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A porte aperte OGGI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - C/RM/DCB Periodico della Congregazione Suore Domenicane della B. Imelda - Anno XIX - n.46 Gennaio/Giugno 2016

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A porte aperte

OGGI

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonam

ento postale - 70%

- C/RM/DCB

Periodico della Congregazione Suore Dom

enicane della B. Imelda - Anno XIX - n.46 Gennaio/Giugno 2016

Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2016

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Periodico semestrale

della Congregazione

delle Suore Domenicane

della B. Imelda

Anno XIX - n. 46

Gennaio/Giugno 2016

Direttore responsabile

Luciana Bini

(Sr. Gemma)

Redazione

Vittorio Sammarco

Sr. Sueli de F. Gonçalves

Sr. Lina Basso

Sr. Gioconda Boreli

Sr. Cristina Simoni

Realizzazione

editoriale e grafica

Studio Ruggieri Poggi:

Silvia Ruggieri,

Antonio Poggi,

Elena Acuti

Stampa

Tipolitografia Spedim

Via Serranti, 137

00040 Montecompatri

Roma

Direzione e redazione

Via Trionfale, 8338

00135 Roma

Tel. 06.30600113

Fax 06.3389031

E-mail:

[email protected]

c/c postale

n. 85858009

Intestato a:

Casa Generalizia

Suore Domenicane

B. Imelda

Via Trionfale, 8338

00135 Roma

Aut. Trib. di Roma

n. 00357/97

in data 2.6.1997

EDITORIALE

“È tempo non solo per parole pietose,ma per un’azione misericordiosa” M. W. Edelmann

In questo anno giubilare dedicato alla Misericordia, sono le parole dell’e-vangelista Luca che ci ricordano costantemente il volto “mite” del Cristo el’abisso di amore del Padre, invitandoci a quello che, letteralmente, sca-turisce come un sentimento di “pietà del cuore” (“Siate misericordiosi, co-me misericordioso è il Padre vostro”, Lc 7,36). Non giudicate, non condannate, perdonate, date e sarete misurati con lastessa misura, scrive, invitandoci ad aprire la nostra anima, a farci toccaredalla vulnerabilità propria e altrui: allora saremo pienamente avvolti dalla Gra-zia e dall’indulgenza del Padre. Passando ai fatti, ci mostra Gesù in atteg-giamenti scandalosi non solo per l’epoca, ma anche per molti “benpensanti”di oggi: Egli si intrattiene non con i giusti, ma con i peccatori; e tuttavia, nullain Lui è privo di compassione. Allo stesso modo, Papa Francesco ci inco-raggia a riconoscere e servire il volto di Cristo in quello degli ultimi che incon-triamo ogni giorno, poveri, malati, sofferenti: solo mano nella mano al nostroprossimo troveremo accoglienza e perdono presso Dio.

La Redazione

SOMMARIO

3 giubileo della misericordiaMisericordia nella vita quotidianaAver curaMisericordia in famigliaRidi pagliaccio

10 comunità e missioniItalia - BolognaEro un profugo e mi avete ospitatoAlbania - BathoreOltre le sbarre: Pasqua in carcereAlbania - ElbasanTutti abbracciati dalla misericordiaBolivia - Santa Cruz de la SierraMissionari a ogni etàBrasile - Santa Cruz do Rio PardoApriamo la porta della misericordia

Camerun - DjanganéIl tuo popolo in camminoCamerun - DjanganéLaudato sii… per sorella Madre TerraFilippine - CalabangaInsegnare è imparare Indonesia -PontianakIncontrarsi: cultura è ricchezzaMessico -San Luis PotosíCambiare casa: cambia tutto… o quasi Messico - San Luis PotosíIl sale della terra

25 gesti di santità quotidianaCerco le “Porte Sante della carità”

30moltiplicare la speranzaSeminare speranza in Messico

Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2016

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Misericordia nella vita quotidiana

UNA RIFLESSIONE SUL CAMMINO DELLA MISERICORDIA, VIRTÙ MORALE ALLA BASE DEL

VANGELO, CHE INTERROGA IL NOSTRO CUORE E LA NOSTRA CAPACITÀ DI COMPASSIONE

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Senza le opere di miseri-cordia, quotidianamen-te praticate e vissute (di

più o di meno, dipende dalnostro modello di vita), laparola Misericordia rischiadi essere un semplice auspi-cio senza concretezza.

Ci sono quelle corpo-rali (Dar da mangiare agli af-famati; Dar da bere agli asse-tati; Vestire gli ignudi; Al-loggiare i pellegrini; Visitaregli infermi; Visitare i carce-rati; Seppellire i defunti), ilcui valore – sebbene impe-

gnativo – deriva dalle stesseparole di Gesù e dal messag-gio del Vangelo.

Stessa forza hanno lesette opere di misericordiaspirituale (Consigliare idubbiosi; Insegnare agliignoranti; Ammonire i pec-

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

catori; Consolare gli afflitti;Perdonare le offese; Soppor-tare pazientemente le perso-ne moleste; Pregare Dio peri vivi e per i morti), cheugualmente trovano radiciin tutta la predicazione delCristo, e se ci pensiamo be-ne, in alcuni casi possonosembrare anche più difficilidi quelle corporali. Ma han-no, come dire, meno “fortu-na” delle altre. Per esempio,il perdono delle offese e lasopportazione “paziente”delle persone moleste. Insostanza, se non c’è perdo-no, se non c’è accoglienzatotale di chi ci ha fatto delmale, di chi ci dà fastidio, dichi impone la sua personalemole (dal latino molestus,ossia pesantezza), se non ciaccorgiamo della leggerezzache frutta il perdono nonavremo mai la capacità di vi-vere la misericordia.

La leggerezza del perdonofa volare alti

Perché i tempi che vi-viamo, per strada, nelle piaz-ze, agli uffici postali, sui luo-ghi di lavoro, al mercato, so-no spesso intrisi di pesantimacigni di rancore, di aggres-sività, di dubbi e complotti,di linguaggi truci, che biso-gna necessariamente sgreto-lare e abbattere. Altrimentidiventa un circuito al ribassoin cui vincono tutti i risvoltinegativi, nemici di ogni ope-

ra di misericordia, anche diquelle apparentemente piùnecessarie (verso i poveri e iderelitti del mondo).

I molesti sono magarianche benestanti, si paranodi fronte a noi, “ricchi” deiloro personali successi. Seinfluenzano – male – la no-stra sfera di vita quotidiana,dobbiamo reagire con unastrategia diversa: quella disfrondare, di eliminare il su-perfluo, di non fare diventa-re carichi inaccettabili an-

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che le offese e le molestie in-cisive. Magari con l’ironia,che spazza con la forza diuna risata ogni contraddit-torio superfluo, con un’al-zata di spalle. Con la capa-cità, insomma, di dare il giu-sto peso (appunto…) allecose. Perché alla fine, così,sarà possibile far diventarela nostra, e non solo la loro,una vita più leggera. Da vi-vere con misericordia. E ciavremmo guadagnato tutti.

V. S.

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Mi piacerebbe davveroche le persone care prima ditutto […] riconoscessero quiun frammento della luce incui, attraverso di loro, ho im-parato a comprendere che co-sa vuol dire essere famiglia.Una luce che vorrei poter co-municare, come un raccontoche genera altri racconti, scri-ve con il cuore Pina De Si-mone, autrice del libro “Lafedeltà dell’aver cura. Esserefamiglia oggi” (Ed. Ave, pp.144, Euro 10).

Strumento prezioso,questo agile libretto dellaprofessoressa di Etica gene-rale e Filosofia della religio-ne, madre di due figli e im-pegnata in Azione Cattolicada decenni. Perché raccontadella famiglia come di unluogo in cui il cuore (e dun-que gli affetti) e la cura (cheporta con sé la fedeltà) nonsono solo termini vicini insenso linguistico, ma obiet-tivi concreti e possibili, anchein un’epoca in cui si dice chemanchino punti di riferimen-

Aver cura

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to e sembra si faccia fatica avivere le relazioni con respon-sabilità.

L’esperienza “vissuta” della cura

Alimentato dall’espe-rienza personale dell’autricee di altre famiglie, il testo de-linea una riflessione cultura-le, antropologica e teologicapartendo dal punto di vistaprivilegiato della vita vissuta.Questi insegnamenti dun-que non nascono a tavolino,in quadri narrativi idealizza-ti, ma si confrontano con ledifficoltà, i problemi, le dif-ferenze e le fatiche di un’e-poca caratterizzata – com’èscritto nel paragrafo finale –

da un pluralismo delle idee edelle esperienze, giusto for-se sì, ma che spesso purtrop-po sconfina nell’indifferenzaverso tutto e tutti.

