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L’educazione umanistica in Italia Storia d’Italia Einaudi

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  • Leducazioneumanistica inItalia

    Storia dItalia Einaudi

  • Edizione di riferimento:Educazione umanistica in Italia, a cura di EugenioGarin, Laterza, Roma-Bari 1975

    Storia dItalia Einaudi II

  • Sommario

    Parte Prima. La polemica intorno agli studiumanistici

    1

    I. Coluccio Salutati 1

    II. Leonardo Bruni e gli humanitatis studia 11

    III. San Bernardino da Siena 20

    IV. Maffeo Vegio 27

    Parte Seconda. Pier Paolo Vergerio. Dei nobilicostumi e degli studi liberali della giovent

    34

    Prefazione 34

    Libro Primo. I nobili costumi 39

    Libro Secondo. Gli studi liberali 51

    Parte terza. Umanesimo e vita civile 89

    I. Matteo Palmieri 89

    II. Leon Battista Alberti 103

    III. Antonio De Ferraris 137

    Parte Quarta. I grandi maestri 144

    I. Vittorino da Feltre 144

    II. Guarino Veronese 158

    Storia dItalia Einaudi III

  • Parte prima

    LA POLEMICA INTORNO AGLI STUDIUMANISTICI

    I

    Coluccio Salutati

    1

    Difesa degli studi letterari: la grammatica.

    Discuter teco, innanzitutto, ottimo padre, se sia pi op-portuno e conveniente iniziare la nostra istruzione con lelettere sacre, o se meglio convenga in un primo tempoattendere a studi profani... Non dubito che, per chi vo-glia iniziarsi alla dottrina di Cristo attraverso le sacre let-tere, concederai tu pure la necessit di una preparazionegrammaticale. Come potrebbe infatti venire a conoscen-za della Scrittura sacra chi fosse ignaro di studi letterari?E come li imparerebbe chi fosse privo di qualsiasi nozio-ne grammaticale? Non vedi a che punto lignoranza del-la grammatica ha condotto i religiosi, e quanti altri, comeloro, ne sono digiuni? Essi non capiscono quello che leg-gono, n possono offrire agli altri cose da leggere. Sen-za cultura letteraria, si pu, ne convengo, avere sinceri-t di fede; ma non si pu intendere la Scrittura, non leesposizioni e le tradizioni dei dottori, a mala pena com-prensibili per i letterati, e per cui non basta neppure lasola grammatica, ma v bisogno di lunghi studi dialetticie retorici. Del resto la stessa grammatica non pu esserein gran parte conosciuta se non si possegga, a prescinde-re dalla necessaria nozione dei termini, una nozione de-

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    gli oggetti e del modo di variare della loro essenza, o sen-za il concorso di tutte le scienze. Gli studi umanistici so-no fra loro connessi, cos come sono connessi fra loro glistudi sacri, in modo che non pu aversi scienza vera ecompleta duna cosa senza laltra. Ma qualunque sia lafacilit o la difficolt dimparare la grammatica, provati aconfrontare la rozza fede con la cultura.

    Un Cristiano ignorante sapr a stento che cosa crede-re. E se qualcuno scuota la sua semplicit facendo ap-pello allautorit della Scrittura, o con un qualsiasi anchedebole argomento, non sapr cosa rispondere e comin-cer a dubitare della verit della fede. Quante sono lecose dinanzi a cui ogni giorno vediamo impotente la san-ta rozzezza, proprio per la sua mancanza di cultura! Chesarebbe lintera moltitudine dei fedeli, se tutti ignorasse-ro le lettere e la grammatica? Che forza avrebbe la lottadei fedeli contro i pagani e gli eretici, se venisse a manca-re quella cultura che si ottiene con la grammatica, la lo-gica e la retorica? Ma non sono forse gli studi letterari egrammaticali uninvenzione dei Gentili? proibire quindiai Cristiani le scienze dei Gentili, porter a proibire loroa un tempo lo studio della grammatica?

    E se questa ci sembra unassurda conseguenza, perchrifiutare del tutto gli studi dei Gentili? Ed in particola-re la grammatica, che certo non contrasta con la fede?...Se bisogna condannare le scienze perch ne condannia-mo glinventori, siccome furono i pagani glinventori ditutte, perch mai i Cristiani le accolsero da loro? Perchnon vengono tutte rifiutate? Perch tutte non le condan-nano? perch alcune di esse si insegnano e si imparanoanche nei vostri monasteri? Credimi, venerabile Giovan-ni, non n giusto n ragionevole cacciare come in esiliodalle dimore cristiane le dottrine e le tradizioni dei Gen-tili, che sono cos numerose, a meno che esse non con-trastino con la verit e con la fede e con i decreti dei san-ti Padri. N se luno o laltro autore incorso in errore in

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    materia di fede, conviene per questo proscrivere anche ilsuo insegnamento scientifico. Una cosa , infatti, la col-pa dellautore, e altra cosa la falsit e il veleno dellarte dalui ritrovata. Perci anche se un pagano, un pubblicano,un eretico, un uomo macchiato da ogni delitto, ha dettola verit, o ha coltivato unarte irreprensibile, le cose giu-ste dette da lui non si possono condannare per le colpedel loro autore. Ed io vorrei che tutti i religiosi sapesserotanto di grammatica, da non farci sentire barbarismi neitermini, solecismi nella costruzione, vocaboli malamen-te usati contro ogni analogia, collocati fuori posto e fuorisenso... Somma vergogna vedere quanta e quale igno-ranza possa trovarsi nei vostri religiosi gi nei primi ele-menti del sapere. Per questo avviene che non sanno par-lare in latino, e non intendono n le Sacre Scritture n ilibri dei Dottori... Ma poich della grammatica abbiamoparlato abbastanza possiamo considerare la logica.

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    La logica

    Chi pu negare che, essendo la dialettica rivolta alla ri-cerca della verit, che lo scopo di tutte le arti liberali edi qualsiasi scienza, necessario che i Cristiani la impari-no? La fede nostra, infatti, somma verit, cui si giungeattraverso infinite verit. Ora essendo la logica lo stru-mento per trovare e discernere il vero, chi non vede cheai fedeli di Cristo essa innanzitutto necessaria perchpossano raggiungere il termine della loro fede?... E co-me il credente... potrebbe rimanere del tutto saldo nel-la purezza della sua religione, se alla verit di questa nonfosse giunto dopo avere superato glinfiniti dubbi con cuisi soliti attaccarla, e dopo avere compresi e risolti i mol-ti ragionamenti che dogni patte la insidiano? Esattissi-mo, infatti, il detto che Cicerone attribuisce a Democri-

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    to, aver la natura nascosto profondamente la verit. Mase la natura ha nascosto profondamente le verit natura-li ch altre Democrito non ne conosceva che dovre-mo pensare noi di quella infinita potenza che per natu-ra tale da doversi chiamare sopranatura, infinita com inconfronto alla finita natura? In qual mai profondo, abis-sale baratro si nasconder la verit sopranaturale? Orale cose che noi teniamo solamente per fede sono tali che,non giungendo ad esse la ragione naturale, facilmente lepu scuotere una parvenza di ragionamento. Per que-sto necessario che i principianti acquistino insieme conla fede la ragione con cui difendersi. Chi mai infatti la-scerebbe che dei novizi, inesperti del tutto nellarte del-la guerra, senza dottrina o cognizioni militari, affrontas-sero i pericoli delle armi, senza possedere, anzi senza co-noscere le armi con cui difendersi ed affrontare e colpiregli avversari?

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    La retorica

    Ma della logica, che con le sue ragioni domina e costrin-ge lintelletto, basta quanto si detto; veniamo percialla retorica che riguarda la volont. Entrambe infatti,bench per vie diverse, tendono al medesimo scopo, an-corch luna illumini lintelletto perch lanima sappia,laltra la disponga perch voglia, e la prima razionalmen-te dimostri insegnando, la seconda persuada inclinandoallazione.

    N so come potrei chiarire la cosa meglio che con leparole di santAgostino. Nel quarto libro della sua ope-ra Sulla dottrina cristiana cos si esprime a questo propo-sito: poich la retorica serve a persuadere del vero e delfalso, chi avr il coraggio di dire che dinanzi alla menzo-gna la verit deve rimanere con difensori inermi, in mo-

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    do che i persuasori del falso sappiano rendere subito gliascoltatori benevoli, attenti, docili, mentre gli altri nonsanno fare altrettanto; cos che i primi sostengono ler-rore concisamente, verosimilmente, limpidamente, men-tre gli altri affermano la verit in modo che lascoltare sianoioso, lintendere impossibile, il credere sgradevole?...Agostino vedeva negli altri, e sentiva anche in se stesso,con quanta facilit i dotti di grammatica, di logica, di re-torica penetrassero le verit teologiche. Vedeva quantotali arti sono necessarie ai principianti per comprenderee imparare le sacre lettere. Ricordava quanto lavesseroaiutato, quando era incorso nelleresia manichea, a nonpersistere nellempiet di quel primo errore. N dimen-ticava che la prima luce di salvezza gli aveva arriso dalletenebre di Cicerone...

    E chi mai potr ordinare di cacciare in esilio dallescuole quelle dottrine, di cui ci si giova ogni giorno e delcui aiuto ci si vale per conquistare sempre meglio quel-la verit che si va ricercando? Poniti innanzi un uomoerudito nelle arti del dire che costituiscono il trivio, e im-magina che, insieme con lui, si inizi alla dottrina cristia-na ed allo studio della Scrittura un uomo ignaro di quelledottrine. Chi credi che debba e che possa profittare pirapidamente e meglio: il dotto, o il rozzo ed ignorante?...

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    Le arti del quadrivio.

    Resta il quadrivio, e di esso, per non annoiare te e gli al-tri, parler considerandolo nel suo insieme. Ora, venera-bile mio Giovanni, se ridurrai lastrologia allo studio del-le leggi dei moti e delle posizioni delle stelle, ottenute edimostrate mediante laritmetica e la geometria, che cosac in tutte le discipline del quadrivio che contrasti conla nostra fede e con le Sacre Scritture? Nel loro insegna-

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    mento pu trovarsi qualche menzogna, perch nessunodei ritrovati umani perfetto; ma non credo che in talidottrine vi sia qualcosa di avverso alla fede... Anzi, men-tre non v dubbio che queste discipline possono giova-re, non si vede come possano nuocere. Cos se appro-fondirai il significato mistico dei numeri troverai che lascienza aritmetica, non solamente utile alla teologia, al-la Scrittura, allintendimento dei Dottori, ma necessa-ria a tal segno, che chi non lha perfettamente appresaneppure pu giungere alla cognizione teologica.

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    Significato mistico dei numeri.

