5o Museo Horne Museo Nazionale del Bargello · 2021. 1. 8. · S. Simone BIBLIOTECA NAZIONALE p.zza...
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nell’antico Palazzo Corsi la raffinata atmosfera di una residenza rinascimentale fiorentina, anche grazie ai suoi preziosi arredi che comprendono opere di Simone Martini, Masaccio, Filippino Lippi, Giambologna.
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CAMPANILE DI GIOTTO
Nel 1334 Giotto subentrò nell’incarico di capomastro della fabbrica di Santa Maria del Fiore occupandosi, secondo il Vasari, prevalentemente del Campanile. A lui si deve la sovrintendenza sulla decorazione policroma (nei classici scomparti marmorei colori rosso, verde e bianco) e sul programma iconografico dei rilievi. Le formelle, capolavoro della scultura medievale, furono realizzate prevalentemente da Andrea Pisano, Alberto Arnoldi, Maso di Banco e rappresentano scene dell’Antico Testamento, i lavori dell’uomo, i pianeti, le Virtù, i Sacramenti, le Arti del Trivio e del Quadrivio, “una narrazione del Destino dell’uomo e delle sue attività” (A. Paolucci). Alcuni critici ipotizzano l’intervento dello stesso Giotto nell’esecuzione dei disegni preparatori di alcune formelle. A Giotto, che rimase a capo del cantiere fino alla sua morte (1337), succedette lo scultore e architetto Andrea Pisano.
8 Museo Nazionale del BargelloCAPPELLA DEL PODESTÀ
All’interno del palazzo duecentesco, che ospita oggi uno dei più importanti musei di scultura e di arti minori al mondo (opere di Donatello, Michelangelo, Verrocchio, Cellini), Giotto operò nell’ultima fase della sua vita, coadiuvato dai suoi più stretti collaboratori. Nella Sala di Michelangelo e della scultura del Cinquecento è possibile ammirare l’affresco raffigurante la Madonna in trono con le allegorie dei Sestieri fiorentini, in buono stato di conservazione. L’ampio ciclo pittorico, purtroppo frammentario, che decora la Cappella del Podestà fu portato a termine lo stesso anno della morte di Giotto, e vide l’ampio intervento degli allievi. Fra le varie scene raffigurate In questa cappella, dove
sostavano i condannati a morte prima dell’esecuzione, sono raffigurate le Storie della Maddalena (la peccatrice redenta per antonomasia) e il Giudizio Universale: in
quest’ultima grandiosa rappresentazione, in particolare nel Paradiso, alcune figure (come il celeberrimo ritratto di Dante) sono considerate opera autografa, del periodo estremo, del grande pittore.
La Cappella Bardi
Dopo aver terminato la Cappella Peruzzi, e dopo aver affrescato la cappella Maggiore della Badia Fiorentina (della quale però non restano che minime tracce), Giotto realizzò nella Cappella Bardi il suo testamento spirituale. A distanza di circa 20 anni Giotto tornò sull’iconografia della Vita di San Francesco d’Assisi, ma con profonde
differenze stilistiche rispetto al ciclo assisiate. Ora è l’uomo, con i suoi gesti e le sue emozioni, al centro della scena. Un’ambientazione che risulta così alquanto semplificata ed essenziale, nella quale lo spazio viene solo “suggerito” dalla disposizione delle figure. Nonostante lo stato lacunoso – le lacune corrispondono ad alcuni monumenti apposti nel Settecento, epoca in cui oltretutto la cappella venne completamente imbiancata, e riscoperta solo nel 1852 – le esequie di San Francesco rappresentano la scena più conosciuta della cappella: indimenticabile e straordinariamente intensa è la disperazione dei frati disposti intorno alla salma del Santo, alcuni dei quali intenti a svelarne i segni delle Stigmate. Ecco l’elenco completo delle scene. Parete destra: San Francesco rinuncia alle vesti davanti al vescovo Guido e al padre Bernardone, Apparizione di san Francesco a sant’Antonio nel Capitolo di Arles, Esequie di san Francesco. Parete sinistra: Approvazione della Regola, Prova del fuocodavanti al Sultano, Visioni di frate Agostino e del vescovo Guido di Assisi.
