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68 7. Anseriformi Anseriformes 12 Anatidi Anatidae Conservazione e gestione: L’ordine e la famiglia comprendono essenzialmente “cigni”, “oche” e anatre. Secondo alcuni sistematici queste categorie possono essere più esattamente suddivise nelle “tribù” degli: Anserini; Tadornini, Aythyni, Anatini, Somaterini, Mergini, Oxyourini. Queste corrispondono, grosso modo a: “oche e cigni”; “tadorne” “anatre tuffatrici”; “anatre di superficie”; “anatre marine”, “smerghi” e “gobbi”. Secondo vari autori (ad es. Del Hoyo et al. ) Somaterini e Mergini, ritenuti tra loro molto affini, possono essere fusi in una sola tribù (quella dei Mergini). Si tratta pertanto di un gruppo di specie molto numeroso, di cui si annoverano in Italia 44 specie (Brichetti & Massa), 34 nel FVG. Tra queste 9 specie sono considerate cacciabili dalla legislazione in vigore (Germano, Fischione, Canapiglia, Codone, Alzavola, Marzaiola, Mestolone, Moretta e Moriglione). Sono inclusi nell’allegato I della Direttiva Uccelli (409/79): Cigno minore; Cigno selvatico; Oca facciabianca; Oca collorosso; Casarca; Moretta tabaccata; Gobbo rugginoso. Sono “particolarmente protetti”, secondo la L.N. 157/92: Cigno reale; Cigno selvatico; Volpoca; Fistione turco; Gobbo rugginoso. Si tratta di uccelli gregari, che formano stormi misti o che si mescolano nei siti di pastura o riposo, la cui conservazione pone complessi problemi gestionali, con particolare riferimento alle diverse modalità di caccia e la necessità di garantire, in ogni caso, la possibilità di riconoscimento in natura delle specie in pericolo o comunque escluse per legge dal prelievo. Spesso si tratta inoltre di specie migranti, la cui gestione implica una prospettiva internazionale. Allo studio dei problemi caratteristici di tale gruppo di specie ed alle possibili soluzioni viene dato ampio spazio nell’ambito del capitolo allegato al presente studio e specificamente dedicato ai temi della conservazione e gestione. In sintesi, le fondamentali indicazioni gestionali sono le seguenti: Ridurre le giornate di caccia consentendo non più di due uscite settimanali prefissate (non più di una nei mesi dello svernamento). Individuare ampie aree di tutela, in zone idonee alla sosta ed al riposo degli stormi plurispecifici, all’interno delle quali vietare l’attività venatoria. Vietare la caccia dopo il tramonto e prima dell’alba, quando le condizioni di luce non consentono una efficace identificazione delle specie. Vietare l’uso delle munizioni (pallini) a base di piombo, che risultano gravemente tossiche per gli uccelli acquatici (Anseriformes; Charadriiformes), che le selezionano sui migliori luoghi di pastura, di norma corrispondenti ai principali siti di caccia. Istruire adeguatamente i cacciatori che esercitano la loro attività soprattutto nei confronti di tali specie coinvolgendoli anche nelle attività di rilevamento dati (censimenti ecc.) e nelle operazioni di gestione. 033 01520 Cigno reale Cygnus olor SB, M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza. La specie compariva in inverno e durante le migrazioni già nel secolo scorso e, probabilmente, nei secoli precedenti (Savi, 1827 – 31; Salvadori, 1872). In seguito, la comparsa di questa specie è stata

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7. Anseriformi Anseriformes 12 Anatidi Anatidae Conservazione e gestione: L’ordine e la famiglia comprendono essenzialmente “cigni”, “oche” e anatre. Secondo alcuni sistematici queste categorie possono essere più esattamente suddivise nelle “tribù” degli: Anserini; Tadornini, Aythyni, Anatini, Somaterini, Mergini, Oxyourini. Queste corrispondono, grosso modo a: “oche e cigni”; “tadorne” “anatre tuffatrici”; “anatre di superficie”; “anatre marine”, “smerghi” e “gobbi”. Secondo vari autori (ad es. Del Hoyo et al. ) Somaterini e Mergini, ritenuti tra loro molto affini, possono essere fusi in una sola tribù (quella dei Mergini). Si tratta pertanto di un gruppo di specie molto numeroso, di cui si annoverano in Italia 44 specie (Brichetti & Massa), 34 nel FVG. Tra queste 9 specie sono considerate cacciabili dalla legislazione in vigore (Germano, Fischione, Canapiglia, Codone, Alzavola, Marzaiola, Mestolone, Moretta e Moriglione). Sono inclusi nell’allegato I della Direttiva Uccelli (409/79): Cigno minore; Cigno selvatico; Oca facciabianca; Oca collorosso; Casarca; Moretta tabaccata; Gobbo rugginoso. Sono “particolarmente protetti”, secondo la L.N. 157/92: Cigno reale; Cigno selvatico; Volpoca; Fistione turco; Gobbo rugginoso. Si tratta di uccelli gregari, che formano stormi misti o che si mescolano nei siti di pastura o riposo, la cui conservazione pone complessi problemi gestionali, con particolare riferimento alle diverse modalità di caccia e la necessità di garantire, in ogni caso, la possibilità di riconoscimento in natura delle specie in pericolo o comunque escluse per legge dal prelievo. Spesso si tratta inoltre di specie migranti, la cui gestione implica una prospettiva internazionale. Allo studio dei problemi caratteristici di tale gruppo di specie ed alle possibili soluzioni viene dato ampio spazio nell’ambito del capitolo allegato al presente studio e specificamente dedicato ai temi della conservazione e gestione. In sintesi, le fondamentali indicazioni gestionali sono le seguenti: Ridurre le giornate di caccia consentendo non più di due uscite settimanali prefissate (non più di una nei mesi dello svernamento). Individuare ampie aree di tutela, in zone idonee alla sosta ed al riposo degli stormi plurispecifici, all’interno delle quali vietare l’attività venatoria. Vietare la caccia dopo il tramonto e prima dell’alba, quando le condizioni di luce non consentono una efficace identificazione delle specie. Vietare l’uso delle munizioni (pallini) a base di piombo, che risultano gravemente tossiche per gli uccelli acquatici (Anseriformes; Charadriiformes), che le selezionano sui migliori luoghi di pastura, di norma corrispondenti ai principali siti di caccia. Istruire adeguatamente i cacciatori che esercitano la loro attività soprattutto nei confronti di tali specie coinvolgendoli anche nelle attività di rilevamento dati (censimenti ecc.) e nelle operazioni di gestione. 033 01520 Cigno reale Cygnus olor SB, M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza. La specie compariva in inverno e durante le migrazioni già nel secolo scorso e, probabilmente, nei secoli precedenti (Savi, 1827 – 31; Salvadori, 1872). In seguito, la comparsa di questa specie è stata

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sempre più frequente, anche in conseguenza dell’espansione di areale nell’Europa centrale, almeno in parte dovuta probabilmente ad immissioni o comunque favorita dalla somministrazione di cibo. In Italia la specie ha iniziato a riprodursi allo stato selvatico negli anni 30-40 sul lago Maggiore e, successivamente altrove in Lombardia e regioni vicine. Nel Friuli – Venezia Giulia la prima riproduzione risale al 1981 nella laguna di Marano (Foce Stella) dove alcuni soggetti erano stati liberati a cura del Comitato Provinciale della Caccia di Udine e della locale riserva di caccia di diritto. Le coppie nidificanti nel 1997 erano 3 (V.Pantani; V. Canalnovo; Isola di S.Andrea). Allo stato attuale circa 20 coppie (15 – 25) sono distribuite particolarmente lungo l’area lagunare – costiera della regione e le più alte concentrazioni di individui si riscontrano dalla foce del Timavo alle foci dell’Isonzo – Valle Cavanata, con 4-500 soggetti presenti nei mesi estivi, cui corrisponde una sensibile flessione in quelli invernali (250 individui nell’intera regione nel 1997: Perco 1998). Nella laguna di Marano la consistenza della specie è contenuta, di norma, a qualche decina di individui spesso concentrati nella “Secca di Muzzana” (82 osservati il 2 maggio 2002; Guzzon 2003). I risultati dei censimenti IWC sono i seguenti:

Cygnus olor: censimenti di gennaio

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La situazione alla Foce Isonzo, monitorata a cura della SBIC (Kravos ined.) è la seguente:

Cigno reale: massimi RNFI (Kravos ined)

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L’incremento notevole subito dalla popolazione di Cigno reale nei recenti anni è dovuto in larga misura alle numerose immissioni effettuate nel vicino Veneto, per iniziativa del WWF – Fondo Mondiale per la Natura (Rallo G., ined.; Parodi R., Perco F., 1992), alle nascite e, secondariamente, alla immigrazione di soggetti dall’estero. La comparsa di soggetti marcati all’estero (Europa centrale: Cecoslovacchia e Polonia) è stata verificata nell’ambito regionale in più di un caso; un soggetto marcato in V. Cavanata il 13 settembre 1989 è poi stato reperito in Slovacchia il 27 settembre del 1998 (Utmar in Parodi 1999). Di recente la presenza della specie è divenuta regolare anche lungo il corso del Tagliamento e fino al Gemonese, dove sono stati registrati a suo tempo alcuni atti di bracconaggio. Nell’ambito della laguna di Marano la presenza del Cigno reale ha