    Solo chi abbia tale conoscenza scorger la monade, nonderivata da alcun numero, generatrice di tutti i numeri,sommamente simile a Dio, che non derivando da nulla artefice del cielo e della terra, di tutte le cose visibili einvisibili. Vedr la monade, dico, feconda e potente co-s che non trova limite al proprio crescere; e come non possibile fissare un termine al suo sviluppo, non essendo-vi numero si grande che non possa essere superato addi-zionando ancora unit o gruppi dunit, cos non pos-sibile trovare un principio primo indivisibile e ritornareallunit iniziale. E come lunit moltiplicata per se stes-sa non d altro che la semplice unit, cos Dio padre, ge-nerando da s il figlio, Dio da Dio, luce da luce, Dio veroda vero Dio, non moltiplica gli di, ma resta Dio unico.E passando dallunit ai numeri, ecco la triade, primo trai numeri, poich non divisibile da alcun altro numero;triade che, nella teoria di tale arte, assegnata a Dio, acui conviene per molte ragioni. Possiede infatti essa, pri-ma di tutti i numeri, principio, mezzo e fine, il che im-plica perfezione, senza che in questo si trovi alcunch dimaggiore dellunit. Il principio la monade, la mona-

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    de il mezzo, la monade il fine. N v maggioranza al-cuna nei termini; essi sono uguali, senza priorit tempo-rale, indivisibili ed incommensurabili secondo il tempoo altra misura... Attraverso questarte aritmetica si cono-sceranno i misteri infiniti di ogni numero mistico, con-veniente alla divinit e necessari alla limpida conoscenzadelle Scritture, il cui senso riposto invano si sforzer discoprire chi ignori questa scienza

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    Geometria, musica, astronomia.

    Venendo poi alla geometria, i cui princpi sono costituitidai punti, dalle linee e dalle superfici, non corpi ma limitidei corpi, giungiamo finalmente al cubo, corpo perfettoe solido a tre dimensioni, attraverso cui con mirabilesottigliezza pu studiarsi lunit della Trinit...

    Ed ecco la musica, tanto apprezzata dal santissimore David, cantare le lodi di Dio, e aggiungere canti acanti. E si vedr una meraviglia grande: che le settenote sono tali che la prima e lottava si corrispondonoin unit. Ma soprattutto si vedr che tanta la mirabilepotenza dellunit, che le corde di due cetre, fra loroaccordate allunisono, e poste vicino, risuoneranno erisponderanno ognuna al tocco dellaltra col vibrare e colsuono. Chi questo osservi ammirer la potenza di Dio evenerer lunit di tutte le cose per la somiglianza conDio.

    Che dire poi dellastronomia la quale, contemplandogli astri, attraverso la variet dei movimenti, la grandezzadei corpi celesti, gli ornamenti del mondo e la bellezzadel cielo, rivolge la creatura verso il Creatore di tuttoluniverso? In essa che cosa mai si potr trovare dicontrario alla verit, di contrastante con la Scrittura?

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    Difesa della poesia.

    Meglio, forse, sarebbe, poich la poesia presuppone tut-to il trivio, il quadrivio, e tutta la filosofia, e il sapereumano e divino, e tutte le scienze; meglio, dico, sarebbetrattarne dopo aver discusso di tutto questo. Tuttavia,poich secondo Quintiliano... il dir dei poeti riguarda lagrammatica, e la poetica in quanto arte e scienza partedella logica, e cio della scienza del discorso, e costitui-sce una facolt a s, a cui Aristotele ha dedicato una spe-ciale trattazione in un particolare libretto, per tutto que-sto non fuori luogo parlarne insieme con le arti libera-li... Secondo Aristotele, ogni poema ed ogni espressio-ne poetica consistono in una lode o in un biasimo; ora,se le cose stanno cos, che cosa pu esserci nella poesiadi contrastante con la fede o di ripugnante alla Scrittu-ra? E che cosa potranno mai imparare i Cristiani, se nonpotranno lodare la virt e condannare il vizio? Io non socapire come tu ed altri, che detestate la poesia, giungia-te a una cos terribile condanna, e perch essa vi sembricos odiosa...

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    La Scrittura sacra poesia.

    Larte poetica, dunque, una delle arti e facolt del di-scorso e, come ho detto sopra, bilingue: una cosa infat-ti esprime, ed unaltra intimamente intende; parla sem-pre in modo figurato, legando spesso in versi le parole,se conviene. Ma io non so davvero che cosa, nel compi-to di questarte, possa giudicarsi contrario alla fede, o incontrasto con la Scrittura; soprattutto poi quando evi-dente che la stessa Scrittura divina niente altro se non

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    poesia. Che altro infatti essa , nei termini e negli argo-menti, se non un parlare figurato?... Ben so che per i re-ligiosi il nome stesso di poesia detestabile, perch ap-pare loro profano, anzi sacrilego e degno del massimobiasimo... Errore, questo, che deriva dallignoranza deipi circa quello che debba intendersi per poesia... Cosniente altro credono che sia la retorica se non un accozzodi vocaboli smaglianti, con le clausole scorrevoli del cur-sus, il che tuttavia nulla ha a che fare con la retorica..., icui veraci fondamenti, noti senza dubbio a pochi, consi-stono, riguardo alle parole, nellusare termini non caoti-ci, non oscuri, non inusati..., appropriati alle cose che sivogliono esprimere e, per dirla con Cicerone, nati quasicon le cose stesse... Ma, per tornare alla poesia, i religio-si credono che essa si riduca a favole, a misfatti, che so-no invece finzioni che celano alcunch di buono; e cosla condannano e la detestano, senza capire che, come si gi detto, nientaltro essa se non unarte del dire, unafacolt bilingue, che una cosa esprime di fuori ed unal-tra ne significa nel senso riposto, e sempre parla per fi-gure e disponendo in versi le parole...

    Orbene, la Sacra Scrittura non forse la parola diDio? e che cosa vi nel corpo intero del santo volumedel Vecchio Testamento..., che cosa c nei quattro Van-geli, nelle Epistole canoniche, negli Atti degli Aposto-li, nellApocalissi cos lontana dallumano intendimento,che non debba intendersi allegoricamente, che non na-sconda sotto la scorza delle parole ben altro da quelloche esprime? Che non si possa e non si debba a buondiritto chiamare bilingue?... Che cosa pu esservi di pipoetico, e a guardare lespressione di pi amatorio e la-scivo del Cantico dei Cantici? Che cosa di pi misterio-so, e di pi poetico, del libro e della storia di Giobbe?...Passando poi dal contenuto e dai concetti alle sempliciespressioni verbali, secondo Aristotele appartengono al-la poesia le metafore ed ogni parlar figurato, i metapla-

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    smi, gli schemi, i tropi e tutto ci che in essi si cela, ciche riveste figure molteplici, e che comunemente usatoda tutti gli oratori e i poeti.

    Ne segue che quanto nella Scrittura si scosta dal si-gnificato naturale e proprio, quanto a proposito di altro detto in modo figurato, sempre poetico... Ma a chescopo dilungarsi? che cosa c in tutta la Scrittura chenon abbia un senso mistico, sia che tu consideri le paro-le, o le storie, o le profezie, o i precetti di sapienza? rut-to mistico, tutto si riduce ad un intendimento allegori-co. Niente c che non sia bilingue, che non dica in ap-parenza una cosa ed unaltra ne intenda nascostamente,che non possa esporsi ed intendersi secondo i molteplicisensi dello Spirito Santo... Tutta la Scrittura ha un signi-ficato mistico, ed abbonda da ogni parte di misteri mol-teplici; e questo tipico tratto dei poeti. Se infatti, co-me sostiene Aristotele, la poesia cela quasi sempre il pro-prio senso riposto, che cosa fa di diverso la poesia rispet-to alla Scrittura? ...E poich la poesia, non sempre, maspesso, si esprime in versi..., vediamo se anche la Scrittu-ra proceda cos... Ora anche la pagina divina non sem-pre scorre in prosa, ma assume a volte eleganze poetiche.Perci essendo la poetica una delle arti del dire, e facol-t di esprimersi con un linguaggio di duplice significa-to, che una cosa mostra in superficie ed unaltra ne celain profondit, sempre con parlare figurato, e spesso met-tendo in versi quello che vuol dire, certo ed evidentis-simo che le finzioni dei poeti e il procedere della Scrit-tura Sacra non sono diversi ma si fondano sullo stessometodo.

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    II

    Leonardo Bruni e gli humanitatis studia

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    La cultura letteraria e la lettura dei classici.

    Per chi voglia giungere a quella eccellenza, alla qualeio ora ti chiamo, ritengo innanzitutto necessaria unaperizia negli studi letterari non piccola n volgare, magrande e costante e accurata e profonda. Senza tale basenessuno pu costruirsi alcunch di alto e di magnifico.Non comprender infatti con sufficiente penetrazionele opere dei dotti, chi non sar provvisto di cos fattaconoscenza; e se egli stesso scriver qualcosa non potrnon riuscire ridicolo.

    Per raggiungere tale cultura serve s linsegnamento,ma molto di pi la nostra diligenza ed il nostro impegno.Dellinsegnamento basta dir poco. Chi ignora infatti chelingegno deve essere plasmato, e quasi iniziato dallope-ra del maestro, in modo che conosca, non solo le parti ela struttura delle lettere, ma fin le minuzie e quasi gli ele-menti primi del discorso? Queste cose noi apprendiamoda bambini come in un sogno; dopo, cresciuti, le rievo-chiamo non so come, e quasi le ruminiamo, in modo chealla fine ne spremiamo il succo ed il verace sapore.

    Ma c un altro pi robusto genere dinsegnamento,utilissimo non tanto ai bambini quanto agli adulti; ed quello di coloro che si chiamano grammatici, e checon lunga fatica tutto analizzando hanno costruito unadisciplina letteraria... Eppure, credimi, tutto supera evince la nostra diligenza. questa, infatti, che ci svelacompiutamente non solo le sillabe e le parole, ma i tropie le figure ed ogni ornamento e bellezza del dire. Essa ciforma e quasi ci plasma; per essa infine impariamo molte

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    cose che difficilmente potrebbe insegnarci un maestro: ilsuono, leleganza, la grazia, la bellezza. Di tal diligenzanostra il punto principale consiste nel fare in modo daleggere soltanto i libri che siano stati scritti dagli ottimiautori latini, guardandoci invece da quelli scritti male erozzamente; come da una calamitosa rovina del nostroingegno. La lettura, infatti, di cose scritte malamentee scioccamente ingenera nel lettore uguali difetti, e neinquina la mente con uguale malanno. Poich la lettura come un pasto dellanima, e la mente se ne imbeve ese ne nutre. Perci, a quel modo che chi ha cura delproprio stomaco non gli d qualunque cibo, cos chi vuolconservare la purezza dellanima non le permetter ognilettura.

    Sar dunque nostra prima cura non leggere se nonopere egrege e classiche; in secondo luogo dovremo far-le nostre con acuto giudizio. Badi, chi legge, alla collo-cazione precisa dei termini, a loro valore e significato; enon esamini solo le cose maggiori, ma le pi minute, inmodo da conoscere fin dalla scuola le varie parti del di-scorso, insieme e singolarmente.

    Dagli autori che legger trarr cos labitudine ad usar-ne... E di essi si ciber e si verr imbevendo con ogni di-ligenza, in modo che tutte le volte che poi dovr legge-re o scrivere non user parola che prima non abbia in es-si ritrovata... Vi saranno molti, forse, ai quali sembre-r soverchia questa mia preoccupazione. Ricordino cheio parlo di un ingegno grande e che promette di s co-se egrege. I mediocri vadano strisciando come posso-no. Ma nessuno giunger al sommo, se di tutto questochio dico non si sar compenetrato ed imbevuto. Que-sto io penso delle lettere: che non si deve ignorare nul-la di quello che suole usarsi, e che bisogna inoltre cer-care nel discorso ogni nitore, eleganza, grazia; e che nel-lo scrivere qualunque cosa bisogna avere ogni ornamen-

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    to e, per dir cos, unabbondantissima suppellettile da ti-rare fuori e mettere in luce quando convenga.

