5 psicodinamica dello sviluppo (1)

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PSICODINAMICA DELLO PSICODINAMICA DELLO SVILUPPO E DELLE SVILUPPO E DELLE RELAZIONI FAMILIARI RELAZIONI FAMILIARI Dott. Dott. ssa ssa Silvia Silvia Pogliano Pogliano Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche Psicologiche a.a. 2007/2008 a.a. 2007/2008

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PSICODINAMICA DELLO PSICODINAMICA DELLO SVILUPPO E DELLE SVILUPPO E DELLE

RELAZIONI FAMILIARIRELAZIONI FAMILIARI

Dott.Dott.ssassa Silvia Silvia PoglianoPogliano

Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Corso di Laurea in Scienze e Tecniche PsicologichePsicologiche

a.a. 2007/2008a.a. 2007/2008

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AREE DI INTERSEZIONE TRA PSICOANALISI AREE DI INTERSEZIONE TRA PSICOANALISI E PSICOLOGIA EVOLUTIVAE PSICOLOGIA EVOLUTIVA

DAGLI ANNI ’70 SI È VERIFICATO UN GRANDE IMPULSO ALLA RICERCA E ALLA COSTRUZIONE TEORICA NEL CAMPO DELLO SVILUPPO INFANTILE

PARTE DELLA RICERCA SULLO SVILUPPO PRECOCE SI È INDIRIZZATA VERSO L’ELABORAZIONE DI UN MODELLO TEORICO

IN GRADO DI INTEGRARE

STUDI STUDI SULL’ATTACCAMENTSULL’ATTACCAMENT

OO TRADIZIONE TRADIZIONE PSICOANALITICPSICOANALITIC

AA

PSICOLOGIA DEL SÉPSICOLOGIA DEL SÉ

DA QUESTO INCONTRO HA PRESO CORPO LA INFANTINFANT RESEARCHRESEARCH

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INFANT RESEARCHINFANT RESEARCH

RICERCA SULLO SVILUPPO INFANTILE

ORIENTATA DA QUESITI CLINICI

DIMOSTRA CHE LA SPINTA A CREARE E A MANTENERE

LE RELAZIONI È CENTRALE NEL BAMBINO E

NELL’UOMO E NE ORGANIZZA L’ESPERIENZA

PSICOLOGICA

(Sameroff, Emde 1989; Stern 1985)

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AREE DI INTERSEZIONE TRA PSICOANALISI E AREE DI INTERSEZIONE TRA PSICOANALISI E PSICOLOGIA EVOLUTIVAPSICOLOGIA EVOLUTIVA

AREA INTERATTIVO-COGNITIVISTA (TREVARTHEN)AREA INTERATTIVO-COGNITIVISTA (TREVARTHEN)

attenzione particolare allo studio delle forme primarie di relazione e interazione che il bambino crea insieme alle proprie figure di accudimento. Tale attenzione ha avuto un supporto

fondamentale nella tecnica di indagine microanalitica delle osservazione dei momenti interattivi

CONTRIBUTO DI STERNCONTRIBUTO DI STERN studi che, per mezzo dell’indagine microanalitica, hanno contribuito alla scoperta delle competenze

comunicative del neonato

CONTRIBUTO DI EMDECONTRIBUTO DI EMDE propone un modello evolutivo in cui gli affetti svolgono

il ruolo di organizzatori della vita psichica del bambino

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NUOVI METODI DI OSSERVAZIONENUOVI METODI DI OSSERVAZIONE

PSICOLOGIA EVOLUTIVA

METODI OSSERVATIVI PIÙ SOFISTICATI

DATI MICROANALITICI

INFANT OBSERVATION

(teoria psicoanalitica)

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INFANT OBSERVATIONINFANT OBSERVATION