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consentito di evidenziare il problema del “saturnismo”, vale a dire l’avvelenamento di soggetti che avevano ingerito pallini di piombo accumulati nei sedimenti presso alcuni appostamenti di caccia più frequentati (Perco et al. 1983). Altri casi di mortalità sono stati riscontrati per collisione con cavi sospesi. Complessivamente, nonostante i problemi evidenziati, la presenza della specie sembra ormai consolidata, anche per effetto del positivo atteggiamento da parte dell’uomo rispetto alla presenza di cigni in genere. Sotto il profilo ecologico non si evidenziano, sinora, gravi problemi e gli stormi di cigni al pascolo, concentrati particolarmente su praterie di fanerogame marine, convivono, come avviene normalmente nel Nord – Europa, Mar Nero ed altrove, con altri Anatidae senza apparentemente interferire in senso negativo. L’eventuale impatto sulle praterie sommerse, da più parti segnalato come un potenziale problema, va tuttavia monitorato e verificato. La eventuale concorrenza per il cibo sembra essere in parte compensata dall’innesco di comportamenti di “cleptoparassitismo”: i cigni raggiungono profondità maggiori grazie al lungo collo e portano in superficie le erbe di cui altre specie si nutrono (particolarmente folaghe, fischioni, canapiglie ecc.; Perco 1988). Inoltre, i cigni reali presenti svolgono un ruolo di attrazione rispetto ad altre specie del genere Cygnus in transito, talvolta assai rare. Va tuttavia rilevata anche la elevata aggressività delle coppie nidificanti di Cigno reale nei confronti di altri anatidi e dei loro pulli, più volte osservata anche in ambito regionale, accanto ad una competitività trofica generale. Tali aspetti, facilmente verificabili in ambiti ristretti (ad esempio in bacini circoscritti e con molti uccelli nidificanti o lungo corsi d’acqua interni, di scarsa ampiezza), sono oggetto di approfondimenti in corso, tanto nell’area di Marano l. (Valle Canalnovo) che alla Foce dell’Isonzo, a cura della Stazione Biologica Isola Cona e dell’Università di Trieste (Ventolini ined.) In prospettiva, si auspica un assestamento della popolazione di Cigno reale nel FVG al di fuori dell’intervento diretto da parte dell’uomo. A tal fine è tuttavia altamente raccomandabile la sospensione totale di ulteriori rilasci di soggetti e la prosecuzione di un attento e puntuale lavoro di monitoraggio relativo alla popolazione esistente allo stato di naturale libertà. Qualora tale popolazione dovesse ulteriormente incrementare, evidenziando gravi problemi di competizione con altre specie, non sufficientemente compensati in altro modo, saranno opportuni o necessari interventi di contenimento da eseguire sotto il diretto controllo delle autorità scientifiche competenti. Habitat e distribuzione. La specie è particolarmente diffusa nelle aree costiere e lagunari, dalla foce del Timavo a quella del Tagliamento, con concentrazioni molto elevate alla foce dell’Isonzo, dove staziona lo stormo più grande a livello regionale. Soggetti singoli si osservano o si possono osservare ovunque lungo i corsi d’acqua e i bacini interni, con speciale predilezione per le acque ferme, moderatamente profonde. La specie, sebbene con minore frequenza, si osserva anche lungo la Costiera triestina e nei principali laghi dell’area montana. 034 01530 Cigno minore Cygnus bewickii* A 5 8 ind. (2 abbattuti) Latisana (UD), III.1940 1 ind. Laguna di Marano (UD), 9-10.II.1989 1 ind. Isola della Cona -Valle Cavanata (GO), 3-19.I.1991 1 ind. Laguna di Marano (UD), 9-10.III.1999 2 ind. Laguna di Marano (UD), 16-17.III.1999

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Conservazione ecc. Si tratta di una specie accidentale e molto rara nel FVG osservata, con pochi soggetti, in prevalenza negli inverni più freddi. Vengono elencate sopratutte le segnalazioni sinora note per la regione (Parodi ined.). 035 01540 Cigno maggiore o “selvatico” Cygnus cygnus* M irr, W irr Fenologia ecc. La specie è da ritenersi rara nel FVG, osservata di norma negli inverni più freddi. La comparsa di cigni dall’Europa centrale di solito è, almeno in parte, dovuta alla estensione del ghiaccio sulle superfici lacustri dove questi uccelli stazionano e ricercano il cibo. Esistono varie segnalazioni invernali per il FVG, per la maggior parte concentrate in zona lagunare (Parodi & Perco 1992). Interessante in particolare la presenza prolungata di 11 soggetti avvenuto nell’inverno 1985 (dal 2 febbraio al 7 marzo) presso Camino a Tagliamento (Parodi & Perco 1992). Parimenti rilevante la sosta di 6 soggetti (di cui almeno due immaturi) presenti dal 1 marzo al 7 marzo1999 in Valle Canalnovo presso Marano, forse attratti dalla presenza locale di alcuni cigni maggiori allevati in cattività (Vicario 2003; Perco oss. pers.). Varie osservazioni recenti si riferiscono alla Foce dell’isonzo; ad esempio 4 soggetti immaturi hanno ivi stazionato dal 16 al 25 febbraio 1996. La presenza di questo cigno è ricordata anche da Sadini (1991) con due soggetti dalla Foce Isonzo (Sdobba), rispettivamente catturati nel gennaio 1879 e il 15 gennaio 1891. Schiavuzzi (1887) riporta una osservazione di tre soggetti il 22 ottobre 1884 per il litorale di Monfalcone, presso le foci del Timavo (palude delle Sfondare, loc. S. Antonio). Insolita per il periodo di presenza è l’osservazione di un soggetto in V. Cavanata dal 1 al 4 del aprile 1986 (Utmar in Parodi 1999). 036 01570 Oca granaiola Anser fabalis M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza: La specie compare regolarmente nei mesi invernali, spesso in concomitanza o formando stormi misti con l’Oca lombardella. L’andamento delle popolazioni svernanti evidenzia, dopo alcuni inverni di presenza eccezionalmente numerosa (gennaio 1980 e, in misura minore, 1985), un netto calo negli inverni recenti. Le oche granaiola giungono in genere verso la fine dell’anno incrementando nettamente nei mesi di gennaio e febbraio, per allontanarsi, di norma, entro i primi 15 giorni di marzo.Va sottolineato che le oche granaiole che compaiono nel FVG sono essenzialmente appartenenti alla sottospecie nord - orientale, rossicus, provenienti da regioni molto remote (Parodi & Perco 1981; 1992; Perco 1988).

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Anser fabalis: censimenti di gennaio

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Habitat e distribuzione: Le zone più frequentate sono le campagne coltivate a orzo o grano invernali, gli erbai ecc, durante le ore diurne; le zone lagunari nelle ore notturne. 037 01590 Oca lombardella Anser albifrons M reg, W, E irr Fenologia, consistenza e tendenza. La specie compare regolarmente, negli ultimi vent’anni, quale svernante nel FVG; talora molto numerosa. Allo stato attuale l’area della Foce Isonzo (Riserva naturale e zone adiacenti) risulta essere tra le più rilevanti a livello nazionale per l’Oca lombardella che, un tempo, svernava anche nelle aree umide e nelle pianure (allora non ancora coltivate) della Puglia (Parodi & Perco 1980). Come la specie precedente, ma più numerosa e regolare, negli ultimi inverni, l’Oca lombardella arriva di norma con piccoli stormi in dicembre (talora anche prima), aumenta sensibilmente in gennaio e febbraio, per poi andarsene in marzo. Alcuni soggetti, forse feriti o comunque menomati, da qualche anno si osservano per periodi più prolungati e talora anche nei mesi estivi particolarmente all’Isola della Cona. I risultati dei censimenti IWC sono i seguenti:

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Anser albifrons: censimenti di gennaio

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Rilevante la presenza di oltre 3000 soggetti nel gennaio 2003, tuttavia ridotti a un migliaio di individui a metà inverno dei due anni successivi (2004; 2005). Habitat e distribuzione: La specie ha un comportamento analogo a quello dell’Oca granaiola, dimostrando forse abitudini gregarie ancora accentuate e una fortissima reattività ai disturbi di varia origine. Lo stormo principale, non a caso, staziona nelle ore notturne tipicamente in aree a forte grado di tutela, quali la Riserva naturale della foce Isonzo e quella di Valle Cavanata. Stormi di dimensioni minori, ma comunque rilevanti per la superficie considerata, stazionano anche spesso in valle Canalnovo presso Marano l., sito dal quale gli uccelli si spostano per l’alimentazione nella adiacente bonifica della Muzzanella. In tale area, tanto nel gennaio – febbraio 1995 che nel gennaio – febbraio 1997 sono stati più volte osservati oltre 3.000 esemplari, facenti parte di un grande stormo presumibilmente in movimento tra Veneto orientale e Foci Isonzo. La presenza della specie in Italia è comunque notevole, negli ultimi inverni, anche nell’area del Mezzano (Comacchio – FE); Valle Vecchia – Brussa (VE). Durante gli spostamenti la specie compare anche nell’alta pianura e stormi in migrazione sono stati osservati in varie zone presso i valichi montani, particolarmente del Carso e del confine orientale. 038 01600 Oca lombardella minore Anser erythropus* A 1 1 ind. Isola della Cona-Valle Cavanata (GO), 23.II-14.III.2004 Fenologia ecc.

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La specie è del tutto accidentale. L’unica segnalazione accertata si riferisce ad un soggetto compreso all’interno del grande stormo che frequentava l’area della foce Isonzo – Val cavanata nel tardo inverno (febbraio – marzo) del 2004. 039 01610 Oca grigia o “selvatica” Anser anser SB (reintrodotta), M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza: In Italia la specie nidificava nel XVIII secolo nel Ravennate (Ginanni G.,1774: "Appare il suo nido ne paduli contigui alle Pinete"..omissis..."Un uovo di Oca selvatica era stato fatto covare da una gallina domestica ..."); attorno all'inizio del XIX secolo in Toscana (Savi P., 1827-1831: "Anche nel padule di Castiglion della Pescaja ve ne covano molte. Mi sono accertato di ciò nella primavera del 1827, avendo preso in quel padule, da una intiera covata che vi si trovò, un giovane mentre ancora era vestito della sua calugine, ed avendolo fatto crescere, ed anche mantenuto vivo per lungo tempo") e, probabilmente, nell'estuario veneto (Contarini N., 1847). Arrigoni degli Oddi E. (1929) affermava tuttavia essere "infondato che nidifichi in Toscana" e tale punto di vista (esteso ai tempi precedenti nella sua opera del 1902) poggia forse anche sull'opinione espressa da Salvadori T.,(1872) che trovò contradditorie le opinioni espresse dal Savi, laddove si affermava essere la specie rara (rispetto ai congeneri) in Toscana ma nidificante. Alla luce delle recenti conoscenze le affermazioni di Savi sono degne di fede, in quanto è oggi noto come le popolazioni nidificanti (quindi largamente stazionarie o parzialmente migranti) possano avere una consistenza del tutto diversa da quelle migranti o svernanti che, forse per effetto delle persecuzioni hanno cessato di svernare in Italia in numero cospicuo in tempi remoti. Va infatti tenuto conto del comportamento almeno in parte territoriale delle coppie nidificanti e quello invece spiccatamente gregario degli stormi invernali, sui quali l'effetto deterrente del disturbo ha conseguenze rapide e indifferenziate. Attualmente esiste nel FVG tanto una popolazione stanziale, effetto della reintroduzione, che una popolazione svernante, proveniente in prevalenza dalle regioni dell’Europa centrale (come è dimostrato da vari casi verificati di soggetti marcati). Negli ultimi inverni, in particolare in quello 2004 – 2005, è stata osservata la presenza di un contingente di circa 300 soggetti di origini centro – europee che si aggiunto a quello locale, con all’interno un soggetto marcato con un collare. Le oche grigie svernanti giungono in genere in numero maggiore nei mesi di novembre e dicembre, stazionano in gennaio – febbraio, talora con un incremento sensibile in febbraio, come è avvenuto eccezionalmente nel 1996 quando sono stati presenti per un periodo prolungato circa 1.500 soggetti. Gli stormi poi si allontanano di norma nel mese di marzo. La presenza di soggetti di presunta origine straniera è tuttavia assai più diluita nell’arco dell’anno di quanto non avvenga con le altre specie del genere Anser. La maggior parte dei soggetti marcati è risultata di origini polacche o dalla ex Cecoslovacchia (Utmar in Parodi 1999). La consistenza della specie in gennaio, registrata nel corso dei censimenti IWC è la seguente:

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Anser anser: censimenti di gennaio

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Oca grigia: massimi RNFI (Kravos ined)

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1200

anno 96 anno 97 anno 98 anno 99 anno 00 anno 01 anno 02 anno 03 anno 04 anno 05

Nel grafico sopra riportato è riportato il massimo numero registrato nel corso degli anni alla Foce dell’Isonzo (RNFI). Dopo una presenza eccezionale registrata nel febbraio 1996, dovuto all’ episodico arrivo di un grande stormo, la consistenza gradatamente aumenta, particolarmente in relazione all’incremento dello stormo ferale. La popolazione "ferale" reintrodotta e stazionaria nel Friuli- Venezia Giulia poteva essere valutata attorno alle 100 unita` alla fine del 1989 e 1990, salite a 150 circa nel 1991 e 1992; 230 circa nel 1993; 240 nel 1994 (popolazione post-riproduttiva: Utmar P., Perco F., 1995). Nel 1997 a Marano erano presenti circa 160 individui su 290 totali nel FVG. Allo stato attuale si valuta una popolazione complessiva di circa 5 - 600 soggetti, di cui circa 150 ubicati alla Foce dell’Isonzo; 150 - 200 in Valle Cavanata e 2-300 a Marano lagunare (Valle Canalnovo) e dintorni. In linea teorica, trattandosi di una specie erbivora, le aree lagunari – costiere della regione potrebbero ospitare varie migliaia di individui appartenenti a tale specie ma i fattori limitanti che agiscono attualmente (limitate zone di riproduzione; predatori; abbattimenti ecc.) freneranno probabilmente un consistente incremento locale delle popolazioni residenti e, forse in misura minore, di quelle migratrici. Va del resto tenuto conto del prevedibile impatto che questi uccelli

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potranno causare all’agricoltura. In tal caso, misure di dissuasione e, nei casi più gravi, limitati abbattimenti potrebbero essere necessari. Habitat e distribuzione: La specie frequenta tipicamente le zone umide ed i campi coltivati o le praterie adiacenti, prediligendo le aree aperte. Molto reattiva alle varie fonti di disturbo l’Oca “selvatica” tende rapidamente alla assuefazione alla presenza umana riducendo rapidamente la distanza di fuga se alle varie fonti di disturbo non corrisponde un reale pericolo. L'Oca grigia è stata reintrodotta quale specie nidificante, per la prima volta in Italia, nella Valle Cavanata (Grado, GO) nel 1984. Tale iniziativa era stata avviata dopo una prima esperienza incoraggiante effettuata con 4 soggetti nell' "Oasi" di Marano Lagunare, alle Foci del Fiume Stella, nel 1978. Era stata qui verificata una nidificazione ma tanto il nido che alcuni soggetti tra quelli rilasciati erano stati poi oggetto di atti di bracconaggio. Successivamente altre analoghe esperienze sono state avviate nel Veneto (Valle Averto: Rallo G., ined.); in una località del Piemonte (in prov. di Vercelli: Bordignon P., ined.) ed ancora nel Friuli - Venezia Giulia presso il "Centro Visite" istituito nella Valle Canal Novo di Marano Lagunare, UD, dove erano presenti nel 1989 circa 30 soggetti. Nell’area della Riserva naturale della Foce Isonzo alcuni soggetti (29) sono stati immessi a partire dal 1990 e fino al 1995. La colonia residente in Valle Canalnovo, dopo qualche problema iniziale (in parte da attribuirsi anche al bracconaggio), è quella che dimostra il maggiore dinamismo, allo stato attuale, con qualche primo tentativo di colonizzazione di aree vicine, come Le Favole (bonifica Muzzanella) e forse Valle Pantani. Qualche danno alle vigne è stato segnalato a Marano, mentre la colonia di Valle Cavanata nel goriziano ha determinato un sensibile impatto su coltivi a orzo, mais, asparagi. La colonia della Cona, assieme ai contingenti in migrazione e svernanti, frequenta attivamente le coltivazioni adiacenti, con prevalenza per l’orzo o il grano invernali. Uno studio a suo tempo redatto e varie successive osservazioni e rilevamenti (Parodi & Perco 1980; Perco 1988; Perco & Utmar 1989) hanno evidenziato che l’impatto delle oche sui coltivi appare limitato se riferito ai mesi più freddi dell’anno quando, a seguito dell’accestimento, i coltivi possono addirittura trarre un beneficio dalla “potatura” degli steli effettuata da parte degli uccelli. Diverso può essere il discorso nel caso della presenza di grandi stormi sui coltivi in altri periodi dell’anno, quando anche il calpestio o l’estrazione delle piantine appare decisamente più frequente o probabile. Per il futuro, oltre alla garanzia di un adeguato monitoraggio, si suggerisce di mantenere la tutela della specie a livello legale, provvedendo a mettere in atto misure di prevenzione nei confronti di eventuali danni ai coltivi. 040 01660 Oca del Canada Branta canadensis M irr Fenologia ecc. La specie appare di comparsa irregolare, in parecchi casi col dubbio si tratti di aufuga da qualche allevamento. Va tuttavia segnalata anche per l’esistenza di una popolazione ormai acclimatata dal nord - Europa (Perco1988) dalla quale è possibile provengano, di volta in volta, alcuni degli individui che fanno la loro comparsa nel FVG. 041 01670

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Oca facciabianca Branta leucopsis* M irr, W irr Fenologia ecc.: La specie è accidentale e molto rara in Italia e nel FVG ma un numero crescente di osservazioni si riferisce al periodo più recente. Per parecchie di queste, tuttavia, rimane il dubbio che possa trattarsi di aufuga da allevamenti. All’Isola di S. Andrea nella laguna di Marano alcuni soggetti, riprodottisi in loco, risultano fuggiti di recente (2003 – 2004) e numerose osservazioni di individui inanellati possono pertanto verosimilmente riferirsi a tale origine. La affermazione di una popolazione nidificante del tutto extra – zonale è da ritenersi poco auspicabile. I soggetti in questione andrebbero pertanto progressivamente catturati o eliminati. 042 01680 Oca colombaccio Branta bernicla A 5 1 ind. Marano Lagunare (UD), XI.1964 6 ind. Baia di Panzano, 1964 o 1965 1 ind. Cordenons dint. (PN), inizio 1971 1 ind. Foce dell’Isonzo (GO), 15.VII-27.VIII.2000 1 ind. Valle Cavanata (Fossalon di Grado-GO), II e III.2003 Fenologia ecc.: Si tratta, analogamente alla specie precedente, di specie molto rara nel mediterraneo la cui origine aufuga appare tuttavia meno probabile, essendo meno diffusa negli allevamenti. 043 01690 Oca collorosso Branta ruficollis* A 5 1 ind. Latisana (UD), 29.I.1929 1 ind. Torviscosa dint. (UD), 8.I-13.II.1986 2 ind. Torviscosa dint. (UD), 24.II-7.III.1987 2 ind. Muzzanella (Marano Lagunare-UD), 9.II.1987 e 1 ind. l’1.III 1 ind. Isola della Cona (GO), 13.I-4.III.2003 Fenologia ecc.: La specie è molto rara, localizzata come nidificante nella penisola di Taymir oltre gli Urali settentrionali, sebbene la sua comparsa in Italia sia divenuta più frequente al seguito dei grandi stormi di oche lombardelle provenienti dall’area siberiana (5 soggetti nell’area del mezzano – Comacchio nel febbraio 2005). 044 01710 Casarca Tadorna ferruginea* M irr, E irr

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Fenologia ecc.: Specie rara ma abbastanza frequentemente allevata e, perciò, relativamente comune con soggetti fuggiti dalla cattività. Molte osservazioni recenti si riferiscono al Maranese ed alla zona tra la Foce Isonzo e la Foce del Timavo (Perco 1993; Parodi 1999). 045 01730 Volpoca Tadorna tadorna M reg, W, B Fenologia, consistenza, tendenza: La specie era un tempo assai rara ma ha avuto un recente, sensibile, incremento, culminato anche nella affermazione di una popolazione nidificante. Un solo dato attesta la presenza della specie in passato, ad esempio, nel Goriziano (Sadini 1961), per un soggetto da Grado catturato il 2 febbraio 1889. Forse in parte l’incremento può essere anche attribuito a numerose immissioni effettuate nell’ambito della laguna di Marano o di Grado ma la Volpoca ha in realtà subito un analogo trend positivo a livello Adriatico, quasi contemporaneamente (o di poco precedente) a quello del Fenicottero o di altre specie un tempo rare e limitate alle aree più meridionali della nazione.

