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4. - LA VALLE DEL LIRI-GARIGLIANO (2) Le aree di pianura suscettibili ai fenomeni di sprofondamento del Lazio meridionale, coincido- no con le piane di Cassino e Sora e con una parte della piana alluvionale del Liri-Garigliano, alle pendici di alcune dorsali carbonatiche tra cui quel- la di Monte Cairo (NISIO & SCAPOLA, 2005), nella provincia di Frosinone (fig. 69). 4.1. - INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE Le aree di pianura del basso Lazio sono state interessate, dopo la tettonica compressiva, che ha portato alla costruzione dell’edificio a thrust, da una fase estensionale che ha prodotto una rete di faglie normali ad alto angolo, immergenti, gene- ralmente, verso ovest, molte delle quali riattivano i vecchi piani di thrust sepolti (GHISETTI & VEZZANI, 1999; CAVINATO & DE CELLES, 1999). Si impostano, nel versante sudovest della cate- na, numerosi bacini estensionali, tra cui il bacino di Sora, con una geometria ad half-graben delimita- ti dalle suddette faglie, ripetutamente riattivate durante il Pliocene sup.- Pleistocene, con rigetti, per le strutture maggiori, fino a uno/due chilo- metri (GHISETTI et alii, 2001). I bacini, colmati da sedimenti di syn-rift dal Miocene sup. al Pleistocene inferiore, presentano un’orientazione NNW-SSE e NW-SE; altri, di dimensioni minori, a direzione NE-SW o N-S (tra cui il bacino di Cassino), si sono sviluppati come strutture trasversali (MATTEI et alii, 1994). Durante il Pleistocene l’area emerge ed una fase tettonica distensiva genera bacini interni fluvio- I SINKHOLES NEL LAZIO 83 (2) In collaborazione con F. Scapola stage APAT Fig. 69 - Ubicazione dell’area di studio - Location of the studied area.

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4. - LA VALLE DEL LIRI-GARIGLIANO (2)

Le aree di pianura suscettibili ai fenomeni disprofondamento del Lazio meridionale, coincido-no con le piane di Cassino e Sora e con una partedella piana alluvionale del Liri-Garigliano, allependici di alcune dorsali carbonatiche tra cui quel-la di Monte Cairo (NISIO & SCAPOLA, 2005), nellaprovincia di Frosinone (fig. 69).

4.1. - INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE

Le aree di pianura del basso Lazio sono stateinteressate, dopo la tettonica compressiva, che haportato alla costruzione dell’edificio a thrust, dauna fase estensionale che ha prodotto una rete difaglie normali ad alto angolo, immergenti, gene-ralmente, verso ovest, molte delle quali riattivanoi vecchi piani di thrust sepolti (GHISETTI &VEZZANI, 1999; CAVINATO & DE CELLES, 1999).

Si impostano, nel versante sudovest della cate-na, numerosi bacini estensionali, tra cui il bacinodi Sora, con una geometria ad half-graben delimita-ti dalle suddette faglie, ripetutamente riattivatedurante il Pliocene sup.- Pleistocene, con rigetti,per le strutture maggiori, fino a uno/due chilo-metri (GHISETTI et alii, 2001).

I bacini, colmati da sedimenti di syn-rift dalMiocene sup. al Pleistocene inferiore, presentanoun’orientazione NNW-SSE e NW-SE; altri, didimensioni minori, a direzione NE-SW o N-S (tracui il bacino di Cassino), si sono sviluppati comestrutture trasversali (MATTEI et alii, 1994).

Durante il Pleistocene l’area emerge ed una fasetettonica distensiva genera bacini interni fluvio-

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(2) In collaborazione con F. Scapola stage APAT

Fig. 69 - Ubicazione dell’area di studio - Location of the studied area.

lacustri con connesse manifestazioni vulcaniche(Roccamonfina), controllati da strutture appennini-che ed antiappenniniche. Nel Pleistocene medio siverifica una nuova fase distensiva che porta all’e-stinzione dei bacini lacustri, alla formazione dinuove conche interne e alle attuali morfostrutture.

Dal Pleistocene superiore è attiva una tettonicatipo strike-slip che localmente ha dato origine a: pic-coli bacini tipo pull-apart, sorgenti termominerali,deposizione di travertini e fenomeni vulcano-tetto-nici (FACCENNA, 1994; MATTEI et alii, 1994).

In questo contesto si è formato il “BacinoLirino” che è stato colmato da depositi lacustro-alluvionali (con spessori di oltre 100 m) posti incontatto tettonico con la successione carbonati-ca mesozoica che costituisce l’ossatura del mas-siccio affiorante.

Esso si estende nell’ambito delle province diFrosinone e di Caserta, presenta una direttricemorfo-strutturale NW-SE, fra la catena dei MontiAurunci (a Sud-Ovest) e la catena dei MontiSimbruini-Monte Cairo (a Nord-Est), a confinefra l’Appennino centrale e quello meridionale. Lanascita e lo sviluppo del bacino Lirino sono stati,fin dai primi studi, attribuiti sia all’attività di siste-mi di faglie appenniniche, a carattere prevalente-mente distensivo con notevoli rigetti verticali, cheal sorgere dell’edificio vulcanico del Roccamo-nfina (DEVOTO, 1965; DAMIANI & PANUZZI, 1980,1982; CAVINATO et alii, 1995).

All’interno di quest’area si distinguono tresistemi di faglie principali: N-S, NW-SE ed E-W.Le faglie che ne bordano il margine nord-orienta-le, ai piedi sia di Monte Cairo che dei Monti diVenafro, sono normali ad alto angolo; mentre lalinea tettonica che borda il margine sud-occiden-tale, fra Pico, Esperia e M.te Fammera, è un pianodi faglia inverso (un sovrascorrimento) a direzio-ne NW-SE immergente verso Sud, a basso ango-lo (CERISOLA & MONTONE, 1992). I rilevamentihanno messo in luce l’esistenza di un terzo ele-mento tettonico di importanza probabilmente“regionale” (confermato anche dal confronto deidati di rilevamento con i sondaggi geognosticireperiti), definito faglia Theodicea (passante pressoS. Angelo in Theodice; (fig. 70); NISIO & SCAPOLA,2005). Osservazioni geomorfologiche, strutturalie stratigrafiche, accompagnate da indagini geofisi-che, suggeriscono una ripartizione del bacino liri-no in due settori, uno occidentale (ad Ovest delFiume Gari) caratterizzato da un regime estensio-nale a direzione prevalentemente NE-SW ed unoorientale caratterizzato da un regime sempreestensionale ma a direzione prevalentementeWNW-ESE.

La faglia Theodicea, a direzione NNE, potrebbeservire da svincolo fra questi due settori a mobi-lità diversa e quindi non si possono escluderemovimenti trascorrenti lungo la stessa. I settoriorientali in prossimità del Fiume Gari sono ri-

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Fig. 70 - Schema geologico delle piane di Cassino e della Valle del Liri-Garigliano e ubicazione dei principali fenomeni di sprofondamento (da DEVOTO, 1965).- Geologica sketch map of the Cassino and Liri-Garigliano river plains; localization of the studied sinkholes (from DEVOTO, 1965).

bassati, rispetto a quelli occidentali, dall’attivitàdel sistema NNE più giovane rispetto a quelloWNW e NW.

La piana di Cassino-Caira a Nord-Est è delimi-tata dalla faglia della Marsica, che interessa i montidi Venafro e Monte Cifalco, ad Ovest dalla fagliaTheodicea (NNE) e a Sud dall’allineamento MonteTrocchio-Monte Porchio, che sembra essere unaprosecuzione sud-orientale della faglia che mette incontatto Monte Cairo con i sedimenti lacustri edalluvionali che colmano la Valle Latina (ACCORDI,1964, 1966; ACCORDI et alii, 1969; PAROTTO, 1971;1980; PAROTTO & PRATURLON, 1975; 1981).Questo forte controllo tettonico e l’intensità delledeformazioni fragili ad esso associate hanno pro-vocato un’intensa disarticolazione del substratocarbonatico (CERISOLA & MONTONE, 1992). Ineffetti dai numerosi dati di pozzo si nota che la pro-fondità del bedrock varia, anche in aree ristrette, dapoche decine di metri dal piano di campagna, neipressi della dorsale carbonatica, fino a diverse cen-tinaia di metri al centro della piana.