PARTICOLARE TECNICA DI OSSERVAZIONE,

MESSA A PUNTO DA E. BICKE. BICK NEL 1949,

UTILIZZATA INIZIALMENTE

COME TRAINING FORMATIVO PER GLI

PSICOTERAPEUTI INFANTILI

È UN’OSSERVAZIONE PSICOANALITICA, CHE CONSIDERA

L’OSSERVATORE COME SOGGETTO E NON SOLO COME

STRUMENTO DI REGISTRAZIONE

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SCOPI DELL’INFANT OBSERVATIONSCOPI DELL’INFANT OBSERVATION

OSSERVAREOSSERVARE Lo sviluppo della relazione madre-bambino in famiglia. L’osservatore ha come unica responsabilità

quella di mantenere una presenza non intrusiva e attenta

APPRENDEREAPPRENDERE attraverso l’esperienza la peculiarità

e le modalità di una relazione

ESPERIREESPERIRE in diretta la fatica e gli ostacoli che la coppia

madre-bambino può incontrare nella costruzione della relazione

RICONOSCERERICONOSCERE attraverso il controtransfert la messa in atto dei

meccanismi difensivi che possono “inquinare i dati osservativi”

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CARATTERISTICHE CARATTERISTICHE DELL’ INFANT OBSERVATIONDELL’ INFANT OBSERVATION

L’osservazione è all’interno del nucleo familiare

L’attenzione è focalizzata sulla relazione del bambino con le figure parentali

Transfert e controtransfert servono come guida per una comprensione profonda della situazione emotiva dell’osservatore, della madre e del

bambino

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L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN RICERCHE RECENTIRICERCHE RECENTI

TREVARTHENTREVARTHEN (1984) (1984)

DALLO STUDIO DEL BAMBINO RICAVA DATI SULLA NATURA E SULLA FUNZIONE DELLE EMOZIONI UMANE

L’obiettivo delle emozioni umane è quello di regolare le rappresentazioni mentali

dei contatti delle relazioni interpersonali

Le sue ricerche (1984,1998,2001,2005) sulle prime forme di intersoggettività presuppongono una precoce relazionalità del neonato (innate protoconversational

readiness)

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Trevarthen alla fine degli anni Settanta individuò, nel corso del primo anno di vita del bambino, l’emergere di due differenti forme

di intersoggettività

Intersoggettività primaria (fino al quinto mese di vita)

Intersoggettività secondaria (a partire dal quinto mese di vita)

INTERSOGGETTIVITÀ PRIMARIAINTERSOGGETTIVITÀ PRIMARIA

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Il concetto di intersoggettività primaria sottende tutte le forme di interazione che emergono dal secondo mese di vita fino all’incirca al quinto “dialoghi sociali” (scambi di sguardi, sorrisi e

vocalizzazioni)

Già nel corso dei primi giorni e delle prime settimane di vita il neonato manifesta un orientamento preferenziale

verso l’adulto, in particolare la madre:

dimostra di riconoscerla quando si avvicina

concentra lo sguardo su di lei

mostra attenzione nei confronti dei movimenti del suo volto

dimostra interesse per la sua voce

Intersoggettività primariaIntersoggettività primaria

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Per Trevarthen esiste nel neonato una motivazione innata a comunicare che si esprime già nel secondo mese di vita

unitamente alla consapevolezza dell’altro come interlocutore nel neonato, fin dalla

nascita, è presente una motivazione al dialogo e un interlocutore come “altro

virtuale”

Non è semplicemente la madre che attribuisce significato e intenzionalità

ai primi segnali comunicativi del bambino inserendosi nel flusso della

sue attività (Schaffer), ma è il bambino stesso a essere un competente e

precoce comunicatore(Riva Crugnola, p. 5)

TREVARTHENTREVARTHEN

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Dopo la sesta settimana il neonato è emotivamente coerente e capace di

attivare una comunicazione giocosa in stato di veglia

C’è nel bambino una tendenza innata ad ingaggiare relazioni (companionship) differente

dai segnali di attaccamento che egli rivolge all’adulto per ottenere protezione e supporto alla base della costruzione dei legami di attaccamento