    Ma poich si detto che una vera cultura consta di pe-rizia letteraria e scienza reale, avendo gi mostrato quelloche pensiamo delle lettere, passiamo ormai a quello cheriguarda la conoscenza delle cose.

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    La scientia rerum.

    Vorrei dunque che questo ingegno, destinato a raggiun-gere ogni eccellenza, fosse animato da unardentissimabrama di sapere, cos da non disprezzare disciplina alcu-na, da nulla ritenere a s estraneo, da slanciarsi ardentedi mirabile brama verso la cognizione e la comprensionedelle cose. Dinanzi a cos fatto ardore ed impeto natu-rale io, in parte, aggiunger stimoli e, a gran voce, esor-tazioni; in parte, invece, porr freni e suoner a raccol-ta. Vi sono infatti discipline in cui non conveniente es-sere del tutto incolti, ma neppure onorevole cosa rag-giungerne i fastigi: tali la geometria e laritmetica, in cuise troppo tempo consumerai percorrendone ogni sotti-gliezza pi oscura, io ti ritrarr e te ne strapper. E lostesso far con lastronomia e, forse, con la retorica. Madi questultima lho detto a malincuore, perch se mai al-cuno la coltiv, tale io sono. Tuttavia io devo conside-rare molti aspetti della questione, e, innanzitutto, devotener presente la persona per cui scrivo...

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    Formazione etico-religiosa.

    Quando, dunque, mi far a spronare, a stimolare la cor-sa? Allorquando essa si volga alla religione e alle norme

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    del vivere, allora la pregher di diffondersi, di applicar-si, di insistere notte e giorno. N mi grave fermarmiad una considerazione particolareggiata dellargomento.Una donna cristiana cerchi, innanzitutto, di acquistareuna buona conoscenza delle Sacre Scritture. Che cosa,infatti, potrei consigliarle di studiare prima di ci? Mol-to ne ricerchi, molto discuta, molto indaghi. Ma ami so-prattutto gli antichi scrittori; i moderni, quando sianouomini dabbene, onori e veneri, ma i loro scritti usi par-camente. Che cosa vi pu essere, infatti, che una don-na colta non trovi in Agostino, e trovi invece in costoro?quandegli, poi, ha un modo desprimersi dotto e degnodessere ascoltato; mentre questi, invece, nulla scrivonoche meriti di essere letto.

    Ma non voglio che essa si limiti alle scritture religio-se; voglia indurla agli studi secolari. Veda quello che citramandano i pi eccellenti filosofi intorno al ben vive-re; che cosa scrivano della continenza, della temperanza,della modestia, della giustizia, della fortezza, della libe-ralit. E non ignori quello che essi pensano della felicit:se basti la virt, o se torture e carcere ed esilio e povertci impediscano di vivere beati. Se, quando tutte questesventure capitano ad un uomo felice, lo rendano misero;o se gli tolgano solo la felicit, ma senza indurlo del tuttoin miseria. E ancora: se la felicit umana consista nel pia-cere e nellassenza del dolore, come volle Epicuro, o nel-lonest, come pens Zenone, o nellabito virtuoso, co-me sostenne Aristotele. Cose tutte credimi egregie edegnissime dessere conosciute da noi; e che non recanosolamente utilit a ben vivere, ma offrono anche mirabilemateria a parlare e a scrivere di ogni argomento.

    Queste due discipline, che riguardano luna la religio-ne e laltra la vita morale, siano proposte come fonda-mentali. Le altre tutte siano ad esse riferite, s da poter-le quasi aiutare e adornare. Ed infatti quella mirabile ec-cellenza umana, che con fama veritiera innalza un incli-

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    to nome, non si ottiene se non conoscendo molte e va-rie cose. Bisogna, dunque, molto leggendo e imparando,prendere da ogni parte e accumulare, e tutto esaminarein ogni senso e scrutare, perch qualche utilit ci vengaper i nostri studi.

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    Gli storici e gli oratori.

    Ma si proceda anche ad una scelta diligente e ad un av-veduto impiego del tempo, in modo da mandare avan-ti sempre le cose pi importanti e pi ragionevoli. Pen-so cos di aggiungere per primo agli studi anzidetti quel-lo della storia, che uomini colti non debbono in alcunmodo trascurare. Conviene infatti conoscere lorigine ei progressi della propria gente e le imprese in pace e inguerra dei popoli liberi e dei grandi re. La nozione delpassato guida la prudenza e il consiglio, e la somiglian-za degli eventi ci esorta o ci distoglie dalle imprese. Edinoltre di dove, se non dalla storia, potremo noi trarreabbondanza di esempi con cui illustrare i nostri discor-si?...

    N bisogna trascurare la lettura degli oratori. Chipi ardentemente di loro suole esaltare la virt, chi pifieramente vituperare i vizi? Da essi noi apprenderemoa lodare le buone azioni e ad avversare le cattive; daessi impareremo a consolare, a esortare, a sospingere, atrattenere. E bench tutte queste cose siano proprie deifilosofi, tuttavia, in un certo loro modo, sono in poteredelloratore e lira e la misericordia ed ogni esaltazionee depressione dellanima. E quegli ornamenti di parolee di massime, che illuminano il discorso come stelle ecome faci, sono strumenti propri degli oratori, e da loroli trarremo nello scrivere e nel parlare adattandoli alnostro bisogno quando largomento lo chieda. Ed infine

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    da essi trarremo ogni ricchezza di termini, ogni forza eornamento del dire, ogni vivezza e, per dir cos, ognisangue del discorso.

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    Valore fondamentale della poesia.

    Voglio poi che tu legga e intenda i poeti. Quale maitra gli uomini sommi vediamo privo di tale conoscenza?Aristotele cita con grande frequenza i versi di Omero,di Esiodo, di Pindaro, di Euripide e degli altri poeti, etutti li ricorda a memoria e li rende con facilit estrema,onde appare chegli non fu quasi meno studioso dei poetiche dei filosofi. Frequentissimo luso dei poeti anchein Platone, e ad ogni passo spontaneamente gli vengonoinnanzi, e di continuo conferma i suoi detti con lautoritloro.

    Mi sono fin qui riferito ai Greci. E che dire dei no-stri? Sembrer forse poco addottrinato di poesia Cice-rone che, non contento di Ennio, di Pacuvio, di Accioe degli altri nostri latini, traduce anche i carmi greci, ene riempie i suoi libri? E che dire di Seneca, uomo cer-to aspro e severo; non ha scritto forse anchegli poemi, enon , a volte, tutto pieno di versi? Non parlo di Ago-stino, di Girolamo, di Lattanzio, di Boezio, i cui scritti ele cui discussioni ben mostrano quanta conoscenza essiabbiano avuto dei poeti.

    A mio parere, infatti, non ha una piena educazione let-teraria chi non conosce i poeti. Essi hanno detto molteverit, e molto agevolmente, sulla vita morale degli uo-mini; in essi ugualmente si trovano i principi dellesseree del divenire, e le cause, e quasi direi i germi di tutte ledottrine. Di pi essi hanno una grande autorit deriva-ta loro dalla fama di sapienti e dalla bellezza della for-ma; e v in loro un i grande splendore dovuto allelegan-

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    za del dire, ed una nobilt degna di uomini liberi, ondesembra men che rustico che mi manchi. Che cosa difet-ta ad Omero, che ci impedisca di considerarlo sapientis-simo in ogni dottrina? Alcuni mostrano che la sua poe-sia contiene ogni saggezza di vita, divisa in ci che con-viene in tempo di guerra e in ci che si addice al tempodi pace...

    Per questo uomini sapientissimi dellantichit insegna-rono che i poeti hanno una divina ispirazione, onde ap-punto li chiamarono vati, parlando essi non tanto da squanto per una certa esaltazione interiore e per ispirazio-ne divina... Eppure taluni hanno il coraggio di dire chenon bisogna leggere i poeti, autori, se si voglia dir giusto,di cose divine. Affermazione, tuttavia, che sogliono faresolo coloro che, privi di qualunque educazione raffina-ta, sono incapaci di riconoscere e di comprendere qual-siasi eccellenza delle lettere. Io invero quando conside-ro questi nostri studi, trovo necessaria soprattutto la co-noscenza dei poeti, cosi per lutilit, di cui ho gi detto,e per la varia cognizione di molte cose, come per linsi-gne splendore dellespressione. Inoltre di tutti gli studinessuno ce n che ci richieda meno tempo; i poeti in-fatti si imparano nellinfanzia, quando quasi non possia-mo attendere ad altro, e ci rimangono fissi nella memo-ria per larmoniosa eleganza, e sempre ci seguono, e ci ri-tornano in mente senza bisogno di libri, cosi che anchese siamo occupati in altro pur ci tiene la poesia. E quan-do la natura stessa sia disposta alla poesia, anche da que-sto mi sembra che si veda, che comunemente uomini in-dtti, privi di qualunque educazione letteraria, tuttavia,se hanno dellingegno, si dilettano di formare dei motiviritmici nel loro modo rozzo. E pur potendo dire pi age-volmente le medesime cose in prosa, tuttavia essi riten-gono di aver compiuto qualcosa di degno dessere ascol-tato, se riescono a esprimerle in armonie ritmiche. Perfi-no le solenni espressioni della messa, elaborate con ogni

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  • Leducazione umanistica in Italia

    cura, tuttavia, pronunciate nelle chiese, sembrano a vol-te assopire lanimo nostro. Ma se in mezzo ad esse il co-ro intona quegli inni cos pieni di poesia..., chi v cheabbia lanima cos bassa, da non sentirsi svegliato e qua-si rapito? Per questo alcuni antichi saggi pensarono chelanimo nostro fosse unarmonia e un numero, poich sisa che tutte le cose godono per natura soprattutto di ciche simile; e non c nulla di cui lanimo nostro si com-piaccia e si diletti pi che dellarmonia e del ritmo. Maqueste sono questioni troppo grandi per quel che ora ciinteressa: una sola cosa mi basta che risulti chiara, cheper natura noi siamo portati alla poesia pi che ad ognialtro genere letterario, e che nella poesia v una sommautilit, e gioia e nobilt, s che colui che ne privo nonpu considerarsi educato liberalmente.

    6

    Scientia rerum et peritia litterarum.

    Quella eccellenza dunque, della quale tratto, non si ot-tiene se non mediante la conoscenza di molte e varie co-se. quindi necessario avere visto e letto molto, ed es-sersi dedicati ai filosofi, ai poeti, agli oratori, agli storici ead ogni altro genere di scrittori. Ne risulta cos un riccopatrimonio che ci permette di apparire provveduti, va-rii, adorni, in nulla rozzi o scarsi. Ed a questa ricchezzadi nozioni bisogna aggiungere una non piccola ne spre-gevole perizia letteraria. Sono infatti, queste due doti,che si giovano vicendevolmente e servono luna allaltra.Poich se le lettere senza le cognizioni reali sono sterilie vuote, anche la conoscenza dei contenuti, per quantovasta, se manca della bellezza della forma letteraria, ap-pare oscura ed impervia. A che giova sapere molte bel-le cose, se non se ne pu parlare con dignit, e non sene pu scrivere senza suscitare il riso? Sono tra loro in

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    qualche modo congiunte perizia letteraria e conoscenzadelle cose. Ed insieme congiunte esse dettero la gloriae la celebrit del nome a quegli antichi di cui veneriamola memoria: Platone, Democrito, Aristotele, Teofrasto,Varrone, Cicerone, Seneca, Agostino, Girolamo, Lattan-zio; nei quali tutti ben difficile discernere se sia statamaggiore la ricchezza di cognizioni o la perizia formale.

