6 il uovo iornale C& a Piacenza S Il Papa: il prete da santa Francesca Save-rio Cabrini, la...

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6 Giovedì 8 giugno 2017 il n uovo g iornale Gaep, amore senza fine per la montagna Museo di storia naturale: “L’eco dello spreco” Il Papa: il prete è sempre un pellegrino Le mostre in programma a Piacenza & C ultura S ocietà Q uesti sono gli Stati Uniti e questa zo- na - su un foglio traccia con la pen- na una sorta di mappa, cer- chiando la parte meridionale - 220 anni fa era tutto Messico . Noi bianchi anglosassoni l’ab- biamo presa. Cosa diremmo oggi se facesse così il Canada con gli Stati del Nord? Direm- mo che non ne ha il diritto. Ep- pure, l’americano medio non capirebbe mai che abbiamo sfruttato qualcuno. È troppo radicata nella nostra psiche l’idea di essere dei filantropi”. Madre Barbara Staley, statu- nitense della Pennsylvania, da tre anni guida le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù fon- date da santa Francesca Save- rio Cabrini, la maestrina che - da Sant’Angelo Lodigiano - a fine Ottocento partì per New York per accompagnare gli emigrati italiani. Oggi le sue suore - circa 10mila - sono sparse in tutto il pianeta, dall’Argentina all’Australia. Nel 1926 approdarono anche in Cina, ma ne vennero espul- se dopo 25 anni di presenza. L’Ave Maria per Trump Madre Barbara viene da quell’America profonda dove la classe operaia bianca ha de- cretato il successo elettorale di Donald Trump. Nella sua citta- dina natale ha votato per lui l’82%. Suor Staley non potreb- be essere più lontana dalla filo- sofia del tycoon che punta a co- struire un Muro al confine col Messico e parla alla pancia del Paese al grido di “America first”. Il carisma del Sacro Cuo- re di Gesù che ha infiammato Madre Cabrini l’ha portata a lavorare con i migranti in Swa- ziland, in Guatemala, a Chica- go tra i messicani privi di do- cumenti. Eppure due volte al giorno, dice un’Ave Maria per Mr Trump. “Gesù ci dice di amare i nemici; lui non è mio nemico personale, però lotto molto con me stessa per amar- lo - confida -. E poi, se ha biso- gno di preghiere il Papa, per- ché non dovrebbe averne un uomo potente come il presi- dente degli Stati Uniti?”. La missionaria della nuova evangelizzazione A cent’anni dalla morte di santa Francesca Cabrini - av- venuta il 22 dicembre 1917 a Chicago, mentre il titolo di patrona dei migranti, che con- divide con il nostro Giovanni L’incontro col taxista armeno a Chicago: chi parte non ha nulla da perdere “Non ci vuole coraggio. È che la mia vita peggiore di così non poteva essere” (bs) “A Chicago un giorno sono capitata su un taxi guida- to da un uomo che aveva un lieve accento straniero. Mi ha detto di essere armeno: era nel- l’esercito russo, al confine con la Turchia, e aveva disertato. Dopo due anni in un campo profughi era riuscito ad arriva- re negli Stati Uniti. «Ci dev’es- sere voluto del coraggio», ho commentato. E lui: «No, nes- sun coraggio. È che la mia vita non sarebbe potuta essere peg- giore»”. Madre Barbara Staley racconta sempre questo aned- doto quando si trova a doversi confrontare con chi obietta che, dietro la migrazione di massa in corso, forse non c’è un reale bisogno. “Penso alla mia gente dello Zwaziland che non ha mai visto l’Oceano. Ve la im- maginate ad affrontare un viaggio su un gommone? Chi lo fa è perché non ha nulla da perdere”. — L’Italia e la Grecia da sole non ce la fanno ad accogliere questa ondata di profughi sen- za precedenti. Il mondo guarda agli Stati Uniti... Beh, allora credo che il mon- do si stia sbagliando - risponde diretta suor Staley -. Non mi pare che stiamo dando una Come missionarie del Sacro Cuore di Gesù dobbiamo chiederci di continuo come Madre Cabrini agirebbe oggi. Lei era un’insegnante, guardava a don Bosco e all’educazione del cuore. Voleva che gli italiani emigrati fossero bravi cittadini, per aiutare la loro integrazione. Non è diverso da quanto ci sforziamo di fare, ad esempio, nel rifugio per richiedenti asilo in Sicilia Battista Scalabrini, è arrivato nel 1950 - le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù vogliono continuare ad essere gli occhi, le mani, i piedi della fondatri- ce per andare incontro ai nuo- vi volti che la migrazione ha assunto. “L’immagine del Sa- cro Cuore cosa rappresenta? L’amore di Dio incarnato - ri- lancia la Madre Generale, che abbiamo incontrato nella casa di Codogno delle Cabriniane -. Noi come missionarie ab- biamo l’obbligo assoluto di essere portatrici dell’amore di Dio nel mondo”. In occasione dell’anno cen- tenario, le Missionarie hanno voluto ristampare, nella colla- na “I santi in tasca” e con una edizione arricchita di scritti di Madre Cabrini, il libretto dedi- cato alla loro fondatrice. —Il primo viaggio missiona- rio di Madre Cabrini è stato negli Usa, nel 1889. Oggi che priorità dovrebbe affrontare? È la domanda che noi stesse