Le unità litostratigrafiche, che formano i rilievicarbonatici presenti nell’area (M. Cairo - M.Cifalco - M. Ausoni-Aurunci - rilievo settentrio-nale di M. Massico), vengono collocate nel domi-nio di piattaforma Laziale-Abruzzese (ACCORDI etalii, 1988) a cui si sovrappongono sedimenti terri-geni (fig. 70).

Al di sopra dei depositi marini e continentali,già morfologicamente modellati, di età plio-plei-stocenica poggiano i sedimenti lacustri lirini.L’intera sequenza stratigrafica lacustre, non anco-ra conosciuta nei dettagli, presenta uno spessorecomplessivo di cento metri circa. Dal punto divista stratigrafico DEVOTO (1965) suddivide lasuddetta successione in tre formazioni principaliche sono, dal basso verso l’alto, il Limo LacustreInferiore, la Facies Lacustre Normale e la Facies LacustreTardiva. A queste l’Autore aggiungeva, oltre ai tra-vertini tipici, le facies vulcaniche rappresentatedalle tufiti di Vandra, dai tufi cineritici e dai tufirimaneggiati di San Vittore (fig. 70).

Il Limo Lacustre Inferiore presenta grande unifor-mità, è composto da limi calcarei molto puri, a gia-citura orizzontale, ad alto tenore in CaCO3 (circal’80/90%) regolarmente intercalati da numerosilivelli, a spessore variabile, di prodotti vulcanici. Lospessore totale affiorante è di circa 25-30 m.

La Facies Lacustre Normale è la più rappresenta-tiva dei depositi lacustri lirini, complessivamente ècostituita da un 60% di ghiaia-sabbia, da un 30%di limi calcarei e per il restante 10% da altre tipo-logie di sedimenti, presenta una significativa varie-tà di litofacies ed un’estrema variabilità del conte-nuto in CaCO3 che oscilla fra il 20% ed il 98%.

La Facies Lacustre Tardiva è composta prevalen-temente da limi calcareo-argillosi, da limo torbo-so, da sabbie calcaree, da travertini incoerenti e datravertini porosi inglobanti resti vegetali palustri.Significative sono le variazioni delle percentuali disabbia e di argilla nei singoli strati.

La deposizione del travertino tipico (che affio-ra solo in alcuni punti della Piana; CARRARA,1991) è connessa con l’attività di sorgenti forte-mente incrostanti ad elevato tenore in Ca++ eMg++ alcune delle quali sono tuttora attive (Capod’Acqua).

I principali sistemi di faglie che hanno interes-sato l’area sono due: il primo presenta allinea-mento NW-SE cui sono collegate le placche ditravertino presenti fra Aquino - Cassino, il secon-do è orientato circa N-S o NNE-SSW alla cui atti-vità vengono attribuiti sia gli affioramenti rinve-nuti presso la direttrice Pontecorvo-Aquino chequelli lungo il corso del Fiume Gari in S. Angeloin Theodice. Benché le bancate di travertino siritrovino in maniera frammentaria in tutta l’area,si è ipotizzata l’esistenza, su base morfologica, diun solo grande affioramento il cui spessore rag-giunge i 18 m.

Di norma i travertini tipici seguono o sonoincassati nei sedimenti lacustri del Lago Lirinomentre, lungo il margine nord-orientale, poggianosulla sequenza carbonatica della piattaformaLaziale - Abruzzese. Da un punto di vista com-posizionale la litofacies, per lo più vacuolare, ècaratterizzata da alternanze di sabbie e limi calca-rei, contenenti litotipi autoctoni micro e fitoter-mali associati a facies stromatolitiche e biolitiche.Di frequente dal travertino litoide si passa a quel-lo spugnoso ed incoerente.

Al di sopra dei sedimenti lacustri affiorano, perlo più, alluvioni antiche e recenti, detriti di faldae/o di versante e terre rosse.

Una colonna stratigrafica tipo per la piana diCassino, ricordando comunque che la profonditàdel substrato carbonatico oscilla notevolmente frail piano campagna ed i 150 m, allontanandosi daibordi verso il centro della piana è la seguente:

0/4 m: terreno vegetale; 4/15 m: grosse alter-nanze di limo con argilla, sabbia e sabbia conghiaia; 15 m/15,5 m: ghiaia grossolana; 15,5m/16,7 m: limo poco argilloso, grigio chiaro; 16,7m/17,0 m: ghiaia grossolana; 17,0 m/ 18,5 m:limo con argilla, bruno; 18,5 m/22,0 m: sabbiamedia grossolana; 22,0 m/23,4 m: limo argilloso esabbioso con poca ghiaia minuta, grigio; 23,4m/43,5 m: limo con argilla, da grigio scuro abruno; 43,5 m/48,0 m: limo poco argilloso contracce di sabbia fine, grigio chiaro; 48,0 m/51,5 m:limo poco argilloso con tracce di sabbia fine, gri-

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gio; 51,5 m/60,5 m: limo con argilla, grigio; 60,5m/67,8 m: limo argilloso, debolmente organico,con elementi di ghiaia, da grigio scuro a bruno;67,8 m/103 m: calcari biancastri.

4.2. - SISMICITÀ DELL’AREA

Nella zona di Montecassino sono frequenti“tremori” nel sottosuolo e microsismi (“i terre-moti locali di Montecassino”).

La cronistoria “sismica” di Montecassino, regi-strata dai monaci della Abbazia, inizia nel 1005 e,tranne qualche piccola lacuna, giunge fino al 1920.Dal 1005 al 1887 si registrarono ben 453 terre-moti ma, nel 1920, SACCHETTI annotava che “laquasi totalità dei terremoti registrati rimase circoscritta aMontecassino e solo raramente fu avvertita a Cassino”. IMonaci chiesero al Re di Napoli, Ferdinando II diBorbone, di far studiare da un geologo del Regnole cause dei “tremori” ai quali si associava unodore di zolfo. Il re, nel 1837, incaricò LeopoldoPilla che imputò i terremoti a fattori “locali” e liascrisse a cause elettriche. DE MARCO invece, nel1888, arriva alla conclusione che tali scosse sonoimputabili a crolli dovuti all’azione aggressivadelle acque sotterranee. SACCHETTI (1920) sosten-ne la tesi di DE MARCO (1888) riportando, a sup-porto della stessa il “terremoto che nel 1724 si verificò“al paesello di Cairo” (data coincidente con la for-mazione del Lago di Caira) e precisando che nonsi trattò di una vera e propria scossa sismica.

Gli episodi descritti sono in definitiva da ricol-legare ai fenomeni carsici presenti sulla dorsale diMonte Cairo che portano alla frequente forma-zione di doline di crollo e all’allargamento di cavi-tà ipogee, processo peraltro molto spinto edancora visibilmente in atto.

L’area in esame tuttavia è stata colpita da diver-si sismi di forte intensità (Istituto Nazionale di Geo-

fisica, 2000). In particolare la zona compresa fra laValle Latina e il confine con la Campania (da Soraal Vulcano di Roccamonfina) appare decisamenteattiva soprattutto per l’elevata frequenza degli even-ti registrati, con un addensamento anomalo proprioin corrispondenza del territorio di Cassino (GA-SPARINI et alii, 1985; FREZZOTTI et alii, 1988;FREPOLI & AMATO, 2000). L’area con elevato ri-sentimento è allungata lungo la direzione NW-SE.