Nella vicina cappella Baroncelli (affrescata da Taddeo Gaddi, fra i più noti allievi di Giotto) si trova il Polittico Baroncelli. Per quanto firmato (“Opus Magistri Jocti”), risulta opera prevalentemente di bottega. Il soggetto è L’Incoronazione della Vergine circondata da una Gloria di Angeli e Santi. Nell’annesso Museo sono conservate alcune vetrate il cui disegno è stato attribuito a Giotto.
6 Museo HorneSANTO STEFANO
Quest’opera dell’estrema maturità (1330 circa) faceva parte di un polittico probabilmente realizzato dopo gli affreschi della Cappella Bardi, nella Basilica di Santa Croce. Il Santo, i cui sassi sulla testa alludono alla sua lapidazione, regge con la mano destra un libro preziosamente decorato; finemente decorata è anche la veste i cui panneggi sono resi con raro realismo. Si è ipotizzarto che la Madonna con Bambino della National Gallery di Washington e due Santi del Museo Jaquemart-André di Chaalis facessero parte dello stesso polittico.Creato fra Otto e Novecento dallo storico dell’arte e collezionista inglese Herbert Percy Horne, il museo ricrea
Si ringraziano tutti gli Istituti Museali ed Ecclesiastici che, concedendo le loro immagini, hanno contribuito alla realizzazione di questo dépliant.
Testi: Andrea Giordani
Altre opere riferite a Giotto e alla sua bottega,a Firenze e negli immediati dintorni:
Madonna con bambino, Pieve di San Lorenzo - Borgo San Lorenzo (Fi)
Secondo la critica quest’opera frammentaria rappresenterebbe il primo dipinto riferibile a Giotto, all’epoca della collaborazione
con Cimabue.
Polittico Baroncelli, Basilica di Santa Croce - FirenzeL’opera realizzata da Giotto e bottega e firmata “OPUS MAGISTRI
JOCTI”, con al centro l’Incoronazione della Vergine, si trova nella celebre cappella affrescata da Taddeo Gaddi.
Crocifisso, Chiesa di San Felice - FirenzeIl crocifisso dipinto, attribuito alla scuola di Giotto, è databile
intorno al 1330.
Serie di Vetrate, Museo dell’Opera di Santa Croce - Firenze E’ stato ipotizzato un disegno giottesco alla base delle tre vetrate (due lunette con santi diaconi martiri e un tondo con sacerdote)
provenienti dal transetto della Basilica
Madonna con bambino, Santa Maria a Ricorboli - FirenzeSi tratterebbe della parte centrale di un polittico, andato disperso,
riferibile alla bottega di Giotto (1330 circa).
Deposizione di Cristo, Villa I Tatti – Settignano (Fi)Questa tavola, parte di una serie di 7 Storie di Cristo, fu
probabilmente dipinta per la chiesa di San Francesco a Sansepolcro (1325 circa).