Tadorna tadorna: censimenti di gennaio

0 0 0 01

01

01 1

3

0

11

0

2

6

12

16

1

5

12

26

8

19

8

10

3

19

21

0

5

10

15

20

25

30

anno

75

anno

77

anno

79

anno

81

anno

83

anno

85

anno

87

anno

89

anno

91

anno

93

anno

95

anno

97

anno

99

anno

01

anno

03

L’attuale consistenza per quanto riguarda le coppie nidificanti nel FVG può essere stimata approssimativamente attorno alle 10 – 15 (4 – 6 stimate da P. Utmar nel 1997), con una tendenza al progressivo, anche se per ora graduale, incremento. Habitat e distribuzione:

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Se si fa eccezione per poche osservazioni effettuate lontano dalla costa, in larga misura attribuibili ad aufuga, la specie si riscontra essenzialmente, e con sempre maggiore frequenza, in aree lagunari, dalla foce del Timavo (specialmente nell’area allagata della cassa di colmata di Monfalcone) a quella del Tagliamento, ma anche, saltuariamente, alla foce dell’Ospo in Provincia di Trieste. L’habitat elettivo è rappresentato dalle piane fangose di marea in zone marine costiere ovvero in bacini ad elevata salinità, fortemente confinati. Si osserva ( e nidifica) pertanto, nelle valli e in zone di barena o duna in esse comprese o anche esterne (Banco d’Orio inteso in senso lato). 046 01790 Fischione Anas penelope M reg, W, E irr Fenologia, consistenza e tendenza: La specie, che non nidifica in Italia salvo rare eccezioni, è comune ed abbondante durante le migrazioni e, a partire dagli ultimi decenni ed in conseguenza della riduzione del disturbo venatorio (istituzione delle aree protette, sospensione della caccia in mare e riduzione della frequenza delle giornate di caccia), anche durante lo svernamento, come ben si evidenzia dai dati disponibili:

Anas penelope: censimenti di gennaio

200 1301600

38517901360

3240

70307920

5150622055705156

3526

15395

35

4010

10508

4630

15728

18385

27711

22130

1690318676

22846

12463

26491

19725

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

anno

75

anno

76

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78

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79

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81

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83

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88

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89

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90

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anno

93

anno

94

anno

95

anno

96

anno

97

anno

98

anno

99

anno

00

anno

01

anno

02

anno

03

Un tempo considerato meno frequente del Germano è oggi, nelle aree lagunari, la specie meglio rappresentata nei mesi invernali, sebbene molto concentrata e localizzata anche in conseguenza del comportamento gregario. Il grafico successivo (Kravos ined.), elaborato sulla base di dati raccolti alla Foce dell’isonzo evidenzia l’incremento progressivo durante i mesi autunnali, che in generale culmina nei massimi registrabili nel corso del mese di novembre.

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Va sottolineato che anche l’andamento degli abbattimenti testimonia una tendenza all’incremento, dimostrando che le misure di tutela adottate non si rivelano penalizzanti nei confronti della attività venatoria ma, al contrario, consentendo l’incremento delle popolazioni, favoriscono anche il prelievo sostenibile a carico delle varie specie di Anatidae oggetto di caccia. “Dall’inverno del 1993/94, a seguito della chiusura della caccia sulle piane di marea della Riserva Naturale Foce dell’Isonzo, si è verificato un costante incremento delle presenze nell’area (25.000 individui nel novembre 2000). I primi cospicui contingenti si registrano già a settembre (2.890 individui il 21.9.01). Da gennaio si assiste invece a un netto calo numerico dovuto probabilmente al progressivo sfruttamento delle praterie di fanerogame marine, su cui insiste anche Fulica atra (17.300 individui nel novembre 2000). Conseguentemente si rileva un incremento nella laguna di Grado e Marano che si protrae di norma fino alla metà di marzo (12.000 individui il 5.3.98). A partire dall’inverno 95-96 la sosta diurna in mare è diventata un fenomeno sporadico e di scarsa consistenza, mentre è aumentata la presenza diurna in laguna. Si ipotizza che la specie tenda a mantenere l’abitudine all’alimentazione diurna, anche nelle zone soggette ad attività venatoria, che peraltro è stata ridotta dal 1994 con la limitazione del numero di cacciatori che esercitano la loro attività in mare (Perco e Utmar 1997)”.

Fischione Anas penelope

02000400060008000

10000120001400016000

92/93 93/94 94/95 95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/01 01/02 02/03

Inverno

Med

ia D

icem

bre-

Gen

naio

Winter means

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abbattimenti Anas penelope FVG

703821 865

1023 1106

710

1201

381

1525 1532

1246

15911780

1311

894

1875

2239

0

500

1000

1500

2000

2500

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

-94

1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

-02

2002

-03

2003

-04

E’ interessante esaminare e comparare la situazione nelle due principali riserve lagunari: Grado e Marano:

Grado: abbattimenti di Anas penelope

500 545630

720 764

435

980

175

12701153

822

11811263

970830

15611748

0

500

1000

1500

2000

2500

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

-94

1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

-02

2002

-03

2003

-04

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Anas penelope: abbattimenti nella Riserva di Marano l.

60 106 106220 242 187 142 137 186

330 358 369 456267

0240

387

0

500

1000

1500

2000

2500

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

-94

1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

-02

2002

-03

2003

-04

Nota: manca il dato per l’annata venatoria 2001 – 02. Appare evidente un consistente vantaggio per la Riserva di Grado che, negli anni, ha tratto il maggiore profitto dall’incremento della specie grazie alla istituzione, dapprima della Oasi faunistica di Valle Cavanata, successivamente dalla istituzione delle Riserve naturali in base alla l.r. 42/96. Habitat e distribuzione: La specie frequenta soprattutto le aree costiere e lagunari, formando grandi stormi in sosta diurna ed alimentandosi durante la notte. Negli anni 70 ed all’inizio degli anni 80 lo svernamento di grandi stormi di fischioni all’interno delle acque lagunari era fenomeno pressoché sconosciuto. A seguito delle prime attività di censimento (anche con l’impiego di piccoli aerei, è stato possibile verificare la presenza di grandi stormi in sosta diurna al largo, talora a varie miglia di distanza dalla costa. Il fenomeno è stato successivamente interpretato come una risposta diretta al disturbo venatorio, all’epoca evidentemente eccessivo, nei confronti di tale specie (Perco 1982; Perco & Parodi 1986; Parodi & Perco 1988; Perco 1988; Perco & Utmar 1992). All’epoca tali stormi non potevano alimentarsi durante il giorno ed erano perciò costretti ad attendere le ore notturne ovvero ad allontanarsi verso siti più meridionali, fino al nord – Africa. La specie si nutre infatti essenzialmente di “erbe”, rappresentate a livello locale in larga misura da Zostera noltii che forma grandi praterie nella fascia intertidale e sulle velme poco profonde, tanto in lacuna che nelle aree costiere antistanti. Allo stato attuale grandi stormi in sosta diurna invernale si riscontrano tipicamente in laguna a est del canale navigabile Ausa – Corno; nelle zone a nord del Banco d’Orio (inteso in senso lato) nella laguna di Grado; nell’intera area della Foce dell’Isonzo. Stormi di dimensioni minori possono essere individuati anche altrove, a seconda del disturbo, delle condizioni meteo, della disponibilità di cibo ecc. La specie, con singoli soggetti o piccoli stormi, compare inoltre in tutte le zone umide, grandi e piccole, anche all’interno e ben lontano dalla costa. Per la regione sono note riprese di soggetti marcati in Gran Bretagna, Svezia e Olanda. Di speciale interesse, a dimostrazione della eccezionale mobilità potenziale di tale specie, è il caso di un soggetto inanellato a San Rossore il 4 dicembre 1988 (Toscana) e abbattuto tre giorni dopo alla Foce dell’Isonzo. Anche il basso numero di soggetti censiti a metà gennaio in taluni anni può essere in parte interpretato non tanto come

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conseguenza di un calo popolazionale complessivo quanto per lo spostamento di grandi stormi in altre zone costiere del Mediterraneo poste più a sud – ovest (ad esempio nel Delta padano) a seguito di eventi meteorologici particolari. 047 01820 Canapiglia Anas strepera M reg, W, B irr Fenologia, consistenza e tendenza: Si tratta di una specie non particolarmente abbondante, sebbene sia tuttora annoverata tra quelle cacciabili. I censimenti di metà gennaio hanno evidenziato una tendenza piuttosto singolare e, forse, di non facile interpretazione, caratterizzata da un graduale, notevole incremento fino al gennaio del 1992 (3150 esemplari osservati alla Foce dello Stella), seguito da una repentina riduzione ed una apparente, successiva, stabilità, attorno al valore medio di un migliaio di soggetti.

Anas strepera: censimenti di gennaio

0 12 0 10 4100 20 112130

400 440 400

930 890

1219

1666

2424

3209

669

10991284

736

1004

673 727924

713

1164

915

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

anno

75

anno

77

anno

79

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81

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83

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85

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87

anno

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anno

91

anno

93

anno

95

anno

97

anno

99

anno

01

anno

03

Poche coppie si sono finora riprodotte in regione (meno di 10 casi in tutto), particolarmente concentrate alla Foce dell’Isonzo nelle aree di ripristino ambientale della Cona. Il grafico degli abbattimenti appare problematico e sorge il dubbio che vi siano degli errori a livello di comunicazione, ovvero di trascrizione e registrazione dei dati: dovrà essere soggetto a verifica.

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Anas strepera : abbattimenti nel FVG

50 61 58 143 130 142 151 153291 173

370236 293

156 77 139 132

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

-94

1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

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2002

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2003

-04

Habitat e distribuzione. Un tentativo di interpretare tale dato può essere tuttavia proposto: si tratterebbe dell’effetto negativo del forte incremento delle attività di coltivazione e raccolta delle vongole “veraci” (Tapes philippinarum) nella laguna di Marano e, particolarmente, all’interno dell’area “protetta” della Foce dello Stella. Era infatti in tale sito che un grande stormo di canapiglie (il più grande d’Italia) si era andato consolidandosi negli anni fino al crollo del 1992. La riduzione è stata fortunatamente, almeno in parte, compensata da un parallelo incremento dei soggetti presenti a est, nelle pertinenze delle nelle riserve naturali della Cavanata e della Foce Isonzo. Va altresì osservato che la riduzione cospicua della Canapiglia nel settore maranese è parallela a quella della folaga ed ambedue potrebbero avere sofferto anche a seguito della riduzione degli apporti trofici precedentemente concentrati in laguna a causa dell’assenza di impianti di depurazione. L’argomento, di notevole interesse scientifico, dovrà essere oggetto di ulteriori studi ed indagini ma si suggerisce l’avvio, quanto meno, di un intervento sperimentale, sospendendo le attività di raccolta dei molluschi eduli all’interno delle aree più interne della Riserva della Foce dello Stella (Albero; Cuna Dolse; Alberassi), dove fino a pochi anni fa stazionavano in inverno consistenti stormi di uccelli. Al di fuori delle zone umide costiere e lagunari la Canapiglia, più di altre specie legata alle acque dolci e di abitudini alimentari strettamente erbivore, si rinviene anche ben all’interno in tutte le zone adatte, sebbene sporadicamente e con un basso numero di esemplari. 048 01840 Alzavola Anas crecca M reg, W, B Fenologia, consistenza e tendenza:

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Si tratta di una specie cacciabile, abbondante durante le migrazioni e discretamente comune durante lo svernamento. Nidifica con un numero di coppie limitato, forse limitato a una decina (a seconda delle annate). Il numero di capi censiti è mediamente stabile ma in realtà le popolazioni svernanti sono soggette a sensibili fluttuazioni e, negli anni più recenti, sembrano in regresso. Come si può vedere, confrontando i grafici, anche l’andamento degli abbattimenti denota, grosso modo, le medesime tendenze.