Tra gli eventi della sismicità storica dell’area siricorda quello del 9 Settembre del 1349 che colpìil Cassinate ed il territorio di Isernia (a Cassino ilrisentimento è stato del IX grado), quello delGiugno 848 nel Sannio occidentale, quello del 23Luglio del 1654 nell’area Sorano-marsicana cheprovocò la completa distruzione delle località diPiedimonte San Germano Alta, Posta Fibreno eSantopadre, ed infine l’evento del 6 Dicembre1874 dei Monti della Meta. Nel 1724 si verificaro-no solo due scosse nei mesi di settembre e ottobre.

Tra gli eventi sismici recenti (fig. 71), i piùsignificativi sono: un evento del 1973 (di magni-tudo 4.4 localizzato a 5 km di profondità), unevento del 1980 (di magnitudo 3.5 con ipocentroa 8 km di profondità) e i due terremoti del 7 e del11 Maggio del 1984 che colpirono l’area compre-sa tra l’alta Valle del Sangro, San Donato in Val diComino ed i Monti della Meta, di magnitudo mb5.5 e 5.3, rispettivamente. I danni del sisma siriscontrano nell’area di studio lungo l’allineamen-to rappresentato dalla faglia Theodicea (su cui è ubi-cato il sinkhole di Caira); il piezometro ubicatonella Villa comunale di Cassino (distante circa 1.5km dal Lago di Caira sul medesimo allineamento)si abbassò di molti centimetri.

Ulteriori eventi sismici sono stati registrati nelgiugno e nel settembre1994, e gli effetti si regi-strano anche sugli allineamenti in direzione N-S(FREPOLI & AMATO, 2000).

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Fig. 71 - Ubicazione dei principali epicentri dei terremoti che hanno interessato l’area.- Localization of the principal epicentre of the earthquakes that have interested the studied area.

Inoltre scosse strumentali registrate tra il 2003e il 2004 nell’area di Cassino hanno determinatoun abbassamento del suolo (registrato presso unpiezometro) di circa 3 centimetri a poca distanzadal Lago di Caira, e lungo l’allineamento NNE dicui si è parlato in precedenza.

Ultimamente l’Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia ha rilevato, durante il monitoraggiodella Rete Sismica nazionale centralizzata, il verifi-carsi di un periodo sismico. Tali eventi sismiciavvertiti dalla popolazione locale e, peraltro, segna-lati alla Protezione Civile, presentano profonditàipocentrale molto superficiale dando luogo a boatie a risentimenti macrosismici molto localizzati.

4.3. - EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA

Nel Pliocene la porzione sud-orientale dell’o-dierna Valle Latina era interessata da una sedi-mentazione caratteristica di ambiente marinocostiero e doveva presentarsi come un golfo aper-to in direzione ESE fino al Pliocene medio-supe-riore, (fig. 72). Durante la fase regressiva le acquelasciarono definitivamente l’area compresa fra ledorsali carbonatiche. Il rapido abbassamento dellivello del mare dovette incidere profondamentesull’organizzazione dei reticoli idrografici preesi-stenti ed il settore appena emerso divenne una

valle fluviale sbarrata in seguito alla costruzionedel Vulcano di Roccamonfina. Nel Pleistocenemedio iniziò la raccolta delle acque del LagoLirino (DEVOTO, 1965). L’aumento del caricosedimentario con l’erosione della soglia operatadall’emissario (l’attuale Garigliano), hanno fattodel Lago Lirino un lago precocemente fossile.Infatti, dato il continuo sollevamento a cui è statasoggetta quest’area, gli immissari furono costrettiad operare un continuo “ringiovanimento” delloro profilo d’equilibrio; cosa che determinò unapporto talmente massivo di sedimenti da ottene-re, come effetto, il rapido colmamento del bacinostesso. L’età di estinzione del sistema lacustre liri-no po-trebbe essere avvenuta 368 ka (EVERNDEN& CURTIS; 1965) o tra i 354±7 ed i 359±7 ka(NARCISI; 1986).

Terminato il ciclo lacustre il principale agentemorfologico divenne quello fluviale; ai sedimenti“lirini” si sovrapposero i depositi alluvionali.L’ultimo ordine di terrazzi, post-wurmiano, sisitua a pochi metri dall’attuale letto del Liri.

La piana di Cassino presenta versanti regola-rizzati ad est ed ad ovest ed è orlata, nel marginesettentrionale, da piccole conche intermontanela cui genesi è strettamente collegata alla presen-za ed alla attività di elementi strutturali il piùdelle volte a direzione NS.

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Fig. 72 - Schema dell’evoluzione paleogeografia dell’area. - Evolution paleogeographic scheme of tke Liri river area.

L’evoluzione paleograficaL’evoluzione paleograficadel Bacino Lirinodel Bacino Lirino

Il massiccio carbonatico affiorante, oltre adessere visibilmente fratturato e tettonizzato, pre-sentandosi a luoghi pulverulento, è anche intensa-mente carsificato. Presso Monte Cairo-MonteCassino è emersa la presenza di numerose dolineper crollo o dissoluzione (di grande diametro) lacui distribuzione sembra ricalcare l’andamentodelle faglie principali.

All’interno della conca si individuano numero-se conoidi detritiche a ventaglio di notevolidimensioni, disposte prevalentemente lungo lafaglia della Marsica e, subordinatamente, lungo lafaglia Theodicea (in località Caira).

Anche il reticolo idrografico e la distribuzionedelle sorgenti risentono del controllo tettonico. Èevidente in quest’area la regolarizzazione di trattio di intere aste fluviali (ad es. Fiume Rapido eparte del Fiume Gari) che assumono un anda-mento circa NS ricalcando l’andamento della fagliaTheodicea.

La ricostruzione della rete di drenaggio super-ficiale, ordinata secondo il metodo di Strahler(1954), ha permesso di ricavare indizi morfotetto-nici: un’anomalia significativa è rappresentatadalle aste dei primi ordini che tendono ad assu-mere un’orientazione preferenziale NW-SE, taledistribuzione ha un addensamento in corrispon-denza della diagonale NW-SE tracciabile fra laconfluenza del Fiume Liri con il Fiume Gari eMassoneria di Folco (Aquino). Anche le Formed’Aquino presentano in quest’area una rettizzazio-ne NW-SE, preceduta da una “cattura a gomito”,del loro corso.

Questi indizi, associati alla constatazione chetale direttrice funge anche da spartiacque fra il set-tore nordorientale e quello sudoccidentale, fannopensare alla presenza di una faglia sepolta aventela medesima orientazione. In effetti le aste deiprimi ordini, essendo le più “giovani” non sonocontrollate dalle “vecchie direttrici tettoniche” mada quelle recenti e/o attuali.

L’azione della tettonica è altresì testimoniatadalla presenza di forme strutturali sui versantiquali: faccette triangolari, depressioni, selle einterruzione di linee di cresta (SERAFINI &VITTORI, 1988).

4.4. - RISORSE IDRICHE DELL’AREA: STUDI SULLAMIGRAZIONE E SULLA VARIAZIONE DI PORTATADELLE SORGENTI

L’area in studio è caratterizzata da un abbon-dante flusso di acque sia superficiali che profonde.Quest’ultime vanno ad alimentare, in maniera con-siderevole, le portate dei corsi principali. L’unitàidrogeologica, che dà origine alle sorgenti del Gari,

appartiene a quella più grande, costituita dai MontiErnici, dai Monti Simbruini e da Monte Caira, e nerappresenta la terminazione meridionale a partiredal Fiume Cosa (BAJ & TARTAGLIA, 1973; BONI,1973; BONI et alii, 1986; MOUNTON, 1973; CELICO,1976; CELICO & STANGANELLI, 1976).

