li fa

nominare dai Consi-gli regionali, tra con-

siglieri e sindaci spes-so screditati o indagati,

che vanno in Senatoper prendersi l’i m-

munità diventataimpunità. Sap-piamo tutti che lariforma è scrittamale e piena diassurdità. Ma ciordinano di vo-tarla lo stesso,sennò cade il go-verno. Come seil governo fosseobbligato a di-mettersi. E co-me se si potessebarattare la leg-ge più impor-tante che devedurare decenni,col destino di un

governo che – se va bene – dura almassimo un anno. Vogliono divide-re noi italiani proprio sulla Cartache per 68 anni ci ha tenuti uniti suigrandi principi, diritti e doveri. Simeravigliano se persone e partiti diidee diverse e anche opposte, come70 anni fa, si ritrovano uniti per di-fenderla. E vorrebbero imporceneuna nuova che è molto più vecchia:riempie il Senato di nominati, togliespazi di partecipazione a noi citta-dini (anche alzando le firme da 50 a150 mila per le leggi popolari), dàpiù poteri al governo e ai partiti perfare gli interessi della grande finan-za e occupare tutto ciò che è pub-blico, cioè nostro. Come prima, piùdi prima. Proprio come denunciavitu, Enrico, inascoltato, 36 anni fa.Solo che stavolta quel tradimentonon viene dai partiti in generale, mada quello che si dice “democratico”e“di sinistra”. Il mio partito, che alleultime elezioni prometteva “l’a p-plicazione corretta e integrale diquella Costituzione che rimane trale più belle e avanzate nel mondo”.Non di sfasciarla per un terzo.

Io mi sento tradita e voto No, in-sieme all’Associazione Partigiani,ai migliori costituzionalisti, alla C-gil, alla Fiom, a Magistratura demo-cratica, al Fatto Quotidiano, a cen-tinaia di comitati, agli amici che so-no qui stasera e a tanta gente chevuole tenere la schiena dritta e la te-sta alta, senza farsi ingannare e ri-cattare da gente che la politica nonsa nemmeno dove sta di casa, sca-ricando su tutti noi cittadini le loroincapacità e fallimenti e cosa anco-ra più grave sulla nostra Costituzio-ne italiana. Tu, Enrico, chiudeviquell’intervista con una domanda:“Ma non è venuto il momento dicambiare e di costruire una societàche non sia un immondezzaio?”.Certo che sì. Per questo domenicaio voto No!

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Sappiamotutti chela riformaè scrittamale epiena dia s s u rd i t à .Ma cio rd i n a n odi votarlalo stesso,sennò cadeil governo

“Io, tradita dal mio partitoche cerca il Sì col ricatto”La Ferilli scrive a Berlinguer: “I partiti di oggi sono macchine di potere e clientela”

ERRI DE LUCA

“È una trasformazionedi riformatori incapaci”

L anormale occasione di urne aperte a una consultazione po-polare è diventata petulante e scimmiotta il finimondo (...)

La rappresentazione vuole che ci siano da una parte i promotoridi riforme, dall’altra i frenatori del convoglio. Di mezzo c’è la

Carta costituzionale che aspetta di sapere se sa-rà trasformata. Il verbo più preciso è appuntotrasformare e non riformare. Quel testo è la no-stra dichiarazione dei diritti dell’uomo italianoe anche l’ordinamento che ne dispone l’appli -cazione. Si intende trasformarla in altro, se-condo il fabbisogno delle democrazie moderneche puntano a ridurre il démos a suddito, au-mentando la c ra z ì a , il potere, su di esso. Da noi èin carica per la terza volta in una legislatura unterzo governo non uscito dalle urne, ma dal

cappello a cilindro di un ex presidente giocoliere, manovratoredi maggioranze accorpate da impreviste convenienze. Per met-tere mano a modifiche della Costituzione si dovrebbe aspettareil prossimo rinnovo del Parlamento e un prossimo governo cheaffermi nel suo programma elettorale di volerla cambiare. Al-lora avrebbe titolo, mentre questo in carica: no. (...) La utile e benintenzionata riforma della pubblica amministrazione è statacancellata dalla Corte costituzionale. Evidentemente era maleimpostata. Se ne ricava che oggi i riformisti non sanno scrivere leriforme. Se ne ricava che questo governo in carica non ha titoloper usare la parola riforma per le trasformazioni della Carta.

CARLO FRECCERO

“Non è un quesito, mapubblicità ingannevole”

N on vorrei aver visto la trasformazione della politica in mar-keting ma, se il quesito è questo, mi voglio rivolgere al pub-

blico in questa chiave. Cosa rispondereste se, in una delle solitetelefonate di telemarketing vi fosse proposto senza spiegazioniun fantomatico risparmio in bolletta? Credo che vorreste ca-

pire dove risiede e in che proporzioni incide suiservizi. Nel diritto italiano c’è la clausola ves-satoria. Quando ci viene fatto sottoscrivere uncontratto da firmare due volte, significa chequel contratto lede i nostri diritti. Con la dop-pia firma ci dichiariamo consapevoli del dannosubito e l’accettiamo. I legislatori hanno postoil referendum confermativo sulla riforma co-stituzionale come una garanzia per i cittadini. Icostituenti hanno voluto metterci in guardia.Attento, stai firmando qualcosa che può dan-

neggiarti, che può ledere i tuoi diritti per cui noi ci siamo battuti.In questo caso ratifichiamo la dittatura di una minoranza. Dia-mo all’esecutivo poteri che sommati all’Italicum lo sottraggonoa ogni controllo. Perdiamo la possibilità di votare il Senato. To-gliamo alle regioni il controllo sul territorio e sulle u t i l i ty . Do-mani potremo avere un inceneritore di fronte a casa e subire laprivatizzazione dei servizi senza poter manifestare dissenso.

TOMASO MONTANARI

“È una pistolapuntata controla democrazia”

N O. Perché che “la sicurezzadei diritti e delle libertà di o-

gnuno risiede nella stabilità dellaCostituzione, nella certezza cheessa non è alla mercé della mag-gioranza del momento, e resta lafonte di legittimazione e di limita-zione di tutti i poteri”. Lo dice ilManifesto del Pd, scritto nel 2008e ancora perfettamente vigente.N O. Perché usare il margine ga-rantito da una maggioranza inco-stituzionale per cambiare la Co-stituzione è come entrare in unacasa con una chiave duplicata il-legalmente e, una volta dentro,cambiare la serratura. E a rimane-re chiusa fuori,questa volta, è lademocrazia.N O. Perché l’Ita-licum non la cam-bieranno mai sevince il Sì. E, co-munque, se bastauna pessima leggeelettorale a ren-dere pericolosa u-na Costituzione, vuol dire che lalegge elettorale è una pallottolache carica la pistola della Costitu-zione. E non basta togliere la pal-lottola dalla canna: perché chiun-que ce la può rimettere con estre-ma facilità, nei mesi e negli annifuturi. Perché è sicuro che, se simette una pistola sul tavolo, primao poi qualcuno la userà: ed è perquesto che – carica o scarica – nonvogliamo una pistola puntata allatempia della democrazia italiana.N O. Perché se vincesse il Sì la scel-ta dei nuovi senatori sarebbe “to-talmente rimessa ai partiti”. E, sesi ricorda che tra la materie su cuidovrà legiferare questo Senato deiPartiti ci sono anche le materie co-stituzionali (art. 70: “La funzionelegislativa è esercitata collettiva-mente dalle due Camere per le leg-gi di revisione della Costituzione ele altre leggi costituzionali”), sicomprende che il danno demo-cratico sarebbe ancora più grave(...) Se, infatti, d’ora in poi la Co-stituzione potrà essere cambiatada un’assemblea non eletta diret-tamente del popolo, che ne è dellanostra sovranità?N O. Perché se vincesse il Sì, il nuo-vo Titolo V della Costituzionemetterebbe nelle mani di pochis-simi – cioè del governo centrale –le decisioni cruciali sul consumodel suolo e sulle grandi opere (...)Parafrasando Bertolt Brecht, sipuò dire che “un governo che nonriusciva a governare ha deciso disciogliere il popolo”.Ma domani, il 4 dicembre, il popo-lo può ancora dire: NO!

PA RT E C I PA Z ION E

Un grazie a tuttii lettori che hannocontribuito alla serata

qPERLACAMPAGNA del Sì sono ar-rivati fondi pubblici e privati da fi-

nanziatori come Davide Serra. Il fronte delNo ha avuto mezzi infinitamente più ri-dotti. Per la serata di ieri il Fatto ha potutocontare solo su tanti amici (attori, cantan-ti, scrittori…) che hanno partecipato a ti-tolo gratuito e sul sostegno di voi lettori.Lettori che ringraziamo per l’aiuto che ci

hanno fornito.Abbiamo ancora bisogno di voi: potete ac-quistare con un’offerta libera lo “SpecialeN o” in pdf che raccoglie copertine e specialirealizzati dal Fa t to in questi mesi, materialianche da stampare e consultare per l’ulti-mo giorno di campagna elettorale.Potete fare così: mandateci via email a se-g re te r i a @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t la ricevuta del

bonifico (causale e oggetto dell’email:“Contributo per il 2 dicembre“) e noi vi in-vieremo lo speciale.Queste le coordinate bancarie: Banca Po-polare Emilia Romagna, Ag. Roma F – Vi a l eGiulio Cesare 54 – 00192, intestato a Edi-toriale Il Fatto Spa.Iban: IT17D0538703206000001882918Codice switf/bic: BPMOIT22XXX.

Ilre ferendumnonco m p o r t afavori, nonco i n vol gecl i e n tele ,nonm ob il i t ainteressi diparte. È unvoto liberoda condi-zionamentiBERLINGUER

NEL 1980

8 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

» CARLO DI FOGGIA

Una bomba a orologeriasulla riforma delle ban-che popolari. Il Consi-glio di Stato sospende le

norme attuative della legge cheha imposto a 10 istituti di trasfor-marsi in Spa entro il 2016 rinvian-do diversi punti alla Consulta. Inparticolare, Palazzo Spada solle-va la questione di legittimità co-stituzionale e boccia la norma cheimpediva ai soci di esercitare il di-ritto di recesso. Sospesa anchequella che gli vietava di costituireuna cooperativa per controllarela banca dopo il passaggio a socie-tà per azioni. A ricorrere al Con-siglio di Stato sono stati molti a-zionsiti degli istituti e diverse as-sociazioni dei consumatori, comel’Adusbef. Per la decisione di me-rito si dovrà attendere la Consul-ta, che deve pronunciarsi anchesul ricorso della Regione Lom-bardia (per violazione delle com-petenze). Quanto siano estesi (epesanti) i rilievi di Palazzo Spada–che è pure organo consultivo delgoverno – lo si saprà solo quandoverrà pubblicata l’ordinanza chechiama in causa i giudici costitu-zionali. È chiaro, però, che oral’intero impianto rischia. Dopo labocciatura di buona parte della ri-forma Madia della Pa a opera del-la Consulta, arriva un’altra stron-catura a una legge su cui il Par-lamento non ha toccato palla.

B R EV E riassunto: il 20 gennaio2015 il Consiglio dei ministri ap-prova la riforma per decreto. Unarivoluzione: via la forma coopera-tiva e il voto capitario (una testa unvoto, a prescindere dalle quote).Le 10 popolari (su 37) che hannoattivi sopra gli 8 miliardi devonoquotarsi e diventare società per a-zioni entro dicembre 2016 (orasono 9, vista la fine di Pop Etruria).Fino al marzo 2017 ci sarà una so-

glia (non obbligatoria) del 5% alpossesso delle quote, poi liberitutti. Un bel pezzo del credito i-taliano, quasi 500 miliardi di at-tivi, “si dovrà aprire agli investi-tori esterni e al più ampio mercatodei capitali” (dice Via Nazionale)con l’obiettivo di arrivare a pochi

grandi istituti solidi. Palazzo Ko-ch e Tesoro scrivono le norme (u-na “collaborazione tecnica”, diràil dg di Bankitalia Rossi alla Ca-mera) e Matteo Renzi se le intesta.Nel decreto ci sono tutti i prota-gonisti del risiko bancario caldeg-giato da Bankitalia in questi anni

(Ubi, Pop Bari, Vicenza, Venetobanca, l’Etruria cara alla famigliadel ministro Boschi etc.).

Ora associazioni dei consuma-tori e Assopopolari esultano. E ilgoverno deve affrontare un pro-blema grosso – la mina sui contidelle Popolari – e uno esplosivo:due di queste, Bari e Sondrio han-no già convocato le assemblee pertrasformarsi in Spa (la prima l’11dicembre, la seconda il 16). Se ilTesoro non proroga per decreto itermini (in attesa della Consulta)si rischia una raffica di ricorsi.Senza trasformazione, dal primogennaio i due istituti perderebbe-ro la licenza bancaria per legge.

LA NORMA sul recesso è sintoma-tica del meccanismo con cui Ban-kitalia e governo hanno messo isoci delle popolari con le spalle al

muro: di fatto impediva a quellicontrari alla trasformazione inSpa di chiedere il rimborso dellequote perché permetteva allebanche di sospendere il pagamen-to “senza limiti di tempo, anche inderoga a disposizioni del codicecivile e ad altre norme di legge”.

“Un’inedita forma di delegifica-zione” – scrivono i giudici – e una“delega in bianco (a Bankitalia,che ha scritto le norme attuativendr)” che dà vita “a una irragio-nevole situazione di conflitto diinteresse”in cui l’istituto debitoredella quota “è paradossalmentearbitro delle sorti del diritto alrimborso di quella quota”. Senzaquesta modifica è indubbio chemoltissimi soci si sarebbero pre-cipitati a chiedere il rimborso, a-prendo voragini nei conti. Ora, pe-rò, molti istituti rischiano di pa-gare un conto salato. Ubi, Pop Vi-cenza e Veneto Banca, per dire,hanno limitato in modo drasticole richieste dei soci, come il codicecivile avrebbe invece loro ricono-sciuto: Ubi, a fronte di richiesteper 258 milioni ne ha soddisfattesolo per 13 milioni. Pop Vicenzaha negato a tutti il recesso (peral-tro esercitato solo su 271 mila a-zioni, per 1,7 milioni); stessa de-cisione di Veneto banca (219 sociper 14 milioni). Per Bpm e Banco,che a gennaio si fonderanno, ilconto è di 207 milioni. Creval harichieste per 8,5 milioni. I rischiper Sondrio e Bper si sapranno piùavanti. La banca più in bilico, però,è Popolare di Bari che ha fissato ilvalore di recesso a 7,5 euro (lostesso delle azioni, da poco svalu-tate del 20%). I soci – se le limi-tazioni verranno ritenute illegit-time – potrebbero chiedere inmassa di uscire da un titolo illiqui-do. “Le assemblee vanno rinvia-te”, spiega l’avvocato Fausto Ca-pelli, autore di uno dei ricorsi. IlConsiglio di Stato stronca anchela norma che impediva ai soci dicontrollare la neonata banca spacon una holding cooperativa: “U-na limitazione priva di base legi-slativa” e “un’irragionevole di-sparità di trattamento”. Insom-ma, si poteva solo votare sì alla spae senza troppe pretese.

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» MARCO MARONI

Milano

In un crescendo di attese e ti-mori per un risanamento il

cui esito si è voluto legare alreferendum di domenica, ierisi è chiuso il periodo di con-versione delle obbligazionisubordinate Mps in azionidella banca. L'adesione all'of-ferta ha superato il miliardo dieuro, ma il titolo in Borsa ave-va già chiuso a -5,4%. Un esitoche non era scontato, vistal'ondata di vendite in Borsa dititoli subordinati Mps neigiorni scorsi (molti investitoripreferivano vendere, in perdi-ta, piuttosto che diventare a-zionisti della banca). Alla cifraraccolta ha contribuito in ma-niera significativa la decisio-ne dei giorni scorsi del gruppoGenerali di convertire circa

400 milioni di obbligazioni.Nulla di fatto invece per l'ob-bligazione convertibile Freshda un miliardo in mano a fondidi investimento, l'inglese At-testor in prima fila, sul cuiprezzo di conversione non si èfinora trovato un accordo.

LA CONVERSIONE dei bond, sesarà ritenuta sufficiente, co-m'è probabile, è la prima tappadel piano di risanamento cheprevede un aumento di capi-tale da 5 miliardi, da avviareentro la fine dell'anno, cui do-vrebbe seguire la vendita di27,6 miliardi di crediti inesigi-bili. I bond ritirati, se non do-vesse andare in porto l'aumen-

to di capitale non saranno con-vertiti. Nonostante 280 incon-tri a tu per tu con istituzioni fi-nanziarie internazionali,l'amministratore delegatoMarco Morelli non ha però fi-nora portato a casa alcun im-pegno vincolante a metteresoldi freschi nel Monte. Di no-mi di investitori ne sono circo-lati diversi. Quello considera-to più disponibile è il fondo so-vrano del Qatar. L'emirato e ilsuo braccio finanziario, la Qa-tar investment authority(Qia), che hanno già diversi in-teressi in Italia, sarebberopronti a sborsare un miliardo.Ma il loro impegno non sareb-be sufficiente a colmare la cifra

dell'aumento. Nei giorni scor-si si è cominciato a parlare del-la possibilità di un interventodello Stato se le cose non do-vessero andare per il verso

giusto . L'ipotesi, smentita dalsottosegretario alla Presiden-za del Consiglio, Claudio DeVincenti, sarebbe quella di u-na nazionalizzazione d e ll abanca senese, con conseguen-te azzeramento delle obbliga-zioni subordinate e loro rim-borso solo per i piccoli rispar-miatori, un po' come sta avve-nendo per i sottoscrittori disubordinate delle quattrobanche locali di Ferrara, Chie-ti, Marche ed Etruria, andatein bail-inun anno fa. Nei giorniscorsi Valdis Dombrowskis,vicepresidente e commissarioper la Stabilità finanziaria nel-la Commissione Ue, ha peròprecisato che a questo stadio"l'operazione è sotto la tuteladella vigilanza europea". Vatenuto presente che la diret-tiva europea Brrd (Bank reco-very and resolution) che è leg-

ge in Italia dal gennaio scorsoprevede, come passaggio suc-cessivo a una mancata capita-lizzazione con fondi esterniprivati, la svalutazione del ca-pitale e la conversione (d'au-torità e non più volontaria) deititoli di debito subordinati.L'ipotesi allo stato sembra pe-rò remota, anche perché labanca senese non è in dissesto,circostanza necessaria per in-terventi drastici da parte dellavigilanza, ma fa utili e ha unpatrimonio netto contabile di8,7 miliardi.

Questo a meno che dall'i-spezione della Bce in corso aSiena non emergano altri gravibuchi nei crediti. In ogni caso,quale che sia il risultato del re-ferendum, il pallino ora è inmano alla vigilanza e alle au-torità di risoluzione europee.