    Ma concludiamo: un ingegno che prometta di rag-giungere leccellenza in tutto, deve a parer mio essereformato con entrambe queste doti, e per procurarsele de-ve leggere molto dogni genere, e deve raccogliere molto.Tenga tuttavia conto del tempo, ed attenda sempre allecose pi importanti e pi giovevoli, n si occupi di quelche troppo oscuro o poco utile per lavvenire! Fonda-mentali mi sembrano gli studi religiosi e morali, mentregli altri tutti si rifriscono a questi come ornamenti, ca-paci di aiutare ed illuminare; e perci conviene occuparsidei poeti, degli oratori e degli altri scrittori. Nelleduca-zione letteraria bisogna poi badare a che vi sia una formanobile dinsegnamento, un vigile zelo; e che si legganosolo cose ottime ed universalmente apprezzate.

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    III

    San Bernardino da Siena

    1

    Le fede presupposto dellapprendere.

    Bont, disciplina e scienzia insegnami, Signore Iddio,per, ch a tuoi comandamenti i creduto... Bisogna, achi vuole imparare arte niuna, sia qualunque o in greco, oin latino, o arti liberali, o cucire, o tagliare, o filare o farepanni di lana, o drappi di seta, o alcuna altra scienzia,bisogna imprima la fede, cio che tu creda al maestro o achi te la insegna; che se non credi a chi te la nsegna, nonimparerai mai quellarte che non vabbi imprima la fede.David dice che tutte loperazioni di Dio, o per grazia,o per amore, ladopera per mezzo della fede. Adunquedice David nelle parole sopralegate: Io fede, Signormio, in te; insegnami.

    2

    Tre condizioni dello studio: bont, disciplina, scienza.

    Tre cose bisognano imparare a tutte le creature del mon-do, di qualunque generazione si sieno, a volere piacere aDio e al mondo.

    La prima si avere buona volont: bonitate... Nonpiaceva a Dio il sacrificio senza sale nella legge vecchia;per niuna operazione gli piace che non vi sia la buonavolunt.

    La seconda si disciplina, come tinsegner.La terza cosa si iscienzia, che sappi qualcosa pi che

    le bestie.

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  • Leducazione umanistica in Italia

    Vedi adunque, tre cose bisognano a volere essere inquesto mondo a qualche cosa, a uomo o a donna: boni-tate, disciplina e scienzia...

    Poni adunque in ogni tuo fatto il fondamento dellabuona volunt e acquisterai ogni scienzia, la quale sarprima utile a te, utile alla tua famiglia, utile alla tua patriae utile alla tua citt...

    La seconda parte principale si della disciplina, chedice, dopo la bonit, insegnami, messer Domeneddio, adavere disciplina. Attendi bene e imparerai a che modo oin che forma debbi andare alla scuola, o ad alcuna arteper imparare... Ogni volta che lanima fa stima dunacosa, ella atta a acquistarla; ma duna cosa che non faccistima non lacquister mai. Questo il fondamento deltutto. Alla pratica: tu vieni alla predica; bisogno che tufacci stima della parola di Dio a volere ti facci pro; ma sevieni a udire, e non ne facci stima, non ti fa pro niuno.Se hai il capo e fai istima dello mparare rettorica, nonandare a udire fisica o altra arte, se non a quella che di quella cosa che tu fai istima e va vi drieto, di quellacosa ti vestirai. Quando i prima il naturale che ti detta efa istima della rettorica, o daltra scienzia, aggiugnivi poilaccidentale dello studiare, ti vien poi fatto ci che tustimi di fare. I Romani antichi e valenti uomini, in ogniarte tenevano questo modo, che quando i loro figliuolierano in et di conoscimento, mostravano loro di tutte learti, e a quella il ponevano a studiare e assercitare, ove lastimativa di quel fanciullo pi sinchinava, e per quellovenivano poi valentissimi uomini, che accozzavano ilnaturale con lo accidentale. Datti a imparare quello chela natura ti tira. Come la mente fa istima di fare una cosache piaccia a Dio, egli te la d volentieri; quando vedeche non ne facci stima, non se ne cura... Non saprestinulla se non fai prima stima di qualche buona cosa. Sefai stima della Scrittura divina, di santo Agostino o deglialtri, andr bene, che se lanima che desidera di sapere

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    naturalmente cercher con la buona volont, acquisterassai di divini doni... Dacch un uomo che non sappinulla assimigliato a uno sepolcro dorato di fuori, chedentro pieno di bruttura. Cos luomo che parato difuori co belli vestimenti, senza niuna virt dentro, nespirituale ne morale, uno sepolcro.

    3

    Lo studio dilettoso, onesto, utile.

    La virt dilettevole daltro diletto che de vostri gio-vangelli che vanno con gli sparvieri in pugno, e drietoagli uccellini e a cani; ed altro diletto che del giostrare,o pazzeggiare, o giucare. Non si diletta la scienza di que-sti diletti del corpo, ma di quegli dellanima di dentro.Ella attende a maggiore diletto che a quello delle bestie,ma nello studiare de libri de dottori santi e della santaScrittura, nella Bibbia o in qualunque altro santo libro, tiporge alla mente tanto diletto che passa tutti gli altri.

    ...Eziandio son di gran diletto il leggere il Dante, edaltri libri di leggende di santi, di santo Gregorio, di santoGeronimo; dilettarti di queste cose morali e notare, eapparare a mente; e cosi studiando e pigliando dilettovaghi della vagillazione della mente, e non ti grilla ilcervello come agli altri giovangelli o uomini fatti che nonattendono a studio niuno, ma a forbire le panche.

    Non aresti tu un gran piacere se tu vedessi o udissipredicare Ges Cristo? Grandissimo! Cos san Paulo,santo Agustino, santo Gregorio, santo Gironimo e santoAmbruogio e gli altri santi dottori? Mai s! or va, leggii loro libri, qual pi ti piace, o di qual pi fai istima, eparlerai con loro ed eglino parleranno teco; udirannote e tu udirai loro, e gran diletto ne piglierai. A dirti ilvero, molto male ti posso dare ad intendere il diletto chenesce, se tu non lo pruovi per isperienza. Nelle sante

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    Scritture non v di fuori quella scorza gentile come nelle scritture de poeti, ma evvi molto midollo, e nepoeti non nulla. Io il provai nella mia giovinezza, checo poeti mi dilettavo per lo dolce suono di fuori dellacorteccia, e nella Bibbia e in altre sante scritture non mipotevo dilettare, anzi leggendo mi veniva dormito, ma,come piacque a Dio, mi venne per le mani lEpistole disanto Gironimo, le quali mi feciono levare da tutte lefantasie poetiche, e andare drieto alla santa Scrittura...

    La seconda cosa, perch debbi studiare, si perchella onesta cosa. Troppo onesta cosa a secolario a religiosi la lezione delle virt morali, che ti fannodiventare virtuoso e pieno donesta vita. Non intenderecome quello giovane che non si d diletto se non digiuocare a tavole, o a naibi, o zara, o di portare losparviere, o dandare a vagheggiare... Non pu essereniuna cosa buona sella non onesta... Quegli che sichiamano gentili uomini che non fanno arte niuna, o pergentilezza, o perch dicono che non nnno bisogno, chesono ricchi, mai si! ma tu i bisogno dessercitare. Se nonti esserciti in qualche virt spirituale o morale, diventicome un porco in ista che pappa e bee e dorme... Lagentilezza non sta nelloziosit, ma nello esercizio di te edella tua famiglia e della tua citt...

    La terza cosa perch debbi studiare si perch gli utile. Impossibile cosa che se tu studi, che non siaaltro che valentuomo o virtuoso. Ama la scienzia dellalettera e delle Scritture che sono pregne di Dio; quantopi luserai tanto pi sarai in grazia di Dio. Ricchezzamagna, utile e nobile!... Adunque lo studio utile perte, per la tua famiglia, per la tua citt e per gli tuoi amici,e potrai comparire in tutte le terre del mondo; e innanzia qualunque signore, e diventerai uomo, ove saresti unzero sanza lo studio. Adunque grande gloria lo studio.

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    4

    Regole da seguire negli studi:

    a) Quietazione.

    Lanima nostra fatta come lacqua. Quando sta quietala mente come unacqua quieta, ma quando commos-sa per qualcuno impedimento, sintorbida. bisogno, sevuoi attendere allo studio, si riposi e si quieti, altrimen-ti non potresti attendere a niun bene... Quetaci, messerDomeneddio, la nostra mente.

    Varie sono le quietazioni e le passioni dello studio. Laprima, levar via il timore... Leva via questo timore,che non arai si grosso lo ingegno che non impari moltecose utili, se prima ne farai stima... La seconda cosa la speranza che talletter la mente... La speranza deltosto imparare torna in danno. La terza, guardati dalladissipazione della mente, dalla troppa festa. Piglia dilettoa ragione. La quarta cosa, si che ti conviene quietare lamente dal dolore. Non ti dare troppa malinconia cheti guasterebbe lo studio. Ist allegro il pi che puoi.La quinta, si che ti conviene quietare la mente dalloamore che troppo contrario allo studio; daltro amoreche amore dello studio.

    La sesta quietazione si dellodio. Separati dallodio,che se l cuore impacciato nellodio non potrai maistudiare che non pensi a quello. La settima quietazionesi de disiderii disordinati de guadagni.

    b) Ordinazione.

    Quando arai la mente disordinata non farai mai cosaniuna che ben vada. Ordine corporale, ordine spirituale.

    Ordine corporale: mangiare sempre allora competen-te; non mangiare troppo n poco; tutti gli estremi son vi-

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    ziosi; la via di mezzo ottima. Non si pu portare due so-me: lo studio e l poco mangiare; il troppo mangiare elo studio, che luno ti far intisichire e laltro tingrosse-r il cervello. Non dormire troppo n poco; a sobrietadedormi. O la sera va a buonora a letto elevati per tempoe studia; o veghia assai e levati tardi... Pi utile levarsiper tempo allo studio con la mente sobria.

    La vita ordine spirituale. Lanima regolata col timo-re di Dio... Non mandare, allo studio, il carro innanzi abuoi; comincia con buono fondamento. Impara piutto-sto meno scienza e sappila bene, che assai e male. Fa sti-ma in te pi duno dottore che dun altro; o duno libroche dun altro; e altrimenti degli antichi dottori che demoderni; non ne dispregiare per nessuno.

    c) Continuazione.

    Conviene che ti conformi, che tu non vadi fantasticandoora in questo libro ora in quellaltro. I dottori antichi emoderni pigliavano un libro il quale pareva loro di pistima, e quello studiavano, e in quello scrivevano; e poi,imparato bene, per continovazione andavano allaltro.Non andare oggi a uno e domane a un altro, ch tostone va chi tosto ne viene. Vuolsi continuare.

    d) Dilettazione.

    Piglia diletto di quello che tu istudi, o che tu leggi, oche tu odi...; e se piglierai diletto della cosa, tu non lacorrerai, anzi la masticherai molto bene. Cos bisognache tu legga in forma che lo ntelletto, masticando eragumando bene, se lo metta nella memoria saldamente,e riempiati della sapienzia di Dio. Sanza essere ito aParigi a studiare, impara dallanimale ch lunghie fesse,che prima mangia e insacca, e poi ruguma a poco a poco.