(Trevarthen, 2001; Riva Crugnola p.7)

TREVARTHENTREVARTHEN

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La madre o il caregiver tende a rispecchiare la mimica espressiva del neonato, in particolare l’espressione di

emozioni positive attraverso l’imitazione drammatizzata ed enfatizzata dei suoi primi atti comunicativi (Stern, 1985)

Per Trevarthen (1998,2001) il bambino possiede competenze di tipo percettivo in base alle quali è in grado di

discriminare la voce della madre

L’interazione madre-bambino già nei primi mesi è regolata da schematizzazioni della

reciproca relazione che permettono al singolo partner di predire e

anticipare il comportamento dell’altro

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Nei primi mesi gli episodi comunicativi tra bambino e caregiver hanno durata breve, governata da cicli

regolari e prevedibili

Le capacità comunicative che il neonato manifesta precocemente possono svilupparsi e trovare una più

articolata coerenza attraverso l’incontro con un partner intuitivamente responsivo

Tali capacità si consoliderebbero intorno alle

sei settimane di vita del bambino

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Secondo alcune ricerche di Haviland e Lelwica (1987), il bambino si dimostra capace

di riconoscere le emozioni della madre, discriminandone le espressioni :

i bambini di 10 settimane rispondono con il sorriso alle espressioni di gioia della madre

reagiscono con l’aggrottamento delle sopracciglia a quelle di collera

manifestano disagio (sbavando con la bocca, masticando a vuoto,…), a fronte di

quelle di tristezza

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L’uso della comunicazione emotiva nei bambini piccoli appare

fondamentale

Non solo per sollecitare le azioni di cura e accudimento da

parte dell’adulto

Ma anche per costruire con lui un coinvolgimento positivo (funzione

metacomunicativa, riferita al rapporto di sé con l’altro)

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Verso i sei mesi compaiono interazioni giocose con l’adulto caratterizzate da elementi di

scherzo è “canzonatura” (teasing game) il bambino si esibisce, “fa il clown”, prendendosi

in giro con smorfie ridicole, si muove con esagerazione in modo istrionico, allestendo dei

veri e propri spettacolini.

GIOCHI PROTOSIMBOLICIGIOCHI PROTOSIMBOLICI

Centrati sull’esibizione consapevole e ritualizzata di sé; implicano una

modalità comunicativa caratterizzata da una maggiore consapevolezza sociale, relativa a una maggiore comprensione di sé in rapporto alle reazioni dell’altro

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A partire dal quinto mese si assiste a una frattura nella relazione diadica madre-bambino fondata sulla

comunicazione faccia-a-faccia (inizia l’interesse del bambino a esplorare l’ambiente circostante e

diminuisce l’interesse per la comunicazione con la madre)

(Riva Crugnola, p. 16-17)

Fino ai nove mesi il bambino non è ancora in grado di coordinare la sua interazione con la

madre e quella con gli oggetti

Intersoggettività Intersoggettività secondariasecondaria

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Trevarthen (1993), in posizione radicale rispetto agli altri autori, sottolinea come la

consapevolezza dell’altro sia presente nel bambino già dalle

prime settimane di vita

“Già alla nascita (i bambini) sono in grado di partecipare a uno scambio

dinamico di stati mentali che ha un’organizzazione e una motivazione conversazionale, ed è potenzialmente

una condivisione di intenzione e conoscenza”

(Trevarthen, 1993, p.187)

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STERN (1977-1985)STERN (1977-1985)

Le sue ricerche si collocano nell’area dell’esperienza del senso di sé che sorgerebbe nei primi mesi

di vita, legato in un primo tempo all’attività percettiva del neonato e

in seguito alla condivisione degli stati emotivi con la madre

L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN RICERCHE RECENTIRICERCHE RECENTI