continuiamo a farci. Siamo in una situazione globale in cui il fenomeno delle migrazioni - che pure è sempre esistito - co- nosce proporzioni mai viste prima e che fa paura. Noi sia- mo chiamate a essere Madre Cabrini oggi, a incarnarne lo spirito e la vita. Papa Giovanni Paolo II la definì “missionaria della nuova evangelizzazio- ne”. Stiamo solo iniziando ora a capire cosa voleva dire... No all’assistenzialismo — Madre Cabrini non esitava a inoltrarsi nei ghetti per in- contrare le persone e risolle- varne la dignità. Ci fa un esempio di come questo stile d’azione si concretizza oggi? Dal 1971 abbiamo una mis- sione in Swaziland, un Paese di un milione di abitanti tra Mozambico e Sud Africa. È lo Stato col tasso più alto di siero- positivi e di malati di tuberco- losi al mondo. Il 42% degli adulti è affetto da Hiv, solo il 22% dei bambini ha entrambi i genitori. Se un intero Paese è malato, crolla tutto: sanità, scuola, istituzioni, famiglia... — Che fare di fronte a una emergenza così grande? A fine anni ‘90 abbiamo capito che dovevamo im- piegare tutte le nostre risor- se - umane, finanziarie, spi- rituali, intellettuali - per ri- Dal Muro col Messico ai profughi dall’Africa: il carisma di Santa Francesca Cabrini cent’anni dopo PERCHÉ LE MIGRAZIONI OGGI CI FANNO PAURA? “INCORAGGERESTI TUA FIGLIA A FARE LA SUORA?” A chi le chiede come mai ci sono poche suore, madre Staley re- plica: “E tu, incoraggeresti tua figlia a fare la suora?”. Non è un appello per la sua Congregazione, ma per la vita religiosa in ge- nerale, perché si prenda almeno in considerazione questa chiama- ta. Anche se non nasconde che, nel centenario cabriniano, regalo più bello non ci sarebbe che avere vocazioni italiane. Suor Barbara ha sentito parlare delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù la prima volta dalla mamma, che - a 5 anni - le leg- ge un libro su Santa Francesca Cabrini. La scelta vocazionale è arrivata dopo un periodo di studio a Roma, negli anni Sessanta, dove ha approfondito all’Angelicum la teologia e alla Gregoriana ha frequentato un centro di psicologia che aiutava i giovani a co- noscere se stessi. Bionda, occhi azzurri, il fascino dell’americana a Roma, è stata assediata dai tentativi di conquista dei coetanei italiani. Ma lei aveva in mente altro per il suo futuro. “Una delle mie amiche aveva una sorella tra le Cabriniane, così le ho chiesto l’indirizzo del responsabile del settore vocazioni. Tornata negli Usa, ci sono voluti due anni per tirar fuori quel pezzo di carta”. gran testimonianza cristiana... Trump fa leva sulle paure della gente, invece che sul buono che c’è in loro. L’Europa, piuttosto, dovrebbe essere un modello per gli Usa. È una civiltà antica, nata dall’unione di tante influenze culturali, ed esiste da molto pri- ma che gli Usa fossero un sogno nella mente di Dio... — Da missionaria cabriniana ha una responsabilità educativa: come la esercita? A Madre Cabrini non interes- sava se le cose che diceva dava- no fastidio. Così cerco di fare an- ch’io. Non posso nascondere la verità solo perché qualcuno dei nostri benefattori potrebbe decidere di non sostenere più le nostre opere. Poi, siccome non è un lavoro nostro, ma di Dio, con- fido che lui provvederà. Non dobbiamo preoccuparci della nostra auto-conservazione. Quel che ci deve preoccupare, come Congregazione, è di condividere l’amore di Dio. spondere all’emergenza Hiv. Tutti pensano a stilare pro- grammi di autofinanziamento per rendere le persone indi- pendenti. Ma la prima urgen- za quando uno è malato è che lo si curi e gli si dia da mangia- re, perché a lavorare non ce la fa. Poi c’è la lotta allo stigma: in Zwaziland il virus colpisce soprattutto donne e bambini. Abbiamo iniziato a fare assi- stenza sanitaria, accolto gli or- fani delle persone emarginate perché hanno l’Hiv. Poco alla volta, abbiamo coinvolto i pa- zienti in cura in percorsi di educazione ed acquisizione di competenze professionali. Noi non siamo per l’assistenziali- smo. Nel 2004 alla missione c’erano 2 impiegati - io e suor Diane -, ora ce ne sono 80/85, ed è quasi tutto personale loca- le. Invece di pensare a dei pro- getti di autofinanziamento, siamo state noi questi progetti. — Educazione, insomma, al primo posto. A prescindere dai luoghi e dalle situazioni? Abbiamo un rifugio per ri- chiedenti asilo in Sicilia con i laici cabriniani. Ci muoviamo come faceva Madre Cabrini con gli italiani emigrati, ovve- ro cerchiamo di educarli ad es- sere “buoni cittadini”, inse- gniamo la lingua, il rispetto delle leggi, per favorire una integrazione vera. Barbara Sartori A lato, suor Barbara Staley, dal 2014 Madre generale delle Missio- narie del Sacro Cuore di Gesù (la prima a sinistra) durante il suo servizio in Swaziland. Sopra, il santuario di S. Cabrini a New York. A sinistra, il libretto su Santa Cabrini; a lato, il monumento nella casa natale di Sant’Angelo Lodigiano.

