6 MODI Di Non Avvicinarsi Alla MEDITAZIONE

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  • 8/14/2019 6 MODI Di Non Avvicinarsi Alla MEDITAZIONE

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    Sei modi di NON avvicinarsi alla meditazione

    Ken Mc Leod

    I Sei Reami di Esistenza sono una caratteristica principale dellacosmologia del buddhismo tibetano. Gli esseri possono manifestarsiin sei forme di esistenza:

    esseri infernali dominati dallira

    fantasmi e demoni affamati dominati dallavidit

    animali dominati dalla stupidit

    umani dominati dal desiderio

    titani o semi-dei dominati dallinvidia

    dei dominati dallorgoglio

    Come in molte mitologie, queste descrizioni si riferiscono a specificiaspetti della nostra struttura psicologico-emozionale. Per esempio ilproverbio lorgoglio precede la caduta trova riscontro nelladescrizione del reame degli dei, dove al massimo godimentopossibile che vi si sperimenta non pu che seguire la discesa in un

    reame di esistenza inferiore meno felice. Allo stesso modo, laterrificante descrizione dellesistenza di un essere infernale riflettelesperienza soggettiva di una persona totalmente consumata dallarabbia. Ogni aspetto di quellesperienza paurosa, dolorosa ecomplicata. Persino la divisione in inferni di fuoco ed inferni dighiaccio riflette il modo in cui una rabbia furibonda o un freddoodio si manifestano internamente.

    Un maestro Zen contemporaneo, Uchiyama Roshi, ci offre

    uninterpretazione dei sei reami intesi come sei possibili attitudinierrate alla meditazione.

    La meditazione del reame infernaleQuesto reame sorge nella meditazione quando ci sentiamo forzati asedere e costretti a farlo. E pi frequente nellambiente monastico,ma si manifesta anche nel corso dei ritiri. Lavversione che ci coglienei confronti della meditazione evidente, ma per qualche motivo,per qualche condizione esterna siamo costretti a sedere. Questa

    sicuramente una meditazione dinferno! In quei momenti non esistealtro che lavversione per quello che stiamo facendo. Cosa

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    possiamo fare per uscire da questa condizione? Semplicementedobbiamo riconoscere che la nostra pratica volontaria, qualcosache noi stessi abbiamo deciso di intraprendere, senza nessuno checi costringa a farlo. In ogni momento possiamo alzarci e

    andarcene. Se la nostra decisione di praticare invece ferma, cpoco spazio per la manifestazione di questo reame di meditazione.

    La meditazione del reame dei fantasmi affamatiIl secondo reame quello dei fantasmi disperati. Siamo avidi dirisultati. Qualcosa deve accadere. Dove stanno quei lampi diilluminazione, di introspezione, o anche solo quello spiraglio di lucenella ricerca? Stiamo cercando qualcosa che ci soddisfi, che cifaccia sentire completi, che riempia quel buco profondo che ci

    sentiamo. Ma qualsiasi cosa succeda, quel buco non si riempie mai,cos torniamo sempre alla nostra pratica pi affamati che mai.Questa smania di risultati, di qualcosa di eclatante, mina alla basela nostra pratica. Gli effetti della meditazione sono sottili e ci vuoletempo perch maturino. Quando siamo costantemente alla ricercadi qualche tipo di segno o di risultato riguardante la pratica, stiamoessenzialmente cercando al di fuori di noi stessi. Non possiamotrovare al di fuori alcun tipo di vera soddisfazione, perch il bucoda riempire dentro. Dobbiamo invece guardare il buco che portala disperazione, percepirlo, farlo arrivare alla nostraconsapevolezza. Non appena siamo in grado di sedere assieme aquel senso di vuoto, gradualmente scopriamo soddisfazione e paceinteriore. Il nostro disperato desiderio di qualcosa che ci riempia sidissolve.