A Sud della linea del F. Cosa sono presenti altridue punti di sfioro della falda che costituiscono,rispettivamente, le sorgenti di Capodacquad’Aquino e di Bucone (fig. 73). Le prime sono lega-te alla discontinuità tettonica della Valle del Melfa,le seconde all’innalzamento del complesso dolomi-tico in corrispondenza di Monte Cairo.Caratteristica non trascurabile delle sorgentiBucone è che esse sono costituite da due polle, unasulfurea a circuito lento e profonda e l’altra nonsulfurea a ricambio veloce. Le sorgenti presenti nel-l’area di Cassino possono essere raggruppate in tregruppi principali: il gruppo pedemontano, il grup-po delle Terme Varroniane ed il gruppoMastronardi (fig. 73) con valori di portata cumulatipari a 18m3/sec. Le acque di tali sorgenti conflui-scono nel Fiume Gari incrementandone la portata.

La conca di Cassino è attraversata dal FiumeRapido (che presenta portata media di 2.5 m3/sec)nelle cui acque vanno a confluire i torrenti cheattraversano il territorio di Cassino-Caira fra cuiricordiamo il Torrente Calcara, il Torrente delCampo, il Fosso della Grotta ed il Fosso di Caira.Il Rapido si immette nel Gari in prossimità delgruppo Mastronardi (fig. 73).

Le sorgenti presenti nel territorio di Cassino(s.l.) sono numerose e con portata elevata. Negliultimi anni esse hanno subito variazioni pernumero, portata, ubicazione e chimismo(VARRONE, 1954). Attualmente è diminuito ilnumero delle sorgenti minerali la cui presenza edazione massiva nei tempi passati sono testimonia-te litilogicamente dalle bancate di travertino, cheoccupano gran parte della piana, e documentateda numerose fonti storiche e bibliografiche. Lamaggior parte delle sorgenti minerali sgorgava fravalle Faga e Suio, ma ve ne erano altre anche nelterritorio di Cassino nei pressi della Badia, in loca-lità S. Onofrio ed in località Fontanelle (fra ilColosseo e la Cappella di Santa Scolastica). In par-ticolare in località Fontanelle erano presenti duepolle, una d’acqua sulfurea e l’altra ferruginosacon temperatura di 15°C (SACCHETTI 1920).Queste polle minerali rappresentavano ciò cherimaneva di una serie più numerosa che fino alsecolo decimo ottavo alimentava il ramo delFiume Rapido (GATTOLA 1734); fra queste eranole due sorgenti presenti nei pressi del lago diCaira. Il numero delle sorgenti d’acqua dolce eraimprecisato (PILLA, 1837): nel 1902 DEL FOCO ne

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elenca più di quaranta per il solo centro abitato. La distribuzione delle sorgenti sul territorio

non sembra casuale ma si individuano allinea-menti lungo direttrici tettoniche ben precise.Quelle sulfuree (GATTOLA, 1734) si disponevanolungo il corso del Rapido (dove lo stesso assumeun andamento circa NS) ricalcando la direttricedella faglia Theodicea. DEVOTO (1965) descrive l’at-tività di sorgenti fortemente incrostanti ad eleva-to tenore in Ca++ e Mg++ (ad esempio quelle diCapo d’Acqua) la cui disposizione coincide conl’andamento dei principali sistemi di faglie: ilprimo ad andamento NW-SE, cui sono collegatele placche di travertino presenti fra Aquino eCassino, ed un altro orientato circa N-S o NNE-SSW, alla cui attività vengono attribuiti sia gliaffioramenti rinvenuti presso la direttricePontecorvo-Aquino che quelli lungo il corso delFiume Gari in S. Angelo in Theodice.

Un’ultima annotazione riguarda la migrazionedelle sorgenti sulfuree che si sono spostate progres-sivamente dai settori SE (Cassino, Sant’Angelo),prossimi all’apparato del Roccamonfina, verso quel-li NW (Isola Liri, Ceprano) ove attualmente si assi-ste a periodiche manifestazioni sulfuree. Tale migra-zione di sorgenti è stata accompagnata da un abbas-samento delle vecchie linee sorgentizie, in localitàCaira, di almeno cinquanta metri e da oscillazionicontinue del livello di falda. Oltre alle probabilicause naturali la spiegazione del fenomeno va ricer-cata anche in quelle antropiche: quest’area è sotto-

posta a continui emungimenti (per portate “dichia-rate” di 3m3/sec, ma sicuramente più cospicue), resipiù intensi negli ultimi 20 anni.

Tale captazione di acque sotterranee, in un’areaprossima alla confluenza del Rapido con il Gari,aveva avuto approvazione per portate di 6 m3/sec.Fra l’Agosto del 1986 ed il Settembre dell’87, aseguito dell’emungimento di 1,5 m3/sec si regi-strarono nel territorio di Cassino continui “asse-stamenti” accompagnati da tremori, alcune sor-genti si estinsero, altre diminuirono notevolmentela loro portata ma, cosa più grave, si verificò lasubsidenza di una vasta area e vennero denuncia-te lesioni a diversi manufatti. Dopo perizie tecni-che e studi congiunti, le Autorità dichiararono cheper portate pari a 3 m3/sec non ci sarebbero statirisentimenti o rischi significativi per il territorio;tali dati risultarono dagli accertamenti delle condi-zioni geologico-strutturali al contorno e dai para-metri geotecnici dei terreni analizzati.

4.5. - LE FALDE DELLA PIANA DI CASSINO

Nei sedimenti di copertura della Piana diCassino, caratterizzati dall’alternanza di oriz-zonti per lo più impermeabili (argille o limiargillosi) con altri a media/alta permeabilità(sabbie grossolane e ghiaie), si rinvengono faldesovrapposte (riscontrate a 25 m e a 40 m di pro-fondità negli strati a buona permeabilità oriz-zontale).

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Fig. 73 - Schema della circolazione idrica dell’area. - Liri-Garigliano rivers area hydro-circulation scheme.

La stessa successione quaternaria, presentan-do una quasi totale impermeabilità verticale,permette la presenza, nel substrato carbonatico,di un acquifero confinato o falda in pressione.

Le connessioni idrauliche tra la falda profondae le sospese falde superficiali avvengono, per lopiù, attraverso strati limoso-sabbiosi, a luoghighiaiosi, a bassa trasmissività. Solo localmente e inaree ristrette, la falda profonda è direttamente incomunicazione con quella superficiale. Questo èpossibile per la presenza di depositi grossolaniposti o al tetto dell’acquifero calcareo o intercala-ti nei sedimenti fluvio lacustri.

Connessione tra la falda profonda e quellasuperficiale è possibile per la presenza diimportanti dislocazioni tettoniche (es. fagliaTheodicea), che attraversano sia il substrato chele coperture quaternarie, accompagnate da unreticolo di ripetizioni, di fratture o diaclasi, chemettono in comunicazione il mezzo permeabilecarbonatico profondo con quello impermeabiledi superficie.

4.6. - CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI TER-RENI DI COPERTURA

I terreni lacustri recenti della piana diCassino sono formati in massima parte da ter-reni coesivi inorganici (limo con argilla, argillacon limo e limo argilloso) e in minima parte daintercalazioni e lenti di terreni non coesivi(ghiaie più o meno sabbiose e sabbie).

Fra i terreni coesivi prevalgono le argilleinorganiche di elevata plasticità, seguite in ordi-ne decrescente da limi di medio-bassa plasticità.Il contenuto d’acqua del terreno varia general-mente tra il 20% e il 50%. Il peso di volume allostato naturale è in generale compreso tra 1,7 e 2g/cm3, con valori medi che tendono ad adden-sarsi intorno a 1,0 g/cm3. I valori medi di W0 eγs non mostrano alcuna tendenza a variare conla profon-dità. La coesione non drenata è risul-tata elevata in base alle ben note correlazionisperimentali con l’indice di plasticità e con lapressione di consolidazione, indicando un certogrado di consolidazione.