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6 Giovedì 8 giugno 2017 ilnuovogiornale

Gaep, amore senza fineper la montagna Museo di storia naturale:“L’eco dello spreco”

Il Papa: il preteè sempre un pellegrino Le mostre in programmaa Piacenza &C

ultura Società

“Q uesti sono gli StatiUniti e questa zo-na - su un fogliotraccia con la pen-

na una sorta di mappa, cer-chiando la parte meridionale -220 anni fa era tutto Messico .Noi bianchi anglosassoni l’ab-biamo presa. Cosa diremmooggi se facesse così il Canadacon gli Stati del Nord? Direm-mo che non ne ha il diritto. Ep-pure, l’americano medio noncapirebbe mai che abbiamosfruttato qualcuno. È tropporadicata nella nostra psichel’idea di essere dei filantropi”.

Madre Barbara Staley, statu-nitense della Pennsylvania, datre anni guida le Missionariedel Sacro Cuore di Gesù fon-date da santa Francesca Save-rio Cabrini, la maestrina che -da Sant’Angelo Lodigiano - afine Ottocento partì per NewYork per accompagnare gliemigrati italiani. Oggi le suesuore - circa 10mila - sonosparse in tutto il pianeta,dall’Argentina all’Australia.Nel 1926 approdarono anchein Cina, ma ne vennero espul-se dopo 25 anni di presenza.

L’Ave Maria per Trump Madre Barbara viene da

quell’America profonda dovela classe operaia bianca ha de-cretato il successo elettorale diDonald Trump. Nella sua citta-dina natale ha votato per luil’82%. Suor Staley non potreb-be essere più lontana dalla filo-sofia del tycoon che punta a co-struire un Muro al confine colMessico e parla alla pancia delPaese al grido di “Americafirst”. Il carisma del Sacro Cuo-re di Gesù che ha infiammatoMadre Cabrini l’ha portata alavorare con i migranti in Swa-ziland, in Guatemala, a Chica-go tra i messicani privi di do-cumenti. Eppure due volte algiorno, dice un’Ave Maria perMr Trump. “Gesù ci dice diamare i nemici; lui non è mionemico personale, però lottomolto con me stessa per amar-lo - confida -. E poi, se ha biso-gno di preghiere il Papa, per-ché non dovrebbe averne unuomo potente come il presi-dente degli Stati Uniti?”.