L’autrice – che con ilmarito, Franco Miano, giàpresidente nazionale dell’A-zione cattolica italiana, so-no stati invitati come relato-ri dell’ultimo Sinodo sullafamiglia – non si sottrae allafatica di un discorso com-plesso e alto, senza caderenella tentazione di generi-che semplificazioni per ot-tenere facili consensi. Ma sesarà necessario fare unadoppia lettura (perché no,studiare e sottolineare i pas-saggi più importanti, nonpuò che fare bene), sarà per-ché la cura educativa è uncompito ormai ineludibileper la nostra società, e per-ché (sono le ultime paroledel testo) Ci sta a cuore la fa-miglia, e di essa vogliamoaver cura: perché diventi sem-pre più ciò che è, perché nonsmarrisca la sua capacità di“aver cura”. Perché senza lafamiglia non c’è vera uma-nità, senza la famiglia nonpossiamo vivere.

V.d.L., V.S.

Per avere il libro: Fondazione Apostolicam Actuositatem Editrice Ave 00165 Roma - via Aurelia 481 tel. 06.661321 - fax 06.6620207

Per informazioni: [email protected]

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La misericordia in fa-miglia appare oggi semprepiù difficile e poco pratica-ta. Molte coppie - con osenza figli - di fronte allecrisi, alle incomprensioni,ai momenti cruciali di ten-sione e di affaticamento,non reggono e credono dirisolvere tutto ponendo fi-ne alla relazione e riconver-tendo energie e speranzefuture in un nuovo rappor-to. Manca, cioè, proprio lacapacità di “sentire con ilcuore la nostra miseria”, lanostra povertà umana cheviene chiamata in gioco.Ossia la misericordia.

Su quali basi, allora, bi-sogna provare a costruirepercorsi che, a partire dall’e-sperienza (che meglio diogni teoria insegna a tenereinsieme, rimettere a posto i

pezzi, le ferite), indichi lastrada per una rivalutazionedella misericordia propriocome farmaco per una vitafamiliare più bella e gratifi-cante?

Diceva il grande scrit-tore russo, Leon Tolstoy,Tutte le famiglie felici si asso-migliano fra loro, ogni fami-glia infelice è infelice a suomodo. Quindi non si posso-no studiare regole che valga-no universalmente per tutti.Ogni storia è una storia a sé.

Passato, presente, futuro.La misericordia apre gli “orizzonti”

Per questo i suggeri-menti di chi scrive nasconodalla vita vissuta. Su treorizzonti: la lettura del pas-sato, del presente e del futu-ro. Pochi, semplici ma veri.

Primo, la misericordiaapre il cuore a non conser-vare la memoria delle ferite.Non perché siano cancellatele offese subite, o dimenti-

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Dall’Esortazione Apostolica Amoris Laetizia, di Papa Francesco

Sposarsi per amore

(paragrafi 131-132)Scegliere il matrimonio in questo modo esprime ladecisione reale ed effettiva di trasformare due strade inun’unica strada, accada quel che accada e nonostantequalsiasi sfida. A causa della serietà di questo impe-gno pubblico di amore, non può essere una decisioneaffrettata, ma per la stessa ragione non la si può riman-dare indefinitamente. Impegnarsi con un altro in modoesclusivo e definitivo comporta sempre una quota di

Misericordia in famiglia

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la pigrizia a volte nascondeper convenienza.

Amore: dono e impegno

Insomma l’amore, securato, non solo può non de-perire, ma può anche persi-no crescere. A questo propo-sito sono bellissime le paroledi papa Francesco al punto134 dell’Esortazione aposto-lica, Amoris Laetitia, pub-blicata da poco: L’amore ma-trimoniale non si custodisceprima di tutto parlando del-l’indissolubilità come di unobbligo, o ripetendo una dot-trina, ma fortificandolo gra-zie ad una crescita costantesotto l’impulso della grazia.L’amore che non cresce inizia acorrere rischi, e possiamo cre-scere soltanto corrispondendoalla grazia divina mediantepiù atti di amore, con atti di af-fetto più frequenti, più intensi,più generosi, più teneri, più al-legri. Il marito e la moglie“sperimentano il senso dellapropria unità e sempre piùpienamente la conseguono”. Ildono dell’amore divino che sieffonde sugli sposi è al tempostesso un appello ad un co-stante sviluppo di questo rega-lo della grazia.

Difficile, impegnativo,ma non c’è altra strada perrendere il matrimonio, dav-vero, un sacramento di vita.

Vania De Luca, Vittorio Sammarco

cate, ma perché sono stateriscattate, vivificate dal per-dono che risana, riabilita,come una sorta di nuova ri-nascita. E che cosa c’è di piùbello che un’eterna ripresadi vita che, seppure nel do-lore, torna a riprendersi lavittoria sulla morte?

Il presente: mai darenulla per scontato, già fatto,già visto e già sentito. L’oggi,il giorno, il momento è uni-co e irripetibile e come taleva vissuto. Ovvio: nei limitidel possibile e della quoti-dianità che a volte fa anchedella banale routine un mo-mento normale di vita. Ma lacapacità di curare i dettagli,la reciprocità della tenerez-za, la possibilità di sorpren-dersi ancora con le novità, lameraviglia e il gusto posso-no essere pratica ordinaria

di una misericordia che nonè solo rimedio al male, mafertilizzante per una piantache ha bisogno di alimentar-si sempre.

E infine il futuro: per-ché si sente dire spesso, or-mai non abbiamo più pro-getti, sogni, obiettivi e spe-ranze? Ormai, dopo venti,trent’anni di compagnia cisiamo già detti tutto e nonguardiamo più avanti. Erro-re: si può, invece. Ragione-volmente, con la sapienzadegli adulti, con l’aperturamentale e di cuore di chi siconfronta con altri, con icompagni di viaggio, amici ecolleghi, perché no; con i fi-gli, che il futuro te lo pongo-no innanzi per biografia,con la forza della Parolaevangelica che indica sem-pre un oltre, un al di là, che

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

rischio e di scommessa audace. Il rifiuto di assumeretale impegno è egoistico, interessato, meschino, nonriesce a riconoscere i diritti dell’altro e non arriva mai apresentarlo alla società come degno di essere amatoincondizionatamente. D’altra parte, quelli che sonoveramente innamorati, tendono a manifestare agli altriil loro amore. L’amore concretizzato in un matrimoniocontratto davanti agli altri, con tutti gli obblighi chederivano da questa istituzionalizzazione, è manifesta-zione e protezione di un “sì” che si dà senza riserve esenza restrizioni. Quel “sì” significa dire all’altro chepotrà sempre fidarsi, che non sarà abbandonato seperderà attrattiva, se avrà difficoltà o se si offrirannonuove possibilità di piacere o di interessi.

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Accostarsi alla vulne-rabilità dell’altro tentandodi portare allegria e vitalità,in un luogo “di frontiera”come l’ospedale, richiedeun allenamento infinitoall’ascolto emotivo delprossimo. Ricordo che, pertutti quegli anni, mi sonosempre sentita come unelefante in un negozio dicristalli: il dolore, di tutti itipi, di tutte le gradazioni,amplifica la sensibilità del-la conversazione in corso,anche tacita. Mi tornano inmente le infinite sfumaturedi sguardi, lanciati da die-tro la maschera del miotrucco e ricambiati timidida sotto un lenzuolo, che

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Ridi pagliaccio

Ci sono giorni in cui,senza una ragione, lo sentichiaramente: una specie didebito verso la vita, che ti hadato tutto, una famiglia ama-ta e un corpo forte, un tettosicuro e una tavola festosa. Ecosì questo senso di esuberopiano piano diventa carenzae bisogno, che nella relazio-ne con l’altro trova una rispo-sta. Personalmente credoche ognuno scriva la sua sto-ria e trovi le sue risposte: cisono delle ragioni stretta-mente legate al mio vissutoche mi hanno portato davan-ti alla soglia di un ospedalecon un naso rosso e una risa-ta stampata in volto. Nonavrei potuto essere, a quel

tempo, in nessun altro luogoe in nessun altro modo.