4.7. - I FENOMENI DI SPROFONDAMENTO NELLAZIO MERIDIONALE

L’area della provincia di Frosinone, coincidentecon le antiche proprietà benedettine, prendeva ilnome, agli inizi del 1800, di Terra dei Laghi. Ciò per lapresenza di una serie di piccoli laghi fra cui: LacusRaedemprandi; Lacus Sapatini; Lacus Maiore (pressoAquino) già presenti nel 1734; Lacus de Pobilu in area

non precisata sulla linea di confine con il territorio diVenafro all’interno delle proprietà benedettine; LacusVitecosum; Lacus Acquafondata (presso Viticuso eVenafro; JANDOLO, 1966; DISSERTATIO, 1800). Altrinumerosi laghi, oggi scomparsi, sono emersi dall’a-nalisi toponomastica dell’area in studio, consultandogli atti di compravendita delle proprietà benedettine,relative al periodo 1600-1800 (LECCISOTTI &AVIGLIANO, 1977): La Cisterna, la Cisternola, Pescorile,Lo Lago, Lago di Sotto, Acqua Nera nei pressi di S. EliaFiumerapido; Le Pantane nel territorio di Cervaro; LoLacozzo, La Pescarola, Le Pescie, La Puzza e CaputCasini (nelle vicinanze della Chiesa di S. Pietro), LoLacozzo, Lo Lago, Lo Pantano, presso San Germano(attuale Cassino); Le Pantanella presso l’abitato diPiumarola nella Valle del Liri. Della maggior parte ditali laghi oggi non vi è più traccia, fatta eccezione perLa Pescarola, in località Masseria Chiusavecchio.

La ricerca storica, pertanto, è stata volta allapossibile ubicazione di tali laghi e al censimento dieventuali cavità sub-circolari che potrebbero faripotizzare episodi di sprofondamento del terreno(figg. 74, 75).

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Fig. 74 - Disegni ad acquerello di GUGLIELMELLI (1715), dove è possibile individuare la presenza di alcuni laghi.

- Watercolour pictures from GUGLIELMELLI (1715), are represented some little lakes.

Documenti storici, unitamente alla fotointer-pretazione hanno portato all’individuazione diuna serie di specchi d’acqua e di possibili morfo-logie depresse nelle aree di pianura: laghi, piccolepolle, con caratteristica forma sub-circolare, cavi-tà asciutte relitte, che si rinvengono al centro dipiane alluvionali o conche intermontane, privi diimmissario o emissario, e che non possono essereattribuiti ad attività antropiche e/o a fenomenicarsici in senso stretto.

La conferma dell’esistenza di tali fenomeni èavvenuta con il reperimento della documentazio-ne storica riguardante la formazione di un lagooggi estinto: il Lago di Caira.

4.8. - IL LAGO DI CAIRA

L’antico Lago di Caira (presente dal 1724 al1904), attualmente estinto e trasformato in vivaiodella forestale, è ubicato a valle dell’abitato diCaira, frazione di Cassino (figg. 76, 77). Si collocaquasi alla confluenza fra il Torrente Calcara ed ilFiume Rapido, sul limite morfologico della conoi-de alluvionale sulla quale si è sviluppato il paese.

Lo sprofondamento che diede origine al Lagodi Caira viene riportato in letteratura da numero-se fonti che, comunque, fanno riferimento allenotizie riportate dal “Giornale Cassinese” dell’e-poca, e successivamente raccolte nelle “Historiae”di Gattola (1733, 1734). In queste fonti si ritrovala seguente descrizione (riportata in latino e tra-dotta dagli scriventi): In questo anno 1724, non lonta-no da Caira nella notte fra il 18 e 19 febbraio con ingen-te strepito, tale che gli abitanti pensando che fosse un ter-remoto avevano abbandonato le case, la terra di otto tomo-li, ciascuno dei quali comprende novecento cubiti napoleta-

ni di otto palmi, fu vista sprofondare a perpendicolo in quelluogo, dove c’erano alcuni alberi. La profondità di novan-ta palmi napoletani subito da parecchie sorgenti poste nellacirconferenza dei lati iniziò ad essere riempita, mentre l’ac-qua cresceva così di giorno in giorno, che dopo un mese sol-tanto per cinque palmi distava dal piano del terreno. Tuttala circonferenza del lago è di duecentosettantacinque cubitinapoletani, il diametro da oriente ad occidente circa cento-ventiquattro, e trasversale circa centotrentanove.

Oltre a questi eventi, nel Giornale cassinese enegli scritti di GATTOLA (1734), viene riportato:“la notte fra il 18 ed il 19 febbraio dello stesso anno nelluogo, ove è ora, il Lago di Cairo, un rumore fortissimo siintese ed i contadini che abitavano nei dintorni, come se ungrande terremoto fosse accaduto, abbandonando le loro casefuggirono...”

Un’altra “fossa”, oltre al Lago, si aprì alle pen-dici orientali di Monte Cairo e la tradizione affer-ma che in determinati periodi si sentivano deirumori, provenire dalla stessa; gli abitanti del

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Fig. 75 - Possibile ubicazione di alcuni laghi presenti nel territorio di Cassino.

- Possible localization of some little lake in the Cassino interland.

Fig. 76 - Panoramica della Piana di Caira-Cassino.- Caira-Cassino plain view.

Fig. 77 - Il Lago di Caira: l’area del Vivaio dove si trovava il Lago.- Caira lake: nursery area where the Caira lake was localizated.

luogo iniziarono a buttare rifiuti all’interno dellafenditura. Gli abitanti si accorsero che i frutti lan-ciati nella voragine venivano ritrovati nei pressidell’attuale Chiesa Madre nell’abitato di Cassino.

Il livello del lago non subiva variazioni stagio-nali e, periodicamente, era soggetto ad una fase diintorbidimento delle acque che venivano reseacide da uno improvviso aumento della concen-trazione di zolfo. Riportiamo il testo di BARATTA(1978): “….Nacque così il lago di Caira le cui acque nonsi vedono crescere anche nei tempi più piovosi, né diminui-re. Di questo lago i monaci fecero un vivaio di pesci maperiodicamente le acque si intorbidavano, probabilmenteper l’afflusso di sorgenti sulfuree, ed i pesci rimanevano tra-mortiti. Si rianimavano, però, dopo pochi giorni. La perio-dicità del fenomeno era tanto nota che i pescatori vi si recava-no, a data fissa, per farvi buona pesca.”

Altre notizie del lago risalgono a DE MARCO(1888): «Il detto lago ritiene ancora la forma arrotondata;ma la circonferenza è più grande, la profondità molto mino-re, e la superficie è occupata da un lato quasi per un terzoda piante acquatiche a causa della terra ivi trasportata daltorrente che viene dai monti vicini. Avendolo io misurato nelgennaio di quest’anno, ho trovato la sua periferia di 525 m(con un diametro medio di 165 metri circa)».

Si ha notizia di numerose sorgenti sulfuree(Puzzaturiello, fig. 78) presenti a quell’epoca nel-l’area, la loro provenienza tuttavia è sempre stataimputata alla risalita, secondo vie preferenziali, diacque appartenenti alla falda profonda. È possibi-le che il progressivo svasamento del lago ed ilcontinuo apporto di materiale detritico da partedei torrenti abbia formato, nel tempo, un mantoimpermeabile al fondo impedendo l’interscambiodelle acque. Periodicamente i sedimenti fini

potrebbero essere stati rimossi, all’aumentaredella pressione della falda sottostante (questospiegherebbe l’intorbidamento delle acque asso-ciato all’immissione di acque sulfuree nel lago).Questo fenomeno lascia comunque ipotizzare lapresenza di un condotto di collegamento fra la faldaprofonda, presente nei calcari, e le acque del lago.