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STERNSTERN (1977-1985)(1977-1985)PROPONE UN INTERFACCIA TRA

BAMBINO CLINICO

RICOSTRUITO ATTRAVERSO I RICORDI NEL CORSO DELLA

PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

BAMBINO OSSERVATO

PROSPETTIVA RETROGRADA

VISIONE ADULTOMORFA DELLA PRIMA INFANZIA

PROSPETTIVA ANTEROGRADA

PER COMPRENDERE LO SVILUPPO NORMALE E

SPIEGARE L’ONTOGENESI DI FORME PATOLOGICHE

L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN L’USO DELL’OSSERVAZIONE IN RICERCHE RECENTIRICERCHE RECENTI

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DANIEL STERN DANIEL STERN

BAMBINO CAPACE DI

INTENZIONI

DISCRIMINAZIONI

ATTACCAMENTO

RIFERIMENTI SELETTIVI

DOTATO DI CAPACITÀ PERCETTIVE COMPLESSE

SENSIBILE A QUANTO PRESCRIVONO LE INTERAZIONI CHE REGOLANO GLI SCAMBI CON LA FIGURA DI

ACCUDIMENTO

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BAMBINO COME PARTE DI UN

SISTEMA INTERAZIONALE

VISTO COME UN SISTEMA BIOLOGICAMENTE STRUTTURATO ATTRAVERSO MECCANISMI DI

AUTOREGOLAZIONE ORIENTATI VERSO

CONSERVAZIONE DI UN EQUILIBRIO

DINAMICO

SVILUPPO DI UNA ORGANIZZAZIONE DI COMPLESSITÀ

CRESCENTE

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IL NEONATO NON CERCA DI LIBERARSI

DALL’ECCITAZIONE AL FINE DI RAGGIUNGERE

UN EQUILIBRIO INTERNO, MA FIN DALLA

NASCITA È DISPONIBILE ALLA STIMOLAZIONESTIMOLAZIONE

NECESSARIA PER FORNIRE

LA MATERIA PRIMA PER LA

MATURAZIONE DEI

PROCESSISENSO-MOTORI

PERCETTIVI

COGNITIVI

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AFFERMA CHE LA SUA TEORIA HA MOLTO IN COMUNE CON

TEORIA PSICOANALITICA TRADIZIONALE

TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

MA NE DIFFERISCE PERCHÉ ASSUME COME PRINCIPIO ORGANIZZATORE IL SENSO SOGGETTIVO DEL SÈ

DANIEL STERN DANIEL STERN

Page 27: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

IL SENSO DEL SÉ VIENE VISTO COME UN’ESPERIENZA SOGGETTIVA

ORGANIZZANTE

LE CAPACITÀ DEL BAMBINO SONO ORGANIZZATE E TRASFORMATE IN

PROSPETTIVE SOGGETTIVE ORGANIZZANTI IL SENSO DEL SÉ E DELL’ALTRO

DANIEL STERN DANIEL STERN

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Ognuno dei sensi del Sé emerge in congiunzione con le nuove capacità che accompagnano i

cambiamenti dello sviluppo infantile precoce

Pur emergendo in momenti successivi, Stern ritiene che

operino contemporaneamente per tutto il corso della vita

Rappresentano forme diverse e specifiche di fare esperienza di Sé e

delle relazioni interpersonali

SENSI DEL SÈ

DANIEL STERN DANIEL STERN

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Contesta radicalmente la nozione di fasi evolutive collegate a specifiche entità cliniche (es. oralità,

attaccamento, autonomia, indipendenza, fiducia).

Innovazioni di Stern Innovazioni di Stern

Preferisce parlare di aspetti che permangono lungo l’intero arco della vita e che operano in ogni momento

dello sviluppo.