A tu per tu con la fragilità

È così che sono diven-tata un clown di corsia conl’Associazione Viviamo inPositivo presso il NuovoOspedale San Giovanni diDio di Scandicci a Firenze.Essere un pagliaccio richie-de un certo allenamento!Fisicamente, ogni giovedìsera lasciavamo amici, ma-riti, figli per ritrovarci e de-streggiarci tra salti, impro-babili balli e performance digiocoleria, ma non era affat-to questa la parte più diffici-le…

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una sorta di “dipendenza”dal legame di dono. Noiavevamo “bisogno” dell’o-spedale molto più di quan-to i malati avessero real-mente bisogno di noi! Nel“più piccolo” dei nostri fra-telli riconoscevamo il Suovolto, ma nel suo dolore ve-devamo tutta la nostra mi-seria: questa miscela esplo-siva, creature finite eppurea Sua immagine, ci mettevain contatto con il misteropiù profondo della miseri-cordia, la compassione di“cuore”, il sentimento dellamitezza e dell’accoglienzache precede, eventualmen-te, il perdono.

E.A.

avviavano lentamente, inmodo cauto, un dialogo.

La risata è il linguaggiodell’anima

Abbiamo creato mon-di e disfatto pianeti, siamostati invincibili, come lerockstar: ricordo i festeg-giamenti epocali con petar-di di fantasia (chiassosissi-mi!) e trombette e corian-doli per un capodanno d’ot-tobre in un reparto di curepalliative; combattuto bat-taglie (catartiche) con spa-de di palloncini contro mo-stri immaginari, che peròfacevano davvero tantapaura; ci siamo incantatisotto piogge di bolle di sa-pone, ma di nascosto dalleinfermiere, che infradicia-vamo tutto…

E poi abbiamo ballatoin piazza con i piccoli eroiquotidiani e silenziosi chedonano il midollo a chi neha bisogno (e, in sordina,salvano pure qualche vita),abbiamo trasformato bam-bini in animali selvatici contrucchi colorati e ci siamoritrovati a ruggire con loro,abbiamo scoperto il volto difanciulle bellissime tra le ru-ghe di vecchiette sole e poi,a fine giornata, nascosti nel-lo stanzino dove ci cambia-vamo di abito, abbiamo an-che pianto, a volte di rabbia,a volte di impotenza, a voltedi stanchezza.

Il “Suo” volto

Ma mai che ci sia ve-nuta in mente l’idea chetutto questo potesse nonavere senso, che i momenticondivisi, le mani strette, isorrisi scambiati, le risategrasse e sincere non fosseroun dono della grazia e unatestimonianza certa e asso-luta della benevolenzadell’uomo e della grandez-za di Dio. Mai che ci abbiacolto il dubbio che fossimonoi quelli che davano qual-cosa: in questo fantasticocircolo di reciprocità affet-tive, noi abbiamo ricevutomolto più di quanto abbia-mo portato, fino a generare

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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abitazione destinata adaccogliere persone dinostra conoscenza, ma ciòera avvenuto raramente.Tutto è cambiato quando ilVescovo ha cominciato adiffondere l’appello perchéle parrocchie e le casereligiose ospitasseroqualcuno tra inumerosissimi migranti eprofughi che in questi annistanno raggiungendo iPaesi dell’Europa e inparticolare l’Italia. Laproposta non era disemplice attuazione,poiché queste personenecessitano non solo di unalloggio, ma di documenti,cibo, lavoro,

apprendimento dellalingua italiana, eventualicure mediche ecc.La parrocchia S. Mariadella Misericordia, allaquale appartiene la nostracomunità delle suoreanziane e ammalate di VillaPace, è molto disponibilead aiutare chi verte indifficoltà. Così, siamoriuscite a trovareabbastanza facilmente, tra iparrocchiani, alcunepersone che si sonoimpegnate, incollaborazione con laCaritas diocesana, perMohamed e Saidou e per laloro sistemazione nella“casetta delle suore”.

COMUNITÀ E MISSIONI

ITALIABOLOGNAEro un profugoe mi aveteospitato

È stato come una goccianell’oceano accogliereMohamed e Saidou nella casetta monolocale,situata nel territorio diVilla Pace a Bologna.Eppure per i due ragazziafricani di religionemussulmana, e per noi suore, hasignificato qualcosa diimportante.Alcune semplicicircostanze hanno portatoa questa scelta, nessunprivilegio, perché l’unicoprivilegio di tutti è chesiamo figli di Dio, comerecentemente ha detto ilPapa.La “casetta” è una piccola

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COMUNITÀ E MISSIONI

Benvenuti fratelli

Considerando lo spaziodisponibile, ci sono statiassegnati questi duegiovani uomini, ma,ugualmente, l’accoglienzaha richiesto una certa curanella preparazione, perchétutto fosse fatto secondo lenorme civili e condignitosa cordialità.La parrocchia, prima che ilparroco e qualche altrapersona accompagnasse idue giovani nella nuovaabitazione, ha fatto unpiccolo incontro di festa inloro onore. Essi, quindi,hanno lasciato il Centrorifugiati della Prefettura di

Europa. C’è tanta genteche alla sera dorme nellastazione ferroviaria diBologna, anche donne….- Per noi qui è la primaesperienza che facciamonell’accoglienza diprofughi stranieri. Speroche vi comporterete bene,perché questo sarà per lesuore di incoraggiamento aospitare in seguito anchealtre persone che hannobisogno, quando voi avretetrovato una sistemazionestabile.

Un nuovo inizio

Mohamed e Saidou sonoragazzi gentili e sereni,durante la giornata sonoimpegnati in città. Oltre adedicarsiall’apprendimento e almiglioramento dellalingua italiana, si stannoavviando con impegno almondo del lavoro.Mohamed sta facendoun’esperienza nel settoredell’agricoltura egiardinaggio e il suoamico, che svolgeva già laprofessione di sarto ed halasciato in Guinea lamoglie e due figli, stacollaborando con qualchenegozio di abbigliamentograzie ad un suo piccololaboratorio, ricavato inuna stanza offerta nellasede della parrocchia.

Sr. Gemma Bini

Bologna e nella mattinatadi lunedì 8 febbraio 2016sono entrati nella nuovaabitazione, la cui stanzaprincipale era statasuddivisa in duespazi/camera, con incomune un bagno conlavatrice e l’angolo cucina,tutto adeguatamentearredato.Da allora la nostraconsorella Sr. Hermine,che in Camerun si èpreparata nel settore della sanità, si reca ognisettimana a Villa Pace per offrire la suacollaborazionenell’infermeria. Un giornoha casualmente incontratoMohamed, con il quale hapotuto avere un brevedialogo in francese. Ilgiovane si è naturalmentemeravigliato di incontrareuna suora africana e Sr.Hermine gli ha spiegato ilmotivo della sua presenzaa Bologna. Poi gli hachiesto: - E tu da dove vieni? - Vengo dalla GuineaConakry, per me lecondizioni di vita lì eranotroppo difficili. Sonoarrivato con uno deibarconi a Lampedusa. Noi adesso siamo contenti di essere qui,però non avrei maiimmaginato tutte ledifficoltà che avremmoincontrato venendo in

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COMUNITÀ E MISSIONI

ALBANIABATHOREOltre le sbarre:Pasqua in carcere

Visitare i carcerati è unadelle opere che ci vengonospesso ricordate durante ilGiubileo dellamisericordia. Si tratta,tuttavia, di un’opera dimisericordia che noi,dedite soprattutto adattività nel campodell’educazione e dellaformazione cristiana, nonabbiamo occasione diattuare facilmente.Quest’anno, però, èsuccesso qualcosa che ciha portato a “visitare” ilcarcere, tramite l’offerta diun buon pranzo di Pasqua.Tutto è cominciatoquando, durante un ritiroper sacerdoti e religiosi,

potesse offrire anche unapiccola collaborazione.Subito abbiamo cominciatoa pensare che quest’anno lanostra comunità potevafare qualcosa, perché anostra volta non ci mancal’aiuto della Provvidenza.