Nel 1902 DEL FOCO scrive: «A destra di questastrada traversa, v’ha il laghetto di Caira con scarse sorgentiinterne. La superficie di questo lago, pel materiale impor-tatovi da due torrenti che scendono a settentrione e a mez-zogiorno del Colle del Forno e dei Monticelli, che si riuni-scono a Caira, va anno per anno restringendosi, e finiràcollo scomparire del tutto, con miglioramento delle condi-zioni sanitarie di quei dintorni infestati dalle febbri palu-stri. Intanto quanto sarebbe desiderabile che l’autoritàvenisse in aiuto del lavoro lento della natura…».

Poco dopo il consiglio comunale decise di pro-sciugarlo, ma eventi naturali precedettero questointervento di bonifica; durante una fase di pienadel fiume una grande quantità di detriti si riversònel lago (restò attivo almeno fino al 1904; fig. 78).Il lago si prosciugò e, nel corso degli anni la formasi obliterò definitivamente (fig. 79). Attualmenteall’interno del vivaio della forestale sono presentialcune sorgenti che manifestano periodiche risali-te di gas.

La successione stratigrafica dell’area circostan-te il lago (figg. 80, 81), come rilevato da pozzi esondaggi geoelettrici, varia procedendo da monteverso valle (da est ad ovest). Nell’area di affiora-mento della conoide alluvionale, al di sotto di unafascia pedogenizzata (con spessore di pochi metri

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Fig. 78 - Mappa storica che riporta il Lago di Caira. - Historical map of the Caira lake.

Fig. 79 - Immagine aerea dell’area di Caira: a sinistra la paleoforma delLago di Caira, a destra e in alto aree depresse di forma sub-circolare.

- Caira area ortophoto: on the left the Caira lake shape; on the right and at the top depressed areas with sub-circular shape.

fino ad alcune decine), si rinvengono detriti difalda, con spessori considerevoli (cento metri circa)in contatto diretto con il substrato carbonatico.

Più a valle, nella zona di piana, i pozzi n.1 e n.2(fig. 81), molto prossimi al paleolago, mostrano la

presenza di un’alternanza di argille, limi argillosicon ciottoli calcarei e ciottolate, il tutto al di sopradi un substrato carbonatico ubicato intorno a set-tanta metri di profondità dal piano campagna.

Questo tipo di successione stratigrafica deter-mina valori bassi di permeabilità verticale, mentrevalori elevati, negli strati a granulometria più gros-solana, di permeabilità orizzontale. È possibile,pertanto, trovare nella copertura detritica piùfalde sospese ed una falda imprigionata all’internodel substrato calcareo (permeabile per fratturazio-ne e carsismo) ribassato tettonicamente.

La geometria iniziale della voragine vienedescritta da GATTOLA (1734): a) sprofondati ottotomoli di terreno, ciascuno di 900 “cubiti napoletani diotto “palmi” ; b) perimetro della voragine 275 cubitinapoletani; c) asse est-ovest 124 e nord-sud 139 (deiquali l’Autore non riporta però l’unità di misura).

SARAGOSA & SARAGOSA (1998), tradussero iltesto latino dell’Autore, ed indicarono che, almomento della formazione, la cavità presentavauna circonferenza di 550 m e diametri di 250 m e280 m NISIO & SCAPOLA (2005) rilevano che que-sti dati non corrispondono alla situazione reale.

Il Lago di Caira, al momento della sua forma-zione, aveva l’asse maggiore di 41 m, il minore di37 m, il perimetro di 122,1 m, una profondità di23,7 m (90 palmi napoletani) ed un’area di 310 m2

(NISIO & SCAPOLA, 2005).Misure effettive sulle dimensioni del lago,

dopo una sua evoluzione, risalgono a DE MARCO(1888): «Avendolo io misurato nel gennaio di quest’anno,

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Fig. 80 - Schema geologico semplificato dell’area di Caira. - Caira area geological sketch map.

Fig. 81 - Stratigrafie di pozzo rappresentative dell’area di Caira.- Representative borehole stratigraphic data in the Caira area.

CalcariDetriti diconoide

Alluvioni

Terre rosse

Faglia, a tratteggiose presunta

ho trovato la sua periferia di 525m (con un diametromedio di 165 metri circa)».

In 164 anni lo svasamento dei bordi con larimozione delle particelle ha più che quadruplica-to le dimensioni originarie (sulla sezione IGM al10.000 il diametro della paleoforma è di 170 m).

L’interrimento del lago è successivo all’anno1902; presumibilmente avvenne pochi anni dopo(DEL FOCO, 1902; fig. 78).

4.9. - ALTRE AREE INTERESSATE DA SPROFONDA-MENTI

La conferma della presenza dello sprofonda-mento di Caira nell’area ha stimolato ulterioriricerche storiche e ricognizioni in tutto il territo-rio per individuare altre cavità o paleoforme.

L’analisi delle foto aeree di tutta l’area hamesso in evidenza altre tre forme sub-circolariormai obliterate, due in località Vertelle (con dia-metri di circa 250 m) e una presso Masseria Chiu-savecchio dove si evidenzia una paleoforma gemel-lata (data dalla fusione di due cavità sub-circolari)con diametro maggiore di 380 m circa.

Il successivo sopralluogo sul terreno pressoMasseria Chiusavecchio ha evidenziato la presen-za di un piccolo lago (fig. 82) ormai quasi estinto:la Pescarola (la denominazione antica ricordatadagli abitanti, i quali affermano che si formò natu-ralmente), con diametro attuale di 25-30 m e scar-sa profondità. Alcuni abitanti affermano che illago era già presente alla fine del 1800 con dimen-sioni molto più grandi ed adibito a vivaio. Negliarchivi della Abbazia benedettina, un atto di ven-dita presente nei Regesti ha confermato la pre-senza della Pescarola già nel 1676.

Nel 1920 tutta l’area è stata bonificata e moltepolle, stagni ed eventuali cavità sono stati ricol-mati. Inoltre, durante il sopralluogo, è emerso chea poca distanza dalla Pescarola era presente unaltro specchio d’acqua, presso l’area in cui oggisorge l’ospedale. Nel corso dei lavori per lacostruzione dell’ospedale si sono verificati ecces-sivi cedimenti del terreno (gli ultimi nell’agosto2005) che hanno portato alla provvisoria sospen-sione dei lavori.

Il sopralluogo condotto sul terreno in localitàVertelle (dove si distinguevano altre forme subcir-colari) non ha dato però esiti positivi in quantol’urbanizzazione del territorio ha ormai obliteratole presunte cavità. Nei pressi del lago di Caira(antico Mulino) è stata individuata un’altra paleo-forma risalente almeno al 1200.

Nella porzione settentrionale della stessa pianapresso S. Elia Fiumerapido, l’analisi fotointerpre-

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Fig. 82 - La Pescarola, presso Masseria Chiusavecchio.- Pescarola pond, near Chiusavecchio farm.

Fig. 83 - L’area di Sant’Elia Fiumerapido sorgenti e paleoforme di sprofondamento.- St. Elia Fiumerapido area springs and sinkholes ancient shake.

tativa ha evidenziato la presenza di altre tre paleo-forme (fig. 83), di cui due coincidono sul terrenocon polle subcircolari con diametri di 8-10 m(Salaluca e Magnesiaca; fig. 83), sedi di sorgenti diacqua mineralizzata, con abbondanti risalite digas. Le portate stimate delle sorgenti sono di94l/sec e 68 l/sec, le conducibilità rispettivamen-te di 445 µσ (nel 1996) e 935 µ, la salinità di 370e 660 g/cm3 rispettivamente. Gli alti valori diconducibilità sono compatibili con acque di pro-venienza profonda.

Presso la polla Magnesiaca è stata eseguita labatimetria con ecoscandaglio che ha fatto regi-strare la presenza di una cavità tronco-conica, conpareti sub-verticali e profondità di 8 m. Per quan-to riguarda i dati di sottosuolo un sondaggio geo-gnostico, reperito nelle vicinanze delle due polle,mostra la presenza di limi argillosi sino alla pro-fondità di almeno 50 m (fondo foro; fig. 84) e didue falde sovrapposte rispettivamente a 24 m e a49 m, corrispondenti con livelli permeabili.Durante il terremoto del 1984 l’acqua provenien-

te dalla sorgente Magnesiaca ha subito intorbidi-mento per 3 giorni circa, con risalita di fango.