Santo francescano, Villa I Tatti – Settignano (Fi)Pannello laterale di un polittico disperso, rappresenta un santo
francescano (1300 circa). Quest’opera, come la precedente, fa parte della collezione Bernard Berenson (Harvard University), non
accessibile al pubblico. [email protected]
Mercatodel Porcellino
v. dell’Oriuolo
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p.zzaAlberti
1 Museo di Santo Stefano al PonteL’opera, proprietà della Diocesi di Firenze, è esposta fino al 7 Gennaio 2018 presso il museo di Arte Sacra “Beato Angelico” di Vicchio di Mugello2 Basilica di Santa Maria NovellaPiazza Santa Maria Novella, 18+39 055 219257www.smn.it3 Galleria degli UffiziPiazzale degli Uffizi+39 055 2654321www.uffizi.it
4 Chiesa di OgnissantiPiazza Ognissanti+39 055 2398700www.chiesaognissanti.it 5 Basilica di Santa CrocePiazza Santa Croce+39 055.2466105www.santacroceopera.it6 Museo HorneVia de’ Benci 6+39 055 244661www.museohorne.it
7 Campanile di Giotto, Santa Maria del FiorePiazza del Duomo+39 055 2302885www.ilgrandemuseodelduomo.it 8 Museo nazionale del BargelloVia del Proconsolo 4+39 055 2388606www.bargellomusei.beniculturali.it
Giotto
Questo itinerario ci porterà alla scoperta di tutte le opere di Giotto presenti a Firenze. La città in cui il grande pittore, che rivoluzionò la pittura fra Duecento e Trecento, visse per lunghi anni lasciandoci un’eredità culturale di inestimabile valore.
“Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura”, così Dante Alighieri definisce nella Divina Commedia (Pg XI 94-96) in modo paradigmatico il passaggio del primato dal maestro all’allievo.Giotto di Bondone (Vespignano, Vicchio di Mugello 1267 - Firenze, 1337) è da considerarsi fra i più grandi innovatori della pittura italiana ed europea di tutti i tempi. Fu lui, sulla scia del maestro, Cimabue, a distaccarsi completamente dagli stilemi bizantini, nella direzione di un sempre maggiore naturalismo. Grazie a Giotto l’uomo viene rappresentato nella sua dimensione terrena, caratterizzato nelle espressioni e nelle fisionomie, in uno spazio tridimensionale - pur trattandosi di una prospettiva “intuitiva”, non ancora basata sui principi scientifici brunelleschiani. Celebre è anche la definizione del trattatista trecentesco Cennino Cennini (“Giotto rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”) che traccia un parallelo con l’analogo passaggio in letteratura, dall’aulico latino al volgare, verificatosi negli stessi anni sopratutto grazie ad opera di Dante.
La prima opera, frutto di collaborazione con Cimabue, è considerata il frammento di Madonna con bambino nella Pieve di San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo, a due passi da Vespignano, Vicchio di Mugello, dove Giotto nacque (il Museo Casa di Giotto è visitabile) e dove, secondo una leggenda, venne notato da Cimabue mentre disegnava in modo straordinariamente realistico le
pecore a cui badava. Giotto visse a Firenze a cavallo fra Duecento e Trecento, in un periodo culturalmente assai fertile, e di straordinario sviluppo economico capitanato dai suoi artigiani, mercanti e banchieri organizzati nelle celebri corporazioni; nello stesso periodo di Dante e Arnolfo di Cambio, quando a Firenze venivano erigendosi i principali edifici-simbolo della città, come la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e Palazzo Vecchio, ma anche le basiliche di Santa Maria Novella e di Santa Croce, rispettivamente dei Domenicani e dei Francescani, i principali ordini mendicanti
dell’epoca.Giotto operò In varie città d’Italia, oltre a Firenze (Assisi: Basilica di S. Francesco, Padova: Cappella degli Scrovegni, ma anche Roma, Rimini, Bologna,
Milano, Napoli), lasciando ovunque fertili tracce indelebili nel solco della storia dell’arte. Sarà lui il principale modello per i più grandi pittori del Rinascimento, come Masaccio e Michelangelo, che non a caso si formarono sui suoi dipinti, in particolare gli affreschi nella Basilica di Santa Croce. La presenza di Giotto a Firenze è provata dal 1314 - intervallata dai vari soggiorni presso altre città italiane - fino alla morte. Da una serie di documenti risulta che nel 1327 si iscrisse all’Arte dei Medici e Speziali (la corporazione di riferimento dei pittori), che molte erano le sue proprietà in città, e che numerose divennero presto le commissioni, tali da giustificare l’esistenza di una prolifica bottega. Nel 1334, in qualità di architetto, venne nominato Capomastro dell’Opera di Santa Maria del Fiore. A lui si deve anche la fondazione del celebre Campanile, che porta il suo nome, al quale lavorò fino all’altezza dell’ordine inferiore. Giotto morì a Firenze nel 1337 e fu sepolto in Santa Reparata, l’attuale area sotterranea della Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Santa Maria Novella, sono rappresentate le figure dolenti di Maria e Giovanni. Nella stessa chiesa, dove peraltro è sepolto Sandro Botticelli, si trovano pregevoli del
Ghirlandaio e dello stesso Botticelli.