Ero carcerato e siete venuti a trovarmi

In seguito, le Suore diMadre Teresa ci hannofatto capire che in carcereil cibo è molto scarso e dicattiva qualità, a giudicaredagli odori disgustosi cheprovengono dalla cucina.Quindi alla fine abbiamoconvenuto che un buon

dietro invito del Vescovoche incoraggiava a unacomunicazione diesperienze, il sacerdoteDon Marjan e la comunitàdelle Suore di MadreTeresa hanno raccontato leloro visite al carcere diFush Kruja, una cittadinadell’Albania nella Diocesidi Tirana. Si tratta di un carcere durodi ergastolani, che essivisitano regolarmente; oltreagli incontri di dialogo e dipreghiera, cercano diprocurare, per Natale ePasqua, un pacchetto-donoper ciascuno dei carcerati.A questo proposito, hannochiesto se qualcuno

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COMUNITÀ E MISSIONI

pranzo sarebbe stato moltogradito e avrebbe aiutatoquei poveri detenuti,alcuni cristiani e altrimussulmani, a percepirequalcosa dell’atmosfera diun giorno di festa.Noi abbiamo cosìprovveduto il necessarioper il pranzo, Don Marjane le suore si sonoimpegnate a portare il cibonelle celle, poiché lastruttura carceraria èsprovvista di sala comune.Molti dei 400 detenuti,sapendo che qualcunoaveva offerto quel buonpranzo festivo,ringraziavano e qualcunoesprimeva stupore davantialla gratuità della fedecristiana, dimostrata anchecon quel semplice gesto,che non cercava il propriointeresse. Quel giorno,nella loro “casa”, è entrataun po’ della gioiapasquale.Noi abbiamo ringraziatoDio, che ci ha dato lapossibilità di fare questo.Anche Don Marjan e leSuore di Madre Teresaerano contenti: sentivanodi aver guadagnato, pressola popolazione del carcere,una maggiore stima econsiderazione, ed erastato per loro importantesentirsi sostenuti anche danoi nella loro difficilemissione.

Comunità di Bathore

ferma nelle sue posizioniideologiche e religiose.Tutto questo si esprimenel percorso scolastico ededucativo, applicando latenerezza dellamisericordia alle festesociali e religiose delpopolo albanese: Natale, Capodanno,Pasqua, Festa dellaBandiera, Giorno della Primavera, Festadelle maestre e delladonna. Un semplicemessaggio che tende acambiare stile di vita,eliminando barriere diseparazione tra bravi ecattivi, poveri e ricchi,sapienti e ignoranti.

ALBANIAELBASANTuttiabbracciatidallamisericordia

L’“anno della misericordia”ci spinge a unatestimonianza miglioreattraverso gesti concreti diamore, facendocimissionari in questa terraalbanese verso tantepersone che chiedono diessere ascoltate, comprese,curate e amate.Tutta la pastorale e leopere educative edassistenziali delle suoresono impregnate dimisericordia. Condiscrezione, rispetto enormalità, la misericordiamette al centro ognipersona, dalla più piccolae indifesa a quellasprovvista di cultura e

L’esperienza del “caffè giubilare”

In campo pastorale, alcunecomunità cristiane si sonomesse in atteggiamento diapertura, impegnandosinell’iniziativa del “caffègiubilare” che consiste nelrecarsi, in tre serateconsecutive e per tre voltenell’anno pastorale, neicaffè locali dei villaggi perdialogare su argomenti diinteresse comune, a partiredalla realtà e cercando dicogliere, in prospettivafutura, quello che si puòfare per cambiarla, anchein piccola parte.Inoltre, si è pensato diunire insieme le comunitàcristiane sparse in unterritorio di 50 Km per

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cuore e gli occhi perguardare le miserie delmondo, le ferite di tantifratelli e sorelle privati delladignità. Le nostre manistringono le loro mani,tirandoli a noi perchésentano il calore dellanostra presenza,dell’amicizia e dellafraternità (NVn.15).La misericordia accorcia ledistanze, ci fa prenderel’iniziativa e ci provoca allaprossimità. Queste e altreattività ci stanno aiutandoa conoscere il territorio ela gente, a capire le lorodomande e bisogni, al finedi rinnovarci anche noinell’annuncio e nellatestimonianza dell’infinitamisericordia di Dio.

Comunità di Elbasan

COMUNITÀ E MISSIONI

vivere il giubileo dellefamiglie, dei malati edisabili, dei bambini eragazzi. Si è trattato dimomenti che hannocoinvolto le comunitàospitanti dove si è vissutol’evento e dove c’è statouno scambio ditestimonianze di operatoripastorali e semplici fedeli.

Il bisogno di aprire il cuore

In tali occasioni è emersocome la misericordia nonsia limitata ad un tempo oad una circostanza, mapiuttosto rispecchi unanecessità che ci portiamodentro, cattolici, ortodossio musulmani. Sentiamocosì un bisogno di aprire il

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COMUNITÀ E MISSIONI

missioni, tutti quelli cheavevano fatto l’iterformativo previsto, hannoricevuto la carta delmissionario, cerimonia cheha incentivato molti altribambini ad iscriversi a lorovolta nel gruppo.Come diretta responsabiledi questa attività pastorale,ho il pieno appoggio eaiuto delle suore dellacomunità, sia a livellospirituale che materiale,nei momenti in cui ilbisogno si fa maggiormentesentire. Anche noi viviamoil nostro essere missionarieconcretamente, con ilcuore e l’entusiasmo deibambini nonostante l’etànon più giovane pernessuna.

Sr. Amanda Terrazas Chao

“Insieme uniti nellaMissione” e, fedele alproprio nome, dopo pocotempo ha realizzato unamissione nei quartieri dellaparrocchia, cui ne è seguitaun’altra per consegnare lastella missionaria, ovverodel Bambino Gesù, ilSalvatore, a tutte lefamiglie. Durante l’incontrosettimanale del sabato ibambini e gli adolescentipregano, cantano,imparano a vivere insiemee a conoscere Cristo,scoprendo tanti modi peresseri missionari, a partiredalla propria famiglia e dalrapporto con gli altri.In ottobre, il mese che laChiesa dedicaparticolarmente alle

BOLIVIASANTA CRUZDE LA SIERRAMissionari a ogni età

La parrocchia alla qualeappartiene la nostracomunità in Bolivia èdedicata a CristoMissionario. Infatti, è lui,Gesù, il primo missionariodel Padre, fonte diispirazione per i varigruppi dell’Infanzia eAdolescenza missionarianati da poco, sotto laspinta del Piano Pastoraledell’Archidiocesi cheorganizza le missioni intutte le parrocchie, anchein vista del V CongressoMissionario Americano,che si terrà nel 2018 inBolivia, proprio nellanostra Diocesi di SantaCruz de la Sierra. Il primo gruppo, formatosiall’inizio dell’anno scorso,ha scelto di chiamarsi

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“Porta Santa” in letteredorate, i drappi miglioridelle solennità e le sedieper ricevere gli invitati.Pensavamo venissero unacinquantina di personeinvece… quale sorpresanel vederne arrivare più diduecento! Grazie a Dio, unamico ci aveva procuratodue tende da installareall’esterno per proteggeredal sole cocente coloro chenon avrebbero trovatoposto nella cappella. Inpiù, una coppia dimusicisti ha accompagnatoi fedeli nel canto condignità e bellezza. IlVescovo, arrivato pertempo, ha avuto modo diavvicinare personalmente ipartecipanti, di parlare conloro e, durante l’omelia, halasciato a tutti unmessaggio forte. Dopo lacelebrazione è rimasto incompagnia della comunitàdelle suore, condividendouna merenda con loro.Cosa speriamo di ricevereda questa grazia che laDivina Misericordia ci hadonato? Innanzitutto,coloro che hannopartecipato allecelebrazioni, hannoricevuto l’indulgenzaplenaria concessa a chiottempera alle disposizionipreviste dalla Chiesa. Ma lagrazia più grande è quelladi testimoniare che malattiae anzianità fanno parteintegrante della nostra vita

COMUNITÀ E MISSIONI

pomeriggio del 29 marzo,per celebrare una liturgiasolenne e che, dopo labenedizione della Porta,avrebbe celebrato la Messacon i pellegrini e le suore.Ci siamo dunque preparatespiritualmente ematerialmente, vivendo laPasqua in modoparticolarmente intenso.