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    e) Discrezione.

    Luomo debbe considerare il suo stato, el suo tempo, ilsuo ingegno, el suo modo; o ricco, o povero, o in alto, oin basso stato. Secondo gli stati bisogna la discrezione:discernere quello che si pu fare secondo lo stato suo, edi quello abito vestirsi; converr discrezione e altrimentinon faresti nulla.

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    IV

    Maffeo Vegio

    1

    I fanciulli non debbono essere spaventati troppo conminacce e percosse; della misura che va osservata.

    Converr badate che i bambini non vengano spaventa-ti di soverchio con minacce, n colpiti con percosse. Sitratta di un errore largamente diffuso fra i genitori, i qua-li pensano che minacce e colpi rechino un grande aiu-to per una ottima educazione dei figliuoli, mentre inve-ce valgono solo ad incuter loro una paura cos profon-da, che ben difficilmente riescono poi a scacciarla, an-che quando siano in l con gli anni. Spesso il caratteresi indebolisce; ed questo, appunto, il resultato che ot-tengono generalmente molte donne sciocchissime quan-do, accecate dallira, pretendono di insegnate ai figli conla pessima abitudine delle battiture quella moderazioneche proprio esse ignorano... Siano perci estremamen-te misurati i genitori nel riprendere i figli; ricordino checerti sistemi convengono a schiavi, non a uomini liberi;ricordino che chi viene minacciato, oltraggiato e percos-so, si forma un animo servile, e resta umiliato, stronca-to, ridotto alla disperazione, travolto dal dolore. Se pri-ma aveva unindole generosa, avvilito: ridotto ad averpaura di tutto, a non osar pi nulla di egregio e degno diun uomo libero. Le stesse battiture danneggiano moltis-simo il corpo non meno dellanima: infatti si generano dil umori nocivi; le membra si ammalano e vengono me-no; come alle piante una soverchia aridit, cos nuoce aibambini una severit troppo austera. Questo cinsegna-no anche gli altri animali; ed infatti con i puledri e i vitel-li non si adoperano n fruste n sproni o battiture; e per-

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    fino i cavalli che gi sopportano il freno, se vengono col-piti troppo, diventano ombrosi, ribelli, pronti a spaven-tarsi di tutto, mentre se vengono guidati da mano gentileriescono generosissimi... Con i bambini necessaria unamano dolcissima. E con questo non vogliamo dire checonvenga lasciar libero corso a tutti i loro capricci. Sap-piamo bene quanto sia molle, e pronta cos al vizio comealla virt, la natura di questet. Vogliamo affermare cheuneducazione pi misurata e mite meglio si adatta a ri-trarre i bimbi dal vizio e a volgerli allamore della virt.Per questo necessaria somma cautela e lacume di unsicuro giudizio; bisogna infatti lodare a tempo le opereben fatte, ma pi spesso far finta di non vedere gli sbagli;e correggere anche, ma con dolcezza; e mescolare alla lo-de un biasimo che susciti vergogna, ed allapprovazioneil rimprovero. Quando la situazione lo richiede conver-r usare una santa severit, ma anche approvare, sorride-re e, quando faccian qualcosa di bene, incitarli a conti-nuare con quei piccoli doni da cui cos facilmente riman-gon conquistati i bambini. E converr discorrer loro consomme lodi degli uomini che si resero famosi per virt eper sapere; e vituperare invece quanti riuscirono moltoscellerati e dannosi...

    Inoltre bisogner aver cura che siano esortati alla virtda persone estranee autorevoli per gravit. Quando ven-gano sorpresi a far male, siano rimproverati severamen-te anche da estranei. Le loro ammonizioni infatti riesco-no spesso pi efficaci di quelle dei parenti per educare ecorreggere i falli. Converr anzi fare in modo che quan-do dicono o fanno qualcosa di male vengan ripresi dailoro compagni e anche dai servi; cosa che Monica ritene-va assai giovevole allinfanzia, quella Monica la cui per-fetta maniera di educare ha ispirato tutto questo nostroscritto.

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  • Leducazione umanistica in Italia

    2

    Come vadano corretti i bambini.

    Non ci si obbietti che molti dei sacri testi... con sicuraautorit sostengono che bisogna battere i figli. Affermi-no quello che vogliono; anche noi abbiamo autorit nonspregevoli dalla nostra parte. Dicono i testi sacri: Chiama il proprio figlio, lo batta di continuo perch si ralle-gri nel giorno del giudizio. Ma poich si invoca la Scrit-tura sacra, non converr dimenticare che Paolo, la cuiautorit non certo minore, cos dice agli Efesii: E voi,padri, non provocate ad ira i vostri figliuoli, ma allevate-li in disciplina ed ammonizione del Signore. E altrove,rivolgendosi ai Colossesi, scrive: Padri, non provocatead ira i vostri figliuoli acciocch non vengano meno del-lanimo. A questo proposito, forse, i genitori dovrannoconsiderare se i figli sembrino pi inclini per indole al vi-zio o alla virt. Se infatti lindole del bambino sar co-s nobile da amare spontaneamente la virt e la cultura;se il fanciullo sar modesto, rispettoso dei suoi maggio-ri, gentile con i coetanei, laborioso, desideroso di appro-vazione, eppur tuttavia sbaglier qualche volta e far delmale (ma chi, anche adulto, cos saggio da non sbaglia-re mai?), vorrei sapere se, anche quelli che approvano lepercosse, ritengono davvero che convenga minacciare ecolpire.

    3

    necessario conoscere la diversa indole dei fanciulli.

    Converr innanzitutto, con somma prudenza e sottilegiudizio, conoscer la natura dei propri figli e distinguer-ne lindole in modo da correggerne le abitudini, non di-versamente da come i medici curano i corpi, apprestan-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    do a ogni vizio o malattia dellanima i rimedi convenien-ti. I nostri corpi sono fatti di quattro elementi da cui de-rivano propriet diverse: dal fuoco il fervore, dallacquail freddo, dallaria lumido, dalla terra linnata secchez-za. E poich in ogni corpo dominer un elemento in es-so sovrabbondante, cos tale elemento generer analoghepropriet ed unanaloga indole, come chiaro che avvie-ne negli altri esseri animati, secondo le varie regioni. Per-ci, se prevarr il fuoco, gli uomini saranno iracondi; selacqua, miti; se laria, ilari; se la terra, tristi. Bisogne-r perci esaminare con cura lindole di ogni fanciullo.Alcuni infatti, sono come soavissimi fiori in cui sembrasplendere la luce di una futura ed egregia virt, pur es-sendo daltronde pi timidi del conveniente e pi vere-condi. Altri invece appaiono indomiti, audaci e temera-ri; altri ancora loquaci e garruli; altri con gli occhi volti aterra, e quasi incapaci di parlare pur essendo incoraggia-ti. Molti sono vani e vanagloriosi; moltissimi desiderosidi lode e di fama; altri di animo vile e di tutto incuranti;altri leggeri, incostanti, vagabondi; altri di mente salda epura. Taluni sdegnano di obbedire ai superiori; altri in-vece sono pronti a ossequiare glinferiori. V chi ama lafatica e le veglie; chi invece turpemente giace nellozio...Gli uni amano la pace, la quiete, la concordia; gli altrile offese e i contrasti. Cos grande la diversit deglin-gegni e della volont degli uomini, cos grande il con-trasto. Per questo necessario servirsi di metodi diversinelleducazione dei fanciulli...

    4

    I genitori debbono educare i figli nelle buone lettere.

    Abbiamo detto come convenga formare i costumi deifanciulli. Diremo ora come convenga istruirli nelle let-tere e nelle arti. A questo volgano lanimo, a questo miri-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    no con tutte le loro forze i genitori. Essi infatti per amoredei figli si adoprano con cura ansiosa nellaccumular ric-chezze e accrescere il patrimonio; ma quanto maggior ze-lo dovranno porre nel lasciar loro i tesori tanto pi degnie preziosi delle lettere e delle arti? Queste infatti duranoperenni e stabili; le ricchezze invece sono vane, momen-tanee, fuggevoli. La cultura rallegra e conforta ogni et;come ha detto Aristotele, lornamento dei tempi felicie il conforto della sventura, laddove le ricchezze pungo-no come spine e travagliano e generano spesso amarissi-mi affanni ; e quando vengono meno, lasciano in vergo-gna e ludibrio. Lettere ed arti spingono alla virt, e ac-cendono lamore del bene; le ricchezze, come diceva Po-sidonio, sono causa e fonte di ogni male. La cultura, nonla rubano i ladri, non la tolgono i nemici, non la strappaalcuna violenza, n il fuoco, n le avversit. Le ricchez-ze sono preda dellarbitrio dei potenti, della violenza deibanditi, delle vicende della guerra, del mare vorace, de-gli speculatori pi voraci del mare... Singolarmente belloil monito di Aristippo, filosofo socratico. Naufrago, lim-peto delle onde laveva gettato sulle spiagge di Rodi; masulla rena vide alcune figure geometriche, e subito di-cono volgendosi ai compagni di sventura esclam, rin-cuorandoli, che stessero di buon animo perch aveva ri-conosciuto vestigia duomini. Fiducioso si diresse subi-to verso la citt, and nel ginnasio, parl con somma ele-ganza di argomenti filosofici, e i cittadini di Rodi lo ono-rarono con doni generosi. I doni non tenne per s, ma nefece parte ai compagni, largamente provvedendo a tuttii loro bisogni. E quandessi, accingendosi a tornare inpatria, gli domandarono qual messaggio dovessero reca-re, rispose: Ricordate ai nostri compatriotti che dianoai figli una ricchezza e un viatico tale che non li abban-doni neppur nel naufragio. Esortazione, questa, degnadi un vero filosofo; degna desser seguita da tutti i geni-tori e desser custodita perennemente. Non diversa da

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  • Leducazione umanistica in Italia

    quellaltro suo detto di somma saggezza; richiesto infat-ti della differenza che passa fra il saggio e lo stolto, ri-spose: Mandali entrambi nudi in terre sconosciute, e lovedrai.

    N si deve trascurare il detto di quellAristippo, dicui parla Teofrasto: Solo fra tutti il sapiente non straniero in terra straniera; persi i familiari e i parenti non privo damici; cittadino di ogni citt, pu senza timoredisprezzare i difficili casi della vita, laddove colui checonfida, non nella dottrina ma nella sorte felice, procedeper incerti sentieri in una vita non sicura, ma incerta.

    5

    Della scelta dei maestri.