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L’o rd i n a n z a Stop alle norme che hanno messo i soci spalle al muroAtti alla Consulta e buco nei conti. Pop Bari e Sondrio ora rischiano

Bomba Popolari:il Consiglio di Statostronca la riforma

DOPO LA MADIA

Caos giuridicoLe assemblee delle duebanche per il cambioin Spa sono già fissateServirà un proroga

Mps con i subordinati “supera il miliardo”Il salvataggio Chiusa la conversione dei bond in azioniIl governo: no all’intervento pubblico. In Borsa -5,4%

Una filiale di Mps Ansa

Rilievi pesantissimi Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato Ansa

I numeri

10Le popolari(su 37) conattivi sopragli 8 miliardiche per legged evo n oquotarsi et ra s fo r m a rs iin Spa entrod i ce m b re .Buona partel’hanno giàd e l i b e ra to

500miliardi diattivi: il pesodei 10 istituti(ora nove,vista la fine diEtruria)

24 5milioni, ilconto cheUbi rischia didover pagareper venireincontro allerichieste ditutti i soci;8,5 Creval.Rischi pureper Bari

Lo sberleffo

FS, IDEE RENZIANEVECCHIE DI 20 ANNI» GIORGIO MELETTI

, FORSE IN VIRTÙ d e l l ' evo c a t i vonome della testata, Il Sole 24 Ore

sembra aver inventato la macchina deltempo. Ieri ha celebrato con adeguata in-tervista l'elezione di Renato Mazzoncini,amministratore delegato delle Fs imposto da Mat-teo Renzi per meriti fiorentini, alla presidenza dellaUic, l’Unione internazionale delle società ferrovia-rie. Secondo il quotidiano economico della Con-

findustria il programma di Mazzoncini“punta tutto su digitalizzazione e interna-zionalizzazione del business ferroviario an-che attraverso una maggiore interoperabi-lità dei sistemi ferroviari”. Ma che cos'è

questa interoperabilità a cui Mazzoncini tiene tan-to? Esattamente vent'anni fa ne parlò LorenzoNecci, amministratore delegato delle Fs, quandofu eletto presidente dell'Uic. Era il 13 marzo 1996.

Necci disse: “Si impone un imperativo: completarela dimensione internazionale attraverso una coo-perazione che assicuri la coerenza globale dellosviluppo del sistema ferroviario puntando sulla in-te ro p e ra b i l i t à ”. L’interoperabilità è come la rifor-ma costituzionale: i renziani ne sentono il bisognoda decenni e la propugnano con vigore anche senon conoscono tanto bene la materia. Rivendendocome proprie e nuove idee quelle vecchie di altri.

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 9

» ANTONIO MASSARI

Quali garanzie erano stateofferte, dal governo ita-liano, fra il 28 e il 31 mag-gio 2013, quando Alma

Shalabayeva e la sua figlia di cin-que anni furono estradate – se -questrate, secondo l'accusa dellaprocura di Perugia – in Kazakhi-stan? Al di là delle dichiarazionirese dai vertici del ministero – apartire dall'ex capo di gabinettodel Viminale Giuseppe Procacci-ni e dal prefetto Alessandro Va-leri – è dai dettagli di alcune di-chiarazioni che s'intravede, sul-lo sfondo, una costante e balbet-tante triangolazione fra ministe-ro dell'Interno (non coinvoltonell'indagine), i diplomatici ka-zaki e la Polizia di Stato. Al puntodi chiedersi chi stia comandan-do. La poliziotta Laura Scipioni,nell'interrogatorio del dicembre2015, descrive ai pm perugini co-sa accade all'aeroporto di Ciam-pino quando stanno estradandoShalabyeva e sua figlia, assistited al l’avvocato Astolfo Di Amatoche con la sua denuncia ha fattopartire l’inchiesta di Perugia.

“SIAMO ARRIVATI a Ciampinoall'ora di pranzo” dice, dopo averspiegato di aver visto “una perso-na, che sembrava il pilota dell'ae-reo, discutere animatamente coni funzionari kazaki sottobordo”.È a lei che, nell'area del cerimo-niale dell'aeroporto, i due diplo-matici chiedono di “potersi siste-mare nel box, posto in prossimitàdell'uscita sulla pista”. La poli-ziotta risponde che non è possi-bile. E loro che fanno? “Al nostrodiniego”, spiega Scipioni, “si ar-rabbiarono, dicendo... che gli ac-cordi presi con il ministero eranodiversi... Mi chiesero se conosce-vo il ‘prefetto Procaccini’, mo-strandomi un biglietto da visita, echiamando con il cellulare il nu-mero … del dottor Procaccini...”.

C'è un altro elemento, che con-tribuisce a rendere anomala que-sta estradazione, e lo conferma ilprefetto Alessandro Valeri, all'e-

poca dei fatti capo della segrete-ria del Dipartimento di pubblicasicurezza: “Ricordo che verso le21-21,30 del 28 maggio 2013 mitrovavo nel mio ufficio, sullostesso piano del capo di gabinet-to del ministero dell'Interno,dottor Procaccini, che con unatelefonata mi chiedeva di rag-

giungerlo, per una urgente que-stione di sicurezza nazionale... lìtrovai due signori... l'ambascia-tore del Kazhakistan in Italia eun funzionario... dissi che il re-ferente doveva essere il ministe-ro per gli Affari esteri, non quellodell'Interno... l'ambasciatoredisse che era stato localizzato aRoma un pericoloso latitante ka-zako che aveva collegamenti conil terrorismo... dissi che avrebbedovuto rivolgersi agli uffici ope-rativi di polizia e non al diparti-mento e, meno che mai, al capo digabinetto del ministro”.

Eppure, non soltanto i due di-plomatici erano dinanzi al capodi gabinetto del ministro ma, ag-

giungono, “avevano già avutocontatti con il capo della squadramobile, dottor Renato Cortese, ilquale mi confermò che era a co-noscenza del tutto...”. Ma allora,chi aveva indirizzato i due diplo-matici da Cortese? Erano statipreannunciati da qualcuno? Enel caso, da chi? E soprattutto: co-me mai, se Cortese era già statocoinvolto, il ministero dell'Inter-no, nella persona del capo di ga-binetto del ministro Angelino Al-fano, viene avvertito della vicen-da dall'ambasciatore kazako enon, come ci si aspetterebbe, con-siderato il dichiarato pericoloterrorismo, dalla filiera di co-mando della Polizia di Stato?

Domande per le quali non ab-biano risposta anche perché Cor-tese –un super poliziotto dal cur-riculum esemplare, protagoni-sta, solo per citare un esempio,dell'arresto di Bernardo Proven-zano – dinanzi ai pm di Perugia siè avvalso della facoltà di non ri-spondere, concessagli in quantoè anch'egli indagato per seque-stro di persona. La catena di co-mando viene citata nelle inter-cettazioni della giudice di paceStafania Lavore, che concessel'autorizzazione all'espulsione,anch'ella indagata per sequestrodi persona: “A ’sto punto io nonsono andata dalla Gabanelli? Si-m o ne ’ a ’sto punto io sputtanotutto…a ’sto punto mi faccio paga’io le interviste, la vera verità sullaShalabayeva...”.

C'È QUALCOSA che la giudice co-nosce e non ha mai detto? E a chisi riferisce quando dice: “No, per-ché devo salva la te'... devo salva-re qualcun altro, capito? Che poitra l'altre cose non è nemmenomio parente... cioè sai per un fi-glio...”. E ancora: “...Certo, sì... matutta l'origine è stata perché il ca-sino l'ha combinato lui... o de chestamo a parla’? ... cioè il ministerodegli Interni chi era, io o lui? Cioèchi cazzo è andato alle tre e mez-za di mattina a preleva’ ’sta don-na? Chi cazzo ha preso? Ha dato ilnulla osta... prendere un aereo eportarla via? …embe' la Polizia suordine di qualcuno …è chiaro chegli avranno detto ‘oh, fate vede-re... non fate vedere... dite o nondite...’ è ovvio, no? Ce saranno gliordini dall'alto... sempre da lì par-tivano... perché il ministero del-l'Interno era lui...”.

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» ELISABETTA AMBROSI

Un’Italia che non investe.Né sui figli –siamo sotto la

soglia choc dei 500.000 bam-bini all’anno – né dal punto divista economico, nonostante itassi più bassi di sempre. UnPaese di rentier, con una liqui-dità enorme – abbiamo flussidi cash sui conti correnti per114,3 miliardi di euro – che re-sta però ferma ed è per lo piùnelle mani dei più anziani, vi-sto che i Millennial, intrappo-lati in “lavoretti” non qualifi-cati e spesso irregolari, sonosempre più poveri: dei loro pa-dri, dei loro nonni, ma anchedei coetanei di 25 anni fa. Unvero “ko economico” che ri-guarda anche le famiglie congiovani con meno di 35 anni,

che rispetto alla media dellapopolazione hanno un reddi-to più basso del 15,1% e una ric-chezza inferiore del 41,4%.

È questo il quadro generaletratteggiato ieri alla presenta-

zione del 50° Rapporto sullasituazione del Paese dal diret-tore generale del Censis Mas-similiano Valerii, nel consue-to scenario del Cnel (destina-to a sparire con la vittoria deiSì al referendum). Ma se lacornice generale è negativa, lerelazioni del direttore gene-rale e del presidente Giusep-pe De Rita – ultimo rapportoper lui –contengono apertureall’ottimismo.

L’E X P O RT italiano resta forte,il lusso, il design, i macchinari,il made in Italy alimentare, ilturismo, aumentato dal 2008del 31%. Gli italiani poi sonosempre più immersi nei flussidigitali: più 41,4% dal 2007 gliacquisti di pc e 191,6% quelli dismartphone, “una vera e pro-

pria corsa verso il potere indi-viduale di disintermediazio-ne”. Aumentano, fino a tripli-carsi, le donazioni, così comel’utilizzo della sharing econo-my. Ci si sposa meno, le rela-zioni si fanno fluide e reversi-bili “ma non per questo menoaut enti che”. In-somma, nelle pa-role di De Rita,che smorza i tonidello stesso rap-porto –forse per-ché alla vigiliadel 4 dicembre –i l n o s t r o è u nPaese “che va a-vanti, che reggebene”. Certo, ilsommerso conti-nua ad esistere,anche se oggi è

fatto di rendite da patrimonio,ma “il corpo sociale sta rumi-n a n d o ” : l ’ a c c e t t a z i o n edell’immigrazione, i nuovi di-ritti civili, un governo che ria-pre la trattativa con i sindacati.Restano non cicatrizzate alcu-ne ferite: la Brexit, la crisi

dell’A p pe n n i n o ,ma soprattutto ladivaricazione trail corpo sociale el’élite del potere.È vero, “non ab-biamo ondate dipopulismo neo-n az i s ta ”, spiegaValerii, ma anchequi si afferma lapost verità, l’invi -to “a votare con lapa nci a”, mentrela fiducia nei par-

titi è crollata all’1,6%. C’è unacrisi profonda delle giunturetra società e istituzioni, chenon fanno il loro lavoro. Alcontrario, pur essendo una“piccola azienda privata”, ilCensis ha fatto un lavoro isti-tuzionale, chiude De Rita.

SE COSÌ È, ha senso invitarlo adotarsi di maggior trasparen-za, riportando sul sito il suoorganigramma (che l’an n oscorso fece scandalo per lapromozione a Segretario ge-nerale del figlio dello stessoDe Rita, assente ieri). E maga-ri anche gli stipendi dei ver-tici, sicuramente non lontanida quel ceto medio che De Ri-ta ha sempre voluto difenderee rappresentare.

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L’i n t e rc e t t a z i o n eLa giudice indagata:“Il casino l'ha combinatolui... il ministero degliInterni chi era, io o lui?”

S ociologo Giuseppe De Rita Ansa

P rotagonisti Alma Shalabayeva e, a destra, il ministro Angelino Alfano e il prefetto Giuseppe Procaccini A n s a / La Pre ss e

La scheda

n NEL 2013AlmaS h a l a b ayeva ,moglie deld i ss i d e n teka za koMukhtarAbylazov, èstatap re l eva t adalla polizianella sua casadi Roma eimbarcata suun aereo peril suo Paese.L’espulsioneè statad i c h i a ra t aillegittima

n NEL 2016la Procura diPerugia hachiuso leindagini su 11persone tracui dirigentidella polizia,l’a m b a s c i a to rekazako e ungiudice dip a ce ,accusati avario titolo disequestro dipersona efa l s o

C A M PI D O G L IO

Mafia Capitale,altri 24 imputati:c’è l’ex capogruppo Pd

qDOPO LA CONCLUSIONE delle in-chieste su Mafia Capitale scandite dagli

arresti del dicembre 2014 e del giugno 2015,per le quali è in corso il processo a 46 imputati,la Procura di Roma ha chiesto altri 24 rinvii agiudizio. Riguardano vecchie conoscenze, co-me il ras delle cooperative Salvatore Buzzi e l’exdirettore generale di Ama Giovanni Fiscon, epersonaggi non ancora comparsi in un’aula di

giustizia, come l’ex capogruppo Pd al Comunedi Roma Francesco D’Ausilio. Le accuse vannodalla corruzione alla turbativa d’asta, dalla vio-lazione del segreto al finanziamento illecitoper fatti tra il 2011 e il 2014. D’Ausilio e il suo excollaboratore Salvatore Nucera sono accusatidi corruzione per essersi posti, scrivono i pm, al“servizio di soggetti legati al gruppo Buzzi”.Avrebbero ricevuto, secondo l’accusa, nel

2014 da Buzzi almeno 12.240 euro" oltre allapromessa di altri 50 mila, anticipo di 130 milacomplessivi. All’ex dg di Ama Fiscon sono con-testati la turbativa d’asta di almeno quattro ga-re di appalto e di corruzione per aver ricevutoda Buzzi "utilità consistite nell’organizzare ilconsenso politico necessario alla sua riconfer-ma” nonostante l’opposizione dell’allora sin-daco Ignazio Marino.

IL SEQUESTRO Su l l’aereo della Shalabayeva“Abbiamo l’ok del prefetto”Nell’inchiesta una poliziotta racconta come andò con i kazaki passati per il Viminale

D i spa r it àEnormi flussidi cash nelle manidei più anziani,M i l le n n i a ls emprepiù poveri

Il 50° Rapporto De Rita al passo d’addio con i numeri di un Paese che non fa figli e premia le rendite

L’Italia del Censis che non investe ma “reg ge”A NA L I SI

10 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 - [email protected]

Coldiretti Molise invia smsper incitare a votare SìCon la presente voglio denunciareun fatto secondo me alquanto gra-ve, che riguarda la campagna refe-rendaria. Scelgo il Vostro quoti-diano in quanto lettore e so che ri-terrete serio questo punto. La Col-diretti Molise (penso anche a livel-lo nazionale) invia sms ai propri i-scritti invitando a votare Sì. Il testodel messaggio è il seguente: “Eso-nero Imu, Tasi, Irap, Irpef agrico-la. Esenzione contributi Inps neiprimi 5 anni a Giovani Agr. Decre-to Latte Grano. Al referendumColdiretti vota Sì”. Ecco, io ritengoquesto sms a due giorni dal refe-rendum un ricatto morale se noncompravendita di voto da agricol-tori (piccoli, medi proprietari ter-rieri) che negli ultimi 30 anni han-no visto e stanno vedendo il loro la-voro essere umiliato da politicheche mirano alla svendita dei pro-dotti locali per fare concorrenzacon i mercati di importazione daPaesi meno sviluppati. Cordiali sa-luti.

G I O RG I O

Disoccupati? Tutta colpadella CostituzioneNel senso comune, rispetto al lavo-ro due sono le situazioni: o sei oc-cupato o sei disoccupato. Ma alloraperché spesso i dati di entrambiquesti gruppi calano insieme? Per-ché c’è un terzo gruppo: gli inattivi,quelli, cioè, che non solo il lavoronon ce l’hanno, ma non lo cercanoneanche più. Per capire le statisti-che del calo della disoccupazione –sbandierate dal governo come unsuccesso – occorre fare attenzio-ne. Gli ex disoccupati non sempresono neo-occupati. Perché sonomolti quelli che precipitano anco-ra più giù, tra gli inattivi. Non solo,ma i neo-occupati non sempre so-no a tempo indeterminato (dato inforte calo), perché viene conteg-giato tra i lavoratori attivi anchechi – soprattutto giovane – trovaun lavoretto di pochi mesi o fa soloun tirocinio. Insomma, possiamoabbondare con il rimmel e trasfor-mare l’Istat nella b e a u ty-fa r m delgoverno, ma la situazione del lavo-ro è pessima. Ci vorrebbero vastipiani di inserimento sussidiato perdare più lavoro vero, soprattutto aigiovani, ma sono molto costosi. Equesto governo non vuole far pa-gare le tasse agli evasori, così diceche non ha i soldi. Di chi è la colpadi tutto questo? I governanti nonsanno cosa rispondere. Poi, final-mente, uno ha un’idea. Io lo so! Lacolpa è della Costituzione.

MASSIMO MARNETTO

Renzi rischia di fare la finedel collega CameronL’Italia, con il referendum, ha sco-perto tanti altri “neo-respo nsabi-li” dopo quelli di Verdini, Napoli-tano, Cacciari, Pisapia etc., finoal l’ultimo, o penultimo, Prodi:gran parte di costoro, per non farela figura degli sprovveduti, o peg-gio, hanno annunciato il Sì “per re-sp on sab il ità ”, mettendo però lemani avanti con pesanti critichenel merito della proposta governa-tiva sulla Costituzione, dicendoche è piena di errori e trabocchetti,ma soprattutto incompetente,proprio quello che sostengono ipiù qualificati e preparati tra i fau-tori del No che non hanno posti alsole, come Anpi, Libertà e Giusti-zia e il Fatto. Quindi lo spauracchio:i 5Stelle, considerati impreparati eirresponsabili; ma Renzi e la suacorte quanto si sono dimostraticompetenti o, piuttosto, quantoavventurosi e pericolosi propriocome accusano gli avversari? Qua-le azzardo di straordinaria irre-sponsabilità è stato quello del go-verno degli eletti dal “principino”,che rischia di fare la fine di Came-

ron, nel distruggere la coesione na-zionale con atti di forza, spingerevolutamente l’Italia alla rissa ed al-la divisione, e imporre una riformadi cui i cittadini non sentono biso-gno ma si vedono trascinati a forzaalle urne?