    La meditazione del reame degli animaliGli animali cercano continuamente cibo e rifugio e sono soddisfatti

    quando li trovano. In questa forma di meditazione il praticantetrova il modo di sedere tranquillamente e confortevolmente, senzaalcuno sforzo ulteriore. Tutto rilassante, il praticante si senterigenerato dalla pratica, che non altro di pi che un buon riposo.Non c visione profonda, non c comprensione, non c alcunmovimento verso unesperienza pi intensa della vita, dei suoirischi e degli adattamenti che comporta. Essenzialmente si usa lapratica come un nascondiglio. Lottundimento uno dei problemipi difficili da risolvere perch il pi difficile da riconoscere

    dallinterno. Qui dunque importante laiuto del maestro, chericonosce la nostra condizione e ci aiuta a superarla.

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    La meditazione del reame dei semi-deiQuesto approccio altrettanto nocivo quanto quello del reameinfernale. Chi riesce a sedere pi a lungo? Chi riesce a manteneremeglio limmobilit? Il senso di competitivit fa emergere linvidia e

    il dubbio su se stessi. Chi stiamo cercando di superare? Che cosasignifica vincere la competizione meditativa? Quando abbiamosuperato tutti gli altri, abbiamo comunque ancora a che fare connoi stessi: siamo di nuovo al punto di partenza. Strettamentelegata a questa attitudine la questione del far domande agli altrisulla loro pratica. Come ci sentiamo quando gli altri ci chiedonodella nostra? La pratica meditativa strettamente personale. Euna delle parti pi riservate della nostra vita. La tradizioneraccomanda di discutere della propria pratica esclusivamente con il

    maestro e con i compagni pi intimi. Queste discussioni in effettisono molto utili, perch portano alla luce degli aspetti chesingolarmente potremmo aver trascurato. Ma attenzioneallinsorgere della mente competitiva! Chiedete sempre a voistessi: Chi sto cercando di superare e perch?

    La meditazione del reame degli deiQuesta condizione porta alla sensazione di essere superiori a tuttigli altri. In questo approccio, il praticante vuole diventare un santoo almeno un eremita, al di fuori della confusione e dei problemidella vita di tutti i giorni, sereno nellisolamento, vero oimmaginato. In realt questa attitudine di superiorit nascondespesso un meccanismo di fuga, dove si compensa con lorgoglioquelli che sono i dubbi profondi sulle proprie capacit e lamancanza di fiducia in se stessi. La pratica della meditazione non intesa ad allontanarci dalla vita, ma a farci diventare sempre piintimi con essa. Dunque, il rimedio in questo caso mettere in

    discussione il senso di superiorit, la convinzione di vivere la vita inun modo superiore.

    La meditazione del reame degli umaniAnche la meditazione degli umani motivata dal desiderio delrisultato. Non c la disperazione del reame dei fantasmi affamati,ma il desiderio che la meditazione costituisca un uso produttivodel nostro tempo. Molte delle istruzioni sulla meditazione sonopresentate in questo modo. La meditazione serve per migliorarci,

    per migliorare le nostre relazioni, per diventare pi centrati, piequilibrati, in grado di dare amore, etc.

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    Pratichiamo aspettandoci di ricevere qualcosa in cambio. Fintantoche questa aspettativa in atto, non conosceremo mai noi stessi.Come dice un famoso maestro tibetano: Abbandona la speranza diavere dei risultati. Non pratichiamo la meditazione per produrre

    qualcosa, piuttosto un modo di praticare lessere. Non esserequalcosa di specifico, ma semplicemente lessere, esserecompletamente.

    Idealmente la pratica della meditazione non basata su nessuno diquesti sei aprocci. In pratica, insorgono nella nostra esperienzaquotidianamente. Siamo umani dopo tutto! Possiamo, tuttavia,usare la consapevolezza e la presenza mentale coltivate nellapratica per sapere che cosa sta sorgendo in noi e lasciarlo l dov,

    senza identificarci o fonderci con questi patterns emozionaliabituali. Questa una pratica difficile, perch richiede che noifacciamo lo sforzo di essere in un modo a cui non siamo per nienteabituati. Lentamente, col tempo, vedremo che i nostri sforziorigineranno un frutto: un modo di essere che non nessuno diquelli dei sei reami.