Nella luce della Grazia

Finalmente, il giorno tantoatteso era arrivato,luminoso di sole. La portasplendeva, decorata da unarco di rose e la scritta

BRASILESANTA CRUZDO RIO PARDOApriamo laporta dellamisericordia

In qualità di suore anzianee ammalate, abbiamoricevuto la grazia di sapereche l’entrata della cappelladella nostra comunità erastata scelta dal Vescovo peressere consacrata comePorta Santa. Il confratello Fr. LorenzoPapin ci aveva già detto chePapa Francesco avevaconcesso questa grazia atutto l’Ordine domenicanoe che anche noi eravamonella lista. Tuttavia, è stataproprio una gioia quando ilVescovo Mons. Salvatore ciha comunicato che sarebbevenuto personalmente, nel

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COMUNITÀ E MISSIONI

strutture della parrocchia enei locali della scuolaelementare. Durante lamarcia – che ha vistoriunirsi man mano 1.050giovani provenienti da 19parrocchie – i pellegrinihanno cantato, pregato ilrosario ordinario e delladivina misericordia, la viacrucis e si sono accostatianche al sacramento dellaconfessione. Poiché questaparte del percorso era lapiù lunga, ci sono statedue soste: una per nutrirelo spirito con lacelebrazione eucaristica eun’altra per nutrire il

e missione, rendendocipartecipi della vita di Gesùe rimanendo vicine a chisoffre ed è solo.

Nuovi amici

Nei prossimi mesi,bambini, giovani dellacatechesi e tutti coloro chelo desiderano verranno perricevere la grazia dellabenedizione e saranno benaccolti dalle suore dellacomunità. Già incircostanze ordinariericeviamo molte personeche si recano da noi perpregare, parlare con noi,acquistare i prodottiartigianali checonfezioniamo… adesso lanostra cerchia diconoscenze e amicizie siallargherà ancora! La nostra è anche la casadi Maria, Madre e regina dimisericordia, cheveneriamo con il titolo diSignora del Rosario e allaquale ci rivolgiamo con lapreghiera del rosario.Siamo felici per una cosìgrande grazia e chiediamoal Padre della misericordiache ci benedica oggi esempre e che benedicatutte le persone chepasseranno la Porta Santaaperta per il nostropopolo, così bisognoso diaiuto divino in questomondo di sofferenza eincertezza.

Sr. Catarina Roder

CAMERUNDJANGANÉIl tuo popoloin cammino

Per aiutare i giovani avivere un’esperienza fortedi misericordia in questoanno santo, la Diocesi diBertoua ha organizzato unpellegrinaggio da Belabo aDjang, 65 km a piedi in tregiorni, per celebrare poitutti insieme la domenicadelle Palme. A Djangané,abbiamo accolto il gruppodi Belabo, parrocchia dadove è iniziato ilpellegrinaggio, 207 giovaniche, prima di rimettersi inmarcia assieme a noil’indomani alle 4 delmattino, si sono rifocillatie riposati ospitati nelle

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culturale, vivace e allegra,durante la qualerappresentanti di tutte leparrocchie hanno animatol’assemblea con canti,danze, scenette… L’indomani, domenicadelle Palme, il momentoforte è stata la Messaconcelebrata da moltisacerdoti, presiedutadall’Arcivescovo e animatada una corale formata daragazzi e ragazze di tutte leparrocchie. Il pranzocomunitario ha conclusoquesti giorni nei quali lagioia, l’entusiasmo,l’amicizia, l’impegno aconoscere e a viveresempre più da figli di Diohanno messocompletamente in sordinastanchezze e disagi.

Sr. Ivoline e Larrisa

COMUNITÀ E MISSIONI

“coprifuoco” ha decretatola fine delle attività delgiorno, per permettere atutti di ritrovare le forzeper affrontare l’indomanil’ultimo tratto di cammino. Giunti alla meta prima delprevisto grazie alle buonegambe dei giovani, lagiornata è stata arricchitada conferenze sui ritipenitenziali e sul tema delpellegrinaggio “Hai lafede? Va anche tu alavorare nella mia vigna”.C’è stata anche lacelebrazione penitenzialedurante la quale i giovanihanno potuto fareesperienza della grandemisericordia del Padre chepassa attraverso il perdonoricevuto nella confessione.La conclusione del terzogiorno è stata una serata

corpo con una buonamerenda.

Misericordiosi come il Padre

La sera, giunti al luogoprevisto per passare lanotte, prima di dormire,un sacerdote ha tenutouna conferenza sul tema“Misericordiosi come ilPadre” per aiutare i giovania comprendere sempre dipiù che l’amore di Dio èincondizionato e che,beneficiari di questoamore, sono chiamatianche loro ad amarecompiendo opere dimisericordia comeannunciare il Vangelo agliignoranti e aprirsi aglialtri, superandol’indifferenza. Il

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CAMERUNDJANGANÉLaudato sii…per sorellaMadre Terra

Il lavoro della terra è una delle attivitàessenziali allo sviluppo e benessere di un popolopoiché la gran parte del nostro nutrimentoviene dalla terra prima di essere preparatoper arrivare sulle nostretavole. Le Suore di Djanganéhanno deciso di daremaggior spazio a questa attività,praticandola loro stesse e incoraggiando altri,soprattutto i giovani, a impegnarsi. Fin dal lontano 1986,anno del loro arrivo nelvillaggio, le suore hannoincentivato la gente apromuovere una diversificazione delle colture agricole,

utilizzando tecniche più consone a un usorazionale e maggiormenteproduttivo del terreno per lottare contro la malnutrizione e la sotto-alimentazionepresenti nella regione.

Il progetto “pilota”

Ormai da qualche anno i giovani hannocominciato a interessarsimaggiormenteall’agricoltura e, per favorirli, la comunità delle suore ha pensato a un campocomunitario – si potrebbe dire campopilota – acquistando un terreno di circa 5 ettari dove, con una

quindicina di giovani, coltivano mais, monioca, macabo,banane plantain sia per la consumazionepropria che per la vendita. Quasi tutti i giovani coinvolti sonostudenti provenienti dafamiglie povere enumerose, con il desiderio di frequentare la scuolamedia superiore, che necessitano di mezziper pagare gli studi econcretizzare così i lorosogni. In più, con illavoro, aiutano anche ifratelli minori ad andare ascuola. Oltre a guadagnare il necessario per gli studi, i giovaniimparano ad applicarenuove tecniche agricole, a lavorare insieme, a condividere le conoscenze, a crescere nell’impegno,nella disciplina e nella responsabilità, a diventare adulti.È l’inizio di una piccolaesperienza, ancoraincompleta perchémancano diversi attrezzi e materiali, però con la buona volontà di tutti e l’aiuto di Dio,speriamo, come la terra,di produrre frutti semprepiù buoni.

Sr. Scholastique Nibana

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imbarcati nel viaggioavventuroso ed esigentedella condivisione dellafede con gli alunni della Scuola Elementarepresso la West CentralSchool di Calabanga.

Entusiasmo e bei ricordi

Dopo la cerimoniadell’alzata della bandiera,la preside della scuola ci ha presentati aglialunni e alle insegnanti.Eravamo grati e felicidella loro calorosaaccoglienza: per noi un buon auspicio ainiziare il nostro

COMUNITÀ E MISSIONI

Prima che Sr. Catalinainiziasse il servizio,abbiamo partecipato adiversi incontri formativi e alla fine Sr. Jossie, investe di coordinatriceaccademica della scuolamedia, ha messo allaprova le nostre capacità diinsegnare osservandocome ciascuno riuscisse aspiegare e intrattenere ibambini durante unalezione simulata.Fortunatamente, moltihanno superato la prova eil 14 luglio scorsoventiquattro studenticatechisti armati dipreghiere, gioia edentusiasmo si sono

FILIPPINECALABANGAInsegnare è imparare

Insegnare catechismo è unmodo per condividere ciòche abbiamo imparatodurante le nostre lezionidi religione: è una gioia eun piacere parlaredell’amore di Dio con glialunni della scuolaelementare pubblica che sitrova vicino a noi. Questo apostolato è statoiniziato da Sr. Catalina, lanostra insegnante direligione nonchécoordinatrice del CampusMinistry, con l’obiettivo diaiutare i catechisti dellaparrocchia che sono pochie, in genere, persone inpensione e abbastanzaavanti con gli anni.