GIAMPIERO BUCCIANTI

Lunedì non sparirannoi problemi degli elettoriIl nostro presidente del Consiglioci suggerisce di votare per il Sì, per-ché dice, con la sua ben nota deli-catezza, che i fautori del No fannoparte di una accozzaglia (raggrup-pamento indiscriminato e sgrade-vole di persone).Altri sostengono invece che biso-gna votare per il No perché i fau-tori del Sì appartengono a una ma-snada (gruppo di persone deditead atti di disonestà o di violenza).Allora vien da chiedersi: tutti queipoveri cristi sballottati per mesi diqua e di là, vittime di una propa-ganda becera e spesso degeneratanel turpiloquio, (pilotata cinica-mente da molti politici di entrambigli schieramenti, allo scopo di in-cutere il terrore di un imminente

crollo finanziario), come devonocomportarsi? Profondamente de-lusi e schifati non potrebbero esse-re indotti ad astenersi dal voto? Dalmomento che votare per il Sì, op-pure votare per il No, potrebbesembrare un po’ come cadere dallapadella nella brace. Ben sapendo,ahimè, che non essendoci il quo-rum la scottatura sarà comunquegarantita.La cosa tragicomica è che si hal’impressione che ben pochi per-sonaggi dei due schieramenti sipreoccupino seriamente del ma-lessere sociale, sempre più cre-scente, che serpeggia tra la gente e,soprattutto, tra i giovani in cerca diuna prima occupazione. Molte so-no le persone, infatti, che stanno a-spettando la soluzione dei loroproblemi, che non arriverà mai.

GIANFRANCO DANIELI

Signor presidente, non voglioricevere più le sue lettereSignor presidente del Consigliodei ministri, ho trovato questamattina nella cassetta delle lettereun plico, a me indirizzato, conte-nente uno stampato che espone e

decanta gli argomenti favorevolialla riforma costituzionale oggettodell'imminente voto referendario(le cosiddette “ragioni del Sì”).Poiché attraverso l’attenta letturami sono formata la rispettosa opi-nione che esso contenga un singo-lare florilegio di inesattezze e/omistificazioni, mi permetto di re-stituire il plico e l’opuscolo e, altempo stesso, di rivolgerle l’acco-rata preghiera di segnalare al SuoUfficio di non inviarmi altro mate-riale pubblicitario di qualsivogliatipo.Mi permetta, infine, di esprimerlefin d’ora la sincera gratitudine pertutto quanto il Suo Ufficio vorrà infuturo risparmiarmi di analoghe i-niziative di marketing elettorale.

Trionfa la menzogna,si rifiuta la realtàSiamo davanti a una trasformazio-ne comportamentale diffusa dellanostra società? Sembrerebbe di sì.In politica vince chi racconta futu-ri improbabili e fa promesse irrea-lizzabili. Non solo, ma una volta e-letto – da Trump alla sindaca diTorino – tradisce con noncuranzale promesse che ha fatto qualchesettimana prima. E nessuno prote-sta, scende in piazza, si sente tra-dito.Forse qualche solitario, illuso dimovimentare le masse, posta qual-cosa sui social, inghiottitoio inno-cuo delle coscienze dei contestato-ri incapaci di contestare, e contra-stare, davvero.È un futuro rassegnato quello checi si propone e prospetta? Così pertemi quali gli effetti ambientali deicambiamenti climatici, la cattivaalimentazione, il rischio di con-trarre il virus dell’Aids.Tutti consapevoli, tutti indifferen-ti.Quasi non esistesse una realtà cheavverte dei danni che questi com-portamenti comportano a livellocollettivo e personale. Abbiamodeciso di vivere tutti in un mera-viglioso mondo virtuale e chiun-que ce lo propone ha e avrà il no-stro consenso. Buona fortuna! Cheil naufragio vi sia leggero…

M E LQ U I A D E S

I NOSTRI ERRORI:

Per uno spiacevole errore redazio-nale, la prima pagina della sovra-coperta del Fa t to di ieri non ripor-tava la firma di Riccardo Mannelli,autore della vignetta. Ce ne scusia-mo con i lettori e con l’interessato,certi tuttavia che chiunque avrà ri-conosciuto il suo inconfondibiletratto.

FQ

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

L’Italia non può occuparsidella Libia. C’è il referendumCARO FURIO COLOMBO, provo a fare un elenco dellecose che non sappiamo della Libia. Non sappiamo sela città di Sirte, roccaforte dell’Isis, è stata conquistatao no. Non sappiamo se le truppe del generale Haftar(governo di Tobruk) che avevano occupato la zona de-gli impianti petroliferi dell’Eni siano amiche, nemiche,presenti o ritirate. Non sappiamo che cosa fanno iduecento soldati italiani e perché. Non sappiamo se il“governo di unità nazionale di Al Sarraj”, così impru-dentemente riconosciuto dall’Onu e dall'Italia, esistaa n co ra .

LU I G I

I LIBICI FORSE NON SANNO CHE L’ITALIA è stata predadi una sorta di incantesimo che ha impedito pensieri eazioni, non importa se urgenti. Si tratta di un referen-dum epocale dal cui esito, è stato detto, dipende l’im -magine dell’Italia e di tutto ciò che, nel mondo, ha a chefare con presenza o decisioni italiane. La Libia è certo lacomplicata e disastrata realtà più legata, in questo pe-riodo, a ciò che può fare l’Italia. Nessuno, né l’attivis -sima ministra della Difesa Pinotti, né il placido mini-stro degli Esteri Gentiloni, hanno lesinato impegni, an-nunci e promesse. La scaletta prevedeva un governounitario sponsorizzato dalle Nazioni Unite e simbolounico del Paese.È stato mandato un certo Al Serraj, a cui si attribuisce

un riconoscimento internazionale, ma che in Libia nondispone di Parlamento, di cittadini, di armi, di soldati.Non conta e non può agire. Restano tutti gli altri go-verni che forse non sono riconosciuti dai governi delmondo e dall’Onu, ma occupano, agiscono, decidono,combattono e fanno la loro parte di morti. Resta l’E-gitto, con cui nessuno parla, ma che parla tutto il tempocon molte Libie, tutte armate e tutte ben sostenute se equando è necessario. Le molte Libie pullulano di agentisegreti, corpi speciali e consiglieri militari dei princi-pali centri di civiltà, ciascuno con la sua tribù da man-dare allo scontro. Fragili coalizioni si uniscono prov-visoriamente per scacciare il Califfato da Sirte ma, no-nostante gli annunci, la città è sempre dell’Isis. La spie-gazione forse non è nella gigantesca forza di Al Ba-ghdadi, ma nella presenza distratta di un mondo oc-cidentale, ciascuno col suo referendum epocale. Per e-sempio, gli Stati Uniti. Restano o vanno via, ora che havinto Trump e non vuole più pagare le spese di difesa odi guerra degli europei, e dunque anche degli italiani?Come vedete la storia non si spiega da sola. Continuasenza controllo ma continua. Ne va della vita di molti.Ma questo conto non lo tiene nessuno.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

PRO GR A M M I TV

08:18 Tg1 Dialogo08:25 UnoMattina in famiglia09:00 Tg109:04 UnoMattina in famiglia10:45 Buongiorno benessere11:30 Paesi che vai - Luoghi

detti comuni12:20 Linea Verde Sabato13:30 Tg114:00 LineaBlu Trapani15:00 Passaggio a Nord-Ovest15:55 A Sua immagine16:30 Tg116:40 59° Zecchino d'Oro

Rassegna Internazionaledi canzoni per bambini

18:45 L'Eredità20:00 Tg120:35 Nemicamatissima00:18 Tg1 60 Secondi

11:00 Mezzogiorno In Famiglia13:00 Tg2 GIORNO13:25 Dribbling14:00 Il commissario Heldt15:35 Squadra Speciale Lipsia16:20 Squadra Speciale Stoc-

carda17:05 Sereno Variabile18:00 Gli imperdibili18:05 Tg2 Flash L.I.S.18:10 Novantesimo Minuto

Serie B18:45 N.C.I.S. Los Angeles20:30 Tg2 20.3021:05 Castle21:50 Elementary22:40 Calcio Champagne23:50 Tg2 Dossier00:35 Tg2 Storie. I racconti

della settimana01:15 Tg2 Mizar01:40 Tg2 Cinematinée

09:30 L'Elisir del Sabato10:05 Sabato Quante Storie12:00 Tg312:25 Tgr Il Settimanale14:20 Tg314:55 Tv Talk16:30 Report17:55 Gli imperdibili18:00 Islam, Italia19:00 Tg320:00 Blob20:30 Che tempo che fa - Le

parole della settimana21:10 Ulisse: Il piacere della

scoperta23:40 Tg300:00 Un giorno in pretura01:10 Tg3 Agenda del mondo01:40 Appuntamento al cinema01:45 Fuori Orario. Cose (mai)

07:30 The Practice - Professio-ne Avvocati

09:30 I Cesaroni10:40 Ricette all'italiana11:30 Tg412:00 Parola di Pollice Verde13:00 La Signora in Giallo14:00 Lo Sportello di Forum15:30 Oltre il Limite16:34 Poirot: La Serie Infernale18:55 Tg419:36 Dentro La Notizia19:55 Tempesta d'amore 1121:20 Ticker23:10 I Bellissimi di R4 -

The Protector - La Leg-ge del Muay Tha

01:05 Tg4 - Night News01:27 Media Shopping01:42 Vai Con La Sigla03:20 Norma e Felice03:40 Help

07:59 Tg508:46 Supercinema09:15 Wild Planet: North Ame-

rica I11:00 Forum13:00 Tg513:41 Beautiful14:10 Amici di Maria16:00 Il Segreto16:30 Verissimo18:45 Caduta Libera20:00 Tg520:40 Striscia La Notizia21:10 Tu Si Que Vales00:30 Tg5 - Speciale01:35 Tg502:19 Striscia La Notizia03:00 Ritorno a casa Gori

07:25 Cartoni animati10:05 I Liceali 212:05 Cotto e Mangiato

- Il Menu del Giorno12:25 Studio Aperto13:05 Sport Mediaset13:46 Matrix Reloaded16:30 La Banda dei Coccodrilli

indaga18:30 Studio Aperto19:00 Le Nuove Avventure

di Scooby Doo21:00 FILM Harry Potter e i do-

ni della morte - Parte 123:49 Lupin III - La Lacrima

della Dea01:50 Studio Aperto

- La Giornata02:05 Premium Sport News02:30 Media Shopping02:44 Covert Affairs II

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successo quella notte?20:55 Atlantic Confidential21:15 Westworld23:25 Come è profondo il mare00:20 The Affair - Una relazione

pericolosa01:25 Divorce

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 11

KIT DI SOPRAVVIVENZAPER L’ULTIMO MIGLIO

» DANIELA RANIERI

DITE A SCALFARICHE IL SENATO

RIMARRÀ» CLAUDIO RIOLO *

Èl’ora dello “straordina -rio”referendum. Renzi,da instancabile produt-tore di futilità qual è, neprodurrà ancora da qui

a domani. Intanto, quarta tranchedel kit di sopravvivenza per l’ulti -mo miglio.

AU TO N O M I E Il mini-Senato non èun’accozzaglia, ma un Senato del-le A. Sarà bello vedere i sindaci diGenzano e Garbagnate che, in pau-sa da ordinanze su parcheggi,aiuole e pensiline, votano insiemeleggi costituzionali e europee se-condo le indicazioni autonome delpartito che li ha nominati.

CASTA Se non governi da 3 anni, colsostegno di cancellerie europee,ambasciate, banche, Confindu-stria, Marchionne, Briatore e altrimiliardari, la tua lotta contro la Ca-sta è un tantino più credibile. A la-sciarlo fare, quest’uomo arriverà adire di essere antirenziano.

CATTIVA COMPAGNIALa trovata di Renzi eBoschi di accusare chinon ritiene palatabilela Costituzione tosca-na di votare come i fa-scisti doveva esserederisa e obliata, inve-ce ci sono cascati inmolti, ultimo Scalfari:“Caro Zagrebelsky,sei con una pessimacompagnia e dovrestiforse riflettere un mo-mento”. Il quale Scal-fari, se nel 2006 fececome raccomandavasul suo giornale, ha vo-tato No alla riforma diB. insieme alla Fiam-

ma Tricolore di Rauti.

EL ETTI Disperato, nel #matteori -spondeRenzi tira fuori una scheda,più falsa di una banconota da 2 eu-ro e del contratto con gli italiani diB., spacciandola come prova che isenatori-consiglieri saranno elettidal popolo. Lui, che difendeva l’a-bolizione delle elezioni per il Se-nato dicendo “Mica siamo al Tele-gatto”, davanti ai sondaggi ha sco-perto i piaceri della democrazia.

GOVERNO TECNICO“Se vince il Noarriva un governicchio tecnichic-chio”(Renzi). Cioè un governo fat-to di incompetenti spacciati per e-sperti, guidati da un premier in-concludente e pericoloso non elet-to in Parlamento e appoggiato dal-la finanza, costretto a farsi votarele leggi e le fiducie dai verdiniani?Oh Dio, no!

INDECISI Secondo un vecchio ada-gio, chi dice “non sono né di destrané di sinistra” è di destra. Così chisi dice indeciso voterà Sì. Chi haletto la revisione e ne ha seguito ilpercorso dal patto con B. alle con-tinue ritrattazioni di Renzi mancola Costituzione fosse il giornalinodella parrocchia di Rignano, nonpuò che sapere recisamente di vo-tare No.

ITALIANI ALL’ESTERO Significati -vo che Renzi speri nel voto di chinon lo conosce abbastanza.

MAGGIORANZA SILENZIOSA Ilrottamatore che col suo esercitodel surf doveva “togliere i sassi suibinari per far ripartire l’Italia”, orasi appella a quella parte d’Italia cheha paura del cambiamento, prefe-risce la delega alla partecipazionee se ne frega delle riforme. Bel ri-

sultato.

P RO D I Un altro a cui lariforma fa schifo ma lavota (“è meglio suc-chiare un osso che unbastone”). Dal che si e-vince che la Costitu-zione, sul cui culto haedificato 50 anni dipolitica, evidente-mente gli fa ancora piùschifo.

SEMPLICITÀ Idea fissadel renzismo. La “sem -pl if ic az ion e” ha im-perniato la riformadella PA, che sempli-cemente la Consultaha cassato. “Semplice -

mente” è l’avverbio che Boschi ri-pete più spesso, come se la Costi-tuzione fosse un trattamento dibellezza da godersi rilassandosi,ché pensa a tutto l’esperta. Bastasolo che diciamo Sì. Domanda: vo-gliono rendere le cose più semplicia noi o a loro?

SHÄUBLEMin. delle Finanze tede-sco: “Se fossi italiano voterei Sì”.Forse intendeva che se fosse italia-no sarebbe anche talmente scemoda votare Sì. A settembre, del ver-tice tra Renzi, Hollande e Tsiprasdisse: “Non ne verrà fuori nulla diintelli gente”. A gennaio, Weber(area Merkel), d’accordo con Jun-cker, chiamò Renzi “irresponsabi -le”: “Quel che sta facendo mette arepentaglio l’unità dell’Europa avantaggio del populismo”. Poihanno letto il ddl Boschi e si sonoinnamorati.

STRAORDINARIO Nel basic italiandi Renzi, l’aggettivo straripa. DallaD’Urso, nei suoi cinegiornali, o-vunque ne abusa, insieme a “paz -zesco” e “impressionante”. Segnodello stile superlativo renziano. A-vete fatto caso che Trump usa incontinuazione “terrific” (“straor -d in a ri o ”)? Per approssimazione,seduzione, raggiro.

UNITÀ Il Sì non è unito. Si va daldemente “Diminuiscono i politici”al cacciariano “la riforma è unap ut t an a ta ”. Renzi scarica sul Nol’onere dell’unità (“accozzaglia”),ma è stato lui a perseguire l’obiet -tivo della divisione con pervicacia,e chi non è con lui è contro di lui. Eche doveva fare più di così per di-videre il Paese, annettersi l’A u-stria?

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L’ultimo editoriale dome-nicale di Eugenio Scal-fari dedicato al referen-dum porta acqua, ina-spettatamente, a chi

vorrebbe trasformare il referen-dum in una sfida all’O.K. Corral traRenzi e Grillo. Per un verso sembrarassicurarci perché – a quanto glirisulta –Renzi, nell’incontro con ilpresidente della Repubblica, si sa-rebbe impegnato a cambiare la leg-ge elettorale, sia nel caso di vittoriadel Sì che di vittoria del No, e a nondimettersi almeno fino all’adem -pimento di questo compito e di al-tre urgenze poste da Mattarella.

Ciò potrà, forse, tranquillizzareScalfari, in un primo tempo preoc-cupato della prospettiva dell’u o-mo solo al comando e aveva dichia-rato che con il combinato dispostod e ll ’Italicum avrebbe votato No,ma non può certo rassicurare i tan-ti italiani che non si accontentanodi una generica promessa dell’i-naffidabile Renzi.

Ma, per un altro verso, sembradrammatizzare. Ritiene che, aparte poche eccezioni, la gran par-te della gente non voterà nel me-rito ma si pronuncierà pro o controRenzi, poi attribuisce arbitraria-mente “il grosso dei No” ai grillinie ne individua l’origine nell’ideo -logia “qualunquista” del M5S, cheaffonderebbe le proprie radici nel-la lontana storia del nostro Paese:dal trecentesco Tumulto deiCiompi ai lazzaroni napoletani del1799, per arrivare al trasformismo

fascista dell’ex socialista Mussoli-ni e, nel secondo dopoguerra, almovimento dell’Uomo Qualun-que di Guglielmo Giannini, direttopredecessore di Grillo.

Al di là dell’improbabile e apo-calittica comparazione storica, milimito qui a osservare che Scalfarisembra non comprendere che ilM5S, pur con alcune ambiguità,non è assimilabile ai populismi didestra alla Trump, Le Pen o Salvi-ni. Un insospettabile come Massi-mo Cacciari – che pure vota Sì no-nostante consideri la riforma

“concepita male e scritta peggio”–riconosce che il M5S fa da arginealla “destra cattiva anti-immigra-zione”.

Poi, bontà sua, bacchetta ancheRenzi per l’errore“ta t ti c o” di conti-nuare a minaccia-re di ritirarsi nelcaso vincesse ilNo, senza capireche si tratta di unascelta strategica. ÈRenzi che ha volu-to trasformare ilreferendum in unplebiscito, per raf-forzarsi e legitti-mare “l'uomo solo

al comando”, ricattandoci tutti: ovotate per me oaprès moi le déluge!È Renzi che ha voluto irresponsa-bilmente spaccare il Paese e il suopartito sul terreno delle regolefondamentali (Costituzione e leg-ge elettorale), su cui bisognerebbecercare la massima condivisione.È Renzi che ha voluto legare la cre-dibilità del governo – che per lo-

gica e buon senso avrebbe potutorimanere defilato –all’esito del re-ferendum, incurante di attirare sulnostro Paese una sproporzionataattenzione internazionale e laconseguente speculazione.