Molti “dogmi” della psicoanalisi sono applicabili solo dopo la comparsa del linguaggio: la teoria psicoanalitica non viene smentita, però Stern ritiene che non funzioni troppo bene nel primo periodo della vita (non lo riesce a descrivere

adeguatamente)

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1) Critica la concettualizzazione e la terminologia utilizzate dalla Mahler che a suo parere legano in maniera impropria condizioni patologiche successive, come l’autismo e la simbiosi, a periodi evolutivi normali, riflettendo quella che egli considera una visione patomorfica e retrospettiva dello sviluppo.

L’analisi di Stern si muove su due livelli L’analisi di Stern si muove su due livelli paralleli:paralleli:

2) Inverte le tappe di questo processo proponendo un modello che sostiene fondamentalmente la precoce capacità del bambino di sperimentare l’emergere di un’organizzazione del Sé fin dai primi mesi di vita e quindi un’embrionale capacità di differenziazione tra il Sé e l’altro.

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SENSI DEL SÈ

SENSO DEL SÈ VERBALE

SENSO DEL SÈ SOGGETTIVO

SENSO DEL SÈ NUCLEARE

SENSO DEL SÈ EMERGENTE

0-2 2-6 7-15

(Età – mesi)

DANIEL STERN DANIEL STERN

15-18

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SENSO DEL SÉ EMERGENTE

CAMPO DI RELAZIONE EMERGENTE

Dalla nascita fino al 2° mese di vita avviene un processo nel quale il bambino si applica attivamente nel porre in

relazione tra loro differenti esperienze, grazie anche alle

capacità innate (il corpo acquisisce dati sensoriali )

Per esempio, i bambini sono capaci di percepire una forma

toccando un oggetto; ciò significa che essi sanno come deve essere l’oggetto senza mai averlo visto

prima

DANIEL STERN DANIEL STERN

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SENSO DEL SÉ NUCLEARE

CAMPO DI RELAZIONE NUCLEARE

Si verifica tra il 2° e il 6° mese di vita, quando il bambino avverte che lui e la madre

sono entità fisiche separate, agenti distinti con distinte

esperienze affettive e storie separate

Il Sè fisico viene sperimentato come una entità fisica unitaria

dotata di una volontà, di una vita affettiva e di una storia proprie.

Esso opera al di fuori della consapevolezza: viene considerato

implicito ed è difficilmente verbalizzabile

DANIEL STERN DANIEL STERN

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SENSO DEL SÉ NUCLEARE

CAMPO DI RELAZIONE NUCLEARE

Il bambino esperisce un senso di coesione relativo alle

sensazioni trasmesse dal corpo.

Il bambino acquisisce il senso di continuità del Sé trasversale nel tempo, nella forma di memoria

dell’esperienza di sé

DANIEL STERN DANIEL STERN

Page 35: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

SENSO DEL SÉ SOGGETTIVO

CAMPO DI RELAZIONE SOGGETTIVO

Fra il 7° e il 9°mese di vita i bambini “scoprono” che esistono

altre menti oltre alla loro, rendendo possibile

un’intersoggettività tra bambino e genitore (condivisione delle

intenzioni)Il bambino acquisisce la capacità di avere un oggetto comune di

attenzione, di attribuire agli altri intenzioni e motivazioni e di percepirle correttamente,di attribuire agli altri degli stati

d’animo e capire se sono o no conformi ai propri

DANIEL STERN DANIEL STERN

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SENSO DEL SÉ VERBALE

CAMPO DI RELAZIONE VERBALE

Tra il 15° e il 18° mese il bambino possiede una riserva personale di esperienza e di conoscenza del mondo. Questa conoscenza può

essere oggettivata ed espressa in simboli che divengono veicoli di

significati da comunicare attraverso il linguaggio

Questo nuovo senso del Sé opera nel campo della relazione verbale e

poggia su nuove capacità: la capacità di oggettivare il Sé, di

essere autoriflessivi, di comprendere e produrre il linguaggio

DANIEL STERN DANIEL STERN

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SENSO DEL SÉ NARRATIVO

CAMPO DI RELAZIONE NARRATIVO

Il Sé viene definito dalle narrative autobiografiche, che comunque

includono (e sono condizionate da) alcune caratteristiche dei precedenti

stadi di sviluppo del Sé.