La missionaria dellanuova evangelizzazione

A cent’anni dalla morte disanta Francesca Cabrini - av-venuta il 22 dicembre 1917 aChicago, mentre il titolo dipatrona dei migranti, che con-divide con il nostro Giovanni

L’incontro col taxista armeno a Chicago: chi parte non ha nulla da perdere

“Non ci vuole coraggio. È che la mia vita peggiore di così non poteva essere”(bs) “A Chicago un giorno

sono capitata su un taxi guida-to da un uomo che aveva unlieve accento straniero. Mi hadetto di essere armeno: era nel-l’esercito russo, al confine conla Turchia, e aveva disertato.Dopo due anni in un campoprofughi era riuscito ad arriva-re negli Stati Uniti. «Ci dev’es-sere voluto del coraggio», hocommentato. E lui: «No, nes-sun coraggio. È che la mia vitanon sarebbe potuta essere peg-giore»”. Madre Barbara Staleyracconta sempre questo aned-doto quando si trova a doversiconfrontare con chi obietta che,dietro la migrazione di massain corso, forse non c’è un realebisogno. “Penso alla mia gente

dello Zwaziland che non hamai visto l’Oceano. Ve la im-maginate ad affrontare unviaggio su un gommone? Chilo fa è perché non ha nulla daperdere”.

— L’Italia e la Grecia da solenon ce la fanno ad accoglierequesta ondata di profughi sen-za precedenti. Il mondo guardaagli Stati Uniti...

Beh, allora credo che il mon-do si stia sbagliando - rispondediretta suor Staley -. Non mipare che stiamo dando una

“ Come missionarie del Sacro Cuore di Gesù dobbiamo

chiederci di continuo come Madre Cabrini agirebbe oggi.

Lei era un’insegnante, guardava a don Bosco

e all’educazione del cuore. Voleva che gli italiani emigrati fossero

bravi cittadini, per aiutare la loro integrazione. Non è diverso

da quanto ci sforziamo di fare, ad esempio, nel rifugio

per richiedenti asilo in Sicilia

Battista Scalabrini, è arrivatonel 1950 - le Missionarie delSacro Cuore di Gesù voglionocontinuare ad essere gli occhi,le mani, i piedi della fondatri-ce per andare incontro ai nuo-vi volti che la migrazione haassunto. “L’immagine del Sa-cro Cuore cosa rappresenta?L’amore di Dio incarnato - ri-lancia la Madre Generale, cheabbiamo incontrato nella casadi Codogno delle Cabriniane-. Noi come missionarie ab-biamo l’obbligo assoluto diessere portatrici dell’amore diDio nel mondo”.

In occasione dell’anno cen-

tenario, le Missionarie hannovoluto ristampare, nella colla-na “I santi in tasca” e con unaedizione arricchita di scritti diMadre Cabrini, il libretto dedi-cato alla loro fondatrice.

—Il primo viaggio missiona-rio di Madre Cabrini è statonegli Usa, nel 1889. Oggi chepriorità dovrebbe affrontare?

È la domanda che noi stessecontinuiamo a farci. Siamo inuna situazione globale in cui ilfenomeno delle migrazioni -che pure è sempre esistito - co-nosce proporzioni mai visteprima e che fa paura. Noi sia-

mo chiamate a essere MadreCabrini oggi, a incarnarne lospirito e la vita. Papa GiovanniPaolo II la definì “missionariadella nuova evangelizzazio-ne”. Stiamo solo iniziando oraa capire cosa voleva dire...

No all’assistenzialismo— Madre Cabrini non esitavaa inoltrarsi nei ghetti per in-contrare le persone e risolle-varne la dignità. Ci fa unesempio di come questo stiled’azione si concretizza oggi?

Dal 1971 abbiamo una mis-sione in Swaziland, un Paese

di un milione di abitanti traMozambico e Sud Africa. È loStato col tasso più alto di siero-positivi e di malati di tuberco-losi al mondo. Il 42% degliadulti è affetto da Hiv, solo il22% dei bambini ha entrambi igenitori. Se un intero Paese èmalato, crolla tutto: sanità,scuola, istituzioni, famiglia...

— Che fare di fronte a unaemergenza così grande?