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apostolato con fiducia.La preside, d’accordo conil responsabile deicatechisti dellaparrocchia, ha deciso cheavremmo insegnato nelleclassi di prima, seconda,quarta e quintaelementare. Invece la terza e la sestasarebbero state affidate ai catechisti dellaparrocchia, perché inquesti due livelli gli alunni vengonopreparati a ricevere il sacramentodell’Eucarestia e dellaConfermazione. Il primo giorno halasciato un ricordoindelebile nei nostri cuori. Abbiamo scattatoalcune foto con la preside, le maestre e gli allievi per tenerlecome memoria edocumentazione.Insegnare la catechesinella scuola pubblica è una sfida chearricchisce e ci aiuta acapire di più i nostriinsegnanti. Esserestudenti-catechisti èun’esperienza impegnativae per questo chiediamo aDio di donarci sempre uncuore amorevole, costantee pieno di compassioneper essere fedeli edefficaci nello svolgimentodi questo servizio.

Hazel Dia

INDONESIAPONTIANAKIncontrarsi:cultura è ricchezza

Nella cultura indonesiana,come segno di accoglienza,è usuale offrire allepersone che vengono invisita una passeggiata perconoscere alcune meteturistiche locali. Per questo, a fine gennaio,Fr. Robini ha portato Fr.Jhoni, il confratello venutoa Pontianak per unperiodo sabbatico, e noi,sue consorelle, a visitare lacittà di Singkawang. Ilsignor Irwan, un laicodomenicano che ci ha fattoda autista, ha completatola compagnia.Lungo la strada, prima diarrivare a Singkawang, cisiamo fermati a Sungai

Peniuh, una cittadinafamosa per il cibo tipico ei souvenir, sostaobbligatoria per iviaggiatori e qui abbiamopotuto gustare pesce,fagioli, zuppa di verdure e,naturalmente, riso,l’alimento base di tutti ipranzi.

La nostra splendida meta

Finalmente, dopo tre ore emezza di viaggio, eccociarrivati. La città diSingkawang è una metaturistica famosa, sia per gliIndonesiani che per glistranieri, innanzitutto per

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parrocchia. Per un meseabbiamo pregato, riflettutopersonalmente ecomunitariamente, presodelle decisioni e crediamoche questo cambiamentosia per noi una risposta diDio a un bisogno realedella comunità, nonavendo una casa nostra,oltre a un’occasione cheLui ci offre per fareun’esperienza diversa.

L’aiuto della Provvidenza

Ora che non viviamo piùin periferia ma in centrocittà, ci mancano i contattispontanei con i bambini, igiovani, la gente semplicecon la quale eravamoabituate a intrattenerci.

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MESSICOSAN LUIS POTOSÍCambiarecasa: cambiatutto… o quasi

Dopo quattro anni durantei quali abbiamo abitato inuna struttura dellaparrocchia “CuoreImmacolato di Maria”,dove la comunità presta ilsuo servizio, ci è statochiesto di cambiare casa eil Vescovo Jesús Carlos ciha proposto di andare avivere in centro città, dovec’era una casa libera.Abbiamo sperimentato ildilemma dell’avere unluogo più sicuro in cuiabitare e, nello stessotempo, di lasciare personecon le quali avevamoinstaurato una bellaamicizia, di non poteravere più frequenti contatticon i poveri, di dovercambiare il nostro modo diessere presenti in

la sua splendida spiaggiachiamata Pantai Panjang,cioè “spiaggia lunga”, maanche per i suoi templi dacui il soprannome di “cittàdei mille templi”. Lamaggioranza dellapopolazione è didiscendenza cinese: inumerosi templi buddisticon le tradizionalicelebrazioni per l’annonuovo, le cerimonieparticolari per matrimoni efunerali rappresentano nonsolo luoghi e tempi per lacomunità locale, ma ancheattrazioni turistiche.

Incontri culturali e spirituali

Noi, però, abbiamodedicato più tempo allevisite fraterne che a quelleturistiche. Infatti, dopoesserci rapidamente recatein un tempio, abbiamoincontrato la comunità deifrati cappuccini e, poi,quella delle monachefrancescane cappuccine.Bei momenti perconoscersi, fraternizzare,apprezzare la vita e lamissione gli uni degli altri,per chiedere e offrirecollaborazione…Così la visita culturale èdiventata anche occasionedi crescere nellacomunione e di costruireChiesa, sempre e ovunque.

Sr. Maria Cleuza da Silva

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Pensando allesollecitazioni di PapaFrancesco che invita iconsacrati ad “andare inperiferia”, ci sembrava ditradire la nostra vocazionepercorrendo, piuttosto, ilcammino contrario: dallaperiferia al centro. Ma nonabbiamo voluto lasciare lapastorale che svolgevamoprima e continuiamo adandare nella nostra“parrocchia madre” perl’attività apostolica,sebbene non sia la stessacosa abitare in un posto orecarvisi per un serviziospecifico. Il cambiamentoha avuto forti ripercussionisulla comunità, anche alivello economico, perchévivere in città costa di più,ma contiamo sullaProvvidenza che, anchequi, si manifesta con amicie benefattori che cisostengono sia conl’amicizia chematerialmente.

Sempre al loro fianco

Oltre che alla nuova casa, abbiamo vissutoanche l’adattamento allanuova programmazionepastorale prevista dalparroco che ha sostituitoP. Juan José, partito per la missione “FideiDonum” in Bolivia.Catechesi, ritiri spirituali,animazione liturgica,

pastorale vocazionale,sostegno alle comunità di settore, via Lucis,progetto con i bambini diPeñasquito: sono tuttiimpegni che assumiamonella parrocchiarimanendo vicinesoprattutto alle personepiù povere e bisognoseper testimoniare che il Risorto è vivo e presente in mezzo a loro.

Sr. Dora Alicia Herrera García

MESSICOSAN LUIS POTOSÍIl sale della terra

Uno dei momenti più belliche ho vissuto a San LuisPotosí quest’anno è statol’incontro in occasione delGiubileo della vitaconsacrata, al quale hopartecipato in gennaio. Èstata un’esperienza unica,dove ho conosciutoreligiosi e religiose didiverse congregazioni conla ricchezza dei lorocarismi. Quel giorno hoimparato molto, perché findall’inizio il Vicario

generale per la Vitaconsacrata ha ricordato che“tutti i consacrati hannoun tesoro”, un tesoro chedeve essere trasmesso atutti per far passare lamisericordia di Dio.

Vivere con passione

La nostra vocazione è diessere sale della terra eluce del mondo, daretestimonianza agli altrivivendo con passione, noncon indifferenza,preparando il futuro consperanza, uscendo verso leperiferie per stare con ipoveri, con gli affamati econ chi soffre. La paroladel Vescovo, Jesús CarlosCabrero, ci ha riportatiall’anno della misericordia,invitandoci a guardare eascoltare la realtà delmondo di oggi perriconoscere quanto staaumentando la violenzanella società, il fortedisprezzo per la poveragente della periferia e per imigranti. Celebrare ilGiubileo da seguaci diCristo è fare esperienza dimisericordia, testimoniarecome questa sia vivere inpace con tutti, perdonarciscambievolmente, lasciarcispezzare come pane di vitae versare come vino disalvezza per renderepresente Gesù agli uominie donne di oggi attraverso

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Il Signore della vita

Hervé avrebbe compiuto 29 anni quest’anno. Era un giovane gioioso,sempre sorridente, che amava la vita e desiderava vivere a lungo. Soffrivadi drepanocitosi, ma non voleva che la gente si preoccupasse per lui.Gestiva da solo le sue crisi e, nonostante i rimproveri dei suoi genitori,conduceva una vita il più possibile “normale”. Un ragazzo come tanti, a volte indisciplinato, a volte un po’ “monello” confamiliari e amici. Ma Hervé era, anche e soprattutto, il giovane cortese egeneroso di cui suo padre, in particolare, non poteva fare a meno. Venivasoprannominato “l’uomo tutto fare” perché era sempre pronto a mettersia disposizione degli altri con grande umiltà. Finita la scuola media, avevaintrapreso con successo una formazione professionale in piscicoltura eallevamento: molti parroci si raccomandavano a lui per realizzare progettidi fattorie e lo aiutavano volentieri.Da alcuni giorni, però, Hervé stava molto male, sebbene non lo lasciassetrasparire. Poi, il Giovedì Santo, le cose precipitarono, tanto da doveresser accompagnato all’ospedale d’urgenza. Lì, Hervé chiese di confes-sarsi e di ricevere l’Eucaristia. Poi disse a sua madre che quella crisi eral’ultima per lui. Chiese perdono ai suoi genitori, prese il telefono e chiamò,una dopo l’altra, le persone che aveva particolarmente deluse: parenti,amici, conoscenti… Da quella notte, Hervé soffrì molto, fino a quando, il Sabato Santo, mentresi accendevano le prime luci di Pasqua, si sentì meglio. Poté di nuovo par-lare e chiese alla madre di pregare il rosario insieme a lui. E mentre leipiangeva senza riuscire andare molto avanti, il giovane proseguì fino allafine. Alla cinque del mattino della domenica di Pasqua, Hervé non c’erapiù. Dicono che sia morto, ma forse non andò proprio così: dopo aver vis-suto il Triduo insieme a Gesù, incontrò per primo il Risorto, come era nor-male che fosse, e, trovato il Signore della Vita, andò con Lui, perchéamava la vita e voleva vivere a lungo!