Infine invita a votare nel meritodel vero “nodo della questione”:“No o Sì per mantenere o abolire ilSe na to ”. Incredibilmente, parlaaddirittura di “monocamera an-che in Italia”. Possibile che nonsappia che la riforma non abolisceil Senato? Ne cambia la forma di e-lezione e i poteri, ma non elimina laseconda camera né il ping pong bi-camerale. Inoltre, come ha sotto-lineato Gianfranco Pasquino, glistudi dimostrano che il bicamera-lismo paritario italiano non ha nul-la da invidiare, per quantità e ce-lerità della produzione legislativa,ai bicameralismi differenziati diFrancia, Germania, Regno Unito eStati Uniti. Non abbiamo bisognodi più leggi fatte in fretta e male, madi meno leggi fatte meglio.

Mi sembra, in conclusione, cheScalfari, dopo aver demonizzato ilM5S evocando la paura degli elet-tori che votano con la pancia, si ri-volga a quelli che votano con la te-sta, commettendo però un vistosolapsus freudiano quando indivi-dua come unica ragione per votarenel merito della riforma un quesitoinesistente: “No o Sì per mantene-re o abolire il Senato, il resto nonconta niente o quasi”.

* Docente di Analisi delle politichepubbliche, Università di Palermo

IL SABATO DEL VILLAGGIO

Errori mediaticie violenza verbaledi questa campagna» GIOVANNI VALENTINI

“Chiunque pensi che il giornalismo, la co-municazione (e la politica) siano il regnodella ragione, si sbaglia di grosso”. (“Mortee resurrezione dei giornali” di Enrico Pe-demonte - Garzanti, 2010, pagg. 97)

È stata una brutta cam-pagna referendariaquella che final-

mente s’è conclusa ieri.Una campagna troppolunga, avvelenata dagli in-sulti reciproci e spesso dallaviolenza verbale. Costellata dierrori, da una parte e dall’altra, nell’isteriacollettiva di una comunicazione politicaamplificata e distorta dai social network.

Sul piano mediatico, il primo errore (epiù grave) l’ha commesso certamenteMatteo Renzi personalizzando il con-fronto e trasformandolo in un’ordalia suse stesso. Il referendum confermativo sul-la riforma costituzionale è diventato cosìimpropriamente un referendum abroga-tivo sul suo governo. E solo il responso de-gli elettori, all’apertura delle urne, potràstabilire se è stato un errore calcolato op-pure un boomerang politico.

Non c’è dubbio, comunque, che la“campagna”di Renzi ha prodotto l’e f f e t-to di catalizzare il dissenso, aggregandoquella che lui ha chiamato spregiativa-mente “un’accozzaglia” e commettendocosì un secondo errore mediatico che hacompattato l’eterogeneo fronte del No.Se all’interno delle sue varie componen-ti – dal M5S a Forza Italia e alla Lega –c’erano dubbi o incertezze trasversali, iltono offensivo del premier-segretarionon può che averli rinfocolati o rivolticontro il Sì.

POI CI SONO STATIanche gli errori media-tici dei suoi avversari. Di chi ha branditogli insulti e la violenza verbale come unaclava referendaria. Al culmine della po-lemica, Beppe Grillo è arrivato a parlare di“serial killer” (i fautori della riforma) e di“scrofa ferita” (Renzi): e con un linguag-gio del genere, forse sarà riuscito a con-fermare e compiacere gli elettori che a-vevano già deciso di votare No, ma diffi-cilmente avrà convinto e conquistatomolti fra gli indecisi.

Un errore di comunicazione, simmetri-co a quello iniziale del premier, l’ha com-messo infine il Comitato del No, annun-ciando un ricorso sul voto degli italiani re-sidenti all’estero nel caso in cui risultassedecisivo per la vittoria del Sì. Parliamo dicirca cinque milioni di connazionali, tantidei quali si saranno sentiti penalizzati dauna sorta di censura preventiva che, diret-tamente o indirettamente, ha messo in di-scussione l’attendibilità e la legittimità delloro voto.

Il Comitato aveva senz’altro tutto il di-ritto di pretendere controlli o verifichesulla regolarità delle operazioni pre-elet-torali, ma non quello di ipotecare in bloccoil responso degli italiani all’estero sulla ba-se dei sospetti. E anche qui, verosimilmen-te, l’effetto sarà quello di ricompattare lamaggior parte di loro, come i primi datisu ll ’affluenza fanno presagire: anche sevotasse solo un 30%, in base alla media sto-rica delle elezioni politiche, è improbabileche un milione e mezzo o più di schede pos-sano essere invalidate.

Nei giorni scorsi il regista Nanni Mo-retti, presentando l’edizione restauratadel suo film Palombella rossa che nel 1989anticipò di due mesi il crollo del Muro diBerlino e quello del Pci, ne ha rivendicatol’attualità a proposito della violenza ver-bale nella lotta politica. La storia si ripete.Ma fra poche ore o pochi giorni, conclusoil referendum, affronteremo il dopo-re-ferendum: e chiunque abbia vinto, dovràfarsi carico di ricomporre le divisioni e –per quanto possibile – di riunificare ilPaese per ricostruire la base di un’identitànazionale.

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IL LAPSUSNell’ultimo editorialesul 4 dicembre parladi “monocameralismo”anche in Italia se vinceil “Sì”. Scusi, ma dove?

12 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

SEGUE DALLA PRIMA

» SELVAGGIA LUCARELLI

Quella foto è stata pub-blicata dalla madreaccompagnata da unlungo post che suona

come un’invettiva nei con-fronti di amici che forsel’hanno tirata per la magliet-ta e trascinata in un tunnel incui nessun genitore vorreb-be vedere un figlio . “…voglioche voi ve la ricordiate così…ora purtroppo non la potetepiù toccare con le vostresporche mani, con i vostriplagi, non la potete più invi-tare ai rave, non potete piùfotterle i soldi… se n’è andatasapendo che eravate personedi merda… grazie di averme-la tolta….”.

Ed è così che su Facebookcade anche l’ultimo tabù. Sì,era già accaduto qualcosa disimile. Una mamma di 62 an-ni aveva pubblicato il videodel figlio che durante una fol-le corsa in moto si era schian-tato contro un’automobileperdendo la vita. Ma era unmonito, un modo per convin-cere i giovani a essere pru-denti sulla strada. Un’altramadre aveva pubblicato lafoto di suo figlio (nato morto)dentro a una culla, vestito ditutto punto, mentre lei glisorrideva. Era un saluto, unmodo per ricordarlo beato eplacido nel suo lettino comenon avrebbe mai potuto ve-derlo. Aveva fatto lo stesso lamamma di Mario Biondo, ilcameraman palermitanomorto in circostanze dubbiee in fondo anche la famigliaCucchi, ma era un modo perchiedere giustizia, per urlareun’evidenza.

LA MAMMA di Jenni inveceha pubblicato la foto di sua fi-glia perché quell’im m a gi n esopravviva nella coscienza dichi, secondo lei, l’ha trascina-ta nel baratro. Dell’infelicità,dei giri malsani, delle droghe,probabilmente. L’ha postataper vendetta. Per una mestarappresaglia. La madre, nellungo post, fa riferimento an-che a un Santino. Scrive: “Senon fosse stato per personecome te forse non avrebbetrovato la pace eterna”. E sì,sulla pagina di Santino i rife-rimenti, spesso giocosi, alledroghe non mancano, ma èanche vero che Jenni aveva25 anni, non era una bambina,poteva scegliere. Comunque,certezze al momento non cene sono. L’autopsia non hafornito indicazioni rilevantisulle cause della morte, si a-spetta l’esame tossicologico.

C’è però un altro tipo dicertezza. Prima ancora cheda un metro di terra, Jenni èstata seppellita dal livore delweb. E forse, la mamma diJenni, oggi ha scoperto l’esi -

S i ra c u s a L’archivio comunale era nella cantina di una scuola, ora è carta straccia

Quando la pioggia si porta via la storiaIL RACCONTO

» VERONICA TOMASSINI

Ci ha mollato pure la sto-ria, a Siracusa. Una spe-

cie di: sapete che c’è? Cioè,mentre tra un’audizione el’altra in commissione anti-mafia, il sindaco e i consi-glieri si mandavano a quelpaese, ma erano tutti indi-gnati, tra una gettonopoli emille inchieste della procuraper collusioni criminali, in-degne gare d’appalto, abusid’ufficio e qual-siasi altra cosa diimmorale e be-stiale vi venga inmente (c’è), lastoria se n’è an-data proprio ,zitta zitta. Era u-na mostrina, pernoi, era bello a-verla, peccato; cilascia con i con-temporanei, chesbagliano tutti icongiuntivi. O

stanno parlando col magi-strato.

SUCCEDE QUESTO: piove duegiorni. Seimila faldoni gron-dano in una cantina di unascuola popolare. Colpa di u-na pompa malmessa, pare.Una pompa, in cantina, conl’archivio storico. Quartiereabbastanza impegnativo,mettiamola così. Piove e l’ar -chivio storico, ovvero queiseimila faldoni (esatto, un

a m m a s s o d icenci in un sot-toscala), diven-tano carta strac-cia. Così arriva-no le ruspe dellanettezza urbanae portano tuttoi n d i s c a r i c a .Buttano l’archi -vio storico. Ec-co. È finita. In-cunaboli (for-se), liberi acto-r um mu ni ci pa li

del XVIII secolo; tavole pro-gettuali di edifici privati epubblici del XIX secolo; atticontabili di età borbonica eunitaria del XIX secolo; attiriferibili alle soggiogazionicomunali ed alle acquisizio-ni del patrimonio degli ordi-ni religiosi; atti delle liti so-stenute dal Municipio; atti-vità delle scuole soggette alMunicipio e della banda mu-sicale. No, niente, sono in di-scarica.

Nessuna camera ardente,per l’archivio storico. Mancose ne saranno accorti in Co-mune. Stanno ancora lì a cer-care neologismi con cui ma-ledirsi, indagini permetten-do. Le indagini sono settantae c’hanno pure ragione, sonotroppe. Perché sono indaga-ti, ma sono indignati. Ecco-me. Sono pasdaran nel cuo-re, o se volete anime bian-chissime, e cercano di dimo-strarlo. Però pioveva e nonpotevano sapere quanto a-

vrebbe piovuto. E comunquequella carta sembrava carta-pesta. Il sindaco in audizioneha il diavolo in testa, vai apensare alla cantina dellascuola popolare. Sì, ma i “li -beri actorum”? La rispostapiù appropriata sarebbe: deche? Ma in Sicilia non si u-sa.

La storia se ne va proprio

adesso, mentre un crocchiodi integerrimi si mette di tra-verso alla Banda Bassotti, sidice per sorridere, la BandaBassotti, la giunta, ma sischerza. Il crocchio di inte-gerrimi (ognuno si definisceda sé) propugna una controf-fensiva. La cosiddetta “f ir-mopoli”. I consiglieri firma-no per dimettersi. Sono indi-gnati con gli altri indagati ep-pur indignati lo stesso.

UN INCROCIO di indignazio-ni. Troppe per accorgersiche pioveva. E proprio a Si-racusa doveva piovere chéc’è la cantina in una scuolacon l’archivio storico e quel-le balle di carta non andreb-bero bene neanche per unpupo. Non si ricicla. Niente.Via. Un pupo, burattino dellatradizione sicula, imbottitodi balle di cartapesta di ar-chivio storico e svoltavamo.Ah, beata ingenuità.

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stenza di un mondo perfinopiù brutto di quello che fre-quentava sua figlia: quello deicommentatori da social. Ba-sta scorrere i commenti sottoalla foto del cadavere dellaragazza per venire assaliti daun misto di avvilimento e in-credulità. C’è il maschio be-cero che è andato a sfruculia-re nelle sue vecchie foto, hatrovato qualche sua immagi-ne vagamente svestita e com-menta: “Stiamo parlando diuna ragazza che postava que-ste immagini, non proprio un

modello da seguire”, come seuna morta meritasse pietà so-lo se ha indossato sempre lu-petti. C’è chi ritiene il gestodella madre tipico di personeinstabili mentalmente e scri-ve: “Togli ‘sta cazzo di fotocomplessata di merda!” o “Ioal posto della madre mi sareivergognato di dire di averpartorito questo sacco di im-mondizia”. Ci sono i moraliz-zatori che “La vita è un donoe l e i l ’ h asprecato”. Cisono i masterin pedagogiache “P otevic on t ro ll a rl ameglio anzi-ché postarela sua foto sufb” o “Io daimiei genitorinon avrei mai avuto il per-messo di farmi un piercing oun tatuaggio, se venivo vistacon persone sballate mi met-tevano in macchina e mi por-tavano via…”, per cui la colpaè della madre che a 25 anni lalasciava uscire da sola, pen-sate un po’.

POI CI SONO gli esoterici bor -derline che “Aveva il numero13 sulla guancia perché è ilnumero di una congrega distreghe e simboleggia l’oscu -rità”, accompagnati dai bat-

tutisti che “È il numero di Ne-sta!”.

Poi ci sono i figli delicata-mente empatici con la morta:“Se fossi stata mia madre a-vrei fatto di tutto per tornarein vita per prenderti a calci inculo e pugni in faccia”. Poi cisono i ragazzini cresciuti apane e black humour chescambiano la pagina per unasala giochi e invadono la ba-checa con battute fulminanti

quali “Po ve-ra ragazza, o-ra insegna a-gli angeli as m a s c e l l a-re !” o “In se-gna agli an-geli a drogar-si lassù!” o“ V e n d i g l io r g a n i a l

mercato nero, ti fai i big mo-ney!” o le solite pagine Sessodroga e pastorizia” in cui gi-rano sue foto con commentitipo “Non sapeva mettersil’eyeliner e voleva crescereun figlio” o “Rip… Rasta Ine-vitabilmente Puzza”.

E allora viene solo da direun ’ultima cosa alla mammadi questa sfortunata ragazza:forse era meglio un lenzuolosul viso di Jenni, perché certiveli riescono ancora a esserepietosi. Il web, no.

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La ragazza mortaEra incinta. Il genitoreincolpa gli “amici”e posta l’immaginedel cadavere

Lo sfogo In alto, un’i m m ag i nedi Jenni Galloni. Qui sopra, il postrabbioso della madre apparsosu Facebook

Jenni, l’accusa Fb di una madreMa sui social nessuna pietà

LA FOTO “Ora non la potete più toccare con le vostre sporche mani”

Seimila faldoniSono sparitii documentipubblici dal XVIIIsecolo in poima in Municipiopensano ad altro

L’archivio rovinato

La scheda

n IL 29N OV E M B R Escorso nelquar tiereBarca, allaperiferia diBologna, èmorta in casaJenni Galloniragazza di 25anni al quartomese dig rav i d a n za .Originariadellaprovincia diBari. Lamadre hapostato suFacebook lafoto delcadavere disua figliaaccusando gliamici che les t ava n oi n to r n o

Lo sberleffo

ARCURI A SALERNO,L’ALBERO COSTA CARO» VIN. IUR.

, TRAICONTI di cui si occuperàl’assessore al Bilancio di Saler-

no Roberto De Luca, figlio del ben piùnoto Governatore Pd della CampaniaVincenzo De Luca, sbuca una spesaassai curiosa: sono i 9.150 euro impegnati perretribuire la madrina di eccezione dell’a cce n-sione dell’Albero di Natale, Manuela Arcuri. Lamodica cifra, si fa per dire, iva inclusa, è indicata

sulla determina 5346 del dirigente diSettore del Comune di Salerno. D’a l t ro n-de che problema c’è, sono spiccioli, vistoche la Regione Campania di De Luca se-nior ha stanziato 3 milioni di euro per ‘L u-

ci d’Ar tista’ e le iniziative collegate. Tra le quali,per l’appunto, l’accensione del maxi albero instile newyorkese di piazza Portanova previstaper oggi pomeriggio.

Sul palco l’attrice sarà affiancata dalla De Lucadinasty e dal sindaco Vincenzo Napoli. “Unoschiaffo alla miseria il cachet della Arcuri – a t-tacca il consigliere regionale M5s Gennaro Saiel-lo – chiederemo all’assessore De Luca di visio-nare gli atti e di verificare come sono state ren-dicontate le spese del finanziamento regionale”.Per il cinepanettone “Natale a Salerno” questo ea l t ro.

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 13

» DAVIDE MILOSA

inviato a Saronno (Varese)

Ospedale di Saronno.Dopo l'amore crimi-nale tra Laura Taro-ni e Leonardo Cazza-

niga, ora la Procura di BustoArsizio punta su quella Com-missione interna alla struttu-ra sanitaria che avrebbe dovu-to capire e decidere ma che,invece, ha liquidato la que-stione assolvendo l'operatodell'anestesista. Ma c'è di più:secondo la valutazione del pme dei consulenti quella com-missione non si è mai riunita.Tutte le comunicazioni finalie non, sono state indirette, contelefonate o strumenti tele-matici. La convinzione del-l'accusa, dunque, aggrava laposizione dei medici dellacommissione indagati per o-missione e favoreggiamento.Insomma lo strumento che giàtre anni fa – ancora prima del-l'omicidio di Massimo Guerra(ex marito della Taroni), mor-to il 30 giugno 2013 e per il qua-le sono indagati infermiera eanestesista – poteva bloccareil Dottor Morte, altro non fuche una Commissione fanta-sma. Ieri, intanto, i due amantisono stati interrogati dal gip diBusto Arsizio. E se la donnanon ha aperto bocca, Cazzani-ga ha detto: “Alleviavo solo lasofferenza dei pazienti”.

LA COMMISSIONE, dunq ue.Messa in piedi da Roberto Co-sentina, direttore sanitariodell'azienda ospedaliera, do-po le segnalazioni degli infer-mieri Clelia Leto, che poi de-nuncerà tutto ai carabinierisubendo le minacce di Cazza-niga, e Ilescu Radu. Di quei la-vori la Procura ha acquisitotutti gli atti disponibili. Non iverbali della commissioneperché “non sono stati redat-ti”. Nessuna, prova, dunqueche quelle riunioni si siano te-nute. Solo uno dei componen-

SA RON NO “Neanche una riunionesui morti in ospedale”Non ci sono verbali della commissione che “assolse ” l’anestesista poi arrestato

ti, Paolo Valentini, direttoremedico a Saronno, ha detto, edovrà dimostrarlo, che la com-missione si sarebbe riunita il22, il 24 aprile e il 3 maggio. Dicerto si sa, che le relazioni fi-nali dei medici arrivano a Co-sentina tra il 13 e il 17 maggio2013. Mentre è del 20 maggiola comunicazione finale ai dueinfermieri. Poche parole cheassolvono Cazzaniga. Si legge:“Non si ravvede un comporta-

mento discordante il codice e-tico e deontologico professio-nale”. Dunque, tutto bene. Maè solo apparenza, perché il 3luglio 2015, Cosentina a collo-quio con Valentini dimostra disapere. “C’è questo scemo cheva in giro a dire che lui è l’an -gelo della morte, ragazzi mieipiù di così...”. Dopodiché, an-nota il pm, “spiega di aver ap-preso da Cazzaniga nel perio-do della Commissione che lostesso faceva uso di cocaina”.