La ricostruzione in forma narrativa delle esperienze precedentemente vissute nell’ambito degli altri sensi del Sé ha probabilmente un effetto organizzante nuovo e trasformativo sull’esperienza stessa e sulla sua

rappresentazione.

DANIEL STERN DANIEL STERN

Page 38: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

GLI STUDI DI STERN MOSTRANO COME LO SVILUPPO DELL’ORGANIZZAZIONE E DELLA REGOLAZIONE DELL’ESPERIENZA AVVENGA

ALL’INTERNO DI UN

SISTEMA DI INFLUENZA SISTEMA DI INFLUENZA RECIPROCA MADRE-BAMBINORECIPROCA MADRE-BAMBINO

ALL’INTERNO DI TALE SISTEMA IL BAMBINO ACQUISISCE UNA PROPRIA CAPACITÀ DI

REGOLAZIONE DEL SÈ E FORMA LE BASI DELLA PROPRIA PERSONALITÀ

DANIEL STERN DANIEL STERN

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LA STIMOLAZIONE CHE IL BAMBINO RICEVE NEL

RAPPORTO CON LA MADRE GLI CONSENTE DI

ELABORARE SCHEMISCHEMI MENTALIMENTALI DEGLI OGGETTI

SONO IL RISULTATO DELL’ESPERIENZA

SENSO- MOTORIA

SENSO- PERCETTIVA

RELATIVA ALL’OGGETTO STESSO

DANIEL STERN DANIEL STERN

Page 40: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

I BAMBINI UTILIZZANO QUESTE CAPACITÀ RAPPRESENTATIVE ALL’INTERNO DI

CONTESTI INTERATTIVI

SVILUPPANO ASPETTATIVE DEI PRIMI EVENTI SOCIALI

SI FORMA COSÌ LA RAPPRESENTAZIONE DELLA STRUTTURA INTERATTIVA, CIOÈ DEL MODELLO DI UNA REGOLAZIONE

RECIPROCA ORGANIZZATO SECONDO PARAMETRI

TEMPORALI SPAZIALI AFFETTIVI

DANIEL STERN DANIEL STERN

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DALLA RESPONSIVITÀ MATERNA ALLA SINTONIZZAZIONE

Grande attenzione al comportamento materno nel processo di regolazione affettiva

Tale meccanismo regolativo si struttura all’interno di una matrice relazionale ed è dipendente dalla capacità

della madre di strutturare il repertorio di espressioni emotive e comunicative infantili

L’ATTENZIONE NON VIENE POSTA UNICAMENTE SUL BAMBINO, MA SULLA

RELAZIONERELAZIONE MADRE - BAMBINO MADRE - BAMBINO

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PRECOCE ATTIVITÀ COMUNICATIVA DEL

BAMBINO

A UN RIPENSAMENTO RELATIVAMENTE AL RUOLO SVOLTO DAL CAREGIVER

RIGUARDO LA

RESPONSIVITA’RESPONSIVITA’

AI SEGNALI DEL LATTANTE

secondo la definizione data dalla teoria

dell’attaccamento

RISPOSTA PRONTA E ADEGUATA AI BISOGNI

DEL BAMBINO

ha portato

DALLA RESPONSIVITÀ MATERNA ALLA SINTONIZZAZIONE

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CONCETTO DI RESPONSIVITÀ RIPRESO E INTEGRATO NEL COSTRUTTO PIÙ AMPIO DI

AFFECT ATTUNEMENTAFFECT ATTUNEMENT (Stern, 1985)

CAPACITÀ MATERNA DI ANDARE OLTRE LA SEMPLICE IMITAZIONE DEL COMPORTAMENTO

INFANTILE E DI SINTONIZZARSISINTONIZZARSI CONDIVIDENDO LO STATO EMOTIVO DEL

BAMBINO

DALLA RESPONSIVITÀ MATERNA ALLA SINTONIZZAZIONE

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Attraverso la sintonizzazione emotiva la madre non solo rispecchia il comportamento espressivo e motorio del bambino (primo semestre di vita), ma lo ritraduce

in differenti modalità espressive.