Claude Marie Efouba

il carisma proprio diciascuno. Alcuni laici, poi, hannoraccontato qualcheesperienza fatta con iconsacrati; nei lavori digruppo c’è stata lapossibilità di presentare il

proprio carisma econoscere quello degli altri;l’adorazione ci ha vistiriuniti per ringraziare ilSignore dei doni ricevuti ela processione finale versola Cattedrale, portando unacandela accesa, voleva

significare la luce cheportiamo con l’annunciodel Vangelo. Lacelebrazione eucaristica èstata la solenneconclusione di una bellagiornata!

Sr. Dora Alicia Herrera García

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GESTI DI SANTITÀ QUOTIDIANA

Cerco le “Porte Sante della carità”

UN ITINERARIO DI CARITÀ TRA DIOCESI, CARCERI E MENSE DEI POVERI

NEL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

Mi sono appassionatoalle “Porte Santedella Carità” e le va-

do cercando per ogni doveda quando è stata annuncia-ta quella di via Marsala a Ro-ma. Vedo in esse la primanovità di questo Giubileoinnovatore e vado costruen-do un elenco di quelle italia-ne, chiedendo in giro e in-terrogando i visitatori delblog (http://www.luigiaccat-toli.it/blog)

Mentre scrivo se neaprono dappertutto: inospedali e in carceri, in cen-tri della Caritas, in comunitàd’accoglienza, in ogni luogodel soccorso ai bisognosi.Esulto nello scoprirle, ci ve-do un riflesso cultuale delgenio della carità che carat-terizza la nostra Chiesa, spe-cie in Italia. Un inveramentogestuale dell’affermazioneteologica che “l’amore per ipoveri è liturgia”, cara a Pa-pa Benedetto (catechesi del1° ottobre 2008, Angelusdell’11 luglio 2010). Un ul-

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GESTI DI SANTITÀ QUOTIDIANA

teriore segno della conti-nuità nella predicazione del-la carità – la continuità checonta – tra Benedetto e Fran-cesco: dalla teologia dell’a-more dell’uno alla pastoraledella misericordia dell’altro.

Voglio farmi fratello dei detenuti

Ecco dunque un grannumero di Porte Sante che siaprono nelle carceri, da Pa-dova a Cremona, Mantova,Biella, Lucca, Prato, Rieti. Inuna casa d’accoglienza perdetenuti ammessi a pene al-ternative di Calci (Pisa) cheha il nome giubilare di “Mi-sericordia tua”. Due ne ha

aperte il patriarca Moraglianelle carceri veneziane: inquelle maschili di Santa Ma-ria Maggiore e in quelle fem-minili della Giudecca.

Il vescovo di Terni Giu-seppe Piemontese aprendola Porta Santa della cappelladel carcere cittadino ha pre-sentato il Giubileo come«un momento di uguaglian-za per gli uomini che sonotutti peccatori, perché tuttisbagliano ma tutti hanno lapossibilità di ricominciare».«Ho voluto aprire la PortaSanta in questo carcere per-ché voglio essere non sol-tanto pastore, ma anche fra-tello dei detenuti», ha dettoil Vescovo di Cassano allo

Jonio, Francesco Savino, nelcarcere di Castrovillari.

L’arcivescovo MichelePennisi di Monreale, ospitegiubilare d’eccezione all’Uc-ciardone di Palermo chenon rientra nel suo ovile, af-ferma mirabiliter che in car-cere si trovano le persone piùdisponibili a seguire il Vange-lo. Con il linguaggio diFrancesco potremmo direche il più vicino a Dio, che èmisericordia, è l’uomo chepiù avverte il bisogno dellamisericordia.

Alle cerimonie nellecarceri partecipano detenutie guardie, educatori, volon-tari, familiari. Ma non tutti idetenuti ottengono il per-messo di lasciare il propriobraccio ed ecco che cosat’inventa il Vescovo di Cas-sino, Gerardo Antonazzo:dopo aver aperto la PortaSanta della cappella del car-cere cittadino, decorata daun detenuto artista, va nellesezioni di massima sicurez-za dove ripete due volte il ri-to di apertura su due portedi ferro che immettono neicorridoi delle celle. Cancellirugginosi chiamati a un ruo-lo sacramentale. Ogni voltache passeranno per la portadella loro cella, aveva dettoBergoglio.

Quanto ai luoghi dellemalattie e delle disabilità,una Porta Santa è stata aper-ta al Cottolengo di Torino,un’altra nell’Istituto della

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GESTI DI SANTITÀ QUOTIDIANA

sacra famiglia di Cesano Bo-scone, una terza al santuariodel beato Carlo Gnocchi inMilano: qui i malati, i benia-mini del Beato, hanno gui-dato il vescovo alla porta.

Ho poi visto che portesono state aperte nelle cap-pelle degli ospedali cittadi-ni di Biella e Terni, nell’o-spedale San Luca di Lucca,in quello di Santa Mariadella Misericordia di Peru-gia. Dio non ha altro rappor-to con l’uomo che quello fon-dato sulla misericordia, hadetto il Cardinale GualtieroBassetti nell’ospedale di Pe-rugia citando Divo Barsotti.

Dove accogliamo la vita più fragile

Molte porte sono stateaperte in case della Caritas.Una nel Centro Caritas Bo-nomelli per l’accoglienzanotturna che è sul Lungadi-ce di Trento. Un’altra nelCentro dei Santi Simone eGiuda della Caritas manto-vana. Tutti coloro che, pentitie mossi da carità, attraverse-ranno la Porta della Casad’accoglienza Maria Gorettipotranno sperimentare la mi-sericordia di Dio, ha detto ilvescovo di Andria RaffaeleCalabro.

A Nola il Vescovo De-palma ha voluto una Portapresso il Centro pastoraleDon Tonino Bello di SanGiuseppe Vesuviano e un’al-

tra in quello dedicato a SanPaolino di Pomigliano d’Ar-co. A Pescara la prima Portaè stata aperta nella Cittadel-la dell’accoglienza di viaAlento. La scelta d’iniziaredalla Cittadella, dove non c’èun portale gotico o romanico,ma si entra attraverso un can-cello elettrico, segnala che ilGiubileo della misericordiaprivilegia gli ultimi, ha dettoil vescovo Valentinetti.

Inquadramento di ca-rità hanno avuto ancheaperture di Porte Sante nonintitolate alla carità. A Chia-vari la processione direttaalla cattedrale si è formatanella chiesa dei frati cappuc-cini, dov’è una mensa deipoveri: qui ogni partecipan-te era invitato a portare ge-neri alimentari.

Una Porta della Caritàè stata aperta ad Assisi dal-l’Arcivescovo Sorrentinonell’Atrio della misericordiadell’Istituto Serafico: Ci di-sponiamo a incontrare Cristonel luogo dove accogliamo lavita più fragile.

Il Vescovo Lambiasi diRimini è quello che ha fattodi più su questa nuova fron-tiera dei “santuari della ca-rità” (così li ha chiamati): neha indicati cinque, ognunocon una sua porta. Duemense Caritas, una struttu-ra alternativa al carcere ge-stita dalla Comunità PapaGiovanni, un pronto soc-corso sociale della stessa co-

munità, la Piccola famigliadi Montetauro – a me caris-sima – che accoglie disabiligravi.

Tenendo in braccio“Divane” nato su un “barcone”

Il nuovo Arcivescovodi Palermo Corrado Lorefi-ce ha affidato una “Porta de-gli ultimi” alla Missionesperanza e carità di BiagioConte, aprendola nella chie-sa in costruzione della sededi via Decollati, sulle rivedel fiume Oreto, dove sonoospitati 700 tra migranti esenza fissa dimora.

Come sono fatte que-ste Porte che mettono incontatto diretto con “la car-ne di Cristo”? Che fa unoche le passa?