In prossimità della sorgente Magnesiaca erapresente un’altra cavità circolare, oggi inaccessibi-le, contenente attualmente acqua.

L’esame delle mappe storiche conferma chepresso l’abitato di Sant’Elia, nei primi del sette-cento erano presenti tre laghi uno dei quali inlocalità Acqua Nera; le posizioni coincidono conle polle e le paleoforme individuate.

La seconda area indagata è ubicata presso S.Giorgio al Liri, nella porzione meridionale del baci-no Lirino. Nei pressi dell’abitato è ubicato il lago diAcquasanta (fig. 85) che oggi si presenta come unpiccolo specchio d’acqua, con diametro di 12 m eprofondità di 1,5 m, ma che, in passato, doveva averedimensioni più grandi, infatti è presente in unamappa storica del 1700 (disegni ad acquerello di M.GUGLIELMELLI; figura 86). Il lago presenta emissionidi gas ed una probabile emergenza al fondo.

Nelle vicinanze del primo lago, nella piana delLiri, è presente un’altra cavità sub-circolare col-

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Fig. 84 - Stratigrafie di sondaggio nelle aree investigate. - Borehole stratigraphies in the investigate area.

mata d’acqua, sede di sorgente di acqua ferrugi-nosa risalente almeno ai primi del 1700.

All’interno dell’abitato di S. Giorgio al Liri èubicato il terzo lago ormai con sponde antropiz-zate e collegato al Liri tramite canale artificiale, lacui origine dovrebbe risalire a più di 300 anni (è infat-ti riportato nelle carte antiche di GATTOLA, 1734, e diGUGLIELMELLI, 1715; fig. 86). Il diametro della cavi-tà è diminuito nel tempo, attualmente si attesta intor-no ai 30-40 m e la profondità è pari a circa 2 m.

La forma del lago di S. Giorgio in origine eracircolare; infatti l’urbanizzazione dell’area haseguito la morfologia dell’antico perimetro dellago, e ciò testimonia che la nascita dell’abitato èsuccessiva allo stesso (informazioni fornite dalComune di San Giorgio a Liri).

Una quarta cavità asciutta, ormai obliterata, èpresente presso località S. Marco: negli anni 50 ildiametro si attestava intorno ai 47 m, attualmenteè pari a circa 20 m; probabilmente la cavità natu-rale è stata successivamente sfruttata per recupe-ro di inerti.

Dai dati raccolti emerge che le conducibilitàsono compatibili con lo scorrimento delle acquein terreni di natura alluvionale, i valori di pH

potrebbero essere stati contaminati con apporti diacque superficiali e di scolo provenienti dai canaliartificiali.

I dati di sondaggio, nei pressi del lago di S.Giorgio (fig. 84), mostrano una successione dilimi e argille sino alla profondità di 85 m successi-vamente brecce calcaree e ghiaie sino alla profon-dità di 128 m, ed infine argille sino a foro 135 m.Il substrato carbonatico, non riscontrato mai insondaggio, pertanto, è molto profondo; si puòescludere così una genesi carsica dei laghetti. Neisedimenti è stata, inoltre, riscontrata una falda inpressione alla profondità di 70 m che risale sino alpiano di campagna.

La terza area indagata è la piana di Sora (fig. 87),a nord-ovest di Cassino, in cui è stato rinvenuto unantico lago oggi ricolmato, il Lago Tremoletto.Questo è ubicato nella tenuta dei Conti Manconi,secondo alcune fonti l’origine risale ad alcuni seco-li addietro, in epoca borbonica; risulta comunquegià presente nei primi del 1800. Secondo altre fontiesso sarebbe stato originato da un episodio cata-strofico, e caratterizzato dalla presenza di tremori eboati nel sottosuolo, da cui il nome “Tremoletto”.A partire dal 1800 il lago ha iniziato a colmarsi per

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Fig. 85 - I laghi presenti presso S. Giorgio al Liri. - St. Giorgio al Liri lakes view.

gli apporti detritici del Fiume Fibreno e ridotto adun piccolo specchio d’acqua, dopo il 1948, è statodefinitivamente bonificato. Le stratigrafie dei son-daggi geognostici mostrano una copertura sedi-mentaria di sabbie e limi sino ad una profonditàvariabile tra i 15 m e i 25 m; al di sotto si rinven-gono sabbioni calcarei e bancate di travertino dispessore complessivo di circa 20 m. I sondatorihanno riscontrato la presenza di vuoti alla profon-dità di 20-25 m. Il livello di falda si attesta ad unaprofondità media di 40-50 m circa.

Ulteriore conferma della presenza di fenomenidi sprofondamento all’interno della piana di Soraproviene dalla cronaca del terremoto di Avezzano,del 13 gennaio del 1915, quando si è aperta una cavi-tà nel terreno con fuoriuscita di acqua mista a fangocon formazione di vulcanelli e fontane di sabbia.

Dalle osservazioni finali sulle ricognizionieffettuate di paleoforme e dei laghi rinvenuti tra lapiana di Cassino e S. Giorgio al Liri, si evince cheessi si allineano secondo una direttrice orientatacirca NS (N10E): la faglia Theodicea.

4.10. - ANALISI E CONSIDERAZIONI

La situazione geologico-strutturale ed idrogeo-logica della Bassa Valle Latina, ed in particolare

modo delle piane di Cassino e Sora, è predispo-nente alla formazione di fenomeni di sinkhole(NISIO & SCAPOLA, 2005).

Le piane su cui si sviluppano gli abitati sono diorigine tettonica; i depositi quaternari che le colma-no, con spessori di oltre cento metri, sono costitui-ti in prevalenza da un’alternanza di limi e argille,dotate di discreta consistenza e subordinatamenteda sabbie e ghiaie; solo a luoghi, includono bancate

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Fig. 87 - L’area di Sora, ubicazione del Lago Tremoletto.- Sora village area, localization of the Tremoletto lake.

Fig. 86 - In alto ubicazione dei laghi e dei pozzi presso S. Giorgio al Liri. In basso i disegni ad acquerello di GUGLIELMELLI, 1715, in cui sono ubicati alcuni laghi.- At the top localization of the lakes and the boreholes near St. Giorgio al Liri. At the bottom watercolours tables from GUGLIELMELLI, 1715, showed some lakes.

o lenti di travertino (ad ovest del F. Gari, per esem-pio presso la Piana di Sora, e i dintorni di Aquino).

Le dorsali carbonatiche circostanti le pianesono fortemente interessate da fenomeni carsici(doline di crollo o di soluzione normale); il sub-strato carbonatico, al di sotto della copertura qua-ternaria, è profondamente disarticolato da diversisistemi di dislocazioni ed è sede di un acquiferoconfinato, in cui si esplica una notevole circola-zione idrica (sorgenti con portate complessivesuperiori ai 20 m3/s).

A ciò si associa una forte circolazione sotterra-nea di fluidi aggressivi per la presenza di H2SO4 eH2S legati al vulcanismo di Roccamonfina e/o aduna circolazione molto profonda all’interno disistemi di faglia.

L’attività antropica con emungimento indiscri-minato delle acque dal sottosuolo, dal 1984 adoggi, ha determinato l’abbassamento repentinodel livello di falda e la migrazione di alcune sor-genti. L’attività tettonica recente del settore ètestimoniata dalla sismicità sia storica che stru-mentale che ha colpito in particolare l’area diCassino dove, in occasione anche di piccole scos-se strumentali, si sono verificati cedimenti del ter-reno di alcuni centimetri.

Tali caratteristiche al contorno conferisconoall’area tutte le condizioni predisponenti ed inne-scanti per la formazione di fenomeni di sprofon-damento (sinkhole s.s.).