5 Basilica di Santa CroceCAPPELLE BARDI E PERUZZI
A partire dal 1318 Giotto affrescò in questa chiesa, “Pantheon delle Itale Glorie”, due cappelle per alcune delle più ricche famiglie di banchieri e mercanti di Firenze, i Bardi e i Peruzzi, rispettivamente con le storie di San Francesco d’Assisi, di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. La chiesa conserva, inoltre, una serie di cappelle affrescate dai più diretti allievi di Giotto (Taddeo Gaddi, Maso di Banco, Bernardo Daddi).
LA CAPPELLA PERUZZI
Questa cappella risulta purtroppo parzialmente leggibile, a causa del deterioramento degli affreschi. In un periodo particolarmente ricco di commissioni, infatti, per accelerare i tempi di esecuzione si fece ampio ricorso alla tecnica, più soggetta a deperimento, della pittura a secco; oltretutto il ciclo pittorico venne completamente imbiancato nel Settecento, e riscoperto solo nel 1840. Nonostante ciò la cappella Peruzzi ha rappresentato una scuola per i grandi artisti del Rinascimento, come Masaccio e Michelangelo, i cui primi disegni sono proprio esercitazioni su alcune figure di questo ciclo. Estremamente maturo, e calibrato, è il ritmo compositivo delle scene, nelle quali lo spazio è abitato da figure classicheggianti, dagli ampi panneggi che ne esaltano la volumetrica monumentalità; di grande efficacia è la rappresentazione delle quinte architettoniche in tralice – straordinaria è la città-quinta della Resurrezione di Drusiana - orientate verso il punto di vista ideale dello spettatore. Le scene si leggono dall’alto al basso: sulla parete destra le Storie di san Giovanni Evangelista (Visione nell’isola di Patmos, Resurrezione di Drusiana, Ascensione di san Giovanni); sulla parete sinistra, le Storie di San Giovanni Battista (Zaccaria riceve l’annuncia dall’angelo, Nascita del Battista e imposizione del nome, Banchetto di Erode con Salomè che presenta la testa del Battista a Erodiade).
GIOTTOA FIRENZE
Qui di seguito viene riportato l’elenco, corredato da schede sintetiche, delle principali opere presenti a Firenze. In appendice, infine, una sommaria lista di altre opere, riferite a Giotto e bottega, ubicate nel territorio fiorentino.
1MADONNA DI SAN GIORGIO ALLA COSTA
Questa tavola, ormai quasi unanimemente riconosciuta dalla critica, rappresenta forse la prima opera eseguita in piena autonomia da Giotto. A confronto con altre Maestà di poco precedenti (come quella di Cimabue, ora agli Uffizi), colpisce la resa tridimensionale dello spazio - nuova è la prospettiva “intuitiva” del trono, purtroppo mutilato a seguito di un riadattamento seicentesco ad una cornice barocca - abitato da figure “reali”, fortemente chiaroscurate e caratterizzate con una nuova naturalezza. Proviene dall’antico complesso, situato sulla ripida strada che dal Ponte Vecchio porta al Forte di Belvedere, rinnovato nel Settecento dal Foggini e divenuto successivamente sede della Scuola di Sanità Militare. E’ conservata presso il Museo diocesano di Santo Stefano (che custodisce anche opere di Masolino, Filippo Lippi e Orcagna) a due passi da Ponte Vecchio, aperto solo in rare occasioni.