Amas crecca: censimenti di gennaio

770

2108

30203540

5160

8050

72107078

5673

64806070

4924

6410

4190

8140

6060

84809060

55065698

7458

5557

4111

4777

5720

6869

48204736

3189

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

10000

anno

75

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76

anno

77

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78

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79

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80

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86

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92

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95

anno

96

anno

97

anno

98

anno

99

anno

00

anno

01

anno

02

anno

03

Anas crecca: abbattimenti nel FVG

13871891 1879

2427 21881555

1137 9691366 1440 1389 1570 1656

11741958

763 1026

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

10000

1987-88

1988-89

1989-90

1990-91

1991-92

1992-93

1993-94

1994-95

1995-96

1996-97

1997-98

1998-99

1999-00

2000-01

2001-02

2002-03

2003-04

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Habitat e distribuzione: La specie è di norma frequente nelle zone umide dolci o salmastre, con una certa predilezione per quelle anche di piccole dimensioni e circondate da fitta vegetazione palustre. Frequenta, numerosa, anche le acque interne, ben lontano dalla casta, dove si riscontra pure lungo i fossi di bonifica e talora nelle pozze temporanee. Si nutre prevalentemente di semi di piante terrestri depositate nell’acqua molto bassa e pertanto in condizioni di piovosità diffusa può essere reperita pressoché ovunque vi siano opportunità alimentari. Scarsa o occasionale in aree montano – alpine, l’Alzavola rappresenta, assieme al germano, una tipica specie dei “chiari” e degli appostamenti di caccia presso i laghetti artificiali della pianura. La biologia della specie al di fuori del periodo riproduttivo è stata approfondita particolarmente grazie ad una serie di studi condotti in Francia (Camargue) da A. Tamisier. In tal caso si è potuto verificare che i raggruppamenti diurni, dove alzavole e altri anatidi si mescolano, fungono da “unità funzionali” non solo al riposo ed alla difesa dai predatori ma in particolare alla comunicazione “involontaria” di informazioni rispetto all’ubicazione dei migliori siti di pastura notturna, dove le alzavole si recano con voli di vari chilometri (fino a 20-30: Tamisier l.c.). 049 01860 Germano reale Anas platyrhynchos SB, M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza: Si tratta della specie più diffusa tra gli anatidi e,assieme al Fischione, anche la più numerosa. Nidifica con un elevato numero di coppie, valutabile sull’ardine delle migliaia in area lagunare e nella pianura, bassa ed alta, dimostrando una elevata adattabilità anche a situazioni di forte pressione venatoria. Si tratta di un migratore parziale il cui numero incrementa sensibilmente nei mesi tardo estivi ed autunnali sia per l’appariscente presenza dei nuovi nati a livello locale e che iniziano i primi voli, che per l’arrivo di molti soggetti dall’estero in corrispondenza del movimento migratorio. Alcune stime, condotte in area lagunare e protrattesi per vari anni (1989-1998), indicano in circa 600 le coppie mediamente nidificanti nell’Isontino (con forti fluttuazioni annue, da 300 a 7.600 circa; Utmar in Parodi 1999), che, sommate a quelle della laguna di Marano, possono far supporre l’esistenza di almeno un migliaio di coppie nidificanti in zona costiero – lagunare, dalla Baia di Panzano alla foce del Tagliamento. Una consistenza stimata di 8 – 10.000 soggetti presenti all’apertura della stagione venatoria nella Bassa (15 – 17.000 nell’intera regione) non sembra pertanto eccessiva. A metà gennaio le popolazioni censite di Germano sono le seguenti:

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Anas plathyrynchos: censimenti di gennaio

1168

26951650

525

25603680

10620

5320

9684

39804129

6954

4919

11741

610863237582

6459

1013811246

10482

13583

15320

10825

79268840

905689139043

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

18000an

no 7

5

anno

76

anno

77

anno

78

anno

79

anno

80

anno

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82

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83

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85

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87

anno

88

anno

89

anno

90

anno

91

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92

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93

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94

anno

95

anno

96

anno

97

anno

98

anno

99

anno

00

anno

01

anno

02

anno

03

Complessivamente la tendenza appare positiva e va considerato che tale specie, essendo spesso distribuita e presente anche in zone umide minori (o lungo il corso di fiumi, torrenti e canali di bonifica) non sistematicamente soggette a censimento, viene verosimilmente sottostimata.

Anas platyrhynchos: abbattimenti nel FVG

25053210 3336 3219

36383315

2747 2859

39874439 4156 4400

50295732 5717 5895

7022

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

-94

1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

-02

2002

-03

2003

-04

Anche il grafico degli abbattimenti conferma la tendenza sopra evidenziata e va sottolineato, d’altro canto, che negli ultimi anni è divenuta pratica sempre più diffusa quella della propagazione di tale specie mediante piccoli allevamenti ed immissioni, certo discutibili sul piano tecnico vista

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l’abbondanza complessiva della specie allo stato puramente selvatico. La diffusione di laghetti e stagni anche di origine artificiale, non pochi dei quali con finalità venatorie, a sua volta contribuisce non poco alla ulteriore diffusione della specie. Assieme al Fischione il Germano reale è la specie maggiormente oggetto di prelievo venatorio, che si distacca nettamente da tutte le altre specie di Anatidi. E’ interessante pertanto verificare l’andamento dei prelievi nelle principali aree di caccia del distretto lagunare: Grado e Marano. Si evidenzia, anche in questo caso, un trend complessivamente positivo che deve essere attribuito all’incremento della popolazione totale, a sua volta correlato con il minore disturbo. Ne trae vantaggio in particolare la riserva di caccia di Grado che, essendo più dotata di valli arginate (le cosiddette “valli da pesca”) maggiormente si avvicina al modello venatorio tipico delle grandi aziende faunistico – venatorie vallive del veneto (le ex Riserve private). In tali aree, grazie ad un sapiente dosaggio del disturbo venatorio (si caccia, con poche eccezioni, una sola volta alla settimana per mezza giornata) ed alla regimazione dei livelli idrici in modo favorevole alla selvaggina (acque che vengono tenute mediamente basse) si realizzano in definitiva i carnieri maggiori e, nel medesimo tempo, elevate consistenze di soggetti in sosta o svernanti.

Grado: abbattimenti di Anas platyrhynchos

428 493650

756 776

528

880801

1114970

810 862941

1555

1891

1517

1343

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

2000

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

-93

1993

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1994

-95

1995

-96

1996

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1997

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1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

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Marano: abbattimenti di Anas platyrhynchos

200279 279

715 742815

67 72

300452

341424 472

362

0

355

684

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

2000

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

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1992

-93

1993

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1994

-95

1995

-96

1996

-97

1997

-98

1998

-99

1999

-00

2000

-01

2001

-02

2002

-03

2003

-04

Nota: i dati degli abbattimenti risultano spesso carenti o di dubbia attendibilità. Pur rappresentando un utile punto di riferimento vanno pertanto interpretati con doverosa prudenza e dovranno essere sottoposti, auspicabilmente, a puntigliosa verifica. L’attendibilità di tali dati, accanto a quelli riferibili ai censimenti, deve rientrare, auspicabilmente, nel sistema di “premialità” di prossima istituzione. Per fare un esempio, nel caso sopra raffigurato, le cifre di due annate coincidono (per tutte le specie) e manca il dato per l’annata venatoria 2001 – 02. In numerosi altri casi esaminati, riferiti a varie riserve, sorge il fondato sospetto che siano state spesso riportate piuttosto “stime” di capi abbattuti, che puntuali conteggi. Habitat e distribuzione: Pur prediligendo le zone umide d’acqua dolce, anche con fitta vegetazione ripariale, il Germano reale è presente anche lungo le coste del mare, frequentando senza problemi le acque libere salmastre della laguna ed il mare aperto. Negli anni in cui la caccia agli acquatici veniva praticata sull’intero territorio disponibile con il massimo disturbo arrecato, assieme agli stormi di fischioni stazionanti in inverno in mare aperto si notavano pure grandi raggruppamenti di Germani reali. Anche attualmente non è rara la formazione di raggruppamenti diurni in siti particolarmente tranquilli. Da tali aree, spesso caratterizzate da ampi specchi d’acqua dove sostano anche stormi di altri anatidi, i germani si allontanano in ore notturne, diretti verso le aree di alimentazione poste anche a parecchi chilometri di distanza, lungo il corso dei fiumi, nei canali di bonifica e zone umide minori ovvero sui campi coltivati , se e quando è possibile reperire alimento in abbondanza (ad esempio dopo la trebbiatura ed il raccolto. La specie nidifica anche talora lungo le coste rocciose, come avviene ad esempio nell’ambito della Provincia di Trieste dove alcuni stormi stazionano spesso anche all’interno delle aree portuali o tra i galleggianti delle mitilicolture. Sempre nella provincia di Trieste esiste una consistente popolazione di tale specie (alcune centinaia) originata almeno in buona parte da immissioni e caratterizzata spesso dalla presenza di soggetti con colorazioni anomale. Popolazioni “ferali” di germani, a volte chiaramente distinguibili dalla forma selvatica, si osservano in molte aree dell’entroterra, con particolare riguardo per la pianura di