    Converr scegliere con la massima cura glinsegnanti al-la cui pubblica scuola affidare i figli: essi debbon essere,innanzitutto, gravi, puri da ogni colpa, ed inoltre di egre-gia cultura. A quel modo che, quanto pi sar puro e in-corrotto il latte della nutrice, tanto pi sano sar il fan-ciullo e pi robusto; cos, quanto pi i maestri sarannoegregi per costumi e dottrina, tanto pi profonde traccedi onest e cultura lasceranno nei discepoli; tracce desti-nate a fruttificare in seguito. E converr fin da principioscegliere senza esitazione uomini di grande dottrina, an-che se pu sembrar sufficiente per insegnar a ignari bim-betti un uomo qualunque, di modesto sapere. Quantopi colto infatti sar il maestro, tanto pi offrir un sape-re agevole ed egregio, capace di nutrire profondamentelindole dei fanciulli. Tali maestri getteranno nelle animebambine basi salde e sicure, le quali, gettate che siano,rimarranno ben radicate per sempre. E come va ricerca-ta somma dottrina nei maestri, cos va evitata una scuolatroppo numerosa. Alla moltitudine degli allievi tien die-tro necessariamente difficolt di insegnare; alla difficol-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    t trascuratezza; alla trascuratezza il dispregio; e a tuttoquesto, infine, perdita di tempo e di danaro. Bisognerdunque evitare con cura le scuole troppo affollate, in cuinessun maestro, anche dottissimo, riuscir mai a soddi-sfare il soverchio gregge degli allievi.

    Converr anche cercare maestri di indole sereni e mi-te, poich la durezza dei precettori, e vorrei dir lariditdei maestri impedisce ogni profitto...

    Quando poi un padre abbia trovato un maestro adattoad insegnare al figlio, dovr cercare di farselo amicoal massimo, recandosi spesso a visitarlo a scuola perrendersi conto di quanto profitti il figlio, ed anche percattivarsi lanimo del maestro, e renderlo sempre pibramoso di curare il bambino a lui affidato...

    I maestri poi seguano con ogni cura ed amore i fanciul-li, come se fossero figli, e non rifuggano per educarli danessun sacrificio. Quando avranno raggiunto lo scopo,godranno come lagricoltore che raccoglie i dolci fruttidallalbero che ha piantato. E badino sempre con som-ma diligenza che il compito imposto agli allievi sia in tut-to conveniente allet e alla capacit di ciascuno, distri-buendo i pesi con somma giustizia, secondo la robustez-za delle spalle di ognuno.

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    Parte Seconda

    PIER PAOLO VERGERIO

    DEI NOBILI COSTUMI E DEGLI STUDILIBERALI DELLA GIOVENT

    Prefazione

    1

    I tre compiti dei genitori.

    Francesco il vecchio, tuo avo, del quale come si ricorda-no molte e molto magnifiche opere, cos vanno anche perla bocca di parecchi numerose sentenze, e tutte sapien-tissime, da lui pronunciate, era solito dire, mio Ubertino,che quei genitori i quali vogliono provvedere al benesse-re dei propri figliuoli hanno da fare tre cose facili ad ot-tenersi e giustamente ritenute perci loro preciso dove-re. La prima consiste nel mettere ai figli un nome nobilee conveniente poich, pur trattandosi di una cosa da nul-la, tuttavia non piccola sfortuna avere avuto in sorte unnome indecoroso. Ed in questo molti sono soliti pecca-re, o per leggerezza, per darsi a credere essi stessi autoridi nomi nuovi, o allo scopo di trasmettere fedelmente ailoro posteri quanto ereditarono dai loro maggiori, quasipatrimonio gentilizio.

    Laltro precetto , che i figliuoli vengano educati incitt splendide, poich la grandezza e la fama della pa-tria contribuiscono moltissimo a guadagnare sostanze egloria, non solo, ma anche ad ottenere un terzo effetto,di cui tra poco diremo. Sebbene a proposito di ci spes-so sia da rammentare il battibecco tra Temistocle atenie-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    se e uno di Serifo, il quale sostenendo che laltro non eradivenuto celebre per virt propria, ma si perch nato inuna citt famosa, si sent rispondere: N tu saresti statocelebre se pur fossi stato ateniese, n io sarei stato ignotose anche fossi stato di Serifo.

    In terzo ed ultimo luogo poi voleva Francesco che aifigliuoli venissero insegnate le buone arti.

    2

    Importanza delleducazione.

    Cose tutte tre in verit bellissime, e degne davvero ditanto uomo, ai suoi tempi stimato, e giustamente, pru-dentissimo in ogni sorta di discipline: ma la terza, in ve-rit, delle altre due anche pi utile, che i genitori nonpossono procurare ai figliuoli n ricchezza migliore, npi sicuro patrimonio per vivere, dellammaestrarli nel-le arti liberali e nelle oneste discipline. Sar per mezzodi tali arti e discipline che i nuovi nati potranno agevol-mente rendere chiaro loscuro casato della famiglia, edillustrare la povert del luogo natale. La legge infatti as-siste chi voglia cambiare il proprio nome, purch lo fac-cia senza frode, come a nessuno proibito, quando cigli piaccia, di mutar il proprio domicilio. Ma se qualcu-no fin da ragazzo non istruito nelle buone arti, o, peg-gio, ne ha imparato di cattive, non speri mai pi, giun-to che sia allet matura, di spogliarsi delle seconde o diacquistare le prime. in quella verde et, dunque, chesi devono gettare le fondamenta di tutto il nostro vivere,ed informare lanimo a virt finch sia tenero e capace diricevere qualunque impronta, la quale, come allora sarfatta, cos durer per tutta la nostra vita avvenire.

    E se agli uomini tutti, e ai genitori in ispecie, convienestudiare il modo migliore di educare i figli, perch questivengano su degni di genitori dabbene, pure tale dovere

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  • Leducazione umanistica in Italia

    incombe soprattutto alle persone di condizione pi ele-vata, di cui non resta nascosta n una parola n un atto.I figli dei nobili devono essere istruiti nelle arti pi ec-cellenti, per dimostrare che sono degni della fortuna chegodono e delleccelsa condizione in cui nacquero, poich giusto che, chi vuole avere per se la somma delle cosetutte, sia anche capace di amministrarle, non essendovigiustificazione pi certa del governare, e pi salda, delfatto che il sovrano venga universalmente stimato degnodi avere il governo.

    3

    Elogio di Ubertino.

    Perci, Ubertino, essendoti toccato in sorte un nome dagran tempo celebre nella tua casata, e recentemente illu-strato da colui che, risalendo i tempi, fu il sesto tra voinel tenere il governo, ed essendo tu in quellantichissimacitt regale, floridissima per gli studi di ogni nobile artee ricca di tutto ci che il vivere umano domanda, genera-to da sangue di principe, e da un padre sotto il cui prin-cipato cresce ogni giorno di pi la felicit dello Stato e lafama della vostra famiglia, grandemente mi rallegro perla benevolenza tua e dei tuoi verso di me, vedendo chia-ramente come per la diligenza paterna, e soprattutto peril tuo senno, tu ti sia messo a coltivare con grandissimapassione le arti liberali e gli ottimi studi.

    Se infatti si consideri in quale delle tre cose sopra ri-cordate, e grandemente richieste ai genitori, essi abbianoparte maggiore, direi che tale sia appunto la prima, ossialimporre il nome ai figliuoli. il caso, e qualche volta lascelta, che d alluomo la patria: le nobili arti ognuno sele conquista da s, allo stesso modo della virt, che deve-si amare al disopra di tutte le cose ricercate dagli uominipoich le ricchezze, la gloria, i piaceri, passano e sfuma-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    no, mentre labito della virt ed il suo frutto resta interoe dura in eterno.

    Se dunque ti incito a procurarti diligentemente il be-ne della virt, pur facendo ci volentieri, vedo linutilitdella cosa, poich di che altro potrei ammonirti se nondi quello che tu costumi sempre di fare? e qual altro mo-dello potrei io raccomandarti migliore di te medesimo?Infatti, siccome per la tua stessa natura, e per le doti del-lanimo tuo e del corpo, tu sembri fatto in modo tale che lecito aspettare da te grandi cose, e sembri adatto adesercitare le maggiori, in modo da vincere i voti e le spe-ranze di quanti ti conoscono, perch mai io dovrei anchespronarti, esortandoti a qualcosa di pi alto, o infiam-mandoti con lesempio di altri? Nel tuo nome dunque iopresi a scrivere questoperetta, ove mi vado ingegnandodi ragionare degli studi liberali e dei nobili costumi deigiovanetti, ossia di quanto bisogna fare, e da quali coseguardarsi nelleducare queste creature, non per insegna-re a te, ma piuttosto perch tu serva dammaestramen-to agli altri, sicch, mentre io verr esponendo ci checonviene fare, riconoscerai ci che operi tu stesso.

    4

    Educazione e doti naturali.

    Poich noi siamo fatti danima e di corpo, dovremo direche la natura fu benigna con quelli cui concesse potenzadingegno e vigoria di corpo. Vedendo infatti moltissimifin dalla nascita, e quindi senza loro colpa, pigri di mentee malaticci nel corpo, quanto non dobbiamo ringraziarela madre nostra comune, posto che ci abbia fatti valorosinelluna e forti nellaltro? Per il ringraziamento pi de-gno che potremo fare alla natura consister nel non di-sprezzare i suoi regali, dandoci ogni premura di coltivar-li per mezzo delle arti nobili e di uno studio ottimamente

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  • Leducazione umanistica in Italia

    diretto. Fin daglinizi, dunque, ciascuno pesi il proprioingegno; e se non potremo farlo noi stessi per la nostratenera et, verranno in nostro soccorso i genitori e gli al-tri che di noi prenderanno cura: dopo, importa moltissi-mo che a tuttuomo si ponga il nostro amore nella ricer-ca di quelle cose alle quali naturalmente siamo chiama-ti. Soprattutto poi chi nacque con ingegno liberale nondevessere lasciato a poltrire nella pigrizia e nellozio, o,peggio, condannato ad ignobili faccende.

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  • Leducazione umanistica in Italia

    Libro Primo

    I nobili costumi

    1

    Caratteri di una nobile natura.

    La condizione pi importante di un ingegno liberale con-siste nello svegliarsi e nellaccendersi allamore della lo-de e della gloria, donde scaturiscono una tal quale invi-dia generosa ed una gara, ma senzodio, per ottenere ilplauso e la virt. Un secondo segno di unindole cosif-fatta lo ricaviamo dalla docilit spontanea verso i mag-giori, e dal non mettersi a tu per tu con chi ci ammonisceal bene. Infatti, come migliori si stimano per la guerrai cavalli che agevolmente si lasciano regolare dal morso,e, dritti gli orecchi, nitriscono esultando allo squillo del-la tromba, allo stesso modo i giovani che volentieri ascol-tano gli avvertimenti, e gareggiano nel far bene se lodati,offrono speranza di raccogliere copiosissimo frutto. Sic-come poi il bene stesso della virt e lo splendore dello-nest non possono essere compresi da una mente privadesperienza (i quali, se con occhio potessero rimirarsi,come dice Platone e Cicerone ripete, meravigliosamentedi loro stessi innamorerebbero); cos necessario usareun altro mezzo, e cio allettare lanimo a fare ogni cosamigliore con lo stimolo della lode e della gloria.