Infatti l’intera area in epoca storica era caratte-rizzata dalla presenza di piccoli laghi di forma sub-circolare, (nota per questo motivo come Terra deiLaghi) rinvenuti su mappe antiche (ne sono statiindividuati ben 23), ma oggi scomparsi o di difficileubicazione, inoltre alcune leggende e fonti storichenarrano dell’apertura nel terreno di grandi voragini.

La ricerca sul territorio ha permesso di indivi-duare alcune morfologie sub-circolari coincidenticon piccole polle, specchi d’acqua o cavità. Traquesti il lago Tremoletto, nella piana di Sora (di cuipurtroppo si hanno pochi dati), che si è formato inseguito ad uno sprofondamento repentino del ter-reno in epoca borbonica non precisata; in parteinterrito dagli apporti detritici del F. Rapido, èstato ricolmato artificialmente dopo il 1948.

La presenza però al di sotto del lago di bancatedi travertino e la segnalazione da parte dei sonda-tori di alcuni vuoti, riscontrati durante i lavori diescavazione, possono far ipotizzare per questo lagoun meccanismo assimilabile a un cover-collapse sin-khole. Nella stessa piana di Sora, tuttavia, le crona-che del terremoto di Avezzano nel 1915 descrivo-no l’apertura di una cavità con connessi episodi diliquefazione e di fuoriuscita di acque mineralizzate.

Più a Sud, nel Bacino Lirino, le ricerche stori-

che hanno portato all’individuazione di altri laghidi forma sub-circolare: i laghi di S. Giorgio eAcquasanta non riconducibili a fenomeni carsiciin quanto originati al di sopra di una coperturaargillosa-limosa (con spessori maggiori di 135 m)in cui è presente una falda in pressione.

La presenza di avvenuti episodi di sprofonda-mento con meccanismi profondi è stata accertatacon lo sprofondamento di Caira, noto in lettera-tura come Lago di Caira, formatosi nella notte frail 18 ed il 19 febbraio del 1724. La raccolta di datiha permesso di avere un quadro chiaro ed esau-stivo della situazione.

Il Lago di Caira si è formato nella piana omo-nima, a poca distanza dall’abitato, su di una coper-tura costituita da un’alternanza di argille, limiargillosi con ciottoli calcarei e ghiaie con spessoredi cento metri, al di sotto della quale affiora il sub-strato carbonatico.

La falda profonda è in pressione, mentre idepositi quaternari, al tetto, contengono piccolefalde sovrapposte a profondità rispettivamente di25 m e 40 m dal p.c., in corrispondenza di lenti odorizzonti più permeabili.

La voragine si è aperta in corrispondenza di unelemento tettonico di importanza regionale indi-viduato durante i rilievi di campagna, il cui pianoè visibile presso S. Angelo in Theodice: la fagliaTheodicea (con andamento circa N5-10E) (NISIO &SCAPOLA, 2005).

All’interno della cavità vi era risalita di gas (H2S),testimoniata dalle fonti storiche ed, a poca distanza,erano ubicate sorgenti sulfuree (oggi estinte) che ali-mentavano il corso del Fiume Rapido.

La morfologia della cavità risulta essere cilin-drica, con pareti verticali profonde 23,5 m; è pre-sumibile pensare che l’alimentazione del lago (ilcui livello non oscillava mai) fosse dovuta all’ap-porto della falda più superficiale (25 m di profon-dità), ma non si può comunque escludere la pre-senza di ulteriori piccole polle di risalita di acquesulfuree (infatti periodicamente si assisteva allamorte per asfissia della fauna acquatica).

In quest’area nel 1723 sono registrate nel cata-logo dei terremoti molte scosse sismiche (di cuiuna molto intensa il 18 ottobre) ma non nella nottefra il 18 ed il 19 febbraio 1724 (anche se alcunefonti storiche narrano di un terremoto avvenutoproprio quella notte); pertanto non è possibile ri-condurre il fattore innescante ad un evento sismico.

Non è noto, inoltre, se ci sia stata una bruscavariazione del livello di falda attribuibile ad unevento pluviometrico importante.

Il processo genetico che ha originato il lago,data la profondità del substrato ed il notevole spes-sore dei sedimenti di copertura, nonché la loro

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composizione (prevalentemente limosa dotata diuna certa consistenza), non può essere imputabileal lento scorrimento di particelle verso il basso(raveling) in quanto gli orizzonti argillosi-limosiimpermeabili renderebbero difficile l’infiltrazioned’acqua e l’asportazione di particelle in profondità.

Inoltre la morfologia della cavità (così comeviene descritta) cilindrica e non conica (caratteri-stica nei processi di raveling) fa piuttosto ipotizza-re la presenza di un condotto.

Si esclude poi la presenza di una cavità a pro-fondità intermedia (di circa 25-30 m) imputabileper esempio alla presenza di placche di travertinoo di brecce carsificabili, in quanto non rinvenutein sondaggio.

Si propone pertanto un meccanismo erosivoche proceda dal basso verso l’alto collegato allarisalita di fluidi arricchiti nella componente gasso-sa (H2O + CO2 + H2S) che avrebbero potutosfruttare proprio la linea di debolezza, costituitadalla faglia Theodicea. Tale circolazione di fluidiaccompagnata a processi di erosione, di sifona-mento e di suffosione profonda (deep piping) deimateriali di copertura porterebbe, nel tempo, finoal collasso finale della copertura detritica.

È quindi possibile che la cavità superficialedipenda da processi agenti nel bedrock posto anotevole profondità.

Da quanto detto è possibile classificare losprofondamento che ha dato origine al Lago diCaira come deep piping sinkhole.

L’analisi fototointerpretativa su tutto il territorioha permesso di individuare inoltre paleo-cavità e laverifica sul terreno ha confermato tali ipotesi: all’in-terno delle paleoforme si rinvengono laghi in via diestinzione o piccole polle riconducibili a fenomenidel tutto simili a quello avvenuto a Caira che potreb-bero essersi formati nell’arco degli ultimi secoli.

Infatti nella piana di Cassino è presente la mag-gior parte delle forme relitte sub-circolari, ricono-sciute: nei pressi di Sant’Elia Fiumerapido sonopresenti tre forme coincidenti con antichi laghi,dove oggi si individua una piccola polla con sor-gente (sorgente Magnesiaca); a poca distanza daCassino sono state individuate altre paleoforme ela verifica sul terreno ha portato alla confermadella presenza di un piccolo lago, la Pescarola,(presso Masseria Chiusavecchio), ormai quasi inestinzione. Gli abitanti del luogo ricordano la pre-senza di un altro lago dove oggi sorge l’ospedale.A poca distanza dal lago di Caira è inoltre presen-te una ulteriore morfologia subcircolare, delimita-ta da piccole scarpate, nelle cui vicinanze sorgevaun antico mulino (anno 1200), gli abitanti ricorda-no che anticamente era presente una sorgente epolle d’acqua stagnante.

Dai dati raccolti sull’intera area si può infineasserire che la piana di Cassino, quella di Sora eparte del territorio in pianura della provincia diFrosinone sono aree ad elevata suscettibilità di sin-khole, inoltre la crescente urbanizzazione del terri-torio e gli aumentati emungimenti di acqua dalsottosuolo ne fanno incrementare il rischio.Infatti i lavori di costruzione di alcuni edifici (tracui il nuovo ospedale) al di sopra di una paleo-forma di sprofondamento hanno subito già alcu-ni problemi durante l’esecuzione, ed altri ben piùgravi potrebbero verificarsi in futuro soprattuttoin seguito ad eventuali scosse sismiche, anche solodi tipo strumentale. Pertanto il verificarsi oggi diun evento calamitoso, come quello che ha porta-to alla formazione del lago di Caira, potrebbe cer-tamente provocare oltre a danni gravi all’ediliziaperdita di vite umane.

I SINKHOLES NEL LAZIO 99