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Pordenone e Udine e, in generale,dove esistono laghetti, cave allagate ecc., utilizzate a fini venatori o di ricreazione. Il Germano notoriamente si incrocia con parecchie altre specie di anatidi generando ibridi non sempre sterili. Varietà ibride (ad esempio con l’Anatra muta – Cairina muschiata: le cosiddette “anatre germinate”) o germani che presentano variazioni cromatiche del piumaggio (dalle forme melaniche a quelle bianche o albine, con ogni possibile intergradazione) vengono spesso allevati e mantenuti allo stato di semi libertà. Ciò avviene tanto per procurare soggetti da richiamo che per finalità puramente decorative o gastronomiche, provocando potenzialmente qualche problema di inquinamento genetico nei confronti delle popolazioni selvatiche (sebbene le anatre di origine domestica siano comunque sottoposte ad una più severa selezione naturale). La nidificazione del Germano reale avviene in tutte le zone umide provviste di adeguata copertura vegetale e di sufficiente nutrimento: la specie non riesce in genere ad allevare la prole con successo in zone provviste di sponde troppo ripide, acque profonde e scarsa copertura erbacea. In tali siti di norma la predazione, operata dal Gabbiano reale o altri predatori diviene determinante. La predazione da parte di gazze e cornacchie appare altresì rilevante in aree umide boscose, mentre quella da parte della volpe può essere decisiva se i siti riproduttivi non sono separati dalla terraferma con ampi e profondi canali. In alcuni casi di studio si è potuto verificare che tale specie si può riprodurre con successo anche all’interno di colonie numerose di gabbiano reale (Larus cachinnans/ michahellis), superando il problema della predazione se nelle vicinanze esistono adeguati siti di “nursery”. Si tratta in particolare del caso, per anni studiato da P. Utmar (Utmar in Parodi 1999) in Valle Cavanata, dove le femmine di Germano traggono vantaggio dalla difesa da parte dei gabbiani nei confronti di altri predatori durante la cova (in tal caso i nidi sono posti su barene, ammantati da vegetazione alofila). I piccoli nati vengono trasferiti in zone umide d’acqua dolce adiacenti (Canale Averto) dove trovano abbondante cibo e formano folti raggruppamenti fino all’involo. La provenienza dei germani che giungono nella regione è stata più volte verificata grazie alla cattura di soggetti marcati: si tratta in prevalenza di regioni dell’Europa centrale (Germania, Polonia, Ungheria, Svizzera ecc.). Soggetti di taglia particolarmente piccola, che si osservano tipicamente nei mesi invernali, potrebbero appartenere a popolazioni nidificanti ben più a nord – est. 050 01890 Codone Anas acuta M reg, W, E, B?? Fenologia, consistenza e tendenza. Si tratta di una specie regolarmente presente sebbene mai molto abbondante e piuttosto imprevedibile nella consistenza, che può variare considerevolmente nei diversi anni. I dati relativi ai censimenti di gennaio, riassunti nel relativo grafico, evidenziano un trend decrescente (con forti fluttuazioni) fino agli anni 90 e 91, seguito da un apparente consolidamento dei contingenti svernanti. La specie è talora presente anche in periodo riproduttivo, con pochi soggetti e si ricorda almeno un caso di una femmina seguita dai piccoli (Valle Morgo; anni 80’; Perco ined.). Alcuni ulteriori casi di riproduzione accertata si riferiscono a soggetti immessi (Vicario 2003; Guzzon 2003; Utmar in Parodi 1999) In generale il Codone appare più abbondante nei mesi interessati da movimenti migratori, con particolare riguardo per quelli pre-riproduttivi. Pressoché tutti i dati riferiti a soggetti svernanti sono stati raccolti in area costiero – lagunare, con particolare riguardo per le aree vallive della Cona, Cavanata, Grado (Panera, Morgo, Noghera e poche altre, come ad esempio Valle Pantani e (pochi soggetti) Foce dello stella, Valle Canalnovo ecc., nella laguna di Marano.

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Anas acuta: censimenti di gennaio

705

1240

890

495

800

600

301

1000

840

1230

610

270

504

130

860

62 70

436

146 142

310267 290

653

539477

564611

526

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

anno

75

anno

77

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79

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81

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83

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85

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87

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89

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95

anno

97

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99

anno

01

anno

03

Le statistiche dei capi abbattuti nel FVG consentono di elaborare il seguente grafico:

Anas acuta: abbattimenti nel FVG

298363 355

248 295

121 152 105 132

342235 221

294238

17096 79

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1987

-88

1988

-89

1989

-90

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-91

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1992

-93

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-97

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1999

-00

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-01

2001

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Habitat e distribuzione. La specie è decisamente più abbondante e regolare nell’area costiero – lagunare, dove piccoli stormi anche svernano, sebbene si osservi praticamente in tutte le aree idonee (zone umide) anche all’interno. La presenza di soggetti estivanti (nidificazione possibile o probabile) è stata notata in vari siti dalla foce del Timavo alla Laguna di Grado e Marano. 051 01910 Marzaiola Anas querquedula M reg, B Fenologia, consistenza e tendenza: La specie non sverna nella regione ma è presente regolarmente da febbraio a settembre, con pochi casi riferiti a ottobre. Le massime consistenze si riferiscono in genere al periodo da metà marzo ad aprile, con un picco secondario in agosto. Soggetti osservati in altri periodi dell’anno sono da ritenersi, salvo eccezioni da verificare, impossibilitati ad intraprendere la migrazione a causa di qualche menomazione. La prima osservazione sinora registrata si riferisce al 7 febbraio 1988 per il mare aperto. Un soggetto era altresì presente all’Isola della Cona fino al 29 novembre 1993 (Utmar in Parodi 1999). La consistenza massima regionale in periodo di migrazione primaverile può essere stimata in varie migliaia di soggetti. Poche coppie, forse 20 – 30 nell’intera regione, nidificano abbastanza regolarmente; il dato è comunque da verificare, mancando indagini accurate particolarmente per le aree interne. Considerata la difficoltà di osservare tale specie coi piccoli nati è possibile che la consistenza della popolazione nidificante in regione sia in realtà maggiore. La specie è tuttora oggetto di caccia sebbene i periodi consentiti non ne favoriscano il prelievo (da inizio settembre a 10 gennaio). Un tempo questa specie era invece attivamente cacciata, particolarmente nel periodo del “ripasso” (migrazione primaverile pre-riproduttiva). Attualmente, la considerazione di un calo generale di consistenza, che interessa questa specie a livello internazionale, anche in parte da attribuirsi ai frequenti periodi di siccità nelle aree principali di svernamento del Sahel, in Africa, sommata alla decisione di rispettare le specie migratrici durante il loro volo di ritorno verso i quartieri di nidificazione vietano ogni possibilità di prelievo dopo la metà inverno e comunque dopo la fine di gennaio. Sebbene numerosi tentativi di modificare le norme in vigore siano stati recentemente intrapresi va sottolineato che esistono recenti accordi stipulati tra la FACE (federazione delle organizzazioni venatorie europee) e lo IUCN (unione internazionale per la conservazione della natura) per il mantenimento di quanto espressamente previsto dalla Convenzione di Berna e dalla direttiva europea n 409/79. Per la regione, come anche altrove sottolineato, ci sono seri dubbi sulla attendibilità dei dati totali disponibili sugli abbattimenti effettuati Vengono pertanto riportati, a titolo di esempio, solo quelli relativi alla Riserva di Grado che apparentemente mostrano un calo sensibile di prelievi a carico di questa specie in conseguenza dell’entrata in vigore della L.N. n. 157/92.

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Anas querquedula : abbattimenti a Grado

0

50

100

150

200

250

300

350

400

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

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1996

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-00

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Serie1

Habitat e distribuzione: La specie è diffusa, nei periodi adatti, ovunque esistano zone umide con acque salmastre o dolci poco profonde. Durante la migrazione la Marzaiola si osserva anche in aree montano – alpine o in mare aperto, dove spesso si formano piccoli stormi in riposo diurno. L’habitat riproduttivo è rappresentato da aree prative allagate o radi canneti, talora in zone lagunari vallive (ad esempio Valle Canalnovo a Marano: cfr Guzzon 2003; Vicario 2003). 052 01940 Mestolone Anas clypeata M reg, W, B irr Fenologia, consistenza e tendenza: La specie è abbastanza diffusa e da ritenersi di comparsa frequente sull’intera zona planiziali della regione, ma sostanzialmente concentrata in zone lagunari, dove si rinviene anche come svernante. Il Mestolone appare tuttavia più numeroso durante le migrazioni, con particolare riguardo per quella primaverile. I dati IWC sinora disponibili per la specie nella regione sono i seguenti:

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Anas clypeata: censimenti di gennaio

1 15 0

168

15

260

360290

240

45 50 69

340

224 241305 308 316

195

502

764

1029

927

474

578 585535

593

1361

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

anno

75

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76

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00

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01

anno

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03

Complessivamente la specie sembra interessata da un trend positivo, dovuto almeno in parte, all’incremento di soggetti in alcune riserve naturali (ad esempio Valle Cavanata; Utmar in Parodi 1999). Non sono riportati i dati relativi ai prelievi venatori che evidenziano alcune discrepanze e dovranno essere oggetto di revisione. Habitat e distribuzione: Il Mestolone si osserva in tutte le principali zone umide costiero – lagunari ma anche in aree palustri dell’interno. La nidificazione, peraltro limitata a poche coppie (10 – 20) a livello regionale, è stata recentemente provata all’Isola della Cona (Kravos ined.) ma probabilmente, in analogia con quanto avviene per la Marzaiola, è un fenomeno più diffuso di quanto non appaia. 053 01960 Fistione turco Netta rufina M reg, W Fenologia ecc.: La specie compare sporadicamente sul territorio regionale, tanto in area costiero – lagunare che in alcuni laghi alpini (Grion. com. pers.). A seguito del rilascio di alcuni soggetti si è registrata in più casi l’avvenuta riproduzione (Isola della Cona; Valle Canalnovo), sebbene non si sia mai formata sinora una popolazione residente. 054

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01980 Moriglione Aythya ferina M reg, W, E irr Fenologia, consistenza e tendenza: Si tratta di una specie un tempo più abbondante, il cui calo popolazionale viene evidenziato spesso anche a livello europeo (Perco 1988; Serra et al. 1997; AA VV 1992; Tucker & Heath 1994). La situazione a livello regionale è illustrata nel grafico seguente evidenzia una apparente incremento degli svernanti, probabilmente da attribuirsi alla istituzione delle riserve naturali in laguna, seguito da un periodo di sensibili fluttuazioni.