    Pi e meglio poi sembrano da natura disposti ad ope-rare il bene coloro che si mostrano pronti a fare, nemicidellozio, e desiderosi sempre di camminare dirittamen-te. Poich, per usare lo stesso paragone, come sono ri-tenuti pi bravi a correre quei cavalli, i quali, dato il se-gno, si impennano, n hanno bisogno dello sprone che listimoli n della frusta che li flagelli, allo stesso modo trai giovanetti quelli che, alle ore fissate, ai soliti studi ed

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  • Leducazione umanistica in Italia

    esercizi per un momento sospesi ritornano pronti, senzache nessuno debba spronarli, sono e si debbono stima-re fatti per le opere virtuose. E lo stesso deve dirsi se te-mono le correzioni e i castighi, e meglio ancora se fan-no conto del decoro, se sentono quella vergogna, don-de nasce la modestia, ottimo indizio danimo virtuoso inquella prima et. Molto bene se, rimproverati, arrossi-scono; se, castigati, diventano migliori; se amano i loromaestri, poich questo significa che amano la disciplina.N speranza minore nutriremo che debbano riuscire ot-timi quanti per natura mostrano benevolenza e facilit atornare amici con chi li offese. Accade infatti negli ani-mi qualcosa di simile a ci che avviene nei corpi. Co-me in questi segno di eccellente salute tollerare qua-lunque cibo, e facilmente trasmettere allo stomaco tuttoci che si mangia, e digerire ogni alimento assimilando-lo; allo stesso modo, non odiare e non disprezzare nes-suno, ma prendere in miglior parte tutto ci che gli altrifanno o dicono, segno danimo naturalmente ben fat-to. E davvero, quanto a ci, noi possiamo ricavare moltiindizi dalle attitudini dei giovani.

    Per quanto poi si riferisce alle caratteristiche del cor-po, Aristotele lasci scritto che i deboli di corpo sonopronti di spirito. Del resto si potranno consultare tuttiquegli autori che dalla fisonomia pretendono di indovi-nare lingegno e il cuore di chiunque.

    Io, per parte mia, mi contenter di ripetere che dallin-dole si pu facilmente giudicare che cosa mai diventer ilfanciullo fatto uomo; ch fin dal primo mattino della vi-ta la natura fa sbocciare in taluni, come fiorellini, i segnidella futura virt. Ond che noi chiamiamo giovani dibuona indole quanti sul volto, nel portamento, negli attitutti, sembrano promettere bene di se medesimi; se poici ingannano, dovranno essi, non noi, sentirne vergogna,come saranno quindi sempre da lodarsi quegli altri che,senza nessuno di tali segni, tuttavia diventarono virtuo-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    si; somiglianti in questo a quel genere di frutti che, sot-to una corteccia brutta e tutta scabra, nascondono unapolpa soavissima a mangiarsi.

    Esempi educatori.

    Ottimo, quindi, lavvertimento dato da Socrate ai gio-vanetti, di guardarsi spesso alla luce dello specchio pernon imbrattarsi coi vizi, se belli; e per rendersi graziosimediante la virt, se brutti. E questo vantaggio potran-no anche meglio ottenere se, non contenti di rimirare laloro immagine, guarderanno ai costumi ed allo specchiovivente di uomini virtuosi. Infatti, se Publio Scipione, seQuinto Fabio, e quasi tutti gli uomini generosi di men-te, usarono contemplare le figure di quanti avevano me-ritata fama, confessando che quella vista era a loro unosprone a grandi opere, e lo prov Cesare stesso dinan-zi al ritratto di Alessandro Magno, come potr non veri-ficarsi altrettanto, se noi ci porremo dinanzi, non gi lacopia, ma loriginale medesimo e lesempio tuttora vivo?Sebbene, per avventura, limmagine dei maggiori che fu-rono un tempo ecciti di pi lanimo ad emularne la vir-t, appunto perch la presenza delluomo vivo spesso nediminuisce la fama, senza dir poi che linvidia fu semprecompagna indivisibile di quanti peregrinano sulla terra.

    Certo per che, come il migliore deglinsegnamenti quello fatto a voce, cos a svegliare nellanimo lamoredella virt e degli onesti costumi nulla c di meglio del-lesempio dato dalluomo vivo e dabbene. Deve pertantoil giovanetto studioso, amante della virt e della vera glo-ria, scegliere uno o pi degli uomini venerabili per pro-bit, ed imitarne la vita, ricopiarne i costumi, fin dovegli anni lo comportino. Alle persone det, poi, convienemostrarsi sempre veramente modeste, e soprattutto da-vanti ai pi giovani: poich questi sono inclinati al male

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  • Leducazione umanistica in Italia

    e, se non vengono raffrenati dallesempio autorevole deipi vecchi, facilmente cadono in vizi sempre maggiori.

    3

    Necessit di guidare e moderare le naturali tendenze.

    Avendo poi la giovent, come ciascuna altra et, le pro-prie tendenze, bisogna consolidare e rafforzare le ten-denze buone, correggere le cattive e degne di biasimo.Le quali dipendono a volte da natura, a volte da scar-sa esperienza; pi spesso dalluna e dallaltra. Sono, in-fatti, i giovani naturalmente splendidi e liberali, perchnon hanno ancora provato il bisogno, e non si sono gua-dagnate con le loro fatiche le ricchezze in cui nuotano.Non solito infatti scialacquare il proprio, chi lo miseinsieme col suo sudore. Aggiungi che nei giovani sovrab-bonda sangue e fuoco, non solo a nutrire il corpo, ma an-che a farlo crescere, mentre il contrario, per lopposta ra-gione, accade nei vecchi: ora, crescendo negli anni, checosa mai diventerebbe uno che fino da giovane fosse sta-to gretto ed avaro? Non per questo si deve permettere aigiovani di abbandonarsi a beneficenze, le quali in quel-la et, fatte senza distinzione n di persone n di merito,sono un indizio di natura guasta e danimo tuttaltro chenobile.

    Quelli inoltre che si danno alle arti del guadagno oad opere manuali o alla mercatura o allamministrazionedel patrimonio, come pure gli altri che, consacratisi allebelle arti, rivolgono anche queste a vile guadagno, tuttiin verit, saffaticano in cose affatto contrarie ai nobilicostumi.

    I giovani poi hanno buona speranza di fare molte emolto grandi cose e con poco; di vivere a lungo senten-dosi scorrere e ridondare nelle vene un naturale calore,cos da renderli capaci dogni fatica ed in qualunque tem-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    po. E appunto per questo motivo sono di cuore elevatoe grande, che li porta in alto quella stessa forza affocata,e perci stesso riescono arroganti e, come dice Flacco,riottosi alle ammonizioni, impertinenti, superbi, avidi ditenere gli altri sotto i loro piedi, e quindi, poich brama-no apparire conoscitori di molte cose, dicono facilmenteci che sarebbe meglio tacere, e nelle loro vanterie sonospesso scoperti bugiardi. Inoltre, per la loro inesperien-za, spesso credono di dire il vero, mentre singannano.

    4

    Delle bugie e di altri difetti dei fanciulli, e come sicorreggano.

    Bisogna dunque badare in ispecial modo a distogliere ifanciulli dallabitudine di mentire, in primo luogo per-ch assuefatti alla menzogna da piccoli ne serbano labi-tudine, che la pi brutta fra tutte, anche da grandi; enon c cosa che pi offenda gli anziani della bugia inbocca di chi, nato ieri, studia con linganno di metterein mezzo le persone det. Perci bene abituarli a par-lar poco, raramente, e solo quando sono interrogati; chenel molto discorrere vi sempre qualcosa da riprendere;e se si deve cadere in uno di questi due eccessi, meglioin quello di tacere che in quello di discorrere, perch chinon parla sbaglia solo perch non parla, mentre chi par-la cade in molti errori. Sar anche bene avvezzarli a nonparlare in modo sconcio e turpe; ch, come disse il poetagreco e ripete lapostolo Paolo, i cattivi discorsi guastanoi buoni costumi.

    Perch poi, come dissi pi sopra, desiderano innalzar-si, sentono anche la verecondia, per la paura di esseresvergognati ed il ricordo dei castighi di genitori e mae-stri; daltra parte, inesperti come sono, credono di po-ter esser facilmente colti in fallo. Per la medesima ragio-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    ne sono creduloni: infatti per difetto desperienza cheprendono per buono tutto ci che sentono dire. E an-cora, mutano dopinione con facilit, poich i loro umo-ri sono in continuo moto per la crescenza e abbonda ilcalore che produce quei movimenti. Lanimo poi si con-forma alla complessione del corpo, e quindi al modo concui facilmente desiderano ci che loro manca, si da es-serne sazi appena lhanno gustato. Seguono per lo pi lavoce delle loro passioni, fanno tutto con impetuosa vee-menza, perch bruciano nei loro desideri, n la ragione ola prudenza hanno sufficiente vigore per poterli frenare.Io per, secondo il detto del Sosia di Terenzio, stimo abuon diritto essere utile soprattutto per la vita il fare ognicosa con moderazione, ed evitare sempre gli eccessi.

    Aggiungi che i giovani sono anche di animo compas-sionevole, senza malignit, e di umore benigno, perch,nati da poco, credono che gli altri siano come loro, chehanno commesso piccoli peccati, e ritengono quindi divederli soffrire ingiustamente. Amano grandemente leamicizie e godono di avere compagnie, ma spesso le con-traggono e le rompono nel giro di ventiquattrore. In ba-se a tali osservazioni bisogner impiegare un convenien-te sistema deducazione, facendo in modo che mano amano acquistino buoni costumi e che siano attenuati o,meglio ancora, sradicati del tutto i cattivi.

    5

    Educazione pubblica e privata.

    E sebbene intorno allallevare figliuoli si lasci far moltoalleducazione casalinga, pure alcune cose sono di solitoordinate dalla legge, ed io starei per dire che la leggedovrebbe provvedere a tutte, perch per lo Stato disommo interesse una giovent ben costumata: infatti se

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  • Leducazione umanistica in Italia

    i fanciulli saranno bene educati ne verr utile a loro inparticolare ed alla citt tutta quanta.

    6

    Di alcuni vizi da cui i giovani devono particolarmenteguardarsi.

    Ma per dire qualche cosa di pi preciso, devono essereallontanati da quei vizi in cui per la loro et potrebbe-ro cadere naturalmente e facilmente, avendo purtroppoogni epoca della nostra vita i suoi difetti. Ladolescenza lussuriosa, let di mezzo tutta ambizione, la vecchia-ia consumata dallavarizia e dalla bramosia daccumu-lare: n questo io dico come se non ci fossero delle ecce-zioni, ma piuttosto perch in quelle diverse et gli uomi-ni pi particolarmente inchinano a quei determinati vizi.Bisogna badare perci con somma cura che i giovanet-ti si mantengano soprattutto casti; infatti lamore gusta-to anzi tempo contamina anima e corpo. dunque op-portuno tenerli lontani dai balli e dagli spettacoli di simi-le genere, e cos pure da eccessiva familiarit con donne,sicch n parlino n sentano parlare di tutte queste cose.Siccome sono anche troppo proclivi ai piaceri del senso,ci sarebbe da perdere ogni speranza, se al fuoco delletsi aggiungessero i cattivi consigli.

    Ma si badi soprattutto che non stiano in ozio, che sia-no occupati sempre in qualche lavoro onesto, o dellamente o del corpo, perch lozio apre facilmente la viaalla libidine e ad ogni intemperanza. Perci i giovanet-ti, fin troppo proclivi a darsi bel tempo, vanno medica-ti con molte e molto varie occupazioni; n lozio soltan-to da considerarsi loro nemico, ma anche la solitudi-ne, che tiene lanimo incatenato ad uno stesso pensiero,e non distoglie mai ne distrae la mente da questo. E co-me non bene lasciar soli quelli che sono tentati dalla di-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    sperazione, cos neanche quelli che hanno lanimo assil-lato dal piacere. Perci i giovanetti devono essere custo-diti con cura e tenuti lontani da ogni abitudine brutta esconveniente, e devono essere affidati solo a persone dicostumi evita intemerata, che li stimolino al bene con le-sempio, e li tengano a freno con lautorit. Poich comegli alberi tenerelli si legano ai pali col giunco, per evita-re che siano piegati dal loro peso o dalla furia del vento,cos noi dobbiamo mettere accanto ai giovani dei com-pagni tali che coi loro consigli li istruiscano al bene, li di-stolgano dal male mostrandone la bruttezza, e che conlesempio li rendano sempre migliori.