2 Basilica di Santa Maria Novella
IL CROCIFISSO DI SANTA MARIA NOVELLA
Sospeso, a metà della navata centrale (all’altezza del tramezzo rimosso all’epoca delle trasformazioni vasariane), si ammira questo grandioso crocefisso che rivoluzionò la tradizionale iconografia del soggetto. Proseguendo nel solco di Cimabue – che nella Crocefissione di Santa Croce aveva iniziato a discostarsi dalla rappresentazione idealizzata del Christus triumphans bizantino - Giotto raffigura un Cristo umano, realmente sofferente sotto il peso del dolore… e della forza di gravità. Una raffigurazione in linea con la nuova sensibilità religiosa che riconosce anche la dimensione terrena
di Cristo. Straordinario è il dettaglio delle mani, abilmente scorciate e rappresentate con crudo realismo; alle estremità orizzontali sono raffigurati San Giovanni Evangelista e la Vergine. L’opera è stata collocata nella posizione attuale nel 2001, al termine di un lungo restauro.
3a Galleria degli Uffizi
MAESTA’ DI OGNISSANTI
Dal 1314 Giotto visse a lungo a Firenze, di ritorno da una serie di soggiorni in varie città d’Italia (Padova-Cappella degli Scrovegni e Assisi-Basilica di S. Francesco),
lasciandoci numerose opere della maturità fra le quali, appunto, questa Maestà. Nella 1° sala degli Uffizi, dove è attualmente esposta, è facile intuire la rivoluzionarietà del
linguaggio giottesco, confrontando questa grandiosa opera con le altre due Maestà che le stanno ai lati (rispettivamente di Duccio e Cimabue). Su un ampio trono abilmente scorciato siede la Vergine, col bambino in grembo, circondata da una variopinta schiera di angeli e Santi. Maria, lontana dalla ieraticità delle altre due Maestà, appare in tutta la sua naturalezza, accennando un timido sorriso. Splendido
è il blu-lapislazzuli dell’ampio manto che, finemente chiaroscurato, ne mette in rilievo le ginocchia.
La Maestà, così come il Crocefisso tuttora in loco, fu eseguita per la potente comunità degli Umiliati (un movimento spirituale dedito alla perfezione evangelica e particolarmente legato alla lavorazione della lana), che aveva la propria “domus” nella chiesa di Ognissanti. E’ un caposaldo della storia dell’arte.
3b Galleria degli Uffizi
POLITTICO DI BADIA
Quest’opera fu realizzata da Giotto e bottega (l’artista era già a capo di una prolifica bottega per far frontealle numerose commissioni del tempo);sicuramente autografa appare la parte centrale con Madonna con bambino.Negli scomparti laterali è raffigurata una serie di Santi
(Giovanni Evangelista, Nicola, Pietro e Benedetto)che appaiono solenni e monumentali nella loro volumetrica consistenza.L’opera proviene da una delle più antiche chiese dellacittà, la Badia fiorentina, dove Giotto operò anche nella Cappella Maggiore (di questo ciclo di affreschi ci sono pervenuti solo alcuni esigui frammenti).
4 Chiesa di Ognissanti
IL CROCIFISSO DI OGNISSANTI
Citata dal Ghiberti, l’opera era originariamente sul presbiterio, non lontana dall’altra opera di Giotto realizzata sempre per questa chiesa, la celebre Maestà conservata agli Uffizi. Al termine di un lungo restauro, conclusosi nel 2005, l’opera è stata riconosciuta come autografa del grande pittore, con una datazione intorno al 1315. Notevoli sono i dettagli della rappresentazione anatomica, ma anche l’espressione dolorosamente intensa del Cristo. Ai lati della croce, come nel caso del Crocifisso di
L’opera, proprietà della Diocesi di Firenze, è esposta fino al7 Gennaio 2018 presso il museo di Arte Sacra “Beato Angelico” di Vicchio di Mugello