Aythya ferina : censimenti di gennaio

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

anno

75

anno

77

anno

79

anno

81

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83

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85

anno

87

anno

89

anno

91

anno

93

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95

anno

97

anno

99

anno

01

anno

03

Un netto decremento nei soggetti presenti è invece evidenziato dai censimenti effettuati all’Isola della Cona (Riserva naturale Foce Isonzo; Kravos ined.):

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Moriglione Aythya ferina

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/01 01/02 02/03

Inverno

Med

ia D

icem

bre-

Gen

naio

Aythya ferina: abbattimenti nel FVG

240

342

297

109

170146

105

67

119139 131

293

213

78 68 55

134

0

50

100

150

200

250

300

350

400

1987

-88

1988

-89

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-90

1990

-91

1991

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1992

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1993

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-95

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-98

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-00

2000

-01

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-04

I dati relativi agli abbattimenti nel FVG consentono di evidenziare una tendenza al progressivo decremento con poche fluttuazioni. Considerato il basso numero di capi complessivamente prelevati l’adozione di speciali misure di tutela sembra opportuna, quanto meno per mezzo della estensione della superficie inclusa nelle aree protette. Habitat e distribuzione: In inverno il Moriglione staziona tipicamente in pochi siti di sosta diurna, dove gliu stormi appaiono molto compatti e tradizionalmente ubicati in specchi d’acqua ampi e relativamente profondi. Si citano ad esempio: il “ripristino” dell’Isola della Cona; la Valle Cavanata (Canale Averto) e, ma in modo più irregolare, La foce dello Stella o Valle Canalnovo nella laguna di Marano (1550 soggetti il 31 gennaio 1997: Vicario 2003). Interessate dalla frequente presenza di stormi, peraltro oggetto di continuo disturbo nel periodo venatorio (e pertanto potenziali siti di

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svernamento) sono le principali valli lagunari, quali, da est a ovest: la Panera, Morgo e Noghera (nella laguna di Grado) e Pantani. A volte questa specie, che dimostra un buon potenziale di assuefazione alla presenza umana ed a fonti di disturbo non correlate con pericoli reali, si osserva bene all’interno della linea di costa in bacini d’acqua dolce quali cave allagate, laghi artificiali ecc., come ad esempio ai laghetti delle Noghere in provincia di Trieste. Non è rara l’osservazione di moriglioni, inoltre, in tutti i principali laghi, particolarmente quelli di Doberdò e Pietrarossa; il lago di Ragogna, il lago di Cavazzo ecc. 055 02020 Moretta tabaccata Aythya nyroca* M reg, W irr, B? Fenologia ecc.: La specie è piuttosto rara e riconosciuta quale “vulnerabile” a livello comunitario (Tucker & Heath l.c.). Nella regione compare abbastanza regolarmente, sebbene con pochi soggetti, durante le migrazioni ed è presente, talvolta, anche nel periodo invernale. Qualche coppia potrebbe avere nidificato, ad esempio, nei laghetti del Preval (GO; Russo in Parodi 1999). Alcune nidificazioni sono state altresì verificate all’Isola della Cona e in Calle Canalnovo a seguito della immissione di soggetti, senza peraltro che ne sia seguito un consolidamento della popolazione. Per questa specie si ritiene altamente probabile un effetto negativo da imputarsi all’abbattimento fortuito dei pochi soggetti presenti che verrebbero scambiati per le specie simili, oggetto di caccia: Moriglione e, in particolare, Moretta. L’incremento nella presenza di soggetti durante i censimenti IWC durante gli anni più recenti e, soprattutto, la regolarità con cui la specie viene annotata, è da ritenersi rilevante ed in parte da attribuirsi ai numerosi rilasci effettuati con animali allevati.

Aythya nyroca: censimenti di gennaio

0 0 0 0 0 0

1

0 0

1

0 0 0 0 0 0 0

5

0 0

2

3

1

5

4

7

9

10

8

0

2

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10

12

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056 02030 Moretta Aythya fuligula M reg, W, B Fenologia, consistenza e tendenza: La specie, anche oggetto di caccia, è regolarmente presente ma mai abbondante a livello regionale. L’andamento della popolazione svernante, verificato durante i conteggi IWC è il seguente:

Aythya fuligula : censimenti di gennaio

8

153181

49

130

65 6548

34

195 200

25

202

69

226

131

46

346

112

195

143

238242

135

178 184

118

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138

0

50

100

150

200

250

300

350

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Aythya fuligula: abbattimenti nel FVG

86

227

187

108

4632

48 4636

6252

72 73

34 40

78

43

0

50

100

150

200

250

Moretta

1987

-88

1988

-89

1989

-90

1990

-91

1991

-92

1992

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1993

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1994

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1995

-96

1996

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-00

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Pur con notevoli fluttuazioni la consistenza di alcuni stormi svernanti sembra essere abbastanza stabile, sebbene si tratti, complessivamente, di appena 100 - 200 soggetti, localizzati e concentrati in pochissimi siti. L’andamento degli abbattimenti (se attendibile) evidenzia un apparente trend negativo particolarmente per la fine degli anni 80’. Da numerose osservazioni compiute alla Foce dell’Isonzo sembra di poter concludere che la specie appare più numerosa nelle zone lagunari e costiere negli inverni molto freddi e in corrispondenza di gelate, quando gli stormi che altrimenti stazionano sui laghi dell’interno sono costretti a muoversi verso sud. Varie coppie o soggetti isolati si osservano nei mesi estivi in alcune zone adatte. Habitat e distribuzione. La specie è molto legata alle acque dolci e relativamente profonde dei laghi e specchi d’acqua dell’interno. Nella regione si osserva tradizionalmente uno stormo di varie decine di soggetti , in periodo invernale, nel Lago di Pietrarossa (GO), con frequenti osservazioni anche per il vicino Lago di Doberdò, peraltro caratterizzato da livelli d’acqua molto instabili. Nelle aree recentemente riallargate dell’isola della Cona (Ripristino) la presenza di stormi svernanti appare abbastanza regolare e rappresenta, talora, la totalità o comunque una alta percentuale dei capi riscontrabili a livello regionale. Da anni si sospettava la riproduzione di tale specie in particolare nell’area ben localizzata del Lago di Pietrarossa (Utmar in Parodi 1999) dove di recente (Parodi ined.) la specie si è riprodotta con successo. Possibili o probabili nidificazioni sono segnalate anche per l’isola della Cona.. 057 02040 Moretta grigia Aythya marila M reg, W Fenologia ecc.: Si tratta di una specie poco diffusa a livello europeo e spesso localizzata durante il periodo invernale. Nella regione la Moretta grigia è regolarmente presente durante lo svernamento e va adeguatamente sottolineato che le aree interessate da tale fenomeno sono da ritenersi quelle più importanti per la specie a livello nazionale (Baccetti et al. 2002). I dati relativi ai censimenti IWC sono quelli esposti nel grafico seguente e si può notare come la specie sia apparsa numerosa a partire dall’inverno 1988 – 89, quando consistenti stormi di questi uccelli sono stati notati tanto nella laguna di Marano (Bacino da Porto Nogaro a Porto Buso e zone adiacenti) che presso le foci del Timavo e nella Baia di Panzano (Perco & Utmar 1997).Negli anni recenti, dopo un apparente calo, la popolazione svernante sembra essersi in parte consolidata, comunque mai scendendo al di sotto dei cento individui. Uno stormo di 126 soggetti è stato osservato all’Isola della Cona (Canale Quarantia) il 22 marzo 1999. Nel febbraio 2005 circa 150 soggetti stazionavano nelle acque del Bacino di Porto Nogaro e zone adiacenti.. La Moretta grigia non è mai stata osservata, sinora, al di fuori del periodo migratorio ed invernale.

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Aythya marila: censimenti di gennaio

0 5 0 0 0 3 10 0 0 3 0 5

50

5

586552

218

399

184

287

125160

220

110

211

281

153

452

269

0

100

200

300

400

500

600

700

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75

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01

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03

058 02060 Edredone Somateria mollissima M reg, W, B Fenologia consistenza e tendenza. La specie era un tempo assai rara, al punto che le singole catture o segnalazioni per l’Italia venivano puntualmente citate nella letteratura scientifica. A partire dagli anni 60’ si è notato un progressivo, lieve incremento, culminato alla fine degli anni 80’, con un aumento notevole di soggetti alla Foce dell’ Isonzo nel settembre 1988 (Perco 1979; Perco et al. 1993). Un picco di presenze invernali è riferito al gennaio 1989 (280 soggetti) mentre la specie ha iniziato ad essere osservata anche in estate a partire dal 1972 (Perco ll.cc.). Osservazioni di femmine coi piccoli erano state riportate da alcuni cacciatori per gli anni 90’ ma non erano state mai confermate (Perco ined.). Nel giugno del 1999 è stata finalmente accertata la nidificazione, alla Foce dell’Isonzo, di almeno una coppia (una femmina con tre pulli); ripetutasi poi anche negli anni successivi, sebbene con alterne fortune. (Kravos ined.; Utmar in Parodi 1999). La consistenza invernale della specie, registrata durante i censimenti IWC, denota un consolidamento della popolazione svernante (che corrisponde grosso modo anche a quella estivante) tra i 60 e i 70 esemplari, che rappresentano lo stormo ormai tradizionalmente gravitante tra le mitilicolture di Duino, presso la foce del Timavo e il litorale di Grado.

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Somateria mollissima: censimenti di gennaio

0 0 0 0

20

0

30 2517

521 17

257

139

280

181168

5059

4759 63 63 67 67 61 65

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100

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01

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Habitat e distribuzione: La specie è tipicamente marina, nutrendosi essenzialmente di molluschi che vengono raccolti sul fondo, anche a profondità di vari metri. Nel FVG parecchi soggetti stazionano di norma all’interno delle aree destinate a mitilicolture lungo la costiera triestina, con particolare frequenza per quelle più esterne ubicate di fronte a Duino. Da qui gli edredoni si spostano frequentemente da e per la Foce dell’Isonzo, frequentando anche tutte le aree adiacenti, ma senza allontanarsi dalla costa in direzione della terraferma. Osservazioni di edredoni sono anche note per varie zone costiere della regione, come ad esempio per le foci dell’Ospo (TS) o la laguna di Marano. Le poche coppie riproduttive sono localizzate su banchi ghiaioso – sabbiosi o in zona di scogliera artificiale. Questa specie è stata spesso accusata di causare danni alle mitilicolture. La questione è stata approfondita nell’ambito di uno studio condotto a suo tempo i cui risultati sono riassunti in Perco et al. 1993; Perco et al. 1995. Trattandosi di una specie molto rara a livello Mediterraneo (l’unico sito sinora noto di nidificazione è quello della Foce dell’isonzo) va in tutti i casi attentamente protetta. 059 02120 Moretta codona Clangula hyemalis M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza.: La specie è piuttosto rara nella regione e compare di norma, abbastanza regolarmente almeno con qualche soggetto, in corrispondenza dei mesi più freddi (da novembre a marzo).Una osservazione

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tardiva (26 aprile 1994) è stata effettuata presso Porto Buso (Utmar in Parodi 1999). Nel 1994, una ventina di individui hanno sostato presso la Foce dello Stella in laguna di Marano da gennaio ad aprile, mentre numerosi soggetti sono stati osservati in varie località della laguna e dell’area costiera nel mese di novembre (Guzzon 2003).