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    Necessit della temperanza.

    Ma vi sono altre cose, e tutte proprie della vita umana, dicui vanno abituati a usare con temperanza. Infatti per laconsuetudine, si fa ogni giorno pi vivo il desiderio delmangiare, del bere e del dormire, pi di quello che sianecessario: non gi che io neghi a chi pi a chi meno, se-condo la complessione di ciascuno, convenire luso di ta-li cose; ma in generale e in tutti gli uomini la natura sicontenta di poco, se si guarda al puro necessario; che sepoi si mira al piacere, allora la natura stessa diventa in-saziabile. In quella et giovanile specialmente vorrei chefossero temperanti nel vino, il cui abuso nuoce alla salutee disturba parecchio la ragione nel suo esercizio. E qui iotrovo degno di molta lode lesempio degli Spartani, chenei conviti mettevano alla berlina i servi ubriachi, e nongi per ridere dei loro sciocchi e turpi, discorsi (non es-sendo degno di un uomo scherzare piacevolmente sullemiserie e sugli errori altrui), ma per mostrare con un vi-vo esempio ai giovanetti quanto laido riesca uno sciagu-rato barcollante ed ebbro. Perci fin dagli anni pi te-

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    neri sar bene avvezzarli prima a bere lacqua temperatadal vino, anzich il vino dallacqua, e cos moderatamen-te e di rado che la bevanda sembri piuttosto destinata adammorbidire il cibo che a placare la sete. E non da gio-vane ben costumato, oltre che danneggia la salute, man-giare e bere a crepapelle, e prendere per misura del son-no le lunghissime nottate invernali, ossia smettere di ci-bare i nostri desideri solo quando abbiamo raggiunto lasaziet, ma piuttosto godere di tutto con misura, e avvez-zarci in modo da poter facilmente frenare i nostri impul-si giovanili, e da capire che nemmeno lecito fare tuttoci che pure in certe occasioni si potrebbe.

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    Educazione religiosa

    Soprattutto per conviene che il giovanetto sia educato ariverire le cose sante, non a trascurarle, e questo fin dallapi tenera et. Infatti che cosa rester mai fra gli uominidi venerabile e di venerato, se la divina maest sar po-sta in dispregio? Non gi che ci si debba spingere alla bi-gotteria delle vecchie bacchettone, che per i giovinetti frequente oggetto di biasimo e di riso; occorre una certamisura. Ma beato chi sa mantenerla in un campo in cuitutto ci che si fa sempre al disotto del dovuto. Spe-cialmente si abbia cura che i ragazzi non bestemmino ladivinit, peccato sempre abominevole; che non mettanoin ridicolo le cerimonie del culto, che non siano facili eleggeri nel giurare; perch chi prende il vezzo di giurarespesso diventa spergiuro.

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  • Leducazione umanistica in Italia

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    Reverenza dei vecchi.

    Si esortino a riverire moltissimo i vecchi e a tenerli inconsiderazione come padri. Quanto a ci bellissima la costumanza praticata fin dallantico in Roma, dove lagiovent conduceva i senatori, li chiamati i padri, nellacuria, quando questi tenevano le loro sedute; paziente-mente li aspettava alla porta, e alla fine in folla li ricon-duceva alle loro case: il che altro non era, se non dispor-re lanimo alla costanza ed alla pazienza, due belle vir-t da esercitarsi nellet pi avanzata. Daltra parte queigiovani che stanno volentieri dintorno ai vecchi, e nonsi staccano da quelli che possono insegnar loro qualcosa,danno un segno indubbio di voler prevenire let con lavirt.

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    Educazione e rapporti sociali.

    Inoltre sar ben fatto istruirli sul modo di ricevere visite elicenziarle, di salutare con profonda reverenza i maggio-ri, di accogliere glinferiori con amorevolezza, di tratta-re con gli amici e, in generale, di convivere familiarmen-te con le persone affezionate. Le quali cose, se piaccio-no in tutti, pi e pi si desiderano nei prncipi e nei lo-ro figliuoli, dei quali noi approviamo la vita e i costumi,se abbiano qualche piacevolezza mescolata ad una certagravit, evitando per che questa degeneri in una severi-t villana, e che laltra pieghi verso una leggerezza ridico-la. E sar facile riuscirvi purch si tollerino di buon ani-mo le riprensioni e gli avvenimenti, salutari sempre qua-lunque sia il momento, let, la condizione. Come guar-dandoci nella luce dello specchio vediamo i difetti del

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  • Leducazione umanistica in Italia

    nostro volto, cos nelle correzioni degli amici scopriamole magagne dellanimo nostro: ed questa la condizio-ne per vincerle. Quindi facilmente sbaglia chi ricusa disentire cosa che lo attristi, nella maniera stessa che si giu-dica infermo lo stomaco capace di digerire soltanto cibidelicati. Conviene perci ascoltare chi dice male di noi,e quanti, ci correggono, perch se io non soffro desserecriticato, quando sono presente, non sar facile che altrimi difenda alle spalle.

    11

    Doveri dei prncipi.

    A chi poi si trova in condizione pi elevata ed ha in ma-no la sorte delle citt e dei popoli, conviene ascoltare nonsolo agevolmente, ma anche di buon animo e volentierichi ammonisce al bene, e questo perch chi sta in alto,per il suo libero vivere, pi degli altri esposto alle ten-tazioni, e coi suoi peccati d scandalo a moltissimi. Etanto maggior cura bisogna porre in questo, in quantopochi sono quelli che osano dire ai potenti la verit e ciche debbono fare; e, daltro lato, tra i potenti, sono an-cora meno quelli che vogliono sentirselo dire. Ma se pro-prio uno vuole ascoltare la verit, pu facilmente trova-re chi gliela dica. Tuttavia a mio parere un miracoloche uno, nato ricco e potente, si sia ugualmente e in ognitempo mantenuto buono e sapiente; e posto che ci sia,io lo ritengo degno damore e di rispetto come una spe-cie di dio in terra. In mezzo allabbondanza di quanto sipu desiderare, con in mano la facolt di procurarsi ciche uno vuole, fra la turba immensa di parassiti, che tra-sformano gli stolti in pazzi, a mala pena resta un posti-cino alla ragione e al giudicare con rettitudine. La qualcosa molto bene espresse Platone l nel Gorgia, in quel-le parole che dicono appunto cos: difficile! e per-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    ci degno di grandissima lode colui che ha saputo vi-vere da giusto, avendo avuto tutta la comodit di cade-re in peccato. Ma purtroppo di questo dobbiamo spes-so attribuire la colpa ai genitori, la cui indulgenza infiac-chisce e vizia i ragazzi, come si vede chiaramente in chi stato allevato tra le mollezze sotto la guida di una madrevedova. Perci mi piace la consuetudine di alcuni popo-li che fanno educare i figliuoli fuori del paese o almenofuori di casa, affidandoli alla cura di parenti e di amici, iquali se per avventura siano anchessi troppo indulgentiverso i loro raccomandati, tuttavia questi, vivendo fuoridel proprio tetto, meglio e pi alacremente si consacra-no a quegli studi che noi chiamiamo liberali, e dei quali tempo ormai che qui discorra.

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    Libro Secondo

    Gli studi liberali

    1

    Quali siano gli studi liberali.

    Io chiamo liberali quegli studi che convengono a uomolibero, per i quali si esercita o si coltiva la virt e la sa-pienza, e il corpo e lanimo ad ogni miglior bene si educa,e coi quali siamo soliti procurarci gloria ed onore, pre-mii promessi, dopo quello della virt, alluomo sapiente.Poich, come le arti ignobili hanno per fine il guadagnoe il piacere, cos la virt e la gloria rimangono lo scopodegli studi liberali.

    2

    Necessit di attendervi fin dallinfanzia.

    A questi dunque, e fin dallinfanzia, conviene attendere,e con tutto lamore lavorare allacquisto della sapienza.Ch, se non si pu divenire eccellenti in nessuna dellearti pi volgari, siano pure di quelle che richiedono me-no acume di intelletto, quando fino dai teneri anni nonne abbiamo fatto la nostra principale occupazione, chediremo mai della sapienza, la quale risulta di tanta e tan-to grande materia, che contiene in s la teoria e la pra-tica, e i modi tutti del vivere umano? E dato che tuttivogliamo esser creduti ed essere veramente sapienti, nonarriveremo a questo nemmeno da vecchi, se fin da gio-vani non avremo cominciato a coltivarci. N dobbiamofar caso di quella opinione, divenuta pressoch popola-re, che quei giovani, i quali si mostrano precocementesapienti, invecchiando riescono poi stolti. Sebbene an-

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  • Leducazione umanistica in Italia

    che di questo fatto ci sia in certi casi una ragione fisica:che i sensi, molto svegli da ragazzi, in taluni si affievoli-scono col crescere. Al quale proposito le storie, tacen-do per il nome delluno e dellaltro, narrano di un vec-chio rimbeccato benissimo da un giovane, per la sua etmolto saggio e prudente e, come tale, quasi un miraco-lo. Essendo stato il giovane presentato a un uomo anzia-no, questi ad alta voce, in modo che il ragazzo sentisse,profet: Chi tanto saggio da giovane, rimbambisce davecchio; ma laltro, restando allaltezza della sua inna-ta presenza di spirito, volgendosi a lui: evidentemente,rispose, da giovane tu sei stato sapiente.

    Del resto accade spesso di vedere giovanetti dotati danatura dingegno pronto ad intendere, e di tanto acumea ragionare che, anche senza molta dottrina, possonodiscorrere di parecchie cose, e pronunziare gravissimesentenze; e ad essi, se una ben nutrita scuola vengain soccorso corroborando quella loro potenza ingenita,riuscir senza fallo di diventare uomini sommi.

    3

    Tutti devono studiare.

    Pertanto, se di questi si deve avere gran cura, non sidevono trascurare gli altri dingegno mediocre, i qualianzi tempo pi devono essere aiutati quanto minore laloro naturale capacit. Tutti, insomma, devono essereassoggettati allo studio e alla fatica, e fin da piccini, inquellet cio, come cant Virgilio, nella quale lanimo facile e tenero, in quellet che pi di ogni altra adattaad essere educata, quantunque il tempo dellimpararenon finisca mai, a meno che non voglia dirsi essere pivergognoso imparare che restare ignoranti. Cos, certo,non la pens Catone, il quale vicino alla vecchiaia imparle lettere latine, e veramente vecchio quelle greche, n

    Storia dItalia Einaudi 52

  • Leducazione umanistica in Italia

    ritenne cosa turpe, coi capelli bianchi, andare a scuolaed apprendere tutto ci che bello alluomo di sapere.Anche Socrate, tanto grande filosofo, da uomo fattosi mise a suonare la cetra, e chiese che il maestro gliesercitasse le dita in tale arte, mentre, se piace a Dio,noi vediamo i nostri ragazzi gi annoiati dellimparare, ecol latte fra i denti vergognar