A fine anni ‘90 abbiamocapito che dovevamo im-piegare tutte le nostre risor-se - umane, finanziarie, spi-rituali, intellettuali - per ri-

Dal Muro col Messico ai profughi dall’Africa: il carisma di Santa Francesca Cabrini cent’anni dopo

PERCHÉ LE MIGRAZIONI OGGI CI FANNO PAURA?

“INCORAGGERESTI TUA FIGLIA A FARE LA SUORA?”

A chi le chiede come mai ci sono poche suore, madre Staley re-plica: “E tu, incoraggeresti tua figlia a fare la suora?”. Non è unappello per la sua Congregazione, ma per la vita religiosa in ge-nerale, perché si prenda almeno in considerazione questa chiama-ta. Anche se non nasconde che, nel centenario cabriniano, regalopiù bello non ci sarebbe che avere vocazioni italiane.

Suor Barbara ha sentito parlare delle Missionarie del SacroCuore di Gesù la prima volta dalla mamma, che - a 5 anni - le leg-ge un libro su Santa Francesca Cabrini. La scelta vocazionale èarrivata dopo un periodo di studio a Roma, negli anni Sessanta,dove ha approfondito all’Angelicum la teologia e alla Gregorianaha frequentato un centro di psicologia che aiutava i giovani a co-noscere se stessi. Bionda, occhi azzurri, il fascino dell’americanaa Roma, è stata assediata dai tentativi di conquista dei coetaneiitaliani. Ma lei aveva in mente altro per il suo futuro. “Una dellemie amiche aveva una sorella tra le Cabriniane, così le ho chiestol’indirizzo del responsabile del settore vocazioni. Tornata negliUsa, ci sono voluti due anni per tirar fuori quel pezzo di carta”.

gran testimonianza cristiana...Trump fa leva sulle paure dellagente, invece che sul buono chec’è in loro. L’Europa, piuttosto,dovrebbe essere un modello pergli Usa. È una civiltà antica, natadall’unione di tante influenzeculturali, ed esiste da molto pri-ma che gli Usa fossero un sognonella mente di Dio...

— Da missionaria cabriniana hauna responsabilità educativa:come la esercita?

A Madre Cabrini non interes-sava se le cose che diceva dava-no fastidio. Così cerco di fare an-

ch’io. Non posso nasconderela verità solo perché qualcunodei nostri benefattori potrebbedecidere di non sostenere più lenostre opere. Poi, siccome non èun lavoro nostro, ma di Dio, con-fido che lui provvederà. Nondobbiamo preoccuparci dellanostra auto-conservazione. Quelche ci deve preoccupare, comeCongregazione, è di condividerel’amore di Dio.

spondere all’emergenza Hiv. Tutti pensano a stilare pro-

grammi di autofinanziamentoper rendere le persone indi-pendenti. Ma la prima urgen-za quando uno è malato è chelo si curi e gli si dia da mangia-re, perché a lavorare non ce lafa. Poi c’è la lotta allo stigma:in Zwaziland il virus colpiscesoprattutto donne e bambini.Abbiamo iniziato a fare assi-stenza sanitaria, accolto gli or-fani delle persone emarginateperché hanno l’Hiv. Poco allavolta, abbiamo coinvolto i pa-zienti in cura in percorsi dieducazione ed acquisizione dicompetenze professionali. Noinon siamo per l’assistenziali-smo. Nel 2004 alla missionec’erano 2 impiegati - io e suorDiane -, ora ce ne sono 80/85,ed è quasi tutto personale loca-le. Invece di pensare a dei pro-getti di autofinanziamento,siamo state noi questi progetti.

— Educazione, insomma, alprimo posto. A prescindere dailuoghi e dalle situazioni?

Abbiamo un rifugio per ri-chiedenti asilo in Sicilia con ilaici cabriniani. Ci muoviamocome faceva Madre Cabrinicon gli italiani emigrati, ovve-ro cerchiamo di educarli ad es-sere “buoni cittadini”, inse-gniamo la lingua, il rispettodelle leggi, per favorire una

integrazionevera. BarbaraSartori

“A lato, suor Barbara Staley, dal 2014 Madre generale delle Missio-narie del Sacro Cuore di Gesù (la prima a sinistra) durante il suoservizio in Swaziland. Sopra, il santuario di S. Cabrini a New York.

A sinistra, il libretto su Santa Cabrini; a lato,

il monumento nella casa nataledi Sant’Angelo Lodigiano.