Clangula hyemalis: censimenti di gennaio

0 0 0 0 0 02

0

18

10

0 0 0

6

51

1 2

10

0

14

53

0 1 2

8

0

6

00

10

20

30

40

50

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75

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01

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Il massimo sinora registrato nel corso dei censimenti IWC si riferisce al gennaio 89, con 51 soggetti. Si tratta di una specie tipicamente marina che dimostra scarso timore nei confronti dell’uomo. Habitat e distribuzione: Le aree maggiormente frequentate sono quelle della costa da Grado a Foci Timavo. Vari soggetti sono stati anche osservati al largo della foce del rio Ospo in comune di Muggia (TS). Compare anche spesso, come si è detto, nella laguna aperta, in corrispondenza di canali lagunari e fondali relativamente profondi: spesso in associazione col Quattrocchi o, quanto meno, sulle medesime aree di alimentazione. 060 02130 Orchetto marino Melanitta nigra M reg, W, E irr Fenologia consistenza e tendenza: Come la specie precedente, anche l’Orchetto marino si osserva preferibilmente nei mesi più freddi dell’anno, sebbene esistano varie segnalazioni di soggetti anche in altri mesi dell’anno,

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particolarmente riferite ad aprile. Era ritenuto un tempo specie rarissima per l’Italia, forse anche per la mancanza di informazioni allora disponibili, a causa della abitudine di questa specie di trattenersi prevalentemente in mare aperto, ben lontano dalla costa (anche a oltre 10 km). Alcune osservazioni si riferiscono già al mese di ottobre (ad esempio un soggetto abbattuto presso la Foce dell’Isonzo il 28 ottobre 1959: Sadini 1961; Perco D. 1964) e, rispettivamente, per i mesi di giugno e probabilmente anche luglio. Nel del 1989 la presenza di questa specie è stata particolarmente abbondante, raggiungendo il picco massimo sinora registrato (439 capi).

Melanitta nigra: censimenti di gennaio

0 0 0 10 0 0 0 3 824

0 8

126

0

439

109

21

265

46 5781

104

9

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3054

6942

100

50

100

150

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250

300

350

400

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00

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01

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02

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03

Habitat e distribuzione: La specie si osserva prevalentemente in mare e nella laguna aperta, spesso in corrispondenza delle bocche di porto. 061 02150 Orco marino Melanitta fusca M reg, W, E irr Fenologia, consistenza e tendenza: La specie dimostra abitudini e fenologia analoghe a quelle descritte per l’Orchetto marino. Anche in tal caso il massimo di presenze è stato registrato nel gennaio 1989, con 415 soggetti, in concomitanza con la presenza di un numero insolitamente elevato di archetti ed edredoni. La presenza regolare di soggetti è stata registrata nella regione a partire dal 1984, anno in cui si è ampliato sensibilmente il raggio entro il quale venivano effettuati i censimenti di uccelli acquatici, con l’inclusione di ampi tratti di mare aperto (Perco 1988) e, successivamente, anche con l’impiego di un aereo o di un elicottero. Esistono varie segnalazioni anche al di fuori dell’inverno. Ad esempio 6 soggetti in muta (e non volanti) il 17 luglio 1989 nel mare di fronte al Golameto (Fossalon di

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Grado), dove erano presenti due soggetti anche il 18 agosto successivo (Kravos & Tinarelli ined. Utmar in Parodi 1999). Anche Schiavuzzi (1887) cita un soggetto abbattuto nel giugno del 1884 (il giorno 24) davant Porto Rosega di Monfalcone.

Melanitta fusca: censimenti di gennaio

0 0 3 0 0 0 0 0 0

3660

2512

0

415

70

187

106

6

61

297

71

111

63

2453

4028

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

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01

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Habitat e distribuzione: La specie si osserva essenzialmente in mare aperto, associata spesso all’Orchetto marino, nelle medesime aree da esso frequentate. Più spesso di quanto non avvenga con la specie precedente Citato dal Vallon (1907) per l'alto corso del Tagliamento (Carnia), l’Orco marino si osserva, sia pur raramente, anche in acque interne, come ad esempio sul lago di Cavazzo (UD), in occasione di un atto di bracconaggio poi denunciato (1988; Genero ined.) o su quello della Burida (PN) dove 9 soggetti erano presenti il 9 novembre 1990 (Parodi e Perco oss. pers.; Parodi 2004). 062 02180 Quattrocchi Bucephala clangula M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza: La specie compare regolarmente e con discreta abbondanza nel FVG, sebbene con un numerr5o di soggetti apparentemente meno abbondante rispetto ad un tempo. E’ probabile che, al di là di possibili fluttuazioni popolazionale di livello internazionale la specie sia fortemente condizionata dal clima. Il Quattrocchi appare infatti alquanto numeroso nelle acque costiero – lagunari della regione particolarmente in coincidenza di inverni molto freddi e della formazione di una consistente coltre di ghiaccio sui laghi dell’Europa centrale.

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Va altresì ricordato che questa specie è stata positivamente influenzata dalla introduzione del mollusco Dreissena polimorpha in parecchi bacini idrici a nord delle Alpi (Perco 1988). Anche per questa specie, analogamente a quanto avviene per l’Orco marino) le acque costiero – lagunari della regione rappresentano l’area di maggiore rilevanza a livello nazionale (Baccetti 2002). Complessivamente il numero di soggetti presenti in zona costiero – lagunare e marina può essere indicato in media in un migliaio di capi, con forti incrementi (talora anche repentini e poco duraturi) negli inverni più rigidi.

Bucephala clangula: censimenti di gennaio

1020995

5320

1155

3410

4690

3450

7390

778

1624

3650

107515611464

2548

3605

24082883

2132

14121032

17832082

132411131273577

1190945

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

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81

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97

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01

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03

Habitat e distribuzione: Il Quattrocchi si osserva particolarmente lungo la costa, dal confine di stato (Muggia, Lazzaretto) alla foce del Tagliamento, con speciale frequenza alla Foce dell’Isonzo e nella Baia di Panzano, nonché nei tratti di laguna aperta più ampi (particolarmente nella laguna di Marano eBacino di Porto Buso). Si osserva anche nelle acque interne, sui laghi, nei tratti fluviali più ampi e, sporadicamente, in specchi d’acqua di minori dimensioni (ad esempio il “ripristino” della Cona, il Preval ecc.). 063 02200 Pesciaiola Mergellus albellus* M reg, W Fenologia, consistenza e tendenza: La specie è piuttosto rara ma si osserva abbastanza regolarmente nei mesi invernali, spesso associata col Quattrocchi e non di rado anche in bacini minori. La presenza di tale specie nel FVG sembra essere in graduale, seppur lieve, incremento negli ultimi anni. Osservati raramente stormi numerosi: si ricorda in particolare la presenza di 14 soggetti assieme nel Canale Averto, presso Valle Cavanata il 124 febbraio 1987 (Utmar in Parodi 1999)

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Mergus albellus: censimenti di gennaio

0 0 01 1

01

01 1

0

4

10

0

32

0 01

5

3

8 8

1

6

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Habitat e distribuzione: La specie compare di norma nelle stesse aree frequentate dal Quattrocchi, descritte al punto precedente. Più spesso di questi può tuttavia capitare anche all’interno delle valli (ad esempio osservata oltre 30 volte in Valle Canalnovo; Vicario 2003) o in specchi d’acqua di piccole dimensione e poco profondi (due soggetti abbattuti nel lago della Burida a Pordenone il 3 febbraio 1971; Parodi 2004). 064 02210 Smergo minore Mergus serrator M reg, W, E La specie è ben diffusa lungo l’arco costiero e in laguna, raggiungendo consistenze tali da rendere la zona la più rilevante a livello nazionale per tale specie (Baccetti et al 2002). Si osserva regolarmente in tutti i mesi dell’anno (alcune decine in estate) sebbene non sia mai stata trovata nidificante. E’ tuttavia frequente l’osservazione di comportamenti nuziali, particolarmente verso la fine del mese di marzo o in aprile. I censimenti di gennaio evidenziano una sostanziale stabilità della popolazione svernante, attestata sui 500 esemplari circa in media.

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Mergus serrator: censimenti di gennaio

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Habitat e distribuzione: Compare tanto nel mare costiero che in laguna che, sporadicamente, nelle valli lagunari. Raramente si osserva all’interno o lungo i fiumi (uno nel torrente Arzino il 18 giugno 2000; Parodi 2004). 065 02230 Smergo maggiore Mergus merganser M reg, W, B Fenologia, consistenza e tendenza: La presenza di questa specie, rara in Italia, è del massimo interesse per la regione in quanto reperita di recente (2001 e anni successivi) come nidificante (fino a due coppie) nel fiume Isonzo, particolarmente nel tratto tra la confluenza col Torre ed il confine di Stato, presso Gorizia. Si tratta del secondo sito nazionale nel quale la riproduzione di tale specie viene di recente accertata (l’altro si trova nella Provincia di Belluno; Zenatello et al. 1997). La specie è stata ripetutamente osservata anche lungo il tratto successivo dell’Isonzo, ad esempio presso la Marcorina, Pieris, Sagrado ecc., particolarmente nei mesi successivi alla riproduzione. Durante i censimenti di gennaio la specie è stata notata solo sporadicamente e con un massimo di 6 esemplari:

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Mergus merganser: censimenti di gennaio

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Habitat e distribuzione. La specie è tipicamente insediata nel fiume Isonzo, ma numerose osservazioni sporadiche riguardano vari siti nel tratto costiero – lagunare. Già Sadini (1961)i cita un soggetto da Staranzano abbattuto il 14 febbraio 1903 ed uno da Monfalcone del 13 marzo 1929, conservati al Museo di Trieste. 066 02260 Gobbo rugginoso Oxyura leucocephala* A 1 Fenologia ecc.: 1 individuo osservato alla Foce del Timavo - Lisert (GO), dal 15 novembre al 2 dicembre 1988. Si trattava di una probabile femmina che si è trattenuta a lungo in corrispondenza della foce del Timavo, in prossimità della diga in pietre che delimita verso est la cassa di colmata di Monfalcone (Perco 1993). L’unica segnalazione precedente per la regione di questa specie ormai rarissima in Italia risale al settembre 1973, quando due soggetti sarebbero stati abbattuti rispettivamente nella laguna di Marano e nel Canalon di Carole, nel vicino Veneto (Fantin 1974).