Sulla base di questo scambio il bambino impara a modulare le proprie risposte comportamentali ed

emotive, come se agisse all’unisono con la madre e facessero parte di un loro mondo, di uno spazio

sentito (companion space, Brazelton, 1998).

DALLA RESPONSIVITÀ MATERNA ALLA SINTONIZZAZIONE

Page 45: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

Il punto di vista soggettivo del bambino in interazione con il caregiver è la base per la concettualizzazione

degli

SCHEMI-DI-ESSERE-CONSCHEMI-DI-ESSERE-CON

Rappresentazioni che contengono un protocopione con un agente, un’azione, degli strumenti per

compiere l’azione e un contesto

(Fonagy & Target, p. 325 esempio madre depressa)

DALLA RESPONSIVITÀ MATERNA ALLA SINTONIZZAZIONE

Page 46: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

La responsività in senso comportamentale rappresenta la risposta contingente del genitore ai bisogni del

bambino

In questa accezione la responsività appare solo parzialmente responsabile dell’associazione tra i modelli di

attaccamento genitoriali e tipo di attaccamento dei bambini

RESPONSIVITÀ, EMOZIONI E FUNZIONI PARENTALI NELLA TRASMISSIONE

DELL’ATTACCAMENTO

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Per Haft e Slade (1989) la responsività è la capacità della madre di condividere in modo sintonico (Stern,

1985) gli affetti positivi e negativi del proprio bambino. Esiste una correlazione tra i modelli operativi interni della madre circa l’attaccamento e la sua capacità di

sintonizzarsi con il figlio

Per Emde il ruolo della madre è quello di “validare” le emozioni del bambino, in particolare quelle positive,

attraverso il loro rispecchiamento e la loro condivisione, fornendogli in questo modo la base per la

costruzione di fonti interne di fiducia

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Belsky (1991,1997), rivela come la sicurezza dei pattern di attaccamento del bambino sia collegata

alla capacità della madre di effettuare scambi positivi con lui nei primi anni di vita e come questo si correli al grado di coinvolgimento del padre nella relazione

con la madre

Lo scarso coinvolgimento del padre sembra determinare un aumento degli scambi affettivi

negativi tra madre e bambino

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I padri tendono a improntare la loro interazione con il figlio nel corso del primo

anno di vita attraverso una modalità maggiormente ludica, centrata sul

contatto fisico, e caratterizzata da un livello di arousal più elevato, con picchi di attivazione positiva e passaggi repentini a

situazioni di pausa rispetto al livello di attivazione più regolare e prevedibile

dell’interazione materna

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Fonagy (1992,1995,1999), muovendosi congiuntamente nell’ambito dell’orientamento psicoanalitico e della

teoria dell’attaccamento, ha dato un contributo originale all’ipotesi relativa alla trasmissione intergenerazionale

dei modelli di attaccamento

La trasmissione intergenerazionale coinvolge anche le modalità difensive o elaborative che il genitore adotta verso le proprie esperienze emotive legate alle relazioni con le figure parentali della propria

infanzia

RESPONSIVITÀ E FUNZIONE RIFLESSIVA

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Una madre con uno stato della mente di tipo distanziante trasmetterebbe al bambino,

attraverso la mancata responsività ai suoi bisogni, l’incapacità di entrare in contatto con i propri

affetti, incapacità maturata nel corso delle sue relazioni infantili con le figure genitoriali,

contribuendo alla costruzione del bambino stesso di un pattern attaccamento insicuro evitante