POCHE SETTIMANE prima, il25 maggio, la dirigente di me-dicina legale Maria Lusia Pen-nuto, anche lei in commissio-ne, è sconvolta dopo esserestata sentita in Procura. Al te-lefono con un amico dice:“Prenderò un avviso di garan-zia! (…) Perché ero nella com-missione (…). La colpa è solomia, per stare dietro ai ‘ma no’alla fine mi sono fidata”. L'a-mico dice: “Loro hanno cerca-to di mettere sempre tutto a ta-cere”. Risponde la Pennuto:“Lo so”.

Per capire basta leggere i ra-gionamenti dei consulenti delpm che hanno analizzato le co-municazioni dei medici. Già ilprologo non è dei migliori. Ol-tre ai verbali fantasma “n onsono stati sentiti gli infermierisegnalanti, né altri infermieriche hanno assistito Cazzaniganei casi in esame. Non è stataesaminata alcuna documenta-zione medica ulteriore rispet-to ai verbali di Pronto Soccor-so”. La prima relazione esami-nata è quella di Nicola Scop-petta, primario del Pronto soc-corso. Per lui i pm avevano

chiesto i domiciliari. Richiestarespinta dal gip e sulla quale o-ra pende un ricorso della Pro-cura al tribunale del Riesame.Scrivono i consulenti: “Scop -petta non ha proceduto a un’a-nalisi concreta dei singoli casiallo scopo di dimostrare se idosaggi scelti da Cazzanigafossero conformi e si è limitatoa una sbrigativa affermazionedi assenza di criticità”. Ieri, al-la domanda se la commissione

si fosse mai riunita, il primarioha chiuso la telefonata con unlaconico: “Buonasera!”.

Valutazioni simili vengonoespresse per gli altri compo-nenti, tranne per il dottorClaudio Borgio (indagato) lacui relazione è apprezzata.Sulla dottoressa Pennutospiegano. “Ha competenze intossicologia, ed era in grado diesprimere un giudizio auto-nomo. Nonostante ciò, hapreferito rimettersi acritica-mente alle conclusioni degliesperti, di fatto abdicando alproprio ruolo”. In conclusio-ne e di nuovo si torna a queiverbali mancanti che “avreb -bero consentito di vagliare ilpercorso logico seguito e le o-pinioni espresse dai singoli”.Non sarà così.

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L’indagine internaMai sentiti gliinfermieri denuncianti,tutti si fidaronoOra il primario rischia

La coppia Il medico Leonardo Cazzaniga e l’infermiera Laura Taroni

Delitto di Fermo, verso l’ok al patteggiamentoQuattro anni Intesa in vista tra i pm e gli avvocati dell’ultràche uccise il nigeriano Emmanuel, cade l’aggravante razziale

» SANDRA AMURRI

Fe r m o

Colpo di scena. I difensoridi Amedeo Mancini, ac-

cusato di omicidio preterin-tenzionale con l'aggravanterazzista, per la morte del ni-geriano Emmanuel Chidi N-namdi, hanno depositato larichiesta di patteggiamentoche, così come è stata formu-lata, presuppone l'attenuantedella provocazione “il colpe-vole reagisce in stato d'ira difronte al fatto ingiusto altrui”.Mancini, dunque, che avevaapostrofato la compagnadell ’uomo, Chimiary, chia-mandola “scimmia”, avrebbesferrato il pugno ad Emma-nuel che, cadendo a terra, habattuto la testa sul marciapie-de ed è morto, per reazione adEmmanuel che gli aveva sca-

raventato il cartello segnale-tico addosso. Quindi, se lune-dì i due pm Monti e Perlini ac-cetteranno il patteggiamentola versione messa agli atti daChimiary, secondo la quale e-ra stato Mancini a scaraven-tare il paletto contro Emma-nuel uccidendolo, ricevendoil sigillo dei magistrati, si ri-velerebbe falsa.

LA RICHIESTA, dopo l’accordocon i pm, dovrà essere conva-lidata dal gip. Seppure, comespesso avviene, tutto lasciaintendere che vi sia già statauna condivisione informalefra difesa, pubblica accusa eanche la parte civile, di fatto

Don Vinicio Alba-nesi, presidentedella Comunità diCapodarco e delSeminario arcive-scovile che ospi-tava Emmanuel.Nella richiesta èstata inserita an-che la propostache nessuna delleaggravanti venga consideratache con le attenuanti generi-che per buon comportamentoporterebbe a una diminuzio-ne della pena a quattro anni.

Anche Mancini ha scritto algiudice, come siamo in gradodi rivelare in anteprima, chericonosce la responsabilità

morale, ma fatica ariconoscere quellagiuridica e am-mette: “So di averusato brutte e i-naccettabili paro-le nei confronti diChimiary ed Em-manuel e voglio ri-badire che quellestupide espressio-

ni non rispecchiano assoluta-mente i miei sentimenti: sonosempre stato e voglio conti-nuare a sentirmi amico di tuttigli uomini, indipendente-mente dal colore della loropelle, dal loro credo e dalle lo-ro condizioni di vita (...) Miporterò sempre dentro il peso

di aver involontariamentecausato la morte di Emma-nuel”.

E conclude: “Come noto lemie condizioni economichesono del tutto precarie; tut-tavia, sperando di poter con-tare sull'aiuto dei miei amici,voglio, come membro di que-sta comunità, impegnarmi aversare, prima dell'udienza,una simbolica somma di3.000 euro alla associazioneIl Ponte”, che si occupa deipiù bisognosi.

ANDREBBE COSÌ verso la con-clusione una vicenda di gran-de dolore e aspre polemichefra la maggioranza della città,che rifiuta di essere conside-rata razzista, e parte del comi-tato antirazzista sorto dopo latragedia del 5 luglio.

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Gli interrogatoriLei non rispondeal gip, lui si difende:“Ho solo alleviato lesofferenze dei pazienti”

FEMMINICIDIO A PESCARA

Vuole lasciarlo:26enne accoltellatadal compagno

q"MAMMA, aiutami, mi sta ammaz-zando". Sono le ultime parole che Jen-

nifer Sterlecchini, 26enne di Pescara, ha ur-lato prima di essere uccisa dall’ex fidanzato.Un tragico copione già visto tante volte: unastoria, andata avanti per tre anni e arrivataall’epilogo, una discussione mentre lei va a ri-prendere le sue cose, sembra per un tablet.Poi una colluttazione e, alla fine, la tragedia.

L’ha finita con un coltello, Davide Troilo, 32anni. Ora è stato arrestato ed è ricoverato inospedale, in condizioni non gravi. Una storia,quella tra Jennifer e Davide - il ragazzo ha unfiglio avuto con un’altra donna - fatta di amoree sofferenza: sia lui che Jennifer hanno perso ilpadre da pochi anni. La ragazza decide di in-terrompere la relazione e raggiunge la casadel ragazzo, al confine tra Pescara e San Gio-

vanni Teatino (Chieti), dove hanno vissuto in-sieme, per riprendere le sue cose. Si fa accom-pagnare dalla madre. I due iniziano a dividerele proprie cose. E inizia anche la discussioneche si trasforma in lite e poi degenera. Il ra-gazzo chiude la porta a chiave, lasciando fuorila madre. Spunta fuori un coltello e, in pochiminuti, si consuma la tragedia. La madre della26enne, sconvolta, sviene in strada.

IL PROCESSO

Stato -mafia,Mori replicaalle accuse:né P2, né golpe» SANDRA RIZZA

Pa l e r m o

N ega di essere statoiscritto alla P2.Nega di aver avu-

t o u n r u o l onella strate-g i a d e l l atens ionedegli anniS et ta nt a.Nega di es-s e r e s t a t ocoinvolto nelleattività eversive dell'or-ganizzazione “Rosa deiVenti”. Mario Mori negatutto: in un'appassionataautodifesa letta nell'auladel processo per la tratta-tiva Stato-mafia per circadue ore, il generale si im-pegna a smantellare me-ticolosamente la rico-struzione della sua car-riera nel Sid ('72-'75) fat-ta nei giorni scorsi dal co-lonnello Massimo Girau-do, l'esperto di trame ne-re che ha collaborato allaindagini del pool Sta-to-mafia.

SU RICHIESTA del presi-dente Alfredo Montalto,Mori rinuncia a leggere lesue considerazioni per-sonali su Giraudo, ma piùvolte lascia trapelare ilsuo disappunto: “Le de-duzioni del colonnello”,dice pronunciando di-chiarazioni spontanee,“rappresentano il falli-mento delle sue lunghe elaboriose indagini svoltesu di me”. E se Giraudo inaula aveva spiegato il suoallontanamento miste-rioso dal Sid, nel '75, conun possibile coinvolgi-mento nel “golpe Borghe-se”, il generale respinge leaccuse: “Non è vero. Fuiallontanato perché ap-partenevo a quel gruppodi militari che non tolle-ravano i comportamentiambigui di alcuni ufficialiin contrasto con gli indi-rizzi istituzionali”.

Nessuno può dire, ri-lancia Mori, che lui e il fa-migerato “capitano Pali-n ur o” indicato da AmosSpiazzi come un ufficiale“in servizio al Sid e com-plice dei golpisti”, sono lastessa persona: risulta, in-fatti, che “Palinuro si e-sprimesse in dialetto na-poletano, accento che contutti gli sforzi non mi puòessere attribuito”.

La conclusione? “I pmvogliono riproporre – hadetto Mori – l'ind aginesui Sistemi criminali”. Poiha chiosato: “Quell'inda -gine fu archiviata perchéle sue tesi, malgrado il fa-vore di una certa stampa,non condussero a nulla”.

Amedeo Mancini Ansa

LAS C H E DA

L’inchiesta e gli arrestiL’anestesista LeonardoCazzaniga e l’infermiera LauraTaroni, i due amanti già inservizio all’ospedale di Saronno,sono stati arrestati martedì perl’omicidio di quattro pazienti edel marito di lei

Le copertureAltri 4 morti sospette sottoinchiesta, 30 da verificare.Indagati due direttori sanitari eil primario per aver coperto tutto

14 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

Manuel Valls, un catalanoalla conquista della gaucheFrancia, il primo ministro temporeggia ma le sue intenzioni sono chiareda settimane: vincere le primarie della sinistra e puntare all’Eliseo

» LUANA DE MICCO

Pa r i g i

Non precipitare le coseper non mostrarsifrettoloso. Lasciare il“tempo della decen-

za”, si diceva ieri nell’entoura -ge di Manuel Valls, perchél’annuncio di François Hol-lande di non ricandidarsiall’Eliseo è ancora troppo fre-sco. Ma in Francia non si a-spetta altro che il primo mini-stro presenti le dimissioni e sicandidati apertamente alleprimarie socialiste. Si fannopronostici sul suo possibilesuccessore (il titolare dellaDifesa, Jean-Yves Le Drian, oO Bernard Cazeneuve dell’In -terno). In ogni caso ormaiHollande gli ha lasciato cam-po libero e le intenzioni di Val-ls sono chiare da settimane.

IL PREMIER è anche stato unodegli artigiani della ritirata diHollande, facendo il possibileper convincerlo a non ricandi-darsi. Ora è suo interesse nonfare passi falsi. Nel discorso digiovedì il presidente non hadetto quale dei candidati è ilsuo favorito; alcuni suoi fedelia Valls potrebbero preferireEmmanuel Macron, l’ex mini-stro dell’Economia che ha fon-dato il suo movimento politicoEn Marche, di posizione cen-trista. Ieri Valls ha recitato lafigura del leale braccio destro.“Quella del presidente – hadetto – è la decisione di un uo-mo di Stato. A titolo personalevoglio dirgli il mio rispetto, il

mio affetto, la fierezza di esse-re stato suo ministro dell’In -terno e premier. La storia – haconcluso – metterà nella giu-sta prospettiva l’azione deicinque anni appena trascorsi.Dobbiamo difendere questobilancio e io lo farò”. Il partitosocialista ha anche fatto sape-re che il discorso di Valls pre-visto da tempo per questa sera

alla convention della gaucheinvista delle primarie di gen-naio, è stato cancellato. Il pre-mier, per fare il suo annuncio,forse aspetterà domani il ritor-no di Hollande da Abu Dhabi.Ma di fatto ha fino al 15 dicem-bre per annunciare la sua can-didatura. Valls ha la famadell’uomo impaziente, nervo-so, forse per via delle radici ca-talane. È nato a Barcellona 54anni fa. Ha quattro figli da unprimo matrimonio ed è attual-mente sposato con Anne, un’e-legante violinista che ha giàcondiviso con lui le copertinedi Paris-Match. Il padre era unpittore spagnolo che era scap-pato dalla Spagna franchista.In un documentario per la tv

francese, la madre, ticinese, haraccontato che Manuel dabambino aveva il pallinodell’ordine.

A 18 ANNIha iniziato a militarenel Ps e a 20 ha preso la nazio-nalità francese. Con MichelRocard ha condiviso la “s e-conda gauche” s o ci a l- d em o-cratica e poi ha spalleggiatoLionel Jospin lavorando percinque anni nel suo c ab i n e t .Nel 2001 è stato eletto sindacodi Evry, nella periferia sud-estdi Parigi. É già stato candidatoalle primarie socialiste, quelledel 2011 vinte da Hollande, mane è uscito con un ridicolo5,6%. È stato proprio Hollan-de arrivando all’Eliseo ad a-prirgli le porte del governo no-minandolo ministro dell’I n-terno nel 2012, e poi metten-dolo alla testa dell’e se c u ti v odue anni dopo.

La battaglia delle primarienon sarà facile. Paradossal-mente, Valls dovrà portare unprogramma social-democra-tico e social-riformista in con-tinuità con la politica di Hol-lande, ma anche cercare di fardimenticare che condivide ilpeso delle scelte del governo.La leader del Front National,Marine Le Pen, lo ha già defi-nito la “controfigura” di Hol-lande. Il suo principale rivalesarà Arnaud Montebourg, l’exministro dell’Economia che,con la sua politica anti-auste-rità, incarna l’ala frondista,quella più a sinistra del partitosocialista.

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L eale Manuel Valls (a destra) con il presidente Francois Hollande

L’av ve r s a r i oA sbarrare il passoal premier saràMontebourg, exministro dell’Economia

» FRANCESCO MUSOLINO

Non credo che Fillon radi-calizzerà le tensioni reli-

giose ma ha in serbo una curachoc per la nostra economia”.Dopo la larga vittoria di Fran-çois Fillon alle primarie delcentro-destra francesi - scon-figgendo sia Sarkozy che Jup-pé - il giornalista ChristopheOno-dit-Biot, condirettoredel settimanale Le Point, ana-lizza l’elettorato d’Oltralpe ela grave crisi dell’ideale euro-peo, tema che tratta in I m m e r-sione (Bompiani); il libro si a-pre con il ritrovamento delcorpo di Paz, escamotage perpermettere all’ex marito Cè-sar di raccontare la loro storiain un’Europa ostaggio dei fastidel passato.

Cosa significa la vittoria diFi l l o n?

I francesi hanno paura e sonoarrabbiati. Sono arrabbiatiperché hanno paura. È unareazione comprensibile alladisoccupazione, alla crisi, agliattacchi terroristici subiti inpatria. I francesi sono anche

vittime delle fantasie dei po-litici che sventolano lo sten-dardo della grande nazione,del passato che abbiamo avu-to. La nostalgia in Francia è unfarmaco davvero potente. Ec-co, Fillon rappresenta il fasci-no innegabile della ‘ve cch iaFrancia’.

Fillon, come Trump, è fi-l o - r u ss o.

Sì, sente il fascino della Russiama i francesi amano la loro in-dipendenza. Fillon ha dettoche avrebbe parlato con laRussia e ha ragione, dobbia-mo parlare alla Russia. MaFillon non è Trump: Trump èun maestro di eccessi e di leg-gerezza del linguaggio; alcontrario, Juppé e Fillon, so-no due uomini austeri.

Il candidato del centro de-

stra sembra molto rigido neiconfronti dell’i m m i g ra z i o n eislamica.

È prematuro ma il suo libro,Sconfiggere il totalitarismo i-slamico, gli ha permesso di farbreccia nell’elettorato di de-stra, attaccando la cultura vit-timista della sinistra france-se. È cattolico ma riporto lasua dichiarazione: “La reli-gione riguarda la sfera priva-ta; la laicità è la regola della vi-ta pubblica, consentendo adogni francese, credente o me-no, di sentirsi un cittadino conpari diritti nella Repubbli-ca”.

Punti deboli?Credo che Fillon possa avereun duro impatto a livello eco-nomico. Il suo programma ditagli è un incubo per l’e l e t t o-

rato di sinistra e su questopunto Marine Le Pen dovràfar leva.

Nel suo romanzo scrive:“l’Europa scoppia”.

I politici, di destra e di sini-stra, in tutti i paesi europei so-no responsabili del naufragiodell'idea europea, additandoall’elettorato un mostro chia-mato Bruxelles, che succhia ilsangue del popolo. Si respiraun clima molto teso in patria.Del resto Paz, la protagonistafemminile del romanzo, sisente soffocare dal risenti-mento, dalla rabbia verso l’a l-terità. Eppure Cèsar vuoleancora credere nell’ut o pi adell’Europa, perchè senzasogni a cui aggrapparci, simuore.

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» CATERINA SOFFICI

Lo n d ra

Iliberal-democratici vin-cono l’elezione suppletiva

per il seggio parlamentare diRichmond ed è una notiziaclamorosa. Sarah Olney, lacandidata lib-dem ha scon-fitto il deputato conservato-re uscente Zac Goldsmith,che si era dimesso un paio dimesi fa in contrasto con ladecisione del nuovo capodel governo Theresa May didare l’ok alla terza pista perampliare l ’aeroporto diHeathrow. Goldsmith è l’e-breo che ha ereditato unafortuna dal ricchissimo pa-dre (nonché fratello dellapopolare Jamima), ed eragià stato sconfitto l’a nn oscorso da Sadiq Kahn nellacorsa per diventare il nuovosindaco di Londra. Zac si eraricandidato come indipen-dente e voleva farsi rielegge-re nel quartiere a sud-ovestdi Londra per poter conti-nuare la sua campagna “am -bientalista”. Ma Zac è ancheuno dei più stretti sostenito-ri di Boris Johnson e grandefautore della Brexit. Quindiquesta volta, più che la terzapista di Heathrow ha conta-to un altro fattore: la Brexit,appunto.