Diamo un’occhiata aquella dell’Ostello don Lui-gi Di Liegro di via Marsala aRoma, fatta parlante e ve-dente dal creativo Rupnikcon l’icona del Cristo sama-ritano. Chiave del passaggioè il servizio ai bisognosi: ivolontari accompagnano ipellegrini lungo un percorsodi conoscenza del luogo, dimeditazione e preghiera checonduce alla Porta; a chi lapassa vengono proposte lediverse possibilità di servi-zio, della durata media diquattro ore, in mensa o neldormitorio.

Il Papa alla Porta di via

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GESTI DI SANTITÀ QUOTIDIANA

Marsala è giunto accompa-gnato da quattro ospitidell’Ostello che portavanola croce, il messale, i cande-lieri. La Porta della cappelladell’ospedale Bambino Ge-sù di Palidoro è stata spintadal Vescovo Gino Reali conl’aiuto dei bambini ricovera-ti. Gesti simili si sono vistialle porte delle cattedrali: aFano il Vescovo ha spinto laPorta tenendo sulle bracciaDivane, tre mesi, nato su unbarcone.

Molte parole ed emo-zioni ci sono venute dallacreativa decisione di PapaFrancesco di moltiplicare lePorte nel mondo e di pro-porre Porte della Carità. Peruna lettura d’insieme si do-vrebbe partire da quanto av-venuto nel mondo, cioè fuo-ri d’Italia: a questa cerchiapiù ampia qui non ho datoattenzione. L’antefatto diBangui, ovviamente: cioè laprima delle Porte aperta dalPapa nella Repubblica Cen-troafricana il 29 novembre,dieci giorni prima di quelladi San Pietro (cf. Regno-att.10,2015,641).

Dappertutto abbiamo visto cattedrali stracolme

Ma anche le Porte chesono state aperte a Gerusa-lemme e in altri luoghi dellaTerra Santa. A Erbil, nelKurdistan iracheno, dove sitrovano i cristiani della Pia-

na di Ninive cacciati dallaviolenza estrema degli isla-misti: Vivere la misericordiaqui sembra difficile però non èimpossibile al cristiano hadetto Benham Benoka, sa-cerdote siro-cattolico diMosul, nell’aprire la Porta.Ad Aleppo, la Porta Santaimmette nella chiesa di SanFrancesco, attaccata il 25 ot-tobre con granate.

Porte sono state apertea Mosca e in varie città rus-se, in Ucraina, a Cuba e intante chiese della Cina: È undono del Cielo è stato il com-mento dei fedeli di Zheng-ding (Hebei) dopo che, do-menica 13 dicembre, in10.000 si sono radunati sen-za noie di polizia davanti al-la cattedrale e alla sua portaper l’avvio del Giubileo.

Andrebbe narrata la fe-licità dei fratelli nostri chehanno avuto Porte nelle ter-re della povertà, dalle qualimai avrebbero potuto rag-giungere quelle romane:villaggi dell’India, dell’Afri-ca, dell’America centrale emeridionale, dell’internodell’Australia, delle isoledell’Oceania. I pochissimicristiani della Mongolia.Quelli spersi nei paesi mu-sulmani.

Gran cosa le Porte perloro: l’abbiamo letto dapper-tutto. E qui da noi, il grannumero di persone che hapartecipato alle aperturenelle cattedrali e nei santua-

ri: Mai visto prima che non sipotesse entrare in cattedrale,è stato il commento da ognigiornale e sito. Folle nellepiazze e turni per entrare.

Genialità simbolica diFrancesco che ha aggiuntol’elemento fattuale dellaPorta a quell’estensione delGiubileo alle Chiese localiche già era stata proposta daiPapi Montini e Wojtyla nel1975, nel 1983, nel 2000.

Si parla menodell’indulgenza e più della Porta che è Cristo

Geniale anche l’ag-giunta della Porta al Giubi-leo della carità che era statoproposto già per completoda Giovanni Paolo nel 2000:I fedeli potranno acquistarel’indulgenza giubilare in ogniluogo, se si recheranno a ren-dere visita per un congruotempo ai fratelli che si trova-no in necessità o difficoltà,quasi compiendo un pellegri-naggio verso Cristo presentein loro (Disposizioni per l’ac-quisto dell’indulgenza giubi-lare, 29 novembre 1998).

Da Francesco è venutauna pedagogia giubilare cheriduce il rimando all’indul-genza, ma amplia quello allaPorta che è Cristo. La pro-pongo come traccia per l’in-dagine. A Giubileo chiusone sapremo di più.

Luigi Accattoli

Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2016

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MOLTIPLICARE LA SPERANZA

Seminare speranza in Messicote all’età di ciascuno; inol-tre, curiamo la formazionereligiosa, culturale, igienicae sanitaria e favoriamo la so-cializzazione e lo sviluppodi relazioni amicali.

Anche le mamme be-neficiano di corsi di artigia-nato e, come i loro figli, pri-ma di tornare a casa, ricevo-no una gustosa e sostanzio-sa merenda.

Ci riempie di soddi-sfazione notare i migliora-

L a comunità del Messi-co, in risposta a situa-zioni di sfruttamento

minorile, di violenza dome-stica o sociale, di quasi anal-fabetismo, di implicazionenel traffico di droga e abusodi alcool, aveva iniziato nel2014, grazie alle donazionidell’Albero di Natale, alcuneattività settimanali con unaquindicina di bambini e ado-lescenti dai 4 ai 14 anni.Quando, nel 2016, se ne so-no aggiunti una cinquantina,il nostro servizio si è intensi-ficato, passando da una a trevolte la settimana, supporta-te anche da volontari, il cuiaiuto è prezioso e di fonda-mentale importanza per laprosecuzione del progetto.

Durante gli incontri,offriamo ai bambini e ai ra-gazzini l’occasione di ap-prendere attività artigianali,artistiche, sportive, adegua-

menti nei comportamenti enelle relazioni dei ragazzi-ni, la gioia stampata sui lo-ro volti quando imparanoqualcosa di nuovo, la sere-nità e spensieratezza con laquale vivono questi mo-menti insieme, unita allaconsapevolezza che, anchegrazie a questo progetto, al-cuni adolescenti sono statisalvati dall’essere coinvoltinel traffico di droga.

Rita Noeme de Figueiredo

UN PROGETTO CHE UNISCE MAMME, BAMBINI E RAGAZZI: INSIEME PER IMPARARE E

DIVERTIRSI, LONTANO DALLA VIOLENZA E DALLA CRIMINALITÀ

Vuoi contribuire anche tu?Tutte le offerte inviate all’ass. “Moltiplicare la Speranza”Onlus- sono deducibili e/o detraibili, basta inviarle o per C/C bancarioo per C/C postale e la ricevuta è valida fiscalmente:

Intestazione: Ass. “Moltiplicare la Speranza” Onlus C.F. 97452720580 Via Trionfale, 8338 - 00135 RomaPresso UNICREDIT BANCAIBAN IT 57 K 02008 05038 000010843892Oppure POSTE ITALIANE c/c n. 81596090 IBAN IT 22 J 07601 03200 000081596090

ACCOGLIERE A ROMA È

Da alcuni mesi è terminato l’allestimento della casa delle Suore Domenica-

ne della Beata Imelda, in via Trionfale 8338, ed ora è finalmente pronta

proprio in tempo per l’anno del giubileo della misericordia!

La casa “Mater Dei” dispone di camere singole, doppie e triple, tutte con ba-

gno interno. Accoglie parenti di degenti in ospedale e di studenti, pellegrini che

desiderano fare un “bagno spirituale” nella Chiesa universale che è a Roma.

SEMPRE PIÙ NECESSARIO.

È dotata di saletta ristoro, di una

cappella interna e di una sala poli-

funzionale per i gruppi.

In tutte le camere c’è aria condizio-

nata, wi-fi internet, TV a richiesta;

parcheggio ed ampio giardino.

È raggiungibile con gli autobus n. 913,

446, 980, 907… trenino per Cesano

con fermata alla stazione Monte Ma-

rio; è circondata da tre ospedali, dal-

l’università cattolica S. Cuore, servita

da supermercati e negozi vari.

Casa Mater Dei

Via Trionfale, 8338, 00135 Roma

Tel. 06 30600113

e-mail: [email protected]

[email protected]

«Amiamo e l'amore ci dirà che cosa dobbiamo fare per compiere il nostro dovere».Padre Giocondo Lorgna