Le strategie difensive adottate dai genitori nei confronti del bambino hanno nel contempo un influsso

anche sulle modalità che questi ha di rappresentarsi la sua relazione

con loro

Page 52: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

Nel caso di genitori distanzianti o preoccupanti, le rappresentazioni di sé e dell’altro che il bambino

inizia a costruire insieme ai modelli operativi interni di attaccamento possono essere soggette a processi

di restrizione o di distorsione dell’informazione, generando modelli multipli ed incoerenti di sé e

delle figure di attaccamento

Fonagy ha ipotizzato che la responsività del genitore si fondi su una funzione riflessiva funzione riflessiva del Sédel Sé attraverso la quale egli costituisce il

bambino, fin dai suoi primi mesi, come oggetto di stati mentali, quali pensieri, desideri,

emozioni, attribuendo al figlio appena nato una “teoria della mente” corrispondente alla

propria

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Fonagy approfondisce quegli aspetti della funzione della madre che Bion e Winnicott, nell’ambito

dell’orientamento psicoanalitico, hanno definito capacità di contenimento e di rèverie

Bion (1962) la definisce come la duplice capacità della madre di contenere mentalmente ogni emozione di segno positivo o negativo, che il neonato le trasmette, nonché di restituirgliele

trasformate ed elaborate.Se la madre non è in grado di assolvere a tale

funzione, soprattutto nel caso di emozioni negative, il neonato può essere sommerso da emozioni molto intense, sperimentando in condizioni estreme un

terrore senza nometerrore senza nome.

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Secondo Winnicott (1965), l’incapacità della madre di funzionare in modo sufficientemente buonosufficientemente buono,

soddisfacendo e fornendo un contenimento ai bisogni emotivi del figlio, può provocare nel bambino ansie “impensabili”, quali il sentimento di andare in pezzi, di essere senza orientamento, di precipitare senza limiti, influenzando i suoi processi di costruzione e

integrazione dei primi nuclei del sé.

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Secondo Fonagy, il genitore con un modello operativo interno di tipo sicuro dispiega una

funzione riflessiva nei confronti del figlio, contribuendo a renderlo capace di esplorare senza deformazioni e restrizioni i propri stati

mentali.

Un genitore, invece, con un modello di attaccamento di tipo insicuro, non

rappresentandosi il bambino compiutamente come un soggetto di stati mentali, non

sarebbe in grado di tollerarne le emozioni, costringendolo in questo modo a sacrificarne

l’espressione pur di mantenere il proprio legame di attaccamento.

Page 56: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

La trasmissione dei modelli di attaccamento ha come mediatore privilegiato la funzione riflessiva

del Sé del genitore.

Il bambino a contatto con un genitore con un’adeguata funzione riflessiva non solo può interiorizzare a livello intrapsichico un’istanza

parentale che è in grado di contenere e trasformare i suoi stati emotivi, ma che è anche

in grado di “pensarlo” e quindi di rifletterne l’immagine come soggetto di stati mentali.

Il bambino, in questo modo, può trovare se stesso nell’altro.

Page 57: 5 psicodinamica dello sviluppo (1)

La funzione riflessiva del Sé della madre o del padre diventa, quindi, un fattore protettivo per la

trasmissione della sicurezza dell’attaccamento, anche nel caso in cui il bambino si trovi in contesti familiari “a rischio”, implicanti vari tipi di deprivazione sociale

e affettiva.

Fonagy, nel 1999, evidenzia che i MOI sicuri o insicuri non sono acquisizioni definitive nella vita mentale infantile e adulta, ma stati della

mente suscettibili di continue oscillazioni.

Il caregiver ha la funzione di agevolare nel bambino il passaggio da uno stato mentale di

base (inizialmente insicuro) a una prevalenza di stati sicuri, che gli permetteranno l’esplorazione dell’ambiente circostante e del proprio mondo

interno.