ECCO PERCHÉ la notizia hadel clamoroso e tutti i riflet-tori del Regno Unito ieri e-rano puntati su Sarah Olney.È da lì che partirà la riscossadel 48 per cento sconfittonelle urne del referendum digiugno? È quello che si chie-dono i commentatori politi-ci. I lib-dem sono il partito

più europeista dell’arco co-stituzionale britannico e sibattono per un secondo re-ferendum dal giorno dopo ilrisultato del 23 giugno. Die-tro la Onley si sono coaliz-zati tutti quelli che condivi-dono la posizione lib-demrispetto all’Europa. I con-

Londra premia Sarahl’europeista e avverteMay: no hard BrexitI liberal-democratici strappano a sorpresail seggio di Richmond ai conservatori anti-Ue

Christophe Ono-dit-Biot

Christophe Ono-dit-Biot Il giornalista: “Il candidato della destra incarna il fascino della vecchia grandeur”

“Nostalgia canaglia, ecco perché trionfa Fillon”L’I N T E RV I STA

VATICANO APPOGGIO A GERUSALEMME“È necessario più che mai promuovere la pace in untempo in cui la violenza viene perpetrata in nomedella religione”. Lo afferma un comunicato con-giunto Vaticano-Israele. Riferendosi all’Unesco cheparla dei luoghi santi di Gerusalemme Est nominan-doli solo in arabo si critica “il tentativo di negare lastoria biblica e il legame del popolo ebraico al pro-prio luogo più santo, il Monte del Tempio”. La Pre ss e

E U RO P O L “ATTACCHI ISIS IN EUROPA”È probabile che l’Isis compia nuovi attacchi in Euro-pa, anche con autobombe, contro Paesi che fannoparte della coalizione a guida Usa schierati contro loStato islamico in Siria e Iraq. Lo afferma l’Europol inun rapporto diffuso ieri. “Alcuni servizi di intelligen-ce indicano che diverse decine di persone direttedall’Isis potrebbero essere attualmente presenti inEuropa con la capacità di commettere attacchi”.

Il suop rog ra m m adi tagli è unincubo peri socialisti;su questoci sarà unos co n t roa n ch econ il FNdi Le Pen

Chi èC h r i sto p h eO n o - d i t- B i o t ,41 anni,v i ce d i re t to redelsettimanaledi centro( l i b e ra l )Le Pointè autoredi 5 romanzied è uno deip re c u rs o r idell’i n fo r m a -zione suI n te r n e tin Francia

Sarah Onley e Z. Goldsmith Ansa

servatori invece hanno mi-nimizzato: nel referendumdi giugno, Richmond è statauna delle aree più anti Brexitdi tutta Londra, quindi il ri-sultato era scontato e secon-do loro non si potrà replicarealtrove.

La verità sta nel mezzo: seil risultato fosse stato cosìscontato, Zac Goldsmithnon si sarebbe dimesso e ri-candidato con la certezza diperdere. È stata una sorpre-sa per tutti e anche per la de-stra, quindi. Ed è un messag-gio forte e chiaro alla pre-mier May perché non spingatroppo l’acceleratore sullacosiddetta hard Brexit.

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Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 15

N O RV EG I A RITROVATO CANCELLO DACHAULa polizia tedesca ritiene che sia stato ritrovato inNorvegia il cancello del campo di concentramentodi Dachau, con la scritta Arbeit macht frei (Il lavororende liberi), rubato due anni fa. Il cancello, di circa100 chili, era stato rubato nel novembre 2014; lapolizia di Bergen lo ha recuperato sulla base di “u-na indicazione anonima”. Erano stati promessi 10mila euro a chi avesse fornito notizie utili. Ansa

U SA GUANTANAMO NON SI CHIUDECon 375 voti a favore e 34 contrari, la Camera ieri haapprovato un nuovo pacchetto per la Difesa da 611milioni di dollari. La nuova legge, che ora passaall’approvazione del Senato, respinge una serie diproposte del presidente Obama, tra cui quella dichiudere il carcere di massima sicurezza a Guanta-namo (Cuba) che era stato scelto per mettere sottochiave quanti erano accusati di terrorismo. Ansa

» LEONARDO COEN

Klagenfur t

Pigliando l’uscita auto-stradale di Klagenfurtnord, lungo il tragittoverso il centro s’i nc r o-

ciano i pannelli luminosi dellacampagna elettorale di NorbertHofer, che vuol essere il “presi-dente di tutti, anche di quelli chenon mi voteranno”, come ha sot-tolineato durante il suo ultimocomizio giovedì alle 10 e 30 nellasontuosa Festsaal della Borsa diVienna, per rassicurare gli in-quieti operatori finanziari au-striaci mica tanto fiduciosi sulfuturo del Paese, dinanzi alle in-cognite di una presa del potereda parte dei populisti e dell’e-strema destra: non a caso vener-dì la Borsa ha chiuso in rosso,con un calo dello 0,9 per cento.Come dire: per adesso stiamo aguardare, però...

Sui manifesti il voto affabile esorridente di Hofer sovrasta lapromessa scritta in caratteri cu-bitali: “Für Österreich mit Herzund Seele”. Per l’Austria col cuo-re e l’anima. E sotto, un’aggiuntafatidica: “So wahr mir Gott hel-fe”, la formula di un giuramentosacro, che Dio mi aiuti, diremmonoi italiani.

IL TEMA DEL GIORNO della Klei-ne Zeitung, nell’edizione locale,però è centrato su una lunga cor-rispondenza da Roma: “Renzigrosses finale”. Superfluo tra-durre. Va semmai interpretato:mal comune mezzo gaudio. In-fatti, ieri pomeriggio Radio Ca-rinzia è ritornata sull’argomen-to: parlando del ballottaggiopresidenziale austriaco del 4 di-cembre, ripetizione del voto del22 maggio –annullato per negli-genza nello spoglio degli scru-tini soprattutto del voto postale–ha ricordato il contemporaneo

referendum italiano, il virulen-to scontro politico tra Renzi e ilfronte variegato del “No”a cui siè aggiunto Berlusconi.

È la sindrome Trump. Il con-tagio illiberale. La paura di unosmottamento politico epocale

europeo. Il nostro scrutinio,hanno spiegato quelli della ra-dio, è oscurato da quello italia-no, ma le preoccupazioni sonoidentiche.

DOVESSERO VINCERE I NO in I-talia e Norbert Hofer, il candi-dato della destra populista, sa-rebbe una sconfitta non solo perRenzi e l’ecologista indipen-dente Alexander Van der Bel-len, il rivale di Hofer appoggia-to dall’establishment austria-co, ma soprattutto di Bruxelles.E, indirettamente, della Ger-mania che vuole dettar legge

nella Ue. D’altra parte, i son-daggi – sempre che siano atten-dibili – danno favoriti sia i no inItalia che Hofer in Austria: unacoincidenza?

Per gli scommettitori, baro-metro non solo delle contesesportive ma di quelle politiche, ilfavorito è Hofer. Giovedì le quo-te dei totalizzatori austriaci lodavano a 1,50, con Van der Bellena 2,40. Ieri c’è stato un leggero(ma quanto significativo?) ag-giustamento: Hofer è andato a1,60, Van der Bellen a 2,30. È pro-babile che abbia influito l’acca -nito dibattito televisivo di giove-

dì tra i due candidati, in cui Ho-fer ha usato un linguaggio piut-tosto spregiudicato, come haspiegato l’affascinante linguistaElisabeth Wehling, mentre Vander Bellen ha cercato di sma-scherare l’avversario, svelando-ne le intenzioni sovversive. L’u-no e l’altro, secondo la Wehling,però, hanno collezionato errori,due “molto grossi”. Entrambihanno utilizzato “un consape-vole linguaggio del corpo”. In-somma, recitavano la loro parte.Ma rispetto alla degenerazionedialettica dei politici italiani, ro-ba all’acqua di rose.

VAN DER BELLEN ha azzardatoun “lei gioca col fuoco” a propo-sito del progetto di una “Oexit”,ossia di un’uscita dell’A u s tr i adall’Ue nel caso che la Turchia viaderisca o per un eccessivo cen-tralismo di Bruxelles. Hofer gliha rinfacciato d’essere “bugiar -do” e di aver messo in pericolo lerelazioni con Washington per a-vere criticato Trump, che è ov-viamente il suo mentore, così co-me lo è Putin: le sue coordinateinternazionali. E si è premuratodi dire che comunque le sue in-tenzioni non sono quelle di di-struggere l’Europa ma di rifor-marla. tesi che non convince gliavversari dei populisti. Il presi-dente uscente Heinz Fischer(socialdemocratico, ha lasciatola carica l’8 luglio) nel suo saggioEine Wortmeldung, “Una paro-la”, sostiene infatti che uno co-me Hofer è un pericolo per la de-mocrazia. Lo sostiene pure Ger-trude, 93 anni, scampata ad Au-schwitz: il 24 novembre ha po-stato su Facebook un appello. Hasollecitato i compatrioti a ricor-dare che le radici della destra po-pulista di Hofer affondano nelneonazismo. Nella xenofobia. Inun passato di vergogna.

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» ROBERTA ZUNINI

Gli americani amano for-mare acronimi e darsi so-

prannomi. L’ipotesi di avereun ministro della Difesa notocome “Jim cane pazzo”, nonsembra pertanto aver impres-sionato i più. The Donald harivelato che sarà il generale inpensione J im “Mad dog”Mattis a completare i nuoviranghi degli esperti alla sicu-rezza nazionale Usa. Il marinesuper-gallonato si troverà pe-raltro molto bene con gli altridue “falchi” con i quali dovràinterfacciarsi: l’altro generalein pensione Michael Flynn,scelto dal neo-presidente co-me consigliere alla SicurezzaNazionale e al deputato re-pubblicano Mike Pompeodesignato a guidare la Cia.

Tutti e tre ritengono l’Iran

la più grave minaccia non soloper il Medio Oriente ma an-che per l’Occidente cristiano.Se per quanto riguarda il giu-dizio sulla teocrazia sciitaguidata dagli ayatollah, latriade è in linea con il capo,non si può dire altrettanto sul-la Russia di Putin. Con cui ilpresidente eletto vorrebberiaggiustare i rapporti, men-tre i due ex generali lo riten-gono ontologicamente nemi-co, nonché pericoloso alleatodell’Iran.

MA A QUANTO PARE a Trumppiacciono i generali tanto chepotrebbe eleggerne un altro,David Petreus, al cruciale Di-

partimento di Stato. C'è unproblema però, e non da poco,per quanto concerne l’entratain carica di Mattis: è andato inpensione solo nel 2013 e in ba-se al National Security Act del1947 tra l’abbandono del ser-vizio attivo e l'eventuale nomi-na devono essere trascorsi al-meno 7 anni.

L’unico che può sciogliere ilnodo è il Congresso con unanorma ad hoc per modificarela legislazione come accaddeanche nel 1950 per GeorgeMarshall, benché il Congressomise nero su bianco che avreb-be dovuto trattarsi di un’ecce -zione unica da non ripetere infuturo. Gioca però a favore di

Mattis il fatto che il Congressosia a maggioranza repubblica-na e che l’ex generale è “un du-ro” molto apprezzato da Oba-ma fin quando disse pubblica-mente che il presidente “avevapeccato di ingenuità facendol’accordo con l’Iran”.

IL GENERALE IN PENSIONE hasvolto tutta la sua carriera neiMarines: in Iraq ebbe un ruolodi primo piano durante la bat-taglia di Fallujah del 2004, e-sempio di “battaglia urbana”studiato in tutte le accademiemilitari. Ha guidato prima ilcomando Nato per la Trasfor-mazione, il Joint Forces Com-mand e poi dal 2010 al 2013 il

Centcom, responsabile per leoperazioni in Medio Oriente eAfghanistan. Nell’attesa di sa-pere cosa decideranno i parla-mentari sull’Iran, i senatori sisono già portati avanti nel con-trastare l’accordo approvandouna proroga di dieci anni allesanzioni contro la Repubblicaislamica: la legge prevede lapossibilità di imporre restri-zioni nei settori difesa, finanzaed energia in caso di mancataapplicazione dei terminidell’accordo sul nucleare rag-giunto nel 2015. Il testo passaora all’approvazione del pre-sidente uscente Obama. IlTransition team di Trump sta-rebbe esaminando una serie diproposte per imporre sanzioniUsa all’Iran che tecnicamentenon violerebbero l’accordo sulprogramma nucleare.

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Domani La ripetizione delle elezioni per scegliere tra Hofer(ultranazionalista e favorito) e Van der Bellen (Verdi)

Il voto postalesecondo rush finaleper l’Austria infelix

PRESIDENZIALI BIS

1 ,6La quota a cui vienedata la vittoria del leaderdel partito della libertà

“Mad dog”, il mastino della Difesa UsaGoverno militare Le scelte di Trump sulla sicurezza:“falchi” anti-Iran ma sulla Russia non la pensano come lui

T r i adeTrump con

il generale deiMarine s

James MattisSegretario al-

la Difesa; il ge-nerale Mi-

chael Flynn,con s ig l ie re

per la Sicurez-za nazionalee Mike Pom-

peo, a capodella Cia Ansa

La sfida infinita Norbert Hofer, 45 anni, e Alexander Van der Bellen (72) La Pre ss e

Le dateDomani sivota, la sfida èfra NorbertHofer, Partitol i b e ra l edell’Au s t r i a(FPÖ) conte n d e n zexenofobe e ilp ro g re ss i s t aA l exa n d e rVan der Bellen

22m agg ioVan derBellen avevavinto per 31mila voti. ilrisultato èst a toi m p u g n a todall’FPÖ peri r re go l a r i t à

18nove m breL’ultimosondaggioindica Vander Bellen invantaggio al51% ma èstato Hofer adominare lacampagna

16 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

“S i a mopartiti daun albero”A sinistra, duemamme coni loro bambinimalati e sotto,il progettode l l’osp e d a lenel disegnodi RenzoP iano

LA STORIA

Emergency & Renzo Piano:“Il nostro ospedale in Africa”

Il colloquio Gino e Cecilia Strada con il grande architetto: “S a ràper i bimbi di tutto il continente. Aiutare loro è aiutare noi stessi”

D» FERRUCCIO SANSA

obbiamo aiutare l’Africa peregoismo. Ai nostri figli dob-biamo garantire un mondomigliore. Di pace. Perché sia-no sicuri e liberi è necessarioeliminare la disperazione e ildolore che alimentano ten-sione e terrore. Aiutare l’A f r i-ca significa aiutare noi stessi”.Cecilia e Gino Strada – la pre-sidente e il fondatore di E-mergency – sono seduti al ta-volo dello studio di RenzoPiano. Difficile immaginareun luogo più lontano dai malidel mondo: oltre le vetrate ve-di il blu dicembrino del maredi Genova. Il cielo è traspa-rente. Intorno decine di ar-chitetti disegnano le città delfuturo. Ma l’Africa, le migra-zioni, i grandi squilibri dell’u-manità arrivano fino qui.

Renzo Piano con il penna-rello verde in mano traccia u-no schizzo sull’inseparabilefoglio A4: “Gino Strada opera,fuma e pensa. Non si fermamai”, Piano posa una manos u l b r a c c i o d e l l ’ a m i c o .“Quando lo ascolti resti rapi-to. Non puoi resistergli. Ungiorno mi ha detto: voglio co-struire un ospedale per bam-bini in Africa. Il mio sogno, hadetto Gino, è un centro cosìall’avanguardia che un bam-bino europeo possa andare afarsi curare laggiù. Ce lo pro-getti tu, Renzo? Sì, ho rispostosenza pensarci un secondo”.

GINO STRADA ti fissa con gliocchi accesi, spalancati. Haun’espressione vigile, quasiturbata. Un’urgenza perennelo tiene vivo. Capisci che il suosguardo vede altro: “La gratui-tà, vorremmo partire da qui.La salute deve essere un dirittogarantito a tutti. Non vorrem-mo solo che i bambini africanivenissero a curarsi qui, il prin-cipio è l’opposto. Portare le cu-re da loro, lasciarli nel loromondo nel momento della sof-ferenza, con medici africani.Bisogna formare équipe loca-li”. Ma Strada abbandona i di-scorsi teorici. Si appoggia al ta-volo e guarda il modellinodell’ospedale: “I cantieri par-tiranno a gennaio. Abbiamoscelto Entebbe, in Uganda. Èuna zona salubre sul lago Vit-toria, raggiungibile da tutto ilpaese. Siamo vicino a un aero-porto, i bambini potranno ar-rivare da tutta l’Africa. Magaricon i genitori. Pagheremo noiil volo”. È Cecilia, figlia di Ginoe nuovo timoniere di Emer-gency, a raccontare l’ospedale:“Avremo 78 letti con sale ope-ratorie e ambulatori. Costerà24 milioni, ne abbiamo raccol-to il 75 per cento. Ha contribui-to il governo ugandese, ma cisono anche donazioni di indu-striali italiani e soprattutto icontributi dei cittadini comu-ni, la forza di Emergency”. Ce-cilia si alza, indica la secondacostruzione del plastico,“mancano solo cinque milioni,per i locali per le famiglie. Mace la faremo. In tutto il conti-nente – a parte il Sudafrica –non esistono strutture così”,guarda la mappa dell’Africa al-la parete: 30 milioni di chilo-metri quadrati, 1,2 miliardi diabitanti, una vita media che inalcuni paesi non raggiunge icinquant’anni.

“Siamo partiti da un albe-ro”, raccontano Renzo Pianoe il suo partner Giorgio Gran-di, “Una grande acacia, forse.Come quelle dei villaggi u-

gandesi. Ecco il centro delprogetto, l’albero e il cortile.Qui la gente deve incontrarsi,parlare nel momento dellasofferenza. Utilizzeremo ma-teriali africani: la terra, l’aria eanche la luce”.

PIANO PRENDE una mattonel-la scura: “Vedi”, indica con ildito, “I muri spessi sessantacentimetri saranno costruiticon terra compressa a pressio-ne elevatissima. Il cemento èappena il cinque per cento.P en sa … quando abbiamo co-minciato a progettare ci servi-va quella terra per studiarla.

Abbiamo chiesto all’architet -to Raul Pantaleo, che lavoracon noi a questo progetto, diportarcene un po’. Alla doganal’hanno fermato, non capivanoperché volesse imbarcarsisull’aereo con le valigie pienedi terra!”. Ma serve altro: “So -pra i padiglioni c’è una tettoiaper riparare dal calore, ma an-che per far circolare il fresco.Sì, questi edifici sono fatti an-che d’aria. E poi c’è la luce a-fricana raccolta da 2.492 pan-nelli fotovoltaici che garanti-scono l’elettricità”. Non è solouna trovata progettuale. “Vo -gliamo mettere insieme i luo-

ghi con la tecnologia più avan-zata. Nell’ospedale ci sarannoattrezzature di ultima genera-zione. Ma dobbiamo cercaredi dare anche luce e colore. Ec-co le strisce orizzontali di ce-ramica sulle facciate, rosso,gialle, blu, che aiutano anche astaccare le gocce di pioggia e aisolare dall’acqua”.

E il discorso pare allonta-narsi dall’architettura. Maforse ne racconta il lato menonoto: “L’architetto, oltre a cal-coli strutturali e bellezza delleforme, deve capire lo stato d’a-nimo delle persone che abite-ranno le sue costruzioni. Ibambini arriveranno spessosoli, vivranno il momento mi-sterioso e sospeso che è la ma-lattia. Gli spazi non contanosolo per ragioni estetiche, maper sentirsi nel proprio mon-do. Per stare insieme. È lagrande domanda dell’a r c h i-tettura: viene prima lo spazio oquello che vi succede dentro?Vogliamo un luogo che aiuti laconvivialità e la solidarietà,versione laica della fede”.

CECILIA E GINO STRADA, Ren -zo Piano, Giorgio Grandi os-servano il plastico, ma non ve-dono soltanto la costruzione:“Quando chiedono alla gentedi Emergency perché sono co-sì buoni, rispondiamo che èanche egoismo”, dice Cecilia.Piano traccia linee sul fogliocome a dare forma alle parole:“Egoismo e altruismo, o alme-no realismo, hanno spesso unaradice comune. Penso all’Afri -ca e alle masse immense che dalaggiù”, lo sguardo di tutti tor-na alla mappa, dal progettodell’ospedale siamo arrivati atemi grandi, povertà e immi-grazione, “attraversano de-serti e mari per venire da noi.Se aiutiamo loro, aiutiamo an-che noi. Abbiamo tanto qui inEuropa e in America. Baste-

rebbe rinunciare a pochissi-mo, e cambieremmo la vita dimiliardi di persone”.

Ci hanno messo tutto que-sto Renzo Piano e gli architettinel progetto dell’ospedale. Ilcompito più difficile è guarda-re con gli occhi degli altri. Nonvale solo per chi progetta. Lariunione è finita. Piano va nellastanza accanto: Emanuele Do-nadel sta progettando l’hospi -ce di Bologna per i bambinimalati terminali e le loro fami-glie. Passano ore per deciderela forma della finestra della sa-la di raccoglimento, dove ri-flettere o pregare. No, una pic-cola finestra non va bene. Me-glio un taglio, che entri una lu-ce più grande e libera. Chissàche non sia un sollievo.

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La scheda

n SUL LAGOV I T TO R I AIl nuovoospedalesorgerà aEntebbe, cittàdell’U ga n d aa 35 Km dallacapitaleKampala

n E M E RG E N CYA realizzarel’ospedalesarà l’ongE m e rge n c yfondata nel1994 da GinoStrada e dallamoglie TeresaSar ti.Emergency –oggipresieduta daCecilia Strada– ha curato7 milioni dip e rs o n edi 16 paesi

I numeri

24milioni,il costodell’ospedaleche RenzoPiano hap ro ge t t a toperE m e r ge n c y.I lavori,a Entebbe( U ga n d a ) ,par tirannoa gennaio

78posti letto.S a ra n n oc u ra t ibambini datutta l’Af r i c a .Sarà uncentro die cce l l e n zacome quelloc a rd i o l o g i codi Emergencyin Sudan

2.4 92Pa n n e l l ifo tovo l t a i c iche dannotutta l’energian e ce ss a r i a

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Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 17

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p oVillaggio legge Fantozzi“Fantozzi legge Fantozzi”. Per la primavolta arriva l’audiolibro del celebreragioniere, dal libro del 1971, ed èlo stesso Paolo Villaggio a leggerlo

Hawking ricoverato a RomaL’astrofisico 74enne, affetto da Sla,nella Capitale per la PontificiaAccademia delle Scienze, al PoliclinicoGemelli per problemi respiratori

Il nuovo dei Rolling StonesÈ uscito ieri in tutto il mondo“Blue & Lonesome”, il nuovo albumdi studio dei Rolling StonesRegistrato in soli tre giorni a Londra

P illola

n GUNS N’ROSES LIVEA IMOLA IL10 GIUGNOLa bandamericanaGuns N' Ro-ses si esiberànel paddockd e l l ' Au to d ro -mo “E n zoe Dino Ferra-ri” di Imolail prossimo10 giugno.La tappa imo-lese dellaband, divenu-ta famosanel 1987con la pubbli-cazionedi “A p p e t i teFor Distruc-tion”, saràl'unicain Italiadel loroReunion Tour2 01 7

C» FRANCESCO MUSOLINO

orreva l’anno 1974 quandoRichard Nixon si dimise perlo scandalo del Watergate,Philippe Petit su una funesospesa a 110 piani di altezzacamminò fra le due TorriGemelle e Muhammad Alis f i d ò G e o r g e F o r e m a nnell’inferno di Kinshasa.

E proprio nel 1974 DavidBowie e Bruce Springsteenavrebbero dovuto collabo-rare fianco a fianco. L’o c c a-sione propizia era il deside-rio di realizzare una cover diIt’s Hard to Be a Saint in theCity che Bowie avrebbe vo-luto inserire nel suo album,Young Americans.

Ma non accadde. La sto-ria dell’incontro di questidue giganti è raccontata inuno dei capitoli del libro S o-no l’uomo delle stelle. Vita,arte e leggenda dell’ultima i-cona pop (pubblicato da IlSaggiatore, traduzione diCristian Caira) ovvero unaselezione delle intervistepiù significative rilasciateda David Bowie dal 1969 al2003, affidandoci diretta-mente alle sue parole, perscrutare da vicino l’al ie nocaduto sulla Terra che nelcorso degli anni è stato Z i g-gy Stardust, Aladdin Sane,Plastic Soul Man. O più sem-plicemente, il Duca Bian-co.

NEL 1974 David Robert Jo-nes – questo il suo vero no-me – era già una celebrità.Già con il suo secondo al-bum nel 1969, Bowie avevastregato il mondo intero conlo straziante singolo SpaceOddity (“è stato un colpo difortuna – afferma – per al-cuni anni sono stato l’equi -valente maschile della bion-da svampita, iniziavo a te-mere che la gente non si sa-rebbe mai accorta della miam u s i c a”); ma più cresce lasua fama, più i suoi criticicercano significati occultinei suoi testi (“invece nonbisogna far altro che ascol-tare le parole”) e raramente,a quel tempo si parlava diproblemi di cuore (“le ra-gazze non me ne hanno maidati, semplice”).

Era arduo prenderlo perun bravo ragazzo ma nel1972 decise di mandare incortocircuito il sistema. A-veva appena fatto di nuovocentro con l’album The Manwho sold the World e conHunky Dory quando dichia-rò, “sono gay e lo sono sem-pre stato, anche quando eroDavid Jones”. Poco importache l’intervistatore non loprenda sul serio, perché luitornò all’attacco: “Non sonoprovocatorio. Sono DavidBowie”.

Quanto poteva essere di-stante questa icona che in-

ver di Saint ma “mise su unavera e propria poker face edopo non disse nemmeno u-na parola a David”.

Insomma i due si annusa-rono ma forse era troppopresto perché Bowie lo o-maggiasse? Quella cover sa-rebbe infine uscita con il co-fanetto Sound+Vision, quin-dici anni più tardi.

Ma ciò che non accaddenel 1974 avvenne, in fondo, aparti rovesciate quando,dieci giorni dopo la suascomparsa, Bruce lo omag-

giò a Pittsburgh ricordandoquel loro incontro e suonan-do Rebel rebel davanti al suopubblico: “David era un a-mico che mi ha sempre so-stenuto”. Sì, Bowie è semprestato un passo avanti, uno diquelli capaci di dire aperta-mente frasi a bruciapelo. Unesempio? “Non so per quan-to tempo i miei album si ven-deran no… E francamentenon me ne frega proprio uncazzo”.

Chapeau, Duca Bianco.© RIPRODUZIONE RISERVATA

dossava tute aderenti, sitruccava il viso con una saet-ta viola e aveva i capelli aspazzola arancioni da coluiche sarebbe diventato l’ico -na della classe operaia ame-ricana con i jeans, la ma-glietta bianca e la barba ru-vida di qualche giorno?

Quella mattina a Phila-delphia, la macchina che vaa prendere Bruce lo trova in-tento “a familiarizzare con ibarboni della stazione”, sta-va forse raccogliendo le sto-rie della strada per il suoBorn to run che lo avrebbeconsacrato l’anno dopo? Ilgiornalista Mike McGrathche li incontrò insieme, lidescrisse così: “Bruce era unpo’ a disagio, Bowie aveval’aria di un marziano checerca, senza riuscirci, dipassare per uno di noi”.

A tu per tu David confessacandidamente che da dueanni vorrebbe suonare unadelle canzoni di Bruce. “E dinessun altro cantante ame-rican o”. E lui cosa fa? “Èstanco ma attento, si lasciasfuggire un sorriso”. L’a t-mosfera si scioglie lenta-mente con gli aneddoti suifans (“anche quando salgo-

no sul palco, cosa possonofare?” glissa Bowie, salvo ri-cordare quella volta in cui“uno aveva un mattone inmano”). Ma non scatta lascintilla.

E adesso immaginateli in-sieme in quello studio di re-gistrazione, l’uno di fronteall’altro, in piena notte. “Bo -wie è una specie di follettoalto e scheletrico… con unbasco rosso e occhi intensida falco” e alle tre del mat-tino “lo studio è come unatana calda e confortevole”.

Finché alle cinque, dopouna registrazione fallita (“ètroppo presto, non sono an-cora del tutto sveglio”, diceBowie prima di addentareun sandwich con la carne),Bruce se ne va, “senza averascoltato la sua versione diSaint, con la promessa di ri-v e d e r l o p r e s t o a N e wYork”.

MA NON SE NE FECE n u l la .Bowie rimase a parlare perore “di complotti e dischivolanti russi” e la cosa finì lì.Eppure, recentemente ilproduttore musicale TonyVisconti ha dichiarato chein effetti Bruce ascoltò la co-

A m ic ia distanzaA fianco,David Bowieil 31 dicembre1973, dopo“Ziggy Stardu-st ” e primadi “D i a mondD og s”. Sotto,un giovaneBruce Sprin-g ste e nLa Pre ss e /A n s a

La notte senza scintilletra il Boss e il Duca

Il libro Si incrociarono in studio nel 1974 per registrare insiemeun pezzo. Non se ne fece nulla, e forse per Springsteen fu un bene

D ava n t ial mixerL’unodi fronteall’altro,fino allecinquedel matti-no quandoBruce vavia dallostudio e la-scia Bowie

Il libro

l S onol’uomodelle stelleDavid BowiePagine: 4 69Prezzo: 24 eE ditore:Il Saggiatore

18 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

P illola

n TWITTERANTIB U FA L EL’a ge n z i astampa Reu-ters ha svi-luppato unsof twareche cerca everifica le no-tizie su Twit-ter, oltre a fa-re da filtroa n t i - b u fa l e .Si chiamaNews Tracer,e analizzai tweet rag-gruppandoliper argomen-to automatiz-zando cosìla raccoltadi notizie

D» LUCA PISAPIA

ifficile ritirarsi per un cam-pione dello sport, dopo chedella vita conosci solo la di-sciplina in cui eccelli. Ancorapiù difficile è farlo all’ap ic edella carriera. È riuscito a far-lo Nico Rosberg, giusto unasettimana dopo avere vinto ilsuo primo titolo di FormulaUno al volante della Merce-des: “Ho un messaggio pervoi, ho deciso di chiudere lamia carriera in F1 adesso – è ilclamoroso annuncio apparsoieri mattina sui social delcampione tedesco –. È diffi-cile da spiegare, sin da quan-do avevo 6 anni avevo un so-gno, ed era quello di diventa-re campione del mondo dellaFormula Uno. Ora l’ho rag-giunto. Ho dato tutto per que-sto obiettivo per 25 anni e conl’aiuto di chi mi circonda, conl’aiuto dei tifosi, della fami-glia e dei miei amici sono riu-scito a farcela”.

FIGLIO D’ARTE, anche suo pa-dre Keke Rosberg fu campio-ne del mondo con la Williamsnel 1982, un unicum in questosport, a 31 anni e dopo averneappunto passati 25 al volanteil pilota tedesco dice basta: “Èstata un'esperienza incredi-bile, qualcosa che ricorderòper sempre. È stato anchemolto difficile, specie negliultimi due anni con le sconfit-te patite contro Lewis, chehanno spinto le mie motiva-zioni in un modo che non cre-devo fosse possibile, per tor-nare a combattere e a realiz-

IL POETA E LA DITTATURA Il romanzo di Ruggero Cappuccio, occasione per riflettere su un tema attuale fin dall’a nt ich it à

La prima luce di Neruda, una lezionesull’arte sempre nemica del potere» PAOLO ISOTTA

I l bel nuovo romanzo diRuggero Cappuccio Laprima luce di Neruda (Fel -

trinelli, pp.170, euro 15) inco-mincia con l’espulsione delpoeta dall’Italia annunciataglia Napoli nel 1952. Una levatadi scudi del Partito comunistae di molti uomini di cultural’impedì. In quell’oc casi oneNeruda conobbe a Roma Ma-tilde Urrutia, che gli sarebbestata moglie e, a suo modo,ninfa egeria.

Il romanzo prosegue a Ca-pri: ad Anacapri la coppia a-bitò la villa “Il rosaio” di Ed-win Cerio, ove prima dellaguerra Ottorino Respighi a-veva scritto il Concerto grego-riano. Indi si sposta in Cile, lapatria del poeta. Oppositored el l’oppressione sempre, glitoccò di vivere gli ultimi tem-pi col colpo di stato controSalvador Allende e l’iniziodella dittatura militare. Pron-to a esulare ancora una volta,Neruda morì in clinica, ov’eraricoverato per un tumore: orapare certo, avvelenato da unsicario del potere.

Chi lo fece uccidere sbagliòi calcoli. Un poeta in esilio, sia

mosse le Georgiche e l’Eneidedi Virgilio e le Odi di Orazioche solo in apparenza sono u-no strumento per ottenere ilconsenso al suo programma i-deologico. Forse non ottenne

il consenso mao t t e n n e i m-mortalità ancorpiù che con l’A-ra pacis.

CHE L’A RTE siai n t r i n s e c a-mente nemicadel dispotismoe del potere sicomprende an-che solo leg-gendo due fra ipiù bei romanzimai scritti: Il

Maestro e Margherita di Mi-chail Bulgakov e La morte diVirgilio di Hermann Broch,che il tema addirittura teoriz-za. Il primo poeta fu persegui-tato dal comunismo, il secon-do dal nazismo: le tirannie siequivalgono.

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lei. Ma la grandezza dellaChiesa sta in ciò: gli artisti chele hanno servito hanno sem-pre trasformato il racconto bi-blico e la dottrina teologica inmito, con un sincretismo chefonde tale mi-to con quellopagano clas-sico facendo-ne una cosasola. La Chie-sa ne era con-sapevole.

Credo chela poesia, os-sia, in sensoeti mologi co,tutta l ’art e,sia per sua na-tura nemicad e l p o t e r equa nd’anche chi la crea nonne abbia l’intenzione. Perchéil suo mitico contenuto di ve-rità costringe colui che la con-templa a guardare a verità e-terne di per sé opposte all’u-tilità politica. Un genio poli-tico come Augusto non potevanon capirlo; eppure egli pro-

re le masse. La più grande pro-motrice delle arti è stata laChiesa; e in linea di principiol’arte, da quella figurativaall’architettura alla musica al-la poesia, per la Chiesa ha il so-lo scopo d’infondere la sua ve-rità e di persuadere il mondo a

pure premio Nobel, provocaminori danni che un poetamorto trasformatosi subito insimbolo. Ma il caso di Nerudafa riflettere sul rapporto fraarte e potere.

L’ARTE DI REGIME del Nove-cento si vuole ottimista e rea-lista; il suo fine è infonderenelle masse fiducia e valori e-tici: Patria, Famiglia, Dio: an-che se Dio in un primo tempo(non così durante la guerra)non fa parte dell’arte sovieti-ca. È sorprendente che l’artecomunista e quella nazistacoincidano nei principî e neirisultati. Esse attuano meglioche in ogni altra epoca i pre-cetti estetici da Platone predi-cati nella Repubblica: l’arte vaaccolta dallo Stato solo se alloStato è utile; e il filosofo spiegaaddirittura come dev’essere illinguaggio artistico utile alloStato. Ma l’arte propagandi-stica è intrinsecamente dibassa qualità; e forse questo fi-nisce col toglierle una parted e ll ’efficacia nell’indottrina -

due anni di contratto e a 35 mi-lioni di euro, senza contare glisponsor, e sarà ricordato co-me uno dei pochi che è statocapace di lasciare all’apice delsuccesso.

COME Flavia Pennetta dopo laconquista dello Us Open, co-me Floyd Mayweather dopo i49 incontri senza sconfitte aeguagliare il record di RockyMarciano (anche lui appendei guantoni al chiodo da imbat-tuto), come Florence JoynerGriffith dopo i tre ori (100,200 e 4x100) e l ’ar gen to(4x400) alle Olimpiadi diSeul 1988 o come Mark Spitz asoli 22 anni dopo le 7 medaglied’oro delle Olimpiadi di Mo-naco 1972. Se è difficile riti-rarsi per un campione, ancorapiù difficile è ritirarsi da cam-pione.

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semafori della partenza delGP di Abu Dhabi. “Questa sta-gione è stata dannatamentedura, e ciò ha avuto un impat-to sulle persone che amo. Èstato un enorme sacrificio perla mia famiglia. Non possoringraziare abbastanza miamoglie Vivian, è stata incredi-bile, ha capito che quest’annoera l’occasione della vita e hacreato lo spazio necessarioper permettermi di ripren-dermi dopo ogni gara. Si è pre-sa cura di nostra figlia (Alaia,nata lo scorso anno ndr.) ogninotte e ha messo il campiona-to sopra ogni cosa”.

In Formula Uno hanno la-sciato e sono poi tornati sui lo-ro passi mostri sacri come Ni-ki Lauda e Micheal Schuma-cher, o Alain Prost che addi-rittura rientra per vincere ilsuo quarto titolo. Ma Nico no,lui non tornerà. Rinuncia a

le mie mani, la pressione eraaumentata e ho iniziato a pen-sare da lì di ritirarmi dallaFormula Uno come campionedel mondo. Domenica matti-na ad Abu Dhabi sapevo chequella corsa sarebbe potutaessere l'ultima della mia car-riera, e prima della gara hosentito improvvisamente chetutto era chiaro e giusto. Vo-levo gustarmi dall'interno o-

gni secondo del fatto chequella sarebbe stata la

mia ultima corsa equando i semafori si

sono spenti è di-ventato il granpremio più in-tenso della mia

carriera. Una garache non dimenticherò

mai e non solo perché mi halaureato campione del mon-

do.”. Dopo 25 anni al volantequalcosa si è spento, oltre ai

zare il mio sogno”. Che a farlodecidere per il ritiro sia stato illungo e logorante duello den-tro e fuori la pista con il com-pagno di squadra Hamilton,la consapevolezza che il titolomondiale molto difficilmentesarebbe stato bissato in futu-ro, oppure la voglia di provarea vivere senza un volante da-vanti, non è dato saperlo.

Di sicuro è stata una sor-presa per tutti, a partire dalteam principal della scude-ria Toto Wolff, che ha spie-gato come la Mercedes do-vrà ora prendersi del tem-po per decidere il dafarsi. Non per Nicoperò, che lo avevadeciso oramai daun mese. “Quan -do ho vinto lacorsa a Suzukail 9 ottobre ave-vo il titolo nel-

Il trionfodi Abu DhabiNico Rosberg,31 anni,campione delmondo di F1La Pre ss e

La terzamog l ieNeruda e Ma-tilde UrrutiaAnsa

L’A N N U NC IO Il neo iridato sui social: “Da quando avevo sei anni avevo questo sogno. Adesso l’horaggiunto”. Il pilota tedesco rinuncia a due anni di contratto e a 35 milioni. Anche Hamilton tra le cause?

“Basta F1, non corro più”. Il ritiroda campione di Nico Rosberg

Il libro

l La primaluce diNe r u d aRug geroC appuccioPagine: 1 70P rezzo: 15eE ditore:Fe lt r i ne l l i

La poesia costringea guardareverità eternedi per sé opposteal l ’utilità politica,qualunque essa sia

Sabato 3 Dicembre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 19

A L FA B E TO PIER CARLA CAMORIANO Sindaca leghista nel Vercellese, haaccolto 14 nigeriane: “Sono mamma e nonna. Ho figlia e nipote”

Pe rs on agg i

C’» ANTONELLO CAPORALE

è una città in Italia dove ledonne sono più forti e sonomeglio piazzate sul ponte dicomando. È la terra dellemondine, la radice quadra-ta della società femminilecontadina e operaia, la pia-na da biliardo dove Vercellifa da caposcuola. Lì il pre-fetto è Maria Rosa Trio, ilquestore è Rosanna Lavez-zaro, il sindaco è MauraForte. Dal capoluogo allacampagna altre donne han-no fatto carriera.

E a Covra, spiazzo urba-no che taglia le risaie e ac-coglie ogni tipo di zanzara, èsalita sullo scranno di primacittadina Pier Carla Camo-riano, amante dei fornelli edella Lega. Su quel che hafatto Matteo Salvini dovràriflettere.

Un giorno al sindaco fannotoc toc.

Vengo a sapere che un cit-tadino del mio Comune hareso disponibile la propriacascina per dare ospitalità aiprofughi. La mia comunità ècosì piccola, siamo poco piùdi 400 abitanti, e abituata airiti della campagna, ai co-stumi di una vita piallatadalle abitudini. Le uniche e-mozioni ci arrivano dal tele-giornale. E sui profughi nonc'era da stare allegri: si ve-devano solo casini in giro.Tante cattive notizie.

Il paese si scuote e s'indi-gna.

Siamo brave persone, i tonisono miti. Però la preoccu-pazione c'era. Chi mai ver-rà? E cosa ci aspetterà? Lalegge estromette il sindacoda qualunque decisione, pe-rò mi sono sentita ugual-mente investita della re-sponsabilità di tutelare ilmio paese, rappresentare itimori più che legittimi.

E allora che fa?Vado dal prefetto. E le chie-do di darmi una mano. Èdonna, e questo mi sarà

B iog ra f i aPIER CARLACA M O R I A N OSindacadi Crova,un Comunedi 418abitantidellap rov i n c i adi Vercelli,in Piemonte,è nataa Vercelliil 31 maggio1966.Il suom a n d a toè iniziatoil 26 maggio2 01 4

d’aiuto. È una persona squi-sita e disponibile. Viene danoi in paese, incontra la cit-tadinanza. Mentre si discu-te pensiamo come fare, cosafare. Mi dico: e se girassimola frittata?

Giriamola questa frittata.Se da un timore nascesse

un’opportunità? Io sonodonna e ho pensato che unacomunità così fragile si po-tesse sentire più tutelata se,per esempio, invece che uo-mini...

Perché gli uomini no?Perché io sono una donna ecredo di capire di più le per-sone del mio sesso. Ho pen-sato di non essere all’altezzadi gestire una comunità diuomini ma di sentirmi re-sponsabile delle gesta di unaragazza. Io sono mamma enonna. Ho figlia e nipote, hola percezione... non so comedirle.

Il prefetto ha compreso?È stata meravigliosa, e ades-so con noi ci sono quattor-dici ragazze nigeriane.

Hanno trovato lei ad atten-derle.

So che nel movimento que-sta mia decisione è suonataun po’ eccentrica. Ma con-fido che alla fine gli saràchiaro. Poi io non aspiro anull’altro, non ho ambizionida soddisfare.

Le ragazze movimenteran-no le vostre giornate.

Stiamo preparando dei cor-si di cucina, di ricamo. Loroamano il ricamo.

Lei è oste.Ho le misure giuste dellacuoca.

Panissa e fritto misto an-che per le discepole africa-ne.

Si ambienteranno, ne sonosicura.

Magari troveranno mari-t o.

Volesse il cielo!© RIPRODUZIONE RISERVATA

STOR I E I TA L I A N E Si scoprono amicizia, famiglia, fatica. E il profumo di parole costituzionali: uguaglianza, istruzione, promozione sociale

La nuova letteratura nascostadietro le dediche nelle tesi di laurea

» NANDO DALLA CHIESA

I n alto i calici! Forse i critici non lo sanno,ma sta fiorendo un nuovo genere lettera-rio: passionale, fantasioso, rivelatore. So-

no i ringraziamenti nelle tesi di laurea. “Chevita ho avuto? Chi mi ha portato fin qui?”,sembrano chiedersi gli studenti quando ar-rivano al traguardo. Così è sorto un capitoloobbligatorio a parte, i “Ringraziamenti”. Incui finiscono vite e amori avventurosi, desi-deri e amicizie, perfino cani e gatti. E in ge-nere (altro che rottamare gli anziani!) il ri-cordo dei nonni, con accenti di amore e gra-titudine impensabili in questi “giovani d’og-gi”. Ecco dunque per le “Storie italiane”, unringraziamento che è un bellissimo spaccatodi storia sociale del Paese. “Mipiace spesso ricordare con unsorriso quello che talvolta mianonna mi dice quando vado atrovarla a Frattamaggiore, cit-tadina a nord di Napoli”, rac-conta Raffaele De Staso, neo-laureato con una tesi (attualis-sima) su “Marketing territo-riale e grandi eventi: le Olim-piadi nel caso italiano”. “Miprende le mani, me le osserva ein dialetto mi dice ‘Ra ff ael e,meglio che studi!’, alludendoal fatto che non sarei per nien-

te portato a svolgere lavori manuali”, quellicioè che hanno sempre caratterizzato la fa-miglia. Il nonno Saverio, panettiere, sentite lapoesia, “ha imparato infatti a leggere e scri-vere durante il servizio di leva per poter ri-manere in contatto con la sua amata Maria,con la quale ha cresciuto mia mamma e altricinque figli”, mentre il nonno Raffaele faceva“il custode di un campo da tennis a TeleseTerme ed era il marito di Carmela, entrambiscomparsi prematuramente e ‘pazzi’per il lo-

ro primo nipote in cui ripone-vano parecchie speranze”.Quanto ai genitori, mammaAngela “seria e intelligentecon la passione per la matema-tica, per far fronte alle neces-sità di casa a nove anni è statacostretta ad abbandonare lascuola per lavorare in un pic-colo stabilimento tessile”,mentre “mio padre Domenicotrascorreva le giornate sullaterra rossa dei campi da tennise a diciotto anni ha deciso diemigrare al Nord in cerca di

fortuna, stabilendosi a Cesano Maderno as-sunto dalla Snia Viscosa. Grazie ad alcuni a-mici in comune si sono conosciuti, innamo-rati e sposati nel 1992, trasferendosi defini-tivamente a Cesano”. Raffaele qui ha un so-prassalto di modestia: “Non è l’inizio di unasceneggiatura, ma sono le mie radici, le mieumili origini che non dimenticherò mai. Allamia famiglia va quindi il ringraziamento piùgrande, per avere cresciuto mio fratello Sa-verio e me con sani principi, valori e umiltà,che mescolati a un po’di sana ambizione han-no plasmato il ragazzo che sono e l’uomo chesarò. A loro sono grato per avermi sempremesso nelle condizioni di poter arrivare doveloro non hanno potuto grazie a immensi sa-crifici”. Ed ecco il passaggio che commuove ilrelatore: “Per questo motivo non è solo la mialaurea, ma la laurea di tutta la famiglia. Il pri-mo dottore! Un orgoglio grande quanto ilmio, che ho fortemente voluto questo risul-tato, galleggiando tra piaceri e doveri e lavo-rando duramente per contribuire a finan-ziarmi gli studi. Ho dovuto spesso sacrificareil mio tempo libero e la compagnia dei mieiamici a cui chiedo quindi scusa e che ringra-

zio per avermi sopportato: siamo nati insie-me, siamo cresciuti insieme, stiamo diven-tando uomini insieme”. Segue un lungo elen-co di “fantastici compagni di corso”, tra cuicompaiono gli immancabili Matteo e Mattia,Vanessa e Camilla. Ma Raffaele nipote e figliodi campani è qualcosa di più che studio e la-voro: “Da ormai cinque anni”, racconta, “lamia vita è condita da un gruppetto di ragaz-zini che adoro guidare sui campi di calcio conla maglia dell’ASD Equipe 2000”, tenendo in-sieme la “sfrenata passione per il pallone conla vocazione educativa e di servizio”. Quei ra-gazzini, spiega, “sono per me fonte di ispi-razione e motivazione. Tra una partita e l’al-tra ho conosciuto Giuseppe, a cui è dedicatoquesto lavoro. Un secondo padre e un esem-pio da seguire, che mi ha lasciato dopo averlottato come un leone contro la malattia nelmezzo del mio cammino accademico. Mimanca da impazzire e sono sicuro che da las-sù sia orgoglioso di me”. Alcuni miei colleghiavversano questa nuova letteratura minore.Con le sue banalità abbasserebbe la dignitàdelle tesi. Spesso però consegna loro un va-lore più alto. Dà un sapore nuovo a parole co-me amicizia, famiglia, fatica. Soprattutto, co-me in questo caso, restituisce il profumo digrandi parole costituzionali: uguaglianza, i-struzione, promozione sociale. Che vi devodire, a me questa letteratura piace…

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La discussione Una sedutadi tesi di laurea Ansa

Te r radi risaieIl sindacodi Crova (Vc)Pier Carla Ca-mor i a no Ansa

È bastato un sorriso. Le hoviste sollevate quando han-no capito di essere finite inun luogo non ostile. E io chesono sindaco mi sono senti-ta alleggerita dal peso delladiffidenza.

È però discriminatoria l'o-spitalità selezionata in ba-se al sesso.

Vorrei che capisse che dirazzismo in questa sceltanon c'è nulla. Solo di com-prensione della nostra co-munità, delle sue necessità,e anche di quelle delle no-stre ospiti.

Le ragazze sono contente,i m m a g i n o.

Certamente. Tutte giovani,la più adulta ha trent’ann i.Parlano in inglese, io in pie-montese. Ci siamo capite.Noi donne abbiamo un sen-timento che ci accomuna,abbiamo i sorrisi, e anche ilcuore. Siamo mamme, o lodiventeremo o aspiriamo aesserlo. Noi donne siamoanche più complicate di voiuomini. Perciò c'è necessitàdi ritrovarci, anche solo u-n'occhiata basta per capire.

Lei ha fatto comunque unacosa speciale. Altrove isuoi compagni di partitohanno costruito le barrica-te nonostante fossero don-ne e bambini.

“Contro i profughiniente barricate,ma che siano donne”

Capisco di piùle persone del miosesso, pensavo dinon essere all’al te zzadi gestire unacomunità di uomini

Vorrei che capisse chedi razzismo in questascelta non c’è nullaE anche nel miopartito non l’hannopresa molto bene

20 » ULTIMA PAGINA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 3 Dicembre 2016

Dalla Prima

» MARCO TRAVAGLIOE SILVIA TRUZZI

“Renzi vuole mettere il Se-nato nelle mani dei Con-

sigli regionali. Sarebbe moltomeglio abolirlo che affidarne ilsimulacro alla classe politicapiù mediocre e più corrotta chevi sia nel nostro Paese. Perso-nalmente vorrei che il Senato ri-nunciasse al potere di dare o ne-gare la fiducia al governo maconservasse tutti gli altri poteriinerenti al Legislativo e i suoimembri, ridotti di numero co-me possibilmente dovrebbe far-si anche per la Camera, conti-nuassero a essere eletti dal po-polo sovrano. Ma se questi o-biettivi sono impediti dall’a l-leanza Renzi-Berlusconi, alloraaboliamolo e basta... Il Monoca-merale rafforza notevolmente ilpotere Esecutivo, quindi ci vo-gliono contrappesi numerosialtrimenti il pericolo d’un go-verno autoritario si profila ine-vitabilmente... Qualcuno lochiama dispotismo democrati-co. Altri autoritarismo o centra-lismo democratico o... egemo-nia individuale. Ma la sostanza èla stessa, i pessimisti ad oltranzarievocano addirittura i rapportitra il Direttorio e Napoleone Bo-naparte” (3.8.2014).

“Che Renzi, riducendo il Se-nato a poco più d’una scarpavecchia, coltivi un rafforza-mento del potere esecutivo nonc’è dubbio alcuno; del resto è luistesso che lo dice presentando-lo come una svolta democraticache allinea l’Italia a tutti gli altripaesi d’Europa... Diamanti lachiama democrazia personalee, cercando un paragone colpassato, fa il nome di BettinoCraxi. La pensiamo allo stessomodo...: un’egemonia indivi-duale o una democrazia perso-nale è quanto merita il nostroPaese? Somiglia a quanto avvie-ne negli altri Stati membridell’Ue?” (10.8.2014).

“L’abolizione del Senatocomporta un indebolimento delpotere Legislativo e un raffor-zamento dell’Esecutivo chepuò indurre a imboccare la stra-da d’un governo autoritario”(15.2.2015).

“L’effetto è la costruzioned’un sistema monocameralecon una Camera in gran parte‘n om in at a’ dal segretario delpartito di maggioranza... e il go-verno ha la Camera a propria di-sposizione e non viceversa co-me in teoria la democrazia par-lamentare prevede... L’effettodi tutto il sistema è evidente-mente quello di evocare la ten-tazione dell’aut orit aris mo“(29.3.2015).

“Renzi, adottando lo slogandel cambiamento, sta cambian-do la democrazia italiana nonrafforzandola ma rendendolaancora più fragile sì da consen-tirgli di decidere e comandareda solo. Renzi sta smontando lademocrazia parlamentare colrischio di trasformarla in demo-crazia autoritaria” (26.4.2015).

“Il potere Esecutivo stabili-sce i fini e appronta i mezzi. E inquella (democrazia, ndr) parla-mentare i fini li stabilivano ilParlamento e il governo posse-deva gli strumenti per realiz-zarli. Ebbene, questa trasfor-mazione a me non piace affattoe debbo dire che non è neppurepiù una democrazia, a rifletter-ci bene. Una democrazia esecu-tiva è un gioco di parole perchédemos significa popolo sovranoe come si esprime il popolo so-vrano se non con una rappre-sentanza proporzionale in unParlamento che non sia una d é-p en d an c e del potere Esecuti-

vo?” (10.5.2015).“Si passa da una democrazia

parlamentare ad una democra-zia esecutiva, che è cosa del tut-to diversa e sommamente peri-colosa in un paese come il no-stro. Mazzini avrebbe depreca-to. Garibaldi si sarebbe ribella-to. Machiavelli ne avrebbe avu-to il cuore infranto. Guicciardi-ni avrebbe avuto ragione. Il pae-se è fatto così. Un governo au-toritario gli piace. Renzi dovràdunque combattere controquesto paese che lo vuole al po-tere da solo purché si ricordi di

chi gliel’ha regalato. Ce la farà atenersi alla larga da questa po'po' di tentazione? Dovrebbe a-vere come esempio papa Fran-cesco, ma personalmente nedubito molto. È uno scout eCrozza lo descrive meglio ditutti” (17.5.2015).

“Sono rimasto alquanto stu-pito da un editoriale sul C o r r i e-re di Sabino Cassese... Ma que-sto, caro Sabino, è un regime po-tenzialmente autoritario. Oggiè impersonato da Renzi, ma inun domani potrebbe essere im-personato da Salvini o da Grillo

e allora sarebbero guai moltoseri per la democrazia italiana.Oppure pensi che Renzi gover-nerà per i prossimi vent’anni? Eche la visione autoritaria non simanifesterà anche in lui? D e-mos e kratos – lo sai bene anchetu – hanno significati assai con-trastanti e quando prevale k r a-tos, demos fa quasi sempre le va-ligie” (5.7.2015).

“Se vogliamo entrare nelcontesto della legge in questio-ne per il poco che conta dichiaroche io voterò no” (17.4.2016).

“Poi c’è il referendum. L’a p-

puntamento è decisivo. Se Ren-zi vince sarà padrone, se perdesi apre uno scenario nuovo sulquale è molto difficile fare pre-visioni. Personalmente – l’hogià detto e scritto – voterò no,ma non tanto per le domandedel referendum quanto per lalegge elettorale che gli è stret-tissimamente connessa. SeRenzi cambia quella legge (per-sonalmente ho suggerito quelladi De Gasperi del 1953) voteròsì, altrimenti no. E immaginoche siano molti a votare in que-sto modo. Pensaci bene, caro

Matteo; se anche vincessi per ilrotto della cuffia sarai, come hogià detto, un padrone. Ma i pa-droni corrono rischi politicitremendi e farai una vita d’i n-ferno, tu e il nostro Paese”(22.5.2016).

Per tutti questi gravissimimotivi, l’altro giorno Scalfari haannunciato il suo Sì perché “ilreferendum è cambiato”.

No, caro Eugenio, sei tu chehai cambiato idea. Comun-que domani noi voteremo Noanche per te. Tu non puoi, noipossiamo.